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Cronopio
Verit,
ideologia e
politica
a cura di
Indice
Introduzione
33
53
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91
Massimiliano Tomba, Modernit capitalistica come inversione. Note su feticismo e fantasmagoria in Marx
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Nicola Marcucci, Il posto della critica. La dominazione tra sociologia e politica secondo Luc Boltanski
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205
ISBN 978-88-89446-_____
gioni e i propri diritti. Marx aveva ben chiaro che quei diritti sono
ugualmente suggellati dalla legge dello scambio delle merci e che la
lotta tra questi diritti uguali si iscrive totalmente nella storia della
produzione capitalistica. Non esiste un giusto salario; giusta
pu essere chiamata solo linterruzione del rapporto salariale e
quindi del continuum della guerra civile tra le classi67. Quando
Marx destituisce di senso la questione del giusto salario non intende cancellare la questione del giusto, ma salvarla denunciando
lossimoro del suo accostamento al salario.
Fabio Frosini
136
137
Un certo ordine
Tentiamo di porre le cose in un qualche ordine, iniziando da
quello cronologico. Linteressamento di Laclau a Gramsci nasce
(come egli ricorda) alla met degli anni Sessanta2, sullo sfondo dellesperienza politica in Argentina (Laclau militava nel Partido Socialista de la Izquierda Nacional) e dinnanzi ai problemi teorici posti nel dibattito teorico del marxismo. Allora (e non solo allora)
Gramsci era in Argentina una lettura quasi obbligatoria, come lo
era nellInghilterra in cui Laclau si trasfer nel 1969 con laiuto di
Eric J. Hobsbawm. Qui, in particolare, Gramsci voleva dire cultural studies, una corrente che decoll proprio verso la met degli anni Sessanta. Ma questa costellazione interna a un marxismo fortemente votato allantieconomicismo, allo studio della specifica funzione delle superstrutture e della cultura, del ruolo degli intellettuali, della politica, ecc. inevitabilmente rinvia a unaltra figura, non
perfettamente assimilabile a quella di Gramsci ed esterna ai riferimenti anglosassoni: parliamo ovviamente di Althusser e in particolare di quel salutare cataclisma rappresentato da Pour Marx (1965)3.
Quella di Laclau dunque una formazione, in cui un passaggio
attraverso Gramsci quasi naturale. Di ci si ha la chiara percezio-
2
3
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Ivi, p. 199.
Cfr. ivi, pp. 178 e 199.
ne leggendo le sue pagine, in cui, anche quando non appare direttamente, il riferimento alle categorie centrali dei Quaderni del carcere si fa sempre sentire, e che testimoniano di una lettura mai banale, mai stereotipata, ma personalissima e accurata (anche se, per
esplicita ammissione di Laclau, almeno in parte mediata dai contributi di Chantal Mouffe4). Daltra parte, Gramsci non lunico tassello nella formazione di Laclau. Laltro, importante elemento da
considerare (anche questo del resto in connessione con Althusser)
un certo uso di Lacan, che gi in Hegemony and Socialist Strategy
si combina con gli spunti del post-strutturalismo e del decostruzionismo. Ora, sul piano cronologico si pu dire che da Hegemony
and Socialist Strategy (1985) a New Reflections on the Revolution
of Our Time (1990) a Emancipation(s) (1996), fino a On Populist
Reason (2005), litinerario di Laclau si snodato come un progressivo approfondimento della svolta rappresentata dal libro del 1985,
scritto in collaborazione con Chantal Mouffe; un approfondimento che lo ha condotto a valorizzare sempre di pi il ricorso allo
strumentario teorico lacaniano5, e a sfumare o riformulare in una
nuova luce quello alle categorie di matrice economica e politica, derivate dal marxismo. Insomma, se vero che grazie a Laclau il termine e il concetto di egemonia ha conosciuto e conosce una
straordinaria fortuna fuori dei confini del mondo gramsciano in
senso stretto (si pensi alluso che se ne fa oggi nei subaltern studies,
approccio incomprensibile senza la mediazione rappresentata da
Hall, che a sua volta profondamente debitore di Laclau, anche se
a un livello di maggiore linearit concettuale6), altrettanto vero
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che in questo passaggio esso ha conosciuto una progressiva trasformazione, che ne ha modificato elementi portanti, adattandolo sempre meglio a un universo di pensiero post-moderno.
Egemonia e surdeterminazione
Quella di egemonia la nozione-chiave del post-marxismo di
Laclau, la nuova logica politica di cui ricostruisce in Hegemony
and Socialist Strategy una genealogia nel discorso marxista7, che ne
mostra al contempo la necessit e limpossibilit: da una parte, tutto il discorso marxista, nel suo costante confronto con il problema
della politica, la ricerca di una forma di pensiero capace di sfuggire alle aporie derivanti sia dalla pretesa di trattare la societ/storia
come un corpo naturale, sia dal dualismo (struttura/azione, oggettivit/soggetto) conseguente al tentativo di reintrodurre la politica
in questo quadro chiuso; dallaltra, questa stessa dinamica rende il
problema insolubile, dato che il rafforzamento del momento politico dovr sempre implicare un contestuale indebolimento di quello economico, ma mai la sua scomparsa, essendo la realt, per il
marxismo, sempre e comunque dualistica in ragione delloggettivismo che lo percorre8.
Gramsci , nella ricostruzione di Laclau, il culmine di questa impossibile ricerca: nei Quaderni del carcere si trova tanto la messa in
discussione definitiva delleconomicismo, quanto il fallimento del
tentativo di oltrepassare il suo orizzonte9. Lo stesso accade in Althusser. Laccostamento a Gramsci di questultimo10 reso possibile dalla limitazione della sua importanza alla nozione di surdeterminazione11, in base alla quale i rapporti sociali sono sempre im7
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mersi in un processo simbolico al di qua del quale non si pu individuare nessun significato letterale capace di ridurli a momenti necessari di una legge immanente12. La logica della surdeterminazione stabilisce il carattere costitutivamente incompleto, aperto
e politicamente negoziabile di ogni identit, in quanto la presenza di alcuni oggetti negli altri impedisce la fissazione delle loro rispettive identit13, la loro letteralizzazione. La non oltrepassabilit
del simbolico rende conto di ci, che essere e discorso non sono separabili (il modo di essere, cio la forma, luniversale, sempre stabilito dentro un discorso)14: di conseguenza la societ e gli
agenti sociali non hanno nessuna essenza ultima e stabile, e le loro regolarit stanno semplicemente nelle relative e precarie forme di
fissazione che accompagnano lo stabilimento di un certo ordine15.
Il nesso di questo ragionamento con il concetto gramsciano di
egemonia immediato: egemonia una forma della politica (in un
certo senso, che verr spiegato in seguito, la forma specificamente
moderna), perch la societ non oggettivabile in leggi naturali, n
pu essere costretta in unimmutabile tradizione; o detto altrimenti: la politica non calcolo o amministrazione o scienza, ma
appunto egemonia (strategia), perch una scienza descrittiva della
societ impossibile, dato che linsieme dei processi simbolici non
rappresentabile in unimmagine univoca, non riducibile a un
senso letterale oggettivo, a leggi.
Cos, prendendo le mosse dallinterno del marxismo, la nozione di egemonia sar pienamente sviluppabile solo a condizione di
abbandonare lequivalenza tra economia e oggettivit, o meglio la
stessa logica essenzialistica, fondazionale, che porta a individuare in
una qualche istanza del sociale un punto non ulteriormente condi-
del 1963 e pubblicato nellagosto dello stesso anno. Cfr. E. Laclau, C. Mouffe,
Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 98.
12 Ibidem.
13 Ivi, p. 104.
14 Cfr. la dettagliata discussione di questi problemi in E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp. 105-112, che una risposta
alle critiche mosse a Hegemony and Socialist Strategy da Norman Geras (PostMarxism?, in New Left Review, ***, 1987, 163). Essa pu valere anche come risposta alla banalizzazione e ridicolizzazione di Terry Eagleton, Che cos
lideologia (1991), trad. it. il Saggiatore, Milano 1993, pp. 282-287.
15 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 98.
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zionato, da cui prendere le mosse per spiegare tutto il resto. Egemonia designa pertanto linsieme di processi e strategie che continuamente ri/articolano politicamente la societ, costituendo a partire da s stessi, senza nessun riferimento o vincolo oggettivo, la
segmentazione politica della societ. I processi egemonici non sono
il riflesso di un ordine a essi esterno, ma lespressione dellimpossibilit di ordinare una volta per tutte la societ. lirrappresentabilit scientifica della societ, ci che fa s che essa sia rappresentabile solo politicamente, cio progettabile attraverso un intervento
strategico che, partendo da una serie di elementi che sono ordinati
in una determinata maniera, costruisce una serie differente, senza
che il primo ordinamento, n il secondo, siano in nessun modo oggettivamente radicati in unessenza o legge di sviluppo della societ. La politica insomma la costruzione di un ordine contingente,
ed evento contingente essa stessa (non detto che questi due ordini di questioni siano identici o conciliabili), in quanto non solo
lordine nuovo avrebbe potuto essere diverso, ma la stessa nuova
egemonia avrebbe potuto n affermarsi, n essere formulata.
142
La particolare situazione della lotta politica in Argentina alla fine degli anni Cinquanta con la presenza del peronismo, di unoligarchia liberale incapace di conquistare legemonia, di una caratterizzazione nazionalistica dei partiti di sinistra20 determina lesigenza di venire a capo della logica specifica delle ideologie e della
dinamica degli antagonismi politici: Tutto ci che ho tentato di
pensare teoricamente in seguito la diaspora delle posizioni soggettive, la ricomposizione egemonica delle identit frammentate, la
18 Ivi, p. 225, e ovviamente cfr. Ernesto Laclau, Emancipation(s), Verso,
London and New York 1996.
19 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 200.
Cfr. Oliver Marchart, Politics and the Ontological Difference. On the strictly
philosophical in Laclaus work, in Laclau. A critical reader, cit., pp. 54-72, qui
55: Despite its crystal-clear and logical argumentative procedures, [...] the
very nature of his thought is decisively strategic.
20 Cfr. E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp.
197-200.
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21
Ivi, p. 180.
Laclau assume che il marxismo sia coestensivo al socialismo e al comunismo della Seconda e Terza Internazionale, che cio non abbia senso interrogarsi sul marxismo al di fuori del legame diretto o indiretto con la storia del
movimento operaio. La stessa ricostruzione presente in Hegemony and Socialist Strategy, scandita sui dibattiti tra i maggiori teorici della Seconda e Terza
Internazionale, testimonia di questo approccio. Esso si pu accettare, in quanto mette in rilievo il fatto che la teoria marxista ha uno statuto di assoluta peculiarit, in quanto necessariamente deve fondersi con un movimento di massa; ma diventa limitativo, nel momento in cui a) considera secondarie le alternative (anche perdenti e isolate) presenti nella storia del marxismo (o dei marxismi?), finendo per assecondare una sorta di primato epistemologico del presente, contro cui del resto Laclau combatte (cfr. p. es. New Reflections on the
Revolution of Our Time, cit., pp. 118-121); b) spinge a trascurare un approfondito confronto con Marx, privilegiando limmagine oggettivistica che della sua
opera hanno dato Engels e lo stesso Marx (cfr. ivi, pp. 181 s. e sopratutto, in
forma semplificata e quasi caricaturale, Ernesto Laclau, Articulation du sens et
limites de la mtaphore, in Archives de philosophie, 70, 2007, 4, pp. 599-624,
qui 615 s.), come se il momento althusseriano, a cui Laclau deve moltissimo,
non ci fosse mai stato.
22
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Pensare la contingenza
Come pensare la contingenza? Lapparato categoriale poststrutturalistico costituisce un orizzonte, che rende possibile un insieme di operazioni teorico-discorsive nascenti dallintrinseca in23
Cfr. E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., pp.
207 s.
24
Ivi, p. 191.
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stabilit della relazione significante/significato25. Il post-strutturalismo prende le mosse dal carattere arbitrario del nesso significante/significato, e lo conduce alle sue estreme conseguenze; in primo
luogo, allaffermazione ontologica di una struttura assente:
La critica dello strutturalismo implic una rottura con [la] concezione
di uno spazio strutturale pienamente costituito, ma al contempo rifiut qualsiasi ritorno a una concezione delle unit [semiologiche] come
entit distinte, in modo fisso e nomenclatorio, dal riferimento a un oggetto. Ne risult la concezione di uno spazio relazionale incapace di
costituirsi come tale di un campo dominato dal desiderio di una
struttura che, sempre, finiva per per risultare assente. Il segno il nome di una scissione, di una sutura impossibile tra significante e significato26.
I rapporti sociali essendo sempre surdeterminati, dunque investiti in un discorso ideologico, in un processo di significazione, si
dar di conseguenza unimpossibilit di pensare la societ come totalit chiusa, percorsa da leggi oggettive relative a puri e isolabili
fatti. Occorre rinunciare alla concezione della societ come totalit che fonda i propri processi parziali, al modo di Hegel, e considerare invece il carattere di apertura del sociale come fondamento costitutivo o essenza negativa dellesistente, e i diversi ordini
sociali come dei precari e in ultima istanza fallaci tentativi di addomesticare il campo delle differenze27. Le varie strutture di ordine
politico non rispecchiano una scala scritta in modo immanente nella societ, n esprimono tendenze oggettivamente presenti, n infine attualizzano in modi differenti un Ordine . Piuttosto, la necessit esiste solo come una parziale limitazione del campo della contingenza28, e daltra parte questultima non un altro nome, rovesciato, negativo, dellOrdine. I segni (unit di significante e significato) si danno, mentre ci che non si d , da una parte, la loro fis-
25
Ibidem.
E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 113. Il
rinvio, dobbligo, a U. Eco, La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica, Bompiani, Milano 1980 (19681), nella cui parte quarta si trova una
ricostruzione accurata della crisi dello strutturalismo, e in particolare nel cap.
5 (pp. 323-360) delle posizioni di Lacan, Derrida e Foucault.
27 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., pp. 95 s.
28 Ivi, p. 111.
26
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29
Ibidem.
Ibidem. Cfr. ivi, pp. 112 s.
31 Ivi, p. 105.
32 Ibidem.
33 Ivi, p. 112.
34 Questi traducono i lacaniani points de capiton.
35 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 113.
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Punti nodali
La nozione di punti nodali la chiave per intendere il concetto
di articolazione, e quindi lintera concezione della contingenza che
Laclau mette allopera in Hegemony and Socialist Strategy. Come
si costituisce e quale funzione svolge un punto nodale? Esso una
limitazione della produttivit del significare36, cio una parziale
fissazione del significato del sociale entro un sistema organizzato
di differenze37. Ma dato che, come si visto, qualsiasi limitazione
del campo infinito della discorsivit presuppone lintervento di un
elemento esterno a ci che viene ridotto alla logica delle differenze,
il punto nodale, per essere il centro organizzatore di un sistema di
differenze, non potr cadere a sua volta sotto la logica che alimenta e garantisce. In altre parole, la produzione di uno spazio ordinato di differenze poggia sullesistenza funzionante di un punto irriducibile a quel sistema di differenze, un punto che, rispetto a esse, rappresenta pertanto il campo infinito della discorsivit, dunque la dissoluzione di quello stesso ordine da esso posto in opera38.
La costituzione di un sistema ordinato di differenze pertanto una
struttura fin dallinizio scissa, in quanto lordine reso possibile
precisamente da ci che lo rende impossibile.
Il punto nodale pu difatti supportare la propria funzione aggregante e ordinante, solo in quanto un significante investito di un significato irriducibile alla logica differenziale, dunque alla logica stessa della significazione. Infatti, lunico esempio di
punto nodale presente in Hegemony and Socialist Strategy,
quello dellimporsi del principio democratico della libert e delleguaglianza come nuova matrice dellimmaginario sociale39.
Questa decisiva mutazione nellimmaginario politico delle societ occidentali ebbe luogo duecento anni or sono, e pu essere cos
descritta: la logica dellequivalenza fu trasformata nello strumento
fondamentale di produzione del sociale40. Per logica dellequivalenza, Laclau intende un processo di dissoluzione del carattere
41
Ivi, p. 127.
Ibidem.
43 In questo caso la relazione tra le due polarit potrebbe essere costruita in maniera diretta e positiva, ci che renderebbe impossibile la completa
cancellazione delle differenze (ibidem).
44 Ivi, pp. 127 s.
45 Sullantagonismo come limite del sociale/delloggettivit cfr. ivi, pp.
122-127.
42
36
Ivi, p. 112.
Ivi, p. 135.
38 Cfr. gli sviluppi contenuti in E. Laclau, Emancipation(s), cit., pp. 36-46.
39 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., pp. 154 s.
40 Ivi, p. 155.
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Immaginario egualitario
A un certo punto della storia, dunque, la logica dellequivalenza
stata socialmente posta alla base dellarticolazione della societ:
ci accaduto in quellampio movimento di emancipazione che ha
prodotto la moderna societ occidentale, cio quella organizzazione sociale che revoca in questione tutte le differenze prima considerate naturali; nella quale tutte le identit vengono a essere
considerate come articolate e prodotte, e non chiuse e date per tradizione. Solo in questo spazio il sociale (differenza) viene prodotto
mediante lequivalenza (antagonismo), il positivo fondato sul negativo, il sistema poggia insomma sulla propria stessa impossibilit.
Infatti in una comunit contadina medioevale, larea disponibile
alle articolazioni differenziali minima, e pertanto non vi sono forme egemoniche di articolazione: c il passaggio brusco da pratiche
ripetitive entro un sistema chiuso di differenze, a equivalenze frontali e assolute, quando la comunit si trova a essere minacciata46.
Catene di equivalenza possono darsi anche nella societ feudale (si
pensi al millenarismo, che lantagonismo nella sua forma pi
pura47, in quanto rappresenta il limite del sociale come alternativa
totale al sociale stesso48), ma solo nella societ post-feudale possono
esserci punti nodali, cio mediazioni sempre in atto tra equivalenza e differenza, identificazione reale di stabilit e instabilit,
di conservazione e innovazione. Quella moderna insomma una
societ che, a differenza di quelle tradizionali, costruisce la propria
identit e la propria struttura gerarchica nella (e non: nonostante la)
trasformazione continua di tutti i rapporti e nella (e non: nonostante la) continua messa in discussione di tutte le gerarchie date. La politica come egemonia espressione di questa forma di organizzazione sociale, in cui le differenze sono tali, solo in quanto vengono attivamente articolate da una politica che continuamente risegmenta
uno spazio fondamentalmente equivalente49.
46
Ivi, p. 138.
Ivi, p. 136.
48 Cfr. ivi, pp. 129 s.
49 Ecco perch la forma egemonica di politica diventa dominante allinizio dei tempi moderni, quando la riproduzione delle differenti aree sociali ha
luogo in condizioni che cambiano in permanenza, ci che costantemente richiede la costruzione di nuovi sistemi di differenza (ivi, p. 138).
47
150
50
Ivi, p. 155.
Ivi, p. 160.
52 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 187.
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Dislocazione
Mi pare che il nesso tra limmaginario e, da una parte, la materialit delle lotte e dei rapporti sociali, dallaltra la costituzione di
spazi di pensabilit, sia uno dei luoghi maggiormente importanti,
ma anche maggiormente problematici, di un libro come Hegemony
and Socialist Strategy. Limmaginario infatti occupa due luoghi distinti nellargomentazione: un concetto descrittivo, grosso modo
equivalente a ideologia (immaginario il luogo in cui si condensano socialmente le pratiche di articolazione del potere)53, ma anche un concetto analitico, in quanto permette di pensare la distinzione tra fasi storiche differenti. Infatti, come si gi visto, Laclau
parla di una decisiva mutazione avvenuta nellimmaginario politico delle societ occidentali [...] duecento anni orsono54, mutazione che concerne linterna struttura (la forma e non solo il contenuto) dellimmaginario stesso: cambia infatti il rapporto tra logica
dellequivalenza e logica della differenza, in modo che sorge la possibilit di due cose strettamente correlate: la democrazia e la critica.
In effetti, ci che Laclau chiama immaginario democratico, un
immaginario compenetrato dal principio della critica come critica di
massa; unideologia che non pi soltanto ideologia, ma ha iniziato a essere filosofia (o teoria).
Questa idea di modernit , mi pare, di matrice illuministica: in
effetti la mutazione della forma dellimmaginario fa pensare al mutamento del rapporto tra pubblico e ragione presupposto dalla kantiana uscita dallo stato di minorit. Ma non qui, credo, il
suo significato pi profondo. Esso risiede invece, a mio avviso, nel
peculiare statuto bifronte dellimmaginario: da un lato, le sue trasformazioni individuano la genesi storica del pensiero della contingenza; dallaltro esso rende conto teoricamente della saldatura dei
processi di trasformazione sociale con la loro pensabilit. In quanto tale, limmaginario un territorio dai confini indefiniti: da un
53 ci che in precedenza Laclau chiamava doxa o discorso di senso
comune, come luogo in cui si condensa linsieme di articolazioni in cui
consiste il potere; a cui va raffrontata una teoria come processo critico che
conduce alla purificazione di ogni concetto e che consiste nel rompere quei
legami tra concetti che sono il mero residuo di opinione e costume (E. Laclau,
Politics and Ideology in Marxist Theory, cit., p. 7).
54 E. Laclau, C. Mouffe, Hegemony and Socialist Strategy, cit., p. 155.
152
55
153
di dislocazione una generalizzazione della nozione di punti nodali: essa estende ora a qualsiasi sistema sociale la struttura contingente che, in Hegemony and Socialist Strategy emergeva come peculiarmente legata allet moderna. Si tratter quindi di distinguere
diversi gradi di dislocazione, e si potr dire che quanto minore esso , tanto maggiore sar lefficacia della logica della differenza; e
viceversa, quanto maggiore, tanto maggiore sar il peso della logica
dellequivalenza. Cos, limporsi della modernit capitalistica pu
essere visto come una generalizzazione delle relazioni dislocatorie, ci che comporta un triplice effetto: 1) il ritmo accelerato delle trasformazioni storiche conduce a una maggiore consapevolezza
di massa della storicit dellessere degli oggetti; 2) quanto pi una
struttura dislocata, tanto maggiore lo spazio lasciato libero alle
decisioni da essa non determinate, con conseguente crescita del
ruolo del soggetto; 3) la dislocazione di una struttura comporta una moltiplicazione dei centri di potere, in quanto si moltiplicano gli antagonismi59.
Come si vede, la logica della dislocazione rende ragione del formarsi di quel terreno peculiarmente moderno, in cui lantagonismo
si generalizza e la logica dellequivalenza diventa dominante. Ora
per il dominio della logica dellequivalenza non d luogo a un cortocircuito tra immaginario e teoria, perch esso stesso effetto della dislocazione, che, mentre produce gli antagonismi, dissolvendo
loggettivit del sociale, forma il terreno su cui pu collocarsi una
risposta che tenti di ricostituire quella oggettivit, quella rappresentabilit, in termini necessariamente esterni a ci che rappresentabile entro la struttura stessa.
Questa risposta il mito60, il cui successo, la cui cristallizzazione, d luogo a una nuova oggettivit. Se la dislocazione c sempre stata, vi sempre stato mito, vi sempre stato il processo di ricostituzione delloggettivit sociale a partire dal suo esterno costitutivo61, vi sempre stata egemonia62; di conseguenza il passaggio alla modernit non segna una discontinuit radicale, non introduce una nuova forma. Il termine immaginario, a sua volta, a
59
Ivi, pp. 39 s.
Cfr. ivi, p. 61.
61 Ivi, p. 59. Cfr. ivi, p. 50.
62 Lefficacia del mito essenzialmente egemonica (ivi, p. 61).
60
154
differenza da Hegemony and Socialist Strategy, designa ora un mito che si sia distaccato radicalmente dalla letteralit delle sue rivendicazioni iniziali, e sia diventato lorizzonte illimitato di iscrizione di ogni rivendicazione sociale e di ogni possibile dislocazione63.
Limmaginario insomma un mito epocalmente affermatosi come
superficie di iscrizione generale di molteplici miti. Esempi di immaginario sociale sono il millennio cristiano, la concezione illuministica e positivistica del progresso, la societ comunista [...]: in quanto modi di rappresentazione dellautentica forma della pienezza,
sono collocati al di l della precariet e delle dislocazioni tipiche del
mondo degli oggetti64. Mentre un mito tende a ricostruire unoggettivit nel vuoto di una dislocazione determinata, un immaginario la stessa forma delloggettivit priva di qualsiasi oggetto determinato.
Mito e politica
La politica si d necessariamente nella forma del mito. Per mito non occorre intendere la riemersione di qualcosa di primitivo
e irrazionale nelle societ moderne65: al contrario, il mito costitutivo di ogni possibile societ essendo lo spazio mitico, quello
formato come principio di riordinamento degli elementi dislocati
di una struttura66. Quindi nel capitalismo contemporaneo, essendo il grado di dislocazione altissimo, lo spazio del mito cresce e non
diminuisce67.
Il mito sorge infatti nel fallimento di unoggettivit strutturale68, l dove la rappresentabilit cessa, dando luogo allevento69
irrappresentabile, pura temporalit opposta allo spazio della
ripetibilit e, quindi, dei significati strutturati: in una parola, della
rappresentazione70. Ma la politica al contempo una risposta agli
63
155
71
Ivi, p. 62.
Ivi, p. 44.
73 Judith Butler, Ernesto Laclau, Slavoj Z
izek, Contingency, Hegemony,
Universality. Contemporary Dialogues on the Left, Verso, London and New
York 2000, p. 184.
72
156
74
157
158
Questioni metafisiche
Secondo Laclau, larticolazione politica del sociale sorge da antagonismi, senza per esserne una conseguenza. Cos, il passaggio
di una classe da corporativa a egemonica afferma riprendendo una fondamentale distinzione gramsciana non dovuto allelaborazione coerente di un contenuto al principio presente in maniera confusa, ma al fatto che la dualit della rappresentazione
[corporativa ed egemonica, scil.] stata presente fin dallinizio; perch ogni spazio mitico esterno alla dislocazione che pretende di
suturare; e perch ogni gruppo, da questo punto di vista, esterno
alle proprie stesse rivendicazioni81. Su questa base, scrive altrove
Laclau, si pu dire che gli atti che istituiscono il legame sociale sono decisioni contingenti che presuppongono relazioni di potere82.
Pertanto, luniversalizzazione della rappresentazione non altro
che una riorganizzazione del legame sociale dislocato, a partire da
un mito non dipendente da esso, che lo istituisce ex novo.
Ma in che modo si rapporta questa riorganizzazione al suo
presupposto, alle relazioni di potere? Laclau risponde che
una relazione di condizionamento, che precisamente rende alcune
forze sociali, in determinate congiunture, pi capaci di altre di organizzare unegemonia. Questo per, aggiunge, non un ritorno
alla vecchia concezione delleffettivit (effectivity) storica delle
forze sociali, perch quelle collocazioni strutturali ineguali, alcune delle quali rappresentano punti di alta concentrazione del potere, sono esse stesse il risultato di processi, in cui la logica della differenza e la logica dellequivalenza si surdeterminano reciprocamente83. Gli antagonismi non sono dunque tutti uguali: essi acquistano il proprio significato dal modo in cui si rapportano, come a
un proprio presupposto, a unineguaglianza o irregolarit
(unevenness) del sociale che , a sua volta, il prodotto di un sistema
egemonico. Questo per equivale a dire che anche il carattere ineguale del sociale prodotto in ultima istanza di un atto di decisione contingente di cui si persa la traccia, che si cristallizzato
in potere: il potere semplicemente la traccia della contingenza,
il punto in cui loggettivit rivela lalienazione radicale da cui de81
159
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161
Lalternativa sembra netta: nel primo caso che lo sfondo metafisico di un certo materialismo e immanentismo moderno a cui
appartiene anche Gramsci91 si d legame contingente, solo se si d
congiuntura, dunque irregolarit e ineguaglianza della superficie
del sociale; nel secondo invece la contingenza c solo se quella irregolarit viene rimessa in movimento e sciolta nellevento, se
viene ricondotta alla pienezza della temporalit pura, a quella irrappresentabilit radicale, dentro la quale solamente pensabile la decisione. Lalternativa tra una contingenza pensata come pluralit
dei tempi in spazi diversi ma correlati, dunque reciprocamente immanenti (traducibili), e una pensata come antitesi tra Tempo della
decisione e spazi dellordine, dove il Tempo (necessariamente singolare) e gli spazi (strutturalmente plurali) sono reciprocamente trascendenti, e gli spazi si correlano solo per via differenziale e non
per catene di equivalenze92.
Possiamo a questo punto riprendere la domanda formulata nel
cap. 4, relativa al modo in cui il linguaggio del post-strutturalismo
concretamente assolve alla propria funzione politica nel pensiero di
Laclau. Evidentemente, quel linguaggio risponde a una profonda,
storica sfiducia nelle possibilit della politica come terreno dellemancipazione delle masse: dopo una rapida parentesi (segnata dallascesa dei partiti di massa e quindi della partecipazione politica),
le masse tornano sotto le protettive dinamiche passionali orchestrate dai sapienti facitori di miti93. Dinnanzi a questo stato di cose,
91 Ho tentato di argomentare questo punto nel mio La religione delluomo moderno. Politica e verit nei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci,
in corso di stampa presso leditore Carocci di Roma.
92 Il modello laclauiano di esteriorit sembra rispecchiare la struttura
schmittiana della decisione (Dal punto di vista del contenuto della norma che
sta a fondamento ogni momento decisionale costitutivo specifico qualcosa di
nuovo e di esterno. In senso normativo, la decisione nata da un nulla, C.
Schmitt, Teologia politica, in Id., Le categorie del politico. Saggi di teoria politica, trad. it. il Mulino, Bologna 1972, p. 56), pi ancora che la dicotomia heideggeriana ontico/ontologico, a cui Laclau rinvia. Se vero infatti che la decisione il momento del soggetto prima della soggettivazione (J. Butler, E.
Laclau, S. Zizek, Contingency, Hegemony, Universality, cit., p. 79), essa accade grazie allisolamento del soggetto stesso, per cui oppone singolarit e mondo (al modo di Kierkegaard: cfr. ibidem), e non, come in Heidegger, esistenza
quotidiana e apertura dellesserci.
93 Questo modo di vedere viene perfettamente espresso, p. es., da Carlo
Ginzburg (Mito, in I Greci. Storia Cultura Societ, dir. da S. Settis, Vol. I, Ei-
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in cui la libert/verit si rifugiata nel ridotto della Differenza/Assenza/Alterit, la reazione pu variare dal disincantato lasciar essere al pessimismo disperato, fino magari a un neo-libertino disprezzo per il volgo. Va detto che latteggiamento di Laclau non risponde a nessuno di questi schemi: il suo ottimismo politico94
poggia su di una persistente fiducia nella ragione e nellemancipazione delle masse95. Il suo pi recente libro, sulla ragione populistica, tutto il contrario dellaccettazione del circolo vizioso democrazia-demagogia: la messa a fuoco della sfida decisiva della
democrazia nellepoca delle masse, nella convinzione (che potrebbe essere senzaltro estesa a Gramsci) che
non vediamo pi in noi stessi le successive incarnazioni dello spirito
assoluto Scienza, Classe, Partito ma i poveri uomini e donne che
pensano e agiscono in un presente sempre transeunte e limitato; ma
quella stessa limitazione la condizione della nostra forza: noi in tanto possiamo essere noi stessi e considerarci i costruttori del mondo,
solo in quanto gli di sono morti. Non c pi un Logos, a noi esterno, il cui messaggio ci tocchi decifrare negli interstizi di un mondo
opaco96.
Questi riferimenti chiamano in causa il ruolo politico dellimmaginario egualitario che, come abbiamo visto, lopposto di
ogni forma di essenzialismo97. Questo immaginario, ancora in
New Reflections (1990), pensato come porta girevole del nesso
teoria/pratica, cio come struttura dellapparenza nella quale si
naudi, Torino 1996, pp. 197-237, in partic. pp. 217 ss.), che non casualmente riprende e trascina fino al presente la prospettiva libertina della riduzione del
popolo a plebe e della separazione tra verit e sfera pubblica. Si pensi, per avere un termine di paragone adeguato, come nel 1973 trattava invece la questione Furio Jesi, Mito, ISEDI, Milano 1973, in partic. i riferimenti al duplice volto, oscuro e luminoso, dellIlluminismo, come esperienza gnoseologica del
delimitare, del dire fin qui noi siamo (Rilke) (pp. 103 s.).
94 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 82.
95 Si vedano le obiezioni che su questo punto gli muove ora Davide Tarizzo, assai pi propenso di Laclau ad ammettere che luniverso nevrotico di
Laclau-Lacan sia stato rimpiazzato da un universo psicotico e perverso, in
cui non ci sono pi neanche i punti nodali. Cfr. lIntroduzione a La ragione
populista, cit., pp. XXII-XXVI.
96 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 189.
97 Ivi, p. 187.
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Nicola Marcucci
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