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Bisogna, per capire bene il testo, tenere, sullo sfondo l’interpretazione hegeliana dell’Antigone, sopratutto un elemento molto
importante: la questione dell’oposizione tra sostanza e soggetività. Nella tragedia antica principio dell’azione è il
sostanziale, lo stato, la patria,valori sovraindividuali; nella tragedia moderna il principio è la soggetività, nella proppia
autodeterminazione e libertà, valori dell’interiorità.
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L’alternative, p.143 Enter-Eller, tomo 1
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Armario, pieno di tiretto, di segreti
FS2315 Seminario di licenzia nella facoltà di filosofia PUG: la tragedia della praxis –letture dell’Antigone da Hegel a Ricoeur
L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
FS2315 Seminario di licenzia nella facoltà di filosofia PUG: la tragedia della praxis –letture dell’Antigone da Hegel a Ricoeur
L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
Il risultato di quest’analisi è che il tragico nel mondo moderno è morto, vale a dire: l’estetico nel nostro mondo moderno è
morto. Alla contraddizione antica, al conflitto tragico e estetico del mondo antico si sostituisce la contraddizione di Cristo. Lui è
segno di contraddizione, e Cristo non è tragico, in questo potenziamento passiamo da un’opposizione estetica a un’posizione che
appartiene al metafisico.
Dalla pena si giunge al dolore. Se si mostra che la tragedia non è più possibile, è morta. Da qui l’importanza di questo breve scritto
Kierkergaardiano sul tragico, quasi una rilettura della questione hegeliana della morte dell’arte, per che l’arte ha valore psicologico,
come tanto spesso ci è dato di osservare.
Diretta a:–“i symparanekromenoi”, alla lettera, coloro che sono morenti insieme a me., che sono i figli della notte, madre di
tutto. Loro sono persuasori di morte ma non si uccidono essi stessi perché troppo orgogliosi per farlo. Dunque, la morte è il luogo da
cui è stato scritto questo testo. L’Antigone Kierkegaardiano è un dramma frammentario all’interno di una dialectica ironica, ed è
scelta per la sua comunicazione indiretta. Il testo è un lavoro di genere frammento, perché deve avere il caracttere dell’interrotto.
Come un menssagio intermitente mandato dall’oltretomba, Per noi vivi, che troviamo questa lettera come Carte postume.
Lo scritto estetico kierkergaardeano per eccellenza, è sotto il segno del segreto, e questo è demoniaco, perché è chiuso, nel silenzio
e all’improviso.
Ogni ricerca umana nella sua verità, il fatto d’essere frammentaria, questo la distacca. La richezza di un’indivitualità sta proprio
nella sua capacità di prodigarsi frammentaria. E questo contrasta con la tendenza della nostra associazione, che ha fatto sorge un
autoritarismo, Kierkegaard di fronte a questa realtà fa la sua proposta “rivoluzionaria”.
Edipo ha ucciso la sfinge e liberato Tebe, ha sposato la vedova di Laio, ha avuto figli. È amato dal suo popolo. Vive felice. Nessuno sa
della terribile colpa, nessuno. Solo Antigone lo sa. Il modo in cui è venuta a saperlo no ci interessa, ancora nella adolescenza è stata
presa da questo spaventoso segreto, finché la certezza d’un solo colpo la getta nelle braccia dell’angoscia. La determinazione della
nuova Antigone è dunque l’angoscia. Essa è differente dalla pena, perche l’angoscia è una riflessione, è una determinazione della
riflessione perché ha un oggeto:qualcosa. Mentre la pena può esprimere tanto ciò per cui sono in pena quanto il mio penare al
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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
riguardo. L’angoscia guarda la pena per bramarla, ha in sé un momento in più che la fa stare ancor più fortemente aderente al suo
oggetto. L’angoscia è inoltre una determinazione tragica, in quanto è ambigua, ama e teme il propio oggetto, è istantanea,
contenuta in essa una riflessione sul tempo. Ha una doppia funzione:
È il movimento che scopre la pena
È improvvisa, pone in un solo ed unico attimo tutta quanta la pena.
Cos’è la l’angoscia? è un’autentica determinazione tragica.
È una determinazione della riflessione, questo lo mostra il linguaggio stesso.
Io dico sono angosciato per cualcosa e così separo l’angoscia da ciò per cui sono angosciato. Invece quando dico “la mia pena”
posso esprimere tutto ciò per cui sono in pena quanto il mio penare a riguardo.
L’angoscia contiene sempre in sé una reflessione del tempo; perché non posso angosciarmi sul presente, ma solo per il passato o per
il futuro. Invece la pena greca è, come l’intera vita greca, del presente, e perciò è più profonda, ma minore il dolore. L’angoscia
appartiene perciò essenzialmente al tragico.
c. Applica i principi ennunciati nella prima parte, narra quale dovrebbe essere la storia di Antigone in base ai principi di una
possibile tragedia moderna.
La differenza è ora facilmente visibile. Nella tragedia antica Antigone non si preoccupa affatto dell’infelice destino del padre e
continua a vivere spensierata, come ogni altra giovane fanciulla greca. Però le circonstanze della vita per i greci sono date una volta
per tutte,esso dà all’anima una nota di fondo, e questa è la pena, non il dolore. Nell’Antigone la colpa tragica si concentra su un
punto determinato, sul fatto de seppellire il suo fratello non ostante il divieto dil re. Nella tragedia antica la pena è frutto delle
circonstanze.
Il tragico destino de Edipo, si ramificherà in ogni discendente della sua familia. È questa totalità d’elementi che fa la pena dello
spettatore così infinitamente profonda. Il triste destino di Antigone è come l’eco di quello del padre. Nella decisione di sepellire il
fratello, vediamo non tanto la libera azione, quanto la funesta necessità che fa ricadere i crimini dei padri sui figli.
A questo punto Kierkegaard ha posto il fruto della pena nella coppa del dolore e vede una differenza en la vita d’Antigone, lei non è
rivolta all’esterno ma all’interno. La scena non è esteriore, ma interiore.
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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
Nel sapere di Antigone c’è un conflitto tragico. Sapendo la colpa del padre lei non sa se il padre capisce la propria colpa. Ecco il
moderno:è l’inquietudine della sua pena, è la anfibolia del suo dolore. Solo nell’entusiasmo(ancora conflitto)Antigone può dar sfogo
al suo dolore.
L’Antigone di Sofocle vive spensierata nonostante il destino del padre. Se non intervenisse la lotta fratricida tra Eteocle e Polinice,
potremmo immaginare la sua vita felice.
Secundo l’estetica hegeliana, Antigone vive un dramma psicologico, si svolge all’interno del suo animo. L’Antigone ha un segreto e
deve mantenere questo segreto che conosce lei sola in tutto il mondo. Seppure viva, in altro senso è morta. Antigone è silenzio, è
sposa del propio segreto e del propio silenzio, è una sposa di “dio”. Antigone è sola.
Nonostante però i conflitti tragici appena visti, entusiasmo-dolore, sapere-non sapere, soggettivo-oggettivo, pena-dolore, non
abiamo l’azione tragica. Come ottenere l’interesse drammatico, qual è la vera tragedia di Antigone?
Antigone è innamorata! Mortalmente innamorata; giace evidentemente qui la collisine tragica.
L’Antigone di Kierkegaard non è affatto una fanciulla comune, e così anche la sua dote è non comune, è il suo dolore. Non può
appartenere a un uomo senza portare questa dote, sente che sarebbe osar troppo e sarebbe impossible nasconderla a un
osservatore del genere, e volerla nascondere sarebbe un peccato contra il propio amore.
Questo vuol dire che, quando c’è un segreto che non si riesce a rivelare, innamorarsi è la peggiore sventura. L’amore che riceve e si
vorrebbe dare è una condanna a morte, o del proprio segreto o dell’amore stesso. Antigone è sposa del propio segreto.
Così Antigone regge il suo segreto nel suo cuore, come un dardo che la vita ha costantemente spinto sempre più a fondo senza
privarla della vita, perché fino a quando esso resta nel suo cuore può vivere, ma al’instante in cui le sarà levato dovrà morire. Quella
di rapire il suo segreto è la lotta che deve ingaggiare l’amante, eppure ciò costituisce anche la morte certa di lei.
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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
Edipo: gran fama – gran pena occulta, che La differenza e ora visibile
conosce sua figlia –no si sa,né ci interessa
come lo sa. Nella tragedia antica la pena è frutto delle
Antigone: è giovane conosce il segreto di suo circonstanze.
padre è questo qui è il suo dolore, il suo Il tragico destino de Edipo, si ramificherà in
segreto, che non può condividere con nessuno. ogni discendente della sua familia. È questa
Lei è sposa di questo dolore. totalità d’elementi che fa la pena dello
spettatore così infinitamente profonda. Il triste
L’occasione per uscire della su pena, destino di Antigone è come l’eco di quello del
del suo dolore si offre in un attimo padre. Nella decisione di sepellire il fratello,
della vità:la morte di suo fratello e il vediamo non tanto la libera azione, quanto la
decreto di non sepoltura sono
funesta necessità che fa ricadere i crimini dei
l’opportunità di uscire della pena che
prevade la sua vita e tutto quello padri sui figli
intimo a lei.
ANGOSCIA
Non c’è tragedia
L’angoscia contiene sempre in sé una reflessione del tempo; perché non posso angosciarmi sul presente, ma solo per il passato o per il futuro.
Invece la pena greca è, come l’intera vita greca, del presente, e perciò è più profonda, ma minore il dolore. Perciò, l’angoscia appartiene
essenzialmente al tragico
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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
Il suo dolore non può appartenere a un uomo senza portare questa dote –il segreto del suo padre-. È impossibile nasconderlo e
volera nascondere sarebbe un peccato contra il propio amore
Non essere comprenido il suo dolore - L’incomprensabilità-
L’Antigone di Kierkegaard non è affatto una fanciulla comune, e così anche la sua dote è non comune, è il suo dolore. Non può
appartenere a un uomo senza portare questa dote, sente che sarebbe troppo e sarebbe impossible nasconderla ad un
osservatore del genere, e volerla nascondere sarebbe un peccato contra il propio amore.
Questo vuol dire che, quando c’è un segreto che non si riesce a rivelare, innamorarsi è la peggiore sventura. L’amore
che riceve e si vorrebbe dare è una condanna a morte, o del proprio segreto o dell’amore stesso. Antigone è sposa del
propio segreto
L’estetica all’esteriorità è una comunicabilità inmediata, ma il tragico non se fissa, così scopre il tragico invisibile del cuore,
l’espereinzia umana della collisione inevitabile e irremediabile. La contraddizione sofferente all’interno del cuore del soggetto.
La soggettività riflessa di kierkergaard dischiude il significato riposto nella stessa dimensione estetica della tragedia classica e
ritrova il peso del conflitto tragico sul piano della coscienza; è il tragico dell’interiorità nascosta che comporta un altro elemento
importante: l’incompresibilità.
La vera tragedia si svolge nella scena del cuore dove l’esistenza è l’unico attore e spettatore.
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L’Antigone di kierkegaard: il riflesso del tragico antico nel tragico moderno
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