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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

Il pensiero di Kierkegaard sul tragico è rintraccibile atraverso la figura di Antigone.


El personaggio si trova in un saggio de 1843, intitolato “il riflesso del tragico antico nel tragico moderno”, che si trova in un’opera
maggiore titolata “enten-eller” -“Aut-aut”-. Il riflesso del tragico antico nel tragico moderno è sottotitolato “Un saggio di ricerca
frammentaria” a cura di Victor Eremita, è più importante per Kirkegaard la “pseudonimia”, questo tipo de scritto produce un
godimento che non diventa mai presente, ma che contiene sempre in se stesso un momento del tempo passato, così da essere nel
tempo passato.1

1. Il perche del testo


Nella prefazione dall’stessa opera Victor spiega la storia del testo. Si era invaghito di un “secretaire” 2 che avveva adocchiato da un
rigattiere. A poco a poco impara a conoscere tutti gli usi tiretti e nascondigli.
Quel “secretaire” non ha segreto per lui. Un giorno però che deve andare via, si rende conto de non avere soldi abbastanza. Si
precipita al “sécretiare” per aprire il tiretto dove tiene il denaro ma è incastrato. Prova e riprova, a la fine perde la pazienza e
prende un’accetta e da un colpo contra il “sécretaire”. All’improviso si apre uno sportello segreto. È qui trova una gran quantità di
carte che saranno poi il contenuto di “aut aut”. Per la differenza di grafia, formato e stile, Victor farà due gruppi: uno costituito di
saggi estetici, il suo autore e un cultore di estetica e il altro gruppo di tre carte de contenuto etico, de un magistrato, . Al primo lo
chiamerà “carte a” e al secondo “carte b”.
Le carte sono il segreto de “a”, che sembra essere il proprietario del “secretaire”, che no si rivela a Victor, benché questi creda di
aver aperto tutti gli sportelli e scovato tutti i nascondigli del “secretaire”, dunque dell’animo di “a”. Il segreto ben richiuso si apre
all’improvviso, per caso, involuntariamente mentre victor è preso dall’ira. Dunque l’animo di “a” è un animo postumo, che ha vissuto
–sopravissutto nascosto-!

2. Organizazione del testo


il saggio e letto davanti a “i symparanekromenoi”. Si trata per tanto di una conferenza. E si può suddividere in tre parti.
a. Concetto del tragico, come opera il concetto nella tragedia antica e moderna
b. Raccordo, il conferenziere si rivolge agli altri membri della società –“i symparanekromenoi” e chiarice la natura de la società
c. Applica i principi ennunciati nella prima parte, narra quale dovrebbe essere la storia di Antigone in base ai principi di una
possibile tragedia moderna.

Bisogna, per capire bene il testo, tenere, sullo sfondo l’interpretazione hegeliana dell’Antigone, sopratutto un elemento molto
importante: la questione dell’oposizione tra sostanza e soggetività. Nella tragedia antica principio dell’azione è il
sostanziale, lo stato, la patria,valori sovraindividuali; nella tragedia moderna il principio è la soggetività, nella proppia
autodeterminazione e libertà, valori dell’interiorità.

1
L’alternative, p.143 Enter-Eller, tomo 1
2
Armario, pieno di tiretto, di segreti

FS2315 Seminario di licenzia nella facoltà di filosofia PUG: la tragedia della praxis –letture dell’Antigone da Hegel a Ricoeur
L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

a. Concetto di tragico. Come opera il concetto nella tragedia antica e moderna


Tragedia Antica Tragedia Moderna
comune alle due è lo tragico
Sono due le fonti della tragedia: i caratteri e l’azione. Sono predominanti : la situazione e il carattere
Kierkagaard fa notare che nella tragedia greca gli individui non agiscono per È più melanconica e disperata, per sapere che c’è cualcosa che si chiama
rappresentare dei caratteri, ma piuttosto li assumono a causa dell’azione. responsabilità. Tutti vogliono comandare, nessuno vuole avere la
Non ha sviluppato il dialogo che per la propria natura richiede la riflessione responsabilità.
di una persona, cioè il carattere.
Il coro tenta sopratutto di essere l’esteriorizzazione del sentimento intimo
dell’opera, per cui tutti i cittadini possono compatire l’eroe.
La tragedia si muove soprattutto in un’unica azione, e si dirige verso la
comprensione di tutti
È frutto di un popolo felice, di un mondo in cui ogni individuo è sostanzialmente
legato alla vita della città, così ciecamente tutti quanti sono “felicì”
La soggettività non è abbastanza riflessa in sé per descrivere l’azione del La soggetività è riflessa
tragico antico. Il soggetto resta nell’ambito delle determinazioni L’agire moderno esclude il pathos tragico, causato dalla colpa innocente,
sostanziali. Questa determinazione sostanziale è vera e propia fatalità della solo la sua azione determina la sua sorte.
tragedia greca dalla e dentro la quale, l’individuo,crea il pathos. Nel momento in cui nell’epoca moderna impera la reflessione e l’individuo
L’agire ha in sé l’hamartia aristotelica, l’ignoranza involontaria, per cui avviene diventa responsabile delle proprie azioni il conflitto tragico viene a
la collisione tragica tra l’agire e il patire, e si determina la colpa tragica, cadere. Si perde l’aspetto ereditario della colpa, ognuno risponde delle
l’equivoca innocenza. proprie azioni, quindi l’errore diventa un affare dell’etica, non dell’estetica.
la colpa tragica, l’amartia, l’errore è insieme responsabilità e assenza di L’errore dell’individuo moderno non è tragico, è male, è pecatto.
responsabilità, colpa e innocenza. Essa è quel mezzo tra colpa soggettiva e
colpa eritaria.
Nel tragico si deve distinguire due tipi de sofferenza: la pena e il dolore. Che tipo di sofferenza e quella dell’eroe tragico?
Pena (sorg) : è legata al sostanziale ed è irriflessa, no si conosce l’origine. Dalla pena derivata della colpa, si passa al dolore per il pecatto. Questo
Essa è legata all’oscurità dolore è il pentimento, questo no è un atto personale.
Dolore(smerte): nasce della riflessione e dalla presa di coscienza sulla Lo spettatore non può più compatire, può soltanto affermare: “aiutati
sofferenza, dunque è legata alla soggettività. È legata alla trasparenza. che Dio t’aiuta”.
c’è conflitto tra pena e dolore, sotto il segno della pena. Qui è dunque
presente il conflitto tragico, ed esso può essere ripetutto nell’animo
dello spettatore che così compatisce
La pena è più profonda, minore il dolore. Il dolore è più grande, minore la pena
La pena è profonda perché la colpa non è soggettivamente riflessa. Questo Perché prevale la trasparenza, è un dolore riflessivo nell’isolarsi, perciò diventa
convoca l’ambiguetà estetica e l’opacità della colpa. pentimento, e la colpa peccato.
La colpa tragica è la colpa ereditaria come il peccato originale, una Poiché l’eccessiva trasparenza ha fatto perdere l’interesse estetico-tragico, ha
determinazione sostanziale. perso per questo la compassione.
La pena è opposta al dolore. La vera pena esige un momento di colpa e di trasparenza
Così la colpa suscita compassione Il vero dolore tragico esige un momento d’innocenza e un momento d’oscurità
Questo è il dialettico della tragedia.
Deve nascere una nouva Antigone

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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

Il risultato di quest’analisi è che il tragico nel mondo moderno è morto, vale a dire: l’estetico nel nostro mondo moderno è
morto. Alla contraddizione antica, al conflitto tragico e estetico del mondo antico si sostituisce la contraddizione di Cristo. Lui è
segno di contraddizione, e Cristo non è tragico, in questo potenziamento passiamo da un’opposizione estetica a un’posizione che
appartiene al metafisico.

Dalla pena si giunge al dolore. Se si mostra che la tragedia non è più possibile, è morta. Da qui l’importanza di questo breve scritto
Kierkergaardiano sul tragico, quasi una rilettura della questione hegeliana della morte dell’arte, per che l’arte ha valore psicologico,
come tanto spesso ci è dato di osservare.

b. Raccordo, il conferenziere si rivolge agli altri membri della società


“i symparanekromenoi” e chiarisce la natura de la società

Diretta a:–“i symparanekromenoi”, alla lettera, coloro che sono morenti insieme a me., che sono i figli della notte, madre di
tutto. Loro sono persuasori di morte ma non si uccidono essi stessi perché troppo orgogliosi per farlo. Dunque, la morte è il luogo da
cui è stato scritto questo testo. L’Antigone Kierkegaardiano è un dramma frammentario all’interno di una dialectica ironica, ed è
scelta per la sua comunicazione indiretta. Il testo è un lavoro di genere frammento, perché deve avere il caracttere dell’interrotto.
Come un menssagio intermitente mandato dall’oltretomba, Per noi vivi, che troviamo questa lettera come Carte postume.
Lo scritto estetico kierkergaardeano per eccellenza, è sotto il segno del segreto, e questo è demoniaco, perché è chiuso, nel silenzio
e all’improviso.
Ogni ricerca umana nella sua verità, il fatto d’essere frammentaria, questo la distacca. La richezza di un’indivitualità sta proprio
nella sua capacità di prodigarsi frammentaria. E questo contrasta con la tendenza della nostra associazione, che ha fatto sorge un
autoritarismo, Kierkegaard di fronte a questa realtà fa la sua proposta “rivoluzionaria”.

La nuova antigone. Come è Lei?


Kierkegaard si serve di questo personaggio femminile soprattutto in quanto che una natura femminile, si presti meglio a mostrare
la diferenza. con lineamenti indeterminati, la sua figura così nebulosa che ciascuno può invaghirsene e a suo modo, la potrà amare.
È la sua proprietà. Non rifletterà Antigone fuori dalla pena, ma dentro di essa, ed a ogni istante trasformera per lei pena in dolore.

Edipo ha ucciso la sfinge e liberato Tebe, ha sposato la vedova di Laio, ha avuto figli. È amato dal suo popolo. Vive felice. Nessuno sa
della terribile colpa, nessuno. Solo Antigone lo sa. Il modo in cui è venuta a saperlo no ci interessa, ancora nella adolescenza è stata
presa da questo spaventoso segreto, finché la certezza d’un solo colpo la getta nelle braccia dell’angoscia. La determinazione della
nuova Antigone è dunque l’angoscia. Essa è differente dalla pena, perche l’angoscia è una riflessione, è una determinazione della
riflessione perché ha un oggeto:qualcosa. Mentre la pena può esprimere tanto ciò per cui sono in pena quanto il mio penare al

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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

riguardo. L’angoscia guarda la pena per bramarla, ha in sé un momento in più che la fa stare ancor più fortemente aderente al suo
oggetto. L’angoscia è inoltre una determinazione tragica, in quanto è ambigua, ama e teme il propio oggetto, è istantanea,
contenuta in essa una riflessione sul tempo. Ha una doppia funzione:
 È il movimento che scopre la pena
 È improvvisa, pone in un solo ed unico attimo tutta quanta la pena.
Cos’è la l’angoscia? è un’autentica determinazione tragica.
È una determinazione della riflessione, questo lo mostra il linguaggio stesso.
Io dico sono angosciato per cualcosa e così separo l’angoscia da ciò per cui sono angosciato. Invece quando dico “la mia pena”
posso esprimere tutto ciò per cui sono in pena quanto il mio penare a riguardo.
L’angoscia contiene sempre in sé una reflessione del tempo; perché non posso angosciarmi sul presente, ma solo per il passato o per
il futuro. Invece la pena greca è, come l’intera vita greca, del presente, e perciò è più profonda, ma minore il dolore. L’angoscia
appartiene perciò essenzialmente al tragico.

c. Applica i principi ennunciati nella prima parte, narra quale dovrebbe essere la storia di Antigone in base ai principi di una
possibile tragedia moderna.

La differenza è ora facilmente visibile. Nella tragedia antica Antigone non si preoccupa affatto dell’infelice destino del padre e
continua a vivere spensierata, come ogni altra giovane fanciulla greca. Però le circonstanze della vita per i greci sono date una volta
per tutte,esso dà all’anima una nota di fondo, e questa è la pena, non il dolore. Nell’Antigone la colpa tragica si concentra su un
punto determinato, sul fatto de seppellire il suo fratello non ostante il divieto dil re. Nella tragedia antica la pena è frutto delle
circonstanze.
Il tragico destino de Edipo, si ramificherà in ogni discendente della sua familia. È questa totalità d’elementi che fa la pena dello
spettatore così infinitamente profonda. Il triste destino di Antigone è come l’eco di quello del padre. Nella decisione di sepellire il
fratello, vediamo non tanto la libera azione, quanto la funesta necessità che fa ricadere i crimini dei padri sui figli.

A questo punto Kierkegaard ha posto il fruto della pena nella coppa del dolore e vede una differenza en la vita d’Antigone, lei non è
rivolta all’esterno ma all’interno. La scena non è esteriore, ma interiore.

Nella trasparenza e il dolore si dà un momento di oscurità. Ecco la nuova Antigone.


Altri sono i volti del conflitto tragico nella nuova Antigone:
 La colpa del padre la riguarda, è la dialettica che mette l’individuo in rapporto con la famiglia.
 Non è una dialettica soggettiva, è una dialettica oggettiva. È essenzialmente la pietà.
 Per essere oggettiva, entra dentro la dialettica della personalità: se l’individuo vede i suoi rapporti naturali come un momento
della sua verità, nel mondo dello spirito ne deriverà che l’individuo partecipa della colpa.
I due casi opposti: l’individuo determinato dall’esterno e l’individuo signore e padrone di si stesso non sono tragici.

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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

Nel sapere di Antigone c’è un conflitto tragico. Sapendo la colpa del padre lei non sa se il padre capisce la propria colpa. Ecco il
moderno:è l’inquietudine della sua pena, è la anfibolia del suo dolore. Solo nell’entusiasmo(ancora conflitto)Antigone può dar sfogo
al suo dolore.

L’Antigone di Sofocle vive spensierata nonostante il destino del padre. Se non intervenisse la lotta fratricida tra Eteocle e Polinice,
potremmo immaginare la sua vita felice.
Secundo l’estetica hegeliana, Antigone vive un dramma psicologico, si svolge all’interno del suo animo. L’Antigone ha un segreto e
deve mantenere questo segreto che conosce lei sola in tutto il mondo. Seppure viva, in altro senso è morta. Antigone è silenzio, è
sposa del propio segreto e del propio silenzio, è una sposa di “dio”. Antigone è sola.
Nonostante però i conflitti tragici appena visti, entusiasmo-dolore, sapere-non sapere, soggettivo-oggettivo, pena-dolore, non
abiamo l’azione tragica. Come ottenere l’interesse drammatico, qual è la vera tragedia di Antigone?
Antigone è innamorata! Mortalmente innamorata; giace evidentemente qui la collisine tragica.
L’Antigone di Kierkegaard non è affatto una fanciulla comune, e così anche la sua dote è non comune, è il suo dolore. Non può
appartenere a un uomo senza portare questa dote, sente che sarebbe osar troppo e sarebbe impossible nasconderla a un
osservatore del genere, e volerla nascondere sarebbe un peccato contra il propio amore.
Questo vuol dire che, quando c’è un segreto che non si riesce a rivelare, innamorarsi è la peggiore sventura. L’amore che riceve e si
vorrebbe dare è una condanna a morte, o del proprio segreto o dell’amore stesso. Antigone è sposa del propio segreto.
Così Antigone regge il suo segreto nel suo cuore, come un dardo che la vita ha costantemente spinto sempre più a fondo senza
privarla della vita, perché fino a quando esso resta nel suo cuore può vivere, ma al’instante in cui le sarà levato dovrà morire. Quella
di rapire il suo segreto è la lotta che deve ingaggiare l’amante, eppure ciò costituisce anche la morte certa di lei.

A mano di chi muore Antigone?


Per quella del vivo o del morto?
Le si adatta nella misura in cui il ricordo del padre è la ragione della sua morte.
Un altro senso per quella del vivo, nella misura in cui il suo amore infelice è l’occasione affinché il ricordo la uccida.
Per un ricordo! La uccide, il ricordo di un morto. Antigone è già morta, pur essendo in vita, appartiene alla morte, è per la morte. La
sua morte è dannata, senza pace. È la morte del peccato. Della morte che si è chiusa in sé, non si può comunicare.
Nel momento in cui è toccata dal bene, dalla salvezza possibile, lei rivela la propia fedeltà alla morte morendo.

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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

Edipo: gran fama – gran pena occulta, che La differenza e ora visibile
conosce sua figlia –no si sa,né ci interessa
come lo sa. Nella tragedia antica la pena è frutto delle
Antigone: è giovane conosce il segreto di suo circonstanze.
padre è questo qui è il suo dolore, il suo Il tragico destino de Edipo, si ramificherà in
segreto, che non può condividere con nessuno. ogni discendente della sua familia. È questa
Lei è sposa di questo dolore. totalità d’elementi che fa la pena dello
spettatore così infinitamente profonda. Il triste
L’occasione per uscire della su pena, destino di Antigone è come l’eco di quello del
del suo dolore si offre in un attimo padre. Nella decisione di sepellire il fratello,
della vità:la morte di suo fratello e il vediamo non tanto la libera azione, quanto la
decreto di non sepoltura sono
funesta necessità che fa ricadere i crimini dei
l’opportunità di uscire della pena che
prevade la sua vita e tutto quello padri sui figli
intimo a lei.

ANGOSCIA
Non c’è tragedia

L’angoscia è una riflessione, è una determinazione della


riflessione perché ha un oggeto: qualcosa. La pena può Secundo l’estetica hegeliana, Antigone vive
esprimere, sia ciò per cui sono in pena, sia il mio penare al un dramma psicologico, si svolge all’interno
riguardo. La pena ha in sé un momento in più che la fa stare del suo animo. L’Antigone ha un segreto e
ancor più fortemente aderente al suo oggetto. L’angoscia è deve mantenere questo segreto che conosce
inoltre una determinazione tragica, in quanto è lei sola in tutto il mondo. Seppure viva, in altro
ambigua, ama e teme il propio oggetto, è istantanea, e senso è morta. Antigone è silenzio, è sposa del
contiene una riflessione sul tempo. Ha una doppia funzione: propio segreto e del propio silenzio, è una
sposa di “dio”. Antigone è sola.
 È il movimento che scopre la pena
 È improvvisa, pone in un solo ed unico attimo tutta
È un’autentica determinazione tragica.
quanta la pena. I due casi opposti: l’individuo determinato dall’esterno e
l’individuo signore e padrone di si stesso non sono tragici

L’angoscia contiene sempre in sé una reflessione del tempo; perché non posso angosciarmi sul presente, ma solo per il passato o per il futuro.
Invece la pena greca è, come l’intera vita greca, del presente, e perciò è più profonda, ma minore il dolore. Perciò, l’angoscia appartiene
essenzialmente al tragico

Nella trasparenza e il dolore si dà un momento di oscurità. Ecco la nuova Antigone.

FS2315 Seminario di licenzia nella facoltà di filosofia PUG: la tragedia della praxis –letture dell’Antigone da Hegel a Ricoeur
L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

Altri sono i volti del conflitto tragico nella nuova Antigone:


* La colpa del padre la riguarda, è la dialettica che mette l’individuo in rapporto con la famiglia.
* Non è una dialettica soggettiva, è una dialettica oggettiva. È essenzialmente la pietà.
* Per essere oggettiva, entra nella dialettica della personalità: se l’individuo vede i suoi rapporti naturali come un momento della sua verità,
nel mondo dello spirito ne deriverà che l’individuo partecipa della colpa.
I due casi opposti, l’individuo determinato dall’esterno e l’individuo signore e padrone di si stesso, non sono tragici.
Nel sapere di Antigone c’è un conflitto tragico. Sapendo la colpa del padre lei non sa se il padre capisce la propria colpa. Ecco il moderno: è
l’inquietudine della sua pena, è la anfibolia del suo dolore. Solo nell’entusiasmo (ancora conflitto) Antigone può dar sfogo al suo dolore.

Il suo amore verso il padre non è un amore troppo grande


AMA
Appare la vera Il suo dolore Lotta
collisione tragica Per chi muore Antigone?
ANGOSCIA con se
* Il ricordo del padre, vive sebbene lei è morta .
S’ innamora Il suo amore
stessa * L’amato, non può dare a lui la sua disgrazia
TEME
Il amore simpatetico verso il suo amato

Il suo dolore non può appartenere a un uomo senza portare questa dote –il segreto del suo padre-. È impossibile nasconderlo e
volera nascondere sarebbe un peccato contra il propio amore
Non essere comprenido il suo dolore - L’incomprensabilità-

L’Antigone di Kierkegaard non è affatto una fanciulla comune, e così anche la sua dote è non comune, è il suo dolore. Non può
appartenere a un uomo senza portare questa dote, sente che sarebbe troppo e sarebbe impossible nasconderla ad un
osservatore del genere, e volerla nascondere sarebbe un peccato contra il propio amore.
Questo vuol dire che, quando c’è un segreto che non si riesce a rivelare, innamorarsi è la peggiore sventura. L’amore
che riceve e si vorrebbe dare è una condanna a morte, o del proprio segreto o dell’amore stesso. Antigone è sposa del
propio segreto

L’estetica all’esteriorità è una comunicabilità inmediata, ma il tragico non se fissa, così scopre il tragico invisibile del cuore,
l’espereinzia umana della collisione inevitabile e irremediabile. La contraddizione sofferente all’interno del cuore del soggetto.
La soggettività riflessa di kierkergaard dischiude il significato riposto nella stessa dimensione estetica della tragedia classica e
ritrova il peso del conflitto tragico sul piano della coscienza; è il tragico dell’interiorità nascosta che comporta un altro elemento
importante: l’incompresibilità.
La vera tragedia si svolge nella scena del cuore dove l’esistenza è l’unico attore e spettatore.

FS2315 Seminario di licenzia nella facoltà di filosofia PUG: la tragedia della praxis –letture dell’Antigone da Hegel a Ricoeur
L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno

Tragedia Antica di Antigone La nuova antigone


ISMENE Non sepellisce Condannata e poi prosciolta EDIPO Non c’è
E ANTIGONE Sepellisce Condonata e si uccide È un’ ANTIGONE sa il segreto del padre Angoscia
D Fuori della Pena eroe, Dentro di essa è innamorata Si uccide
I pena perché
P CREONTE Decide Condonna e si condonna ha C’è un decreto L’occasione
O EMONE Pro-sepoltura Rifiutato e si uccide liberato a C’è un amato
TIRESIA Pro-sepoltura Rifiutato e condanna a Tebe, Non c’è
Creonte amato
EURIDICE Condizionata da Condanna a Creonte e si per tutti. Non c’è
Emone uccide Però ha
un symparanekromenoi Morenti insieme a me
segreto

FS2315 Seminario di licenzia nella facoltà di filosofia PUG: la tragedia della praxis –letture dell’Antigone da Hegel a Ricoeur

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