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IL SOLUTORE DI ENIGMI.

ARDUINO SUZZI DA TOSSIGNANO,


UN GENIO DIMENTICATO

Matteo Veronesi

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In copertina:

Frontespizio dell’opera Aenigmatis cujusdam bononiensis explicatio adjectis in fine distichis moralibus, Bim,
Biblioteca Comunale d’Imola, Archivio Vacchi-Suzzi, Cartone n. 143.

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È stato detto che la polvere depositatasi
sui libri e sui manoscritti nel tedio e nel-
le tenebre delle biblioteche è indice della ne-
operette minori, ma già illuminanti, per quan-
to pervase, a tratti, da un gusto per il raro, il
recondito, il bizzarro, da un'attenzione ai mi-
gligenza degli studiosi e degli uomini di cul- nimi dettagli e alle impercettibili sfumature
tura, che avrebbero dovuto rivisitarli, inter- delle parole, delle icone, dei simboli, da -
pretarli, strapparli all’oblio, contribuire a ren- avrebbe detto Leopardi - un frenetico «entu-
derli patrimonio comune. siasmo della ragione», che arrivano, a volte,
Ciò vale in modo particolare per figure come a rasentare il delirio: Notarum atque Myste-
quella di Arduino Suzzi da Tossignano (1659- riorum Sacrae Patenae D. Petri Chrisologi
1730), uomo di legge schivo, appartato, quasi Expositio, edita a Bologna nel 1727, ed Ae-
romito, che lasciò di sé labilissime tracce bio- nigmatis cuiusdam Bononiensis Explicatio,
grafiche, quasi vivesse solo della vita – pur data alle stampe due anni dopo a Faenza.
intensissima - dell'intelletto e degli studi, e Il primo dei due testi concerne la celebre,
che all'attività notarile (appena cinque volu- impenetrabile epigrafe bolognese Aelia Lae-
mi di atti in quasi cinquant’anni) preferì quel- lia Crispis, enigma ermetico ed alchemico
la, ben meno remunerativa, ma più libera, che attrarrà, nei secoli successivi, l’attenzio-
profonda ed appassionante, dell'indagine fi- ne di geni della modernità come Gérard de
losofica e letteraria e della meditazione sa- Nerval (che in quelle parole di colore oscuro
pienziale. vedrà la torbida erma bifronte di Eros e Tha-
Un genio, un genio vero e raro - non si esita natos, vita e morte, passione e annientamen-
ad affermarlo -, ma misconosciuto e dimen- to) a Carl Gustav Jung, il quale, in Myste-
ticato, il Suzzi1, che pur nella solitudine di rium conjunctionis (ignorando l'operetta del
una remota ed impervia provincia letteraria Suzzi e citando invece quella, meno origina-
riuscì ad acquisire, attraverso letture perso- le, che allo stesso controverso ed affascinan-
nali e spesso ardite (per poter compiere le te argomento dedicò, nel 1683, lo storico del-
quali, relative fra l’altro ad opere di magia, l'arte Carlo Cesare Malvasia), non vi saprà
alchimia, filosofia ermetica, dovette, nel scorgere altro che un divertito rebus umani-
1709, chiedere un’autorizzazione al Santo stico, un compiaciuto e dotto rompicapo, nelle
Uffizio - quello stesso che proibirà, proprio cui molteplici interpretazioni si riflettevano,
nel 1730, anno della morte, la pubblicazione però, i simboli variegati ed ambigui dell'in-
del suo capolavoro, le Origini Hebraiche del- conscio collettivo.
le tre lingue Latina, Greca, et Volgare, il qua- Il secondo testo riguarda, invece, un altro
le, andato poi disperso, è parzialmente, e oggetto affascinante ed enigmatico, la Pate-
provvidenzialmente, conservato, in una ste- na di San Pier Crisologo conservata nella
sura in pulito chiaramente già destinata alla Basilica di San Cassiano, e amorevolmente
stampa, e integrata da un’aggiunta posterio- tenuta fra le mani, e quasi devotamente acca-
re, presso la Biblioteca Comunale di Imola), rezzata, da Arduino nell'unico ritratto, mite,
una vastissima, profonda, quasi esoterica ed meditativo ed assorto, di mano ignota, che di
iniziatica, erudizione. lui ci rimane, conservato anch'esso presso la
L'uomo di lettere e d'intelletto, ci dice Ardui- Biblioteca Comunale.
no Suzzi, è sempre e comunque, come Edi- Agli occhi di Arduino, le parole esplicite o
po, un «solutore di enigmi», un interprete ar- latenti, chiaramente tracciate o viceversa dis-
dito, un esegeta avventuroso che tenta di var- simulate, celate, appena accennate ed evoca-
care la superficie della lettera per arrivare ad te fra le linee e le forme, si sovrappongono
illuminare le profondità segrete, insidiose ed (come avveniva nelle «imprese», nelle enig-
affascinanti dello spirito e dell'essenza. matiche, cabalistiche, ermetiche figurazioni
Questa è la prospettiva che anima le sue due secentesche care a Paolo Giovio e a Giorda-

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no Bruno) alle immagini, alle simbologie, alle condo la trascrizione di Suzzi - il quale emen-
tracce iconiche, senza che – sulla scia del- da, con perizia filologica, l’inesistente «an-
l'oraziano «ut pictura poësis» - il piano ver- drogyna» dell'originale -, una misteriosa
bale sia facilmente distinguibile da quello fi- «Aelia Laelia Crispis, / nec vir, nec mulier,
gurativo, il senso dalla visione (e qui si po- nec androginus», che «nec caelo, nec aquis,
trebbe pensare, pur se al di fuori di qualsiasi nec terris, sed ubique iacet», e il compagno
forma di pensiero magico e mistico, all'im- di costei, Lucius Agathio Priscus, «nec ma-
magine galileiana del Mondo come Libro le ritus, nec amator») rappresenterebbe, per
cui pagine sono aperte davanti a noi, ma ver- Suzzi, la fusione arcana, lo sposalizio misti-
gate in caratteri matematici). co, l'archetipico connubio di Nox (l’omerica
Così, nella triplice piega del paramento della e virgiliana «nox nigra») e Sol, Notte e Sole
sacra mensa Arduino legge (in modo niente - qualcosa di simile, insomma, al Logos di
affatto arbitrario) la triplice V di Cristo «via, Eraclito, che è insieme Giorno e Notte, luce
veritas et vita». Triplice è anche il senso che e tenebre, o all’Essere di Parmenide, nel quale
alle enigmatiche sigle della patena si può at- si incontrano e si intrecciano, per poi dipar-
tribuire, a seconda che esse vengano lette con tirsi, le vie della Notte e del Giorno, o, più da
riferimento al greco, al latino o all'ebraico. vicino, alla coincidentia oppositorum, alla
L'immagine rappresenterebbe sia il Kleos, la fusione degli opposti nell’Unomnia, nel-
Gloria di Dio (il dantesco «divinus radius, l’Uno-Tutto, di cui parlava il platonismo ri-
sive divina gloria», la magnificenza divina nascimentale, da Cusano a Giordano Bruno
che, come nel Paradiso di Dante, si esprime a Francesco Patrizi.
misticamente nella luce che permea l'univer- Ma in Suzzi la filosofia, l’alchimia e la mi-
so, la «nominis claritas» - si pensi anche al- stica si fondono con la retorica. Seguendo
l’ideale tomistico della Bellezza come «cla- Quintiliano, l’autore definisce l’enigma come
ritas», come luce, nitore, splendore trasluci- «obscurior allegoria» (Institutio oratoria,
do e squillante - «laudibus enitescens», av- VIII, 6, 42), un «vitium», un difetto del-
volta dal brillio delle lodi), sia il Cristo Alfa l’espressione o malattia del linguaggio di cui
ed Omega, Principio e Fine, origine prima e i poeti si sono però spesso proficuamente
destino ultimo ed eterno, pieno e definitivo serviti.
inveramento, di cui parla l’Apocalisse di Gio- L’enigma, come l’oracolo secondo Eraclito,
vanni. Nel contempo, la Patena può effigiare non svela né nasconde, ma accenna, allude,
anche la Concezione, così come la Passione. addita in modo parziale, velato, misterioso,
Il coesistere di sensi diversi (al pari della com- lasciando all’interprete un certo margine di
presenza di unità, duplicità e trinità) non deve libertà e imponendogli, nel contempo, un tra-
stupire. La Patena è tramata e punteggiata di vaglio profondo ed acuto. Ed è significativo
«mystica signa», come tali avvolti, etimolo- che Suzzi accosti alla definizione di Quinti-
gicamente, da un alone di ineffabilità, di ine- liano un passo di Agostino (De Trinitate, XV,
sprimibilità, di ammutolimento. Il velo del- 15-16), in cui il concetto retorico di enigma
l'immagine e della lettera, una volta solleva- è accostato alla celebre espressione di San
to, mostra inevitabilmente una miriade di Paolo («Videmus nunc per speculum in ae-
sensi possibili, nessuno dei quali può essere nigmate»): per penetrare, o almeno cercare
unico ed onnicomprensivo. di diradare un poco, i misteri profondissimi
D’altro canto, la coesistenza, nelle Scritture delle cose divine, si deve procedere esatta-
Sacre così come nei poeti classici, di più sensi mente come chi si accinga ad investigare un
(letterale, allegorico, morale, anagogico), o enigma il cui senso autentico potrà essere ri-
meglio, come dice Dante nell'Epistola a Can- velato appieno, distesamente , apertamente,
grande, di un «sensus polyemos», uno e in- «facie ad faciem», solo al di là della dimen-
sieme molteplice, assoluto e irriducibile, sione terrena, oltre la vita terrena e il tempo
compiuto e virtualmente illimitato (in con- contingente, mentre per ora può essere inter-
trasto con la limitatezza delle parole umane pretato solo in modo parziale e congetturale,
che tentano di coglierlo e di esprimerlo), era ma nondimeno pregnante.
affermata da tutta una lunga tradizione ese- Il Malvasia aveva visto, nell’iscrizione, il ri-
getica, da Agostino a Tommaso a Dante, dal ferimento ad un aborto, ad un nato-morto,
Petrarca latino a Coluccio Salutati fino alla ad un nato-non nato – dunque alla fusione,
Scolastica del Rinascimento (basti pensare alla contaminazione inquietante di vita e
ai Loci Theologici di Melchior Cano). morte, nascita ed annullamento, culla e se-
La Aenigmatis cuiusdam bononiensis expli- polcro, corpo e disfacimento. Suzzi si spin-
catio è incentrata, come si è detto, sulla Pie- ge oltre, e dà, genialmente, l’interpretazione
tra di Bologna2. dell’enigma di Bologna che, sebbene igno-
L’enigmatica iscrizione (che menziona, se- rata, pare forse, fra tutte, la più vasta, e insie-

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procedono scanditi da una predeterminata e
necessaria cadenza triadica.
La verità è sintesi, coincidenza (o meglio,
forse, dialettica, cangiante e problematica
interazione) di pensiero e linguaggio. Pur se
attraverso il velame cabalistico della sua ster-
minata erudizione tardo-seicentesca, Ardui-
no veicola un pensiero profondo, e di una
modernità assoluta. In quest’ottica, Nath,
come fusione e armonia di pensiero e linguag-
gio, intelletto ed espressione, può essere an-
che Filosofia e Sapienza. Quasi in anticipo
su Vico, Suzzi ricuce qui la ferita fra realtà e
parola, esperienza e linguaggio, pensiero ed
espressione, apertasi nella cultura occiden-
tale almeno a partire dal Platone del Cratilo,
e fattasi ancor più profonda con il nominali-
smo medievale, e pare delineare i fondamenti,
ancora frammentari, di una vera e propria
ontologia del linguaggio, a un tempo poeti-
co e magico.
Attraverso l’alchemica unità degli opposti,
la filosofia fonde vita contemplativa e vita
attiva, speculazione razionale e conoscenza
della natura. L’interprete deve essere egli stes-
so una artista, un «artifex Magiae et Cabalae
peritus»: una sorta di versione magica, mi-
stico-alchemica, dell’uomo «naturae minister
et interpres», signore ed interprete della na-
tura, di cui parlava Bacone nel Novum Or-
ganon.
Artifex e faber, «miglior fabbro del parlar
materno»: così, dantescamente, Suzzi si de-
Ritratto di Arduino Suzzi me la più profonda e più vera: l’Enigma al- finisce nelle Origini Hebraiche (vero e pro-
(1659-1730): reca in mano la luderebbe alla «coincidentia oppositorum», prio monumento di erudizione e di pensiero,
raffigurazione della cosiddet- a tutt’oggi inedito, e che certo meriterebbe
ta patena di S. Pier Crisologo. all'unità degli opposti nell'Infinito e nell’Uno,
teorizzata dalla filosofia ermetica e rinasci- di essere dato alle stampe, considerato il suo
(Imola, Pinacoteca Comunale)
mentale. Non per nulla, come esempio di interesse non esclusivamente locale). L’er-
enigma egli adduce anche quello dell'eunu- meneutica, la riflessione, la filosofia stessa
co, dell’«uomo-non uomo», menzionato nel- sono anche arte, sintesi di indagine, rifles-
la Repubblica di Platone (479b). sione, espressione, stile («arte critica», dirà
All’interpretazione della Pietra di Bologna il Vico della Scienza Nuova). Ed è emblema-
Suzzi accosta quella dell’Aenigma Petri Ali- tico che Suzzi si richiami anche al Proemio
nei, un misterioso carme alchemico ed er- degli Elegantiarum Latinae Linguae libri di
metico dovuto al medico ed occultista Na- Lorenzo Valla, in cui la lingua è vista come
than Aubigné de la Fosse, autore fra l'altro profondo fattore di cultura e di civiltà, come
della Bibliotheca Chemica. «Nath en ubi specchio e tramite di conoscenza e di sapien-
Sal», questa l’enigmatica sigla che Nathan za, oltre e più che come elemento civile e
ricavava dal suo nome di battesimo (fedele storico.
all’antica credenza magica secondo cui «no- Ma l'autore cita anche, con immaginoso ac-
men omen», nel nome è scritto il destino, e costamento, il sedicesimo canto del Purga-
la parola, la formula, il nome, il verbum, il torio. «Una parola in tutte era e un modo / sì
carmen hanno un effettivo, quasi demiurgi- che parea tra esse ogne concordia». Il Verbo,
co potere sulla materia e sulla natura). Nath la Parola, il Linguaggio, pur se attraverso le
(in greco Noys, Aletheia, Theos, Intelletto, Ve- loro disparate e labirintiche ramificazioni, la
rità, Dio) sintetizzerebbe in sé diverse triadi loro babelica e pullulante diversificazione,
concettuali (Mens, Inventio, Deus, ma anche sembrano rimontare ad un’unica genesi, ad
Cogitatio, Inventio, Positio). «Nath, ecco una prima e suprema unità, la quale coincide
dov'’è la sapienza». Come in Dante e nella con la parola Divina, e dunque con la lingua
teologia trinitaria, il pensiero e il discorso ebraica, dalla quale (ed è questo il punto più

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ardito, e oggi più discutibile, delle Origini) lui, Marsilio Ficino e Nicola Cusano, una
sarebbero derivati il Greco, il Latino e l’Ita- docta religio che conciliasse fede e filosofia,
liano (tanto che gli Italiani sarebbero di fat- cristianesimo e platonismo, rivelazione e spe-
to, come i Tirii per Virgilio, «bilingui», tro- culazione, Suzzi tentava, evidentemente in-
vandosi a parlare una lingua che deriva in vano, di rendere accetto agli occhi dell'In-
parte dal latino - dato non ancora così scon- quisizione (forse memore ancora della con-
tato per l'epoca in cui Arduino scriveva -, in danna di Giordano Bruno) un pensiero ani-
parte dall'ebraico - tesi, quest’ultima, oggi mato da fervore spirituale e insieme da pas-
non più sostenibile, malgrado l’esistenza di sione intellettuale e culturale, ma in cui le
un sostrato culturale giudeo-italiano e l'ere- autorità potevano vedere l'insidia e la tenta-
dità dell'ebraico nel linguaggio religioso e li- zione del panteismo e della credenza nell'Ani-
turgico). ma del Mondo superiore alle anime indivi-
Arduino vuole seguire, nella sua esposizio- duali, e tale da inghiottirle ed annullarle in sé
ne, «l’ordine che la gran madre natura ci ha - proiettandole ed avvolgendole, avrebbe
proposto nelle cose», non quello artificioso detto Dante, fra gli «eterni giri» di un ordine
di retori, logici, grammatici, o la macchino- e di un'armonia universali.
sa simbologia dell’ars memoriae praticata da Lo stesso vale per la concezione che Ardui-
Raimondo Lullo. no aveva del linguaggio, il quale tentereb-
Il suo sogno (del resto ricorrente nella cultu- be, dopo la frantumazione e la diaspora ba-
ra occidentale: basti pensare a Leibniz, che beliche, di rimontare e risalire fino al Ver-
nei Nouveaux Essais sur l’entendement hu- bo, alla Parola originaria e pura (esemplifi-
main, scorgendo la parentela fra il greco e il cata, come suggeriva la mistica di Dionigi
latino, proponeva cautamente di estenderla l’Areopagita, dai Nomi Divini, pregnanti,
al semitico, o alla logica e alla grammatica significativi, illuminanti, altamente simbo-
di Port-Royal, o, prima ancora, ai «simpli- lici, benché sempre parziali, umbratili, me-
cissima signa» dei modisti medievali, che in- ramente allusivi a paragone dell'eccelsa ed
fluenzarono il Dante del De vulgari eloquen- immutabile perfezione dell’Essere che ten-
tia) è quello di individuare i caratteri essen- tano di designare).
ziali, gli elementi primi, le limpide linee di Questa idea della monogenesi, della comu-
una lingua naturale, perfettamente aderente ne origine delle lingue ricondotta all'aurora-
alla realtà e al pensiero. L'ordine naturale è le ascendenza ebraica e biblica si trovava già
«insegnato dalle simboliche significazioni dei nella riflessione linguistica anteriore, da Guil-
numeri»: dei numeri, si intende - e come Ar- lame Postel (la cui opera De originibus seu
duino chiarisce anche nelle controdeduzioni de Hebraicae linguae et gentis antiquitate,
rivolte agli Inquisitori e riportate nel mano- del 1538, rappresenta certo un antecedente
scritto della Comunale -, ideali, puri, arche- significativo di quella di Suzzi) al Biblian-
tipici, che si trovano nell’Iperuranio platoni- der al Giambullari, dallo Scaligero al Duret
co, nella sfera incorporea e rarefatta delle al Gesner all’Harmonie étymologique del
idee, e che danno forma agli elementi e alle Guichard (particolarmente significativa la
creature, plasmandoli e modellandoli secon- teoria esposta dallo stesso Guichard nel Tré-
do il loro esempio trascendente e la loro me- sor de l’histoire des langues, secondo la quale
tafisica impronta. Adamo, nell'imporre i nomi alle cose, altro
Nella XXII Controdeduzione, Arduino si rifà non avrebbe fatto che leggere le parole già
al platonismo cristiano di Agostino, e in par- scritte nel libro muto del mondo, nell'immen-
ticolare all’idea (enunciata nel sesto libro del sa e silenziosa pagina della natura, preparan-
De musica) dei numeri spirituali ed eterni, do il terreno alla sacra lingua in cui avrebbe-
espressione degli ideali modelli aritmetici e ro trovato espressione la Parola e la Legge).
geometrici di cui la Mente Divina si sarebbe Ma, in pari tempo, per via del tutto autono-
servita per dare forma alla materia oscura ed ma Suzzi giunge, con intuizione geniale, ad
inerte (già in Filone Alessandrino, le Idee una concezione simile a quella, presente nel-
platoniche, gli archetipi ideali erano, in so- la Scienza Nuova del Vico, della lingua ori-
stanza, i pensieri eterni, immateriali e subli- ginaria come «lingua divina mentale» for-
mi di Dio) - «numeri spiritales» di cui la matasi nel chiuso del pensiero e dell’anima,
musica e l’armonia terrene, fossero esse ver- nell’alba sacra delle età mute, per poi concre-
bali o strumentali, non potevano rendere che tarsi in segni, suoni, parole - o alla visione pre-
un'ombra pallida, opaca, soggetta a corruzio- romantica di Humboldt, che ipotizzava una
ne, per quanto ammaliante potesse risultare, innere Sprachform, una anteriore, profonda
e immersa nel fluire mutevole e accidentale matrice, una sorta di forma a priori che sareb-
del Tempo, «immagine mobile dell'eternità». be stata alla base di ogni creazione e di ogni
Prospettando, come avevano fatto, prima di espressione linguistica successivamente codi-

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bile di verità», Alpha ed Omega, Principio e
fine, genesi e distruzione, creazione e annien-
tamento, origine e destino ultimo, come
nell’Apocalisse; è Zeus-Dio, il dantesco
«sommo Giove» per noi crocifisso.
Tutti i nomi divini dell’ebraico, infaticabil-
mente indagati dalla Cabala, si riconducono
(come insegnavano il Talmud e il Liber
Zohar) al tetragramma JHWH. Qui l’autore
sfodera tutta la sua non sempre controllata,
in larga parte oggi non più condivisibile, ma
ricchissima, immaginosa ed affascinante, eru-
dizione linguistica: Dio è Iehohah ed Eloah,
corrispondenti rispettivamente al greco the-
os-Zeus (due appellativi che oggi sappiamo
invece derivare da due radici indoeuropee
differenti, avendo «Zeus» la stessa base eti-
mologica del latino deus e divinus) e al lati-
no Iovis. Il greco Aion, eternità, è legato al
latino aeternus e all'ebraico ahedah, hehe-
dah (il cui digramma consonantico DH sem-
bra presentare, in effetti, analogie indoeuro-
pee, e dunque anche greco-latine, che andreb-
bero forse indagate). Dio «ogni tempo in sé
liga, e contiene», come suggerirebbe anche
l’ebraico hanad, legare.
Il Destino, il Fato (bashert nell’ebraico mo-
derno, pathash o pathah nella traslitterazio-
ne usata da Arduino) sarebbero legati, come
il greco heimarmene, all’idea di dividere, as-
segnare, attribuire, distribuire. Suzzi, distac-
candosi dall’etimologia stoica che vedeva
nell’heimarmene una inflessibile ed immu-
La sacra Patena di S. Pier Cri- ficata e storicizzata3. tabile successione e concatenazione di cause
sologo, conservata nel Duomo Basterebbero queste anticipazioni, per quan- ed effetti, si avvicina alla moderna spiega-
di S. Cassiano a Imola. zione etimologica del fato greco come parte
to larvali, a fare di lui un autore degno di ri-
scoperta e di rilettura. ad ognuno assegnata nella sua vicenda terre-
Certo la parte più impegnativa ed affascinante na. Il Fato è «divisum ac distributum, per
dell'opera, e che meriterebbe per prima di partes administratum». E la convinzione del
essere pubblicata e diffusa, è quella iniziale, valore rivelatore e sapienziale, non puramente
che concerne, appunto, i Nomi di Dio. estetico, del testo poetico spinge Suzzi a ci-
L’Aleph, prima lettera dell’alfabeto (alla qua- tare Petrarca, e per l’esattezza il primo capi-
le Borges dedicherà un celebre racconto, fa- tolo del Trionfo della morte: «Beato è ben,
cendone, dantescamente, il «punto a cui tutti chi nasce a tal destino», e, fatto ancora più
li tempi son presenti», l’«eterno presente» in significativo, il sonetto CI («So come i dì,
cui si fondono, si racchiudono, si comprimo- come i momenti et l’ore, / ne portan gli anni;
no ed implodono tutte le dimensioni della et non ricevo inganno, / ma forza assai mag-
spazialità e della temporalità passate, presenti gior che d’arti maghe»), dove non potrebbe
e future, il Libro cosmico in cui sono raccol- essere detta meglio la fuga fatale del tempo
te, fuse, «legate con amore», tutte le essenze verso l’orizzonte nebuloso dell’annientamen-
del reale e della creazione), è l’Uno dei neo- to, e l'amara sapienza che ne scaturisce.
platonici, il «racchiudimento, o unione del- Lo stesso pensiero, la stessa riflessione di
l'anima nell’etereo Senso» distinto dualisti- Suzzi devono infine arrestarsi davanti alle
camente dal «terrestre corpo», insomma la soglie del mistero, alle tenebre dell'ineffabi-
fusione universale, l’immenso nodo del co- le, alla cortina ostinata ed impenetrabile di
smo, la copula mundi, la suprema unio my- brume che avvolge la sommità dell’origine
stica del Tutto. prima. Dal De divinis nominibus di Dionigi
L’Aleph è l’Anima del Mondo, il Primo Prin- l’Aeropagita (caro a San Bonaventura come
cipio (l’arché del Presocratici, già ripensata a Dante), egli aveva appreso che l’essentia
da Giordano Bruno); è Dio, «Nome ineffa- superessentialis, l’altezza inarrivabile, la «lu-

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minosissima tenebra», abbagliante ed anni- È emblematico, allora, e assurdamente coe-
chilente, del Divino, si sottraggono infine a rente, pur nella sua iniquità, il fatto che prima
qualsiasi speculazione, a qualsiasi linguag- i rigori e le amarezze della censura ecclesia-
gio umani, per quanto tesi al sublime e al stica, poi la morte gli impedissero di portare a
profondo. «A l'alta fantasia qui mancò pos- compimento la sua opera, e che la successiva,
sa». Come Edipo, altro ostinato e sottilissi- pigra incomprensione dei posteri negasse an-
mo solutore di enigmi, anche Suzzi si soffer- che postumamente (per quanto ancora?) alle
ma davanti all’enigma ultimo, al mysterium sue pagine, di una profondità abissale e di una
tremendum che tutto trascina verso il nulla e erudizione sconfinata, la luce vivificante del-
il silenzio, e ne resta confuso e smarrito. la stampa e dell’interpretazione.

NOTE
1
Decisamente sparuta la bibliografia che lo riguarda. Cfr. comunque Istoria letteraria della città di Imola scritta
da Francesco Maria Mancurti l'anno MDCCXLI, a cura di D. Baroncini, A. Castronuovo e L. Berti Ceroni, La
Mandragora, Imola 2006, pp. 355-356; C.Q. VIVOLI, Arduino Suzzi, «Imola e Val di Santerno», IX, 1977, pp.
231 sgg.; S. SUZZI, L’opera di Arduino Suzzi da Castel del Rio, Galeati, Imola 1979; A. MAMBELLI, La cultura
in Romagna nella prima metà del settecento, Longo, Ravenna 1971.
2
Su cui si veda il ricco volume miscellaneo Aelia Laelia. Il mistero della pietra di Bologna, a cura di N. Muschi-
tiello, Il Mulino, Bologna 2000.
3
Per tutti questi problemi mi limito a citare, a scopo puramente orientativo, G. MOUNIN, Storia della linguistica,
Feltrinelli, Milano 1968, pp. 111 sgg., 124 sgg., 172 sgg.; M. FOUCAULT, Le parole e le cose, Rizzoli, ivi 1966,
pp. 50 sgg. e 105 sgg.; E. BENVENISTE, Problemi di linguistica generale, Il Saggiatore, ivi 1994, pp. 120 sgg.;
il dottissimo ed illuminante lavoro di Tonino Griffero, I sensi di Adamo. Appunti estetico-teosofici sulla corporei-
tà spirituale, www.labont.com/public/papers/griffero/I_sensi_di_Adamo.pdf; Storia della linguistica, a cura di
G.C. Lepschy, vol. II, Il Mulino, Bologna 1990, pp. 238 sgg.; V. Eco, La ricerca della lingua perfetta nella cultura
europea, Laterza, Bari 2002.

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