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Una lettura incrociata dei due testi politici spinoziani mostra come il
valore paradigmatico della teocrazia ebraica, affermato nel Trattato
Teologico-Politico sia al tempo stesso confermato e invalidato nelle tesi
del Trattato Politico. È confermato in quanto in quel caso una collettività
di individui ignoranti dei propri affetti e incapaci di provvedere ai propri
bisogni attua il proprio conatus combattendo lo straniero – punto che si
ripresenta nell’analisi della multitudo libera. È invalidato, perché nessun
profeta e nessun Mosé, nella modernità, può porre il problema
dell’accesso ad una maturità politica non-chimerica, cioè risolta in termini
realistici: quelli che fanno della democrazia il regime veramente assoluto,
perché capace di dispiegare appieno il rapporto d’immanenza tra sovrano
e moltitudine (pp. 214-218; 243-244).