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La destra e la sinistra hegeliana

Nel 1831, anno della morte di Hegel, i suoi allievi si dividono in due “schieramenti”, destra e sinistra,
caratterizzate da un diverso atteggiamento nei confronti della religione e della politica.

Mentre la destra metteva in accordo filosofia e religione (alla filosofia veniva dato il compito di conservare,
giustificare razionalmente la religione), la sinistra concepiva la filosofia come strumento per superare,
distruggere la religione. Politicamente parlando invece, la destra assunse un atteggiamento conservatore,
mentre la sinistra un atteggiamento rivoluzionario.

Feuerbach
La figura di maggior spicco della Sinistra hegeliana è quella di Ludwig Feuerbach, fondatore dell’ateismo
filosofico ottocentesco.

Feurbach nacque in Baviera nel 1804 e mori nel 1872. Le sue opere principali sono “L’essenza del
cristianesimo” e “L’essenza della religione”.

Lo scopo della filosofia di Feuerbach è quello di cogliere l’uomo e la realtà nella loro concretezza . Tuttavia
per farlo serve capovolgere i temi del sistema filosofico di Hegel che identificava il soggetto con l’idea
di spirito e il predicato con il finito. Quindi bisogna rovesciare i rapporti di predicazione facendo
precedere il concreto con l’astratto, il concreto crea l’astratto, quindi l’uomo ha creato Dio.

La critica alla religione


Infatti non è Dio (astratto) ad aver creato l’uomo (concreto), ma l’uomo ad aver creato Dio. Infatti Dio,
per Feuerbach, non è altro che la proiezione illusoria di alcune qualità umane, in particolare di quelle
“perfezioni” che sono la ragione, la volontà e il cuore.

Il mistero della teologia è l'antropologia, che è autocoscienza dell'uomo. In merito alla nascita dell’idea di
Dio nell’uomo, Feuerbach propone varie ipotesi:
• Dio come personificazione immaginaria delle qualità della specie: mentre l’uomo avverte se stesso
come debole e fragile, percepisce l’uomo in quanto specie onnipotente.
• Dio come divinità in cui tutti i desideri sono realizzati: il volere dell’uomo è infinito, il potere finito, in
Dio volere e potere coincidono. Tant’è che – nota Feuerbach – il dio dei Greci era limitato, perché
limitati erano i desideri dei Greci, quello dei cristiani è illimitato, perché illimitato è il desiderio dei
cristiani.
• Dio come luce, aria, acqua, terra: elementi senza i quali l’uomo non potrebbe vivere.

Alienazione e ateismo. Qualunque sia l’origine della religione, è comunque certo, secondo Feuerbach, che
essa costituisce una forma di alienazione dove l'uomo si divide e proietta fuori di sè Dio e alla quale si
sottomette. L’uomo tanto più pone in Dio più toglie a se stesso.

L’ateismo invece è un atto di onestà filosofica e un dovere morale. Infatti, secondo Feuerbach, è
ormai venuto il tempo che l'uomo recuperi in sé i predicati positivi.
Detto altrimenti, ciò che nella religione è soggetto deve ri-diventare predicato. Quindi Dio
(soggetto) non è più sapienza, volontà e amore (predicato), ma, al contrario, la sapienza,
la volontà e l'amore umano (soggetto) sono divini (predicato). Di conseguenza, il compito
della vera filosofia non è più quello di porre il finito nell'infinito (ossia di risolvere l'uomo
in Dio) ma quello di porre l'infinito nel finito (ossia di risolvere Dio nell'uomo). Ciò fa sì
che l'ateismo di Feuerbach non abbia un carattere puramente negativo, ma si presenti
anche, in positivo, come proposta di una nuova divinità: l'uomo.

La critica a Hegel.
Se la religione è un'antropologia capovolta, l'hegelismo si configura come una teologia
mascherata, o meglio, come una teologia razionalizzata che costituisce la traduzione, in
chiave «speculativa», di tutto il filone teologico dell'Occidente.

In ogni caso, argomenta Feuerbach, l'Idea o lo Spirito di Hegel, analogamente al Dio della
Bibbia, non è altro che un fantasma di noi stessi, ovvero il frutto di un'astrazione alienante.

La critica ad Hegel equivale, di fatto, alla fondazione di una nuova filosofia incentrata
sull'uomo.

Umanismo e filantropismo. Questa dottrina viene definita anche "umanesimo naturalistico" perché
l'uomo è l'oggetto e la natura è la realtà da cui tutto dipende.
Il nucleo di questo umanismo naturalistico è costituito dal rifiuto di considerare l'uomo come astratta
spiritualità o razionalità, per concepirlo piuttosto come essere che vive, che soffre e che avverte una serie di
bisogni dai quali si sente dipendente. È sensibile e ha passioni e amando si apre al mondo. L'uomo è bisogno,
sensibilità, amore e per questo dipende per forza da qualcun altro o fa dipendere.

Ecco che l'uomo non può stare senza il tu. Da ciò nasce il comunismo filosofico che sostiene la dottrina
dell'essenza sociale dell'uomo.

Quindi dall’ateismo si passa alla filantropia. Dall’amore per Dio all’amore per l’uomo, dalla fede in Dio alla
fede nell’uomo, dalla trascendenza all’immanenza.

L’uomo è ciò che mangia: l’odierna rivalutazione del materialismo di


Feuerbach
Il materialismo antropologico di Feuerbach può essere sintetizzato dall’espressione l’uomo è ciò che mangia:
Feuerbach fa leva sull’unità psicofisica dell’individuo e sul fatto che, se si vogliono migliorare le condizioni
spirituali di un popolo, bisogna innanzitutto migliorarne le condizioni materiali, a cominciare
dall’alimentazione.
Feuerbach pone indirettamente l’accento anche sul problema del lavoro, fonte prioritaria di guadagno e,
quindi, di sostentamento. Sarà poi Karl Marx a compiere un ulteriore passo in avanti in questa direzione,
individuando lo stretto rapporto di reciproca implicazione che lega i bisogni naturali degli esseri umani con il
procedere della storia: il punto di partenza, questo, del materialismo marxista.

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