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IL DRAGO
NELLA RETE di Alfonso DESIDERIO
1. Cfr. «Web, gli Usa perdono il primato, in Cina 220 milioni di navigatori», www.repubblica.it/-
2008/01/sezioni/scienza_e_tecnologia/web-sorpasso-cina/web-sorpasso-cina/web-sorpasso
cina.html?ref=search. Secondo il Cnnic (Centro di informazioni sulla rete Internet cinese) gli utenti del
2007 sono stati «solo» 210 milioni. Il calcolo non è semplice, anche a causa dell’alto numero di cinesi
che si collega abitualmente dagli Internet café e non con proprie connessioni. In ogni caso la crescita
vertiginosa degli utenti Internet cinesi è certa, e di conseguenza anche il sorpasso sugli Usa e succes-
sivo distacco. 179
IL DRAGO NELLA RETE
care di limitare le truffe online e di non essere responsabili dell’uso che ne fanno
le autorità cinesi 7.
Una complicata serie di leggi regola l’Internet cinese. Sono numerosi i ministe-
ri e le agenzie governative coinvolte: l’amministrazione per la Stampa e le pubbli-
cazioni, il ministero dell’Industria dell’informazione, il ministero della Pubblica si-
curezza, l’ufficio del Segreto di Stato, il Dipartimento centrale di propaganda e l’e-
lenco non finisce qui. Un sistema burocratico che rende sicuramente meno effica-
ce, ma anche meno prevedibile, l’azione di controllo del regime.
Una spina nel fianco sono sicuramente gli Internet café (in cinese wanga),
contro cui periodicamente si rivolgono le autorità cinesi. Sono molto diffusi in Ci-
na e offrono la possibilità di navigare a tariffe relativamente basse, anche in molte
zone rurali. Nel 2001 il Consiglio di Stato ha condotto un’inchiesta durata tre mesi,
nel corso della quale sono stati chiusi 8 mila Internet café. Nel 2002, dopo un in-
cendio in un wangba di Pechino, ne furono chiusi decine di migliaia non regolari.
A fine 2004 fu la volta dei locali vicini alle scuole: ne furono chiusi 12 mila e da al-
lora è proibita la navigazione ai minori di 16 anni.
Il sistema di controllo del regime cinese non è infallibile. Se si usa un collega-
mento che utilizza un codice criptato, l’ispezione dei singoli pacchetti di dati è va-
nificata. Se si usa un proxy server estero, un computer che fa da «fantoccio», si può
navigare in modo anonimo e saltare i blocchi cinesi. Una soluzione più efficace
ma meno economica è poi ricorrere alle Vpn, piccole reti connesse a Internet che
possono essere gestite in proprio da aziende o altri soggetti.
A sua volta il regime cinese può bloccare i proxy server che riesce a individua-
re e così via, in un’infinita corsa al miglior attacco e alla miglior difesa, una caccia
gatto-topo in cui è difficile stabilire chi realmente stia vincendo.
Secondo James Fallows, per il governo cinese non è veramente importante
impedire a tutti i cittadini di accedere a contenuti pericolosi, quanto invece ren-
dere l’accesso a questi contenuti faticoso, con la conseguenza di scoraggiare gli
utenti e orientarli in altro modo 8. In ogni caso, per il regime cinese è impossibile
controllare tutta l’informazione che circola sull’Internet cinese. È certo che da
qualche anno centinaia di milioni di cinesi possono accedere a informazioni sul-
la Cina e sul mondo da cui prima erano esclusi, e non per forza attinenti a que-
stioni politiche cinesi. Già solo questo rappresenta una rivoluzione dagli effetti
impredibili.
zione con istituzioni occidentali 9. Ovviamente non è da Guo Liang che ci si posso-
no aspettare posizioni critiche sulla censura. Anzi dai suoi studi emerge un ampio
consenso dei cinesi sulla necessità di un sistema di controllo. E traspare una certa
noncuranza rispetto alle strategie delle autorità.
Dalle ricerche di Guo Liang scopriamo che sono stati gli Internet café i prota-
gonisti del boom della Rete cinese. Sono essi che consentono alla Cina di sopperi-
re al digital divide interno, cioè all’impossibilità di buona parte della popolazione
di disporre di computer e collegamenti veloci online, soprattutto nelle aree rurali.
Secondo Guo Liang i principali clienti degli Internet café sono giovani che uti-
lizzano i computer soprattutto per giocare e chiacchierare in Rete. Spicca una pri-
ma grande differenza con l’Occidente. Da noi il primo servizio di massa, in antici-
po sul web come fonte di informazione, è stata la posta elettronica. In Occidente è
scontato che un utente Internet abbia uno o più indirizzi email individuali. Non co-
sì in Cina. Almeno il 30% degli utenti non ha una mail e meno del 30% delle perso-
ne che ne hanno una la controllano ogni giorno. I cinesi preferiscono gli instant
messenger, i programmi per chattare, utilizzabili solo quando gli utenti sono con-
temporaneamente collegati. Sarà per motivi culturali, sociali o per i controlli gover-
nativi, ma i cinesi preferiscono un uso più volatile di Internet 10.
Molto interessante è la crescita dei blog, i notiziari/diari personali. C’è poco
spazio nella cultura cinese per l’individualismo. Ciononostante nel 2007 sono stati
ben 49 milioni i blogger cinesi, quasi un quarto del totale degli utenti. La crescita
dei blog è una componente importante del formidabile incremento di siti web ci-
nesi, arrivati a un milione e mezzo, con una crescita nell’ultimo anno di 650 mila
unità 11.*