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Mario De Gaspari
Le difficoltà della sinistra nel fronteggiare la destra sul terreno dello stato
sociale vengono dunque da lontano e sono strettamente correlate al
periodico riaffiorare di una questione nazionale, specialmente in occasione di
crisi economiche globali. Analizzando la mentalità europea di fine Ottocento
Schumpeter rilevava addirittura la complementarietà tra lo spirito della riforma
sociale e le tendenze imperialistiche: “L’epoca non si comprende finché non
si tien conto di coloro per i quali l’autoesaltazione nazionale e la Sozialpolitik
non furono che due facce della stessa medaglia” 1. In seguito, alle storiche
difficoltà da parte della sinistra di conciliare l’internazionalismo con la riforma
sociale su base nazionale si aggiungeva, ma in realtà il problema era il
medesimo considerato da un altro punto di vista, la perdurante ideologia
rivoluzionaria che induceva a vedere nella crisi l’occasione per il ribaltamento
di tutti gli assetti sociali, più che un’opportunità per correggere in senso
riformistico le istituzioni capitalistiche.
1
J.A. Schumpeter, Storia dell’analisi economica, Vol.III, Edizioni Scientifiche Einaudi,
1960.
2
M.Foucault, Nascita della biopolitica, Feltrinelli, 2005 .
internazionale la teoria del Socialismo in un paese solo adottata da Stalin a
partire dal ’24 spiazzava i partiti comunisti e socialisti, per quanto soprattutto i
primi non si azzardassero a lamentarsene, mentre sul piano interno l’Appello
ai fratelli in camicia nera del ’36, “una coglioneria” come l’avrebbe definito di lì
a poco lo stesso Togliatti che l’aveva sottoscritto di malavoglia, con l’invito a
far fronte comune contro i “pescicani” capitalisti e soprattutto con la
dichiarazione che “i comunisti fanno proprio il programma fascista del 1919”,
avrebbe pesato come un macigno sulle possibilità per il Partito Comunista di
regolare i conti col fascismo sul piano ideologico.