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21-02-2022

La storia esiste nel momento in cui ci sono le testimonianze scritte che consentono di ricostruirla. Ci
sono però popolazioni che non scrivevano, questo non vuol dire che non avevano una storia, ma
avevano altri tipi di comunicazione. Dire, perciò, che la storia inizia quando inizia la scrittura
( definizione di Voltaire) è un qualcosa che può essere assolutamente confutabile. La definizione di
Voltaire, è una visione positivista della storia.
Non esiste la preistoria, ma esiste la storia.
La preistoria finisce quando inizia la scrittura; poi c'è la storia e la storia antica.
La storia antica quando finisce? Finisce con la caduta di Roma e l’inizio dell’Impero Romano
d’occidente, nel 476 d.C.
In concomitanza con questa data, termina la storia antica ed inizia il medioevo.
Il medioevo termina con la scoperta dell'America (1492), Questo evento segnerebbe, quindi, l’inizio
della modernità, dell’età moderna caratterizzata dalle nuove scoperte.
Il medioevo indica qualcosa che sta in mezzo, significa “età di mezzo” è un periodo di circa mille
anni compreso tra la fine del mondo antico e l'inizio dell'età moderna.
Molto spesso il Medioevo viene definito “l’età buia“: durante questo periodo, durato circa mille
anni, regna la superstizione e il fanatismo religioso. Per intenderci, questo fu il periodo delle
crociate, durante le quali i cristiani massacrarono i musulmani e tutti coloro che ritenevano infedeli.
Tante furono le guerre che resero il Medioevo uno dei periodi più violenti della storia;
Ma il Medioevo fu davvero così buio e negativo? In realtà durante questi mille anni ci furono molti
cambiamenti che in un modo o nell’altro hanno contribuito all’evoluzione del mondo: nacque la
religione islamica, si sviluppò il sistema feudale, si diffusero nuove conoscenze mediche e
scientifiche, venne inventata la stampa.
Nel medioevo regnava una concezione positivista, che è una visione in cui sembra che si possa
andare sempre per il meglio andando avanti, quindi non esiste il periodo buio.
Terminato il medioevo, inizia l'epoca moderna, caratterizzata dalla scoperta dell'America.
E' difficile capire quando finisce l'epoca moderna, e quando inizia la contemporaneità.
L'epoca moderna può terminare con la Rivoluzione francese, con la Rivoluzione industriale o la
époque. Tutti questi eventi possono giustificare la fine della modernità.
Per esempio, se prendiamo come riferimento la Rivoluzione francese, cosa ci porta a dire che
l'epoca contemporanea inizia con la Rivoluzione francese? La Rivoluzione francese porta
all'affermazione di nuove classi sociali e l'affermazione di nuovi diritti sociale, quindi, dal punto di
vista sociale, apporta un elemento di rottura di modernità.
La Rivoluzione francese era stata ispirata da una rivoluzione che l'aveva preceduta di pochi anni.
Quella americana.
Invece, perché la Rivoluzione industriale può essere definita un elemento di rottura della modernità
e di inizio della contemporaneità? Vi furono degli avvenimenti che cambiarono completamente la
concezione della realtà. Per esempio, il treno ha pesantemente cambiato la percezione dello spazio-
tempo negli uomini. Se prima per fare 70 km ci mettevo un giorno, con il treno due ore. Perciò la
concezione di spazio-tempo fu drasticamente cambiata.
Il cambiamento tecnologico è in qualche modo un elemento di rottura della modernità e di inizio
della contemporaneità.
Ci possono essere anche altri eventi definiti come elementi di rottura della modernità; per esempio,
con la prima guerra mondiale.
Nel libro “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbawm, vi è un'interpretazione del '900 particolare, dice
infatti che il '900 è compreso tra il 1914 e il 1991. L'Autore osserva che non c'è soluzione di
continuità fra l'Ottocento ed i primi anni del Novecento: nei canonici anni 1900 e 1901non c'è
alcuna rottura storica, mentre nel 1914 lo scoppio della prima guerra mondiale porta ad un evidente
iato e segna la nascita di un'epoca storica distinta e con caratteri propri: il secolo breve. Allo stesso
modo, la conclusione di quest'epoca non coincide con l'anno 2000, ma può essere anticipata al
1991, anno del dissolvimento dell'Unione Sovietica, che farebbe venir meno uno dei caratteri
fondamentali del secolo breve (il conflitto fra capitalismo e i sistemi totalitaristi come comunismo e
fascismo). Il 1991 segnerebbe quindi l'inizio di un'ulteriore epoca storica, dai caratteri ancora
imprecisi.
In questo arco di tempo, vi è la prima guerra mondiale (1914), la caduta del muro di Berlino (1989)
Cosa tiene insieme queste date? In questo arco di tempo vi sta tutta la parabola del comunismo e
dalla 1 guerra mondiale si creano le condizioni che porteranno alla Rivoluzione russa.
Quindi Hobsbawm, legge il 900 come un periodo che in quale modo si può leggere tutta la luce
dell'esperienza comunista.
Il 900 viene diviso in tre tappe:
- 1914/1945: età della catastrofe (comprende la prima e la seconda guerra mondiale)
- 1945/1975: età dell’oro (periodo di progresso non solo industriale ma anche sociale ed economico
soprattutto in Occidente)
- 1975/1991: età della catastrofe (gli Stati non riescono più o sostenere in progresso). Qui vi è il
declino della parabola comunista
PRIMO PERIODO
Composto dalla prima e seconda guerra mondiale, esse vengono considerate un’unica grande guerra
che Hobsbawm chiama “guerra dei 30 anni”.
Con la prima guerra mondiale crolla definitivamente la civiltà ottocentesca occidentale.
SECONDO PERIODO
Nel secondo periodo si ha il cosiddetto boom economico. Si pensa che ci sarà da questo momento in
poi una crescita esponenziale e illimitata del progresso, maggiore benessere grazie all’arricchimento
dei popoli occidentali, e la diffusione di questo benessere economico.
Questo sarà il periodo che segnerà più profondamente il secolo del 900.
TERZO PERIODO
Dall’inizio della crisi petrolifera del 1975 si capisce che esistono dei limiti.
Cambia il potere economico passando nelle mani di Giappone e Stati Uniti, nasce la parola
“globalizzazione” con cui si indica il fatto che con meno spese si hanno più guadagni per immettere
nel mercato un prodotto finito con un prezzo al pubblico basso, e si hanno nuovi equilibri.
Gli elementi dell’età della crisi sono:
- Disoccupazione
- Sproporzioni entrate/uscite
- Cicli depressivi (sali e scendi dell’economia)
- Crisi del mondo socialista
- Fine guerra fredda
A termine della sua opera lo scrittore si chiede cosa succederà dopo il crollo del comunismo, in
quanto per la prima volta le persone non sanno cosa aspettarsi dal futuro perché il secolo breve ha
lasciato problemi per cui nessuno ha o dice di avere soluzioni.

Sul 1914 potremmo anche riflettere da un altro punto di vista, perché la prima guerra mondiale
sarebbe un evento che cambia un'epoca? Cosa che, per esempio, non avviene con la seconda guerra
mondiale.
La prima guerra mondiale causa la morte diretta di circa 10 milioni di persone, la seconda guerra
mondiale invece causa la morte di 60 milioni di persone. Perché allora è la prima guerra mondiale
che fa iniziare la contemporaneità e non la seconda? Cambiano i metodi di combattimento, cambia
la tecnologia, cambiano le cartine geopolitiche e cadono gli stati centrali.
Ma se guardiamo le cose dal punto di vista sociale, cosa cambia? La prima guerra mondiale mette
fine a tutte le certezze che fino a quel momento avevano caratterizzato la visione positivistica del
mondo, l’idea del progresso della belle époque che avrebbe risolto tutti i problemi del mondo.
La fine della bella époque può essere definita in un evento che accada poco prima della prima
guerra mondiale, ed è nel 1912, con il naufragio più tragico della storia: il Titanic.
Con questo evento si mette fine ad una visione positivista del mondo.
Nell'epoca della bella époque, si pensava che la tecnologia avrebbe risolto tutto. Il Titanic era
considerata una nave inaffondabile, vi era un eccesso di fiducia nella tecnologia. Il mondo entra in
guerra con questa visione: “in realtà il Titanic affonda, e la tecnologia non è invincibile”.
La Grande Guerra è la disillusione di un'epoca, perché le persone capiscono che la tecnologia in
qualche modo gli si è rivoltata contro; che le mitragliatrici uccidono decine di migliaia di persone in
un minuto, che i gas sterminavano le persone, e che l'uomo non vale più assolutamente nulla.
La Grande Guerra, in definitiva, è una catena di montaggio della morte. La morte viene prodotta a
livello seriale. Le persone che muoiono sono pezzi di un ingranaggio che vengono consumati.
Questo è un grande evento separatorio della modernità, e la percezione dell'uomo cambia.
La Grande Guerra è il primo conflitto che introduce nel contesto della vita quotidiana, la possibilità
di essere disintegrati, materialmente disintegrati dalla tecnologia.
In Puglia, vi è un luogo in cui vengono conservati 100 mila caduti italiani della prima guerra
mondiale, e tra questi, 60 mila sono sconosciuti, irriconoscibili perché completamente disintegrati
dagli strumenti della guerra.
Nella Grande Guerra, il soggetto, l'individuo perde assolutamente il significato. La morte diviene un
concetto di massa.
Durante quel periodo, vi è anche una componente medievale; le persone che si sfidano, escono dalle
trincee, si sfidano, si infilano una spada nello stomaco e si finiscono con mazzate in testa
(dimensione antica, violenta corpo a corpo).
Qual è il simbolo per eccellenza della prima guerra mondiale? La prima guerra mondiale introduce
nella vita delle persone, il concetto di insignificanza del singolo soggetto.
E' il primo evento, la prima guerra che scardina le categorie antropologiche dell'uomo; le persone
tornano a casa, non solo senza mani, senza braccia e senza gambe (si inizia a fare pubblicità agli arti
finti, alle protesi, le quali sembrano riuscire a risolvere i problemi delle persone), ma per la prima
volta le persone tornano a causa con dei traumi mentali. E gli studi sociopsichiatrici nascono
durante questa guerra. Mai nulla era stato così prima di questa guerra, e non per la guerra in sé, ma
proprio per la concezione.
Ci sono anche delle parole che sono state introdotte nel nostro uso quotidiano, che sono state
coniate proprio durante la prima guerra mondiale, come per esempio, il termine “imboscato”,
oppure “scemo di guerra”.
Veniamo al problema dei problemi, irrisolvibile. Se parliamo di storia contemporanea, questa storia
dovrà avere una fine. Dove finisce la storia? Per esempio, la Seconda guerra mondiale ha una fine.
È finita la storia contemporanea?
Antonio Gibelli ha scritto il libro “Berlusconi è passato alla storia” nel 2010: cosa significa che
Berlusconi è passato alla storia? Ovviamente, Berlusconi è un personaggio ancora in vita, che
ancora opera… il discorso è: perché Gibelli ha scritto un libro intitolato in questo modo nel 2010? Il
tentativo di Gibelli è stato quello di interpretare e di studiare Berlusconi non come persona, ma
studiare il berlusconismo con delle categorie che sono quelle degli storici, e cercando di guardare
questo personaggio e quello che ha lasciato con i tempi della storia. Non si tratta di seguire
Berlusconi percorrendo le tappe della sua carriera politica/sportiva/personale… si tratta di fare una
cosa diversa, ovvero cercare di vedere e di capire che questa parte di storia italiana (dagli anni ’80),
capire questi ultimi 30 anni attraverso il fenomeno di Berlusconi e il berlusconismo, cercare di
vedere come quel personaggio e come quelle determinate categorie, che lui introduce nel dibattito
politico e nella vita politica, possono essere lette in chiave storica. Berlusconi ha caratterizzato una
parte della storia italiana. È un personaggio contemporaneo, così come il suo movimento. Essi
possono essere analizzate attraverso categorie che sono quelle dello storico.
Questo spiega la presunta aporia che è contenuta nella definizione della storia contemporanea. Se
noi riusciamo a pensare agli ultimi anni 2000 come decenni caratterizzati politicamente dalla
presenza di un personaggio e di un movimento che ha cambiato la politica e le regole della
comunicazione politica. Se tutto questo è vero, allora anche un personaggio contemporaneo può
essere letto in chiave storica.
Quindi perché un fatto, un movimento o un personaggio venga considerato “storia”, non devono
necessariamente passare un tot di anni. La possibilità di far diventare “storia” un evento, è data dalla
possibilità di leggere quell’evento all’interno delle categorie interpretative organiche*.
[ categorie interpretative organiche* (spiegazione)
Se io prendo in considerazione un periodo che può essere sia lontano sia vicino come 1994 quando
Berlusconi scende in politica fino al 2011 (quindi tempi vicini a noi e non tempi biblici), e se questi
15 anni alla luce della innovazione politica che ha apportato un personaggio come Berlusconi nella
storia italiana possono essere letti all’interno di un discorso organico, allora quel periodo, anche se
limitato e vicino a noi, può essere definito un periodo storico. ]
Non è la lontananza nel tempo che definisce la storicità o meno di un fenomeno, è la possibilità di
interpretarla all’interno di categorie precise, ovviamente influisce anche se il fenomeno determina
delle cesure, delle separazioni piccole o grandi.
Le difficoltà che noi abbiamo incontrato, e che sono difficoltà irrisolvibili, la difficoltà che abbiamo
incontrato quando ci siamo chiesti quando inizia e quando finisce la storia contemporanea, ci deve
far capire che anche se noi andiamo indietro non è che le cose siano più facili.
Noi abbiamo detto che l’epoca antica finisce nel 476 d.C., ma è un limite che ci siamo posti noi, in
realtà quella difficoltà che abbiamo nel definire l’epoca contemporanea la potremmo avere nel
definire l’epoca antica. Non è detto che parta necessariamente nel 476.
Questo vuol dire che noi abbiamo assunto delle convenzioni cronologiche.
È difficile dare una fine alla storia contemporanea, come è difficile determinare l’epoca antica. Dal
punto di vista positivistico c’è sempre stata la necessità di chiudere, di limitare, di chiudere dentro
scatole. Le enciclopedie erano il prodotto culturale per eccellenza dell’epoca ellenistica, ovvero il
pensiero di poter racchiudere la conoscenza umana all’interno di categorie perfette.
Tutto questo, dopo la Prima guerra mondiale, salta completamente. Non c’è più la possibilità di
farlo. C’è la necessità di determinate delle date di inizio-fine periodo per convenzione, per far
capire meglio. Ma in realtà non esistono. Non c’è nulla di definito.
Infine, si potrebbe dire che la storia non esiste. Nel senso che la storia non è una disciplina, ma è un
modo di guardare il passato nelle varie accezioni storiche, filosofiche, tecnologiche… è un modo di
guardare il passato per avere gli strumenti per capire il presente.

28-02-2022

Che cos'è un archivio? E che differenza c'è tra biblioteca e archivio?


Se andiamo in biblioteca siamo autorizzati di chiedere tutti i libri di un determinato autore e tema
disponibili in biblioteca. In un archivio questo non si può fare. Non si può andare dall'archivista
(sempre che ci sia) e chiedergli di darci tutto quello che c'è di un determinato argomento.
Noi siamo abituati ad andare su Google, cercare una parola, e il sistema ci fornisce tutto quello che
c'è su quella stessa parola, ma l’ordine delle informazioni che noi richiediamo dipendono da
algoritmi e di per sé una scelta che il sistema fa per noi (se di una determinata ricerca il sistema ci
trova 25 milioni di risultati, è raro che noi arriviamo fino al 25esimo risultato), quindi ci indirizza il
risultato della ricerca.
Non possiamo andare in un archivio e chiedere tutto quello che c'è di un argomento.
Per andare in archivio il ricercatore deve essere già edotto e sapere come funzionava l'istituzione
che ha prodotto quelle determinate carte, quel determinato archivio.
Come lo definiamo un archivio? L’archivio è un complesso organico di documenti che sono legati
da un vincolo. Questo complesso organico di documenti è rappresentativo dall’ente del singolo,
privato, pubblico che ha ricercato le carte dell’archivio.
La biblioteca non è un complesso organico di libri, perché i libri nella biblioteca vivono in qualche
modo di luce proprio, vivono vicini sullo scaffale, ma sono un qualcosa a sé mentre nell’archivio i
documenti sono legati l'uno all'altro.
Quando parlo di archivi parlo di complessi che possono essere piccoli (archivio personale), ma
anche immensi; pensiamo all’archivio sulla città di Savona, probabilmente sarebbe lungo chilometri
e chilometri di documenti. Questo spiega un po il perché non si può andare dall'archivista e chiedere
di darci tutti i documenti riguardanti un tema.
Facciamo un esempio pratico: noi vogliamo fare la storia della scuola che ci ha ospitato o ci sta
ospitando. Dove dobbiamo andare per fare questa ricerca per trovare i documenti di questa scuola?
In comune, o alla scuola. Entrambe le risposte sono corrette. Così cominciamo a vedere com'è
complicato il mondo dell'archivio, perché ovviamente la scuola potrà avere un archivio proprio,
storico della scuola, ma difficilmente avrà la documentazione del perché quella scuola è stata
costruita. Quindi è vero, si può andare in comune. Ma cosa chiedo una volta arrivata? Per muoversi
all'interno dell'archivio bisogna essere già un po informati su come funziona quell'ente.
Allora, per entrare in un archivio bisogna entrare con un percorso, bisogna entrare con una
domanda. Chi ha deciso di costruire una scuola? Decidiamo noi. E chi rappresenta noi in comune?
Il consiglio comunale, che è l'espressione del popolo, è un'assemblea che rappresenta il popola.
Quindi, la prima assemblea che avrà deciso di costruire la scuola, sarà stato il consiglio comunale.
Allora, per capire il perché hanno costruito quella scuola, le prime cose che dovrò andare a vedere
sono le delibere del consiglio comunale.
Quando il consiglio comunale avrà deciso di costruire la scuola, delle competenze passeranno
passate all'aggiunta comunale, e anche al sindaco, che avrà stabilito materialmente la costruzione
della scuola. Dopo di che, la decisione di costruire la scuola passerà alla parte amministrativa, e
cioè all'ufficio tecnico, che si occuperà di redigere il progetto di questa scuola. Quindi troveremo la
planimetrie. Ma per costruire questa scuola bisogna comprare il materiale, ci sarà per cui l'ufficio
ragionerie che si occuperà di fare preventivi per comprare le attrezzature necessarie.
Quando questa scuola sarà completata dal punto di vista della struttura, bisognerà riempirla con i
contenuti, libri, maestri, di una struttura amministrativa relativa alla scuola. Allora ci sarà l'ufficio
comunale che si occupa di pubblica istruzione, che si occuperà di attivare i concorsi per insegnanti,
di comprare i libri.
Questo per fare capire che all'interno dell'archivio comunale ci sono tanti uffici che si occupano
della costruzione della scuola. Questo si traduce in migliaia di carte. Per cui, lo storico deve sapere
il percorso da compiere all'interno dell'archivio, e chiedere all'archivista documenti mirati, a
seconda della ricerca che ci interessa.
L’archivista è necessario per entrare nel mondo dell’archivio ma lo studioso è colui che ci
indirizzerà veramente. E necessario sapere anche la grammatica dell'archivio, il lessico
dell'archivio. (es: troviamo scritto categorie 10, e dobbiamo sapere che a quella determinata
categoria corrisponde l'ufficio tecnico che si è occupato di redigere il progetto).
Esistono diversi tipi di archivi oltre a quello comunale: archivio di stato (disseminati nel territorio in
maniera provinciale), che contengono i documenti prodotti dalle articolazioni dello stato presenti a
livello provinciale nel territorio. Ad esempio la prefettura che rappresenta lo stato nelle varie
province.
L’archivio centrale dello stato conserva i documenti dell’organo centrale dello stato, lungo decine di
chilometri di carte e viene conservato a Roma in Italia. Non si possono chiedere all’archivista dello
stato tutti i documenti sul fascismo, proprio per la sua lunghissima lunghezza. Bisogna entrare
nell’archivio con le idee ben chiare dietro le nostre ricerche.
La storia non è quella che si studia sui libri quella è semplificazione, fare storia significa mettere
mani nelle carte, nei reperti archeologici, nei resti monumentali del passato, non esistono solo le
documentazioni di carta ma anche i documenti-monumenti.
Una carta diventa carta di archivio quando vi è il timbro di protocollo.
Un insieme di cartoline che una persona detiene nel tempo non sono un archivio ma una collezione
poiché non hanno un nesso l’una con l’altra, può far parte di un archivio ma non in questo caso.
L’archivio è in continua ridefinizione; non è un qualcosa di fermo ma si espande e si modifica
sempre. L’archivio nasce quindi con l’istituzione.

2 PARTE DELLA LEZIONE

Dati Prima guerra mondiale:


Nel mondo:

MOBILITATI= 70.000.000
MORTI=10.000.000

In Italia:

MOBILITATI= 6.000.000
MORTI= 650.000

In Liguria:

MOBILITATI= 118.413
MORTI= 12.696 di cui 490 della classe 1899, 160 della classe 1900 (appena diciottenni)
Sono proprio le classi più giovani che non riescono a tornare a casa; dei ragazzini che senza saper
combattere, vengono presi e mandati in guerra.

Analisi di un documento:
Troviamo un documento indirizzato al sindaco del comune di finalborgo, in cui viene comunicato
che il soldato Cappelli Romolo, nato nel 1985, è giudicato colpevole di codardia, e condannato alla
pena di morte per mezzo di fucilazione al petto.
Questo documento, trovato in archivio, cosa ci dice? Ci dice che viene ucciso un ragazzo, ma della
guerra, cosa ci dice? Partiamo dall'analisi del testo di questa missiva. E' assurdo che dopo tutti i
numeri sopra riportati, di soldati caduti in guerra, lo Stato Italiano, uccida altri ragazzi, condannati
di codardia, che può vuol dire tutto o niente. Magari questo ragazzo si era rifiutato di uscire dalla
trincea, o magari era il suo gruppo che non era uscito dalla trincea e, in quel caso, valeva la
decimazione; per cui, veniva preso un soldato ogni dieci, e veniva passato per le armi (in quanto
non potevano essere tutti uccisi). Rimane comunque un ragazzo di vent'anni che è stato passato per
le armi perché non voleva combattere. Ma c'è qualcosa di tragicamente ironico in questa lettera: La
frase finale. “Di quanto sopra la signoria vostra è pregata a darne la partecipazione alla famiglia di
lui con ogni possibile riguardo”, quindi prima lo ammazzano, e poi dicono di informare la famiglia
con il massimo riguardo?
Dove si potrebbero trovare i documenti che riguardano la fucilazione di Romolo Cappelli? C'è
scritto che c'è stato un tribunale e, la documentazione sui tribunali che decidevano la condanna a
morte di questi soldati, si trova a Roma, all'archivio centrale dello stato. Ma, all'archivio centrale
dello stato a Roma, l'archivio di Romolo Cappelli, non c'è. E questo perché non gli è nemmeno stato
fatto un processo regolare. Difatti, nel documento, vi è scritto “in seduta straordinaria”, per cui,
questo ragazzo è stato immediatamente giudicato colpevole e lo hanno fucilato.
Cosa ci dice questo della Grande Guerra? Ci fa capire i fenomeni di brutalizzazione della Grande
Guerra.
Il nome di Romolo Cappelli è nel monumento dei caduti di finalborgo? No, non c'è.
Romolo Cappelli è assente poiché è stato ritenuto un traditore della patria, quindi non degno di
essere ricordato.
La sua vicenda è riemersa cento anni dopo.
In altri paesi come la Francia, sono stati realizzati dei monumenti dei caduti di guerra, ma di coloro
che si erano opposti ad essa. In Italia ancora la questione non è risolta (ma si sta svolgendo).
Nel sito web “www.cadutigrandeguerra.it” si trovano tutti i caduti della Grande Guerra, ma sono i
nomi dei caduti tratti dagli albi compilati durante il fascismo. Ma ovviamente, il nome di Romolo
Cappelli, non c'è.

Parliamo ora dello zio Sam. Un brand comunicativo importantissimo.


Quando nasce la figura dello zio Sam? Nasce proprio durante la prima guerra mondiale, e
rappresenta l'America, e chiama i giovani alla armi.
Perché c'è bisogna che lo zio Sam chiami i giovani alle armi? Perché negli Stati Uniti, a differenza
che in Italia, non c'era la leva obbligatoria.
E quindi nel 1917, quando l'America entra in guerra, lo zio Sam chiama per le strade i giovani ad
arruolarsi e ad andare in guerra. Nel manifesto, lo zio Sam, ha un dito puntato, e questo sembra dire
“io voglio proprio te, te che passi qui per la strada, devi arruolarti e fare il tuo dovere”.
C'è una traduzione anche italiana dello zio Sam, il fante di Mauzan. Qui non chiamano i soldati,
perché gli stessi sono obbligati a partire per la guerra. Ma è lo stesso soldato che dice “tu a casa,
devi fare il tuo dovere. Tu donna, tu anziano, tu bambino che sei rimasto a casa, devi fare il tuo
dovere per la guerra. Io sono qui, marito, fratello, figlio, che combatto per voi, e anche tu devi fare
il tuo dovere”.
In questo caso, il fante di Mauzan, è utilizzato per promuovere il prestito; le persone davano dei
prestiti allo Stato, perché lo Stato li impiegasse per assistere i soldati al fronte.
Si immagini ad un manifesto del genere, di grandi dimensioni, attaccati sui palazzi. Portavano
anche i bambini i vederlo, e questo perché anche i bambini dovevano essere mobilitati; come
facevano i bambini ad essere mobilitati? Facendo i bravi con la mamma, aiutarla nei lavori, ma
anche rompere il suo piccolo salvadanaio e mandare i soldi allo Stato per comprare i beni di prima
necessità per i soldati al fronte.
Ci stiamo avvicinando ad un concetto che fa parte della storia contemporanea, e che viene
inaugurato con la grande guerra, ed è il concetto di “Guerra Totale”.
Il termine “totale” assomiglia molto al termine “totalitarismo”.
Totale = nessuno si può sottrarre al conflitto, ci sono quelli che combattono e quelli a casa, ma che
devono essere anche loro coinvolti in questa macchina.
In realtà in fante di Mauzan lo zio Sam, non sono le versioni originali. La versione originale dello
zio Sam raffigurava il capo di Stato maggiore dell'esercito britannico, che nel 1914, chiama con
questo dito puntato (come nel manifesto dello zio Sam) i britannici ad arruolarsi nell'esercito per
combattere durante la Grande Guerra.
Perché si chiama zio Sam? Perché era un nomignolo immediatamente riconoscibile.

Ma i milioni di Romolo Cappello, come l'hanno raccontata a quelli che venivano dopo o quelli che
erano rimasti a casa? Con le lettere.
Analizziamo qualche dato.
Tra i 6.000.000 di persone reclutati per la guerra in Italia, almeno il 40% sono analfabeti.
Ma questi 6 milioni di persone hanno lasciato più di 4 miliardi di lettere. Sono dati spropositati, e se
si fa un calcolo, anche i soldati analfabeti avrebbero scritto qualche centinaia di lettere. Come mai?
Come hanno fatto a scriverle se analfabeti? Innanzitutto commentiamo i dati in modo disgiunto.
Quelli riportati sono i dati riguardanti le statistiche ufficiali, tutta la corrispondenza che passava
attraverso il servizio di posta militare. Ma in realtà, alcune lettere, non passavano attraverso il
servizio ufficiale di posta militare, per cui le 4 miliardi di lettere registrate, probabilmente sono
molte di più. Ma rimaniamo ai dati ufficiali.
Dalla fronte al paese: 2.137.000.000 di lettere
Dal paese alla fronte: 1.509.000.000 di lettere
Da un punto all'altro della fronte: circa 263.000.000 di corrispondenze.
Questi dati cosa ci dicono? O meglio, cosa capiamo? A primo impatto, può sembrare che qualcosa
non torni. E' strano che i soldati al fronte, al freddo, e in mezzo a tutti i problemi che avevano
scrivono di più dei parenti, i quali invece erano a casa, al sole, e al riparo dai bombardamenti. Cosa
ci dice questo? Ci dice che scrivere diventa durante la prima guerra mondiale un'attività che va ben
oltre alle capacità linguistiche o scolastiche. Scrivere diventa un modo per non morire, e non
fisicamente, ma da un punto di vista psicologico (tratto da uno dei primi libri riguardante queste
cose, intitolato “scrivere per non morire”).
Si può pensare che coloro che non sapere scrivere, quelle lettere, se le facessero scrivere da altri. E
questa è una questione che emerge spesso. In realtà, è vero fino ad un certo punto; magari la prima
lettera se la si fa scrivere, come la seconda e la terza. Alla quinta, magari, si inizia a scrivere il
proprio nome in modo autonomo, fino ad esserlo sempre di più. Quindi la guerra diventa una
drammatica occasione di scolarizzazione. Scrivere serve per comunicare con quelli rimasti a casa.
Ma se si fa scrivere sempre le lettere da altri, come si fa ad avere un rapporto intimo con i famigliari
o, per esempio, con la fidanzate e mogli?
Quindi è vero che alcune lettere venivano scritte da altri, ma è altrettanto vero che la guerra diventa
un evento di attivazione di scrittura di massa. Tutti, in qualche modo, cominciano a scrivere.

Lo stesso Stato, durante il conflitto, si rende conto dell'importanza della scrittura per i soldati, ed
emette delle cartoline che ritraggono proprio quel momento. Quello che è curioso, è vedere cosa c'è
scritto sotto: “vivete tranquilli e fiduciosi, farò il mio dovere fino all'ultimo e vinceremo”. Queste
parole, nelle scritture dei soldati, non si troveranno mai. Si possono trovare nelle lettere degli
ufficiali, oppure di giovani alfabetizzati, quindi che avevano frequentato le scuole, e che quindi
erano stati permeati fortemente da tutto quel linguaggio, da quella retorica risorgimentale, che
all'epoca si insegnava nei licei.
Quindi un giovane ufficiale, almeno nelle prime fasi della guerra, può scrivere frasi del genere. Ma
sicuramente, non soldati comuni.
Quelle erano frasi di propaganda. Tra l'altro, tristemente anticipatrice, perché poi il termine
“vinceremo” diventerà uno slogan tipico dell'epoca fascista.

Tutte le armi e i vari corpi militari emettono delle cartoline che fanno vedere proprio il momento
della scrittura (diventa un momento centrale della vita di guerra).
E la scrittura a cosa serve? Le scritture mettono in comunicazione due mondi, che vengono separati
dalla guerra. Quindi mettono in comunicazione il fidanzato con la fidanzata, la mamma con il figlio,
il papà con il bambino rimasto a casa.
Un altro linguaggio della modernità irrompe pesantemente nella guerra (cartolina centrale); la penna
unisce due parti di un cuore che sono state interrotte dalla guerra. Osservando quella cartolina
possiamo notare come la pubblicità faccia irruzione in un evento drammatico come la guerra. E' la
pubblicità di una penna, una marca che, tra le altre cose, esiste ancora.
Si fiuta subito l'affare; gli strumenti della scrittura diventano oggetto di pubblicità di massa. Ma non
solo gli oggetti di scrittura; ad esempio, un soldato in una lettera richiede l'acqua di Vichy (bustine
che si mettevano nell'acqua per renderla frizzante). Questo soldato richiedeva l'acqua di Vichy,
perché irrompono nei fronti dei messaggi pubblicitari; irrompono i primi prodotti che potevano
essere consumati a livello di massa, per cui anche dai soldati. Quindi, il linguaggio della pubblicità
comincia ad irrompere in un luogo drammatico, che diventa paradossalmente una sorta di spazio di
mercato. (siamo difronte ad un caso di comunicazione).

Nelle prime fasi della guerra, proprio per facilitare in qualche modo i soldati analfabeti, e non solo
per facilitare ma anche per indurre le risposte, vennero introdotte le prime cartoline prestampate. E
consistenza nel lasciare la risposta che si voleva dare (tra diverse opzioni), e quindi oscurare le altre.
Queste cartoline sono rarissime, perché la maggior parte dei soldati, anche quelli analfabeti, non le
utilizzavano. E questo perché? Perché non si riusciva a stabilire una comunicazione vera, una
comunicazione soggettiva. La scrittura diventa durante la guerra uno spazio in cui si poteva
ritagliare un po' di soggettività e qui, la soggettività viene spazzata via.
Portiamo un esempio di un soldato che scrive gli auguri di natale su una cartolina, e li scrive il
modo da formare una spirale. E questa spirale, questo labirinto, rappresenta “il labirinto” che il
soldato aveva nella testa, dell'esperienza che stava vivendo.

Altro elemento di modernità.


Parliamo di una cartolina di una papà indirizzata al figlio, in cui scrive quanto vorrebbe poter saltare
sopra uno dei tanti aeroplani che vede volare sopra di lui, per poter raggiungerlo a casa il più
velocemente possibile. In questa cartolina vi è un elemento di modernità: il fatto che parli degli
aeroplani non è casuale, e in tantissime lettere di soldati si parla proprio di questo, di aeroplani.
Bisogna mettersi nei panni di queste persone, di questi ragazzi che probabilmente non ne avevano
mai visto uno prima di allora (il primo aereo volò intorno al 1903). E, nonostante molti di quegli
aerei bombardavano, molti si esprimono riferendosi agli aeroplani come una sorta di spettacolo.
Vedere gli aeroplani era un qualcosa di assolutamente inedito. Questo per dire come la modernità
compare nella vita delle persone, e questa modernità si riflette nelle loro comunicazioni.

Per concludere, possiamo notare come molte di quelle cartoline, scritte da soldati analfabeti,
assomiglino a lettere scritte da bambini dopo appena due settimane di scuola elementare.

Noi non cerchiamo di analizzare le ragioni legate strettamente a noi, i cambiamenti geografici e
geopolitici che il primo conflitto mondiale induce, ma cerchiamo di analizzarlo attraverso una
prospettiva di storia culturale e di storia sociale, andando a vedere, quindi, per quello che fu il
vissuto dei soldati, della gente comune che prese parte al conflitto. Lo stiamo facendo attraverso le
loro scritture, le lettere,i diari, le autobiografie...
Sono cartoline in franchigia, cioè cartoline che venivano consegnate ai soldati più o meno una alla
settimana e potevano essere spedite gratuitamente a casa. Perché venivano consegnate queste
cartoline? Perché erano più facili da controllare, la rispondenza del soldato veniva sottoposta al
controllo di censura.
Questo testo sembra scritto da un bambino. In realtà, appunto, è il vostro coetaneo scarsamente
alfabetizzato. Si vede che non ha pratica con la scrittura. Analizzando questa lettera, al primo
impatto sembrerebbe non dirci nulla riguardo il conflitto in sé.

“Cari genitori sono qui pa darvi dele mie notizie da grazie a dio sto ben
Ogi con gran pia cere o ricevuto il vostro caro valia ma mi rincrese che adeso mi toca andare a
combatere fatevi coragio Ricevete baci”

Le cartoline subito sembrano non dire nulla, però c’è una cosa su cui potremo concentrarci.
Qual è l'atteggiamento in generale dei soldati, dei contadini (perché in gran parte di questi ragazzi
erano dei contadini che combattono durante la Prima guerra mondiale)? È una sorta di accettazione,
un’accettazione di quello che sembra una catastrofe inevitabile. “Mi rincresce” che può essere
anche una riflessione dialettale ligure per dire “mi dispiace”.
“...ma adesso mi tocca andare a combattere” cioè è un dovere, è come una disgrazia che capita, è
come un evento avverso che capita.
È vero che ci furono tante persone che cercavano di disertare, cercavano di infliggersi ferite
autolesionistiche per evitare di stare al fronte, ma è anche vero che la gran maggioranza dei soldati
che fu mandata in guerra rimase lì in trincea per anni senza nemmeno capire le ragioni della guerra,
ma sicuramente accettandolo, così come qualcosa di inevitabile.
Qui troviamo delle caratteristiche delle scritture di questi giovani che sono estremamente
interessanti.

“Carissimo, Padrone, Venco Adarvi, Mienotizie, chenon, Mitrovo, Piu Abre scia, Ora mitro, Atrevi
glio...”

Queste corrispondenze vengono definite “testi permeati di ipercorrettismo”.


Cosa vuol dire? Questo vuol dire una cosa che, al di là del tecnicismo, è molto interessante rispetto
a quello che dicevamo prima sulla guerra che diventa elemento di alfabetizzazione, di
scolarizzazione.
Questo soldato sa che scrivere non è la stessa cosa che parlare oralmente, sa che nella scrittura le
parole, a differenza di quello che avviene nella comunicazione orale, le parole devono in qualche
modo, essere divise ma ovviamente non conosce le regole della grammatica. E quindi cosa fa?
Applica una sorta di regola auto-imposta a quello che secondo lui sono le parole e divide ogni
parola ricorrente una virgola.
Quindi pensate un po' alla fatica mentale di questi ragazzi che si trovano a dover maneggiare carta e
penna per cercare di comunicare a casa.
Altro esempio clamoroso: La lettera di un soldato con sa assolutamente comporre un testo.
Probabilmente quelle uniche frasi che sono scritte con un italiano sono state apprese da alcuni
manuali che giravano al fronte con delle frasi precostituite. Addirittura, in alcune parti del fronte
c’erano delle scuole che insegnavano proprio i primissimi rudimenti di come scrivere una lettera a
casa.
Salvatore Mocci, contadino meridionale, riesce a scrivere quelle quattro frasi:

“amico carissimo ti ripetto ancora questa cartolina per farti sapere che di salute mi trovo bene e [.?.]
tempo spero puro di te...”

Però cosa fa poi per arricchire la sua comunicazione, decide di ricorrere a dei simboli, ricorrere a
dei disegnetti. Lui ricorre a quello che fondamentalmente è l'espressione orale, infatti scrive

“attenti, sergenti, i comandi...”

Questo è un è un chiarissimo tentativo dell'emergenza comunicativa. Questi soldati che sono in


queste condizioni tremende, giovanissimi, si trovano a combattere e a morire giornalmente al fronte,
nella scrittura trovano un modo come per resistere, una forma di resilienza.
Ma cerchiamo di entrare in un testo più articolato. Questa lettera venne trovata e pubblicata in un
giornalino dell'Istituto della resistenza e dell'età contemporanea in Calabria. Venne pubblicata come
una sorta di curiosità, ma fondamentalmente non aggiunge nulla su quella che è la nostra
conoscenza della grande guerra.
Questi sono gli anni ‘80, sono proprio gli anni in cui in Italia cominciavano a prendere forma questi
particolari studi, legati proprio alle scritture popolari, e in particolare alla scrittura popolare dei
soldati.
In questa quegli anni in cui nascono i maggiori centri di scrittura popolare che ancora oggi sono
attivi.
Andiamo a vedere se non ci dice nulla dal punto di vista culturale e sociale, antropologico rispetto
all'esperienza attuale. È una lettera del 1917 che ci permette di fare alcune considerazioni.

“Caro frate o ricevuto la tua cartolina e mi dite che siete corrivo verso di me io non ti do’ torto, però
la colpa non è mia se da Catanzaro non ti ho avertito. La colpa è di quel cornuto del Tenenti che
l'ultimo giorno che dovevamo partire ci fece uscire dopo le sette ed appena fece attempo di potere
telefonare aIl’avocato...”

Già da queste primissime battute, questa lettera ci dice qualcosa di importante.


Se questa lettera fosse stata intercettata dalla censura, il nostro amico soldato calabrese avrebbe
subito dei guai seri, avrebbe potuto rischiare la Corte marziale immediata, perché dare del cornuto
al proprio superiore, e in particolare un ufficiale, aveva delle conseguenze molto gravi.

“Quì caro fratello si va male” altro motivo che avrebbe creato dei problemi allo scrivente, perché
nelle cartoline o lettere non si poteva mai dire che la guerra andava male, che c'era la fame.

“Quì caro fratello si va male, le cannonate piovono tutti i momenti di giorno e di notte. Siamo vicini
dei nemici. Le Cannonate, tanto delle nostre quanto di quelle austriache passano friscando sopra la
nostra testa. Oggi anno fatto un duello un nostro aeroplano con uno austriaco e poi quello austriaco
stava per cadere proprio sopra la nostra abitazione ma poi prese volo di nuovo e forse ha caduto
nelle trincei.”
Qui ci sono elementi interessanti: le cannonate scritte in maiuscolo, spesso sono tipici segni della
scrittura popolare di mette la maiuscola non quando la grammatica lo impone ma quando si
percepisce qualcosa di importante secondo la propria scala di valori (e le cannonate lo erano per i
soldati). Un altro aspetto è la presenza di aeroplani che irrompono sempre nel racconto dei soldati,
proprio perché sono elementi di modernità che irrompono letteralmente nella vita di queste persone.

“lo lavoro dentro una officina elettrica, ma però ci anno fatto pure l'istruzione di lancia bombe ed un
giorno abbiamo dovuto sparare due bombe di sopra il ponte dell'lsonzo. Mi anno dato pure la
maschera contro i Gas asfissianti. Spero iddio che mi aiuta ma come vedo le cose si stanno
complicando.”

Altro elemento terribile che fa eruzione: la Prima guerra mondiale è la prima guerra che si combatte
con le armi chimiche. La morte che ne deriva è una morte che crea dei problemi fisici devastanti
(acceca i soldati, crea delle emorragie, brucia la pelle)... pensate a quale immaginario dantesco
infernale sono sottoposti questi soldati tutti i giorni che sono più giovani di voi.

“I Giornale dicono che la Germania è affamata che tutti in Austria muoiono di fame, invece la fame
è in Italia, a noi per Economia ci danno sempre riso imbrodo. la fontana è vicina e all'ungano
quanto vonno. Quì alle soldati non basta la pagnotta e pane non se ne trova con i danari. Una cipolla
costa 4 soldi...
A mia Moglie gli ho scritto sempre che sto bene, che sono fuori pericolo invece il pericolo si trova
pure camminando. L’areoplani austriaci oggi anno girato più di dieci volte sopra la nostra officina.
Non altro di quanto ti ho scritto di pericolo voglio che mia moglie non ne sapesse nulla per non
farla impressionare.”

Generalmente i soldati evitano di scrivere quel poco che possono scrivere per non incorrere nella
censura, evitano di scrivere cose che possono spaventare le mogli, le fidanzate, le mamme rimaste
in casa.
Quindi questa lettera non ci dice nulla del vissuto al fronte? In realtà ci dice tanto.
Sono fonti, sono documenti che ci consentono di entrare, come se fossero delle sonde, proprio
all'interno del vissuto di queste persone.

(slide 30) Qui cambiamo tipologia di documento. Questi sono i diarietti che i soldati si portavano si
portavano nel taschino (avevano un formato molto piccolo). Questo era un soldato poco
alfabetizzato che ha lasciato una testimonianza diaristica, e quindi per sé stesso, straordinaria.

“il giorno sette viene l’ordine di partire per la linia quello però non è stato come l’altra notizia si
avvera subito il giorno 8.9.17 alle ore 4 antimeridiane ci fanno disfare tutte le tende e si rattraversa
l’Isonzo che li avevo detto addio, si arriva al vallone Vizzentini si fa sosta fino a buio e poi ci si
incamino per la solita strada per la 4a volta”

Guardate come Giuseppe Manetti (autore) riesce a fissare, con la sua scarsezza di strumenti
culturali e scolastici, un’immagine illuminante:

“i reggimenti di fanteria fanno come la pellicola di un cinematografo ogni 10 o dodici giorni


passano di sotto al foco come la pellicola di faccia alla luce e tutte le volte ce ne si lascia. Si torna
giù e ce li rendono come se fosse merce e ci fosse delle fabbriche che fabbricano li omini! E non
costassero altro che della fatica per fabbricarli e delle materie che si possono comprare su un
mercato come si compra tutta l’altra merce.”

Giuseppe Manetti nel ‘17, anche se non è andato a scuola, ha capito perfettamente quelli che
saranno i risultati storiografici che arriveranno 70/80 anni dopo.
Cosa conta l'uomo? niente, l’uomo è una produzione di massa della morte. E Giuseppe Manetti, con
i suoi strumenti scarsi, si rende conto di cosa è lui. Gli uomini sono fabbricati, sono delle piccole
viti di un meccanismo più grande. E non contano nulla perché vanno al fronte, vengono uccisi, e
vengono sostituiti da altri uomini. E così, nel corso di tutto il conflitto.
Ma guardate la metafora che fa: I reggimenti sono come la pellicola di un cinematografo.
Cosa succedeva alla pellicola quando passava davanti alla luce? Qual era il rischio? Il rischio era
che prendesse fuoco. Le pellicole si incendiavano molto facilmente sotto la luce calda.
È un’immagine potentissima che un soldato dà della sua esperienza. È un'immagine incredibile,
efficacissima. Quindi, pensate alla consapevolezza che avevano questi ragazzi di fronte
all'esperienza.
La quotidianità al fronte era quella di stare in trincea e poi, in mezzo alle trincee nemiche, che
potevano distare anche poche decine di metri l’una dall'altra, c'era una zona che viene definita “terra
di nessuno” in cui rimanevano i corpi dei compagni uccisi, rimanevano lì per giorni. Questi corpi
cominciavano ad andare in putrefazione, si decomponevano, c'erano brandelli di carne.
Pensate alla esperienza sensoriale dei vostri coetanei al fronte. Cerchiamo di immaginarci le
sensazioni fisiche, sensoriali, l'odore della morte, la vista della morte.
Pensate che questa immagine infernale si presentava davanti tutti i giorni a questi ragazzi.

Ci sono delle descrizioni nei diari veramente raccapriccianti di questa convivenza con la morte, ma
con una morte che non veniva nemmeno rispettata come tabù, perché era una morte esposta, una
morte violenta.
Al fronte cosa serviva? Al fronte serviva essenzialmente un sovvertimento, un capovolgimento
totale di quelli che erano i ritmi della vita, di quelle che erano le esperienze della vita, di quello che
era il rispetto dei tabù della morte.
Molto spesso si combatte di notte in queste trincee che erano illuminate da una da un'illuminazione
artificiale, che illuminava tutto il campo di battaglia.
Di notte si combatte e di giorno ci si riposa. C'è un sovvertimento fisico e psicologico di quella che
è la vita normale.

(slide 31) Foto dei soldati per far capire chi fossero i soldati al fronte, erano bambini, dei ragazzini
che vengono esposti a questo massacro.
E nel 1974 Pier Paolo Pasolini, commentando la pubblicazione di un diario simile a quello che
abbiamo visto di Giuseppe Mannetti, dice delle cose estremamente significative:

“Francesco De Gaetano è praticamente analfabeta (ha fatto la seconda elementare), eppure in fondo
alla provincia di Benevento, quand’è ancora adolescente, lo raggiunge la sirena dell’altro universo,
quello che egli sente come superiore...”

Era l’universo della guerra che chiama a combattere le persone. Queste persone partono perché
chiamate da un dovere, senza capire quale sia, ovviamente.
Che senso poteva avere per un ragazzino meridionale siciliano andare a combattere in Trentino?

“Infatti, non appena – soldatino di leva – parte per la grande guerra, il suo entusiasmo e la sua
curiosità screditano di colpo il vecchio mondo con la sua violenza feroce e idiota. Lo sguardo che il
ragazzo De Gaetano posa sulle cose, proviene da una tale lontananza, e, appunto da una tale
estraneità, che le impoverisce e le ridicolizza, politicamente e ideologicamente, almeno quanto, al
contrario, le valorizza fenomenologicamente. La guerra e la prigionia, attraverso questo sguardo,
che, come quello dei veri poeti, vede tutto e sceglie l’essenziale – appaiono come una sola immensa
buffonata […] Lo sguardo che il giovane De Gaetano lancia sulle cose, nella sua grande avventura,
è tanto più poetico quanto più egli vive e si esprime a un livello che dir pratico è poco: si tratta
infatti del livello dell’utilitarismo puro, posto al servizio della più assoluta necessità. Mentre il
mondo borghese vive l’apocalisse, De Gaetano pensa solo e unicamente a come procurarsi un
pezzetto di pane o uno straccio con cui coprirsi”

Cosa introduce Pasolini in questo pezzo molto forte, molto efficace? Essenzialmente introduce
quello che Gibelli nel suo articolo ha chiamato “La letteratura degli illetterati”. Perché?
Questi soldati analfabeti, durante la grande guerra, inaugurano una sorta di letteratura. Perché
attraverso i loro scritti colgono perfettamente quella che è la realtà brutale della guerra.

Manetti, invece, parla del nemico:

“Il 4 Maggio [1917] siamo andati al poligono a fare istruzioni delle bombe a mano, che effetto che
fanno! E pensare che fra dei giorni non solo sarò a fare istruzioni, ma, a gettarle contro l’uno con
l’altro come se li omini fossero bestie ferocie quello che penso entro di me e questo, me, mi
uccideranno ma io non potrò avere il coraggio di uccidere unaltro per quanto i nostri superiori ci
dichino che sono nemici i governi ma no io che non li conosco neppure quello che ammazzerà me
se questa sfortuna mi tocca potra essere nemico di me che non mi a mai visto? A che tempi che
siamo!”

Il governo diceva ai soldati chi erano i nemici, li ritraevano come dei mostri, come stupratori, come
uccisori. Però Manetti si rende conto che non è così, infatti dice che non avrà mai il coraggio di
sparare ad un nemico perché sa che il nemico non è altro che un disgraziato come lui. Anzi, vede il
nemico nello Stato, che li manda a combattere. Questo è un pensiero diffuso tra i soldati, che
vivevano i traumi, infatti molti si sparavano.
Nelle testimonianze di soldati, infatti, non si trovano quasi mai tracce di odio verso i nemici,
proprio perché non era un sentimento che non esisteva nelle trincee.
Però, spesso le trincee e la guerra imbruttiscono i soldati, li fanno diventare feroci.

In una testimonianza scritta di un soldato, egli scrive in dialetto a un parroco (probabilmente per
confessarsi) che aveva ucciso un nemico e lo aveva anche derubato dei suoi averi. Esprimersi in
dialetto è un modo per nascondere e proteggere questo suo segreto indicibile.
Si può ben notare il trauma psicologico che tanti soldati subiscono durante il conflitto.
Vi è, poi, una nuova tipologia di combattimento che prevedeva l’uso degli aerei. Gli aerei utilizzati
per bombardare i nemici, per scovarli.
Tutta questa dimensione tecnologica ha il proprio inizio durante la Prima guerra mondiale.
La scrittura dei piloti sono diverse, essi scrivono su carta intestata.

“Gentilissima Signora, Sono qui da qualche tempo col poeta D’annunzio e abbiamo felicemente
bombardato Cattaro…”

Perché un pilota può esprimersi in questo modo? Per la prima volta nella storia, si può combattere la
morte senza vedere veramente la morte. Il pilota passa con il suo obiettivo, bombarda, infligge la
morte, e in qualche modo vive una dimensione estetica.
Chi erano i piloti della Prima guerra mondiale? Erano tantissimi, circa 7000, ma noi ne conosciamo
pochi come Francesco Baracca.
Ma chi erano tutti gli altri? Erano semplici soldati, che per sfuggire al mondo delle trincee,
cercavano di fare domanda per entrare in aviazione. In moltissimi casi, però, erano dei contadini che
per caso diventavano piloti. Se si riusciva a sopravvivere e tornare alla base, avevano garantiti un
letto caldo e del cibo. Se avevano dei soldi, si aveva un certo prestigio con le donne.
Questo ci fa capire come la guerra crei tante situazioni di modernità, e perché queste situazioni di
modernità concorrono a definirla la “grande” guerra.
Ci sono stati numerosi casi di censura. Il fatto che la lettera fosse censurata da una parte rallentava
le comunicazioni, dall’altra poteva far passare dei guai seri a chi le scriveva. Molte lettere
cominciavano con “zona di guerra + la data” proprio perché non potevano dichiarare dove si
trovavano o come realmente stesse andando la battaglia.
Un altro caso interessante è la cartolina mandata da un soldato nella quale vi era su scritto solo

“zona di guerra 25-9-1918”. Come abbiamo detto, la possibilità di mandare una cartolina era una
volta sola alla settimana, e questo soldato l’ha sprecata. Perché? Dal punto di vista della
comunicazione cosa ci dice questa lettera? Questo è un periodo in cui la guerra sta decimando le
parole dei soldati, i testi si prosciugano sempre di più.
Questa lettera aveva il solo scopo di informare la madre dei soldati di essere ancora vivo in 25
settembre 1918.
È inutile spiegare, perché i soldati sono in un mondo incomprensibile. E quindi le lettere si riducono
a un semplice elenco di date che testimoniavano la loro vita.
Nelle cartoline si potevano trovare anche dei disegni, che alludevano a momenti di gioia passati
prima della trincea.

La guerra è elemento di esplosione della scrittura, ma in alcuni casi è la prigionia a scatenare la


scrittura. Quando i soldati venivano imprigionati, venivano portati in dei campi insieme a tutti i
prigionieri di guerra.
(slide 40) Questo è un diarietto tenuto da Luigi Colombini nel 1917-1918. In questo diario annotava
le sue faccende domestiche, quindi inizialmente non veniva utilizzato a livello memoriale o
comunicativo.
Le sue annotazioni cambiano notevolmente da quando è stato imprigionato proprio perché c’era la
necessità di esprimere la propria soggettività. I diari diventano una sorta di terapia, una sorta di fuga
dalla paura di quel tempo.
Veniamo a un diario particolare, conservato all’archivio di Genova. Il proprietario è Flavio Gioia,
non più un analfabeta, ha 20 anni ed è acculturato. Flavio Gioia parte nel 1915 entusiasta per il
fronte (entusiasta perché aveva una concezione della guerra risorgimentale, la guerra che veniva
esaltata e promossa).
Nella prima pagina, egli scrive che in caso di smarrimento tale diario doveva essere recapitato al
suo indirizzo di casa. Quindi Flavio parte per la guerra consapevole che sarebbe potuto morire.
Nelle prime pagine del diario si leggono queste parole di entusiasmo, addirittura si ritrovano episodi
che erano rari nei diari. E ciò dimostra come Flavio cerchi di costruirsi un personaggio, perché
racconta le proprie esperienze amorose e sessuali.
Però, notiamo che andando avanti con le pagine i disastri della guerra lo disilludono profondamente,
infatti i toni sono molto meno esaltati già dopo una decina di pagine. Ad esempio, si trova ad
assistere alla condanna a morte di alcuni suoi compagni. E quindi si disillude, perde l’entusiasmo.
Alla fine, Flavio Gioia muore al fronte.
Se andiamo nel suo paese Santa Croce del Sannio, c’è il monumento dei caduti e il primo nome è il
suo. Se andiamo in comune, ci sono dei quadri dipinti da lui. C’è una via denominata “Via Gioia” e
anche una scuola a suo nome. Quindi è il personaggio per eccellenza di quel posto.
Ovviamente se cerchiamo Flavio Gioia nell’elenco dei caduti il suo nome c’è, eppure non dovrebbe
esserci perché aveva subito un processo al seguito del quale era stato condannato a morte. Perché?
Perché da giovane ufficiale, Gioia aveva lasciato andare in missione i suoi compagni senza andare
con loro, perché stava finendo di mangiare. I suoi soldati vennero catturati dai nemici e vennero
uccisi, e quindi lui finì sotto processo penale. Venne condannato a tot anni di galera da scontare
dopo la fine del conflitto, ma casualmente morì il giorno successivo.
Altro documento conservato dall’archivio: questo è un album di dediche che i soldati lasciavano ad
una crocerossina, che lavorava in un ospedale di Firenze. Questa ragazza chiedeva ai soldati di
lasciarle un ricordo. Vi scrivevano tutti, soldati alfabeti o analfabeti.
Ma perché è interessante questo documento? Perché tutte le cose che si evitano di dire in famiglia,
alle madri o alle mogli, venivano dette alla crocerossina perché lei era consapevole di cosa
succedeva al fronte.
In questo periodo di guerra viene ricostruita la storia di pinocchio. Pinocchio voleva tanto diventare
un bambino, e ci riuscì. Un giorno, vide passare i soldati per il fronte e decise di arruolarsi anche
lui, entusiasta per la guerra. Alla fine, pinocchio tornò dal fronte di nuovo burattino perché aveva la
gamba di legno, il braccio di legno… torna a casa burattino perché si era immolato per la patria.

Altra cartolina (slide 44):

“Cara Madre, Già da molto tempo non sapevo più nulla dell'amico Colombatto, nè se era partito ad
altro, ma essendomi interessato di saperlo con dolore dovetti constatare “secondo a ciò che risulta
dai registri” la sua morte avvenuta il 15 - 3 - scorso nell'ospedale di questo concentramento. Spero
che già lo saprete caso mai ti prego di dirlo al sig. Parroco che con precauzione dia la triste notizia
ai suoi. In seguito mi interesserò degli altri compaesani.”

Emanuele Calosso scrive questa lettera alla madre, per avvisare che è morto un suo compagno del
campo. Ma non solo compagno, Colombatto era un suo amico d’infanzia, ci era cresciuto. Eppure,
la notizia della sua morte viene data in maniera molto fredda e burocratica. Perché avviene questo?
Perché nei campi di concentramento così come in trincea, oggi è capitato a Colombatto e domani
può capitare a me. C’è un restringimento dei sentimenti.

“In seguito mi interesserò degli altri compaesani. Guarda se puoi farmi avere un po' di pesto di
basilico”

Subito dopo aver dichiarato la triste notizia, chiede un pesto di basilico. Ormai ci si è ridotto ai
bisogni primari.
Ma perché il pesto del basilico? Perché non un po' di pane? perché nei campi il cibo rappresentava
qualcosa che aveva a che fare con il proprio luogo di provenienza.

(slide 45) Arte Culinaria: documento di 400 ricette, che partono dall’antipasto fino al dolce. Perché
queste ricette se nei campi di concentramento si moriva di fame? Perché compilare questo album di
ricette consentiva ai prigionieri, almeno nella loro fantasia, di uscire da quel luogo e di ritornare ai
sapori che hanno lasciato a casa. Loro pensano di poter mangiare quei cibi deliziosi, mentre
mangiano il pane con la segatura.
Che ne è stato di tutte queste lettere della Prima guerra mondiale? Già durante la guerra, e
soprattutto durante il fascismo, queste lettere venivano cercate e messe insieme nei musei, ma non
con scopi scientifici bensì per dimostrare che gli italiani erano stati un popolo in armi che si era
immolato durante la grande guerra per gli ideali di risorgimento e compimento dell’unità nazionale.
Quindi, durante il fascismo venivano pubblicate queste lettere per far capire che i soldati che
avevano combattuto la guerra erano un popolo di eroi immolati per la causa nazionale.
Ovviamente, dalle lettere che abbiamo analizzato non si percepisce questo messaggio.
Dopo il fascismo, queste lettere vengono quasi dimenticate. Dovranno passare 40 anni prima che gli
studiosi riprendano a interessarsi a questo tipo di testimonianza.

Esistono poi testimonianze autobiografiche come quella di Vincenzo Rabito (slide 47). Non era
andato a scuola, ma quando torna a casa dalla Prima guerra mondiale comincia a scrivere la sua
autobiografia da mille pagine dattiloscritte (scritte a macchina). Scrive frasi separate solo da punti e
virgola, e tutte attaccate l’una con l’altra in cui parla dell’esperienza vissuta in trincea.
Queste sono tutte testimonianze che tendiamo ad escludere durante lo studio della storia.

07/03/2022

Documentario sulla Prima Guerra Mondiale Gli scemi di guerra:


Gli scemi di guerra erano i soldati che tornavano a casa con traumi mentali.
Molti soldati, durante la prima guerra, impazziscono colpiti da una nuova malattia: lo shock da
combattimento. Sono uomini che la storia ha dimenticato, chiusi in manicomi. Uomini che hanno
lasciato tracce di sé nelle cartelle cliniche degli ospedali. Sono gli uomini che la tradizione popolare
definisce come gli scemi di guerra.
I soldati erano anche dei poveri contadini che, all’improvviso, si erano ritrovati all’interno di un
mondo che non conoscevano.
Padre Agostino Gemelli viene nominato consulente di psicologia presso il ministero della guerra,
nei suoi scritti sostiene che la guerra non ha bisogno di eroi, ma di automi, soldati manipolabili.
Ai soldati viene chiesto di essere indifferenti, di uccidere, di dimenticare il passato, di dimenticarsi
della famiglia, di abbandonare i sentimenti. L’individualità sparisce.
I soldati hanno paura di perdersi nella massa, e l’unica reazione la vediamo attraverso la scrittura. È
l’unico modo di opporsi alla massificazione. Tutti sentono il desiderio di scrivere, nonostante il
numero elevato di persone analfabete.
Lo zoologo Vincenzo Bianchi spiega gli effetti delle esplosioni sul soldato: la detonazione, il lampo,
il colore dell’esplosione, lo spostamento dell’aria, il sollevamento della terra, tutti e cinque i sensi
nello stesso momento, l’effetto è intensificato dalle grida e urla dei feriti.
Shell Shock è il termine usato dagli psichiatri inglese per definire la nevrosi traumatica che si
sviluppa in combattimento. Dopo bombardamenti prolungati, soldati fluiscono negli ospedali da
campo, le gambe e le braccia sono bloccate da un comando interiore: la mente, come svanita. I
soldati colpiti da questo trauma non parlano, non sentono, tremano e hanno incubi sempre uguali.
Rimasti per giorni sotto il fuoco, alla vista dei corpi dei compagni morti, gli uomini reagiscono
innalzando un impenetrabile muro di silenzio.
Questi soldati traumatizzati sono la punta di un iceberg rispetto a un mondo molto più ampio che è
la grande totalità dei soldati, i quali hanno un impatto traumatizzante non sono in quanto guerra
guerreggiata, ma in quanto esplosione della modernità.
C’è, nella grande guerra, una prima manifestazione di questo fenomeno moderno dello
sdoppiamento della personalità, della perdita della individualità. Nasce dal fatto che tutti gli uomini
si sentono parte di un meccanismo inesorabile, nel quale loro non sono più attori ma sono comparse,
non sanno più chi sono, essere inseriti in meccanismi automatici che regolano la tua vita
dall’esterno ti dà la percezione di non essere più protagonista della tua vita e quindi di essere due
cose insieme.
Molti uomini erano indifferenti, tranne alla parola bombe. Al sentire quella parola, molti si
nascondevano, scappavano, trovavano un rifugio per la loro testa.
I soldati dovevano essere sempre pronti per l’attacco. Dovevano uscire dalle trincee in piena guerra,
strisciare nella terra di nessuno, accanto ai cadaveri dei compagni caduti nelle battaglie precedenti,
riuscire a raggiungere la recinzione nemica dove venivano accolti con fucilate. Il momento
dell’attacco è il momento in cui tutti i soldati afferrano bombe e pugnali e si tengono pronti a
slanciarsi.
La guerra moderna, di cui la Prima guerra mondiale è il primo esempio straordinario, non è più una
serie di battaglie, anzi le battaglie non esistono più. Per esempio, la battaglia della Somme, nel
1916, in realtà dura 6 mesi, e in quel breve periodo di tempo muoiono 1 milione di uomini, e per
tenere i combattimenti di quel periodo ci vogliono un numero illimitato di officine, un numero
illimitato di persone che lavorano. Quindi, non è una battaglia, ma è un’organizzazione produttiva
immane.
“la guerra è come un officina, la quale lo stato è il padrone, l’operaio è il soldato, e la produzione è
la guerra stessa, ovvero la morte” la guerra è un meccanismo id lunga durata per la morte.
Nel 1915 nel campo di battaglia si inizia ad usare il gas, arma letale per migliaia di uomini. È nata
la guerra chimica. Il gas è impossibile da combattere.
Vengono usate dagli austriaci nel 1915, vicino a Trieste. Le maschere dell’esercito italiano furono
inefficaci. Gli uomini rimangono a terra agonizzanti.
Successivamente vengono utilizzati gas accecanti e ustionanti.
Ci furono molti progressi scientifici a opera del dottor Belson. Alcuni danni al sistema nervoso
provocati da commozioni celebrali impedivano al soldato di poter stare seduto o in piedi.
Il dottor Belson, munito del suo elettrodo, comincia l’applicazione del suo sistema di siluramento.
Elettrizzazione a 35 mila ampere, 70 volt. La scossa elettrica è inflitta alle parti del corpo che si
rifiutano di funzionare, la paura e il dolore sottraggono il soldato alla sua paralisi.
Riabilitazione motoria senza elettrizzazione, il malato assistito al trattamento elettrico precedente,
l’effetto morale è stato sufficiente.
Il terrore di una seduta elettrica deve essere più forte del tornare al fronte, perché il dottore deve
infondere un clima di ineluttabilità. Lo stesso clima che c’era nella trincea.
Man mano con la guerra, le sofferenze psichiche e mentali sono sempre più gravi.
È importante che il medico vesta la divisa militare e dia degli ordini ai soldati. È importante che il
soldato non esca dalla sfera militare perché appena raggiungono le retrovie o, peggio, la famiglia, si
rafforza la volontà di non tornare.
La follia è, in parte, una reazione al senso di oppressione che il soldato vive in trincea dove non
percepisce né vede via di fuga.
È stata ritrovata la lettera di un soldato destinata alla fidanzata, in cui non c’è nemmeno una parola
della guerra, era una lettera completamente d’amore. Sono questi i diari, sono lettere scritte a
qualcun altro, lettere piene di sogni. Le lettere sono fughe dalla vita di guerra.
In quel periodo si è diffuso il grammofono, attraverso cui venivano trasmesse canzoni e melodie. I
soldati rimanevano ad ascoltarle per ore.
Un numero sempre maggiore di soldati viene inviato nei manicomi. Di fronte a queste
manifestazioni, la psichiatria non ha soluzioni terapeutiche. Non si tratta più di eliminare un
sintomo, come parlare, tremare, ma si tratta di un vero e proprio profondo dolore esistenziale. E non
si riesce, neanche con le minacce a trarre i soldati dal loro silenzio.
La guerra finisce, nel novembre 1918 viene firmato l’armistizio. Germania e Austria sono sconfitte,
ma è tutto il mondo ad essere completamento trasformato. Le porte dei manicomi si chiudono ai
soldati impazziti sul campo di battaglia.
(Fine filmato) Cosa ci insegna la grande guerra? Che insegnamento traiamo? Tutto può essere una
reazione. In qualche modo possiamo capire come la Prima Guerra mondiale possa essere
identificata come nascita della contemporaneità, perché inaugura una serie di meccanismi, di
processi, di fenomeni.
Molto spesso traumi fisici e traumi psicologici si fondevano, e hanno influito su intere generazioni.
Questi elementi ci fanno capire in parte come è stato possibile l’avvento di regimi totalitari che si
sono affermati in Italia, il regime fascista, poi quello nazista e, infine, quello sovietico.
(Il prof mostra delle immagini forti di traumi della guerra)
Molte pubblicità che venivano pubblicate nei giornali riguardavano le protesi. Questo è un fatto di
comunicazione: la protesi vista come elemento di consumo da sponsorizzare nei giornali, e alla base
di tutto ciò c’è l’assurdo tentativo di rendere normale, di rendere giustificabile, accettabile, la
mutilazione che era stata imposta ai soldati.
Molti soldati tornarono a casa ciechi o sordi, e impararono lo stesso a leggere e scrivere. È come la
mutilazione fosse stato quasi propedeutico ad un miglioramento della loro condizione. Allo stesso
modo, anche gli arti meccanici permettevano alle persone di fare cose che, senza di loro, non
avrebbero potuto fare.
L’arte diventa l’attrezzo per far apprezzare un lavoro. Le immagini viste non erano socialmente
accettate, come non lo sono oggi, anche con i mezzi di comunicazione odierni. Ma raramente, se
non i servizi speciali, la guerra viene restituita così. Anche oggi ci sono mutilati, storpi, gente che
impazzisce.
Quand’è che cambia la comunicazione della guerra? C’è una guerra che in particolare fa sì che la
comunicazione cambi. La guerra del Vietnam. Quando c’erano un sacco di giornalisti che andavano
insieme alle truppe. Fino a un certo momento, l’amministrazione americana impedisce che seguano
sempre le truppe proprio perché erano un veicolo che mostrava la realtà della guerra, e perciò in
contraddizione con l’esaltazione di essa. Allora la guerra non verrà più raccontata in maniera
indiretta.
Le immagini delle Torri Gemelle è stato l’evento più diffuso, più fotografato della storia. Eppure, se
ci pensate, le immagini che vediamo dell’11 settembre sono sempre le stesse. Ciò accade perché ci
sono alcune agenzie di stampa che decidono di mettere in circolo determinate immagini e altre no.
Tutta questa dinamica di racconto e non racconto nasce proprio dalla Grande Guerra.
Ovviamente, queste immagini sono pericolose. Ma, in un certo senso, diportano un po' di umanità
nelle persone. Non venivano diffuse all’epoca perché erano contrarie alla esaltazione della guerra.
Probabilmente, se fossero state diffuse in quel periodo, le persone avrebbero agito diversamente,
però c’è da dire che i problemi della guerra non erano del tutto sconosciuti ai civili. Le famiglie che
vedevano tornare il proprio figlio, padre, fratello mutilati, senza una gamba o un braccio, sapevano i
problemi della guerra. Ma non vi era una comunicazione a livello sociale.

Altro evento separatore: i flussi migratori. L’italia è un paese di accoglienza,ma i dati dicono
anche il contrario. a partire dal 2017 ogni anno sono espatriati 130.000 persone ogni anno. Le
migrazioni vengono studiate sul movimento delle persone, secondo la cultura dello spostamento.
Nella storia i popoli si sono sempre spostati, alcune volte per motivi specifici come le guerre.
1876-1901: da 22.000 persone a 280.000 persone che sono andati via dall’Italia. Oggi stiamo
affrontando la stessa cosa.
La grande migrazione in Italia:
1) 1876-1901: PARTONO DALL’ITALIA 5 MILIONI DI PERSONE, vanno nei paesi vicini o in
Sudamerica.
2)1901-1915: partono dall’italia 8 milioni di persone.
In questi anni lasciano l’Italia 15 milioni di persone. In un secolo (1876-1976) se ne sono andati
quasi 27 milioni di persone.
Oggi sono maggiori le persone di origini italiane che vivono al di fuori del nostro paese rispetto
alle persone che vivono in Italia. Solo Portogallo e Irlanda hanno vissuto un flusso come il nostro.
Perchè queste persone sono partite? Per le difficoltà economiche, si ha necessità di far fronte ai
bisogni primari. Ma se andiamo a vedere più da vicino per esempio il caso ligure, ci rendiamo
conto che molte persone sono partite perché vogliono fare un investimento su se stessi, migliorare
la propria condizione, da un punto di vista economico fare fortuna in un altro paese e poi tornare e
non per forza perché si soffriva la fame.
Immagine migrazioni italiana: stereotipo delle migrazioni: valigia, l’italiano con famiglia
numerosa. I bambini con la targhetta erano considerati merce. Il viaggio era tortuoso, difficile.
Immagini migrazione italiana: 1968, foto che segna la migrazione dopo la seconda guerra,
migrazione interna (dal meridione al nord, triangolo Milano-Torino-Genova).
Immagine migrazione Genova: Genova è il porto delle migrazioni, passano milioni di migranti.
Questo albergo accoglieva i migranti più abbienti, quelli che si potevano permettere di stare in
hotel. Gli altri stavano nel Centro Storico.
Lettera 1877: padre che scrive al figlio, prima di andare in argentina passa per la francia
(marsiglia), poi si imbarca e arriva in sudamerica. Il padre dice al figlio di tornare a casa perché
c’è lavoro da fare, qui il pane non manca. Se tu non torni, metti agitazione agli altri fratelli.
Questo figlio aveva fatto degli investimenti: ha comprato dei terreni ma gli andrà male perché
questi non valevano molto. Ma è la storia impressionante: un contadino che parte da un piccolo
paesino per migliorare la propria condizione di vita.
Negli archivi troviamo foto nelle lettere, con gli animali.
Vittorio raggio, migrante di seconda generazione, in perù dalla metà dell’ottocento. Nella prima
foto fa vedere la foto della moglie (viaggio lungo, quindi non tornerà presto, qua scrive in un
italiano precario, la moglie invece scrive bene quindi è scolarizzata).
Nella prima lettera mandata a settembre, manda gli auguri di natale visto che sarebbe arrivata in
quel periodo.
Ragazza di 18/19 anni che scrive da new york, partita da un paesino vicino a chiavari: dice che
non lavora più nel candy ma nel sapone. Si cambia lavoro facilmente in America, per guadagnare

qualche soldo in più. C’erano molte persone di quel paesino a New York e si scatenavano delle
catene di migrazioni, ovvero che se vedevano che li si faceva fortuna, gli altri raggiungevano quel
luogo.
Nei flussi migratori, vi è una contaminazione anche nel cibo, esempio: tizio che manda cartolina
con il tacchino ed esclama che vorrebbe mangiare la minestra ma tant’è se mangia il tacchino.
A Genova esiste il centro c6, il centro internazionale studi emigrazione italiano con i dati di
sbarco. Questa risorsa utilizzata dalle scuole. Possiamo vedere quante persone sono partiti
(esempio: scriviamo Belfiore e vediamo quanti Belfiore sono partiti).

14/03/2022

Proseguiamo nella nostra analisi dei fenomeni e delle evidenze del Novecento, dell'età
contemporanea, passando ad un argomento che in questi giorni è di tragica attualità perché oggi
parliamo un po' della nascita della rivoluzione russa. Abbiamo analizzato fino adesso i due grandi
fenomeni che vengono considerati i separatori della storia contemporanea e del Novecento cioè la
Grande Guerra ed i fenomeni migratori. Ci concentriamo almeno nella prima parte del nostro
incontro con la rivoluzione russa che abbiamo visto essere uno degli elementi caratterizzanti del
Novecento è uno degli elementi periodizzanti del Novecento Se noi prendiamo come riferimento la
periodizzazione di Oswald che fa iniziare il 900 con la Prima Guerra Mondiale ma in particolare
con la rivoluzione russa, perché come abbiamo detto più volte Oswald comprime il Novecento e
gran parte della storia contemporanea all'interno della parabola del Comunismo reale cioè dal 1917
al 1989-91 con la caduta del muro di Berlino e il crollo del sistema sovietico.

La rivoluzione russa del 1917 è evidentemente una delle conseguenze dirette del primo conflitto
mondiale; quindi non si può capire la rivoluzione russa se non attraverso appunto il paradigma della
Prima Guerra Mondiale. Anche se dei prologhi erano diciamo precedenti della rivoluzione alla
prima guerra mondiale risalgono quantomeno ai primi anni del 900. Il 1917 può essere presa come
data simbolica ma anche reale come un un anno cruciale nella storia della Prima Guerra Mondiale.
Quello che avverrà in Russia sarà anche cruciale per qualche aspetto anche per la storia italiana.
Infatti nel 1917 avviene la disfatta di Caporetto che è uno snodo fondamentale della Grande Guerra
italiana dove conseguì poi la conquista di Trento e Trieste e la vittoria finale. Però per capire anche
Caporetto occorre capire cosa avvenne a livello internazionale nel 1917.

Anche perché tutte queste cose non sono casuali infatti il 1917 vede l’entrata di una grande potenza
che poi caratterizzerà tutto il corso del Novecento ovvero gli Stati Uniti. Quindi potremmo dire che
in questo anno cruciale del primo conflitto mondiale per l'Italia ma non solo entrano in campo tutti
quei protagonisti che poi caratterizzeranno la storia del Novecento a partire dal primo dopoguerra
fino alla fine del Novecento con la caduta del mondo comunista. La rivoluzione russa porta nel
marzo del 1918 a un trattato di pace trattato, quello di Brest-Litovsk, che prevede qualcosa che
ritroviamo tragicamente proprio nei fatti che stiamo vivendo in questi giorni. Infatti la Russia
rivoluzionaria decide di uscire dal primo conflitto mondiale e stipula questa pace che prevede un
forte ridimensionamento dei confini dell'impero zarista che ritorna ai confini seicenteschi e sara’
cosi fino al 1920 quando una regione ossia l’Ucraina verra’ riconquistata dai bolscevichi. Questo
passaggio segna un evento che arriva fino ai nostri giorni.

Se la rivoluzione francese inauguro’ quel lungo Ottocento che, come dice Oswald, arriva fino al
1914-17, il Secolo Breve inizia proprio con la Prima Guerra Mondiale da una parte come abbiamo
visto ma sicuramente nell'ottica di Oswald inizia con il 1917 con la rivoluzione russa. Quali erano i
precetti teorici che erano alla base della rivoluzione russa. Bisogna fare un passo indietro di più di
mezzo secolo perché i precetti teorici sono quelli socialisti teorizzati già a metà dell’Ottocento da
Marx. E se noi andiamo a prendere gli scritti di Marx e li andiamo ad analizzare quando iniziamo a
parlare della rivoluzione ci accorgiamo che qualcosa almeno in teoria non funziona. Aveva scritto le
sue teorie in un paese molto diverso rispetto alla Russia. Infatti le teorizzazioni socialiste di Marx
affondano le radici in un tessuto economico sociale molto progredito dal punto di vista industriale
che era appunto la Germania.
Per l'appunto i precetti fondamentali del marxismo prevedeva che questi preconcetti avrebbero
avuto successo in una società con un capitalismo avanzato…quello che proprio si riscontrava
appunto nella Germania che erano gli stati più progrediti da questo punto di vista industriale.
Il marxismo avrebbe avuto successo in un paese a capitalismo progredito cioè dotato di un
protagonista sociale molto forte cioè la classe operaia, quello che veniva definito all’epoca il
proletariato industriale. Una classe operaia molto forte che in un paese con un capitalismo
progredito sarebbe stato in grado di ribaltare quel sistema.

La Russia zarista del primi anni del 900 non è sicuramente un paese da capitalismo avanzato capace
di una teoria del genere, anzi è un paese che ha ancora delle strutture sociali ed economiche di tipo
medievale. Quindi già questo ci fa capire come la rivoluzione avviene in un paese, almeno
inizialmente, non pronto ad una rivoluzione di questo tipo perché non c'erano i presupposti
economici sociali e non c'erano i protagonisti sociali che Marx aveva previsto essere utili per lo
scoppio di una rivoluzione socialista.
E allora perché è scoppiata la rivoluzione in Russia? Scoppia la rivoluzione perché assistiamo ad
una coincidenza di fattori che poi fanno parte anche dalla casualità della storia che consentono
appunto che accelerano un po' gli eventi e consentono che la rivoluzione scoppi in un paese che
appunto teoricamente non doveva essere protagonista. La Grande Guerra crea delle condizioni
affinché questo accada.
La Russia paga pesantemente la partecipazione alla prima guerra mondiale. La paga con oltre 2
milioni di morti con delle situazioni di estrema difficoltà proprio riguardo i beni primari. Ci sono
problemi di fame e di povertà assoluta.
Questa situazione creata dal conflitto getta le basi affinché la rivoluzione possa svilupparsi in un
paese dove il capitalismo risulta essere arretrato. Prima di questa rivoluzione ce ne fu una già
all'inizio del Novecento, nel 1905, quando vi fu un tentativo rivoluzionario dovuto alla sconfitta con
il Giappone. Questo primo nucleo rivoluzionario diede alla creazione di un'istituzione di parvenza
di regime liberale perché venne creato nel 1905 il Parlamento Russo (Duma). L'ossatura del
parlamento rimase comunque di tipo zarista.

Si cerca anche di fare la partita finale 1905 in poi una riforma una riforma agraria si cerca di dare
cercano di dare dei piccoli appezzamenti di terreno ai piccoli proprietari e contadini erano stati dati
che erano stati sottratti alla terra comune No e territorio è tutto questo diciamo così rimane molto
molto Cioè non è non causa dei cambiamenti non porta dei cambiamenti sociali Cosa significativi.
La Grande Guerra è un acceleratore della storia ma lo è anche per quanto riguarda la rivoluzione.
Infatti Lenin che era fuori dalla Russia (in Svizzera) nel 1917, appoggiato dagli imperi centrali che
vedevano questo esperimento rivoluzionario come il modo per portar fuori la russia dalla guerra,
cosa che succederà lo aiuteranno per liberare i fronti.

Lenin torna in Russia e dà il via alla prima fase rivoluzionaria definita del febbraio. In questa fase
assistiamo ad una sorta di dualismo del potere e di instabilità. Abbiamo i soviet, strutture
rappresentative introdotte da Lenin. Insieme ai menscevichi, la parte maggioritaria, abbiamo i
bolscevichi, la parte minoritaria che seguiva Lenin. Si viene ad instaurare un governo da un liberale
di nome L’vov.

Fissiamo delle tappe rivoluzionarie…

Febb-ott 1917: in questa fase di doppio potere abbiamo come protagonisti la Duma, che cerca di
imporsi ma il potere risiede in un governo provvisorio di L’vov dove predominano i cadetti. Di
questo governo fece parte Kerensky che troveremo in seguito a capo di un altro governo
provvisorio. Fu proprio questo primo governo provvisorio a decretare il proseguimento della guerra.
Non è ancora un governo rivoluzionario.
Altro grande protagonista sono i soviet (consigli) ovvero organi di rappresentanza di categorie, che
si creano per proteggere le città e assumono scopi organizzativi e di controllo dell’operato a livello
locale. Consegue la torizzazione della rivoluzione dell'ottobre del 17 e Lenin inizia a teorizzare le
tesi di aprile che prevedevano la fine della guerra in qualsiasi maniera, cio che avverra nel 18.
Lenin voleva passare immediatamente a rivoluzione armata e questo significava scavalcare quella
fase borghese. La rivoluzione secondo i dettami marxisti prevedeva la presenza di una forte
componente borghese capitalista e di una componente agonista del proletariato. I poteri dovevano
venire assunti dai soviet. Le tesi prevedevano la creazione di una nuova internazionale, non più
socialista ma comunista.

La differenza tra il termine socialista e comunista sta nel possesso dei mezzi di produzione che nel
comunismo stanno a totale appannaggio di una dimensione pubblica dove si ha la cancellazione
della proprietà privata. Queste tesi di aprile trovarono ostili gran parte dei menscevichi e dei
socialisti che non trovavano ancora pronta la Russia a cimentarsi a far fronte a una rivoluzione.
Tutto questo porta a un secondo governo provvisorio che si forma nell’aprile del 1917 con la
partecipazione di 6 ministri socialisti su 14 ma nessuno di questi faceva parte della minoranza di
Lenin ovvero i bolscevichi.
Questo governo viene affidato a Kerensky e questa non partecipazione getta le basi a ciò che sarà il
fuoco della rivoluzione di ottobre. Lenin deve fuggire in Finlandia.
Un altro grande protagonista sarà Trotsky che verrà arrestato. Verrà reintrodotta la pena di morte per
i dissentori che non volevano andare in guerra.
Nell'agosto del 17 questo secondo governo deve far fronte al tentativo contro rivoluzionario guidato
dai militari, capeggiati dal generale di nome Kordilov. Questo è un punto di snodo perché questo
tentativo andò a pannaggio dei bolscevichi che avevano organizzato la resistenza contro di loro.
Questa forma di resistenza e questa paura ad un regime reazionario fece sì che si maturassero le
condizioni per la rivoluzione d'ottobre.

Importante sottolineare che i russi usavano un calendario diverso dal nostro…tecnicamente la


rivoluzione secondo il nostro calendario occidentalee avviene il 6-7 novembre.
Tra il 24-25 ottobre, i bolscevichi occupano i punti chiave di Pietrogrado e il presidente provvisorio
Kerensky fugge.Il 25 ottobre si apre il Congresso Panrusso dei Soviet.
I rappresentanti erano gran parte bolscevichi. Questa presenza dei bolscevichi sancisce la presa di
potere di questa parte minoritaria che diventa protagonista di questo governo rivoluzionario che
vede Lenin presidente, commissario agli esteri Trotskij e commissario per le nazionalità un giovane
Stalin. Il potere passa esclusivamente ai bolscevichi.

Le prime misure che prendono i bolscevichi sono secondo le tesi di aprile.


Questi primi decreti prevedono l’inizio immediato delle trattative di pace per far uscire la Russia
dalla guerra che si concluderanno nel marzo del 18. Si ha la soppressione delle grandi proprietà
terriere e il passaggio dei terreni agricoli a dei grandi enti collettivi pubblici.
Così come il terreno passa a queste istituzioni pubbliche, anche le fabbriche sono al diretto controllo
degli operai. Altri punti previsti erano l'uguaglianza di tutti i popoli compresi nell’ex impero zarista
e il loro diritto all’autodecisione di questi paesi. Altro punto erano le elezioni a suffragio universale
di assemblea costituente per dare nuove istituzioni alla Russia.
I risultati di queste elezioni a suffragio universale sono deludenti per i bolscevichi che vennero
sorpassati dai social rivoluzionari e menscevichi. Da questo punto avviene un colpo di stato perché
con il decreto da parte del congresso dei soviet si decide lo scioglimento dell'assemblea costituente.
Qualsiasi tradizione democratica che si era potuto intravedere all’inizio con queste misure cade e
diventa esclusivamente comunista.
Perché lo tsar o gli stati dittatoriali anche precedenti ai totalitarismi non avevano avuto bisogno di
immagini come l’uomo col dito puntato che ti chiama?
I totalitarismi, a differenza degli stati monarchici e assoluti, hanno bisogno del consenso che poi
questo sia un consenso ottenuto legalmente è un altra cosa ma queste forme di potere lo necessitano.
Questo consenso passa attraverso una propaganda che investe anche oggetti di uso quotidiano come
ad esempio la faccia Lenin su un piatto.
I totalitarismi si costruiscono a partire dai bambini e dalla scuola e vedremo come nel ascismo la
scuola è diventata un luogo simbolo della rivoluzione fascista.

L’impresa rivoluzionaria russa porta dei problemi all'interno della Russia infatti scoppiò una guerra
civile che porta una dittatura rivoluzionaria. Questa rivoluzione non migliora le condizioni dei civili
e molti cittadini diventano esuli, scappando da questa guerra interna. Una volta che scoppia la
rivoluzione anche le potenze straniere iniziano ad intervenire. Pensiamo alle brigate bianche e alle
truppe anglo-francesi che appoggiano i contingenti zaristi.
Si afferma una forma di economia molto dura che è il comunismo di guerra. Questa forma prevede
un forte controllo sulla produzione agraria, la requisizione forzata degli alimenti, il razionamento
dei generi alimentari che porta problemi di fama e una situazione insostenibile che a partire dai
primissimi anni 20 porta una nuova politica economica: la NEP.
Questo grande monopolio legato al comunismo di guerra e forte accentramento delle risorse porta a
una restituzione ai piccoli contadini di una piccola gestione contadina. Questo consente alla Russia
di rientrare a far parte di quel contesto internazionale che si erano affermati nel primo dopoguerra.

Nel 1922 nasce l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Se in Russia nasce l’URSS, in
Italia nasce il governo fascista (altro esperimento totalitario).
Con la costituzione dell’URSS comincia la grande trasformazione della società che si rivolge contro
la chiesa ortodossa (che era anti comunismo-Marx). Molti esponenti del clero vengono mandati
nelle gulag russe, ai lavori forzati. Si cercano di introdurre riforme civili molto importanti,
pensiamo ai diritti universali al lavoro, i riconoscimenti dei diritti donne, viene legalizzato il
divorzio e l’aborto, viene creata l’organizzazione pubblica riguardo l’assistenza sanitaria e sociale.
Si investe anche molto sull'ideologia della nuova società bolscevica e comunista. Viene creato
appunto un sistema scolastico che permette questo indottrinamento. Si tende a favorire, in queste
scuole, la formazione tecnica per creare la nuova classe operaia e sociali che gestivano lo sviluppo
della nazione e della sua industrializzazione.

Il periodo leninista sta andando a termine nel 1922. Nel 1924 Lenin muore e viene sostituito dopo
tante lotti da Stalin. Stalin avvia un'ulteriore trasformazione del paese. La trasformazione leninista
aspirava ad una dimensione internazionale mentre con Stalin cambiano e si convince che la
rivoluzione deve essere consolidata in un singolo paese ovvero URSS. Tutto questo passa attraverso
una burocratizzazione ossia tutto è all’interno dello stato e nulla al di fuori. Dal singolo cittadino
all’istituzione, tutti partecipano al funzionamento dello stato.

Tutto questo è una conseguenza della Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra oltre ad essere una
guerra totale e totalizzante è anche una guerra che anticipa i totalitarismi. La Grande Guerra come
culla per i totalitarismi.
La grande guerra ha portato anche ad un altro meccanismo ovvero l'annullamento della soggettività
che è stato drammatico. Il totalitarismo porta questo annullamento dentro lo stato. Altro
meccanismo sociale scaturito è la brutalità. L'introiettare la violenza sono elementi caratterizzanti
dei regimi totalitari. Tutto questo si traduce a livello politico e istituzionale. Durante le guerre le
decisioni vengono prese dalle istituzioni centrali mettendo da parte il parlamento, risaltando il
potere esecutivo assieme al presidente a capo del governo. I totalitarismi non nascono a caso ma ci
sono pre condizioni sociali che consentono che questo avvenga.
La semplicità burocratica di Stalin viene risaltata anche nella propaganda, dove gli attributi eroici si
annullano. I piani quinquennali stalinisti sono un modo pianificato di concepire l’economia.
Vengono creati dei punti da raggiungere dallo stato e tutto il sistema si piega per raggiungerli.
Lo slogan dice “la realtà di questo programma è gente viva. Siamo noi ed io.”.
Stalin si presenta come uno degli operai, come il loro leader. Non c'è nulla del condottiero classico
o del capo. Protagonisti dei piani quinquennali sono proprio gli operai. Questi piani alla fine
funzionano tanto da raggiungere un livello di produzione tale a quello occidentale.
Tutto ha senso all'interno del benessere dello stato.
Se gli operai sono sfruttati dal capitalismo, nello stato sovietico sono orgogliosi membri della
società che partecipano attivamente alla vita politica. Se il plusvalore del mondo capitalista viene
accumulato e gli operai vengono sfruttati per l’aumentare del proprio capitale, nel mondo sovietico
ciò non avviene perché si lavora per lo stato.
“Nessun piano è irraggiungibile per i bolscevichi” corrisponde ad un altro punto dei piani
quinquennali. Nel periodo della ricostruzione la tecnica decide tutto.
Il passaggio da stato leninista a stalinsta accentua questa caratteristica repressiva. Negli anni 30 vi
sono le grandi purghe staliniste quando tutti gli oppositori politici vanno nei gulag (non sono veri e
propri campi di concentramento come quelli nazisti ma luoghi dove ci si muove tantissimo,
rendendo impossibile il ritorno e certa la morte).

Un altro collegamento tra l'Italia e l'Urss è che nel 1921 - anno importante per entrambi i paesi -
erano nati due famosi partiti italiani: quello fascista e quello comunista (che nasce dalla scissione
con quello socialista). Avviene anche la storica ed endemica debolezza e separazione dei partiti di
sinistra che si spezzettano in mille rivoli e che faciliterà la presa del potere ai fascisti.

VIDEO:

La rivoluzione ha costituito un evento salvifico o del male a seconda della persona. L’ottobre del 17
era l'inizio di una storia negativa.
La fine dell’URSS ha fatto cadere questa cornice che aveva permesso di mettere a fuoco aspetti che
erano stati in ombra dalla luce dell’ottobre. Secondo motivo che ci ha fatto ripensare alla
rivoluzione è stata la spinta venuta per ripensamento degli eventi rivoluzionari dai sovietici. Solo
dal 1991, con l’apertura degli archivi, vi è stata una possibilità di studiare tutte queste nuove chiavi
di lettura.
La storiografia marxista affermava l’ottobre del 17, secondo il calendario dei bolscevichi, come
l’inizio della rivoluzione vera e propria.
La presa del potere dei bolscevichi è stata un colpo di mano dalle milizie bolscevichi con la cattura
del palazzo d’inverno. La storiografia ha atteso ad allargare l'arco cronologico dove collocare la
rivoluzione d’ottobre, considerata non più come l'Evento quanto come un processo.
Secondo alcuni questo processo ha avuto inizio negli anni 80 dell’Ottocento con l'inizio della
modernizzazione della Russia, altri con il 1891 per le elezioni popolari dovute all'inizio di una
carestia, altri la intendono con una periodizzazione più classica con gli eventi del 1905, altri con il
1921 vista come un tutt'uno della rivoluzione, altri con il 1924 con la morte di Lenin.

L'impero russo alla vigilia della rivoluzione nel 1914 era visto come un impero fortemente in crisi
destinato alla sua dissoluzione nel 18. Ma questa chiave è stata messa in discussione dalla
storiografia che senza dubbio credeva che l’impero si trovasse in una posizione dove non
mancavano crisi interne (questione contadina, operaia, nazionale, sistema politico di autocrazia
zarista non in grado di modernizzarsi, ecc…) ma l’impero non era in uno stato di collasso. C'era
vitalità nelle campagne, sviluppo industriale e un aumento demografico.
La Prima Guerra Mondiale era nell'ombra e la luce era centrata sull’ottobre del 17. Invece la nuova
visione della rivoluzione porta a dire che l'ottobre del 17 è uno dei fenomeni di quel passaggio
decisivo per la modernità contemporanea che è stata la Grande Guerra. La rivoluzione è stata la
manifestazione della crisi russa innescata dalla grande crisi europea.
Il 14 acquisisce una centralità alla pari del 17. L'impatto della guerra sottolineo una
modernizzazione ancora incompleta.

Cos'è stato il febbraio del 17? Uno storico russo ha parlato delle masse in rivolta ad un potere
indebolito che aveva perso fiducia in se stesso. Parla della rivoluzione come la crisi sistemica di un
modello paternalistico. La crisi del 17 è stata l'inizio del collasso dell’impero russo. Nel sistema del
potere russo, che vedeva nello zar la sua incarnazione, il centro si indebolisce e si svuota Questo
risulta essere un tratto di debolezza decisivo.

Per conquistare il potere, Lenin era convinto che fosse necessaria la violenza e quindi mobilitò le
forze milizie finendo vittorioso. Una delle acquisizioni più grandi è stata quella di aver inserito il 17
dentro un processo di guerra che iniziò nel 14 e si concluderà nel 21 perché la Russia dall'ingresso
della Prima Guerra Mondiale fino al 21 si trova in condizione di guerra, prima con la Grande
Guerra e poi la guerra civile.

28/03/2022

22 maggio esame
Esiste il razzismo tutto italiano.
Stiamo ragionando su un problema che non esiste, dal punto di vista ?
La questione ebraica in Italia, siccome 1938 con le leggi razziali, in realtà inizia prima nel 1935/36
non a caso quando l’Italia si trova impegnata in una guerra coloniale in Africa orientale e durante la
guerra contro la Spagna.
Nel 1937 Paolo Orano , scrittore, pubblica un lavoro che si intitola Ebrei in Italia, contro la presunta
pretesa degli ebrei di proteggere le loro identità culturale. Poi esce sul giornali ? molto imp perché
fissa la ideologica del sangue ebraico. Non si tratta più di un
Si scaglia con mezzi ebrei, camuffati, politica pulizia della razza tramite provvedimenti legislativi
Sempre nel 1937 i protoccoli dei savi di sion, stampati in ialia nel 1931, erano un fatto documentale
ormai attestato. Erano stati prodotti nel russia che riguardava la presunta dominazione ebraica
sull’impero, ma erano falsi e si saoeva già dall’inizio degli anni 20.
Il fatto che si sapesse da anni che fossero falsi, diventa una potenza per la stampa perché li diffonde.
Vengono pubblicti i primi provvidimenti razziali, non quelli del 1938, ma già dall’aprile del 37.
Cosa dicevano? L’atteggiamento che gli italiano dovevano tenere nei confronti degli africani
dell’africa orientale.
Slide:
i soldati della 1gm non usano quasi mai espressioni di odio, quando i soldati ?
perché ci fosse questa differenza?
Questa differenza era legata a un fattore etnico culturale, come la pelle, cosa che non accadeva ai
sodati austro ungarici perché condividevano il colore della pelle ecc..
Sliede 2:
questi sono alcuni quaderni dell’africa degli anni 30. Il fascismo mobilitò le piu imoortanti risorse
fra gli ilustratori dell’epoca
slide 3:
vedete i bambini neri che svelntolano le bandierine italia. Vediamo un carico di violenza abbastanza
forte, tante vignette che ridono le altre popolazioni locali. (soldato che spedisce un africano alle
poste).
Erano immagini per i bambini.
Visioni abissine:
vengono ritratte così. Slide 4/5
bellezze di bronzo: ragazzine dell’africa orientale che venivano ritratte e poi usate come copertina.
È il mito del raggiungimento dell’esotico, di tuto ciò che diventa tabù.
Slide 6: queste sono foto piccole che uno conservava in una custodia trasparente, sono ragzzine
adolescenti.
Slide 7: Veniamo a un quaderno che noi conserviamo nell’archiovio popolare. Cerchiamo di entrare
un po’ dentro all’iconografia delle immagini. Cosa succede? C’è il bambino ballina italiano vestito
con la camicia nera, il fez, le scarpe che fa fare l’alza bandiera ai bambini africani, che vengono
ritratti come delle scimmie scalze, con la bocca segnata e gli occhi gialli. I bambini potevano anche
colorare la copertina.
Questi erano messaggi che arrivavano quotidianamente ai bambini italiani. Stiamo parlando di
materiali che hanno a che fare con la nostra contemporaneità.
Slide 8: questa è una lettera.
“Carissimi…”
Non a caso mussolini era un insegnante. Il fascismo non poteva che partire dalle aule scolastiche.
Slide 9 pinocchio:
Infanzia arrivava anche ad esempio dalle letture per l'infanzia questi sono libri conservati a Genova
la biblioteca De Amicis specializzata una biblioteca appunto specializzata in libri per l'infanzia e
queste si chiamano pinocchiate cioè sono una serie di riscritture di Pinocchio che soprattutto negli
anni 30 uscirono numerosissime fra gli anni 20 e gli anni 30 uscirono numerosissime vi ricordate
che di uno abbiamo forse già parlato il cuore di Pinocchio Pinocchio che sia che sia arruolato
durante la grande guerra no beh Pinocchio viene mobilitato non solo durante la grande guerra della
propaganda ma viene mobilitato soprattutto dal fascismo ovviamente Pinocchio era una delle letture
più diffuse no ora allora come ora tra i bambini e allora Pinocchio non poteva non diventare un
perfetto fascista Pinocchio istruttore del negus cosa fa Pinocchio vai in Africa come era andato in
guerra nella grande guerra e va a istruire negus il modo di
Pinocchio vuole calzare gli abissini: gli africani non sono civilizzati, non riescono ad indossare le
scarpe. Così le scarpe diventano simbolo di civiltà.
31min
Slide 10: Fino adesso abbiamo visto materiali grafici. Ora passiamo a qualcoa di piu crudo, ovvero
a materiali dell’archivio.
Questo materiale è arrivato dalle figlie di questo comandante (a dx). era un album fotografico che
non era mai stato fatto vdere a casa ed era stato escluso alle donne.
Cosa ritrae? Slide 11: stermini di gruppo, impiccagioni di persone, erano tutti italiani, non nazisti.
Il soldato prende la mira per sparare ad un giovane ormai già quasi morto.
Un soldato italiano che sorride mentre prende i corpi di africani per bruciarli.
Sono materiali che sono rimasti in ambiti privati.
36 min - Slide 12: nel 1938 poco prima inizia ad essere pubblicata “la difesa della razza”, che poi
pubblica una sorta di decagolo del italiano. Riprende il passaggio dal razzismo culturale al razzismo
eugenetico ?
Quello che leggerò è stato firmato dagli altri – 38min
40 Presentata da massi quasi sempre imponenti imponenti di milioni di uomini simili per caratteri
fisici e psicologici che furono ereditati che continuano in eredità
41 legge
Punto 3: il concetto di razza è un concetto puramente biologico. Molto importante. È un passaggio
importantissimo. Alla base delle differenze di nazione stanno delle differenze di razza.
Se io faccio passare questo principio che una nazione ? sdogano ogni forma di violenza.
La popolazine è nella maggiornanza ariana.
Punto 5 no
Punto 6: esiste una pura razza italiana.
Punto 7: è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti.
punto 10:
questi sono i punti firmati da insegnanti, e scienziati nel manifesto della razza, non sono ancora le
leggi razziali.
Slide 12: caratteristiche fisiche degli africani che derivano a quelli degli animali. Poi arriviamo
all’assurdità “caratteri fisici della razza italiana”.
Slide 13: caratteri fisionomici e identità razziale. Caratteri fisionomici, ovvero la forma del naso,
del mento, della fronte, erano collegati ad azioni.
“dio ha fatto il bianco e il nero, il diavolo ha fatto il meticcio.” A sottolineare il divieto di un
congiungimento tra bianchi e neri.
I problemi fisici erano causati dal miscuglio tra razze diverse, e l’imbastardimento.
1938 le leggi razziali. Da dove inizia la persecuzione razziale in italia? Qual è il contesto? Iniziano
dalla scuola, prima ancora che vengano emanate le leggi razziali, vengono fatti dei censimenti su
bambini studneti ebrei e insegnanti ebrei nella scuola. All’inizio chi apparteneva alla razza ebrai si
auto denuncia. Ciò fa capire come gli stessi ebrei non si redenvano conto di dove sarebbero andati a
finire, e quindi non avevano paura di mostrarsi.
Vengono esplusi tantissimi insegnati, presidi, docenti universitari, migliaia di studenti ebrei.
Se volessimo dare una cronologia dei proveddimenti razziali che colpiranno gli ebrei e non solo:
possiamo distumguere due periodo 1938 al 1943 che viene definito il perido della persecuziond dei
diritti, che diventa parossistico perché agli ebrei non era consetito apparire negli elenchi telefonici,
no radio, no personale domestico di razza italiana. Quindi vengon perseguitati in questi diritti, non
potevano esercitare la loro professionale a scuola e non potevno lavorare.
Periodo piu tragico: 1943-1945 persecuzione delle vite, non solo dei loro dirtti, ma vengono
deportati nei campi nazisti. Perché 1945? È un anno cardine della storia italiana del 2gm. Il 25
luglio viene ?
sbarcano in sicilia e cominciamo a liberare l’italia. Il 1943 . l’italia non è più alleata dei tedeschi ma
occupa una psozione beligerante.
Anche la liguria non fu esente da questa persecuzione. Anche qui ci furono campi di
concentramento dove gli ebrei venivano raccolti e poi deportati. Il più vicino era a Bergeggi
1.07 ancora domande generali
L’italia non ha fatto i conti con il fascismo. “ferite”. Il fascismo non ha preso il potere in maniera
illeggittimo. Mussolini ha ottenuto l’incarico direttamente dal re, in maniera leggittima e la marcia
su roma non è stato un colpo di stato ma una manifestazione. Il fascismo ha mantenuto il suo potere
si con la violenza,
l’italia entra in guerra nel giugno del 40, la prima azione militare avviene al confine della francia,
qundo la guerra arriva nelle case italiane, arriva nelle città. Genova colpita dai bombardamenti.
Quindi si capisce vhe la guerra è persa. Il fascismo dla pdv propagantistico e mediati è
estremamente interessante da studiare perché è stata una macchina di consenso che ha funzionato
benissimo.
1943 mussolini viene sifduciato e incarcerato nel gran sasso e poi viene liberato dai nazisti e
dpeortato in germania.
Mussolini sembrava avere un potere totalizzante, poi viene sfiduciato dal suo stesso rogano
rappresentativo ovvero il gran consiglio del fascismo fascismo (creato da lui stesso). Ecco perché
gli studiosi parlano di esoerimento totalitario, che ha funzionato benissimo dal pdv mediatico e
propagandistico, ma aveva delle falle dal pdv istituzionale.
Hitler non cera questa istituzione, e non c’era il re. Quinid on poteva essere incarcerato da nessuno,
esisteva solo il nazismo.
È vero che negli anni 30.
In tal senso il fascismo è un esperimento totalitario incompiuto, che non riuscirà mai a diventare ?
1.22
Per non parlare dei raporti problematici che il fascismo ebbe con la chiesa, nonostante i patti
lateranensi.
Ci possiamo porre un’altra domanda: il fascismo ha lasciato una sua cultura? Gli studiosi dibattono
su questo, che sia così o che sia transitato senza lasciare le tracce. Non c’è una risposta esatta. Le
tracce sono lasciate, pensiamo dal pdv archittettonico Brignole è un quartiere fascista. Ma in realtà è
un quartiere fascista o semplicemente ha solo rapprsentato il fascismo dal pdv architettonico?
L’architettura era prorpia del fascismo, o il fascismo di era appropiato di quella archittetura?
Possiamo dire che il fascismo fu il primo movimento rivoluzionario organizzato in milizia? Si dota
di una milizia a livello paramiltare, che diventa poi parte della
Che il fascismo diventa
Dogmi, rituali, simboli, le divise, sono tutte cose che il fascismo riprende. È la sacralizzazione della
politica. Non può che esistere all’interno di coordinate ?
Lo stato fascista non arrivò mai a perfetto compimento. A cosa mirava lo stato fascista? Mirava a
diventare uno stato corporativo, dove venivano completamente eliminati gli scontri sociali.
Tutto nello stato, nulla al di fuori.
3 dimensioni:
organizzativa: usa la milizia
dimensione istituzionale: simbiosi perfetta tra partito e stato. 1.33
1.37
vediamo un documento che riguarda la dimensione del fascismo, che ancora oggi sepreggia nella
nostra società. 1.38-1.58
cosa vuol dire essere fascista o essere comunista? 2.03
POMERIGGIO 28/03/2022
Abbiamo parlato del fascismo, che è un tema ancora oggi attuale.
6min da una parte il rifiuto del trattato di versailles, dall’altro
Crolla la borsa di wall street, portandosi dietro tantissime società
11
Ottene il 37% delle preferenze, pochii anni prima aveva avuto il 18%. Raddopia il consenso
elettorale in pochi anni.
Il consiglio elettorale del 1932, e nel 33
Viene inciendiato il parlamento nel 33, probabilmente dai nazisti, e hitler riesce a fare ciò che
mussolini in Italia non riecse a fare. Smantella la struttura statale precendente, diventando l’unico a
detenereil potere in Germania.
Come in italia, prevale la presenza di ?
Come struttura dello stato, hitler prende a modello il fascismo italiano, perché aveva fallito e quindi
riesce a non commettere gli stessi sbagli.
Hitler investe sull’infanzia. 1935
1938 inizia la distruzione del ? sociale ebraico. Iniziera la deportazione dalla germania in europa.
Vi sono delle analogie che portano in italia la creazione del partito fascista, e in germania la nascita
del partito nazista.
Anche il fatto che sia il nazismo sia fascismo portano ?
21 SI SENTE BENE
Le cose non succedono a compartimenti stagni, sia la creazione del fascismo sia la creazione del
nazismo sono riconducibili alla prima guerra mondiale.
I totalitarismi non si spiegano se non all’interno delle masse. ??
Non sono più mase subalterne comandate dal re, i sistemi totalitari il popolo diventano uno
strumento organico allo stato. E lo stato ha bisogno del consenso di massa. È importante capirlo.
Bisogna capire perché si affermano in Europa i fascismi.
Senza la grande guerra non si riescono a capire l’origine dei regimi totalitari. Se in Italia la memoria
della grande guerra fu la memoria dell ?, fu così anche in germania ma al contraio, ovvero la
memoria di una ?
26.43 La Seconda guerra mondiale scoppia nel 39 e finirà nel 45. L’italia entra in guerra nel giugno
del 1940, un anno di ritardo rispetto alleato tedesco, ed entra in guerra con un alleato diverso. Nella
2gm cambia il campo delle alleanze, nella 1gm era con la triplice intesa. L’italia aveva aderito alla
triplice alleanza. In realtà nel maggio 1915 entra in guerra con la triplice alleanza.
La 2gm viene letta come diretta conseguenza della 1gm.
molti storici considerano il periodo 1915-1945 come un unico periodo, caratterizzato dalla 1gm e
2gm.
Cosa avviene in italia dopo questa guera dei 30 anni? Siamo nel 1945, la guerra finisce, l’italia esce
devastata dal punto dv economico e sociale. L’italia usciva da una guerra di liberazione.
Questo uomo che schiaccia la testa del fascismo. Vediamo un picconatore (che rappresenta il re) che
9 maggio 36 - 8 settembre 43 cosa duccede? Vediamo questo che si dispera per il cambio di casacca
Il tema della guerra era di sradicare il fascismo dall’italia, 32min
Non fu una presa attraverso un colpo di stato.
Dal pdv storico non è la stessa cosa, si trattava di capire perché il fascismo ha potuto prendere piede
in italia. Anhe perche se ci pensiamo il tesusto ialiano che esce dal conflitto nnon è completamente
defascistizzato. Vi fu una continuità di ruoli che la dice lunga su quello che abbiamo detto
stamattina. Gran parte degli insgenanti che avevano operato durante il fascimo hanno continuato ad
operare anche dopo la caduta del regime, e anche in italia democratica. C’è una continuità dei ruoli.
C’è una continuità sociale.
Slide 17: la famiglia reale. “votate per la monarchia” manifesto. Cosa ci dice questa imagine?
Riproduce il modello della famiglia cattolica, numerosa, felice. Vota per la monarchia perché la
manocìrchia ci garantisce la continuazione del modello rassicurante.
Slide 18: Invece il partito socialista cosa punta? Sui lavoratori, in particolare sulle lavoratrici. Non
era difuso all’epoca. Le donne voteranno in Italia nel 1946. Il partito di sinistra punta molto sul
nuovo soggetto elettorale che sono le donne.
Se prima l’immagine della donna era legata all’immagine classica della madre, moglie, casalinga.
Adesso è vista come lavoratrice.
Slide 19: partito socialista italiano di unità proletaria. 40min
C’è uun idelismo molto forte,
slide 20: non solo il parito socialista punta sull’immagine femminile. Vedete che anche il partito ?
il messaggio che viene mandato è lo stesso.
Manifestino a dx giallo è del partito comunista.
Quinid se la democrazia cristiana investe sulla donna lavoratrice, il parito comunista fa lo stesso ma
capovolta, citando la famiglia felice.
Slide 21: il partito comunista italiano e votate per la reppublica.
Invece i paritti di sinistra ceracn di appropriasi ? capovolgendone il senso. Qua fanno capire che
cristo è stato il primo socialista.
Vedete come le caratteristiche sociali dell’italia si permeano nelle elezioni elettorali del 1048.
Slide 22: giacomo Matteotti ucciso nel 22 che diventa un martire e viene utilizzato come icona nelle
elezioni
Slide 23: vedete come qui viene imposta l’immagine della famiglia, della mamma, papà e bambino
ma in un sistema industraile, che difendono la famiglia ma anche ? 46
Slide 24: immagine dito puntato. Il primo invita i giovani ad arruolarsi, a dare soldi per i soldati al
fronte, e soldati
Slide 25: Questo stesso modo di rivolgersi alle masse viene utilizzato anche dalla democrazia
cristiana nelle elezioni 19? “io voto. Tu devi votare, perché lui vota” lui è riferito ad un comunista
con un fucile in mano.
Vedete qui come si polarizza ?
Se nel 1946 i partito di massa, anche contrapposti, il partito cristiano, socialista, comunista, avevano
avuto come obiettivo comune quello di far affermare la repubblica in Italia e sconfiggere la
monarchia, di eliminare il fascismo e ?
nel 1948, a cose fatte, le grandi differenze ideologiche che avevano caratterizzato i grandi partiti di
massa diventano di nuovo forti. Le elezioni del 46 erano una sorta di tregua.
Slide 26: “vota unità socialista – socialismo” perché in Italia è reato esser fascisti ma non
comunisti? Nonostante sia opinione comune che entrambi vengano messi sullo stesso piano.
È legato ad un motivo giuridico. C’è un motivo strutturale, che sta alla base del nostro vivere civile.
La nostra costituzione nasce su basi antifasciste, da persone che avevano partecipato alla lotta
antifascista.
55min la resistenza è stata un’esperienza collettiva alla società italiana che ha portato alla scrittura
della costituzione.
1.01min non fa parte del metodo storico. Lo storico può emettere dei giudizi storici. I media di oggi
come maneggiano ?
Palare di comunismo, o fascismo, dietro un talk show che senso ha? Cosa c’è dietro quei due
concetti? Chi è che tira furoi una contrapposizione cos’ calcistica? Berlusconi quando rientra in
politica riporta quella visione dei cattivi, ?
Perché spostare il dibattito?
L’importante è creare una contrapposizione.
Aver portato la semplificazione dei messaggi all’interno del sistema politico non è cosa da poco.
Slide 26: vedete come la lotta si fa molto dura. Quelli di sinistra avevano preso a modello garibaldi
“non votate per me non ho mai aderito al fronte democratico popolare”. Vengono recuperate motle
cose, il dito puntato, garibaldi…
Slide 27: vengono recuerati modleli, strumenti stessi disegnatori che avevano elaborato dei
cartelloni/manifesti durante la 1gm, vengono recuparati anche nel dopoguerra 2gm.
Slide 28: guardate il primo manifestino: da una parte garibaldi, se lo capovogli stalin.
Secondo manifestino: a seconda di come leggi il testo (saltando una riga o le righe solo con pallini)
cambiava il significato dell’intero tetso.
Slide 29: 1948 venivano mandate a casa questa busta con delle cartoline e degli occhiali. Se si
uardavano le immagini senza occhiali, si vedeva il paritto comunista che aiutava, salvaav ecc.. con
gli occhiali si vedeva la verità, ovvero il partito comunista come teschio…
I comitati erano appoggiati anche dalla chiesa.
Slide 30: la prima immagina è del 19? E la seconda del 1944. Hanno cose in comune.
Difende la famiglia perfetta dalle serpi dei comunisti, ovvero dal lavoro libero, dal divorzio.
Slide 31: vota o sarà il tuo padrone. Chi sarà il padrone? Il soldato della democrazia cristiana
rappresemtato dallo scheletro che porta la morte.
il secondo manifesto rappresenta l’italia rappresentata dalla donna vestita di verde-bianco.rosso
uccisa dai comunisti. Impedisci che ciò accada.
Slide 32: i comunisti mangiavano i bambini. Si avevano il timore che se avesse vinto il parito
comunista, i bambini sarebbero stati presi e portati in unione sovietica.
Slide 33: si fa leva sul sentimento matero. Alcuni prigionieri italiani catturati nel 1948 erano ancora
nei campi sovietici, se si volevano indietro i figli bisognava votare la democrazia italiana.
Slide 34: stati uniti gli aiuti d’america
Si faceva leva sugli elementi emotivi delle persone.
Slide 35: “via col voto”
Slide 36: pinocchio mobilitato anche nelle elzioni del 1948. Votate contro il comunismo
Slide 37: viene mobilitata anche la madonna, quindi anche la chiesa, che invita a votare la
democrazia cristiana.
Slide 38: orso russo
Questo investimento elettorale funzionò.

04/04/2022

STORIA SULLA RESISTENZA ITALIANA un fenomeno cardine per capire meglio il secondo
dopoguerra ed i principi della costituzione ovvero della carta alla base del nostro vivere civile
quotidiano.
Quand'è che prende forma? Il fascismo aveva avuto consenso soprattutto negli anni 30 dove la
maggior parte dei cittadini erano fascisti o meglio afascisti dove si trovavano in una posizione dove
non avevano conosciuto altro.
Dalla metà degli anni 20 quando entrarono in vigore le leggi fascistissime ogni forma di
opposizione politica viene eliminata ufficialmente perché ogni partito messo fuori legge-

Ovviamente c'erano partiti di opposizione ma non potevano partecipare in lavori parlamentari, per
questo motivo lavoravano in clandestinità. C’erano delle figure importanti dell'antifascismo come i
fratelli Rosselli, Antonio Gramsci che o venivano messi in prigione (Gramsci) oppure emigrarono in
Francia e uccisi fuori dall’Italia (Rosselli). Non c'erano tuttavia posizioni di massa.
Ma in Italia l’antifascismo iniziò a prendere vigore soprattutto per il malcontento per l'entrata
dell’Italia in guerra. Se gli anni 30 furono il massimo consenso dal fascismo con la proclamazione
dell’impero, con l’inizio anni 40 inizia la parabola discendente in termine di consenso popolare.
L'entrata in guerra nel 1940 inizia questo processo. Inizia perché gli italiani capiscono che il
fascismo per 20 anni aveva raccontato favole, ben architettate dal punto di vista comunicativo ma lo
scopo della guerra evidenzia questa impreparazione dell’Italia nei confronti del conflitto.
Soprattutto l'antifascismo continua sempre più a diffondersi dal 42 quando i bombardamenti sulle
città italiane che coinvolgono i civili spezzano quel legame che aveva unito gli italiani e Mussolini.

I primi segnali di opposizione fascista cominciarono alla fine degli anni 30, dal 38 in avanti un po’
per le leggi razziali non sentite a livello popoloare in Italia ma anche per l’avvicinamento ufficiale
con il Patto d’acciaio con la Germania nazista che veniva percepito come un legame innaturale.
Infatti precedentemente erano nemici Hitler e Mussolini.
Mussolini non aveva simpatie particolari per Hitler ma si inserisce in un quadro storico che lo porta
a legarsi a lui perché era diventato l'unico paese ad appoggiare la sua missione espansionistica della
pensiola. Le sanzioni imposte dalla Società delle nazioni nei confronti dell’Italia aumentano il loro
legame.

Nel 42 si cominciano a ricostituire i partiti politici - comunista, sociali, liberale, democratico-


cristiano e dell’azione dal quale nascerà in seguito quello di giustizia e libertà.

Il 43 vede un salto di qualità nell'antifascismo perché è legato a fatti che rappresentano lo snodo per
la storia di quel periodo. Nell’estate gli angloamericani sbarcano in Sicilia e iniziano la riconquista
dell'Italia risalendo per la penisola. Il 25 luglio Mussolini viene sfiduciato dal gran consiglio del
fascismo. Questo rende bene l'idea che il totalitarismo italiano fu imperfetto o meglio un
esperimento totalitario non compiuto totalmente, perché erano rimaste istituzioni che si scontrarono
contro Mussolini.
Questi fatti consentono aLLE organizzazioni politiche ricreate in clandestinità a dare vita a dei
comitati come la CLN. Ci si sposta ad una attività pratica non più solo politica, di cellule che
potevano collaborare con truppe alleate per la liberazione. Già nel marzo del 43 prima degli
angloameri il malcontento si percepiva soprattutto nelle città del nord industriali e si verificavano
diversi scioperi da operai. Gli scioperi del 43 sono i primi che si verificarono in 20 anni di fascismo.
Rappresentano gli eventi simbolo degli eventi successivi.

Con la caduta del fascismo e di Mussolini gli italiani pensavano che la guerra fosse finita, infatti si
assiste a scene di giubilo e gioia. In realtà il peggio per l’Italia doveva ancora venire in termini di
perdita di vite umane. E quegli anni dal luglio del 43 al 25 aprile del 45 sono i mesi più duri, dove le
città ed i civili subiscono grandi perdite.
Altra data simbolo di quell’anno dopo i mesi estivi fu l’8 settembre del 43 quando Badoglio che
aveva sostituito Mussolini firma l'armistizio stipulato con le truppe angloamericane. Momento
cardine per la storia italiana perché in quella fase l’Italia rimane senza guida, soprattutto dal punto
di vista militare dove ci sono grandi lacune di ordini e questo fa sì che i soldati subiscono una
pessima sorte. Pensiamo ai militari italiani stanziati in Grecia insieme ai tedeschi e che da un giorno
all’altro vengono percepiti come nemici dai tedeschi e passati per le armi o catturati e portati nei
campi di concentramento nazisti. Vengono messi davanti a una scelta: stare nel campo di
concentramento o essere riportati in Italia con la divisa nazista.
Dal punto di vista politico nell’Italia meridionale c'era ancora formalmente monarchia, dove il re
non fece bella figura perché scappa in meridione e lascia il governo italiano e al nord governava una
nuova forma di fasscismo ossia la repubblica di Salò.
Interessante è il suo nome: la repubblica sociale italiana…Mussolini stava cercando di recuperare
tutte le componenti sociali dell'inizio che avevano caratterizzato i primi anni del fascismo.
Esperienza drammatica perché fu un governo molto violento. La resistenza crebbe molto
rapidamente dove governava la repubblica di Salò. La resistenza è un fenomeno tendenzialmente
settentrionale ma anche al sud ci furono movimenti molto importanti pensiamo a quello di Napoli.
La resistenza fu un fenomeno tendenzialmente settentrionale perché al sud gli angloamericani
liberano il territorio, ma c’è anche una componente sociale che comporta tale scelta ovvero la
presenza al nord di una forte componente operaia che andrà ad infoltire la resistenza. Si formano
varie brigate partigiane: il partito Garibaldi vicino al partito comunista, quello di giustizia e libertà
legato al partito d'azione, partito fiamme verde compagne cattoliche, ma vi furono anche forze
autonome come quelle dei militari che all'indomani dell’8 settembre decidono di lasciare la vita
militare e raggiungere la resistenza.

Le dinamiche politiche tipiche del dopoguerra le troviamo nei movimenti resistenziali dove vi sono
diverse anime politiche. Tutti i partiti che ritroviamo nel dopoguerra li abbiamo nella resistenza. Ci
sarà un travaso dell'esperienza resistenziale nel Parlamento. L’azione di coordinamento di queste
brigate venne svolta dal comitato di liberazione nazionale.

L’avanzata angoloamericana non fu così veloce e facile; il primo blocco di questa avanzata si ebbe
al nord di Napoli lungo la linea che attraversava l’Italia dal Tirreno all’Adriatico denominata la
linea augusta. Vi furono forti bombardamenti lungo quella zona.

Nasce una scelta che si dovrà fare in seguito in Italia. Le varie anime della lotta resistenziale si
pongono il quesito di quale assetto sociale avrebbe avuto l’Italia dopo la liberazione…passare ad
una repubblica o mantenere la monarchia e questo dibattito rischiava di indebolire resistenza. Allora
avviene la svolta di Salerno.
Nell’aprile del 44, Togliatti, leader del partito comunista, torna dalla Russia ed incontra gli altri
leader dell’opposizione e si stabilisce una priorità: abbattere il fascismo italiano e il nazifascismo.
Con la svolta di Salerno l’operazione repubblica-monarchia si mette in standby per focalizzarsi
sulla liberazione militare dai nazifascisti. Nel giugno del 44 Roma viene liberata e si costituisce un
nuovo governo da Bonomi di cui facevano parte Togliatti, De Gasperi, Croce e Nemi. Un governo
simile a quello del secondo dopoguerra.
L'avanzata delle truppe angloamericane si blocca in Toscana dove avvengono molte stragi e questa
linea è più nota con il nome di linea gotica. Perché in questa fase della guerra, le truppe nazifasciste
sono ancora più brutali con i civili? Perché li considerano come dei collaborazionisti dei partigiani e
quindi vi sono le stragi più feroci e drammatiche.

Se decontestualizziamo l’Italia dal caso nazionale ma nell’ambito della Seconda Guerra Mondiale,
il periodo del 43-44 è particolarmente significativo per capire l’esito della guerra.
Nel luglio del 43 sbarcano gli angloamericani, nel giugno del 44 avviene lo sbarco in Normandia.
Dal punto di vista geografico la Germania nazista viene accerchiata: dal nord discendono le truppe
dalla Normandia e dal sud gli angloamericani risalgono la penisola italica e stringono la Germania
dal sud. Da est avanzavano le truppe sovietiche. La Germania viene chiusa da 3 parti fino alla
capitolazione finale nel 45 con l’entrata a Berlino dei russi.

Entriamo qualitativamente nell'esperienza della resistenza italiana e cerchiamo di definire il quadro


cronologico.
Vi furono 5 fasi:
1. 8 settembre 43 - fine 43: quando cominciano a formarsi i gruppi resistenziali.
2. Gennaio - giugno 44: definito come il periodo organizzativo,dove ci sono anche gli
scioperi. Questi gruppi, formati casualmente, cominciano ad essere coordinati dalla CLN.
Questo fu il periodo cardine perché avviene anche la svolta di Salerno che lascia da parte la
formazione della Costituzione italiana per la liberazione. Sono i mesi dove la resistenza si
arricchisce di membri grazie ai giovani che non si arruolano nel bando e per sottrarsi dalle
persecuzioni decidono di combattere come partigiani
3. Giugno - dicembre 44: fase decisiva della lotta resistenziale con la massima espansione.
Nascono nuove strutture e forme di coordinamento
4. Dicembre 44 - febbraio 45: fase più delicata della lotta. Avviene feroce controffensiva
nazifascista, strage di caduti
5. Febbraio - liberazione d’Italia 25 aprile 45: con miglioramento delle condizioni
meteorologiche, i partigiani contano sugli alleati. Questo fa sì che la resistenza possa
rinvigorirsi e prendere forze

Chi furono i partigiani? È stato innanzitutto un movimento eterogeneo. Quando pensiamo ai


partigiani pensiamo a giovani operai e contadini che si danno la macchia per combattere ma
parteciparono anche intellettuali appartenenti a diverse aree politiche.
Ma soprattutto per decenni non si è mai parlato della resistenza parlando anche di altri soggetti
protagonisti come ad esempio i militari catturati dai tedeschi e riportati in Italia che non aderirono a
Salò e neanche ai nazisti e non vollero tornare in Italia per combattere altri italiani. La maggior
parte di questo numero preferì rimanere nei campi di concentramento che combattere a fianco dei
nazifascisti.
Le donne furono protagoniste attive della resistenza. Presero parte in prima linea alla lotta
resistenziale ma per lunghi decenni il loro ruolo venne derubricato come ruolo di staffetta, o di
portatore notizie/cibo ma ci furono molte donne che combatterono. Perché non entrarono subito? Si
ha una motivazione socio-culturale…raramente vediamo le donne sfilare nelle sfilate della
liberazione perché in Italia la sua figura è legata non tanto a certe scelte politiche ma al ruolo
destinato a lei.
Nel fascismo dovevano essere brave mamme e mogli e stare a casa. Nella sinistra il suo ruolo non
cambia tanto. Quindi il colore politico non cambia molto la sua figura, in quanto serviva come aiuto
per l'uomo protagonista. Dopo la guerra venne ristudiata la figura della donna.
Queste 2 categorie sociali possono essere chiamate come protagonisti della resistenza.

Quando parliamo di partigiani dobbiamo riflettere sul dato numerico. Si direbbe che non fu
movimento di massa ma vi furono molte persone che li appoggiavano portando aiuti e nascondendo
i partigiani quindi non si possono dare numeri a tutte le persone che aiutarono, anche passivamente,
la resistenza.

I DIARI DELLA SACHER:


un video di una donna - ai tempi della guerra una bambina - che nel suo diario raccontò della sua
esperienza durante la guerra. I suoi genitori, molto giovani, la ebbero prima del matrimonio un
qualcosa di molto peccaminoso per l’epoca. Padre inizialmente fascista e in seguito fonda il
giornale Bandiera Rossa, alleato della resistenza. La madre faceva servizio di staffetta; come noi
sappiamo le donne venivano raramente fermate dai nemici a differenza degli uomini. Le bambine
venivano ancora meno fermate e quindi anche lei iniziò ad essere giovane staffetta ed organizzò
movimento COBA con altri 15 bimbi che portavano borse pesanti, di materiale utile per partigiani,
coperte da cibo. La donna, mentre racconta del suo diario, ci porta nei posti della sua infanzia a
Roma mostrandoci anche dove avveniva la borsa nera (alimenti venduti con il contrabbando) e la
fama del cinema all’epoca che mostrava molti film americani tanto da far desiderare alla giovane di
andare lì (potere del cinema). Racconta con gioia la liberazione di Roma accaduta di notte dagli
americani.

Claudio Pavone nel 91 pubblica “Una guerra civile” che riguarda la lotta resistenziale.
Pavone propone una triplice interpretazione della lotta resistenziale:
1. La resistenza come una guerra patriottica
che combattono contro fascisti e nazisti per il riscatto di un'idea nazionale che non era più quella
fascista ma il recupero di una visione nazionale. Intendo dire la guerra partigiana inserita all'interno
di una dinamica di lungo periodo che vede come primo episodio della guerra il Risorgimento che
prosegue con la Grande Guerra e finisce con la resistenza. In questa ottica la resistenza è l’ultimo
tassello di processo risorgimentale. L’idea di nazione comunque non è piu nazionalista fascista.
Il fatto di legare risorgimento e resistenza ha senso da un punto di vista dei numeri in campo. Il
risorgimento non fu un movimento di massa come la resistenza. C’è una componente di elitè-arietà
che li lega. Vi sono libri degli anni 50-60 che mettono in correlazione questi due eventi.
2. La resistenza come guerra civile
Gli italiani che combattono altri italiani, i partigiani che si ribellano al fasicsmo in particolare a
quello della repubblica sociale.
3. La lotta resistenziale di liberazione come lotta di classe
L’interpretazione più problematica. Secondo Pavone la lotta di resistenza viene vista come la
liberazione delle classi subalterne ossia gli operai/contadini contro i padroni che avevano aderito al
fascismo. Si ha il concetto del proletariato armato. Anche questo modo di vedere la lotta ha senso
ma va un po' sfumato perché all'interno dei gruppi partigiani erano presenti persone come politici,
intellettuali, giuristi e non solo il proletariato.

Cosa rimane dell'esperienza resistenziale oggi? Dal punto di vista mediatico la lotta resistenziale è
l'evento storico che ha più ricadute e sviluppa modifiche nella comunicazione pubblica. Un evento
che viene spesso utilizzato con scopo politico della storia. Il tema resistenziale è ancora argomento
divisivo. Della resistenza si parla poco senza approfondire troppo a scuola in quanto spaventa un po
'gli insegnanti, perché viene percepito come un tema politico.
La storia tuttavia è sempre politica: fare storia significa fare politica come diceva Gramsci. La si
percepisce di più applicato a quell'evento perché viene utilizzato ancora oggi come uso pubblico in
politica. Entra in campo la necessità di conoscere meglio questa serie di eventi. Questi eventi infatti
passeranno nella costituzione italiana, i partigiani saranno coloro che scriveranno la costituzione.
Queste problematiche sono andate a scemare con gli anni e solo negli anni 90 si rinizia a rielaborare
quella serie di eventi clou che fondarono l’Italia dei giorni d’oggi.

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Nella prima parte abbiamo approfondito attraverso alcuni documenti alcuni particolari della
resistenza che tutt'oggi viene strumentalizzata dalla politica, e sull’importanza della figura della
donna e gli IMI ovvero gli internati militari italiani.

In ogni paese in Italia c'è un monumento dei caduti per la Prima Guerra Mondiale ma non per la
Seconda Guerra Mondiale.
Perché non avviene lo stesso processo di monumentomania? Perché l’Italia esce come una nazione
con una profonda divisione sociale legata alla “questione della scelta”, a chi aveva aderito al
fascismo (o monarchia) e alla resistenza. Se volessimo elencare queste divisioni che caratterizzano
la società italiana nel secondo dopoguerra possiamo segnare questi punti.
C’erano anche delle divisioni a chi voleva dei grossi cambiamenti nella società (soppratutto gli
esponenti delle classi subalterne) e chi voleva mantenere una situazione di privilegio che aveva
caratterizzato l'età del fascismo ma che si era originata da lontano. Altra differenza marcata che ci
portiamo oggi era la differenza tra il nord e sud dal punto di vista economico e sociale. Pensiamo
allo sviluppo industriale nel nord rispetto al meridione. Questa mattina abbiamo parlato della
resistenza e di come sia legato particolarmente alla parte settentrionale.

In Italia quando gli italiani andranno a votare la differenza che ne uscirà tra repubblica e monarchia
sarà relativamente ridotta. Ci saranno un paio di milioni di voti a favore della repubblica rispetto
alla monarchia. Quindi il plebiscito non era a favore della repubblica anzi in meridione avevano
votato di più per la monarchia perché era segnata da una storia di lungo periodo e caratterizzata da
una vicenda nell'ambito della Seconda Guerra Mondiale molto diversa rispetto a quella del
settentrione.

Uno dei grandi problemi dell'Italia nel dopoguerra fu la ricostruzione economica oltre a quella
morale-civile. Essenzialmente anche per affrontare questi problemi in campo vi furono diverse
soluzioni. o contrastare questa crisi economica tramite un sistema capitalista o affidarsi al sistema
comunista.
Gran parte della società italiana si attendeva a riforme incisive soprattutto sul campo economico ma
diciamo che lo sviluppo nell’arco di pochi mesi non andrà in questa direzione. Con la fine della
guerra, il governo Bonomi in carica dal giugno del 44 che formò il nuovo governo si dimise e venne
chiamato Farri, un membro del partito d'azione, altro esponente del comitato di liberazione
nazionale italiana. Il governo era composto da tutti quei diversi membri della resistenza.
Immediatamente nacquero dei problemi e quindi gia nel novembre del 45, il governo Farri viene
sostituito dal governo democristiano capeggiato da De Gasperi.
Quando si dice che i comunisti non sono mai saliti al governo da un lato è vero ma in realtà in
questa esperienza governativa se pur brevemente Togliatti fece parte del governo e fu ministro della
giustizia.
Il programma del governo De Gasperi non fu in pari con quello di Farri, infatti era molto più
moderato. Il partito di sinistra continuò a far parte della maggioranza ed è in questo contesto che si
va verso un referendum e le elezioni della costituente.

2 giugno del 46 vi sono le prime elezioni politiche a cui parteciperanno anche le donne. In realtà
avevano già partecipato alle elezioni amministrative un paio di mesi prima. Le donne non avevano
mai votato in Italia, quindi si va a votare con sistema proporzionale a suffragio universale che
comprende anche le donne. Si ha votato per l’assemblea costituente che avrebbe formato la carta
costituzionale e si votava per scelta costituzionale: monarchia o repubblica (vincente per poco)
Quali furono i risultati di quelle elezioni: 35% dei voti democristiani, 20% partito socialista, 19%
partito comunista.
Il partito d'azione ebbe pochissimi voti e si sciolse in questa prima elezione. Il partito liberale
riportò un 6% di preferenze. Si affaccia in questo contesto italiano per la prima volta un partito che
ebbe breve durata ma fu molto significativo ovvero il partito dell’uomo qualunque, capeggiato da
Guglielmo Giannini che ricevette il 5% dei voti. Il termine qualunquismo nasce da questo partito.
I cambiamenti istituzionali sono dietro l'angolo. Re Umberto II che era in esilio nel momento in cui
vinse la repubblica, lascia l’Italia e De Nicola divenne il primo presidente della repubblica
provvisorio.

Nel luglio del 46 viene eletto il secondo governo De Gasperi. Nel 47 De Gasperi si reca negli Stati
Uniti, un viaggio significativo perché determinerà degli equilibri nella politica italiana. L’Italia era
alle prese con la ricostruzione complicata economica e al ritorno del suo viaggio, De Gasperi portò
con sé gli aiuti degli Stati Uniti conosciuto in seguito come il piano Marshall…ma l’Italia pagherà
politicamente quell’aiuto economico.
Uno dei primi risultati sarà l'uscita del governo dei partiti di sinistra. Quindi Togliatti esce dal
governo ed inizia nel 47 quel periodo nella storia repubblicana come il periodo del centrismo
ovvero un mono colore della democrazia-cristiana.
Nel frattempo l’istituente aveva creato la costituzione. Nel 1 gennaio 1948 entra in vigore la
costituzione italiana che ha nei suoi principi fondamentali un’impronta antifascista. Infatti viene
scritta in questa ottica. Il primo presidente della repubblica ufficiale sarà Luigi Einaudi.
Questa questione della costituzione consente di chiudere ogni polemica rispetto alla questione
fascista-comunista. La lotta resistenziale, con i suoi patrimoni, è parte strutturale della costituzione
quindi i suoi valori fanno parte e hanno ispirato la carta costituzionale, che questo piaccio o no.

VIDEO: Zagrebelsky, un giurista italiano, afferma che le costituzioni sono fatte per durare nella
storia. Le nuove generazioni non sono a conoscenza di cos'è veramente successo in quel periodo,
con più di migliaia di morti.
Il compito dell’assemblea costituente è di costruire la sabbia dove tutto si era dissolto e le vicende
conseguenti all’8 settembre avevano portato la dissoluzione del governo…c’era bisogno di pace ed
equilibrio e l’assemblea costituente è riuscita.
Il mondo a quell’epoca era diviso in due e se l’istituzione costituente non sarebbe riuscita a portare
a buon termine la sua missione avrebbe visto una fine funesta. Dossetti uno dei costituenti cattolici
aveva spiegato cosa è stato l'humus comune dai diversi membri ossia il desiderio di pace tra i civili.
Bisogna istituire principi di civiltà e di convivere per creare vita pacificata. La costituzione quindi è
riuscita in questo compito.
Per capire perché è andata a buon fine bisogna immaginare il contrario…se la costituzione fosse
stata fallimentare si sarebbe verificata una situazione di caos armato di classe, come dice Claudio
Pavone.

Dopo l'entrata in vigore della costituzione del 48 c’è stata una lunga fase di inattuazione nei
confronti delle molte istituzioni previste dalla costituzione come la corte costituzionale, il consiglio
superiore della magistratura e le regioni che erano rimaste nella carta.
Le regioni significava la valorizzazione delle autonomie locali e quindi la mancata attuazione
significava il mantenimento di un potere centralizzato. La mancata attuazione della corte
costituzione significava che non esisteva un controllo sulla conformità delle leggi alla costituzione.
E la mancata attuazione del consiglio superiore della magistratura significava una scarsa garanzia
dell'indipendenza del potere politico e del governo.

Quindi sì è avuta una lunga lotta per la loro attuazione anche se la presenza della costituzione risulta
nonostante tutto vitale anche se inattuata. Dopodiché si è aperta un’ulteriore fase ovvero
l’attuazione della costituzione sui diritti fondamentali pensiamo agli anni 70 sui diritti dei lavoratori
nelle fabbriche, la riforma al diritto della famiglia, ecc…tutte cose fondamentali per la vita civile.
La costituzione si è incarnata quindi nella vita quotidiana. Tutt'oggi è ancora molto vitale la
costituzione nella nostra quotidianità. Tutte le questioni civili hanno nella costituzione il loro punto
di riferimento.
La nostra costituzione passa ben al di là delle epoche storiche perché contiene principi e diritti
universalmente riconosciuti anche se non ben attuati.

La prima parte della costituzione è vitale perché è a senso costituzionale comune. I problemi
nascono nella seconda parte perché si ritiene che la nostra costituzione non costruisca un potere
pubblico governante sufficientemente forte per affrontare problemi del nostro tempo. Si dice che c'è
un difetto di governabilità che si inserisce nelle diverse procedure ed organi. Qui nasce l'esigenza di
mettere mano in alcune norme della costituzione. La parte organizzativa della costituzione che ha il
compito di organizzare il potere è stata costruita sulla necessità di evitare il dispotismo del governo
e questo ha portato ad una macchina di governo non sufficientemente efficiente (da qui nascono le
due camere).
Le due camere sono state composte nel medesimo modo cioè le elezioni per eleggere i
rappresentanti davano lo stesso risultato. Oggi non è più così. La camera dei deputati è una cosa e il
senato, a differenza di un tempo, oggi è molto più debole e quindi si ha una difficoltà sul controllo
del governo…è necessaria una semplificazione del nostro governo. È necessario un allineamento
del nostro governo.

Nessuna buona costituzione è in grado di produrre una buona politica se non ci sono uomini buoni
che la fanno funzionare. Al contrario una costituzione mediocre può produrre una buona politica se
ci sono uomini buoni che la fanno funzionare. Se non esistono gruppi dirigenti che sono in grado di
svincolarsi dalle loro appartenenza particolari, in grado di osservare i problemi in generale e che
ignorano la spartizione dei poteri, le riforme della costituzione servirebbero molto poco.
Nella nostra vita quotidiana c’è una res publica nel senso ciceroniano cioè un insieme di beni, cose,
attività che non sono di proprietà di ciascuno di noi, dei singoli, ma sono di interesse del publicum.
Se sono di tutti significa che non sono di nessuno. Quindi il vivere in repubblica significa che tutti i
cittadini e governanti devono avere chiaro che c’è una sfera di attività che è tesoro pubblico dove
tutti noi dobbiamo contribuire per costruire la res publica. Se si adottano atteggiamenti di tipi
privatisti nessuna riforma della costituzione potrà produrre buoni risultati.

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In Italia c'è la camera ed il senato. È stato creato questo bicameralismo per distanziarsi dalla
centralità del fascismo. A differenza dello statuto albertino, entrato in vigore nel 1848, la
costituzione doveva impedire a una tipologia di potere come quella del fascismo di salire al potere.

Nell'aprile del 48 il partito democristiano il 48% dei voti. Rispetto alle elezioni del 46 il consenso
aumenta anche grazie anche all'appoggio notevole della chiesa e l’appoggio degli USA che avevano
finanziato il piano marshall. Il fronte popolare che aveva assunto la faccia di Garibaldi ottiene il
31%. Partito socialdemocratico nato nel 47, il 7% dei voti.
Nel 49 l’Italia aderisce al patto atlantico e quindi alla NATO. Cosa non scontata per l'ottica di quei
tempi. L’Italia fa una mossa politica molto precisa che la fanno aderire al capitalismo e l'occidente.
Questo favorisce il boom economico denominato miracolo economico che si può contestualizzare
dal punto di vista cronologico dalla metà degli anni 50 fino alla metà 60.
Non è un caso che all'inizio del miracolo economico la democrazia cristiana definì la “legge truffa”
nel 53 che avrebbe dato premio di maggioranza alla compagina politica che avrebbe ottenuto più
del 50% dei voti. Nonostante tutto, questo 50% il partito democraticocristiano non lo ottiene e
quindi lo spirito di quella legge non lo riceve. I comunisti all’epoca non erano a favore di questa
legge, appunto la ritenevano truffaldina, e quindi va alla storia con quel nome.

Questo boom economico nasconde degli elementi indotti ed eterodiretti dall'intervento degli Stati
Uniti. L'Italia è riuscita a risollevarsi dalle macerie proprio grazie all’aiuto degli USA. Vediamo che
non si tratta di un boom economico così diffuso e generalizzato. Dei simboli economici di quel
periodo sono la motorizzazione pensiamo alla Vespa e la 600 Fiat. Ma anche gli elettrodomestici
come il frigo e più importante, la televisione (nel 54 iniziano trasmissioni della Rai). La televisione
viene studiata dagli intellettuali come riflusso del privato nel senso che la TV sostituisce la piazza,
l'incontro, gli spazi della socialità.
In questo boom ci furono anche persone che non si potevano permettere queste cose ed erano
costrette ad emigrare (si ha la seconda grande emigrazione degli italiani). Quindi non tutta l’Italia
era stata coinvolta soprattutto nella parte meridionale.

Tra il 48-54, fase che anticipa il boom, la produzione industriale in Italia cresce dell’80% rispetto a
quella del 38. La produttività del lavoro aumenta del 6% annuo. Il problema sta nel fatto che gli
stipendi aumentano solo del 2%. All’interno ci sono delle problematiche quindi.
Sono anni in cui sembra tutto crescere e la modernità è inarrestabile ma questo fenomeno coinvolge
solo una parte della società italiana e produce un’instabilità politica che poi caratterizzerà tutta la
storia d’Italia fino ai nostri giorni.
I governi in Italia duravano in quel periodo (che tendenzialmente erano governi di coalizione, di
centro) pochissimo e cambiavano rapidamente.
Il governo Tambroni del 60 è un'esperienza politica che segna un passaggio nella storia d’Italia
repubblicana. È segnato da un evento ovvero il partito sociale italiano che aveva raccolto l'eredità
del partito fascista, desidera fare un congresso a Genova, città liberata autonomamente dalla
resistenza e quindi di posizione sinistra. Questo episodio scaturisce degli scontri duri e violenti che
fanno cadere il governo Tambroni.
Si passa ad una seconda fase dell’Italia repubblica ricordata come il periodo del centrosinistra.
Dopo la caduta del governo Tambroni avviene uno spostamento verso sinistra anche nel partito
democraticocristiano per inserire il partito socialista nel governo. Nel 62 nasce un governo di
coalizione che vede il partito democristiano, quello socialdemocratico e republiccano. Per la prima
volta il governo ottiene l’astensione del partito socialista. Questo passaggio dal centrismo al
centrosinistra è importante perché a questo periodo risalgono due grandi riforme da ricordare.
1. Riforma economica ovvero la nazionalizzazione dell’energia elettrica. La sua
nazionalizzazione era servita per andare incontro alle istanze industriali e calmierare il costo
dell’energia elettrica. Prima dell’enel c'era un regime di tante compagnie diverse che
gestivano il mercato dell’energia elettrica
2. Riforma della scuola. Fino al 62 i percorsi scolastici erano divisi. Si potevano frequentare
scuole medie e chi le frequentava poteva accedere a scuole superiori e l’università mentre
altri potevano fare il percorso all’avviamento del lavoro. Questo produceva una
disuguaglianza sociale in tenera età già dalle elementari. Quindi si ha una riforma che
prevede l'uguaglianza di tutti ai diritti sociali.

Questi anni sono di svolta anche se li vediamo da un altro stato ma le cose non succedono mai per
caso. Non è un caso che il concilio vaticano II che apporta modernizzazione nei linguaggi della
chiesa risalga a questo periodo. Non è un caso che nel dicembre del 63 Aldo Moro riuscì a formare
il primo governo con partecipazione diretta di alcuni ministri del partito socialista. Ed è per questo
che si parla del periodo di centrosinistra. Sono gli anni che vanno dal 63-68.
Nel 78 Aldo Moro viene ucciso dalle brigate rosse.

Le contestazioni del 68 vengono dagli Stati Uniti perché dalla metà degli anni 60-70 l’America è
stata impegnata nella guerra in Vietnam e fu proprio quella guerra ad avere creato delle condizioni
che raggiungono l’Europa, in particolare in Francia ed in seguito in Italia. In italia passano con
caratteristiche diverse: quell’anno ci furono contestazioni giovanili, ma queste contestazioni italiane
si legano anche all’ambito lavorativo e al movimento operaio e quindi c'è una saldatura tra i
movimenti giovanili degli universitari e le istanze delle rivendicazioni salariali dei lavoratori.
Non è un caso che negli anni 70 risalgno 2 referendum che hanno cambiato profondamente la
società italiana: il divorzio (stipulata nel 1970 e confermata nel 74) e l’aborto. s

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