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Niklas Luhmann
OSSERVAZIONI
SUL MODERNO
ARMANDO
EDITORE
LUHMANN, Niklas
Osservazioni sul moderno / Niklas Luhmann
Roma : Armando, c 1995
136 p. ; 22 cm. - (Sociologia)
ISBN 88-7144-522-8
1. Societ moderna
CDD 301
Titolo originale
Beobachtungen der Moderne
1992 Westdeutscher Verlag GmbH, Opladen
I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i
paesi.
Sommario
Prefazione
Prefazione
La proclamazione del Postmoderno ha avuto quantomeno un merito. Essa ha reso noto che la societ moderna non crede pi di saper fornire descrizioni corrette di se stessa. Anche queste ammettono altre possibilit. Anche queste sono diventate contingenti. Come nel mondo
rischioso della metropolitana newyorchese, coloro che vogliono parlarne
si affollano, pigiandosi, nei posti a ci delegati, sotto le luci dei riflettori e davanti alle telecamere. Tutto ci assomiglia a una sorta di lotta per
la sopravvivenza intellettuale. Apparentemente, ne va solo di questo. E
nel frattempo succede quello che succede, e la societ si evolve allontanandosi da ci che ha raggiunto, verso un futuro sconosciuto.
Forse il termine Postmoderno voleva fornire solo una delle varie
descrizioni del Moderno, capace di concepire la propria unit solo in senso
negativo, come impossibilit di un metaracconto. Ma questa sarebbe forse
una rinuncia esagerata, di fronte alle numerose e palesi urgenze attuali. Noi
concediamo volentieri che non vi sia una rappresentazione obbligata della
societ nella societ. Ma questa non sarebbe la fine, bens linizio di una
riflessione sulla forma delle auto-osservazioni e auto-descrizioni di un
sistema, che debbono venire proposte e imposte nellambito di un processo, il quale a sua volta viene osservato e descritto.
I testi qui pubblicati si fondano sulla convinzione che su tutto questo
possa essere detto qualcosa, cio che sono gi disponibili materiali teorici e che basta inserirli in questo tema delle osservazioni del Moderno.
Osservazioni sul Moderno: il titolo volutamente ambiguo, poich si
tratta di osservazioni della societ moderna attraverso la societ moderna.
Non vi alcun metaracconto, poich non vi alcun osservatore esterno.
Se noi ci serviamo della comunicazione e come potremmo fare altrimenti? noi operiamo sempre allinterno della societ. Ma proprio
questo determina strutture e conseguenze particolari, che debbono venire
chiarite. Proprio questo intento comune alle riflessioni che seguono.
Si tratta di rielaborazioni di conferenze tenute senza una base testuale
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NIKLAS LUHMANN
Inizio la presente e diffusa analisi del Moderno della societ moderna con
la distinzione tra struttura sociale e semantica. La mia preferenza per questo
inizio una preferenza la cui giustificabilit non appare evidente fin dal
primo momento pu dar luogo a confusione, poich questa distinzione
contiene se stessa. Essa stessa una distinzione semantica. Parimenti, la
distinzione tra operazione e osservazione, da cui essa deriva, la distinzione
di un osservatore. Debbo limitarmi a fornire questa indicazione e ad affermare, semplicemente, che questa forma logica la base della fecondit delle
analisi che sviluppano la loro paradossalit (1). Inoltre questo punto di partenza implica sostanzialmente gi tutta la teoria del Moderno. Lanalisi
infatti inizia non con il riconoscimento di leggi naturali note, e nemmeno
con principi di ragione o fatti gi assodati o indiscussi. Essa inizia con una
paradossia che va risolta in un qualche modo, se si vogliono ridurre le infinite informazioni ad una quantit finita. Con ci lanalisi reclama per se
stessa le caratteristiche del proprio oggetto: il Moderno.
Se si inizia con la distinzione tra struttura sociale e semantica, il
sociologo non pu non rendersi conto che il discorso sul Moderno viene
condotto costantemente a livello semantico (2). Da quando ogni discorso
sulla societ capitalistica richiede dei chiarimenti e la discussione sulla
(1) Questa presunzione corrisponde al calcolo delle forme di George Spencer
Brown, che inizia con una paradossia nascosta, cio con lindicazione di porre una
distinction che consista in distinction e indication, ma che sia da trattarsi come
unico operatore; tutto ci conduce alla paradossia evidente di un reentry della
distinzione in ci che distinto. Cfr. Laws of Form (1569), ristampa New York
1979.
(2) Si veda come esempio noto: Jrgen Habermas, Die Moderne - ein unv ollendetes Projek t, in Habermas J., Kleine politische Schriften I-IV, Frankfurt 1981,
pp. 444-464; oppure Stephen Toulmin, Cosmopolis: The Hidden Agenda of
Modernity , New York 1990.
differenziazione ristagna, perch troppo impegnativa, manca una descrizione strutturale adeguata delle caratteristiche del Moderno. Il concetto di
Moderno attraversa un momento critico anche a causa di uno spostamento di attenzione dalleconomia alla cultura, su cui anche andrebbero forniti chiarimenti. E cos i tentativi di caratterizzare il Moderno portano ad
indicare elementi propri delle autodescrizioni sociali. Questo vale ad
esempio per lassociazione del concetto di Moderno con le idee proprie
dellilluminismo della ragione. Lo stesso avviene quando si afferma che
il Moderno della societ dato dallimportanza che essa attribuisce
allautodeterminazione individuale. In ambedue i sensi si denunciano lunghe serie di delusioni. Jacques Derrida ha parlato di recente di un got de
fin sinon de mort di questo discours traditionnel de la modernit (3).
Altrettanto agilmente si trasferisce la descrizione del Moderno al
Postmoderno. Cos muta la concezione del futuro. Mentre il Moderno,
diciamo, classico collocava nel futuro la realizzazione delle sue aspettative e grazie al non ancora del futuro poteva accantonare i problemi relativi allautoosservazione e allautodescrizione della societ, un discorso
del Postmoderno un discorso senza futuro. Di conseguenza lo stesso
problema della paradossia della descrizione del sistema compiuta
allinterno del sistema (e quindi della descrizione che concorre a descrivere se stessa), deve essere risolto diversamente; e questo accade, come
vediamo, nella forma del pluralismo, se non dellanything goes.
Le analisi fondate meramente sui concetti storici, per quanto istruttive possano essere nel singolo caso, prese di per s non conducono
sostanzialmente al di l di questo stato di cose. Anche se ci si riferisce,
come fa Quentin Skinner, a situazioni sociali e politiche che andrebbero
affrontate con dei concetti innovativi (4), le cose non cambiano; lo stesso
accade se si interpretano le modifiche nelluso dei termini o
lintroduzione di nuovi termini sulla base dei sovvertimenti storicosociali, come fanno Otto Brunner, Joachim R itter o R einhart
Koselleck(5). Per il gusto dei sociologi vi sono, alla base di questa operazione, rappresentazioni della societ o troppo dettagliate (nel caso di
Skinner) o troppo generiche (nel caso di Brunner, Ritter e Koselleck).
(3) Cfr. Laut re cap , Li b er 5 (1 9 9 0 ), p p . 1 1 -1 3 , ci t . da Le Mo n de ,
29.9.1990.
(4) Si veda la discussione in Terence Ball/James Farr/Russell L. Hanson (a cura
di), Political Innov ation and Conceptual Change, Cambridge England 1989.
(5) Si confronti in questottica il dizionario dei termini storici fondamentali,
Historisches Lex ik on zur politisch-sozialen Sprache in Deutschland, Stuttgart dal
1972; inoltre Joachim Ritter, Metaphy sik und Politik : Studien zu Aristoteles und
Hegel, Frankfurt 1969.
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Ed necessario un livello pi alto cui collocare lidentit del non-identico. E cos continuiamo a richiamarci allumanit o alla ragione, ma non
pi nel senso in cui la tradizione viene naturalmente intesa, nella distinzione che viene posta tra luomo e le scimmie o i serpenti, bens nel
senso pi sfumato di una concettualizzazione di valori che ci consenta di
condannare il diverso.
facile vedere, da come questi valori vengono concretamente applicati, quanto poco essi siano adatti a fornire le basi per un giudizio sulla
societ moderna, o anche solo a descriverne la complessit. Lapparato
semantico della vecchia Europa non costituisce pi una ricchezza culturale da tutti considerata come intoccabile; tuttavia da essa non ci si vuole
distaccare in maniera risoluta. La distanza temporale nei confronti della
tradizione indiscussa e inaccettabile. Si dovrebbe poter indicare in
che punti la societ moderna si distingue sul piano strutturale e semantico da quelle che lhanno preceduta; a tale scopo sarebbe per necessaria
una teoria sociale che indichi in che senso questa differenza storica distingua sistemi, i quali per per certi versi sono dello stesso tipo o forse
persino identici, proprio in quanto sistemi sociali.
La sociologia, prescindendo dagli scrittori di stampo sociologico, ha
preso poco parte alla discussione sui criteri del Moderno. In questo vi
un parallelo con la letteratura e le arti figurative, che considerano il
Moderno come liberazione dellindividualit e ricerca (anche disperata),
su questa base, di una possibile autenticit. Questo impulso di modernit
in questi casi talmente profondo, che senza di esso linterazione tra produzione e teoria artistica nella sua tipica forma attuale non sarebbe nemmeno lontanamente pensabile (8).
In confronto allintensit con cui vengono vissuti e rappresentati in
questo contesto la speranza e il bisogno, lavanguardismo e il sopravvissuto, e rispetto anche al modo in cui la societ moderna cerca in questo
ambito di descrivere se stessa, la sociologia ha prodotto poco. Gli slogans di concetti non il caso di parlare che essa produce, hanno
tutti le caratteristiche di una unilateralit forzata. Si pensi solo a societ
dei rischi o a societ dellinformazione. Manca, se si prescinde dai
vecchi temi quali la differenziazione e la complessit, unidea delle caratteristiche strutturali che palesemente a lungo termine e non solo per
il momento distinguono la societ moderna dalle formazioni sociali
anteriori.
(8) Si veda ad esempio Peter Brger, Prosa der Moderne, Frankfurt 1988. Cfr. a
proposito dellorigine di questo specifico stile del Moderno nel Settecento anche
Siegfried J. Schmidt, Die Selbstorganisation des Sozialsy stems Literatur im 18.
Jahrhundert, Frankfurt 1989.
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Proprio la sociologia per, tenuto conto della sua lunga tradizione specialistica, non pu rinunciare ad unanalisi del rapporto tra struttura sociale e
semantica. La continuit sul piano degli sviluppi della struttura sociale (economia monetaria, politica organizzata dallo Stato, ricerca mirante a cambiamenti nella conoscenza, mass-media, Stato di diritto, istruzione scolastica
per tutti ecc. tutti fenomeni specifici dei tempi moderni) evidente, e con
il tempo aumentano le possibilit che essa offre e i problemi che essa comporta. Discontinuit possono esservi solo nella descrizione di questi fenomeni e delle ambizioni e dei rischi che essi comportano. Con il protrarsi
dellevoluzione della struttura sociale si ha dunque una discontinuit, una,
diciamo pure spaventosa discontinuit semantica. Ma per questi fenomeni
manca una teoria adeguata, una semantica del rapporto tra struttura e semantica, una teoria dellautodescrizione della societ che si riproduce in strutture
(9). La proposta forse pi interessante si trova nella pubblicazione pi recente
(allepoca del Congresso dei Sociologi del 1990) di Anthony Giddens (10).
Giddens ravvisa il tratto caratteristico del Moderno in una time-space-distanciation: i legami reciproci di spazio e tempo si sarebbero ridotti, diventando
contingenti, fondandosi dunque su accordi; e il reflexive monitoring of
action, cio lintrecciarsi di decisioni operative con altre azioni o possibilit
di azione, delle condizioni in cui tutto ci avviene e delle conseguenze che
ci comporta, fanno s che questa trasformazione abbia effetti globali su
tutto lambito dellagire. Lo stile di vita determinato sempre meno da fatti
locali. Le conseguenze riguarderebbero le strutture e le semantiche. Ma rimane da stabilire quali fattori abbiano provocato questa riduzione del legame di
spazio e tempo (11). Manca una teoria sociale che sia anche solo parzialmente
adeguata e non sia moderna nel senso che domani sia gi superata.
Questa carenza ha forse soprattutto ragioni metodologiche. La sociologia vuole infatti essere prevalentemente una scienza empirica, intendendo
per poi il concetto di empirico in senso molto ristretto, come propri
(9) A questo proposito si veda anche Niklas Luhmann, General Theory and
American Sociology , in Herbert J. Gans (a cura di), Sociology in America,
Newbury Park Cal 1990, pp. 253-264.
(10) Vedi The Consequences of Modernity , Stanford Cal. 1990.
(11) Dal momento che Giddens respinge uninterpretazione della differenziazione funzionale, ponendo il concetto di societ sul piano dello Stato nazionale e
verosimilmente non ritenendo che il reflexive monitoring of action debba, in
base ad una sorta di legge storica, avere questa conseguenza, rimane invero solo
uninterpretazione fondata sullo sviluppo delle tecniche di comunicazione a lungo
raggio. In questo caso per il passaggio allepoca moderna inizierebbe con
linvenzione della scrittura, e il suo primo risultato sarebbe la coscienza della
molteplicit dei popoli, sorta nel secondo millennio prima di Cristo in Egitto e in
Asia anteriore.
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II
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Il confronto tra Marx e Husserl possibile solo basandosi su un concetto di tecnica pi astratto. Non si tratta ovviamente di macchine con modalit di lavoro meccaniche o elettroniche. Non si tratta nemmeno di produrre
semplicemente effetti voluti. Tali concezioni causal-tecnologiche finirebbero per arenarsi nelle secche della critica degli scopi e nella pretesa della
sostituzione di altri scopi, come accadde a Starnberg quando si apr il dibattito sulla finalizzazione. Non si tratta affatto di una critica della societ che
in questo senso abbia valenza politica. La tecnica, in senso lato, semplificazione funzionante, una forma della riduzione della complessit, costruibile e realizzabile, nonostante che non si conosca il mondo e la societ in
cui ci avviene: la tecnica viene verificata su se stessa. Lemancipazione
degli individui si noti bene: anche degli individui non ragionevoli
un effetto collaterale inevitabile di questa tecnicizzazione.
Solo un concetto di tecnica cos lato pu pretendere di contribuire
allautodescrizione della societ moderna. Esso rende comprensibile
laccantonamento di punti di vista e riguardi. Parimenti, esso definisce il
prescindere dagli effetti sulla psicologia individuale e sullambiente.
Esso illumina laspetto tecnico della scienza, in maniera del tutto indipendente dalle applicazioni delle conoscenze scientifiche ai processi di
produzione (13). Esso rende comprensibile il fatto che la societ moderna
sia incline ad esercitare unautocritica di tipo umanistico ed ecologico,
ma anche che essa, come reazione a ci, pu servirsi solo della tecnica,
nel momento in cui per esempio i problemi umani ed ecologici vengono
considerati sotto laspetto finanziario.
Cos mutano anche gli imperativi sociali per lindividualit.
Linterrogativo non pi: cosa si deve essere?, ma :come si deve
essere?. Se lindividuo viene posto ai margini dalla tecnica, egli acquista la distanza necessaria per osservare il proprio osservare. Egli non sa
pi solamente di s. Egli non attribuisce pi solo a se stesso un nome,
un corpo e una collocazione sociale. In tutto questo si sente minacciato.
E in luogo di questo acquista la possibilit di unosservazione di secondo
livello. Lindividuo nel senso moderno colui che in grado di osservare
il proprio osservare. E chi non ci arriva, o non vi viene condotto dal proprio terapeuta, ha la possibilit di leggere romanzi e di proiettarsi su se
stesso, come uno, nessuno e centomila (14).
(13) Sul rapporto tra tecnica e restrictedness nel sistema economico si veda
Arie Rip, The Dev elopment of Restrictedness in the Sciences, in Norbert Elias et
al. (a cura di), Scientific Establishments and Hierarchies, in Sociology of the
Sciences Vol. VI, Dordrecht 1982, pp. 219-238.
(14) Cfr. lomonima opera di Pirandello, la quale tratta dellosservazione, in
Opere, Milano 1986, vol. 2.
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Non appena si distingue tra problemi di referenza e problemi di codice, i rapporti si ridefiniscono in un nuovo ordine. La distinzione tra
verit analitiche e sintetiche deve essere abbandonata, come ha gi proposto Quine (26). Essa pu direttamente essere sostituita da autoreferenza
(=analitico) ed eteroreferenza (=sintetico). Solo cos la distinzione tra
referenza e codificazione pu generare effetti, e si vede che i valori positivi/negativi del codice sono applicabili come vero/falso sia ai contenuti
materiali intesi come eteroreferenziali, che a quelli intesi come autoreferenziali. Queste verit che hanno solo senso come analitiche non sono
solo il risultato di unimpostazione strumentale, non sono solo un
modo di arrivare ad una prova, di creare un modello ecc., prima di iniziare con una ricerca vera e propria, cio empirica. Esse sono piuttosto
lambito in cui lautoriflessione del sistema pu riconoscere la propria
base paradossale e risolverla con laiuto dellasimmetria tra sistema e
ambiente, nel senso di autoreferenza ed eteroreferenza. Nel contesto
dellautoreferenza si pu riflettere che anche la distinzione tra autoreferenza ed eteroreferenza costituisce ancora una distinzione propria del
sistema, distinzione che noi abbiamo sotto gli occhi come conseguenza
dello sviluppo mediante differenziazione e della chiusura del sistema. Da
un punto di vista logico ci conduce alla problematica, nota da Gdel in
poi, dellimpossibilit di garantire a se stessi di non cadere in contraddizione. Da un punto di vista di teoria del sistema, questo conduce alla
prova di Ashby, secondo cui lautoorganizzazione non possibile senza
ambiente (27). In matematica ci spinge a pensare di riferire tutte le
forme matematiche ad ununit originaria di autoriferimento e distinzione (e dunque alla condizione della possibilit dellosservare) (28). Ma
anche senza un tale impiego di argomentazioni, innanzitutto ragionevole pensare che lautoreferenza sia possibile come forma se vi ancora
qual cosal t ro da cui esso possa veni re di st i nt o, ci o appunt o
dalleteroreferenza.
Queste riflessioni liberano infine il codice binario della verit dal
suo essere ancorato a sicurezze preconstruttivistiche, siano queste le presunzioni sulla natura o sulla natura delluomo (idee), oppure le teorie
(26) Ibidem.
(27) Vedi W.
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(29) In particolare su questo sviluppo Ian Hacking, Why Does Language Matter
to Philosophy , Cambridge Engl. 1975. Di questo contesto fanno parte anche i
tentativi di indebolire criteri di verit razionalistici o consensualistici combinandoli nel modo da renderli razionalmente accettabili. Si veda ad esempio Hillary
Putnam, Vernunft, Wahrheit und Geschichte, Frankfurt 1982, oppure Jrgen
Habermas, Theorie des k ommunik ativ en Handelns, 2 voll., Frankfurt 1981; tr. it.,
Teoria dellagire comunicativ o, Bologna 1986.
(30) Cfr. ad esempio Ulrich Falk, Ein Gelehrter wie Windscheid: Erk undungen
auf den Feldern der sogenannten Begriffsjurisprudenz, Frankfurt 1989, oppure, per
le controversie del nostro secolo, la polemica di Eduard Picker, Richterrecht oder
Rechtsdogmatik - Alternativ en der Rechtsgewinnung?, in Juristenzeitung, 43
(1988), pp. 1-12, 67-75.
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attribuire lo status di fonte giuridica anche alla dogmatica giuridica formulata concettualmente. Vedi ad esempio Neil MacCormick, Legal Reasoning and Legal
Theory , Oxford 1978, p. 61; Michel van de Kerchove / Franois Ost, Le sy stme
juridique entre ordre et dsordre, Paris 1988, pp. 128 e segg.. Sarebbe forse meglio
mettersi daccordo e stabilire che il sistema giuridico stesso, solo nella fattualit
del suo operare come fonte di diritto, da considerarsi tale.
(34) Ci in realt prevalentemente solo in relazione a delle differenze nei costi
della transazione e senza un chiarimento sufficiente della concettualit implicita
(denaro, necessit, temporalit, dipendenza dal codice ecc.)
(35) Cos ad esempio Michael Hutter, Die Produk tion v on Recht: Eine selbstref eren t i el l e Th eo ri e der W i rt s ch af t , an g ewan dt auf den Fal l des
Arzneimittelpatentrechts, Tbingen 1989, p. 131. A mo di chiarimento vi scritto: Le transazioni sono, viste dallinterno, comunicazioni (pagamenti), viste dal
di fuori trasferimenti di prestazioni. Con ci, quello che noi trattiamo come problema del riferimento, viene rappresentato come problema di un osservatore, che
pu oscillare tra prospettiva interna ed esterna. E questosservatore pu anche
essere lo stesso sistema economico.
(36) Su ques t o p i det t ag l iat amen t e Ni k l as Luh man n , Di e W i rt s ch af t der
Gesellschaft, Frankfurt 1988.
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ra alcuna autorit. Essa non conosce posizioni dalle quali la societ potrebbe essere descritta in maniera vincolante per altri allinterno della societ.
Non si tratta pertanto di una emancipazione verso la ragione, bens di una
emancipazione dalla ragione, e questa emancipazione non deve essere perseguita, bens gi avvenuta. Chi si ritiene sempre ragionevole e lo dice,
viene osservato e decostruito. Ma anche ad una sociologia che dicesse la
stessa cosa capiterebbe lo stesso. Quindi ci si pu solamente chiedere, se
nel corso di una tale osservazione dellosservare si determinano situazioni
peculiari stabili, che nelle condizioni date non mutano pi.
Ma in luogo delluno subentrano semplicemente i molti? Lunit del
mondo e lunit della societ si dissolvono irreversibilmente in una molteplicit di sistemi e discorsi? Il relativismo, lo storicismo, il pluralismo, costituiscono le risposte definitive, quelle a cui si pensava quando
si parlava ancora di libert? E questo proprio nel momento storico in cui
lunit della societ mondiale diventata inevitabile, al punto che questa
non tollera pi due diversi ordini economici, il capitalista e il socialista?
Forse si pu sviluppare questo paradosso, e risolverlo, distinguendo
tra operazione e osservazione (38). Loperazione della comunicazione
sociale produce lunit del sistema sociale, rifacendosi ad altre comunicazioni sociali o anticipandole, e dando cos luogo a una differenza tra
sistema e ambiente. Essa, eseguendo losservazione la quale deve
distinguere questa comunicazione da altre o dal sistema del proprio
ambiente riprodotto attraverso essa esegue unoperazione, che a sua
volta si espone a unosservazione, e cos via. Latto di osservare deve e
pu scegliere delle distinzioni, e pu essere osservato in rapporto alle
distinzioni scelte o anche in rapporto a quelle che evita di scegliere(39).
(38) Che con questo si risolva una unit di fondo, ma proprio per questo paradossale, verr spiegato solo sotto forma di annotazione. Quando infatti si tratta di
sistemi sociali, e quindi di comunicazione, ogni operazione al contempo osserv azione (in relazione alla distinzione tra informazione, atto del comunicare e comprensione) e come esecuzione osservabile dellosservazione operazione. Simili
rapporti concettuali si trovano nel calcolo delle forme di George Spencer Brown,
Laws of Form ristampa New York 1979 nel rapporto tra distinction e indication. In questo caso il calcolo mostra anche che e come il paradosso, che allinizio
rimaneva non preso in considerazione, possa venire recuperato a un livello adeguato di complessit del calcolo e accolto nella forma con la figura del re-entry
nella forma. Per lapplicazione di questidea nel contesto terapeutico, nel quale da
molto tempo ci si interessa alla ricostruzione dei paradossi, vedi Fritz B. Simon,
Unterschiede, die Unterschiede machen: Klinische Epistemologie: Grundlage einer
sy stemischen Psy chiatrie und Psy chosomatik , Berlin 1988. Cfr. anche Jacques
Miermont, Les conditions formelles de ltat autonome, in Revue international
de systmique, 3 (1989), pp. 295-314.
(39) Cfr. in merito Jacques Derrida, De lesprit: Heidegger et la question, Paris
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1987; tr. it. Dello spirito. Heidegger e la questione, Milano 1989; e anche il modo
piuttosto semplicistico con cui i marxisti ancora poco tempo fa dicevano di essere
stupefatti del fatto che le teorie borghesi non ammettono che essi optano per il
capitalismo.
(40) Cfr. Gregory Bateson, Geist und Natur: Eine notwendige Einheit, Frankfurt
1982, p. 122.
(41) Vedi Heinz von Foerster, Sicht und Einsicht: Versuche zu einer operativ en
Erk enntnisstheorie, Braunschweig 1985.
(42) Cfr. anche Niklas Luhmann, Erk enntnis als Konstruk tion, Bern 1988;
dello stesso autore, Die Wissenschaft der Gesellschaft, Frankfurt 1990.
(43) Riferito alla distinzione linguistica tra contrassegnato e non contrassegnato. Vedi ad es. John Lyons, Semantics Bd. 1, Cambridge Engl. 1977, p. 305 e
segg..
(44) Si tratta, come facile vedere, di un interesse autologico, che coinvolge
se stesso. Infatti anche la distinzione poter-vedere/non-poter-vedere una distinzione con la quale si esclude ci che con essa non si pu vedere. (Ci sia detto contro la frettolosa speranza di una liberazione totale attraverso una presa di coscienza del non-poter-vedere, dunque in un contesto psicologico: chiedendosi quale sia
leffetto terapeutico).
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viamo nel paese del sospetto del motivo, del romanzo, della critica ideologica, della psicoterapia. Ci troviamo cos anche, a prescindere da questi
casi particolari gi verificati, nellambito di quel meccanismo con cui la
societ moderna esperimenta quelle forme che in queste condizioni possono affermarsi.
Quali forme potrebbero essere queste? Anche se lautodescrizione
della societ si nutre ormai solo di una rete di ricorsi dellosservazione di
osservazioni, ci sarebbe da attendersi che effettuando queste operazioni
emergano valori peculiari, cio posizioni, che in un ulteriore atto di
osservare losservazione non mutano pi, ma restano stabili (45). Questi
valori peculiari nella societ moderna non sono tuttavia pi oggetti
dellosservazione diretta. Essi non possono essere presentati come identit di cose, poich un altro osservatore pu sempre vedere in maniera
diversa. Non li si trova a maggior ragione nemmeno negli ultimi postulati normativi (ragionevolmente motivabili); infatti anche la lista di tali
postulati lascia sempre aperto lo spazio al quesito critico di un altro
osservatore: Chi dice questo? Al servizio di quali interessi sono? Chi ne
ha bisogno? NellOttocento era stato nullificato il vecchio concetto di
natura con la distinzione tra essere e validit. Ma questa distinzione nel
nostro caso non ci aiuta ulteriormente, poich in ambedue gli ambiti noi
esperimentiamo che sul piano dellosservazione di secondo ordine tutte le
asserzioni diventano contingenti; e che ci si pu chiedere, per ogni osservazione, anche per quelle di secondo ordine, quale distinzione essa applichi e cosa, in conseguenza di ci, resti per lei invisibile. Ci lascia supporre che i valori peculiari della societ moderna debbano essere formulati nella forma modale della contingenza (46).
Quello che resta un minimo di ordine negentropico, cio un ordine con alternative collegate. I valori di questo si trovano in punti o
anche in funzioni, che vengono occupati in modi sempre diversi, ma
non arbitrariamente. La stabilit viene poi garantita dal fatto che per
qualsiasi cosa noi troviamo vi sono solo limitate possibilit di sostituzione. Si pu traslocare, ma solo se si trovato un altro appartamento.
Se non pi possibile o non pi consentito luso individuale
dellauto, occorre sostituirla con altri mezzi di trasporto. Non ci si pu
accontentare, in sostituzione, di sedie a dondolo. Analogamente risulta
(45) Vedi con osservazioni prese dalla matematica Heinz von Forster, ibidem,
in particolare p. 207 e segg.. Circa lapplicazione al sistema scientifico cfr. anche
Wolfgang Krohn / Gnter Kppers, Die Selbstorganisation der Wissenschaft,
Frankfurt 1989, p. 46 e segg., 134 e segg..
(46) Vedi in merito La contingenza come valore proprio della societ moderna, infra.
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Quale che sia il giudizio che si vuole dare della situazione culturale
della societ odierna, certo che ci che appare specificamente moderno
stato plasmato dalle tradizioni europee. A livello strutturale si pu dubitare per molte ragioni se e fino a che punto sia stato realizzato il cambiamento da una differenziazione del sistema sociale da primariamente stratificato a primariamente funzionale. Lo sviluppo in questa direzione per
partito dallEuropa. A livello semantico si possono valutare in maniera
diversa la resistenza delle culture antiche, il loro futuro, la loro capacit
di risorgere e di imporsi contro la pretesa di essere moderne in senso
europeo. Ma solo lEuropa ha fornito delle descrizioni del mondo e della
societ che tengono conto dellesperienza di un totale rifacimento strutturale della societ dal tardo Medioevo.
Letichetta geografica Europa ovviamente una denominazione derivante dallimbarazzo. Inoltre essa simula unitariet, laddove a prima
vista si vedono solo differenze. Lo sguardo si ferma cos solo alla superficie delle manifestazioni. Si tenter qui dunque di mostrare lunit
distinta della tradizione europea sul tema della razionalit. Si tratta
innanzitutto dellunit dello sviluppo storico-semantico che ha accompagnato il passaggio allepoca moderna. Questo processo commenta se
stesso e oscilla tra autosostituzione (via via con definizioni quali critica,
nichilismo, Postmoderno) e rinnovamento utopistico. Ma anche questa
scissione pu ancora essere considerata come unit, vale a dire come
processo di apprendimento sul fenomeno non compreso della societ
moderna. E per noi unit al contempo unit distinta, in quanto essa si
distingue da ci che ancora oggi rientra in concetti di razionalit di origine extraeuropea.
Riprendendo questa autovalutazione, che ancora da chiarire, si
potrebbe arrivare a sostenere che la razionalit europea si distingue da
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altre semantiche ad essa paragonabili per la sua familiarit con le distinzioni. Ci pu condurre ad una rielaborazione della propria storia, nel
senso ad esempio della logica e della teoria della storia di Hegel, ed anche
ad una molteplicit di altre distinzioni, che spaccano la razionalit stessa
o la distinguono da altri orientamenti verso il mondo del sentimento o
dellimmaginazione parimenti legittimi. Questo conduce infine alla tesi
secondo cui solo partendo da questa razionalit conscia della distinzione
si pu osservare e descrivere la differenza della semantica europea rispetto
alle altre semantiche del mondo. Lammirazione per la Cina nel secolo
dei lumi non sarebbe dunque stata un caso. E il vantaggio della riflessione della razionalit europea non dovrebbe significare che la riflessione
conduce ad una superiorit di cui ci si vuole autoilludere, ad un eurocentrismo che si autovaluta. Sarebbe pensabile anche il contrario, ad esempio come ammirazione per lingenuit e autenticit di descrizioni del
mondo di altra origine a noi ormai precluse (1).
Tutte queste sono tuttavia innanzitutto solo vaghe supposizioni.
Molto dipende quindi dal fatto di riuscire o meno, e in che modo, a
descrivere concettualmente in maniera pi precisa questa caratteristica
specifica di una razionalit che si orienta verso la distinzione.
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mate (7) della fisica classica non ha pi posto; fisicamente non appare pi,
n come osservatore, n come attore. Innumerevoli distinzioni esplicite,
quali materia e spirito, Stato e societ, societ e comunit, individuo e collettivit, capitale e lavoro, servono come strumenti di analisi, con
lopzione lasciata aperta (o derivante apertamente o velatamente) in favore
di una delle due parti. Le distinzioni politicizzate basate sul programma
della Rivoluzione Francese o del movimento socialista usano lo stesso
stile delloccultamento della questione dellunit. Lolismo diventa
unopzione intellettuale (8). In questo contesto anche la stessa razionalit
pu essere fatta diventare la componente di una distinzione, il cui rovescio
della medaglia deve essere qualcosa di irrazionale, ad esempio il piacere, la
fantasia, limmaginazione (9). Ma forse che lirrazionale serve solo come
difesa di un inadeguato concetto di razionalit (10)?
Lunilateralit dellattribuzione di razionalit, cos come la rinuncia a
chiedersi cosa sia dunque lunit delle distinzioni usate volta per volta,
riflettono lincapacit della societ moderna di riflettere la propria unit.
Questo pu dipendere dalla forma della differenziazione, riferita alle funzioni, la quale non consente pi alcun punto di riferimento fisso per la descrizione della societ nella societ. Alla fine del nostro secolo queste soluzioni intermedie, continuamente scambiate, non soddisfano pi. Si parla in
termini generalissimi di una erosion of the validity of former cultural
oppositions e si richiede corrispondentemente un passaggio da quesiti
circa il cosa a quelli circa il come (11). E cos non interessa solo ci
37
38
Iser, in
Stanley F., Doing What Comes Naturally : Change, Rhetoric, and the Practice of
Theory in Literary and Legal Studies, Oxford 1989, pp. 68-86.
(17) Vedi tra i molti Mary Hesse, Rev olutions and Reconstructions in the
Philosophy of Science, Brighton 1980.
(18) Vedi Ronald Dworkin, No Right Answer? in P.M.S. Hacker / J. Raz. (a cura
di), Law, Morality , and Society : Essay s in Honor of H.L.A. Hart, Oxford 1977, pp.
58-84.
(19) Ronald Dworkin, The Laws Empire, Cambridge Mass. 1986, pp. VIII e
segg..
39
va da tutto il resto, e dunque anche da se stesso. Non diversamente accadrebbe se egli indicasse in se stesso loggetto della propria osservazione.
Ci vale almeno nel caso in cui losservare disponga solo di una
logica bivalente. Infatti, in questo caso ambedue i valori logici di cui
dispone losservatore, vengono consumati dal semplice fatto che egli con
essi definisca luna o laltra parte della distinzione. Per la definizione
della distinzione stessa e a partire dalla definizione di ci che essa usa,
mancano allora le possibilit logiche (20). Si debbono quindi trattare le
distinzioni e losservatore come semplici oggetti, che da parte loro vengono distinti con lausilio di distinzioni non esplicabili. Ma se si volesse osservare e descrivere come una distinzione viene applicata in quanto
distinzione o come un osservatore in quanto osservatore definisca una e
non laltra parte di una distinzione (anche se potrebbe farlo in maniera
diversa), si avrebbe bisogno di un insieme di strumenti logici fortemente
strutturati. E fino a questo momento tale insieme non disponibile, o in
ogni caso non lo in senso estremamente formale.
Comunque sia: alla fine del nostro secolo si pu formulare il problema in maniera pi precisa di quanto sia stato possibile finora (21).
Storicamente si vede una chiara corrispondenza tra la supposizione tradizionale di un mondo descrivibile ontologicamente cio con lausilio
della distinzione tra Essere e Non-essere e di uno strumentario logico
solo bivalente. Ci presuppone una societ in cui le differenze tra le
descrizioni del mondo e della societ non siano troppo grandi e in cui vi
siano dei punti fissi indiscutibili ai vertici o al centro del sistema
dai quali si possano emettere decisioni vincolanti. Il resto dunque corruzione, errore, abbaglio. Materialmente si vede che nel frattempo si
sono sviluppate delle possibilit per cui non vi ancora una logica, e
nemmeno unepistemologia riconosciuta. Si tratta di possibilit di osservazione di osservatori, possibilit della cibernetica di secondo ordine.
Se si rinuncia alla supposizione di un punto di osservazione parallelo
su di un mondo comune, ci si deve innanzitutto chiedere se possibile
che qualcuno agisca razionalmente quando viene osservato (22). Per
losservatore dellosservatore dovrebbero esserci limitazioni delle sue
40
Luhmann, Wie lassen sich latente Struk turen beobachten? in Paul Watzlawick / Peter Krieg (a cura di), Das Auge des Betrachters Beitrge zum Konstruk tiv ismus: Festschrift fr Heinz v on Foerster, Mnchen
1991, pp. 61-74.
(25) Amartya K. Sen, Rational Fools: A Critique of the Behav ioral Foundations
of Economic Theory , in Philosophy and Public Affairs, 6 (1976-77), pp. 317344.
(26) Da Mlange, cit. da Oeuv res, Vol. 1, Paris (d. de la Pliade) 1957, p. 329.
41
III
42
43
44
45
46
nel senso di una determinata distinzione (e di nessunaltra), appunto quella tra sistema e ambiente (39). Ci obbliga a servirsi di concetti costantemente autologici, in quanto anche losservatore, finch compie operativamente delle osservazioni e si ricollega ad esse facendovi ricorso, deve
riconoscere di essere egli stesso un sistema-in-un-ambiente. Il narratore
appare in prima persona in ci che egli stesso racconta. Egli, come
osservatore, osservabile. Egli costituisce se stesso nel proprio campo,
e conseguentemente nel modo della contingenza, cio tenendo anche
conto di altre possibilit.
Anche la forma del re-entry segue questo design teorico. Essa vale
solo per la parte del sistema, non per la parte dellambiente della distinzione di partenza e descrive il reingresso della distinzione tra sistema e
ambiente nel sistema. Essa acquista cos la forma della distinzione tra
autoreferenza ed eteroreferenza, presupponendo con ci che per ogni sistema, nel modo proprio a ciascuno, chiaro a cosa si riferisca la differenza
tra auto ed etero, vale a dire a se stesso. In caso di necessit il reentry ripetibile in seno alla distinzione tra autoreferenza ed eteroreferenza. Il s si pone allora come osservatore di secondo ordine, il quale
osserva come egli stesso divida in due il mondo attraverso lo schema di
autoreferenza ed eteroreferenza. Ci conduce da una parte ad una visione
del mondo costruttivistica, per la quale lunit del mondo e la sua
determinabilit attraverso unosservazione distintiva non coincidono pi;
e daltra parte allaccettazione della certezza che ogni osservazione nel
mondo rende il mondo visibile, e invisibile.
Losservazione di quelle operazioni che realizzano il re-entry di primo
o di secondo ordine, conduce allosservazione della produzione e dello
sviluppo di una paradossia. Lesterno accessibile solo dentro.
Losservazione osserva loperazione dellosservazione; essa osserva se
stessa come oggetto e come distinzione o, secondo la concezione del
Romanticismo, come sosia o, resa asimmetrica, come maschera, allo
specchio, da dentro e da fuori (40), ma sempre con operazioni proprie,
dunque fortemente individuali. La loro rappresentazione matematica
richiederebbe uno spazio immaginario, inventato solo per questo
scopo. In ogni caso non basterebbe aggirare il problema introducendo
(39) Vedi pi dettagliatamente Niklas Luhmann, Soziale Sy steme: Grundri
einer allgemeinen Theorie, Frankfurt 1984, p. 15 e segg.; tr. it. I sistemi sociali.
Fondamenti di una teoria generale, Bologna 1990.
(40) Si legga ad esempio La principessa Brambilla di E.T.A. Hoffmann. Cfr.
anche Winfried Menninghaus, Unendliche Verdopplung: Die frhromantische
Grundlegung der Kunsttheorie im Begriff absoluter Selbstreflex ion, Frankfurt
1987.
47
una gerarchia per tipi, che non porta a niente di pi che a un offuscamento della paradossia con una distinzione tra livelli escogitata a questo scopo.
Si pu cercare la razionalit in questo mondo di magia e ironia, di
immaginazione e di matematica, di schizofrenia e di individualizzazione
attraverso un osservare-se-stesso-come-osservatore? Certamente no, se si
pretende di poter descrivere cos il mondo come esso realmente e, partendo da qui, di comunicare ad altri come essi debbano correttamente pensare e agire. Non vi alcun concetto logico di distinzione razionale che
possa ricondurre a questa posizione di unit ed autorit. Mai pi la ragione! Ma possibile immaginarsi che la regola osserva losservatore, e
lo sviluppo degli strumenti formali a ci adatti facciano uscire dalla pura
rassegnazione nei confronti di idee obsolete.
Si pu infatti osservare ci che altri osservatori non possono osservare, e si pu osservare che si viene osservati se stessi in questo modo.
Formalmente ci riconduce ad una forma autoreferenziale (41). Un osservatore pu pertanto anche osservare come un sistema generi paradossi
attraverso le distinzioni di cui si serve; e quali distinzioni esso usi, per
sviluppare questi paradossi, decomporli in identit distinguibili e con
ci risolverli (42). Vi sono, in altri termini, sempre delle distinzioni con
cui un sistema si identifica, in quanto occulta i paradossi di questo, al
fine di evitare altri paradossi della distinzione (43). Questa condizione
descritta dal calcolo delle forme di Spencer Brown con lingiunzione iniziale: draw a distinction!, ove con distinction si intende lunit della
distinzione tra distinction e indication, che ha gi effettuato il proprio reentry senza poterlo osservare.
IV
Queste riflessioni possono essere condensate in un concetto di razionalit del sistema basato sulla teoria della differenza (44). Esso dovrebbe
(41) Si veda, in collegamento con Spencer Brown, Jacques Miermont, Les conditions formelles de ltat autonome, in Revue international de systmique, 3
(1989), pp. 295-314, in particolare 303 e segg..
(42) Che questa sia la procedura consueta dei sistemi filosofici lo dimostra
Ni ch o l as Res ch er, Th e S t ri f e o f S y s t em s : A n Es s ay o n t h e Gro un ds an d
Implications of Philosophical Div ersity , Pittsburgh 1985.
(43) Per lapplicazione a temi della storia del diritto cfr. Niklas Luhmann, The
Third Question: The Creativ e of Paradox es in Law and Legal History , in Journal
of Law and Society, 15 (1988), pp. 153-165.
(44) Con ci non si intendono escludere i concetti di razionalit astratta, che si
48
muovere dal fatto che un sistema si esclude operativamente dallam-biente e si rinchiude in s osservando, nel porre la differenza nei confronti
dellambiente, come distinzione tra autoreferenza ed eteroreferenza, alla
base delle osservazioni proprie del sistema. Ci significherebbe che il
sistema, tramite un processo di differenziazione, diventa assolutamente
indifferente nei confronti di ci che accade nellambiente, ma usa questa
indifferenza come uno scudo protettivo per costruire la propria complessit, la quale poi pu essere ipersensibile nei confronti di irritazioni causate dallambiente, nei limiti in cui queste possono venire notate internamente e sotto forma di informazioni. La razionalit potrebbe quindi
significare: riflettere nel sistema lunit della differenza tra sistema e
ambiente. Ma ci non pu avvenire dialetticamente come eliminazione
della differenza, e nemmeno come rinvio ad un sistema a pi ampio raggio, ad un sistema pi alto, ad un ecosistema. Nella tradizione questa
estensione al tutto era stata ricollegata ad idee di dominio. Ambedue le
cose contrassegnano le realt strutturali della societ moderna. Ci che
resta la possibilit di continuare la propria autopoiesis in queste condizioni ancora intensificabili, sempre pi improbabili, finch possibile.
Ma che cosa ci sarebbe in questo di specificamente europeo? Che cosa
avrebbe questo a che fare con le strutture specificamente moderne di una
societ mondiale che, muovendo dallEuropa, si sviluppata in sistema
di comunicazione globale?
Innanzitutto sono opportune alcune delimitazioni in rapporto a ci
che non pu entrarci. Non centra chiaramente la continuazione pervicace
di un tlos razionale della storia europea, del tipo di quello vagheggiato
da Husserl nella sua opera tarda (45). Non centra la persistenza di un
punto di vista della ragione, a partire dal quale ci che ad essa non corrisponde pu essere definito irragionevole; infatti anche la distinzione
ragionevole/irragionevole (razionale/irrazionale) solo una distinzione, a
proposito della quale occorre osservare chi la usa e a che scopo. Non
centrano paragoni culturali di qualsivoglia sorta, che o offrono solo
associazioni o presuppongono un punto di vista esterno che non pu
esserci. Non centrano infine fusioni alla moda di misticismo e raziona riusciti a determinare sulla stessa base ad esempio un concetto di razionalit
della forma, che definisce e delimita in maniera del tutto astratta il re-entry della
forma.
(45) Si v eda s o p rat t ut t o Edmun d Hus s erl , Di e Kri s i s der euro p i s ch en
Wissenschaften und die transzendentale Phnomenologie, in Husserliana, vol. VI,
Den Haag 1954; tr. it. La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Milano 1961. Dobbiamo aggiungere che si pu ben comprendere e riconoscere lattrazione esercitata da questa idea allepoca dellespansione territoriale
del fascismo e nellimmediato dopoguerra.
49
50
materiale semantico primario. Non vogliamo per escludere altri impulsi. In ogni caso nel risultato si trovano elementi di un patrimonio di
sapere, di cui ci si pu servire solo riferendoli ad una situazione (come i
proverbi) e i quali, come a compenso di questi difetti, obbligano lo stesso saggio a comportarsi nella sua condotta di vita secondo la sua saggezza (49). Mancano sforzi per compensare le contraddizioni (cio sforzi di
sistematizzazione), poich il saggio osserva se stesso, mette in pratica in
prima persona la sua saggezza e non tenta di armonizzarsi con i punti di
vista di altri o con le altrui potenzialit di consapevolezza. E se questo
esatto, ne consegue, rovesciando le conclusioni, che le sistematizzazioni
si correlano con un passaggio allosservazione di secondo ordine. Sia nel
diritto che nella sociologia si arriva alla rinuncia alla saggezza, non
appena nei gi molti testi disponibili emergono contraddizioni che danno
lo spunto per problematizzare ermeneuticamente (come poi si dice) la
modalit di osservazione, presupponendo una costanza dei testi di cui
volta per volta si tratta. La filosofia trascendentale e con essa la figura
del soggetto autonomo stata forse lultimo tentativo europeo di acquisire un ordine del sapere ritornando alla soggettivit e ai suoi fatti di
coscienza e obbligare, tramite detto ordine, in senso cognitivo, etico ed
estetico.
Parallelamente rispetto a questo la stampa dei libri facilita il passaggio ad una tecnica di sapere molto pi volgare rispetto alla saggezza, tecnica che ora si fonda completamente sulla scrittura e conduce gi
allosservazione di secondo ordine. Nel formato tipico degli scientific
papers occidentali si parte dal punto in cui la ricerca arrivata. Anche
questo risparmia una riflessione ad ampio spettro. Si deve solo offrire
qualcosa di nuovo in rapporto a ci che disponibile nel campo delle
pubblicazioni (50). Una pedanteria che sfiora la buffoneria, controllata da
redazioni ed esperti, sostituisce ogni riflessione. Anche questo pu essere
ancora praticato come osservazione del mondo di primo ordine. Maturana
direbbe: come osservazione della propria nicchia, con la quale il sistema
interagisce (51). Ma la forma scelta in modo tale da essere compatibile
(49) Si veda nella tradizione europea ad esempio il precetto della purezza nel
Cratilo 396 E-397 di Platone come presupposto per la comprensione del nesso tra
cose e nomi.
(50) Sulla storia di questa forma come risultato della stampa dei libri e del processo di differenziazione della scienza cfr. Charles Bazerman, Shaping Written
Knowledge: The Genre and the Activ ity of the Ex perimental Article in Science,
Madison Wisc. 1988.
(51) Cfr. Humberto R. Maturana, Erk ennen: Die Organisation und Verk rperung
v on Wirk lichk eit: Ausgewhlte Arbeiten zur biologischen Epistemologie,
Braunschweig 1982, p. 35 e segg..
51
con la contingenza di tutte le descrizioni del mondo; essa ricava la propria legittimazione solo dallo stato momentaneo della ricerca, da una
situazione storica concreta che deve essere cambiata attraverso se stessa.
Senza essere previsto in questo modo, il testo di per s del tutto privo di
ambizioni realizza una descrizione del mondo che trasforma ci che
descrive attraverso la descrizione. Esso realizza lautopoiesis del sistema
scientifico e con esso del sistema sociale, senza doverlo riflettere per
poter compiere loperazione. Della riflessione responsabile un altro
livello che si distingue, in quanto teoria scientifica, (o in senso pi lato:
in quanto teoria della conoscenza), dalloggetto immediato della ricerca e
da parte sua spiega, in riferimento allo stato momentaneo delle sue ricerche, ci che di nuovo, in quanto ricerca, ha da offrire alla ricerca (52). La
filosofia dunque, da Hegel in poi, la sua stessa storia; ma al di l di
Hegel fissata per un osservatore, che pu giudicare a proposito in
maniera diversa e proporre altre distinzioni.
Si pubblica, non per insegnare, ma per essere osservati. Il sistema
scientifico articolato mediante differenziazione su un livello di osservazione di secondo ordine. Lo stesso vale per il sistema economico di mercato (53), per la politica che deve orientarsi verso lopinione pubblica
(54), per larte (55), presumibilmente per tutti i sistemi funzionali articolati mediante differenziazione. E i sistemi funzionali, non la societ in
quanto unit, sono gli esecutori operativi della razionalit della societ
moderna. Quello che ci si aspetta dalla razionalit deve pertanto essere
sintonizzato con formazioni sistemiche che debbono garantire la loro
autopoiesis anche sul piano dellosservazione di secondo ordine, anzi in
prima analisi a questo livello, ad esempio della razionalit concorrenziale
(detta concorrenza) nelleconomia e nella politica, o dellosservazione
costante degli osservatori nello schema vecchio/nuovo nella scienza e
nellarte.
Si notato che il razionalismo, anche in queste condizioni, lascia che
emergano i problemi attraverso la situazione storica, cio si comporta in
Proseguendo non a caso e in ogni modo con articoli in riviste. Uno dei
grandi esempi di questo secolo Willard van O. Quine, The Two Dogmas of
Empiricism, cit. in base alla ristampa in, stesso autore, From a Logical Point of
View, 2a ed. Cambridge Mass. 1961, pp. 20-46.
(53) Vedi Di rk Baeck er, In f o rm at i on un d R i s i k o i n der M ark t wi rt s ch af t,
Frankfurt 1988.
(54) Vedi Niklas Luhmann, Gesellschaftliche Komplex itt und ffentliche
Meinung, in: dello stesso autore, Soziologische Aufk lrung, vol. 5, Opladen
1990, pp. 170-182.
(55) Vedi Niklas Luhmann, Weltk unst, in Niklas Luhmann / Frederick D.
Bunsen / Dirk Baecker, Unbeobachtbare Welt, Bielefeld 1990.
(52)
52
53
stessi, del caso o del caos, del re-entry o della necessit di esternalizzare
in direzione di un unmarked state. Queste sarebbero allora idee che debbono il loro profilo esclusivamente alla precisione, con la quale si fissa
la razionalit, e che vanno infine in direzione di unautodefinizione indiretta del razionale. Ma anche allopposto: proprio la comprensibilit del
mondo diventa incomprensibile e lo sbigottimento di fronte al funzionamento della tecnica diventa tanto pi grande quanto pi si sa come essa
funziona.
una riflessione
molto prossima: The postrational perspective differs from the rational by being
that position that cannot honor absolutely the fundamental claims Reason makes
as to the necessity of its divisions; it knows them to be arbitrary.
54
55
nence, per dirla di nuovo con Spencer Brown (62). Ma essa deve ci ad
una paradossia inizialmente nascosta, poi da scoprirsi, che consiste nel
fatto che la distinzione che rientra in s la stessa e non la stessa.
Evidentemente la paradossia simboleggia (ma si pu dire simboleggia?) il mondo. Esso blocca losservatore prima che questi cominci a
dire qualcosa sul mondo, cosa che potrebbe condurre solo al sottrarsi del
mondo alla asserzione. La paradossia della forma sarebbe, visto cos, una
rappresentazione del mondo nel modo della inosservabilit, ma con la
sollecitazione di sciogliere la paradossia con le distinzioni che gli si addicono, a svilupparlo attraverso lidentificazione della distinzione. Laltra
faccia della forma del razionale, che deve essere esclusa (anche se potrebbe venire definita), la paradossia della forma.
Ma anche definizioni come mondo o paradossia sono solo (ma
dobbiamo dire solo? e cosa perdiamo, se diciamo solo?) componenti
di una distinzione. Con ci la dipendenza della definizione dalla distinzione sembra essere quel problema che ha avviato lo sviluppo europeo
verso unosservazione di secondo ordine. Quando ci viene formulato,
emerge che la mistica dellestremo oriente (ammesso che questo termine
europeo sia adatto) reagisce diversamente, vale a dire con un rigetto diretto del distinguere, nella forma particolarmente drastica della pratica
comunicativa del koan nel buddismo zen (63). Laspettativa di una risposta specifica contenuta in una domanda, che, in quanto definizione di un
qualcosa, deve attualizzare una distinzione e condurre con s unaltra
parte, viene distrutta in quanto aspettativa, verbalmente o anche brutalmente. Ci non conduce ad una paradossia che da parte sua, in quanto
forma specifica di un su e gi senza via duscita, di nuovo una forma, e
dunque ha un altro aspetto, vale a dire la necessit di uno sviluppo della
paradossia, attraverso trasposizione in distinzioni praticabili (prototipo:
distinzione in tipi o livelli). Lesperienza viene piuttosto riferita direttamente al non distinto, e ci nella prospettiva di un osservatore di primo
ordine. Quale che sia il risultato cui si arriva in tal modo: non si tratta di
elaborazione sociale delle differenze, bens di liberazione dal dover distinguere.
Gli europei sono abituati a trasformare le culture straniere
dallincomprensibile al comprensibile. La comunicazione su scala mondiale li ha costretti a questo, soprattutto dopo la scoperta delle Americhe,
che fu contemporanea allinvenzione della stampa. Disponiamo di esperti
(62) Laws of Form, ibidem, p. 1.
(63) Cfr. , a ques t o p ro p o s i t o ,
56
in questi campi: etnologi, orientalisti, studiosi delle religioni, psicoanalisti. E siamo anche abituati, come lettori di romanzi e di critiche ideologiche, a vedere che altri non vedono ci che non vedono. Ma la razionalit
potrebbe, se si vuole mantenere il vecchio riferimento universale del concetto e non si desidera pi partecipare alle perturbazioni dellera moderna,
essere di nuovo riconquistata, solo se si smussano quelle abitudini con
una conclusione autologica, se la si applica anche a quella che essa pratica
e la si pone cos come universale. Si tratterebbe allora di comprendere che
non si capisce ci che non si capisce, e provare delle semantiche che ne
vengano a capo.
Nella tradizione questo veniva definito religione. Ma se si deve continuare a servirsi di questo concetto, si dovrebbero scambiare aspettative
corrispondenti. Si tratterebbe allora non di un potenziale per la sicurezza,
bens di un potenziale per linsicurezza. E non di vincolo, bens di
libert: si tratterebbe della sede dellarbitrio, che non trova in nessun
luogo un posto, e quindi di immaginazione.
57
Tra le descrizioni pi frequenti della societ moderna si trova costantemente il rinvio ad una quantit di contingenza fuori dallordinario.
Esso si riferisce alle strutture della societ, ad esempio al diritto positivo, al governo volta per volta in carica, al capitale investito
nelleconomia e, almeno da Boutroux (1) in poi, anche alle leggi naturali, sulle quali tutte le tecnologie debbono poter far conto, e persino allo
stesso uso dei segni (2). Il concetto di cultura dellera moderna implica
sia riflessivit nel senso di autoanalisi, che il sapere che esistono altre
cul t ure, e dunque l essere consapevol i del l a cont i ngenza
dellappartenenza di determinati elementi a determinate culture. Ci che
sempre avviene limpegno nel contesto della contingenza, e il passato, anche se esso stesso non pi contingente, viene ricostruito attraverso la filosofia della storia dal Settecento in poi, e dalla teoria
dellevoluzione dallOttocento in poi, in maniera tale che ci si rende
conto che anchesso stato contingente.
Lattenzione al contingente cos esercitata, che essa accompagna
ogni ricerca del necessario, di validit a priori, di valori inattaccabili e
nella contingenza di questo sforzo (che diventa visibile in quanto sforzo)
trasforma gli esiti in qualcosa di contingente, loro di Mida del
Moderno. Questo pu essere documentato sia nella storia della teoria della
scienza che nel concetto di norma nella giurisprudenza. The most corrosive message of legal history is the message of contingency, si dice in
(1) Vedi Emile Boutroux, De la contingence des lois de nature (1874), cit.
dall8 ediz., Paris 1915.
(2) Vedi, anche se il concetto di contingenza non vi messo in particolare evidenza, Josef Simon, Philosophie des Zeichens, Berlin 1989.
59
60
61
II
Nelle pagine seguenti tentiamo di interpretare il concetto di contingenza attraverso il concetto di osservazione, per pervenire in tal modo ad
una teoria che sia in grado di fornire una comprensione della societ
moderna (10).
Per raggiungere questo scopo, dobbiamo formulare il concetto
dellosservazione in maniera inusuale, poich solo cos ci si pu ricollegare al concetto teorico-modale della contingenza. Osservazione deve
dirsi ogni tipo di operazione che realizza una distinzione, per definirne
una parte (e non laltra). Con la dipendenza della definizione da una
distinzione, la definizione stessa resa contingente, poich con unaltra
distinzione la stessa cosa definita riceverebbe un altro senso (anche se
esso avrebbe lo stesso nome).
Per il concetto astratto di osservazione non conta chi leffettua, e
nemmeno come essa venga effettuata, finch siano realizzate le caratteristiche del distinguere e del definire, e dunque vengono abbracciate con
una occhiata le due parti al contempo (11). Il concetto comprende cos
distinzioni (distinzioni!) classiche; e precisamente sia la distinzione tra
esperire e agire, che la distinzione tra operazioni puramente psichiche, in
cui presente lattenzione; e operazioni sociali, le quali effettuano la
(10) Vedi anche la tesi, ispirata a George Spencer Brown e a Gotthard Gnther,
di Elena Esposito, Loperazione di osserv azione: Teoria della distinzione e teoria
dei sistemi sociali, Bielefeld 1990.
(11) Pi dettagliatamente Niklas Luhmann, Die Wissenschaft der Gesellschaft,
Frankfurt 1990, cap. 2.
62
comunicazione. Anche lagire finalizzato allo scopo dunque un osservare in base alla distinzione tra la situazione caratterizzata secondo lo scopo
e la situazione che si manifesta secondo altre caratteristiche; e anche il
comunicare un osservare con la definizione di informazione, a differenza di ci che altrimenti avrebbe potuto essere possibile. La teoria
dellosservazione copre cos un problema che era risolvibile nel concetto
classico di soggetto e oggetto solo separando i rapporti con il mondo in
cognitivi e volitivi, cio con la possibilit di rendere vere delle affermazioni presentando uno stato inizialmente descritto in maniera falsa. Per
la teoria dellosservazione in ci vi semplicemente una concatenazione
circolare di attivit diverse (diciamo sensomotorie).
Solo le osservazioni di secondo ordine danno modo di intendere al
contempo la contingenza ed eventualmente di rifletterla concettualmente.
Le osservazioni di secondo ordine sono osservazioni di osservazioni. Si
pu trattare di osservazioni di altri osservatori o di osservazioni di uno
stesso osservatore in un momento diverso. A seconda di queste varianti
si distinguono nella produzione del senso la dimensione sociale e la
dimensione temporale. Ci rende possibile il dire che la contingenza
una forma che assume la dimensione materiale del medium senso, allorch la dimensione sociale e quella temporale rendono divergenti le osservazioni (13). Oppure, detto altrimenti: tutto diventa contingente, se ci
che viene osservato dipende da chi viene osservato (14). Questa scelta
include infatti anche la scelta tra lauto-osservazione (osservazione interna) e letero-osservazione (osservazione esterna).
Losservare di secondo ordine si fonda su una brusca riduzione della
complessit del mondo delle osservazioni possibili: viene osservato solo
losservare, e solo attraverso questa mediazione si perviene al mondo,
che poi dato nella differenza tra uguaglianza e diversit delle osservazioni (di primo e di secondo ordine). Come molto spesso accade, anche qui
la riduzione della complessit il mezzo per la costruzione della complessit. La chiusura operativa (per il ricorso ad osservazioni solo di
osservazioni) esige indifferenza nei confronti di tutto il resto, per cui pu
(12) Secondo la terminologia di George Spencer Brown, Laws of Form, ristampa New York 1979.
(13) Sulla distinzione di queste dimensioni di senso e sullevoluzione della loro
differenziazione cfr. Niklas Luhmann, Soziale Sy steme: Grundri einer allgemeinen Theorie, Frankfurt 1984, in particolare p. 127 e segg.; tr. it. I sistemi sociali.
Fondamenti di una teoria sociale, Bologna 1990.
(14) Determinante la formulazione: chi v iene osservato. Non si tratta dunque
di una nuova versione del noto problema del soggettivismo, secondo cui tutto
dipenderebbe da chi osserva.
63
64
III
(16) Vedi George Spencer Brown, ibidem; Louis H. Kauffman, Self-reference and
recursiv e forms, in Journal of Social and Biological Structures, 10 (1987), pp.
53-72.
(17) Vedi il contributo di Heinz von Foerster, Objects: Tok ens for (Eigen)behav iors, in, dello stesso autore, Observ ing Sy stems, Seaside Cal. 1981, pp.
274-285.
65
sociali e temporali vengono ora considerate ovvie e inserite in una terminologia modale pi complessa. Lendechmenon usato qui viene successivamente tradotto con contingens.
Che il testo non sia redatto secondo la concettualit dellosservazione
di secondo ordine ovvio, ma materialmente il problema presente. Non
possibile, si dice nel 9 libro, classificare gi adesso come vere o non
vere le affermazioni circa eventi contingenti del futuro (18), poich adesso
non ancora possibile osservare quello che si potr osservare poi; e questo non-poter-osservare pu essere osservato gi oggi. La vasta discussione medievale de futuris contingentibus ha avuto qui il suo spunto. In essa
si trattava per sempre di eventi futuri singoli, non di forme, di esseri, di
modi o generi, cio non si trattava di costanti naturali (19).
Anche linterrogativo circa la dimensione sociale: come uno possa
ritenere vero ci che un altro ritiene falso, si ripropone ai margini
della logica. Esso presuppone che si possa osservare, sul piano puramente fattuale, in un modo o in un altro. Questo presupposto contraddice tuttavia la supposizione precedente, in base alla quale ogni conoscenza consiste nel subire unimpressione che proviene dallesterno,
anche se deformata dallo stato di corruzione della relativa anima.
Nemmeno Aristotele abbandona questa supposizione, ma la contraddizione, data dal fatto empirico evidente dei conflitti di verit, richiede
una soluzione innovativa. Questa consiste in una modifica della tesi
della passivit della conoscenza. Le conoscenze sono ora non pi solo
pathmata, anche se lo sono ancora. Lanima, attraverso la lingua e la
scrittura, ha in ci una parte palesemente attiva, la quale deve venire
controllata (20).
In merito esiste un gran numero di ricostruzioni del procedimento di pensiero e di analisi moderne del problema. Si veda ad esempio Dorothea Frede,
Aristoteles und die Seeschlacht: Das Problem des Contingentia Futura in De
Interpretatione 9, Gttingen 1970.
(19) Cfr. ad esempio Konstanty Michalski, Le problme de la v olont Ox ford
et Paris au XIVme sicle, in Studia Philosophica, 2 (1937), pp. 233-365
(285 e segg.); Philotheus Boehner (a cura di), The tractatus de praedestinatione et
de p res ci en t i a Dei et de f ut uri s co n t i n g en t i b us o f W i l l i am Ock h am , St .
Bonaventura N.Y. 1945; Lon Baudry (a cura di), La querelle des futurs contingents
(Louv ain 1465-1475), Paris 1950; Guy Thomas, Matire, contingence et indterminisme chez Saint Thomas, in Laval Thologique et Philosophique, 22
(1966), pp. 197-233. evidente che in questo vi una delle radici della tesi
dellinconoscibilit della volont futura di Dio, che Max Weber ritiene cos
importante per la nascita dellelemento paradigmatico del Moderno capitalistico.
Vi ritorneremo pi tardi.
(20) Vedi Peri hermeneias 16a 3 e segg..
(18)
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nellambito della societ tradizionale ci si fosse riadattati alle contingenze di cui si sarebbe avuto successivo bisogno con laiuto della religione,
cio allinterno di un mondo tutelato da Dio. Anche il parallelismo tra
vedere e fare, immaginare e produrre, ricerca e sviluppo della tecnologia
pot essere previsto fino al punto da non avere noi pi problemi di principio nella societ moderna, tranne quelli di una realizzazione che riesce.
Perci rimaneva solo da accettare che luniversalit della contingenza sia
collegata alla specificazione dei sistemi funzionali (38) e alle forme proprie, diverse da caso a caso, dellosservazione di secondo ordine, laddove
proprio questo poi possa valere anche per il sistema funzionale della religione.
Tutto sommato una descrizione del mondo ancora unitaria viene raggiunta con un notevole superamento dellincoerenza. La diversitas rientra nelle intenzioni di Dio, proprio una caratteristica della perfezione. E
solo linvenzione della stampa drammatizza lesperienza di quanto fortemente questa incoerenza si ripercuota anche sullinsegnamento divino,
anche sul piano dellosservazione di secondo ordine.
IV
Il tentativo pi noto di spiegare il passaggio al Moderno, nella specificit delle sue condizioni, attraverso la religione secondo una determinata impostazione teologica, ancora quello di Max Weber. La particolare
affinit dellindirizzo economico capitalistico con la teologia puritana
(Weber parla, significativamente, di etica), viene vista nello spiegare i
motivi che in caso diverso sarebbero rimasti socialmente sospetti (39).
Alla base di questo vi un modello teorico di azione. Ci significa
innanzitutto: il fatto che lagire ha sempre bisogno di motivi (attribuzioni di intenti, giustificazioni, accounts), deve essere comprensibile
rispettando il senso. Il quesito, se non si tratti anche in questo caso di
(38) Usiamo qui i pattern variables di Talcott Parsons, Pattern Variables
Rev isited, in American Sociological Rewiev, 25 (1960), pp. 467-483.
(39) Cfr. sullo stesso tema, indipendente nella concezione di Weber, Benjamin
Nelson, The Idea of Usury : From Tribal Brotherhood to Univ ersal Otherhood,
Chicago 1949. Nel frattempo sono state presentate, anche in relazione a quesiti
etici, forti tesi di continuit, che si ricollegano meno alla religione che non alla
tradizione etico-politica della tradizione della civilt umanistica. Si veda John
G.A. Pocock, The Machiav ellian Moment: Florentine Political Thought and the
A t l an t i c R ep ub l i can Tradi t i o n , Pri n cet o n N. J . 1 9 7 5 ; Is t v an Ho n t / Mi ch ael
Ignatieff (a cura di), Wealth and Virtue: The Shaping of Political Economy in the
Scottish Enlightenment, Cambridge England 1983.
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7 Per il sistema educativo ci si orienta sulla migliore delle invenzioni semantiche del bambino, laddove discusso fino a che punto essa
debba essere attribuita al 17esimo oppure al 18esimo secolo (50). Mentre
in precedenza il bambino veniva considerato come fenomeno naturale
della specie uomo, come essere umano ancora piccolo, non ancora pronto, e si pensava che leducazione ne dovesse accompagnare levoluzione,
la dovesse completare, o anche prevenire le potenziali corruzioni, ora
losservazione del bambino viene osservata per poterne trarre conclusioni al fine di educarlo adeguatamente. Per leducazione familiare questo
pu essere realizzabile. Facilmente dalleducazione nelle classi scolastiche si pretender troppo; ma anchessa esige, sotto il profilo metodico
(didattico), che si parta dalle possibilit di comprensione del bambino.
Con tutte le diversit evidenti, derivanti dalle diverse funzioni e
codificazioni di questi sistemi, si evidenziano sorprendenti punti in
comune, che sono al contempo strutture profonde della societ
moderna. Che con i mezzi teorici si possa accrescere la confrontabilit
del diverso, noto. Qui si tratta inoltre di unaffermazione sulla societ
moderna. Questo tipo di societ si realizza non pi attraverso preminenze di ambiti singoli della nobilt o della citt. La caratterizzazione
data dal contesto sociale si mostra molto di pi nelle conseguenze non
arbitrarie dellautonomia dei sistemi funzionali. Questi si rivelano proprio per questa ragione, pur con tutte le diversit, come simili (e in
questo senso specifico dunque moderni), poich essi hanno realizzato
una chiusura operativa e unautonomia autopoietica: cio non funziona
in un modo qualsiasi, bens solo nella forma di adattamenti, che prevedono tra laltro unosservazione di secondo ordine come operazione normale portante del sistema. Questo ci spiega il dato sorprendente che
questa societ si affida come nessuna prima di essa alle contingenze.
(50) Vedi
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buiscano alla felicit familiare o quali teorie possano venire usate militarmente o industrialmente o siano adatte a rendere interessante la didattica educativa. Tutto questo deve essere lasciato alle coincidenze del
momento. Altrimenti infatti lautonomia e la dinamica propria autopoietica verrebbero ristrette troppo fortemente, perderebbero efficacia e verrebbero infine corrotte nel vecchio senso del termine. Necessit e impossibilit non rappresentano pi oggi la struttura dordine del mondo. Esse
sono ancora solamente modalit, che vanno accettate per ragioni di
tempo.
Proprio per questo anche la religione, in conformit a questo modello
e alle sue strutture profonde, possiede la sua funzione non integrabile,
con cui pu non determinare altri sistemi, ma a seconda delle circostanze
integrarli. Solo religiosamente si pu comunicare lessere convinti, e
dunque condurre al di fuori della ostinazione meramente individuale.
Nessun altro sistema funzionale della societ pu trasmettere e rendere
comunicabile la convinzione che ci che si fa in definitiva bene, si
tratti di attivit terroristiche o della gestione di un albergo, della costruzione di nuove armi o di nuove teorie o di unefficace retorica per programmi politici, di influenza sulleducazione dei propri figli o della ricerca disperata e sconosciuta al mondo del proprio stile artistico.
E anche questo rientra nel contesto della societ moderna, che in tal
modo ci si opponga alla contingenza del proprio agire e non ci si lasci
confondere dal fatto che la propria osservazione venga osservata.
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II
Mass. 1936.
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of an Idea, Cambridge
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III
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altri termini: la forma del futuro la forma della probabilit, che a sua
volta orienta losservazione nel senso di forma bilaterale: come pi o
meno probabile o pi o meno improbabile, ripartendo queste modalit su
tutto ci che pu accadere. Per lappunto il Moderno ha tempestivamente
inventato il calcolo delle probabilit, per potersi adeguare ad una realt
fittiziamente costruita e raddoppiata. Cos il presente pu calcolare un
futuro che pu sempre avvenire in modo diverso, mantenendo la possibilit di sostenere di aver calcolato giusto, anche se gli eventi poi sono
diversi. Ci presuppone che si possa distinguere tra futuro (o prospettive
future) del presente come regno del probabile/improbabile e presenti
futuri, che saranno sempre come saranno, e mai diversamente. Questa
frattura tra futuro presente e presenti futuri non esclude necessariamente
le previsioni. Il valore di queste tuttavia nella rapidit con cui possibile correggerle e nel fatto di sapere da cosa ci dipende. Esiste dunque
solo la previsione provvisoria, il cui valore non nella sicurezza che
essa garantisce, bens nelladattamento rapido e specifico ad una realt
che si svolge diversamente da come ci si aspettava.
Al momento presente si pu decidere pertanto solo tenendo conto del
probabile/improbabile, anche se si sa che ci che avviene avviene come
avviene e non altrimenti. Espresso di nuovo nella dimensione sociale ci
significa che pur con tutti i tentativi di raggiungere intese, si deve partire
dallinsicurezza dellaltro. Se questi la nega, possibile dimostrargliela.
Le intese hanno quindi lo scopo di accrescere le insicurezze dellaltro, in
modo che non rimanga altro da fare che mettersi daccordo. A questo corrisponde il tipo moderno dellesperto, cio dello specialista, al quale si
possono rivolgere delle domande, cui egli non in grado di rispondere,
per poterlo parimenti ricondurre al modo dellinsicurezza. A ci corrisponde anche la figura moderna della catastrofe, cio del caso che non si
vorrebbe mai, e riguardo al quale non si accettano n calcoli della probabilit, n valutazioni preventive del rischio. Invero questa soglia della
catastrofe sempre socialmente definita, e le catastrofi delluno non sono
anche le catastrofi di tutti gli altri.
IV
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implicito nelle decisioni. Per poter formulare questo occorre invero ritagliare in maniera appropriata il concetto di rischio e conferirgli una precisione che nellambito ampio dellattuale ricerca sul rischio non viene
raggiunta, oppure viene raggiunta di rado.
Soprattutto va sottolineato il riferimento alle decisioni e con questo
al presente. Un rischio un aspetto delle decisioni, e le decisioni possono essere prese solo nel presente. Si pu ovviamente parlare di decisioni
passate e dei relativi rischi, e anche delle decisioni future. Ma in questi
casi ci si riferisce a presenti passati o futuri e non ai passati presenti o al
futuro presente, che non sono pi attuali o non lo sono ancora. Il rischio
pertanto una forma delle descrizioni presenti del futuro, sotto il profilo
della possibilit di decidere per luna o laltra alternativa in merito ai
rischi.
I rischi riguardano danni possibili, ma non ancora determinati, anzi
improbabili, che derivano da una decisione, che possono essere causati da
essa, e che decisioni diverse non comporterebbero. Di rischi si parla dunque solo e nei limiti in cui si attribuiscono delle conseguenze a delle
decisioni. Ci ha indotto allidea che si potrebbero evitare i rischi e poggiare su delle sicurezze, qualora si decidesse diversamente, cio per esempio non si installassero impianti nucleari. Tuttavia si tratta di un errore.
Ogni decisione pu determinare conseguenze indesiderate. Solo la ripartizione di vantaggi e svantaggi, come di probabilit e improbabilit avviene in maniera diversa, a seconda di come si decide.
Finch delle situazioni si discute sotto il profilo della decisione e del
rischio, non c via duscita. La logica della definizione della situazione
si estende a tutte le alternative. In tal senso si tratta di un principio universale di tematizzazione del tempo e del futuro, che consente ancora
delle riflessioni sulle dimensioni dei danni e sulla loro probabilit,
appunto il consueto calcolo dei rischi.
Nella misura in cui la societ presuppone decisioni e la corrispondente mobilit, non vi sono nemmeno pi pericoli che possano venire
imputati solo a ci che esterno. Si colpiti dalle catastrofi naturali,
ma si sarebbe potuto trasferirsi dalla zona minacciata o assicurare la propriet che si possiede. Esporsi ad un pericolo anche un rischio. Noi
non siamo tenuti a prendere laereo, anche se vi sono molte ragioni per
farlo; in definitiva siamo mammiferi, e come tali possiamo vivere senza
volare.
Il concetto di rischio tiene inoltre anche conto di una differenza temporale, vale a dire della differenza tra la valutazione prima e dopo
levento dannoso. E tale concetto considera proprio questa differenza.
Rischiose sono solo le decisioni di cui ci si rammaricherebbe nel caso
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ni, anche politiche, per far fronte a questo problema, oppure per aggirarlo, o ridurlo o rinviarne la soluzione. Definiamo rischio il non fare qualcosa che potrebbe migliorare la situazione. Sarebbe infatti incomprensibile, irresponsabile, non tentare il possibile, anche se questo pu solo
consistere in una diversa ripartizione del rischio. Nulla lo vieta e tutto lo
raccomanda.
E tuttavia siamo consapevoli dellinadeguatezza di tutti i tentativi di
risolvere questi problemi modificando le preferenze allatto della decisione. Levoluzione sociale si decide sui futuri presenti, e forse questa prospettiva di un destino di cui non possiamo disporre che nutre quella
preoccupazione di fondo che noi possiamo diminuire a priori solo prendendo coscienza del rischio e comunicandolo. Noi non facciamo pi parte
di quella stirpe degli eroi tragici, i quali, a posteriori in ogni caso,
apprendevano di aver predisposto essi stessi il loro destino. Noi lo sappiamo gi a priori.
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cos. Chi considera ci che verr senza manifestare terrore viene bollato
come cinico. Nella comunicazione questa prospettiva sembra essere stata
inventata per turbare gli altri e per godere della loro collera. Chi si butta
dalla torre Eiffel non pu veramente godersi la scena del suo precipitare,
poich sa come andr a finire.
Completamente diverso, e tuttavia simile, il caso delle catastrofi
provocate con la tecnica, che se avvengono, avvengono senza preavviso.
A questo proposito, allinterrogativo: dove ci stiamo precipitando? si
riceve la risposta tranquillizzante: precipitarsi non serve pi. Perci
chiaro che tutto il problema viene rimosso. Allevento catastrofico la
popolazione preparata dal suo non-sapere, e i ministeri da documenti
cifrati segretissimi. Ci vale per il caso di guerra, ma anche per catastrofi di altro genere. Il problema viene cos trattato come problema a
lungo termine, considerando che la catastrofe possibile in ogni
momento, ma altamente improbabile che avvenga gi domani.
Si deve dunque mettere in guardia e prendere provvedimenti preventivi? Negli antichi insegnamenti di saggezza vi era sempre una figura che
dimostrava come colui che cerca di sfuggire ad una profezia, proprio cos
facendo la realizza (1). La chiarificazione divinatoria del futuro richiedeva,
per evitare questo, una reintroduzione di oscurit nella sentenza
delloracolo. Anche allora esistevano gi i dubbi. Pindaro invoca la dea
della fortuna e del caso, Tiche; nessun dio infatti d un segno sicuro ai
mortali (2). Ma questo appartiene ad un mondo oggi scomparso. Noi cerchiamo con tutte le forze di salvarci, quando si profila qualcosa di negativo. Evidentemente ci lasciamo guidare da un altro rapporto con il tempo
e con le nostre proprie capacit. Questo non ci libera per dalla paradossia dellammonimento che, se ha successo, impedisce che si accerti se
sarebbe veramente accaduto ci nei confronti di cui si ammonisce. E gi
lammonimento (forse inutile) d luogo ai costi e alle conseguenze
impreviste dellaver evitato quel dato comportamento.
La sociologia, in quanto scienza con le sue relative pretese, ha
mostrato poca inclinazione per la saggezza. Essa non oscura le sue previsioni. Dal momento che la percentuale di esattezza delle sue previsioni
comunque bassa, questo potrebbe venirle perdonato. Riguardo al complesso delle minacce ecologiche e dei rischi tecnologici, essa ha soprat(1) Nella nostra tradizione pensiamo allesempio ammonitore di Edipo. Una tale
figura appare tuttavia essere molto diffusa, in un certo senso correlata al rischio
della predizione. Si veda per la Cina Jacques Gernet, Petits carts et grands carts:
Chine, in Jean-Pierre Vernant et al., Div ination et rationalit, Paris 1974, pp. 5269 (74 e segg.).
(2) XII ode olimpica, versi 1 e 6-10.
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II
In una prima fase, che ci permetter di inoltrarci nel discorso, ci occuperemo dellinterrogativo circa cosa implichi e cosa ci si debba attendere
quando dei temi ecologici si inseriscono nella descrizione della societ
moderna. Alcune particolarit che si evidenziano nella discussione attuale
e alle quali si alluso nel capitolo precedente, si comprendono meglio se
ci si rende ben conto di due cose: (1) che ogni descrizione della societ
deve aver luogo nella societ, e quindi esposta allosservazione e, almeno oggi, la riflette; e (2) che ogni descrizione legata alla struttura fondamentale delloperazione di osservazione e che non pu andare al di l dei
limiti che questo fatto pone. Il tutto considerato nellinsieme rende gi
comprensibile perch lecologia del non-sapere venga proposta come ecologia del sapere (chiaramente controverso).
Di osservazione e, quando vengono redatti dei testi, di descrizione, si
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deve sempre parlare, quando ci si serve di distinzioni, per definire qualcosa (e niente altro). Determinante non deve essere il come questa operazione di osservazione venga realizzata, se con una disposizione consapevole
e attenta a livello, ad esempio, del processo di percezione o di azione,
oppure attraverso la comunicazione su temi determinati, o anche eventualmente con operazioni effettuate da macchine elettroniche. La struttura
di base in questi casi sempre la stessa, ed essa ci basta per procedere
con la discussione del nostro tema.
Ogni osservazione fa s che una parte di una distinzione venga definita e laltra di conseguenza rimanga priva di contrassegno (7). Il mondo
viene diviso in un ambito contrassegnato e un ambito privo di contrassegno. Se si dispone di tempo, si pu tracciare questo limite (la forma del
mark), ma solo se si contrassegna, cio si distingue e definisce qualcosa dallaltra parte, costituendo cos di nuovo un unmarked space.
Inoltre la stessa operazione del distinguere rimane priva di contrassegno.
Essa stessa infatti non pu porsi da una delle sue due parti, e si pone
dunque nellambito non contrassegnato, operando per cos dire
dallambito non contrassegnato, in cui resta lo stesso osservatore (8).
Losservatore linosservabile, poich egli non pu ritrovare se stesso
come momento della propria distinzione come una delle sue parti.
Quando si parla di teorie sociali, ci serviamo normalmente di una terminologia non cos astratta. Per lepoca precedente alla Rivoluzione
Francese parliamo di semantica storica (ad esempio: della vecchia
Europa), per lOttocento di ideologie, ove secondo Koselleck la stessa
possibilit di ideologizzare le espressioni ha rappresentato una svolta
anche nella semantica storica (9). Comunque, semantica e ideologia sono
espressioni di un osservatore di secondo ordine che descrive come e cosa
osserva un osservatore di primo ordine. Losservatore di primo ordine
distingue e definisce direttamente ci a cui intende riferirsi. Egli dice
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come ritiene che stiano le cose, e quando parla delle ideologie di un altro
osservatore, lo fa proprio perch per lui un dato di fatto che gli altri
percepiscano e agiscano secondo parametri ideologici. (Lo stesso sarebbe
anche se si arrivasse a universalizzare il sospetto nei confronti
dellideologia e alla diciamo angelizzazione dellosservatore di
secondo ordine quale intelligenza alata.)
Lastrazione che noi compiamo con concetti quali losservare e il
descrivere e conseguentemente con il concetto di autodescrizione del sistema sociale, presenta soprattutto il vantaggio di renderci indipendenti dai
condizionamenti storici e da specifiche situazioni sociali (classi sociali,
punti di vista posizioni sociali, interessi sociali). Ogni osservatore,
dovendo distinguere per poter definire, costituisce un mondo per lui invisibile, un unmarked space, a partire dal quale egli opera e del quale egli
con la sua operazione fa parte. Come tale si tratta di un problema storicamente non relativo (finch non si intenda osservare la possibilit delle
operazioni di osservazione come un prodotto dellevoluzione), bens per
cos dire lapriori di tutti i relativismi. Che le semantiche storiche e le
ideologie possano venire analizzate cos, non cosa che si pu dimostrare
qui nel dettaglio. Quello che ci interessa il rapporto tra marked e
unmarked in una descrizione ecologica del sistema sociale.
Per la prima volta nella storia delle teorie sociali, con la descrizione
ecologica della societ viene posta alla base una distinzione chiara tra
sistema e ambiente, proprio perch tutto dipende da interdipendenze causali che non si potrebbero rappresentare, se non si distinguesse. La
societ interviene, cos si dice, sul suo ambiente in un modo che conduce a mutamenti delle condizioni di riproduzione ecologica che hanno conseguenze importanti, le quali a loro volta si ripercuotono sulla societ.
Si tratta di una distinzione che determina la collocazione della distinzione. Ma dove si trova lunmarked space di questa?
Dal momento che si tratta di una descrizione della societ, lunmarked space si trova nellambiente del sistema sociale. Noi accumuliamo
infatti sempre pi sapere ecologico. Proprio questo conduce al non-sapere circa i rapporti tra la societ e il suo ambiente ecologico. Noi ci aiutiamo con scenari e modelli di simulazione, solo per trovarci di fronte,
dopo aver irrealisticamente ridotto la complessit, allimpossibilit di
prevedere. Noi cataloghiamo gli inconvenienti come errori, come se
avessimo solo mancato di raggiungere un sapere corretto o di applicarlo(10). Ci limitiamo ad asserzioni su probabilit e improbabilit, i cui
(10) Uno dei molti esempi Jens Rasmussen/Keith Duncan/Jacques Leplat (a
cura di), New Technology and Human Error, Chichester 1987.
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ibidem (1984).
and Transjunctional Operations, in
Gotthardt Gnther, Beitrge zur Grundlegung einer operationsfhigen Dialek tik
vol. 1, Hamburg 1976, pp. 249-328.
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III
(14) Cos si lamenta John Donne (An Anatomy of the World, The Complete
English Poems, Harmondsworth, Middlesex UK 1971, pp. 270-283, 276), nei
versi spesso citati (213-214)
Tis all in pieces, all coherence gone;
All just supply, and all relation:
(15) In merito a questi mutamenti di concezione riguardo al tempo, vedi pi dettagliatamente Niklas Luhmann, Temporalisierung v on Komplex itt: Zur Semantik
neuzeitlicher Zeitbegriffe, in, dello stesso autore, Gesellschaftsstruk tur und
Semantik vol. 1, Frankfurt 1980, pp. 235-300.
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problemi ecologici causati dalla tecnica, e la misurabilit delle loro variazioni hanno non da ultimo condotto ad una immensa estensione
dellorizzonte spazio/tempo nel grande e nel piccolo. Le catastrofi non sono
pi limitabili temporalmente e spazialmente come il crollo di una costruzione, lesplosione di una caldaia a vapore, la caduta di un aereo o la rottura
di una diga. Tali eventi dannosi vengono matenuti entro certi limiti dal
loose coupling della natura. Quello che oggi preoccupa e che rappresenta
una vera catastrofe in senso ecologico sono i mutamenti, rapidi o lenti, che
hanno luogo in misura minuscola o gigantesca a livello spazio-temporale,
e spesso al contempo in misura minuscola e gigantesca. Essi modificano
totalmente i concetti di realt impostati sulle cose e sulle loro cause del singolo e della prassi comunicativa (linguistica) della societ. Essi non possono pi venire ricondotti nellambito di un sapere manipolabile, collegabile,
anche se esistono calcoli, valutazioni a met del processo ecc..
Evidentemente i cambiamenti nelle tecnologie di comunicazione non
servono a rappresentare meglio il mondo divenuto poco rassicurante a
livello spazio-temporale. Loperazione di comunicazione, che riproduce
la societ, segue una propria evoluzione, che non va ricondotta ai cambiamenti dellestensione della dimensione spazio-temporale del sapere
mondiale, che questa societ al contempo produce.
La descrizione di spazio e tempo pu seguire questi mutamenti, se
modifica la propria strumentazione fondamentalmente da suddivisioni
(dellessere, del mondo) in distinzioni (di un osservatore). La tradizione da
Aristotele ad Hegel aveva tentato di presentare il tempo servendosi della
distinzione tra essere e non-essere, scontrandosi cos per proprio contro
lunit di questa distinzione (18), contro la sua paradossia. Anche la suddivisione del tutto in parti fall per le peculiarit del tempo. Si doveva per
gi sapere che cosa fosse il tempo, per formulare come paradossia la
distinzione tra essere e non-essere e far fallire le suddivisioni del tempo
sul non-essere delladesso. Le vie duscita passavano, com noto, per
concetti quali movimento, processo, dialettica, essendo consapevoli che
anche queste definizioni non sono adatte per esprimere il tempo stesso.
Questo pot dunque essere definito solo come qualcosa che, per dirla con
Derrida, rimaneva assente in fenomeni ad esso affini (19). Non venne pi
posto linterrogativo perch un osservatore inizi proprio con la distinzione tra essere e non-essere, perch si serva delle particolarit del fenomeno
(18) Cfr. la Phy sik v orlesung IV, 10 di G.W.F. Hegel e la sua Ency k lopdie der
philosophischen Wissenschaften, 258; tr. it. Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Bari 1983, 258, pp. 233-5.
(19) Cfr. in particolare il saggio: Ousia et gramm: note sur une note de Sein
und Zeit, in Jacques Derrida, Marges de la philosophie, Paris 1972, pp. 31-78.
104
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il suo concetto opposto. Allora questa stessa definizione non dice nemmeno pi, non potendolo indicare, quello che esclude (sia pure, in senso
puramente storico, la metafisica ontologica). Si pu decidere di prendere
o non prendere parte a queste querelles. Dal punto di vista della sociologia sarebbe pi importante chiedersi se, in conseguenza di ci, il rapporto tra sapere e non-sapere non debba venire ridefinito.
IV
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tutti i sistemi funzionali (o anche solo nei pi importanti), si pu presumere che questo modello di strutture di comunicazione (nella teoria di
Parsons si chiamano corrispondentemente pattern variables), sia direttamente collegata alla differenziazione funzionale, e quindi con la struttura della societ moderna.
Tradotto nelle forme della comunicazione ci significa che non vi
pi alcuna rappresentazione dellordine dellordine delle forme essenziali del mondo e, corrispondentemente, dellordine del comportamento
umano in giusto e sbagliato. Rappresentazione ha il doppio senso di:
poter rappresentare e rendere presente. Dal concetto vengono escluse
ambedue le interpretazioni, quando (1) non vi sono pi posizioni dovute
allo status e legittimate senza concorrenza a parlare per lessere, a tradurre res in verba; e quando (2) le strutture temporali della comunicazione
sociale mutano in modo tale che il presente non offre pi possibilit di
essere presenti, bens le considera solo come differenza di passato e futuro.
Con le possibilit della rappresentazione viene meno il ricorso
allautorit. Lautorit la capacit di moltiplicare, di far crescere
(augere) i fondamenti della convinzione nella comunicazione. James
March e Herbert Simon hanno parlato di uncertainty absorption (26).
Con ci si intende un fenomeno strettamente collegato alla specializzazione: che si supponga che la comunicazione di uno specialista o di un
responsabile titolare di un posto sia verificata accuratamente, poich
altrimenti si dovrebbe procedere alla verifica. Non si risale alle fonti di
informazione di costui e non si torna sulle sue conclusioni, bens si
parte dalla sua comunicazione come da un fatto, come condensazione di
informazione di cui si dispone. In corrispondenza di ci si arriva ad un
accoppiamento di responsabilit (= assorbimento dellinsicurezza) e
allautorit, autorit intesa come capacity for reasoned elaboration (27).
Nella comunicazione ulteriore si suppone che una comunicazione fornita
di autorit potrebbe essere spiegata e motivata; si trascura per la domanda con cui si dovrebbe replicare, perch manca il tempo, o la competenza
per la formulazione della domanda, o anche il coraggio.
Per un sabotaggio costante dellassorbimento dellinsicurezza mancano di conseguenza i motivi. Inoltre quellunit di autorit e responsabilit era subordinata al fatto che chi aveva la responsabilit non era reso
(26) Cfr. James G. March/Herbert A. Simon, Organisations, New York 1958, p.
164 e segg..
(27) Cfr. Carl J. Friedrich, Authority , Reason and Discretion, in, dello stesso
autore (a cura di), Authority (Nomos I), New York 1958.
108
anche responsabile di ogni errore, per non parlare poi delle conseguenze.
Egli era tutelato, prescindendo da casi critici, dal suo status. Non si
poteva comunicare contro di lui, comunque non in uninterazione tra
presenti.
Tra le condizioni della struttura sociale indicate questunit comunicativa di autorit e responsabilit va in frantumi. Va in frantumi per la
disgregazione dellordine degli status (presupposto indiscutibile) e soprattutto per la tensione tra universalismo e specificazione. Nelle organizzazioni formali viene ricostruito a fatica e con uninsita fragilit. Finch si
deve ricorrere a fonti di autorit sociali, questo non riesce pi. N let,
n il rango sociale aiutano. In luogo di ci ecco la tesi rilevante per il
nostro tema viene legittimata la comunicazione del non-sapere (nelle
organizzazioni: la comunicazione della non competenza).
Non basta, potremmo riassumere, che la societ delegittimi la rappresentanza e di conseguenza lautorit. In altre parole, non basta lasciar
sfogare la critica e la protesta. La societ deve essere inoltre in condizione di reggere la comunicazione del non-sapere. Se per lassorbimento
dellinsicurezza ha una funzione: come pu essere svolta questa funzione
in un modo diverso? Tollerando linsicurezza? E quali forme sociali ci si
dovrebbe immaginare, se la comunicazione mira sempre pi ad aumentare linsicurezza del destinatario di essa?
Linterrogativo diventa pi scottante se si considera innanzitutto che
sia nel caso del sistema sociale, che in quello dei sistemi organizzativi, che la societ rende possibili per s si tratta di sistemi operativamente chiusi. Tutti i problemi che emergono nella comunicazione,
possono essere ulteriormente trattati solo attraverso la comunicazione e
trasformati in problemi ulteriori, per i quali vale la stessa cosa.
Nonostante quello che dice Gdel, non vi sono risorse esterne. Vi
solo la possibilit di risolvere problemi interni (ad esempio quelli
della logica) allinterno con lesternalizzazione, cosa che per pu avere
come conseguenza che lesternalizzazione stessa diventi un problema
(28). Lautorit dunque sempre un prodotto aggiuntivo interno al sistema per la comunicazione che procede comunque. Essa recluta in una
certa misura fonti esterne, quando un tale riferimento (ad esempio relativo alla nobilt o allet) viene trasportato internamente. Essa in
grado di produrre saggezza, allorch ad esempio la condotta di vita del
(28) Ci, espresso con la terminologia introdotta sopra sotto II, ha a che fare
con il fatto che leteroreferenza non pu direttamente attualizzare lunmarked
space del mondo esterno, ma deve definire qualcosa come qualcosa, e pu cos
essere osservato e criticato allinterno del sistema.
109
(29) Si veda in merito Alois Hahn, Zur Soziologie der Weisheit, in Aleida
Assmann (a cura di), Weisheit: Archologie der literarischen Kommunik ation III,
Mnchen 1991, pp. 47-57.
(30) Qui ci si riferisce al mondo dei salotti e delle accademie della fine del
Seicento e del Settecento, mentre ancora Pascal, consapevole, aveva affermato che
lalta nobilt doveva sottolineare nella comunicazione la propria posizione,
senza per credere in essa. Si vedano soprattutto i Trois Discours sur la Condition
des Grands, cit. da LOeuv re de Pascal, d. de la Pliade, Paris 1950, pp. 386-392.
Ma gi questo mostra quanto poco cambiamento nella struttura sociale fosse
necessario per capovolgere questa versione.
(31) Lo stesso vale, mutatis mutandis, per la comunicazione dellincompetenza.
Nelle organizzazioni dovrebbe esserci in verit un ufficio che si occupi della competenza della competenza (Odo Marquard direbbe: competenza della compensazione dellincompetenza). Ma questo ufficio, come mostra lesperienza, non facile
da trovare, non facile da avvicinare, non facile da attivare. In tal senso si pu
partire da un parallelo tra la legittimazione sociale della comunicazione del nonsapere e la legittimazione organizzativa della comunicazione di incompetenza.
Noi non continueremo tuttavia a seguire questa linea parallela, anche se sarebbe
interessante riflettere sulletica dellorganizzazione del ricorso allincompetenza.
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Ad esempio come fa Alein Touraine, Le retour del lacteur, Paris 1984, Vedi
anche, pi moderato, Paisley Livingston, Le retour au sujet: Subjects, Agents, and
Rationality , in Stanford French Review, 15 (1991), pp. 207-223.
(39) Si veda per il suo contesto religioso originario ad esempio Pierre Nicole,
Essais de Morale, vol. I (1671), citato sulla base della 6a ediz, Paris 1682, p. 33 e
segg.: Lignoranza, tutelata dalla non conoscenza dellignoranza, servirebbe a
prevenire unautoconsapevolezza mortificatoria e come tale (in quanto funzionale
alla persona), disfunzionale in senso religioso, per esprimerla con dei concetti
attuali.
(40) Vedi Robert K. Merton, The Unanticipated Consequences of Purpositiv e
Social Action, in American Sociological Review, 1 (1936), pp. 894-904.
(41) Anche questo i sociologi lo hanno sempre visto e detto anche senza con
questo riuscire a influenzare le preferenze teoriche della scienza. Vedi Wilbert E.
Moore/Melvin M. Tumin, Some Social Functions of Ignorance, in American
Sociological Review, 14 (1949), pp. 787-795; Wilbert E. Moore, The Utility of
Utopias, in American Sociological Review, 31 (1966), pp. 765-772; Louis
Schneider, The Role of the Category of Ignorance in Sociological Theory , in
American Sociological Review, 27 (1962), pp. 492-508; Heinrich Popitz, ber
die Prv entiv wirk ung des Nichtwissens: Dunk elziffer, Norm und Strafe, Tbingen
1968. Per analisi pi recenti di una discrepanza tra ricerca di maggior sapere
(razionalizzazione) e motivazione allazione vedi Nils Brunsson, The Irrational
Organization: Irrationality as a Basis for Organizational Action and Change,
Chichester 1985.
(42) Cos dice Socrate in un dialogo di Paul Valry, Eupalinos ou larchitecte,
cit. da Paul Valry, Oeuv res vol. II, d. de la Pliade, Paris 1960, p. 79-147 (126).
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(43) Solo un esempio: nel campo della moda negli ultimi anni (e solo negli ultimi anni), le grandi ditte, con capitali consistenti, che producono per un pubblico
di massa, copiano le idee di aziende pi piccole e maggiormente innovatrici cos
rapidamente, da essere sul mercato prima degli ideatori, e il pubblico che desidera
lesclusiva non ha pi la possibilit di trovare modelli che non siano contemporaneamente, o addirittura siano gi, in vendita nei grandi magazzini; inoltre, con il
passaggio da una generazione allaltra sta diminuendo anche linteresse ad un
abbigliamento esclusivo e manifestamente caro. La conseguenza una totale
ristrutturazione del mercato e il drastico venir meno di una cultura prima possibile. Una pietra di mosaico per il tema: conseguenze dellaccellerazione, anche e
proprio l ove era fondamentale la novit e lessere innovativi.
(44) Vedi Dan i el Kat z/ Ro b ert L. Kah n , Th e S o ci al Ps y ch o l o g y o f
Organisations, New York 1966, p. 16, in relazione a migliori possibilit della
teoria dei sistemi (allora: analisi dellinput/output). Anche lanalisi funzionale
allora dominante si era raccomandata con un refusal to take purposes at their face
value, come dice Kingsley Davis, The My th of Functional Analy sis as a Special
Method in Sociology and Antropology , in American Sociological Review, 24
(1959), pp. 757-772 (765).
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pi assumere in queste condizioni la forma del vincolo di capacit psichiche. Se per consenso si intende questo, il consenso non n possibile,
n sensato. Si porrebbe subito linterrogativo: come si fa a liberarsene e
quanto duri sarebbero i sacrifici? Nella comunicazione bisogna piuttosto
accontentarsi di intese, che non impegnano, bens specificano a che condizioni esse valgano e quali mutamenti coinvolgerebbero il fondamento
dellaffare. Ci fa parte di uno stile sociale, il quale pratica la discrezione e non tenta affatto prima di distogliere dalle loro convinzioni coloro
che debbono intendersi, oppure di convertirli o di modificarne in qualche
modo le posizioni (52). Comunque i presenti non sono presenti in quanto
se stessi, essi agiscono come funzionari, inviati, rappresentanti e si debbono solo preoccupare che coloro che raggiungono un accordo si intendano grazie alle intese. Quando sono in gioco interessi contrastanti, si tratta solo di una tregua. Si tratta di ordini del giorno e di punti sui quali si
pu raggiungere un accordo forse proprio perch comunque nessuno
dispone del sapere che gli consentirebbe di costringere gli altri ad essere
daccordo. Si tratta di un elaborare la comunicazione sulla base delle
informazioni di cui al momento si dispone e delle previsioni che lasciano riconoscere quali ulteriori informazioni consentirebbero la loro revisione.
Soprattutto dovrebbe poter rientrare nellaccordo il lasciar perdere i
moralismi, dunque non inserire nella comunicazione condizioni di considerazione per s e per gli altri(53). Lattenzione sempre un indicatore
dellinclusione morale della persona nella societ e al contempo anche
della sua esclusione, allorch lattenzione viene negata. Ci presuppone
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VII
Ci che rimane, appare essere cultura, in ogni caso negli ultimi anni
di questo millennio. Evidentemente il concetto di cultura adatto per
riassumere ogni eterogeneit. sempre stato poco chiaro e discusso che
cosa questo concetto volesse dire che cosa esso includesse e che cosa
escludesse. Gli studiosi di antropologia culturale sembra preferiscano
altri temi, rispetto agli studiosi di antropologia sociale. Anche nella teoria generale dellazione di Parson si trova una distinzione corrispondente,
limitata per ad un riferimento che dovrebbe rendere chiaro proprio il
fatto che nessuna azione pu venire in essere senza riferimenti, al senso,
sociali e culturali. Dalla fine del Settecento il concetto di cultura contiene una componente riflessiva. In ogni applicazione esso afferma che possono esserci anche altre culture. Questo obbliga a praticare ogni volta
una distinzione doppia, vale a dire le diverse culture da una parte e ci
che cultura significa in opposizione a non-cultura. A tal fine ci si serviti di mezzi ausiliari segreti, che nel frattempo sono per scomparsi ad
esempio la coscienza della variet dei popoli del mondo antico o la possibilit di distinguere cultura da civilt o da natura, o da tecnica. Il concetto poteva comprendere suddivisioni e contemporaneamente lasciare
aperto ci che volesse veramente significare attraverso una variet di controconcetti.
Dalla fine dellOttocento vi stata una seconda fase di ampliamenti
notevoli, in particolare verso il basso. Muovendo dalla cultura si scopre
che vi sono culture anche pi in basso. Di culture indigene si parlava gi
da tempo. A ci si aggiunse linteresse per le culture operaie. (Non pu
essere un fatto cos estremo, cos grave, se anche essi hanno una cultura). Oggi vi anche una cultura della droga o qualcosa di simile (55).
Lastrazione funzionale del concetto non consente pi limiti inferiori, si
parla persino di cultura del corpo, e non solo nella pubblicit.
Tuttavia il concetto, cosa che sembra spiegare la tendenza verso il
basso, guarda verso lalto. Esso promette qualcosa di meglio, fosse
anche un palliativo. Come ha ampiamente documentato Bourdieu, esso
compie una legittimazione delle distinzioni. , oppure stato in ogni
caso fino a poco tempo fa, un concetto della classe media. Anche questa
limitazione immanente tramite connotazioni gerarchiche potrebbe ciononostante essere in via di disgregazione. Essa presuppone infatti delle
(55) Vedi in applicazione della concettualit di Parsons ad esempio Dean R.
Gerstein, Cultural Action and Heroin Addiction, in Sociological Inquiry, 51
(1981), pp. 355-370.
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VIII
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(62) Per il suo sapere anche una professione gi minacciata si rafforza, anche
se rinunciando allintegrazione teorica. Per un quadro rappresentativo e attuale
vedi Jrgen Oelkers/H.-Elmar Tenorth (a cura di), Pdagogisches Wissen, 27esimo
allegato a Zeitschrift fr Pdagogik , Weinheim 1991.
(63) Che questo sia sensato e che gi con questa limitazione crei i pi complicati problemi tecnici, economici e organizzativi, ovviamente cosa che non si pu
discutere. Che sforzi su questo piano possano avere successo, lo dimostrano confronti tra una regione e laltra. Lunica cosa che questo non fornisce la risposta al
nostro problema dellapproccio organizzato allimpenetrabilit delle connessioni
ecologiche.
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zabile con un continuo riorientamento, vale a dire contrassegnando altre differenze. La pianificazione un going concern, e le previsioni ne specificano i punti di vista della sua correzione continua.
(6) Le organizzazioni sono sistemi autopoietici che si basano su
decisioni. Le operazioni sono per esse rilevanti solo sotto forma
di decisioni, poich solo cos sono collegabili allinterno del
sistema (72). Tutto lo sviluppo delle strutture dipende dallo sviluppo dellautopoiesis. Come alternativa c solo la disgregazione, la distruzione. La tipizzazione strutturale basata su questo
identifica le premesse delle decisioni sulla base degli organi competenti che rendono possibile un cambiamento sia
dellattribuzione organizzativa che delle decisioni programmate,
che del fatto che questi organi competenti sono costituiti da persone. In funzione del numero degli uffici raggiungibile una
notevolissima, incontrollabile complessit dei collegamenti tra le
decisioni, senza che, per dirlo ancora una volta, lo stato del sistema possa venire determinato da un organo.
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(73) Vedi per riflessioni analoghe, maggiormente riferite a decisioni giuridiche, Karl-Heinz Ladeur, Die Ak zeptanz v on Ungewissheit: Ein Schritt auf dem Weg
zu einem k ologischen Rechtsk onzept, in Rdiger Voigt (a cura di), Recht als
Instrument der Politik , Opladen 1986, pp. 60-85; dello stesso autore, Jenseits
v on Regulierung und k onomisierung der Umwelt: Bearbeitung v on Ungewissheit
durch (selbst-)organisierte Lernfhigk eit, in Zeitschrift fr Umweltpolitik und
Umwel t rech t , 1 0 (1 9 8 7 ), p p . 1 -2 2 ; i n o l t re Kl aus Pet er J ap p , Prev en t i v e
Planning - A strategy with Loss of Purpose, in Gnter Albrecht/Hans-UweOtto (a
cura di), Social Prev ention and the Social Sciences: Theoretical Controv ersies,
Research Problems and Ev aluation Strategies, Berlin 1991, pp. 81-94.
(74) E cio estendendo straordinariamente il concetto di cognizione. Vedi
Humberto R. Maturana, Erk ennen: Die Organisation und Verk rperung v on
W i rk l i ch k ei t : A us g ewh l t e A rb ei t en z ur b i o l o g i s ch en Ep i s t em o l o g i e,
Braunschweig 1982; Humberto R. Maturana/Francisco J. Varela, Der Baum der
Erk enntnis: Die biologischen Wurzeln des menschlichen Erk ennens, Bern 1987.
(75) Su questa formulazione e sulle radici cristiane cfr. Christian Meier, Die
Entstehung des Politischen bei den Griechen, Frankfurt 1980, p. 435 e segg..
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IX
In conclusione ci si dovr chiedere se c una ragione per queste constatazioni effettuate con il tono del rincrescimento. E in effetti, se si osservano attentamente gli attuali sviluppi teorici ponendosi questo interrogativo,
si possono scoprire diverse cose. Delineiamo in conclusione alcuni design
teorici, che sono oggi oggetto di discussione, ponendoli insieme sotto
lottica del principio che la trasparenza sarebbe improduttiva. Il nostro
argomento sociologico in merito che vi sono pochissimi o molto limitati spunti reciproci che potrebbero chiarire che determinate disponibilit di
pensiero si diffondono. Sembra piuttosto che vi sia, come dicono i teorici
dellevoluzione, un processo equifinale, che muovendo da punti di partenza
diversi (77) conduce ad un risultato che annulla la metafisica ontologica tradizionale. E la supposizione dei sociologi allora che la societ moderna
abbia iniziato ad esperimentare un pensiero ad essa adeguato.
1) La teoria dei sistemi mostra la tendenza a trasformarsi in una teoria dei sistemi operativamente chiusi (78). Determinanti in questo
senso sono state non da ultimo le ricerche empiriche, e soprattutto
quelle sulle cellule e sulla neurofisiologia, che dimostrano che
proprio i sistemi capaci di grandi prestazioni (prevalentemente i
sistemi nervosi) non possono mantenere sul piano delle proprie
operazioni alcun contatto con il loro ambiente. Essi non possono,
(76) Come gli psicologi lhanno chiamata. Vedi Ellen J. Langer, The Illusion
of Control, in Journal of Personality and Social Psychology, 32 (1975), pp.
311-328. La trasformazione delle variabili rilevanti per lillusion of control,
qual i : f am i l i ari t y i n v o l v m en t , co m p et i t i o n , ch o i ce n el l a ri cerca
dellorganizzazione non dovrebbe risultare difficile.
(77) Per dimostrare questo daremo qui di seguito solo poche indicazioni bibliografiche, scelte per secondo criteri della massima eterogeneit possibile.
(78) Vedi ad es. Francisco J. Varela, Principles of Biological Autonomy , New
York 1979.
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(79) Vedi Niklas Luhmann, Gleichzeitigk eit und Sy nchronisation, in, dello
stesso autore, Soziologische Aufk lrung vol. 5, Opladen 1990, pp. 95-130.
(80) Su una tale second semiotics riflessiva, e in questo senso critica, vedi Dean
MacCanell/Juliet F. MacCannell, The Time of The Sign: A Semiotic Interpretation
of Modern Culture, Bloomington Ind. 1982. Anche Julia Kristeva si avvicinata a
questa concezione, allorch ha caratterizzato luso del segno non attraverso il riferimento, bens come lavoro, e dunque come produzione. Vedi Semiotik , Paris 1969.
(81) Vedi Ranulph Glanville, Distinguished and Ex act Lies (e lies nel doppio
s en s o di men zo g n a e s i t uazi o n e, n . d. N. L. ), i n Ro b ert Trap p l (a cura di ),
Cy bernetics and Sy stem Research 2, Amsterdam 1984, pp. 655-662, e vale al
pena di citare: When the final distinction is drawn (i.e. the ultimate) there has
already been drawn another, in either intension or extension, namely the distinction that the final distinction is NOT the final distinction since it requires in both
cases (identical in form) that there is another distinction drawn; i.e., there is a formal identity that adds up to re-entry (657). Ritorniamo al re-entry. Vedi anche
Ranulph Glanville/Francisco Varela, Your Inside is Out and Your Outside is In
(Beatles 1968), in G.E. Lasker (a cura di), Applied Sy stems and Cy bernetics, vol.
II, New York 1981, pp. 638-641.
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ultima istanza distinguersi da tutto ci che non pu venire definito dal vuoto, dallo spazio non contrassegnato, dal bianco della
carta, dal silenzio, che viene presupposto in ogni percezione di
suoni. E ci vale anche e in particolare allorch un segno deve
essere nientaltro che la distinzione tra significante e significato.
4) Nel tentativo di ricostruire matematicamente la connessione tra
laritmetica e lalgebra di Boole, George Spencer Brown (82) insiste col dire che come garanzia del nesso possa essere usato un
unico operatore, il mark. Questo definisce una distinzione che
da parte sua pu essere usata solo come definizione delluno e
non dellaltro lato. Ma come si perviene allora a quella distinzione, che la prima e lultima di tutte: la distinzione tra distinzione
e definizione? Spencer Brown propone per questo la forma del reentry della forma nella forma (della distinzione nel distinto). Ma
questo re-entry non pu esso stesso venire incluso nel calcolo,
contrassegnandone sia linizio che la fine. Esso genera, se si
vuole, in uno spazio immaginario (nellunmarked space) la
possibilit di escludere da s forme, asimmetrie, ripetizioni infinite e re-entries (83).
5) La forma del re-entry, con tutta la sua enigmaticit, pu servire a
chiarire ulteriormente i problemi aperti della teoria dei sistemi
operativi chiusi e delluso autoreferenziale dei segni. Se a livello
delle operazioni non vi contatto con lambiente e se nessun
segno fornisce una referenza alle cose, allora proprio questa situazione pu essere internamente simulata tramite un re-entry cio
attraverso la distinzione di autorerefenza ed eteroreferenza. Il sistema riproduce la differenza tra sistema e ambiente allinterno di s
e la usa come premessa delle proprie operazioni. E il segno riproduce in s la cosa, che esso pu solo definire, come distinzione
tra signifiant e signifi. Un mezzo di fortuna, sembrerebbe. Ma
forse, se pensiamo cos, non ci confonde un pregiudizio della tradizione europea?
6) La stessa struttura la troviamo inoltre anche nel soggetto trascendentale, nellinterpretazione della fenomenologia trascendentale di
Husserl. Lunit del soggetto la differenza tra luso operativamente identico di noesis e noema, e lautoreferenza ed eteroreferenza, cio il re-entry del mondo nel soggetto sotto forma di una
(82) George Spencer Brown, Laws of Form, ristampa New York 1979.
(83) Cfr. Louis Kauffman, Self-reference and Recursiv e Forms, in Journal
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D.
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chiede allora: la filosofia non aveva sempre cercato concetti, o quantomeno metafore, che consentissero questo? (93) E mentre i logici e i linguisti
sperano ancora nello sviluppo tramite differenziazione dei livelli,
finalmente divenuto chiaro che distinzioni molto diverse possono svolgere questa funzione, a patto che le si usino in maniera plausibile e produttiva e che si possa evitare linterrogativo circa la loro unit.
Noi qui non dobbiamo verificare la correttezza di tutte queste riflessioni, e tanto meno provarle. S ociologicamente significa che
nellosservazione dellosservazione della societ ci che interessa che
esse vengano formulate. E si potrebbe, reinserendosi nel ductus consueto
delle spiegazioni scientifiche, dedurre da ci che la societ sviluppa figure di pensiero, con le quali essa possa tollerare linosservabilit del
mondo e far diventare produttiva la non-trasparenza.
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