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La mente accresciuta

Derrick de Kerckhove ISBN: 9788865860366

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La mente accresciuta
Derrick de Kerckhove

La mente accresciuta Derrick de Kerckhove Traduzione di Valentina Riolo Titolo originale inglese The Augmented Mind 2010 by Derrick de Kerckhove Copyright for digital edition for all languages Digitpub srl 2010 via Adige 20 - 20135 Milano, Italia www.40kbooks.com - info@40kbooks.com ISBN 978-88-6586-036-6 Copertina di Roberto Grassilli warehouse.robertograssilli.com Questo titolo disponibile anche in inglese Questo saggio diventato un ebook nel mese di dicembre 2010 Follow us on

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La mente accresciuta
Derrick de Kerckhove Le tre ere del linguaggio Se vero che gli esseri umani restano pur sempre esseri umani e che il divario tra chi ha vissuto in una condizione di esclusiva oralit e ci che siamo noi oggi non pu essere radicale, le nostre attitudini sociali e personali sono state significativamente modificate da quando lelettricit ci ha globalizzati e interconnessi. Osserviamo limmagine qui di seguito:

Le tre grandi avventure del linguaggio, orale, scritta ed elettronica, sono tre fasi ben distinte dellevoluzione dell'uomo. Si tratta dunque di provare a capire, adottando questa ampia prospettiva, a che punto sia oggi levoluzione umana e che cosa aspettarci nellimmediato futuro. La figura rende lidea della portata, della crescita e della velocit di diffusione delluso del linguaggio e

dei suoi supporti tecnologici. Il grafico ci mostra 1.700 generazioni che si sono servite del solo linguaggio, senzaltro appoggio che il corpo del parlante e dellascoltatore. il linguaggio praticato dalle culture tribali, dalle societ orali in cui la conoscenza si distribuisce lentamente e i mutamenti sociali ricorrono solo su lunghi periodi di tempo. Verba volant. In condizioni simili, le parole non si fermano mai. Nessuno pu vederle, le si ascolta e basta, circolano tra una persona e laltra, non dentro. Nelle culture orali le parole hanno potere sul corpo di chi le usa. E si crede che questo potere su cose e persone agisca anche a distanza, come nelle formule magiche e negli incantesimi. In basso, abbiamo 300 generazioni che hanno sviluppato una forma di scrittura (non solo in Occidente e in Medio Oriente, ma anche in Cina e altrove, gi molto presto). Tutti gli studi storici convergono su una straordinaria accelerazione dei cambiamenti sociali e politici ed evidenziano una specie di maturazione in quei particolari tipi di cultura che hanno adottato la scrittura. Ma guardiamo meglio le ultime 35 generazioni, dallintroduzione della stampa in poi. L c tutta la storia della societ occidentale e la tipica mentalit dei suoi individui. Linvenzione dellalfabeto ha inoltrato gli effetti generali della scrittura in una nuova dimensione, ovverosia nella rappresentazione visiva dello stesso linguaggio e non pi delle idee, come invece era propria ai geroglifici egiziani o agli ideogrammi cinesi. Anche le antiche scritture sillabiche sumere soprattutto, e di varie zone dellIndia si fondavano su un principio fonografico, ma erano ancora troppo ambigue per liberare pienamente il linguaggio dalla condizione orale. Nonostante i Sumeri fossero arrivati a inventare il denaro e una forma rudimentale di stampa, non completarono mai il passaggio a una cultura alfabetica. Sarebbe toccato ai greci. Al contrario di quanto avviene nella comunicazione orale, in forma scritta il linguaggio trova nuove collocazioni e si redistribuisce nei vari corpi. Gli alfabeti fonetici hanno il potere di separare il linguaggio dal corpo dei parlanti, non perdendo in efficacia nel riprodurre, trasportare e accumulare il significato. Nelle societ pienamente alfabetizzate, i corpi (e, va da s, le menti) riacquistano potere e controllo sul linguaggio. un passaggio fondamentale per comprendere non solo il destino delle parole, ma della politica, della religione e delle vite individuali di ciascuno.

Ogni atto di scrittura un tentativo di controllo sul linguaggio (Jay David Bolter, Writing Space: Computers, Hypertext, and the Remediation of Print, seconda edizione, 2001, Lawrence Erlbaum Associates). Le culture dei primi manoscritti, come la Grecia nel VI - V secolo a.C. o il Sacro Romano Impero nellAlto Medioevo, hanno ancora bisogno, come i bambini quando imparano, di vocalizzare il testo, che in larga parte circola per via orale. I patrizi dellAntica Grecia avevano a disposizione scribi e schiavi che leggessero per loro. Anche se non posso affermarlo con certezza, ritengo probabile che quelle persone sapessero leggere (la Paideia, il sistema scolastico dellAntica Grecia, prevedeva infatti che ogni cittadino di sesso maschile imparasse a farlo), ma dato che la lettura si praticava ad alta voce, e di l andava ascoltata e meditata soltanto con ludito, perch non chiedere a uno schiavo con una bella voce di farlo al posto loro? La lettura silenziosa si afferm con lentezza, divenne prassi comune probabilmente in Europa intorno al XIII secolo e si diffuse ulteriormente (Paul Saenger, Space Between Words. The Origins of Silent Reading, 1997, Stanford University Press) grazie allinvenzione della stampa. Un libro, un giornale impresso su carta o una lettera scritta non sono altro che forme di controllo sulla lingua. Le parole sono statiche, siamo noi che muoviamo gli occhi e interpretiamo il contenuto. In ogni altro tipo di situazione linguistica, il linguaggio a controllare noi: mobile e sfuggente, oppure dobbiamo condividerne il dominio con la tecnologia che lo supporta[1]. La stampa ha spinto molto in l lavventura linguistica, innescando un rapidissimo mutamento evolutivo che nellarco di non pi di 35 generazioni ha portato alla scoperta e alluso dellelettricit, punto di partenza di una nuova impresa del linguaggio. Con la lettura silenziosa, il corpo riprende pieno possesso della lingua. La coscienza delle parole si insedia in uno spazio interiore privato, ed esse risuonano nella mente del lettore che pu ormai decidere come e quando interpellarle. Lettura e scrittura instradano il linguaggio nella mente in modo controllato, e consentono allidentit del lettore individuale di astrarsi in unimmagine di s distaccata, quella di un homunculus che pensa. Questo homunculus destinato a riapparire, proiettato stavolta su uno schermo in ambienti simulati a tre dimensioni come, tra gli altri,

Second Life. La mente accresciuta In termini semplici, la mente accresciuta la mente cos come la conosciamo (o pensiamo di conoscerla) dentro le nostre teste, ma esteriorizzata, condivisa, moltiplicata, accelerata, accessibile in ogni singolo elemento e generalmente elaborata in un processo connettivo che avviene fuori dalle nostre teste. A partire dallinvenzione del telegrafo, un numero crescente di luoghi linguistici interiori ha trovato collocazione spaziale grazie allelettricit. Con i sistemi dinformazione elettronica, lutente condivide la responsabilit del contenuto sullo schermo con un programma o unemittente. quanto accade con la televisione, che condiziona lesperienza quotidiana (Joshua Meyrowitz, No Sense of Place: The Impact of Electronic Media on Social Behaviour. 1985, Oxford University Press Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influenzano il comportamento sociale, 1995, Baskerville), modificando la nostra identit e le nostre facolt cognitive (Giovanni Sartori, Homo videns. Televisione e postpensiero, 1997, Laterza). La televisione stata per un po ed tuttora una forma di controllo mediatico sullimmaginazione accresciuta. Porta il pubblico dove vuole quando invece linterattivit, gi con lintroduzione dei primi telecomandi, consente alle persone di riacquistare il controllo dei loro schermi, dovendo pur tuttavia spartirselo con i protocolli di qualsiasi sistema in uso. A ognuna delle sette generazioni a colori, nel grafico, corrisponde un nuovo medium elettronico di supporto ed esportazione del linguaggio, che a sua volta genera unespansione della mente verso lesterno. A ciascuno corrisponde una o pi generazioni. In cima alla scala troviamo la generazione sempre in linea (always on): quelli nati con un telefonino in mano. Ho partecipato a uno studio sulluso dei telefoni cellulari da parte di persone tra i 15 e i 25 anni e il gruppo campione era di mille individui. Abbiamo scoperto che nella categoria under 18, l80% dei ragazzi dorme con il telefono sotto al cuscino o acceso accanto al letto. Intendo proprio questo con sempre in linea. Ed molto pi di una metafora. Significa essere disponibili, sempre e

comunque, a tutti, in ogni istante della propria vita, una situazione perfettamente normale in una dimensione locale di esperienza, ma che una volta estesa alla scena globale, assume unaltra magnitudo. Il fenomeno non circoscritto a quella generazione. La maggior parte di noi sempre in linea. Siamo in linea continuamente e pi che mai, in connessione sempre pi prossima a un numero crescente di persone e servizi. La tecnologia del linguaggio oggi dominante, di pi profonda penetrazione in tutte le culture, persino nelle pi povere, il telefono cellulare. Sempre pi persone portano in tasca sofisticate interfacce per un nuovo livello di cognizione connettiva. Il telefonino una figura comune e ubiquitaria di quella che io chiamo la terza fase dellelettricit. Il processo molto chiaro: la prima fase cominciata con la fornitura elettrica di energia, luce e riscaldamento. Il corrispettivo del sistema muscolare. La seconda fase, di ordine cognitivo, lepoca di una graduale evoluzione e maturazione della mente accresciuta. Nellera digitale, lelettricit diventa intelligente, si fa informazione, si trasforma in contenuto cognitivo. Nella terza fase, dove lelettricit wireless, tale contenuto si fa azione cognitiva. E segna un ulteriore avanzamento della dimensione cognitiva. La mente accresciuta e lintelligenza artificiale Entro i 18 anni, la dieta media di questi iperstimolati ragazzini sempre in linea consistita di 10.000 ore di videogiochi, 15.000 email e sms, 5.000 ore al cellulare, 15.000 ore di televisione (questa cifra adesso in diminuzione in Usa e Canada), 500.000 spot pubblicitari, e tutto questo contro 5.000 ore di lettura di libri. Quelle 5.000 ore dedicate ai libri sono molto preziose perch rappresentano la garanzia di mantenere unidentit privata. David Booth esplora largomento da unaltra angolazione: Quando gli studenti sono dentro lesperienza, portati a leggere e scrivere per afferrare i concetti e le materie in discussione, quando linterpretazione e la costruzione di un testo sono parte del processo di apprendimento, allora l intuisco che si sta realizzando un nuovo livello di alfabetizzazione. Il giovane non solo ha bisogno di calarsi nelle parole e nelle immagini, ma di vedersi come linterprete di ci che ha imparato, come colui che si rappresenta il sapere e se ne

appropria. Legge e scrive con tutto se stesso, col suo corpo, con le sue emozioni, con il suo background di figlio, di studente e cittadino; si siede a scuola, di fianco ai membri della sua famiglia, e legge ogni testo che incontra accanto a loro, allinterno del suo ambiente culturale. La padronanza della parola scritta si costruisce attraverso lidentit[2]. O potremmo rovesciare la questione e dire che lidentit si costruisce attraverso la padronanza della parola scritta. David Booth si spinge oltre: I nuovi alfabetizzati, come sono stati etichettati, hanno a che fare con testi multi-modali, come fumetti, riviste, giornali, internet, grafica, video e suono. Insieme, questi testi riempiono le vite dei nostri studenti, e il significato si accumula man mano che i ragazzi combinano i messaggi provenienti dai diversi media nella loro personale costruzione del mondo[3]. Leggere allarga la mente, senza dubbio, ma lampliamento avviene dentro la testa. Lavorare al computer implica che quasi tutta lelaborazione mentale, che riguardi testi, immagini o suoni, si sposta fuori dalla propria testa. Linterattivit una condizione, non unopzione. I miei studenti sono nativi digitali. Io li chiamo screttori[wreaders]. Uno screttore qualcuno che non capace di leggere nulla senza al contempo scrivere. Interagire con il materiale dobbligo. Il popolo multimediale non fatto per i manuali. lultima cosa che vuole, leggere un manuale. Deve calarsi nella materia e lavorarci da dentro. abituato a operare in gruppo, in squadra, multi-tasking, vuole toccare con mano, e realizza fuori dal suo cervello, su uno schermo, tutto quello che un immigrato come me era stato abituato a fare dentro. Quello che sto dicendo che il nostro rapporto con lo schermo molto complesso, un rapporto in cui a tutti gli effetti una grande quota delle nostre funzioni cognitive viene data in delega. Un brillante video che descrive la rivoluzione dei media, dai vecchi ai nuovi, ci fornisce un buon esempio di questo processo (www.youtube.com/watch? v=HsJLRX-nK4w). Come me, Eric McLuhan un insegnante che usa dei test per indagare le strategie cognitive dei suoi allievi: Un paio di settimane fa, ho posto ai miei studenti una domanda che avevo accantonato da almeno dieci anni. Ho chiesto: Pensate in parole o in immagini? [...] A met degli anni Settanta, circa il 70%

delluditorio rispondeva in parole e il 30% in immagini. Alla fine degli anni Ottanta, eravamo gi al cinquanta e cinquanta. La mia classe di adesso ha risposto, al 100%, in immagini: avevo davanti un gruppo interamente dominato dallemisfero destro. Stupito, quel giorno ho ripetuto lesperimento con le altre classi, ottenendo lo stesso risultato: il 90-100% rispondeva in immagini. [...] Il significato questo: lindividualismo, che deriva dalla separazione del conoscente dal conosciuto, funzione specifica dellalfabeto fonetico. [...] Nessunaltra forma di scrittura, sillabario o pittogramma ha il potere di frammentare che ha lalfabeto. Evidentemente per su questi studenti non ha presa salda, e si pu supporre che la stessa osservazione sarebbe valida anche per i loro colleghi dellintero sistema scolastico occidentale. Siamo davanti alla generazione dellemisfero destro, e noi siamo gli alieni. Eric McLuhan conclude: In questo nuovo contesto dobbiamo cominciare a lavorare sul problema della coscienza. Sappiamo cosa pensare della coscienza quando si trova dentro al corpo; quando si trova fuori dal corpo tutta unaltra storia. Disincarnata, la modalit naturale della coscienza linconsapevolezza, o la subcoscienza, o le sensazioni istintive (viscerali) piuttosto che razionali. La massa conosce solo se stessa, ed una conoscenza tacita. Ora che ci stiamo trasferendo da una cultura che era dominata dalla scrittura su carta e dalla stampa a una che sempre pi controllata dallelettricit obbligatorio chiederci quale destino si riserva alle parole. Di fatto, il volatile testo elettronico sembrerebbe minare lautorit costituita (Richard A. Lanham, A ComputerBased Harvard Red Book. General Education in the Digital Age, in Gateways to Knowledge, a cura di Lawrence Dowler, 1997, The MIT Press). In questo modo, il lettore elettronico e gli studenti sempre in linea hanno lopportunit di crescere con una nuova libert e responsabilit, grazie al loro connaturato modo di leggere. Le implicazioni cognitive delluso di schermi e software Second Life (2L) un esempio concreto di come le facolt che tutti noi abbiamo sempre considerato esclusivamente interiori, come la memoria, che il richiamo attivo di qualunque cosa, e

limmaginazione, che la creazione di immagini mentali, stiano in realt migrando verso schermi posizionati fuori della nostra testa, al servizio di nuove finalit. Un altro esempio, antecedente allera di Second Life, stato The Sims: un videogioco in 3D che simulava la vita quotidiana con tutti i suoi desideri, aspettative e progetti. Ogni giocatore era infatti rappresentato da un avatar, dotato di propri sogni interiori ed esteriori e di una precisa caratterizzazione. Lo scopo del gioco era quello di riprodurre la vita di ogni giorno, offrendo ai giocatori il piacere e lillusione che unaltra vita e unaltra identit fossero possibili. Da quel momento sono nati numerosi mondi tridimensionali. Ambienti come Interactive City (www.icyou.se) o Multiverse (www.multiverse.net) stanno modificando le nostre percezioni e il nostro modo di comunicare, offrendo accesso a una dimensione vasta e strutturata (Mario Gerosa, Rinascimento virtuale, 2008, Meltemi editore). La dinamica fondamentale della transizione da un modo di rapportarsi al linguaggio a un altro richiede un processo bifase di esteriorizzazione a cui consegue una nuova interiorizzazione. Linvenzione del teatro nellantica Grecia stata necessaria per dare a una cultura scritta ai suoi esordi un esempio esterno di cosa e come immaginare, ovverosia di come trasformare parole in immagini durante la lettura di unopera. La dinamica del linguaggio, la sua redistribuzione interna alle menti delle nuove generazioni di lettori, richiedeva che fosse disponibile un modello da seguire. Era questo il ruolo delle rappresentazioni, che proponevano narrazioni strutturate in dialoghi su un simbolico palcoscenico spazio-temporale. La tragedia dava uninterpretazione lineare e causale a eventi mitologici o storici che ora riguardavano direttamente gli individui, non pi solo le comunit. Il testo teatrale in realt riduceva i valori multidimensionali e multitemporali del mito a una sequenza di parole, parole che dovevano essere espresse dagli attori per essere comprese, prima che la cultura scritta si dotasse della lettura silenziosa; quando questultima divenne comune, il teatro fu soppiantato dal romanzo, un mezzo pi economico e maneggevole di stimolare limmaginazione. La lettura di romanzi contribu a trasformare i parlanti in pensatori e critici. Linteriorizzazione del linguaggio a quel punto pot dirsi compiuta, rimanendo la modalit prevalente della coscienza nelle culture occidentali fino allavvento dellelettricit. Sin dalle prime invenzioni e dalluso del telegrafo,

lelettricit si votata senza sosta alla creazione di tecnologie che lavrebbero trasformata in uno strumento di controllo sul linguaggio. Oggi, stiamo assistendo a una nuova fase di esteriorizzazione (sugli schermi) che molto probabilmente nellimmediato futuro condurr a un ulteriore livello di interiorizzazione. Eric McLuhan propone unanalisi dettagliata del rapporto tra alfabetizzazione e nuovi media: Una volta trasformata in software, qualsiasi cosa diventa malleabile, fluida, intercambiabile. Il digitale un mondo in costante mutazione e, ora come ora, viaggia a velocit supersonica. Il vortice dei nuovi media nellultimo decennio ha generato un caleidoscopio di stili e forme di consapevolezza. Quando il cambiamento relativamente lento, il bisogno di allenare la consapevolezza non cos impellente. Ma quando ogni tre o quattro anni appare un nuovo medium di grande impatto, la necessit diventa questione di sopravvivenza. Ogni nuovo medium una nuova cultura e a ciascuno deve corrispondere una rotazione di identit; ognuno attecchisce in questo o quel gruppo sociale, e man mano che luno confluisce nellaltro o se ne separa, le interfacce abrasive generano molta violenza. Urge cominciare a studiare tutte le forme del sapere, chiamate oggi competenze. Multimedialit significa semplicemente competenze composite. Man mano che il discorso si sposta dalla pagina allo schermo e, in modo pi significativo, a un ambiente interconnesso, ovvero man mano che il discorso si decentralizza, le definizioni e le relazioni convenzionali subiscono automaticamente un cambiamento sostanziale. Lo spostamento della nostra visione del mondo, dallindividuo alla rete, comporta una radicale riconfigurazione della cultura[4]. Una modesta ma significativa parte di questa riconfigurazione si pu osservare in Second Life, che una sorta di racconto elettronico esteriorizzato che invita la gente a immaginare le cose non dentro, ma fuori dalla propria testa. Io definisco Immaginario Oggettivo (IO) questa delega delle nostre attivit immaginative a uno schermo. Second Life un forte punto di maturazione della tendenza, che andata sviluppandosi quantomeno nel corso degli ultimi quindici anni, a creare rappresentazioni tridimensionali condivisibili online. Ci che affascina di 2L che abbiamo sullo schermo una produzione immaginativa (produzione connettiva) che, seppur meno

dettagliata, ha un livello maggiore di affidabilit del tipo di immaginario che si sviluppa nel cervello. Se leggiamo un romanzo, il giorno dopo, quando riapriamo il libro, rievochiamo lo spazio mentale che abbiamo creato, ci ricordiamo dei personaggi e, fondamentalmente, ce ne riappropriamo, ponendoci cos in condizione di proseguire la lettura. La peculiarit di Second Life che consente, come solo limmaginazione personale pu fare, di vedere il mondo da un punto di vista realmente soggettivo, cio direttamente con i propri occhi, o di raffigurarsi come un homunculus che interpreta una parte a teatro. Entrambe le opzioni sono sempre a disposizione della nostra mente, ma non sono mai state possibili con nessun altro medium. 2L ha la stessa affidabilit in termini di immaginazione spaziale e caratterizzazione, ma in pi possiede limprevedibile presenza degli altri personaggi che condividono quellambiente. Senza aggiungere che quello stesso ambiente affidabile costruito da una vasta collettivit di processi immaginari individuali tradotti in un unico terreno comune. 2L intreccia mente e schermo. Quando osserviamo il mondo virtuale con gli occhi dellavatar, ci dimentichiamo di avere davanti uno schermo, cos come ci dimentichiamo che stiamo leggendo un libro quando la nostra mente si cala davvero nei panni di un personaggio. 2L in effetti un curioso ibrido di oggettivit e soggettivit, in cui lelemento oggettivo fornito dallo scenario e dagli altri attori sullo schermo, ma dove la nostra soggettivit, esteriorizzata e in parte oggettivata dal nostro avatar, continua a estendere la dimensione personale che sta dentro di noi. Certo, possiamo facilmente proiettare la nostra soggettivit in figure meno stravaganti, come i personaggi di un film o di un romanzo. Possiamo, senza troppi sforzi, prendere il posto del narratore in un racconto, in particolare se la narrazione in prima persona. Ma, a parte noi, non c nessun altro in un film o in un romanzo, soltanto figure. Anche un avatar una figura, e dunque non molto diverso proiettarsi su quella. La differenza sta nel fatto che le figure degli altri avatar hanno qualcuno dietro, dotato come noi di una propria soggettivit, e nel fatto che linterazione avviene nello stesso spazio immaginario. Spingiamoci oltre: quanto si discosta lambiente di Second Life dallo spazio ludico di un qualsiasi bambino in cui altri bambini possono unirsi a lui, interpretando a loro volta una parte nel gioco?

Tralasciando le considerazioni pi ovvie, e cio che nello spazio di gioco di un bambino i giocatori si limitano a un contatto faccia a faccia, Second Life un ambiente creato dallimmaginazione di tutti i partecipanti, un mondo dinvenzione da poter condividere. Don Chisciotte non avrebbe potuto condividere limmaginario delle sue avventure mentre leggeva, e nemmeno Cervantes. C una netta opposizione tra il vedere rappresentato su uno schermo il frutto della propria immaginazione o figurarselo solo in testa. Letteralmente, quello che prima stava dentro di noi ora su uno schermo. 2L assume il ruolo dei romanzi nellabituare gli internauti alla pratica dellimmaginario oggettivo, e allingresso nella fase della cognizione connettiva. Second Life il pi letterale e letterario esempio di esteriorizzazione delle nostre facolt. Detto questo, praticamente tutto ci che accade sullo schermo pu essere considerato come il nostro immaginario oggettivo, poich gran parte dellimmagine l di fronte a noi su uno schermo anzich essere qui dentro la nostra testa. 2L rappresenta e promuove uno scatto cognitivo grazie al quale una tecnologia del linguaggio multisensoriale, presentata sotto le spoglie innocenti di un prodotto di hardware o software, si evolve in un ambiente di natura commerciale. In contesti del genere, la sequenza verbale scompare e lascia il posto a stimolazioni similsensoriali (sensorial s(t)imulations). Fondamentalmente, la dinamica di 2L quella di proporre, come faceva il teatro nellantica Grecia, un modello esterno di coscienza destinato a un certo punto a essere interiorizzato. Quello che si sta sviluppando in Second Life e in altre tecnologie di realt virtuale perci il contrario di quanto accadde con il processo di alfabetizzazione greco-romano, in cui i sensi venivano astratti in rappresentazioni verbali. In quel caso, fu la frammentazione dellarcaico Logos creativo a far nascere la contemplazione e a condurre alla separazione di sensi e ragione. Nellavvicendamento tra senso o significato, le persone cominciarono ad affidarsi a concetti e teorie piuttosto che a ci che suggeriva loro lintuito (si veda in proposito la teoria delle immagini mentali di Changeux).

Una rete di tag Una nuova figura che oggi sta emergendo dal sottobosco tecnologico, ma che i pi considererebbero un mero apparato idraulico, il tag. Un tag un indirizzo elettronico associato a ogni frammento di contenuto elettronico. linfrastruttura elementare tramite cui i naviganti entrano in connessione luno con laltro e con tutto a richiesta. Le keyword e i tag sono le unit minime, i monomeri dellambiente cognitivo condiviso che rapidamente si sviluppa intorno al mondo e sugli schermi. I tag disambiguano e contrassegnano individualmente ciascun elemento, cos come le parole chiave propongono le associazioni necessarie come connessioni pertinenti e accessibili. Che cos un tag? Un tag lanima di internet. lindirizzo di un pacchetto, che lunit minima di contenuto di un messaggio. Il messaggio suddiviso in pacchetti, i pacchetti hanno un indirizzo e compaiono in sequenza; alla fine del processo di trasmissione si ricompongono nel messaggio. I tag e la telefonia cellulare costituiscono una sfera di informazioni che ci circonda ovunque ci troviamo. Attraverso i tag, locale e globale, specialistico e generalista, la storia e lattualit, tutto questo e molto altro ci raggiunge con un semplice gesto intenzionale, da ogni parte, da qualunque punto in cui sia in atto un processo produttivo. Il mondo come ipertesto: ecco lera del tag. Lera del tag la stessa di Everyware, il termine con cui Adam Greenfield ha sintetizzato la costante presenza di sensori intorno a noi, nel cyber-spazio e nello spazio urbano. Siamo immersi cos in un ambiente informatico che contribuiamo a plasmare lasciandoci le impronte, rendendoci quindi sempre rintracciabili. Forniamo automaticamente informazioni che ci riguardano a un buon numero di banche dati; da cui ovviamente preleviamo anche materiale in abbondanza, che poi rielaboriamo. Per dirla con Richard Lanham: Il cuore della rivoluzione informatica, come nuovo sistema di espressione umana, nel suo codice centrale polivalente. Lo stesso codice che serve a esprimere parole in grado di generare immagini e suoni. Linformazione pu essere spostata da una modalit sensoriale a unaltra, pur rimanendo sempre supportata dallo stesso

dato. Nella scelta di simili mezzi di espressione insita naturalmente una coscienza di s con uno stile ben preciso[5]. La mente accresciuta discende dal principio operativo della mente individuale, che dipende dalle sinapsi: linterconnettivit espandibile quasi del tutto allinfinito (si veda il notevole studio di Neil Gershenfeld in materia). Affinch lintelligenza funzioni, praticamente ogni cosa deve essere reperibile e accessibile a richiesta. Da l, tutti i nostri contenuti mentali sono, in qualche modo, interconnessi. Strategie cognitive individuali In rete, le persone navigano in un ambiente ipertestuale e ipermediatico. Nel farlo, stanno solo affidando alle tecnologie linguistiche le strategie di cui si sono sempre servite mentalmente. Ci troviamo ormai in una situazione in cui gli uomini stanno sviluppando (interiorizzando) una forma dintelligenza ipertestuale. La testa si fa ipertesto. Qualsiasi pensiero elaboriamo, lo ricaviamo da frammenti e piccole parti che abbiamo immagazzinato da qualche parte e che, nel momento in cui cominciamo a pensare, si presentano in un insieme. Possiamo benissimo manipolare il pensiero, cambiandolo, deformando contorni e situazioni a piacimento. ci che chiamiamo immaginazione. Ma linformazione sembra sopraggiungere come una riga lineare e continua o come una rappresentazione filmica, come unentit compatta le cui singole parti sono indistinguibili. Il miglior modo per comprendere come funziona la mente ipertestuale pensare a come interpretiamo loroscopo. Il nostro oroscopo non altro che un paio di paragrafo scritti non espressamente per noi ma per molti. Com possibile che ci riguardi cos da vicino? E non solo vi leggiamo un significato pertinente alla nostra vita, ma ci crediamo anche! Tutto questo accade perch siamo stati noi a concepirlo in un modo ben preciso: abbiamo preso unimmagine qua, una parola l, un ricordo di chiss cosa e i lineamenti di qualcuno che ci capitato di incontrare, una voce magari ci si insinuata nellorecchio, abbiamo mescolato bene il tutto ed ecco che apparso il significato! La differenza che la normale riflessione intracranica pu ormai trasformarsi in una rappresentazione esterna, su uno schermo, pescando qua e l con i

nostri telefonini che, a loro volta, operano in modalit ipertestuale. La generazione sempre in linea attinge e seleziona informazioni ovunque e senza sosta, esplorando a piacimento Google, Wikipedia e le innumerevoli fonti di conoscenza sulla piazza. Sa prelevare, trascinare e assemblare. Il suo modo di vivere, pensare e agire ipertestuale. Le sue risorse, in ogni caso, derivano da una sorgente inesauribile di dati ed entit virtuali delle pi disparate provenienze. Di fatto, la novit sta nel servirsi di computer e mezzi di acquisizione elettronici per collegare rapidamente una grossa mole di informazioni (Roy Rosenzweig e Steve Brier, Historians and Hypertext: is it more than Hype?, a cura di Lawrence Dowler, 1997, The MIT Press). ci che accade con Twitter o Facebook, che consentono di cercare e visualizzare facilmente grandi quantit di informazioni. Da un lato, lo sviluppo di linguaggi intelligenti, come i tag, i feed o le parole chiave, agevola il reperimento di informazioni per noi rilevanti, dallaltro, gli smart mobs (H. Rheingold) online e lintelligenza connettiva migliorano lassociazione tra concetti, contenuti e idee. Un esempio perfetto di intelligenza ipertestuale o connettiva Wikipedia. Come funziona Wikipedia? Qualcuno propone una definizione su un wiki, una piattaforma dove chiunque, in ogni momento, pu apportare contenuti, correzioni e variazioni a qualsiasi elemento postato. Una definizione o una spiegazione, finanche dei concetti o dati pi anodini, pu cos essere rifinita o aggiunta per consenso. Persone che collaborano anonimamente a distanza possono giungere alla decisione questo quanto possiamo dire su un argomento o su una parola in questo preciso istante. Quello che mi affascina di Wikipedia linterconnessione delle conoscenze della gente. Lenciclopedia collettiva era stata preconizzata da McLuhan nel 1962, insieme ad altre nove profezie che si stanno pienamente realizzando solo oggi: Il prossimo medium, qualunque esso sia 1 potrebbe essere unestensione della coscienza 2 includer la televisione come contenuto, non come contenitore 3 trasformer la televisione in una forma darte. Un computer usato come 4 strumento di ricerca e comunicazione potrebbe 5 incrementare il recupero di informazioni, 6 rendere obsoleto il sistema di classificazione delle biblioteche, 7 recuperare il potenziale enciclopedico degli individui e riversarlo in 8 una linea di accesso privata 9 a dati rapidamente tagliati su misura e

10 facilmente rivendibili[6]. Buona parte di queste previsioni oggi potrebbe sembrare ovvia, come il fatto che la tv sia diventata contenuto del nuovo medium, che Internet, naturalmente. YouTube la televisione come forma darte. Meno scontata era forse lidea che i venerandi archivi delle biblioteche sarebbero diventati obsoleti. Processo che, a dire il vero, non ancora completo, ma come ha acutamente illustrato Clay Shirky interconnettere in rete un libro o parti di un libro tramite i tag rende ormai fruibile un accesso casuale di tipo ipertestuale che indebolisce il predominio dei codici alfanumerici. Il Web 3.0, secondo uno dei suoi pi ardenti promotori, Tim BernersLee (che ha inventato e sviluppato il primo web) potr dirsi compiuto quando le qualit del Web semantico si combineranno alle risorse di un ambiente costellato di tag. Ai miei occhi, tuttavia, la previsione pi originale e pregnante quella che ci vede in grado di condividere il potenziale enciclopedico di ogni mente individuale. Wikipedia[7]. Wikipedia non solo un buon esempio della componente ipertestuale di quel nuovo ambiente che il Web 2.0, ma anche la pi elegante figura di una ben specifica geometria della connettivit, ovverosia una configurazione connettiva aperta a tutti ma che seleziona solo gli elementi pertinenti a un determinato gruppo e li deposita in un grande archivio pubblico accessibile a richiesta. La configurazione di Wikipedia, la sua geometria reticolare, molto diversa da quella di un altro sito intelligente, InnoCentive, dove centomila chimici, farmacisti, fisici quotidianamente si prestano a rispondere a domande e richieste di aiuto nella ricerca. Ognuno dei centomila sottoscrittori, se conosce la soluzione alla domanda posta da unaltra persona del suo settore, libero di rispondere: come minimo, chi risponde guadagna reputazione nellambito del sistema, ma pu anche nascerne un giro daffari che concorre a creare un prodotto commerciale e valorizza il talento. InnoCentive quasi contrario e speculare a Wikipedia. Mentre questa assomiglia a una formazione di correnti che soffiano da ogni parte del globo, nel caso di InnoCentive da una singola scintilla del processo connettivo si originano linnovazione, la scoperta e via dicendo. Potremmo definirlo un motore di innovazione un altro aspetto della grammatica di Internet. Grazie ai nuovi strumenti, stiamo letteralmente ipertestualizzando, ed esteriorizzando, i nostri

processi mentali in una cognizione connettiva e condivisa. Una volta digitalizzate e taggate, le parole si ritrovano frammentate in varie unit molto pi piccole di loro; si riconnettono alle immagini e ai suoni, si distribuiscono allistante, tutte insieme, ovunque. Per usare il linguaggio geek, possiamo dire che la tecnologia sta man mano progredendo dalla fase del cloud computing a quella della polvere intelligente. La letteratura dellipertesto sono gli ipermedia, simcities, 2L, i blog, YouTube, Twitter. La multimedialit annuncia ed evidenzia il ritorno dei sensi nel discorso umano, pur se per via indiretta, come ci avrebbe specificato Walter Ong. Ancora una volta stiamo assistendo al rovesciamento dei primitivi processi di alfabetizzazione. I sensi, una volta astratti in una stringa di parole ben compiuta, erano stati espunti dal discorso culturale e sublimati nel mito delle muse. Ogni musa rappresentava unarte differente, separata, unemanazione sensoriale e a se stante del Logos, il discorso divino. Nella realt virtuale e multimediale, i contenuti sensoriali del linguaggio vengono paradossalmente recuperati, le muse si ritrovano di nuovo insieme. La mente accresciuta: il Logos secondario Di certo non si tratta di una semplice questione nominale, ma della mente accresciuta come versione elettronica del Logos. Internet, con tutte le sue permutazioni e configurazioni, ha un potere comparabile a quello delle et eroiche. Nella sua forma pregrammaticale il Logos il creatore, il principio. In numerose culture il mondo stato creato da un intreccio di parole proferite da una bocca. onnicomprensivo, comunicazione assoluta. il periodo magico, del mythos (la prima parola greca che significasse parola). Un mito la condensazione dellesperienza umana in una particolare configurazione. facile notare che cosa abbia in comune con la parola, o con un clich. Le parole inglobano grosse sacche di informazione ed esperienza; i clich nascono per stemperare e attagliarsi a un gran numero di occorrenze umane. Come le parole generiche e i luoghi comuni, i miti compilano e plasmano tutti gli avvenimenti simili tra loro, nello spazio e nel tempo, dellesperienza umana. Con lalfabeto, in seguito, il Logos ha gradualmente sostituito il mythos nel linguaggio e nella mentalit dellantichit

classica. Fu allora che le parole, da un significato inclusivo, passarono ad assumere un significato esclusivo. Una parola per ogni cosa. Lo stesso Logos divenne una semplice categoria, logos, in greco parola, e non pi un principio creativo. Quello che sta succedendo oggi che, nella loro nuova veste elettronica, le parole stanno riacquistando, grazie a una distribuzione ubiquitaria, potere dinclusione. In rete troviamo parole dappertutto: da Google (Francesco Antinucci, Lalgoritmo al potere, 2009, Laterza) a Flickr, dai blog a Delicious. Tag, categorie, parole chiave sono tutti esempi di quel Logos secondario che governa la comunicazione e la comprensione online. Il linguaggio, ancora una volta, si pone allesterno, e dunque in condizione di poter riguadagnare un po di quel controllo sui corpi di cui gode di solito in contesti unicamente orali. Ma il problema, sollevato anche da Eric McLuhan, stabilire se l fuori un corpo ci sia ancora: La nostra rete mondiale dunque ha il centro dappertutto e il margine in nessun luogo. [] Richiamando la nozione medievale di Dio come presente dappertutto e circoscritto in nessun luogo. Il network mondiale propone uno stato di completa uguaglianza, luguaglianza dei Nessuno. Non c un padrone [] nessuno comanda; non esiste sede centrale. Ciascun utente pu dire, in tutta fede, Io sono tutti, o Il mio nome Legione[8]. Il miglior approccio a questo strano Logos secondario che circonda le persone come unaura e le connette al tutto in una dimensione globale uninterazione accorta. Sebbene sia difficile resistere alla sua forza propulsiva sempre pi rapida e complessa, ognuno di noi pu ritagliarsi un margine di individualit imparando a negoziare linterazione. Linterattivit di fatto la nuova modalit. Il corpo linterfaccia del linguaggio. Il punto perci non stabilire se la multimedialit agevoli o ostacoli la leggibilit, ma se la leggibilit sia pi consona al multimedia o alle parole cos come le conosciamo. Come osserva in proposito Eric McLuhan: Le persone oggi SANNO leggere ma la maggior parte di loro lo ritiene faticoso, impaziente di gratificazioni pi immediate, come solo la televisione e i film sanno assicurare. Potremmo tranquillamente aggiungere come internet e tutti i media interattivi. Se la valutazione di McLuhan corretta, abbiamo la prova irrefutabile che gli esseri umani stanno gradualmente delegando la loro capacit di immaginarsi le cose a dei processi che

svolgono per loro il lavoro immaginativo. Leggere o non leggere, questo il problema Per tirare le somme, ancora una volta: che cos la mente accresciuta? lespansione e laccelerazione della mente del singolo, certo, ma anche una formazione spontanea di un aggregato di menti, che svolgono diverse funzioni cooperative per realizzare miriadi di obiettivi corali e iniziative. La mente accresciuta, per quanto una (unificata da elettricit e digitalizzazione), non affatto una mente collettiva, solo connettiva. Vuol dire che la mente singolare si amplia ma non viene sommersa, non viene riassorbita in unentit monolitica. Si connette senza vincolarsi. Internet, la rete, unestensione della mia mente, ma io sono ancora padrone di me stesso. Non sono un nodo come un altro di una mente globale. Quella di mente globale unidea un po naf. Il concetto di noosfera di Teilhard de Chardin va gi molto meglio, poich si riferisce a una sfera mentale, allarea in cui si elabora linformazione. Il ricorrere, nel dibattito attuale, di termini come convergenza e cloud computing ci anticipa le prossime tendenze. Sono i logici componenti e sistemi di supporto della mente accresciuta. Si profilano di certo anche minacce alla libera manifestazione della divergenza, discendenti dallo strapotere di alcuni software (Microsoft, iTunes, Google) o dal controllo mediatico di stampo politico (Cina, Italia, Corea). Comunque, grazie allinfinit complessit del linguaggio e alle sue molteplici possibilit, lelaborazione mentale individuale rimarr dominante. Soltanto un regime fortemente repressivo come la Corea del Nord, per esempio, pu esercitare tanta forza da impedire alle persone di rovesciare la linea ufficiale del partito (fuori e dentro la rete). Controllare il linguaggio molto pi importante, per la ricchezza della miscela tra individuale e connettivo, di controllare suoni e immagini. Le persone manterranno il controllo sulle loro vite e sui loro destini finch continueranno a leggere. (Voglio ringraziare Lucilla Fuiano, che mi ha aiutato nelle ricerche, e Cristina Miranda, Matteo Ciastellardi ed Emanuela Patti per i preziosi commenti e suggerimenti.)

[1]Un video divertente che illustra il tragico passaggio dai manoscritti ai libri Medieval Helpdesk (http://www.youtube.com/watch?v=pQHX-SjgQvQ) in cui appare chiaro il potere rivoluzionario del nuovo medium, capace di catalogare unabnorme quantit di informazioni se paragonato ai sistemi medievali. [2]Reading Doesnt Matter Anymore. Shattering the Myths of Literacy, 2006, Pembroke Publishers Limited, pagina 53. Un autistico rivela lo stesso processo: Linguaggio per me non significa modellare parole o persino simboli visivi che gli altri possano interpretare. Significa essere in conversazione costante con ogni aspetto del mio ambiente, dover reagire a tutto ci che mi circonda. [3]Op. cit., pagina 33. [4]Literacy in a new key, Proceedings of the Media Ecology Association, Volume 10, 2009. [5]Richard Lanham, The Economics of Attention, 2006, University of Chicago Press, pagina 143. [6]Understanding Media. The Extension of Man, 1964, McGraw Hill (Gli strumenti del comunicare, 1967, Il Saggiatore). La numerazione stata aggiunta per distinguere i vari elementi di una visione riportata in sintesi. [7]Riconosco i possibili problemi di Wikipedia, ma non mi sembra che questo ne infici i meriti in nessun modo, nonostante capiti di incontrare informazioni del tutto false o errate di cui nessuno si ancora accorto. Possiamo imbatterci in una notizia falsa, su Wikipedia, ma se paragoniamo una sua voce prendiamole anche una per una alla corrispettiva voce di qualunque enciclopedia stampata, sfido chiunque a riportarmi un caso in cui Wikipedia non faccia a pezzetti la versione libresca. [8]Eric McLuhans Wheaton College Presentation, 2 settembre 2010 http://trueslant.com/readschuchardt/2010/09/24/a-wee-sipfrom-the-fire-hose/.

Bibliografia

Francesco Antinucci, Lalgoritmo al potere, 2009, Laterza Jay David Bolter, Writing Space: Computers, Hypertext, and the Remediation of Print, seconda edizione, 2001, Lawrence Erlbaum Associates David Booth, Reading Doesnt Matter Anymore. Shattering the Myths of Literacy, 2006, Pembroke Publishers Mario Gerosa, Rinascimento virtuale, 2008, Meltemi editore Derrick De Kerckhove, Brainframes. Mente, tecnologia, mercato, 1993, Baskerville George P. Landow, Hypertext 3.0 Critical Theory and New Media in an Era of Globalization, terza edizione, 2006, The Johns Hopkins University Press Richard A. Lanham, A Computer-Based Harvard Red Book: General Education in the Digital Age, in Gateways to Knowledge: The role of Academic Libraries in Teaching, Learning and Research a cura di Lawrence Dowler, 1997, The MIT Press Joshua Meyrowitz, No Sense of Place: The Impact of Electronic Media on Social Behaviour. 1985, Oxford University Press (Oltre il senso del luogo. Limpatto dei media elettronici sul comportamento sociale, 1995, Baskerville) Roy Rosenzweig, Steve Brier, Historians and Hypertext: Is It

more Than Hype?, in Gateways to Knowledge: The role of Academic Libraries in Teaching, Learning and Research a cura di Lawrence Dowler, 1997, The MIT Press Giovanni Sartori, Homo videns. Televisione e post-pensiero. 1997, Laterza Gene Smith, Tagging: People-powered Metadata for the Social Web, 2008, New Riders Press

Sitografia

Di seguito, alcuni esempi di siti che, ognuno a suo modo, raccontano la mente accresciuta. Visual Thesaurus Tipico e semplice strumento di accrescimento della mente; con base a New York, Thinkmap sviluppa e commercializza software che sfruttano la visualizzazione di cluster di parole per facilitare la comunicazione, lapprendimento, la scoperta. specializzata in interfacce utente e in meccanismi che consentano agli utenti finali di consultare e comprendere al meglio informazioni complesse. ICYou Group AB Fondata nellestate del 2007 dellimprenditore Fredrik Nilsson, ICYou AB unazienda svedese focalizzata su global media & interactive marketing che cerca di far incontrare le esigenze delle imprese con il crescente bisogno delle persone di incontrarsi e socializzare tra loro nelle comunit virtuali. Multiverse. Changing the virtual world Multiverse network di entertainment interattivo, giochi webbased e mondi virtuali 3D.

Medieval helpdesk - con sottotitolo inglesi Helpdesk support nel Medioevo, in una clip apparsa nel 2001 alla televisione norvegese (lo show ystein og jeg). Gli attori sono ystein Backe (il supporto tecnico) e Rune Gokstad (il monaco disperato). Scritto da Knut Nrum. Prometeus. La rivoluzione dei media, Casaleggio Associati Questa sorta di pseudo-documentario di Casaleggio Associati ci porta nel 2027, in un mondo dove Google ha comprato la Microsoft, Amazon si mangiata Yahoo e Laurence Lessig diventato il Ministro della Giustizia degli Stati Uniti. Derrick de Kerckhove, Pierre Lvy. Due filosofi a confronto, Intelligenza collettiva e intelligenza connettiva: alcune riflessioni, Biblioteca Digitale, Mediamente, 1998 Derrick de Kerckhove e Pierre Levy dialogano sul tema intelligenza collettiva e intelligenza connettiva. 38 cute animals, 1 cool screen, 8 different uses, Samsunglabs Un divertente video sui diversi usi dello schermo di un telefonino da parte degli animali. Electro robot 2011 computer revolution, Adriankeiboard Un video a tema computer revolution, con musica ispirata al sound dei Kraftwerk. Visual complexities, Manuel Vima Lobiettivo principale di VisualComplexity.com che mira a

essere la risorsa pi importante per chiunque sia interessato alla visualizzazione di reti complesse la comprensione critica dei metodi di visualizzazione attraverso una serie di discipline diverse come la biologia, i social network o il World Wide Web. Solo uno tra le decine di stupendi esempi di connettivit e analisi statistica che forniscono una panoramica su situazioni ed eventi complessi. Un elemento chiave nella mente aumentata.

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Il nostro futuro nei mondi virtuali Un saggio di Peter Ludlow Osservando quante cose sono virtuali, o virtuali almeno in parte, non dobbiamo andare lontano per arrivare a chiederci se persino entit come gli Stati possano essere virtuali. La risposta, ovviamente, affermativa. Non soltanto possono essere virtuali, ma lo sono gi. Non vorremo certo confondere il governo degli Stati Uniti con gli edifici a Washington DC, con gli apparati militari o ancora con i politici e capi di governo. Questi sono tutti fattori importanti nella condotta delle attivit governative, ma il governo in s unentit virtuale che a un livello superiore rispetto a edifici, apparati e politici. Citt-stato, imperi, stati-nazione sono gi virtuali. C dunque una ragione per cui non possano darsi stati o governi che esistano solo o in gran parte online? Io non solo credo che istituzioni simili possano esistere, ma sono convinto che esistano gi adesso sotto forma di mondi virtuali e che le persone stiano gi spostandosi verso mondi in cui gli stati virtuali cominciano a prendere forma. Spingendomi oltre, penso che presto molte persone scopriranno che le loro vite lavorative, affettive, sociali, artistiche e politiche si stanno trasferendo online. E la struttura e la costituzione degli stati virtuali diverranno cruciali. La fuga narrativa Un saggio di Tom Stafford Qual il nostro rapporto con le storie? Come ce le raccontano e come le viviamo? Come ce le raccontiamo noi stessi? E quanto conta la storia che ci raccontano o ci raccontiamo nel definire le scelte che facciamo e nel guidare le decisioni che prendiamo?

necessario descrivere il mondo per dargli un senso. Queste descrizioni diventano quindi simboli potenti. In un saggio bello e appassionante, che spazia dalla letteratura agli esperimenti scientifici, Tom Stafford ci aiuta a comprendere il nostro rapporto con le narrazioni. Quelle degli altri e quelle che ci costruiamo da soli per descrivere la nostra vita. La strategia del cyborg Un saggio di Thierry Crouzet un cyborg colui che riesce a pensare diversamente, non a metabolizzare diversamente. Thierry Crouzet parte da qui per andare oltre, per raccogliere la sensibilit di unumanit aumentata, di uno stato di costante interazione e connessione con gli altri in simbiosi con le macchine, che la condizione stabile delle nostre vite e la premessa della nostra evoluzione verso la cyborghizzazione. [dallIntroduzione alledizione italiana di Giovanni Boccia Artieri]

Our Future in Virtual Worlds An essay by Peter Ludlow Given all of the things that are virtual or at least partially virtual, it is a short step to ask whether things like states can be virtual too. The answer is that of course they can. Not only can they be virtual, but they already are. You dont want to confuse the United States government with buildings in Washington DC, or with military hardware, or with the politicians and leaders of the government. These are all important agents in the conduct of governmental activities, but the government itself is a virtual entity that is layered on top of the buildings and hardware and politicians. City-states, empires, and nation states are already virtual, so is there any reason why there couldnt be governments or states that exist mostly or entirely online? I think that not only can there be such states, but that they exist now in the form of virtual worlds and that people are already moving into worlds where these virtual states are taking form. Even stronger, I think that soon many people will find that their business lives, love lives, social lives, artistic lives, and political lives will be moving online, and the structure and constitution of these virtual states will be crucial.

The Narrative Escape An essay by Tom Stafford We instinctively tell stories about our experiences, and get lost in stories told by other people. This is an essay about our storytelling minds. It is about the psychological power of stories, and about what the ability to enjoy stories tells us about the fundamental nature of mind. I discuss psychological research into how we understand, how we make choices and moral reasoning. This research, I argue, is incomplete or misleading if we dont recognise that moral choices require an extra step, not just of making the correct choices based on a description of the world, but of also realising that there are many possible ways to describe the world.

The Narrative Escape An essay by Tom Stafford We instinctively tell stories about our experiences, and get lost in stories told by other people. This is an essay about our storytelling minds. It is about the psychological power of stories, and about what the ability to enjoy stories tells us about the fundamental nature of mind. I discuss psychological research into how we understand, how we make choices and moral reasoning. This research, I argue, is incomplete or misleading if we dont recognise that moral choices require an extra step, not just of making the correct choices based on a description of the world, but of also realising that there are many possible ways to describe the world.

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