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SOMMARIO

Tra gli ultimi rappresentanti della Scuola di Francoforte, si alimenta il politico si sottraggano in maniera sorprenden-
Oskar Negt ricopre senz’altro un ruolo particolare per via te alla definizione. Essi evidenziano metamorfosi alterne,
del suo sforzo continuo di conversione della teoria in prassi cioè ad essi è estraneo il “rapporto con la realtà”, che vale
politica; uno sforzo che ha riscontri diretti con la sua invece per la tecnica e per i rapporti di vicinanza umani.
formazione teorica, maturatasi all’interno dei movimenti di Nella misura in cui gli elementi e le fonti del politico si
protesta degli anni ’60 e confluita nella sua più recente lasciano cogliere, hanno la loro forza soprattutto nelle
attività sindacale. Ma ciò che segna decisamente l’esperienza “forme”. Le energie e le qualità politiche necessitano di
intellettuale e l’impegno sociale di Negt in questi ultimi “tempo”, di “luoghi riconoscibili”, di “capacità di autono-
trent’anni è l’incontro con Alexander Kluge, figura emblema- mia dei soggetti”, incluso un felice collegamento tra spon-
tica dell’ultima generazione di registi tedeschi. Con l’intento taneità e durata; necessitano di un fronteggiarsi oggettivo
di pensare il concetto di politico con «fantasia sociologica» - (superficie di attrito), del libero alternarsi tra ripiegamento
come vien detto espressamente da entrambi - si apre la all’indietro (sonno, pausa, sgravio) e concentrazione delle
collaborazione di Negt con Kluge. Si tratta di una collabora- forze (solidarietà, tutela, veglia), ed altre cose ancora. I
zione profonda, radicale, tra due pensatori che nel lavoro parametri (le forme) si unificano nel politico in senso
teorico comune intorno al rapporto tra concetto e immagine emancipatorio quando trovano una misura reciproca: si
trovano il naturale completamento delle proprie rispettive parla allora di “dimensioni del politico”.
concezioni di pensiero e agire politico. Di questa collabora- Anche “senza” questa misura, dunque in un modo privo di
zione, che già annovera lavori come Öffentlichkeit und riguardi, si ha un risultato politico. Questo risultato, però, è
Erfahrung (Sfera pubblica ed esperienza, 1972) e Geschichte quasi sempre indifferente rispetto alla questione dell’eman-
und Eigensinn (Storia e ostinazione, 1981), diamo qui un cipazione, dell’autonomia soggettiva e non fonda una co-
breve riscontro, riportando la “Prefazione” (pp. 9-11) con cui munità. Non prendendo in considerazione le dimensioni del
Negt e Kluge, nell’autunno del 1991, presentano il loro ultimo politico, si forma in ogni caso un ambito professionalizzato
lavoro: Massverhältnisse des Politischen. 15 Vorschläge del politico, a cui mancano sistematicamente la dimensione
zum Unterscheidungsvermögen, (Fischer Taschenbuch Ver- storica della liberazione individuale e dell’organizzazione
lag, Francoforte s/M. 1993) razionale della società.
Chernobyl, come effetto a distanza che disintegra la sovra-
Da trent’anni siamo abituati a muoverci attivamente all’in- nità dei paesi, “distrugge” le dimensioni. Lo Stato, che
terno del contesto politico e a concepire come politiche riceve la sua legittimazione dalla difesa dal pericolo, non
molte delle nostre attività. Non abbandoneremo questa riesce ad opporre, «politicamente», niente alla pioggia
abitudine. Il fatto che vi siano modi di comportamento radioattiva. Se le si osserva, l’auto-dissoluzione del «socia-
politico che ci sembrano ovvi è uno dei motivi per cui non limo realmente esistente» e la riunificazione tedesca con-
vediamo nessuna ragione di fare del “politico” l’oggetto di tengono senz’altro in sé ricche dimensioni; ma l’evoluzione
particolari riflessioni. In alcuni casi, abbiamo comunque velocissima non ha lasciato a nessun elemento il “tempo
notato, nell’ambito di analisi approfondite (della sfera pub- necessario al suo sviluppo”. La crisi del Golfo è stata
blica, della forza lavoro, dell’organizzazione storica delle letteralmente una provocazione per la “dimensione visiva”:
capacità di lavoro, ecc.), che appena l’attenzione si rivolge- le immagini della CNN, la censura militare (le immagini
va al politico, questo oggetto scompariva - il “politico” sostitutive), la situazione storica distorta, il rifiuto della
rimaneva soltanto una domanda e ciò che ufficialmente si realtà, a prescindere dal fatto che si partecipasse alla cosa
intendeva con politica prendeva sempre più le caratteristi- dall’interno dell’apparato militare del Vicino Oriente o
che di qualcosa di mutato e di falso. standosene a casa, di fronte alla televisione, creavano una
Dal 1972 abbiamo fatto, singolarmente ed in comune, situazione confusa, che non poteva far altro che imbrogliare
tentativi di analisi di questo insieme distorto che chiamiamo il giudizio pratico. Nessuno, in queste condizioni, può
“il politico”. Ci siamo affaticati a elaborare progetti e teorie mantenere intatta la propria facoltà di discernimento.
per giungere ad una correzione delle distorsioni di questo Questa e altre ancora sono sfide obiettive, sotto il cui effetto
concetto, che è evidentemente troppo compatto e al quale si ci avviciniamo alla fine di questo secolo. Evidentemente
richiede troppo dal punto di vista della teoria e troppo poco esiste la necessità di una capacità di giudizio politico più
dal punto di vista della prassi. A seconda che si cerchi di acuta. Per questo l’analisi delle dimensioni del politico è
definire una correzione delle distorsioni adottando i punti di istruttiva. Non è possibile aumentare o regolare le materie
vista di Carl Schmitt, Jürgen Habermas, Karl Korsch, Mon- prime e i gradi di intensità del politico. Ma il fatto che essi
tesquieu, Clausewitz o Robert Musil, si ottengono tratti trovino misure e forme, in cui si possono esternare pubbli-
diversi del concetto. Ciò che è distorto si rispecchia in camente, e dunque anche ritrovarsi reciprocamente, è la
ognuno di questi tratti. Evidentemente questo non dipende condizione della possibilità di ogni prassi. Allo scopo di
dall’incapacità degli autori, da una mancanza di distanza o preparare questa condizione, proponiamo una serie di con-
di vicinanza, ma dalla cosa stessa. tributi, variazioni, da punti di vista diversi, sullo stesso
Presumiamo che il politico, come “concetto sostanziale” tema: le dimensioni del politico.
dell’analisi, sia inaccessibile. Sempre più forte è divenuta
l’impressione che anche gli elementi e le componenti di cui (Traduzione dal tedesco di Laura Troiero)

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SOMMARIO

5 DIALOGO 46 Sul rapporto tra Sartre e Merleau-Ponty

5 La scuola di Francoforte
48 NOTIZIARIO

11 INTERVISTA

11 Comunitarismo liberale 51 CONVEGNI E SEMINARI

51 Le passioni di Simone Weil

17 AUTORI E IDEE 52 Sull’immaginazione in Kant

17 Il soggetto in gioco 52 Il mito di Edipo

18 Giustizia e morale 53 Hjelmslev oggi

20 Contro la filosofia 53 Biologia e cultura

20 del rovesciamento 54 Blumenberg: mito, metafora, modernità

21 In ricordo di Agazzi 56 Vico, nel 250° anniversario della morte

22 Pragmatismo americano: Rorty e Bernstein 58 Il ritorno del mito

23 Peirce 60 L’ultimo Merleau-Ponty

24 Sul progresso 61 Storia e metodo in Hegel

25 Caos e linguaggio in Hacking 61 Computer, parola, pensiero

27 Sull’etica in Francia 64 Interpretazioni dello storicismo

65 Capire la filosofia

27 TENDENZE E DIBATTITI 66 Foucault: archeologia dei saperi

28 La filosofia italiana in Francia

29 Politica e filosofia 68 CALENDARIO

31 Liberalismo e società moderna


32 Destra e sinistra 69 DIDATTICA

34 La razionalità dell’ermeneutica 69 Manuali di filosofia a confronto (III parte)

36 La lanterna magica dello storico 73 Interventi, proposte, ricerche

38 Realtà virtuale

39 Primo piano: 74 STUDIO


Alle soglie della terza rivoluzione digitale 74 Filosofia in sei ore e un quarto
74 Le sei idee estetiche di Tatarkiewicz
41 PROSPETTIVE DI RICERCA

41 L’antropologia filosofica di Gehlen 76 RASSEGNA DELLE RIVISTE


42 Nuova traduzione della ‘Critica del Giudizio’

42 L’empio Vanini 81 NOVITÀ IN LIBRERIA


43 Ernesto de Martino, filosofo

43 Husserl su Heidegger

44 L’estetica di Hegel ... in prospettiva

46 Etica e giustizia in Aristotele

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DIALOGO

Oskar Negt (foto di M. Totaro)

4
DIALOGO

Nell’ambito di un ciclo d’incontri dedicato grammi e tecniche che servono a formare il natura. In questa prospettiva, ha fatto notare
ai pensatori tedeschi contemporanei e orga- profilo professionale di un individuo. Que- Moiso, elementi apparentemente disparati si
nizzato dal Goethe-Institut di Milano in col- sto termine possiede però un significato più trovano uniti in una paradossale e reale con-
laborazione con il Dipartimento di Filosofia profondo, legato al momento di identifica- tinuità con l’ideale della Bildung, in una
dell’Università degli Studi di Milano, il gior- zione dell’uomo come essere dotato di capa- situazione storica profondamente mutata.
no 11 maggio 1993 si è svolto un dialogo tra cità di plasmare se stesso nei confronti della A questo proposito, ha ricordato Moiso, il
Oskar Negt (Technische Hochschule di Han- natura, relativamente alla domanda su come programma della Scuola di Francoforte è
nover) e Francesco Moiso (Università degli sia possibile ottenere dalla personalità uma- intimamente connesso con i dibattiti politici
Studi di Milano). na un carattere di totalità di formazione, del dopoguerra e con i movimenti degli anni
Nella sua introduzione al dialogo, France- uguale e distinto dal carattere di totalità ’60-’70: un’esperienza politica, e insieme
sco Moiso ha richiamato una considerazione ordinato che la natura rivela all’umanità necessariamente filosofica, a cui è legata, in
di Theodor W. Adorno, posta all’inizio de moderna attraverso gli occhi dell’indagine particolare, proprio la vicenda intellettuale
La dialettica negativa (1966), secondo cui il scientifica. Questo concetto di Bildung ha di Oskar Negt. Di fatto, nonostante il parzia-
bisogno della filosofia continua a sussistere però subìto successive semplificazioni, a le ritorno di Adorno e le incertezze di
perché la filosofia non si è ancora realizzata. mano a mano che il suo ideale è stato incar- Habermas, si era creata la necessità, per
Una frase alquanto enigmatica, ha osservato nato dalla riforma humboldtiana dell’uni- gli studenti, di liberarsi da una politica,
Moiso, che afferma e nega al tempo stesso versità, che pur ponendosi a servizio di que- ereditata dagli anni ’50, che era divenuta
che la filosofia, oggi, possa rappresentare un sto ideale di formazione, ha lasciato che esso opprimente. Proprio questo tentativo si ri-
bisogno dell’umanità. Da un lato, infatti, si si frantumasse ad opera della specializzazio- collegava alla natura della Scuola di Fran-
propone un programma di realizzazione; ne (ad esempio con la scissione tra filosofia coforte prima della guerra, vale a dire alla
dall’altro se ne afferma la realizzazione come e scienze umane) e in virtù del processo di natura filosofico-politica della Scuola.
negazione del bisogno di conti- Oskar Negt (Königsberg 1934)
nuare a filosofare. Da un lato Goethe-Institut è uno dei più interessanti socio-
s’ipotizza un “andare a termine” in collaborazione con logi tedeschi del dopo-guerra,
del filosofare nell’attuale cultu- nonché rappresentante di punta
ra; dall’altro si delinea il tenta-
Università degli Studi di Milano di quella corrente di pensiero che
tivo di affrontare questa situa- si è venuta a connotare come
zione e continuare a filosofare. Scuola di Francoforte. Allievo
Non si tratta, tuttavia, di una di Adorno negli anni ’55-’56 e
contraddizione sterile: la stessa
Scuola di Francoforte può con-
La Scuola assistente di Habermas per otto
anni, Negt sviluppa la propria
siderarsi di fatto un prodotto di
tale contraddizione. di Francoforte vicenda culturale all’interno del
dibattito studentesco degli anni
La Scuola di Francoforte (si veda ’60 e in relazione alle discussio-
di Rolf Wiggershaus, La Scuola ni avvenute in seno al movimen-
di Francoforte: storia, sviluppo un dialogo to operaio dell’epoca. L’intento
storico, significato politico, trad. teorico e politico di Negt è sem-
tra Oskar Negt e Francesco Moiso
it., Torino 1992) è un fenomeno pre stato quello di dare un’appli-
complesso. Alla base vi è l’espe- cazione “pratica” alla Teoria
rienza dell’Institut für Sozialfor- Critica della Società (nella ver-
schung tra le due guerre, prima sione di Adorno, Marcuse e
in Germania e poi in America, Horkheimer), riprendendo la tra-
con l’esilio di Max Horkhei- dizione marxista da una parte e
mer. La Scuola si orientava ver- collaborando con le forze sinda-
so ricerche sociologico-psicolo- cali dall’altra. Tale progetto si è
giche nel contesto di riflessione a cura di Riccardo Ruschi però andato sempre più distan-
di una “teoria critica della socie- ziando dalle linee filosofiche trac-
tà”, con lo scopo di svelare il funzionamento tecnicizzazione della scienza. La Scuola di ciate dalla teoria dell’agire comunicativo di
profondo delle strutture della società moder- Francoforte, ha osservato Moiso, nasce ap- Jürgen Habermas (con la nota distinzione fra
na. In un secondo tempo, tuttavia, si delinea punto, storicamente, con la fondazione di un lavoro e interazione). Dopo la morte di Ador-
il legame della Scuola con l’esperienza del- istituto di sociologia, che significava non no nel 1969, e la diaspora dei suoi vari
la critica marxista sia nel mondo culturale solo studio empirico del materiale proposto studenti in diverse università, Negt scelse
tedesco, che al di fuori di esso. Da questa dalla società, ma tentativo di cogliere da un come sede accademica l’Università di Han-
complessità, ha fatto notare Moiso, nasco- punto di vista unitario ciò che rendeva l’uo- nover, dove attualmente insegna. Fra i suoi
no due questioni, che sono caratterizzanti mo alienato e inautentico, dominato da og- vari lavori si ricordano: Soziologische Phan-
della vicenda della Scuola di Francoforte. getti, in una società sempre più alienata, nel tasie und explemplarische Lernen (1968;
La prima questione poneva la domanda se si proprio tentativo di specializzazione, e sem- trad. it., Coscienza operaia nella società
poteva parlare di una vera e propria “scuola” pre più dominata da una sorta di inautenti- tecnologica, 1973); Hegel e Comte (1964,
per tutto un gruppo di pensatori che si pone- cità dello specialismo, cioè dominata dal trad. it. 1975); Lebendige Arbeit, enteignete
vano in una prospettiva di diversità e con- tecnicismo e dall’imposizione di bisogni, Zeit (1987); Modernisierung im Zeichen des
traddizione nei confronti della loro stessa dovuti all’induzione delle strutture politi- Drachens (1988). In collaborazione con
appartenenza alla scuola. La risposta non co-tecnologiche. Alexander Kluge, uno dei maggiori scrittori
poteva che essere affermativa. Emergeva, La seconda questione, che caratterizza il e registi tedeschi contemporanei: Sfera pub-
infatti, una sorta di ethos filosofico comune fenomeno della Scuola di Francoforte, ri- blica ed esperienza (1972, trad.it. ridotta
a tutti questi pensatori, che consisteva, para- guarda l’incrociarsi di aspetti marxisti e teo- 1979); Geschichte und Eigensinn (1981);
dossalmente, nel presentarsi come eredi di logici - ad esempio nelle concezioni di Benja- Mißverhältnisse des Politischen (1993).
una grande tradizione tedesca, quella della min e Adorno - e si riconosce nel tentativo Sulla base di queste considerazioni intro-
Bildung, pur contrastandola. di costruire una teoria critica della società per duttive ha preso avvio il dialogo tra France-
Il termine Bildung ha oggi acquisito il signi- recuperare un modo autentico di vivere e di sco Moiso e Oskar Negt, di cui riportiamo
ficato di istruzione, cioè l’insieme di pro- rapportarsi sia con la società, che con la qui di seguito lo svolgimento.

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DIALOGO

Moiso. Professor Negt, vorrebbe parlarci dell’evolu- dello stalinismo come prodotto del marxismo; infine
zione storica della Scuola di Francoforte e del posto che l’avanzare di un movimento di pensiero, che presenta
attualmente occupa questa evoluzione nel mutato pano- anche risvolti concreti e pratici, il positivismo, nel suo
rama politico tedesco? caratteristico limitarsi al punto di vista strettamente
scientifico. La risposta della Scuola di Francoforte a
Negt. Desidererei mettere in risalto alcuni aspetti di quel queste provocazioni è che il mondo non deve essere
grande complesso che è la Scuola di Francoforte. Qual- suddiviso in compartimenti accademici, poiché la spe-
siasi grande filosofia dà risposte al proprio tempo: nes- cializzazione accademica è espressione di una cattiva e
suna filosofia è fuori dal proprio tempo, affermava Hegel falsa coscienza. Soltanto intraprendendo la strada della
e Fichte osservava che qualsiasi filosofia dipende dal filosofia della società e della sociologia è possibile
tipo di uomo che si è. Filosofia è comprendere ciò che reintegrare il pensiero sociale e quello filosofico. Una
non sta alla superficie, ciò che è nascosto nelle strutture; sfida epocale, questa, che avrebbe portato ad un momen-
di scoprire ciò che è reale. Hegel, ad esempio, formula to preciso, ad una risposta e ad una reazione tipicamente
l’equazione: razionale = reale e reale = razionale. Che tedesche. Se è vero, infatti, che il fascismo è un fenome-
cosa siano la realtà e la verità resta per la filosofia una no europeo, l’annientamento degli ebrei è un fenomeno
questione centrale. solamente tedesco; l’antisemitismo, pur diffuso in altri
La Scuola di Francoforte è in sé così differenziata perché paesi, raggiunge solo in Germania le dimensioni della
è strettamente legata a figure di pensatori molto differen- persecuzione e del genocidio.
ti. Tuttavia, essa presenta un contenuto di esperienza Quest’ultima considerazione rimanda alla domanda sul
comune, che consiste nel fatto che uomini formatisi e significato che Auschwitz ha per il pensiero occidentale.
venuti dalla cultura borghese della prima guerra mondia- Per Adorno e Horkheimer la “dialettica dell’illumini-
le si siano sforzati di cogliere e comprendere che cosa sia smo” è un tentativo di trovare una risposta a una tale
questo mondo, che cosa lo costituisca, e abbiano tentato domanda: il nazionalsocialismo tedesco non può essere
di uscire dalla situazione di miseria in cui si trovavano. spiegato isolatamente, ma solo in rapporto alla cultura
A questo proposito, nella Repubblica di Weimar assistia- nel suo complesso, compresa la cultura della Bildung -
mo a un incredibile proliferare di sistemi filosofici, a definita da Thomas Mann come machtgeschützte Inner-
molteplici tentativi, assai diversi tra di loro, di cercare lichkeit, interiorità tutelata dal potere - che si spezza. Da
delle risposte teoriche, come si può rilevare confrontan- questa tradizione politica tedesca, in cui la politica sepa-
do i tentativi di risposta filosofica di Adorno e Horkhe- ra l’esteriorità dall’essenza, nasce ora la necessità di un
imer con quelli di Heidegger (1927), e con il tentativo di “gergo dell’autenticità”, che lascia riecheggiare qualco-
Lukács di indagare la coscienza storica e di classe. Più o sa di Heidegger; un Heidegger, che a proposito dei
meno allo stesso periodo risalgono non solo il tentativo sociologi affermava che essi si arrampicano soltanto
di Bloch di fissare lo “spirito dell’utopia”, ma anche sulle facciate, che non hanno a che fare con l’essere.
quello di Wittgenstein: la Scuola di Vienna era totalmen- È una posizione lontana da quella di Adorno e Horkhe-
te impegnata nello sforzo di cogliere qualcosa di nuovo imer, che invece sostenevano che la superficie è altret-
dalle rovine della catastrofe della cultura borghese. tanto importante quanto l’essere. La dialettica dell’esse-
A Francoforte si forma un piccolo gruppo di persone re e dell’apparire è centrale in questo pensiero. Ciò
caratterizzato, almeno in origine, da un’ampia e moltepli- significa che vengono costruite categorie filosofico-
ce visuale politica, cui appartengono anche Karl Korsch sociologiche del confronto con l’epoca, i cui effetti,
e Lukács. Questo gruppo si trova a costruire una filosofia secondo Horkheimer ed Adorno, è compito della filoso-
dell’età postmetafisica, una filosofia che considera in- fia scoprire. Ciò non significa che le loro affermazioni
gannevoli tanto le sicurezze della vecchia ontologia, fossero legate soltanto al proprio tempo; bensì che la
della dottrina dell’essere, quanto quelle dell’idealismo. filosofia ammette e comprende una riflessione epocale.
Rifacendosi a Marx, al materialismo critico, si cerca, da La filosofia sperimenta anche ciò che è comune ad una
un lato, di rinnovare determinati modi di pensare e, società, ad una cultura umana, all’antropologia; ed è
dall’altro, di riconquistare quanto è andato perduto, come proprio lo sprofondare nel dettaglio storico a riallacciar-
ad esempio il pensiero dialettico, in quanto modo speci- la ad affermazioni che hanno valore generale, universale.
fico del pensiero, nel quale le contraddizioni vengono Non la generalizzazione, quale vi è stata da Aristotele
contemporaneamente pensate e considerate come ele- fino ai nostri giorni, rappresenta per noi ciò che è rilevan-
menti attivi e produttivi nello sviluppo del pensiero: una te e interessante: siamo immersi nel tempo, in una
evidente contrapposizione, questa, alle tendenze di pen- micrologia storica. L’analisi del dettaglio, come emerge
siero degli anni ’20-’30. Di fatto, è in tal senso che viene dalla posizione di Benjamin e anche di Foucault, porta,
costruendosi la struttura portante di quella che possiamo in una certa misura, lo spirito del tempo a esprimersi, e
definire la “teoria critica della società”. con esso certamente porta a esprimersi anche un pezzo di
Questo è ciò che la Scuola di Francoforte era negli anni pensiero filosofico universale.
’20 e ’30. Vi sono, poi, tutta una serie di provocazioni alle
quali la Scuola di Francoforte risponde: innanzitutto il Moiso. Vorrei parlare ora di qualcosa di più specifico.
sorgere di un nuovo irrazionalismo, che nel rivestimento Negli ultimi anni dopo la morte dei vecchi della Scuola
e nella funzione politica del fascismo assume le dimen- di Francoforte, il dibattito francofortese è stato dominato
sioni di fenomeno europeo, interessando l’Italia, la Fran- da due figure. Una, la pragmatica trascendentale di Apel,
cia, la Spagna, la Germania; in secondo luogo, la nascita si è poi distanziata, ma non prima di avere contribuito

6
DIALOGO

allo sviluppo della teoria critica di Habermas nel senso, stesso tempo, però, un che di utopico emerge in ogni
di una teoria dell’agire comunicativo. Il problema che frase dei Minima Moralia: l’attesa, la speranza, che
Habermas pone è quello di una società in cui la comuni- attraverso il rischiaramento, il pensiero, l’autoriflessio-
cazione è lineare, naturale, cioè non incontra una risposta ne, la “fatica del concetto” - così come l’ha definita
inadeguata a causa dell’azione di “ossificate strutture Hegel, ripetutamente citato da Adorno -, l’uomo possa
comunicative”, legate alle strutture di potere della socie- uscire da una condizione di minorità. Il principio kantia-
tà. È da rilevare l’ottimismo di Habermas nel porre la no: «Sapere aude», osa sapere, abbi il coraggio di servir-
questione: l’umanità possiede strumenti per una comuni- tene, che imponeva all’uomo di uscire dalla propria
cazione completa, che tuttavia quasi mai si realizza condizione di fanciullezza e immaturità, di cui egli è il
totalmente per la presenza, comunque, di residui di primo responsabile, è, in certo qual modo, il pathos
rigidità all’interno della struttura sociale. La distanza di illuministico presente fino alla fine nella filosofia di
una tale concezione dal pessimismo della Scuola di Adorno. Egli tuttavia non aveva, propriamente, un’idea
Francoforte è evidente; anche se in Habermas non si può di prassi politica che avrebbe potuto convertire questo
parlare di un semplice occultamento dell’intima tragicità programma di rischiaramento.
della dialettica dell’illuminismo e della dialettica nega- Per i miei studenti, e in particolare per me, le cose stanno
tiva di Horkheimer, di Adorno e anche di Benjamin. diversamente. Io traggo conseguenze dalle teorie di
L’evoluzione della posizione di Habermas risiede, piut- Adorno, Marcuse, Horkheimer; conseguenze che sono
tosto, nell’ottimismo di poter controllare totalmente la di stampo politico: la pura riflessione non unita alla
difficile e suddivisa realtà della nostra società. Mi chiedo prassi politica non produce alcuna funzione di rischiara-
però se ciò non sia una sorta di banalizzazione del mento. Queste conseguenze hanno significato per me il
tentativo, che nei pensatori francofortesi aveva un carat- tentativo di tradurre nella prassi politica il pensiero della
tere di estrema disperazione e tragicità, di riuscire a Scuola di Francoforte, prima con la militanza nello SDS
rendere il nostro rapporto con il mondo e la società (Sozialistischer Deutscher Studentenbund ), poi nei
capace di autenticità, di verità, anche se di una verità non movimenti di protesta del ’68; nei sindacati, in seguito
metafisica, ma fatta di risposte sociali. nel Partito Socialista e nel Comitato per la democrazia e
Due, potremmo dire, sono gli indirizzi di sviluppo della i diritti dell’uomo, che ho contribuito a fondare negli
Scuola di Francoforte: da un lato una teoria interdiscipli- anni ’80. Il modo di pensare della Scuola di Francoforte
nare, che permetta di riannodare le disperse strutture rappresenta per me un modello di emancipazione im-
culturali del nostro tempo, come per certi aspetti si può mensamente grande, in quanto a idee e conoscenze, un
rintracciare in Habermas; dall’altro un pensiero, che a modello che ha bisogno di essere “convertito”.
partire dall’esperienza di Adorno, che è quella di un Ad un certo livello, Habermas ha tratto conseguenze
pensiero discontinuo, aforistico, fondato sulla parados- simili; e là mi trovo d’accordo con lui. In Habermas ci
salità del nostro poter ancora accedere ad un rapporto di sono, si può dire, due livelli di scritti. Da una parte i libri
totalità con il nostro mondo, si mostra poco incline a “spessi”, i classici, i capolavori, Die Theorie des kommu-
porsi al centro di una totalità concepita come possibile. nikativen Handelns (La teoria dell’agire comunicativo),
In questa tradizione di un pensiero più ellittico, non Erkenntnis und Interesse (Conoscenza e interesse), il
pensa, professor Negt, di collocarsi Lei stesso, pur essen- confronto con Luhman: si tratta di cose che mi sono
do stato assistente di Habermas? D’altra parte, mi pare estranee; alcune non le comprendo proprio, non le con-
significativo che mentre Habermas, negli anni ’60-’70, cepisco, anche nel loro significato, benché sia stato per
insisteva sulla rilevanza eminentemente teorica del mo- otto anni suo assistente e mi renda conto dell’importanza
vimento politico, Lei cercava il collegamento con la di questi scritti. Ma Die Theorie des kommunikativen
prassi politica, mettendo in evidenza caratteri che, nella Handelns non è in sé un progetto filosofico; esso offre,
realtà, rompevano indubbiamente l’aspetto totalizzante piuttosto, le condizioni che rendono possibile la ricerca
della situazione. Non crede, dunque, che vi sia in Lei una empirica. È, in un certo qual modo, un suggerimento che
significativa divergenza rispetto alla posizione teorica di la sociologia dovrebbe perseguire per comprendere cosa
Habermas, anche se in un ambito di dialogo e coapparte- debba essere la ricerca. Laddove, nella teoria dell’agire
nenza ad una medesima tradizione? comunicativo, vi sono idee che sono politicamente con-
vertibili, lì si tratta esclusivamente dell’idea di una
Negt. Si c’è. Ma questo è naturale per un grosso com- azione orientata alla comprensione, di un agire orientato
plesso di teorie come la Scuola di Francoforte, in cui è al consenso: la vecchia idea di comunità interpretante di
ovvio che i suoi appartenenti, nel seguire strade loro Apel, secondo cui quando parlo, quando utilizzo la
proprie, abbiano tratto conseguenze altrettanto proprie lingua, mi faccio coinvolgere strutturalmente in un dia-
dalle dottrine che sono andati elaborando. Habermas logo con un secondo essere vivente, dotato di raziocinio,
stesso ha d’altra parte chiarito in vario modo la propria per cui, in certo qual modo - secondo la formulazione di
posizione nei confronti della Scuola di Francoforte. trascendentale data da Kant - sono già coinvolto nell’in-
Vorrei tuttavia riprendere la domanda così come mi è terpretazione di questa comunità. È un pensiero di note-
stata posta. Innanzitutto vorrei spendere alcune parole vole portata, risalente addirittura ai dialoghi platonici:
sullo sguardo pessimistico di Adorno e Horkheimer, cioè quando ottengo che Menone o Protagora entrino in
sulla valutazione di un mondo che inizia ad evolversi dialogo con me - e devo spingerli a parlare con me - solo
verso il bene solo con grande difficoltà. Questa valuta- allora, solo se essi si lasciano spingere ad un tale dialogo,
zione del mondo è senz’altro presente in Adorno. Allo ho una possibilità di “illuminarli”, di comprenderli; solo

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DIALOGO

allora posso, come Platone in questi dialoghi, rendere Negt. La mia collaborazione con Kluge risale agli anni
loro comprensibile nello stesso tempo l’idea e la parteci- 1978-79; un’amicizia che nasce all’interno del movi-
pazione all’idea. Il problema resta solo in che modo mento di protesta. Kluge stesso è stato anche amico
posso coinvolgerli nel dialogo. Se non riesco a coinvol- intimo di Adorno. Alcuni suoi film, come Abschied vom
gerli, ne nasce una comunicazione “lacerata”, nella quale gestern, sono una chiara rielaborazione del passato. Un
non c’è alcuna possibilità di accedere alla verità, che grosso movimento di avanguardia cinematografica, il
viene frantumata, nascosta. gruppo di Oberhausen, è stato fortemente influenzato da
Ciò che con questo intendo dire è che in Habermas il Kluge. Compito del film è per Kluge rielaborare con
piano classicistico mi è estraneo, mentre mi è molto materiale figurativo quanto è successo in Germania.
familiare il piano dell’intervento politico. Laddove egli Questo è stato per me uno dei motivi fondamentali del
interviene sull’unificazione tedesca, sul dissidio tra gli mio incontro con Kluge e della nostra collaborazione,
storici, vale a dire negli scritti politici, non si riscontrano confluita nel progetto di pubblicare insieme un libro a
differenze tra noi. In altre parole, credo che la differenza quattro mani, Öffentlichkeit und Erfahrung (Sfera pub-
tra Habermas e me risieda nella mia riluttanza e incapa- blica e esperienza, 1972).
cità a lasciarmi coinvolgere completamente dal discorso Ciò che mi ha affascinato di Kluge è il modo in cui egli
accademico. Ho preferito rivolgermi, piuttosto, all’am- convertiva i concetti in immagini. All’inizio della mia
bito sindacale, al mondo fuori dell’Università. Insegno conoscenza di Kluge sta il riconoscimento che il linguag-
nell’Università in qualità di filosofo, di sociologo; ma né gio figurativo non è muto, ma persegue, piuttosto, il
l’Università, né i miei colleghi, sono la mia patria. Prefe- medesimo senso di rischiaramento del concetto, vale a
risco cercare i miei interlocutori al di fuori dell’Univer- dire la dialettica di concetto e immagine. Öffentlichkeit
sità; mentre Habermas li cerca principalmente al suo und Erfahrung è proprio un tentativo di tradurre la
interno. Egli ha un volume interpretativo completamente dialettica negativa in relazione alla sfera pubblica, nella
diverso per quanto concerne le varie correnti scientifiche prospettiva di un cambiamento della sfera pubblica.
ed una capacità geniale di mettere in comunicazione le Entrambi conoscevamo molto bene Adorno; ma non
culture e renderle reciprocamente traducibili. eravamo soddisfatti della conclusione di Adorno: nella
Habermas appartiene ai grandi filosofi europei che han- miseria non basta vedere solo la miseria, bisogna anche
no procurato alla filosofia americana un concetto di sé vederne l’elemento esplosivo, come conseguente possi-
che essa non possedeva, chiarendo agli americani che bilità di uscire dalla miseria stessa. Questo è ciò che fino
cosa significhino Dewey, Peirce e il pragmatismo ame- ad oggi Kluge ha ricercato nei suoi film.
ricano; questo lo si poteva fare solo sullo sfondo della Oggi Kluge non fa più grandi film, perché il pubblico,
tradizione idealistica tedesca, dialetticamente interpre- come lui stesso afferma, non è più interessato ai suoi film.
tata. Così, attraverso Habermas, gli americani si sono Oggi, in qualità di avvocato, egli si batte affinché nelle
stupiti del contenuto essenziale della loro filosofia, me- reti televisive private vengano garantiti posti di lavoro
ravigliandosi altresì della portata dei loro filosofi. Que- per intellettuali, artisti, produttori, riuscendo a ottenere
sto è uno dei motivi per cui Habermas appartiene al da queste televisioni venti ore di trasmissione settimanali
curriculum della filosofia americana, nella misura in cui completamente libere dall’influenza degli organismi pro-
egli ha avviato un processo di traduzione, nel senso di un duttivi di queste stesse televisioni. Anche in questo caso
vero e proprio rischiaramento, all’interno della tradizio- Kluge si richiama a una considerazione presente in Öf-
ne degli studi filosofici americani. È impressionante fentlichkeit und Erfahrung , in cui si dice che non esistono
come Habermas sia giunto a questo; mentre, ad esempio, situazioni così miserabili nella storia della società da cui
tra coloro che mi sono più vicini, Marcuse, che ha vissuto non sia possibile uscire. Ogni situazione ha una sua via
a lungo negli USA, non ha voluto, né è stato in grado di d’uscita: bisogna solo usare la nostra ragione e il nostro
farlo. Anche negli USA, Marcuse è infatti rimasto fedele intelletto per cercare queste vie d’uscita.
alla tradizione tedesca - Kant, Fichte, Hegel, Marx - e per La ricerca di vie d’uscita è ciò che in particolare mi ha
quanto riguarda l’aspetto politico, come emerge in One legato a Kluge. Non vogliamo il privilegio di dimostrare
Dimension Man (L’uomo a una dimensione), è andato o evocare l’impossibilità di risolvere una situazione: in
verso un sistema chiuso, senza vie di uscita, molto vicino questo non siamo filosofi postmoderni, ma, piuttosto,
alla prassi del movimento di protesta di Berkley (1968) - filosofi tradizionali, forse un po’ antiquati, che tuttavia si
un’indizio ulteriore del fatto che il fare prassi non rientra- sforzano di tener fede alla responsabilità intellettuale,
va nel programma pratico della Scuola di Francoforte. che in quanto uomini tutti possediamo, di creare vie
d’uscita, di trovare soluzioni. La scimmia del racconto di
Moiso. Vorrei ora accennare al Suo rapporto con Kluge, Kafka, Die Rede eines Affens (Discorso di una scimmia),
tra i registi della scuola di cinema tedesca degli ultimi sostiene di non volere la libertà, di non sapere cosa sia la
anni il più conseguentemente legato a una problematica libertà, ma di voler cercare una via di uscita dalla gabbia
sottilmente politica. Non che Kluge abbia fatto film in cui si trova.
immediatamente politici; egli tuttavia ha indubbiamente Questa produzione di vie d’uscita è ciò che noi ora, da
cercato di sviluppare un linguaggio immediatamente vent’anni, facciamo. Talvolta lavoriamo due mesi insie-
capace di inserirsi all’interno della prassi. A tal proposi- me; ci sediamo a un tavolo l’uno di fronte all’altro;
to, quale è stato il senso del Suo sodalizio con Kluge e ognuno scrive le proprie frasi, che talvolta sono mezze
perché ha scelto proprio la collaborazione con un regista frasi e vengono completate dall’altro. Con questo meto-
cinematografico? do abbiamo portato a compimento due o tre grossi lavori,

8
DIALOGO

in particolare il secondo, Geschichte und Eigensinn tele e Platone, al pensiero antico, e non a un pensiero
(Storia e ostinazione, 1981), che rappresenta il tentativo indipendente dalla dipendenza temporale. Per questo
di rielaborazione della problematica tedesca con l’inten- motivo uso il verbo umsetzen, convertire, riversare,
to di fare un bilancio del movimento di protesta del ’68, piuttosto che übersetzen, tradurre, trasferire: tradurre
di ciò che esso è divenuto. Questo rapporto di produzione (übersetzen) non è semplicemente convertire (umsetzen)
con Kluge si fonda sul fatto che possediamo un carattere le categorie della dialettica negativa nella prassi; sarebbe
completamente diverso uno dall’altro e abbiamo impara- una terribile confusione. Piuttosto, la mediazione di
to a riconoscere e utilizzare le nostre proprie caratteristi- teoria e prassi è, in sé, un problema filosofico e necessita
che: io non capisco niente di film, e dipendo dalle sue di uno sforzo particolare di comprensione quanto il
competenze; Kluge cerca di riflettere nel suo lavoro su rapporto tra la filosofia del quotidiano e la grande filoso-
ciò che significa la dialettica di concetto e immagine. fia. La ricezione della Scuola di Francoforte, del pensie-
ro filosofico di Wittgenstein e di quello postmoderno è
Moiso. In Adorno permangono l’interesse e il bisogno tanto importante quanto chiedersi che cosa la filosofia
di filosofia, perché la filosofia non si è ancora realizzata. debba fare, perché esista la filosofia. Adorno ha una volta
Lei ha usato spesso il termine umsetzen (tradurre, river- definito così la filosofia: di fronte ad Auschwitz e agli
sare, convertire) per esprimere nella prassi quella che è indicibili crimini che vengono compiuti in questo mon-
stata la visione filosofica dei francofortesi. Questo signi- do, la filosofia in sé consiste nel cogliere ciò che propria-
fica per Lei insieme un riflettere sul significato della mente non è concepibile, nel tentare di comprenderlo. La
storia tedesca, sul problema che la Germania è a se stessa filosofia esiste in questo campo di tensione, in questo
e che è insieme un problema politico, ma anche culturale spazio oscuro. Carattere irrinunciabile della filosofia è l’
e filosofico. Cosa significa per Lei tradurre la filosofia “ostinazione della teoria”, della produzione teoretica, di
nella prassi e cosa questo ha a che fare con il suo confrontarsi contro a tutti i tentativi di convertirla in prassi; dove
con il senso stesso dell’essere tedesco e di appartenere alla l’ostinazione della filosofia di produrre teoria viene
storia culturale e politica della Germania? distrutta, con essa viene distrutta la teoria stessa, la
filosofia. Ma la tensione tra la teoria e la prassi è per me
Negt. Sarebbe un fraintendimento dire che il pensiero insuperabile e resta un motivo decisivo della riflessione
della Scuola di Francoforte deve essere tradotto nella filosofica. Anche oggi, in un momento in cui la prassi è
prassi; lo ritengo impossibile. Ritengo l’orientamento molto difficile e concetti e simboli del passato e della
del pensiero un aspetto molto importante nella Scuola di grande tradizione socialista rischiano di diventare tabù,
Francoforte. Adorno ha ragione quando dice - ed è come Marx e il marxismo.
l’undicesima tesi di Feuerbach su Marx - che «gli uomini
hanno dato diverse interpretazioni del mondo: ora si Moiso. A proposito della concezione micrologica da Lei
tratta di cambiarlo». Questa tesi oggi non è più valida, sollevata citando Foucault, vorrei ancora chiederLe cosa
dopo che gli uomini hanno trasformato il mondo fino a significhi rivolgersi a una simile micrologia. Ha eviden-
stravolgerlo, annientarlo, spezzarlo. Comte, risponden- temente a che fare con la tensione tra teoria e prassi. Ma
do a questo desiderio sfrenato ed illusorio di trasformare in che modo Lei si riferisce a Foucault parlando di
il mondo, sosteneva che compito della filosofia è piutto- micrologia?
sto quello di definire il ruolo dell’interpretazione e il
significato della filosofia stessa. L’orientamento del Negt. La grandezza del pensiero di Foucault consiste nel
pensiero è pertanto un punto importante di questa forma suo aver compreso che i veri mutamenti nella storia si
di costruzione della teoria. svolgono nella microstruttura, e non nell’intero. In Übe-
Contemporaneamente, però, per Kluge e per me, è anche rwachen und Strafe (Sorvegliare e punire, 1975) Foucault
importante il fatto che l’uomo comune, l’uomo della vita dice che il dominio consiste nel fatto che gli uomini sono
di tutti i giorni, si presenti come un potenziale pensatore costretti a muoversi in un certo luogo in un determinato
teoretico. Non solo i filosofi pensano filosoficamente: modo; nel fatto che la società sia una organizzazione
nella letteratura americana, ad esempio, vi sono testi di dettagliata di spazi suddivisi, nei quali agli uomini è
filosofia per bambini. A ben guardare, anche in Platone lecito o meno fermarsi. Lo stesso vale per il tempo: c’è
e Aristotele compito della filosofia è occuparsi dell’in- un tempo in cui possono muoversi ed uno in cui non è
telletto quotidiano; vera filosofia è solo quella che ha a loro permesso farlo. In questo libro Foucault ci offre una
che fare con l’intelletto quotidiano, con ciò che gli visione di ciò che succede a livello atomico-molecolare
uomini pensano di se stessi a partire da se stessi. Deve nella società, proprio come avviene in natura, laddove i
esserci sincronizzazione tra la logica del pensiero filoso- veri movimenti avvengono a livello atomico-molecola-
fico, come necessariamente viene sviluppata nel campo re, nelle più piccole cellule.
accademico, e la logica del pensiero filosofico quotidia- È un pensiero ricco di conseguenze: gli uomini non
no, che dal contenuto di verità delle grandi filosofie non vengono determinati da concetti sintetici, dalla politica;
deve mai essere separata, pena il suo essere svuotata di ma è piuttosto nella vita quotidiana, in cui gli uomini si
verità. Il contenuto di verità delle grandi filosofie deve muovono, o non si muovono, che si definisce il loro
incontrarsi con i problemi e le verità dell’uomo. L’uomo spazio vitale di libertà. In questa struttura, gli elementi di
deve arrivare a spiegarsi che cosa vi è in lui. spazio e di tempo contengono dominio. L’attività orga-
Questa tradizione non può essere superata. Nel mio nizzata del dominio consiste nel fatto che c’è un guardia-
pensiero, mi riferisco volentieri alla tradizione di Aristo- no che tutti osserva, senza essere visto da alcuno, cosic-

9
DIALOGO

ché tutte le possibilità di movimento di ciascuno possano giudizi, nelle indagini sulla nascita del nuovo radicali-
da lui essere conosciute e controllate. Questo è il modello smo di destra, sulla xenofobia, sull’emarginazione for-
del potere: il controllo del movimento. Del resto, in zata delle minoranze - non solo degli stranieri, ma anche,
Geschichte und Eigensinn la tesi fondamentale è che il ad esempio degli handicappati, degli omosessuali -, dove
movimento della vita umana avviene nelle cellule, nel- l’ira contro le minoranze non è che una conseguenza
l’organizzazione delle cellule e nel modo in cui sono dell’intera crisi tedesca, che non mostra in generale
organizzate: in questo consiste propriamente la vita. Da alcuna possibilità di soluzione e ricerca semplicemente
un’analisi dell’organizzazione cellulare derivano libertà dei capri espiatori. L’analisi di una tale situazione era già
e dominio. nei programmi della Scuola di Francoforte. La ricerca sui
Naturalmente, nel suo libro, Foucault risale a Marx, che pregiudizi ha, del resto, orientato il grosso progetto di
apre Il Capitale con la frase: «Il capitalismo è un’incre- ricerca empirica sulla “personalità autoritaria”, intrapre-
dibile accumulo di merci; la singola merce ne è la forma so dalla Scuola di Francoforte durante l’emigrazione
cellulare». Marx stesso, dunque, nella sua opera era americana, che conteneva indagini specifiche sull’anti-
partito dall’analisi della forma cellulare della merce. semitismo e sull’etnocentrismo.
Questa forma cellulare contiene in sé una contraddizio- Dopo il ’45, la Scuola di Francoforte ha sistematicamen-
ne, cioè quella tra valore d’uso e valore di scambio delle te studiato in modo sperimentale e con precisi metodi
merci. Questo pensiero è presente in Foucault, soprattut- empirici il costituirsi dei pregiudizi: non solo sono state
to nei primi scritti in cui si parla di microfisica del fatte indagini d’opinione, ma anche ricerche sui condi-
controllo. Si tratta di un pensiero filosofico nuovo e di zionamenti della personalità trasmessi attraverso l’edu-
grande rilevanza. cazione familiare - ad esempio sul significato dell’ordi-
ne, della pulizia, degli stili educativi -, constatando un
Moiso. Lei accennava alla difficoltà che si ha oggi in incredibile ritorno di antiche strutture di pregiudizio.
Germania di parlare anche soltanto di Marx, che pure ha Benché il fascismo sia stato un fenomeno europeo, la
significato molto per la Scuola di Francoforte. In una tale forma militante del fascismo, il nazionalsocialismo, con
situazione d’imbarazzo, conseguenza anche del crollo la sua negazione sistematica della fantasia è un fenome-
dell’ortodossia marxista orientale, in che modo si può no proprio della Germania, e ha condotto a una situazio-
dire che la Scuola di Francoforte è ancora attuale e come ne per cui ancor oggi il pensiero filosofico, nella tradizio-
questa attualità si collega con la difficoltà di parlare di ne di Adorno, non può liberarsi della necessità di pensare
Marx in Germania? al perché di quanto è successo.
A tal proposito vorrei in conclusione accennare breve-
Negt. La Scuola di Francoforte, nel suo sviluppo, ha mente ad una posizione mia e di Habermas sulla questio-
sempre incontrato difficoltà, come emerge dal recente ne dell’asilo agli immigrati in Germania. La Germania
studio storico-critico di Wiggershaus, un grosso proget- ha una colpa particolare, e dunque una particolare re-
to analitico e storico sui presupposti e gli sviluppi della sponsabilità nei confronti degli emigranti. In Europa, gli
Scuola. Come esempio può valere la vicenda di Adorno, emigrati tedeschi sono sempre stati accolti; una buona
il quale in effetti non fu mai chiamato a ricoprire nessuna parte di intellettuali tedeschi, anche prima della guerra,
cattedra universitaria, sebbene egli sia oggi celebrato dal ha trovato asilo in molti paesi europei. Ciò non è accadu-
mondo accademico come un rappresentante di spicco del to in Germania, dove c’è bisogno di una legislatura
passato. Negli anni dal ’45 in poi, per gli intellettuali equilibrata sull’immigrazione - non è giusto, ad esempio,
emigrati che fossero rientrati in Germania e manifestas- che chi chiede asilo venga smembrato dalle comunità di
sero un evidente risentimento, una legge predisponeva provenienza. Non si tratta semplicemente di una questio-
per questi intellettuali cattedre di risarcimento. ne di opinione politica. In quanto erede della Scuola di
Similmente, nel momento di maggiore sviluppo del Francoforte e della sua filosofia, io penso che noi uomini,
movimento studentesco, quando molte simpatie degli in quanto esseri dotati di raziocinio - Kant affermava che
studenti andavano verso la RAF (Rote Armee Fraktion), nessuno come l’uomo ha avuto un dono come la ragione
tutti discriminavano la Scuola di Francoforte come causa e, dal momento che la natura non fa nulla gratuitamente,
del terrorismo, traendo spunto dalla critica radicale della l’uomo ha il dovere di usarla - dobbiamo adoperarci per
società di Adorno ed Horkheimer, benché io stesso ed trovare, per concepire, con l’ausilio della ragione, delle
altri già da tempo avessimo apertamente preso le distan- vie di uscita, delle alternative alla situazione in cui
ze da queste frange estremiste. Tale discriminazione viviamo.
della Scuola di Francoforte è collegata ad un problema
squisitamente tedesco: il legame tra il materialismo (Trascrizione e traduzione dall’originale tedesco su nastro
critico di Marx e Freud, cioè tra una dimensione psico- magnetico di Lucia Cavallo)
analitica della soggettività e l’analisi del capitalismo;
questa connessione resta tutt’oggi una provocazione.
Questa provocazione ha oggi come conseguenza che
molti discendenti della Scuola, politicamente orientati,
come Habermas e me e alcuni altri, tengano fede a questo
pensiero, che oggi si dimostra nuovamente attuale: la
Scuola di Francoforte rappresenta oggi in tal senso
qualcosa di enormemente attuale nelle ricerche sui pre-

10
INTERVISTA

Il comunitari- le istanze comunitarie non necessariamen- a rischio la capacità di assumere una distanza
Il dibattito smo nasce, tra te debbono contrastare con il “giudizio critica dalle circostanze della propria esi-
tra comunitari la fine degli razionale” e l’ “autonomia personale”, né stenza. Non è certo la capacità di guardare la
e liberali anni Settanta e intendono ricostruire un’improbabile omo- propria casa con gli occhi dello straniero che
l’inizio degli geneità di valori, ma piuttosto un’unità che difetta all’individuo moderno, il quale, sem-
anni Ottanta, mantenga aperta la tensione fra “autono- mai, soffre del non potersi sentire a casa
come critica al mia e integrazione”. propria in alcun luogo. Ciò che questi pro-
liberalismo, in- Esiste allora un vero oggetto del contendere? cessi rischiano di sommergere e portare ad
teso come teo- A mio avviso esiste e giustifica l’asprezza estinzione è, al contrario, il senso di apparte-
di Sandro Ferrara ria filosofico- della polemica che talvolta oppone liberali e nere a qualcosa, a un luogo, a una cultura, a
politica della comunitari. Si tratta di un’opposta valutazio- una terra, a una stirpe, a una cultura, a una
democrazia, della giustizia, della persona e ne delle priorità all’interno di una comune qualunque entità che vada al di là dei bisogni
della società. Tra gli autori più rappresenta- diagnosi della modernità. Per i liberali i del proprio Sé. E’ questo il rischio cui biso-
tivi di questa prima stagione della critica processi di differenziazione, di riflessivizza- gna oggi porre rimedio. E il rimedio prospet-
comunitarista al liberalismo si distinguono zione, di astrazione, di complessificazione tato è una rivitalizzazione della dimensione
Alaisdair MacIntyre, Michael Sandel, della vita sociale, della cultura e della sfera comunitaria, la quale si colora di sfumature
Charles Taylor, Robert Bellah e Philip politica, che caratterizzano la società moder- via via diverse: recupero di un orientamento
Selznick. Ma le radici sono antiche. Basti na, non mettono a rischio la capacità di verso il bene comune; ancoramento esisten-
pensare a Burke e a De Maistre, che già ancoramento dell’individuo, bensì la sua ziale; relativa omogeneità dei valori.
criticavano gli effetti dirompenti dell’indivi- capacità di critica. Di socializzazione ce n’è Il liberalismo non si è chiuso a queste solle-
dualismo sull’autorità delle tradizioni e de- sempre; va da sé, è ovvio che anche l’indivi- citazioni. Al contrario, prova della sua vita-
nunciavano l’astrattezza della lità è la straordinaria flessibilità
nozione dei diritti “dell’uomo”; con cui le ha fatte proprie, adat-
all’opposizione hegeliana fra Sit- tandole alla propria prospettiva,
tlichkeit e Moralität, alla critica inglobandole. Negli anni Ottan-
marxiana alla falsa neutralità del- ta, autori come Rawls, Dworkin,
l’ordinamento politico e giuridi- Ackerman, Larmore e altri,
co borghese; ad autori come Carl hanno da un lato sfumato di
Schmitt e Giovanni Gentile, in molto le pretese universalisti-
cui troviamo una denuncia del-
l’atomismo individualistico, del-
Comunitarismo che dei loro modelli di giusti-
zia. Nessuno giustifica più i
l’indifferenza liberale verso la
comunità, della centralità dei di- liberale principi di giustizia o i diritti
sulla base di modelli di raziona-
ritti, della fuga liberale “dal poli- lità morale puramente astratti;
tico”, dello scetticismo e del for- al contrario, la neutralità della
malismo liberali, e dell’ipocrisia con un intervista a Martha C. Nussbaum, giustizia viene ora ancorata alla
della neutralità delle leggi. sua capacità di cogliere i mo-
Bernard Williams e Charles Taylor
Rispetto a questi predecessori il menti di intersezione fra tradi-
comunitarismo di Sandel, Taylor, zioni concrete. E dall’altro lato si
Bellah e compagnia si distingue coglie negli scritti di Dworkin, di
per la sua moderazione, per la Ackerman e di altri uno sforzo
sua sostanziale continuità con il genuino di inserire il valore del-
quadro di riferimento liberale l’integrazione, o una dimensio-
stesso. In fondo nessuno degli ne comunitaria, intesa repubbli-
autori citati rimette in discussio- canamente come interesse per il
ne, come gli antiliberali del pas- a cura di Marina Calloni bene comune, all’interno della
sato, il catalogo dei diritti mo- concezione liberale della polity.
derni, o l’idea di rule of law, o la democrazia duo delle società moderne e contemporanee Si discute oggi se questa svolta del pensiero
rappresentativa, o lo stato sociale, o il valore continua a formare il proprio Sé apprenden- liberale nell’ultimo decennio non abbia di
della tolleranza. Nessuno rimette in discus- do ad assumere il ruolo dell’altro, guardan- fatto portato ad esaurimento la querelle con
sione il “fatto del pluralismo”, inteso come dosi prima di tutto con gli occhi di altri i comunitaristi. In realtà, pare averne sola-
pluralizzazione degli universi di significato particolari a lui vicini. Ciò che non è sconta- mente spostato i termini. Nessuno oggi con-
premoderni in una molteplicità di mondi to, e che necessita della massima attenzione, testa o si oppone al valore dell’integrazione
vitali, sottoculture, concezioni del bene, stili è lo sviluppo prima e poi della salvaguardia sociale, così come nessuno mette seriamente
di vita che risultano impervi ad ogni tentati- della capacità dell’individuo di assumere in dubbio il fatto del pluralismo, o ne propu-
vo di reductio ad unum. Nessuno rimette distanza critica da quello sguardo normati- gna l’eliminazione. Rimane però aperta la
seriamente in questione la differenziazione vo, ma provinciale, di giudicare riflessiva- questione se il modo in cui autori liberali
della sfere di valore; bensì un certo modo di mente la forma di vita che lo ha formato. come Dworkin articolano all’interno della
interpretarne le conseguenze. Nessuno in- Questa è la capacità di cui la modernità porta loro posizione il valore della comunità, del-
tende proporre il ritorno ad un unico e indif- la promessa, ma che è sempre a rischio di l’integrazione, e dell’appartenenza renda
ferenziato orizzonte di significati condivisi. essere soffocata. I diritti, la tolleranza, il veramente giustizia alle nostre intuizioni in
Al contrario, gli stessi sostenitori della ne- pluralismo, la neutralità della giustizia, e via merito. Rimane il dubbio se il modo in cui
cessità di reiniettare un momento di tradizio- dicendo, sono tutti concetti che hanno come essi tracciano la linea, ad esempio, fra am-
ne all’interno della nostra cultura sostengo- telos quello di preservare e proteggere que- biti di interesse pubblico, in cui certi diritti
no la propria proposta, come MacIntyre, con sta preziosa risorsa. e interessi possono essere protetti per via
argomenti “critici” e moderni e niente affatto Il comunitarista assegna in ordine inverso le legislativa e al limite costituzionale, ed
tradizionalistici; e i sostenitori della necessi- priorità. Quegli stessi processi di differen- ambiti di pertinenza strettamente privata,
tà di reintrodurre un’istanza comunitaria al- ziazione, di riflessivizzazione, di astrazione, rispetto ai quali le leggi e la costituzione
l’interno della vita sociale contemporanea si di complessificazione della vita sociale, del- possono solo proteggere la libertà del sin-
premurano di precisare, come Selznick, che la cultura e della sfera politica non mettono golo, sia in ultima analisi sensato e coerente.

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INTERVISTA

Lo spirito del tempo si manifesta spesso su rive opposte comunitaristi e liberali. Ma ciascuno dei nostri interlocutori. Diamo
attraverso quei temi comuni che avvolgono più che sulla diatriba teorica e politica in sé comunque la parola a questi tre filosofi
e contrastano la scena teorica, politica e - di cui Alessandro Ferrara ha qui sopra anglo-americani, esponenti di spicco del-
culturale mondiale e che si articolano se- delineato i tratti salienti - ciò che ci interes- l’attuale panorama filosofico internaziona-
condo un veloce scambio di vedute e di sa qui indagare è piuttosto il punto a cui è le. Si tratta di Martha Nussbaum, statuni-
posizioni, che vengono a mutare antiche oggi approdato il dibattito, sia per poter tense, docente di filosofia alla Brown Uni-
solidarietà, consolidati modi di pensare. tracciare le attuali linee di tendenza, sia per versity; Bernard Williams, inglese, docen-
Nel campo della filosofia e delle scienze poter superare la passata querelle (anche te al Corpus Christi College di Oxford;
sociali, negli ultimi decenni è stato questo per via della pubblicazione del nuovo libro Charles Taylor, canadese, docente di scien-
il caso del dibattito su moderno e postmo- di Rawls, Political Liberalism, in cui questi ze politiche e filosofia alla McGill Univer-
derno, su critica dell’ideologia ed erme- fa tesoro di tutte le obiezioni mossegli sity di Montreal.
neutica, sulla ricostruzione della ragion contro in tutti questi decenni). Nel ribattere alle obiezioni, essi colgono
pratica e sui suoi limiti; ma è stato soprat- Ne parliamo con tre autorevoli teorici, che qui anche l’occasione per ricostruire i pre-
tutto il caso della polemica fra i cosiddetti ben rappresentano una “linea mediana” fra supposti teorici del proprio discorso filoso-
sostenitori dell’etica antica e quelli della i comunitaristi e i liberali, dal momento che fico. Più che riproporre consumate polemi-
morale moderna, di Aristotele-Hegel o di cercano di individuare nuove piste analiti- che, i nostri interlocutori mostrano la con-
Kant. Si tratta dell’ormai ventennale pole- che, al di là della spesso forzata linea di sapevolezza di aprire nuovi fronti di dibat-
mica (nata negli Stati Uniti all’indomani demarcazione fra le due correnti di pensie- tito pubblico, soprattutto in relazione a
della pubblicazione, nel 1971, del libro di ro. Per questo essi possono essere a buona quei gravosi compiti che la democrazia si
John Rawls, Una teoria della giustizia, a ragione considerati come comunitaristi li- trova oggi a dover affrontare in un tempo di
cui erano seguite forti critiche, soprattutto berali. Ma come tutte le etichette, anche grande “turbolenza” sociale, economica e
a partire dagli scritti di Michael Sandel e questa non riesce ad essere certo esaustiva politica. La teoria non può certo stare a
Alisdair MacIntyre), che ha visto schierarsi della originalità teorica che caratterizza guardare.

Martha C. Nussbaum Bernard Williams Charles Taylor

Martha C. Professoressa Nussbaum, nel La Sua idea è dunque quella di mettere in luce la valenza
Nussbaum Suo libro The Fragility of Good- contemporanea dell’etica antica; quasi che la struttura
ness, Lei dà grande enfasi alla ontologica delle capacità umane rimanga immutata nel
ricerca etica degli antichi piutto- corso dei secoli.
sto che alla morale formale dei
moderni filosofi. E’ questa Sua M.C.N. Si prenda la tragedia greca: si vive come cittadi-
analisi da intendersi anche come ni, si è felici per l’amicizia di cui si gode, dell’amore che
critica del Moderno? si dà e si riceve, e subito dopo si deve lasciare gli amici,
i figli, ci si trova in guerra, schiave... Questo è il dibattito
M.C.N. Ciò che ho scoperto nel di cui mi occupo e che intende considerare ciò che è
corso della mia ricerca è che i filosofi antichi hanno buono (goodness), ovvero comprendere in che cosa
costruito il dibattito sull’etica in un modo molto simi- consista il bene umano. Così goodness non è da intender-
le a come la gente dibatte oggi intuitivamente di si o da tradursi con “bontà” (che è una determinazione
problemi morali. Sono domande su quali dovrebbero ideologica), bensì con “buono”, ovvero con “bene uma-
essere i contenuti per una vita umana buona; quale tipo no”, che si esplica secondo precise forme d’azione.
di vita dovrebbe essere pienamente soddisfacente; L’interesse etico si sposta allora sulla comprensione di
quale sia il limite del rischio accettabile per la vita come tali azioni possano essere bloccate o di come,
umana. Se ci si dedica a grandi progetti, all’attività facendo ricorso ad esse, sia attuabile il bene. Tutti questi
politica, all’amicizia, all’amore, alla giustizia, allora problemi sono composti da innumerevoli sfaccettature,
in tutti questi casi ci si pone di fronte alla possibilità che sono poi strettamente connesse fra di loro.
di essere danneggiati. Il pericolo nasce nell’area me-
diana delle relazioni che si stabiliscono con le altre Veniamo ora al neo-aristotelismo. In Germania Aristote-
persone. Ora per fragilità io intendo quella particolare le è stato riscoperto passando attraverso la lezione erme-
suscettibilità dell’essere umano, che significa essere neutica di Gadamer. Lei proviene invece da un’altra
fermati, bloccati in qualsiasi momento della propria tradizione teorica e culturale, quella americana. Quale
vita, che come tale diventa precaria e vulnerabile. differenza esiste, tuttavia, fra la “riabilitazione della

12
INTERVISTA

ragion pratica” attuata dal neo-aristotelismo tedesco e tico. Per questo l’aristotelismo rifiuta la classica distin-
quella apportata dalla rilettura anglosassone? Cosa ne zione liberale fra il bene e il giusto: la giustizia sarebbe
pensa del cortocircuito che spesso viene indotto tra neo- una parte del bene. Ma come il liberalismo, esso insiste
aristotelismo, anti-kantismo, comunitarismo e neo-con- sull’importanza di dover attuare delle scelte comuni. Ciò
servatorismo? Mi sembra che contro tale identificazione a cui si mira nella pianificazione politica non è infatti la
Lei cerchi piuttosto di mostrare la possibilità stessa di costituzione di una società di persone contente e appaga-
essere aristotelica e liberale ad un tempo. te, ma la creazione delle condizioni necessarie affinché
i soggetti possano scegliere ed esplicare le proprie capa-
M.C.N. A partire dal mio primo libro sul De motu cità. Il che ci distanzia parecchio dall’utilitarismo, basa-
animalium di Aristotele, mi sono a lungo occupata di to piuttosto sulla benevolenza e sulla soddisfazione
confutare l’interpretazione che di Aristotele era stata rispetto a certi beni comuni. Secondo la teoria aristoteli-
data dalla tradizione cattolica, una tradizione indubbia- ca esiste invece sempre una pluralità di beni, per cui ciò
mente importante e cospicua sotto il versante teorico e che bisogna chiedersi non è come massimizzare la quan-
culturale, ma che però, sotto innumerevoli aspetti, dà di tità di ogni singolo bene, bensì come rendere capace il
Aristotele una lettura che non è certo sempre coerente cittadino di agire nel contesto di beni differenti.
con gli assunti dell’autore. Tommaso d’Aquino è indub-
biamente un grande filosofo, consapevole di fare una A proposito di teoria politica, come intende Lei la possi-
commistione fra aristotelismo e dottrina cattolica. Molti bilità di trovare un giusto equilibrio fra bene privato e
dei neo-aristotelici attuali, fra cui MacIntyre, lavorano bene pubblico?
proprio all’interno di questa tradizione e hanno indub-
biamente una concezione della ragion pratica piuttosto M.C.N. E’ un problema assai difficile, anche perché nel
conservatrice. Ma esiste anche una buona tradizione mondo antico non esisteva una reale distinzione fra il
di studi che analizza le linee del dibattito al tempo di pubblico e il privato. Ritengo, tuttavia, che non esista in
Aristotele, o che focalizza il proprio interesse sul- realtà neanche nel mondo moderno. Il che significa che
l’analisi filologica dei testi aristotelici. Non deve la famiglia non è la sfera privata dell’amore, completa-
inoltre sorprendere il fatto che nella tradizione britan- mente estranea alle istituzioni politiche e alle leggi. Che
nica le figure più eminenti di studiosi aristotelici come ogni persona sia in grado di far funzionare le proprie
David Ross, T. Green, Ernest Parker, fossero proprio capacità, implica anche di guardare all’interno della
liberali socialisti. Non bisogna inoltre dimenticare famiglia. Cosa, questa, che finora il liberalismo - nei
che sono stati molti anche i marxisti che si sono suoi intenti politici - non ha voluto fare. Contro Rawls,
occupati di Aristotele. Susan Moller Okin ha sostenuto che il principio di
giustizia deve essere anche applicato all’interno della
Si riferisce al tema del lavoro come potenzialità umana? ridistribuzione dei beni e delle risorse in seno alla
famiglia stessa.
M.C.N. Certo! Ma anche alla lotta di classe. E’ questo
l’Aristotele di cui mi occupo e che penso sia anche più Cosa pensa del femminismo neo-aristotelico?
consono al ruolo da lui svolto ai sui tempi. Naturalmente
esistono molti aspetti in Aristotele che sono difficilmen- M.C.N. Quando si parla di femminismo aristotelico, si
te accettabili, come la schiavitù e la concezione della pensa subito, per lo più, a una cultura dell’amore, piutto-
donna. Quando parla di donne, sembra ignorare comple- sto che a una teoria dei diritti. Non sopporto però che si
tamente la coerente applicazione del proprio metodo, arrivi a fare certe distinzioni oppositive fra amore e
perché non dà corrette informazioni sulle capacità fem- diritti. Penso che sia una manovra insensata gettare via
minili che devono essere invece sviluppate. Aristotele diritti come quello della libertà di espressione, di ugua-
avrebbe certamente potuto sostenere tale argomento glianza, di pari opportunità, del diritto alla privacy. Io
etico, ma non potè farlo a causa dei molteplici pregiudizi stessa sono stata duramente attaccata da certe frange del
che ancora lo attanagliavano. E’ questo del resto un movimento femminista di ispirazione aristotelica per il
fenomeno storico-culturale assai diffuso. Accadde la fatto di non ritenere di dover rinunciare ai diritti formali.
stessa cosa anche in America coi padri fondatori che
parlavano dell’uguaglianza dei diritti fra esseri umani Lei propone dunque di coniugare la lezione della moder-
e nello stesso tempo permettevano la schiavitù. Ma nità con quella dell’antichità?
non penso che ciò possa invalidare l’intera opera di
Aristotele: gli esseri umani che creano buone teorie M.C.N. La tradizione greca mi ha insegnato a guardare
possono essere nel contempo uomini ciechi di fronte in modo più profondo ai dilemmi della vita umana. La
a molte questioni. filosofia moderna, e in special modo la recente filoso-
fia anglo-americana, non è stata in grado di mettere in
Quale compatibilità può esserci oggi fra aristotelismo e relazione i problemi che sorgono dall’amore, dal-
liberalismo? l’amicizia e delle passioni, con le conseguenze che
essi hanno sulla giustizia e sulle leggi. Per questo lo
M.C.N. Penso che l’aristotelismo implichi una modifica studio dei filosofi antichi diventa per me la più stimo-
del liberalismo. Il primo insiste infatti su una teoria lante occupazione che io possa avere come filosofa,
generale del bene, tale da comprendere il dominio poli- ma soprattutto come essere umano.

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INTERVISTA

Bernard Professor Williams, come vede lata da idee etiche. Attualmente, gli unici che sembrano
Williams Lei oggi lo stato del dibattito fra sostenere la tesi dell’identità fra etica e politica sono i
liberali e comunitaristi? reazionari, come i neo-straussiani elitisti. Ma a differenza
del kantismo, la critica che rivolgo all’utilitarismo è di
B.W. Penso che il confronto si ben maggior portata: è di carattere tanto etico, quanto
sia spostato, e in qualche misura politico. Ciò che rifiuto è l’ingerenza di obiettivi politici
esteso, rispetto al passato, anche all’interno della vita etica. Io non penso che la politica sia
perché la parte liberale ha accet- il luogo più adatto per la costruzione creativa e artistica
tato alcune obiezioni mossele della personalità individuale. Il politicante in senso stret-
contro dai comunitaristi. Non è to è molto più noioso di quanto le persone non lo siano
invece accaduto il contrario, perché ad eccezione di alcune normalmente.
posizioni palesemente conservatrici (si veda MacIntyre), le
altre sono sempre state manifestamente liberali. Del resto la concezione illuministica dell’individualismo
etico e politico è stata al centro di numerose polemiche,
Nel recente dibattito, Lei è stato spesso indicato come un tanto in passato, quanto al giorno d’oggi.
“comunitarista”. Leggo invece ora in un Suo dattiloscrit-
to che Lei non si riconosce assolutamente come tale. B.W. Sono d’accordo con la critica hegeliana e post-
hegeliana a Kant: i soggetti non possono riferirsi a se
B.W. Infatti non lo sono. Ma in generale non mi sono mai stessi semplicemente come esseri astratti e razionali.
compreso come un pensatore etico sistematico, poiché L’agente razionale è invece sempre contingente. Ma
ritengo che l’etica filosofica non debba essere una pro- rifiuto anche l’assunzione dei comunitaristi attuali, se-
duttrice sistematica di principi. Io sono piuttosto un condo cui i soggetti vengono costituiti interamente dalla
pensatore scettico, nel senso moderno del termine. Se società: c’è relazione, ma non identità. È sempre stato un
invece si vuole trovare un pensatore a cui sono più sogno dei teorici dell’etica e della politica l’idealizzazio-
consono, anche se non certamente sotto il profilo politi- ne degli individui concreti che vivono in società.
co, questo è Nietzsche. È stato lui, infatti, a porre in luce,
per primo, quella problematica che io stesso cerco di Infatti non è certo pensabile una loro totale identificazio-
trattare. ne, altrimenti ci sarebbe una globale armonia: l’individuo
sarebbe la semplice protuberanza della comunità. Il che
Che è quella dell’autoriflessione del soggetto moderno... escluderebbe il dissidio, i contrasti, la disubbidienza
civile. A questo proposito, Isaiah Berlin ha scritto che il
B.W. Innanzitutto la nostra epoca è alquanto diversa da conflitto di valori non è una sorta di patologia sociale,
tutte le altre: risolvere i suoi problemi non significa bensì la sua stessa fisiologia. Tendenza attuale - soprat-
tornare ad Aristotele o a Kant. Esistono inoltre ragioni tutto da parte dei neo-liberali - è dunque quella di ripen-
storiche e filosofiche che non sono più immediatamente sare i conflitti, ma anche di superare certe filosofie della
identificabli con la religione, ma che sono le cause stesse storia, come quella hegeliana e marxiana, che indicavano
del mutamento della filosofia. Ciò in cui dissento da le possibili modalità per giungere ad una società priva di
Nietzsche riguarda piuttosto l’illuminismo, dal momento conflitti. L’incommensurabilità dei valori e l’impossibile
che proprio ciò a cui egli dà ragione, è nato propriamente identità fra società e individuo portano però indubbia-
in virtù dei risultati conseguiti dall’illuminismo. Secon- mente a conflitti socialmente devastanti. Come Lei inter-
dariamente, la contingenza storica del mondo moderno preta il problema?
impone la variabilità e la tollerabilità in politica, che non
può che essere liberale. Io mi considero un liberale e una B.W. Non possiedo risposte generali in proposito. Rife-
sorta di illuminista, anche se non credo che il liberalismo rendomi all’attualità storica e politica, ritengo che laddo-
possa essere rifondato sugli assoluti presupposti raziona- ve esistono conflitti di valore e devono essere trovati
listi dell’etica kantiana. Penso piuttosto che Kant riman- accomodamenti e modalità di soluzione, questi non ven-
ga il più grande pensatore politico del Moderno, poiché gono certo risolti da movimenti teoretici, bensì da aggiu-
basa la propria teoria sull’idea del tollerabile accordo fra stamenti storici. Ciò che li promuove sono le argomenta-
esseri umani, considerati come eguali. Non esiste via di zioni effettive che fanno preferire e danno senso colletti-
scampo a questa linea politica. vo a certi problemi rispetto ad altri. Si pensi al caso
dell’aborto e ai diversi modi di affrontarlo.
Dunque la Sua è una posizione ambivalente rispetto
all’Illuminismo: a favore della politica liberale; ma con- Ma questo caso mostra anche il difficile equilibrio tra il
tro tutte le teorie etiche, dal kantismo all’utilitarismo. E’ pubblico, l’interiorità e il privato...
del resto ciò che Lei ha cercato anche di argomentare nei
suoi studi - per lo più tradotti anche in italiano -, come ad B.W. Ciò che io voglio mostrare è un problema, non certo
esempio Il problema del Sé, Sorte morale, ma soprattutto una soluzione. Esso indica senza dubbio la necessità di
Etica e i limiti della filosofia. riconcettualizzare il nesso fra pubblico e privato, come
richiesto dal dibattito attuale.
B.W. Io non credo nella traduzione immediata dell’etica
in politica, anche se è necessario che questa venga rego- Sebbene da “filosofo morale” di professione, Lei ha

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INTERVISTA

parlato dei limiti della filosofia rispetto all’ambito etico, Anche nei Suoi ultimi scritti su multiculturalismo e
dello scetticismo e del relativismo etico (ma non episte- politiche del riconoscimento, Lei ritiene che per costitu-
mologico). Ma nello scrivere delle “difficoltà” dell’etica ire una società civile cogente non sono certo sufficienti le
non si prefigge forse di conseguire certe finalità?. Il che sole istituzioni formali. Ma quale può esserne il collante
assume una valenza normativa. sociale?

B.W. Penso che il motivo per cui scrivo è quello di C.T. Per una società civile liberale - nel senso della sua
comprendere le mie reazioni di fronte a certi problemi; pluralità culturale - si richiede una particolare solidarietà,
ma anche di comprendere i sistemi teorici di altri pensa- in cui esista una reciproca cura fra i suoi appartenenti; in
tori. Esistono in effetti in me due piani normativi. Da un caso contrario neppure i principi formali sarebbero giu-
lato mi interessa riflettere su forme di pensiero che si sono stificabili. È evidente che questo problema si viene a
dedicate alla morale in modo falsificante e impoverente. porre proprio in società come le nostre, che sono compo-
Il che ha a che fare con la distorsione sociale: il livello ste da comunità diverse, per cui la solidarietà si esprime
della “falsità” teorica è infatti straordinariamente elevato principalmente all’interno delle unità di appartenenza.
rispetto a ciò che gli esseri umani sono e di fatto sono Ritengo infatti che per motivare certe mobilitazioni so-
capaci di costruire. D’altro lato, l’aspetto normativo, che ciali o interessamenti collettivi non sia sufficiente il
mi interessa, riguarda piuttosto la riflessione intorno semplice riferimento ai principi formali universalistici.
come gli uomini dovrebbero, potrebbero vivere o essere. Devono esserci aspetti di vincolo reciproco, tali da per-
Ma ad esempio, essere onesti, non significa dare sempli- mettere l’unità sociale.
cemente ascolto alla filosofia: essa è infatti già di per sé
un filtro, poiché mostra le cose come sembrano e non I molti e ripetuti disordini razziali negli USA sono il
come realmente sono. tragico esempio della mancata coesione socio-politica.

Lei non sembra essere un nostalgico di quei vecchi valori C.T. Certo, il caso americano è la controprova del falli-
che indicavano inconfutabilmente la giusta strada da mento di una determinata politica nazionale, non solida-
seguire. Ma nella mancanza di un’etica prescrittiva, ristica, che ha portato agli scontri fra bianchi e neri. Il
come Lei vede oggi la possibilità o meno di sviluppare un fatto preoccupante è che si cerca addirittura di trovare
processo autoriflessivo in grado di discernere il bene dal giustificazioni per poter spiegare tali episodi di violenza.
male, il giusto dall’ingiusto?
Ma per creare una certa coesione fra gruppi e istituzioni
B.W. E’ vero che per temperamento non sono nostal- sociali sarebbe necessario un continuo processo di inter-
gico o un sentimentale; ma ugualmente non sono scambio, ma anche di riconoscimento fra i diversi membri.
neppure un progressista radicale. Abbiamo certo proie-
zioni esistenzialistiche rivolte al futuro, anche se non C.T. Bisogna accettare che una società liberale lavori
possiedono alcuna destinazione utopica, che del resto anche per l’istituzione di una sua dimensione nazionale e
come tale non può aver luogo. Mi sento solo di dire che per la ricomposizione delle iniquità socio-economiche.
vivo qui ed ora.
Lei è stato spesso considerato come un critico del libera-
Professor Taylor, la controversia lismo. In che senso?
Charles
teorica fra liberali e comunitaristi
Taylor
sembra essersi ormai trasferita sul C.T. Lo sono nel senso di una critica a certa tradizione
piano politico, per la necessità di liberale - anche kantiana -, dove il soggetto viene presen-
comprendere l’articolata società tato come un puro essere formale, per cui non si riesce a
multiculturale. Il concetto limita- comprendere da dove nascano le sue reali motivazioni.
tivo di “comunità” sembra così Questo vale anche per John Rawls. I soggetti di cui
essersi trasformato in quello più costoro parlano non sono mai esistiti nella storia.
ampio di “società civile”.
Lei dunque critica il formalismo, da una parte, mentre
C.T. Da alcuni anni si preferisce ormai parlare di società dall’altra è alla ricerca di quali possano essere quei
civile, piuttosto che di comunità. È stato più che altro un fondamenti istituzionali adeguati, mediante cui i soggetti
risultato della protesta sociale contro la presenza di possano legittimamente riconoscersi nell’ambito della
istituzioni anonime e gerarchiche e a favore, piuttosto, di vita civile.
associazioni autonome e indipendenti dal regime statale,
sviluppantesi nell’ambito civile. Ma il concetto è oggi C.T. Ritengo che non ci potrà essere alcun futuro per
estremamente complesso e non così chiaro come sembre- la società liberale, se noi non ci appelliamo ad una
rebbe. Ripercorre e segna, infatti, l’intera storia della forma di “patriottismo costituzionale” - secondo la
civilizzazione occidentale, tanto nella formazione delle nota formulazione datane da Habermas -, ovvero se
moderne democrazie liberali, quanto nella costituzione non ci riferiamo all’insieme di una costituzione basata
della stessa teoria marxista. Bisogna però evitare il ri- sui diritti umani e su istituzioni legittime, a cui si
schio di cadere vittime dell’anelito verso una libertà possa unire una comune cultura politica. Come ho già
prepolitica, contrapposta al potere burocratico. detto, i principi formali di per sé non bastano per

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INTERVISTA

coagulare la società civile. Sono altresì necessari dal regionalismo. Neppure il fascismo è riuscito a impor-
principi di altro tipo, possano essi essere storici, cul- le una forte identità nazionale, neppure mediante il domi-
turali, religiosi, nazionali. nio sulle masse.

Lei accetta i principi liberali, pur mantenendo saldi alcuni Dalle identità collettive, come base della società civile
aspetti dell’ “eticità concreta” di Hegel, su cui ha del resto nazionale, veniamo ora alla questione dell’identità indi-
scritto un importante libro... viduale. Lei ha scritto un grosso volume dal titolo: Radici
dell’Io, in cui tratteggia il processo di costituzione del-
C.T. Ogni società liberale e democratica può attingere il l’identità moderna. La “scoperta” del Moderno consiste-
suo senso civile di solidarietà ricorrendo a principi comu- rebbe nel riconoscimento dell’amore di sé da parte del-
ni, dal momento che i suoi membri si sentono parte di un l’individuo, nella sua “autenticità”, nel suo essere biogra-
comune orizzonte politico e culturale. I cittadini non sono ficamente irriducibile rispetto alla comunità. Come pen-
fra di loro uniti come individui isolati. Sono bensì attori sa di poter fare interagire questi due aspetti: irrinunciabi-
che instaurano reciproche relazioni, che si curano del lità liberale all’individualità e senso comunitaristico di
bene dell’unità sociale e che si prendono seriamente in appartenenza?
considerazione. È questa del resto la storia delle demo-
crazie occidentali. La democrazia non si basa solo su C.T. Nel mio libro ho cercato di ricostruire e ridefinire
assunti formali, bensì anche su contenuti. L’eticità con- due diverse strade che nella modernità hanno portato alla
creta, la Sittlickheit hegeliana, è il presupposto necessario costruzione del Sé, passando attraverso molti conflitti e
non solo per la condivisione dei principi, ma anche per la sensi di “mutilazione”: la prima è di tipo storico-tradizio-
connessione delle particolarità. nale; la seconda si basa invece su principi. Per molti
l’identità individuale rappresenta un misto fra queste due
Ma com’è poi possibile estendere questa “solidarietà vie ed è anche questa la sua sfida. Ma non si possono dare
sostanzialistica”, per così dire “locale”, anche ai non regole generali in proposito. È chiaro che non può più
appartenenti? esistere un’immediata identificazione tra identità perso-
nale e comunità di appartenenza. Del resto, molte perso-
C.T. Bisogna partire dalla consapevolezza di essere un ne legano la propria azione più a principi generali, piut-
popolo fra tanti altri: non esiste una sola nazione. Auto- tosto che ad un preciso senso della comunità.
nome possono solo essere certe forme distorte di nazio-
nalismo violento. La solidarietà internazionale non può In un articolo apparso su «Inquiry», Quintin Skinner La
certo fondarsi su quella nazionale, bensì su più ampi prende addirittura ad esempio rappresentativo di certo
principi, come per l’appunto i diritti umani. Le cose sono comunitarismo confessionale...
compatibili. Amare i propri figli non significa essere
cattivi cittadini del mondo. Bisogna quindi sviluppare C.T. Sono un cattolico. Ma da qui a dire che l’intera mia
un’identità collettiva e nazionale che sia aperta all’inter- ricostruzione storica e teorica sia finalizzata a mostrare
nazionalità. La Germania mostra esemplarmente come i come una moderna società liberale debba necessaria-
principi liberali non possano essere disgiunti dalle re- mente basarsi su presupposizioni teistici, ne passa... Non
sponsabilità nazionali. ho mai detto, né voluto sostenere questo. Sono ben
consapevole che le attuali società multiculturali sono
L’Italia può invece essere presa ad esempio di come sia composte da punti di vista eterogenei, per cui non posso-
difficile costruire una forte identità nazionale. no essere raccolti sotto un’unica prospettiva confessiona-
le. Non so proprio se dover attribuire questo grossolano
C.T. Ma è anche l’epilogo della sua storia recente: da errore d’interpretazione ad un malinteso ermeneutico,
sempre governata da élite, è sempre stata caratterizzata oppure a qualcosa d’altro.

Bibliografia

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AUTORI E IDEE

AUTORI E IDEE

Il soggetto in gioco iono simili: dove collocare il padre della “momento” e a quello di “luogo”, risulta
psicanalisi? “Dentro” o “fuori” dalla sto- anzi problematica nella dinamica dislo-
La questione della “messa in gioco” ria della follia? Secondo Derrida, nel catoria, avviata dalla considerazione
del soggetto e della sua identità, con- momento in cui Freud viene, nell’analisi delle pratiche. E’ questa stessa dinamica
siderata anche attraverso il ricorso alla foucaultiana, separato e contrapposto a a mettere in scacco la nozione, cartesia-
riflessione di Freud e Foucault, è ciò Nietzsche, «Freud non appartiene più na e kantiana, di soggetto: «il soggetto
che accomuna, pur da prospettive di- allo spazio “a partire da cui” può scriver- costituente si dissolve nell’ “oggettività”
verse, la raccolta di scritti di Jacques si la Storia della follia. Dipende, piutto- degli oggetti, si fa “a priori” storico». Con
Derrida, “ESSERE GIUSTI CON FREUD”. LA sto, da quella storia della follia, di cui il questo, si dissolve però la nozione di “a
STORIA DELLA FOLLIA NELL’ETÀ DELLA PSICO- libro fa a sua volta il proprio “oggetto”». priori”, ovvero quella di trascendentale:
ANALISI (trad. it. di G. Scibilia, introd. di E’ proprio questo ciò che Derrida inten- «se l’ “a priori” è storico, non è più “a
P. A. Rovatti, Raffaello Cortina Edito- de contestare, nel tentativo di mostrare priori”, e se è “a priori”, non è più storico».
re, Milano 1994), e lo studio di Salvato- come la prospettiva pulsionale freudia- Entra così in crisi la nozione di verità
re Natoli, L’INCESSANTE MERAVIGLIA. FILO- na, esposta in Al di là del principio di come rapporto del pensiero all’essere; la
SOFIA, ESPRESSIONE, VERITÀ (Lanfranchi, piacere, prefiguri in realtà la rimozione filosofia stessa viene a ridefinirsi, in
Milano 1993), a cui fa riscontro il volu- dell’interpretazione “fondamentalisti- primo luogo, come esercizio linguistico,
me di Alessandro Dal Lago e Pier Aldo ca”, cioè sostanzialista, del concetto di dove la questione dell’essere si pone
Rovatti, PER GIOCO. PICCOLO MANUALE DI “principio”. Una messa in mora radica- come questione della definizione del vero
ESPERIENZA LUDICA (Raffaello Cortina le, dunque, della nozione di soggetto e di e del suo discernimento nei confronti del
Editore, Milano 1993). quella di verità, che proprio Freud rende falso. Ma per quanto la verità risulti
impraticabili, escludendo la possibilità, essere, dunque, affare di parola, “cosa
Come rileva Pier Aldo Rovatti nell’ “In- per il soggetto, di uno sguardo omni- del discorso”, il discorso veritativo isti-
troduzione” all’opera di Jacques Derrida comprensivo, cioè oggettivo, che ponga tuito dalla filosofia pretende, tuttavia, di
“Essere giusti con Freud”. La storia della capo alla verità. cogliere il vero in quanto identificazione
follia nell’età della psicoanalisi, la que- Muovendo dalla riflessione genealogica con il reale; pretende, cioè, di rimuovere
stione del visibile e dell’invisibile, di una di Foucault, anche Salvatore Natoli, ne se stesso, in quanto diaframma tra sé e il
presenza che si colloca nel gioco di L’incessante meraviglia. Filosofia, reale, con uno sforzo che risulta del tutto
un’oscillazione, quella del fort/da fra det- espressione, verità, intende porre la que- simile a quello di chi tenti di sollevarsi
to e non detto, è al centro della polemica stione filologica fondamentale, quella da terra, sollevando la sedia su cui è
fra Derrida e Foucault, intorno alla quale della verità. Foucault appare infatti a seduto. Per questa via si giunge al tenta-
ruotano i due testi derridiani raccolti in Natoli come colui che mira, anzitutto, a tivo di Heidegger di determinare la ve-
questo volume. Il dibattito fra Derrida e delineare una “storia della verità” attra- rità come aletheia, cioè come al di là,
Foucault era stato originato dalla diversa verso un’analisi dei “giochi di verità”, fondativo, del vero e del falso, come
valutazione della figura di Cartesio: isti- mediante i quali «l’essere si costituisce quel divino movimento la cui inafferra-
tutore, cioè “autore”, “soggetto agente”, storicamente come esperienza, vale a bilità dà luogo, appunto, a quell’ “inces-
della follia, ovvero dell’esclusione del- dire come essere che può e che deve sante meraviglia” che è la filosofia.
l’alterità dal soggetto, per Foucault; “luo- essere pensato». Una meraviglia che, iuxta le indicazioni
go” di quella medesima istituzione, e quin- La questione della verità, nella prospet- platoniche circa il thaumazein, consiste in
di sede egli medesimo di un’ambiguità, di tiva foucaultiana, si presenta come que- un uscir fuori di sé del soggetto, in una
un “doppio registro”, per Derrida. Rea- stione relativa alla “forma” del gioco di condizione “estatica” che, attuando una
gendo alla prassi decostruttiva derridiana, verità; relativa, cioè, alle regole che di- sorta di decentramento del soggetto mede-
Foucault aveva sostenuto che proprio essa, rigono questo gioco. L’indagine assume simo, lo pone in scacco. Una radicale, e per
nella sua «riduzione delle pratiche di- necessariamente una dimensione stori- molti versi simile, “messa in gioco” del
scorsive alle tracce testuali», nel- ca, ovvero “archeologica”, in quanto, soggetto appare quella insìta nella dimen-
l’«elisione degli avvenimenti che si pro- vertendo sulle regole del gioco di verità, sione del gioco, della quale Alessandro
ducono, per trattenere solo dei segni per riguarda la formazione della verità me- Dal Lago e Pier Aldo Rovatti, autori di
una lettera», fosse l’ultima incarnazione desima, la sua “origine” genealogica, le Per gioco. Piccolo manuale di esperienza
di quell’ “istituzione dell’altro”, finaliz- modalità del suo accadere come effetto ludica, svolgono un’accurata fenomeno-
zata alla sua esclusione, nella quale con- di pratiche che la costituiscono. L’impo- logia, a partire dal “gioco dei bambini”.
siste il segno distintivo del sorgere del- stazione genealogica individua dunque Anche qui “entra in gioco” la psicoanalisi
l’età moderna. le pratiche, e non un soggetto, come attraverso il paradigma del fort/da, che
Quando Derrida riprende il proposito momento e luogo di origine del gioco di chiarisce la tessitura di presenze e assenze
foucaultiano di «essere giusti con verità; la stessa nozione di origine, in di cui è costituita la realtà, nonché le cate-
Freud», i termini della questione appa- quanto legata, appunto, al concetto di gorie che si vorrebbero, per essa, “fonda-

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AUTORI E IDEE

mentali”: «è tutta una questione di buchi. Con il declino della ragione oggettiva, la che, rispetto a questo tipo di imperativo
La realtà è bucata, almeno quella che chia- rinuncia alla fondazione di una teoria della morale, ne costituisce la peculiare sistema-
miamo la realtà del soggetto». Come inse- giustizia ha condotto all’oscillazione tra i tizzazione filosofica. Nida-Rümelin impu-
gna il bambino di Freud, il problema con- due poli convergenti del relativismo dei ta alla visione utilitaristica dell’agire due
siste nel circoscrivere i buchi, nel bordeg- valori e dell’artificialismo morale, a cui letali conseguenze: da un lato l’individuo
giare l’assenza. tale esito condanna. Da qui l’esigenza di viene svuotato e ridotto ad un’anonima
D’altra parte, ciò che è importante in que- conferire alle norme di giustizia saldi cri- funzione, regolata dalle leggi astratte e
sta tesi non è tanto la verità espressa, teri di certezza, senza con ciò abbandonar- spersonalizzate di acquisizione della feli-
quanto la modalità della sua espressione, si alla tentazione di una loro fondazione cità sociale; dall’altro, la predominanza
che nega proprio il carattere tetico di tale oggettivistica. nell’agire del criterio strumentale compor-
verità. Quella relativa al carattere illusorio Nella raccolta di saggi dal titolo: Moral ta che i valori vengano considerati del tutto
dell’io non consiste, infatti, in una “tesi”, und Vernunft, Ota Weinberger, nel far privi di autonoma consistenza e pienamen-
bensì piuttosto in una “verità teatrale”; propria una visione relativistica dei valori, te fungibili rispetto al calcolo dei vantaggi
verità “di contesto”, emergente cioè dal si propone, nello stesso tempo, di mantene- perseguiti. Nel contesto di un’etica conse-
gioco, fra sfondo e tematizzazione, che re il potenziale di verità contenuto nel con- quenzialistica, i diritti individuali e le isti-
costituisce la genesi dell’Io. Quanto que- cetto tradizionale di giustizia. Se non pos- tuzioni morali perdono la loro autonomia
sto Io risulti, “fin da principio”, “bucato”, siamo determinare che cosa è giusto, osser- normativa, trovando giustificazione solo
quanto cioè esso appaia, fin dalla sua isti- va Weinberger, certamente possiamo però all’interno delle strategie di massimizza-
tuzione, genealogicamente, illusorio, lo indicare che cosa non è giusto. Con ciò si zione dell’utile.
aveva denunciato Nietzsche, ed emerge in evita la ricaduta nello schema normativo In questa sistematizzazione utilitaristica,
modo evidente dall’analisi che Dal Lago e giusnaturalistico, che ha la pretesa di offri- Nida-Rümelin individua il carattere auto-
Rovatti dedicano a quel “gioco della vita” re un quadro di valori assoluti e di carattere contraddittorio della razionalità consequen-
che è l’avventura. Categoria paradigmati- autoevidente. Ma Weinberger non si ac- zialistica, mostrando come i suoi criteri di
ca, quest’ultima, della dialettica fra possi- contenta neppure di una pura riproposizio- decisione siano condannati a sfociare in
bile e reale, che costituisce la trama del ne di un positivismo giuridico in cui i valori risultati irrazionali sul piano complessivo,
tessuto connettivo dell’esperienza, qualo- siano del tutto fungibili sulla base degli che rendono impossibile fondare una teoria
ra ci si ponga nello sguardo prospettico interessi di volta in volta in gioco. Secondo della giustizia (nella misura in cui questa si
proprio del soggetto “forte” cartesiano. Weinberger, il concetto di giustizia ha un occupa anche di una logica delle norme)
In altri termini, la dissoluzione, l’ingover- suo solido campo ideale di sfondo, valido sulla base di una impostazione teorica (e
nabilità del reale, cui pone capo l’esperien- al di sopra della mutevolezza e delle parti- morale) di tipo consequenzialistico.
za del soggetto nell’avventura, possono colari circostanze empiriche. Il confronto tra il problema dei criteri mo-
aver luogo solo a partire da una strategia Certo, se da questo mondo ideale di valori, rali d’azione e quello riguardante lo statuto
pianificante, così come si presenta quella in cui domina il principio di giustizia, gli dell’agire politico figura al centro dei quin-
messa in atto dal soggetto dell’età moder- uomini finora hanno derivato un ordine dici saggi che compongono il volume di
na. Per questo la “fine dell’avventura” ac- sociale “repressivo”, come passiva ade- Detlef Horster, Politik als Pflicht (politica
cade quando quest’ultimo viene destituito guazione ai suoi postulati, si tratta ora di come dovere). Nella soluzione del tema
di fondamento; o almeno, quando si ha mostrare, secondo Weinberger, come que- morale della giustizia Horster individua
coscienza di tale destituzione. F.C. sto mondo non sia in contrasto con quelle l’ambito proprio della politica: «Ciò che è
strategie proprie dell’individuo moderno, immorale - egli afferma - è oggi anche non-
che chiede di veder affermate le sue attese politico». Gli obiettivi di libertà e ugua-
di realizzazione personale. Come ciò sia glianza, con cui la politica deve caratteriz-
possibile resta tuttavia problematico, zarsi, presuppongono che essa debba con-
Giustizia e morale come problematiche si rivelano le altre notarsi come pratica della giustizia, a cui
soluzioni “armoniche” prospettate da inoltre la stessa formulazione del diritto
Intorno al tema della giustizia, consi- Weinberger: l’idea che il principio del deve ancorarsi.
derata rispettivamente dal punto di piacere, da cui l’individuo deve lasciarsi Questa concezione di Horster si presenta
vista della filosofia del diritto, della guidare, possa accordarsi con gli scopi come ricomposizione dei motivi tematici
filosofia morale e della filosofia politi- della comunità; o che rigorismo kantia- propri di una filosofia politica d’impronta
ca, ruotano tre recenti studi: MORAL no e utilitarismo possono trovare un ter- democratica, di cui peraltro conserva le
UND VERNUNFT . BEITRÄGE ZU ETHIK , GERE- reno comune d’incontro. contraddizioni. Per Horster, che non a caso
CHTIGHEITSTHEORIE UND NORMENLOGIK (Mo- Il saggio di Julien Nida-Rümelin, Kritik si richiama alla tradizione illuministica,
rale e ragione. Contributi di etica, te- des Konsequentialismus, si propone invece la politica si definisce all’interno di un
oria della giustizia e logica delle nor- di criticare quelle teorie “consequenzian- orizzonte di valori certi e dati come tali.
me, Böhlau, Wien 1993), di Ota Wein- zialiste” dell’agire, di cui l’utilitarismo of- Gli stessi criteri di giustizia appaiono
berger; KRITIK DES KONSEQUENTIALISMUS fre il quadro d’insieme. Bersaglio delle come concetti chiari ed evidenti, che si
(Critica del consequenzialismo, R. Ol- critiche di Nida-Rümelin è quella conce- tratta solo di tradurre in atto e che non
denbourg, München 1993), di Julian zione della razionalità secondo cui è razio- vengono fondati dalla politica come pra-
Nida-Rümelin; POLITIK ALS PFLICHT. STU- nale quel tipo di agire che si sceglie in tica del contingente.
DIEN ZUR POLITISCHEN PHILOSOPHIE (Politi- relazione alle migliori attese di riuscita. In Secondo Richard M. Hare è “il filosofo”
ca come dovere. Studi di filosofia po- una tale concezione Nida-Rümelin vede che ha il preciso compito di far chiarezza
litica, Suhrkamp, Frankfurt a/M. 1993), l’affermarsi di un criterio di razionalità su cosa sia giusto o meno. Hare muove da
di Detlef Horster. In un medesimo tipicamente economico, di cui si sono ser- alcune convinzioni morali quasi universa-
contesto di riflessione si colloca l’ope- vite quasi tutte le discipline, dalla sociolo- li, che vengono da lui designate come
ra di Richard M. Hare, SULLA MORALE gia d’impronta individualistica alla teoria principi intuitivi. La morale hareniana ha
POLITICA (trad. it. di R. Rini, Il Saggiato- economica della politica, fino alla teoria di fatto una base intuizionistica e si ricono-
re, Milano 1994), in cui viene compiu- dei giochi e della decisione. sce come utilitarismo. Il bene, per Hare, è
ta un’analisi dei principi che fondano La concezione consequenzialistica si basa ciò che intuitivamente è utile in ugual
l’agire morale e politico, ispirandosi al sul presupposto morale secondo cui è giu- misura a tutte le persone. Conseguente-
principio di equità, quale prassi mora- sto ciò che porta alla massima felicità pos- mente la morale riguarda diritti e doveri
le giusta e rispettosa dei diritti umani. sibile. Da qui il rimando all’utilitarismo che devono essere indistintamente rispet-

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AUTORI E IDEE

Pieter Bruegel, La giustizia (1559, particolare)

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AUTORI E IDEE

tati, laddove la giustizia è l’imparziale Il nucleo centrale delle analisi raccolte in della nuova ricostruzione metafisica. Ed
spartizione di interessi. Filosofia e Democrazia in Augusto Del è all’interno di questa linea direttiva che
Diritti e doveri sono categorie imprescindi- Noce è costituito dall’originale posizione Del Noce affronta ora le tematiche prin-
bili in una considerazione morale della filosofica, che Augusto Del Noce matura cipali di questi filosofi, mostrando come
prassi sociale-politica e nessuno può esser- attraverso il continuo colloquio con la sto- per esempio l’anelito religioso cartesia-
ne esente. Le regole, i diritti sono uguali per ria della filosofia. Questa raccolta di scritti no abbia trovato una sua potenziale si-
tutti e il bene di ciascuno è autentico solo se mette in luce come la filosofia di Del Noce gnificazione nella filosofia di Pascal.
viene messo sullo stesso piano di tutti gli sia una “filosofia attraverso la storia”, che Ciò che ha impedito a Cartesio di libe-
altri. L’utilitarismo intuizionistico, osser- polemizza contro tutti i tentativi filosofici rarsi da quella visione naturalistica che è
va Hare, rivela tuttavia i suoi limiti, quando di combattere l’avversario rimanendo al- un presupposto della sua teoria è il suo
“i principi intuitivi” entrano in conflitto, non l’interno della sua filosofia e accettandone mancato riferimento alla storia, la sua
garantendo più una morale equa; a questo alcune categorie fondamentali. visione apolitica; riferimento che si tro-
punto occorre servirsi di un pensiero critico Nel suo contributo Andrea Paris sottoli- va invece esplicitato in Vico.
di livello superiore a quello intuitivo. nea come Del Noce, presentando un nuovo Il costante confronto con la storia è fon-
La posizione di Hare è stata in particolare modo di intendere il cartesianesimo, abbia damentale in Del Noce, come mostra
oggetto di confronto con quella di due altri prospettato un nuovo concetto di “moder- Pasquale Serra nel suo contributo alla
pensatori, J. L. Mackie e David Lyons, no” e abbia stabilito una continuità filoso- raccolta Filosofia e Democrazia in Au-
che seppure con motivazioni diverse difen- fica tra autori che tradizionalmente veni- gusto Del Noce, in quanto consente la
dono la validità del pensiero intuitivo nel vano considerati come contrapposti. Si rivalutazione di una metafisica sottratta
discernere il giusto dall’ingiusto, il bene tratta di una linea teorica che individua un all’irrigidimento schematico di risposte
dal male. Mackie si distanzia ancor di più sostanziale collegamento tra Cartesio, Pa- cristallizzate, oggettivate, già risolte e
da Hare riconoscendo il ruolo di “pensatore scal, Malebranche, Vico e Rosmini per valide per tutti. Si tratta di rapportarsi
prudenziale” a colui che stabilisce i precetti la fondazione di una autentica filosofia alla storia della filosofia in modo più
morali muovendosi su un terreno di inte- religiosa che si coniughi con la dimensio- aperto, più libero da schematismi con-
resse personale. Secondo Mackie, il peso ne del moderno. Lorella Cedroni eviden- sueti, capace di ridare alla metafisica
dei diritti e dei doveri non è uguale per tutti zia invece, nel suo intervento, come per tutta la sua potenzialità ermeneutica. La
nella stessa misura; la morale quindi diven- poter giungere a questa concezione sia questione metafisica, osserva Del Noce,
ta faccenda di prudenza, prudenza nel tute- necessario liberarsi dalla nozione comu- è ineludibile e pregnante nella vita uma-
lare il proprio diritto e il proprio dovere. Per nemente accettata di modernità in quanto na e implica una soluzione personale, in
Hare invece rimane valido il principio di avanzamento progressivo della filosofia rapporto alla continua novità della situa-
universalità dei diritti e dei doveri; egli dell’immanenza attraverso il distacco dai zione storica. Secondo Serra, una tale
riconosce a colui che stabilisce le norme valori religiosi e cattolici. considerazione è anche frutto dell’im-
politiche il ruolo di “pensatore morale”, il Il tema di una nuova visione del moder- portanza che nella prospettiva teorica di
quale, guidato dal pensiero critico, è osser- no si ritrova anche nello scritto di Alfre- Del Noce assume la filosofia di Pascal
vatore attento di una morale equa. Lyons, do Omaggio, che sottolinea come la come scommessa per combattere quel ni-
da parte sua, difende invece un pensiero nuova storiografia filosofica presentata chilismo che solo in apparenza è l’unica
morale fondato esclusivamente su principi da Del Noce si opponga al taglio filoso- risposta possibile alla crisi della cultura
intuitivi, negando la necessità del pensiero fico di tipo immanentistico che fa coin- dominante. È la scommessa di chi si trova
critico difeso da Hare; per di più, Lyons cidere modernità con visione naturali- sull’orlo dell’abisso e sceglie di costruire
non ritiene l’utilitarismo garante di una stica, scientifica, avulsa dai valori della su nuove basi una metafisica autentica.
forza morale dei diritti umani. G.B./D.M. trascendenza. In quest’ottica, come rile- A questo proposito Lorella Cedroni mo-
vano Paris e Omaggio, Del Noce propo- stra come nella teoria di Del Noce la
ne una rilettura di Cartesio come inizia- democrazia autentica sia solo quella che
tore della filosofia moderna. Si tratta di sappia collegarsi con questa nuova me-
comprendere l’essenza della filosofia tafisica. Solo così si può verificare l’aper-
Contro la filosofia cartesiana contro la sua corrente identi- tura verso la democrazia contro totalita-
del rovesciamento ficazione con il razionalismo; identifi- rismi d’ogni genere. I tentativi compiuti
cazione che impedisce di cogliere la per combattere il totalitarismo in dire-
La rilettura della storia della filoso- possibilità del cartesianesimo di svilup- zione democratica, osserva infatti Del
fia, operata da Augusto Del Noce parsi pienamente all’interno di una filo- Noce, si sono rivelati solo rovesciamenti
contro le categorie interpretative sofia religiosa realistica, che si coniughi dell’avversario. Sotto questo profilo le
tradizionali, è l’argomento centrale con la storia. A questo proposito, nello democrazie attuali hanno perduto il le-
delle riflessioni di vari autori raccolte scritto “Lo stato attuale degli studi car- game con la filosofia, trasformandosi in
nel volume FILOSOFIA E DEMOCRAZIA IN tesiani”, che compare nella monografia strumenti tecnici privi di contenuti etici
AUGUSTO DEL NOCE (a cura di G. Ceci e L. Da Cartesio a Rosmini, Del Noce deli- e di valori metafisici, che finiscono col
Cedroni, Cinque Lune, Roma 1993). nea due tradizioni filosofiche che hanno muoversi nella stessa orbita del totalita-
Particolarmente rilevante, in questa prevalso nell’interpretazione del carte- rismo in quanto suo rovesciamento e non
rilettura, risulta essere l’aspetto reli- sianesimo: quella rinascimentale e quel- vero superamento. Il pluralismo morale
gioso, come d’altra parte traspare la scolastica, ritenendo invece che la che le democrazie attuali difendono im-
quale motivo dominante nelle stesse possibilità di una diversa valutazione plica, per Del Noce, la “tirannide della
analisi compiute da Del Noce nella del cartesianesimo sia stata tracciata da maggioranza”, che obbliga i cittadini a
monografia: DA CARTESIO A ROSMINI (a filosofi come Jean Laporte, che in par- subordinarsi e ad adattarsi a un sistema
cura di F. Mercadante e B. Casadei, ticolar modo ha definito la filosofia di coercitivo che non è dissimile da quello
Giuffrè Editore, Milano 1992). Questa Cartesio come filosofia della trascen- totalitaristico. Per uscire da questo circolo
reinterpretazione della filosofia mo- denza. Questa nuova interpretazione vizioso è necessario, sottolinea Cedroni,
stra poi il proprio carattere di filosofia permette di esplicare quella possibile riconoscere la democrazia come “valore in
della libertà in un’altra opera di Del via di sviluppo che attraverso filosofi sé” contro quei surrogati attuali di demo-
Noce, FILOSOFI DELL’ESISTENZA E DELLA come Pascal, Malebranche, Vico sfo- crazia che finiscono per essere strumenti
LIBERTÀ (a cura di F. Mercadante e B. cia nella filosofia di Rosmini, che per di potere di una classe dirigente.
Casadei, Giuffrè Editore, Milano 1992). Del Noce costituisce l’approdo naturale Il tema politico della critica di Del Noce al

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AUTORI E IDEE

totalitarismo viene affrontato anche da l’assoluto e il finito quanta realtà viene gli “Studi”, saggi di contenuto autonomo;
Gianni Dessì. Se per Del Noce la manife- conferita all’assoluto altrettanta realtà e gli “Incontri”, testimonianze di più diret-
stazione più pura dell’essenza del totalita- deve essere tolta al finito. Questo atteg- to ricordo personale. Tra i primi si segna-
rismo risulta essere il fascismo, il comuni- giamento filosofico, fa notare Del Noce, lano, fra i tanti, i saggi di A. Vigorelli, A.
smo, d’altra parte, non ha saputo contrap- può anche sfociare in una forma di dua- Burgio, S. Merli, L. Parinetto, M. El-
porsi ad esso se non nella forma consueta lismo esasperato, come avviene nella dred; negli “Incontri”, molti dei quali ri-
dell’ “anti”, realizzando nella storia una filosofia di Martinetti. producono gli interventi pronunciati alla
delle peggiori incarnazioni dello stesso A questa impossibilità di liberarsi dalla Casa della Cultura di Milano il 23 gennaio
totalitarismo. Anche le revisioni critiche vecchia metafisica, Del Noce oppone una 1992, sottolineamo i ricordi di B. Beccalli,
compiute dal marxismo risultano inade- metafisica religiosa che sia autenticamen- C. Cases, N. Bobbio, M. Dal Pra, M.
guate, in quanto non hanno saputo com- te libera dal razionalismo e dalle sue cate- Cingoli, J. Habermas, M. Roth, G. Pe-
battere l’essenza del totalitarismo, rima- gorie, che affermi la trascendenza senza trovic. Completano il volume le “Note
nendovi in qualche modo invischiate. Per scavare un abisso con il finito, che sosten- bio-bibliografiche”, curate da Marina
Del Noce, fa notare Dessì, il fatto che ga la libertà senza contrapporla statica- Calloni e Giovanni Libretti, e una “Ap-
Marx non sia stato adeguatamente supera- mente alla necessità, che colga l’accordo pendice” contenente una “Presentazione”
to è dovuto alla mancata comprensione possibile tra questi termini, riconoscendo di se stesso e del suo percorso intellettuale
della sua concezione antropologica, una l’importanza della verità storica. Si tratta e politico, scritto da Emilio Agazzi nel
concezione che definisce l’uomo in base di una filosofia religiosa che non si lascia 1984. Infine, correda il volume un con-
alla sua appartenenza alla classe, al parti- inquadrare nelle categorie opposte del sistente e importante testo inedito del
to, alla società e che si traduce necessaria- misticismo e del panteismo immanente, 1980, a cura di Antonio Ferraro, Linee
mente in scontro diretto, ponendo il cam- dello spiritualismo e del materialismo, ma fondamentali della recezione della teo-
biamento sociale come condizione inelu- è in grado di coniugare l’infinito con il ria critica in Italia, che costituisce una
dibile della stessa ragion d’essere del finito, l’interiorità con l’esteriorità; una delle pochissime, ampie ricostruzioni
marxismo. filosofia religiosa che sia difesa del singo- della “fortuna” della Scuola di Franco-
Dessì sottolinea in tal senso il carattere lo contro l’impoverimento razionalistico forte nel nostro paese.
dell’antropologia platonico-agostiniana dell’universale, senza decadere in posi- Gli interessi di Agazzi si incentrarono sul-
che Del Noce contrappone a quella marxi- zioni solipsistiche; che sia difesa della la filosofia italiana sin dalla tesi di laurea,
sta e che consiste nella valutazione del- libertà senza degenerare in un arbitrari- sostenuta a Genova con M. F. Sciacca e
l’uomo “possibile” oltre l’uomo reale, non smo umano e teologico. Una tale filosofia dedicata alla filosofia di Piero Martinetti,
più appiattito nella dimensione di classe o può essere definita realista, nella misura in sulla cui influenza si sofferma qui lo studio
in quella sociale. Questa posizione viene cui si collega con la religione nella sua di Amedeo Vigorelli. Tra la fine degli
illustrata chiaramente da Del Noce nel suo valenza di verità trascendente; una tale anni Quaranta e il decennio successivo,
Filosofi dell’esistenza e della libertà, in filosofia può essere definita metafisica, probabilmente a seguito della pubblica-
particolare nello scritto dedicato al duali- nella misura in cui rifiuta le categorie zione dei Quaderni del carcere di Gram-
smo di Benda. Egli sostiene che nella metafisiche tradizionali, e quindi rifiuta sci - e in particolare quello dedicato alla
antropologia filosofica platonico-agosti- il razionalismo nella sua pretesa di spie- filosofia di Croce - Agazzi si era dedicato
niana viene affermata quell’idea di Dio gare ogni cosa: si tratta di una metafisica alla preparazione di un insieme di lavori e
che è la sola che possa fondare l’unità degli dentro la storia, una metafisica che di- riflessioni sulla filosofia crociana, che in
uomini e la loro libertà sconfiggendo la fende il valore della verità, di una verità realtà si venivano configurando come
prassi della storia per dirigersi verso quel- aperta al colloquio con la storia della un’indagine complessiva sulla storia del
la della persuasione, inconciliabile con i filosofia. M.Mi. marxismo italiano e che confluiranno
regimi totalitaristici. nel suo maggior lavoro d’insieme, Il
Attraverso l’analisi dei filosofi contempo- giovane Croce e il marxismo, del 1962.
ranei più congeniali alla sua impostazione Ad alcuni aspetti e autori del marxismo
metafisica, Del Noce mostra la possibilità in Italia sono dedicati, nel volume com-
di una nuova valorizzazione del singolo In ricordo di Agazzi memorativo, i saggi di Marzio Zanan-
non separato dalla realtà della comunità toni e Alberto Burgio.
sociale, bensì deciso a realizzarsi all’inter- Il 25 settembre 1991 si spegneva a I contributi di Stefano Merli e Attilio
no di un’autentica democrazia. In alcuni Pavia Emilio Agazzi, per anni docente Mangano ricostruiscono invece l’impe-
filosofi, che in linea generale possono es- di Filosofia della storia presso l’Uni- gno più propriamente politico di Agazzi
sere intesi come filosofi della libertà, tra i versità degli Studi di Milano. A tre tra gli anni Cinquanta e Settanta, durante
quali Leòn Chestov, Jean Lequier, Si- anni di distanza dalla sua scomparsa, la sua aperta militanza nella sinistra mino-
mone Weil, Julien Benda, Piero Marti- la stessa Università, in collaborazio- taria ed extraparlamentare. Dagli anni Set-
netti e Carlo Mazzantini, Del Noce ri- ne con il Dipartimento di Filosofia, ha tanta sino agli ultimi momenti di lucidità,
scontra una volontà di affermare i valori patrocinato un volume di scritti e te- concessigli dalla dolorosa malattia, gli in-
della trascendenza contro le differenti for- stimonianze di autori vari, L’IMPEGNO teressi intellettuali di Agazzi, a seguito
me di razionalismo. Tuttavia, secondo Del DELLA RAGIONE. PER EMILIO AGAZZI (Edizio- anche di incontri decisivi con alcuni dei
Noce, questa volontà non ha trovato una ni Unicopli, Milano 1994), a cura di protagonisti francofortesi della “Teoria
sua completa esplicazione dal momento Mario Cingoli, Marina Calloni e Anto- critica”, in primo luogo Habermas, muta-
che sono state usate le categorie ontologi- nio Ferraro. rono in direzione di un approfondimento e
che dell’avversario senza demolire fino in di una trasposizione in Italia di quella
fondo i suoi principali presupposti. A que- Una veloce scorsa all’indice del libro vo- linea di pensiero. Ad indagare tale per-
sto proposito un esempio illuminante può lume offre immediatamente al lettore l’idea corso contribuiscono, nel volume, gli
essere rintracciato, secondo Del Noce, di una pubblicazione non meramente cele- studi di Luciano Frasconi, Antonio
in Lequier, il quale ritiene impossibile brativa, bensì una riflessione, composita e Ferraro, Walter Privitera, Marina
l’accordo tra libertà e necessità, consi- articolata, di allievi, compagni e amici Calloni; mentre i lavori di Giovanni
derato come accordo con il peccato. In sull’opera politico-culturale di Emilio Dozzi, Michael Eldred e Luciano Pari-
questo Lequier, osserva Del Noce, assu- Agazzi, un pensatore che per tutti aveva netto analizzano aspetti diversi dell’in-
me il razionalismo metafisico del suo segnato un percorso della loro vita. Il vo- dagine marxiana, anch’essa di continua
avversario, secondo cui nel rapporto tra lume si articola in due sezioni principali: frequentazione da parte di Agazzi. M.Z.

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AUTORI E IDEE

quanto fautrice del pragmatismo; l’uso del


linguaggio, che Heidegger eleva quasi a
“divinità” in grado di decidere del destino
degli uomini; e, infine, l’ossessione hei-
deggeriana per la ricerca di una Verità che
sostituisca quella metafisica, senza riusci-
re effettivamente a oltrepassarla. In altre
parole, osserva Rorty, da una parte
Heidegger contesta la pretesa di universa-
lità della metafisica, volendosene distan-
ziare, dall’altra guarda «ad una qualche
ascesi purificatoria», che possa fornire
l’apertura all’essere e condurre in tal modo
l’individuo verso un orizzonte originario e
autentico. D’altra parte, fa notare Rorty,
anche Derrida, pur avendo “decostruito” la
tradizione metafisica, concepisce una di-
versa scrittura che pone tuttavia il testo e la
traccia come il trascendentale del senso.
La proposta di Rorty, al contrario, non si
attribuisce alcuna pretesa fondativa. Su
questa linea, grande importanza viene at-
tribuita a romanzieri, come Kundera e Di-
ckens; il primo per l’uso dello humour e per
la descrizione dei suoi personaggi da mol-
teplici punti di vista; il secondo per la
rappresentazione di personaggi qualunque
che sfuggono a qualsiasi classificazione e
tipologia morale imposta.
Il richiamo frequente all’uso della metafo-
ra e all’utilizzazione del linguaggio come
strumento, introducono al tema specifico
di una raccolta di tre saggi, La svolta lin-
Richard Rorty guistica, in cui Rorty esprime il suo parere
sul rapporto filosofia-linguaggio. Il primo
saggio, del 1967, verte sul progetto di Gu-
Pragmatismo americano: fici. Una volta riconosciuto il tramonto stav Bergmann di fondare un “linguaggio
Rorty e Bernstein delle categorie metafisiche, quali Verità, ideale”. La proposta, poi sostenuta anche
Giustizia o sommo Bene, riferite a quel da Rudolf Carnap, è descritta da Rorty
Con lo scopo di conciliare teorie erme- contesto rappresentativo e platonico del nella sua versione iniziale e nel suo falli-
neutiche, da una parte, e filosofia ana- quale Nietzsche è stato considerato il pri- mento conclusivo. L’idea di fondare un
litica, dall’altra, la concezione neo- mo e autentico dissacratore, si tratta, se- linguaggio in cui ogni proposizione possa
pragmatista di Richard Rorty si propo- condo Rorty, di ripensare quelle stesse cate- essere trascritta secondo una logica esten-
ne come soluzione, filosofica e lingui- gorie, nel contesto della filosofia neo-prag- sionale, appunto un linguaggio ideale, si
stica, della fine della metafisica. Le sue matista, dal punto di vista dell’utilità, dei scontra, infatti, con quella del linguaggio
tesi in proposito sono espresse da bisogni, degli interessi e delle aspettative. ordinario, che sostiene di essere in grado
Rorty in SCRITTI FILOSOFICI II (trad. it. di B. L’elemento che, secondo Rorty, è in grado di fare le veci di quello ideale. Col falli-
Agnese, introd. di A. G. Gargani, Later- di ricontestualizzare le nozioni tradizionali mento di un tale progetto fallisce anche,
za, Roma-Bari 1994) e nella raccolta di nel nuovo orizzonte speculativo è la meta- secondo Rorty, l’idea di un rapporto stret-
saggi: LA SVOLTA LINGUISTICA (trad. di S. fora applicata alla prassi. Infatti, una volta to tra filosofia e logica. Da qui la proposta,
Velotti, introd. di D. Marconi, Garzan- ammessa l’impossibilità di tradurre uno sostenuta anche in La filosofia e lo spec-
ti, Milano 1994). Alla concezione di stesso termine in linguaggi diversi, occorre chio della natura (trad. it., Milano 1986),
Rorty fa riscontro Richard Bernstein, poter passare da un vocabolario ad un altro, di un’alternativa filosofica e linguistica,
rappresentante di rilievo della nuova mantenendo l’autonomia dei diversi conte- che sembra concretizzarsi, nel modo mi-
ondata pragmatista negli Stati Uniti. sti ontologici e linguistici. Il proposito di gliore, nelle ricerche poetiche del secondo
Nella sua prima opera pubblicata in Rorty consiste, in tal senso, nel conciliare Heidegger, nei giochi linguistici di
Italia, LA NUOVA COSTELLAZIONE (trad. it. l’ermeneutica filosofica con la filosofia Wittgenstein, e nella ricerca di nuovi modi
di Feltrinelli, Milano 1994), Bernstein pragmatista, mediante un uso del linguag- di pensare e di nuovi vocabolari, persegui-
delinea con chiarezza le ragioni del- gio, e in particolare della metafora, come ta dallo stesso Rorty.
l’attuale ricezione della più recente strumento a disposizione dell’individuo. Il secondo saggio, del 1975, posto come
filosofia europea da parte della cultura Da questo punto di vista, il progetto di introduzione ad un testo di Ian Hacking,
filosofica statunitense, in virtù di una Rorty analizza, contestandole, le tesi di rifiuta la concezione del linguaggio come
forte affinità di temi e problemi tra il Heidegger e Derrida, che pur avendo il interfaccia tra soggetto e realtà. Il rifiuto
classico pragmatismo americano e il merito di aver riconosciuto la fine delle della teoria rappresentazionale, pur dichia-
pensiero “postmoderno”. categorie metafisiche e della filosofia “es- rata nelle intenzioni, non trova tuttavia nel
senzialistica”, non hanno saputo realmente testo di Hacking un effettivo riscontro. In
Ricontestualizzare la filosofia post-moder- uscirne. In particolare, Rorty contesta la modo più netto, Rorty si propone, infatti, di
na in un ambito realmente post-metafisico critica heideggeriana della tecnica, consi- uscire definitivamente dalla logica del si-
è lo scopo che si prefigge Richard Rorty derata come responsabile del nichilismo, e gnificato e del linguaggio come medium tra
nel secondo volume dei suoi Scritti filoso- che Rorty sembra invece apprezzare in io e mondo per sposare un’interpretazione

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AUTORI E IDEE

che vede la filosofia come il “curiosare”, Peirce Brent individua i “luoghi” e le cause esi-
senza alcuna pretesa fondativa, tra gli og- stenziali, nonché le “incarnazioni teori-
getti della realtà. Ispirato, nelle sue tesi, La figura e l’opera di Charles Sanders che” del contributo di pensiero di Charles
dalla filosofia di Donald Davidson, che Peirce sono oggetto della biografia di Sanders Peirce.
contro la teoria rappresentazionalistica sug- Joseph Brent, CHARLES SANDERS PEIRCE Peirce nacque nel 1839 da una colta fami-
gerisce come il significato delle parole sia (Indiana University Press, Bloomin- glia; dal padre, docente a Harvard, ereditò
dato da ciò che le causa, nel terzo saggio, gton 1993), prima ricognizione nella la grande abilità matematica, ma anche la
del 1990, Rorty assume una posizione an- vita del filosofo americano che descri- litigiosità patologica e l’eccessiva sensibi-
cor più radicale, contestando in toto anche ve la commistione tra la sua esistenza lità. La gioventù di Peirce fu ribelle e disso-
la concettualizzazione del linguaggio e prodiga ed eccentrica e la sua gran- luta, spesa tra ubriachezze, violenze e sper-
della filosofia come tali. In altre parole, dezza teoretica. Lo studio di Carl R. peri; i suoi studi ufficiali scarsi e stentati,
Rorty si rifiuta di analizzare “il” linguag- Hausman, CHARLES PEIRCE’S EVOLUTIONARY sebbene conoscesse profondamente mate-
gio in quanto tale, che, non solo non si PHILOSOPHY (La filosofia dell’evoluzione matica, astronomia, filosofia e logica. Lau-
riferisce ad una teoria rappresentazionali- di Charles Peirce, Cambridge Universi- reatosi, divenne ispettore dell’United Sta-
stica, ma non corrisponde ad alcun concet- ty Press, Cambridge 1993), è invece tes Coast Survey, ove era addetto alle rile-
to univoco sul quale si possa formalizzare un’introduzione al pensiero metafisico vazione delle variazioni di gravità. Lo stu-
una qualche teoria. di Peirce con particolare attenzione alla dio del grado d’influenza che la flessione
Dalla posizione di Rorty differisce tuttavia relazione tra la nozione di intelligibilità del pendolo per le rilevazioni gravimetri-
quella di un altro importante rappresentan- e quelle di spontaneità e creatività. che ha sulla sua misurazione lo convinse
te del pragmatismo americano contempo- della validità del principio pragmatico: l’im-
raneo, Richard Bernstein, che individua il Ripercorrendone l’affascinante vita, me- precisione dei sistemi di misurazione non
fulcro dell’attuale dissidio tra moderno e scolanza di eccentricità e rigore, di estrema rende indeterminata la scienza, dato che
postmoderno in una generale “collera con- precarietà sociale ed economica e alto li- essa continua a funzionare; il significato di
tro la ragione”, il rifiuto di ciò che la razio- vello intellettuale, la biografia di Joseph un concetto è dunque dato dalla somma di
nalità è divenuta nel mondo contempora-
neo a seguito di quel che Max Weber
aveva chiamato il “paradosso della razio-
nalizzazione”, ossia il suo causare al con-
tempo emancipazione e reificazione nella
vita dell’uomo. Come reazione a un tale
sviluppo sono da considerare, secondo
Bernstein, la concezione di Adorno e quel-
la di Heidegger, pur così diverse, e in
particolare il pensiero di Jürgen Habermas
che, partendo criticamente da Weber, muo-
ve in direzione di un ideale di razionalità
dialogica comunicativa, che lo avvicina
molto al pragmatismo, non diversamente
da un pensatore come Michel Foucault.
Individuando il nucleo del pragmatismo
nel rifiuto di ogni essenzialismo, e facendo
coincidere l’essenzialismo con la riduzio-
ne dell’alterità al Medesimo, la visione
pragmatista di Bernstein guarda in modo
privilegiato al lavoro di Emmanuel
Levinas e alla tematica dell’Altro, e non a
quello di Jacques Derrida e al decostru-
zionismo o testualismo, come invece fa
Rorty (non a caso in America Bernstein è
uno degli autori di riferimento del politi-
cally correct, la teoria del rispetto linguisti-
co di qualunque alterità). Derrida viene
infatti ricondotto da Bernstein “all’erme-
neutica ereticale ebraica”, riguardo alle
Scritture, e la sua decostruzione presentata
come un progetto edificante, un’etica e una
politica postmetafisiche, volte a interrom-
pere la “storia della violenza”.
Tuttavia, proprio nella dialettica tra
Habermas e Derrida, tra azione e razio-
nalità comunicativa, da una parte, e di-
scorso sulla violenza della “logica del-
l’identità” dall’altra, Bernstein indivi-
dua “la nuova costellazione” che dà il
titolo a quest’opera, incentrata a suo
avviso sulla dinamica tra il pragmatismo
“weberiano” di Habermas e “l’etica del-
l’indecidibilità” di Derrida come campo
di forza da cui può scaturire un nuovo
orizzonte etico-politico. F.E./.A.S. Charles Sanders Peirce

23
AUTORI E IDEE

tutti gli effetti empirici che possiamo con- ria è definita come mente non ancora rego- fa notare Hausman; spesso però le ricerche
cepire. Solo quando tutte le possibili espe- lata da abiti e leggi psicologiche e la mente più importanti iniziano quando il ricerca-
rienze sono state fatte, abbiamo raggiunto come fontana dell’esistenza. Peirce com- tore è convinto di una certa cosa, anche se
il concetto; fino a quel momento la scienza pleta la posizione dell’idealismo oggettivo manca l’evidenza di questa convinzione.
può giungere solo a concezioni provvisorie in modo teistico, interpretando l’universo In ogni caso, il dubbio non gioca qui nes-
e non a verità assolute; le sue leggi non come il processo di pensiero di un Dio in sun ruolo; e ciò che si deve raggiungere
sono fissate dall’inizio, ma sono vere fino evoluzione, la Suprema Ipotesi che solo il non è la verità di qualche ipotesi rilevan-
a quando non possono essere migliorate; tempo può provare. te, bensì una evidenza adeguata, che
esse non sono altro che abiti mentali che Nei primi anni del 1900 Peirce fu chiamato permetta di accettarla. Dovremmo chie-
vengono dal controllo con successo delle ad Harvard dall’amico William James per derci, allora, osserva Hausman, se la
ipotesi passate e attualmente accettate dal- tenere lezioni sul pragmatismo e sulla logi- concezione di Peirce non sia un errore; o
la comunità scientifica, cioè, in termini ca, che tuttavia rimasero oscure per l’udito- viceversa se essa non sia l’essenza di
popperiani, può essere falsificata. rio. Delle numerose parole coniate da Peir- ogni concezione di ricerca scientifica al
Il principio pragmatico porta Peirce a for- ce per descrivere la sua filosofia, l’unica di là delle apparenze; oppure, da un altro
mulare una cosmogonia secondo cui l’uni- sopravvissuta, osserva Brent, è la parola punto di vista, quale sia in Peirce il
verso si muove da uno stato caotico di “semiotica”; e infatti, come semiotico Peir- significato preciso di parole come “dub-
potenzialità semplici verso una totale re- ce deve essere considerato. La semiotica, bio” e “credenza”; e così via. M.G.
golarità; tendenza che è rispecchiata nel- o teoria generale del significato, è centrale
l’opera sistematizzatrice della mente uma- e pervasiva, in quanto, secondo Peirce,
na: lo schema evolutivo lascia posto alla «tutto il pensato è segno». Ciò comporta
possibilità e all’indeterminazione creati- una continua attività di semiosi, cioè di
va, pur nell’intelligibilità del mondo. Nel interpretazione, della mente umana. L’es- Sul progresso
1879 Peirce ottenne per breve tempo, a senza della semiotica è l’analisi della rela-
causa del suo comportamento litigioso, zione segnica nelle sue tre componenti: il Nello scritto: LE ILLUSIONI DEL PROGRESSO
l’incarico di lettore di Logica alla John segno stesso, l’oggetto che determina il (Bollati Boringhieri, Torino 1993),
Hopkins University (unico impiego acca- segno e l’effetto che il segno produce, Georges Sorel compie un’analisi del-
demico della sua vita). Secondo Peirce, la chiamato da Peirce interpretant e solita- le conseguenze negative che a suo
logica - che egli sviluppò significativa- mente significato. L’interpretant è un’in- avviso l’ideologia del progresso ha
mente, continuando l’opera di G. Boole - ferenza affermata in parole, non qualche determinato nella storia della civiliz-
, intesa in senso formale come classifica- cosa di psicologico, e come tale è possesso zazione. Un’originale riconsiderazio-
zione dei prodotti del pensiero, e non psi- obiettivo di una comunità. Esso, tuttavia, è ne della tematica del progresso figura
cologico (come in J. S. Mill), è l’essenza a sua volta un pensiero; è un segno che anche come motivo centrale in una
della filosofia, in quanto ci permette di produce un altro significato: ciò provoca serie di riflessioni e ricostruzioni criti-
verificare le cause. Nella verifica della un processo all’infinito, quello appunto che, che Paolo Vincieri dedica a
validità degli argomenti e delle inferenze, della semiosi o interpretazione. Schopenhauer nel volume: DISCORDIA E
la logica è autonoma e indipendente. Tra le biografie recenti dedicate a Peirce, DESTINO IN SCHOPENHAUER (Il Melangolo,
Alla John Hopkins University Peirce dette vale la pena menzionare qui quella di Klaus Genova 1993).
vita ad una scuola di giovani logici, a cui si Oehler, Charles Sanders Peirce (Beck,
deve la pubblicazione di Studies in Logic, Monaco di Baviera 1993), una breve ma Ne Le illusioni del progresso, Georges
che incarnava la convinzione che la co- efficace ricostruzione della vita e dell’ope- Sorel esamina con precisione il sorgere
struzione del regno autonomo della logica ra del filosofo americano, con particolare dell’ideologia del progresso verso la fine
non è frutto dello sforzo individuale, ma considerazione per le sue speculazioni di del Seicento, nel momento in cui la borghe-
dell’opera di generazioni di filosofi: «la ordine cosmologico, spesso trascurate dal- sia esprime il suo desiderio di dominio del
logica è radicata nel principio sociale» - la letteratura critica, e anche per la sua mondo; un’ideologia che si mantiene so-
sosteneva Peirce. Il principio sociale è la concezione semiotica. stanzialmente tale, osserva Sorel, anche
prova dell’esistenza della realtà fuori di Lo studio di Carl R. Hausman, Charles S. con l’ascesa delle classi operaie, pronte a
noi, dell’oggettività verso cui tutte le no- Peirce’s Evolutionary Philosophy, si pro- inserirsi nella cultura borghese e a sostitu-
stre esperienze convergono, al di là della pone invece di introdurre al pensiero di irsi alla borghesia stessa. Ciò che in questa
diversità delle nostre esperienze soggetti- Peirce, fornendo un’interpretazione delle situazione porta a maturare tanta fiducia
vamente determinate, e che spetta alla sue teorie metafisiche, con particolare ri- nel progresso è la convinzione che esso sia
scienza chiarificare. In opposizione a guardo al rapporto tra il concetto di intel- il nuovo dell’umanità; alleato del progres-
Descartes, il reale, secondo Peirce, è defi- ligibilità dell’universo e quello di sponta- so è la scienza, che diventa la ragione della
nito da un accordo tra tutti coloro, le cui neità e creatività del mondo. Per illustrare storia. Il mondo intero “cade” nelle mani
credenziali scientifiche sono tali da otte- la concezione di Peirce, Hausman non della ragione, una ragione che tende a uni-
nere la nostra fiducia. utilizza i testi primari, che possono essere ficare sotto il suo potere la vita delle classi
Dal 1890 al 1905, Peirce fu impiegato oggetto di controversie o confutazioni, ma sociali e dell’umanità intera.
come giornalista del Nation. Dal 1891 al solo fonti secondarie, come i commenti e Sorel si serve di proposito del termine
1893 scrive cinque saggi per la nuova rivi- le analisi di Richard Rorty, Donald Davi- “cadere” nelle mani di una ragione-potere,
sta di filosofia «The Monist» - ora raccolti dson e Hilary Putnam. Nel suo studio, per dichiarare il suo disappunto nei con-
nel volume The essential Peirce (L’essen- Hausman fornisce inoltre una sistematica fronti di una simile idea di progresso, che
ziale di Peirce, vol. I, a cura di N. Houser e e coerente classificazione dei numerosi si presenta ai suoi occhi come “illusione”,
C. Koesel, Bloomington 1992) - in cui concetti che contrassegnano la teoria filo- tradimento nei confronti di una vera tra-
espone il suo “idealismo obiettivo”, defi- sofica di Peirce, separando le tendenze sformazione del mondo, una trasforma-
nendolo una versione realista dell’ideali- realiste da quelle idealiste e indicando la zione umana, oltre che tecnologica. Sorel
smo: la realtà è esterna a noi e alla nostra chiave per la loro ricomposizione. attacca i responsabili di questa concezione
mente, osservava Peirce, ma è anche inter- Peirce considera la ricerca scientifica un del progresso e li accusa di aver stravolto
na e mentale; egli così risolveva i rapporti processo, definito dalle regole del ragio- la cultura originale della politica e della
tra mente e corpo, appellandosi ad una namento, che muove dal dubbio e va verso scienza, che debbono restare ambiti sepa-
variazione della teoria dell’armonia pre- lo stabilimento della credenza. A volte la rati. Veri responsabili di una simile rivolu-
stabilita tra mente e natura, per cui la mate- scienza procede realmente in questo modo, zione-involutiva sono, secondo Sorel, gli

24
AUTORI E IDEE

intellettuali, che da “giullari” della nobiltà come è avvenuto in Lukács e in altri che sti. A questo proposito Hacking affronta
sono diventati i portavoce del dominio hanno letto Marx attraverso Hegel, giun- anche la teoria di Russel, che esclude il
borghese anche presso il proletariato, per gendo all’apologia del totalitarismo. Co- significato pubblico, e quella di Chomsky,
costituirsi in una nuova classe politica niugando il marxismo con il pensiero scho- che affronta il problema dell’innatismo. In
dominante, che detta le leggi della scien- penhaueriano (il cui pessimismo non esclu- ogni caso, l’analisi delle diverse inter-
za-progresso attraverso la conquista razio- de la «critica nei confronti dell’ordine esi- pretazioni del significato conduce al pro-
nale dell’ignoto. In questa situazione il stente»), il giovane Horkheimer arriva blema del verificazionismo, ovvero del
singolo diventa vittima di un’organizza- invece a sostenere la non definitività del problema di come sia possibile verifica-
zione sociale il cui scopo è proteggere gli “regno della libertà” preconizzato da Marx, re la validità di una proposizione. L’ul-
interessi della nuova classe politica alle in cui peraltro continuerà a esistere il dolo- tima fase della filosofia del linguaggio
prese con gli affari, il potere e un illusorio re, contro il quale non sono possibili che ha dunque a che fare con la validità degli
progresso. compassione e solidarietà, uniche fonti di enunciati. Il riferimento storico è in tal
Da una diversa prospettiva, osserva Paolo vera giustizia. G.C./D.M. senso Feyerabend, che ha affrontato il
Vincieri nel suo studio: Discordia e desti- problema dell’inesistenza di asserti teo-
no in Schopenhauer, anche Schopenhauer rici universali e quindi dell’incommen-
rilevava che il dominio della volontà sul- surabilità degli enunciati.
l’intero universo invera l’hobbesiano homo L’evoluzione della linguistica, e cioè il
homini lupus come un aspetto della «lotta Caos e linguaggio in Hacking passaggio dalle idee ai significati e poi agli
universale che è presente in natura», con- enunciati, testimonia, secondo Hacking,
ducendo a uno Stato forte, che tuttavia non L’importanza del linguaggio in rap- l’evoluzione, o meglio, il cambiamento di
elimina la dialettica tra noia e dolore in cui porto alla filosofia e la funzione del prospettiva negli elementi fondamentali
si dibatte l’esistenza umana. Schopenhauer caos all’interno dell’epistemologia della visione del mondo. In altre parole,
- prosegue Vincieri - «non nega comunque sono rispettivamente oggetto di due l’evoluzione della filosofia del linguag-
che un progresso ci sia stato e sia ancora studi di Ian Hacking, oggi disponibili in gio, inteso sempre e comunque come il
possibile, ma dato che non può contare traduzione italiana: LINGUAGGIO E FILO- medio tra realtà e soggetto, rende conto dei
sulla bontà dell’animo [...], egli non può SOFIA (trad. it. di B. Sassoli, Raffaello cambiamenti costitutivi nella comprensio-
che fondarlo sull’egoismo». Cortina Editore, Milano 1994), la cui ne della realtà.
In questo più vicino a Mandeville, che a edizione in lingua originale risale al Di tematiche più propriamente epistemo-
Rousseau, quella di Schopenhauer, os- 1975, e IL CASO DOMATO (a cura di S. logiche, in particolare dell’importanza del
serva ancora Vincieri, è «una prospetti- Morini, Il Saggiatore, Milano 1994). caos nella filosofia della scienza dall’Ot-
va che si potrebbe definire materialisti- tocento ai giorni nostri, si occupa, invece,
ca, in quanto si innesta in quella corrente Decisamente contrario a quelle teorie “mas- un altro studio di Hacking, Il caso domato.
di pensiero che ritiene la scarsità dei simaliste” che intendono spiegare il valore Il punto di partenza è la considerazione di
beni come la causa fondamentale della del linguaggio una volta per tutte, in Lin- alcune teorie, come quella dell’effetto But-
discordia tra gli uomini». Una prospetti- guaggio e filosofia Ian Hacking contesta terfly, che sostengono il condizionamento
va, questa, che impone di superare la la possibilità di una teoria del linguaggio imprevedibile, e nello stesso tempo deter-
condanna pronunciata da Lukács, secon- “in sé” che raggruppi tutte le varie teorie minante, da parte di fattori apparentemen-
do il quale l’irrazionalismo pessimista di del linguaggio, dall’ermeneutica, alla lin- te ininfluenti nei confronti di fenomeni di
Schopenhauer, frustrando «ogni spinta ri- guistica strutturale, alla filosofia analitica. ogni tipo. Per spiegare come le teorie epi-
voluzionaria e ogni progetto di radicale Al contrario, oggetto della ricerca di stemologiche siano potute passare da un
rinnovamento sociale», si tradurrebbe in Hacking è la descrizione di diversi “casi rigido determinismo, tipico della rivolu-
«una “apologia indiretta” del capitalismo». esemplari” in cui il linguaggio è stato zione scientifica, a questa sorta di casuali-
Al contrario, fa notare Vincieri, nella filo- considerato il supporto essenziale della smo, che sembra essere assolutamente an-
sofia di Schopenhauer «si trova anche un filosofia, partendo dalla teoria delle idee titetico alle posizioni della scienza del
nucleo, che potremmo definire illumini- del ‘600, attraverso quella del significato ‘600, Hacking utilizza, come in Linguag-
stico», alla luce del quale emerge la «por- dell’ ‘800, per concludersi con quella degli gio e filosofia, la chiave di lettura storica.
tata antidogmatica e progressiva» del enunciati a noi contemporanea. In seguito alla rivoluzione scientifica e
«mondo come rappresentazione». Per quanto riguarda l’analisi delle idee, alla matematizzazione della natura, l’ordi-
Del resto, in questa visione lucidamente Hacking affronta sia il punto di vista em- ne e la regola hanno cominciato a costitu-
pessimistica della realtà, in polemica pirista, sia quello idealista, per i quali il ire la trama interpretativa del mondo che,
con l’ottimismo metafisico di Hegel, ri- pensiero, inteso come discorso mentale, attraverso la meccanica classica, sembra-
siede, secondo Vincieri, l’ “attualità di trova nel linguaggio la sua traduzione con- va essere retto da una legalità assoluta-
Schopenhauer”, quando osserva che l’uo- creta. Da questo punto di vista la filosofia mente deterministica. Con l’avvento della
mo è un “animale metafisico”, le cui di Hobbes, come quella di Berkley, con- meccanica quantistica la scena epistemo-
miserie sono state da sempre sfruttate ducono alla medesima interpretazione delle logica cambia radicalmente: superati pre-
dai vari sacerdoti della guerra a fini di idee come medium tra l’Ego e il mondo. Il vedibilità e determinismo, il caso diventa
potere politico; occorre invece trasfor- tramonto della filosofia delle idee avviene elemento determinante della scientificità
mare l’egoismo che è connesso alla na- quando ci si rende conto che la questione attraverso la statistica. Da qui l’espressio-
tura umana, «rendendolo funzionale al- della comunicazione deve necessariamen- ne di “caso domato”, che indica appunto la
l’interesse collettivo» (un’idea analoga te affrontare un altro aspetto, quello del funzionalità del caso attraverso la statisti-
alla “mano invisibile” di Adam Smith), significato. La teoria del significato trova ca, come strumento di analisi e non più di
senza con questo sacrificare l’individua- in Frege il suo massimo esponente. La disturbo dei fenomeni. A questo si riferi-
le all’universale. distinzione tra Sinn e Bedeutung, la diffe- sce ancora Hacking quando indica nella
Tali concezioni, unite all’«anelito per la renza cioè tra il significato comune e quel- sociologia un tipico campo di applicazio-
giustizia, per un mondo migliore fondato lo variabile e dipendente dai diversi vissu- ne della statistica. Grazie alle indagini
sulla comune solidarietà», costituiscono ti, muta la prospettiva della filosofia del probabilistiche la sociologia ha ottenuto
per Vincieri “il ruolo di Schopenhauer nel linguaggio. Ora l’oggetto non è più la quella capacità di intervento nei fenomeni
pensiero di Horkheimer”, evitando «che semplice mediazione tra soggetto e realtà, che le ha permesso di lasciare il campo
l’utopia di Marx si trasformi in una ideolo- ma l’interpretazione che una stessa parola delle discipline teoriche per quello della
gia pericolosa in mano ai suoi epigoni», può assumere a seconda dei diversi conte- prassi di intervento. A.S.

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TENDENZE E DIBATTITI

Pieter Bruegel, La temperanza (1560) e La fortezza (1560)

26
TENDENZE E DIBATTITI

TENDENZE E DIBATTITI

Sull’etica in Francia morale un prodotto della classe borghese); essere illogici o perdere la responsabilità
il rifiuto nietzscheano della morale corren- delle nostre azioni (e quindi la possibilità di
In un’epoca di crisi dei fondamenti te, scambiato per una condanna della mora- poterle definire morali o immorali). Ripen-
morali e di “congedo dal dovere”, non le tout court, sono tra i fattori che hanno sando il rapporto tra filosofia e psicologia,
deve destare meraviglia la continua portato ad una caduta dell’interesse per la Ogien denuncia gli effetti deresponsabiliz-
ripresa della problematica etica nel questione morale. Ma la proclamata disso- zanti di quest’ultima in ambito etico, ap-
dibattito filosofico contemporaneo. É luzione del soggetto, la crisi dei riferimenti prodando a una sorta di moralizzazione
ora la volta della Francia, dove sono tradizionali, il serpeggiante relativismo, della psicologia.
apparse recentemente, in rapida suc- rafforzato dal continuo insorgere di nuove Un’analisi dei principi su cui si basano le
cessione, nuove pubblicazioni sul tecnologie che rendono instabile ogni veri- etiche contemporanee è contenuta nella
tema. Per la collana «PHILOSOPHIE MORA- tà acquisita, lungi dal rappresentare l’ulti- seconda delle quattro sezioni di cui si costi-
LE», si segnala MODERNITÉ ET MORALE ma parola, hanno finito col divenire altret- tuisce lo studio di Jacqueline Russ, La
(Modernità e morale, Puf, Parigi 1994), tante sfide per riflettere su quella moralità pensée ethique contemporaine. Si tratta di
di Charles Larmore, e LA FAIBLESSE DE LA vissuta che presiede, al di là delle nostre principi classici, ripensati all’interno del-
VOLONTÉ (La debolezza della volontà, prese di posizione, alle nostre azioni. l’attuale dissoluzione, “parziale “, del sog-
Puf, Parigi 1994), di Ruwen Ogien. In Modernité et morale, Charles Larmore getto: «Conservato in vita dall’intera tradi-
Un’ampia panoramica delle varie ri- da un lato sostiene, «contro una visione zione filosofica, il soggetto risorge ogni
flessioni sviluppate nell’ambito di que- naturistica del mondo» che ammette solo volta, sicché solo in modo sfumato si può
sta disciplina è offerta da Jacqueline fatti fisici o psicologici, l’esistenza di fatti accertare l’esaurimento del paradigma del
Russ nel suo LA PENSÉE ETHIQUE CONTEM- irriducibilmente normativi; dall’altro di- soggetto e della coscienza, che sebbene
PORAINE (Il pensiero etico contempora- stingue però la sua posizione da quella talvolta detronizzati, si inscrivono tuttavia
neo, Puf, Parigi 1994). Tra le etiche kantiana, ritenendo impossibile attenersi spesso nel quadro dell’etica contempora-
dell’immanenza, Russ colloca il pen- all’universalismo razionalista dei Lumi, e nea». Oltre al principio di responsabilità
siero di Marcel Conche e di André non rispondendo più gli imperativi morali (considerato soprattutto nel pensiero di H.
Comte-Sponville. Di quest’ultimo si ad alcun monismo o principio ultimo: «La Jonas), Russ passa in rassegna il principio
segnala lo studio: VALEUR ET VERITÉ (Va- razionalità in sé costituisce una base troppo religioso (in E. Levinas), di affermatività
lore e verità, Puf, Parigi 1994), in cui tenue per giustificare la validità di una (in R. Misrahi e G. Deleuze), di realtà (in
viene delineata, attraverso una nuova qualsiasi obbligazione morale». Si tratta P. Hadot e C. Rosset), di libertà, ugua-
definizione del cinismo, una morale piuttosto di capire come la ragione si eser- glianza e differenza (in J. Rawls), di cura
fondata sul desiderio che rifiuta la tra- citi sempre in seno a una tradizione e come estetica di se stesso (M. Foucault, M.
scendenza dei valori. Di Conche è sta- l’universale si combini col particolare. Onfray) e di autodeterminazione e rispetto
ta invece pubblicata la riedizione di LE Conseguenza della sua analisi è così l’ab- per la vita, che sta alla base della bioetica.
FONDAMENT DE LA MORALE (Il fondamento bandono di una fonte unica della morale a Nella prima sezione, dopo aver constatato
della morale, Puf, Parigi 1994), in cui vantaggio della sua eterogeneità. come la nostra epoca avverta sia la crisi
viene respinta l’idea che la caduta del- Ruwen Ogien intende invece applicare dell’etica che la sua necessità, Russ traccia
le “grandi illusioni” (religione, sociali- alla vita morale il «principio del determini- per grandi linee il modo in cui Spinoza,
smo reale, capitalismo, etc.) conduca smo parziale “giuridico”», secondo cui Kant, Nietzsche, Wittgenstein e
alla scomparsa della morale. Una di- nessuno, suo malgrado, compie azioni Heidegger hanno influenzato le diverse
versa proposta è quella del gesuita malvagie. Viene così scartata la soluzione etiche del nostro tempo, classificate, nella
Paul Valadier, che in ÉLOGE DE LA CON- intellettualistica data da Socrate al proble- terza sezione dell’opera, in nove tipi (men-
SCIENCE (Elogio della coscienza, Seuil, ma morale; infatti, se nessuno fa del male tre nella quarta sono presentate alcune eti-
Parigi 1994) suggerisce un ritorno alla volontariamente, ma solo per ignoranza, è che applicate - come la bioetica, l’etica
coscienza come “riferimento fonda- impossibile allora giustificare razionalmen- dell’ambiente naturale, l’etica degli affari,
mentale” della vita morale. Da segna- te l’esistenza di pene e punizioni. Anche l’etica dei mass media, l’etica della politica
lare infine, in questo contesto di rifles- ammettendo che il male venga compiuto - considerate deontologie, più che etiche
sione, il volume curato da Jean-Pierre per “debolezza della volontà”, in forza de- vere e proprie): 1) l’etica che si rifà all’ap-
Changeux, FONDAMENTS NATURELS DE gli appetiti e dei desideri, Ogien invita a pello di Apel per la fondazione di un’etica
L’ETHIQUE (Fondamenti naturali dell’eti- desistere dal cercare una garanzia di intel- universale, in grado di far fronte alla scien-
ca, Ed. Odile Jacob, Parigi 1994), viene leggibilità nel male. Per capire razional- za; 2) l’etica di Habermas, fondata sull’at-
affrontata la questione delle basi bio- mente la possibilità di compiere il male, è tività comunicativa, che si inscrive in una
logiche della coscienza morale. necessario escludere un rapporto logico, prospettiva universalistica e consensuale;
causale tra le nostre motivazioni ad agire e 3) l’etica della civiltà tecnologica di Jonas,
L’anti-umanismo di certe posizioni del le nostre azioni, per cui possiamo non fare che si differenzia da quella di Apel perché
marxismo (ancora Althusser riteneva la quel che avevamo ritenuto bene fare, senza è ontologica e si fonda su una responsabi-

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TENDENZE E DIBATTITI

lità concepita come continua, volta al futu- come “riferimento fondamentale” della La filosofia italiana in Francia
ro e senza reciprocità; 4) le etiche influen- morale. Se il momento centrale della vita
zate dall’antichità greco-romana, secondo morale è la decisione, osserva Valadier, su La filosofia italiana, o più esattamen-
una prospettiva esistenziale estetica cosa deve poggiare quest’ultima se non su te, le filosofie italiane sono in auge in
(Foucault), stoica (Hadot) o cinica (On- quella parte più intima di ogni individuo, Francia, dove due delle più prestigiose
fray); 5) l’etica che si fonda sui dati delle sul quel «santuario dove l’uomo è solo riviste di filosofia dedicano ampio spa-
neuroscienze di Jean Pierre Changeux; davanti a Dio», come il Concilio Vaticano zio a questa tradizione di pensiero. La
6) l’etica politica di Rawls che, partendo da II ha definito la coscienza. L’invito di Va- «REVUE DE MÉTAPHYSIQUE ET DE MORALE »
una critica dell’utilitarismo anglosassone e ladier è allora quello di riappropriarsi del (n. 101, 1994), con la direzione di Char-
cercando il giusto prima del bene, propone carattere operativo, attivo e contrastato della les Alunni, mette in evidenza soprat-
un nuovo contratto sociale; 7) l’etica di coscienza, contro la tendenza prevalente tutto il ruolo intermediario svolto dal-
Gilles Lipovetski, per il quale «le nostre nella società contemporanea a ritenerla l’Italia tra le tradizioni filosofiche della
società democratiche sarebbero entrate in morta, soppiantata, come istanza decisio- Germania e della Francia; mentre i due
una cultura del dopo-dovere, nell’al di là nale, dai principi del piacere, dell’interesse numeri degli «ARCHIVES DE PHILOSOPHIE»
dell’imperativo» e ridefinisce la responsa- o dell’alienazione (pubblicitaria, ideologi- (n. 4, 1993; n. 1, 1994), curati da Guy
bilità come «l’anima della cultura post- ca, sociale). In questo Valadier si mostra al Petitdemange con l’ausilio di André
moralista»; 8) l’etica della trascendenza riparo dal soggettivismo: la coscienza è Tosel e François Marty, presentano
religiosa di Levinas; 9) le etiche dell’im- vista come luogo di confronto del soggetto ampiamente, ai “cugini” francesi, le
manenza, che resistono «alle sirene del con la sua storia, la sua formazione e con le linee della filosofia italiana.
Sacro, per volgersi al desiderio, alla felici- coscienze altrui.
tà, alla gioia, alla realtà», in cui rientrano le Sulla scorta di studi di neurofisiologia, L’interesse in Francia per la filosofia italia-
posizioni di Deleuze, Guattari, Misrahi, Jean-Pierre Changeux, curatore del volu- na è recente; complice forse la rivalutazio-
Conche e Comte-Sponville. me: Fondaments naturels de l’ethique, che ne di alcuni pensatori italiani come Vico (si
Nel suo ultimo lavoro, Valeur et verité, raccoglie gli atti di un convegno omonimo, pensi ai due numeri dedicati a Vico dalla
André Comte-Sponville indaga sulla pos- sostiene la presenza di “predisposizioni rivista «Archives de philosophie», nel
sibilità di una morale nell’era della crisi dei neuronali all’etica”, ovvero di una struttura 1977); o la recente fioritura di una stagione
fondamenti. I dodici saggi che compongo- biologica sensibile al progresso evolutivo, complessa del pensiero italiano (si veda il
no l’opera vertono infatti su una questione che produce comportamenti etici funzio- numero doppio della rivista Critique, ap-
più volte dibattuta: «è possibile essere atei nali. Dodici i contributi, divisi in tre sezio- parso nel 1985 con il titolo: Les philo-
senza essere nichilisti?»; o detto altrimenti: ni: “Etica e evoluzione”, “Etica, neuro- sophes italiens par eux-mêmes); o anche il
aveva ragione Sartre quando affermava scienze, psicologia”, “Etica e società”. Psi- desiderio del pubblico francese di sottrarsi
che «se Dio non esiste, tutto è lecito»? In cologi, antropologi, etnologi, giuristi, neu- all’imponente tradizione tedesca.
realtà, per Comte-Sponville «la morale è robiologi si esprimono su una questio- Dei diversi contributi raccolti negli «Ar-
necessaria alla vita umana»; il suo intento ne tradizionalmente di competenza filoso- chives de Philosophie» alcuni si occupano
infatti è quello di proporre una morale che fica, inaugurando una sorta di “evoluzioni- di tracciare i contorni di certe correnti di
affondi le sue radici nel relativismo di smo” umanista: la morale sarebbe la tra- pensiero a partire da figure cardine: Fabio
Montaigne, riletto all’interno della tradi- scrizione normativa di imperativi biologici Minazzi e Jean Petitot presentano le rami-
zione cinica, opportunamente rivisitata: diretti alla sopravvivenza dell’individuo e ficazioni del neo-illuminismo italiano a
vengono infatti gettate le basi per un nuovo della specie. In questo quadro, suggerisce partire dall’opera di A. Banfi, G. Preti, L.
cinismo, che gli consente da un lato di Marc Kirsch nell’ “Introduzione” al volu- Geymonat; Marco Ravera illustra il pen-
condurre una critica radicale alla nozione me, si può reinterpretare l’altruismo, atteg- siero di L. Pareyson e della sua scuola;
di morale basata sulla trascendenza dei giamento morale che procura un vantaggio Gianfranco Dalmasso ripercorre le tappe
valori, dall’altro di svilupparne una fonda- ad altri a costo di un sacrificio personale, della filosofia cristiana, ricordando, tra gli
ta su volontà e desiderio. come strategia di sopravvivenza: «Accre- altri, G. Bontadini e E. Castelli. Altri con-
Marcel Conche, nel suo Le fondament scendo la capacità adattativa globale del- tributi si concentrano invece su alcuni pen-
de la morale, si pone invece la domanda: l’individuo - sostiene Kirsch - questo modo satori presenti nel dibattito contempora-
«esiste una giustificazione universale alla di vita sociale garantisce all’individuo stes- neo: Francis Wybrands interviene su G.
morale?». La risposta è che l’autonomia so una migliore probabilità di perpetuare il Agamben; Massimo Cacciari presenta A.
radicale della morale, l’indipendenza da proprio patrimonio genetico». L’istanza Del Noce e Domenico Jervolino si occupa
qualsiasi religione o filosofia è la condi- morale viene così valutata né più né meno di Capograssi e Piovani. Un’altra serie di
zione della sua universalità. La morale che come un organo funzionale e come tale interventi punta direttamente ai grandi pen-
per Conche è quella dei diritti dell’uo- risulta è ritenuta all’evoluzione. satori italiani del passato: Charles Alunni
mo; non è dunque né un’ideologia euro- Bisogna rilevare, tuttavia, che la maggior presenta uno studio interessante su T. Cam-
pea, né un codice contingente valido parte degli interventi raccolti nel volume, panella; Bruno Pinchard fà un’analisi del
solo in un dato tempo e luogo: «Ogni sembrano orientati non tanto ad attribuire carattere “cimiteriale” del pensiero di Vico.
uomo è in sé uguale a ogni altro, se si alla natura un valore normativo - posizione Altri contributi prediligono invece un ap-
considera questa capacità essenziale, che che tradirebbe un pericoloso riduzionismo proccio indiretto ad alcuni filosofi della
ognuno possiede, di esprimere ciò che a - quanto a individuare la componente natu- recente tradizione italiana: André Tosel
lui si mostra come vero» - afferma Con- rale dell’atteggiamento morale. Infatti la presenta Gentile attraverso la sua lettura di
che, sottolineando in questo il merito degli “disposizione etica”, per quanto situata nel Marx; mentre Michele Ciliberto giunge al
epicurei, degli stoici e dei cinici di aver cervello, è considerata come qualcosa di cuore della filosofia di Croce attraverso la
scoperto l’uomo universale. Proprio que- non puramente biologico, dal momento problematica dell’autobiografia. L’influen-
sta possibilità di un dialogo razionale tra che si ammette un’influenza della cultura za decisiva per l’Italia di opere di pensatori
ogni uomo e il suo simile costituisce per sul sistema nervoso stesso. Riaprendo i come Hegel, a cui si riferisce Livio
Conche il fondamento della morale. termini della perenne controversia tra natu- Sichirollo, o come Marx, di cui si occupa-
Ripercorrendo, dai Vangeli fino ai nostri ra e cultura, queste riflessioni, che proven- no André Tosel e Domenico Losurdo; o
giorni, la storia della coscienza e dei suoi gono dall’ambito delle neuroscienze, co- l’influenza delle correnti filosofiche fran-
malintesi (passando, tra gli altri, per Tom- stituiscono, in definitiva, un forte invito a cesi, su cui si sofferma Silvano Petrosino,
maso, Pascal, Rousseau, Nietzsche), Paul tener conto anche del punto di vista scien- permette di ricostruire in parte i retroscena
Valadier propone un ritorno alla coscienza tifico in ambito morale. A.M./A.St. di numerosi dibattiti filosofici in Italia.

28
TENDENZE E DIBATTITI

L’analisi di Livio Sichirollo sulla fortuna proponendo una sintesi dialettica della ve- inedito, tratto da una conferenza del
di Hegel dopo la morte di Labriola si rità delle scienze e della loro storicità, che 1954 dal titolo: “L’atto originario della
presenta, in particolare, come una ricostru- individua nella stessa conoscenza oggetti- filosofia politica è lo stupore”, e ora
zione assai puntuale dei diversi approcci e va un valore storico e un principio regola- pubblicato, assieme a quello di un’in-
interpretazioni d’una filosofia che ha ap- tore. I problemi della conoscenza si rac- tervista televisiva rilasciata da Arendt
passionato più d’uno, da Banfi a Michelsta- colgono qui, in chiave kantiana o cassire- nel 1964, nel volume, a cura di Ales-
edter, a Papini, fino alle interpretazioni di riana, nel problema di attualizzare la logi- sandro Dal Lago, LA LINGUA MATERNA . LA
Verra e Losurdo. ca trascendentale in una pluralità di scien- CONDIZIONE UMANA E IL PENSIERO PLURALE
La molteplicità degli approcci è sicura- ze dai contenuti distinti e differenziati e (Mimesis, Milano 1993).
mente segno di apertura e duttilità dei cura- soprattutto storicamente significativi; di
tori francesi nel presentare la filosofia ita- pensare insieme la teoreticità, forte di un In Nove pensieri sulla politica, ideale con-
liana, permettendo al lettore di orientarsi assetto oggettivo e non solamente forma- tinuazione de Le categorie dell’impolitico,
nella tradizione di pensiero di un altro le, e la storicità delle differenti ontologie pubblicate nel 1988, Roberto Esposito
paese. Tuttavia, l’eterogeneità dei contri- regionali; di tradurre o trasporre contenuti muove dal presupposto che esista un diva-
buti implica necessariamente qualche sbi- empirici in un’universalità retta da una rio necessario tra pensiero filosofico e po-
lanciamento nell’equilibrio d’insieme del- legge trascendentale. litica, insito nello stesso concetto di filoso-
le argomentazioni. Il testo di Fabio Mi- Nella sua panoramica sulla filosofia italia- fia politica, che vorrebbe appunto trattare il
nazzi e Jean Petitot analizza chiaramente na, la «Revue de métaphysique et de mora- suo oggetto specifico, la politica, nel lin-
i punti salienti e le poste in gioco del le» s’interroga in particolare sulla “media- guaggio che gli è proprio, quello filosofico.
complesso e diversificato “neo-illumini- zione”, svolta dalla tradizione italiana, tra Tale linguaggio, però, è per sua natura
smo” italiano, proponendo preziose appen- le due culture filosofiche, francese e tede- ordinato e consequenziale, per cui, fa nota-
dici concernenti i colloqui e l’evoluzione di sca. Ernesto Grassi e Luigi Pareyson, re Esposito, nel momento stesso in cui
questa scuola e una bibliografia accurata. entrambi scomparsi, sono presenti con due rappresenta la categoria della politica, deve
Più “enciclopedico” appare invece l’arti- testi relativi alla prima ricezione dell’esi- anche negarne l’essenza ultima, che è co-
colo di Marco Ravera su Pareyson, che stenzialismo tedesco (1937-1941); mentre stituita dal conflitto, dalla lotta per il pote-
riprende in buona parte le considerazioni tre studi specifici si occupano della preco- re; una lotta che porta in sé il dualismo di
già svolte in altra occasione da Xavier cità con cui l’idealismo fu accolto in Italia, Bene-Male, di Giustizia-Diritto, di Vero-
Tillette, a cui si deve un interessante inter- suscitando dibattiti e riflessioni personali. Falso. Il linguaggio filosofico, prosegue
vento su Sciacca. Alla filosofia politica è E’ noto come Taine riservi, nel suo Voyage Esposito, come organo della filosofia stes-
invece dedicato lo studio di Franco Sbar- en Italie, uno spazio privilegiato a A. Vera; sa, è un tentativo di ordine, di unificazione
beri sulla formazione della teoria demo- ed è attraverso quest’autore, come ricorda dei Molti nell’Uno; è l’ambizione di ridare
cratica di Norberto Bobbio, di cui viene Guido Oldrini, che Hegel viene recepito una valenza trascendente al reale imma-
sottolineata l’estraneità alla tradizione in Francia. Domenico Losurdo analizza nente. Per questa sua essenza, il linguaggio
marxista e l’attenzione per l’idea di perso- invece l’influenza hegeliana nel contesto filosofico non riesce a rappresentare com-
na, suggeritagli da Jaspers. della rivoluzione del 1848; mentre Clau- piutamente la categoria della politica. Ri-
Al di là di alcune comunicazioni su pen- dio Cesa studia in dettaglio l’interesse ri- mandando alla trascendenza, che è Unità,
satori già noti al pubblico francese - scosso in Italia da Fichte e da Schelling nel la filosofia non può strutturalmente rappre-
Catherine Paoletti ripercorre il pensie- periodo 1802-1862. Chiude la serie dei sentare in modo adeguato il conflitto del
ro di A. Gargani; Italo Valent presenta contributi Evandro Agazzi con un articolo molteplice immanente, insito nella politica
E. Severino; Gianni Vattimo ritorna sul sul realismo scientifico. e nella sua manifestazione, lo Stato, pena la
rapporto tra metafisica e violenza; Remo Certo, se l’esame dei ritardi e delle de- perdita di entrambi.
Bodei ripercorre vicende autobiografi- viazioni nella comunicazione filosofica Sembra dunque impossibile, secondo
che - i contributi raccolti nei due numeri europea spinge a riflettere sull’incom- Esposito, fondare una filosofia politica in
degli «Archives de Philosophie» sem- prensione e sui malintesi, o anche sulla grado di parlare del proprio oggetto, senza
brano indirizzarsi verso due orizzonti reciproca ignoranza, tra culture filosofi- identificarlo con sè stessa. Al contrario,
filosofici alternativi: il pensiero del- che diverse, l’insieme di questi studi, solo fuori dalle categorie e dal linguaggio
l’enigma e la riflessione sulla legittimità dedicati alla filosofia italiana da parte di filosofico si può cogliere l’essenza della
della ragione. In tal senso, vediamo da due autorevoli riviste francesi, avvia politica, il conflitto per il potere, senza
un lato profilarsi una linea di pensiero forse un cambiamento fondamentale di demonizzarla, tentandone una sintesi nel-
che tende a sottolineare l’ispirazione attitudine. F.M.Z./D.T. l’Uno. Esempio eclatante in tal senso,
poetica, enigmatica, immaginifica della osserva Esposito, è il pensiero di Nicolò
riflessione italiana: su questa linea si Machiavelli, quale si trova esposto nel-
pongono gli interventi di Riccardo Pi- le Opere politiche. Per Machiavelli, so-
neri su Leopardi, dello scomparso stiene Esposito, conta solo la realtà del
Ferruccio Masini su Giorgio Colli e di Politica e filosofia fatto politico, il conflitto, e lo scopo per
Guy Petitdemange su Michelstaedter. Il cui esso s’innesca, il potere. La coniuga-
senso di un fondo che si ritrae nell’imper- Nel suo recente saggio, NOVE PENSIERI zione di questi due fattori non ha nulla a
sonale nella poesia di Leopardi; la per- SULLA POLITICA (Il Mulino, Bologna 1993), che vedere con una morale trascendente,
suasione come vita “altra”, luce di una Roberto Esposito riflette sul difficile come invece è presupposto dalla filoso-
cometa lontana, in Michelstaedter; la sag- problema di una fondazione della filo- fia; è un semplice fatto, una realtà della
gezza dell’enigma in Colli, testimoniano sofia della politica. Del medesimo pro- prassi, a cui adeguarsi.
di tentativi diversi di uscire dagli impacci blema fornisce una nuova chiave di Lo Stato, incarnazione pratica della cate-
di una tradizione consolidata per esplorare lettura Thomas Nagel in LA POSSIBILITÀ goria della politica, ha in sé il dualismo del
nuove forme del pensare. DELL ’ALTRUISMO (trad. it. di R. Scogna- conflitto, essendo costituito da una molte-
Altra è la strada del neo-illuminismo, per- miglio, Il Mulino, Bologna 1994), pro- plicità conflittuale di individui, di cui adem-
corsa da Banfi, Preti, Geymonat: l’origina- ponendo opinioni e soluzioni circa il pie agli scopi. Se, fa notare Esposito, lo
lità della scuola epistemologica italiana, rapporto fra filosofia e politica. Trac- Stato tendesse all’Unità e vi giungesse,
sottolineano Minazzi e Petitot, consiste ciare le linee fondamentali di una “nuo- verrebbe meno alla sua funzione di Stato,
nell’ «aprirsi alla dimensione storica senza va filosofia politica” è anche l’intento di entità politica con compiti precisi. Ma
relativizzare le strutture della razionalità», di un testo di Hannah Arendt, finora questo, di fatto, non è lo scopo ultimo della

29
TENDENZE E DIBATTITI

politica, come fa notare Esposito, citando Si tratta in tal senso, osserva Nagel, di contesto politico e sociale con tutti i
Aristotele, che nel II Libro della Politica porre le basi, in termini, potremmo dire, relativi diritti da tutelare, la politica di-
afferma: «...è chiaro che se uno stato nel “kantiani”, per un fondamento pratico uni- venta servizio sociale, lasciandosi alle
suo processo di unificazione diventa sem- versale di quei principi di giustizia che da spalle ogni logica di ricchezza-potere; il
pre più uno, non sarà più neppure uno stato, egoistici si trasformano in “morali”. Esse- rapporto tra filosofia e politica si risol-
perché lo stato è per sua natura pluralità e re guidati da principi morali significa agire ve, per Nagel, nel progetto di una fun-
diventando sempre più uno si ridurrà a in rispetto di una certa continuità con gli zionale filosofia della politica.
famiglia da stato e a uomo da famiglia: in altri, in vista di uno “Stato” unito e solida- Diversa la posizione di Hannah Arendt,
realtà dobbiamo ammettere che la famiglia le. Da una politica individualista ed esclu- che nei due scritti raccolti ne La lingua
è più una dello stato e l’individuo della dente, puntualizza Nagel, si passa, in tal materna mostra come non sia affatto scon-
famiglia: di conseguenza chi fosse in grado modo, ad una aperta e altruista; un passag- tato, perlomeno dal punto di vista teoreti-
di realizzare tale unità non dovrebbe farlo, gio per il quale la motivazione che spinge co, l’interesse del filosofo per la politica.
perché distruggerebbe lo stato». Ciò ricon- a compiere un’azione non è guidata da un La concezione della scienza politica nel
ferma, secondo Esposito, che dall’esterno semplice desiderio personale, ma si basa pensiero contemporaneo, che considera la
delle categorie filosofiche viene la possibi- sulla consapevolezza che un singolo atto politica come l’ambito proprio della vita
lità autentica per una fondazione della filo- individuale genera determinate conseguen- degli uomini, in cui sorgono “anche” que-
sofia politica, che sappia esprimere quel- ze per gli interessi di tutti gli altri indivi- stioni di ordine filosofico, risulta incom-
l’antinomia “impolitica” e indescrivibile dui. Nagel chiama “prudenziali” quei com- mensurabile con la prospettiva antica,
del conflitto che la costituisce. portamenti nei quali l’interesse dell’agen- medievale e, in parte, anche moderna, che
A queste considerazioni risponde, per cer- te non è in questione ma, in quello stesso vedono invece la politica, nell’insieme
ti aspetti, Thomas Nagel, che ne La possi- momento, vengono difesi i diritti del sin- dello sviluppo della ragione umana, come
bilità dell’altruismo critica la separazione golo; mentre per comportamento “altrui- una manifestazione settoriale, regolata, in
del discorso filosofico da quello politico in sta” viene inteso un modo di agire in cam- quanto tale, da princìpi e norme prove-
tema di morale, prendendo in questo le po sociale che genera armonia tra ragione nienti da altri ambiti di esperienza.
distanze dai fautori dello scetticismo eti- soggettiva (del singolo) e oggettiva (col- Secondo Arendt, la radice della moderna
co. Secondo Nagel, le regole della morale lettiva). Più precisamente, l’agire secondo concezione della politica, che viene alla
non sono effimere e infondate, ma posso- prudenza segue criteri spazio, temporali luce nell’idea hegeliana di filosofia come
no essere spiegate razionalmente; la filo- legati al presente; mentre l’agire secondo filosofia della storia, si colloca nel presup-
sofia dà risposte esaurienti per quanto ri- altruismo mette in primo piano una conti- posto, accettato acriticamente, in base al
guarda la condotta sociale-politica, po- nuità di coscienze temporali e una conce- quale l’uomo può conoscere solo ciò che
nendone i fondamenti. Così filosofia e zione di persone temporalmente estese, egli stesso ha creato. Di qui, il presupposto
politica convergono, sono complementari capaci di proiettare nel futuro i successi e carattere “originariamente” storico, e po-
dal punto di vista dei programmi sociali- i fallimenti delle azioni. litico, della filosofia contemporanea, con-
politici, finalizzati al bene comune. In un simile discorso, che considera il cezione di cui Hegel appare perciò come
l’autorevole genitore. Di questa concezio-
ne, rileva Arendt, risulta un prodotto an-
che la stessa prospettiva nichilistica (che,
pure, rigetta radicalmente l’idea di una
ratio storica), in quanto intrinsecamente
legata all’esperienza della storicità. Debi-
tore all’impostazione hegeliana appare
perfino il rifiuto della storicità, connesso
con il ritorno alla tradizione dei filosofi
confessionali, quali i neotomisti, che ca-
dono in contraddizione, laddove intenda-
no restaurare verità “tradizionali”, il cui
valore risiede, tuttavia, proprio nel loro
porsi, in quanto metastoriche, al di fuori
della tradizione.
Il limite politico, ma anche teoretico, con-
tro cui si scontrano siffatte impostazioni,
consiste, secondo Arendt, nel ritenere che
occorra sostituire, a ideologie errate, ideo-
logie “vere”, che ripropongano valori eter-
ni. Affiora qui l’avversione arendtiana per
l’ideologia, che trova la sua più profonda
motivazione - come nota Alessandro Dal
Lago, curatore del volume, nella sua am-
pia Introduzione - in un’esaltazione del
common sense, che costituisce il nucleo
del pensiero politico arendtiano. Tale
esaltazione esprime una genuina valen-
za teoretica nel suo segnalare il fatto che
lo scenario nel quale si muove il pensie-
ro, cioè il “suo” mondo, non consiste in
una sua proiezione, e l’esistenza “data”
delle singole alterità storicamente deter-
minate si pone come condizione per
l’esperienza del mondo da parte del sog-
Nicolò Machiavelli getto “politico”. L.B./F.C./D.M.

30
TENDENZE E DIBATTITI

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del buon governo (1337-40, part.)

Liberalismo e società moderna Nicola Matteucci suddivide il suo stu- stituire le proprie prerogative. L’avven-
dio in due parti: una prima parte, “Lessi- to dei sindacati, per esempio, ha restitu-
Tra i recenti interventi critici intorno al co”, in cui vengono esaminate nozioni, ito a rappresentanze della società civile
concetto di Stato moderno, alle sue come quelle di Stato, sovranità, costitu- poteri che sono appartenuti per secoli
origini e alle sue prospettive, segnalia- zionalismo e opinione pubblica, che fan- allo Stato. Ciò che di fatto entra in crisi,
mo, di Nicola Matteucci, il volume: LO no parte integrante del concetto di libe- fa notare Matteucci, è il concetto fonda-
STATO MODERNO : LESSICO E PERCORSI (Il ralismo; una seconda, “Percorsi”, in cui mentale dello Stato, quello di sovranità.
Mulino, Bologna 1993), e la raccolta di si tenta di definire la concezione attuale Lo Stato perde quella capacità di essere
saggi COMUNITARISMO E LIBERALISMO, a dello Stato. Secondo Matteucci, la civil- espressione di una volontà superiore,
cura di Alessandro Ferrara (Editori Riu- tà occidentale degli ultimi secoli ha con- delegata dai cittadini, i quali, tramite
niti, Roma 1993), che annovera, tra gli siderato lo Stato come una forma di po- organismi riconosciuti, lottano ora per
altri, contributi di Charles Lamarmore, tere istituzionalizzato, su base giuridica, riappropriarsi di ciò che hanno delegato.
John Rawls, Ronald Dworkin, Michael che ha finito paradossalmente col tra- La questione del rapporto tra il concetto
J. Sandel, Charles Taylor. Le consi- sformarsi nel “monopolio del politico”. di Stato e quello di liberalismo viene
derazioni critiche di Taylor sul liberali- La società civile, osserva Matteucci, ha affrontata in chiave storica da alcuni dei
smo sono da questi riprese e sviluppate ceduto i propri diritti naturali di governo saggi raccolti in Comunitarismo e libe-
ne IL DISAGIO DELLA MODERNITÀ (trad. it. di ad una sola classe, rappresentativa dello ralismo. Nel suo intervento Charles
G. Ferrara degli Uberti, Laterza, Roma- Stato, ritirandosi in un ambito privato: Larmore rileva che dal XVI secolo in
Bari 1994) e in MULTICULTURALISMO: LA gli attuali cambiamenti di governo in poi il pensiero liberale ha sempre cerca-
POLITICA DEL RICONOSCIMENTO (trad. it. di G. vari Stati occidentali sono espressione to soluzioni per limitare moralmente i
Rigamonti, Anabasi, Milano 1993). del tentativo della società civile di rico- poteri del governo e far posto al proble-

31
TENDENZE E DIBATTITI

ma centrale della vita: definire le condi- quello di proteggere le capacità di tutti Destra e sinistra
zioni del “buon vivere”, cioè del modo gli individui senza interferire nelle scelte.
migliore per gli individui di perseguire la Sostenitore di concezione opposta al libe- Nel suo recente studio: DESTRA E SINI-
felicità. Lo Stato, il cui compito è regolare ralismo è invece Charles Taylor, che ne Il STRA. RAGIONI E SIGNIFICATI DI UNA DISTIN-
la vita dei cittadini, si trova così obbligato disagio della modernità considera questa ZIONE POLITICA (Donzelli Editore, Roma
a fare in modo che tra visioni diverse ne dottrina una grave minaccia per il ricono- 1994), Norberto Bobbio ripercorre le
prevalga una sola. scimento delle particolarità culturali di origini e le tappe storiche che hanno
In virtù del principio di individualità e di vari gruppi sociali. Lo Stato moderno, con portato al costituirsi di questa distin-
autonomia, Kant e Mill sono per Larmore il suo principio di neutralità, non sembra in zione nelle democrazie occidentali. Di
i principali oppositori all’obbligatorietà grado di garantire un pari riconoscimento poco precedente l’uscita di quest’ope-
dello Stato: l’individuo, centro del sistema etico e culturale a tutti gli individui. In ra di Bobbio è la pubblicazione di una
morale, deve poter dare un assenso con- nome dell’etica dell’autenticità è necessa- nuova rivista mensile di teoria e cultu-
tingente e non costitutivo a concezioni rio dunque, secondo Taylor, opporsi a un ra politica, «RESET» (n. 1, dicembre 1993,
sostanziali del “buon vivere”; deve, cioè, sistema politico difensore dell’individua- Donzelli Editore, Roma), che intende
trascendere i fatti storici mantenendo un lismo e del soggettivismo. porsi, «nell’attaccamento al principio
atteggiamento critico e distaccato dalle Ogni cittadino ha il diritto e il dovere di della libertà nella ricerca e a quello
circostanze empiriche, poiché l’eserci- essere fedele a se stesso, alla propria origi- della responsabilità individuale», come
zio della scelta è ciò che rende ogni nalità, in modo da porsi in un confronto luogo specifico di discussione, con-
uomo un singolo irripetibile e totalmen- aperto e costruttivo con chi è diverso. fronto e diffusione delle idee per un
te autonomo. Nella logica dell’autenticità la retorica della rinnovamento della politica e della
Nell’attuale società, fa notare Larmore, differenza e del multiculturalismo occupa, società civile.
è tuttavia necessario che il liberalismo nella concezione di Taylor, un posto cen-
fondi i propri presupposti sul principio trale, essendo l’unica che garantisce una Secondo Norberto Bobbio destra e sini-
di neutralità dello Stato rispetto a conce- forte collaborazione dell’individuo con la stra non sono solo due schieramenti ideo-
zioni diverse del “buon vivere”. Il libe- comunità politica. logici, ma presuppongono uno specifico
ralismo, in tal senso, non deve possedere In Multiculturalismo Taylor riprende que- modo di intendere il concetto di ugua-
un ideale morale integrale per essere sti concetti, rilevando come nello Stato glianza e di diseguaglianza da cui deriva-
considerato una dottrina politica valida. moderno e liberale, con il suo principio di no posizioni, programmi, provvedimenti
I principi neutrali sono infatti quelli che neutralità, sia impossibile garantire un pari circa il vivere sociale, culturale, economi-
si possono assumere senza dover ricor- riconoscimento etico e culturale a modi di co del paese. Non si tratta pertanto di
rere alle singole concezioni di vita a cui vita sociale distanti e spesso in conflitto tra aggrapparsi ad una verità piuttosto che ad
ogni aderente è vincolato. Larmore fon- loro, dato che per poter essere riconosciuti un’altra, sostiene Bobbio, bisogna invece
da il principio di neutralità su due nor- pari tra loro gli individui devono spo- riconoscere la portata storica della destra e
me: il dialogo razionale e l’uguale ri- gliarsi di quelle caratteristiche che ne della sinistra. In tal senso dobbiamo con-
spetto. Il dialogo razionale dovrebbe per- fanno degli esseri unici e irripetibili. Ciò statare che un certo tipo di destra e un certo
mettere a persone che discutono di vari non significa che per Taylor le attuali tipo di sinistra sono “morte”, restituite alla
problemi di potersi sempre confrontare società siano illiberali, ma solo che la storia da fatti inoppugnabili.
su un terreno di principi comuni, che soluzione del problema non è da ricer- Nel suo saggio Bobbio si preoccupa prin-
consentano un accordo globale. Questa carsi in un principio universale come cipalmente di compiere un’analisi descrit-
norma, tuttavia, non sarebbe di per sé quello di neutralità. tiva e non valutativa della destra e della
sufficiente se non in virtù del principio per Il riconoscimento politico di gruppi mino- sinistra. Muovendo dal presupposto che
cui tutti hanno diritto di essere rispettati in ritari all’interno di una società è compito tutti gli uomini sono uguali e disuguali allo
modo paritario per quello che sono. specifico di ogni Stato che si consideri stesso tempo (è la logica degli opposti che
Di diverso avviso sono John Rawls e effettivamente liberale e che come tale coabitano), secondo Bobbio la destra è
Michael J. Sandel, per i quali ciò che persegua il fine di rendere tutti i cittadini quella forza che tende ad accentuare la
innanzitutto va salvaguardato è un’oriz- uguali tra loro e di fronte allo Stato mede- natura diseguale degli individui, la sinistra
zonte di significato costituito da enti (gli simo per ciò che sono in loro stessi. Per quella uguale. Rousseau e Nietzsche sono
individui) significanti e il valore che gruppi multietnici con culture particolari, in tal senso i testimoni per eccellenza di
deve essere perseguito da Stato e cittadi- ciò significa innanzitutto preservarne le una tale concezione. Rousseau muove dal
ni è quello della giustizia e dell’equità. caratteristiche culturali. Una soluzione a presupposto che gli uomini sono nati ugua-
Ogni cittadino deve operare scelte mora- questo problema, Taylor la trova nella li, e che la società civile li abbia resi
li, guidato da un atteggiamento riflessi- “politica del riconoscimento”, una forma diseguali; Nietzsche, al contrario, presup-
vo e solidaristico; a sua volta lo Stato di azione che tenga conto di due principi pone che gli uomini sono per natura dise-
deve garantire il bene di ogni singolo fondamentali: 1. gli esseri umani sono guali e solo la società li ha resi uguali.
cittadino. In questo Rawls e Sandel mo- individui unici, artefici di se stessi e crea- Laddove Rousseau vede diseguaglianze
strano di assumere il principio kantiano tivi; 2. ogni essere umano è “portatore di artificiali da combattere, Nietzsche vede
secondo il quale gli individui devono cultura”. L’identità umana si presenta dun- un’uguaglianza artificiale e mira al recu-
essere trattati come fini e non come mez- que, per Taylor, come struttura essenzial- pero della diseguaglianza.
zi. In tal senso la politica deve far emer- mente dialogica, e il rispetto che in tal Egualitarismo e disegualitarismo, osserva
gere e mettere al servizio dei singoli quei senso lo Stato deve garantire a tutti i citta- Bobbio, possono dar adito a interpretazio-
principi morali che ha in sé. Da questo dini è di due tipi: 1. rispetto dell’identità ni tali da ribaltare valori o appropriarsi di
punto di vista il liberalismo, secondo irripetibile di ogni individuo; 2. rispetto giudizi categorici, etichettando ora la de-
Rawls e Sandel, tenderebbe invece a delle particolarità e delle peculiarità cultu- stra, ora la sinistra in modo del tutto posi-
trascurare i valori dell’integrazione e rali che lo rendono irripetibile, anche a tivo o negativo. Un esempio significativo
della solidarietà, minando alla base il costo di proteggere diritti che non sono può essere il fatto che la sinistra è stata
senso di responsabilità sociale. fondamentali per la collettività, ma solo interpretata negativamente come “livella-
In posizione intermedia si situa Ronald per una minoranza. L.B./D.M. mento”, con tutte le conseguenze sociali
Dworkin, che propone un liberalismo che esso comporta; così come alla destra è
teso alla tolleranza e ai diritti politici dei stato attribuito il torto di concepire gli
cittadini, in cui compito dello Stato è uomini non come entità differenti, ma “di-

32
TENDENZE E DIBATTITI

seguali”, tanto da giustificare l’istituirsi di


un certo tipo di gerarchia parassitaria, a
scapito dei più deboli.
Di fatto, fa notare Bobbio, destra e sinistra
sono divenute depositarie di specifici va-
lori, che si rivelano rappresentativi per
ciascuno dei due schieramenti nel con-
fronto politico. Con la differenza, però,
che oggi non si parla più di destra e di
sinistra al singolare, ma di destre e di
sinistre, poiché la storia ci ha ormai conse-
gnati ad un pluralismo e ad una vastità di
ispirazioni irreversibile. In questa situa-
zione, afferma Bobbio, «la cultura italiana
deve riabituarsi al senso della distinzione,
alla passione analitica, e deve perdere,
invece, l’attitudine a firmar manifesti, a
scendere in campo anche quando gli og-
getti da contendere sono controversi e i
dati a disposizione incerti». D.M.

Queste considerazioni di Bobbio trovano


uno spazio specifico di discussione e ap-
profondimento teorico nei vari interventi
d’autore, dibattiti e documenti che compa-
iono sulla rivista «Reset». Liliana Bossi
ha rivolto alcune domande al suo fondato-
re e attuale direttore, Giancarlo Bosetti.

Direttore, ciò che a prima vista colpisce di


questa rivista è la presenza significativa di
noti studiosi, come Habermas, Bobbio,
Howe, che solitamente prediligono le rivi-
ste saggistiche. Qual’è lo scopo di questa
presenza? Intendete proporre una rivista
di formazione o vi siete accorti della ne-
cessità di soddisfare un’esigenza già pre-
sente nel lettore?
L’idea è piuttosto questa seconda alterna-
tiva, che non quella della formazione. Non
abbiamo un intenzione pedagogica. Que-
sta rivista nasce proprio nella presunzione
che ci sia un mercato maturo, che richiede
un prodotto di questo genere. E’ una sorta
Jean Jacques Rousseau e Friedrich Nietzsche
di sondaggio, di canottaggio, che abbiamo
voluto fare sul mercato italiano dell’edito-
ria. Ci siamo detti: «Esiste oggi sul merca- cela da soli, come comunità di intellet- specifica tendenza culturale. In politica,
to italiano un periodico di cultura a larga tuali: ci siamo creati uno spazio di ini- non è un partito; nel campo della filoso-
diffusione, cioè non esclusivamente in ziativa, attraverso una comune convin- fia del pensare sociale, non è una speci-
ambito scientifico, come già avviene in zione. Abbiamo versato ciascuno una fica tendenza. Quello che c’è in comune
altri paesi?». La risposta è stata che in piccola quota di capitale attorno ad un è il riconoscersi nella sinistra. E questa
Italia non esiste un periodico simile. In progetto, che io avevo elaborato nel cor- vuole essere una rivista di sinistra; le
Germania, Francia, America circolano set- so di due anni. La rivista ha quindi in- persone che la compongono sono di sini-
timanali, periodici di cultura ad alta dif- nanzitutto un carattere imprenditoriale stra, si sentono di sinistra, vogliono es-
fusione, non solo riviste accademiche, di di base; poi anche caratteristiche cultu- sere progressisti, ritengono che queste
comunità scientifiche. In Italia non ci rali e politiche comuni. parole abbiano un significato. Natural-
sono riviste di questo tipo, sebbene i mente si può essere di sinistra nei modi
quotidiani facciano molta cultura ma Quali sono gli aspetti politico-culturali più vari e con diverse gradazioni e varie
manca questa cosa. Il nostro tentativo è privilegiati nella rivista? Già nel primo impronte politico-culturali. In questa ri-
di vedere se finalmente può nascere qual- numero troviamo, ad esempio, un lungo vista prevale l’impronta liberale, una
cosa del genere. articolo su Pascal, subito dopo un dossier concezione della sinistra di carattere li-
Come mensile, la rivista contiene ele- sulla famiglia e i problemi causati dalla berale, fortemente tollerante, e animata
menti di rischio imprenditoriale molto separazione dei coniugi e, infine, un’in- da una grande curiosità e una grande
elevati. L’ambizione è che questo men- tervista a Habermas. Qual’è il comune apertura mentale. Ci rivolgiamo pertan-
sile si possa sviluppare; è un principio di denominatore cuturale che fonda una tale to a lettori che sappiamo animati dalla
incendio, quello che vogliamo proporre. proposta di contributi? stessa passione, e cioè la curiosità per le
Certo, è un dato di fatto significativo che Quello che la rivista vuole mettere in idee più avanzate nella ricerca nei campi
in Italia non ci siano imprenditori che comune al gruppo di intellettuali che del sociale, del pensare alla politica e
abbiamo creduto, o credano, in un’ini- l’hanno fondata, attorno al mio progetto, all’economia. E, soprattutto, del pensare
ziativa del genere. Abbiamo dovuto far- è qualcosa che non corrisponde ad una alla vita, altro elemento molto importante.

33
TENDENZE E DIBATTITI

Un altro aspetto che infatti colpisce in scelta programmatica che sta alla base di Come rilevano Gianni Vattimo e Mauri-
questa rivista è il tentativo di accostare la queste schede? zio Ferraris nell’ “Introduzione” a Filo-
teoria alla prassi, alternando considera- Servono a facilitare l’accesso al lettore, sofia ‘92 , tanto la prospettiva fondaziona-
zioni puramente teoriche a esperienze con- affinché non trovi ostico l’inizio. Un difet- lista della metafisica, quanto quella “criti-
crete, documenti, cronache. In realtà, che to della riviste di cultura è proprio quello ca”, propria delle impostazioni di stampo
la teoria superi la prassi è un rischio di dare per scontata una quantità di pre- illuminista, offrono all’individuo proce-
sempre presente. Per controllare questa supposti. Ma il lettore non è un membro dure di risoluzione dei conflitti in termini
situazione, pensate di fondere questi due di quella specifica comunità scientifica, di “responsabilità”. Proprio questa cate-
elementi oppure di trattarli separatamen- che viene chiamata in causa da ogni goria risulta messa in discussione nella
te in dibattiti, che alternino queste due singolo articolo, è un esterno. Noi desi- razionalità ermeneutica, a cui sarebbe da
possibili visioni del mondo? deriamo che l’ingresso sia facilitato, ascrivere una sorta di “leggerezza”, una
La nostra ambizione è quella di fondere. cerchiamo di semplificare il più possibi- levità che, a partire da Nietzsche, viene
Non vogliamo fare della teoria fine a se le la comprensione, magari andando agli contrapposta allo “spirito di gravità”, che
stessa e neanche della cronaca dei fatti estremi, forzando... inerisce invece alla metafisica.
politici. La cronaca in sé c’è già, ci sono i Una tale contrapposizione viene però mes-
giornali; la pura teoria è inutile, è un eser- Si tratta di fornire strumenti di compren- sa in dubbio da Mario Ruggenini, proprio
cizio accademico. Tutti noi, coinvolti in sione e di formazione... a partire dal testo nietzscheano. La legge-
questo progetto, siamo tuttavia fortemente L’intenzione, ripeto, non è pedagogica; rezza costituirebbe, infatti, il sogno della
convinti che c’è bisogno di teoria dopo il è, invece, di mettere tutti in condizioni metafisica, il suo vagheggiare un «alleg-
diluvio culturale della fine degli anni Ot- di fruire di determinati contenuti, dando gerimento del pensiero, capace di portare
tanta. C’è un forte bisogno di riorganizza- al lettore quegli elementi affinché, qua- d’un balzo l’esistenza al di là di tutte le
zione della idee, di ripartire, di ricomincia- lunque sia il tipo di cultura che ha alle pene». Da una parte occorre infatti, secon-
re, mettendo in ordine le cime, come in spalle, possa accedere ai testi. Troppe do Ruggenini, praticare la “fedeltà alla
barca a vela dopo una tempesta, per poter riviste, in passato, sono naufragate, o terra”; occorre che la riflessione assuma su
ripartire. E’ un bisogno di teoria fortemen- non hanno raggiunto il loro obiettivo, di sé l’onere della propria condizione di
te connesso ai compiti pratici:. c’è una perché i loro contenuti apparivano trop- finitezza, approfondendola e radicalizzan-
forte curiosità teorica; c’è anche una forte po difficili o incomprensibili a chi non dola. Tale approfondimento, in quanto as-
passione teorica, sempre collegata ai pro- era specialista. sunzione di un onere, non può che qualifi-
blemi pratici. carsi come “grave”, essendo radicato al
Una considerazione, per concludere, sul limite proprio e costitutivo dell’essere
Dunque cercare di aiutare gli individui a titolo della rivista, «Reset», che, in termini dell’interrogante nel suo essere mortale.
riflettere, prima di agire... informatici, corrisponde al pulsante che si D’altra parte, nella scoperta della neces-
Altrimenti non si riesce ad agire. Come deve azionare quando si è in una situazio- sità di questo radicamento, nell’accetta-
si fa, ad esempio, a capire i processi di ne di stallo per ricominciare daccapo. Si zione di questo essere vincolati all’espe-
cambiamento? La profondità dei cam- potrebbe interpretare questo titolo come rienza di un’alterità, la riflessione dà
biamenti che derivano dal modificarsi di un gesto di rassegnazione: sembra quasi prova di “leggerezza”, rivendicando la
fattori economici, dalla fine della guerra che la supremazia della tecnologia sul gravità attraverso un atteggiamento che
fredda o che derivano dal rigenerarsi, pensiero venga data in qualche modo per Ruggenini definisce “ironia”.
dal rimescolarsi degli schieramenti poli- scontata. Per una rivista che ha l’ambizio- La questione della pesantezza viene tema-
tici è tale da determinare sconcerto. Non ne di proporre il pensiero come forma di tizzata da Vincenzo Vitiello, che rintrac-
è solo crisi di fiducia nei confronti del rigenerazione della vita umana non è un cia, nella pesantezza dell’eterno ritorno
vecchio sistema politico; è crisi della titolo un po’ riduttivo? dell’identico nietzscheano, il manifestarsi
capacità di comprendere. Si tratta, allo- No! É invece un titolo di grande ambizio- di quella concezione della verità, già pro-
ra, di riorganizzare le idee: questo è il ne. É un titolo presuntuoso. L’idea di ri- pria della prospettiva metafisica tradizio-
compito che ci aspetta. partire, di ricominciare, di azzerare gli nale, da Aristotele fino a Kant. Da un lato
strumenti è, semmai, una grande ambizio- il divenire, affermato nella sua necessità
A questo proposito, pensate di approfon- ne. Non è rassegnazione l’uso del linguag- da Aristotele, Kant, Hegel e dallo stesso
dire determinati temi o di fare una rasse- gio informatico, perché ormai appartiene Heidegger, costituirebbe il tramite, an-
gna dei molteplici ambiti problematici, in alla dimensione del lavoro quotidiano. nullato da Nietzsche, attraverso il quale si
cui si svolge l’attuale dibattito politico- ripropone l’identità. Dall’altro, proprio tale
culturale? necessità del divenire porterebbe nuova-
Pensiamo di fare entrambe le cose, in mente in primo piano, secondo Vitiello, il
maniera anche un po’ opportunistica, da “peso più grande” dell’identità, e Kant -
un punto di vista giornalistico e dottrina- La razionalità dell’ermeneutica come Nietzsche, e come tutta la metafisica-
le. Pensiamo di approfittare della com- si troverebbe in questo modo costretto a
petenze degli autori e dei collaboratori L’annuario FILOSOFIA ‘92 (Laterza, ripercorrere i passi di Spinoza, dove la
in rapporto ai temi che l’attualità ci pro- Roma-Bari 1993), curato da Gianni libertà si appiattisce sulla necessità. Unico
porrà nel tempo. Cercheremo, però, di Vattimo, affronta la questione della punto di fuga, indicato da Nietzsche, unica
mantenere sempre ferma una certa atten- praticabilità della razionalità erme- possibile liberazione dal peso della verità,
zione ai problemi della vita quotidiana, neutica dal punto di vista dell’alleg- ovvero dalla necessità, risulta essere l’arte.
come il lavoro, la carriera, la donna, il gerimento dalla responsabilità. Se la Aldo Masullo ricorda però che la moder-
bambino, e ai momenti politici, econo- filosofia sia un sapere aperto o piutto- nità, assolutizzando il tempo, e non l’eter-
mici e filosofici. sto un bagaglio di contenuti speciali- nità, sposta il baricentro della riflessione
stici destinati a pochi è invece questo dalla nozione di necessità a quella di pos-
Venendo ora alla struttura editoriale del- il tema intorno al quale ruotano i sag- sibilità. Nella modernità, la categoria cen-
la rivista, si notano, all’interno degli arti- gi contenuti in FILOSOFIA ‘93 (Laterza, trale della metafisica «registra la crisi del-
coli, specifici riquadri, denominati “sche- Roma-Bari 1994), sempre a cura di la “ragione necessaria”, e comincia a pen-
de”. Il contenuto di queste schede ha un Gianni Vattimo e con interventi, tra sare la “possibilità” non come, da sempre,
carattere monografico, che denota un la- gli altri, di Maurizio Ferraris, Carlo già depurata di ogni “contingenza”». In
voro enciclopedico di redazione. Qual è la Augusto Viano, Vincenzo Vitiello. altri termini, il mondo diventa il prodotto

34
TENDENZE E DIBATTITI

di legami che sussistono in forza di una stione la “naturalità” della trascendenta- vitabile, del termine “etica” al luogo di un
necessità di fatto, e non di una necessità lizzazione dell’azione. problematico abitare intende qui indicare,
logica. Al fondo di questo processo, os- Questa analisi risulta contrapposta alla ri- in una prospettiva topologica, un possibile
serva Masullo, ciò che dilegua è la pos- cerca del “proprio”, dell’ “autentico”, che “oltre” della metafisica. La questione del
sibilità stessa del nesso causale tra pas- Jacques Derrida pone alla base della let- soggetto riceve con ciò un proprio pro-
sato, presente e futuro; resta solo la di- tura della finitezza, sottesa in Heidegger gramma comportamentale, l’indicazione
mensione del presente, ovvero dell’istan- dalla categoria dell’ “essere per la morte”. di una Haltung (un ethos, appunto), nella
taneità. D’altro canto, l’assolutizzazio- A questo proposito, Derrida rileva un’apo- formula che Rovatti definisce come “abi-
ne della contingenza porta con sé la pos- ria: l’esperienza “più propriamente auten- tare la distanza”. Ovvero, dimorare in quel-
sibilità della libertà, che si manifesta, tica” del Dasein, ciò che lo fa giungere alla lo scarto che, nell’inevitabile sdoppiamento
secondo Masullo, come coniugarsi del sua verità, ovvero la morte, è la possibilità dell’io in un soggetto costituentesi come
principio-speranza e di quello di respon- di un poter non esserci più come Dasein, scisso tra sé e se medesimo, consiste in un
sabilità; si manifesta cioè come “gra- ma non l’impossibilità di un potere. In altri esercizio essenzialmente di parola.
zia”, che chiama ciascuno alla responsa- termini, la possibilità più propria del Da- Uno degli aspetti che fin dalle origini han-
bilità verso la propria speranza. sein si rivela come la più impropria, la più no caratterizzato la filosofia è stato il suo
Nel destino dell’opera d’arte nell’epoca espropriante. Scopo dichiarato di Derrida continuo oscillare tra la pretesa di univer-
contemporanea Gianni Carchia indivi- consiste qui nel mostrare che proprio «que- salità dei suoi contenuti e l’esigenza di
dua il paradigma della “perdita del mon- sta dimensione fondamentalista non può specializzazione di un pubblico ristretto. Il
do”, ovvero della responsabilità del- sostenersi, né tantomeno può aspirare a una problema dell’universalità della filosofia
l’azione nel suo radicarsi nel mondo. qualche coerenza o specificità rigorosa», e è al centro degli interventi raccolti in Filo-
Ciò è dovuto, secondo Carchia, alla con- corre il rischio della “ricaduta” in una pro- sofia ‘93, in cui emergono in particolare
trazione dell’autonomia dello spirituale, spettiva bio-antropo-tanato-teologica. due questioni principali. Per quanto ri-
ossia al restringersi della funzione me- Se la critica di Derrida al “fondazionali- guarda i contenuti è noto che la filosofia
diatrice dello spirito nei confronti del- smo” heideggeriano intende comunque intende occuparsi della vita, sia nella sua
l’istanza della “socialità”, che tende a esercitarsi a partire dal terreno della filo- totalità, sia nei suoi aspetti particolari e,
imporsi come omnipervasiva. In tal modo sofia, Gianni Vattimo si chiede allora che per questo, specialistici. Diverso è il pro-
vien meno la dimensione dell’extravita- tipo di argomentazione sia quella di blema della filosofia per ciò che ne concer-
le, dell’irriducibile all’esistente, che rap- Derrida, dal momento che alla logica ar- ne l’utenza: la filosofia è un sapere essote-
presenta invece l’essenza dell’opera d’ar- gomentativa di quest’ultimo è stato spesso rico, ovvero aperto a tutti, o rappresenta,
te, in quanto concrezione obiettivata dello contestato il fatto di non fornire “ragioni”. piuttosto, un serbatoio di contenuti esote-
spirito, trascendente nei confronti della Vattimo rileva, anzitutto, che il diritto alla rici, destinati a pochi privilegiati?
dimensione dell’utilizzabilità, propria filosofia, rivendicato da Derrida, non è In qualità di difensore dell’esoterismo del-
degli enti intramondani. naturale, ma si pone sempre all’interno di la filosofia, Carlo Augusto Viano, nel
Secondo Jean Francois Lyotard, nella una tradizione, condividendo in questo la suo saggio Scrittura e pubblico dei filoso-
società contemporanea il modus aestheti- prospettiva propria dell’ermeneutica. Tut- fi, dimostra che le pretese di universalismo
cus del pensiero è espressione del nuovo tavia, il punto di vista decostruzionista, del sapere filosofico, sorte con il pensiero
oggetto verso il quale, caduta l’oggettività osserva Vattimo, non tiene fede all’intento platonico, crollano quando il soggetto tra-
degli ideali, si indirizza la riflessione, ov- ermeneutico, concependo infatti l’eserci- scendentale kantiano si distacca dal sog-
vero il modo di rappresentare gli ideali zio filosofico in modo “estetico”, laddove getto empirico e comincia a rappresentare
medesimi. Sulla strada aperta da Kant, identifica il diritto alla filosofia come il la realtà in modo innaturale. Secondo Via-
Lyotard rileva come l’estetica filosofica diritto, da parte di un soggetto (“creatore” no, la rivoluzione copernicana attuata da
tenda a vedere nel modo di una “spontanea o “poeta”), a esprimersi «in una Weltan- Kant riduce lo spettro universalistico teo-
disposizione”, in cui l’anima è affetta schauung il cui valore sarebbe garantito rizzato da Platone e apre un piccolo squar-
dal sensibile, «il segno di un accordo dal fatto di costituire un nuovo sistema di cio caratterizzato dal rigore scientifico e,
originario del pensiero con il mondo». metafore per descrivere il (suo) mondo». per questo, non più universale. L’esoteri-
Nell’unità estetica, la modernità sottoli- Si torna con ciò alla questione del sogget- smo filosofico viene in seguito rafforzato
nea non l’aspetto conciliativo, bensì la to, ripresa da Jacques Rolland, che nei dal pensiero di Heidegger e Wittgenstein,
possibilità di salvazione del nichilismo testi di Kafka rintraccia un soggetto “sfi- che affrontano la parzialità del lógos filo-
dal nulla di senso. nito”, “diminuito”, ridotto fino alla scom- sofico, in grado di cogliere esclusivamen-
La “perdita di fondamento”, cui fa riferi- parsa del nome e al suo tradursi in sigla te la cosalità dell’essere.
mento Aldo Giorgio Gargani, rappresen- anagrafica, espressione di quella passività Cosa resta, allora, alla filosofia? Secondo
ta, infatti, proprio ciò a cui potrebbe far con cui il soggetto, nella scomparsa, persi- Viano, che dimostra la sua tesi attraverso
fronte, dopo averla provocata, lo sguardo ste come traccia. La questione della posi- una storia di eventi filosofici, resta soltan-
della filosofia, nel suo rendere trascenden- zione del soggetto diventa dunque, nel to, appunto, una storia della filosofia, un
tale l’azione, distinguendo in essa inten- saggio di Rolland, la «“messa in questio- sapere specialistico che, toccando solo par-
zione, soggetto e risultato, e ponendo il ne” della soggettività; allo stesso tempo, la ticolari tematiche, è riservato ad un pub-
valore dell’azione nel soddisfacimento del- sua messa in gioco e la sua rimessa in blico di tecnici, che posseggono gli stru-
l’intenzione da parte del risultato. Questa causa». Al di là di Kafka, Rolland guarda menti per comprenderlo.
corrispondenza rinvia a quella tra verità e a Blanchot e, soprattutto, a Levinas, che Di parere opposto è Maurizio Ferraris,
significato, in quanto entrambe si fondano pone la questione dell’Io in vista dell’uo- che nel suo Kant e il problema della pub-
sul fatto che l’intenzione, che guida l’azio- mo, e in questo si qualifica, secondo Rol- blicità difende l’essoterismo della filoso-
ne, si conformi a strutture assiologiche land, come pensatore del “legame” che fia. Il noto scritto kantiano, Risposta alla
preesistenti all’estrinsecarsi dell’azione «nell’umano annoda l’altro all’uno». domanda: Che cos’è l’Illuminismo, mo-
medesima, si conformi cioè ai “fondamen- Alla questione del soggetto Pier Aldo stra chiaramente, secondo Ferraris, che
ti” dell’azione. Per questa via si giunge, Rovatti si avvicina invece con l’intento di per Kant la filosofia costituisce quel pro-
però, alla nullificazione del significato, delineare un’ “etica del linguaggio”, dove cedimento razionale in grado di universa-
cioè all’insensatezza del rapporto inten- con “etica” Rovatti intende la “responsa- lizzare il sapere e di costituire un valido
zionale, che può essere ricostruito solo a bilità” dell’assumere l’esperienza umana aiuto per il cosmopolitismo. La pubblicità
partire da un’analisi, qual è quella filo- come luogo della contraddizione in atto. Il diventa, così, l’esigenza primaria della fi-
sofica, che metta radicalmente in que- riferimento, tanto improprio, quanto ine- losofia, che attraverso il suo procedere

35
TENDENZE E DIBATTITI

discorsivo pone come dover essere la fra- La lanterna magica Croce impostava in maniera personale e
tellanza universale. D’altra parte, osserva dello storico innovativa il problema del rapporto tra
inoltre Ferraris, l’idea di noumeno più che ragione scientifica e ragione filosofica,
costituire un limite all’universalismo kan- In occasione del centenario della pub- che diverrà il nodo della filosofia del
tiano, ne rappresenta un punto di forza. La blicazione dello scritto di Benedetto Novecento.
separazione dell’intelletto dalla ragione e Croce, LA STORIA RIDOTTA SOTTO IL CON- Accingendosi alla composizione dell’ope-
della scienza dalla metafisica forniscono, CETTO GENERALE DELL’ ARTE, cento lettori ra, Croce era mosso dall’esigenza di chia-
infatti, a Kant la possibilità di identificare messinesi del filosofo hanno voluto rire la natura degli studi storici; scienza,
realmente la filosofia con un sapere uni- dare alle stampe, a cura di Giuseppe arte e storia divennero così per la prima
versale ben delimitato nei propri confini e Gembillo, una “riproduzione” di que- volta oggetto di riflessione sistematica di
di evitare la coincidenza dei propri conte- sta celebre “Memoria” crociana del Croce, che già in quest’opera lasciava in-
nuti con quel sapere entusiastico e totale 1893, che è stata presentata il 17 gen- travedere come la qualificazione, per la
che in Platone aveva già incontrato le naio 1994 da Girolamo Cotroneo nel- scienza, di conoscenza astraente e genera-
contraddizioni descritte in apertura. l’Aula Magna dell’Università di Mes- lizzante, anche se non ancora connotata
Una mediazione tra queste posizioni è sina. Con l’intento di offrire uno spun- negativamente, preludesse già al giudizio
quella proposta da Gianni Vattimo nel to ulteriore alla rilettura di testi spes- della Logica; mentre la definizione del-
suo intervento: Il paradigma e l’arcano. so citati, ma forse non altrettanto l’arte come “rappresentazione della real-
Convinto assertore dell’universalità della adeguatamente conosciuti, la “Me- tà” e della forma estetica quale “proiezio-
filosofia, Vattimo afferma la necessità, moria” crociana, LA STORIA RIDOTTA SOT - ne del contenuto” fossero una chiara anti-
per il pensiero filosofico, di fornire quelle TO IL CONCETTO GENERALE DELL ’ARTE , ac- cipazione delle sistemazioni più tarde. Nel
interpretazioni unitarie dell’esistenza che compagnata dalla prima parte dello contesto dell’opera, infatti, la storia, che
la rendono praticabile. La filosofia, infatti, scritto di Pasquale Villari, che ne fornì Croce definisce «narrazione di ciò che è
offre quelle visioni complessive dell’espe- lo spunto polemico: LA STORIA È UNA accaduto», esula dal piano dell’indagine
rienza che permettono di oltrepassare gli SCIENZA? (1891), è stata oggetto di un’al- scientifica e occupandosi dell’evento con-
specialismi e di dare un senso, seppur tra riedizione dal titolo: CONTROVERSIE creto e particolare lo ricostruisce tale e
fedele alla “debolezza” del pensiero, alla SULLA STORIA. 1891-1893 (Edizioni Uni- quale si è verificato, delineandolo nella
vita. L’analisi di Vattimo, che dunque pro- copli, Milano 1993), a cura di Renata sua irripetibile singolarità. Questa caratte-
pende per un essoterismo “debole” della Viti Cavaliere, che ha inteso richiama- ristica peculiare del discorso storico, se
filosofia, prende le mosse dall’ambiguo re l’attualità dell’idea crociana di nar- induceva Croce a separarlo nettamente
atteggiamento nietzscheano di fronte alla razione storica, con riferimento agli dalla scienza, non per questo ne compro-
filosofia. Pur affermando l’esigenza del esiti più recenti del dibattito sulla epi- metteva la specificità e il rigore.
ridere della cosa in sé, e quindi contestan- stemologia delle scienze storiche. Come ha sottolineato Cotroneo, il tentati-
do quegli aspetti esoterici della filosofia vo crociano di differenziare la conoscenza
kantiana, Nietzsche considera il pensiero Cento anni fa, nel 1893, appariva La storia storica dal pensiero scientifico, riservan-
filosofico come privilegio di una casta ridotta sotto il concetto generale dell’arte, dole un ambito connotato dalle caratteri-
sacerdotale. L’Oltreuomo è in tal senso la celebre “Memoria” con la quale Bene- stiche di extramondanità e originalità pro-
quell’essere in grado di superare il livello detto Croce, abbandonando i suoi prece- prie dell’arte, ma contemporaneamente
medio della comunicabilità per raggiun- denti lavori di natura storica e filologica e valido e rigoroso nel perseguire il suo
gere un nuovo tipo di verità. E` questo, collocandosi sul terreno della riflessione, scopo di ricostruzione fedele degli eventi
secondo Vattimo, anche il messaggio di si presentava per la prima volta in veste di passati, indica che Croce sceglieva un in-
Heidegger, che intende ripensare l’essere pensatore. Come ha precisato Giuseppe dirizzo di pensiero che sarebbe stato pro-
al di là della sua semplice presenza. Gembillo nel corso della presentazione prio di buona parte della filosofia del no-
L’epoca della metafisica cosalizzante, cul- all’Università di Messina della riedizione stro secolo: basti pensare allo Husserl del-
minata nel momento della tecnica, ha ri- messinese dell’opera, questo breve scritto la Krisis, al Gadamer di Verità e metodo,
dotto a comunicazione di massa la pretesa rappresenta un evento degno di nota, per- fino ad arrivare a Perelman e Feyerabend.
universalistica della filosofia: l’oltrepas- ché in esso compaiono, sebbene in nuce e Proponendosi quale assertore di una razio-
samento di questo tipo di filosofia com- non ancora ben delineati, i motivi centrali nalità duttile e aperta e rivendicando al
porta, secondo Vattimo, l’uscita dall’omo- della speculazione crociana, e anche per- pensiero un suo spazio e un suo proprio
logazione e il raggiungimento della liber- ché con quel lavoro il giovanissimo pensa- metodo, indipendente dalle pretese natu-
tà. In questo modo una concezione dimi- tore, allora solo ventisettenne, si inseriva ralistiche dello scientismo, Croce rappre-
nutiva dell’essere, in grado di sopportare nel vivo del dibattito filosofico europeo. senta, ha aggiunto Gembillo, uno dei “punti
la fine del “fondamento” senza provare Proprio a collocare l’opera giovanile di di svolta” della cultura europea nel mo-
smarrimento, riesce a cogliere quella ten- Croce nel panorama delle correnti del pen- mento del superamento del positivismo di
sione verso il limite e il segreto, che costi- siero europeo ha mirato l’intervento di fine secolo; da questo punto di vista Croce
tuisce l’esistenza fattuale della filosofia. Girolamo Cotroneo. Inserendo lo scritto può essere considerato l’iniziatore del-
In altre parole, la tesi di Vattimo capovol- nel contesto della polemica antipositivi- l’estetica come scienza filosofica non solo
ge i termini della questione: la tendenza stica di fine secolo e accostandolo alla autonoma, ma anche “fondante”. Coeren-
all’essoterico universalizzante corrispon- riflessione dei più significativi esponenti te con questa precoce intuizione, Croce ne
de ad una sorta di omologazione e livella- contemporanei dello storicismo tedesco, approfondirà in seguito il significato,
mento conclusosi, ormai, con la fine della Cotroneo ha evidenziato come l’esordien- riservando all’ “espressione” e al lin-
metafisica. Il suo oltrepassamento, comun- te pensatore si incamminasse decisamente guaggio il ruolo di elemento basilare del
que, non costituisce l’arcano e il mistero: su una delle strade maestre della filosofia momento teoretico dello spirito, secon-
nonostante resti sempre quel quid di indi- contemporanea. Croce non aveva ancora do quella tendenza, tipica della filosofia
cibile che il pensiero, per i suoi limiti chiara nozione del movimento di rifiuto del Novecento, a fare della riflessione
costituitivi, non riesce a cogliere; ciò non della cultura positivista, e rimaneva per sul linguaggio il punto di partenza della
comporta una supremazia dell’esoterico, certi versi all’interno di quest’ultima, con- speculazione.
quanto una concezione della filosofia ridi- tinuando ad assegnare alla scienza il ruolo Letta il 5 marzo 1893 all’Accademia Pon-
mensionata nei suoi limiti e comunque in di unica conoscenza universalizzante e taniana di Napoli, La storia ridotta sotto il
grado di cogliere, debolmente, il senso concettuale. Eppure, scegliendo di occu- concetto generale dell’arte conserva, ad
complessivo dell’esistenza. M.Ce./A.S. parsi della storia, e riducendola all’arte, un secolo di distanza, tutto il fascino e la

36
TENDENZE E DIBATTITI

Benedetto Croce. Frontespizio del primo numero della rivista “La critica”

freschezza dell’esordio filosofico di Cro- mentre tuttora viva e presente, nel gusto nel momento in cui si accinge a mettere per
ce. E’ lo stesso Croce a descrivere, in una tutto herbartiano per le nitide distinzioni iscritto la sua narrazione. La professione
celebre intervista rilasciata a Luigi Am- concettuali, appare la lezione di Anto- di fede scientifica di questo grande studio-
brosini e pubblicata sul “Marzocco” nel nio Labriola. Altrettanto evidente, nel so, che è divenuto cieco al solo scopo di
1908 (nella redazione finale dello stesso modo stesso di impostare i problemi e di restituire agli altri una più compiuta capa-
Ambrosini e di Renato Serra), il clima di argomentare, appare l’eredità che il se- cità di “visione”, e che scrive: «se dovessi
autentico fervore filosofico in cui maturò colo XIX - secolo “storico” per eccellen- ricominciare la mia strada, ripiglierei quella
quello scritto: «Mi giunse l’eco di una za - ha lasciato sul giovane filosofo ed che m’ha condotto dove sono», diventa il
grossa questione, vivacemente dibattuta. erudito napoletano, anche per la media- simbolo dell’eroismo dell’intrapresa sto-
Era mossa dal Villari: se la storia fosse arte zione di quel filone umanistico-storio- rica, a descrivere la quale Villari non trova
o scienza. Io allora non potevo credere se grafico del positivismo italiano, che ebbe metafora più appropriata di quella “ottica”
non che la storia fosse scienza, e preparai in Pasquale Villari uno dei suoi più della lanterna magica: «Quando noi mo-
una memoria per dimostrare che la storia è eminenti rappresentanti. striamo al fanciullo la lanterna magica, ed
scienza. Lo scritto era già composto per la «Innanzi a un obietto qualsiasi - a un avviciniamo al muro la lente, esso non vi
stampa, e io continuamente ci ripensavo personaggio, a un’azione, a un avveni- vede che un piccolo punto di luce bianca,
sopra. Di giorno in giorno me ne sentivo mento - lo spirito umano non può compie- uniforme. Allontaniamo a poco a poco la
meno soddisfatto, finché all’improvviso re se non due operazioni diverse. Può do- lente, e quel punto di luce s’allarga sempre
mi scoppiò nella mente la soluzione nuova mandarsi: che cosa è?, e può raffigurarsi più in un cerchio, che si decompone, svol-
del problema, in un lampo di luce. Non quell’oggetto nella sua apparizione con- gendo dal suo seno una moltitudine di
avevo capito niente! La storia non può creta. Può volere “intenderlo”, o sempli- fantastiche figure, in attitudini diverse e
essere scienza, ma deve essere arte; perché cemente “vederlo”». In queste parole di diversissimi colori. Tutte quelle figure era-
la scienza è dell’astratto, e la storia è, come Croce, tratte da Controversie sulla storia. no in germe contenute in quel punto di luce
l’arte, del concreto: individualista. La sto- 1891-1893, il “vedere” (che nelle edizioni bianca. Se infatti noi torniamo ad avvici-
ria differisce dall’arte, solo in quanto l’ar- successive della Memoria verrà sostituito nare la lente, il cerchio si restringe, le
te rappresenta il possibile, la storia il reale. da un “contemplare”) evoca in maniera figure scompaiono, e riapparisce di nuovo
Corsi in tipografia. Scomponete! Era tutto diretta le pagine del saggio di Villari, là il piccolo punto di luce uniforme. Immagi-
il mio passato che scomponevo. Ma, per dove l’autore intesse, intorno alla figura di niamo un istante che esso sia un essere
edificare, nulla è più necessario che di- Augustin Thierry, un commosso elogio vivente, cosciente. Fino a che resta in tale
struggere. Per vedere nuove cose bisogna del secolo “storico” e delle sue idealità stato, non potrà avere coscienza della sva-
volgersi da un’altra parte.» etiche e scientifiche. Vi è qualcosa di para- riata ricchezza di forme e colori nascosta
Rileggendo quelle antiche pagine di Cro- dossale e di grandioso nella situazione del nel proprio seno. Ma quando noi allonta-
ce, viene spontaneo constatare come sia ricercatore, che si dedica con tanto accani- niamo la lente, esso allora se ne dovrà
ancora lontana la prospettiva metafisica mento alle proprie ricerche di archivio, da avvedere. Qualche cosa di simile avviene
della posteriore “filosofia dello spirito”; perdere completamente la vista, proprio con lo studio della storia. Il poeta ci rivela

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TENDENZE E DIBATTITI

i molteplici elementi ideali della nostra dice in conclusione, “sotto il concetto ge- da un asserto di questo tipo, lo stesso non
natura, lo storico ci rivela invece tutti gli nerale dell’arte”), Croce è indotto a con- si può dire della meccanica quantistica:
elementi reali, coi quali il nostro spirito cludere che forse di “vere” opere storiche le particelle subatomiche dipendono in
s’è veramente, attraverso i secoli, anda- non ne esiste nemmeno una, avvicinando- tutto e per tutto dal sistema di osserva-
to formando.» si pericolosamente alle tesi dello “scettici- zione e non possono essere determinate
Se per Villari la distinzione tra “reale” e smo” storico di quel Schopenhauer, il cui in modo autonomo. Inoltre, il principio
“ideale” è sufficiente a discriminare fra nome ricorre più d’una volta in questa di indeterminazione di Heisenberg ha
loro scienza e arte, storia e poesia, e a “Memoria”. Certo si tratta solo, per Croce, stabilito l’assurdità dell’indipendenza
fondare la prima come la “vera scienza di una tentazione, che non ne infirma la ontologica della materia.
dello spirito umano”, Croce - che si vante- generale fiducia in quel tipo di intrapresa, Ma se il carattere distintivo della realtà
rà di non essere mai stato positivista o che egli condivide con il secolo “storico”. non può più individuarsi nel suo essere
“sensista” - non può accettare un mero A ben vedere, anzi, il dubbio sull’esisten- “cosa in sé”, che cosa rende “reale” un
criterio fattuale, senza preliminarmente za di autentiche opere di storia discende da evento? La risposta di Woolley si colloca
sottoporre i “fatti” (siano essi di natura quello stesso ideale di alta disciplina scien- nella matematizzazione dello spazio di
psicologica, o altra) a una elaborazione tifica e umanistica, che egli condivide in Cartesio. In fondo la res extensa è garan-
concettuale e formale che li renda “espres- fondo con Villari e il suo storicismo posi- tita nella sua esistenza e validità dalla
sivi”, o, con termine schilleriano, “parlan- tivistico. A.V./R.F. matematica: un corpo esiste non in quanto
ti”: «O si fa della “scienza”, dunque, o si fa percepibile, ma in quanto misurabile. Per
dell’ “arte”. Sempre che si assume il parti- la meccanica quantistica la strada intra-
colare sotto il generale, si fa della scienza; presa è la stessa: un evento atomico è reale
sempre che si rappresenta il particolare quando entra in gioco il resto del mondo,
come tale, si fa dell’arte.» Realtà virtuale quando, cioè, è misurabile. La misurabili-
Stabilita la natura non concettuale, e per- tà è dunque ciò che collega i due tipi di
tanto artistica, della storia, si tratta di fis- Il concetto di “realtà virtuale” si può realtà; e la matematica, privata dai residui
sarne la differenza rispetto alle forme della esplicitare se si chiarisce il significato empirici, diventa la garanzia assoluta del-
rappresentazione artistica in senso stretto. di “reale” e “virtuale”. Nel suo MONDI l’esistenza della realtà, sia nella fisica clas-
Escluso che una differenza si possa trova- VIRTUALI (Bollati Boringhieri, Torino sica sia in quella relativistica.
re dal lato del “modo” della rappresenta- 1993), Benjamin Woolley spiega in tal Per quanto riguarda il termine “virtuale”,
zione, giacché la narrazione storica in quan- senso come il concetto di “realtà” sia Woolley richiama la simulazione di un
to tale non forma un genere, ma può rien- definibile in rapporto a quello di mi- ambiente reale come viene percepito da un
trare in generi diversi, Croce (seguendo le surabilità; mentre quello di “virtuali- utente fornito di un’apposita apparecchia-
suggestioni dell’estetica dell’ “idealismo tà” dipenda fondamentalmente da tura elettronica che sostituisce i suoi dati
concreto” di Hegel e De Sanctis) la cerca operazioni di calcolo. La matematica sensoriali. La percezione dell’utente si-
dal lato del “contenuto” rappresentativo e si presenta quindi come collegamen- mula qui una realtà ontologicamente in-
la rintraccia nella categoria dell’ “interes- to essenziale tra “reale” e “virtuale”. consistente. Queste applicazioni di realtà
sante”: «La storia, rispetto alle altre pro- Questi argomenti ricorrono anche virtuale, la cui prima apparecchiatura risa-
duzioni dell’arte, si occupa dello “storica- nella nuova rivista «VIRTUAL» (periodi- le al 1968, con Ivan Sutherland e la sua
mente interessante”; ossia non di ciò che è co mensile, Edizioni Wilson, n. 3, no- Spada di Damocle, spaziano dalla medici-
possibile, ma di ciò che è “realmente acca- vembre 1993), che intende proporre na all’ingegneria civile e meccanica. Que-
duto”». Ritorna, dunque, l’elemento fat- la realtà virtuale sia come strumento ste diverse applicazioni, ricorda Woolley,
tuale, o di contenuto, ma ritorna entro una tecnologico, sia come spunto per una rischiano tuttavia di farci dimenticare l’es-
cornice formale, di finalità narrativa, che riflessione filosofica. senza della realtà virtuale stessa e cioè la
ne muta radicalmente il significato. capacità di calcolo: le simulazioni sempre
Ma che cosa comporta una autentica “nar- Che cos’è in fondo la “realtà virtuale” se più “reali” della tecnologia virtuale dipen-
razione” storica, e quale rapporto essa in- non un bellissimo ossimoro? E` questa la dono sempre e comunque da operazioni
staura con il lavoro più positivo della cri- definizione che Benjamin Woolley attri- informatiche di calcolo. Il linguaggio ma-
tica, dell’indagine, dell’interpretazione o buisce a questo concetto. I due termini, tematico è di fatto ciò che rende reale la
comprensione storica, che Croce deve re- “reale” e “virtuale”, sono infatti apparen- virtualità, per cui, secondo Woolley, l’uni-
legare nel ruolo di semplice lavoro prepa- temente contraddittori tra loro: ciò che è ca strada per “rendere reali” gli spazi vir-
ratorio? «Prima condizione per avere sto- reale non può essere virtuale, e viceversa. tuali della tecnologia informatica è quella
ria vera (e quindi opera d’arte), è che sia Woolley mostra tuttavia come sia possibi- di riportarli alla loro matrice originaria e
possibile costruire una narrazione. Ma co- le superare la contraddizione attraverso cioè al calcolo matematico.
struire una narrazione compiuta è cosa che quei nodi che collegano il concetto di Ma se, come abbiamo osservato in prece-
capita di rado; e perciò la definizione che realtà virtuale alle categorie fondamentali denza, la “realtà” propriamente detta è
abbiam dato della storia, rappresenta un della filosofia. Il conflitto tra idealismo e garantita dalla misurabilità e se il “virtua-
ideale, che ben di rado riesce allo storico di realismo, ovvero il problema dell’autono- le” non è altro che il prodotto di un calcolo
raggiungere. Nella maggior parte dei casi, mia ontologica della realtà dall’io; il con- matematico, cosa separa ancora il reale dal
non si possono offrire se non degli studi trasto tra empirismo e razionalismo, ovve- virtuale? Se è vero, come diceva Galileo,
preparatori, o un’esposizione frammenta- ro il problema della conoscibilità della che il libro della natura è scritto in simboli
ria, continuamente turbata da discussioni e realtà stessa, sono argomenti che sono già matematici, il calcolo diventa lo strumen-
da dubbi e da riserve. Si possono mostrare compresi nelle questioni concernenti la to necessario sia per la descrizione del-
molte “pagine” di storia perfetta; ma po- realtà virtuale. l’universo sia per la simulazione dell’uni-
che, e forse nessuna opera ampia, di vera Il senso comune intende come reale tutto verso stesso. La realtà, allora, reale o vir-
storia.» La conclusione del saggio è dun- ciò che è provvisto di materialità: è reale tuale che sia, non è altro che il prodotto di
que alquanto paradossale: più di quanto la tutto ciò che esiste materialmente, indi- un calcolo matematico. Reale e virtuale
maggioranza degli studiosi di Croce, sia pendentemente dall’osservatore. Già non costituiscono allora alcuna contraddi-
mai stata disposta ad ammettere. Nello Tomàs Maldonado, nel suo Reale e vir- zione: realizzano due modalità diverse della
stesso momento in cui perviene a definire tuale (Feltrinelli, Milano 1992), aveva stessa struttura. A.S.
concettualmente lo statuto epistemologi- messo in guardia da una concezione del
co della storia (ridotta appunto, come si genere. Se la meccanica classica dipende

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TENDENZE E DIBATTITI

rivoluzione tecnologica, dopo l’avvento naturali che formali, più semplici da rico-
delle macchine. L’informatica è l’unica dificare, in quanto già discreti e strutturati,
tra le tecnologie sorelle (telegrafo, telefo- sono stati i primi ad essere assorbiti all’in-
no, televisione...) ad aver trasformato in terno del mondo binario. Il passo successi-
modo radicale la natura stessa dell’ogget- vo, tuttora in corso, è stata l’estensione
to, per poter esercitare su di esso il proprio della traduzione digitale al mondo delle
potere gestionale. Si deve risalire a Gut- immagini e dei suoni, cioè a quegli unici
tenberg per rinvenire nel mondo del sapere due generi di fenomeni all’interno del
Primo piano: una trasformazione tecnologica tanto in- mondo delle realtà sensibili che possono
filosofia e computer fluente e radicale quanto quella dell’av- essere prodotti in modo analogico e quindi
vento dell’informatica. a loro volta facilmente digitalizzabili.
“La crescita”. Il grande sviluppo che ha “Quantità vs. velocità”. I fenomeni di
avuto l’informatica fino alla fine degli composizione e ampliamento del dominio
anni Ottanta - reso possibile dalla binari- digitale sono accomunati da un terzo fatto-
zazione del sapere - deve essere collegato re. Si tratta del rapporto tra estensione e
sia alla crescita smisurata del sapere uma- viabilità di qualsiasi dominio enciclopedi-
no, sia al rapporto tra tecnologie dell’ener- co; nel nostro caso di quell’universo che
gia e tecnologie dell’informazione, en- sarà il mondo dei bytes, unificato in un
Alle soglie trambe volte al risparmio del tempo. L’im- internet globale, ed esteso alla multime-
della terza rivoluzione digitale piego massiccio e continuativo di tecnolo- dialità. La quantità di informazioni già
gie energetiche “salvatempo” produce una oggi disponibili in formato digitale è stra-
Dopo una prima fase pionieristica, in sempre maggiore capitalizzazione di tem- ordinaria. Ma che cosa accadrà quando
cui solo alcuni scienziati erano am- po. Ad un certo punto la quantità di ric- avremo decine di migliaia di gophers da
messi a lavorare in batch (differita) su chezza di tempo accumulato rende la so- consultare; oppure intere letterature na-
pochi grandi computer main frame cietà così complessa, e le tecnologie ener- zionali da scandagliare per una semplice
mediante schede perforate, gli anni getiche salvatempo diventano così raffi- richiesta di dati; o magari insiemi di enci-
Ottanta hanno visto la diffusione del nate, che la possibilità stessa di continuare clopedie di tutti i tempi da consultare on-
PC di massa. Alla fine del 1993 ne a liberare tempo finisce per dipendere dal- line? Quanto tempo ci vorrà perchè il no-
esistevano 176 milioni, per una po- le tecnologie dedicate alla gestione del- stro computer ci fornisca una risposta? La
tenziale domanda mondiale pari a 700 l’informazione, la linfa vitale del sistema. multimedialità divora memoria. La realtà
milioni. Durante questa seconda fase, Quando la gestione delle informazioni di- è che le tecnologie di riproduzione e archi-
la rapida evoluzione delle macchine a venta tanto essenziale quanto la produzio- viazione di dati, così come le applicazioni
nostra disposizione ci ha portato a ne di energia, il sistema è maturo per software e la quantità di informazioni or-
parlare di generazioni di computer passare dal modello industriale a quello mai digitalizzate, sono in una fase evoluti-
sulla base della loro struttura hard- del terziario avanzato. Il sopraggiungere va più avanzata delle tecnologie responsa-
ware. Oggi, dopo quasi mezzo secolo del computer negli anni cinquanta ha rap- bili per la velocità con cui sono rinvenibili
di progressi, l’informatica ci sugge