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IL MARCHIO GIALLO

IL DRAGO
NELLA RETE di Alfonso DESIDERIO

Il regime cerca di controllare la comunicazione via web


senza frenare la diffusione di Internet tra i cinesi.
Le strategie di censura. Yahoo!, Google e soci sotto accusa
per ‘collaborazionismo’. Il ‘marchio giallo’ cambia Internet?

N ON È UNA GRANDE MURAGLIA QUEL-


la che la Cina utilizza contro Internet. Pechino ha aperto le porte alla rete tele-
matica internazionale, consentendo ai propri di cittadini di collegarsi in massa:
troppo importante essere connessi per poter diventare una superpotenza econo-
mica. Oggi la Cina è il primo paese al mondo per utenti di Internet: 220 milioni
(contro i 217 degli Stati Uniti nel 2007) che diventeranno probabilmente 280 mi-
lioni nel 2008, secondo l’istituto cinese Bda 1. Pechino non ha rinunciato però a
controllare i propri cittadini che vanno in Rete e addirittura prova a influenzare
la stessa Internet.
Il regime usa in questo campo la stessa logica che ha guidato le sue strategie
di fondo negli ultimi tre decenni. Come cerca di coniugare libertà economica sen-
za concedere libertà politica, così cerca di coniugare libero accesso alla Rete senza
concedere libertà di espressione. Si tratta di una battaglia decisiva. Riuscirà il Dra-
go a cavalcare Internet o resterà imbrigliato nella Rete?
Le Olimpiadi saranno una tappa decisiva. Il Comitato olimpico internaziona-
le ha chiesto che durante i Giochi sia garantito ai giornalisti lo stesso libero ac-
cesso a Internet garantito alle precedenti Olimpiadi. Lo scorso maggio il ministro
cinese alla Tecnologia, Wan Gang, ha dichiarato alla Reuters che la Cina garantirà
il «maggiore accesso possibile», ma manterrà le limitazioni necessarie alla prote-
zione dei cittadini cinesi.

1. Cfr. «Web, gli Usa perdono il primato, in Cina 220 milioni di navigatori», www.repubblica.it/-
2008/01/sezioni/scienza_e_tecnologia/web-sorpasso-cina/web-sorpasso-cina/web-sorpasso
cina.html?ref=search. Secondo il Cnnic (Centro di informazioni sulla rete Internet cinese) gli utenti del
2007 sono stati «solo» 210 milioni. Il calcolo non è semplice, anche a causa dell’alto numero di cinesi
che si collega abitualmente dagli Internet café e non con proprie connessioni. In ogni caso la crescita
vertiginosa degli utenti Internet cinesi è certa, e di conseguenza anche il sorpasso sugli Usa e succes-
sivo distacco. 179
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Secondo i guru e i teorici della Rete, essa è incontrollabile. Da Nicholas Ne-


groponte in poi, tutti i pioneri del cyberspazio hanno da sempre postulato l’impos-
sibilità di mettere il bavaglio a Internet. La Rete è una sorta di icona della società
aperta e forse la massima espressione di quella libertà di opinione che caratterizza
la società americana, dove Internet è nata. La Rete è stata sempre presentata come
una minaccia per tutti i regimi chiusi, autoritari e non democratici, perché a diffe-
renza dei media tradizionali essa non si presta facilmente al controllo.
La censura dell’informazione si è sempre applicata sulla forma che l’informa-
zione assume (carta, registrazioni audio e/o tv). Sulla Rete l’informazione diventa
digitale, viene trasformata in una sequenza di bit, cui si può far assumere di volta
in volta la forma che si vuole, vanificando quindi l’opera dei censori. L’assenza di
un centro – la preistoria di Internet è militare e doveva resistere a un attacco nu-
cleare – rende difficile attaccare la struttura stessa del network.
Come era avvenuto con Radio Free Europe e altri media tradizionali occiden-
tali durante la guerra fredda, così ora la Rete rappresenta una sfida (ancora più) le-
tale ai regimi chiusi. Le dittature in molti paesi hanno impedito l’accesso a Internet
e quando non l’hanno fatto hanno cercato di imporre blocchi e divieti.
Il postulato della Rete impossibile da controllare è messo ora alla prova dal re-
gime cinese.
Le autorità di Pechino stanno usando tattiche diverse e nuove. Seguendo i più
antichi precetti strategici, a partire da quelli di Sunzi, la Cina non sta cercando di
alzare le barricate contro la Rete. Tenta invece da un lato di impedire ai propri cit-
tadini che navigano di raccogliere determinate informazioni, e dall’altro di usare la
stessa Rete per i propri fini.
È il caso dell’arresto nel 2005 di Shi Tao, condannato poi a 10 anni di prigione
per divulgazione di segreti di Stato all’estero. Secondo Reporters sans frontières,
decisive nel caso sono state le informazioni fornite alle autorità cinesi da parte di
Yahoo!, il motore di ricerca e provider di posta elettronica. Shi Tao aveva inviato
attraverso la mail di Yahoo! informazioni a siti del dissenso fuori dai confini cinesi.
La sede Yahoo! di Hong Kong aveva consentito di risalire alla mail di Shi Tao. Ne
è nato un caso internazionale che ha messo in grande difficoltà la società america-
na. Reporters sans frontières ha apertamente accusato Yahoo! di agire da informa-
tore della polizia cinese. Yahoo! si è difesa dicendo di aver solo applicato le leggi
del paese in cui opera 2.
Yahoo!, Google e altri importanti motori di ricerca sono sotto accusa perché in
Cina i risultati delle ricerche su tali motori non comprendono risultati scomodi per
il regime, disponibili invece sugli stessi motori fuori dai confini cinesi.
Lo studio migliore sulla politica cinese di gestione di Internet è stato compiuto
dalla OpenNet Initiative, che ha svolto anche una serie di test e misurazioni 3. La
Cina, emerge dallo studio, applica una strategia molto sofisticata. Non rinuncia agli
2. Reporters sans frontières – China – United States, www.rsf.org/article.php3?id_article=14884
3. «Internet Filtering in China in 2004-2005: A Country Study», OpenNet Initiative, opennet.net/stu-
180 dies/china#app2
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strumenti più classici, l’oscuramento di siti o pagine Internet, l’impossibilità di


compiere ricerche con determinate parole chiave proibite, la schedatura di tutti gli
utenti e delle loro attività in Rete. Un livello più sofisticato consiste nell’oscurare
singole pagine o parti di siti senza avvertimento, semplicemente non rendendo di-
sponibile quell’informazione, e bloccando altre pagine a campione.
A ciò si aggiunge l’uso della stessa Rete da parte delle autorità per rintracciare
e arrestare i dissidenti o comunque coloro che violano le regole stabilite. Non solo,
la Cina sa far valere il proprio peso di nuova grande potenza economica e le enor-
mi potenzialità dovute all’espansione del mercato telematico cinese per condizio-
nare gli stessi grandi protagonisti, quasi tutti di origine americana, dell’informazio-
ne sul web. Non tanto i grandi siti di informazione, quanto i nuovi assi portanti: i
motori di ricerca, e gestione pubblicitaria collegata, i fornitori di posta elettronica e
altri servizi telematici. Chi compete per il primato internazionale può permettersi
un bando cinese? Non è neppure necessario arrivare a tanto. In fondo una sempli-
ce penalizzazione e una maggiore difficoltà di accesso da parte degli utenti cinesi
senza grandi clamori potrebbero già danneggiare l’operatore di Internet.
Se il sito del New York Times, non proprio un sodale del regime cinese, è
sempre rimasto accessibile agli utenti locali, il blocco della Cnn in Cina compor-
ta conseguenze importanti per il versante telematico della tv satellitare america-
na. Situazione che è destinata a estendersi con la formidabile crescita degli inter-
nauti cinesi.
Infine si pone un’altra questione di fondo: il primato degli utenti cinesi e
l’aumento degli utenti asiatici possono cambiare la Rete e mutare i suoi standard
di utilizzo?

Uno scudo colabrodo: furbizia o debolezza?


Si chiama Scudo d’oro il progetto con cui il regime cerca di difendersi dai peri-
coli di Internet. In inglese il progetto è noto anche come The Great Firewall, per
sfruttare l’assonanza con la grande muraglia (The Great Wall) e il concetto di bar-
riera di protezione contro le minacce informatiche (i firewalls comunemente usati
sui pc Windows e le reti aziendali). In realtà non ha la forma di uno scudo, ma
quella meno bella ma probabilmente più efficace di una schiumarola o di un cola-
brodo che filtra il flusso di informazioni attraverso dei buchi che a volte si chiudo-
no – in alcuni casi intrappolando i malcapitati – e a volte no.
Il progetto Scudo d’oro risale al 1998, quando fu creato il Partito democratico
cinese, il primo gruppo d’opposizione politica che cominciò a sfruttare le opportu-
nità di Internet. Le autorità cinesi corsero ai ripari. Realizzato dal ministero della
Pubblica sicurezza, il progetto entrò in funzione nel novembre 2003 4. Secondo
David Flumenbaum dell’Huffington Post, la Cina vi ha investito miliardi di dollari.
Si stima che siano almeno 30 mila le persone impiegate nel progetto.

4. «Golden Shield Project», Wikipedia, the free encyclopedia, en.wikipedia.org/wiki/Golden_Shield 181


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In altri paesi, dove la censura è visibile, le pagine bloccate vengono sostituite


da avvisi. In Cina il controllo è nascosto. Video di YouTube, voci dell’enciclopedia
Wikipedia, foto di Flickr e siti di informazione come Cnn, Msnbc, Bbc News e tanti
altri possono risultare o meno bloccati. Non dipende solo dal loro contenuto, ma
anche dagli avvenimenti. Ad esempio, le maglie si stringono durante le principali
assemblee e riunioni del Partito comunista, o nel corso di situazioni di crisi, come
durante la recente rivolta in Tibet 5. Tra gli argomenti vietati, oltre a Tibet libero e
al Dalai Lama, la rivolta di piazza Tiananmen, il movimento del Falun Gong e ogni
forma di dissenso politico.
I blocchi avvengono in vari modi. Si interviene impedendo l’accesso a deter-
minati Ip o Dns, agendo quindi sugli indirizzi della Rete, oppure monitorando le
pagine Internet e oscurando quelle che contengono parole chiave proibite. I filtri
non sono solo realizzati tramite software, ma sono connaturati nella stessa struttura
dell’Internet cinese. Nodi informatici sono posti in zone strategiche, ad esempio at-
traverso i non molti punti dove i cavi in fibra ottica oltrepassano i confini cinesi. I
computer del governo sono in grado di intervenire sui singoli pacchetti di dati in
cui il protocollo Tcp/Ip divide i flussi di informazioni sulla Rete (non solo web, ma
anche posta elettronica e altri servizi utilizzabili in Internet).
L’utente finale non è però in grado di capire se una pagina è bloccata o sem-
plicemente non visibile per l’affollamento della Rete o per problemi tecnici del ser-
ver, come avviene in tutti i paesi. Questa intelligente forma di blocco nascosto è
anche una forma di pressione sugli operatori internazionali. È più difficile dimo-
strare mancati accessi alle proprie pagine da parte degli utenti cinesi per motivi
politici e non tecnici.
Come d’altronde in molti paesi democratici, gli utenti sono sempre registrati e
rintracciabili quando si collegano alla Rete, anche dagli Internet café, che devono
mantenere gli elenchi degli utenti per 60 giorni. Ciò vale per chi consulta la Rete,
ma soprattutto per chi inserisce dei contenuti, ad esempio nei blog. La differenza
sta nei motivi che portano alla perseguibilità penale delle attività sulla Rete. Secon-
do Reporters sans frontières, nel solo 2006 52 cyberdissidenti sono stati arrestati in
Cina, paese che detiene il primato mondiale in questa speciale classifica 6.
Sono nove i provider che forniscono in Cina l’accesso a Internet e operano
su licenza statale. Usano tutti sistemi occidentali. Amnesty International, Human
Rights Watch e Reporters sans frontières hanno accusato le principali aziende oc-
cidentali – come Microsoft e Cisco – di aver fornito al governo cinese le tecnolo-
gie per cercare di controllare la Rete. In particolare, la Cisco è stata accusata di
aver sviluppato un particolare router/firewall per la Cina. Le aziende si difendo-
no dicendo di aver fornito sistemi usati ad esempio nei paesi occidentali per cer-

5. «Behind China’s Great Firewall», Pc Magazine, www.pcmag.com/print_article2/0,1217,a%253D228-


357,00.asp
6. Ibidem, e M. RUSSO, Cablogrammi, massimorusso.blog.kataweb.it/cablogrammi/2008/06/16/manet-
te-ai-blogger-64-arresti-in-cinque-anni/. Si ringrazia Massimo Russo anche per i consigli su parte delle
182 fonti utilizzate in questo articolo.
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care di limitare le truffe online e di non essere responsabili dell’uso che ne fanno
le autorità cinesi 7.
Una complicata serie di leggi regola l’Internet cinese. Sono numerosi i ministe-
ri e le agenzie governative coinvolte: l’amministrazione per la Stampa e le pubbli-
cazioni, il ministero dell’Industria dell’informazione, il ministero della Pubblica si-
curezza, l’ufficio del Segreto di Stato, il Dipartimento centrale di propaganda e l’e-
lenco non finisce qui. Un sistema burocratico che rende sicuramente meno effica-
ce, ma anche meno prevedibile, l’azione di controllo del regime.
Una spina nel fianco sono sicuramente gli Internet café (in cinese wanga),
contro cui periodicamente si rivolgono le autorità cinesi. Sono molto diffusi in Ci-
na e offrono la possibilità di navigare a tariffe relativamente basse, anche in molte
zone rurali. Nel 2001 il Consiglio di Stato ha condotto un’inchiesta durata tre mesi,
nel corso della quale sono stati chiusi 8 mila Internet café. Nel 2002, dopo un in-
cendio in un wangba di Pechino, ne furono chiusi decine di migliaia non regolari.
A fine 2004 fu la volta dei locali vicini alle scuole: ne furono chiusi 12 mila e da al-
lora è proibita la navigazione ai minori di 16 anni.
Il sistema di controllo del regime cinese non è infallibile. Se si usa un collega-
mento che utilizza un codice criptato, l’ispezione dei singoli pacchetti di dati è va-
nificata. Se si usa un proxy server estero, un computer che fa da «fantoccio», si può
navigare in modo anonimo e saltare i blocchi cinesi. Una soluzione più efficace
ma meno economica è poi ricorrere alle Vpn, piccole reti connesse a Internet che
possono essere gestite in proprio da aziende o altri soggetti.
A sua volta il regime cinese può bloccare i proxy server che riesce a individua-
re e così via, in un’infinita corsa al miglior attacco e alla miglior difesa, una caccia
gatto-topo in cui è difficile stabilire chi realmente stia vincendo.
Secondo James Fallows, per il governo cinese non è veramente importante
impedire a tutti i cittadini di accedere a contenuti pericolosi, quanto invece ren-
dere l’accesso a questi contenuti faticoso, con la conseguenza di scoraggiare gli
utenti e orientarli in altro modo 8. In ogni caso, per il regime cinese è impossibile
controllare tutta l’informazione che circola sull’Internet cinese. È certo che da
qualche anno centinaia di milioni di cinesi possono accedere a informazioni sul-
la Cina e sul mondo da cui prima erano esclusi, e non per forza attinenti a que-
stioni politiche cinesi. Già solo questo rappresenta una rivoluzione dagli effetti
impredibili.

Un Internet con gli occhi a mandorla?


Ma i cinesi usano Internet allo stesso modo degli occidentali? Il maggior esper-
to cinese è Guo Liang, uno dei pioneri della Rete nella Repubblica Popolare e il
primo a studiare in maniera scientifica il fenomeno Internet in Cina in collabora-

7. «Internet Filtering in China in 2004-2005: A Country Study», cit.


8. Cfr. «Behind China’s Great Firewall», cit. 183
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zione con istituzioni occidentali 9. Ovviamente non è da Guo Liang che ci si posso-
no aspettare posizioni critiche sulla censura. Anzi dai suoi studi emerge un ampio
consenso dei cinesi sulla necessità di un sistema di controllo. E traspare una certa
noncuranza rispetto alle strategie delle autorità.
Dalle ricerche di Guo Liang scopriamo che sono stati gli Internet café i prota-
gonisti del boom della Rete cinese. Sono essi che consentono alla Cina di sopperi-
re al digital divide interno, cioè all’impossibilità di buona parte della popolazione
di disporre di computer e collegamenti veloci online, soprattutto nelle aree rurali.
Secondo Guo Liang i principali clienti degli Internet café sono giovani che uti-
lizzano i computer soprattutto per giocare e chiacchierare in Rete. Spicca una pri-
ma grande differenza con l’Occidente. Da noi il primo servizio di massa, in antici-
po sul web come fonte di informazione, è stata la posta elettronica. In Occidente è
scontato che un utente Internet abbia uno o più indirizzi email individuali. Non co-
sì in Cina. Almeno il 30% degli utenti non ha una mail e meno del 30% delle perso-
ne che ne hanno una la controllano ogni giorno. I cinesi preferiscono gli instant
messenger, i programmi per chattare, utilizzabili solo quando gli utenti sono con-
temporaneamente collegati. Sarà per motivi culturali, sociali o per i controlli gover-
nativi, ma i cinesi preferiscono un uso più volatile di Internet 10.
Molto interessante è la crescita dei blog, i notiziari/diari personali. C’è poco
spazio nella cultura cinese per l’individualismo. Ciononostante nel 2007 sono stati
ben 49 milioni i blogger cinesi, quasi un quarto del totale degli utenti. La crescita
dei blog è una componente importante del formidabile incremento di siti web ci-
nesi, arrivati a un milione e mezzo, con una crescita nell’ultimo anno di 650 mila
unità 11.*

9. Project Page: Markle Foundation/Chinese Academy of Social Sciences. www.markle.org/markle_-


programs/project_archives/2001/chineseacademy.php
10. «Open Systems and Opening Societies: Guo Liang on China’s Internet», dialogue.media-culture.-
org.au/node/17/print
11. Statistical Survey Report on the Internet Development in China, China Internet Network Informa-
tion Center, gennaio 2008, www.cnnic.cn/en/index/0O/02/index.htm
* Le fonti di questo articolo, gli aggiornamenti e gli approfondimenti, la possibilità di esprimere com-
184 menti, sono disponibili su www.limesonline.com nella rubrica «Geopolitica del Web».

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