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Interpretazioni

Medioevo e Rinascimento: mondi estranei o in progressivo sviluppo l’uno verso l’altro? (capitolo 8)
L’interpretazione della creatività e del dinamismo che si registrano come una fase di ripresa dopo un lungo periodo di oscurità ha
portato alle categorie di «Rinascimento» e «Medioevo», intese come due epoche contrapposte. Oggi, tuttavia si preferisce parlare di
continuità ed evoluzione della civiltà europea. Lo storico F. Chabod fa il punto sul dibattito e propone una sua soluzione: nel Rinasci-
mento giungono a piena espressione modi di vita ed elementi di cultura certamente non del tutto assenti nel Medioevo, ma che in
quella fase diventano una visione del mondo organica ed esplicita.

Il quadro tradizionale dell’antitesi Del tutto opposti al quadro tradizio- di rifioriture intellettuali ed artistiche
Medioevo-Rinascimento è già pie- nale del Rinascimento sono i risultati pur nei secoli che un tempo erano
namente tracciato dagli uomini del e le affermazioni di parte della critica detti i secoli di ferro, e si è parlato di
Quattrocento e del Cinquecento […]. recente [… che] hanno infatti condot- una rinascenza carolingia, di una ri-
Crollo dell’Impero romano, trionfo to ad una netta riabilitazione della vita nascenza ottoniana, anche prima,
del Cristianesimo avverso all’antica dell’età di mezzo, anche dal punto di dunque, di giungere alla rinascenza
civiltà pagana, fine di quest’ultima, vista artistico-letterario. […] Si è visto francese del secolo XII. […]
tenebre del Medioevo: è il quadro come la civiltà antica non sia affatto Si pone così nettamente il problema:
classico […]. [Un quadro che ebbe andata smarrita […] e abbia invece che cosa dobbiamo intendere per Ri-
poi seguito anche nel secolo succes- lasciato in eredità ai secoli di mezzo nascimento?
sivo], basti pensare alla celeberrima norme giuridiche, consuetudini eco- Quello per cui il Rinascimento è tale
opera di Jakob Burckhardt, La civiltà nomiche e, anche, tradizioni culturali; […] è il modo con cui i propositi e
del Rinascimento in Italia, capolavo- si è posto in rilievo come, al di sotto le azioni degli uomini vengono si-
ro [del 1860] da cui il Rinascimento dell’apparente uniformità «religiosa» stemati concettualmente e da puro
usciva fuori come uno splendido fio- dei secoli tra il VI e il XIV, sia vissuto agire pratico, istintivo, diventano un
re, d’improvviso sbocciato in mezzo un mondo complesso di sentimenti e credo spirituale, un programma […]
al deserto […]. di idee […]; si sono riscoperti periodi ideale di vita, norma teorica […].

F. Chabod, Il Rinascimento, in Scritti sul Rinascimento, Torino, Einaudi, 1967

«Civilizzare» o «colonizzare»? La pretesa superiorità culturale giustifica la violenza? (capitolo 9)


Gli storici hanno analizzato attentamente cronache del Quattro-Cinquecento, per cercare di comprendere le motivazioni di chi so-
stenne che gli Indios non erano uomini, o almeno non lo erano pienamente, ma anche quelle di chi li difese. Leggiamo una pagina
tratta dalla fondamentale opera di Tzvetan Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’«altro». Todorov riflette a proposito
dell’azione «civilizzatrice» – oggi invece detta «colonizzatrice» – degli spagnoli nei confronti degli indigeni.

Taluno potrà stupirsi di veder stigma- non può ricevere, mi sembra, che criterio etico in base al quale espri-
tizzate col nome di «colonialismo», una risposta negativa. […] mere un giudizio sulla forma delle
che ai nostri giorni è un insulto, tutte Ma esiste anche un altro principio, influenze: l’essenziale, direi, consi-
le forme assunte dalla presenza del- quello di autodeterminazione e di ste nel sapere se esse sono imposte o
la Spagna in America. Fin dall’epoca non ingerenza. Come conciliarlo con proposte. La cristianizzazione, come
della conquista, gli autori appar- l’altro? Non è contraddittorio rivendi- l’esportazione di qualsiasi ideologia
tenenti al partito filospagnolo non care il diritto all’influenza e condan- o tecnica, è condannabile non appe-
hanno mancato di insistere sui bene- nare l’ingerenza? No, anche se la cosa na è imposta […]. Imporre agli altri
fici apportati dagli spagnoli in quelle è tutt’altro che scontata e richiede del- la propria volontà sottintende che ad
selvagge contrade. […] È innegabile le precisazioni. Non si tratta di giudi- essi non viene riconosciuta la nostra
che vi furono alcuni apporti positivi: care il contenuto, positivo o negativo, stessa umanità (e proprio ciò rappre-
progressi tecnici, ma anche […] sim- di questa o di quella influenza: si po- senta un indice di inferiorità cultura-
bolici e culturali. Si tratta pur sem- trebbe farlo solo con criteri del tutto le). Nessuno ha chiesto agli indiani se
pre di colonialismo? In altri termini, relativi, e si rischierebbe, in ogni caso, desideravano la ruota, i telai, le fucine;
ogni influenza è sempre nefasta, per di non essere mai d’accordo, tanto sono stati costretti ad accettarli. In ciò
il solo fatto di provenire dall’esterno? complesse sono le cose. […] risiede la violenza, che non dipende
Posta in questa forma, la questione È possibile in compenso stabilire un dall’eventuale utilità di quegli oggetti.

T. Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’«altro», Torino, Einaudi, 1984

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