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quaderni dellespressione

NOME DEL PROPRIETARIO

Cronopio

Basso, Frosini, Illuminati, Marcucci,


Morfino, Pinzolo, Raspa, Tomba,
Vinale, Visentin

Verit,
ideologia e
politica
a cura di

Fabio Frosini e Adriano Vinale

Indice

Volume pubblicato con un contributo del MIUR Fondi PRIN


2006 (Universit di Urbino) e Fondi PRIN 2007 (Universit di Salerno)

2009 Edizioni Cronopio


Calata Trinit Maggiore, 4 80134 Napoli
Tel./fax 0815518778
www.cronopio.it
e-mail: cronopio@blu.it

Introduzione

Venanzio Raspa, La realt della menzogna

Adriano Vinale, Lordine democratico del discorso

33

Luca Basso, Politica e contingenza in Marx: il 1848

53

Augusto Illuminati, Career opportunities: dal lavoro


sans phrase alla flessibilit

71

Luca Pinzolo, Carl Schmitt e il gemello immaginario.


Spunti per una decostruzione del politico

91

Massimiliano Tomba, Modernit capitalistica come inversione. Note su feticismo e fantasmagoria in Marx

119

Fabio Frosini, Gramsci dopo Laclau: politica, verit e


le due contingenze

137

Nicola Marcucci, Il posto della critica. La dominazione tra sociologia e politica secondo Luc Boltanski

165

Vittorio Morfino, Individuale e transindividuale da


Simondon ad Althusser

183

Stefano Visentin, Verit e visibilit della politica in


Rancire e Badiou

205

ISBN 978-88-89446-_____

gioni e i propri diritti. Marx aveva ben chiaro che quei diritti sono
ugualmente suggellati dalla legge dello scambio delle merci e che la
lotta tra questi diritti uguali si iscrive totalmente nella storia della
produzione capitalistica. Non esiste un giusto salario; giusta
pu essere chiamata solo linterruzione del rapporto salariale e
quindi del continuum della guerra civile tra le classi67. Quando
Marx destituisce di senso la questione del giusto salario non intende cancellare la questione del giusto, ma salvarla denunciando
lossimoro del suo accostamento al salario.

Fabio Frosini

Gramsci dopo Laclau:


politica, verit e le due contingenze

Gramsci dopo Laclau


Discutere di Gramsci dopo Laclau, implica almeno due presupposti, che opportuno dichiarare subito: anzitutto, che la ricostruzione del concetto di egemonia proposto da Laclau contiene degli
aspetti che vale la pena discutere; ma anche, in secondo luogo, che
quella ricostruzione non rende completamente ragione del pensiero di Gramsci, che in qualche modo (e si tratter di vedere in quale modo) sporge oltre di essa e chiede di essere oggi ulteriormente
elaborato. Ci detto, non si tratter, peraltro, di contrapporre sterilmente unimpostazione a unaltra, una filosofia a unaltra, come
se questo potesse offrire qualche risposta a qualche domanda. Il
mio punto di partenza infatti che Laclau formula delle questioni
realmente insediate nel corpus del marxismo, e quindi anche nel
pensiero di Gramsci, e lo fa in un linguaggio che egli chiama postmarxista1 che non deve impedire di scorgere la realt e limportanza di quelle questioni, oltre ovviamente a obbligarci a calcolare il peculiare effetto di distorsione a esse procurato dal fatto di
essere formulate in quel particolare linguaggio. Regredendo ancora
un po, va precisato che se di distorsione si pu parlare, essa non va
opposta al linguaggio letterale che nomina le cose, a un metalinguaggio neutro, o a un linguaggio naturale o universale, o come lo
si preferisca chiamare. Dietro la distorsione non c nessuna nomi67 Cfr. Massimiliamo Tomba, Another kind of Gewalt: Beyond Law. ReReading Walter Benjamin, , in Historical Materialism, 17, 2009, 1, pp. 126144.

136

1 Cfr. Ernesto Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time,


Verso, London-New York 1990, pp. 97-132.

137

nazione diretta, che sta, piuttosto, oltre di essa, e va pensata come


effetto moltiplicato piuttosto che come causa unitaria. In breve, ci
che tenter di fare un passaggio attraverso Laclau, affinch emerga dallinterno del suo approccio (e non dallesterno di una contrapposizione) quanto di Gramsci rimane, in questo approccio, per
cos dire senza rendiconto (e questo ci condurr anche a verificare
ci che, di questo margine non rendicontato, presente nello stesso post-marxismo di Laclau, nella forma di uninterna incongruenza). In questo quadro, parlare di distorsione equivale a parlare di una prospettiva, dalla quale le questioni sono formulate, e degli effetti prodotti da questa strategia. Solo qui, sul terreno degli
effetti, dovr e potr essere valutato il contributo di Laclau alla
lettura di Gramsci.

Un certo ordine
Tentiamo di porre le cose in un qualche ordine, iniziando da
quello cronologico. Linteressamento di Laclau a Gramsci nasce
(come egli ricorda) alla met degli anni Sessanta2, sullo sfondo dellesperienza politica in Argentina (Laclau militava nel Partido Socialista de la Izquierda Nacional) e dinnanzi ai problemi teorici posti nel dibattito teorico del marxismo. Allora (e non solo allora)
Gramsci era in Argentina una lettura quasi obbligatoria, come lo
era nellInghilterra in cui Laclau si trasfer nel 1969 con laiuto di
Eric J. Hobsbawm. Qui, in particolare, Gramsci voleva dire cultural studies, una corrente che decoll proprio verso la met degli anni Sessanta. Ma questa costellazione interna a un marxismo fortemente votato allantieconomicismo, allo studio della specifica funzione delle superstrutture e della cultura, del ruolo degli intellettuali, della politica, ecc. inevitabilmente rinvia a unaltra figura, non
perfettamente assimilabile a quella di Gramsci ed esterna ai riferimenti anglosassoni: parliamo ovviamente di Althusser e in particolare di quel salutare cataclisma rappresentato da Pour Marx (1965)3.
Quella di Laclau dunque una formazione, in cui un passaggio
attraverso Gramsci quasi naturale. Di ci si ha la chiara percezio-

2
3

138

Ivi, p. 199.
Cfr. ivi, pp. 178 e 199.

ne leggendo le sue pagine, in cui, anche quando non appare direttamente, il riferimento alle categorie centrali dei Quaderni del carcere si fa sempre sentire, e che testimoniano di una lettura mai banale, mai stereotipata, ma personalissima e accurata (anche se, per
esplicita ammissione di Laclau, almeno in parte mediata dai contributi di Chantal Mouffe4). Daltra parte, Gramsci non lunico tassello nella formazione di Laclau. Laltro, importante elemento da
considerare (anche questo del resto in connessione con Althusser)
un certo uso di Lacan, che gi in Hegemony and Socialist Strategy
si combina con gli spunti del post-strutturalismo e del decostruzionismo. Ora, sul piano cronologico si pu dire che da Hegemony
and Socialist Strategy (1985) a New Reflections on the Revolution
of Our Time (1990) a Emancipation(s) (1996), fino a On Populist
Reason (2005), litinerario di Laclau si snodato come un progressivo approfondimento della svolta rappresentata dal libro del 1985,
scritto in collaborazione con Chantal Mouffe; un approfondimento che lo ha condotto a valorizzare sempre di pi il ricorso allo
strumentario teorico lacaniano5, e a sfumare o riformulare in una
nuova luce quello alle categorie di matrice economica e politica, derivate dal marxismo. Insomma, se vero che grazie a Laclau il termine e il concetto di egemonia ha conosciuto e conosce una
straordinaria fortuna fuori dei confini del mondo gramsciano in
senso stretto (si pensi alluso che se ne fa oggi nei subaltern studies,
approccio incomprensibile senza la mediazione rappresentata da
Hall, che a sua volta profondamente debitore di Laclau, anche se
a un livello di maggiore linearit concettuale6), altrettanto vero

4 Cfr. Ernesto Laclau, Politics and Ideology in Marxist Theory. Capitalism


Fascism Populism, Verso, London 1977, pp. 141-142n.; Ernesto Laclau,
Chantal Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy. Towards a Radical Democratic Politics, Verso, London and New York 20012 (19851), p. 89 (n. 13).
5 Cfr. Jason Glynos, Yannis Stavrakakis, Encounters of the real kind: sussing out the limits of Laclaus embrace of Lacan, in S. Critchley, O. Marchart
(eds.), Laclau. A critical reader, Routledge, London and New York 2004, pp.
201-216.
6 Cfr. Stuart Hall, Il soggetto e la differenza. Per unarcheologia degli studi culturali e postcoloniali, trad. it. Meltemi, Roma 2006, pp. 81 s. (anti-essenzialismo), 90 s., 324 n. 6 (articolazione), 106, 112, 303 ss., 318 (dislocazione),
201 s., 217 s., 220, 222, 225 (classi), 205 s. (egemonia), 216 (soggetto), 251-253
(contingenza del significato, riferendosi a Derrida), 290, 311, 317 (esterno costitutivo), 315, 317, 320 (identit), 317 s. (universale, sutura).

139

che in questo passaggio esso ha conosciuto una progressiva trasformazione, che ne ha modificato elementi portanti, adattandolo sempre meglio a un universo di pensiero post-moderno.

Egemonia e surdeterminazione
Quella di egemonia la nozione-chiave del post-marxismo di
Laclau, la nuova logica politica di cui ricostruisce in Hegemony
and Socialist Strategy una genealogia nel discorso marxista7, che ne
mostra al contempo la necessit e limpossibilit: da una parte, tutto il discorso marxista, nel suo costante confronto con il problema
della politica, la ricerca di una forma di pensiero capace di sfuggire alle aporie derivanti sia dalla pretesa di trattare la societ/storia
come un corpo naturale, sia dal dualismo (struttura/azione, oggettivit/soggetto) conseguente al tentativo di reintrodurre la politica
in questo quadro chiuso; dallaltra, questa stessa dinamica rende il
problema insolubile, dato che il rafforzamento del momento politico dovr sempre implicare un contestuale indebolimento di quello economico, ma mai la sua scomparsa, essendo la realt, per il
marxismo, sempre e comunque dualistica in ragione delloggettivismo che lo percorre8.
Gramsci , nella ricostruzione di Laclau, il culmine di questa impossibile ricerca: nei Quaderni del carcere si trova tanto la messa in
discussione definitiva delleconomicismo, quanto il fallimento del
tentativo di oltrepassare il suo orizzonte9. Lo stesso accade in Althusser. Laccostamento a Gramsci di questultimo10 reso possibile dalla limitazione della sua importanza alla nozione di surdeterminazione11, in base alla quale i rapporti sociali sono sempre im7

E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., cap. 2 (pp.


47-90).
8 Cfr. ivi, pp. 75 s.
9 Cfr. ivi, pp. 65-71.
10 Che Laclau trova nel fortunato libro di Christine Buci-Glucksmann,
Gramsci et ltat. Pour une thorie matrialiste de la philosophie, Fayard, Paris 1975. Cfr. E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p.
89 (n. 10).
11 Vale a dire, a ci che precede la svolta rappresentata dal saggio Sur la
dialectique matrialiste (De lingalit des origines), scritto nellaprile-maggio

140

mersi in un processo simbolico al di qua del quale non si pu individuare nessun significato letterale capace di ridurli a momenti necessari di una legge immanente12. La logica della surdeterminazione stabilisce il carattere costitutivamente incompleto, aperto
e politicamente negoziabile di ogni identit, in quanto la presenza di alcuni oggetti negli altri impedisce la fissazione delle loro rispettive identit13, la loro letteralizzazione. La non oltrepassabilit
del simbolico rende conto di ci, che essere e discorso non sono separabili (il modo di essere, cio la forma, luniversale, sempre stabilito dentro un discorso)14: di conseguenza la societ e gli
agenti sociali non hanno nessuna essenza ultima e stabile, e le loro regolarit stanno semplicemente nelle relative e precarie forme di
fissazione che accompagnano lo stabilimento di un certo ordine15.
Il nesso di questo ragionamento con il concetto gramsciano di
egemonia immediato: egemonia una forma della politica (in un
certo senso, che verr spiegato in seguito, la forma specificamente
moderna), perch la societ non oggettivabile in leggi naturali, n
pu essere costretta in unimmutabile tradizione; o detto altrimenti: la politica non calcolo o amministrazione o scienza, ma
appunto egemonia (strategia), perch una scienza descrittiva della
societ impossibile, dato che linsieme dei processi simbolici non
rappresentabile in unimmagine univoca, non riducibile a un
senso letterale oggettivo, a leggi.
Cos, prendendo le mosse dallinterno del marxismo, la nozione di egemonia sar pienamente sviluppabile solo a condizione di
abbandonare lequivalenza tra economia e oggettivit, o meglio la
stessa logica essenzialistica, fondazionale, che porta a individuare in
una qualche istanza del sociale un punto non ulteriormente condi-

del 1963 e pubblicato nellagosto dello stesso anno. Cfr. E. Laclau, C. Mouffe,
Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 98.
12 Ibidem.
13 Ivi, p. 104.
14 Cfr. la dettagliata discussione di questi problemi in E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp. 105-112, che una risposta
alle critiche mosse a Hegemony and Socialist Strategy da Norman Geras (PostMarxism?, in New Left Review, ***, 1987, 163). Essa pu valere anche come risposta alla banalizzazione e ridicolizzazione di Terry Eagleton, Che cos
lideologia (1991), trad. it. il Saggiatore, Milano 1993, pp. 282-287.
15 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 98.

141

zionato, da cui prendere le mosse per spiegare tutto il resto. Egemonia designa pertanto linsieme di processi e strategie che continuamente ri/articolano politicamente la societ, costituendo a partire da s stessi, senza nessun riferimento o vincolo oggettivo, la
segmentazione politica della societ. I processi egemonici non sono
il riflesso di un ordine a essi esterno, ma lespressione dellimpossibilit di ordinare una volta per tutte la societ. lirrappresentabilit scientifica della societ, ci che fa s che essa sia rappresentabile solo politicamente, cio progettabile attraverso un intervento
strategico che, partendo da una serie di elementi che sono ordinati
in una determinata maniera, costruisce una serie differente, senza
che il primo ordinamento, n il secondo, siano in nessun modo oggettivamente radicati in unessenza o legge di sviluppo della societ. La politica insomma la costruzione di un ordine contingente,
ed evento contingente essa stessa (non detto che questi due ordini di questioni siano identici o conciliabili), in quanto non solo
lordine nuovo avrebbe potuto essere diverso, ma la stessa nuova
egemonia avrebbe potuto n affermarsi, n essere formulata.

Pratica politica e teoria


A questo punto occorre arrestarsi e fare unosservazione generale. Nei suoi diversi interventi teorici, e nel variare dei riferimenti
culturali e delle categorie utilizzate, Laclau mantiene fermo almeno
un elemento: lesigenza di formulare una logica della politica, che
non la renda debitrice a unistanza pi profonda16, e che pertanto
sia in grado di comprendere e di accompagnare una possibile politica di democrazia radicale17 o, come pi tardi lha precisata, una
16 Questa esigenza antimetafisica gi presente in un libro marxista
come Politics and Ideology in Marxist Theory, cit., del 1977, di cui cfr. sopratutto la polemica contro la nozione althusseriana di istanze nel cap. 2 (The
Specificity of the Political) e lo sviluppo del concetto di egemonia nel cap. 3
(Fascism and Ideology).
17 Cfr. E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., pp.
176-193. Si ricordi per che la formulazione della politica in termini di democrazia radicale, che compare nellultima parte del libro [Hegemony and Socialist Strategy], fondamentalmente un suo [di Chantal Mouffe] contributo (E.
Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 180).

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politica di emancipazioni (necessariamente plurali)18. Quali sono


le condizioni di una politica emancipatoria nel mondo attuale?
Questa listanza pratico-politica che muove la ricerca, istanza che
per immediatamente si articola nel tentativo di dare risposta a una
serie di problemi che concretamente si pongono, e che la teoria non
riesce a fronteggiare. In unintervista rilasciata nel 1988, Laclau ha
dichiarato che nella sua esperienza politica in Argentina durante
gli anni Sessanta che apprese la sua prima lezione di egemonia;
e poco oltre afferma:
Non ho avuto bisogno di leggere i testi post-strutturalisti per capire cosa fossero la cerniera, limene, il significante fluttuante o la metafisica della presenza: lho appreso, piuttosto, attraverso la mia esperienza pratica come attivista politico a Buenos Aires. Cos, quando oggi leggo Della grammatologia, S/Z, o gli Scritti di Lacan gli esempi che
sempre mi saltano in testa non sono tratti da testi filosofici o letterari;
ma provengono da una discussione in un sindacato argentino, da uno
scontro di slogan opposti in una dimostrazione, o da un dibattito durante un congresso di partito. Durante tutta la sua vita, Joyce tornato
alla sua prima esperienza dublinese; nel mio caso, sono quegli anni di
lotta politica in Argentina durante gli anni Sessanta, ci che sempre mi
torna in mente come punto di riferimento e termine di paragone19.

La particolare situazione della lotta politica in Argentina alla fine degli anni Cinquanta con la presenza del peronismo, di unoligarchia liberale incapace di conquistare legemonia, di una caratterizzazione nazionalistica dei partiti di sinistra20 determina lesigenza di venire a capo della logica specifica delle ideologie e della
dinamica degli antagonismi politici: Tutto ci che ho tentato di
pensare teoricamente in seguito la diaspora delle posizioni soggettive, la ricomposizione egemonica delle identit frammentate, la
18 Ivi, p. 225, e ovviamente cfr. Ernesto Laclau, Emancipation(s), Verso,
London and New York 1996.
19 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 200.
Cfr. Oliver Marchart, Politics and the Ontological Difference. On the strictly
philosophical in Laclaus work, in Laclau. A critical reader, cit., pp. 54-72, qui
55: Despite its crystal-clear and logical argumentative procedures, [...] the
very nature of his thought is decisively strategic.
20 Cfr. E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp.
197-200.

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ricostituzione delle identit sociali mediante limmaginario politico


tutto questo, qualcosa che ho appreso in quegli anni di attivismo politico21. Ma questa logica pu essere sviluppata in modo
non limitativo, debole o contraddittorio, solo se quelle specificit
argentine non vengono pensate come aberrazioni (o eccezioni) rispetto a un modello generale e tipico, in cui vi invece corrispondenza tra classi, partiti e ideologie. Non si tratta neanche di elaborare un modello di determinazione tanto flessibile e sofisticato, da
prevedere le deviazioni dalla regola come altrettante forme di regolarit. Si tratta invece di partire dalla congiuntura particolare e, spogliandola della categoria di particolarit, leggerla alla luce di tuttaltro sistema concettuale, che giustifichi e spieghi quel caso individuale rinunciando al ricorso al metro delluniversale. In unespressione: sviluppare una logica della contingenza.
Ci che Laclau ha fatto e questo spiega anche la variazione
concettuale nel corso degli anni stato costruire una logica della
contingenza allo scopo di rendere pensabile, e quindi strategicamente progettabile, ci che il marxismo non riusciva a pensare n a
progettare22. Tutto questo ha ovviamente comportato il pagamento
di una serie di pedaggi politici allo spirito del tempo (ma del resto,
chi non lo fa?): in Hegemony and Socialist Strategy il riferimento ai

21

Ivi, p. 180.
Laclau assume che il marxismo sia coestensivo al socialismo e al comunismo della Seconda e Terza Internazionale, che cio non abbia senso interrogarsi sul marxismo al di fuori del legame diretto o indiretto con la storia del
movimento operaio. La stessa ricostruzione presente in Hegemony and Socialist Strategy, scandita sui dibattiti tra i maggiori teorici della Seconda e Terza
Internazionale, testimonia di questo approccio. Esso si pu accettare, in quanto mette in rilievo il fatto che la teoria marxista ha uno statuto di assoluta peculiarit, in quanto necessariamente deve fondersi con un movimento di massa; ma diventa limitativo, nel momento in cui a) considera secondarie le alternative (anche perdenti e isolate) presenti nella storia del marxismo (o dei marxismi?), finendo per assecondare una sorta di primato epistemologico del presente, contro cui del resto Laclau combatte (cfr. p. es. New Reflections on the
Revolution of Our Time, cit., pp. 118-121); b) spinge a trascurare un approfondito confronto con Marx, privilegiando limmagine oggettivistica che della sua
opera hanno dato Engels e lo stesso Marx (cfr. ivi, pp. 181 s. e sopratutto, in
forma semplificata e quasi caricaturale, Ernesto Laclau, Articulation du sens et
limites de la mtaphore, in Archives de philosophie, 70, 2007, 4, pp. 599-624,
qui 615 s.), come se il momento althusseriano, a cui Laclau deve moltissimo,
non ci fosse mai stato.
22

144

nuovi movimenti sociali (pacifismo, ecologismo, femminismo) e


al loro linguaggio (locale/globale, differenza, ecc.), in New Reflections on the Revolution of Our Time (1990) quello ai processi di democratizzazione post-1989 (presentati con un ottimismo presto rivelatosi immotivato), ecc. Sarebbe per ingeneroso ridurre il pensiero politico di Laclau a un commento rapsodico e occasionale dellattualit. Piuttosto, mi pare che si debba ragionare allinverso, e
individuare il modo in cui unistanza rimasta immutata dagli anni
Sessanta si appella a movimenti politici che di volta in volta appaiono esserne i pi adatti interlocutori. Lo stesso discorso va fatto per
il linguaggio e le categorie utilizzate da Laclau, che vanno sempre
tradotte in quella logica della contingenza, che esse devono
poter supportare.
Interrogarsi circa la ragione, per la quale Laclau ha ritenuto di
poter individuare nel post-strutturalismo lo spazio adeguato a
esprimere quella esigenza politica23, rischia di essere semplicemente ozioso, riducendosi alla constatazione del coincidere nella cultura europea di una crisi (il marxismo) e di unaffermazione (il decostruzionismo). Peggio ancora, rischia di cadere in quella concezione razionalistica e infine idealistica24 della conoscenza, che stabilisce un nesso di continuit necessario tra una filosofia e una politica.
Invece, quella interrogazione diventa teoricamente e politicamente
dirimente, se si converte nellindividuazione del modo in cui quel
linguaggio concretamente assolve alla propria funzione politica.
Solo in questo modo sar del resto possibile rispettare le affermazioni di Laclau citate sopra, relative al fatto che i testi del decostruzionismo sono delle spiegazioni di unesperienza politica che ancora, a distanza di anni, continua a reclamare di essere pensata.

Pensare la contingenza
Come pensare la contingenza? Lapparato categoriale poststrutturalistico costituisce un orizzonte, che rende possibile un insieme di operazioni teorico-discorsive nascenti dallintrinseca in23

Cfr. E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp.

207 s.

24

Ivi, p. 191.

145

stabilit della relazione significante/significato25. Il post-strutturalismo prende le mosse dal carattere arbitrario del nesso significante/significato, e lo conduce alle sue estreme conseguenze; in primo
luogo, allaffermazione ontologica di una struttura assente:
La critica dello strutturalismo implic una rottura con [la] concezione
di uno spazio strutturale pienamente costituito, ma al contempo rifiut qualsiasi ritorno a una concezione delle unit [semiologiche] come
entit distinte, in modo fisso e nomenclatorio, dal riferimento a un oggetto. Ne risult la concezione di uno spazio relazionale incapace di
costituirsi come tale di un campo dominato dal desiderio di una
struttura che, sempre, finiva per per risultare assente. Il segno il nome di una scissione, di una sutura impossibile tra significante e significato26.

I rapporti sociali essendo sempre surdeterminati, dunque investiti in un discorso ideologico, in un processo di significazione, si
dar di conseguenza unimpossibilit di pensare la societ come totalit chiusa, percorsa da leggi oggettive relative a puri e isolabili
fatti. Occorre rinunciare alla concezione della societ come totalit che fonda i propri processi parziali, al modo di Hegel, e considerare invece il carattere di apertura del sociale come fondamento costitutivo o essenza negativa dellesistente, e i diversi ordini
sociali come dei precari e in ultima istanza fallaci tentativi di addomesticare il campo delle differenze27. Le varie strutture di ordine
politico non rispecchiano una scala scritta in modo immanente nella societ, n esprimono tendenze oggettivamente presenti, n infine attualizzano in modi differenti un Ordine . Piuttosto, la necessit esiste solo come una parziale limitazione del campo della contingenza28, e daltra parte questultima non un altro nome, rovesciato, negativo, dellOrdine. I segni (unit di significante e significato) si danno, mentre ci che non si d , da una parte, la loro fis-

sit, dallaltra il disordine completo: insomma, una regola generale


alla quale possano essere sottoposti.
Dire che la societ un sistema costitutivamente incompleto,
sta a indicare in primo luogo il fatto che le forme di chiusura non
scaturiscono dal suo interno, su di un piano di immanenza (e sono
pertanto arbitrarie); dallaltra che forme di chiusura si devono dare,
una volta che vi sia societ, e che quindi non possibile n lassoluta fissit, n lassoluta non fissit29. Se dunque lo strutturalismo aiuta a pensare il carattere non sostanziale dellidentit di ogni
unit, risolvendola nel sistema di differenze che la costituiscono,
si pu sfuggire allultima ricomparsa dellessenzialismo (che proprio lidea strutturalistica di un sistema chiuso), appellandosi a
quelle correnti da Heidegger a Wittgenstein a Derrida che hanno insistito sullimpossibilit di fissare dei significati ultimi30.
La costituzione di ordini sar, si detto, esterna agli elementi
che vengono disposti nel sistema di differenze. Laclau la chiama
articolazione, con ci intendendo ogni pratica che stabilisca una
relazione tra elementi, in modo che la loro identit venga modificata come risultato della pratica articolatoria31. La pratica articolatoria d luogo a un discorso, in quanto riesca con successo a costituire una totalit strutturata, un ordine32. Questo passaggio per
non mai completo: esattamente come il significante non si lascia
mai esaurire nel significato in ragione della trascendenza di questultimo, allo stesso modo lordine, come tutti gli ordini possibili,
non riduce a s la contingenza in quanto non ne conseguenza immanente. Il discorso non una totalit priva di un fuori; piuttosto, si presenta come totalizzante e sistematico, grazie alla produzione di significanti privilegiati, che fissano il significato di una catena significante33 che Laclau chiama punti nodali34 ma viene costantemente sommerso [...] dallinfinit del campo della discorsivit35.

25

Ibidem.
E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 113. Il
rinvio, dobbligo, a U. Eco, La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica, Bompiani, Milano 1980 (19681), nella cui parte quarta si trova una
ricostruzione accurata della crisi dello strutturalismo, e in particolare nel cap.
5 (pp. 323-360) delle posizioni di Lacan, Derrida e Foucault.
27 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., pp. 95 s.
28 Ivi, p. 111.
26

146

29

Ibidem.
Ibidem. Cfr. ivi, pp. 112 s.
31 Ivi, p. 105.
32 Ibidem.
33 Ivi, p. 112.
34 Questi traducono i lacaniani points de capiton.
35 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 113.
30

147

Punti nodali
La nozione di punti nodali la chiave per intendere il concetto
di articolazione, e quindi lintera concezione della contingenza che
Laclau mette allopera in Hegemony and Socialist Strategy. Come
si costituisce e quale funzione svolge un punto nodale? Esso una
limitazione della produttivit del significare36, cio una parziale
fissazione del significato del sociale entro un sistema organizzato
di differenze37. Ma dato che, come si visto, qualsiasi limitazione
del campo infinito della discorsivit presuppone lintervento di un
elemento esterno a ci che viene ridotto alla logica delle differenze,
il punto nodale, per essere il centro organizzatore di un sistema di
differenze, non potr cadere a sua volta sotto la logica che alimenta e garantisce. In altre parole, la produzione di uno spazio ordinato di differenze poggia sullesistenza funzionante di un punto irriducibile a quel sistema di differenze, un punto che, rispetto a esse, rappresenta pertanto il campo infinito della discorsivit, dunque la dissoluzione di quello stesso ordine da esso posto in opera38.
La costituzione di un sistema ordinato di differenze pertanto una
struttura fin dallinizio scissa, in quanto lordine reso possibile
precisamente da ci che lo rende impossibile.
Il punto nodale pu difatti supportare la propria funzione aggregante e ordinante, solo in quanto un significante investito di un significato irriducibile alla logica differenziale, dunque alla logica stessa della significazione. Infatti, lunico esempio di
punto nodale presente in Hegemony and Socialist Strategy,
quello dellimporsi del principio democratico della libert e delleguaglianza come nuova matrice dellimmaginario sociale39.
Questa decisiva mutazione nellimmaginario politico delle societ occidentali ebbe luogo duecento anni or sono, e pu essere cos
descritta: la logica dellequivalenza fu trasformata nello strumento
fondamentale di produzione del sociale40. Per logica dellequivalenza, Laclau intende un processo di dissoluzione del carattere

differenziale dei momenti interni a un sistema significativo (a un


discorso), mediante listituzione di unequivalenza tra alcuni di
essi, in modo da far loro perdere le rispettive specificit, facendo
loro riguadagnare il carattere fluttuante di elementi esterni al sistema stesso41.
Lesempio addotto quello di un paese colonizzato, in cui tutta una serie di tratti colore della pelle, modo di vestire, lingua, abitudini rende evidente ogni giorno ai colonizzati la presenza del
potere coloniale: ognuno di questi contenuti , agli occhi dei colonizzati, equivalente allaltro, e perde cos la propria specificit, in
un collasso generalizzato della logica della significazione. Lequivalenza crea pertanto un secondo significato che, sebbene parassitario del primo, lo sovverte: le differenze si cancellano reciprocamente nella misura in cui vengono utilizzate per esprimere qualcosa di identico soggiacente a tutte42. Questo qualcosa non pu
ovviamente essere una determinazione positiva interna (dato che in
questo caso sarebbe sottoposta al sistema delle differenze), ma
qualcosa di esterno, che per non pu essere un oggetto positivamente esprimibile per differenza43, ma precisamente un oggetto negativo, anzi al limite la negativit in quanto tale, cio lopposizione
politica al dominio dei colonizzatori come limite del sistema differenziale istituito dal colonialismo. Nella catena di equivalenze,
lidentit positiva del sistema colonialismo viene dissolta, e rimpiazzata da unidentit negativa: colonizzatore = anti-colonizzato44. Una volta istituita questa catena di equivalenze (che pu solo
aversi nella forma della sua diffusione nellimmaginario comune dei
colonizzati), si formato un antagonismo che mostra il limite delloggettivit rappresentata dal sociale sistemato nel discorso coloniale45.

41

Ivi, p. 127.
Ibidem.
43 In questo caso la relazione tra le due polarit potrebbe essere costruita in maniera diretta e positiva, ci che renderebbe impossibile la completa
cancellazione delle differenze (ibidem).
44 Ivi, pp. 127 s.
45 Sullantagonismo come limite del sociale/delloggettivit cfr. ivi, pp.
122-127.
42

36

Ivi, p. 112.
Ivi, p. 135.
38 Cfr. gli sviluppi contenuti in E. Laclau, Emancipation(s), cit., pp. 36-46.
39 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., pp. 154 s.
40 Ivi, p. 155.
37

148

149

Immaginario egualitario
A un certo punto della storia, dunque, la logica dellequivalenza
stata socialmente posta alla base dellarticolazione della societ:
ci accaduto in quellampio movimento di emancipazione che ha
prodotto la moderna societ occidentale, cio quella organizzazione sociale che revoca in questione tutte le differenze prima considerate naturali; nella quale tutte le identit vengono a essere
considerate come articolate e prodotte, e non chiuse e date per tradizione. Solo in questo spazio il sociale (differenza) viene prodotto
mediante lequivalenza (antagonismo), il positivo fondato sul negativo, il sistema poggia insomma sulla propria stessa impossibilit.
Infatti in una comunit contadina medioevale, larea disponibile
alle articolazioni differenziali minima, e pertanto non vi sono forme egemoniche di articolazione: c il passaggio brusco da pratiche
ripetitive entro un sistema chiuso di differenze, a equivalenze frontali e assolute, quando la comunit si trova a essere minacciata46.
Catene di equivalenza possono darsi anche nella societ feudale (si
pensi al millenarismo, che lantagonismo nella sua forma pi
pura47, in quanto rappresenta il limite del sociale come alternativa
totale al sociale stesso48), ma solo nella societ post-feudale possono
esserci punti nodali, cio mediazioni sempre in atto tra equivalenza e differenza, identificazione reale di stabilit e instabilit,
di conservazione e innovazione. Quella moderna insomma una
societ che, a differenza di quelle tradizionali, costruisce la propria
identit e la propria struttura gerarchica nella (e non: nonostante la)
trasformazione continua di tutti i rapporti e nella (e non: nonostante la) continua messa in discussione di tutte le gerarchie date. La politica come egemonia espressione di questa forma di organizzazione sociale, in cui le differenze sono tali, solo in quanto vengono attivamente articolate da una politica che continuamente risegmenta
uno spazio fondamentalmente equivalente49.

Questultimo punto mi sembra di importanza decisiva. Infatti


lintera concezione della contingenza ne dipende, perch, come si
vede, lesteriorit (trascendenza) del momento che articola rispetto
a quello che viene articolato scaturisce storicamente da una trasformazione della struttura dellimmaginario sociale comune: infatti il
rivoluzionamento della logica teologico-politica e laffermazione
che il potere deriva solo dal popolo50, ci che rende allo stesso
tempo possibile e necessaria la politica come egemonia, essendo il
popolo esso stesso una catena di equivalenze e, al contempo, un
punto nodale, che tale, in quanto domina e pervade limmaginario sociale. Detto in altro modo: Laclau individua nella serie storica di trasformazioni che si riassumono nellidea di tempi moderni, e nella serie di lotte che si condensano nella Rivoluzione francese, il processo storico reale che rende possibile/necessaria una logica della contingenza (non in quanto escogitazione arbitraria, ma
in quanto logica della realt). Si potrebbe quindi dire, nei suoi stessi termini, che il principio della contingenza (trascendenza nel rapporto di articolazione) sorge come effetto immanente del processo
di lotte e trasformazioni che hanno condotto allaffermarsi
dellimmaginario egualitario51.
Insisto sul termine immaginario, perch esso decisivo per
intendere il modo in cui Laclau pensa il costituirsi degli orizzonti
storici di evidenza, e quindi di verit-oggettivit. La trasformazione dellimmaginario la chiave per intendere la genesi della modernit, e quindi laffermarsi generalizzato della logica della contingenza. Ma limmaginario a sua volta immanente alle trasformazioni materiali che i rapporti sociali hanno subto nel corso degli ultimi due secoli. Limmaginario egualitario allo stesso tempo il riassunto politico di una serie di lotte politiche e sociali per lemancipazione, il riassunto sociale di una serie di trasformazioni dei rapporti sociali, e il terreno della pensabilit di queste lotte e di queste
trasformazioni. Esso infatti, in quanto fondato sulla logica dellequivalenza, lopposto di ogni forma di essenzialismo52.

46

Ivi, p. 138.
Ivi, p. 136.
48 Cfr. ivi, pp. 129 s.
49 Ecco perch la forma egemonica di politica diventa dominante allinizio dei tempi moderni, quando la riproduzione delle differenti aree sociali ha
luogo in condizioni che cambiano in permanenza, ci che costantemente richiede la costruzione di nuovi sistemi di differenza (ivi, p. 138).
47

150

50

Ivi, p. 155.
Ivi, p. 160.
52 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 187.
51

151

Dislocazione
Mi pare che il nesso tra limmaginario e, da una parte, la materialit delle lotte e dei rapporti sociali, dallaltra la costituzione di
spazi di pensabilit, sia uno dei luoghi maggiormente importanti,
ma anche maggiormente problematici, di un libro come Hegemony
and Socialist Strategy. Limmaginario infatti occupa due luoghi distinti nellargomentazione: un concetto descrittivo, grosso modo
equivalente a ideologia (immaginario il luogo in cui si condensano socialmente le pratiche di articolazione del potere)53, ma anche un concetto analitico, in quanto permette di pensare la distinzione tra fasi storiche differenti. Infatti, come si gi visto, Laclau
parla di una decisiva mutazione avvenuta nellimmaginario politico delle societ occidentali [...] duecento anni orsono54, mutazione che concerne linterna struttura (la forma e non solo il contenuto) dellimmaginario stesso: cambia infatti il rapporto tra logica
dellequivalenza e logica della differenza, in modo che sorge la possibilit di due cose strettamente correlate: la democrazia e la critica.
In effetti, ci che Laclau chiama immaginario democratico, un
immaginario compenetrato dal principio della critica come critica di
massa; unideologia che non pi soltanto ideologia, ma ha iniziato a essere filosofia (o teoria).
Questa idea di modernit , mi pare, di matrice illuministica: in
effetti la mutazione della forma dellimmaginario fa pensare al mutamento del rapporto tra pubblico e ragione presupposto dalla kantiana uscita dallo stato di minorit. Ma non qui, credo, il
suo significato pi profondo. Esso risiede invece, a mio avviso, nel
peculiare statuto bifronte dellimmaginario: da un lato, le sue trasformazioni individuano la genesi storica del pensiero della contingenza; dallaltro esso rende conto teoricamente della saldatura dei
processi di trasformazione sociale con la loro pensabilit. In quanto tale, limmaginario un territorio dai confini indefiniti: da un
53 ci che in precedenza Laclau chiamava doxa o discorso di senso
comune, come luogo in cui si condensa linsieme di articolazioni in cui
consiste il potere; a cui va raffrontata una teoria come processo critico che
conduce alla purificazione di ogni concetto e che consiste nel rompere quei
legami tra concetti che sono il mero residuo di opinione e costume (E. Laclau,
Politics and Ideology in Marxist Theory, cit., p. 7).
54 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 155.

152

versante si identifica con i rapporti sociali (con la storia stessa delle


trasformazioni e delle lotte), dallaltro versante sconfina nei concetti che permettono epocalmente di pensare trasformazioni e lotte.
Limmaginario insomma, in Hegemony and Socialist Strategy, la
dimensione pratico-politica del pensiero, ci che ne assicura la corrispondenza alla realt non in termini di rispecchiamento, ma di verit-efficacia. anche, si pu aggiungere, il luogo in cui oggettivit
e verit si congiungono, perch loggettivit cessa di essere un processo puramente differenziale, inglobando al suo interno la logica
dellequivalenza e quindi diventando capace di esprimere realmente, politicamente, le istanze veritative (di costituzione pratica di verit) presenti nellantagonismo.
Ora, come conciliare tutto questo con il ricorso al post-strutturalismo e al decostruzionismo? Non vi , in Hegemony and Socialist Strategy, unalmeno residuale incoerenza tra marxismo e decostruzionismo? Sembra di s, se in New Reflections on the Revolution
of Our Time, pubblicato nel 1990 e costituito da una serie di messe
a punto rispetto al libro del 1985 Laclau sente il bisogno di riformulare positivamente i concetti precedentemente ricavati in negativo da un esercizio di decostruzione del marxismo55, introducendo
una categoria, quella di dislocazione, destinata a rendere conto
tanto dellantagonismo, quanto delle trasformazioni dellimmaginario. Ora insomma, con il ricorso alla dislocazione, si persegue lobbiettivo di ricondurre a una medesima logica sia lantagonismo, sia
il terreno storico sul quale, nelle societ contemporanee, proliferano i conflitti56, sia infine limmaginario sociale, ivi inclusi i progetti di ricostruzione politica delle identit sociali57. Limmaginario
non spiega pi nulla, non un concetto utile a periodizzare le
epoche: questa funzione viene ora assegnata alla dislocazione.
Con dislocazione Laclau designa il carattere sempre spostato, sempre disidentico a s, di ogni identit. La dislocazione la
caratteristica di ogni sistema di differenze, in quanto non suturabile, cio in quanto dipende per la sua esistenza da un fuori che
al contempo lo rende possibile e nega la sua identit58. La nozione

55

Cfr. E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 4.


Ivi, pp. 4 s.
57 Ivi, p. 5.
58 Ivi, p. 39.
56

153

di dislocazione una generalizzazione della nozione di punti nodali: essa estende ora a qualsiasi sistema sociale la struttura contingente che, in Hegemony and Socialist Strategy emergeva come peculiarmente legata allet moderna. Si tratter quindi di distinguere
diversi gradi di dislocazione, e si potr dire che quanto minore esso , tanto maggiore sar lefficacia della logica della differenza; e
viceversa, quanto maggiore, tanto maggiore sar il peso della logica
dellequivalenza. Cos, limporsi della modernit capitalistica pu
essere visto come una generalizzazione delle relazioni dislocatorie, ci che comporta un triplice effetto: 1) il ritmo accelerato delle trasformazioni storiche conduce a una maggiore consapevolezza
di massa della storicit dellessere degli oggetti; 2) quanto pi una
struttura dislocata, tanto maggiore lo spazio lasciato libero alle
decisioni da essa non determinate, con conseguente crescita del
ruolo del soggetto; 3) la dislocazione di una struttura comporta una moltiplicazione dei centri di potere, in quanto si moltiplicano gli antagonismi59.
Come si vede, la logica della dislocazione rende ragione del formarsi di quel terreno peculiarmente moderno, in cui lantagonismo
si generalizza e la logica dellequivalenza diventa dominante. Ora
per il dominio della logica dellequivalenza non d luogo a un cortocircuito tra immaginario e teoria, perch esso stesso effetto della dislocazione, che, mentre produce gli antagonismi, dissolvendo
loggettivit del sociale, forma il terreno su cui pu collocarsi una
risposta che tenti di ricostituire quella oggettivit, quella rappresentabilit, in termini necessariamente esterni a ci che rappresentabile entro la struttura stessa.
Questa risposta il mito60, il cui successo, la cui cristallizzazione, d luogo a una nuova oggettivit. Se la dislocazione c sempre stata, vi sempre stato mito, vi sempre stato il processo di ricostituzione delloggettivit sociale a partire dal suo esterno costitutivo61, vi sempre stata egemonia62; di conseguenza il passaggio alla modernit non segna una discontinuit radicale, non introduce una nuova forma. Il termine immaginario, a sua volta, a
59

Ivi, pp. 39 s.
Cfr. ivi, p. 61.
61 Ivi, p. 59. Cfr. ivi, p. 50.
62 Lefficacia del mito essenzialmente egemonica (ivi, p. 61).
60

154

differenza da Hegemony and Socialist Strategy, designa ora un mito che si sia distaccato radicalmente dalla letteralit delle sue rivendicazioni iniziali, e sia diventato lorizzonte illimitato di iscrizione di ogni rivendicazione sociale e di ogni possibile dislocazione63.
Limmaginario insomma un mito epocalmente affermatosi come
superficie di iscrizione generale di molteplici miti. Esempi di immaginario sociale sono il millennio cristiano, la concezione illuministica e positivistica del progresso, la societ comunista [...]: in quanto modi di rappresentazione dellautentica forma della pienezza,
sono collocati al di l della precariet e delle dislocazioni tipiche del
mondo degli oggetti64. Mentre un mito tende a ricostruire unoggettivit nel vuoto di una dislocazione determinata, un immaginario la stessa forma delloggettivit priva di qualsiasi oggetto determinato.

Mito e politica
La politica si d necessariamente nella forma del mito. Per mito non occorre intendere la riemersione di qualcosa di primitivo
e irrazionale nelle societ moderne65: al contrario, il mito costitutivo di ogni possibile societ essendo lo spazio mitico, quello
formato come principio di riordinamento degli elementi dislocati
di una struttura66. Quindi nel capitalismo contemporaneo, essendo il grado di dislocazione altissimo, lo spazio del mito cresce e non
diminuisce67.
Il mito sorge infatti nel fallimento di unoggettivit strutturale68, l dove la rappresentabilit cessa, dando luogo allevento69
irrappresentabile, pura temporalit opposta allo spazio della
ripetibilit e, quindi, dei significati strutturati: in una parola, della
rappresentazione70. Ma la politica al contempo una risposta agli
63

Ivi, p. 64. E cfr. ivi, pp. 78 s.


Ibidem.
65 Ivi, p. 67.
66 Ibidem.
67 Ibidem.
68 Ibidem.
69 Ivi, p. 44.
70 Cfr. ivi, pp. 41 s.
64

155

effetti destabilizzanti, traumatici della dislocazione: una critica


della mancanza di strutturazione che si accompagna allordine dominante71. Quindi deve assumere la forma spazializzata del mito,
cio di unoggettivit alternativa (per esempio il socialismo come
critica degli effetti socialmente distruttivi dello sviluppo capitalistico, e come rappresentazione di una societ ordinata). Ci d luogo
a un paradosso: la libert esiste perch la societ non riesce a costituirsi come un ordine sociale oggettivo; ma ogni agire sociale
tende alla costituzione di quelloggetto impossibile, e quindi verso
leliminazione della condizione stessa della libert72. La logica della dislocazione rende conto di questa doppia faccia dellazione politica, e funziona rispetto a essa come un sostrato sempre presente
si potrebbe dire eternamente presente la cui presenza per solo negativa: lirriducibile ambiguit dei significati. La dislocazione
pertanto la storicit stessa, ci che pi tardi Laclau individuer nel
reale lacaniano, come nucleo traumatico resistente alla simbolizzazione, il cui unico accesso al livello della rappresentazione si d
attraverso contenuti ontici che esso si incorpora, senza attribuirsi in
modo necessario a nessuno di essi73. Esattamente come il reale,
la dislocazione non ha una storia, ma rende possibile la storicit in
quanto causa una continua rimessa in gioco dei significati (del
simbolico), senza che ci sia dovuto a un ordine sottostante, al
quale questa rimessa in gioco debba necessariamente rispondere. E
la politica la forma eminente della storicit (della temporalit), in
quanto sposta nellagire organizzato lambivalenza fondamentale
della dislocazione: interviene su di un ordine in nome dellordine.
In questo modo Laclau introduce unimportante novit rispetto a Hegemony and Socialist Strategy: l si affermava che il rapporto tra sistema e suo limite viene nella modernit internalizzato: non
vi pi una sequela di differenze che in alcuni momenti si rovesciano bruscamente in equivalenze, ma un permanente e mobile intreccio di gerarchia ed egualitarismo; qui invece la struttura della storicit viene individuata nella dislocazione come fondamento negativo che prolunga i suoi effetti ambivalenti in una politica che riordi-

na il sistema solo rinunciando a s stessa (cristallizzandosi in mito).


Rimane allora il problema di individuare il luogo in precedenza occupato dallimmaginario egualitario. Tale posto sembra per certi
aspetti scomparso: ora infatti il momento hegelo-marxista, lIlluminismo, le grandi narrazioni del secolo XIX e i totalitarismi
del XX vengono considerati altrettante forme di eliminazione di
un autentico pensiero della dislocazione, e di riduzione della realt
al grandioso schema di una spazialit pura74 (ordine senza traumi, privo di politica). Ma dallaltra parte Laclau si pone realmente
il problema se il riconoscimento del carattere mitico o contingente delle configurazioni spaziali [...] non implichi gi una certa
esteriorit rispetto a quello spazio mitico e, per estensione, a ogni
spazio75. E si chiede: Se ogni rappresentazione implica la spazialit, il riconoscimento della natura mitica di ogni spazio non implica forse la rinuncia a qualsiasi intelligibilit del luogo dal quale un
tale riconoscimento viene fatto?76. In altre parole: se ogni rappresentazione assume forma mitica, come rappresentare politicamente
la dissoluzione di questa stessa forma? Ci fa problema, non in
quanto sia in gioco il singolo teorico, che pensa la propria funzione come decostruzione, ma in quanto sia in gioco una dissoluzione
in atto, cio una dissoluzione di massa della forma-mito (quel
movimento che in precedenza Laclau individuava nellimmaginario
egualitario). In quanto si pensi alla politica di massa, alla politica
reale, inevitabile riferirsi a un momento costruttivo, ri-ordinativo,
costitutivo di ordine. Ed qui che, in qualche modo, riemerge la figura dellimmaginario democratico, anche se con contenuti e forme
differenti. Laclau pensa a una cultura di massa della precariet, che
prenda le mosse dal fatto che non esiste altra universalit, che non
sia quella costruita in modo pragmatico e precario da quel processo di circolazione che stabilisce unequivalenza tra una serie crescente di rivendicazioni77. Questa cultura sarebbe capace di rappresentarsi senza cadere nel mito, se riuscisse a tenere costantemente aperto, al suo interno, il rapporto tra ordine ed evento alla luce
di uno storicismo radicale:

71

Ivi, p. 62.
Ivi, p. 44.
73 Judith Butler, Ernesto Laclau, Slavoj Z
izek, Contingency, Hegemony,
Universality. Contemporary Dialogues on the Left, Verso, London and New
York 2000, p. 184.
72

156

74

E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 75.


Ivi, p. 68.
76 Ibidem.
77 Ivi, p. 80.
75

157

Riformulare i valori dellIlluminismo in direzione di uno storicismo


radicale e rinunciare ai suoi fondamenti epistemologici e ontologici, significa dunque espandere le potenzialit democratiche di quella tradizione, abbandonando al contempo le tendenze totalitarie nascenti dalla rioccupazione, da essa realizzata, del fondamento delluniversalismo
apocalittico78.

E altrove afferma: I valori universali dellIlluminismo [...] non


devono essere abbandonati; vanno invece presentati come costruzioni sociali pragmatiche anzich come espressioni di unesigenza
irrinunciabile della ragione79. La domanda da porre , a questo
punto, se questo ideale di un pragmatismo di massa renda conto
della radicalit della stessa analisi della politica condotta da Laclau;
se cio tale ideale non sia una troppo rapida estensione dellattitudine del pensatore professionale a quel popolo, di cui per altro verso si riconosce sia linaggirabilit politica ( il centro delle logiche
equivalenziali), sia il carattere inevitabilmente immaginario, e
quindi ideologico (resiste, anche nelle sue varianti democratiche, a
unarticolazione che sfugga al mito, ed pertanto sempre passibile di articolazioni democratiche e populiste)80. Questo punto conduce a unulteriore domanda: il passaggio dallimmaginario come
luogo della mediazione in atto di differenza ed equivalenza, allimmaginario come superficie di iscrizione delloggettivit mitica, con
la connessa regressione del momento di costituzione di verit dalla
prassi collettiva allevento irrappresentabile, non corrisponde forse
a una riqualificazione della contingenza? Questultima consisteva
nel carattere non necessario del nesso tra i momenti del sociale, in
ultima analisi: nel suo carattere politico. Ma questa politicit non era
arbitraria: essa non interveniva mai su di uno spazio liscio, ma sempre gi segmentato dalle configurazioni teorico-pratiche dellimmaginario. Assegnando invece la contingenza allevento, questa segmentazione va perduta, dato che quando accediamo a essa, siamo gi
dentro il mito. Se nel primo caso la contingenza equivaleva a una diversa necessit, ora invece essa si d solo come arbitrio assoluto.
78 Ivi, p. 83. Rioccupazione (reoccupation) traduce la Umbesetzung di
cui parla Hans Blumenberg in Die Legitimitt der Neuzeit. Cfr. E. Laclau,
New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp. 74 ss.
79 E. Laclau, Emancipation(s), cit., pp. 103 s.
80 Cfr. Ernesto Laclau, On Populist Reason, Verso, London and New
York 2005, pp. 125-128, 164-171.

158

Questioni metafisiche
Secondo Laclau, larticolazione politica del sociale sorge da antagonismi, senza per esserne una conseguenza. Cos, il passaggio
di una classe da corporativa a egemonica afferma riprendendo una fondamentale distinzione gramsciana non dovuto allelaborazione coerente di un contenuto al principio presente in maniera confusa, ma al fatto che la dualit della rappresentazione
[corporativa ed egemonica, scil.] stata presente fin dallinizio; perch ogni spazio mitico esterno alla dislocazione che pretende di
suturare; e perch ogni gruppo, da questo punto di vista, esterno
alle proprie stesse rivendicazioni81. Su questa base, scrive altrove
Laclau, si pu dire che gli atti che istituiscono il legame sociale sono decisioni contingenti che presuppongono relazioni di potere82.
Pertanto, luniversalizzazione della rappresentazione non altro
che una riorganizzazione del legame sociale dislocato, a partire da
un mito non dipendente da esso, che lo istituisce ex novo.
Ma in che modo si rapporta questa riorganizzazione al suo
presupposto, alle relazioni di potere? Laclau risponde che
una relazione di condizionamento, che precisamente rende alcune
forze sociali, in determinate congiunture, pi capaci di altre di organizzare unegemonia. Questo per, aggiunge, non un ritorno
alla vecchia concezione delleffettivit (effectivity) storica delle
forze sociali, perch quelle collocazioni strutturali ineguali, alcune delle quali rappresentano punti di alta concentrazione del potere, sono esse stesse il risultato di processi, in cui la logica della differenza e la logica dellequivalenza si surdeterminano reciprocamente83. Gli antagonismi non sono dunque tutti uguali: essi acquistano il proprio significato dal modo in cui si rapportano, come a
un proprio presupposto, a unineguaglianza o irregolarit
(unevenness) del sociale che , a sua volta, il prodotto di un sistema
egemonico. Questo per equivale a dire che anche il carattere ineguale del sociale prodotto in ultima istanza di un atto di decisione contingente di cui si persa la traccia, che si cristallizzato
in potere: il potere semplicemente la traccia della contingenza,
il punto in cui loggettivit rivela lalienazione radicale da cui de81

E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp. 64 s.


E. Laclau, Emancipation(s), cit., p. 81.
83 Ivi, p. 43.
82

159

finita. In questo senso loggettivit lessere degli oggetti non


altro che la forma sedimentata del potere, in altre parole, un potere
le cui tracce sono state cancellate84.
Allaltro estremo delloggettivit-alienazione, abbiamo la dislocazione come autentica forma della temporalit85, che, intesa correttamente lesatto opposto dello spazio86. Il tempo non dunque diacronia: la diacronia infatti un tentativo di cogliere il senso
di una successione, dunque una forma di spazio. Il tempo, in s
stesso, invece da pensare come dislocazione della struttura, cio
come un suo malfunzionamento [...], un malfunzionamento irrappresentabile in termini spaziali: in una parola, come evento87.
Ne risulta la serie seguente: dislocazione ? antagonismo ? tempo-libert-evento ? decisione contingente ? mito ? potere ? oggettivit-spazio ? ineguaglianza del sociale ? dislocazione. Questa serie
il circuito dellegemonia, in cui logica della differenza (dellineguaglianza) e logica dellequivalenza (delleguaglianza) sempre si
intrecciano. Anche nei due estremi (nellestrema alienazione delloggettivit del sociale, e nel punto in cui il tempo-libert-evento d luogo alla decisione) vi in realt un intreccio, dato che levento una spazializzazione del tempo (il mito come racconto dellOrdine), e loggettivit ordinata poggia sullassenza di ordine (su
di un significante vuoto). Ora, ci che qui rilevante, non lapparente recupero di categorie otto-novecentesche (soggetto : oggetto
= atto : fatto), in realt completamente tradotte in una problematica nuova; quanto piuttosto lidentificazione di oggettivit, spazio e
potere. Ne segue che lintreccio relativo delle due dinamiche alle
due estremit della serie non equivalente: la politica si concentra
tutta nel nesso di tempo, libert ed evento, dunque nella decisione. Infatti lo spazio non pu contenere relazioni di eguaglianza,
quindi leguaglianza, di cui la catena equivalenziale portatrice,
vive solo nellinterstizio tra la dislocazione e latto di decisione.
La dislocazione d luogo alla libert, la cui realizzazione per il

suo stesso annullamento (scrive infatti Laclau che attraverso la


dislocazione il tempo superato dallo spazio88). Quando ci collochiamo dentro la risposta alla dislocazione, dentro il mito, siamo
gi in un terreno di sedimentazione e di ordine.
A ben vedere, questa concezione interstiziale e dileguante della
libert il modo in cui Laclau mette al riparo la contingenza da
qualsiasi contaminazione sostanzialistica. Ma di quale contingenza
si tratta precisamente? Si visto che lideologia non solamente non
in rapporto con il tempo, ma non ne porta neanche in s la traccia, se non nella forma, come si visto, dellalienazione radicale.
Il mito non esprime altro che potere, differenza, ineguaglianza,
mentre la libert si eventualizza trascendendo le configurazioni
immaginarie date, in quanto ogni composizione organizzativa
una caduta nelluniverso delloggettivit differenziale. Insomma,
legemonia la forma in cui la politica coincide con la lotta per la
libert, ma la libert si pu dare solo nel margine dellegemonia
stessa. Una volta contrapposte oggettivit e verit, su questo secondo versante si ritrova solamente la nuda e immotivata decisione89.
Se infatti levento temporalit pura, esso non pu essere modulato secondo una pluralit di congiunture, ma semplicemente, o ci sar per intero, o sar del tutto assente. Qui dunque la contingenza
non va pi pensata come la non-necessit (= diversa necessit) di
una certa articolazione di elementi, quanto piuttosto come la potenza, conferita a un soggetto da un malfunzionamento dellordine della rappresentazione, di dare inizio a un nuovo ordine, dunque di decidere arbitrariamente. Se nel primo caso abbiamo a che
fare con una nozione di contingenza risultante dalla rilettura moderna di Lucrezio (Machiavelli, Spinoza), in questo secondo caso lo
sfondo mi pare essere il pensiero di Carl Schmitt, una figura sulla
quale peraltro Laclau tace completamente90.
88

Ivi, p. 42, cors. mio.


Cfr. anche E. Laclau, Articulation du sens et limites de la mtaphore, cit.,
p. 614.
90 Il nome di Schmitt non ricorre, a mia conoscenza, in nessuno scritto di
Laclau (nessun riferimento a esso si trova in Laclau. A critical reader, cit.),
mentre Chantal Mouffe si pi volte soffermata sulla logica dellamico/nemico (cfr. The Democratic Paradox, Verso, London and New York 2000, cap. 2).
Anche D. Tarizzo (Introduzione a La ragione populista, trad. it. Laterza, Roma-Bari 2008, pp. VII-XXXIII, qui XVI s.) fa riferimento a Schmitt in merito
alla definizione del politico e (ivi, p. XX) della neutralizzazione.
89

84 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 60.


Qui Laclau utilizza esplicitamente la tematica husserliana della sedimentazione/riattivazione. Cfr. ivi, pp. 33 s.; E. Laclau, Articulation du sens et limites de la mtaphore, cit., p. 613.
85 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 41.
86 Ibidem.
87 Ivi, p. 42.

160

161

Lalternativa sembra netta: nel primo caso che lo sfondo metafisico di un certo materialismo e immanentismo moderno a cui
appartiene anche Gramsci91 si d legame contingente, solo se si d
congiuntura, dunque irregolarit e ineguaglianza della superficie
del sociale; nel secondo invece la contingenza c solo se quella irregolarit viene rimessa in movimento e sciolta nellevento, se
viene ricondotta alla pienezza della temporalit pura, a quella irrappresentabilit radicale, dentro la quale solamente pensabile la decisione. Lalternativa tra una contingenza pensata come pluralit
dei tempi in spazi diversi ma correlati, dunque reciprocamente immanenti (traducibili), e una pensata come antitesi tra Tempo della
decisione e spazi dellordine, dove il Tempo (necessariamente singolare) e gli spazi (strutturalmente plurali) sono reciprocamente trascendenti, e gli spazi si correlano solo per via differenziale e non
per catene di equivalenze92.
Possiamo a questo punto riprendere la domanda formulata nel
cap. 4, relativa al modo in cui il linguaggio del post-strutturalismo
concretamente assolve alla propria funzione politica nel pensiero di
Laclau. Evidentemente, quel linguaggio risponde a una profonda,
storica sfiducia nelle possibilit della politica come terreno dellemancipazione delle masse: dopo una rapida parentesi (segnata dallascesa dei partiti di massa e quindi della partecipazione politica),
le masse tornano sotto le protettive dinamiche passionali orchestrate dai sapienti facitori di miti93. Dinnanzi a questo stato di cose,
91 Ho tentato di argomentare questo punto nel mio La religione delluomo moderno. Politica e verit nei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci,
in corso di stampa presso leditore Carocci di Roma.
92 Il modello laclauiano di esteriorit sembra rispecchiare la struttura
schmittiana della decisione (Dal punto di vista del contenuto della norma che
sta a fondamento ogni momento decisionale costitutivo specifico qualcosa di
nuovo e di esterno. In senso normativo, la decisione nata da un nulla, C.
Schmitt, Teologia politica, in Id., Le categorie del politico. Saggi di teoria politica, trad. it. il Mulino, Bologna 1972, p. 56), pi ancora che la dicotomia heideggeriana ontico/ontologico, a cui Laclau rinvia. Se vero infatti che la decisione il momento del soggetto prima della soggettivazione (J. Butler, E.
Laclau, S. Zizek, Contingency, Hegemony, Universality, cit., p. 79), essa accade grazie allisolamento del soggetto stesso, per cui oppone singolarit e mondo (al modo di Kierkegaard: cfr. ibidem), e non, come in Heidegger, esistenza
quotidiana e apertura dellesserci.
93 Questo modo di vedere viene perfettamente espresso, p. es., da Carlo
Ginzburg (Mito, in I Greci. Storia Cultura Societ, dir. da S. Settis, Vol. I, Ei-

162

in cui la libert/verit si rifugiata nel ridotto della Differenza/Assenza/Alterit, la reazione pu variare dal disincantato lasciar essere al pessimismo disperato, fino magari a un neo-libertino disprezzo per il volgo. Va detto che latteggiamento di Laclau non risponde a nessuno di questi schemi: il suo ottimismo politico94
poggia su di una persistente fiducia nella ragione e nellemancipazione delle masse95. Il suo pi recente libro, sulla ragione populistica, tutto il contrario dellaccettazione del circolo vizioso democrazia-demagogia: la messa a fuoco della sfida decisiva della
democrazia nellepoca delle masse, nella convinzione (che potrebbe essere senzaltro estesa a Gramsci) che
non vediamo pi in noi stessi le successive incarnazioni dello spirito
assoluto Scienza, Classe, Partito ma i poveri uomini e donne che
pensano e agiscono in un presente sempre transeunte e limitato; ma
quella stessa limitazione la condizione della nostra forza: noi in tanto possiamo essere noi stessi e considerarci i costruttori del mondo,
solo in quanto gli di sono morti. Non c pi un Logos, a noi esterno, il cui messaggio ci tocchi decifrare negli interstizi di un mondo
opaco96.

Questi riferimenti chiamano in causa il ruolo politico dellimmaginario egualitario che, come abbiamo visto, lopposto di
ogni forma di essenzialismo97. Questo immaginario, ancora in
New Reflections (1990), pensato come porta girevole del nesso
teoria/pratica, cio come struttura dellapparenza nella quale si
naudi, Torino 1996, pp. 197-237, in partic. pp. 217 ss.), che non casualmente riprende e trascina fino al presente la prospettiva libertina della riduzione del
popolo a plebe e della separazione tra verit e sfera pubblica. Si pensi, per avere un termine di paragone adeguato, come nel 1973 trattava invece la questione Furio Jesi, Mito, ISEDI, Milano 1973, in partic. i riferimenti al duplice volto, oscuro e luminoso, dellIlluminismo, come esperienza gnoseologica del
delimitare, del dire fin qui noi siamo (Rilke) (pp. 103 s.).
94 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 82.
95 Si vedano le obiezioni che su questo punto gli muove ora Davide Tarizzo, assai pi propenso di Laclau ad ammettere che luniverso nevrotico di
Laclau-Lacan sia stato rimpiazzato da un universo psicotico e perverso, in
cui non ci sono pi neanche i punti nodali. Cfr. lIntroduzione a La ragione
populista, cit., pp. XXII-XXVI.
96 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 189.
97 Ivi, p. 187.

163

produce la verit effettuale della cosa: Dato che nessuna forza


lincarnazione delluniversale in s e per s, una volont collettiva
riuscir a consolidare la sua egemonia, solo se riuscir ad apparire
agli altri gruppi come la forza che in grado di garantire la migliore sistemazione sociale al fine di assicurare ed espandere ununiversalit che la trascende98. Leffetto di universalit poggia sullapparire della volont collettiva agli altri gruppi sociali: tale apparenza
un sinonimo del funzionamento dellimmaginario egualitario. Esso anche qui (come nel libro sulla Ragione populista) un immaginario che trova le sue origini nella Rivoluzione francese e nel suo
peuple volitivo99. Questultima espressione di Tarizzo, e individua a suo modo di vedere un preciso limite razionalistico (e io
aggiungerei: giacobino) nellintero approccio di Laclau. In queste
pagine ho tentato di individuare in esso, al contrario, una potenzialit tenuta a freno dal linguaggio post-strutturalistico. Ora, quale
che ne sia la valutazione, come collocare questo immaginario egualitario nello spazio del mito (in una relazione che non sia di pura
esclusione)? Come articolarlo con la decisione? Non si scontrano
qui due logiche, entrambe presenti in Laclau, quella costitutiva
della rivoluzione permanente e quella della differenza semiologica/ontologica, come modi alternativi di pensare limpossibilit di
chiudere il sociale?
lo stesso Laclau che invita a porre questa domanda, quando
nella concezione marxiana della rivoluzione permanente individua un approccio irriducibile a quello, parimenti presente in Marx,
legato alla concezione della stadialit economicistica100: un approccio, alla luce del quale non lo stadio relativo dello sviluppo
ci che crea la congiuntura rivoluzionaria, ma la dislocazione
della struttura101: forze pratiche attualmente in tensione.

98

Ivi, p. 81, cors. mio.


Tarizzo, Introduzione, cit., p. XX.
100 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 45.
Ancora una volta torniamo alla militanza politica come matrice delle riflessioni teoriche: il partito al quale appartenevo, aveva un orientamento di tipo nettamente nazionalistico e la sua strategia era una riformulazione della cosidetta
rivoluzione permanente (ivi, p. 198).
101 Ivi, p. 46. Cfr. anche E. Laclau, On Populist Reason, cit., pp. 125 s.
99

164

Nicola Marcucci

IL posto della critica. La dominazione


tra sociologia e politica secondo Luc Boltanski

A scuola contro la scuola


Il progetto di sociologia critica elaborato da Luc Boltanski si
sviluppato in oltre quarantanni di ricerca a partire dalla met degli
anni 60. In una prima fase della sua riflessione, Boltanski aderisce
alla sociologia critica di Pierre Bourdieu di cui allievo e con il quale firma diversi tra testi e articoli, per maturare poi, a partire dalla
met degli anni Ottanta, una riflessione autonoma sullo statuto della teoria sociologica.
Uno dei testi pi significativi del primo periodo sicuramente
La production de lidologie dominante. Questo lungo articolo venne pubblicato nel 1976 sulla rivista Actes de la Recherche en Sciences Sociales. La rivista, inizialmente apparsa sotto forma di fanzine
delle scienze sociali, vede la luce, su iniziativa di Bourdieu e del suo
laboratorio di ricerca, nel 1975.
Il saggio ha un valore paradigmatico per la definizione bourdiesiana del concetto di dominazione. Che cos unideologia dominante? Che rapporto intrattiene con la classe dominante e come questa
pu essere a sua volta definita? Queste le domande a cui il saggio cerca di rispondere interpretando la filosofia sociale implicita presentata in un corpo di testi e materiali come atti di convegni, riviste, dizionari e immagini coeve alla grande pianificazione liberale che lo
Stato francese intraprese a cavallo tra il dopoguerra e la met degli
anni 70, e che ebbero la funzione primaria [...] di esprimere e di
produrre lintegrazione logica e morale della classe dominante1. Si
1

Luc Boltanski, Pierre Bourdieu, La production de lidologie dominante,

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