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IL PROBLEMA DELLINDIPENDENZA AUSTRIACA TRA LE DUE GUERRE MONDIALI

INTRODUZIONE
Nei diversi Paesi che hanno attraversato l'esperienza della dominazione fascista, questa si presentata con caratteri specifici, non uniforme, determinati dal grado di sviluppo politico, di progresso economico e di omogeneit nazionale e dalle tradizioni culturali e ideologiche: esiste cio una molteplicit di vie nazionali al fascismo. Quando nel 1929 la Comissione internazionale per la difesa contro il fascismo, creata qualche anno innanzi nell'ambito dell'Internazionale socialdemocratica, pubblic una prima inchiesta di carattere generale sul fascismo in Europa, quasi tutti gli Stati dell'Europa centrale e orientale, Unione Sovietica a parte, ovviamente, erano sotto dominazione di regimi fascisti o incubavano i germi di una reazione di tal genere1. Accanto all'Italia, che rappresentava per molti il prototipo del regime corporativo, gi l'Ungheria, la Polonia, la Jugoslavia, la Bulgaria e la Lituania erano rette da dittature militari filofasciste, la cui base era composta essenzialmente da forze agrarie e piccolo-borghesi. Inoltre, forti tendenze autoritarie, sostenute da componenti sociali parzialmente diverse, sussistevano in Romania, in Finlandia e negli altri Paesi balcanici. Non era assente da questo quadro neppure la Cecoslovacchia, in cui le tendenze fascistizzanti erano la risultante di gravi conflitti sociali e delle lacerazioni nazionalistiche che il nuovo Stato portava dentro di s. Anche in Francia e in Spagna erano gi vive correnti che rientravano nella generale tendenza delle classi borghesi all'aperta reazione antidemocratica, scatenata dal recente conflitto e pi ancora dalla paura di una rapida diffusione del bolscevismo e della generale ripresa offensiva del movimento operaio. Pi minacciosa ancora era la situazione in Germania e in Austria, dove forti correnti estremiste di destra lottavano aspramente per la conquista del potere. In quello stesso 1929 anche in Austria era in pieno sviluppo lo scardinamento della Repubblica parlamentare ad opera dell'offensiva congiunta del partito clericale e delle milizie fasciste: superata la fase iniziale d'intesa tacita e di favoreggiamento indiretto, il Partito cristiano-sociale aveva fatto proprie le istanze sovvertitrici delle Heimwehren. Di fronte a questa
1 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo, Fondazione Istituto Gramsci, 1963.

prospettiva, diretta in particolare a colpire il movimento operaio, assai incerte apparivano le possibilit di resistenza; addirittura stupefacente doveva apparire perci la soddisfatta constatazione di uno dei capi della socialdemocrazia austriaca, Julius Deutsch, il quale dello scatenamento dell'assalto fascista faceva quasi un merito del proletariato, in quanto la reazione fascista stava a significare che nei Paesi pi progrediti <<Il proletariato aveva saputo fare cos buon impiego del suo diritto democratico, che le classi possidenti ne avevano avuto abbastanza della democrazia>> 2. Si trattava di un atteggiamento a dir poco suicida, poich il movimento operaio si trovava costretto alla difensiva su tutta la linea; era inoltre un compiacimento della democrazia veramente fuori luogo, tipico, si potrebbe aggiungere, dell'ottimismo radicaleggiante di fine secolo cos profondamente ancorato nell'intelligentia socialdemocratica austriaca, ma al tempo stesso espressione significativa di una superficialit di analisi in apparenza tanto pi sorprendente in quanto proprio in Austria la pubblicistica della socialdemocrazia si era dedicata con particolare tempestivit alla denuncia dell'esistenza di una minaccia fascista 3. Per definire i termini e i limiti di originalit del fascismo austriaco, pi illuminante ancora dell'analisi delle strutture del regime clerico-fascista instaurato da Dollfuss, si rivela certamente l'esame dei fattori politici, sociali, strutturali e ideologici che sfociarono nell'instaurazione di tale dittatura. infatti attraverso lo sviluppo dinamico della societ e dello Stato austriaco, cos come definito dalla pace di St. Germain, che si colgono gli elementi destinati a tracciare le tappe del progressivo processo di fascistizzazione della prima Repubblica. Poich inoltre la sua stessa posizione geografica rendeva l'Austria naturalmente dipendente dal gioco politico della Germania da una parte e dell'Italia dall'altra, l'evoluzione della situazione politica nell'una e nell'altra potenza, il cui contrasto di interessi fin per trovare composizione proprio a spese della stessa indipendenza del Paese, rappresenta un punto di riferimento obbligato e un parametro costante con il quale misurare l'involuzione del regime interno della prima Repubblica dal parlamento democratico-borghese al corporativismo clerico-fascista. L'involuzione autoritaria dell'Austria fu in buona parte una conseguenza
2 J. Deutsch, Der Faschismus in Europa, 1929. 3 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo, Fondazione Istituto Gramsci, 1963.

dell'affermazione del regime fascista in Italia 4. Anche la situazione ungherese ebbe le sue ripercussioni sul Paese, prima scatenando il terrore dinnanzi al bolscevismo che rafforz le correnti di destra della socialdemocrazia e i gruppi conservatori e successivamente consolidando le correnti filofasciste e filomonarchiche, vagheggianti ancora l'idea di una restaurazione legittimista e disposte a questo scopo a far leva su qualsiasi tendenza antirepubblicana. Secondaria fu fin verso il 1930 l'influenza della situazione interna tedesca, fin quando cio il movimento nazionalsocialista non prese decisamente piede anche in Austria, operando come elemento di frattura all'interno dello stesso schieramento borghese. Come la Germania, anche l'ormai ex Impero Asburgico era reduce da una sanguinosa e dispendiosa sconfitta, ma in Austria il processo di restaurazione dell'egemonia delle vecchie forze dirigenti si reggeva su basi sensibilmente differenti. Infatti, a differenza di quanto avvenuto in Germania, dove il compromesso tra socialdemocrazia maggioritaria e il vecchio Stato maggiore aveva creato immediatamente dopo la Rivoluzione di novembre le premesse per l'arresto dell'evoluzione repubblicana e democratica, impedendo dunque una sostanziale soluzione di continuit con il passato, in Austria la frattura con il passato era stata pi radicale. Se non altro, il crollo dell'Impero austro-ungarico e il moto centrifugo delle nazionalit avevano dissolto e completamente disgregato l'insieme dei rapporti politici ed economici e gli equilibri di forze che erano alla base dei vecchi centri di potere. La ripresa politica di forze socialmente potenti come la Chiesa cattolica, che nel 1918, accantonando la propria secolare tradizione filomonarchica, aveva accettato la soluzione repubblicana del problema istituzionale in quanto era questo l'unico modo che le consentisse di reinserirsi automaticamente nella realt del presente e di non perdere il contatto con gli ulteriori sviluppi della situazione politica, fu, dal punto di vista del logoramento delle possibilit di sviluppo democratico una circostanza decisiva 5. Altrettanto fondamentale fu l'incapacit della socialdemocrazia la quale, in assenza di un forte partito comunista, inquadrava praticamente la quasi totalit della classe operaia anche soltanto di mantenere le posizioni conquistate nel periodo di transizione del 1918-1919, destinate ad essere progressivamente erose dall'invadente e sistematica azione di rottura e di recupero della destra clericale e capitalista.
4 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo, Fondazione Istituto Gramsci, 1963. 5 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo, Fondazione Istituto Gramsci, 1963.

A differenza del fascismo italiano, l'autoritarismo austriaco fu in gran parte, sin dalle origini e nella sua ispirazione pi profonda, emanazione del clericalismo cattolico. Inoltre, diversamente dal nazismo tedesco, rivel il suo volto terroristico relativamente tardi, nonostante l'appoggio concreto e decisivo che nella conquista del potere ebbe la milizia delle Heimwehren, in qualit di strumento di pressione e di intimidazione delle masse. Fin quando la logica della sua politica non lo spinse alle conseguenze estreme del terrorismo e della repressione violenta del movimento operaio, il clerico-fascismo austriaco segu un metodo di soffocamento delle libert e dei diritti democratici dai connotati quasi burocratici, una sorta di eredit del tradizionale regime amministrativo austro-ungarico. Cos la stampa e le manifestazione d'opinione pubblica, i sindacati, i partiti, l'autonomia comunale (soprattutto quella della rossa Vienna, vera e propria roccaforte dei socialdemocratici in aperta contrapposizione al conservatorismo delle campagne), le funzioni parlamentari, le garanzie costituzionali, furono imbavagliate e scardinate attraverso un processo relativamente lento di fascistizzazione, mediante piccole e infinite vessazioni, riforme di carattere costituzionale e amministrativo e una costante pressione esautorante nei confronti di ogni autonomo centro di resistenza, politico o sindacale, ancora sottratto al monopolio e all'influenza delle classi e dei gruppi politici dominanti. Nel luglio del 1934, quando, con l'uccisione di Dollfuss, i nazisti austriaci, grazie anche all'aperta complicit del Terzo Reich, scatenarono una feroce offensiva nei confronti dei loro concorrenti filo-italiani, la dittatura clericale era gi saldamente instaurata: le cannonate del 12 febbraio contro i quartieri operai di Vienna e la violenta repressione della resistenza operaia aprirono l'ultimo atto della lotta ingaggiata dal clerico-fascismo per contendere agli antagonisti nazisti il monopolio dell'oltranzismo antimarxista e antiproletario. Il nuovo cancelliere Schuschnigg non fece che perfezionare gli strumenti della dittatura nella lotta senza quartiere ormai divampata con il nazionalsocialismo hitleriano, il quale avrebbe poi volto le sorti dello scontro a suo favore, concludendolo con l'Anschluss del 1938, il primo vero passo esterno del mai sopito imperialismo tedesco6.
6 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo, Fondazione Istituto Gramsci, 1963.

Capitolo I LAUSTRIA TRA GRANDE E PICCOLA GERMANIA (1815-1914)

1.1

Il Congresso di Vienna e il nuovo assetto europeo


Con la sconfitta di Napoleone a Waterloo, nel giugno 1815, si chiudeva

definitivamente la lunga stagione delle guerre che avevano opposto la Francia rivoluzionaria e napoleonica alla vecchia Europa delle dinastie: cominciava let della Restaurazione, ossia della ricostituzione del vecchio ordine europeo, delle gerarchie sociali tradizionali e degli ordinamenti prerivoluzionari. Leredit rivoluzionaria si rivel piuttosto difficile da rimuovere, in particolar modo per quanto riguardava le istituzioni politiche e gli ordinamenti giuridici. In questo campo la dominazione napoleonica aveva conseguito i risultati pi concreti sul piano della certezza del diritto e delluguaglianza formale tra i cittadini, ma anche su quello dellorganizzazione burocratica e della razionalizzazione delle attivit economiche. In molti Stati, quindi, la Restaurazione si risolse, pi che in un puro e semplice ritorno allantico, in un compromesso tra vecchio e nuovo, in un tentativo, non sempre riuscito, di adattare le vecchie strutture ad una realt sociale mutata 7. Tuttavia, il terreno sul quale la volont restauratrice si manifest con maggior decisione e con risultati pi evidenti fu certamente quello dei rapporti internazionali. Anche in questo campo, per, i mutamenti rispetto al periodo prerivoluzionario non furono pochi n irrilevanti: la carta dEuropa del 1815 era per molti aspetti pi razionale e moderna rispetto a quella del 1790. Per comprendere i fondamenti e le linee ispiratrici del nuovo assetto continentale necessario concentrarsi sullautunno del 1814, quando, dopo la firma del primo trattato di Parigi con la Francia, le potenze vincitrici si riunirono a Vienna per decidere i destini dellEuropa. Apertosi ufficialmente il 1 novembre 1814 e conclusosi con la firma dellatto
7 G. Sabbatucci, V. Vidotto, Storia contemporanea, l'Ottocento, pagg. 101 ss., Laterza.

finale il 9 giugno 1815, il congresso di Vienna fu il pi importante consesso di sovrani e governanti mai avvenuto in Europa fino ad allora. Tuttavia, sebbene fossero presenti pi di duecento delegazioni, le decisioni pi importanti vennero prese allinterno di un gruppo ristretto, di cui facevano parte i delegati delle quattro maggiori potenze vincitrici, fra i quali il ministro degli Esteri austriaco Metternich svolse il ruolo di autentico regista. Lo scopo di questo gruppo di statisti era non solo quello di cancellare le conseguenze degli eventi rivoluzionari dellultimo venticinquennio, ma anche quello di evitare il ripetersi di simili eventi, costruendo un equilibrio il pi possibile solido e duraturo. Questo nuovo equilibrio, per, fu realizzato in base a criteri tipicamente settecenteschi: intere regioni passarono da uno Stato allaltro, senza il minimo riguardo per i principi di nazionalit o per la volont delle popolazioni interessate, elemento questo che avrebbe avuto non poche ripercussioni sugli avvenimenti storici futuri, primo tra tutti, il lento declino dellImpero asburgico. Scomparvero molti residui del passato, primo tra tutti il Sacro romano impero che, dissoltosi nel 1806, non fu pi ricostituito. Gli Stati si ridussero notevolmente di numero e i maggiori fra essi si vennero avvicinando al modello dello Stato moderno, caratterizzato, se non dalla compattezza etnica, almeno dalla continuit territoriale e dalluniformit degli ordinamenti. I mutamenti pi importanti rispetto alla situazione prerivoluzionaria si verificarono nel Centro e nel Nord dellEuropa, dove Russia e Prussia si espansero a spese della Polonia; la Prussia in particolare acquist buona parte della Sassonia e una serie di territori nella zona del Reno che si sarebbero poi rivelati di eccezionale importanza economica. Il regno degli Hohenzollern vide cos accentuato il suo carattere di Stato nazionale e acquist una netta preminenza nellarea dei paesi di lingua tedesca. Questi si ridussero drasticamente, passando da 360 a soli 39, comprese la Prussia e lAustria, e furono riuniti in una Confederazione germanica, la cui presidenza era tenuta dallimperatore dAustria. Proprio lImpero asburgico, quantunque avesse visto ridimensionato, con le guerre napoleoniche, il suo ruolo di grande potenza, si afferm, sotto labile guida del suo cancelliere, come il fulcro dellequilibrio continentale e usc dal congresso pi forte e compatto, pur conservando il suo

carattere di Stato plurinazionale8. La perdita del Belgio e del Lussemburgo che, insieme allOlanda, formarono il Regno dei Paesi Bassi, fu compensata dallacquisto del Veneto e dal riconoscimento di un ruolo egemone sullintera penisola italiana.

1.2

Impero asburgico e Prussia: le due anime del mondo

tedesco dopo la Restaurazione.


Sul piano politico e istituzionale, la Restaurazione ebbe caratteri e intensit diverse a seconda dei paesi. Ovunque, per, si ebbe un assestamento degli equilibri interni in senso conservatore. Il clima politico risent pi o meno pesantemente del ritorno in auge degli ideali tradizionalisti e legittimisti e della rinnovata alleanza fra il potere temporale dei sovrani e il potere religioso delle Chiese. Nei pi importanti Stati dellEuropa continentale, che non avevano mai avuto esperienza di regimi rappresentativi, la Restaurazione si risolse nella conferma del vecchio assolutismo settecentesco, seppur temperato da qualche iniziativa riformatrice, ma depurato della componente laica e anticlericale. Regimi a base parzialmente rappresentativa vennero mantenuti nel neonato Regno dei Paesi Bassi e in alcuni Stati della Confederazione germanica, tra cui la Baviera. Sul piano dei rapporti sociali, invece, la Restaurazione non interruppe completamente quanto iniziato o accelerato dalla rivoluzione francese, come il processo di crescita della borghesia e la graduale emancipazione dai vincoli feudali che, essendo stati aboliti, almeno sulla carta, in buona parte dEuropa, non furono pi ripristinati. Nelle zone orientali della Confederazione germanica, lemancipazione si realizz gradualmente, attraverso una serie di riforme che contemplavano, tra le altre cose, un graduale trasferimento dei poteri relativi alla polizia e allamministrazione della giustizia alle autorit statali. NellImpero asburgico, il processo fu ancora pi lento e si comp soltanto nel 1848, dopo una lunga serie di rivolte e tumulti. Contemporaneamente, esso si confermava uno dei pilastri dellordine
8 G. Sabbatucci, V. Vidotto, cit., pag. 104.

conservatore europeo, sebbene cominciasse proprio in questi anni a soffrire di quel male che lo avrebbe accompagnato fino alla sua dissoluzione: le spinte autonomistiche delle diverse componenti etniche (croati, sloveni, cechi, polacchi, italiani e ungheresi) tutte divise tra loro, ma unite nellavversione al centralismo austriaco. Nella maggior parte dei casi queste velleit autonomistiche riguardavano principalmente le aristocrazie nazionali, le sole che disponessero di canali legali per far valere le loro istanze. Tuttavia, dietro la dissidenza aristocratica, comparivano gi quei focolai di autentico nazionalismo borghese e popolare che sarebbero poi esplosi nella crisi rivoluzionaria del 48. Elemento di crisi per la monarchia asburgica, il nazionalismo costitu invece un fattore di coesione per la Prussia e per gli Stati della Confederazione germanica. Deluse le speranze di unificazione nazionale coltivate negli anni delle guerre napoleoniche, deluse (in seguito) anche le istanze liberali che si sarebbero poi manifestate nei primi anni 30, le aspirazioni della borghesia tedesca si concentrarono soprattutto sullattuazione di una Unione doganale (Zollverein), avviata gi nel 1818 e portata a compimento nel 1834, fra tutti gli Stati della Confederazione. Labolizione dei dazi doganali rappresent, attraverso la sua qualit di potente catalizzatore dello sviluppo economico delle regioni di lingua tedesca, una tappa estremamente importante sulla via dellunit politica: la filosofia che stava alla base della Zollverein era infatti molto diversa da quella liberoscambista che si stava allora affermando nelle zone di predominio britannico e costituiva gi un chiaro segnale dello sviluppo di quel nazionalismo che avrebbe portato verso il sorgere di una piccola grande Germania: piccola perch priva della componente austriaca, ma grande perch prima potenza continentale.

1.3

I primi scricchiolii nellImpero


Il moto rivoluzionario iniziato a Parigi alla fine di febbraio si propag nel

giro di poche settimane a gran parte dellEuropa. NellImpero asburgico e nella Confederazione germanica gli echi degli avvenimenti parigini fecero esplodere

una situazione gi tesa: il malcontento suscitato dalla crisi economica si univa alla protesta contro la gestione autoritaria del potere e si mescolava alle tensioni provocate dalle numerose questioni nazionali che il congresso di Vienna aveva lasciato in sospeso. Diversamente da quanto era accaduto in Francia, la componente sociale rimase in secondo piano e lo scontro principale fu combattuto tra la borghesia liberale e le strutture politiche dellassolutismo 9. Il primo importante episodio di insurrezione ebbe luogo a Vienna, il 13 marzo 1848. Loccasione della rivolta fu data da una grande manifestazione di studenti e lavoratori duramente repressa dallesercito. Dopo due giorni di combattimenti, gli ambienti di corte furono costretti a sacrificare il cancelliere Metternich, luomo simbolo dellet della Restaurazione. Le notizie provenienti da Vienna fecero precipitare la situazione nelle gi irrequiete province dellImpero e nella vicina Confederazione germanica. Il 15 marzo vi furono tumulti a Budapest; il 17 e 18 si sollevarono Venezia e Milano, mentre negli stessi giorni una violenta sommossa scoppiava a Berlino, capitale della Prussia; il 19 i cittadini di Praga inviarono una petizione allimperatore chiedendo autonomia e libert politiche per i cechi. Nella primavera del 48 il grande impero plurinazionale sembrava dunque sullorlo del collasso, al punto che limperatore dovette abbandonare la capitale e permettere la convocazione di un Parlamento dellImpero (Reichstag) eletto a suffragio universale. In Ungheria le promesse del governo imperiale di concedere ai magiari una propria costituzione e un proprio parlamento non bastarono a sedare le agitazioni e le spinte autonomistiche. Sotto la spinta dellala democraticoradicale, che faceva capo a Lajos Kossuth, i patrioti ungheresi approfittarono della crisi in cui versava il potere centrale per creare un governo nazionale e per agire in totale autonomia da Vienna, ponendo ormai lindipendenza come obiettivo finale. Anche a Praga, in aprile, venne formato un governo provvisorio. I patrioti cechi, per lo pi di orientamento liberale, non mettevano in discussione il vincolo con la monarchia asburgica, ma si limitavano a chiedere pi ampie autonomie per tutte le popolazioni di etnia slava dellImpero. Ai primi di giugno si riun infatti a Praga un congresso cui parteciparono i delegati di tutti i territori slavi soggetti alla corona asburgica: Croazia, Slovenia, Rutenia, Galizia, Boemia, Slovacchia. Tuttavia, pochi giorni
9 G. Sabbatucci, V. Vidotto, cit., pag. 159.

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dopo, alcuni incidenti scoppiati fra lesercito e la popolazione fornirono alle truppe imperiali il pretesto per intervenire. La sottomissione di Praga segn linizio della riscossa per lormai polveroso potere imperiale. Mentre il Reichstag, riunitosi per la prima volta in luglio, era paralizzato dai contrasti tra le diverse nazionalit, il governo centrale riprese gradualmente il controllo della situazione; in agosto, sotto la protezione dellesercito, limperatore rientrava a Vienna. A questo punto il governo si era rinsaldato abbastanza da sentirsi in grado di fronteggiare i separatisti ungheresi, i quali ormai rifiutavano ogni compromesso con la monarchia. Per venire a capo della secessione, il potere imperiale si serv abilmente dei profondi contrasti che dividevano gli slavi dai magiari. Questi ultimi, infatti, inseguivano il sogno di una Grande Ungheria che comprendesse tutti i territori slavi gi appartenuti allantico regno magiaro. Gli slavi del Sud furono cos indotti ad appoggiarsi alla monarchia asburgica, la quale offriva loro maggiori garanzie in merito alla conservazione della propria identit nazionale. LUngheria fu per salvata da una repressione pi dura da una nuova insurrezione scoppiata a Vienna in ottobre, la quale costrinse le autorit centrali a richiamare verso la capitale i reparti destinati allo scontro con i magiari. Vienna fu cinta dassedio e occupata dopo tre giorni di sanguinosi combattimenti: lImpero stroncava cos la rivoluzione nella sua forma pi avanzata. Nel 1849 il nuovo imperatore Francesco Giuseppe sciolse dautorit il Reichstag e promulg una costituzione che prevedeva un nuovo Parlamento eletto a suffragio ristretto e dotato di poteri molto ristretti, ribadendo allo stesso tempo la struttura centralistica dellImpero.

1.4

La Dieta di Francoforte e i primi attriti austro-tedeschi:

Grande e Piccola Germania a confronto.


Per molti aspetti, gli avvenimenti del 1848 ebbero un corso simile nei territori della Confederazione germanica. Le grandi manifestazioni popolari iniziate a Berlino il 18 marzo 1848, dopo le prime notizie dei fatti di Vienna, costrinsero il re Federico Guglielmo IV di Prussia a convocare un Parlamento 11

prussiano (Landtag). Contemporaneamente, per, agitazioni e sommosse erano scoppiate in molti degli Stati che costituivano la Confederazione germanica. Ne era scaturita, quasi spontaneamente, la richiesta di unAssemblea costituente dove fossero rappresentati tutti gli Stati tedeschi, Austria compresa. Una sorta di preparlamento riunitosi allinizio di aprile stabil che la Costituente tedesca sarebbe stata eletta a suffragio universale e avrebbe avuto la sua sede a Francoforte sul Meno. A met maggio lAssemblea apr i suoi lavori in un clima di generale entusiasmo. Tuttavia, divenne presto chiaro che la Costituente di Francoforte non era dotata dei poteri necessari per imporre la propria autorit ai sovrani e ai governi degli Stati tedeschi e per avviare un processo di unificazione nazionale 10. Le sue sorti non potevano che dipendere da quanto accadeva nello Stato pi importante, la Prussia. Ma proprio in Prussia il movimento liberal-democratico conobbe un rapido declino, anche perch la borghesia era spaventata dalle agitazioni sociali che nel frattempo si andavano intensificando; ai primi di dicembre, infatti, Federico Guglielmo sciolse il Parlamento prussiano ed eman una Costituzione assai poco liberale. Contemporaneamente a Francoforte sul Meno, i lavori dellAssemblea erano quasi interamente assorbiti dalle dispute sulla questione nazionale e dalla contrapposizione tra grandi tedeschi e piccoli tedeschi: fautori i primi di ununione di tutti gli Stati germanici intorno allAustria imperiale, sostenitori i secondi di uno Stato pi compatto, da costruirsi sul nucleo principale del Regno di Prussia. L'idea politica di una "Grande Germania" si era sviluppata per la prima volta nel XIX secolo, quando alcuni pensatori teorizzarono la creazione di un unico stato che raggruppasse la Germania e l'Austria sotto la guida degli Asburgo, con Vienna come capitale, in contrapposizione ai sostenitori della nascente Germania prussiana, ritenuta una "Piccola Germania" (Kleindeutschland). Uno dei principali ostacoli alla creazione di una "Grande Germania" risiedeva nella presenza di un'alta percentuale di popoli Slavi nell'Impero Austriaco (Polacchi, Cechi, Slovacchi, Ucraini, Sloveni, Croati e Serbi) che non parlavano tedesco e che non desideravano rientrare in questo progetto geopolitico. In particolare i Cechi della Boemia-MoraviaSlesia, rifiutarono espressamente questa idea gi nel 1848. Inoltre la politica
10 L. Testa, Bismarck e la Grande Germania, pag. 35, Giunti Editore, 2004.

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espansiva della Prussia non avrebbe mai ammesso di rinunciare al ruolo centrale che si era ritagliata cedendo la sovranit agli Asburgo e la denominazione di capitale a Vienna. Prevalse infatti, dopo lunghe discussioni, la tesi piccolo-tedesca; ma quando, nellaprile 1849 una delegazione dellAssemblea si rec a Berlino per offrire al re di Prussia la corona imperiale, questi la rifiut, in quanto gli veniva offerta da unassemblea popolare, nata da un moto rivoluzionario11. Il gran rifiuto di Federico Guglielmo segn in pratica la fine della della Costituente di Francoforte; la Prussia ritir i suoi delegati. I rappresentanti moderati e conservatori degli Stati minori, timorosi di ulteriori sviluppi rivoluzionari, si ritirarono anchessi. Ridotta alla sola componente democratica, lAssemblea, che nel frattempo si era trasferita a Stoccarda, fu sciolta il 18 giogno 1849 dalle truppe del Wrttemberg.

1.5

Il declino dellImpero asburgico e lascesa della Prussia Sopravvissuto alle tempeste del 48-49 grazie alla tenuta della sua struttura

burocratico-militare, lo Stato plurinazionale degli Asburgo dAustria tent di riorganizzarsi, negli anni 50, sulla base del vecchio sistema assolutistico. La costituzione concessa nel 49, mai realmente applicata, fu revocata nel 1851; il centralismo amministrativo fu rafforzato e la burocrazia sempre pi germanizzata: il tedesco divenne infatti lunica lingua ufficiale dellImpero. Il centralismo burocratico contribuiva per a esasperare il problema fondamentale della monarchia asburgica: la coesistenza allinterno dellImpero di diverse nazionalit, ciascuna con la propria lingua, le proprie tradizioni e le proprie aspirazioni allautonomia. Appoggiandosi sulla Chiesa e sui contadini e puntando le sue carte sul centralismo burocratico, la monarchia fin con il sacrificare le esigenze della borghesia produttiva, chiamata a pagare i costi di un imponente apparato amministrativo e militare e al tempo stesso delusa nelle sue aspirazioni nazionali. LImpero manc, in sostanza, lappuntamento con lo sviluppo economico degli anni 50 e 60, senza peraltro riuscire a mantenere, anche a causa delle sconfitte militari, il ruolo centrale che aveva
11 L. Testa, cit., pag. 49.

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sempre rivestito, prima del 48, nel concerto delle potenze europee. Fu dunque la Prussia, che nel 49 non aveva colto loccasione per mettersi alla testa della rivoluzione nazionale, a riproporre con autorit la sua candidatura alla guida della nazione tedesca e allegemonia sullEuropa centrale, confidando soprattutto sulla forza trainante del suo rapido sviluppo industriale e sulla stretta integrazione della sua economia con quella degli altri Stati tedeschi, uniti fin dal 1834 in una lega doganale da cui era invece esclusa lAustria. La mancata evoluzione delle istituzioni prussiane in senso liberalparlamentare non ebbero per sulla societ tedesca gli stessi effetti negativi che ebbero allinterno dellImpero. Al contrario, autoritarismo politico e conservatorismo sociale si rivelarono componenti essenziali di quella via prussiana che avrebbe finito per costituire una sorta di modello di sviluppo alternativo a quello britannico12. Queste caratteristiche si rafforzarono ulteriormente con lascesa al trono di Guglielmo I, il quale, non riuscendo a venire a capo dellopposizione parlamentare in relazione alla riforma dellesercito, decise di sfidarla apertamente, nominando cancelliere nel 1862 Otto Von Bismarck, tipico esponente dellala pi reazionaria degli Junker, la classe dei nobili latifondisti. Fautore, in passato, coerentemente con le sue idee conservatrici, di una stretta alleanza con lImpero asburgico, al cui governo si sentiva legato dal comune sentimento controrivoluzionario, Bismarck si convert in seguito alla causa della cosiddetta Kleindeutschland, ossia dellunificazione della Germania senza lAustria, o persino contro di essa; ma intendeva giungere allo scopo prefisso senza fare la minima concessione agli ideali del 48. Il primo ostacolo allunificazione, dunque, era costituito proprio dallAustria la quale, se da un lato era parte di un impero plurinazionale, era anche uno Stato tedesco, membro della Confederazione germanica, al cui interno esercitava un ruolo di primo piano. Sotto la direzione del primo ministro Felix F. Schwarzenberg, la politica austriaca allinterno della Confederazione aveva per registrato una sensibile svolta in senso autoritario: la dura reazione dellAustria alla notizia degli accordi di collaborazione politica e militare, siglati nel 1849 a Ertfurt dalla Prussia e da alcuni Stati tedeschi, dimostrava che al governo di Vienna non bastava pi la presidenza onoraria dellAssemblea. La monarchia
12 L. Testa, cit., pag. 65.

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danubiana intendeva ora rafforzare la propria egemonia sui territori di lingua tedesca, avvalendosi fino in fondo di tutti gli strumenti necessari 13. La morte prematura di Schwarzenberg non mut nella sostanza le linee di tale strategia: alla Dieta di Francoforte il rappresentante austriaco soleva decidere autonomamente lordine del giorno e imporre decisioni senza previa consultazione dei suoi colleghi. Cos scriveva nel 1853 Bismarck allamico e mentore von Gerlach: la nostra posizione in seno alla Confederazione potr essere tollerabile solo quando lAustria si mostrer disposta a concederci almeno il pieno diritto di voto, non intraprender cio nulla, allinterno della Confederazione, senza il nostro previo assenso. Profondamente orgoglioso e incline a interpretare lostilit degli avversari come unoffesa personale, entr spesso in attrito con il delegato austriaco, rivendicando gli irrinunciabili diritti del Regno di Prussia. Da sempre convinto della priorit degli interessi nazionali prussiani rispetto a qualsiasi altra considerazione, Bismarck non aveva mai messo in dubbio il sentimento di solidariet di intenti cui erano ispirati i rapporti tra Prussia e Austria, grandi potenze conservatrici schierate a difesa degli equilibri europei dalle minacce rivoluzionarie. Ora per si rendeva conto che la Germania costituiva un centro di interessi troppo importante per garantire la pacifica convivenza delle due case regnanti. Ai suoi occhi, gli interessi della Prussia sul fragile mosaico tedesco avevano possibilit di imporsi unicamente sulla scorta di una politica di potenza che non avesse disdegnato di servirsi delle armi. La prospettiva di uno scontro bellico con lAustria entrava quindi a pieno titolo nel novero delle soluzioni delineate dal cancelliere per risolvere il problema tedesco. Il contrasto si fece acuto nel 1864-65 quando le due potenze, dopo essersi accordate per strappare alla Danimarca, con una rapida operazione militare, i ducati di Schleswig, Holstein e Lauenburg, entrarono in conflitto (in modo ampiamente previsto, e probabilmente ricercato, dal cancelliere tedesco) circa lamministrazione dei territori conquistati. Prima di provocare il casus belli con loccupazione militare dello Holstein, affidato provvisoriamente allamministrazione austriaca, Bismarck aveva svolto un abile lavoro di preparazione diplomatica, alleandosi con il neonato Regno dItalia e assicurandosi la benevola neutralit della Francia di Napoleone III e della
13 L. Testa, cit., pag. 89.

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Russia zarista, le quali avevano tutto da guadagnare da un indebolimento dellImpero asburgico. Cominciata nel giugno 1866, la guerra dur soltanto tre settimane. Dalla parte dellAustria si schierarono molti Stati minori della Confederazione germanica, spaventati dalla prospettiva di un assorbimento da parte della Prussia. Il 3 luglio, nella grande battaglia campale di Sadowa, i prussiani inflissero agli austriaci una durissima sconfitta, per merito soprattutto della grandissima efficienza della loro macchina militare, guidata dal generale Von Moltke. Si giunse cos, alla fine di agosto, alla firma della Pace di Praga; lAustria non sub mutilazione territoriali, salvo quella del Veneto ceduto allItalia. Tuttavia, fatto di estrema importanza, dovette accettare lo scioglimento della vecchia Confederazione germanica e dunque la fine di ogni sua influenza nellEuropa centro-settentrionale. Gli Stati tedeschi situati a nord del fiume Meno entrarono a far parte di una nuova Confederazione della Germania del Nord, presieduta da Guglielmo I; quelli situati a sud del Meno, fra cui la Baviera, rimasero invece indipendenti. Tramontava dunque, per il momento, lipotesi di una Grodeutschland, ossia di una Grande Germania che ospitasse nei suoi confini tutti i popoli di origine tedesca. Tuttavia, questidea, come dimostrano i successivi avvenimenti storici, non avrebbe tardato a riproporsi, affascinando le menti di molti statisti austriaci e tedeschi e motivando alcune delle pi spregiudicate linee di politica estera del secolo successivo14.

1.6

LAustria-Ungheria: i nuovi rapporti con la Germania e

laggravarsi della crisi interna I nuovi equilibri creatisi in Europa centrale a seguito della vittoria
prussiana spinsero lImpero asburgico a spostare il centro dei suoi interessi verso larea danubiano-balcanica e a cercare una nuova soluzione per il problema delle nazionalit che convivevano al suo interno. Il 1867 passato alla storia come lanno dellAusgleich, ossia del compromesso, uneccezionale
14 L. Testa, cit., pag. 108.

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svolta nella politica interna dellImpero e nella gestione dei propri territori. LImpero venne infatti diviso in due Stati, luno austriaco, laltro ungherese, uniti fra loro nella persona del sovrano, ma ciascuno con un proprio Parlamento e un proprio governo, salvo che per i ministeri preposti agli affari di interesse comune (Esteri, Guerra e Finanze): da quel momento in avanti si cominci dunque a parlare di Impero austro-ungarico. Con il compromesso del 1867, la dinastia asburgica si accordava col gruppo nazionale pi forte e compatto, ma scontentava soprattutto gli slavi, i quali avrebbero rappresentato da allora il pericolo pi grave per lunit dellImpero. Ancora una volta, lAustria si dimostr incapace di gestire le istanze di sviluppo e modernizzazione che erano invece alla base delle nuove potenze che dominavano ormai lEuropa e il resto del mondo 15. Mancando lennesimo appuntamento con la storia e con levoluzione, lImpero non seppe far altro che cullarsi nella falsa sicurezza generata da un modo di gestire le relazioni internazionali ormai superato, finendo per farsi imbrigliare nelle maglie della diplomazia bismarckiana, senza riuscire, per, a mantenere quel ruolo egemone che laveva sempre contraddistinta. Fulcro iniziale del grande sistema bismarckiano, di cui lAustria entr dunque a far parte, fu il patto dei tre imperatori, stipulato nel 1873 fra Germania, Austria e Russia: un patto essenzialmente difensivo, che si fondava soprattutto sulla solidariet dinastica fra i tre imperi autoritari e mirava apertamente alla tutela degli equilibri conservatori allinterno dei singoli Stati. Il complesso edificio diplomatico del Cancelliere di ferro fu poi completato dalla stipulazione della Triplice alleanza, che univa la Germania allAustria-Ungheria e allItalia e sanciva lingresso di questultima nel sistema di alleanze tedesco. comunque importante sottolineare che, sebbene le acrobazie diplomatiche di Bismarck collocassero la Germania al centro di diversi intrecci di alleanze, con Stati spesso anche contrapposti tra loro, lalleanza con lAustria rimase sempre per lex Regno di Prussia un punto fermo e insostituibile della propria strategia militare, anche dopo luscita di scena del cancelliere. Infatti, a partire dal 1890 anno delle dimissioni di Bismarck - i rapporti fra le grandi potenze che dominavano la politica europea e mondiale subirono radicali mutamenti. Gli equilibri internazionali, rimasti come bloccati nei ventanni precedenti in
15 G. Sabbatucci, V. Vidotto, cit., pag. 223.

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una trama di alleanze che faceva perno sulla Germania di Bismarck, si ruppero dando luogo a un assetto bipolare fondato sulla contrapposizione fra due blocchi di potenze. Guglielmo II e i suoi collaboratori, optando per una politica pi dinamica e aggressiva per quella seguita dal Bismarck, scelsero di non rinnovare il trattato di contro-assicurazione firmato con la Russia zarista, preferendo rinsaldare ulteriormente lalleanza con lAustria. Nei decenni che precedettero la prima guerra mondiale, lImpero asburgico vide aggravarsi il declino delineatosi a partire dal 1848 e dovuto, oltre che al ritardo nello sviluppo delleconomia, ai sempre pi forti contrasti fra le diverse nazionalit, cui facevano da corollario il sostanziale immobilismo del sistema politico e la persistenza delle strutture sociali tradizionali nella provincia contadina, dominata dalla Chiesa e dai grandi proprietari. Sebbene il ritardo nella modernizzazione delle strutture politiche ed economiche fosse senza dubbio un problema rilevante, il principale motivo di disagio e di crisi era costituito, come gi affermato in precedenza, dai conflitti nazionali. Mentre lImpero tedesco trovava nel nazionalismo di una popolazione compattamente tedesca un valido elemento di coesione, in Austria-Ungheria le tensioni fra i diversi gruppi etnici costituivano un fattore di disgregazione e logoramento per una compagine statale che aveva come principali elementi unificati la corona, lesercito e la burocrazia. Con la soluzione dualistica varata nel 1867, la monarchia asburgica aveva scelto la strada del compromesso con il gruppo nazionale pi forte, quello magiaro, che aveva conquistato nella parte sudoccidentale dellImpero una posizione privilegiata simile a quella detenuta dagli austriaci in quella settentrionale. Fino alla fine del secolo XIX il potere imperiale riusc a controllare la situazione appoggiandosi agli elementi conservatori e allaristocrazia agraria delle varie nazionalit. Tra la fine dellOttocento e linizio del Novecento, per, si assist a una crescita dei movimenti nazionali; i pi irrequieti erano ovviamente gli salvi, i grandi sacrificati dal compromesso del 67, ma non mancarono agitazioni neppure tra un gruppo etnico privilegiato come quello dei magiari. In questa situazione, il compito del potere centrale diventava estremamente difficile, poich le limitate concessioni che il governo di Vienna era disposto a fare alle singole nazionalit non erano sufficienti a bloccare i fermenti autonomistici, ma bastavano a suscitare le reazioni degli altri gruppi etnici. 18

Una parte della classe dirigente si orient quindi verso una soluzione trialistica: proponevano cio di dividere gli salvi del Sud dallUngheria e di creare un terzo polo nazionale accanto a quelli tedesco e magiaro. Questo progetto si scontrava per con lopposizione degli ungheresi e con quella dei nazionalisti serbi e croati, i quali miravano alla fondazione di un unico Stato slavo indipendente. Da questo pericoloso focolaio di tensione sarebbe poi scoccata nel 1914 la scintilla che avrebbe portato allo scoppio della Grande Guerra e alla definitiva dissoluzione dellImpero austro-ungarico.

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Capitolo II LAUSTRIA INDIPENDENTE E I SUOI PROBLEMI (1918-1930)

2.1

Il crollo dellImpero e del vecchio ordine


Dopo pi di quattro anni di sanguinosi combattimenti su molteplici fronti e

tremende perdite di uomini e risorse, la monarchia asburgica, che per secoli aveva goduto di una posizione egemone nellEuropa centrale, croll rovinosamente. Durante gli ultimi giorni dellottobre 1918 le principali citt dellImpero, Vienna, Budapest e Praga, furono testimoni della presa di potere di comitati nazionali, formati dagli esponenti pi in vista dei maggiori partiti politici, e della conseguente e repentina scomparsa dellImpero e di tutto il suo imponente apparato burocratico. Lultimo governo austro-ungarico, in una nota al Presidente americano Woodrow Wilson, dichiar la propria accettazione delle condizioni di pace richieste dallIntesa e il 3 novembre venne firmato larmistizio. Due settimane prima della firma dellarmistizio, i deputati della zona di lingua tedesca dellImpero si erano riuniti in unAssemblea Nazionale Provvisoria per la costruzione di uno Stato austriaco indipendente e avevano eletto una commissione esecutiva che si occupasse di esercitare i poteri di governo. Alcuni giorni prima, i Cechi, gli Ungheresi, i Polacchi e gli Slavi del Sud adottarono la stessa condotta, formando dei governi nazionali. I vari nazionalismi e il principio dell'autodeterminazione dei popoli trionfavano dunque in tutta l'Europa centrale. Tuttavia, le differenti nazionalit sopra citate non vivevano in aree distinte e separate tra loro da confini ben delineati, ma si trovavano costrette a coesistere nei territori appartenuti al precedente Impero Asburgico. Infatti, ovunque si proponesse di tracciare i confini dei nuovi Stati che sorgevano dalle macerie della Prima Guerra Mondiale, si venivano a creare piccole enclaves in cui diverse minoranze erano costrette, divenendo dunque soggette alle regole del nuovo Stato nascente, dettate dall'etnia dominante, assai di frequente ostile a tutte le altre racchiuse tra i 20

propri confini. Nonostante questi problemi, certamente non di facile risoluzione, il 12 novembre 1918 nasceva ufficialmente la Repubblica dAustria16. I segnali di unimminente dissoluzione della potenza asburgica erano stati attentamente valutati dalle potenze dellIntesa. Un memorandum dello War Office britannico, datato agosto 1918, descriveva minuziosamente le formidabili proporzioni raggiunte dal livello degli ammutinamenti e delle diserzioni allinterno dellesercito austro-ungarico. Inoltre, esso si soffermava dettagliatamente sulla serie di scioperi e sommosse scoppiata in numerose citt dellImpero durante il corso dellultimo anno, sia in gennaio sia nel giugno seguente, a causa della grave crisi economica e della crescente insoddisfazione per le scelte operate dai vertici di governo 17. Nel gennaio del 1918 i negoziati di Brest-Litovsk, tra i vittoriosi austro-tedeschi e il nuovo governo bolscevico, attraversarono una fase di stallo, durante la quale numerose agitazioni scossero grandi masse popolari, le quali erano determinate a non sacrificare la pace con la Russia sull'altare dell'imperialismo; sul momento, tutte le difficolt economiche vennero accantonate in nome della supremazia politica. Ben presto la lunga serie di scioperi della capitale si estese al resto del Paese, raggiungendo una particolare intensit in Stiria e nell'Alta Austria. Tuttavia, le autorit ebbero la meglio sulle sommosse popolari nel giro di qualche mese, grazie anche ad un forte decremento delle razioni giornaliere di pane e all'appello dei leaders socialdemocratici, i quali insistettero a lungo sull'inopportunit di qualsiasi forma di sciopero in quella delicata fase del conflitto. Tale appello ricevette inoltre l'appoggio dei Consigli dei Lavoratori, costituitisi durante i precedenti scioperi di gennaio. In sostanza, dunque, gli scioperi di giugno non raggiunsero la consistenza di quelli del gennaio precedente, ma furono forieri di alcune notevoli concessioni economiche alle fasce pi deboli della popolazione e resero evidente la necessit della formazione di un nuovo Reichsrat, il Parlamento austriaco. In conclusione, quindi, il memorandum citato pone l'accento sul fatto che, diversamente da quelli di gennaio, gli scioperi di giugno misero in evidenza la necessit di subordinare ogni fine politico o bellico al contenimento della devastante crisi
16 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pag. 4, Gower, 1986. 17 Notes on the situation in Austria-Hungary, August 1918, Public Record Office, FO 371, file 3136.

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economica abbattutasi sul Paese. Alla fine di ottobre il Primo Ministro inglese, Lord Acton, aveva ricevuto la visita di Padre Anton Koroec, il leader del gruppo degli Slavi del Sud nel Parlamento austriaco, il quale lo aveva informato della ormai totale assenza di governo e autorit nel Paese, essendo i governanti ormai molto pi in ansia per la sorte dei propri beni che per quella dell'Austria stessa. Nella capitale asburgica, data anche la crescente diminuzione delle scorte di generi di prima necessit, i leaders socialdemocratici si dimostravano perfettamente in grado di gestire le masse operaie, essendo giunti alla conclusione che una soluzione bolscevica non avrebbe portato pi pane sulle tavole della gente comune. Egli lo aveva dunque rassicurato sulla scarsa probabilit di una rivoluzione nel Paese e del fatto che ununione con il vicino Stato tedesco venisse presa in considerazione, ribadendo la disponibilit dei suoi compatrioti a lasciare che il destino politico della nazione venisse stabilito alla conferenza di pace 18. Purtroppo, per, nonostante questo timido tentativo delle nuove forze politiche di rassicurare gli ormai ex avversari circa la stabilit del nuovo Paese, la situazione era ben diversa. L'odio delle masse era, ovviamente, rivolto alla Germania del Kaiser e non alla nuova Repubblica tedesca nata il 9 novembre 1918. Pochi giorni dopo questa data, Lord Acton riport agli Alleati una conversazione avuta con il Vescovo di Feldkirch, il quale aveva espresso il proprio disappunto circa l'occupazione da parte dell'esercito italiano dei territori a nord della citt di Trento, fino a porre sotto il proprio controllo il Passo del Brennero. Se una tale delineazione dei confini fosse stata confermata dal Trattato di Saint-Germain, data anche la diversit di lingua e di tradizioni, il nord del Tirolo non avrebbe avuto altra scelta che unirsi alla Baviera tedesca, alternativa che non suscitava per consensi tra gli stessi tirolesi. Come sottolineato dal Vescovo, infatti, tra i tirolesi non c'era desiderio di unirsi n alla Repubblica tedesca n a quella austriaca, sull'onda dell'entusiasmo suscitato dal quattordicesimo punto della dichiarazione di Wilson. Divenne ben presto possibile riscontrare un simile orientamento anche nel Burgenland orientale, nella Carinzia meridionale e nella Boemia settentrionale: la neonata Repubblica d'Austria si trov ben presto costretta a confrontarsi con irredentismi e pretese di riconoscimento delle varie nazionalit che richiudeva al suo interno, eredit dei conflitti mai
18 Lord Acton to FO, Bern, 31 October 1918, FO 371, file 3134.

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del tutto sopiti nell'ambito dell'Impero austro-ungarico. Dai diari di un uomo daffari inglese, prigioniero a Vienna durante la guerra, si evince infatti tutta la preoccupazione per la debolezza del nuovo governo austriaco, la cui stabilit era stata minata ulteriormente dalla perdita del famoso leader socialdemocratico Victor Adler, durante una sommossa: It is obvious that the present government is very weak, and especially with the loss of Victor Adler, the famous Social Democrat, it lacks a leader with impulse and energy19. Lautore prosegue poi nel definire gli austriaci come un popolo ormai allo stremo, del tutto in capace di sviluppare le energie necessarie a risollevarsi, individuando negli ebrei la nuova guida del Paese. Per quanto fosse vero che due degli esponenti del nuovo governo, Otto Bauer, succeduto ad Adler al Ministero degli Esteri, e Julius Deutsch, sottosegretario al Ministero della Guerra, fossero di origine ebraica, questultima affermazione non poteva essere pi lontana dalla realt. La guerra e le sue catastrofiche conseguenze, invero, diedero un forte impulso alle correnti antisemite sviluppatesi nellAustria imperiale e supportate dai due maggiori partiti borghesi, i Cristiano-sociali e i Nazionalisti tedeschi, i quali, insieme ai Socialdemocratici, formarono il primo governo repubblicano. Nel sottolineare questo punto, lautore delle memorie offre un fedele spaccato delle tendenze prevalenti tra le classi media e mediobassa della societ austriaca, con le quali egli era in contatto. Sono inoltre menzionati esponenti del vecchio sistema politico, impegnati a salvaguardare posizioni e privilegi con metodi non propriamente liberali, ignorando ogni istanza democratica e di modernizzazione. Un simile atteggiamento, assai diffuso, certamente utile a comprendere le ragioni alla base degli eventi che segnarono la breve vita della prima Repubblica austriaca, in quanto una larga fetta della popolazione rimase fortemente ostile al nuovo ordinamento politico, al quale imputavano il crollo militare ed economico del Paese 20. La proclamazione della Repubblica Tedesca e la formazione di un governo
19 Report by L.H. Faber, 8 January 1919, FO 371, file 3514. 20 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on British and Austrian documents, pag. 6, Gower, 1986.

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provvisorio a maggioranza socialdemocratica, provocarono in Austria crescenti agitazioni e il diffondersi di correnti che premevano per ununione (Anschluss) con la Germania, tant vero che larticolo 2 della Costituzione provvisoria di cui venne dotato il nuovo Stato definiva lAustria tedesca come parte integrante della Repubblica di Germania. Questa tesi era fortemente supportata dai Socialdemocratici di Bauer, i quali, consapevoli della propria debolezza, temevano lisolamento in un Paese a maggioranza conservatrice e cattolica. Come prevedibile, simili accadimenti ebbero ampia eco nellEuropa post bellica. Gi nel novembre 1918, una nota del Foreign Office britannico definiva uneventuale unione di tedeschi e austriaci come fortemente probabile. Durante uninterrogazione parlamentare, Bonar Law, il Cancelliere dello Scacchiere, afferm la volont della Gran Bretagna di rispettare il diritto degli austriaci di determinare da soli il loro destino politico 21. Contemporaneamente Lord Balfour, Ministro degli Esteri, scriveva al segretario personale di Giorgio V, ribadendo che ogni sorta di ingerenza nelle questioni di politica interna austriache avrebbe violato i principi su cui si era basata la vittoria degli Alleati; sottolineava inoltre il fatto che uneventuale unione avrebbe rafforzato non poco linfluenza dei tedeschi meridionali, favorendo dunque un indebolimento dellinfluenza prussiana nel determinare le linee guida del Paese22. Tuttavia, come facilmente prevedibile, i francesi non condividevano questa opinione. Venne infine inserita unimportante clausola nel Trattato di Saint-Germain, la quale dichiarava lindipendenza dellAustria inalienabile, salvo differente delibera da parte del Consiglio della Societ delle Nazioni. I francesi premevano inoltre affinch gli Alleati si impegnassero a contrastare qualsiasi futuro tentativo di Anschluss con la forza, ma tale richiesta non venne soddisfatta23. Le istanze relative ad una futura unificazione con la Germania non erano comunque destinate a placarsi. I socialisti in particolare auspicavano fortemente una simile soluzione, poich la ritenevano il solo modo di risolvere, per lo meno parzialmente, i gravi problemi di carattere economico e finanziario che affliggevano il Paese. In seguito alle elezioni tenutesi nel febbraio del 1919, nelle quali i partiti favorevoli allAnschluss socialisti e nazionalisti
21 Minutes by Namier, 11 novembre 1918, FO 371, file 3139. 22 Balfour to George V'Secretary, 11 novembre 1918, FO 800, file 200. 23 M.L. Dockrill, J. D. Goold, Peace without promise Britain and the Peace Conferences, 1919-23, pp. 112 ss., Londra, 1981.

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ottennero una solida maggioranza con oltre il 60% delle preferenze, la situazione in Austria veniva cos descritta negli ambienti diplomatici britannici: le agitazioni in favore dellAnschluss avevano raggiunto una portata tale che una simile conclusione appariva ormai inevitabili, a meno che i nuovi Stati nati dalla disgregazione dellImpero non avessero mutato i loro atteggiamenti nei confronti della Repubblica austriaca 24. Venne infatti suggerita la convocazione di una conferenza internazionale al fine di discutere tale problema, ma tale proposta si risolse in un nulla di fatto, poich gli odii e le divisioni causati dalla guerra erano ancora troppo freschi nella memoria delle popolazioni interessate. Nel giugno del 1919 Otto Bauer si esprimeva cos in una nota indirizzata al Cancelliere Renner, il quale stava conducendo i negoziati con gli Alleati a Saint-Germain: Tutti qui ritengono lAnschluss la sola via; ogni altro tentativo si risolverebbe in un imperdonabile errore 25. Tuttavia, unaltra strada venne poi tentata, tant vero che poche settimane dopo Bauer si dimise dalla carica di Ministro degli Esteri. Ovviamente, un tale cambiamento di rotta da parte delle autorit austriache era finalizzato ad un tentativo di ammorbidire lintransigenza francese e di ottenere quindi condizioni di pace pi favorevoli26. Un memorandum del Foreign Office britannico, daltro canto, si soffermava dettagliatamente sui pericoli che lunione di Germania e Austria tedesca avrebbe comportato: questeventualit, infatti, avrebbe nuovamente aperto alla Germania la via per i Balcani e dato nuova linfa alla sua Drang nach Osten (letteralmente, spinta verso est), la perenne ricerca tedesca dellespansione verso oriente, causa di innumerevoli conflitti in passato e che si sarebbe rivelata tale anche in futuro. Il problema delle minoranze, le quali avevano goduto di scarsa considerazione durante i negoziati di pace, si stava infatti riacutizzando e un eventuale Anschluss avrebbe minacciato seriamente la stessa sopravvivenza della Repubblica cecoslovacca, soprattutto a causa dei tre milioni di tedeschi che abitavano la zona dei Sudeti, unarea importantissima dal punto di vista commerciale e industriale 27. Frattanto, la pressione dei sostenitori dellAnschluss cresceva in Austria, ma era destinata a non trovare,
24 Rumbold a Curzon, Berna, 1 marzo 1919, FO 371, file 3529. 25 Bauer a Renner, 8 giugno 1919, Staatsarchiv Vienna, box 261. 26 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1928: a study based on Austrian and British documents, pag. 7, Gower, 1986. 27 Memorandum di C. Howard Smith, 13 agosto 1919. FO 371, file 3530.

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per

il

momento,

alcuno

sfogo,

poich

il

continuo

richiamo

dei

socialdemocratici al rispetto del diritto allautodeterminazione dei popoli, sancito dal quattordicesimo punto stilato dal Presidente americano Wilson, venne sempre ignorato dalle potenze dellIntesa, pi inclini ad accontentare le richieste dei cechi e degli slovacchi. Anche per quanto riguardava laggiustamento delle altre frontiere, i negoziatori austriaci a Saint-Germain videro sempre frustrate le proprie aspettative: lItalia ottenne la zona meridionale del Tirolo, mentre il neonato Regno di Yugoslavia occup le aree della Carinzia del Sud e della Stiria, di lingua slovena, domandandone la cessione. Per risolvere la questione, venne stabilito di tenere un plebiscito, il quale ebbe luogo il 10 ottobre 1920, decretando una netta vittoria di coloro i quali volevano continuare a far parte dello Stato austriaco, anche a causa della forte militarizzazione in atto in Yugoslavia. La Carinzia rimase dunque allAustria, al contrario della Stiria meridionale, che pass invece a far parte dellaltro Stato; questo evolversi della situazione contribu ad alimentare focolai di tensione che sarebbero stati una delle cause scatenanti dei tragici avvenimenti futuri28. A parte le questioni territoriali, la dissoluzione dellImpero aveva comportato per la neonata Repubblica dAustria la chiusura delle frontiere e, complice lirrigidirsi dei rapporti con gli altri Stati eredi dellImpero, una devastante crisi economica. Come si evince dalla corrispondenza della diplomazia britannica dellepoca, gli Stati nati dal crollo della monarchia asburgica erano tutti votati allo scopo di assicurarsi la reciproca distruzione: ognuno in Europa centrale era intento ad erigere una barriera attorno ai propri confini, nella speranza di prosperare in tranquillit al loro interno. Inoltre, la situazione non era certo migliore allinterno dello stesso territorio austriaco: il governo di Vienna, infatti, non riusciva ad imporre la propria autorit sulle province, situazione questa che avrebbe avuto non poche ripercussioni sulle vicende future del Paese. Secondo Lindley, gli Alleati avrebbero dovuto esercitare pressione sui nuovi governi affinch adottassero una politica commerciale amichevole nei confronti dellAustria29. Tuttavia, questo era pi facile a dirsi che a farsi, tanto era radicato lastio nutrito dalle ex province dellImpero nei confronti della
28 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pag. 11, Gower, 1986 29 Lindley a Curzon, 7 novembre, 5 dicembre 1919, 1 gennaio 1920.

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capitale asburgica. Ad esempio, nel giugno 1919 gli austriaci informarono la sede viennese della Commissione Alleata per il Commercio che il governo polacco si rifiutava di autorizzare le esportazioni di carbone e altri combustibili, nonostante un accordo firmato due settimane prima, spingendo la capitale austriaca sullorlo della paralisi energetica. Comunque, nonostante tentativi di accordi e appelli agli ex nemici, la situazione rimase pressoch disperata durante tutto il 1919. Tutti i generi di prima necessit scarseggiavano, al contrario del mercato nero, sempre pi fiorente, acuendo le sperequazioni tra classi e la galoppante crescita dellinflazione, mentre si alimentavano le preoccupazioni degli osservatori alleati riguardo alla possibilit dello scoppio di agitazioni di tipo bolscevico 30. La difficile situazione che il Paese si trovava ad affrontare era aggravata anche dal forte antagonismo sviluppatosi tra lautorit centrale e le province, la cui crescente ostilit nei confronti della capitale e dei socialisti aveva ormai raggiunto il livello di guardia. Questultime, infatti, ignoravano sistematicamente il governo, il quale sembrava incapace di trovare sostegno e portare a termine la legislatura31. Sembrava ormai chiaro che il movimento reazionario si sarebbe rafforzato con larrivo dellinverno e la costante mancanza di combustibili. Dunque, non solo il fragile governo austriaco si trovava a dover fronteggiare la totale chiusura al commercio da parte dei nuovi Stati, ma anche la crescente ostilit delle province interne; le ragioni di un simile atteggiamento erano molteplici, ma derivavano soprattutto dallorientamento socialista della capitale, che mal si sposava con la forte influenza del cattolicesimo nelle campagne. Tuttavia, un elemento di stabilit continuava a sussistere nellefficienza del corpo di polizia e del suo Direttore, Johann Schober, descritto dai corrispondenti britannici come luomo probabilmente pi capace e affidabile dellintero Paese e lunico in grado di tenere sotto controllo i Consigli dei Lavoratori, i descritti come votati ad ostacolare le decisioni delle autorit in ogni occasione e al tentativo di preparare il terreno per una dittatura del proletariato 32. Per quanto riguarda i Consigli dei Lavoratori, che per alcuni anni rivestirono un ruolo importante a
30 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1928: a study based on Austrian and British documents, pag. 12, Gower, 1986. 31 C. K. Butler a Sir William Goode, 4 settembre 1919 e Lindley a Curzon, 7 novembre 1919. 32 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pag. 19, Gower, 1986.

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Vienna e in altre citt industriali, il Colonnello Cuninghame descrisse il Consiglio Centrale come un organismo patriottico e ben strutturato, ma ammise che aveva causato non pochi turbamenti tra i ceti borghesi, i quali vedevano nellaumento della loro influenza il sorgere di un contro-potere bolscevico. In effetti, si ventilava lipotesi che i membri pi giovani del Partito Socialisti, delusi dagli scarsi progressi della legislazione, potessero servirsi del Consiglio per sopraffare lopposizione. Tuttavia, proseguiva Cuninghame, finch il Consiglio avesse continuato ad essere fedele ai leader socialisti, nessuna inclinazione bolscevica sarebbe stata favorita 33. Fortunatamente, cos avvenne, poich, diversamente da quanto accadeva in Germania, i leader socialisti austriaci non persero mai il controllo del movimento dei lavoratori. Tale controllo si consolid ulteriormente durante una conferenza tenuta nel giugno del 19. Secondo il memorandum della conferenza, infatti, lo sviluppo delle varie sezioni del Consiglio al livello locale era piuttosto irregolare e limitato. Essi avevano parecchia influenza a Vienna e nelle regioni meridionali del Paese, ma nel Tirolo e nelle zone agricole non erano riuscite ad imporsi; nella primavera del 19 alcune sezioni erano riuscite ad assumere un'autorit amministrativa diretta, ma poi questo era cambiato e, sempre secondo gli osservatori britannici, avevano cessato di essere potenziali Soviet. Infatti, come per tutte le istituzioni austriache dellepoca, nulla poteva rimuovere quella patina accademica che le rivestiva: tutto ci che potevano dire o fare non cambiava il fatto che il Paese fosse allo stremo e che gran parte della popolazione morisse di fame. su questo che insistettero i Socialdemocratici durante la conferenza del 19, quando i comunisti domandarono limmediata proclamazione di una Repubblica sovietica, sottolineando il fatto che al momento lAustria esisteva soltanto grazie agli aiuto dei suoi ex nemici. La mozione venne quindi respinta a maggioranza 34.

In alcune zone a sud della capitale, le sezioni del consiglio avevano assunto
un atteggiamento pi radicale e cooperavano spesso con esponenti dei Consigli dei Soldati, rendendosi promotori di numerose sommosse scoppiate a causa della costante carenza di generi alimentari. Queste formazioni riuscirono ad imporsi in diversi dipartimenti amministrativi, concentrando parecchio potere nelle loro mani e militarizzando gli apparati burocratici di alcune province. In
33 Cuninghame al Col. Twiss, 1 luglio 1919. 34 Memorandum della conferenza dei socialdemocratici della primavera 1919.

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seguito, venne fondato a Vienna un organismo centrale, nel quale le singole sezioni erano rappresentate a seconda della forza raggiunta al livello locale. Tuttavia, come si evince anche da alcuni passi della corrispondenza diplomatica britannica, durante gli scontri contro gli Jugoslavi essi fecero il loro dovere, nonostante qualche iniziale reticenza per via della comune appartenenza ad una classe operaia internazionale, anche al fine di non perdere la loro influenza, e diedero il loro contributo alla causa per la Carinzia35. Secondo il Brigadiere a capo della Missione militare britannica in Carinzia, la popolazione locale si opponeva fortemente al governo dei Consigli dei Soldati o di qualsiasi altro genere di Consigli. Inoltre, egli descrisse le unit locali della Volkswehr come inaffidabili e indisciplinate, niente pi che disorganizzate bande di partigiani al servizio dei socialisti 36. In effetti, la maggioranza dei componenti della nuova Milizia popolare era indubbiamente socialista e vicina ai vertici del partito, soprattutto a Vienna e in altre citt industriali. Tra gli Alleati cominci a diffondersi una certa preoccupazione circa levolversi della situazione nella fragile Repubblica dAustria, anche per via delle assai poco confortanti informazioni che ricevevano da esponenti dei pi disparati organismi. Ad esempio, il Vicepresidente della Comitato Internazionale della Croce Rossa inform Lord Acton della ormai pressoch totale scissione tra il governo di Vienna e le truppe, le quali erano ormai assimilabili a vere e proprie Guardie Rosse 37. La situazione non era diversa in Stiria, dove le file della sezione locale del Consiglio dei Soldati erano costituite principalmente da ex esponenti della Marina austro-ungarica, di inclinazioni violente e imbevuti di idee rivoluzionarie. Altri dispacci, tuttavia, insistevano sul fatto che i Consigli fossero al servizio delle autorit amministrative e dei Socialdemocratici, lontani quindi da ogni inclinazione bolscevica. Come evidente, le informazioni che giungevano alle cancellerie degli Alleati erano assai contraddittorie, ma riflettevano in realt le diverse tendenze che dividevano il Paese; comunque, gi allinizio del 1920, il Colonnello Cuninghame era ormai convinto che le nuove forze armate austriache non sarebbero mai state comuniste, sebbene la Milizia popolare e i Consigli dei lavoratori interferissero di frequente con lattivit giudiziaria. I leader
35 The Carinthian Soldiers' Council, 3 agosto 1919, FO 371, file 3530. 36 Generale D. Radcliffe al Comandante dello Stato maggiore imperiale, Klagenfurt, 18 settembre 1919, FO 371, file 3510. 37 Rumbold al FO, 20 marzo 1919, FO 371, file 3529.

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comunisti pi affermati, proseguiva Cuninghame, erano in realt privi di seguito tra le masse e di mezzi di supporto per qualsiasi tipo di azione sovversiva38. Il Partito comunista austriaco divenne rapidamente un movimento di minoranza, con pochi sostenitori limitati alle frange pi estreme della classe operaia, con assai poco influenza nella capitale e ancora meno fuori di essa. Se mai avessero avuto qualche possibilit di assumere il potere, il crollo della vicina Repubblica Sovietica Ungherese dissolse ogni speranza, come riconosciuto presto anche dal Foreign Office britannico. Il partito dominante nella coalizione di governo formata nel novembre 1918 era quello socialdemocratico, soprattutto grazie alle forti personalit che lo contraddistinguevano, come quella del Cancelliere Renner e del Ministro degli Esteri Bauer. La forza del partito non era tanto nei numeri, quanto nelle sue compattezza e unit, le quali gli avevano permesso di restare al potere, diversamente da quanto era accaduto in Germania, dove le rivalit interne avevano finito per indebolire il movimento dei lavoratori 39. Inoltre, come si evince anche dal memorandum di Lindley riguardante una conferenza di partito tenuta nel novembre del 19, gli stessi vertici dellorganizzazione riconoscevano che per il momento era impossibile portare avanti il loro progetto di socializzazione delle industrie su larga scala, mentre il problema principale era quello di evitare che lo Stato sprofondasse in una condizione di generale anarchia a causa della miseria sempre pi diffusa 40. Tuttavia, dopo la rottura della coalizione di governo, avvenuta nel 1920, essi rimasero permanentemente relegati allopposizione, essendo il loro elettorato distribuito in modo piuttosto discontinuo nel Paese: a parte Vienna, era limitato a poche aree industriali nella Bassa Austria e nella Stira. Il Partito Cristiano-sociale invece, il principale avversario dei socialisti, era trovava la sua forza nella classe media e nei contadini dei villaggi a maggioranza fortemente cattolica. Come scriveva Cuninghame, i loro sforzi si concentravano sulla costruzione di unorganizzazione politica che desse voce alle richieste e ai problemi delle province, a scapito di quelli della capitale, facendo dei contadini una forza ben strutturata da opporre a qualsiasi ipotetico tentativo dei Consigli cittadini di
38 Lindley a Curzon, 19 giugno 1920 (sulla base del report di Cuninghame del 5 giugno 1920), FO 371, file 3524. 39 F.L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pag. 26, Gower, 1986. 40 Lindley a Curzon, 7 e 22 novembre 1919, FO 371, file 3531.

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impossessarsi dei raccolti. Si poteva dunque cominciare a parlare di un vero e proprio movimento di resistenza organizzato per opporsi ad ogni tentativo di imporre una dittatura del proletariato. La Lega dei Contadini si trasform presto in una potente organizzazione conservatrice, dotata di una tale influenza che i leader dei sindacati di Vienna si videro costretti ad adottare politiche pi moderate. I rapporti tra operai e contadini, sebbene in certe zone si fosse riusciti a stabilire una certa collaborazione, rimanevano infatti molto tesi, sempre sullorlo del conflitto. In Stiria, nel Tirolo e a Salisburgo le prime Heimwehren vennero fondate dai contadini in opposizione alle Guardie Rosse di Vienna; sarebbero diventate uno dei pi importanti movimenti politici nellAustria degli anni Venti e Trenta. Tale era la loro forza che gi nellagosto del 19 il Cancelliere Renner espresse al Colonnello Cuninghame le sue preoccupazioni circa la possibilit di una recrudescenza delle influenze reazionarie. La sua apprensione era pi che giustificata, poich presto le Heimwehren avrebbero minacciato lesistenza stessa della Repubblica, la quale non godeva delle simpatie popolari41. Alle elezioni del febbraio 1919 i Socialdemocratici ottennero circa il 40% dei consensi un risultato considerevolmente superiore a quello dei loro rivali Cristiano-sociali ma non seppero mai imporsi come partito di maggioranza. La rivoluzione del 1918 rimase dunque limitata alla sfera politica e costituzionale, trasformando lAustria in una repubblica borghese dominata dai cattolici e dai conservatori. Il crescente antagonismo tra i due partiti principali si rifletteva nella profonda divisione tra le poche citt industriali e i piccoli villaggi della campagna, che sarebbe rimasta la caratteristica dominante del Paese per tutta la breve vita della Repubblica.

2.2

Anni di crisi (1920-22)


I primi anni Venti non portarono alcun sollievo alle disastrate finanze

dellAustria, che rimase dunque sostanzialmente dipendente dagli aiuti degli Alleati. La galoppante inflazione era causa di continui disordini e agitazioni popolari; il numero giornaliero di morti era salito al punto che i soldati erano
41 Reports di Cuninghame, 8 luglio e 28 agosto 1919.

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costretti ad assistere i becchini nel loro lavoro. Soltanto a Vienna sessantamila invalidi di guerra ricevevano lindennit, cos come le vedove e gli orfani di coloro che erano morti in guerra42; stando al Ministro degli Esteri Bauer, circa un terzo della popolazione della capitale non produceva nulla e gravava sulle casse dello Stato 43. Nel marzo 1920 il Cancelliere Renner organizz un incontro con i rappresentanti degli Alleati per informarli della criticit della situazione; lo sciopero generale in Germania aggravava non poco le circostanze, poich privava lAustria persino del carbone necessario ai treni adibiti al trasporto delle deterrate alimentari, avendo i cechi interrotto tutte le esportazioni. Renner insistette sul fatto che per quattordici mesi lAustria era rimasta fedele agli accordi di pace e al mantenimento dellordine, persino quando Monaco e Budapest erano cadute nelle mani dei bolscevichi; se le fosse stata garantita una quantit sufficiente di risorse, essa avrebbe continuato a stemperare le animosit e a moderare le correnti pi sovversive, ma nessun governo poteva pensare di riuscire a mantenere lordine se la popolazione moriva di fame 44. Il Paese era in effetti sullorlo del collasso. Era ormai impossibile spostarsi da una provincia allaltra senza essere fermati e perquisiti e se qualcuno veniva trovato in possesso di una razione di cibo superiore a quella consentita ne veniva immediatamente privato. Inoltre, per contrastare linflazione, era stato istituito un sistema per cui i contadini erano obbligati a vendere determinati quantitativi a costi inferiori a quelli di produzione e non potevano nemmeno disporre di un eventuale surplus, essendo comunque obbligati a venderlo ai prezzi stabiliti. Di conseguenza, essi producevano soltanto lo stretto necessario per sopravvivere e, qualora fosse avanzato qualcosa, questo andava ad alimentare il sempre pi fiorente mercato nero. In questo modo, dunque, il governo scoraggiava direttamente ogni tentativo di aumentare la produzione e rendeva i contadini estremamente ostili nei confronti delle autorit e degli abitanti delle citt. Lunico modo di migliorare la situazione consisteva nellinvestire le poche risorse del Paese e gli aiuti degli ex nemici non solo nelle importazioni di cibo, ma soprattutto nello sviluppo di un sistema produttivo autonomo che permettesse labbandono del meccanismo dei prezzi fissi 45. Nel
42 F. L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pag. 38, Gower, 1986. 43 Report di E. Bridgeman, 9 febbraio 1920, FO 120, file 929. 44 Lindley a Curzon, 15 marzo 1920. 45 F. L. Carsten, cit., pagg. 38-39.

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1920 lambasciatore austriaco a Londra, Franckenstein, descriveva al Ministro degli Esteri britannico, Lord Curzon, la difficile situazione di Vienna: una grande capitale, con oltre due milioni di abitanti, stretta in una morsa dai nemici; le alternative erano due: permettere lunione con la Germania o trovare un punto dincontro riguardo ai commerci e ai rifornimenti con i suoi ostili vicini. In questo modo il diplomatico austriaco tentava di sollecitare limpegno britannico ad una partecipazione pi attiva degli Alleati al risanamento finanziario del Paese, ben sapendo che uneventuale Anschluss con la Germania sarebbe stato visto come un tradimento degli ideali per cui la guerra era stata combattuta. Come dunque convenne anche Curzon, le autorit austriache dovevano concentrarsi, con il supporto delle potenze Alleate, sul miglioramento delle relazioni con gli altri Stati eredi dellImpero asburgico, sebbene tale percorso si profilasse lungo e tortuoso 46. Nel gennaio 1921, dunque, Curzon scrisse all'ambasciatore britannico a Praga, sottolineando come la criticit della situazione austriaca rappresentasse una minaccia diretta per gli Stati confinanti e come tale circostanza fosse dovuta, almeno parzialmente, all'ostruzionismo mostrato dagli Stati stessi nei confronti di qualsiasi forma di collaborazione con l'ex-padrone. 47 I lavoratori viennesi risposero al continuo aumento del costo della vita, dovuto al costante deprezzamento della moneta, con scioperi e rivolte. Moti di intenso risentimento per il maldestro operato del governo si mescolavano allodio nei confronti degli schibers, gli speculatori, coloro i quali avevano ricavato una fortuna dalla situazione del Paese, generalmente ebrei. Tutti i ceti sociali sentivano il peso della sempre pi veloce inflazione; all'inizio del 1920 gli stipendi erano pari a meno di un quarto di quello che erano stati prima della guerra. Come osservato anche dal membro britannico della Commissione per le riparazioni austriache, il governo si trovava a fronteggiare difficolt sempre maggiori ed un suo crollo non sarebbe stato certo inatteso: esso era ormai considerato incapace di governare il Paese dai rappresentanti diplomatici delle quattro potenze vincitrici. Nel gennaio del 1921 Schober, lex capo della polizia di Vienna divenuto Cancelliere, incontr Lindley, insistendo sul fatto che se finanziamenti esteri non fossero sopraggiunti nel giro di poche settimane, il caos sarebbe scoppiato in tutta la nazione. Infatti, la situazione
46 Curzon a Bridgeman, 7 e 15 ottobre 1920. 47 Curzon a Bridgeman, 7 e 15 ottobre 1920.

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sarebbe potuta precipitare facilmente a causa delle crescenti agitazioni che avrebbero impedito il rifornimento della capitale con beni di prima necessit: la caduta della Corona sembrava inarrestabile e un susseguirsi di scioperi non autorizzati e proteste paralizzava qualsiasi tipo di attivit 48. Come affermato dallo stesso Schober, la stessa sopravvivenza della capitale dipendeva ormai interamente dalla sua personale autorit e dalla capacit della Zecca di Stato di stampare continuamente nuova moneta. Il Governo era infatti totalmente privo di fondi e si trova costretto ad emettere nuove banconote praticamente ogni ora, con il risultato che ogni nuova emissione comportava un ulteriore deprezzamento della valuta. Nell'agosto 1921 occorrevano ormai quattromila corone per ottenere una sola sterlina; il Cancelliere si rivolse dunque all'ambasciatore britannico affinch attirasse l'attenzione degli Alleati sull'urgenza della questione austriaca. I resoconti degli esperti della Societ delle Nazioni erano piuttosto contraddittori, poich dipingevano la situazione pi rosea di quanto non fosse in realt, ponendo laccento sullaumento della produzione e sul basso livello di disoccupazione. La prosperit delle esportazioni, per, era dovuta ad un consumo continuo dei capitali del Paese: a causa dellincessante inflazione, i commercianti felici di aver fatto un buon affare dovevano convincersi del contrario quando scoprivano che il denaro guadagnato non era sufficiente a comprare nuove materie prime. Inoltre, il livello di disoccupazione era s molto basso, ma soltanto per via dellestrema esiguit dei salari, contingenza assai proficua per industriali e speculatori. Nel gennaio del 1922 lambasciatore austriaco a Londra rivolse ai rappresentanti degli Alleati un accorato appello per un anticipo sui finanziamenti promessi; stando alle sue parole, il governo non era pi in grado di assumersi la responsabilit di una situazione in parte causata dal mancato adempimento delle proprie promesse da parte delle potenze vincitrici. Il credito venne effettivamente erogato, ma, come prevedibile, port un sollievo soltanto temporaneo, poich venne principalmente usato per acquistare generi di prima necessit49. Questo problema era stato discusso in precedenza, poich le autorit britanniche e francesi erano consapevoli del fatto che, una volta esaurito il credito straniero, lAustria avrebbe dovuto fronteggiare una situazione di vera e propria bancarotta. Tre furono le ipotesi vagliate dal
48 Lindley al FO, 7 gennaio, 4 e 8 agosto 1921, FO 371, file 5738. 49 Franckenstein a Lloyd George e Curzon, 24-24 gennaio 1922.

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governo britannico: rifiutarsi di garantire alcun ulteriore impegno; garantire, insieme alle altre potenze, gli stessi sussidi concessi in passato; dare allAustria gli strumenti per risollevarsi autonomamente, ipotesi che avrebbe dato alla Repubblica lopportunit di esercitare grande influenza in unarea che la guerra e le sue conseguenze avevano riportato indietro di centanni 50. Purtroppo, questultima soluzione non venne adottata e si prefer proseguire con la sporadica erogazione di crediti, condotta rischiosa, in quanto foriera di ulteriori svalutazioni della moneta. Nellagosto dello stesso anno giunsero da Vienna notizie allarmanti: il nuovo governo guidato da Seipel stava divenendo sempre pi ansioso relativamente al costante peggioramento della situazione finanziaria e si ventilavano le eventualit di dimissioni e di convocazione di unAssemblea Nazionale, la quale non avrebbe potuto far altro che constatare l'impossibilit di contenere la crisi in alcun modo. La situazione era resa ancora pi critica dal comportamento dei contadini, i quali trattenevano le scorte di generi di prima necessit, rifiutando i pagamenti in valuta nazionale 51. Un simile atteggiamento non poteva che scatenare ulteriori ondate di panico, tant' vero che presto giunse da Vienna un nuovo appello per l'erogazione di ulteriore credito da parte delle potenze straniere: il governo austriaco riteneva infatti che soltanto una simile soluzione avrebbe potuto restituire fiducia, sia all'interno sia all'esterno del Paese, garantendo in tal modo stabilit alla valuta nazionale. Nel settembre 1922 Seipel e Grnberger, il nuovo Ministro degli Esteri, si recarono a Ginevra per incontrare Lord Balfour, il Presidente del Consiglio della Societ delle Nazioni, e informarlo del problema dei trasporti tra Vienna e le province, le cui autorit rischiavano di paralizzare lintero Paese. Seipel ammise di considerare l'esercito austriaco del tutto inaffidabile e addirittura un ostacolo per il risanamento delle finanze del Paese. Grnberger ventil dunque l'ipotesi di rafforzare la polizia cittadina a scapito dello stesso esercito, ma tale proposta incontr la ferma opposizione dei francesi, i quali temevano un'assai probabile deriva autoritaria di una simile soluzione. Dopo tale incontro, i rappresentanti degli Alleati si riunirono per discutere la richiesta austriaca di un nuovo prestito, preferendo poi deferire la questione alla Societ delle Nazioni, dati i risultati scoraggianti dei tentativi precedenti. La speranza era quella che la
50 Lindley a Curzon, 3 novembre 1920, FO 371, file 4646. 51 Franckenstein a Waterlow, 5 ottobre 1921, FO 371, file 5744.

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Societ elaborasse un piano di ricostruzione incentrato sulla garanzia che ogni ulteriore concessione di prestiti avrebbe prodotto un miglioramento sostanziale e non sarebbe stata sprecata come era avvenuto fino ad allora. Allinterno della Societ, dunque, venne costituita una speciale commissione con il compito di sovraintendere ai complicati negoziati necessari alla messa a punto del piano per la ricostruzione dellAustria. Laccordo venne raggiunto e firmato a Ginevra il 4 ottobre 1922; esso prevedeva che un prestito di seicentocinquanta milioni di corone doro (pari a ventisei milioni di sterline) venisse erogato gradualmente dai governi di Gran Bretagna, Francia, Italia, Cecoslovacchia e altri Paesi a quello della Repubblica austriaca, la quale avrebbe da parte sua garantito i proventi derivanti dal monopolio del tabacco e dallaumento delle tariffe di poste, telegrafo e ferrovie. Unimportante clausola dellaccordo prevedeva infine la proibizione dellAnschluss per un periodo di tempo pari ad almeno ventanni; inoltre, gli Stati che potevano vantare crediti nei confronti dellAustria acconsentirono a dilazionarne il pagamento affinch essa potesse riprendersi in maniera durevole52. Al momento della firma, Lord Balfour si dichiar convinto che molto ci fosse ancora da fare per la ricostruzione del Paese e che la popolazione sarebbe dovuta andare incontro a molte sofferenze prima di essere in grado di porre basi stabili per il superamento della crisi. Tuttavia, egli si dimostr fiducioso nelle capacit della leadership austriaca e nella concreta possibilit del Paese di rivestire ancora un ruolo chiave nello sviluppo della civilt europea. Tali dichiarazioni sortirono un effetto decisamente positivo: il nuovo ambasciatore britannico a Vienna, Akers-Douglas, infatti, rifer ben presto che la situazione sembrava essere tornata alla normalit; la minaccia di un grave sciopero dei metalmeccanici era rientrata, grazie anche alla sapiente opera di mediazione del Governo; la Corona stava lentamente riacquistando credibilit in ambito internazionale e tutti gli schieramenti politici, persino la frangia pi estrema di quello socialista, sembravano essersi convinti della necessit di serie riforme, creando in questo modo un'atmosfera favorevole alla loro introduzione. Ovviamente, restava la consapevolezza che nuove agitazioni sarebbero scoppiate una volta giunto il momento dell'attuazione vera e propria delle suddette riforme, poich gran parte della popolazione sarebbe andata incontro a difficolt mai
52 FO ad Akers- Douglas, 18 agosto 1922, FO 371, file 7339.

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affrontate fino a quel momento, rendendo assai improbabile l'accettazione tacita di nuovi sacrifici. Lopposizione maggiore a tale accordo venne dagli esponenti socialdemocratici del Parlamento, i quali protestarono vibratamente contro quello che definivano un trattato di schiavit per via del sistema di controllo internazionale cui avrebbe sottoposto il Paese, comportando per lo Stato la perdita della libert e del diritto allautogoverno. Il partito organizz una speciale conferenza nella quale Otto Bauer era il principale relatore. Egli invit calorosamente i propri ascoltatori a realizzare pienamente la gravit del momento, poich si trattava per lAustria, secondo lui, dellultima occasione per ottenere aiuto dallestero. Tuttavia, per rifiutare lofferta della Societ delle Nazioni, occorreva disporre di un buon piano alternativo che salvasse lAustria dallumiliazione di vendere la propria libert per qualche milione di corone doro; una tale decisione avrebbe comportato, ad esempio, listituzione di imposte per banche e industrie e un incremento delle tasse per i ceti pi ricchi. Tuttavia, come affermato anche dal Cancelliere Seipel durante un incontro privato allambasciata britannica, quello dei socialisti era soprattutto un attacco personale diretto allo screditamento della sua persona, piuttosto che una crociata contro il sacrificio dellindipendenza del Paese; i socialdemocratici, infatti, avrebbero finito con laccettare lofferta della Societ delle Nazioni, una volta garantito che questa non avrebbe comportato alcun tipo di amministrazione straniera 53. La Societ delle Nazioni invi nel novembre del 1922 una delegazione nella capitale austriaca, con il compito specifico di sondare gli animi delle frange parlamentari che si opponevano all'accordo, prendendo in primo luogo contatto con Renner. Quest'ultimo si espresse duramente in merito all'operato di Monsignor Seipel, il quale stava, secondo lui, abusando della propria posizione al fine di ridurre l'influenza e la rilevanza economica delle classi operaie, le quali sarebbero presto state vessate da nuove forme di tassazione indiretta. Sempre stando a Renner, Seipel avrebbe dovuto formare un governo di coalizione con i Socialdemocratici quando quest'ultimi lo avevano proposto tre mesi prima. Tuttavia, alla fine, il Partito Socialdemocratico decise di non opporsi ulteriormente alla soluzione caldeggiata da Lord Balfour e da tutta la
53 F. L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pagg. 50-51, Gower, 1986.

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comunit internazionale. Nel dicembre dello stesso anno, infatti, venne approvata la legge costituzionale che sanciva lapprovazione dellaccordo di Ginevra da parte del Parlamento; inoltre, i socialdemocratici acconsentirono alla formazione di un Consiglio Straordinario, composto dai membri dellesecutivo e da ventisei deputati, scelti in base alla distribuzione dei seggi in Parlamento, deputato alla supervisione dellesecuzione dellaccordo di Ginevra. Allinizio del 1923, Seipel e Grnberger erano pronti a recarsi a Ginevra per definire gli ultimi accordi per lerogazione del prestito, in modo da evitare una nuova crisi politica ed unulteriore svalutazione della moneta. Tuttavia, sebbene si trattasse di settimane cruciali per il futuro della Repubblica, i giornali dedicavano gran parte delle loro pagine alla trattazione di quanto avveniva in Germania, quasi a voler escludere qualsiasi problema di politica interna; lAssemblea Nazionale invi perfino un messaggio di solidariet al Parlamento tedesco, il quale aveva appena indetto lormai celebre resistenza passiva in risposta alla penetrazione francese nel bacino della Ruhr. Nel giugno 1923, con la crescita esponenziale del tasso di inflazione tedesco, i prezzi subirono un sostanzioso aumento e il governo si vide costretto a promettere aumenti di salario alla classe lavoratrice. Comunque, nonostante questi problemi di carattere finanziario, il governo Seipel poteva ritenersi soddisfatto, poich il prestito aveva soddisfatto lo scopo di rimettere in moto la macchina produttiva del Paese e i socialdemocratici, che avevano profetizzato il fallimento del piano ideato dalla Societ delle Nazioni, erano ormai ridotti al silenzio in Parlamento. Infatti, come asserito anche dagli osservatori britannici, la stampa e lopinione pubblica austriache guardavano allevolversi della situazione in Germania con un certo senso di soddisfazione, in quanto, se un anno prima la valuta austriaca aveva subito la stessa sorte del marco tedesco, negli ultimi mesi essa era rimasta stabile quanto il dollaro e la sterlina. Cera stato, infatti, grazie agli aiuti delle potenze straniere, un sostanziale miglioramento della situazione economica e finanziaria; in Parlamento i socialdemocratici continuavano ad opporsi alle riforme derivanti dalla stipulazione dellaccordo di Ginevra, ma Seipel si dimostrava fiducioso della propria abilit di negoziatore e certo che il Paese sarebbe presto definitivamente uscito da una crisi che lo aveva scosso fin nelle sue

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fondamenta54. Tuttavia, sebbene levolversi dei fatti presentasse rosee prospettive di ulteriore miglioramento, le istituzioni si trovavano comunque a dover fronteggiare non pochi problemi. Innanzitutto, la burocrazia aveva ormai raggiunto livelli inimmaginabili, come ammesso dallo stesso Hainisch, il Presidente Federale, durante una battuta di caccia con l'ambasciatore britannico. Durante la guerra, infatti, si era assistito ad unincredibile proliferazione di impieghi governativi, tanto che non mancavano slogan del tipo Possa Dio punire lInghilterra con la burocrazia austriaca. Il Ministro delle Finanze aveva recentemente calcolato che la piccola Repubblica dAustria aveva ancora alle proprie dipendenze circa duecentomila lavoratori e centotrentamila pensionati. Includendo nel computo anche le loro famiglie, la cifra saliva a circa ottocentomila persone; inoltre, contando anche i dipendenti di province e comuni, si raggiungeva una cifra pari a non meno di un milione e mezzo di persone che dipendevano interamente dallo Stato; una cifra spropositata per un Paese di appena sei milioni di abitanti. Tuttavia, Seipel e i suoi collaboratori erano perfettamente consapevoli che una riduzione dei posti di lavoro offerti dal governo avrebbe comportato una nuova ventata di malcontento, agitazioni e sommosse, perci il soddisfacimento delle condizioni previste dallaccordo con la Societ delle Nazioni sarebbe avvenuto pi lentamente. Unaltra difficile conseguenza della stabilizzazione della moneta fu la brusca fine del boom di esportazioni dovuto al basso valore della corona, circostanza che comport anche la mancanza di fondi per il rinnovo degli ormai antiquati impianti di quasi tutte le industrie austriache; inoltre, la costante stagnazione delle esportazioni in quasi tutti i settori fu la causa di un brusco rialzo nel tasso di disoccupazione del settore industriale 55. La debolezza del governo centrale e la sua impotenza di fronte allintransigenza delle autorit locali erano argomento costante della corrispondenza diplomatica britannica. Sebbene entrambe le fazioni avessero ormai riconosciuto che Vienna non poteva sopravvivere senza le materie prime delle province e che questultime non erano in grado di controllarne la classe operaia, i due maggiori partiti al potere non riuscirono a mantenere la
54 Akers-Douglas a Curzon, 15 giugno e agosto 1923, FO 371, file 8542. 55 F. L. Carsten, The first Austrian Republic, 1918-1938: a study based on Austrian and British documents, pagg. 53-54-55, Gower, 1986.

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coalizione di governo, rischiando di far precipitare nuovamente il Paese nel caos. La coalizione si disintegr tra reciproche accuse quanto il Ministro della Guerra, il socialdemocratico Deutsch, fu duramente attaccato in Parlamento per aver promulgato nuove norme in merito alla regolamentazione dei Consigli dei Soldati, azione questa che venne dichiarata illegale dai maggiori esponenti dei cristiano-sociali, tra cui lo stesso Seipel. Come ammesso dallo stesso Lindley, un governo di tipo parlamentare non era possibile a meno che non si fosse dedicata maggiore attenzione agli interessi delle minoranze locali 56. Gli esponenti socialisti del governo si dimisero. Quando la nuova Costituzione austriaca venne adottata alla fine del 1920 fu inviata anche alle Diete provinciali, divenendo cos il banco di prova dei nuovi assetti postbellici. Come prevedibile, le espressioni di disaccordo non mancarono; la provincia di Vorarlberg, ad esempio, asser con decisione la volont di federazione con la Svizzera; la Dieta Tirolese, invece, protesto formalmente per la mancata discussione della Costituzione prima della sua promulgazione. Stando ai memorandum britannici, lo scontro tra le province e lo Stato costituiva una declinazione dellatavico conflitto tra benestanti e meno abbienti. Le province insistevano ostinatamente sulla propria indipendenza economica, chiudendo le proprie frontiere e costituendo distretti economici formalmente indipendenti con il solo scopo di non consegnare i propri raccolti allaffamata capitale. a dir la verit, lAustria era una Repubblica federale e tale forma di Stato non venne modificata nemmeno dalla nuova Costituzione 57. Tuttavia, nelle province permaneva un sentimento di forte ostilit contro Vienna, in special modo nel Tirolo, nel quale venne addirittura introdotta una nuova moneta basata sul marco tedesco e del tutto indipendente dalla valuta di Stato, procedura dichiarata poi illegale dalla Corte Suprema. Nel 1922, poi, vennero adottate severe politiche restrittive nei confronti dei turisti e dei cittadini locali trovati in possesso di valuta straniera; tale inclinazione xenofoba avrebbe in seguito trovato la sua massima espressione nel movimento delle Heimwehren, una volta raggiunta una maggiore stabilit politica ed economica. Una simile composizione della societ, a dire il vero, si rifletteva anche nella persona del Presidente Federale, Hainisch, il quale veniva descritto nella corrispondenza diplomatica britannica come rappresentativo della maggioranza della
56 Lindley a Curzon, 22 maggio, 11 e 14 giugno 1920, FO 371, file3538. 57 Lindley a Curzon, 1 luglio 1920, FO 371, file 4654.

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popolazione, vicino ai leader dei nazionalisti fautori dellAnschluss e non privo di forti inclinazioni antisemite 58. Dopo la successiva consultazione elettorale, il partito cristiano-sociale apparve considerevolmente rafforzato, godendo infatti del 42% delle preferenze, e in grado quindi di relegare definitivamente i socialdemocratici al ruolo di opposizione. I cristiano-sociali rimasero per molti anni il primo partito del Paese, avendo nei villaggi conservatori delle campagne gran parte del loro elettorato, ma non riuscirono mai a guadagnare la maggioranza assoluta dei seggi, dovendo quindi formare coalizioni con partiti di minoranza. Inoltre, circostanza da non sottovalutare, essi godevano dellappoggio della diplomazia francese, ostile ai socialdemocratici e ai nazionalisti fautori dellAnschluss, una delle maggiori preoccupazioni di Parigi. Gli italiani, invece, sembravano essere pi favorevoli ai socialdemocratici di Bauer, probabilmente per via della loro ostilit verso gli ungheresi e la loro preferenza per lAnschluss rispetto a qualsiasi altra forma di confederazione sul Danubio. Gli inglesi, dal canto loro, spingevano per una soluzione neutrale, un governo guidato dalluomo capace di mantenere per due anni lordine nella capitale, Schober, un'ipotesi, insomma, che avrebbe permesso di superare la crisi economica senza ulteriori crolli politici59. E cos avvenne; Schober acconsent a guidare un nuovo governo che, sebbene non fosse dotato di una maggioranza stabile, sembrava in grado di garantire lamministrazione del Paese. Punto importante del programma politico di Schober era senza dubbio la sua ferma opposizione ad ogni tentativo di unione con la Germania, ritenendo egli i vari plebisciti tenutisi autonomamente in diverse province, per dirla con parole sue, politicamente idioti60. Schober era ritenuto l'uomo forte del Governo, uno dei pochi considerato all'altezza di gestire la crescente criticit della situazione. Purtroppo, per, il suo governo dur appena dodici mesi. Lalternativa pi plausibile al cosiddetto governo neutrale era costituita da una coalizione formata dai cristiano-sociali e dai nazionalisti, questultimi ovviamente come partito di minoranza. Sebbene non vantassero un largo seguito tra le masse popolari, i nazionalisti ricevettero in quegli anni parecchia attenzione dalle cancellerie internazionali, principalmente a causa del loro
58 Lindley a Curzon, 16 maggio 1921, FO 371, file 5785. 59 F. L. Carsten, cit., pagg. 58-59, Gower, 1986 60 Report di Cuninghame, 17 febbraio 1921, FO 371, file 5747.

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orientamento a forte caratterizzazione pangermanista. Come riportato da Lindley, tale partito era confinato in alcune aree ristrette e, per certi versi, ricordava il vecchio Partito Nazional-liberale tedesco. Contava soltanto venticinque rappresentanti nell'Assemblea Nazionale, ma era anche l'unico partito che rappresentasse gli interessi dei ceti culturalmente pi elevati. Essi si erano in precedenza rifiutati di concedere il loro appoggio a nessuno dei due partiti di maggioranza, ma si erano recentemente avvicinati ai conservatori cattolici, con i quali formarono poi una coalizione dopo le elezioni. Tale alleanza tuttavia, risult foriera di non pochi problemi, uno su tutti la partenza volontaria, nel giugno 1921, di oltre cento studenti austriaci alla volta della Slesia, dove si unirono ai Freikorps tedeschi che combattevano contro i polacchi. I nazionalisti, come asserito anche dal loro leader Franz Dinghofer, erano animati dalle migliori intenzioni di collaborare con la Gran Bretagna e con gli ex nemici in generale; lunica potenza dellIntesa per cui nutrivano del risentimento era la Francia, colpevole, secondo loro, di essere la principale perturbatrice della pace in Europa. La loro propaganda pro Anschluss, in effetti, non veniva considerata dal Foreign Office incompatibile con il mantenimento di rapporti amichevoli tra Austria e Gran Bretagna. Infatti, i nazionalisti si dimostrarono ben consapevoli dell'impossibilit di raggiungere l'unione con la Germania senza l'approvazione o, per lo meno, il tacito assenso di Londra, ragion per cui erano determinati a mantenere cordiali le relazioni con gli inglesi. Nel 1922 causarono la caduta del governo Schober; formarono poi una nuova coalizione con i cristiano-sociali sotto la guida di Seipel, il quale si affrett tuttavia a rassicurare le potenze occidentali sullassenza di qualsiasi forma di unione con la Germania dal loro programma politico. Sebbene sembrasse che questa politica pangermanistica non trovasse molto seguito tra lelettorato, dato che alla successiva consultazione elettorale i nazionalisti persero sei punti percentuali, essi non tentarono mai di mutare i proprio orientamento o quanto meno di stemperare gli aspri toni con cui esprimevano le proprie inclinazione antisemite. Per quanto Seipel e il suo partito disapprovassero, erano ben consapevoli del fatto che nessuna maggioranza parlamentare poteva essere formata senza di loro 61. Durante i primi anni Venti, comunque, il desiderio di unione con la
61 F. L. Carsten, cit., pag. 61 e ss.

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Germania non era certo limitato ai nazionalisti e ai circoli di estrema destra. Gran parte della popolazione, infatti, era disposta ad accogliere di buon grado ogni soluzione che offrisse loro la possibilit di fuggire dalla loro miseria. Gli unici veri oppositori dellAnschluss erano i monarchici, i quali erano ben consapevoli del fatto che un simile esito avrebbe significato la fine delle loro speranze di restaurazione. Se lAustria si fosse unito alla Germania, Vienna sarebbe presto tornata ad esercitare il suo ruolo di estrema rilevanza nellEuropa orientale, grazie alla sua posizione geografica e alle sue istituzioni scientifiche e culturali. La fase successiva allunificazione sarebbe stata quella di alimentare gli irredentismi tra le popolazioni tedesche sotto dominazione straniera, cui gli italiani e i cechi non sarebbero stati in grado di opporsi. Se poi in Germania fosse riuscito ad imporsi un partito socialista pi compatto, i loro colleghi austriaci non avrebbero esitato a raddoppiare il clamore in favore dellAnschluss; tuttavia, fuori Vienna il risultato raggiunto sarebbe stato esattamente lopposto e i cristiano-sociali avrebbero avuto non poche esitazioni nel confluire in un governo pi socialista di quellambiente viennese che tanto disprezzavano. Questa tendenza si rafforz ulteriormente quando sembrava che in Germania potesse esserci un deciso spostamento dellasse politico verso sinistra; secondo alcuni osservatori stranieri, inoltre, lentusiasmo dei socialisti austriaci per lAnschluss era fortemente alimentato dalla personale ambizione di Bauer a guidare un Paese pi grande. Comunque Renner, laltro esponente di spicco dei socialdemocratici, dichiar, in risposta alle critiche dei nazionalisti, che lui e il suo partito avevano supportato lidea di ununificazione con la Germania fin dallinizio dei negoziati di pace; egli attribuiva ai cristianosociali il fallimento dei negoziati in quella direzione e affermava di preferire in ogni caso uno Stato austro-tedesco ad una ipotetica Federazione danubiana 62. Ovviamente, la condotta dei cristiano-sociali non dimostrava entusiasmo nei confronti dellidea dellAnschluss, idea peraltro non condivisa in alcune province, tra cui il Tirolo. In effetti, per la provincia del Tirolo, fortemente cattolica, ununione con lAlta Austria e laltrettanto cattolica Baviera costituiva unopzione di certo preferibile alla federazione con lodiata e rossa Vienna. Potrebbero essere state tali inclinazioni a far s che la maggioranza dei votanti si esprimesse a favore dellAnschluss durante i plebisciti che ebbero luogo in
62 Bridgeman al FO, 15 settembre 1921, FO 371, file 4643.

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Tirolo e a Salisburgo nella primavera del 1921. Un simile risultato suscit le vibranti proteste dei francesi, i quali suggerirono una protesta formale dei governi alleati contro i plebisciti. Tale proposta venne per respinta da Curzon dopo un colloquio con lambasciatore austriaco, il quale giustific loperato del governo da lui rappresentato descrivendolo come un espediente per controllare il movimento nazionalista, piuttosto che fomentarlo. Lintento di una simile condotta, proseguiva il diplomatico, era quello di decidere se vi fossero i numeri affinch il governo austriaco inviasse una richiesta formale alla Societ delle Nazioni per ottenere lautorizzazione allunione con la Germania, in modo da non violare il Trattato di Saint Germain 63. Poich tale autorizzazione, soprattutto a causa dellirremovibile opposizione francese, non era chiaramente ottenibile per il momento, non vennero tenuti altri plebisciti; dopo tutto, sarebbe stato incredibilmente irresponsabile, da parte del governo austriaco, provocare gli Alleati, vista la totale dipendenza del Paese dal credito straniero. Questo, comunque, non significava certo che lidea dellAnschluss fosse destinata a tramontare: gran parte della popolazione, infatti, continuava a considerare la separazione tra Austria e Germania come imposta con i trattati di pace e come la causa di tutte le difficolt che il Paese si trovava a dover fronteggiare. Sebbene i socialdemocratici fossero ormai divenuti un partito dopposizione, essi continuarono a ricevere grande attenzione da parte delle cancellerie straniere, soprattutto per via del loro successo nel tenere a bada i comunisti e le frange pi estremiste del movimento. S, parte del merito era attribuibile anche al forte conservatorismo dei villaggi di campagna, ma ci non sminuiva labilit di Bauer e Renner nellimporre ai propri affiliati le incredibili restrizioni necessarie alla sopravvivenza del Paese. Secondo Lindley, non solo i socialdemocratici austriaci non erano neanche lontanamente paragonabili agli esponenti della sinistra moscovita, ma avevano addirittura impedito che il bolscevismo si diffondesse in Austria nel 1919. Tuttavia, la situazione cominci a mutare in seguito alla sconfitta elettorale da loro subita. Alcuni osservatori stranieri rilevarono infatti nel partito unattitudine semi-bolscevica, percepibile anche nella loro attrazione per la nuova Internazionale Socialista 64. Quando erano al potere, avevano limitato i loro conflitti con gli altri partiti al
63 Curzon a Lindley, 12 maggio 1921, FO 371, file 5775. 64 Lindley a Curzon, 5 gennaio 1921, FO 371, file 5770.

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dibattito parlamentare; tuttavia, dopo la sconfitta elettorale tentarono di spostare il conflitto dal Parlamento allintero Paese, ben consapevoli del fatto che il governo non possedeva lautorit necessaria per sedare uneventuale rivolta. In sostanza, lAustria dei primi anni Venti fu flagellata da innumerevoli difficolt, quali la costante inflazione, lesponenziale aumento dei prezzi, linstabilit dei governi e il forte antagonismo tra la Vienna socialista e le campagne cattoliche e conservatrici. Per tentare di sopravvivere a tutto questo, i governanti si videro costretti a rimanere del tutto dipendenti dal credito straniero. Tuttavia, la debolezza economica e la crescita di potenti ed ostili forze paramilitari stendevano lunghe ombre sul futuro del Paese.

2.3

Gli anni del progresso (1923-1927)


La met degli anni Venni fu per lAustria caratterizzata non solo dalla

stabilizzazione della moneta, ma anche da una parziale ed esitante ripresa economica e da una maggiore stabilit politica. I socialdemocratici rimasero allopposizione, mentre il governo fu guidato dai cristiano-sociali di Seipel, che divenne il pi influente esponente politico del Paese 65. Tuttavia, la situazione era ancora difficile. Sebbene gli edifici fossero stati ricostruiti e lelettricit avesse trovato ampia diffusione, la disoccupazione era ancora a livelli molto alti, cos come il costo della vita. Nel 1924 Zimmerman, il commissario inviato dalla Societ delle Nazioni al fine di supervisionare landamento delle finanze austriache, si dimostr piuttosto pessimista circa la capacit del governo di influenzare in qualche modo leconomia reale, anche a causa della mancanza di energia e di coraggio dei politici austriaci e della sostanziale indifferenza della popolazione in generale. Il governo avrebbe dovuto ricorrere di meno al compromesso parlamentare ed evitare di giustificare ogni situazione critica mediante i sacrifici imposti al Paese con laccettazione del controllo straniero 66. Nel 1925 il nuovo Cancelliere, Ramek, inform lambasciatore britannico che la situazione delle industrie non era certo buona, poich necessitava

65 F. L. Carsten, cit., pag. 97. 66 Elias Canetti, Die Fackel im Ohr, pagg. 234 e ss., Fischer paperback, 1982.

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disperatamente di nuovo credito straniero; inoltre, egli si dimostr alquanto preoccupato del fatto che gli inglesi avessero perso la loro fiducia nella capacit dellAustria di risollevarsi, anche per via di alcuni articoli comparsi su certi quotidiani americani e inglesi, come ad esempio il New York Times o il Morning Post, i quali descrivevano il Paese come sullorlo di un abisso, dandole lappellativo di Austria infelix. Sebbene il commercio e lindustria fossero alquanto stagnanti e la disoccupazione crescente, alcuni aspetti positivi potevano comunque essere riscontrati: la stabilit della moneta, il ritorno al gold standard e la crescita dei ricavi statali dovuti, ad esempio, al monopolio del tabacco. Inoltre, quantunque il deficit del Paese fosse ancora considerevolmente alto, esso era imputabile, per lo meno parzialmente, al finanziamento di alcuni lavori di pubblica utilit, operato anche per attrarre nuovi investitori privati. Nellaprile dello stesso anno il governo austriaco invi una formale richiesta alla Societ delle Nazioni di procedere ad uninchiesta relativamente allo stato delleconomia in Europa centrale e al modo pi adatto di rimuovere le barriere contro il commercio innalzate dagli Stati succeduti allImpero asburgico 67. La veridicit di tale situazione venne pienamente riconosciuta dal Foreign Office britannico, il quale afferm in suo comunicato ufficiale che, grazie alloperato della Societ delle Nazioni, lAustria era riuscita a superare la fase pi critica delle sue difficolt finanziarie, ma che per il Paese non ci sarebbero state ulteriori prospettive di miglioramento finch fosse rimasto circondato da Stati ostili che mantenevano nei suoi confronti dazi incredibilmente alti. A questa situazione esistevano tre possibili soluzioni. La prima ipotesi era rappresentata dallAnschluss, ma incontrava la ferma opposizione di Francia, Italia e Cecoslovacchia; inoltre, la Germania non avrebbe visto di buon occhio lunione con un Austria in rovina, n i democratici austriaci avrebbero lunione con una Germania che prevedevano sarebbe stata sotto una dominazione reazionaria e Prussiana dopo la recente elezione di Hindenburg a Presidente. La seconda soluzione era invece costituita dallipotesi di una Federazione Danubiana, una sorta di ricostruzione, sotto altro nome, della monarchia austro-ungarica con Vienna come centro nevralgico, ipotesi questa che n lItalia n gli Stati successori avrebbero accettato. La terza soluzione era invece rappresentata da
67 Akers-Douglas a Chamberlain, 27 gennaio, 5 febbraio e 15 aprile 1925, FO 371, file 10660.

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ununione di tipo tradizionale tra i vari Stati, i quali tuttavia erano impegnati a promuovere e rafforzare le loro economie nazionali e non avrebbero mai accettato una soluzione che avrebbe concesso a Vienna di recuperare un ruolo di rilievo in Europa centrale. Cosa fare allora? Lunica soluzione realizzabile consisteva nellabbattere i dazi e le tariffe sulle esportazioni e importazioni con cui i suoi vicini lavevano circondata. La richiesta del governo austriaco alla Societ delle Nazioni mirava ad indurla ad esercitare la sua influenza affinch gli Stati successori modificassero le rispettive politiche doganali 68. Intanto le proteste dei funzionari pubblici che chiedevano aumenti di stipendio crebbero ulteriormente, anche per via dei salari pi alti concessi agli impiegati municipali della capitale. Il governo tent di sedare le agitazioni insistendo sulla necessit di inviare le quote richieste alla Societ delle Nazioni come restituzione del prestito. Secondo alcuni esperti, lAustria non era pronta per camminare sulle proprie gambe e il controllo e gli aiuti stranieri sarebbero dovuti continuare, ma questo era impossibile a quel punto 69. La Societ delle Nazioni dichiar il controllo terminato, poich il prestito era stato restituito e la moneta era di nuovo stabile con la previsione che esso avrebbe potuto essere stabilito nuovamente in caso di nuova crisi. Allinizio del 1925 era stato osservato che le banche sopravvissute agli anni di crisi erano ormai salve, soprattutto le cinque pi importanti. Tuttavia, nellestate del 1926 la Centralbank Deutscher Sparkassen collass, contemporaneamente ad una delle banche affiliate al partito cristiano-sociale, anche per via del trattamento favorevole riservato dal Ministro delle Finanze, Ahrer, ad un tale Wutte, noto speculatore. Ahrer venne costretto a dimettersi e ad emigrare; in Parlamento i socialdemocratici attaccarono duramente i membri del governo, accusandoli di frode. Il governo si vide dunque costretto a garantire la sicurezza dei depositi della Centralbank. Purtroppo, altre banche vennero presto coinvolte dal crollo e la classe dirigente del Paese sub una grave battuta darresto a causa del proprio coinvolgimento in una storia di simile corruzione. Nonostante accadimenti di questo genere, i ricavi dello Stato continuarono ad essere sorprendentemente alti, soprattutto per via del cospicuo aumento delle entrate derivanti dalle tasse e dal monopolio di alcuni beni di largo consumo come il tabacco, al punto che il Tesoro ricominci ad accumulare
68 F. L. Carsten, cit., pagg. 99-100-101. 69 Akers-Douglas a McDonald, 25 aprile 1924, FO 371, file 9651.

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riserve nonostante le perdite derivanti dal crollo della Centralbank (affare che per avrebbe influito non poco sullo gi scarso prestigio di cui godevano le autorit). Comunque, considerando i risultati ottenuti sotto gli auspici della Societ delle Nazioni, non si poteva non parlare di successo, poich la crescita dellinflazione era stata arrestata, la moneta stabilizzata e i prestiti restituiti. Elemento negativo era invece la difficile situazione dellindustria. In effetti, il Parlamento non aveva accettato le riforme in toto, sebbene avesse soddisfatto la gran parte delle condizioni imposte dallo schema di Ginevra. Inoltre, anche dal punto di vista politico i progressi furono notevoli, poich nella Costituzione vennero inseriti specifici diritti delle province, i cui interessi erano ora decisamente pi tutelati. La citt di Vienna poteva essere giustamente orgogliosa di quanto raggiunto e la popolarit dellamministrazione municipale socialista sembrava non venire intaccata nemmeno dallalto livello delle tasse. Indubbiamente, si trattava di un successo, specialmente in campo finanziario, ma era stato raggiunto al prezzo di un alto costo sociale; in sostanza, come constatato da uno storico austriaco, linflazione era pi temuta della disoccupazione70. Alle elezioni del 1923 il partito cristiano-sociale ottenne ottantadue seggi su un totale di centosessantacinque e fu dunque costretto a formare una coalizione di governo con i nazionalisti e il partito dei contadini. Seipel venne confermato alla guida del governo; clericale e fortemente anti-socialista, egli venne costantemente avversato dai socialdemocratici durante tutta la durata della sua carriera politica. Quando un deputato socialista si scagli in Parlamento contro il terrorismo del regime fascista italiano, Seipel obiett che si trattava di interferenze in questioni di politica interna di uno Stato sovrano con cui lAustria era desiderosa di mantenere buoni rapporti. Pochi mesi dopo, Seipel venne gravemente ferito da un aggressore; lo statista riusc a riprendersi, ma pochi mesi dopo si dimise poich le autorit provinciali rifiutavano di sottomettersi ulteriormente al governo centrale. Gli successe Rudolf Ramek, esponente dei cristiano-sociali di Salisburgo, un uomo con poca esperienza governativa71. Ramek rimase Cancelliere per quasi due anni, sebbene Seipel, il quale contava sullo scarso carisma di uno sconosciuto politico di campagna, rimase nellombra a reggere le redini del potere. Tuttavia
70 Zollner, Geschichte Osterreich, pag. 556 71 Akers-Douglas a Curzon, 14 febbraio e 6 giugno 1924, FO 371, file 9645.

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Ramek godeva della fiducia delle potenze occidentali e non suscitava eccessiva ostilit da parte dei socialdemocratici, al contrario di Seipel. Presto iniziarono a circolare nella capitale voci di intrighi orditi contro Ramek, generalmente messe in giro dallo stesso Seipel e dal Reichspost, il giornale dei cristianosociali. Infine, nel 1926 i tempi si dimostrarono maturi per un nuovo governo guidato da Seipel, il quale sarebbe rimasto in carica fino alla primavera del 1929. Perplessit erano intanto suscitate dal ruolo dei socialdemocratici: una volta finito il controllo della Societ delle Nazioni avrebbero potuto mutare inclinazioni e dimostrarsi desiderosi di formare un loro governo o, per lo meno, di entrare a far parte della coalizione. Infatti, si erano da tempo resi conto che, fino a quando il controllo della Commissione e di Zimmerman fosse proseguito e finch il Paese avesse continuato ad essere dipendente dallerogazione di prestiti stranieri, non avrebbero mai potuto gestire il potere. Tuttavia, essi detenevano appena sessantotto seggi, mentre i cristiano-sociali erano ad un passo dallottenimento della maggioranza assoluta; perci, in unipotetica coalizione, avrebbero avuto un peso considerevolmente maggiore72. Nellottobre del 1926, infatti, i socialdemocratici si preparavano alle elezioni continuando ad insistere per ulteriori indagini nello scandalo della corruzione bancaria, nel tentativo di guadagnare voti. Tuttavia, riuscirono ad arrivare soltanto a settantuno seggi, un risultato che lasci sostanzialmente immutata la loro posizione. Al livello locale, per, il loro operato era encomiabile. Erano riusciti a costruire nella sola Vienna venticinquemila nuovi appartamenti e ad alzare notevolmente il budget della citt destinato agli investimenti. Alle elezioni locali del 1923 ottennero una maggioranza schiacciante, lasciando semplice oratoria. Poca attenzione veniva invece riservata ai nazionalisti e agli altri partiti di estrema destra, sebbene la diffusione dellantisemitismo fosse sempre pi marcata. Nel febbraio del 1923 il famoso generale Ludendorff, eroe del precedente conflitto mondiale, visit il Paese su invito di una lega di contadini. Tenne un discorso a Klagenfurt, facendo appello a sentimenti di unit nazionale dopo linvasione della Ruhr da parte dei francesi. Tuttavia, le
72 F. L. Carsten, cit., pagg. 106-107

ai cristiano-sociali soli quarantuno

seggi.

In

Parlamento, al contrario, i socialdemocratici si videro presto ridotti alla

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autorit austriache lo invitarono ad andarsene poich foriero di agitazioni popolari. Sebbene il Putsch di Monaco, orchestrato da Adolf Hitler nel novembre dello stesso anni, non avesse avuto ripercussioni significative in Austria, contribu di certo alla nascita del Partito Nazionalsocialista Austriaco, in rapida ascesa a Vienna e diretto da un comitato di cinque persone, sotto la diretta supervisione del suo equivalente tedesco. Ovviamente, loccupazione della Ruhr da parte dei francesi forn ai nazionalisti una buona occasione per manifestare contro il Trattato di Saint Germain e coinvolgere nuovi simpatizzanti, cos come avvenne con lorganizzazione nella capitale austriaca di un congresso sionista internazionale. Il primo giorno del congresso scoppiarono molti disordini, i quali videro la partecipazione anche degli stessi cristiano-sociali, incoraggiati a protestare dalle pagine del Reichspost. La responsabilit delle sommosse venne attribuita ai monarchici e ai nazionalisti, accusati di aizzare la popolazione contro gli ebrei al fine di indebolire il governo e preparare la via per lAnschluss, sebbene il coinvolgimento dei monarchici in una simile iniziativa risultasse alquanto dubbio. Nel novembre del 1924 i nazionalsocialisti svolsero un ruolo di primo piano nellorchestrare uno sciopero dei ferrovieri, che domandavano salari pi alti. Durante le negoziazioni con le autorit, i sindacati sotto il controllo dei nazionalsocialisti risultarono poco inclini alla moderazione e al compromesso. Lo sciopero dur quasi cinque giorni, ma non ebbe conseguenze serie; comport per un aumento del 6% dei salari73. Il disarmo dellAustria e le attivit delle associazioni paramilitari continuarono ad essere oggetto dellattenzione degli Alleati, i quali, nel luglio 1926, rivolsero al governo austriaco una formale richiesta di cessazione di ogni attivit di tali associazioni. Una volta di fronte a tale richiesta, i rappresentanti austriaci a Parigi protestarono, affermando che soltanto la Lega Repubblicana di Difesa dei socialdemocratici (Republikanischer Schutzbund, fondata nel 1923 sulla base delle precedenti Arbeitwehren) avrebbe potuto creare problemi, mentre le Heimwehren e le altre associazioni cosiddette borghesi non avrebbero mai costituito una minaccia dellordine pubblico, sebbene una simile opinione non fosse condivisa dai rappresentanti britannici. Quando lambasciatore britannico interrog il Cancelliere Ramek sulla questione delle
73 F. L. Carsten, cit., pag. 110.

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associazioni paramilitari, questi rispose che non vedeva in che modo il governo avrebbe potuto provvedere alla cancellazione di enti che risultavano perfettamente legali secondo la Costituzione. Queste associazioni, prosegu il cancelliere, erano nate per prevenire lavvento del bolscevismo o il ritorno degli Asburgo; erano composte principalmente da ex combattenti, individui dunque in grado di sottoporsi ad una rigida disciplina, e non avevano alcuna connessione con il Ministero della Guerra. Inoltre, ogni tentativo di limitare lautonomia di queste associazioni, sarebbe stato interpretato dai socialdemocratici non come il soddisfacimento di una richiesta degli Alleati, ma come un tentativo del governo di indebolire i suoi oppositori 74. Tuttavia, la pressione delle potenze occidentali sul governo di Vienna fu sufficiente ad ottenere la promessa che ogni tentativo di addestramento militare non autorizzato sarebbe stato pesantemente sanzionato e che le associazioni avrebbero cessato ogni attivit militare. Una legge con tali effetti venne promulgata nel dicembre 1926 e rafforzata da un decreto tre mesi dopo. Venne istituito un Organo di Liquidazione deputato alla supervisione della soppressione, non delle associazioni in s, ma della loro connotazione militare. Il soddisfacimento delle richieste alleate costitu per il governo loccasione ideale per smantellare i depositi di armi illegali delle associazioni paramilitari socialiste, di individuazione molto pi facile rispetto a quelli delle organizzazioni di estrema destra. Tale azione serv il duplice scopo di privare i socialdemocratici delle armi e di convincere lopinione pubblica, poco prima delle elezioni, del pericolo rappresentato dal partito di opposizione. Nessuna azione simile venne intrapresa contro le associazioni di estrema destra. Inoltre, quando lOrgano di Liquidazione chiese delucidazioni in merito alla condotta da tenere nei confronti delle Heimwehren, il governo nascose prudentemente la faccenda al pubblico, cos da dare limpressione che gli Alleati fossero animati prevalentemente da ostilit nei confronti dei socialdemocratici. In realt agli Alleati, o per lo meno ai diplomatici britannici, risultava chiaro che era ormai impossibile ottenere la dissoluzione delle associazioni, se non sotto la minaccia di gravi sanzioni. Ci che era veramente importante raggiungere, secondo il parere dell'ambasciatore britannico, era un miglioramento delle relazioni tra le due fazioni, in quanto, a meno che la Vienna socialista e le
74 Chilston a Chamberlain, 20 luglio 1926, FO 371, file 11212.

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province cattoliche avessero imparato, se non a rispettarsi, per lo meno a tollerarsi, non ci sarebbe stato alcun progresso per il Paese. Per questi motivi, egli era del parere che fosse necessario tentare di interferire il meno possibile negli affari interni del Paese. 75 Tra il 1923 e il 1927 lAustria godette sostanzialmente di rinnovate stabilit politica e prosperit, almeno superficialmente. Ma qualsiasi progresso raggiunto dopo la guerra e le sue disastrose conseguenze sub una brusca battuta darresto con i catastrofici eventi del luglio 1927, i quali riaprirono tutte le vecchie ferite e provarono ancora una volta lestrema fragilit della classe politica del Paese.

2.4

I moti di Vienna e le loro conseguenze (1927-1929)


Per molti anni era sembrato che le associazioni paramilitari fossero

soddisfatte dalle loro parate domenicali e dalle correlate marce in uniforme; tuttavia, dal novembre 1926 in poi si svilupp una seria rivalit tra la Lega Repubblicana di Difesa e la Frontkmpferverband, un'associazione con un programma segreto ed estremamente ostile agli ebrei e ai socialisti, nel Burgenland, la nuova provincia ottenuta dallUngheria nel 1921. Entrambe le organizzazioni tentarono di espandersi e di trovare nuovi sostenitori in quei territori; ben presto la rivalit port a veri e propri scontri. Entrambe le fazioni indissero una manifestazione il 30 gennaio 1927 a Schattendorf; nella cittadina scoppi una sparatoria che uccise due persone e ne fer molte altre; i tre responsabili vennero catturati, ma assolti successivamente dalla giuria, verdetto questo che suscit non poche polemiche persino tra i ceti borghesi simpatizzanti della Frontkmpferverband76. Quando, il 15 luglio 1927, la notizia dellassoluzione degli assassini si diffuse nelle fabbriche della capitale, gli operai posarono i loro strumenti da lavoro e marciarono verso il centro per protestare di fronte al Parlamento. Ben presto scoppiarono degli scontri tra la folla di manifestanti e la polizia; per ammissione degli stessi socialdemocratici, parecchi elementi indisciplinati vale a dire esponenti delle frange pi
75 Leeper a Chamberlain, 9 agosto 1927, FO 371, file12074. 76 F. L. Carsten, cit., pagg. 121-122.

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estreme si erano mescolati alla folla inferocita. La polizia riusc ad impedire che la folla raggiungesse il Parlamento; tuttavia, questa si rivers sul Palazzo di Giustizia, che venne dato alle fiamme. Alla fine della giornata pi di ottanta persone risultarono essere state uccise, mentre il numero dei feriti si aggirava intorno ai quattrocento, compreso un centinaio di poliziotti 77. La responsabilit degli scontri risult difficile da attribuire, essendo divisa tra lassurdit della sentenza, il disorientamento delle masse e gli infiammanti discorsi dei socialisti; inoltre, testimoni affermarono che la polizia non si fece scrupolo di sparare sulla folla e si comport con estrema severit. Il corrispondente del Times afferm che i leaders socialdemocratici avevano ormai perso il controllo delle masse; egli attribuiva tale situazione ad una fantomatica cospirazione comunista e ad un ipotetico coinvolgimento dei sovietici, sebbene lambasciatore austriaco a Londra avesse spiegato che la sommossa era stata il risultato di tensioni esistenti da lungo tempo tra le due fazioni. In compenso i governi delle potenze occidentali continuarono a manifestare il loro appoggio per il governo di Seipel e la sua politica di non-negoziazione con gli oppositori. La crescita delle Heimwehren successiva alla rivolta, tuttavia, venne imputata alla debolezza del governo centrale di fronte ai socialdemocratici e ai sindacati; secondo osservatori stranieri, la loro crescita presentava non poche somiglianze con lascesa del movimento fascista in Italia 78. Dopo qualche giorno, comunque, divenne evidente che il governo si era dimostrato in grado di ristabilire lordine, mentre i socialdemocratici non avevano saputo gestire una situazione di crisi dovuta, per lo meno in parte, allo scarso controllo sulle frange pi estreme dei loro sostenitori. La sera del 15 luglio alcuni sindacati indissero uno sciopero generale per protestare contro lesito della sommossa; lo sciopero, tuttavia, venne revocato dopo tre giorni, in parte anche a causa dellintervento delle Heimwehren, ben felici di cogliere una simile opportunit. I socialdemocratici rinunciarono alla loro richiesta di una commissione di investigazione parlamentare riguardo laccaduto, sancendo in tal modo la completa vittoria del governo. Fuori Vienna, invece, la situazione sembrava inizialmente tranquilla, a parte per una piccola protesta a Wiener Neustadt. Tuttavia, il giorno seguente la rivolta nella capitale, dimostrazioni organizzate dalle Heimwehren ebbero
77 Leeper a Chamberlain, 15 e 20 luglio 1927, FO 371, file 12079. 78 Minute di Sargent, 18 luglio 1927, FO 371, file 12079.

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luogo in Tirolo, nel Vorarlberg e nella Stiria. Lazione dellassociazione paramilitare di estrema destra fece s che lo sciopero generale indetto il giorno prima venisse rapidamente revocato. Una delle maggiori conseguenze dei moti di Vienna, quindi, fu lesponenziale crescita di influenza delle Heimwehren, le quali per anni avevano ammonito la popolazione delle campagne contro la rossa Vienna, riuscendo nellintento di acuire linclinazione anti-socialista delle province79. Quando infine il Parlamento si riun per discutere gli eventi, Otto Bauer pronunci un discorso con il quale ammetteva tre diverse responsabilit del proprio partito: in primo luogo, se avessero personalmente organizzato la manifestazione, questa non avrebbe avuto un esito cos tragico; in secondo luogo, era loro imputabile il fatto di non aver inviato un numero maggiore di membri della loro Lega di Difesa al fine di mantenere lordine; in terzo luogo, ammettevano aver peccato di eccessiva lentezza nellapprontare una forza di protezione municipale. Alcune settimane pi tardi, Bauer si sarebbe riferito al 15 luglio come al giorno della catastrofe, poich esso aveva comportato unenorme perdita di prestigio e di seguaci per il suo partito, rafforzando invece la sicurezza e linfluenza dei ceti borghesi 80. Sebbene la maggioranza degli osservatori stranieri individuassero la causa delle sommosse nelle divisioni interne che straziavano il Paese, parte della stampa straniera ricolleg invece tali accadimenti alla proibizione dellAnschluss e alla frustrazione derivante dal controllo straniero. Comunque, a prescindere da quali fossero le vere cause dei moti di Vienna, dal 1927 in poi i dispacci provenienti dalla capitale austriaca dedicarono sempre pi attenzione alle Heimwehren e alle altre formazioni di estrema destra. In seguito, nellaprile del 1928, la Military Intelligence compil un rapporto segreto sulle associazioni paramilitari austriache. Da tale rapporto risultava che le Heimwehren contavano circa 107.000 esponenti e godevano dellappoggio degli industriali. I loro esponenti erano meglio addestrati di quelli della Lega socialdemocratica, la quale poteva contare su circa 100.000 membri, di cui un terzo solo nella capitale. entrambe le formazioni possedevano grandi quantit di armi, le quali non erano per reputate in buone condizioni. Tra le associazioni di destra veniva operata una distinzione tra quelle che, al valere di determinate condizioni, erano disposte a fornire il loro sostegno al governo
79 Chilston a Chamberlain, 5 ottobre 1927, FO 371, file 12080. 80 The Times, 21 luglio 1927.

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attuale, e quelle pi estremiste, specialmente le Frontkmpfer, le quali non credevano nella stabilit del governo e si dichiaravano pronte al colpo di Stato qualora si fosse ventilata lipotesi di una nuova coalizione di governo che avesse visto la partecipazione dei socialdemocratici81. Era difficile, tuttavia, stabilire quale formazione fosse pi incline al fascismo, poich negli ultimi anni le Heimwehren di Steidle avevano subito una sempre maggiore influenza da parte degli italiani e degli ungheresi e si preparavano ad uneventuale presa di potere violenta. Durante il biennio successivo ai moti di Vienna, linfluenza delle Heimwehren aument in modo esponenziale, arrivando a minacciare persino la rossa capitale. Tale crescita preoccupava non poco il leader socialdemocratico Bauer, il quale colse loccasione, nellautunno 1929 di consegnare a Herbert Morrison, Ministro dei Trasporti nel governo laburista, il quale si trovava in visita a Vienna, un memorandum concernente gli obiettivi dei fascisti austriaci. Nel memorandum Bauer distingueva due gruppi a capo delle Heimwehren: un primo gruppo, guidato da Steidle e formato dagli aristocratici e dagli ex ufficiali dellesercito imperiale che miravano alla restaurazione della monarchia; un secondo gruppo, guidato da Pfrimer e costituito dai nazionalisti, i quali miravano infine allunificazione con la Germania. In realt, una parte del partito cristiano-sociale tent di servirsi della formazione paramilitare per costringere il Parlamento ad approvare una revisione in senso reazionario della Costituzione. Le grandi somme messe a disposizione delle Heimwehren furono utilizzate per acquistare armi, soprattutto in Stiria e nel Tirolo. Tuttavia, quando essi adottarono una condotta di stampo decisamente fascista, le banche e gli industriali smisero di erogare credito; gli unici sussidi rimanenti provenivano dallindustria pesante della Stiria, controllata da compagnie tedesche. Il memorandum di Bauer dimostrava quanto la situazione preoccupasse i leader socialdemocratici e quanto questi sperassero nellaiuto delle potenze occidentali. I legami delle Heimwehren con le formazioni paramilitari tedesche e ungheresi trovavano ampia menzione nel testo; stranamente, invece, nulla veniva detto riguardo allancor pi forte influenza italiana sullassociazione 82. Il problema pi temuto dalla diplomazia internazionale era la mancanza di
81 Military Intelligence paper on Semi-military Associations, 18 aprile 1928, FO 371, file 12849. 82 F. L. Carsten, cit., pagg. 134-135-136.

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disponibilit

delle

Heimwehren

negoziare;

esse

erano

finanziate

direttamente dagli industriali tedeschi, i quali non si preoccupavano delle condizioni del Paese, che consideravano come una sorta di banco di prova per quando sarebbe venuto il momento di annientare le trade union tedesche. Questo timore trov conferma nel novembre del 1929, quando i leader della formazione paramilitare diramarono un comunicato in cui affermavano che ogni tentativo di disarmare i suoi esponenti avrebbe dato luogo ad una rappresaglia armata. Nel frattempo i numeri dei militanti nelle varie associazioni e la qualit dei loro armamenti crescevano in modo esponenziale. Per tentare di arginare il crescente pericolo, nessuna via venne lasciata intentata, nemmeno quella delle lusinghe. Allambasciatore austriaco a Washington, infatti, venne ventilata lipotesi della concessione di un consistente prestito allAustria, a condizione per che le associazioni fossero state disarmate ed infine sciolte. Tuttavia, soltanto tre giorni dopo la proposta un nuovo telegramma raggiunse le cancellerie britanniche, nel quale si affermava che il nuovo Cancelliere Schober aveva accettato linvito di Mussolini a recarsi a Roma il mese successivo. Formalmente, tale visita era motivata dalla necessit di ottenere il consenso italiano allerogazione del prestito; tuttavia, negli ambienti della diplomazia francese si vociferava che gli italiani avrebbero acconsentito al prestito solamente a patto di evitare lo smantellamento delle Heimwehren83. Il Foreign Office britannico, messo in allarme da una simile ipotesi, invi unimmediata delegazione dal Cancelliere, il quale la accolse con tutti gli onori. Tuttavia, poche settimane pi tardi giunse notizia di un crescente traffico di armi tra lItalia e lAustria attraverso la Svizzera. Con lappoggio di Mussolini e dei finanziamenti italiani, dunque, lipotesi del disarmo sembrava sempre meno plausibile. La politica interna, frattanto, continuava ad essere dominata da aspri conflitti tra i socialdemocratici e i cristiano-sociali. Dunque, vista la scarsa propensione di Monsignor Seipel al compromesso e al dialogo, il secondo cancellierato di Schober, iniziato nel settembre del 29, venne salutato con favore dalle cancellerie occidentali. In sintesi, quindi, lo scenario politico era cambiato radicalmente. I socialisti e i sindacati erano costretti a mantenersi sulla difensiva e cominciarono a temere per la loro stessa sopravvivenza. Le
83 Phipps a Henderson, 17 ottobre 1929.

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Heimwehren erano in continua ascesa e minacciavano lesistenza di una qualsiasi forma di regime democratico. La Repubblica aveva ancora qualche chance di sopravvivere, ma soltanto se avesse ceduto ad una rivisitazione in chiave conservatrice della Costituzione e del proprio assetto. La rossa Vienna sembrava ormai unisola circondata da forze ostili, mentre il mondo si trovava ormai a dover affrontare la peggiore crisi economica a memoria duomo.

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Capitolo III IL PROBLEMA DELLA VITALIT DELLAUSTRIA (1930-1934)

3.1

Gli ultimi anni di governo democratico (1930-32)


La crisi economica mondiale scoppiata alla fine del 1929 invest lAustria a

partire dallanno seguente ed ebbe un impatto devastante su di un Paese cos dipendente dal commercio con i suoi vicini, i quali si affrettarono a rialzare dazi e tariffe doganali per tentare di arginare almeno parzialmente il problema. Il livello di disoccupazione raggiunse picchi mai toccati prima, costringendo il governo a spendere in sussidi pi di quanto poteva permettersi; la crisi scaten inoltre una serie di reazioni a catena, comportando il crollo di nuove banche dopo quelli risalenti alla met del decennio precedente. Entro la fine del 1931, infatti, la Creditanstalt, la pi importante banca austriaca, giunse sullorlo del fallimento, nonostante una legge votata dal Parlamento nel maggio dello stesso anno con lo scopo di limitare la fuga dei capitali stranieri. Tuttavia, questa pratica continu, cos come quella della fuga degli investitori e delle compagnie estere84. Questa situazione era osservata con preoccupazione sempre crescente dalle cancellerie europee; nel giugno 1931 Philip Snowden, il Cancelliere dello Scacchiere britannico, espresse in una lettera alla Banca dInghilterra i suoi timori relativi alla situazione austriaca, timori che si erano intensificati dopo la visita dellambasciatore austriaco al Tesoro. Lipotesi di una nuova crisi economica e finanziaria nel Paese, logicamente foriera anche di ulteriore instabilit politica, dipingeva laprirsi di uno scenario preoccupante nel quale i disordini si sarebbero potuti estendere alla Germania e tutta lEuropa centroorientale. La situazione si aggrav ulteriormente quando il Ministro delle Finanze austriaco si trov ad ammettere con Sir Phipps lormai prossimo esaurirsi delle riserve di denaro liquido del governo 85. Inoltre, sebbene egli insistesse continuamente sulla solidit dello Schilling, risultava ormai chiara
84 F. L. Carsten, cit., pagg. 151-152. 85 Phipps a Sargent, 13 ottobre 1931, FO 371, file 15153.

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limpossibilit di fornire garanzie per lottenimento di qualsiasi prestito straniero. Il governo si lanci quindi in un disperato tentativo di salvare la Creditanstalt, anche al fine di recuperare almeno in parte la propria credibilit a livello internazionale; sebbene tale operazione abbia avuto successo, tant vero che entro lestate del 1933 la banca riacquist solidit, essa si rivel pi dispendiosa del previsto, finendo col costare al governo quasi un miliardo di Schilling. Allinizio del 1933, un diplomatico inglese di stanza a Vienna visit la provincia del Tirolo, rimanendo molto colpito dalla miseria e dalle sofferenze patite dai suoi contadini, i quali erano troppo distanti da Vienna per vendere bestiame allaffamata popolazione della capitale e talvolta si trovavano ad essere a corto persino di pane, poich il terreno non era certo favorevole alla coltivazione di cereali. Inoltre, i contadini dellAlta e Bassa Austria sperimentavano ulteriori difficolt per via delle nuove restrizioni in fatto di importazioni e dellaustera politica del governo. Un simile stato di cose rappresentava un terreno alquanto favorevole per lo scoppio di nuove agitazioni, in particolar modo in quelle zone in cui il peso dellevasione fiscale, una pratica sempre pi cara a chi poteva in realt permettersi di contribuire al risanamento finanziario dello Stato, metteva in ginocchio fasce sempre pi ampie della popolazione86. Tuttavia, ci che salv lAustria dal tracollo fu probabilmente lerogazione di un nuovo prestito internazionale da parte della Societ delle Nazioni, cui contribuirono maggiormente la Francia e la Gran Bretagna, anche se, a dir la verit, il contributo francese venne concesso a condizione che lAustria accettasse il ripristino del controllo internazionale, terminato nel 1926. I francesi, inoltre, espressero agli inglesi il loro desiderio di una nuova riaffermazione dellirrinunciabilit dellindipendenza austriaca; il Foreign Office britannico, tuttavia, opt per una linea di condotta neutrale, ben lontana dallimporre condizioni di natura politica che avrebbero potuto suscitare il risentimento dei governi tedesco o italiano. Secondo Phipps, comunque, la situazione attuale, per quanto critica, non era priva di lati positivi: fin dalla nascita della nuova Austria, le autorit si erano dovute confrontare con la riforma delle pubbliche amministrazioni e della burocrazia; sotto il controllo della Societ delle Nazioni si erano compiuti notevoli passi in
86 Selby a Simon, 20 luglio 1933, FO 120, file 1072.

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avanti, ma la relativa prosperit goduta nellultimo quinquennio aveva rallentato non poco lintero processo. Ora lo stato di estrema necessit in cui il Paese versava poneva di nuovo i politici di fronte al problema, preparando il terreno per nuove e importanti riforme politiche, previsione che avrebbe in seguito rivelato risvolti non poco sinistri87. Il secondo cancellierato di Schober dur soltanto dodici mesi, per lesattezza fino al settembre del 1930, quando venne rimpiazzato da Vaugoin, il quale, per, rimase in carica appena qualche mese. Uno dei principali obiettivi di Schober, comunque, rimase la neutralizzazione delle organizzazioni paramilitari, circostanza che lo port a godere della fiducia dellormai ex Intesa, coadiuvata dal fatto che egli non agiva nellinteresse di nessun partito. Coerente con tale proposito, egli inform il Segretario Generale della Societ delle Nazioni della sua intenzione di sottoporre al vaglio parlamentare una proposta di legge che avrebbe proibito non solo il trasporto, ma persino il possesso di armi da parte di persone non autorizzate 88. Se tale proposta fosse stata convertita in legge effettiva, avrebbe assicurato il disarmo delle Heimwehren e della Lega Repubblicana di Difesa. Inutile dire che una simile proposta incendi non poco gli animi delle frange pi estreme dei due movimenti, in particolare quelle delle formazioni paramilitari di orientamento conservatore. Le previsioni di Schober, tuttavia, si rivelarono fin troppo ottimistiche. Comunic infatti ai Ministri degli Esteri francese e inglese il suo desiderio di ottenere subito ed in blocco lintero prestito appena accordato dalla Societ delle Nazioni; egli temeva, infatti, che un qualsiasi ritardo nei trasferimenti avrebbe compromesso la sua posizione politica, anche per via delle promesse fatte al Parlamento durante la negoziazione di vari compromessi. Tenendo tale comportamento, egli non si rese conto del pericolo rappresentato dalleventuale disapprovazione di Monsignor Seipel, poich il suo governo dipendeva per gran parte dallappoggio dei cristiano-sociali 89. Come prevedibile, infatti, appena tre mesi dopo il governo di Schober croll sotto il peso di intrighi orditi dallo stesso Seipel. Tuttavia, piuttosto sorprendentemente, alle successive elezioni generali tenute nel novembre del 1930, i cristiano-sociali persero terreno, mentre otto seggi vennero guadagnati
87 Phipps a Simon, 20 febbraio 1932, FO 371, file 15892. 88 F. L. Carsten, cit., pag. 158. 89 Phipps a Sargent, 12 giugno 1930, FO 120, file 1039.

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dalle Heimwehren, le quali partecipavano per la prima volta alla competizione elettorale. Alla fine del 1930 venne formato un nuovo governo, anche questo destinato ad avere vita breve, sotto la guida di Otto Ender, il Governatore del Vorarlberg, con Schober nel ruolo di Vice-Cancelliere e Ministro degli Esteri. Anchesso cadde dopo appena sei mesi per via del fallimento della Creditanstalt e di una mal concepita proposta di unione doganale con la Germania, la quale, sebbene allettasse i commercianti con la prospettiva di poter aumentare le esportazioni in terra teutonica, incontr la ferma opposizione degli ambienti finanziari. Questipotesi, inoltre, sollev le proteste della Francia e degli Stati appartenenti alla cosiddetta Piccola Intesa e dovette presto essere abbandonata dallAustria come condicio sine qua non per laiuto economico francese. Intanto in Parlamento la scena era dominata dal dualismo tra Schober e Seipel; sebbene questultimo non ricoprisse alcun ruolo di prestigio nel governo guidato da Buresch, era comunque in grado di esercitare notevole influenza sulla gestione politica e finanziaria del Paese. Infatti, durante una riunione del Partito cristiano-sociale, Buresch venne obbligato a liberarsi di Schober e a formare un governo che escludesse i nazionalisti tedeschi dalla maggioranza, strategia volta al fine di consentire a Seipel di affermare con una certa cognizione di causa che il salvataggio del Paese per mezzo di un regime parlamentare era ormai divenuto impossibile 90. Nei piani dei cristiano-sociali questa si presentava come una mossa obbligata, in quanto il fine ultimo era quello di precedere lavvento al potere di Hitler in Germania ed un eccessivo aumento di influenza da parte dei Nazionalsocialisti austriaci. Nel giugno 1931, mentre il governo di Buresch era seriamente minacciato dallopposizione nazionalista riguardo un aumento dei prelievi fiscali sui salari degli ufficiali, Phipps si rivolse personalmente allambasciatore tedesco a Vienna, Rieth, invitandolo a riflettere sui rischi di un comportamento sconsiderato da parte dei nazionalisti, poich ogni nuova crisi di gabinetto avrebbe inciso in maniera devastante sulle gi provate finanze austriache. Phipps chiese dunque a Rieth di servirsi della propria indiscutibile influenza sui leader del partito, al fine di spronarli al raggiungimento di un compromesso con il governo; e cos effettivamente avvenne, ma lo sforzo venne vanificato dalla caduta di Buresch nel maggio del 1932.
90 Phipps a Simon, 12 novembre 1931, FO 120, file1050.

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Il nuovo governo non si form sotto la guida di Seipel, il quale mor nello stesso anno, ma sotto quella di Engelbert Dollfuss, in precedenza gi Ministro dellAgricoltura. Poich i nazionalisti rimasero allopposizione, il nuovo governo godeva di una maggioranza estremamente risicata, di appena un seggio, e fu con enormi difficolt che ottenne lapprovazione parlamentare delle condizioni necessarie allottenimento di un nuovo prestito di trecento milioni di Schilling, le quali, tra le altre, includevano una nuova proibizione dellAnschluss e di qualsiasi unione doganale con la Germania 91. Nel giro di poco tempo si erano susseguiti diversi governi, nessuno dei quali era riuscito nellintento di fornire stabilit al Paese o di elaborare una qualche strategia per uscire dallimpasse economico. Erano dunque in molti a dubitare della capacit di Dollfuss di formare un governo pi stabile, in un momento in cui lAustria era minacciata non solo dalla violenza delle Heimwehren, ma anche dalla crescita dei nazionalsocialisti Questultimi erano considerevolmente meno influenti dei loro corrispettivi tedeschi; alle elezioni del 1930 avevano infatti ottenuto soltanto il 3% delle preferenze, appena met di quanto ottenuto dalle Heimwehren, senza ricevere quindi nessun seggio. Contemporaneamente in Germania, il Partito nazionalsocialista (NSDAP) ottenne il 18% delle preferenze, attestandosi come seconda forza del Paese. Tuttavia, sotto linfluenza dei colleghi tedeschi, anche i nazionalsocialisti austriaci sperimentarono un considerevole cambiamento delle loro sorti, soprattutto nel 1932, cominciando ad esercitare una discreta influenza su una parte dellelettorato, grazie anche allabile guida di Eduard Fraunfeld 92. La sua veemente oratoria, infatti, infiammava le fasce pi scontente della popolazione, facendo leva sulle ampiamente diffuse inclinazioni antisemite. Se si fossero tenute nuove elezioni, i nazionalisti avrebbero sicuramente guadagnato un numero considerevole di seggi, a scapito dei partiti maggioritari; comunque, molti in Austria erano convinti che un entusiasmo di questo tipo avrebbe avuto breve durata nel loro Paese, la cui popolazione di indole pacifica non costituiva il giusto terreno di coltura per il nazionalsocialismo, al contrario di quanto stava accadendo in Germania. I nazionalsocialisti riuscirono a trarre grande vantaggio dalla crisi che aveva messo in ginocchio il Paese: la perdita di prestigio del governo causata dallaffare Creditanstalt e la debolezza mostrata
91 Phipps a Henderson, 27 giugno 1931, FO 120, file 15151. 92 F. L. Carsten, cit., pagg. 162-163.

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dai governi austriaco e tedesco in merito alla questione dellunione doganale permisero loro di acquisire molti nuovi seguaci provenienti dalle organizzazioni paramilitari, soprattutto dalle Heimwehren, i cui leader erano divisi tra un orientamento pangermanista e uno legittimista. Il movimento nazionalsocialista, inoltre, esercitava grande fascino sulle nuove generazioni di militari, cresciute nel disprezzo nei confronti dei partiti ereditato dai partecipanti alla guerra e incompatibili con lelettorato di mezzet che sosteneva i socialdemocratici e i cristiano-sociali. Parte del successo dei nazionalsocialisti, inoltre, era da attribuire allincessante propaganda condotta dai funzionari di governo e dagli esponenti dei ceti medi e medio-bassi; anche le frequenti agitazioni provocate negli ambienti universitari contribuirono in maniera significativa alla diffusione del movimento 93. Tuttavia, gli osservatori stranieri persistevano nella convinzione di un rapido declino del movimento, poich in Austria era assente uno di quelli che identificavano come elementi cardine del sostegno al nazionalsocialismo in Germania, vale a dire il Protestantesimo e lastio contro la Chiesa romana. Secondo gli esperti, dunque, un partito che si autodefiniva anti-marxista, antisemita e anticlericale aveva ben poche possibilit di imporsi in un Paese in cui chiunque non fosse ebreo o socialista era cattolico. Una simile teoria poteva avere un parziale fondo di verit se espressa in relazione alla capitale, ma soprattutto in Carinzia e in Stiria vi erano vaste aree con tradizioni diverse, molto pi inclini al nazionalismo che al cattolicesimo. Ulteriori memorandum relativi alla situazione in Austria, infatti, dipinsero uno scenario pi veritiero, ponendo laccento sul fatto che il nazismo poteva trovare un terreno fertile nella giovent impoverita e fortemente antisemita del Paese. A partire dal 1931, infatti, episodi di violenza ispirata da sentimenti antisemiti si fecero sempre pi frequenti, sia a Vienna sia nella campagne. Il 1929 vide le Heimwehren allapice del loro potere, mentre lanno successivo registr un considerevole declino della loro influenza. La ragione principale di tale inversione di tendenza veniva individuata nella scarsa levatura dei leader dellorganizzazione e nelle correnti opposte che si generarono al suo interno94. Questa tendenza centrifuga era enfatizzata dai contrasti tra il leader del settore militare, il tedesco Pabst, e gli altri leader, tra
93 Phipps a Simon, 30 maggio 1932, FO 371, file 15888. 94 Austria. Annual report, 1930, pagg. 7-8, FO 371, file 15163.

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cui il Ministro degli Interni Vincent Schumy, i quali non condividevano la rudezza dei metodi del rivale. Poco dopo il suo arrivo in Austria, avvenuto nel 1920, Pabst ne aveva acquisito la cittadinanza cambiando nome: egli era infatti in fuga dalla giustizia tedesca. Schumy tent dunque di sfruttare tale circostanza per far dichiarare linvalidit delle carte che avevano sancito la naturalizzazione del rivale. Tuttavia, le autorit tirolesi rifiutarono di consegnare i documenti; Pabst si vendic promuovendo lespulsione di Schumy dalle Heimwehren della Carinzia, grazie anche allappoggio dei tirolesi e del loro leader, Steidle, il quale accus di tradimento lAssociazione degli Agricoltori di Steidle. Schumy pretese delle scuse formali, ma il tentativo di riconciliazione fall. I leaders dellAssociazione degli Agricoltori espressero la propria solidariet nei confronti di Schumy ed affermarono che avrebbero appoggiato le Heimwehren solo finch il loro fine si fosse dimostrato puramente difensivo. Alcuni esponenti locali suggerirono la formazione di una Bauernwehr (una sorta di unit contadina) in opposizione alle Heimwehren, provocando dunque una profonda spaccatura nel movimento 95. Contemporaneamente cominci a crescere linfluenza di un nuovo giovane leader proveniente dallAlta Austria, laristocratico principe Starhemberg, il quale cominci a ricavarsi un ruolo indipendente dai contrasti tra Steidle e Pabst. Nel maggio 1930 Steidle, nel tentativo di risolvere i conflitti interni, dichiar se stesso e i suoi seguaci aperti sostenitori del fascismo e oppositori del sistema parlamentare occidentale, lanciando cos una sfida ai cristianosociali, i quali si trovarono dunque costretti ad una scelta tra la fedelt al partito e le Heimwehren. Una simile presa di posizione fu ovviamente causa di interminabili discussioni tra i cristiano-sociali, i quali tentavano di trovare una formula che permettesse loro di rimanere membri di entrambe le organizzazioni. Alla fine il governo di Schober pervenne ad una decisione e Pabst venne arrestato ed espulso dal Paese, circostanza che inflisse un duro colpo alla struttura organizzativa dellassociazione paramilitare. Poco tempo dopo, alla vigilia dellintroduzione delle nuove norme per il disarmo delle formazioni paramilitari, i vertici delle Heimwehren pubblicarono un manifesto nel quale enunciavano le loro condizioni per fornire sostegno al governo: volevano che fosse loro permesso di contribuire alla confisca dei depositi di
95 F. L. Carsten, cit., pag. 166.

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armi dei socialisti e che uno dei loro esponenti di punta venisse nominato Ministro degli Interni, al fine di ottenere il controllo delle forze di polizia. Le condizioni vennero respinte dal governo e la proposta di legge venne approvata dal Parlamento. Con il declino di Steidle, poi, Schober e i suoi collaboratori cominciarono a sperare in unevoluzione in senso moderato del movimento. Il giorno successivo allapprovazione della proposta, Starhemberg venne eletto leader unico ed indiscusso della formazione, mentre Steidle venne costretto a dimettersi con tutto il suo staff. Poco dopo Starhemberg venne nominato Ministro degli Interni nel nuovo governo Vaugoin96. Essendo ora suo il compito di dare esecuzione alle norme per il disarmo, inutile dire che tutti i suoi sforzi vennero diretti esclusivamente contro la Lega dei socialdemocratici, sebbene risultasse presto chiaro che nessun governo le avrebbe mai messe davvero in pratica97. Anche sotto il nuovo leader, comunque, le spaccature allinterno delle Heimwehren permasero, poich alcuni non condividevano la durezza delle posizioni di Starhemberg, mentre altri miravano ad un posto nelle liste dei cristiano-sociali. Inoltre, a novembre Pabst, dopo il breve esilio in Italia, fece il suo trionfante ritorno in Tirolo, dove venne acclamato e festeggiato. In luglio nuove diserzioni ebbero luogo: il leader della sezione della Bassa Austria, Julius Raab, si rifiut di riconoscere lautorit di Starhemberg e costitu un proprio movimento di ispirazione cattolica. In sostanza, in ogni regione veniva sviluppandosi una tendenza centrifuga che a lungo andare avrebbe potuto portare al distaccamento delle sezioni locali dal corpo centrale; molti di coloro che avevano espresso il loro entusiasmo per Starhemberg erano ora infastiditi dal suo operato come Ministro dellInterno e dalle sue aperte simpatie per i nazionalsocialisti Nel settembre del 1931 avvenne quello che molti si aspettavano ormai da tempo: un tentativo di colpo di Stato da parte delle Heimwehren. Tuttavia, gli effetti furono molto meno dirompenti di quanto previsto e limitati soltanto alla Stiria e, in misura ancora minore, allAlta Austria. I membri del governo locale occuparono la sede del governo locale, gli uffici municipali, le stazioni ferroviarie e le scuole. Tuttavia, linsurrezione si spense in modo spontaneo nel giro di poco tempo, soprattutto a causa dei dissensi interni, tanto che la stampa
96 F. L. Carsten, cit., pag. 167. 97 Military Intelligence report, 22 luglio, WO 190, file 83.

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straniera non esit a parlare di declino del movimento 98. Nel novembre dello stesso anno si fecero sempre pi insistenti le voci di una divisione dellassociazioni in due gruppi principali, i simpatizzanti di Hitler e del nazionalsocialismo e i legittimisti. Starhemberg tentava di barcamenarsi tra le due correnti, accettando le sovvenzioni dei tedeschi ma rassicurando allo stesso tempo i timori dei legittimisti. I suoi collaboratori erano consci dei suoi limiti, ma anche della sua enorme popolarit fra i contadini. I continui contrasti interni, comunque, erano causa di un numero sempre maggiore di diserzioni in favore del movimento nazionalsocialista, la cui crescente influenza venne infine riconosciuta anche dallo stesso Starhemberg e dai suoi collaboratori. In Stiria, addirittura, la sezione locale aveva accolto la leadership di Hitler e accettato di indossare la svastica sulle proprie uniformi. Limpulso finale allaccordo venne dato dal ritiro dei fondi alle Heimwehren da parte delle industrie metallurgiche tedesche fino a quando queste non avessero accettato le loro condizioni. I primi contatti col mondo tedesco delle Heimwehren erano stati con la Baviera e le sue associazioni paramilitari, contatti che avevano poi portato allottenimento di finanziamenti da parte delle imprese tedesche. Tuttavia, la situazione mut quando la formazione adott una linea politica pi marcatamente austriaca e si schier a sostegno del governo di Dollfuss. Dal 1928, per, le Heimwehren cominciarono a godere dellappoggio italiano e di quello del governo conservatore ungherese, cui si un poi lappoggio del Cancelliere, il quale garantiva loro laccesso a fondi pubblici99. Con lintensificarsi dei rapporti tra i tre governi conservatori, violazioni del Trattato di Saint-Germain, dovute ad un copioso traffico di armi, divennero sempre pi frequenti, suscitando le proteste di Francia e Gran Bretagna. I francesi minacciarono di non concedere ulteriori prestiti fino a quando la tendenza non si fosse invertita; Dollfuss rispose protestando per le continue umiliazioni inflitte allAustria, la quale veniva trattata alla stregua di una colonia delle potenze occidentali, nonostante essa avesse sempre tenuto fede agli accordi di pace. La societ austriaca, allinizio degli anni Trenta, si presentava piuttosto divisa. Se la Chiesa era nettamente e compattamente schierata a favore dei cristiano-sociali, le preferenze dei militari erano molto pi eterogenee,
98 The Times, 14-15 settembre; Manchester Guardian, 14-15 settembre 1931. 99 Memorandum anonimo, 14 dicembre 1932, FO 120, file 1067.

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rendendolo un elemento di forte instabilit politica, gi aggravata dalla devastante crisi economica. La situazione nel suo complesso mostrava chiaramente limpossibilit di ottenere una solida maggioranza parlamentare, mentre le Heimwehren sembravano ormai avviate verso un rapido declino, anche a causa dellascesa dei nazionalsocialisti, i quali dipendevano per dal partito tedesco. La vera questione, allora, era costituita dalla dubbia capacit del governo di Dollfuss di mantenere il potere e dalla natura dei metodi da utilizzare a tale proposito. Il Cancelliere era minacciato dai socialisti a sinistra e dai nazionalsocialisti a destra, cos che si appoggi interamente alle associazioni paramilitari, del cui disarmo si smise infine di parlare (fallimento, questo, ammesso anche dal Foreign Office britannico). Persino un piccolo Paese, dipendente in s larga misura dal sostegno straniero, si dimostrava dunque in grado di aggirare le condizioni dei trattati di pace. E questo era decisamente un pessimo presagio.

3.2

LAustria sotto Engelbert Dollfuss (1933-34)


Il 4 marzo 1933 segn la fine di ogni forma di democrazia parlamentare in

Austria. Il Parlamento era riunito in seduta al fine di discutere le misure da intraprendere in merito allennesimo sciopero dei ferrovieri. I socialdemocratici proposero ladozione di una linea morbida che non prevedesse punizioni per gli scioperanti, ma tale mozione non venne accolta; venne invece approvata, per un solo voto, la proposta dei nazionalsocialisti, che prevedeva comunque una certa indulgenza. Il governo, per, desiderava punire gli scioperanti in maniera esemplare e dichiar il risultato della votazione irregolare, sulla base del presunto voto da parte di un socialdemocratico per un collega assente100. Allannuncio di tale decisione scoppi un clamore tale che il Presidente della seduta, Renner, e i suoi due vice di dimisero allistante. Cinque settimane prima, in Germania, Hitler era diventato Cancelliere e Dollfuss, quindi, era pi che mai desideroso di sfruttare lassenza di leader parlamentari. Egli aveva tutta lintenzione, insomma, di liberarsi di unistituzione che ancorava il suo governo ad una maggioranza instabile e rissosa, sulla quale
100 F. L. Carsten, cit., pag. 179.

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doveva per appoggiarsi per lattuazione del suo programma politico. Il Cancelliere pass presto allazione: pochi giorni dopo venne pubblicato un manifesto in cui il governo annunciava la sospensione di alcune norme costituzionali e la fine del sistema parlamentare, almeno per il momento 101. Il manifesto venne poi seguito dalla promulgazione di un decreto che prevedeva il divieto di riunirsi per tutte le associazioni a carattere politico e di ulteriori undici decreti relativi a temi economici e finanziari. I decreti furono promulgati sulla base di un Atto risalente al 1917, chiaramente condizionato dallo stato di guerra in cui il Paese versava. Tutto ci non faceva che sottolineare la natura di vero e proprio colpo di Stato della linea adottata da Dollfuss; sebbene un ritorno al regime parlamentare non fosse escluso a priori, la figura di Hitler si ergeva sempre pi minacciosa e allontanava tale ipotesi (in effetti, appena otto giorni dopo anche il Reichstag tedesco trov la sua fine). Dollfuss, quindi, aveva in sostanza voluto anticipare le mosse dei nazionalsocialisti, impedendo loro di preparare il terreno per una collaborazione talmente stretta con i loro corrispettivi teutonici che si sarebbe risolta, di fatto, in un vero e proprio Anschluss. Il Cancelliere, dunque, era deciso a governare senza il sostegno del Parlamento, facendo affidamento esclusivamente sullappoggio delle Heimwehren e sul supporto morale del suo partito. Tuttavia, ci che maggiormente lo tormentava era il timore che lipotesi di unificazione con la Germania potesse venire incoraggiata anche dallestero. Alla fine di marzo, un nuovo decreto governativo annunci lo scioglimento della Lega Repubblicana di Difesa in tutta lAustria; un simile affronto non provoc le conseguenze attese tra le file dei socialdemocratici, poich questultimi erano ormai consci della loro debolezza ed erano disposti ad appoggiare il governo attuale finch si fosse opposto ai nazionalsocialisti In aprile un altro decreto governativo priv in un solo colpo la citt di Vienna di ventidue milioni di Schilling, al fine di modificare le proporzioni secondo le quali il budget annuale era ripartito tra capitale e province. Ovviamente le autorit municipali viennesi insorsero contro una simile decisione 102, ma, esattamente come era avvenuto per il governo prussiano contro lautorit centrale di Von Papen in Germania, non ottennero i risultati sperati. I
101The Times, 11 e 13 marzo 1933. 102 FO Memorandum, 14 marzo 1933, FO 371, file, 16636.

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socialdemocratici, dal canto loro, tentarono di sollecitare lappoggio francese e britannico per ottenere la convocazione di un nuovo Parlamento. In effetti, le notizie che giungevano da Parigi non erano confortanti: il Ministro degli Esteri francese, Paul-Boncour, infatti, era sul punto di proibire la concessione di qualsiasi nuovo prestito finch un nuovo Parlamento non fosse stato convocato in Austria. Gli inglesi, invece, optarono per una linea neutrale, poich temevano che ogni sorta di ingerenza straniera negli affari interni austriaci avrebbe finito col favorire la causa nazionalsocialista e minare lautorit di Dollfuss; tuttavia, nellautunno del 1933 i laburisti e le trade union rivolsero un appello congiunto al Cancelliere austriaco, affinch egli rispettasse le condizioni dei trattati di pace, tra cui la garanzia di libera associazione per i lavoratori103. In realt, per, il Foreign Office si oppose allattuazione di qualsiasi mossa concreta in favore dei socialdemocratici austriaci, al fine di evitare il minimo grado di coinvolgimento in quella che poteva presto evolversi in una vera e propria guerra civile. I socialdemocratici, dunque, si trovavano di fronte alla difficile decisione tra laccettare la graduale demolizione dei loro diritti perpetrata da Dollfuss e completa sottomissione a Hitler. Se Dollfuss avesse deciso di venire a patti con i socialisti, avrebbe perso il concreto sostegno del pi prezioso dei suoi alleati, vale a dire Benito Mussolini, il quale faceva dellopposizione al socialismo uno dei punti salienti della sua politica; il Cancelliere si rendeva dunque conto che, se voleva avere successo nel suo tentativo di mantenere lindipendenza dellAustria, non poteva permettersi alcun tipo di indebolimento104. Lunica strada percorribile per la sinistra britannica, quindi, era tentare di favorire il raggiungimento di unintesa tra Dollfuss e i socialdemocratici, al fine di ristabilire una forma di democrazia parlamentare; tuttavia, vista la crescente influenza italiana nella gestione della politica austriaca, una simile prospettiva non sembrava realizzabile. La posizione del Cancelliere, quindi, era estremamente critica: da una parte non poteva permettersi nessun tipo di dialogo con i socialdemocratici, al fine di evitare un raffreddamento delle relazioni con lItalia e una spaccatura allinterno del suo partito; dallaltra, per, doveva evitare di soccombere alleccessiva violenza delle Heimwehren e tentare di impedire che queste intraprendessero azioni troppo dure nei confronti dei socialisti; inoltre, egli
103 F.L. Carsten, cit., pag. 181. 104 Phipps a Simon, 17 aprile 1933, FO 371, file 16637.

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non doveva smettere di guardarsi dai nazionalsocialisti, anche se questi si fossero mostrati propensi al compromesso, poich il loro fine ultimo non sarebbe mai mutato. Dollfuss era infatti preoccupato dalla pessima qualit delle relazioni tra Austria e Germania ed era intenzionato a non mostrare alcun segno di debolezza. Il Cancelliere era determinato a mantenere lordine con tutti i mezzi, non esitando a provocare la dissoluzione del partito avversario e delle sue organizzazioni affiliate per mezzo delloccupazione delle loro sedi da parte delle forze di polizia, decretando inoltre lespulsione di tutti gli agitatori tedeschi dallAustria105. Il governo di Hitler rispose con lintroduzione di una tassa di mille marchi per ogni tedesco che volesse visitare lAustria, la cui vitale industria turistica avrebbe subito un duro colpo, finendo anche col minare la stabilit del governo. Sebbene Dollfuss si profondesse in continue rassicurazioni ai leader occidentali sul fatto che il movimento nazionalsocialista fosse sotto controllo, gli atti intimidatori compiuti da questultimi continuavano a moltiplicarsi: vennero lanciate bombe contro i negozi, aggrediti numerosi politici e organizzati svariati atti di sabotaggio; inoltre, il territorio austriaco era vessato dal continuo rilascio di volantini pro Anschluss per mezzo di aerei, mentre da Monaco le radio trasmettevano costantemente programmi finalizzati allalienazione delle simpatie per il governo. Il Cancelliere confidava soprattutto nel fatto che, se i tedeschi avessero deciso di intraprendere una qualche azione militare contro lAustria, Mussolini sarebbe sicuramente intervenuto; tuttavia, egli non si rendeva conto del grado effettivo di popolarit raggiunto ormai dai suoi avversari, tant vero che molti rapporti delle Intelligence straniere parlavano di un probabile ribaltamento della situazione qualora fossero state indette nuove elezioni. La crescita dellinfluenza nazionalsocialista era tale che persino i francesi acconsentirono nel giugno del 1933 a rivedere le loro posizioni e a concedere il prestito allAustria nonostante questa continuasse ad essere priva di un governo parlamentare, poich consci del fatto che un ulteriore indebolimento economico del Paese avrebbe fatto il gioco dei tedeschi. Anche gli inglesi nutrivano serie preoccupazioni in merito, tanto che giunsero a proporre un approccio tripartito alla faccenda, invitando i francesi e gli italiani ad appoggiarli nella mediazione tra Vienna e Berlino. Mussolini, tuttavia, respinse
105 F. L. Carsten, cit., pag. 183.

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la proposta britannica e comunic allambasciatore italiano a Berlino di rendere nota al Ministero degli Esteri tedesco il contenuto della nota del Foreign Office britannico106. Il dittatore italiano mirava ad ottenere dai tedeschi lassicurazione che le attivit indicate dagli inglesi come nocive allindipendenza dellAustria fossero effettivamente interrotte, ma per mezzo di un accordo diretto tra Vienna e Berlino. Ogni ipotesi di azione tripartita veniva dunque scartata e quando francesi e inglesi inviarono la loro proposta ufficiale al governo tedesco, nellagosto 1933, questa venne respinta da Hitler senza troppi indugi107. In tutto il Paese, poi, era difficile interpretare le ondivaghe preferenze dei contadini e degli abitanti dei piccoli villaggi, la cui caratteristica principale era sempre stata quello di opporsi a qualsiasi cosa venisse dalla rossa Vienna. Sebbene la stampa ufficiale riportasse continuamente manifestazioni di entusiasmo nei confronti di Dollfuss e di altri membri del governo, le autorit continuavano ad istituire nuove e pi severe misure volte al contenimento di fasce sempre pi ampie della popolazione, nella speranza di reprimere ogni attivit di ispirazione nazionalsocialista o della Chiesa romana. Come lopposizione socialdemocratica non mancava di sottolineare, questa nuova politica di repressione contribuiva ad alienare al governo le simpatie di una porzione sempre crescente della popolazione. Ormai, infatti, le cancellerie europee cominciavano a perdere fiducia nella capacit di Dollfuss di mantenere il controllo del Paese, poich privo della necessaria base di consenso: almeno il 65% della popolazione, equamente suddivisa tra socialdemocratici e i nazionalsocialisti, erano segretamente ostili al Cancelliere, ma potevano essere tenuti a bada fino a quando non avessero ricevuto aiuto dallesterno. Dollfuss, dunque, sempre pi vicino allItalia di Mussolini, al fine di capillarizzare la propria influenza sul Paese, tent di organizzare le Heimwehren sulla falsa riga delle milizie fasciste, grazie anche al cospicuo apporto di armi e denaro proveniente da oltre confine 108. Inizialmente, Dollfuss aveva effettivamente goduto della fiducia dei contadini di tutto il Paese, ma la situazione sembrava essere mutata, soprattutto per quanto riguardava le fasce pi giovani della popolazione. Tuttavia, egli continuava a mostrarsi negli ambienti internazionali pieno di entusiasmo e
106 C. Di Nola, Italia e Austria dall'Armistizio di Villa Giusti all'Anschluss, pag. 31, Societ Editrice Dante Alighieri, 1960. 107 Memorandum di Sir John Simon, 19 giugno 1933, FO 371, file 16643. 108 Hadow a Simon, 17 agosto 1933, FO 371, file 16643.

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sicuro di poter contare sulla giovent del Paese, convinzione condivisa anche da Mussolini, il quale appoggiava caldamente il progetto di una nuova forma corporativa di governo. Linfluenza del leader italiano, infatti, continuava a crescere a ritmo esponenziale nel Paese confinante, cos come avveniva per le pressioni per una presa di posizione pi decisa contro la rossa Vienna e i socialisti, ipotesi avversata, invece, da inglesi e francesi. Quanto finora intrapreso contro le autorit viennesi poteva essere giustificato sulla base di necessit puramente economiche, ma ogni misura eccezionale diretta a colpire direttamente il Partito socialdemocratico avrebbe potuto sospingere altri giovani tra le fila dei nazisti. Tuttavia, Dollfuss non mut mai il suo orientamento fortemente antisocialista. Da buon cattolico, egli vedeva nel marxismo il suo principale nemico, incurante del fatto che questa linea era destinata a scoraggiare ogni iniziativa comune contro la minaccia tedesca 109. Allinizio del 1934, poi, cominci a circolare insistentemente la voce che il Cancelliere volesse istituire una commissione governativa per Vienna e sopprimere cos definitivamente il Partito socialdemocratico e i sindacati. Per quanto i diplomatici inglesi e francesi si recassero pi volte a trovarlo al fine di convincerlo a desistere da un simile proposito, ma egli rimase dellopinione che di ogni eventuale concessione ai socialisti avrebbero beneficiato soltanto i nazisti, i quali non avrebbero avuto alcun riguardo per lindipendenza del Paese. Nel gennaio 1934 Fulvio Suvich, Sottosegretario al Ministero degli Esteri italiano, si rec in visita a Vienna, soffermandosi ripetutamente ad affermare che il sistema politico austriaco necessitava fortemente di un deciso rinnovamento. Gli italiani, infatti, ponevano la questione dellindipendenza del Paese confinante tra gli obiettivi principali della propria politica estera, dichiarando quindi che occorreva impedire in ogni modo lestendersi del potere di Hitler o la formazione in Austria di un governo a maggioranza nazionalsocialista Per gli stessi motivi, Suvich ribadiva che una delle principali debolezze dellAustria era costituita dal Partito socialdemocratico, unistituzione che occorreva rimuovere al pi presto, favorendo un ulteriore spostamento verso destra del Cancelliere110. Il 12 febbraio 1934 alcune sezioni della Lega socialdemocratica si opposero ad una perquisizione delle proprie
109 F. L. Carsten, cit. pagg. 186-187-188. 110 Selby al FO, 2o gennaio 1934, FO 371, file 18334.

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sedi da parte delle forze di polizia, indicendo uno sciopero generale e dando inizio ad una lunga serie di proteste e sommosse, le quali si propagarono velocemente non solo a tutta la capitale, ma anche a Linz, Steyr e ai villaggi dellAlta Stiria. Tuttavia, lo sciopero si rivel un totale fallimento e gli scontri rimasero limitati a pochi sparuti villaggi, dove le forze di polizia, coadiuvate dalle Heimwehren, ripresero facilmente il controllo. Il giorno successivo Dollfuss confess allambasciatore britannico di essere stato colto completamente di sorpresa dagli scontri e di non aver avuto altra alternativa che rispondere al fuoco. A Berlino, intanto, Hitler affermava, durante un incontro con lambasciatore francese, che Dollfuss si era comportato con criminale stupidit, macchiandosi irrimediabilmente del sangue dei suoi connazionali, e che sarebbe stato presto rimpiazzato da un governo a maggioranza nazionalsocialista Entro il 15 febbraio, comunque, lordine venne completamente ristabilito nella capitale; il governo proclam allora la legge marziale. Il Partito socialdemocratico venne dichiarato illegale e il consiglio municipale di Vienna venne sciolto, sancendo cos la fine del dominio rosso sulla citt. Vennero poi sciolti anche i sindacati, le cooperative e molti altri tipi di associazioni e la bandiera bianca e verde delle Heimwehren venne issata sul tetto del municipio. Questultime cominciarono a chiedere insistentemente linstaurazione di un governo autoritario e in quattro province arrivarono addirittura a chiedere che tutti i partiti politici venissero aboliti. Tra gli ambienti diplomatici europei si diffuse rapidamente la convinzione che gran parte della responsabilit degli eventi fosse da imputare agli italiani e che la proclamazione dello sciopero non fosse stata altro che loccasione per attuare un piano pronto gi da tempo e finalizzato al duplice scopo di liberare la capitale dai socialisti e di rafforzare linfluenza del governo nelle campagne 111. Il Foreign Office britannico tent di stemperare i toni, invitando Dollfuss alla moderazione, in nome anche degli effetti che una politica eccessivamente repressiva nei confronti dei socialisti avrebbe potuto avere sulla sinistra inglese e, di conseguenza, sulla possibilit di ottenere nuovi contributi economici. Il Cancelliere austriaco, tuttavia, rispose che si era trattato di un modo come un altro di dimostrare a Hitler che il suo governo era perfettamente in grado di mantenere lordine allinterno del Paese; agli occhi degli inglesi, tuttavia,
111 The Times, 13 e 15 febbraio 1934; The Manchester Guardian, 13 e 17 febbraio 1934.

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risultava chiaro che lAustria fosse sullorlo di una guerra civile e il governo si espresse ripetutamente in favore di una politica di conciliazione e cooperazione internazionale (appeacement). Alcuni giorni dopo, E.H. Carr, un membro del Foreign Office, scrisse un memorandum eloquentemente intitolato Il problema austriaco, nel quale affermava che le Heimwehren erano ormai la sola forma di autorit rimasta in tutta lAustria, sebbene si trattasse, in realt, di un esercito di mercenari al servizio degli italiani. Egli concludeva affermando tristemente che lAustria indipendente era ormai morta e sepolta ed era solo questione di tempo prima che o la Germania o lItalia se ne impadronissero, sebbene la soluzione tedesca sembrasse fornire maggiori garanzie di stabilit, mentre quella italiana poteva contare soltanto sulla forza del suo esercito di mercenari112. Quando, nel marzo 1934, Dollfuss si rec in visita a Roma, il governo italiano non risparmi nessuno sforzo per fare delloccasione un vero e proprio successo della diplomazia nazionale. In alcune interviste rilasciate alla stampa locale, il Cancelliere austriaco afferm ripetutamente che gran parte dei suoi connazionali nutrivano ormai una crescente sfiducia nei confronti del Parlamento e che spesso domandavano apertamente una riforma radicale del sistema politico. I socialdemocratici, prosegu Dollfuss, avevano tentato di opporsi a tale tendenza e di impadronirsi del potere con la violenza, ma questo aveva interrotto il lavoro del governo per pochi giorni appena; la nuova Costituzione avrebbe avuto basi fortemente corporative e avrebbe previsto listituzione di un solo sindacato, ufficiale e riconosciuto. In realt, ogni forma di autonomia provinciale era stata abolita, essendo i governi locali stati rimossi e sostituiti con giunte provinciali autoritarie; i nuovi governatori dellAlta Austria e del Burgernland, cos come quelli della Bassa Austria e della zona di Salisburgo, erano membri del Fronte Patriottico, il quale comprendeva deputati provenienti dalle fila delle Heimwehren, mentre i sindacati locali vennero trasformati in Associazioni patriottiche e cattoliche. Tuttavia, la lotta contro lo strapotere tedesco continuava a sembrare disperata, persino con lappoggio degli italiani, e i diplomatici inglesi e francesi di stanza a Vienna erano del parere che i rispettivi governi dovevano cercare di garantire allAustria tutto il supporto materiale ed economico possibile 113. Purtroppo,
112 Memorandum di E. H. Carr, 26 febbraio 1934, FO 371, file 18351. 113 F. L. Carsten, cit., pagg. 194-195.

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per, le politiche di austerity dovute ai tentativi di uscire dalla crisi economica, non consentivano alle potenze occidentali di concedere alcun nuovo prestito, n di siglare accordi preferenziali con il governo di Dollfuss, almeno secondo Sir Runciman, Presidente della Board of Trade britannica. Invece, il Foreign Office decise poi di discutere la questione, poich, sebbene laiuto che potevano concedere allAustria non avrebbe avuto grossi impatti sul lungo periodo, sarebbe comunque potuto essere utile alla crociata per la salvaguardia dellindipendenza del piccolo Stato. Anche la discussione di cosa poteva essere fatto per lAustria in termini politici port ad un esito analogamente negativo: linfluenza dei nazionalsocialisti cresceva a ritmo sostenuto allinterno del Paese, mentre gli ex Alleati non riuscivano ad accordarsi sulla linea da seguire. Il fatto che la situazione si andasse aggravando, poi, era testimoniato anche dal recente cambiamento avvenuto nella condotta di Dollfuss: fino a poco tempo prima, il Cancelliere austriaco aveva affermato di non avere alcuna intenzione di rivolgersi alla Societ delle Nazioni per un intervento contro la Germania, uno Stato che considerava come un fratello; ora, invece, minacciava di agire proprio in quel modo, a testimonianza del fatto che fosse davvero sullorlo della disperazione, date le scarse probabilit di mantenere lindipendenza dellAustria. Stando ai memorandum dellepoca, Dollfuss era ormai dato per spacciato, poich non era ritenuto in grado di sopravvivere agli attacchi dei suoi nemici, a meno che non avesse raggiunto notevoli miglioramenti economici, frutto anche della benevolenza dei Paesi stranieri; tuttavia, il raggiungimento di simili accordi preferenziali era impossibile, complice anche la crisi economica, dunque la situazione era ad un punto di stallo 114. Allinterno del Paese, invece, lautoritarismo si basava su tre pilastri; la Chiesa, lesercito regolare e le Heimwehren. Tuttavia, non mancavano i contrasti tra questultime e la Chiesa, in particolar modo relativamente al campo dellistruzione, di stampo prevalentemente cattolico, nel quale i paramilitari avrebbero invece voluto veder prevalere le influenze fasciste. Questi contrasti si estero poi ad altri ambiti, ma vennero tuttavia ignorati dal governo, il quale, non essendo disposto a rinunciare alla propria base cattolica, che costituiva lo strato pi solido del suo elettorato, non colse limportanza del compromesso e i risvolti positivi che avrebbe potuto avere, lasciando ai
114 Selby a Vansittart, 20 luglio 1933.

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nazionalsocialisti la possibilit di incunearsi in simili crepe e minare la stabilit dellautorit centrale. Linfluenza delle Heimwehren, in sostanza, era troppo marcata perch il governo potesse pensare di contrariarne in qualche modo la volont. Nel settembre del 1933 le fila dellorganizzazione contavano circa quarantamila esponenti, perfettamente addestrati ed equipaggiati, grazie anche al contributo italiano, e ci la rendeva la principale forza del Paese. Il problema, per, era costituito dalla dubbia affidabilit della formazione, anche perch si cominciava a vociferare con insistenza in merito a presunte collusioni di molti membri con esponenti del Partito nazionalsocialista. Tali sospetti trovarono conferma allinizio del 1934, quando il Conte Alberti, il leader delle Heimwehren della Bassa Austria, fu arrestato mentre si trovava nellappartamento di un noto nazista viennese, intento a prendere segretamente accordi con un diplomatico tedesco. Come descritte nella corrispondenza privata delle ambasciate straniere a Vienna, le Heimwehren erano principalmente costituita da un vasto gruppo di uomini indisciplinati e male assortiti, troppo inclini a privilegiare gli interessi locali; inoltre, nonostante gli ingenti aiuti economici provenienti dallItalia, i quali avevano subito unimpennata dopo la recente visita di Dollfuss a Mussolini, ben pochi di loro sembravano realmente disposti a prendere posizione contro Berlino in favore di Roma, qualora si fosse arrivati ad un vero e proprio scontro 115. Nel giugno 1933, il Partito nazionalsocialista austriaco venne dichiarato fuori legge e si vide perci costretto a continuare la sua attivit in clandestinit. Il partito non era ancora abbastanza forte per tentare di conquistare il potere, ma Hitler sembrava convinto del fatto che, se si fossero tenute nuove elezioni generali, avrebbe ottenuto la maggioranza; inoltre, egli era conscio del fatto che lobiettivo principale di Dollfuss era quello di rimuovere dallimmaginario collettivo lidea di nazionalismo tedesco per sostituirla con quella di nazionalismo austriaco. La Germania, infatti, non intendeva correre il rischio che sei milioni di tedeschi subissero quello che chiamavano processo di svizzerizzazione, ossia scivolassero verso la neutralit; per questo motivo, il governo nazista di affrett a promuovere drastiche misure economiche che accelerassero la caduta di Dollfuss e promuovessero la richiesta di elezioni anticipate116. Nel luglio 1933, lambasciatore Franckenstein inform il Foreign
115 Military Intelligence report on semi-military report, 22 settembre 1933, WO 190, file 213. 116 F. L. Carsten, cit., pag. 203.

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Office dellintenzione del governo austriaco di organizzare una nuova forza armata al fine di resistere alla crescente pressione tedesca; poich i francesi (dopo aver ricevuto il benestare degli Stati della Piccola Intesa) e gli italiani avevano gi approvato liniziativa, anche gli inglesi concessero il loro assenso, a patto che il nuovo esercito rispettasse le condizioni stabilite dal Trattato di Saint-Germain, ossia che non superasse le trentamila unit e che avesse una durata non superiore ai dodici mesi. Una simile iniziativa suscit le ovvie proteste dei tedeschi, i quali si lamentavano con insistenza del comportamento di Dollfuss nei confronti dei nazisti austriaci e della sua totale assenza di disponibilit al compromesso. La risposta tedesca, comunque, non si fece attendere. Nellagosto dello stesso anno nei quartier generali nazisti di Monaco si cominci a progettare la formazione, tramite membri delle SA austriache, di una Legione destinata a compiere operazioni contro lo Stato di Dollfuss gi a partire dalla fine del mese. La Legione austriaca, infatti, stava pianificando un raid nel Tirolo, al fine si assumere il controllo di Innsbruck. La situazione si fece sempre pi tesa e si susseguirono numerosi episodi di violenza lungo la linea di confine. Inoltre, linfluenza nazionalsocialista si estese anche allesercito, provocando non poche diserzioni. La fiducia nelloperato di Dollfuss diminuiva di giorno in giorno, poich il Cancelliere veniva accusato di cooperare con i vecchi nemici del Paese, vale a dire Francia e Italia, per non parlare della libert di commercio ancora concessa agli ebrei, nonostante il diffondersi dellantisemitismo. Larea pi critica del Paese era quella dellAlta Stiria, dove i nazionalsocialisti possedevano grandi depositi di armi e godevano del supporto dellAlpine Montangesellschaft, il principale gruppo industriale austriaco, controllato per da capitali tedeschi. Il Partito nazionalsocialista continuava a crescere e ad acquisire nuovi seguaci e a diffondersi in tutto il Paese, sfidando sempre pi apertamente il governo, poich consci delle conseguenze devastanti sulleconomia austriaca che aveva avuto la tassa di mille marchi introdotta da Hitler per il passaggio della frontiera tra Germania e Austria. Gli attentati e le sommosse si susseguivano senza posa e nazisti erano sempre pi convinti che Hitler e Mussolini avrebbero finito per accordarsi, giungendo ad una soluzione che avrebbe comportato leliminazione di Dollfuss.

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3.3

Il pretesto per una dittatura corporativa: la Costituzione

austriaca tra il 1934 e il 1938


It was, however, essentially an authoritarian regime in fascist guise, a fascist impersonation; at best it was a semi-fascist authoritarian dictatorship. Con queste parole, Ernst Hanisch riassume in modo esemplare la realt politica dell'Austria tra il 1934 e il 1938. Al giorno d'oggi, gli studiosi non si soffermano pi sulla polemica tra Stato corporativo e Austrofascismo, la quale ha dominato la discussione inerente le caratteristiche degli anni di Dollfuss e Schuschnigg in Austria fino agli anni Ottanta. L'attenzione va ora a nuovi interrogativi, primo fra tutti uno che lo steso Hanisch pose ripetutamente nel corso degli anni: fino a che punto la lunga tradizione di statalismo e burocrazia caratterizzante la storia dell'amministrazione austriaca ha favorito l'eliminazione del parlamentarismo e della democrazia? E inoltre, qual era la posizione occupata dall'Austria tra gli altri regimi autoritari e dittatoriali nell'Europa degli anni Trenta? Per cercare di dare risposta a questi e altri interrogativi utile esaminare la Costituzione austriaca del 1934 e la realt costituzionale che port poi all'Anschluss. Il fatto che la Costituzione del '34 non abbia ricevuto la giusta attenzione dagli studiosi deriva probabilmente dal suo status di documento finalizzato a sospendere temporaneamente la Carta del 1920 e dalla mancanza di conseguenze durature nel tempo. Negli ultimi anni ci si invece soffermati sulle circostanze che portarono alla fine della democrazia in Austria e all'instaurazione della dittatura, ossia il periodo che va dal 4 marzo 1933 (il giorno dello scioglimento del Parlamento) all'assassinio del Cancelliere Dollfuss, il 25 luglio 1934. La nuova Costituzione, che entr in vigore il 1 maggio 1934, stata spesso definita un crogiolo di corporativismo, autoritarismo e austrofascismo. Tuttavia, bene soffermarsi anche sul sistema di governo che ne deriv e che si mantenne pressoch immutato fino al 1938117. In via generale, la Costituzione del 1934 fu un deliberato e intenzionale tentativo di rottura con la tradizione democratica e il principio della sovranit
117 G. Bishop, The Dollfuss/Schuschnigg era in Austria, pagg. 143-144.

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popolare, derivato direttamente dall'et dell'Illuminismo e dalla Rivoluzione francese e richiamato dalla Carta del 1920. All'articolo 1, la dicitura Repubblica d'Austria veniva rimpiazzata da quella di Stato federale d'Austria, il quale veniva definito dal preambolo come cristiano, tedesco e a base corporativa. Le due pi alte cariche dello Stato, il Presidente federale e il Cancelliere federale, godevano di uno status privilegiato sia nell'ambito dell'amministrazione pubblica sia in quello dei rapporti con gli organi legislativi dello Stato e a loro spettava il potere decisionale vero e proprio, non solo al livello esecutivo, ma anche a quello legislativo. Persino la letteratura contemporanea riconobbe il nuovo ordinamento come quello proprio di uno Stato autoritario. In via del tutto sommaria, possiamo identificare quattro principi guida all'interno del testo: il principio cristiano-germanico, il principio dell'autoritarismo, il principio dell'organizzazione federale dello Stato, il principio corporativo118. Il primo pu essere considerato come una sorta di linea guida della politica del Paese e non privo di conseguenze anche al livello legale nell'ambito della stessa Chiesa cattolica intesa come organizzazione. Agli occhi delle lites politiche, almeno quelle che affondavano le proprie radici nel Partito cristiano-sociale, l'Austria sarebbe dovuta diventare il modello di Stato cattolico per eccellenza. Questa teoria trovava riscontro nel fatto che il nuovo testo costituzionale iniziava con un appello all'Altissimo e ricevette attuazione nel Giorno della Nuova Austria, il 1 maggio 1934, insieme con il recente Concordato con la Santa Sede, stipulato nel giugno dell'anno precedente. Si trattava di un deliberato tentativo di reinventare completamente il giorno che era stato battezzato dai Socialdemocratici come Giorno del Lavoro, trasformandolo cos in una festivit pubblica, una vera e propria ricorrenza simbolo della nascita del nuovo Stato e delle sue profonde radici cattoliche. Alla Chiesa cattolica, infatti, vennero accordati privilegi significativi, sia nell'ambito legislativo (nello specifico, matrimoniale), sia in quello dell'istruzione. Come gi menzionato precedentemente, la nuova Costituzione conferiva al duumvirato costituito dal Presidente e dal Cancelliere una posizione predominante nell'ambito governativo; invero, come dimostrato dalle vicende realizzatesi poi fino al 1938, il potere era nella quasi sua totalit
118 G. Bishop, cit., pag. 149

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concentrato nelle mani del Cancelliere. Nella Costituzione del 1920, invece, la posizione del Cancelliere, per lo meno dal punto di vista del diritto costituzionale, era relativamente debole. Nel contesto del governo federale egli agiva come mero primus inter pares: tranne che per la sua funzione di presidenza del Consiglio dei Ministri, il suo status non era diverso da quello di tutti gli altri titolari di Dicastero e non godeva di nessuna autorit sull'organizzazione degli altri Ministeri federali. Al contrario, invece, l'articolo 93 della nuova Carta conferiva esplicitamente al Cancelliere una funzione guida nel determinare le linee politiche di ogni Ministero, che sarebbero poi potute essere soltanto implementate dagli altri Ministri, sempre per nell'ambito delle direttive stabilite dal Cancelliere. Anche la figura del Presidente federale veniva considerevolmente rafforzata, per lo meno stando al testo scritto: la realt poi avrebbe dimostrato come, in sintesi, l'autorit sarebbe poi stata tutta riunita nelle mani del Cancelliere. Questi cambiamenti si riflettevano perfettamente nell'introduzione di una nuova legge elettorale e nell'estensione del mandato a sette anni. Inoltre, non era previsto nessun meccanismo di rimozione o sfiducia al Presidente federale e, diversamente da quanto stabilito dalla Costituzione passata, la rielezione era ammessa. Il Consiglio di Stato Federale diveniva adesso il pi importante organo legislativo. Era delineato per contribuire all'attuazione del principio autoritario della Costituzione ed era l'organo preposto ad emettere pareri obbligatori per tutti quegli atti dell'esecutivo che li richiedevano. Esso constava di un numero di membri variabile tra quaranta e cinquanta, a seconda di quanto stabilito dal Presidente federale, cui competeva la nomina dei componenti. Per la nomina non vi era necessit di una proposta governativa, ma doveva essere controfirmata e dunque, in sostanza, approvata dal Cancelliere federale. La popolazione veniva poi suddivisa in corporazioni, a seconda della loro occupazione e del loro ambito culturale, le quali venivano poi rappresentate dal Consigli federali, la cui funzione era per meramente consultiva. Infine, al Presidente e al Cancelliere era attribuito il diritto di emanare decreti in situazioni di emergenza, rendendo cos possibile arginare del tutto la funzione (sebbene ormai meramente consultiva) del Consiglio di Stato federale. Il testo costituzionale in s era caratterizzato da una forte preponderanza del 80

potere esecutivo, tendenza che fu poi rafforzata dalla realt politica del periodo tra il 1934 e il 1938. La ripartizione del potere tra il Presidente e il Cancelliere si risolse in realt in un forte predominio di quest'ultimo, il quale godeva invero di un potere quasi assoluto. Una simile situazione, la quale traeva le sue basi legali da una serie di atti emanati nella prima met del 1934, anche prima che la nuova Carta costituzionale venisse adottata, poneva le basi per quella che sarebbe poi divenuta una consuetudine sotto Schuschnigg, ossia l'adozione di vere e proprie leggi senza neppure consultare gli organi legislativi. In sostanza, dunque, i meccanismi per la creazione di organi consultivi stabiliti dalla Costituzione venivano sistematicamente ignorati 119. Tuttavia, risulta difficile sorprendersi che tali organi, nelle rare occasioni in cui venivano interpellati, non rigettassero mai alcun provvedimento, dal momento che ogni singolo componente era nominato direttamente dal Cancelliere, senza passare attraverso alcuna forma di elezione. Sembra opportuno sottolineare che quanto accadeva per gli organi legislativi trovava applicazione anche in altre aree. Infatti, tutti i poteri di nomina del Presidente federale furono presto trasferiti tramite decreto al Cancelliere e il meccanismo previsto in Costituzione per l'elezione del Presidente non venne mai applicato. Questa sistematica marginalizzazione della figura del Presidente si pone nell'ottica di quanto iniziato dal Governo nella fase di transizione dalla democrazia all'autoritarismo, a partire dal 5 marzo 1933: infatti, il Presidente Miklas fu ben presto completamente tagliato fuori da ogni attivit politica di rilievo e non errato considerarlo come un monumento vivente ad un sistema governativo ormai defunto. Dunque, come gi detto, grazie ad un'astuta serie di atti legislativi, la Costituzione del '34 rimase per larghissima parte un semplice pezzo di carta, senza trovare mai piena attuazione e con un impatto pratico davvero limitato. La posizione del Cancelliere federale era a dir poco dominante e fu ulteriormente rafforzata nel corso degli anni, mentre l'elemento corporativo era ridotto ad una sorta di organismo tronco e mutilato, mai realmente apprezzato dalle masse. Queste furono, in sintesi, le circostanze che enfatizzarono in modo considerevole l'autoritarismo in Austria dal 1934 al 1938. Il potere legislativo era stato in larga parte assorbito da quello esecutivo
119 G. Bishop, cit., pag. 151

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e l'intero sistema presentava ormai gran parte dei tratti caratteristici di un regime dittatoriale. Con l'eliminazione delle Heimwehren e il progressivo accentramento di tutti i poteri nelle mani del Cancelliere, fu infine possibile parlare di una dittatura del cancellierato. Tuttavia, nelle sue relazioni con le potenze straniere, l'Austria tent ostinatamente di differenziarsi dal totalitarismo del Reich tedesco e da tutti gli altri regimi dittatoriali presenti negli Stati vicini, sottolineando la sussistenza all'interno dei propri confini di una Carta dei Diritti fondamentali e di strutture federali, sebbene queste fossero ridotte, il pi delle volte, a nient'altro che semplici gusci vuoti. Gli elementi corporativi venivano continuamente ricordati dalla retorica ufficiale a supporto della tesi secondo la quale l'Austria stesse creando un sistema statale completamente nuovo. Tuttavia, tale tesi rimase pura teoria e fu facilmente smentita dalle modalit utilizzate dal regime per rafforzare il proprio potere. Infatti, l'autoritarismo austriaco si dimostr del tutto incapace di sfuggire alla generale tendenza europea e inizi cos, con l'aiuto del Fronte Patriottico, ad elevare il Cancelliere Dollfuss al livello di un martire e a sviluppare una sorta di mito del furher attorno al Cancelliere Schuschnigg 120. Come ogni altro regime autoritario sviluppatosi a cavallo tra le due Guerre Mondiali, il governo di Dollfuss e Schuschnigg si ritenne foriero di novit, inventore della famosa terza via, un'alternativa sia alla democrazia liberale sia alla dittatura totalitaria. La terza via, comunque, rimane semplicemente una costruzione teorica, che il Governo attu soltanto in via rudimentale e che non godette mai del pieno appoggio della popolazione. Questa anche la ragione per cui Schuschnigg, quando i suoi disegni in merito di politica estera cominciarono a mostrarsi destinati al fallimento, non ricevette quel supporto da parte delle forze interne al Paese che avrebbe forse potuto rendere possibile una qualche forma di resistenza alla pressione nazionalsocialista e forse anche preservare l'indipendenza del Paese.

3.4

LAustria sotto Schuschnigg (1934-37)


Il 26 luglio 1934 i giornali di tutta Europa annunciavano che i nazisti

120 G. Bishop, cit., pag. 158.

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austriaci avevano finalmente messo in pratica ci che ci si aspettava da tempo: leliminazione di Dollfuss e un tentativo di conquistare il potere. Il governo si dimise in blocco e Rintelen, gi noto per aver avuto numerosi contatti con i nazionalsocialisti, assunse la carica di Cancelliere. Venne nuovamente proclamata la legge marziale nella capitale e Kurt von Schuschnigg, il Ministro dellIstruzione, venne incaricato di formare il nuovo governo 121. Stando a quanto scriveva il Times, egli negozi con coloro i quali avevano occupato la Cancelleria il rilascio dei membri del precedente governo fatti prigionieri, a condizione che venisse lasciata ai tedeschi la piena libert dazione. Ovunque cera il caos pi completo: la Cancelleria, le sedi della polizia e i principali edifici pubblici erano circondati da truppe ed esponenti armati delle Heimwehren, mentre per le strade si aggiravano gruppi compatti di nazionalsocialisti, formati in genere da cinque o dieci persone 122. Tuttavia, lattentato non sort i risultati sperati dai tedeschi; al contrario, numerose bandiere nere sventolavano dalla cima degli edifici pubblici, ma anche dalle finestre di numerose abitazioni private: gran parte della popolazione, soprattutto a Vienna e nella Bassa Austria, dimostrava infatti un crescente astio nei confronti dei nazisti e dei loro metodi, nutrendo, invece, sincero dispiacere per la sorte di Dollfuss, il quale si trov dunque a godere di maggiore popolarit da morto piuttosto che da vivo. Il nuovo governo austriaco, inoltre, guadagn consensi anche per via dellepurazione ai vertici avvenuta in Germania il mese precedente, la quale aveva comportato anche luccisione del leader delle SA, Rhm, e gettato nuova luce sulla brutalit dei metodi dei nazionalsocialisti. A tutto ci contribuiva poi la stampa italiana, la quale si era lanciata allunanimit nella ferrea condanna di quanto avvenuto nei giorni precedenti, attribuendone apertamente la responsabilit ai tedeschi. Inoltre, due divisioni dellesercito italiano vennero spostate al confine del Brennero, pronte ad intervenire se la situazione fosse degenerata 123. Nei giorni successivi alla morte di Dollfuss gli scontri tra i nazisti e le Heimwehren si estesero a tutto il Paese, provocando la morte di diverse centinaia di persone. La stampa britannica espresse pi volte la convinzione che il Presidente Miklas avesse preso la giusta decisione nello scegliere Schuschnigg; egli era
121 F. L. Carsten, cit., pag. 212 122 The Times, 26 luglio 1934; The Manchester Guardian, 26 luglio 1934. 123 Manchester Guardian, 27 luglio 1934.

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infatti lunico, tra i precedenti colleghi di Dollfuss ad avere qualche chance di dare al Paese la concordia e la stabilit di cui aveva un disperato bisogno. Sebbene linfluenza delle Heimwehren fosse notevolmente aumentata, era intenzione di Schuschnigg tenerle fuori dal governo, poich troppi dei loro esponenti si erano uniti ai nazisti o avevano intavolato negoziati con loro. Questo compromesso venne accettato, poich il movimento aveva da molto superato il suo momento di massima attivit e appena due anni dopo Schuschnigg sarebbe stato in grado di scioglierlo senza troppi problemi. Per quanto concerneva, invece, la posizione delle altre potenze europee, il Foreign Secretary esprimeva al Primo Ministro britannico la necessit di mantenersi fuori dai conflitti che affliggevano lEuropa centrale, affiancando la Francia e lItalia nella difesa dellindipendenza dellAustria, senza rischiare, per, di ripetere gli errori del 1914124. Inoltre, per gli inglesi era fondamentale sfruttare loccasione per cercare di allargare la spaccatura tra Germania e Italia; questultima, infatti, come asserito anche dallambasciatore britannico di stanza a Roma, non era mai stata tanto anti-tedesca come in quel momento. Nellarco di tempo tra il 1934 e il 1937 le condizioni economiche dellAustria iniziarono lentamente a migliorare, grazie alla ripresa industriale che ebbe luogo un po ovunque. Nellottobre 1935 il deficit risult pi basso del 20% rispetto allo stesso mese dellanno precedente; anche la disoccupazione diminu sensibilmente, anche grazie ad alcuni aiuti provenienti dalla Societ delle Nazioni. Il governo, intanto, esisteva grazie allappoggio delle forze armate regolari125. Tra le varie formazioni paramilitari, invece, si erano sviluppate forti rivalit, a seconda del leader che appoggiavano; cerano, ad esempio, forti contrasti tra le Ostmrkische Sturmscharen, una formazione che desiderava fare dellAustria uno stato cattolico e clericale, e le Heimwehren, gli austrofascisti, i quali miravano a realizzare uno Stato corporativo sul modello di quello italiano. Tuttavia, una consistente parte della popolazione desiderava un governo nazista e, di conseguenza, lAnschluss, il che assottigliava le probabilit del governo di riuscire a mantenere lindipendenza del Paese. Data dunque lestrema inaffidabilit delle associazioni paramilitari, lunica via percorribile per il governo consisteva nel cercare lappoggio dellesercito regolare e del popolo, il quale avrebbe potuto
124 Manchester Guardian, 31 luglio 1934. 125 G. Bischof, The Dollfuss/Schuschnigg Era in Austria, pag. 168.

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essere aumentato attraverso la ricerca di un accordo con i socialisti. Inoltre, i membri dellesercito regolare disprezzavano fortemente le Heimwehren, sentimento peraltro ricambiato: una fusione tra i due corpi militari risultava dunque impossibile. Tuttavia, cera da considerare il fatto che Mussolini, forse il principale sostenitore dellindipendenza dellAustria, considerava le Heimwehren il principale pilastro dellautonomia del Paese ed aveva con Starhemberg una relazione pi stretta di quella con qualsiasi altro politico austriaco: proporre lo scioglimento delle formazioni paramilitari era dunque fuori discussione126. In realt, Schuschnigg e Buresch, il Ministro delle Finanze, erano piuttosto propensi alla moderazione, specie nei confronti dei leader socialisti arrestati, tra cui lex sindaco di Vienna, Seitz (come auspicato anche dagli inglesi), ma tra il parlare di moderazione e la sua applicazione si poneva appunto il problema delle Heimwehren, le quali godevano dellappoggio del leader italiano, erano forti delle vittorie appena riportate sui nazionalsocialisti tedeschi e quindi per niente disposte al compromesso 127. Tuttavia, prove di divisioni interne, recriminazioni e reciproche gelosie non mancavano; tale situazione faceva s che i rissosi leader delle varie fazioni sovrastimassero grandemente la propria forza. La macchina della diplomazia internazionale, intanto, continuava a muoversi instancabilmente. Il 1 agosto 1934 lambasciata inglese a Roma rifer al governo italiano la propria speranza che il governo austriaco promuovesse una politica di conciliazione tra le due opposte fazioni dei socialdemocratici e dei nazisti; purtroppo, per, un successivo discorso di Starhemberg rivel lirrealizzabilit di tale ipotesi, poich affermava che il governo persisteva nellopporsi ad ogni frangia che non avesse accettato in toto il programma delle Heimwehren. Lambasciatore britannico aveva quindi il compito di scoprire cosa Mussolini avesse detto in privato a Schuschnigg in merito a tale questione, poich questo era un buon momento per le diplomazie francese e inglese per intervenire a supporto di una politica di conciliazione a Vienna 128. Infatti, nella capitale austriaca gli esponenti pi moderati del Partito nazionalsocialista temevano che il potere potesse finire nelle mani delle S.A. o delle S.S. agli ordini di Monaco e cercavano quindi di giungere ad un accordo
126 G. Bishop, cit., pag. 170. 127 Minute di Carr, 15 e 27 agosto 1934, FO 371, file 18354. 128 Selby a Simon, 27 ottobre 1934, FO 371, file 18366.

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con il governo; tuttavia, questultimo era convinto che il regime di Hitler sarebbe caduto entro breve e preferiva dunque non fare concessioni e resistere per il tempo necessario (che si presumeva essere breve) attraverso luso della forza, incoraggiato anche dallappoggio di Mussolini. Unipotesi gradita alla diplomazia anglo-francese fu avanzata da Rintelen, il quale propose che alcuni esponenti del Partito nazionalsocialista entrassero a far parte del governo, unidea che, secondo il politico austriaco, sarebbe potuta essere accettata anche dalla Germania; tuttavia, essa era inaccettabile per Mussolini e, dunque, impraticabile dal punto di vista politico129. Nellottobre dello stesso anno alcuni leader nazionalisti cercarono di giungere ad un accordo con Schuschnigg, accettando come conditio sine qua no lindipendenza dellAustria; il Cancelliere cominci ad intavolare negoziati, inizialmente con risultati sorprendentemente buoni, con Anton Reinthaller, lex leader dellAssociazione Agraria. Lala moderata dei nazionalisti sembrava dunque disposta ad accettare lidea di unAustria germanica ma indipendente e pronti ad unirsi al Fronte Patriottico. Purtroppo, per, la notizia dei negoziati trapel e il governo fu costretto a smentire il tutto: ancora una volta le Heimwehren erano riuscite ad imporre al Cancelliere la propria volont, suscitando lastio dei circoli nazionalisti e sbarrando la strada ad ogni forma di negoziato. Schuschnigg infatti, sebbene le Heimwehren avessero nel Paese poco supporto al di fuori di quello imposto con le armi, non poteva permettersi di alienarsi le loro simpatie, anche per via delle sovvenzioni estere che ricevevano 130. Nellaprile 1935 il malcontento torn a crescere tra la popolazione a causa di una diminuzione del potere dacquisto dello Schilling; le autorit ne erano ben consapevoli e recentemente Starhemberg aveva attaccato il Ministro delle Finanze in merito alla questione. Una simile pressione sul governo sarebbe stata esercitata a prescindere dallorientamento politico della maggioranza e la migliore soluzione era rappresentata da un aumento dei commerci con lestero, il pi importante strumento a disposizione del governo per preservare lindipendenza del Paese131. Per quanto concerneva invece il sistema di governo, molti osservatori stranieri riscontravano marcate somiglianze tra la situazione austriaca e quella tedesca: la democrazia parlamentare era
129 Selby a Simon, 3 agosto 1934, FO 371, file 18354. 130 F. L. Carsten, cit., pag. 223. 131 Report di Carr, 14 ottobre 1934, FO 371, file 18358.

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scomparsa in entrambi gli Stati, i Partiti socialdemocratici erano stati soppressi, la stampa era soggetta ad una severa censura e lantisemitismo era uno dei tratti salienti del regime. La sopravvivenza del governo austriaco era in larga parte dovuta ai tentativi degli italiani di impedire che la Germania arrivasse a premere sulle proprie frontiere, ma tali sforzi si erano in realt risolti nellassimilare sempre pi il regime austriaco a quello imposto da Hitler nel vicino Stato. Infatti, a conferma di tale tesi, quando, nellottobre 1935 venne formato un nuovo governo, esso risult essere formato da quattro esponenti delle Heimwehren e sei esponenti dei cristiano-sociali; tuttavia, i posti occupati dai paramilitari erano di enorme rilievo Vice-cancellierato con Starhemberg, Finanze, Esteri ed Interni cos che linfluenza del movimento rimase preponderante. Il nuovo governo, dunque, era pi che mai soggetto allinfluenza italiana, affatto rappresentativo della popolazione, e avversato almeno quanto era avversata la stessa Italia da gran parte degli austriaci. Il vero timore delle autorit di Vienna, comunque, rimaneva quello di un accordo tra Italia e Germania, il quale avrebbe finito per decretare la fine dellAustria indipendente. Tale ipotesi assunse i caratteri di profezia allo scoppio del conflitto tra Italia e Abissinia132, scontro che avrebbe inciso in maniera drammatica sul mutamento degli equilibri nell'ambito europeo. Dopo linvasione italiana dellAbissinia, infatti, avvenuta nellottobre del 1935, la Societ delle Nazioni aveva inflitto al governo di Mussolini pesanti sanzioni, sulla base della violazione dellarticolo 16 dello Statuto, ma Austria, Ungheria e Albania si opposero fortemente ad una simile decisione nei confronti del loro protettore. Tale condotta provoc un notevole raffreddamento dei rapporti con la Gran Bretagna, la quale, pur mantenendo il proprio interesse alla salvaguardia dellindipendenza austriaca come parte integrante di un piano pi generale di gestione della loro politica estera in Europa, non poteva approvare alcun tipo di politica autoritaria. Il Principe Starhemberg, poi, si spinse oltre, inviando a Mussolini un lungo messaggio di congratulazioni per il suo atto di sfida contro la Societ delle Nazioni. Lambasciatore austriaco a Londra, Franckenstein, fu raggelato da un tale esempio di suicidio diplomatico, poich si trattava di un deliberato attacco alla politica estera dellunico Paese che ancora sosteneva economicamente lAustria, essendosi le sovvenzioni
132 Ian Handerson a Selby, 13 aprile 1935, FO 371, file 19481.

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italiane alle Heimwehren interrotte da un pezzo. Fu probabilmente lallarmato telegramma di Franckenstein ad indurre Schuschnigg a sbarazzarsi del suo ingombrante Vice e a destituirlo anche dalla carica di leader del Fronte Patriottico133; il tutto si svolse per senza incontrare alcun tipo di resistenza. Infatti, in modo abbastanza paradossale, a dire il vero, la caduta di Starhemberg fu causata dalle sue stesse scelte politiche: lo stretto collaboratore da lui nominato Ministro delle Finanze, contrariamente ad ogni previsione, aveva introdotto severe restrizioni economiche che erano andate a colpire duramente le associazioni paramilitari, privandole dei fondi necessari. Lo scoppio di nuovi conflitti allinterno delle Heimwehren, soprattutto tra Starhemberg e Fey, offr a Schuschnigg loccasione attesa da molto tempo: nellottobre 1936 il governo decret lo scioglimento di ogni associazione paramilitare, incorporandole nella milizia del Fronte Patriottico, lunica formazione paramilitare legale. Era dunque la fine delle Heimwehren come forza separata ed anche la fine del dualismo che aveva scosso il Paese fin dalla morte di Dollfuss: Schuschnigg poteva ora ritenersi il solo e unico leader 134. Nel frattempo proseguivano con successo i negoziati tra lambasciatore tedesco, von Papen, e Schuschnigg: le condizioni imposte dallAustria prevedevano innanzitutto il riconoscimento dellindipendenza del Paese, la proibizione per i nazionalsocialisti di stipulare accordi di natura politica e il mantenimento della propria linea di politica estera. Laccettazione di queste condizioni da parte di von Papen rese possibile il raggiungimento di un accordo, reso poi pubblico l11 luglio 1936. Laccordo prevedeva inoltre una clausola segreta in base alla quale si sarebbe proceduto ad unamnistia per i nazionalsocialisti arrestati, permettendo inoltre ad esponenti dellopposizione di prendere parte al governo. Le reazioni in Austria non si fecero attendere: i socialisti dichiararono la loro volont di continuare a lottare contro il regime fascista; i legittimisti protestarono vivamente contro quello che ritenevano un tradimento della nazione da parte del Cancelliere; anche gli ebrei e i nazionalsocialisti pi convinti si opposero allaccordo. Ad una prima analisi, laccordo raggiunto appariva un successo per tutti, tranne che per la Germania. In realt, per, la situazione era differente: i due Paesi erano ora connessi cos
133 Minute di Vansittart sulla conversazione con Franckenstein, 13 maggio 1936, FO 120, file 1113. 134 F. L. Carsten, cit., pag. 231.

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strettamente che si poteva gi parlare di semi-Anschluss135; probabilmente i tedeschi avrebbero per il momento rispettato laccordo alla lettera, concedendo un po di respiro al governo di Vienna, ma le prospettive non erano altrettanto rassicuranti per il lungo periodo, soprattutto considerando la clausola segreta di cui le cancellerie occidentali erano alloscuro. Inoltre, con il rapido riavvicinamento tra Italia e Germania, era naturale aspettarsi da parte di Schuschnigg una maggiore disponibilit a fare concessioni ai tedeschi, visto anche lo scarso, per non dire inesistente, freno posto ad Hitler da parte delle altre potenze europee. Il Manchester Guardian era decisamente pi critico nei confronti dellaccordo e si opponeva al clima di generale ottimismo che aveva pervaso la stampa europea. Esso affermava infatti che Hitler aveva tre obiettivi principali: lAnschluss, la persecuzione degli ebrei e la sconfitta del bolscevismo. Il leader nazista non intendeva certo abbandonare alcuno di questi obiettivi, ma riteneva che unattesa di qualche anno non avrebbe nociuto alla realizzazione di un evento ritenuto comunque inevitabile; un rinvio dellazione avrebbe invece giovato al rafforzamento della posizione tedesca in Europa centrale e al successo della politica di riavvicinamento nei confronti dellItalia136. I timori del giornale inglese relativi alle mire di Hitler sullAustria non erano infondati e trovarono dimostrazione appena pochi mesi dopo, quando, nel febbraio 1937, il Ministro degli Esteri tedesco, von Neurath, si rec in visita a Vienna. Durante il suo percorso in direzione dellalbergo, infatti, venne acclamato da unenorme folla al grido di Heil Hitler; lambasciatore austriaco a Londra rifer al Foreign Office che i nazionalsocialisti non avevano affatto abbandonato le loro tattiche sovversive, costringendo Schuschnigg a guardarsi costantemente dal pericolo di intrighi e congiure. In sostanza, gli austriaci si lamentavano del fatto che latteggiamento della Germania non fosse mutato affatto, mentre quello italiano era mutato troppo. Un piccolo incidente diplomatico contribu poi ad aggravare ulteriormente la situazione. Per dimostrare a von Neurath che era ancora in grado di esercitare effettivamente il potere, il governo austriaco, nel giorno della sua partenza, organizz una nuova manifestazione, istruendo le persone affinch salutassero il ministro straniero al grido di Heil Schuschnigg, suscitando reazioni stizzite negli ambienti militari tedeschi.
135 Connor a Gascoigne al FO, 27 luglio 1936, FO 120, file 1108. 136 The Times, 13 luglio 1936; Manchester Guardian, 13 luglio 1936.

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Nellaprile 1937 Mussolini ed Hitler si incontrarono a Venezia. Il resoconto ufficiale del vertice venne interpretato come una sentenza di morte per lAustria, poich non menzionava pi il vitale interesse dellItalia alla sopravvivenza del Paese confinante, mentre il Giornale dItalia annunciava limminente entrata dei nazionalsocialisti nellesecutivo austriaco. Nonostante lo sgomento provocato in Austria dallarticolo, Schuschnigg si affrett a ribadire il fatto che per il Paese non erano previsti governi di coalizione; come riportato da un corrispondente del Times, il Cancelliere stava ancora tentando di opporsi al crescente potere dellasse Roma-Berlino. I membri del governo, in effetti, si concedevano un meritato ottimismo, poich il miglioramento della situazione economica aveva comportato un netto miglioramento della fiducia popolare nel loro operato ed anche perch erano convinti che, fin quando lalleanza tra Hitler e Mussolini fosse perdurata, i tedeschi non avrebbero osato suscitare le ire dei loro alleati, storicamente sensibili alla questione dellindipendenza austriaca137. Nel settembre dello stesso anno, Mussolini si rec in visita a Berlino e il patto tra le due nazioni venne confermato. Il Ministro degli Esteri italiano, Galeazzo Ciano, comunque, rassicur lambasciatore austriaco relativamente al fatto che non si erano verificati cambiamenti nella politica italiana nei confronti dellAustria; anche il Direttore politico del Ministero degli Esteri di Vienna ritenne le circostanze relativamente rassicuranti per la sopravvivenza del Paese. Oltre ai legittimisti, i quali costituivano sempre una buona parte dellelettorato, il governo di Schuschnigg poteva contare anche sulla crescente influenza della Chiesa Cattolica e del Fronte Patriottico, ormai lunica organizzazione paramilitare legalmente riconosciuta. Il Cancelliere, poi, autorizz lavvenire di trattative tra i nazionalisti tirolesi e il Fronte Patriottico, nella speranza che gli esponenti meno estremisti accettassero di contribuire alla causa legittimista del governo; alcuni ritengono questo uno dei pi grandi errori di Schuschnigg, poich egli non si rese conto di star aprendo le porte dellesecutivo ad elementi pericolosi e destabilizzanti, in fondo non troppo diversi dai nazionalsocialisti, i quali esercitavano gi una forte influenza sullesercito. Un altro grave problema, oltre ai contrasti con lesercito, che Schuschnigg si trovava ad affrontare era la forte disapprovazione della sua politica di cooperazione e amicizia con lItalia
137 The Times, 26 aprile 1937.

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da parte di ampie aree del Paese, soprattutto quelle pi vicine al confine meridionale, il Tirolo e la Carinzia, dove la popolazione chiedeva insistentemente che lAustria si liberasse delle due Rome, il Vaticano e lo Stato italiano. La politica filo-italiana del governo, inoltre, alien al governo molte simpatie anche tra i suoi sostenitori della prima ora, in particolare tra quei circoli che si opponevano allAnschluss e alla Germania di Hitler. In conclusione, quindi, sebbene il governo avesse contribuito al raggiungimento di una nuova stabilit economica, e Schuschnigg fosse considerato un uomo di alta levatura politica, lAustria permaneva uno Stato politicamente molto fragile, nel quale legittimisti e socialisti non riuscivano a giungere a quellaccordo necessario ad impedire lavvento del nazismo e dei tedeschi 138. Inoltre, con listituzione dellAsse Roma-Berlino, il governo non poteva pi contare sul sostegno economico e morale del dittatore italiano, sebbene in molti a Vienna continuassero ad illudersi del contrario.

3.5

La politica estera del Governo di Schuschnigg: la ricerca

della sicurezza.
Nell'Austria odierna, pochi argomenti sono in grado di generare un dibattito acceso come quello sulla questione dell'Anschluss. Negli ultimi sessant'anni innumerevoli studi sono stati compiuti, ma una questione continua ad essere aperta, quella inerente l'incapacit di Schuschnigg di abbracciare il sistema democratico-parlamentare quale contributo decisivo al successo delle mire tedesche, sebbene egli considerasse la propria strategia volta appunto a scongiurare quest'eventualit. Sebbene la neutralit del Paese fosse stata ufficialmente proclamata dal Governo di Schober nel 1929, un'importante inversione di rotta in tale orientamento era gi avvenuta durante il cancellierato di Dollfuss. A causa della guerra silenziosa intrapresa con la Germania hitleriana, il Governo austriaco intraprese due consistenti proteste internazionali contro il terrorismo di Stato e i tentativi di sovversione orchestrati dai nazionalsocialisti (luglio 1933 e gennaio/febbraio 1934) e ricevettero l'aiuto economico della
138 F. L. Carsten, cit., pagg. 234-235.

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Gran Bretagna e della Francia; inoltre, tra il 1932 e il 1934 rafforz notevolmente la cooperazione con l'Italia di Mussolini, giungendo alla stipula dei Protocolli di Roma, una serie di accordi di natura politico-economica tra Italia, Austria e Ungheria, strappando al confinante meridionale la promessa (orale, c' da sottolineare) di intervento in caso di attacco tedesco. Sembra dunque ridicolo continuare a parlare di neutralit in presenza di simili accordi. Sebbene ufficialmente Dollfuss non rinunci mai alla politica di neutralit, egli si serv del sostegno di Francia, Gran Bretagna, Italia e Ungheria come mezzo per opporsi ai tentativi nazionalsocialisti di rovesciare il Governo 139. Dopo il fallito putsch nazista del luglio 1934, Schuschnigg, divenuto Cancelliere, era fin troppo consapevole dello stato di pericolo in cui si trovava l'Austria; inoltre, la sostanziale passivit di Londra e Parigi aggravava non poco le sue preoccupazioni. Il nuovo Cancelliere, dunque, realizz ben presto che un'effettiva forma di protezione del Paese era necessaria, in aggiunta a quelle irrisorie previste dall'articolo 88 del Trattato di Saint-Germain e dagli Accordi di Ginevra del 1922. Perci, decise di promuovere il raggiungimento di un patto di natura politico-militare, stipulato al di fuori della Societ delle Nazioni, secondo il quale Francia, Gran Bretagna e Italia avrebbero garantito l'incolumit dei confini austriaci. A tal fine Vienna si impegn nella ricerca di prove che dimostrassero il coinvolgimento di Berlino nel fallito tentativo di colpo di Stato durante il quale era rimasto ucciso Dollfuss. Il 28 agosto 1934, dopo essere venuto in possesso di numerosi documenti che dimostravano la colpevolezza tedesca, Schuschnigg inform Londra, Roma e Parigi della propria intenzione di creare una sorta di Patto Austriaco a Ginevra il settembre seguente, inviando i dettagli preliminari gi la notte successiva. Schuschnigg respinse la proposta di Mussolini di concludere un accordo bilaterale, da aprire solo successivamente alla partecipazione inglese, francese e persino tedesca; tuttavia, egli accett le richieste francesi e inglesi di estendere anche alla Germania il sistema di garanzie a protezione dell'indipendenza austriaca. Quest'ultima mossa venne compiuta al fine di rivelare quelle che il Governo austriaco riteneva fossero le vere intenzioni tedesche, poich nessuno a Vienna era convinto che Hitler avesse abbandonato i propri progetti di conquista sui territori vicini. Tuttavia, la missione di
139 G. Bishop, cit., pag. 164.

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Schuschnigg e Berger-Waldenegg a Ginevra si rivel un completo fallimento, a causa del rifiuto britannico di prendere parte a qualsiasi tipo di accordo militare e dei sospetti francesi nei confronti delle intenzioni italiane nell'area del Danubio e della conseguente volont di Parigi di difendere gli alleati della Piccola Intesa. Tutto ci che fu possibile ottenere fu, in sostanza, una ripetizione della dichiarazione del precedente 17 febbraio, con la quale si ribadiva la necessit di preservare l'indipendenza austriaca. Non appena Schuschnigg fece ritorno a Vienna, il nuovo ambasciatore tedesco, von Papen, pass all'attacco. Sebbene avesse pi volte ribadito che la questione dell'Anschluss non era, per il momento, attuale, egli fu abbastanza indiscreto da lasciarsi sfuggire, sia con esponenti del Governo austriaco sia con diplomatici internazionali, che prima o poi il popolo austriaco avrebbe trovato il modo di realizzare il proprio desiderio di unirsi alla Germania. Nell'ottobre del 1934, von Papen accus il Governo di Schuschnigg di condurre una politica ostile nei confronti del Reich, causando instabilit nell'ex capitale asburgica. Tuttavia, nonostante il fallimento del tentativo ginevrino, Francia e Italia riconobbero la necessit di garantire un'effettiva protezione all'Austria nei confronti di Berlino. Perci, tra ottobre e dicembre del 1934, una serie di proposte e controproposte ebbe luogo fra Roma e Parigi. Tuttavia, la Francia si dimostrava irremovibile su tre punti: innanzitutto, un eventuale accordo a protezione dell'Austria avrebbe dovuto avere luogo all'interno della Societ delle Nazioni; in secondo luogo, gli Stati della Piccola Intesa avrebbero dovuto essere inclusi nell'accordo; infine, Parigi premeva affinch si raggiungesse un accordo anche tra Roma e Belgrado 140. Com' noto, tali negoziazioni furono inutili, poich la Francia e l'Italia non riuscirono ad appianare i contrasti che avevano cominciato a dividerle fin dalla fine del precedente conflitto mondiale, complice anche il tendersi dei rapporti in seguito alla campagna d'Etiopia di Mussolini. Sporadiche negoziazioni per una soluzione austro-tedesca iniziarono dunque gi all'inizio del 1935, ma non riuscirono mai a condurre ad accordi seri, complici anche i sospetti che Schuschnigg e i suoi collaboratori nutrivano nei confronti di von Papen e il sostanziale disinteresse del Governo austriaco ad uno sviluppo del movimento nazionalsocialista all'interno dei propri
140 G. Bishop, cit. pag. 177.

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confini. Nei loro negoziati con i nazisti, dunque, Schuschnigg e i suoi collaboratori agirono con estrema cautela e con freddo calcolo del rischio, essendo ben consapevoli del rischio costituito dal conferire fiducia ai bellicosi confinanti. Purtroppo, l'aiuto tanto sperato da parte delle potenze straniere non venne. Anzi, il Governo di Chamberlain, comprendendo infine che il destino dell'Austria era ormai segnato, rifiut ogni forma di coinvolgimento sul continente, fornendo dunque un tacito assenso alle mire espansionistiche del Reich tedesco, essendo invero convinto della necessit di mantenere la pace, persino al prezzo richiesto da Hitler. Il destino dell'Austria era dunque ormai tristemente segnato.

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Capitolo IV IL FALLIMENTO

4.1

Lopposizione
Il regime autoritario instauratosi in Austria, riusc a mantenere per oltre

cinque anni il precario equilibrio creatosi tra le forze conservatrici e quelle progressiste. La minaccia pi grave alla sua esistenza sembrava provenire dai partiti di destra, in parte per via della loro diffusione pi uniforme allinterno del Paese, in parte per via del costante supporto da essi ricevuto dalla Germania di Hitler, circostanza che non permetteva ladozione di misure costanti ed efficaci per arginare la deriva nazionalista di cui lintera Austria sembrava ormai preda141. Nella primavera del 1935, tuttavia, tale precario clima di reciproca tolleranza cominci a deteriorarsi, anche per via dellincrementarsi dei controlli e delle restrizioni nei confronti dei leader nazionalsocialisti; la tensione nel Paese continu a crescere in modo esponenziale, tanto da non potersi pi escludere il rischio di attentati alla vita dei singoli governanti o dello stesso Stato. Inoltre, lo stesso schieramento nazionalsocialista non risultava compatto di fronte allevolversi di tale situazione, poich tornava a riproporsi lormai storico conflitto tra la corrente moderata, favorevole al mantenimento dellindipendenza austriaca, e la corrente estremista, la stessa che aveva partecipato attivamente allorganizzazione del Putsch di luglio; nessuno poteva stabilire con certezza quale di questi due filoni avrebbe infine ricevuto il sostegno tedesco. Consci del pericolo che tali divisioni avrebbero potuto comportare, a partire dal 1936 i vertici del Partito nazionalsocialista iniziarono a promuovere numerosi tentativi di riforma della struttura interna dellorganismo, a partire dalle sezioni locali della Carinzia e dellarea di Insbruck, per contrastare il graduale declino susseguito al picco di consensi del luglio 1934; la riforma riguardava le sezioni provinciali delle SA, delle SS e quelle della Giovent Hitleriana; inoltre,
141 F. L. Carsten, cit., pagg. 246-247.

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vennero attivati, quasi certamente sotto il diretto patrocinio del governo tedesco, diversi fondi volti ad assicurare allorganizzazione la necessaria copertura finanziaria. Fulcro delle attivit naziste erano la distribuzione di volantini, ovviamente dai toni assai polemici, e la diffusione di voci e indiscrezioni dai chiari intenti diffamatori ed allarmistici, coadiuvate dalleco dei continui successi della politica estera del leader tedesco 142. Quanto stretto fosse il legame tra i nazisti austriaci e la delegazione tedesca a Vienna divenne chiaro nellottobre del 1936, in occasione di una manifestazione di massa organizzata dal Fronte Patriottico. Luomo di fiducia di Hitler nella capitale austriaca, Von Papen, manifest la speranza che Schuschnigg cogliesse loccasione per esprimersi con favore riguardo allAccordo di luglio; daltro canto, gli stessi austriaci si aspettavano che egli fosse presente alla manifestazione, cosa per che non avvenne, in quanto egli si allontan per una delle sue frequenti battute di caccia. Inoltre, quando alcuni membri della delegazione tedesca gli chiesero lumi sulleventualit di presenziare, almeno loro, alla manifestazione, egli consigli loro di ascoltare il parere di Herr Leopold, il leader dei nazisti austriaci recentemente uscito di prigione, proprio grazie ad una delle clausole dellAccordo di luglio. Un simile atteggiamento non pot che essere ritenuto una lampante evidenza della reale portata del suddetto accordo e guardato perci con sospetto negli ambienti della diplomazia internazionale. Come riportato dalla corrispondenza di Phipps con il Foreign Office britannico, la questione austriaca risultava essere pi delicata che mai, persino per una linea di politica estera di tipo aggressivo come quella di Adolf Hitler; lo stesso Frher, infatti, aveva personalmente istruito i suoi gerarchi di Monaco di non immischiarsi con gli eventuali episodi di violenza che avrebbero potuto avere luogo nel vicino Stato austriaco: quello rappresentato da Vienna era infatti un problema da affrontare in modo differente, passo dopo passo, e non con azioni repentine e al limite della legalit. Da questo punto di vista, dunque, lAccordo di luglio rappresentava una tappa decisiva del percorso verso il raggiungimento degli obiettivi dei leader tedesco. Sebbene egli non avesse unopinione molto lusinghiera dei leader nazisti austriaci, sempre troppo impegnati a litigare tra loro, era perfettamente consapevole della grande utilit di questultimi, in
142 G. Bishop, cit., pag. 179.

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quanto mezzo ideale per mettere sotto pressione il governo di Schuschnigg e sfruttare fino a quanto possibile lAccordo di luglio 143. Negli ambienti diplomatici internazionali cominci a serpeggiare una certa preoccupazione relativamente al sempre crescente grado di consenso goduto dal movimento nazionalsocialista. Sullonda del forte antisemitismo da sempre presente nel Paese, tutti coloro i quali dimostravano un atteggiamento prudente, talvolta freddo, nei confronti della Germania, venivano tacciati di inaffidabilit politica in quanto di sicure origini ebraiche. In Tirolo e nellarea di Salisburgo vennero formati nuovi reparti delle SS e della Giovent hitleriana, mentre le azioni di propaganda nei confronti dei giovani venivano costantemente intensificate. In Carinzia il grado di insoddisfazione nei confronti del governo cresceva in modo esponenziale, soprattutto tra gli industriali e i liberi professionisti, i quali potevano ormai considerarsi in gran parte devoti seguaci del Cancelliere tedesco. Fin dallepoca degli scontri con gli Slavi del Sud, la Carinzia si era dimostrata un terreno fertile per la crescita del nazionalismo tedesco; da l alla convergenza nel nazionalsocialismo, il passo si rivel brevissimo. Persino tra le classi operaie e nella capitale, il grado di penetrazione del pensiero nazista era aumentato in misura considerevole, in parte anche per via, stando a quanto riportato dai carteggi della diplomazia britannica, di una sorta di vanit diffusasi tra i lavoratori 144. Gli operai della Siemens, infatti, non facevano mistero delle loro simpatie naziste al fine di rimarcare la loro lontananza dallo stereotipo proletario; anche gli studenti, i medici e i negozianti erano ormai largamente coinvolti allinterno del movimento nazionalsocialista. Nel 1937 venne creata la cosiddetta Commissione dei Sette, composta, tra laltro, da tre esponenti dei circoli nazionalsocialisti, con lo scopo di rendere gradualmente legale la posizione del movimento nazista. Al fine di rendere possibile tale operazione, era ovviamente necessario concedere un certo grado di libert ai membri della suddetta commissione, in particolar modo per permettere loro di mantenere i contatti con gli esponenti del movimento, ancora formalmente illegale; venne perci autorizzata la costituzione di un ufficio nel cuore della capitale austriaca. Dal canto suo, il governo era perfettamente consapevole del fatto che tollerare lesistenza di questo ufficio avrebbe potuto sfociare in
143 F. L. Carsten, cit., pag. 250. 144 Selby, Austria. Annual report for 1937, FO 120, file 1123.

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uninterminabile catena di fraintendimenti in ambito internazionale; tuttavia, accett un simile svantaggio in quanto prezzo da pagare per il mantenimento del precario equilibrio di cui il Paese godeva in quel momento. Ben presto, comunque, allinterno della corrente illegale del movimento, si svilupp una forte opposizione nei confronti di questa sorta di legalizzazione forzata dei circoli nazisti e di questi negoziati tra la Commissione dei Sette e il governo austriaco; quando alcuni esponenti di rilievo dei gruppi ribelli vennero rimossi dai propri incarichi direttamente da Leopold, il conflitto tra le due correnti divenne aperto. Sulla scia di quanto ordinato a Monaco da Hitler ai suoi pi stretti collaboratori, alcuni membri della Commissione furono ricevuti dal governo, prendendo nota (formula quanto mai rilevatrice, poich non si parl mai di accettazione) dellindipendenza dellAustria. Tuttavia, come era facilmente prevedibile, la situazione precipit allinizio del 1938, quando la polizia fece irruzione nella sede centrale della Commissione, rivelando lesistenza di dettagliati piani dazione per lanno in corso, i quali prevedevano lintervento armato contro Vienna delle SS e persino dellesercito regolare tedesco. Tali piani prevedevano inoltre accuse nei confronti di Schuschnigg e del suo governo, ai quali sarebbe stato rinfacciato di non aver onorato gli obblighi derivanti dallAccordo di luglio (1936); la Germania avrebbe quindi preteso il completo adempimento del trattato e la nomina di un Cancelliere capace di provvedervi145. Se il governo austriaco avesse rifiutato di sottostare a tali condizioni, le forze tedesche avrebbero varcato il confine. Leopold Tavs, il membro della Commissione nei cui cassetti erano stati trovati i piani, venne arrestato con laccusa di alto tradimento; la vicenda si rivel poi un valido argomento a disposizione del governo per rispondere a coloro i quali lo accusavano di scarsa disponibilit al negoziato con i circoli nazisti. Il governo, inoltre, continu a ribadire la propria disponibilit alla mediazione e la propria volont di raggiungere una forma di cooperazione costruttiva per il Paese, sottolineando per limpossibilit di tollerare qualsiasi forma di attivit illegale. Come si evince da una nota del Ministro degli Esteri austriaco, Guido Schmidt, allAmbasciatore britannico a Vienna, il governo austriaco auspicava un cambiamento di rotta da parte di Berlino; laffare Tavs, comunque, non suscitava grandi preoccupazioni negli ambienti viennesi: al contrario, questo
145 F. L. Carsten, cit., pagg. 252-253.

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avrebbe conferito solidit alle posizioni austriache in merito allosservanza dellAccordo di luglio del 36. Inoltre, Schmidt si dichiarava convinto del fatto che solo Leopold o Tavs o alcuni esponenti poco noti del movimento fossero responsabili della produzione dei documenti incriminati e che il governo tedesco non ne fosse in realt a conoscenza. Il Ministro degli Esteri austriaco riteneva anzi che, una volta reso noto lepisodio, i nazionalsocialisti moderati avrebbero ritirato il loro sostegno al movimento e che la Germania non ne avrebbe certo fatto un pretesto per un attacco armato allex Stato asburgico 146. Continui sforzi vennero compiuti dal governo al fine di giungere ad un compromesso con lopposizione nazionalista, sforzi che si rivelarono per del tutto vani, poich tutti gli esponenti dei circoli nazisti, moderati oppure no, erano fortemente a favore dellAnschluss e fedeli ad Hitler. Al contrario, nessun tentativo venne fatto nei confronti dellaltro grande partito di opposizione, quello socialista, sebbene i suoi esponenti avessero pi volte dichiarato la loro volont di difendere lindipendenza del Paese. Questultimi erano infatti perfettamente consapevoli del fatto che lavvento di Hitler avrebbe segnato la loro fine, politicamente e non, come dimostrava anche la perenne identificazione tra loro e il male assoluto perpetrata dalle Heimwehren. Gli orientamenti delle varie fazioni sarebbero comunque rimasti immutati fino alle critiche settimane del marzo 1938.

4.2

La fine dellindipendenza dellAustria


Il 4 febbraio 1938 lattuale Ministro degli Esteri tedesco, von Neurath,

venne sostituito da von Ribbentrop e von Papen venne bruscamente richiamato da Vienna a Berlino. Contemporaneamente, grandi cambiamenti interessarono i vertici dellesercito tedesco: il Comandante in Capo venne destituito ed il suo posto venne preso da Hitler in persona, il quale assunse il titolo di Supremo Comandante delle Forze Armate e confer le pi alte cariche ai generali a lui fedeli. Alcuni giorni dopo il nuovo Ambasciatore britannico a Vienna, Michael Palairet, scrisse a Londra che il governo austriaco, pi che dai cambiamenti militari appena avvenuti oltre il confine, era preoccupato dalla
146 Il Ministro degli Esteri austriaco a Franckenstein, 27 gennaio 1938, FO 371, file 22310.

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nomina di von Ribbentrop, il quale avrebbe probabilmente cercato di cominciare la sua carriera a Berlino con un qualche gesto eclatante. 147 L11 febbraio Palairet venne segretamente informato che Schmidt e Schuschnigg avrebbero incontrato Hitler il giorno dopo a Berchtesgaden; gli austriaci apparivano alquanto fiduciosi, in quanto era stato stabilito in precedenza che lincontro non avrebbe in alcun modo inciso negativamente sul gi precario equilibrio tra i due Stati; si aspettavano, insomma, una conferma dellAccordo di luglio del 36. Anche i francesi, sebbene consapevoli dellalto grado di rischio comportato dallincontro, auspicavano tuttavia un esito positivo del colloquio; qualora i tedeschi avessero acconsentito a condannare ufficialmente le attivit illegali in Austria, un esponente dello schieramento nazionalsocialista sarebbe potuto entrare a far parte del governo di Vienna in qualit di ministro 148. Al ritorno da Berchtesgaden fu lo stesso Schmidt ad ammettere che lincontro era stato estremamente difficoltoso: Hitler aveva volutamente sorvolato sul riconoscimento de la Costituzione austriaca e sulla condanna delle forme di propaganda e di attivit illegali condotte dai nazisti nel vicino Paese; Schuschnigg aveva finito per acconsentire alla nomina di Seyss-Inquart al Ministero degli Interni, allingresso dei nazisti nel Fronte Patriottico e ad unamnistia per i nazisti imprigionati. Stando a Palairet, lottimismo di Schmidt appariva ora notevolmente ridotto e il Ministro degli Esteri austriaco sembrava ormai tristemente conscio del fatto che Inghilterra e Francia non si sarebbero mosse per lAustria e che lItalia non avrebbe potuto pi opporsi ad uneventuale penetrazione tedesca nel Paese. Schuschnigg si era trovato in una situazione estremamente delicata, poich non aveva potuto rifiutarsi di andare n accettare le richieste di Hitler, per tentare almeno di non aggravare ulteriormente lo stato di cose. Ad ogni modo, la posizione del Cancelliere austriaco ne usciva sensibilmente indebolita. Molti esponenti della diplomazia internazionale si dichiararono convinti che il nuovo accordo avrebbe portato alla caduta di Schuschnigg, pi o meno repentina, e che, ad ogni modo, rappresentasse linizio della fine149. Dal canto suo, Schuschnigg cercava di difendersi, ribadendo di aver concesso il minimo indispensabile alla temporanea salvezza dello Stato, dato che tra le richieste di Hitler (il quale non
147 F. L. Carsten, cit., pag. 261. 148 Nota di Palairet al FO, 11-12 febbraio 1938, FO 371, file 22310. 149 The Times, 14-15 febbraio 1938.

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aveva fatto mistero della propria volont di assorbire completamente lAustria) figuravano quella di assimilare leconomia e lesercito austriaco e quelli tedeschi; se Schuschnigg non avesse fatto qualche concessione, i soldati nazisti sarebbero piombati entro brevissimo su Vienna, servendosi della scusa di voler sedare i disordini opportunamente creati dai loro sostenitori austriaci. Allinterno del Foreign Office britannico, intanto, si faceva strada la consapevolezza che lAustria era ormai persa e che gran parte della responsabilit era da imputare alle potenze occidentali e alla loro ormai famigerata politica dellappeacement. Ci che aveva maggiormente incoraggiato Hitler sulla strada dellAnschluss, infatti, era stata la crescente consapevolezza del Fhrer, fin dalla visita di Lord Halifax (Segretario Generale della Societ delle Nazioni), che Francia e Gran Bretagna non si sarebbero opposte ad una pacifica penetrazione dellAustria, essendo ormai lopposizione italiana del tutto sopita. Per ammissione dello stesso Primo Ministro inglese, Chamberlain, Hitler aveva trattato Schuschnigg in modo sbrigativo e brutale, convocandolo a Berchtesgaden, minacciandolo con la presenza dei suoi generali e con ammassamenti di truppe vicino al confine 150. Mussolini, dal canto suo, si era prudentemente preso qualche giorno di vacanza, cos che, allinevitabile appello di Schuschnigg venne risposto, non senza ritardo, che il dittatore italiano aveva cercato invano di indurre Hitler alla moderazione con una telefonata. A Vienna intanto, in un estremo tentativo di resistere alla nazistificazione forzata dellAustria, le autorit cattoliche auspicavano la riconciliazione del governo con le frange moderate dei socialisti e i sindacati; questipotesi, per, incontrava la ferma opposizione di Schuschnigg e del Vescovo Hudal, il quale nutriva forti simpatie per il movimento nazionalsocialista. Secondo Palairet, era improbabile che il governo austriaco si appellasse direttamente alle potenze occidentali per ricevere protezione; Schuschnigg e i suoi collaboratori sembravano invece convinti che i colloqui in atto a Parigi, Londra e Roma avrebbero reso la situazione austriaca meno precaria 151. I leader del Fronte Patriottico, comunque, sembravano convinti che un immediato plebiscito avrebbe rafforzato la situazione di Vienna e ottenuto unampia maggioranza anti-nazista; lipotesi, tuttavia, appariva del tutto impraticabile, poich i
150 Manchester Guardian, 13-15 febbraio 1938. 151 Palairet ad Eden, 19 febbraio 1938, FO 371, file 22311.

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tedeschi non avrebbero mai permesso alla popolazione austriaca di esprimere liberamente la propria opinione. Il 24 febbraio Schuschnigg tenne un lungo e vibrante discorso di fronte al Parlamento, ammettendo la difficile situazione, sia economica sia politica, che lAustria stava vivendo, ma ribadendo ancora una volta la volont di preservare lindipendenza del Paese e la volont di non cedere ulteriormente alle richieste tedesche. Il discorso venne salutato da un lungo applauso del Parlamento e da una numerosa folla radunatasi fuori dalledificio152. La situazione nella capitale, per, era ben diversa da quella che Schuschnigg e i suoi collaboratori si ostinavano a voler presentare. Secondo un corrispondente del Manchester Guardian, entrando a Vienna si aveva la netta impressione di essere in una citt tedesca di orientamento fortemente nazista. La maggior parte delle persone in strada indossavano il simbolo della svastica al braccio e si salutavano con il classico Heil Hitler. Per quanto il governo austriaco si ostinasse a dipingere come infondate le voci di unimminente annessione e Seyss-Inquart come un fervente patriota, il Foreign Office britannico rimaneva estremamente scettico, persistendo nella convinzione che la preservazione dellindipendenza austriaca fosse stata irrimediabilmente compromessa dopo lincontro tra Hitler e Schuschnigg153. Dal canto loro, i francesi continuavano a premere per un incremento della pressione diplomatica su Berlino, ben consapevoli del fatto che, una volta piegata lAustria, la furia tedesca si sarebbe rivolta verso la Cecoslovacchia, cui la Francia era legata strettamente nellambito della Piccola Intesa, dalla cui difesa non si sarebbe potuta sottrarre. In una cena con lAmbasciatore britannico a Parigi, il Ministro degli Esteri francese, Yvon Delbos, sugger dunque un incontro a Berlino con il leader tedesco; tale proposta venne per respinta dagli inglesi, i quali erano convinti che una simile iniziativa avrebbe finito per nuocere agli austriaci, piuttosto che aiutarli. Il 3 marzo Schuschnigg ricevette una delegazione di lavoratori, i quali chiedevano, oltre ad un aumento del salario e dellassistenza sanitaria, lequiparazione agli esponenti del Nazionalsocialismo allinterno del Fronte Patriottico. Il Cancelliere decise di propendere per una linea amichevole e acconsent ad incontrare una rappresentativa degli operai pi ampia, al fine di raggiungere un accordo, poich riteneva di poter trasformare i tradizionali
152 Palairet ad Eden, 19 febbraio 1938, FO 371, file 22311. 153 Manchester Guardian, 19 e 21 febbraio 1938.

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nemici dei cattolici conservatori in utili alleati nella lotta al nazionalsocialismo Il 9 marzo, Schuschnigg annunci di fronte ad una larga folla radunatasi ad Insbruck che la domenica seguente si sarebbe tenuto un plebiscito relativamente alla questione dellindipendenza del Paese. Subito dopo questo discorso, migliaia di contadini, operai e membri delle organizzazioni giovanili marciarono cantando lungo le strade della citt, celebrando i colori austriaci e la Costituzione. A tali manifestazioni di gioia risposero prontamente i membri dei locali circoli nazionalsocialisti, marciando in strada al grido di Heil Hitler. Secondo Palairet, Schuschnigg era ormai in obbligo di rendere chiari la propria posizione e il ruolo da attribuire allaccordo di Berchtesgaden, poich le parole e le azioni di Seyss-Inquart erano andate ben oltre gli accordi ed un eventuale appoggio di Hitler avrebbe potuto rendere la situazione davvero pericolosa. Lo svolgersi del plebiscito avrebbe indubbiamente irritato il leader tedesco, ma avrebbe daltro canto contribuito a rafforzare lautorit di Schuschnigg, il quale, qualora avesse ottenuto unampia maggioranza, avrebbe goduto del consenso necessario per contrastare tutte le forme di propaganda e attivit illegali cui si dedicavano i membri dei circoli nazisti. Ovviamente, una simile iniziativa non venne accolta con favore da Berlino, dove, stando a quanto si evince dalla corrispondenza delle cancellerie europee, Hitler sembrava sempre pi prossimo alladozione di misure estreme. In effetti, la conferma di tali impressioni non si fece attendere 154. L11 marzo vennero infatti registrate ampie mobilitazioni di truppe in Baviera, dirette verso in confine con lAustria. A Vienna, intanto, Seyss-Inquart gettava definitivamente la maschera, presentando a Schuschnigg un vero e proprio ultimatum richiedente lannullamento dellormai imminente plebiscito; se il Cancelliere non avesse acconsentito, i nazionalsocialisti si sarebbero astenuti dalla votazione, dedicando tutte le proprie energie alla creazione di disordini ed impedimenti per il libero svolgimento della consultazione. Schuschnigg, ovviamente, si rifiut di cedere al ricatto, suggerendo invece di organizzare in futuro un secondo plebiscito ed ammettendo per il primo la possibilit di votare s alla sua polica e no alla sua persona, al fine di sottolineare lassoluta mancanza di volont di trasformare la questione in una faccenda personale. Due ore dopo tale proposta, il Cancelliere venne raggiunto da un nuovo telegramma, nel
154 F. L. Carsten, cit., pagg. 271-272-273.

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quale si affermava che, se egli non avesse desistito dai propri propositi, nulla avrebbe salvato lAustria da un attacco armato della Germania e, conseguentemente, dalla perdita definitiva e totale della propria indipendenza. Nel pomeriggio dello stesso giorno, una telefonata raggiunse il luogo dincontro di Hitler con i leader del nazismo austriaco, recando la notizia che Schuschnigg, trovandosi sotto la minaccia di una vera e propria guerra civile, acconsentiva a cancellare il plebiscito in programma. Hitler, comunque, non si plac, continuando ad insistere per la destituzione del Cancelliere austriaco, al cui posto sarebbe dovuto subentrare lo stesso Seyss-Inquart 155. Schuschnigg, dal canto suo, invi un disperato telegramma a Londra, chiedendo lumi sul da farsi. Purtroppo, le sue speranze di ricevere sostegno dagli inglesi vennero presto delusi, poich il Foreign Office si limit a comunicare che il Governo di Sua Maest non poteva, in alcun modo, assumersi la responsabilit di consigliare il Cancelliere in merito ad una faccenda cos delicata, in quanto ogni tipo di azione avrebbe potuto esporre lAustria a pericoli dai quali il Governo di Sua Maest non poteva garantire protezione. In altre parole, quindi, la Gran Bretagna non avrebbe fatto nulla per difendere lindipendenza austriaca. Chamberlain si spinse fino ad affermare che, in fin dei conti, Schuschnigg non aveva chiesto il parere di Londra prima di annunciare il plebiscito, ossia, in poche parole, addossandogli la responsabilit della crisi 156. Inoltre, ci che il Premier britannico trovava deprecabile, non era loperato di Hitler, bens i metodi utilizzati, poich questi avrebbero reso pi difficoltoso il mantenimento della pace al livello internazionale. Dopo lennesimo ed infruttuoso colloquio tra Schuschnigg e Seyss-Inquart, il governo di Berlino ruppe gli indugi ed invi a Vienna un ultimatum che richiedeva la destituzione di Schuschnigg e la legalizzazione del Partito nazionalsocialista, pena il passaggio del confine da parte della Legione Austriaca di stanza in Baviera. Il Presidente Miklas, comunque, rifiut di accettare lultimatum e le truppe tedesche ricevettero lordine di attraversare la frontiera. Seyss-Inquart annunci via radio larrivo dellesercito tedesco, definendosi certo della pressoch totale assenza di resistenza. A poco pi di unora dal suo discorso, unit naziste entravano a Vienna al grido di Heil Hitler e senza imbattersi nellesercito, n tantomeno nella polizia, ormai
155 The Times, 11 marzo 1938; Palairet al FO, 10-11 marzo 1938. 156 Conclusions of a Cabinet meeting, 12 marzo 1938.

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completamente sottomessa al controllo del Partito nazionalsocialista Venne presto diffuso un comunicato che annunciava che, a causa di pressioni politiche esterne e la minaccia di unoccupazione militare da parte della Germania, il Presidente Miklas aveva conferito a Seyss-Inquart la facolt di presiedere un governo tecnico sotto la guida del potente vicino tedesco 157. Quando Nevile Henderson, lAmbasciatore britannico a Berlino, come istruito direttamente da Londra, espresse la propria disapprovazione nei confronti delloperato tedesco, Gring si limit ad affermare che loccupazione tedesca in Austria altro non era che la risposta ad una diretta richiesta del nuovo Cancelliere austriaco, Seyss-Inquart, il quale temeva fortemente lo scoppio di disordini di impronta bolscevica; le truppe tedesche si sarebbero ritirate non appena la situazione fosse tornata alla normalit e si fossero tenute libere elezioni, al sicuro da ogni forma di pressione e intimidazione. Daltro canto, lormai mutato assetto internazionale non faceva che scoraggiare la diplomazia britannica: infatti, se mai gli inglesi o i francesi avessero ancora nutrito qualche speranza di agire di comune accordo con lItalia (questa era, infatti, una delle ipotesi ventilate a Parigi), queste sarebbero state presto deluse. Il 12 marzo, giorno successivo alla destituzione di Schuschnigg, Ciano informava lAmbasciatore britannico che non cera assolutamente niente che potessero fare, poich non potevano certo costringere ad essere indipendenti persone che non aspiravano ad esserlo; la rivoluzione in Austria era ormai un fatto compiuto ed era stata portata a termine senza spargimenti di sangue e con grande ed entusiasta partecipazione da parte del popolo austriaco, tanto da poterla paragonare alla Marcia su Roma fascista del 1922. Quando lambasciatore obiett che, in realt, soltanto il 30% della popolazione austriaca poteva dirsi genuinamente nazista, Ciano rispose che, mentre quel 30% era formato da giovani entusiasti e ben organizzati, il restante 70% era composto da persone anziane, divise in molte fazioni e prive di saldi principi. In fin dei conti, al Foreign Office erano ormai consapevoli del fatto che le possibilit di minare la solidit dellasse Roma-Berlino erano ormai infinitesimali, per lo meno fino a quando le truppe tedesche avessero continuato a premere direttamente sul confine italiano e Mussolini avesse visto nellalleanza con quella che egli considerava la maggiore potenza europea una
157 F. L. Carsten, cit., pag. 275.

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forma di autoconservazione. Intanto, sia a Vienna sia nelle province, tutti gli uffici amministrativi erano passati sotto il diretto controllo dei nazisti senza che si fosse verificato un singolo incidente; persino il morale della popolazione sembrava essere sensibilmente migliorato nellambito di un paio di giorni 158. La nazistificazione dellAustria, quindi, procedeva molto rapidamente. Il 15 marzo Hitler venne accolto con tutti gli onori a Vienna, nella quale sembravano avere spontaneamente luogo numerose manifestazioni di entusiasmo nei confronti del nuovo regime. Entro la fine del mese, poi, persino la Chiesa Cattolica, ormai lunico grande potere in grado di contrastare la diffusione del nazismo, si espresse con favore nei confronti dei tedeschi, cos come si evince da un comunicato del Concilio dei Vescovi austriaci che venne letto in tutte le chiese, secondo il quale i due popoli, come prescritto da secoli di storia, erano ormai uniti in un grande e glorioso Reich. Il favore della Chiesa, mossa anche dalla certezza che la diffusione del nazismo avrebbe tenuto il Paese al riparo dal pericolo comunista, si dimostr fondamentale per il Fhrer, poich, quando lormai famigerato plebiscito venne tenuto, i risultati si rivelarono ben diversi da quelli auspicati da von Schuschnigg. Con le dimissioni del Presidente, lAustria diventava a tutti gli effetti una provincia della Germania.

158 F. L. Carsten, cit., pag. 278.

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CONCLUSIONI
Durante i primi anni dopo il crollo della monarchia asburgica le maggiori preoccupazioni condivise negli ambienti diplomatici internazionali riguardavano le disperate condizioni economiche e sociali dell'Austria e, ovviamente, la concreta possibilit di una diffusione del bolscevismo dalla vicina Ungheria; molte associazioni paramilitari sorsero allo scopo di respingere la crescente influenza delle formazioni di estrema sinistra, ma si trattava in ogni caso di violazioni del Trattato di Saint-Germain, le quali andavano dunque condannate allo stesso modo di quelle che si prefiggevano di combattere. Ci si rese presto conto che, con il collasso della Repubblica Sovietica d'Ungheria nellagosto del 1919, il pericolo rappresentato dal bolscevismo era diminuito in modo sensibile e che il Partito socialdemocratico austriaco era abbastanza saldo da contrastarlo efficacemente. Tuttavia, la cruciale divisione tra la rossa Vienna e le province e la sussistenza delle Heimwehren, supportate dalle province a maggioranza conservatrice di Carinzia, Stiria, Vorarlberg e Tirolo permaneva immutata 159. Per un certo periodo di tempo, i diplomatici britannici sperarono che Schober, in qualit di uomo forte del governo, fosse in grado di garantire il disarmo e l'appianamento delle rivalit tra le associazioni paramilitari, ma queste speranze erano destinate ad essere disattese. Dopo il luglio 1927 le Heimwehren divennero una minaccia concreta per la stessa sopravvivenza della Repubblica, complice anche la crescente influenza dei vittoriosi governi fascisti del sud. Quello che probabilmente salv la Repubblica nel primo periodo fu senza dubbio il fatto che le varie formazioni paramilitari non riuscirono a superare le divisioni interne n a dotarsi di una leadership abbastanza carismatica ed efficace da porre in essere un colpo di stato. In verit, sembra quasi impossibile che un movimento cos disunito e privo di leaders e idee sia riuscito a ricoprire un ruolo tanto significativo nella politica del Paese per oltre un decennio. Inoltre, il fatto che il governo austriaco sia stato in grado di resistere a tutte le pressioni e le richieste di disarmo provenienti dall'estero dimostra come anche un piccolo Paese, del tutto
159 F. L. Carsten, cit., pag. 288.

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dipendente dagli aiuti finanziari stranieri, fosse in grado di respingere le istanze, per lo pi del tutto legittime, di Stati molto pi ricchi e potenti. Se le associazioni paramilitari fossero state eliminate, o anche solo efficacemente disarmate, l'intera storia della Repubblica avrebbe potuto essere differente e sembra per lo meno probabile che maggiore consenso e cooperazione avrebbero potuto svilupparsi tra il governo e l'opposizione socialista. Dopo l'ascesa di Hitler al cancellierato tedesco e i suoi ininterrotti tentativi di costringere Vienna alla resa, l'opinione prevalente al livello internazionale era che ormai l'Austria fosse una causa persa; opinione peraltro rafforzata dal comportamento di Dollfuss nei confronti della rossa capitale e dei socialisti. La base del nuovo regime autoritario era piuttosto instabile e il governo era costantemente minacciato sia dall'interno sia dall'esterno 160. Molte volte venne cercato un compromesso o vennero per lo meno intavolati tentativi di negoziazione con le frange un pi moderate dei nazionalisti nei e dei nazionalsocialisti; tuttavia, simile atteggiamento confronti

dell'opposizione di sinistra venne adottato solamente quando era ormai troppo tardi per giungere a risultati soddisfacenti o quanto meno rassicuranti sotto il profilo della sopravvivenza della Repubblica. Si potrebbe affermare che un tentativo di tal genere intrapreso non nel 1938 ma alcuni anni prima avrebbe potuto condurre a risultati del tutto diversi, fornendo al regime un base assai pi stabile e durevole. Avrebbe certamente incontrato l'opposizione di Mussolini, il quale per, dopo il 1935, diminu in modo considerevole i suoi tentativi di difendere l'indipendenza austriaca. La sua incrollabile volont di costruire un impero e la conseguente guerra in Etiopia incontrarono la ferma opposizione degli ormai ex alleati occidentali, circostanza che lo costrinse a cercare con sempre maggior convinzione il sostegno dell'altro grande dittatore continentale, il quale non aveva mai nascosto la sua ostilit all'idea di un'Austria indipendente e integrata nel sistema di contenimento europeo. Gli storici non sono in grado di rispondere agli interrogativi inerenti i risultati cui una politica di riconciliazione con l'opposizione socialista, attuata all'inizio degli anni Trenta, avrebbe potuto condurre. Tutto ci che si pu dire che, in tutta probabilit, sarebbe valsa la pena anche solo provare. I tentativi di ottenere il riconoscimento dell'indipendenza dell'Austria da parte della
160 F. L. Carsten, cit., pag. 291.

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cosiddetta destra moderata erano destinati a fallire finch il dittatore tedesco fosse rimasto fermo nella sua opposizione ad un simile assetto degli equilibri internazionali. D'altro canto, neppure gli eventi del febbraio e del marzo 1938 furono sufficienti a determinare un cambio di rotta nelle politiche delle potenze occidentali per le quali, sebbene i movimenti e i disegni di Hitler fossero stati attentamente analizzati dalle cancellerie dei Ministeri degli Esteri, l'appeasement rimase all'ordine del giorno 161. Vi poi un'altra importante questione cui gli storici non sono in grado di dare una risposta univoca in base alle prove e alle documentazioni di cui siamo attualmente in possesso. Quanto forte era in realt il desiderio di unione con la Germania che i documenti dell'epoca menzionano cos di frequente, e fino a che punto era dovuto alle sofferenze che la popolazione doveva sopportare in quel periodo? Come prevedibile, i leaders socialisti relegati all'opposizione sperarono per lungo tempo di ricevere supporto e protezione dai loro assai pi forti corrispettivi tedeschi, i quali godevano di una costante e consistente presenza all'interno del governo tedesco. Otto Bauer e gli altri rimasero dei convinti sostenitori dell'Anschluss per tutta la vita, ma non sembra lecito affermare che tale idea riscuotesse altrettanto successo tra le masse popolari. I veri protagonisti dell'Anschluss, infatti, furono i nazionalisti tedeschi e i sostenitori del pangermanesimo, un partito costituito in larghissima parte da esponenti dell'intelligentia cittadina e dei cosiddetti colletti bianchi. Nel 1919 ottennero il 18% delle preferenze, ma meno del 13% nel 1923, una considerevole flessione, al tempo della devastante crisi economica che colp il Paese, circostanza che avrebbe invero dovuto portare ulteriore sostegno alla loro causa. Nello stesso periodo il partito dei Cristiano-sociali, che si opponeva fermamente ad ogni ipotesi di unione con la Germania, raggiunse il 45% delle preferenze, con un considerevole incremento dal 36% della precedente consultazione elettorale. Se questi dati avessero una certa rilevanza per quanto riguarda la soluzione della questione precedentemente esposta, sembrerebbero semplicemente indicare la scarsa influenza sulle masse da parte della propaganda pro Anschluss. Alla fine degli anni Venti, infatti, il nazionalismo tedesco in Austria sembrava ormai una causa persa, un problema prossimo ad essere accantonato. I documenti dell'epoca menzionano assai frequentemente
161 F. L. Carsten, cit., pag. 292.

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l'esistenza di una tendenza differente che si opponeva all'unione con la Germania: il largamente diffuso disprezzo per la Prussia e per il Protestantesimo del nord dello Stato confinante; chi avrebbe potuto negare che, in ipotesi di una Grande Germania, quei fattori avrebbero ancora rivestito un ruolo del tutto dominante? Dopo il 1933, ovviamente, le circostanze cambiarono completamente e i Nazionalsocialisti divennero gli indiscussi sostenitori dell'Anschluss, mentre tra i loro oppositori cominci a svilupparsi un forte patriottismo, di base conservatrice e cattolica, ma destinato ad avere maggior presa sulle masse. Purtroppo, le condizioni economiche e sociali dell'Austria non favorirono mai l'instaurarsi di una leadership duratura e dotata di una base di consenso larga e stabile. Durante la terribile crisi che colp il mondo intero durante i primi anni Trenta, ancora una volta il Paese and incontro ad una grave diminuzione dei commerci e, al contrario, ad un forte incremento del tasso di disoccupazione che interess soprattutto le fasce pi giovani della popolazione, le quali iniziarono ad essere sempre pi attratte dalle sirene provenienti da oltre confine. Tra loro, e tra altre formazioni sociali, la propaganda antisemita, una tradizione di lunga data in Austria, trov facilmente vasta eco. I documenti dell'epoca mostrano quanto fragile fosse la strutta politica della prima Repubblica austriaca, a causa della netta frattura tra governo e opposizione e alla crescente influenza delle formazioni paramilitari, con il sempre presente rischio di una guerra civile e le sanguinose repressioni del 1927. Una simile debolezza caratterizzava anche la contemporanea Repubblica di Weimar, ma in Austria la polarizzazione e gli scontri tra le diverse scuole di pensiero apparivano pi marcate e basate pi chiaramente su profondi contrasti sociali. Dopo il 1920, al contrario di quanto avvenne in Germania, i Socialdemocratici vennero permanentemente relegati all'opposizione e la profonda spaccatura tra citt e campagne rese lo scoppio di una guerra civile un'eventualit sempre pi probabile. Quando poi questa si realizz nel 1934, dur soltanto pochi giorni, sia in febbraio sia in giugno. Tuttavia, pur riportando una vittoria in entrambe le occasioni, il regime autoritario non usc rafforzato dallo scontro e rimase in precario equilibrio tra le forze di opposizione sia di destra sia di sinistra 162. Cerc strenuamente di resistere alla
162 F. L. Carsten, cit., pag. 293.

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crescente minaccia rappresentata dalla Germania di Hitler, anche tentando un'apertura nei confronti delle opposizioni a carattere prettamente nazionalista, ma infine venne sopraffatto da poteri pi grandi, complice anche l'abbandono da parte delle potenze occidentali e dei fascisti italiani.

La storiografia moderata ha sviluppato l'analisi di questo periodo individuando nella struttura politica la presenza e l'azione di tre grandi campi, il campo cristiano-conservatore, il campo socialista e il campo nazionale.163 L'obiezione principale che si pu muovere a questa impostazione consiste nel fatto di aver tracciato tra il campo cristiano-conservatore e il campo nazionale una linea di demarcazione molto pi netta di quanto effettivamente sia stata. Non si pu infatti prescindere dalla constatazione dello stretto legame tra i due campi citati: non solo le Heimwehren costituirono una sorta di ponte di passaggio tra le due aree di pensiero, ma le stesse forze nazionali, fino al momento della rottura operata dai nazisti, gravitarono costantemente intorno al Partito cristiano-sociale, rappresentandone anzi la forza satellite, offrendo ai leaders conservatori lo strumento per isolare la socialdemocrazia e il movimento operaio. La storia dello sviluppo delle tendenze fasciste appunto la vicenda dei rapporti tra queste due ali dello schieramento conservatore, erede l'una della tradizione reazionaria del cattolicesimo austriaco e l'altra della tradizione reazionaria e antisemitica del movimento pangermanista. L'importanza crescente assunta con il passare degli anni dall'estremismo di destra non deriv tanto dalla sua intrinseca forza, ma dalla funzione che ad esso attribu, strumentalizzandolo al suo servizio, il partito conservatore per eccellenza, il Partito cristiano-sociale. La storiografia austriaca infatti unanime nell'individuare nei fatti di Vienna del luglio del 1927 la svolta decisiva verso il consolidamento delle tendenze antidemocratiche e antiautoritarie del Partito cristiano-sociale, deciso ormai a ricorrere alle armi delle formazioni fasciste pur di mantenere e rendere irrevocabile il suo monopolio del potere. Dunque, a differenza di quanto avvenne con l'avvento del nazismo in Germania, l'involuzione autoritaria non si verific sull'onda di uno spostamento verso l'estrema destra del corpo
163 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo.

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elettorale, ma fu il risultato di uno spostamento dell'equilibrio all'interno dello stesso Partito cristiano-sociale: fu cio il frutto della scelta politica operata dal gruppo dirigente cattolico. Dalle elezioni del 1920, successive a quelle per l'Assemblea costituente del febbraio 1919, alle ultime elezioni del novembre 1930 l'equilibrio parlamentare delle forze non sub spostamenti di rilievo: i cristiano-sociali mantennero sempre una leggera prevalenza rispetto ai socialdemocratici, che soltanto nel 1930 riuscirono a replicare il risultato ottenuto alla consultazione elettorale del 1919. I raggruppamenti minori di destra rappresentarono sempre una forza ausiliaria del Partito cristianosociale, sufficiente tuttavia a consentire loro di creare una maggioranza contro i socialdemocratici. Nel 1932 l'avvento al potere di Dollfuss e la successiva liquidazione dell'organismo parlamentare realizz il congelamento di questa situazione anche al livello istituzionale. Le radici di questa evoluzione risiedono in primo luogo nella politica perseguita dallo stesso Partito e in particolare dall'uomo che per oltre un decennio ne imperson e ne plasm le idee, Ignaz Seipel, sebbene non si debba commettere l'errore di ridurre la frattura interna di quegli anni al contrasto personale tra due esponenti di spicco del Parlamento, lo stesso Seipel e Otto Bauer164. Legato alla gerarchia ecclesiastica in ragione dello stesso ministero spirituale che esercitava, Seipel domin la vita politica austriaca anche nei periodi in cui non fu direttamente al governo; fu indubbiamente la personalit pi rilevante del cattolicesimo austriaco. Seppe imporre il suo orientamento, sintetizzando nella sua politica tutti i fermenti di critica alla democrazia e i motivi di opposizione al marxismo e alla socialdemocrazia dei quali si facevano portavoce le classi imprenditoriali, l'alta finanza e i latifondisti, cos come la piccola e media borghesia urbana e artigiana e i ceti rurali colpiti dalle conseguenze della guerra e dalla incerta vitalit economica della nuova Austria. La tradizione reazionaria del cattolicesimo forn il cemento ideologico a questo insieme di motivi critici non privi di contraddizioni: Seipel fece proprio l'odio dei cattolici per i socialisti, coinvolgendo nel suo furore antimarxista l'esistenza stessa delle istituzioni democratiche. L'alleanza del cattolicesimo con le Heimwehren fasciste fu il punto di approdo della filosofia e dell'azione politica di Seipel. Le sue stesse parole denunciavano l'obiettivo di servirsi delle
164 E. Collotti, Considerazione sull'austrofascismo.

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formazioni fasciste per togliere alla socialdemocrazia il controllo delle masse, convinto com'era che la vera democrazia e di conseguenza l'uguaglianza tra ricchi e poveri si sarebbe potuta realizzare soltanto in cielo. Di conseguenza i ceti capitalisti non potevano non scorgere nella rigorosa morale tomistica del cancelliere-prelato un utile sostegno per i loro assai pi terreni interessi di classe. L'alleanza tra cristiano-sociali e socialdemocratici si era dissolta non appena la vittoria della controrivoluzione in Ungheria e nella vicina Baviera fece svanire nella borghesia austriaca e nelle masse rurali terrorizzate dal bolscevismo la paura di un rivolgimento che potesse modificare radicalmente la struttura dei rapporti di classe e intaccare la posizione della Chiesa cattolica. Seipel caratterizz ben presto la fisionomia della sua politica attribuendo alla minoranza della destra nazionalista la funzione di arbitra dell'equilibrio parlamentare e attuando una politica di risanamento economico che equivalse ad asservire il Paese al capitale straniero e a scaricare sulle masse lavoratrici del proletariato e del ceto medio gli oneri della ricostruzione, giovandosi di poteri semi-dittatoriali. I legami con il capitalismo internazionale, che furono il presupposto degli accordi del 1922 raggiunti sotto gli auspici della Societ delle Nazioni, furono all'origine dei crolli bancari che, congiunti alla gestione speculativa dei politici borghesi, sconvolsero in pi di un'occasione la finanza austriaca. La diminuzione dell'attivit produttiva in tutti i settori dell'industria fu accompagnata da un processo di crescente cartellizzazione industriale e bancaria e, parallelamente, da un coinvolgimento sempre maggiore delle banche nell'attivit industriale. Alla luce di questi sviluppi interessante notare la trasformazione subita dal Partito cristiano-sociale, da partito della piccola borghesia urbana e delle masse rurali quale era in origine a partito della grande borghesia industriale e capitalista, quale divenne dopo l'avvento della Repubblica e le prime esperienze di governo. Questa trasformazione non avvenne tuttavia senza contraddizioni, in quanto la nuova funzione politica assunta dal partito non coincise con una equivalente trasformazione della sua base sociale, che continu ad affondare le sue radici essenzialmente nel conservatorismo delle campagne. Ma ovvio che in queste condizioni il tradizionale dissidio tra proletariato urbano socialdemocratico e lavoratori delle campagne e piccoli proprietari generalmente legati al Partito cattolico si 113

inasprisse ulteriormente; d'altronde, l'incapacit della socialdemocrazia di sviluppare una politica agraria tendente a legare gli interessi delle masse contadine a quelli del proletariato industriale fu certo uno dei nodi della drammatica frattura del paese, fu una delle carenze che fin per condannare all'isolamento il Partito socialdemocratico. L'immobilismo politico e sociale nelle campagne non rafforz soltanto l'influenza della Chiesa, ma fin per offrire anche terreno di coltura all'estremismo di destra, all'ultra-nazionalismo e antisocialismo delle Heimwehren. L'evoluzione del cattolicesimo austriaco verso il fascismo fu un fenomeno parallelo e interdipendente rispetto allo sviluppo delle tendenze reazionarie e autoritarie del movimento dichiaratamente fascista. Tuttavia, fu anche il prodotto della dottrina dello Stato e della societ elaborata dalle correnti sociali cattoliche sin dalla seconda met dell'Ottocento: l'elemento comune era la critica alla democrazia e al socialismo. Il concetto di sovranit popolare fu sempre estraneo al cattolicesimo austriaco, che nella democrazia vedeva tra l'altro il nemico che avrebbe scalzato l'influenza clericale nello Stato 165. Non per nulla nella seconda met dell'Ottocento la Chiesa fu il grande sostegno dello Stato asburgico nel tentativo di arginare le tendenze liberali che incominciavano a infiltrarsi nelle varie agitazioni nazionali. Il Partito cristianosociale accentu col tempo anche il proprio antisemitismo, che durante la prima Repubblica divenne una delle armi ideologiche del cattolicesimo. Il crescente fanatismo antimarxista di Seipel e la sua volont dittatoriale, che aveva come obiettivo la distruzione della socialdemocrazia e il soffocamento del movimento operaio, la sua tendenza all'accentramento dei poteri e alla limitazione delle autonomie locali trovavano ulteriore alimento nelle pressioni crescenti dell'estrema destra. Di qui in Seipel la spinta a valorizzare sempre pi ampiamente l'iniziativa delle forze extraparlamentari, che permettevano a suo dire di realizzare la piena fusione con gli interessi e la volont di tutti gli strati popolari che non erano pi rispecchiati dalla rappresentanza parlamentare. In tal modo egli cercava di mobilitare contro il movimento operaio tutte le forze antisocialiste, anticipando l'assorbimento nel Partito cristiano-sociale di tutte le forze borghesi e conservatrici e preludendo quindi alla formazione del fronte patriottico, con il quale Dollfuss avrebbe poi cercato di dare
165 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo.

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formulazione organica allo schieramento clerico-fascista nel quadro della riforma corporativa delle istituzioni. Il movimento delle Heimwehren fu all'origine un prodotto della situazione postbellica di carenza di poteri pubblici nel momento di trapasso dal vecchio al nuovo Stato. Fu ad un tempo un movimento tipicamente classista e conservatore di difesa e di autodifesa della propriet fondiaria contro le agitazioni sociali dei contadini senza terra e un movimento nazionalistico di reazione agli sconfinamenti di altre popolazione nelle zone di frontiera, a causa anche dell'incertezza dei nuovi confini stabiliti dal trattato di Saint-Germain. Nella tradizione austriaca, tutt'altro che povera di fermenti e di correnti reazionarie, derivanti per lo pi dal carattere plurinazionale dell'Impero, le Heimwehren rappresentavano tuttavia un fatto nuovo, nel quale si fondevano tradizioni tipicamente locali delle zone di montagna, rivendicazioni di ex combattenti ed istanze di carattere legittimistico e autonomistico. Le Heimwehren nacquero cio come un movimento nettamente periferico, differenziato nelle varie regioni a seconda della situazione politica e sociale ivi predominante. Fino al 1927 il peso politico dell'associazione paramilitare ebbe importanza relativa. La loro fisionomia era quella di formazioni genericamente fascistoidi, che raccoglievano elementi reazionari disparati, filofascisti e filonazisti, borghesi ebrei e nazionalisti antisemiti, nazionalisti austriaci e pangermanisti. La decantazione di questi elementi eterogenei e la precisazione dell'orientamento ideologico del movimento fu la conseguenza della scelta politica operata dai cristiano-sociali. Fu l'impostazione che Seipel attribu nel suo gioco politico alle Heimwehren come punta del blocco antimarxista a provocare la verifica e la puntualizzazione delle posizioni all'interno della milizia fascista. Oggi sul significato dei fatti del luglio 1927, conclusisi con la sanguinosa repressione operata dalla polizia di Schober, non pu esserci alcun dubbio. Fallito il tentativo di battere la socialdemocrazia sul terreno elettorale, la coalizione conservatrice si mostrava decisa a ricorrere all'uso delle armi per strappare il controllo della piazza al movimento operaio, facendo leva sulle formazioni paramilitari, assurte ormai alla funzione di un pubblico potere. A partire quindi dal luglio del 1927 ha inizio, sotto gli auspici di Seipel, la vera ascesa politica delle Heimwehren, come movimento tipicamente extraparlamentare e strumento di rottura per conto della coalizione borghese 115

nei confronti delle masse socialdemocratiche. Le iniziative delle Heimwehren si moltiplicarono e le loro istanze si precisarono in senso sempre pi radicale e dichiaratamente fascista. Con il cosiddetto programma di Korneuburg del 10 maggio 1930 fecero aperta professione di fede fascista, invocando il rovesciamento del sistema parlamentare e la creazione dello Stato corporativo, con il consenso di autorevoli esponenti del Partito cristiano-sociale. L'inasprimento del corso fascista delle Heimwehren ebbe duplici conseguenze: da una parte acceler il processo di chiarificazione interna della milizia, dall'altra indusse i cristiano-sociali a rivelare i limiti del loro consenso con un movimento apertamente fascista. Inoltre, la precisazione della fisionomia politica delle Heimwehren procedette parallelamente all'ascesa del nazionalsocialismo in Germania.166 Il movimento nazionalsocialista in Austria si alimentava essenzialmente della corrente filonazista che fino ad allora era coesistita nella formazione paramilitare con gli altri gruppi estremisti, mentre la corrente di Starhemberg operava sempre pi chiaramente l'accostamento al fascismo italiano, complice anche il timore di un completo assorbimento da parte della Germania hitleriana, il quale rischiava oltre tutto di compromettere l'appoggio delle masse conservatrici austriache. I contatti di Starhemberg con il regime fascista italiano e la dittatura filofascista ungherese furono il sostegno insostituibile del quale egli aveva bisogno non soltanto nei confronti degli avversari e dei concorrenti politici nel pi vasto schieramento borghese, ma all'interno della stessa Heimwehren, dove egli si scontrava con il gruppo degli ufficiali filo cristiano-sociali. Cos come la prima ascesa politica delle formazioni paramilitari legata al nome di Seipel, la seconda fase della sua ripresa politica legata all'azione di un altro esponente cristiano-sociale, Engelbert Dollfuss, l'uomo pi qualificato a raccogliere l'eredit antisocialista e antimarxista di Seipel, colui che doveva porre fine al corso parlamentare del partito cattolico ponendo le fondamenta istituzionali della dittatura clerico-fascista. Lo slittamento dei cristiano-sociali verso l'estrema destra indusse Dollfuss a tentare di ristabilire l'egemonia della leadership di partito con la lotta su due fronti, il nazionalsocialismo da una parte e la socialdemocrazia dall'altra. La necessit ora pi che mai evidente per Dollfuss di ottenere l'appoggio delle Heimwehren attribu a quest'ultime
166 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo.

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un'importanza del tutto sproporzionata al loro effettivo peso politico; egli accentu sia le tendenze autoritarie sia l'orientamento a favore del fascismo italiano. L'Austria era ormai doppiamente dilaniata dal fascismo: non solo Dollfuss e Starhemberg perfezionarono la messa al bando della socialdemocrazia, ma il Paese era preda della lotta tra due fascismi, quello filonazista e quello filo-italiano, che avevano un comune nemico nel movimento operaio, ma che erano divisi tra loro dal problema dell'Anschluss. Il tentativo di fondare il regime autoritario austriaco su una base ideologica autoctona fu il risultato delle divergenze all'interno dello schieramento estremista e dello scontro di influenze nel bacino danubiano tra Italia e Germania. L'Austria poteva sperare nel mantenimento della sua indipendenza fin quando le due potenze gravanti sui suoi confini continuavano ad utilizzarla come terreno per tenersi in scacco a vicenda: il giorno in cui la Germania nazista e l'Italia fascista si fossero messe d'accorso, la posta dell'intesa sarebbe stata l'esistenza stessa dell'Austria. Dollfuss dunque non si accontent di porre le Heimwehren al servizio del Partito cristiano-sociale, ma mir ad una riforma radicale della struttura politica: il cancelliere assorb completamente la milizia nel Fronte popolare, nel quale fuse preliminarmente il Partito cristianosociale e gli organismi fiancheggiatori, per poi attribuire ad esso il monopolio di tutta la rappresentanza politica nazionale dopo lo scioglimento dei partiti. Con l'emanazione della costituzione corporativa si concluse la lotta del fascismo austriaco per la conquista del potere. Se, per concludere, si volesse tentare una definizione sintetica della natura e delle caratteristiche dell'austofascismo si dovrebbero tenere presenti i due elementi dai quali esso scatur: i fermenti autoctoni, prodotti dalla situazione interna dell'Austria, e le circostanze esterne che contribuirono alla sua affermazione. Indubbiamente la presenza nell'Italia cattolica del regime fascista ebbe un'influenza decisiva nell'orientare la borghesia e il cattolicesimo austriaci verso una soluzione autoritaria della crisi interna, cos come l'ascesa di Hitler fece precipitare ulteriormente e definitivamente l'involuzione dittatoriale. Da questo punto di vista, la conquista del potere da parte del clerico-fascismo in Austria fu, per cos dire, un sottoprodotto della pressione esercitata dall'ondata fascista nell'Europa tra le due guerre. A ci dovrebbero 117

essere aggiunti anche motivi pi specifici quale l'interesse dell'Italia a crearsi una zona di influenza nel bacino danubiano che poggiasse non soltanto sulle relazioni diplomatiche con Austria e Ungheria, ma principalmente su una solidariet e affinit dei regimi politici. Pi complesso il giudizio sulle cause interne dell'evoluzione verso il fascismo. Il fondamento ideologico dell'offensiva fascista va ricercato certamente nell'ostilit dei cristiano-sociali nei confronti della socialdemocrazia, in quanto partito egemone della classe operaia 167. La crisi economica, che gi aveva indotto i grandi interessi capitalisti ad optare per la soluzione fascista, forn al clerico-fascismo anche la via per la penetrazione tra le masse della piccola e media borghesia urbana e rurale. bene sottolineare che le Heimwehren non furono mai un movimento di massa: il convogliamento verso il fascismo di larghe adesioni popolari avvenne attraverso il Partito cristiano-sociale; fu cio il cattolicesimo a fornire al fascismo la sua base di massa, mentre il partito socialdemocratico, ridotto costantemente alla difensiva e indotto ripetutamente a consentire all'involuzione liberticida pur di evitare la guerra civile, veniva gradualmente privato di ogni concreta possibilit di contrastare la fascistizzazione del Paese. Non sarebbe corretto dire, come sostennero un tempo i comunisti austriaci, che le classi borghesi furono spinte alla dittatura dalla paura della rivoluzione proletaria. La spinta fascista, infatti, non venne da una minaccia imminente del movimento operaio, ma dalle carenze interne e dalla stessa incapacit della classe dirigente borghese di sviluppare una linea politica organica con i metodi proprio della democrazia occidentali, al punto che la stessa stabilizzazione economica fu rimessa al capitale estero. Per i circoli conservatori interni e internazionali la stessa democrazia, sia pure nei termini precari in cui poteva sussistere nell'Austria degli anni Venti, era diventata un costo insopportabile. Le elezioni del 1930 avevano dimostrato che, nonostante tutti i tentavi di concentrazione antimarxista, il Partito socialdemocratico era in continua ascesa e aveva superato quello cristiano-sociale alle elezioni per la prima volta dopo dieci anni. La destra non poteva tollerare l'eventualit di una soluzione politica che la privasse delle leve del potere. La dittatura fascista si rendeva necessaria per stroncare non soltanto ogni resistenza attuale, ma soprattutto
167 E. Collotti, Considerazioni sull'austrofascismo.

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l'eventualit futura di un rovesciamento dei rapporti di forze. In altri termini, la stessa sinistra moderata aveva ancora una forza incompatibile con quanto il mondo degli affari considerava come legittima rivendicazione dei suoi profitti; per esso, in Austria e in altri Stati centroeuropei, il fascismo era dunque considerato un male minore delle conseguenze della disintegrazione del nazionalsocialismo tedesco, dietro la quale era scorto il profilarsi di una rivoluzione socialista, timore che ricopr un ruolo quanto mai determinante nell'ascesa al potere di numerosi regimi autoritari.

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INDICE INTRODUZIONE............................................................................(pag. 2) Capitolo I : LAUSTRIA TRA PICCOLA E GRANDE GERMANIA (1815-1914)..............................................................(pag. 6)


1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 Il Congresso di Vienna e il nuovo assetto europeo....................(pag. 6) Impero asburgico e Prussia: le due anime del mondo tedesco dopo la I primi scricchiolii nellImpero...................................................(pag 9) La Dieta di Francoforte e i primi attriti austro-tedeschi: Grande e Il declino dellImpero asburgico e lascesa della Prussia.........(pag. 13) LAustria-Ungheria: i nuovi rapporti con la Germania e laggravarsi

Restaurazione...........................................................................................(pag. 8)

Piccola Germania a confronto................................................................(pag. 11)

della crisi interna.....................................................................................(pag 16)

Capitolo II: LAUSTRIA INDIPENDENTE E I SUOI PROBLEMI (1918-1930)............................................................(pag 20)


2.1 Il crollo dellImpero e del vecchio ordine.........................................(pag 20) 2.2 Anni di crisi (1920-22).....................................................................(pag. 31) 2.3 Gli anni del progresso (1923-1927).................................................(pag. 45) 2.4 I moti di Vienna e le loro conseguenze (1927-1929).......................(pag. 52)

Capitolo

III:

IL

PROBLEMA

DELLA

VITALIT

DELLAUSTRIA (1930-1938).................................................(pag. 58)


3.1 Gli ultimi anni di governo democratico (1930-32).........................(pag. 58) 3.2 LAustria sotto Engelbert Dollfuss (1933-34).................................(pag. 67) 3.3 Il pretesto per una dittatura corporativa: la Costituzione austriaca tra il 1934 e il 1938............................................................................................(pag. 78) 3.4 L'Austria sotto Schuschnigg (1934-38).............................................(pag. 82) 3.5 La politica estera del Governo di Schuschnigg: la ricerca della

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sicurezza....................................................................................................(pag. 91)

Capitolo IV: IL FALLIMENTO (1934-1938)...................(pag. 95)


4.1 Lopposizione...................................................................................(pag. 95) 4.2 La fine dellindipendenza austriaca................................................(pag. 99)

CONCLUSIONI.............................................................................(pag. 107) BIBLIOGRAFIA...........................................................................(pag. 120) INDICE..............................................................................................(pag. 123)

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