Sei sulla pagina 1di 12

I Totalitarismi - Storia delle Dottrine

Politiche
Storia Delle Dottrine Politiche
Università del Salento (UNISALENTO)
11 pag.

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
TOTALITARISMI

[ORIGINE DEL TERMINE E DIFFUSIONE DEI TOTALITARISMI]


La più macroscopica manifestazione del tentativo di rispondere all’esigenza di riorganizzare
il rapporto tra Stato ed Individuo nonché fra economia e politica è data dalla nascita dei
totalitarismi che per realizzare questa rifondazione della politica si sono serviti di sopra
dell’ideologia - più specificatamente con il fascismo e il comunismo a partire dagli anni 20 e
poi con il nazismo tedesco verso gli anni 30 e la conseguente fascistizzazione di quasi tutta
l’Europa [escluse Francia e Inghilterra]. Gli esperimenti che furono messi in atto tra le due
guerre vennero definiti totalitari, un termine usato per definirne la politica appunto totale che
penetrando nella società ne annulla tutti i suoi ambiti tradizionali quali quello politico,
culturale, religioso ed economico ed è di sopra capace di coinvolgere l’individuo nella sua
pienezza e totalità. Il termine totalitario di per sé circolava già nei primi anni 20 tra gli
oppositori del regime fascista, di fatto fu adottato inizialmente con un’accezione negativa da
Giovanni Amendola nel 1923 e sarà lo stesso Mussolini ad appropriarsi del termine per
rovesciarne il significato e attribuirgli un’accezione positiva - essenzialmente la volontà del
regime di portare l’intera società all’interno dello Stato ma il fascismo più che totalitario
risulterà autoritario, nonostante gli sforzi di mostrarsi in una luce differente; in sostanza, solo
il nazismo e il comunismo stalinista potranno definirsi dei totalitarismi nonché molte realtà
politiche asiatiche come il maoismo. La cosa interessante è che nazismo e comunismo non
gradivano la terminologia del totalitarismo poiché il primo - nonostante il dibattito presente
sullo Stato sociale che si sviluppò negli ultimi anni 20 e i primi anni 30 con la cerchia di
intellettuali della cosiddetta rivoluzione conservatrice - si poneva come un regime razziale e
popolare mentre il comunismo si poneva come un regime socialista, consiliare e
rivoluzionario

[RIFLESSIONE TEORICA SUL TOTALITARISMO]


La categoria teorica e analitica del totalitarismo viene elaborata nei primi anni 50 con l’opera
Le Origini del Totalitarismo di Hannah Arendt del 1951 che da al termine di risonanza
filosofica, profondità storica e valenza polemica l’equazione diretta con il comunismo e il
nazismo - i quali si erano preposti di partecipare ad una lotta mortale che fu a lungo rifiutata
dalla sinistra. Attraverso una vasta letteratura che comprende menti letterarie quali Friedrich
e Schapiro, possiamo ora delineare i principi che caratterizzano un totalitarismo tra cui

- [l’ideologia totalizzante - la quale rifiutandosi di riconoscere l’oggettività della realtà


ne proclama conseguentemente l’assoluta trasformabilità e si propone quindi di
riformare l’uomo e il mondo a partire da un obiettivo che è proiettato nel futuro ma
che richiama anche al passato allo stesso modo in cui hanno fatto il fascismo e il
nazismo]

- [il partito unico - il fulcro potremmo dire dell’ideologia totalitaria che si pone di
sostituire lo Stato come vero centro del potere e detentore del monopolio della
violenza]

- [la presenza attiva di un capo carismatico in rapporto diretto con le masse]

- [l’uso discrezionale e non legale - o almeno fittiziamente legale - del potere politico
nonché uso terroristico del potere dello Stato e del partito contro la società in modo

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
da disarticolarla per realizarne la distruzione di intere classi sociali, razze e gruppi
umani]

- [infine il controllo pieno da parte del potere politico sulla comunicazione e l’economia
quindi direttamente sulle risorse simboliche e materiali della società]

quindi, se una forma politica non rispetta questi criteri estremi, benché calpesti le libertà
democratiche allora sarà interpretata come autoritaria.

[INTERPRETAZIONE STORICO POLITICA]


Sotto il profilo dell’Interpretazione storico politica abbiamo tre questioni principali che
caratterizzano i totalitarismi, tra cui la comparabilità fra i totalitarismi, quindi tra fascismo,
nazismo e comunismo; la continuità o discontinuità di essi rispetto allo Stato borghese
liberale e l’interpretazione del conflitto - come la guerra fra Urss e la Germania nazista;
quindi la seconda guerra mondiale a cui diede però un contributo determinante il mondo
democratico capitalistico - nei termini precedentemente menzionati di lotta delle forme
politiche progressiste contro la reazione politica. A riguardo di ciò vediamo interpretazioni
differenti come quella del dopoguerra che corrisponde appunto con le politiche progressiste
contro la reazione politica o quella di Nolte della guerra civile europea

[la risposta a questi quesiti è la riflessione filosofica politica sul totalitarismo che si dimostra
essere di straordinario rilievo poiché coinvolge figure del progresso, la tecnica, il nichilismo e
la modernità]

In termini dell’origine e del significato politico dei totalitarismi, va evidenziato che


fondamentalmente il totalitarismo è una risposta alla crisi dello Stato e alla parallela crisi del
soggetto - una crisi correlata direttamente all’incapacità dello Stato liberale ottocentesco di
contenere in sé tutto il potenziale umano, tecnologico ed economico che è stato
formalmente prorogato dalla prima guerra mondiale. Il totalitarismo risponde all'entrata in
scena di una società di massa nel 20esimo secolo con l’annullamento dei limiti e confini tra
Stato, società e individuo - in un contemporaneo sforzo mobilitante e conflittuale senza
scrupoli pur di attuarne il progetto

[va sottolineato che l’ingresso delle masse sulla scena politica e il ruolo crescente della
tecnica non sono di per sé totalitari ma semmai le prime vittime di questo sistema di violenza
e la tecnica, da sua parte, non mostra una diretta correlazione con l’intenzionalità terroristica
- anzi il secondo dopoguerra ci mostra che sono possibili ordinamenti politici dove i confini
tra Stato, masse e tecnica coincidono con la libertà individuale e collettiva. Inoltre, risulta
chiaro come sia necessario distinguere i valori ultimi dei totalitarismi come la differenza tra
l’emancipazione socialista e il dominio germanico sul mondo e che i parallelismi strutturali
fra stalinismo e nazismo non ne indicano l’identità storica; anzi questi due regimi si
scontreranno in una lotta mortale nella seconda guerra mondiale]

Rispetto allo Stato, i regimi totalitari risultano l'opposto di esso ed è per questo che è errato
parlare di Stato totalitario - la politica formale e istituzionalizzata dello Stato moderno è
negata dalla tensione del totalitarismo nonché la stabilità dello Stato stesso che viene
minacciata dalla mobilità pertinente dei totalitarismi. Noi ricordiamo lo spazio politico istituito
nello Stato dove il compito - a partire da Hobbes - di preservare spazi multipli per la privacy

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
individuale della vita sociale ora è ridotto dal totalitarismo; che contrariamente crea uno
spazio unico e totale, il quale non deteneva neanche un ordine come avveniva nello Stato
moderno ma troviamo semmai un contesto profondamente disordinato. Questo perché i
totalitarismi nel loro nucleo operativo non vogliono garantire una società ma trasformarla
radicalmente - prendendo deliberatamente la differenza fra guerra e polizia, quindi fra
esterno e interno; non si tratta di attuare una guerra conseguentemente alla necessità di
sconfiggere dei nemici ma di attuare campagne di polizia [o finanche pulizia] per arginare e
sterminare parassiti per così dire - come anche dimostra la seconda guerra mondiale con le
conquiste di nazismo e comunismo, con lo sterminio degli ebrei che prende un valore
determinante in questo contesto. Invece, il nemico interno in questa nuova politica è
istituzionalizzato dal totalitarismo in vista di dichiarato avversario politico o nemico reale,
nemico potenziale che non attua subito comportamenti ostili ma che ha le potenzialità di
diventare un oppositore del regime vista la sua appartenenza ad un gruppo sociale e infine
nemico oggettivo che differisce dagli oppositori o sospetti essendo chiamato in atto di volta
in volta in base alle esigenze [come i dottori che hanno assistito Stalin nei suoi ultimi mesi].
La posizione degli ebrei nel contesto nazista è ben diversa, dato che si tratta di nemico
biologico dato che il suo sterminio determina il regime di per sé

[COMUNISMO SOVIETICO]
Gli sviluppi totalitari all’interno dell’Urss sono stati resi ampiamente possibili dalla mano di
Lenin, di fatto a lui si deve la costruzione del potere abnorme e illimitato del comunismo che
eventualmente divenne totalitario quando verso la fine degli anni 20 cadde interamente nelle
mani del successore Stalin. Negli anni della sua introduzione, questo movimento vede
l’opposizione da parte delle figure di maggior rilievo della Rivoluzione d’Ottobre tra cui
Nikolaj Ivanovic Bucharin - il quale nonostante fosse uno dei primi protagonisti della nascita
e degli sviluppi dello Stato sovietico, aveva maturato le proprie convinzioni e teorie politiche
in modo ben distinto dalle immediate contingenze politiche. Il nucleo del suo pensiero è
caratterizzato dalla convinzione che la sempre più stretta interdipendenza tra economia e
politica possa risultare in un fattore duraturo di stabilizzazione economica - di conseguenza
crede che il nuovo comunismo di Stalin pone una revisione della tradizionale distinzione tra
struttura e sovrastruttura di Marx dal momento che ora gli apparati regolatori dello Stato
sono diventati parte integrante della struttura economica; e questo significa
fondamentalmente che lo Stato non può più essere neutrale e indipendente

Lui, oltre alla fondamentale critica del capitalismo occidentale, affianca l’analisi
dell’esperienza sovietica dopo la morte di Lenin attualizzando un’osservazione mossa verso
la logica autoritaria dell'industrializzazione che avrebbe portato a riprodurre il meccanismo
dell’accumulazione capitalistica - lui a questo modello dunque oppone un prototipo di
socialismo in termini di qualificazione dello sviluppo, quindi un rapporto di interdipendenza
tra razionalizzazione produttiva e crescita del mercato interno anche sul piano dei consumi
di massa; conseguentemente diviene un sostenitore della NEP [la Nuova Politica
Economica] > a questa NEP si opporrà Trockij che considerava il mondo agricolo secondo il
tradizionale progetto marxiano dell’accumulazione originaria [quindi oggetto di sfruttamento
ai fini dell’industria. Una volta sconfitto da Stalin nel 192, Trockij elaborerà in tempi
successivi una critica allo stalinismo che non sfocerà mai nella negazione del carattere
fondamentalmente socialista dell’Unione Sovietica; quindi le critiche vengono mosse sulla
base di due punti

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
- [Trockij ritiene che nonostante tutto l’eredità delle trasformazioni strutturali ed
economiche attuate dal potere sovietico durante il controllo leniniano fosse rimasta
intatta, ma il tradimento staliniano risiede nella deformazione autoritaria compiuta sul
piano delle sovrastrutture e del dominio politico secondo una devia incompatibile con
le esigenze di un ordine politico e istituzionale socialista]

- [in secondo luogo, Trockij ritiene che sia necessario ricercare la dimensione
internazionale del movimento in Occidente, ricercandovi il ruolo di iniziativa
rivoluzionaria che nel 1917 i bolscevichi avevano assegnato all’esperienza sovietica
nei confronti dell’Occidente]

viene formalmente esiliato dall’Urss nel 1927 e a Parigi nel 1939 fonda la IV Internazionale
contro la III Internazionale egemonizzata dall’Urss stalinista - viene poi condannato a morte
ai processi di Mosca nel 1936 e si stabilisce dopo lunghe peregrinazioni in Città Del Messico
nel 1937 dove verrà assassinato eventualmente per volontà di Stalin.

[secondo una tendenza propria dei totalitarismi anche il regime staliniano detiene una
visione radicale ed utopistica della storia ispirata all’avvento di una nuova era, ma questo
obiettivo può essere raggiunto solo attraverso una pratica sistematica di terrore e
repressione di massa parallele a forti trasformazioni dell’impostazione economica e politica]

La trasformazione politica più importante avviene all’inizio degli anni 30 e prende origine
dalle trasformazioni economiche avvenute durante il primo piano quinquennale [dal 1928 al
32] - durante questo processo il partito non soltanto diventa la suprema autorità in termini di
decisioni economiche ma si pone anche come strumento di mobilitazione delle masse allo
scopo di attuare tali decisioni. Nonostante si fosse preservata la tendenza del marxismo di
individuare nella razionalità pianificata il tratto qualificante dell’economia socialista, la novità
di questo modo di concepire la pianificazione stessa sta nell’attribuire agli organi dirigenti del
partito nonché Stalin stesso in vista di segretario generale il ruolo propulsivo dell’economia.

[PRATICA DEL TERRORE]


Negli avvenimenti che ne derivano, il partito comunista sovietico sceglie quindi di attuare un
intervento di ingegneria sociale nel quale procedono secondo un processo di
disciplinamento delle masse dei “futuri operai” e regimentazione nei kolchoz degli agricoltori
renitenti [aziende collettive], portando quindi il partito sovietico ad essere un’azione
sistematica di indottrinamento, addestramento e terrore. Quando il partito sul comando di
Stalin si assume la responsabilità nell’accelerazione della campagna economica, esso
conseguentemente assume un ruolo sociale di primo piano che sia esso distruttivo o
costruttivo - quello distruttivo relativo al contesto rurale dove i contadini più ricchi, i kulaki,
affrontano le conseguenze di una volontà del partito di eliminare la loro classe negli ultimi
anni 20 e primi anni 30 per poter avere il pieno controllo sui contadini e la totale integrazione
dell’agricoltura nel sistema della pianificazione centrale mentre il lato costruttivo caratterizza
la creazione di una nuova classe contadina dell’agricoltore collettivo - quindi la pratica del
terrore sistematico trova ulteriore espressione nei sistemi di campi di lavoro forzati o gulag
mediante i quali i nemici vengono fatti cittadini della società socialista attraverso il medium
purificatore del lavoro collettivo, dell’emulazione socialista e della propaganda. Insieme al
sistema dei gulag troviamo anche le purghe avviate dalla seconda metà degli anni 30 e
gestite dalla più potente polizia politica - qui non rientra solo l’arresto dei membri della

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
vecchia borghesia ma anche la liquidazione degli elementi considerati inaffidabili nel partito
e nell’esercito nonché coloro che erano definiti estranei alla società, gli asociali. In breve,
con una tale indeterminatezza il potere poteva colpire ovunque e come tale lo fece senza
scrupoli stroncando qualsiasi forma di opposizione organizzata e individuale; abbiamo due
giuristi che si esprimono in merito tra cui Par Ivanovic Stuka che sosteneva che ormai Stato
e diritto sono estinti in questo regime e clima politico mentre un altro giurista che è
Pasukanis vedeva questa possibilità solo nel quadro di un’economia pianificata. Nonostante
la nuova Costituzione del 1936 avesse riaffermato tutti i diritti universali degli individui
permettendo l’eguaglianza del voto e l’istituzione dello scrutinio segreto in una dimensione di
movimento comunista internazionale più democratico al mondo, rimane che i diritti vengono
resi inefficaci da un potere politico privo di qualsiasi controllo che si fonda sul terrore
poliziesco e di consenso popolare al capo carismatico. Stalin non è tuttavia il solo
protagonista del sistema totalitario che da lui prende il nome, lo stalinismo o comunismo
stalinista, ma anche colui al quale si deve l'elaborazione del materialismo dialettico, noto
come Dianat - una forma di irrigidimento dogmatico e scolastico del marxismo, trasformato
da teoria del socialismo a concezione del mondo valida per ogni ambito della conoscenza,
dotata del medesimo livello di scientificità delle scienze naturali. Dopo la morte di Stalin il
sistema sovietico perse nel corso tempo alcuni dei caratteri più marcatamente terroristici e
totalitari, per evolvere in un regime autoritario e illiberale.

[FASCISMO]
Fascismo e Nazismo fanno la loro comparsa in Europa nel momento in cui i processi di
dissoluzione della politica dello Stato liberale e costituzionale danno origine a tendenze ostili
nei confronti delle classi dirigenti e tradizionali dello Stato, della democrazia parlamentare
nonché di ogni forma di evoluzione riformistica della legittimità democratica - per molti la loro
incubatrice è la prima guerra mondiale con le dinamiche estreme e sovvertitrici dove queste
premesse dei totalitarismi si realizzano in pieno; quindi il fascismo tanto quanto il nazismo
non pongono le motivazioni dietro le loro azioni su organiche premesse dottrinali poiché
regimi che proclamano l’inadeguatezza della ragione e la superiorità dell’istinto e della
volontà evitano di vincolarsi a programmi ideologici

Mussolini scrive che il fascismo non fu tenuto in balia da una dottrina elaborata in
precedenza a tavolino ma nacque per una necessità di azione e fu azione - quindi in politica
quello che conta è l’azione purché sia autenticamente creatrice più che il pensiero. In
generale noi possiamo dire che il fascismo si pone in luce di un’ideologia strutturalmente
contraddittoria che incorpora in sé concetti incompatibili tra di loro in un conglomerato
incoerente di idee come l’idea di un connubio tra una tendenza repubblicana e al contempo
eversiva, una monarchica e conservatrice, un rivoluzionarismo anarcoide e un’idea di Stato
forte o un socialismo nazionale ma privo di contenuti sociali

Sarà il nazionalismo italiano a fornire al fascismo buona parte del suo corpus dottrinale tra
cui il mito della nazione, la lotta delle nazioni povere contro le potenze plutocratiche, il
richiamo alla roma imperiale e la visione irrazionale e vitalistica dell’esistenza nonché
l’esaltazione dello Stato come suprema autorità - questi sono tutti temi presi dal patrimonio
culturale del nazionalismo; ma la differenza sostanziale che separa i due regimi è che il
nazionalismo è un fenomeno quasi esclusivamente borghese/aristocratico mentre il
fascismo può esistere unicamente grazie alle masse e al controllo di esse - quindi, in
prospettiva di ciò il fascismo si pone nell’ottica di fare i conti con tali masse che, non fa

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
sicuramente di ciò una politica democratica in senso proprio ma almeno una politica
demagogicamente aperta alla dimensione sociale e questo spiega come il fascismo stesse
visse un’opposizione che represse duramente facendo scempio della libertà e della legalità
ma anche il consenso dal 1929 al 1938 [quando le leggi razziali videro la suscettibilità del
popolo nonché quando l’andamento in guerra del regime fece staccare del tutto il popolo dal
regime]

nonostante il fascismo elogi la retorica dei valori tradizionali della ragione, in realtà non è in
alcun modo un regime che ci tiene a preservare le istituzioni tradizionali dello Stato,
considerando che non si richiama alla Chiesa o alla monarchia e vuole sostituirle
appellandosi a principi altro che tradizionali - il fascismo è una leadership fondata sul culto
carismatico del capo legittimato dal consenso della massa e da rituali secolarizzati nonché il
monopolio della rappresentanza politica da parte di un partito unico di massa organizzato
gerarchicamente. Essenzialmente questi regimi sono caratterizzati di incorporare
totalitariamente nelle strutture di controllo del partito o dello Stato l’insieme dei poteri. Il
fascismo alle origini incorpora secondo il Programma dei fasci di combattimento del 1919
delle richieste per certi aspetti democratiche, derivanti potremmo dire
dall’anarco-sindacalismo. Da un punto di vista politico questo programma richiede il suffragio
universale a scrutinio regionale, la rappresentanza proporzionale, il voto e l'eleggibilità delle
donne nonché un’assemblea nazionale per poter discutere una forma costituzionale dello
Stato e la rappresentanza degli interessi [che diventano corporazioni]. Dal punto di vista
sociale il programma invoca le 8 ore, salari minimi, la partecipazione dei lavoratori alla vita
delle aziende, la concessione della gestione di industrie e servizi pubblici a organizzazioni
operate; mentre dal punto di vista finanziario vige un’imposta progressiva sul capitale, la
revisione dei contratti di guerra e il sequestro dell’85 per cento dei profitti di guerra

Quindi, essenzialmente, la formulazione ideologica del fascismo presenta nei primi anni
della sua incubazione una tendenza rivoluzionaria che sembra ambiguamente richiamare ad
un programma di trasformazioni economiche e sociali, tuttavia la Dottrina del Fascismo nel
1932 curato da Mussolini e Gentile evidenzia già le prime irregolarità di questo regime
attraverso un punto focale che risulta essere l’eliminazione di quel principio democratico di
uguaglianza che caratterizzava il programma precedente, dato che risultava essere dannoso
per l’uomo in vista della naturale gerarchizzazione del genere umano, affermando che gli
uomini non possono livellare attraverso un fatto meccanico ed estrinseco come il suffragio.
In breve, all’individualismo dissolvitore e alla lotta di classe socialista si oppone l’autorità di
Stato. L’idea di nazione che la Carta del Lavoro promulgata nel 1927 è quella di un
organismo di fini e mezzi superiori a quelli degli individui che lo compongono - non è la
nazione che genera lo Stato ma lo Stato in quanto espressione di una volontà etica
universale a creare la nazione. Il fascismo adatta ai propri scopi il concetto di Stato etico
proiettandovi i tratti autoritari e antiliberali del nazionalismo.
Il partito unico e la corporazione sono i due strumenti atti a realizzare la fusione tra popolo
ripoliticizzato autoritariamente e lo Stato - questo è un organismo politico fondato sul
solidarismo corporativo dal punto di vista economico e non vi sono forze economiche e
produttive capaci di sottrarsi all’autoritarismo interventista dello Stato e al suo comando. La
corporazione serve invece ad attuare serve ad attuare, sotto il diretto controllo dell'esecutivo,
la disciplina integrale, organica e unitaria delle forze produttive in funzione della potenza
politica e degli interessi dello Stato. Sul piano politico, il modello corporativo intende porsi in
netta antitesi rispetto al modello rappresentativo democratico, in quanto prefigura una

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
democrazia organica, anti conflittuale e interclassista, in cui l'individuo non conta per il
semplice fatto di essere numero», ma come espressione di interessi precisi e organizzati.
Anche in questo caso, il cotporativisımo fascista non presenta tratti originali: in parte
riprende il modello soreliano del libero produttore, e soprattutto, riprende i modelli corporativi
elaborati dal pensiero cristiano-sociale del 19esimo secolo, ispirato alle encicliche di Leone
12esimo quod apostolici muneris del 1878 e rerum novarum del 1891, nelle quali la
solidarietà tra le classi veniva postulata come un dovere morale e religioso. Mentre però il
corporativismo 'tradizionale', quello legato cioè alla dottrina sociale della Chiesa, è societario
e pluralista, in quanto tende a moltiplicare i centri di potere e a opporsi allo Stato, al
corporativismo fascista monistico e statalista associamo la volontà di realizzare l'unità
economica nei suoi diversi elementi (il lavoro, i capitale e la tecnica) e subordinare a
dell'autoritarismo dirigista che cerca di razionalizzare il mondo produttivo superando il
dualismo tra politica e economia

[Il partito fascista, subordinato allo Stato, è basato sul culto del capo carismatico, a cui viene
conferito il monopolio della rappresentanza politica, rappresenta la struttura di mediazione
tra l’élite governante e le masse ormai interamente subordinate agli obiettivi della potenza
nazionale e inquadrate in imponenti rituali di partecipazione simbolica alla politica. Al partito
vengono conferite due differenti funzioni: da un lato quella di assicurare allo Stato il
consenso 'volontario' del popolo e dall'altro quella di selezionare gli elementi migliori della
«schiatta» italica, alla quale spetta il compito di trasferire nel mondo la civiltà della romanità
imperia. Questa idea di nazione dispensatrice di civiltà non è separabile da quella della
«superiorità»

[NAZISMO]
Come il fascismo, anche il nazismo [abbreviazione di nazionalsocialismo] non scaturisce da
un corpo unitario di pensiero ma è semmai un amalgama di idee e principi derivanti da fonti
disparate. Prima di tutto rispetto al fascismo è un regime totalitario oltre che autoritario,
quindi risulta ancor più marcata la rottura della tradizione storica e intellettuale della
modernità che sostituisce un passato deformato da atti propagandistici in una visione
d’insieme del potere terroristico e ruolo mobilitante dell’ideologia - nel delirio d’onnipotenza
di formare l’uomo nuovo e di creare un rapporto diverso tra Partito [Partito nazionalsocialista
dei lavoratori tedeschi] e Stato. Fino alla crisi del 1929 il nazionalsocialismo è una forza
minoritaria della società tedesca anche se riprende dei principi del revanscismo [lo spirito di
rivincita] in seguito al desiderio dei tedeschi di non arrendersi dinanzi alla sconfitta
alimentata dal mito della schiena pugnalata e delle condizioni imposte al paese con la pace
di Versailles del 1919 e sarà con la grande crisi e la rovina del ceto medio che il nazismo
attualizzerà la sua ascesa attraverso le elezioni politiche del 1932. Nonostante la sua opera
legislativa andasse in accordo con la sincronizzazione omogenea di tutta la vita pubblica e
delle istituzioni, gli storici si trovano ad essere d’accordo su come il nazismo sia stato un
sistema caotico, disorganizzato e caratterizzato da molti conflitti dei poteri centrali che erano
prettamente unificati dalla volontà di Hitler - mentre il fascismo ha subordinato il partito agli
interessi dello Stato, con il nazismo vediamo il partito sovrapposto allo Stato e quindi al
partito viene data la piena responsabilità politica e onnipervasiva che va al di là delle
imposizioni e dei limiti che la modernità ha imposto al potere politico, ne risulta quindi che il
partito è l’unica istanza di legittimità. Lo Stato nazista è uno Stato-partito a differenza del
fascismo, di fatto delle truppe armate della società hanno sovrastato l’apparato statale per
imporre la propria legalità caratterizzante le loro politiche di dominio e sterminio - in definitiva

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
la politica sta nel partito e non nello Stato essendo il partito il fulcro, l’elemento regolatore
della società nel suo principio. Il totalitarismo nazista si configura come un regime di
perenne mobilitazione distruttiva della società da parte di un potere politico amministrativo
del tutto arbitrario che opera secondo logiche di esclusione in una modalità non di tutela ma
di annichilimento terroristico della società alla ricerca di nuovi nemici oggettivi per costruire
l’uomo nuovo; qui lo Stato diviene un mero strumento per mantenere e preservare l’identità
razziale dei tedeschi e questo perché il popolo inteso come rqazza è il fondamento e il fine
della politica [in questa ideologia della razza il nazismo necessita la concretezza che non
viene rinvenuta nella storia ma nel sangue e nel popolo rivedendosi in un mondo primitivo e
originario; la razza bianca derivata dagli ariani costituisce l’unica matrice creativa tra le civiltà
anche se la sua decadenza impedisce l’attuazione di un progetto politico di discriminazione
delle razze inferiori. Il testo massimo espositivo del razzismo nazista a parte il Mein Kampf di
Hitler è l’opera di Alfred Rosenberg Il Mito del 20esimo secolo nella quale ogni creazione
dell’uomo viene ricondotta alla razza e la stessa verità è tale da essere riconducibile alla
razza - quindi, il mito del 20esimo secolo consiste nella volontà di creare un nuovo tipo di
uomo attraverso il risveglio della razza nordica, la quqale dovrà proclamare il proprio uomo e
essere caratterizzata da un’organizzazione di uomini superiori per organizzare il proprio mito
gerarchico nel Volksstaat ossia Stato del popolo nazione [il cui nemico mortale risulta essere
la razza ebraica che mira a distruggere la razza superiore attraverso l’egualitarismo
democratico, socialista o cristiano

[PROGRAMMA DEL PARTITO SOCIALNAZIONALISTA]


Con l'annuncio del «piano quadriennale» del 1936, l'influenza dello Stato e del
partito sull'economia aumentano in maniera rilevante. La relativa autonomia dell’economia
rispetto alla politica viene limitata da imposizioni e interventi della dirigenza politica, ma non
al punto da poter definire il sistema economico tedesco come un'economia pianificata di
Stato. In realtà nella Germania nazista lo Stato controlla l’economia nel quadro di uno
'sviluppo concertato' tra lo Stato stesso e l'industria privata, raggruppata in corporazioni
(Reicbsgruppen), anche se questo processo è travagliato dal continuo conflitto tra ipotentati,
mediato in ultima istanza da Hitler, In ogni caso, malgrado la subordinazione dell'industria
alle direttive del regime, la struttura capitalistica dell'economia rimane sostanzialmente
inalterata

La fonte principale dell'ideologia nazista è il Mein Kampf [la mia battaglia] di Hitler, il libro nel
quale si ritrovano quegli aberranti principî che troveranno conseguente realizzazione nel
regime nazista. Lo Stato, per Hitler, Volkrstaat, Stato di popolo, in polemica contro il totaler
Staat che caratterizza le teorie di destra sullo Stato totale, per lui ancora troppo tradizionale;
ed è quindi solo lo strumento dell'unità razziale dei tedeschi mentre il Partito nazista ne
rappresenta la volontà politica. E questa idea del popolo, dello Stato e del partito è colIocata
al'interno di una concezione del mondo fortemente improntata ad un rozzo darwinismo
storico e politico - della legge del più forte, che vede nella storia e nella natura null’altro che
la lotta mortale di civiltà a base etnico razziale una lotta di volta in volta vinta dalle civiltà
razzialmente pure, e persa da quelle imbastardite. Compito del nazismo è realizzare una
rinascita razziale della Germania per assicurare al popolo tedesco, la razza superiore, lo
spazio vitale in cui realizzare il proprio impero razziale germanico contro gli ebrei [attuata
attraverso l’Olocausto] o generalmente parlando dell’elemento non tedesco, la razza
inferiore per cosi dire

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
Il Fuhrerprinzip è un sistema ideologico e organizzativo che consiste nel fatto che ogni livello
o istanza, dal più modesto ambito burocratico al supremo vertice politico, è gestito da un
uomo solo, un capo che non deve prendere in considerazione i pareri e le volontà dei
sottoposti, ma che se ne assume in pieno la responsabilità e che ne rende conto a un capo
di livello superiore, nel caso di Hitler,
Egli guida il popolo tedesco in virtù della sua designazione provvidenziale divina in sintonia
razziale cd esistenziale col popolo di cui deve portare a compimento il destino di dominio,
rispondendo davanti alla storia. II Fuhrer concentra in sé tutti i poteri, legislativo, esecutivo e
giudiziario, in quanto incarna l'essenza storica e il destino del popolo. Il 2 agosto 1934, alla
morte di Hindenburg, ultimo rappresentante del potere legale, Hitler unisce le cariche di
presidente e di cancelliere. In questo nodo, la parola d'ordine nazista «un unico popolo, un
unico movimento, unico Fihrer», diviene realta.

Il Fuhrerprinzip pervade la società e lo Stato tedeschi in tutte le loro articolazioni. e si


configura come l'unica istanza unificante degli innumerevoli corpi, tribunali,
istanze, polizie, servizi e apparati amministrativi dello Stato, del partito, delle SS,
che costituivano l'altrimenti ingovernabile caoticità strutturale, il 'pluralismo' poststatuale e
neofeudale del potere nazista. ll Führerprinzip, in cui si attua una rivalta radicale contro la
moderna forma- Stato e la sua legalità, costituisce una personalizzazione del comando
(all'interno della più generale fondazione biologica del potere) da tempo scomparsa dall'
Europa, e offre una sorta di modello generale di legittimazione per ogni atto arbitrario del
Führer

[ANTISEMITISMO]
L'antisemitismo va trattato a parte per il suo rilievo nell’ideologia e nella pratica politica
nazista; non risulta essere solo strumento di questo totalitarismo ma piena essenza
Hitler si avvale, con eclettismo demagogico, dell’antisemitismo per guadagnarsi l'appoggio
sia dei ceti superiori (cui suggerisce l'equivalenza di ebraismo, marxistno e materialismo),
sia del proletariato (deviandone le spinte anticapitalistiche verso l'odio per una fantomatica
plutocrazia ebrea, come quela denunciata nei cosiddetti Protocoli di Sion», un falso costruito
in Russia nell'epoca zarista), sia della piccola borghesia rovinata dalla crisi del 1929 (per
fornire un nuovo ideale razziale e non più statuale. L’antisemitismo non è neanche soltanto
un mito moblitante, ma, come emerge nel Mein Kampf, è veramente una personale
ossessione di Hitler, il quale Ia trasforma in una volontà di sterminio ancora più importante
dell’espansionismo. La razza ebraica, infatti, è per Hitler non tanto una razza 'inferiore
quanto una razza non umana e pericolosissima, I'unica di cui gli ariani debbano avere timore
perché la razza ebraica contende a loro il dominio del mondo; ma non attraverso una lotta
aperta, si invece attraverso un subdolo avvelenamento del sangue e della forza vitale degli
ariani [i veicoli di questo avvelenamento sono appunto le ideologie universalistiche- liberali,
socialiste, razionalistiche e pacifiste che indeboliscono la razza superiore.
Non c'è nulla di nuovo, per certi versi, in questa accozzaglia di luoghi comuni
del razzismo di fine secolo; ma c'è molto di nuovo, invece, nella spietata energia
con cui Hitler realizzò una politica ferreamente coerente rispetto a questi princ-
pi. Una politica i cui risultati apocalittici mostrano bene che cosa c'è di implicito
nel razzismo: l'idea che l'umanità non sia un'unità, che non esista alcuna forma possibile di
comunicazione razionale capace di coinvolgere tutti gli uomini. Il fatto che attesta che
l’antisemitusmo e lo sterminio siano il vero obiettivo della politica nazista è dimostratio dal
fatto che gli ebrei sono stati perseguitati fino all’ultimo anche a dispetto di ogni valutazione di

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
convenienza militare - il punto d’arrivo di questa filosofia è la distruzione a cui Hitler rimane
cosi ossessivamente coerente da voler coinvolgere in questo destino atroce il suo stesso
popolo colpevole di aver perduto la guerra

[BOTERO]
Giovanni Botero fu un campione della reazione contro Machiavelli e Tacito. Nel suo libro
Della ragion di Stato sostenne che bisognava ricollegare il valore della guerra alla forza della
fede. L'opera mira a individuare le tecniche specifiche necessarie al principe per il
mantenimento della sua domitio. Per Botero la prudenza non è un sapere privato basato sul
silenzio e sulla simulazione, ma una tecnica pubblica di governo, che ha le sue fonti nella
storia, nella conoscenza geografica e nella filosofia morale. La prudenza deve anche essere
agile e flessibile per poter sfruttare la contingenza e la sua ineliminabile novità. La ragion di
Stato è poco più che una ragion d'interesse, come afferma Botero. "Si possono ricondurre a
unità le molteplici strategie di governo, a cui Botero fa appello, se si sottolinea la centralità
che la categoria di interesse assume nel suo pensiero". Nel caso dei poveri, la cui presenza
manifesta un possibile punto di crisi nel rapporto comando-obbedienza, che sono un
pericolo per la tranquillità pubblica, la Ragion di Stato cerca di interessarsi. Se i popoli
conquistati - altra fonte di possibili problemi - sono naturalmente inclini alla rivalutazione,
sarà necessario che il principe faccia del suo meglio affinché questi "abbiano interesse al
suo governo e alla sua amministrazione". Per Botero, al fine di mantenere il suo popolo in
obbedienza, deve anche puntare direttamente all'ampliamento del proprio Stato, attraverso
l'aumento della sua popolazione e delle sue forze. Consigli come l'elogio della segretezza,
della prontezza delle armi e degli stratagemmi bellici, della forza e della disciplina, fanno
della Ragion di Stato di Botero qualcosa che, pur essendo strettamente cattolico, è anche
strettamente mondano.

[BODIN]
I Six Livres de La République di Bodin traggono la loro ragion d'essere dal desiderio di
rimborsare sia il comando che la disobbedienza. Secondo Bodin, le guerre civili di religione
e il machiavellismo come teorie che spingono alla tirannia sono le due facce dello stesso
problema. Bodin insiste sulla necessità che lo Stato abbia qualcosa di pubblico, come il
tesoro pubblico o lo spazio occupato dalle città. La concezione di Bodin della sovranità è
quella di un potere assoluto e perpetuo che è proprio dello Stato, ma che non è soggetto a
vincoli temporali. Il re è per Bodin anche indivisibile (cioè fortemente unitario) e inalienabile:
tutte queste caratteristiche della sovranità saranno riprese, con modalità argomentative,
anche da Hobbes e Rousseau. Può essere utile confrontare questa definizione con le idee
sul summum imperium che lo stesso Bodin aveva espresso nel 1566 nella Methodus. Il
pensiero di Bodin sembra oscillare tra due principi che sono allo stesso tempo assoluti e
non. Lo Stato ben ordinato a cui Bodin guarda è in grado di rappresentare a livello umano lo
stesso ordine divino che struttura il macrocosmo. È quindi quello monarchico, dove il potere
di uno è legittimo e regale, cioè legale. Per Bodin, qualsiasi condivisione del potere
introduce elementi di debolezza e confusione nelle campagne statali, che devono invece
essere tenute insieme dalla sovranità. Egli nega legittimità alla forma mista che era stata
assunta dai teorici del diritto di resistenza.
Ciò che il miscuglio produrrebbe non sarebbe uno Stato, ma solo la corruzione di uno Stato.
Bodin distingue tra forme di Stato, che sono solo quelle semplici che riguardano
l'identificazione del soggetto della sovranità, e forme di governo, che possono essere

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)
molteplici. In tutta la République Bodin desidera costruire la sovranità senza sovvertire le
radici dell'ordine civile - il suo pensiero è pienamente razionalista, ma non è così radicale
come in Hobbes. Qui Bodin individua tre possibili forme di giustizia: quella commutativa o
aritmetica, cara agli Stati popolari, quella distributiva geometrica, tipica degli Stati
aristocratici, e quella filarmonica reale in cui gli onori e la dignità vanno ai ricchi e i profitti ai
poveri.

Document shared on https://www.docsity.com/it/i-totalitarismi-storia-delle-dottrine-politiche/9224636/


Downloaded by: nurbelallam (nurbelallam@gmail.com)

Potrebbero piacerti anche