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Paolo di Tarso

Paolo di Tarso fu uno dei veri fondatori della Chiesa, perché per primo effettuò una riflessione
teologica sulla religione stessa. Questo è vero una volta per i cattolici, due per i luterani, infatti
il principio "Sola fides, sola gratia, sola scriptura" tanto caro a Lutero è attinente alla visione
teologica di San Paolo, che fu ance il primo il dibattito ancora senza soluzione del rapporto
fede/ragione. Paolo inizialmente era un ebreo e professava la religione del suo popolo; inoltre
era un persecutore dei cristiani, ma sulla via di Damasco, raccontano gli Atti degli Apostoli, Dio
lo fece cadere da cavallo, lo rese momentaneamente cieco e gli chiese perché lo perseguitasse.
La tradizione fa risalire a questo episodio la conversione di Paolo, che dal quel momento portò
avanti la sua predicazione in tutta l'Asia Minore, Grecia e infine giunse a Roma, dove venne
martirizzato nel 64 d.C., nell'ambito delle persecuzione dell'imperatore Nerone. Paolo si deve
battere sia contro i giudei, ai quali vuole dimostrare che c'è bisogno di una nuova religione
quale quella cristiana, sia contro i pagani, che difficilmente potevano comprendere i nuovi
valori del cristianesimo. In particolare la sua visione del cristianesimo era universale
(cattolico), quindi egli superò l'antiproselitismo ebraico ammettendo nella comunità cristiana
anche i pagani. Quindi non era più necessario che un cristiano fosse stato prima ebreo, come
era stato fino ad allora, visto che i pagani non avrebbero avuto questa possibilità, in quanto si
nasce ebrei, non lo si può divenire.
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Teologia paolina

Il perno fondamentale della teologia paolina si basa sul fatto che la conoscenza avviene per
fede, quindi Paolo si presenta già come un teologo e non come un filosofo. Egli infatti ritiene
che la filosofia è follia agli occhi di Dio, perché alla fine non permette di capire un altro
fondamento della religione cristiana, cioè la croce, essendo impossibile dal punto di vista
solamente razionale che il figlio di Dio si sia incarnato e sia morto sulla croce. Paolo la chiama
"stultitia crucis", perché è difficile alla luce dei valori tradizionali pagani e giudei spiegarsi la
morte in croce, che l'apostolo definisce scandalo per i giudei, perché quello che si proclamava il
messia, figlio di Dio, il Dio onnipotente biblico, finiva la sua vita in un atto di somma impotenza
quale la morte in croce, e scandalo per i pagani, che non potevano cerco concepire un dio -
uomo che va a morire come il peggiore dei criminali. Allora come possiamo accettare e
comprendere la croce? Per fede, infatti i cristiani non ricercano al modo dei Greci, perché
sanno già per fede la verità, ovvero che Gesù Cristo è figlio di Dio. Per spiegare la morte in
croce Paolo introduce a categoria teologica della kenosis, ovvero dell'abbassamento che Dio ha
operato di sé stesso, spogliandosi delle sue prerogative, incarnandosi in forma umana fino al
supplizio in croce, con l'unico scopo di riscattare le sue creature a seguito del peccato originale.
Da qui deriva che la legge fondamentale del cristianesimo è l'amore, perché è lo stesso
sentimento che ha spinto Dio a sacrificarsi per le sue creature, fino ad arrivare alla morte in
croce, quella più umiliante, ma così facendo ha vinto la morte e le ha salvate. Quindi fra le tre
virtù teologali, fede, speranza e carità (amore), l'amore è di gran lunga la più importante. E
non capiamo l'amore di Dio (immenso e senza confini, perfetto, a differenza di quello umano)
se non attraverso la fede, non con la filosofia, perché razionalmente non ci spiegheremmo
perché dobbiamo amare chi ci delude o chi ci odia o chi non ci considera per niente. Ma una
volta compreso l'amore per fede, bisogna anche metterlo in pratica, perché la carità è vera se
si fa: "Veritatem in caritate facere". Paolo quindi rinnega la possibilità di arrivare alla verità con
la filosofia, anche se afferma la possibilità di conoscere Dio anche attraverso il suo creato, nel
quale c'è una Sua impronta, ma il cristiano sa soprattutto per fede, a differenza dei Greci.
Paolo è il primo che introduce nella religione cristiana l'idea del dogma, della verità alla quale
si crede per fede e non si discute. Dopo di lui pulluleranno le eresie (dal greco, significa
scelta), cioè delle correnti di interpretazione diversa del cristianesimo, come ad esempio
l'arianesimo, la gnosi, il manicheismo, che verranno poi messe a tacere con concilio di Nicea
del 325, nel quale venne affermato il principio del Dio uno e trino, negato ad esempio
dall'arianesimo, che affermava che Gesù era creato e non generato dal padre, e pertanto era di
diversa natura. Il Credo cristiano, approvato a Nicea, mette ben in chiaro questa cosa:
"...Generato e non creato, della stessa sostanza del Padre...".
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