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Book Titolo originale L' preuve du labyrinthe Traduzione Massimo Giacometti (I) 19
78 Pierre Belfond, Paris Cooperativa Edizioni Jaca Book, Milano prima edizione i
taliana gennaio 1980 copertina e grafica Ufficio grafico Jaca Book per inforMaaz
ioni sulle opere pubblicate e in programMa e per proposte di nuove pubblicazioni
ci si pu rivolgere a Direzione Editoriale Cooperativa Edizioni Jaca Book Via Saf
fi 19, 20123 Milano, telefono 805.70.55 - 805.70.88 INDICE Prefazione IL SENSO D
ELLE ORIGINI Il nome e l'origine Drago e paradiso Come ho scoperto la pietra fil
osofale La mansarda Il Rinascimento e l'India INTERMEZZO L'apprendistato del sans
crito Yogi sull'Himalaya Una verit poetica dell'India Le tre lezioni dell'India L
'India eterna L'INDIA ESSENZIALE INTERMEZZO EUROPA Ritorno a Bucarest La gloria
attraversata Universit , Criterion e Zalmoxis Londra, Lisbona La forza dello spiri
to Incontri Essere rumeno La patria, il mondo Vivere a Chicago Professore o guru
? I giovani americani L'aVVenire degli dei
diceva,
un'espressione rumena: Seconda, terza o quarta generazione... di scarpe>~
. Io sono la terza... E da questo retaggio moldavo deriva in me la propensione p
er la melanconia, la poesia, la metafisica-diciamo, per la notte . Mia madre, invec
e, proviene da una famiglia dell'Oltenia, ovvero la provincia a ovest, vicina al
la Yugoslavia. Gli olteni sono gente ambiziosa, energica, appassionata di cavall
i, non sono soltanto dei contadini, ma degli haiduks: fanno del commercio, vendo
no dei cavalli (qualche volta li rubano!...). E la provincia pi attiva, la pi entu
siasta, e anche la pi brutale;
del tutto opposta alla Moldavia... I miei genitori
si sono incontrati a Bucarest; e quando ho preso Il senso delle origini coscien
za del mio retaggio ne sono stato molto felice. Come tutti, come tutti gli adole
scenti, avevo delle crisi di disperazione, di malinconia, a volte ai limiti dell
a depressione nervosa: l'eredit moldava. Al tempo stesso sentivo in me un'enorme
riserva di energia. Mi dicevo: mi viene da mia madre. Devo loro molto, a entramb
i. A tredici anni ero boyscout e avevo il permesso di trascorrere le vacanze sul
le montagne, nei Carpazi, oppure in barca sul Danubio, nel delta, sul mar Nero.
La mia famiglia accettava tutto. Soprattutto mia madre. A ventun anni le ho dett
o: parto, vado in India. La nostra era una famiglia della piccola borghesia, epp
ure, i miei genitori lo hanno trovato normale. Eravamo nel 1928 e certi grandi s
anscritisti non conoscevano ancora l'India. Louis Renou ha fatto il suo primo vi
aggio solo a trentacinque anni, credo. E io, a vent'anni... La mia famiglia mi h
a lasciato fare tutto: andare in Italia, comprare ogni sorta di libri, studiare
l'ebraico, il persiano. Avevo una grande libert . Lei dice, famiglia della piccola
borghesia, che per mostra un certo gusto per le cose dello spirito. Famiglia di g
ente colta , magari? S , senza pretesa di grande cultura, ma al tempo stesso, senza
l'opacit di una famiglia, diciamo, piccolo-borghese. Lei
figlio unico? Siamo in t
re: mio fratello nato due anni prima di me e mia sorella quattro anni dopo. E un
a grande fortuna essere arrivato tra l'uno e l'altro. Perch , beninteso, la prefer
ita, per anni, fu mia sorella: la piccola. Non posso dire che non mi sentivo ama
to, ma non ero soffocato da un eccesso di amore materno o paterno. :~ una gran f
ortuna. Assieme a quella di aver avuto un amico e, in seguito, un'amica: mia sor
ella e mio fratello. L'immagine che si viene delineando
quella di un uomo felice
della sua nascita e della sua origine... E vero. Non mi ricordo di aver recrimi
nato o protestato quando ero adolescente. Eppure non ero ricco, non avevo molti
soldi per comperare dei libri. Mia madre me ne dava dai suoi risparmi, o quando
si vendeva qualcosa; in seguito abbiamo perfino affittato una parte della casa.
Non ero ricco ma non protestavo mai. Ero in pace con la mia condizione umana e s
ociale, familiare. DRAGO E PARADISO
Della sua prima infanzia quali immagini le vengono allo spirito7 La prima immagi
ne... Avevo due anni, due anni e mezzo. Ero in una foresta. Ero l\, guardavo. Mi
a madre mi aveva perso di vista. Facevamo un pic-nic. DOPO qualche metro mi sono
perso. E, all'improvviso, scopro davanti a me un'enorme e splendida lucertola b
lu. Ne sono rimasto stupefatto... non avevo paura, ma ero talmente affascinato d
alla bellezza, quell'animale enorme e blu... sentivo il cuore che mi batteva, di
entusiasmo e di paura, ma, al tempo stesso, vedevo anche la paura negli occhi d
ella lucertola. Vedevo il suo cuore che batteva. Mi sono ricordato per anni ques
ta immagine. Un'altra volta, all'incirca alla stessa et , dal momento che mi rived
o ancora camminare a quattro zampe, ero a casa nostra. C'era un salone, non avev
o il permesso di entrarci. Credo del resto che la porta fosse sempre chiusa. Un
giorno, un pomeriggio d'estate, verso le quattro, la famiglia era assente--mio p
adre in caserma, mia madre in visita da una vicina... Mi avvicino, faccio un ten
tativo e la porta
aperta. Entro, penetro... Allora stata per me un'esperienza st
raordinaria: le finestre avevano delle tende verdi e, poich eravamo d'estate, tut
ta la camera aveva un colore verde, strano, mi sentivo all'interno di un chicco
d'uva. Ero affascinato dalla luce verde, un verde dorato, mi guardavo attorno, e
ra davvero uno spazio ancora mai conosciuto, un mondo del tutto diverso. Fu l'un
ica volta. L'indomani cercai di aprire la porta, ma era gi chiusa. Sa perch il sal
one le era vietato~ C'erano molti scaffali pieni di ninnoli. E poi mia madre, co
n altre signore della citt , organizzava delle feste infantili con lotteria. In at
tesa della festa, i lotti venivano deposti nel salone. Mia madre, giustamente, n
on voleva che i bambini vedessero quell'enorme quantit di giocattoli. Entrando le
i li ha visti quei giocattoli~ SI, ma li conoscevo, avevo visto la mamma che li
portava a casa. Non questo che mi ha colpito. ~ il colore. Era proprio come in u
n chicco d'uva. Faceva molto caldo, una luce straordinaria che per entrava attrav
erso i tendaggi. La luce era verde... Davvero, ho avuto l'impressione di trovarm
i improvvisamente in un chicco d'uva. Lei ha letto la Fore~t interdite? In quest
o romanzo, St phane si ricorda una camera misteriosa di quando era bambino, la cam
era ~Sambo~. Si chiede cosa volesse dire... Era la nostalgia di uno spazio che a
veva conosciuto, uno spazio che non assomigliava a nessun'altra camera. Evocando
questa camera Sambo , pensavo, evidentemente, alla mia esperienza personale: all'e
sperienza straordinaria di penetrare in uno spazio completamente diverso. Era un
po' spaventato della sua audacia o semplicemente meravigliato;~ Meravigliato. N
on aveva nessun timore,~ Non aveva il sentimento di commettere un delizioso pecc
ato~ No... Ci che mi ha attirato
il colore, la calma e poi la bellezza: era il sa
lone, con dei quadri, delle mensole, ma nel verde! Immerso in una luce verde.
E che significato attribuisce alla camera-chicco d'uva? Sa perch quel ricordo rim
asto cos vivo? Quel che mi ha colpito l'atmosfera paradisiaca, quel verde, quel v
erde dorato. E poi, la calma, la calma assoluta. E io penetro in quella zona, in
quello spazio sacro. Dico sacro~, in quanto quello spazio era di qualit del tutto
diversa; non era profano, quotidiano. Non era il mio universo di tutti i giorni
, con mio padre, mia madre, mio fratello, il cortile, la casa... No, era qualcos
a di completamente diverso. Una cosa paradisiaca. Un luogo proibito, prima, e ch
e torn ad esserlo poi... Nella mia memoria
una cosa davvero eccezionale. L'ho chi
amata paradisiaca in seguito, quando ho imparato la parola. Non era un'esperienza
religiosa, per ho capito che mi trovavo in uno spazio totalmente diverso e che vi
vevo qualcosa di completamente diverso. Prova ne che questo ricordo mi ha ossess
ionato. Uno spazio del tutto altro di verdura o di verdore e d'oro; un luogo sacro
, vietato (ma si tratta di un divieto senza trasgressione, vero?), sono davvero
immagini di paradiso: il verde, originale, l'oro, la sfericit del luogo, quella l
uce: s , come se nella sua prima infanzia lei avesse vissuto un momento di paradis
o--diciamo di Eden, il Paradiso originario. Ma, attraverso il suo del tutto altro ,
intendo e~:ettivamente il ganz andere tramite cui Otto definisce il sacro. E ve
do bene che questa immagine della sua infanzia di quelle che, nei miti, hanno af
fascinato e occupato in seguito Mircea Eliade. Chi ha letto i suoi libri, se sen
tisse questo ricordo senza sapere che le appartiene, indubbiamente penserebbe a
lei... Chiss se queste grandi esperienze del Drago e della camera chiusa e lumino
sa, paradisiaca, non hanno orientato in profondit la sua vita? Chi lo sa?... scen
za, quali e i miti. Non dell'infanzia Coscientemente so quali letture, nel corso
dell'adolescoperte hanno risvegliato il mio interesse per le religioni posso tu
ttavia sapere in che misura queste esperienze hanno determinato la mia vita.
Nel Giardino delle delizie di Ieronimo Bosch, si vedono degli esseri che abitano
dentro frutti... Non avevo la sensazione di trovarmi davvero in un frutto enorm
e. Tuttavia non potevo paragonare la luce verde, dorata, se non a quella che si
ha se si rinchiusi in un chicco d'uva. Non c'era quindi l'idea del frutto, di ab
itare in un frutto ma quella di trovarsi in uno spazio --paradisiaco. i~ l'esper
ienza di una certa luce. kkkkk COME HO SCOPERTO La PIETRa FILOSOFALE La sua prima
scuola quella della via Mdntuleasa... Che ricordo ne ha conservato? La scoperta
della lettura, soprattutto. Verso i dieci anni ho cominciato a leggere dei roman
zi, dei romanzi gialli, dei racconti, insomma tutto quel che si legge a dieci ar
mi e un po' di pi . Alexandre Dumas, tradotto in rumeno, ad esempio. Ho cominciato
a scrivere sul serio in prima liceo.
So che a quel tempo lei era appassionato di scienza. Di scienze naturali, non di
matematica. Mi paragonavo a Goethe che non poteva soffrire le matematiche. Come
lui, inoltre avevo la passione per le scienze della natura. Ho cominciato con l
a zoologia, ma
stata soprattutto l'entomologia che mi ha interessato. Ho scritto
e pu~ blicato degli articoli sugli insetti, su una rivista, il Giornale delle s
cienze popolari. Un giovane autore dodicenne! Sl, ho pubblicato il mio primo art
icolo a tredici anni. Una sorta di racconto scientifico che ho presentato a un c
oncorso aperto a tutti i liceali di Romania organizzato dal Giornale delle scien
ze popolari. Il mio breve testo si intitolava Come ho scoperto la pietra filosofa
le~. Ho avuto il primo premio. Il senso delle origini Nel suo Diario lei parla d
i questo testo, mi pare, e dice: I'ho perso, non lo trover pi e quanto mi piacereb
be poterlo rileggere... Non I'ba ritrovato? S~, invece! A Bucarest, un lettore d
el Diario andato alla biblioteca dell'Accademia, l'ha trovato, lo ha ricopiato e
, gentilmente, me l'ha spedito. Mi ricordavo il tema e la chiusura, mentre non r
icordavo per nulla n la trama n il tono. Sono rimasto sorpreso nel vedere che era
abbastanza ben raccontato. Per nuna pedante, non scientifico . i~ davvero un raccon
to... Il protagonista
uno studente di quattordici anni --di fatto io--il quale h
a un laboratorio e che tenta l'esperimento, in quanto
ossessionato, come tutti,
dal desiderio di trovare qualcosa che trasformer la materia. Fa un sogno e in que
l sogno ha una rivelazione: qualcuno gli mostra come fare per preparare la pietr
a. Si sveglia e nel suo crogiolo trova una pepita d'oro. Crede nella realt della
trasformazione. In seguito si rende conto che si tratta di pirite, di un solil s
ogno cbe porta alla pietra hlosofale? ~ nel sogno che un essere che aveva l'aria
di un animale e al tempo stesso di un uomo, un essere trasformato, mi aveva dat
o la ricetta. Ed io ho seguito il suo consiglio. Perch un bambino scriva un racco
nto lel genere bisogna cbe si interessi non soltanto agli insetti ma anche alla
cbimica e all'alcbimia? Ero appassionato di zoologia, specialit ainsetti~P, di fi
sica in generale, ma soprattutto di chimica, in particolare di chimica minerale,
prima di interessarmi alla chimica organica;
curioso. n sogno, I'alcbimia, I'in
iziatore chimerico: sono, fin dal primo scritto, lelle hgUre e dei temi di Eliad
e. Vuol forse dire che, ~n dall'infanzia sappiamo confusamente chi siamo e dove
andiamo? Non so... Per me l'importanza di quel racconto sta nel fatto che fin da
ll'et di dodici, tredici anni, mi vedevo lavorare in maniera seria, scientifica,
con la memoria; e al tempo stesso ero attratto dall'immagin ~ n~ lptt~raria.
La prova del labirinto ,~ a questo che lei fa allusione quando parla del lato di
urno dello spirito. . . Del regime diurno e del regime notturno de,lo spirito. L
a scien~a dalla parte del giorno, la poesia dalla parte della notte. S . L'immagin
azione letteraria che anche l'immaginazione mitica e che scopre le grandi strutt
ure de,la metafisica. Notturno, diurno: tutti e due... La coincidentia oppositor
um. Il grande insieme. Lo Yin e lo Yang... In lei c' da un lato l'uomo di scienza
e dall'altro lo scrittore. I due si incontrano tuttavia sulla terra del rnito..
. Proprio cos . L'interesse per le mitologie e per la struttura dei miti
anche il
desiderio di decifrare il messaggio di questa vita notturna, di questa creativit
notturna. LA MANSARDA Insomma, ancor prima di aver ~nito il liceo, lei era diven
tato scrittore! In un certo senso, s,', dal momento che avevo pubblicato non sol
tanto un centinaio di articoli brevi sul Giornale delle scienze popolari, ma anc
he qualche racconto, delle impressioni di viaggio nei Carpazi, il resoconto di u
n periplo sul Danubio e nel mar Nero e, infine, dei frammenti di un romanzo, Il
romanzo di un adolescente miope... Romanzo del tutto autobiografico: come il mio
personaggio, quando soffrivo di una crisi di malinconia--la mia eredit moldava..
.--lottavo contro di lei tramite ogni sorta di <~tecniche spirituali . Avevo letto
il ,ibro di Payot, L'Education de la volont , e lo mettevo in pratica. Al liceo a
vevo gi cominciato quel che pi tardi avrei chiamato la lotta contro il sonno . Volevo
guadagnar tempo. In effetti non mi interessavo solo alle scienze, ma anche a mo
lte altre cose: avevo progressivamente scoperto l'orientalismo, l'alchimia, la s
toria delle religioni. Ho letto per caso Frazer e Max Muller e. p,oich avevo impa
rato l'ita,'iano (Per Il senso delle origini leggere Papini) ho scoperto gli ori
entalisti e gli storici delle religioni italiani: Pettazzoni, Buonaiuti, Tucci,
altri ancora... E scrivevo deg,'i articoli sui loro libri o sui problemi che li
occupavano. Evidentemente per tutto ci avevo una grande fortuna: abitavo in una m
ansarda a Bucarest, ne,la casa di mia madre, per la mansarda era del tutto indipe
ndente. Quindi all'et di quindici anni ricevevo gli amici, potevo restarci per tu
tta la sera, la notte, lass a bere caff , a discutere. La mansarda era isolata, il
rumore non disturbava nessuno. A,l'inizio l'ho occupata assieme a mio fratello m
a lui entrato al liceo militare e io sono rimasto unico padrone di que,la mansar
da, due stanzette ammirevo,i. Potevo leggere impunemente per tutta la notte... S
a, quando si hanno diciassette anni e si scopre la poesia moderna e tante altre
cose, si ha piacere di avere una camera per s , da poter sistemare, trasformare e
che non sia semplicemente la cosa prestata dai genitori. Quindi era dawero il mi
o luogo. Abitavo 1,~, avevo i, mio letto, di un dato
colore. Ai muri avevo attaccato delle stampe ritagliate. Avevo soprattutto i mie
i libri. Era pi di un gabinetto di lavoro, era un luogo in cui vivere. Mi sembra
che gli dei, o le fate, abbiano favorito i suoi primi passi... Credo di s,', in
quanto ho davvero avuto tutte le fortune possibi,i fino a quando sono andato via
da casa. Nel momento in cui lei entra all'universit , qual' l'atmosfera intellettu
ale, l'atmosfera culturale della Romania di quell'epoca, ovvero dal 1920 al 1925
? Eravamo la prima generazione che si affacciava alla cultura in quella che veni
va chiamata allora la grande Romania , que,la dopo la guerra del 1914-1918. Prima g
enerazione senza programma ben stabilito, senza un ideale da rea,izzare. La gene
razione di mio padre e quella di mio nonno avevano un ideale, che era que,lo di
riunificare tutte le province rumene. Quell'ideale era realizzato. Ed io ho avut
o la fortuna di far parte de,la prima generazione rumena che fosse libera, che n
on avesse un programma. Eravamo liberi di scoprire, non soltanto le fonti tradiz
iona,i, owero la cultura classica e la letteratura francese, ma anche tutto il r
esto. Io avevo scoperto la letteratura italiana, la storia de,'le religioni e po
i l'Oriente. Uno dei miei amici aveva scoperLa prova del labirinto to la lettera
tura americana; un altro la cultma scandinava. Si scopriva Milarepa, nella tradu
zione di Jacques Bacot. Tutto era possibile, vede. Ci si preparava infine ad una
vera apertura. Un'apertura verso l'universale, I'India presente negli spiriti,
Milarepa che verr letto da Brancusi... S e contemporaneamente, neg,1i anni 1922-19
28, in Romania stavamo scoprendo Proust, Valery e, si intende, il surrealismo. M
a come si accorlava questo desiderio di universale con, forse, un desiderio di r
adici rumene~ Sentivamo che mna creazione puramente rumena si sarebbe di'lfici.m
ente realizzata nel clima e nelle forme della cultura occidentale che avevano am
ato i nostri padri: Anatole France, ad esempio, o anche Barr s. Sentivamo che quel
che avevamo da dire esigeva un linguaggio diverso da que,~lo dei grandi autori,
dei grandi pensatori che avevano esaltato i nostri padri e i nostri nonni. Noi
eravamo attirati dalle Upanisad, da Milarepa, o anche da Tagore e Gandhi, dall'O
riente antico. E pensavamo che assimilando il messaggio di queste cultme arcaich
e, extraemopee, avremmo allora trovato i mezzi di esprimere il nostro retaggio s
pirituale specifico: traco-slavo-romano e, al tempo stesso, protostorico e orien
tale. Avevamo netta coscienza di essere co,llocati tra l'Oriente e l'Occidente.
Lei lo sa, la cultura rumena costituisce una sorta di ~<ponte tra l'Occidente e B
isanzio, da una parte, e d'altra parte, il mondo slavo, il mondo orientale e il
mondo mediterraneo. A dire il vero solo pi tardi mi sono reso conto di tutte ques
te virtualit . Lei ha accennato al surrealismo, ma non ha detto nulla di Dada, n di
Tzara, suo compatriota...
jnana yoga? Forse, si. Gnosi, jnana yoga... E la stessa parola, credo~ ~ esattam
ente la stessa parola... Avevo al tempo stesso bisogno di una tecnica, di una di
sciplina, di qualcosa che non trovavo nella mia tradizione religiosa. Non l'ho c
ercata qui del resto. Avrei potuto benissimo diventare monaco, ritirarmi sul mon
te Athos e scoprire tutte le tecniche dello yoga, vero, ad esempio il pranayama.
.. L'esicasmo ~ Sl. Per a que,l'epoca lo ignoravo. Sentivo dunque il bisogno dell
a gnosi ma anche di una sorta di tecnica, di meditazione pratica. Ancora non cap
ivo il valore religioso del culto domenicale. L'ho scoperto dopo il mio ritorno
dall'India. 24 La prova del labirinto 1 I 25 Il senso delle origini
Abbiamo lasciato in sospeso la sua tesi. Qual era esattamente l'argomento 7 Era
la filosofia italiana di Marsilio Ficino fino a Giordano Bruno. Ma
soprattutto F
icino che mi interessava, Ficino e Pico della Mirandola. Ero affascinato non sol
tanto dal fatto che attraverso questa filosofia del Rinascimento era stata risco
perta la filosofia greca, ma anche dal fatto che Ficino aveva tradotto in latino
i manoscritti ermetici, il Corpus hermeticum, acquistati da Cosimo de' Medici.
Mi appassionava anche il fatto che Pico conosceva questa tradizione ermetica e c
he aveva imparato tutto per capire la Kabbala. Vedevo quindi che non si trattava
unicamente di una riscoperta del neoplatonismo, ~,ens di un ampliamento dena fil
osofia greca classica. La scoperta dell'ermetismo implicava un'apertura verso l'
Oriente, verso l'Egitto e la Persia. Lei era quindi sensibile, nel Rinascimento,
a tutto quel che questo periodo comporta come apertura a quanto non specificame
nte greco o classico? Avevo l'impressione che questo ampliamento mi rivelasse un
o spirito molto pi ampio, molto pi interessante e pi creativo di quanto avevo appre
so nel platonismo classico riscoperto a Firenze. C'era una certa analogia tra qu
esto rinascimento--il rinascimento dei kabbadisti, si potrebbe dire--e quel che
succedeva in Romania, che consisteva nel voler superare le frontiere dell'uomo m
editerraneo, partecipare a una creazione culturale che si nutrisse di tradizioni
non europee. Di una tradizione... non diciamo non europea ma non dassica~, cio pi
ofonda dell'eredit classica ricevuta dai nostri antenati traci, dai greci e dai r
omani. In seguito ho capito che si tratta del fondo neolitico che
la matrice di
tutte le culture urbane del Vicino Oriente antico e del Mediterraneo. In seguito :
ovvero attraverso la sua conoscenza dell'India... Ma
pr
mi stupisco che tra Pico e Bruno, lei non mi abbia letto nulla di Ni~ la ~usanO.
Avevo fatto parecchi viaggi in Italia, vi avevo fatto un soggiorno di tre mesi.
~ l che ho scoperto De docta ignorantia e la famosa formula relativa alla coinci
dentia oppositorum che per il mio pensiero fu rivelatrice. Non l'ho per studiato
per la mia tesi, non ho approfondito... In compenso, quando ho cominciato i miei
corsi nel 1934 a Bucarest, ho consacrato un seminario alla Docta ignorantia. Ni
cola Cusano continua ad appassionarmi. IL RINASCIMENrO E L'INDI~ Mircea Eliade,
il 10 febbraio 1949, lei riceue una lettera dal suo vecchio maestro Pettaxzoni~.
Saluta calorosamente il suo Trattato di storia delle religioni, appena uscito. E
lei scrive: Mi ricordo di quei mattini del 1925, quando avevo scoperto I misteri
e mi lanciavo nel la storia delle religioni con la passione e la sicurezza di u
n ragazzo di diciotto anni. Mi ricordo dell'estate 1926, quando, dopo aver inizi
ato la mia corrispondenza con Pettazzoni, ho ricevuto in regalo Dio che leggevo
sottolineando quasi ogni riga. Mi ricordo...
Si, mi ricordo... Sono andato parec
chie volte in Italia quando ero studente a Bucarest. La prima volta ci sono rima
sto cinque o sei settimane. Ho incontrato Papini a Firenze. A Roma ho incontrato
Buonaiuti, il celebre storico del cristianesimo, direttore di R~cerche religios
e. E a Napoli, Vittorio Macchioro, a quel tempo direttore del Museo naziona,e e
che era un gran classicista e grande specialista de,11'orfismo. Pettazzoni non l
'ho incontrato nel corso di quel viaggio. L'ho conosciuto molto pi tardi. Ero per
in corrispondenza con lui. Non molto comune che un ragazzo giovanissimo vada cos
a trovare i maestri e venga da loro ricevuto. Immagino per che la spingeva la pas
sione di conoscere e quindi la necessit di andare direttamente alla fonte. Di qui
l'accoglienza che le veniva fatta... Da Macchioro, ad esempio, che cosa lei si
aspettava7 Quel che mi interessava innanzitutto era la sua tesi. Credeva aver sc
operto le tappe di un'iniziazione orfica nei dipinti de,la villa dei Misteri~ a P
ompei. Credeva anche che la filosofia di Eraclito si spiegasse trqmitP l~nrficmn
rrPflP~q in~lt~P ~ P Cqn Pq~lo non era solo un rapLa prova del labirinto I Il s
enso de,le origini presentante del giudaismo tradizionale, ma che era anche stat
o iniziato ai misteri orfici e che, di conseguenza, la cristologia di San Paolo
aveva introdotto l'orfismo nel cristianesimo. Questa ipotesi era stata male asco
ltata, ma io avevo vent'anni e mi sembrava avvincente. Ho quindi incontrato Macc
hioro. Preparavo la mia tesi un po' a Bucarest, un po' a Roma. Di fatto soprattu
tto a Roma, per a Bucarest avevo la maggior parte dei documenti, delle note. E me
ntre continuavo a lavorare alla tesi di laurea sulla ,filosofia del Rinascimento
, nutrivo il mio pensiero agli storici delle religioni e gli orientalisti italia
ni: scoprivo l'orfismo con Macchioro, scoprivo Gioacchino da Fiore con Buonaiuti
. E leggevo Dante, che Papini (e altri) metteva in rapporto con <~I fedeli d'amo
re . In fondo lo studio dei filosofi del Rinascimento e quello delle religioni era
la stessa cosa. Immagino cbe in Papini non la interessava solo il lettore di Da
nte,
E cos che subito dopo aver sostenuto la tesi, nel novembre 1928, laureato in lett
ere, specialit
fi,osofia , ho ricevuto un po' di denaro dai miei genitori e la prome
ssa di una borsa dall'universit di Bucarest e sono partito da Costanza su una nav
e rumena fino a Porto Said e da Porto Said su una nave giapponese fino a Colombo
e da l , con la ferrovia, a Calcutta. Sono rimasto due settimane a Madras: qui ho
incontrato Dasgupta. La prova del labirinto Ecco una storia molto bella, che co
stituirebbe una bellissima hne li capitolo. Ma, perch tutto sia detto: su quella
nave, o alla vigilia della partenza, quali sono i suoi sentimenti? Sentivo che p
artivo e avevo ventun'anni. Ero forse il primo rumeno a decidere non di viaggiar
e in India, bens,' di soggiornare e lavorare in quel paese. Sentivo che era un'a
vventura, che sarebbe stato difficile, per mi appassionava. Tanto pi che non ero a
ncora formato, e lo sapevo. Avevo imparato molto dai miei professori a Bucarest
e dai miei maestri italiani, storici delle re,igioni, orienta,isti, ma avevo bis
ogno di una nuova struttura. Questo lo sentivo. Non ero ancora adulto. In Egitto
sono rimasto dieci giorni. Le mie prime esperienze egiziane... Ma l'importante
fu la traversata... Non avevo molti soldi, avevo aspettato la nave meno cara, un
a nave giapponese su cui avevo trovato una cuccetta di terza classe. Qui per la
prima volta, ho cominciato a parlare inglese. Impiegammo due settimane da Porto
Said a Colombo. Ma gi , sull'oceano Indiano, avevo incontrato l'Asia! E la scopert
a delI'isola di Ceylon stata straordinaria. Ventiquattr'ore prima di arrivare, s
i sentivano i profumi degli alberi, dei ,~ori, profumi ignoti... i~: cosl che so
no arrivato a Colombo. INTERMEZZO Un attimo fa, quando sono entrato, lei mi ha p
arlato lell'idea li titolo che le
venuta per queste nostre conversazioni. Sl, pe
nsavo a quel titolo in seguito alla mia esperienza, non del dialogo, ma della re
gistrazione, del fatto che tra noi ci sia sempre la presenza della macchina~,: qu
esta per me una prova, una aprova iniziatica ~ dal momento che non ci sono abitu
ato. Il titolo : La prova del labirinto. Da un lato perch per me i, fatto di trova
rmi costretto a ricordare cose che ho quasi dimenticato, costituisce una prova.
E poi il fatto che andiamo e torniamo e torniamo a ripartire, mi ricorda un perc
orso all'interno di un labirinto. Bene, a mio awiso il labirinto per eccellenza
l'immagine di un'iniziazione... D'a,tra parte considero che ogni esperienza uman
a costituita da una serie di prove iniziatiche; l'uomo si forma grazie a una ser
ie di iniziazioni incoscienti o coscienti. Sl, ritengo che il titolo esprima ben
issimo quel che mi succede davanti a,~'apparecchio; ma mi piace anche in quanto
un'espressione abbastanza esatta, mi pare, della condizione umana. Questo titolo
lo trovo eccellente... Mentre risalivo la rue l'Orsel anch'io pensavo al titolo
di queste Conversazioni. Avevo riletto qualche pagina del suo Diario, pensavo a
Ulisse, al labirinto. Ulisse nel labirinto? Era un po' sovraccarico di mitologi
a. Suono alla sua porta e lei mi accoglie dicendo... La prova del labirinto
L'APPRENJ'`JISTATO DEL SANSCRITo Il 18 novembre 1948, lei scrive nel suo Diario:
Vent'anni or sono, verso le quinlici e trenta (credo.r), partivo dalla stazione
Nord (di Bucarest) alla volta dell'India. Mi rivedo ancora all'istante della par
tenza; vedo Ionel Janu con il libro di Jacques Rivi re e la scatola di sigarette,
i suoi regali d'addio. Avevo due valigette. L'inplusso di quel viaggio prima di
aver compiuto ventidue anni. Quale sarebbe stata la mia vita senza l'esperienza
dell'India all'inizio della mia giovinezza~ E la sicurezza che da allora ho avut
o~he, qualunque cosa succeda, esiste sempre una grotta nell'Himalaya che mi aspe
tta... ~ A questa domanda da lei posta~'importanza dell'India nella sua vita e n
ella sua opera--pu adesso rispondere7 In che cosa l'ha formata l'India~ Sar , se le
i d'accordo, il tema essenziale del nostro incontro di oggi. Quindi, a Madras, l
a aspettava Dasgupta7 S , era 1~ a lavorare su certi testi sanscriti a,la bibliote
ca della Societ teosofica, celebre per la sua raccolta di manoscritti. ~ 1~ che l
'ho incontrato e subito abbiamo organizzato il mio soggiorno a Calcutta. Nel 192
8 era un uomo che poteva avere quarantacinque anni. Era basso di statura, grosso
, con gli occhi un po' gonfi, che si potrebbero chiamare occhi di rospo e una voce
che trovavo, al pari di quella di tutta la gente del Bengala in genere, molto m
elodiosa. E poi, mi sono affezionato a quest'uomo per cui nutrivo un'enorme ammi
razione. La prova del labirinto ~ L'India essenzia,e I suoi rapporti con Dasgupt
a sono stati rapporti da allievo a professore o da discepolo a maestro, a guru?
Una cosa e l'altra. A,l'inizio io ero lo studente e lui i, professore di tipo un
iversitario occidentale. ~ stato lui a elaborare il mio programma di studi all'u
niversit di Calcutta, lui che mi aveva indicato le grammatiche, i manua,i, i dizi
onari indispensabili. i~ lui che mi aveva trovato una pensione nel quartiere ang
lo-indiano. Riteneva giustamente che sarebbe risultato per me molto diffici,e vi
vere immediatamente la vita di un indiano. Lavoravo assieme a lui non soltanto a
,l'universit , ma a casa sua, nel quartiere Bhowanipore, i, quartiere indigeno, mo
lto pittoresco. La casa in cui abitava era ammirevole. E, dopo un anno, mi ha su
ggerito di lavorare con un pandit (fu lui a sceg,!ierlo) per iniziarmi alla conv
ersazione in sanscrito. Mi diceva che, in seguito, avrei avuto bisogno di parlar
e i, sanscrito, anche in maniera elementare, per poter conversare con i pandit,
i veri yogi, i religiosi ind . Quali erano, secondo Dasgupta, le di~icolt che lei a
vrebbe incontrato volendo vivere immediatamente all'indiana? Diceva che all'iniz
io anche l'alimentazione puramente indiana era poco raccomandabile. Forse pensav
a anche che mi sarebbe stato diffici- ' le vivere nel quartiere indigeno di Bhow
anipore con il vestito che in- dossavo, a,quanto modesto, ma di foggia europea.
Sapeva bene che non potevo passare direttamente nel giro di qualche settimana e
nemmeno di qualche mese, dagli abiti europei al dhothi del Bengala. E, per quel
che la riguarda, lei provava questo desiderio di vivere la vita quotidiana dei b
engalesi, di adottare il loro cibo, il loro modo
di vestire? Sl, ma non all'inizio, dal momento che non la conoscevo. Andavo alme
no due volte a,lla settimana da Dasgupta, per lavorare; allora, un po' alla volt
a, la grazia, i misteri di quelle case enormi con delle terrazze, circondate di
palme e con dei giardini, quel fascino ha certamente fatto il suo effetto. Prima
ho visto una bella fotografia di lei che verr riprodotta sulla co~ertina dei Cah
iers de l'Herne. B l'abito che lei Dortava a Calcutta? No, ero vestito cos nell'a
shram dell'Himalaya. Era una tunica giallo ocra. Quello che vestivo era l'abito
di uno swami o di uno yogi. A Calcutta portavo il dhoti, che una sorta di lunga
camicia bianca. Lei ritiene che l'esperienza che si ha di un paese quale l'India
pu essere diversa se ci si veste come la gente del posto? Penso che sia molto im
portante. Per cominciare in un clima tropicale
molto pi comodo andare in dhoti, a
piedi scalzi o con i sandali. E poi non si attira pi l'attenzione. Vivevo al sol
e, ero scuro come gli altri. Passavo quindi inosservato, o quasi. I bambini non
mi gridavano dietro: White monkey!... Era anche una sorta di so,idariet con la al
ltura a cui volevo iniziarmi. Il mio ideale era di parlare benissimo bengalese.
Non sono mai riuscito a parlarlo in maniera perfetta, per lo leggevo. Ho tradotto
delle poesie di Tagore e mi sono sforzato di leggere ed anche di tradurre i poe
ti mistici del Medioevo. Quel che mi interessava non era soltanto l'aspetto emdi
to e filosofico, lo yoga e il sanscrito, ma anche la cultura viva de,l'India. ,~
La sua pratica dell'India non era solo una pratica da intellettuale, ma dell'uo
mo intero? Dell'uomo intero. Devo tuttavia ben precisare che non avevo abbandona
to la coscienza e diciamo la Weltanschaaung de,l'occidentale. Volevo apprendere
seriamente il sanscrito alla maniera indiana ma anche con il metodo filosofico p
roprio allo spirito occidentale. Compiere gli studi contemporaneamente con i mez
zi dell'emdito europeo e da,l'interno. Non ho mai rinunciato al mio stmmento di
conoscenza specificamente occidentale. Avevo fatto un po' di greco, un po' di la
tino, avevo ~, studiato la fi,osofia occidentale: tutte cose che conservavo. Una
volta in dboti, o nel mio kutiar nell'Himalaya, non ho respinto la mia tradizio
ne occidenta,e. Lei pu vedere che il mio sogno di tota,izzare i contrari si ritro
va anche sul piano dell'apprendimento. Come non era il tormento metafisico che l
a indirizzava verso le religioni cos non
il gusto dell'esotico o il desiderio di
perdere la sua identit cbe la portano a rivestire l'abito giallo degli asceti. Le
i conserva la sua identit , la sua formazione occidentale e attraverso ci lei vuole
avvicinarsi all'India. Per confondere hnalmente due punti di vish o meglio per
organizzarli, congiungerli. La prova del labirinto ~ L'India essenziale ~ esatta
mente questo. E ho studiato profondamente, ~<esistenzialmente~>, la cultura indi
ana. All'inizio del secondo anno Dasgupta mi ha detto: Adesso s,',
il momento, le
i pu venire. A casa mia . Da lui ho vissuto un anno.
Il suo obiettivo non si limitava a voler stud are la lingua e la cultura indiana,
lei voleva ancbe praticare lo yoga. Cio sapere nel suo corpo e per esperienza per
sonale quello di cui si parlava nei libri. Esattamente. Parleremo tra un po' del
la pratica che ho provato nel mio kutiar, nell'Himalaya. Ma gi , a Calcutta, da Da
sgupta, gli avevo detto a pi riprese: Professore! ors mi dia un po' di pi che i soli
testi . Ma mi rispondeva: Aspetta un po', bisogna dawero ben conoscere tutto ci dal
punto di vista filologico e filosofico... Badi bene che lui stesso era uno stori
co della filosofia formato a Cambridge, un fi,o- sofo, un poeta. Proveniva, per ,
da una famiglia di pandit, di un vi,laggio del Bengala, e di conseguenza padrone
ggiava tutta la cultura tradizionale di un villaggio indiano. Mi diceva: Per voi
europei la pratica dello yoga
ancor pi dif~icile che per noi hind )>. Forse aveva p
aura delle conseguenze. Calcutta una grande citt e, in effetti, imprudente pratic
are il pranayama, il ritmo de,la respirazione, in una citt , dove l'aria sempre un
po' malsana. i~ quanto ho appreso in seguito, a Hard~var, sulle pendici dell'Hi
malaya e in un'aria favorevole... Come ha lavorato assieme a Dasgupta? Come ha i
mparato il sanscrito, con lui, poi con il pandit? Ebbene, per quel che riguarda
l'apprendimento del sanscrito, ho app,icato il metodo dell'indianista italiano A
ngelo de Gubernatis, cos come lo racconta in Fibra, la sua autobiografia. Esso co
nsiste nel lavorare dodici ore al giorno con una grammatica, un dizionario e un
testo. ~ quel che ha fatto lui a Ber,ino. Weber, il suo professore, gli aveva de
tto: ~<Gubernatis (era l'inizio dell'estate), ecco, in autunno comincio il mio c
orso di sanscrito. Per
il corso del secondo anno e non si pu ricominciare tutto da
capo per lei. Bisogna quindi che recuperi... Gubernatis si
chiuso in una capanna
, nei pressi di Berlino, con la sua grammatica e il suo dizionario di sanscrito.
Due volte alla settimana qualcuno gli portava del pane, del caff e del latte. Av
eva ragione ed io ho seguito il suo esempio. Del resto avevo gi fatto delle esper
ien| ze, non cos~ radicali, ma insomma... Quando imparavo l'inglese, ad |~ esemp
iO, lavoravo varie ore di seguito. Ma questa volta, all'inizio, ho lavorato per
dodici ore al giorno, consacrandomi unicamente al sanscrito. L'unica differenza
era che facevo qualche passeggiata e approfittavo de~l'ora del t e dei pasti per
perfezionare il mio inglese: lo leggevo benissimo, ma lo parlavo male. E Dasgupt
a, a casa sua, mi faceva ~* delle domande, mi dava dei testi da tradurre e, a qu
esto modo, poteva seguire i miei progressi. Sono stati abbastanza rapidi e credo
che sono dovuti a questo sforzo di non studiare niente altro a,l'infuori del sa
nscrito. Per parecchi mesi non ho nemmeno toccato un giornale, un libro giallo,
niente. Questa concentrazione esclusiva su un unico argomento, il sanscrito, ha
dato risultati sorprendenti. ~` Eppure con questo metodo non si rischia forse di
perlere la finezza e l'elasticit della lingua parlata? ~,- Certamente. Ma si tra
ttava, per cominciare, di avere delle basi solide, di acquistare le stmtture, la
concezione grammaticale, i, vocabolario fondamenta,e... In seguito, beninteso,
mi sono interessato alla storia e all'estetica indiana, a,la poesia, alle arti.
Ma a,l'inizio bisogna mi-
Esattamente. La lingua, per me, non era che uno strumento di comunicazione, di e
spressione. In seguito sono stato molto contento di essermi fermato 1~. Perch , in
somma, un oceano. Non se ne esce pi : L'India essenziale bisogna imparare l'arabo
e dopo l'arabo il siamese, dopo il siamese l'indonesiano, dopo l'indonesiano il
polinesiano e via di seguito... Ho preferito leggere dei miti, dei riti che appa
rtengono a queste cu,ture; cercare di capirli. YOGI SULL'HIMALAYA Nel settembre
1930 lei lascia Calcz~tta alla volta dell'Himalaya. Lei lascia Dasgupta... Sl, p
er uno screzio, di cui mi dispiace molto. Anche a lui
dispiaciuto. Ma in quel mo
mento non mi interessava pi di restare in quella citt dove, senza Dasgupta, non av
evo motivo di essere... Sono partito a,'la volta dell'Himalaya. Mi sono fermato
in svariate citt , tuttavia
a Hardwar e a Rishikesh che ho deciso di restare, in q
uanto l che cominciano i veri eremitaggi. Ho avuto la fortuna di incontrare Swami
Shivanananda. Ha parlato al mahant, il superiore, e ha ottenuto per me una picc
ola capanna ne,11a foresta... Le condizioni erano molto semp,ici: essere vegetar
iano e non vestire abiti europei--vi veniva data una tun,ca bianca. E ogni matti
na, si mendicava il latte, il miele, il formaggio. Sono rimasto 1,~, a Rishikesh,
sei o sette mesi, fino in aprile all'incirca. Rishikesh
l'Himalaya, per non
il Ti
bet. Per andare in Tibet ci voleva un passaporto... Per , nel 1929, ho trascorso t
re o quattro settimane a Darjeeling, nel Sikkim, che confinante con il Tibet. L s
pira un'atmosfera tibetana. Si vedono benissimo le montagne del Tibet. Com'era i
l paesaggio intorno alla sua capanna? Mentre Darjeeling
a non so quante migliaia
di metri di altezza --un paesaggio alpino quindi--Rishikesh in riva al Gange; m
a qui il Gange piuttosto piccolo: a volte cinquanta metri, e poi duecento, di co
lpo; a volte strettissimo: venti metri, dieci metri. Era la giungla, la foresta.
Ai miei tempi non c'era nulla, solo de,lle capanne e un piccolo tempio ind . Non
si vedeva mai nessuno. Nella foresta le caLa prova del labirinto ~ L'India essen
Ziale panne erano sparse su due o tre chilometri, a duecento metri una dall'altr
a, a volte centocinquanta metri o cinquanta. Da 11 si saliva verso Lakshmanjula,
la prima tappa del mio pe,11egrinaggio, per cos dire. Lass la montagna
abbastanza
alta. C'era una serie di grotte e in quelle grotte venivano dei re,igiosi, dei
contemplativi, degli asceti, deg]i yogi. E lei come aveva scelto il suo guru? Er
a Swami Shivanananda, ma a quell'epoca era sconosciuto, non aveva pubblicato nul
la (in seguito ha pubblicato circa trecento volumi...).
Prima di diventare Swami Shivanananda era stato medico, aveva una famiglia, cono
sceva benissimo la medicina europea avendola praticata, credo, a Rangoon. E poi
un bel giorno aveva abbandonato tutto. Ha abbandonato gli abiti europei ed
venut
o, a piedi, da Madras a Rishikesh. Ha impiegato quasi un anno a percorrere i, tr
agitto. E un uomo che mi interessava perch , dal canto suo, aveva una formazione o
ccidentale. Come Dasgupta. Era un uomo che conosceva bene la cultura indiana e c
he poteva comunicarla a un occidentale. Non era un erudito, tuttavia aveva un'es
perienza hima,ayana piuttosto lunga: conosceva gli esercizi dello yoga, le tecni
che della meditazione. Ed era medico: di conseguenza capiva bene i nostri proble
mi. ~ quindi lui che mi ha fatto un po' da guida ne,le pratiche di respirazione,
di meditazione, di contemplazione. Tutte cose che sapevo a memoria, in quanto n
on solo avevo ben studiato i testi e i commentari, ma anche sentito altri saddhu
e contemplativi a Calcutta, nella casa di Dasgupta e a Santiniketan, dove avevo
incontrato Tagore: si aveva sempre occasione di incontrare qua,cuno che aveva g
i praticato un certo metodo di meditazione. Conoscevo quindi un po' pi a fondo que
l che c' nei libri, ma non avevo mai provato. Un attimo fa lei parlava di giungla
. Dobbiamo immaginarcela con tigri e serpenti7 Non ricordo di aver sentito parla
re di tigri da quelle parti, ma c'erano un sacco di serpenti e delle scimmie, de
,11e scimmie straordinarie. Credo di aver intravisto un serpente i,! terzo giorn
o in cui mi sono sistemato nella mia capanna. Ho avuto un po' paura, avevo l'imp
ressione che fosse un cobra, allora gli ho tirato un sassolino, per farlo andar
via Un monaco mi ha visto e mi ha detto (parlava abbastanza ~ene inglese, era un
ex magistrato): Perch ? Anche se
un cobra non c' nu,11a da temere. Non si ricorda u
n solo morso di serpente in questo eremo . Ne dubitavo, per ho chiesto: E pi in basso
, ne,11a pianura?--L sl,
vero, ma qui no! Coincidenza oppure no... In ogni caso, d
a a,110ra, quando vedevo dei serpenti, li lasciavo passare, tutto qui. Non ho ma
i pi cercato di a,'lontanare un serpente con un sasso. Quasi cinquant'anni sono t
rascorsi dall'epoca del novizio yogi e i nostri giorni, in cui lei
l'autore, fam
oso, di tre opere sullo yoga. Una di esse porta come sottotitolo: <Immortalit e l
ibert . Un'altra si intitola Tecnica dello yoga... Cos' lo yoga? Una via mistica, un
a dottrina filoso,~ca"un'arte di vivere? Mira a dare la salvezza o la salute? A
dire il vero continuare a parlare dello yoga da qualche tempo mi interessa poco.
Ho detto tutto quel che ritenevo importante da dire. Ho cominciato con la mia t
esi, nel 1936, che si intitolava Yoga, saggio sulle origini della mistica indian
a. Mi stato rimproverato, a ragione, l'uso della parola mistica . Lei aveva lavorat
o sotto la direzione di Dasgupta, il quale le aveva addirittura dettato, credo,
il suo commento a Patanjali? S,', ma in precedenza ero stato interessato dal lat
o tecnico della pedagogia spirituale indiana. Conoscevo, evidentemente, la tradi
zione speculativa, dalle Upanisad fino a Shankara. Owero la fi,osofia, la gnosi
che aveva appassionato i primi indianisti occidentali. D'altra parte, avevo lett
o dei libri sui ritua,'i. Ma sapevo che oltre a questo esisteva una tecnica spir
ituale, una tecnica psicofisiologica, la quale non era pura ,filosofia o sistema
di rituali. Avevo letto, in effetti, delle opere su Pa-
tanjali e i libri di John Woodro,~ (sotto il nome di Arthur Avallon) sul tantriS
mO. E pensavo che con questo metodo tantrico, owero con questa serie di esercizi
psicofisiologici (l'ho chiamata fisiologia mistica in quantO
una fisiologia piutt
osto immaginaria), avevamo la possibilit di scoprire una dimensione trascurata de
,11a spiritualit indiana. Dasgupta aveva gi presentato il lato filosofico di quest
o metodo. Ed io trovavO importante descrivere le tecniche in s e presentare lo yo
ga neJ1l~ambito di un orizzonte comparato: a fianco de,110 yoga classico, descri
tto da Patanjali nelle Yoga-Sutra, i diversi yoga barocchi~" marLa prova del labi
rinto ~ L'India essenziale ginali, oltre allo yoga praticato dal Budda e il budd
ismo in India, poi in Tibet, in Giappone, in Cina. ~ per questo motivo che ho vo
luto avere un'esperienza personale di queste pratiche, di queste tecniche. Ma tr
a questo suo desiderio e la lotta contro il sonno di quando era adolescente non es
iste alcun rapporto? Nella mia adolescenza avevo un sacco di cose da leggere e s
entivo che non si combina granch se si dorme sette ore, sette ore e mezzo. Allora
ho cominciato un esercizio di cui penso di essere l'inventore. Ogni mattina, fa
cevo suonare la sveglia due minuti prima. In una settimana ho quindi guadagnato
un quarto d'ora. A sei ore e mezzo di sonno ogni notte, ho smesso per tre mesi d
i mettere avanti la sveglia, per ben abituarmi a questa durata. Poi ho ricominci
ato, sempre di due minuti alla volta. Sono arrivato a quattro ore e mezzo. E poi
un gior no ho avuto delle vertigini e ho smesso. Con la magniloquenza tipica de
gli adolescenti, la chiamavo la lotta contro il sonno ... In seguito ho letto L'Edu
cazione della volont del dottor Payot. Mi ricordo una pagina in cui diceva: Perch m
ai grazie al semplice intervento della volont , non ci dovrebbe esser possibile ma
ngiare cose che solo le no stre abitudini culturali ci rendono immangiabili? Del
le farfalle ad esem pio oppure delle api, dei vermi, dei maggiolini. O addirittu
ra un pezzo di sapone . Io mi chiedevo: Sl, per qual motivo? E ho cominciato ad educa
re la mia volont >~... Temo tuttavia di aver capito male il li bro. In ogni caso,
volevo dominare certi disgusti e certe tendenze naturali in un europeo... Lo yog
a, effettivamente, si accosta a questo sforzo. Il corpo desidera il movimento: a
llora voi lo immobilizzate in un'unica posizione-un asana; vi comportate non pi c
ome un corpo umano, bens come una pietra o una pianta. La respirazione
naturalmen
te aritmica: ebbene, il pranayama vi costringe a ritmarla. La nostra vita psicom
entale sempre agitata--da Pantanjali essa
definita cittavritti, turbini di coscie
nza --ebbene, la concentrazione vi permette di dominare questo flusso... Lo yoga in
qualche sorta un'opposizione all'istinto, alla vita. Tuttavia lo yoga non mi ha
attirato solo per queste ragioni. No, se mi sono interessato a queste tecniche d
i yoga perch mi era impossibile capire l'India unicamente in base a quanto avevo
appreso leggendo i grandi indianisti e i loro libri sulla filosofia vedanta, per
la ~ quale il mondo illusione--maya--o ancora attraverso il monumenta.~ le sist
ema dei rituali. Non potevo capire il fatto che l'India aveva avuto grandi poeti
e un'arte ammirevole. Sapevo che esisteva da qualche parte una terza via, non m
eno importante e che essa implicava la pratica dello yoga. In seguito, a Calcutt
a, ho sentito dire, effettivamente,
La sua esperienza dell'India non la si ritrova soltanto nei suoi saggi, ma nei s
uoi romanzi: Mezzanotte a Serampore, La notte bengalese... E in Isabe,'la e le a
cque del diavolo, che lei mi ha detto di aver scritto, per non scoppiare, nel pe
riodo di studio intenso per imparare il sanscrito. Sl, dopo sei o sette mesi di
grammatica sanscrita e di ~losofia indiana, mi sono fermato: ero affamato di sog
no. Mi trovavo a Darjeeling e ho cominciato a scrivere quel romanzo, un po' auto
biografico, un po' fantastico. Volevo penetrare e conoscere quel mondo immaginar
io che mi ossessionava. Ho scritto il romanzo nel giro di qualche settimana. E h
o ritrovato la salute e l'equi,ibrio. In questa storia, un giovane rumeno attrav
ersa Ceylon, Madras, si ferma a Cakutta e incontra il diavolo... Arriva a Calcut
ta, a,lloggia in una pensione anglo-indiana, come quella in cui abitavo io. E ,~
ci sono de,'le ragazze, dei giovanotti, affascinati da problemi di ogni sorta.
E poi la presenza del diavolo e tutuna serie di cose che si verificano in quanto i
, personaggio principale ossessionato da, diavolo ... In Mezzanotte a Serampore, co
me pure nel Segreto del dottor Honigberger, anche presente il fantastico... s~ S
ono due nove,lle scritte dieci anni dopo. Tra Isabella e queste due novelle c' un
romanzo pi o meno autobiografico, La notte bengalese. Mi piacerebbe che ci so~er
massimo un po' su Mezzanotte a Serampore... Che credibilit attribuisce ai fatti c
he racconta? Quella gente . cbe rivive un tempo che trascorso
pure fantastica? O
ppure lei ci crede un po'? Perch , si sentono delle storie ben bizzarre a volte e
da gente degna di fede... Io credo alla rea,t delle esperienze che ci fanno uscire
da, tempo~ e auscire da,lo spazio . In questi ultimi anni ho scritto alcune nove,
lle in cui si parla di questa possibilit di uscire dal proprio momento storico, o
ppure di trovarsi in un a,tro spazio, come Zerlendi. Descrivendo gli esercizi di
yoga di Zerlendi, nel Segreto del dottor Honigberger, lx, fornito certe indicaz
ioni, fondate su,le mie esperienze personali e che ho passato sotto si,enzio nei
miei libri sullo yoga. Ma, a, tempo stesso, ho aggiunto de]le inesattezze, prop
rio per camuffare i dati rea,i. Ad esempio, si parla di una foresta a Serampore,
mentre l non esiste. Quindi se qualcuno volesse verificare in concreto la trama
de,la nove,lla, vedrebbe che l'autore non fa un reportage, dal momento che i, pa
esaggio
inventato. Sarebbe in tal caso portato a concludere che tutto i, resto i
nventato, il ch non
vero. Ci che succede ai personaggi di Mezzanotte a Serampore,
lei pensa che possa davvero prodursi? Sl, nel senso che si pu avere un'esperienza
talmente convincente che si costretti a considerarla reale... Alla fine del Segre
to del dottor Honigberger--uno studioso che del resto
esistito e lei lo cita all
'inizio del suo libro Patanja,i e lo Yoga
--il kttore pu esitare tra varie chiavi dell'enigma. La sua quale sa~' rebbe? La
prova del labirinto ~ L'India essenziale
Per taluni lettori essa pu risultare evidente. Dal momento che il personaggio che
racconta la storia dichiara essere Mircea Eliade, un uomo che ha trascorso alcu
ni anni in India, ha scritto un libro sullo yoga... E il narratore, per non si ch
iama Eliade? No. Per la signora Zerlendi gli scrive: Lei che ha trascorso vari ann
i in India... Orbene, a quell'epoca, quale altro rumeno era andato in India, avev
a scritto sullo yoga?... Il narratore
dunque Eliade. E Zerlendi, dotato di chiar
oveggenza, si rendeva conto che, per disgrazia, il documento straordinario che a
veva nascosto, nella speranza che un giorno qualcuno lo decifri e rimanga di con
seguenza convinto della realt di determinati fatti yogici, ebbene, quel documento
era stato decifrato da qualcuno che, oltre a conoscere il sanscrito e lo yoga,
un romanziere che sar tentato--ed
quel che ho fatto io, si intende--di raccontare
questa storia straordinaria. Allora, per sopprimere ogni rischio che si vada a
verificare l'autenticit del racconto--perch si potrebbe facilmente identificare la
casa e trovarvi la biblioteca e i manoscritti-insomma, per dimostrare che si tr
atta soltanto di una fantasia letteraria, Zerlendi trasforma la sua casa, fa spa
rire la biblioteca e la sua famiglia pretende di non riconoscere il narratore. T
utto questo perch il documento che avrei riassunto nella mia novella non venga co
nsiderato un documento autentico. Non sono sicuro che quel che diciamo risulter m
olto chiaro a coloro che non hanno letto il libro. Comunque tanto meglio, questa
oscurit li porter , spero, a scoprirlo... Per quel che mi riguarda, non so pi cosa
pensare. Mi sento nella situazione dei personaggi che ascoltano il vecchio , nel su
o ultimo libro. Lei possiede un dono quasi diabolico per seminare il lettore att
raverso delle storie in cui non si listinguono pi il vero lal talso, n la lestra l
alla sinistra. Questo
vero. Credo anzi che sia la caratteristica specifica di un
a parte almeno della mia prosa. C' una punta di malizia nel piacere che lei prova
a mettere un po' fuori strada il suo interlocutore, non vero? Questo fa parte,
forse, di una certa pedagogia; non bisogna dare al lettore una storia perfettament
e trasparente. La pedagogia e il piacere del labirinto? E, al tempo stesso, una
prova iniziatica. '~ Lasceremo lunque i suoi lettori sulla soglia del labirinto
lella fo~; resta li Serampore e della biblioteca indiana di Zerlendi. In compens
o non c' niente di fantastico nella Notte bengalese. E quel che mi tocca di pi , qu
ando ripenso a questo libro-- un libro a cui bisogna ripenare, poich si rivela men
o alla lettura che al ricorlo della lettura--, quel che nel racconto mi tocca pi
la vicino, l'immagine e l'evocazione lella giovane donna, la presenza del deside
rio stesso. La storia
l'oggetto d'arte non era qualcosa che si appendeva al muro o si metteva in una bac
heca, vero. Era un oggetto di cui ci si serviva: un tavolo, una sedia, un vaso,
un'icona. In questo senso mi interessava l'arte indiana, sia quena popolare che
quella dei templi, le sculture, le pitture. Per la sua integrazione alla vita di
ogni giorno. E la letteratura indiana? Beh, ho amato molto Kalidasa. ~ forse il
mio preferito. i~ l'unico poeta che ho dominato a pieno, bench il suo sanscrito
sia alquanto dif- a ficile. Il suo genio poetico impareggiabile. Tra i moderni h
o letto qualche scrittore d'avanguardia, Acinthya, ad esempio, un giovane romanz
iere del Bengala (nel 1930) molto influenzato da Joyce; e, naturalmente, Rabindr
anath Tagore. Fu Dasgupta, credo, che la present a Tagore, non
vero? Sl. Ho avuto
la grande fortuna di essere ricevuto parecchie volte da Tagore a Santiniketan.
Dopo le nostre conversazioni pigliavo molte note e registravo tutto quel che si
diceva su di lui, sull'uomo, sul poeta, 8 Santiniketan. Era enormemente ammirato
, ma certuni lo criticavano e io annotavo tutto ci . Spero che questo quaderno Tago
re esista an~ cora a Bucarest, nena mia biblioteca traslocata parecchie volte. Am
miL ravo Tagore per il suo sforzo di riunire in s le qualit , le virt , le possibi,it
dell'essere umano. Non soltanto era un ecce,llente poeta, un ~ eccellente compos
itore--ha scritto all'incirca tremi,a canzoni, centii~ naia delle quali sono ogg
i in Bengala, ne sono certo, delle canzoni popolari --un gran musicista, un buon ro
manziere, un maestro di conversazione... La sua stessa vita aveva una certa qua,
it specifica. E non si trattava di una vita d'artista come quella di un d'Annunzio,
di uno S~vinburne, di un Oscar Wi,de. Era una vita ricca e completa, aperta sul
l'India e su, mondo. E Tagore si interessava a cose a cui non si immaginerebbe s
i possa interessare un grande poeta. Si occupava degli affari comuni, era appass
ionato da,lla scuola che aveva fon' dato a Santiniketan. Non si era mai staccato
da,lla cultura popolare del ~Bengala. Ne,lla sua opera si avverte benissimo l'i
mportanza de,~la tradi.zione contadina, anche se evidente che si ispirava anche
a Maeter~linck. Ed ~ra un don ~t8 che si ~Nn corpo, era be,llissimo. Aveva un su
ccesso enorme, si sussurrava che Giovanni... Ma, al tempo stesso, sprigionava un
a spiritua,iesprimeva attraverso il corpo, attraverso i gesti, ne,lla voce. una
figura di patriarca.
Lei traccia qui un bel ritratto cbe fa pensare a un Leonardo da Vin~n, a un Tols
toi del Bengala. Eppure nel suo romanzo La notte benga~kse, lei evocava la figur
a di Tagore in un'ottica... ... critica, s . Esprimevo l'atteggiamento della nuova
generazione in ~Bengala. Avevo degli amici, all'uniVersit , dei giovani poeti, de
i giova~i professori: ebbene, per reazione contro i padri, loro vedevano nel~l'o
pera di Tagore qua,cosa di dannunziano, la consideravano paccotti-
ro dei pre-ariani. E sono rimasto molto colpito nel vedere che l'India affonda a
ncora radici profondissime non soltanto nell'eredit ariana o dravidica, ma altres
nell'humus asiatico, nella cultura aborigena. Era una civilt neolitica, fondata s
ull'agricoltura, ovvero sulla religione e la cultura che accompagnarono la scope
rta dell'agricoltura, in particolare la visione del mondo della natura in quanto
ciclo ininterrotto di vita, morte, risurrezione: cido specifico alla vegetazion
e, ma che governa altresl la vita umana e costituisce al tempo stesso un modello
per la vita spirituale... Ho riconosciuto quindi l'importanza della cultura pop
olare rumena e balcanica. Al pari di quena dell'India era una cultura foll~orica
, fondata sul mistero dell'agricoltura. Evidentemente, in Europa orientale, le e
spressioni di ci erano cristiane; si credeva, ad esempio, che il grano fosse nato
dane gocce di sangue del Gisto. Ma tutti questi simboli hanno un fondo molto ar
caico, neolitico. In effetti, ancora trenta anni fa, c'era, dana Cina al Portoga
llo, un'unit di base, l'unit spirituale solidale all'agricoltura e assicurata da q
uesta, e quindi dall'eredidel neolitico. Questa unit di cultura, per me, fu una r
ivelazione. Scoprivo che qui, nell'ambito stesso dell'Europa, le radici sono ben
pi profonde di quel che avremmo creduto, pi profonde del mondo greco o romano o a
nche mediterraneo, pi profonde del Vicino Oriente del ~I'antichit . E queste radici
ci rivelano l'unit fondamentale non soltanto dell'Europa, ma anche di tutto l'oe
kum ne che si stende dal Portogallo alla Cina e dana Scandinavia a Ceylon. Leggend
o i primi capitoli del suo libro Storia delle credenze e del~le idee religiose,
si intravede bene l'importanza cbe per il suo pensiero, per la sua opera, ba avu
to questa rivelazione, la scoperta, I'incontro, ~d di l dell'uomo indiano, con l'
uomo neolitico, con l'uomo primiti wJ~. Potrebbe, comunque, precisare meglio questa
importanza? ',- In India ho scoperto quel che in seguito ho definito la religios
it ~cosmica . Il che vuol dire la manifestazione del sacro attraverso ogpgetti o ri
tmi cosmici: un albero, una sorgente, la primavera. Questa ~religione, sempre vi
va in India, proprio quella che i profeti hanno ~oombattuto: a giusto titolo, da
l momento che Israele era ricettacolo di 'altra rivelazione religiosa. Il monote
ismo di Mos comporta la co~oscenza personale di un Dio che interviene nena Storia
e non si limi~ta a manifestare la sua forza unicamente per il tramite dei ritmi
della ~nstura, attraverso il cosmo, come gli dei dene religioni politeiste. Lei
~u che questo tipo di religione cosmica, che viene chiamata politeismo>~ ~o pagan
esimo", era tenuta in ben poco conto, non soltanto dai teolo~gi, ma anche da tal
uni storici delle religioni. Io, tuttavia, sono vissu~to tra i pagani, sono viss
uto tra coloro che partecipavano al sacro in ~virt della mediazione dei loro dei.
E i loro dei erano dene figure o ~delle espressioni del mistero dell'universo,
di questa fonte inesauribile ~di creazione, di vita e di beatitudine... ~ a part
ire da qui che ho capito loro interesse per la storia generale delle religioni.
Insomma si tratta~va di scoprire l'importanza e il valore spirituale di quel che
viene chia~mato paganesimo>>. Lei sa che l'epoca prelitica e il paleolitico sono
~durate forse due milioni di anni. Molto probabilmente la religione di ~questa
umanit arcaica era analoga ana religione del cacciatore primitiLa prova del labir
into vo. Dei rapporti al tempo stesso esistenziali e religiosi s'instauravano, d
a una parte, tra il cacciatore e la selvaggina che doveva inseguire ed abbattere
e, d'altra parte, con i Signori delle Fiere>~, divinit che pro-
i, mio obiettivo
soltanto di rendere inte,~igibile al mondo moderno --occidental
e ed orientale, tanto in India che a Tokyo o a Parigi--delle creazioni religiose
e ~losofiche poco note o mal commentate. Per me la~ com~ne d~i valori religiosi
tradizionali
i, primo passo per un ris~e~l~io ~e. Mentre un uomo come Watts, e
altri come lui, credeva--e chiss , forse hanno ragione--che ci si pu rivolgere alle
masse con qualcosa che assomiglia a un messaggio e risvegliarle. Io ritengo che n
oi~he siamo il prodotto del mondo moderno--siamo condannati a ricevere qualsiasi r
ivelazione per il tramite della cultura: attraverso le forme e le strutture cult
urali che si possono ritrovare le fonti. ~c~pnati ad apprendere e a risvegliarci
alla Yi~a dell~o spirito attraverso i libri. Nell'Europa moderna non esiste pi in
segnamepto orale n creativit folklorica. ~ per questo, secondo me, che i, libro ha
un'importanza enorme, non soltanto culturale, ma anche religiosa, spirituale. L
ei non quindi uno di quei professori cbe bruciano i libri--o fanno finta di farl
o. Certamente no! E tuttavia mescolato all'universitario, allo scrittore, veglia
forse sempre in lei l'eremita di Risbikesb, il contemplativo... Riprenlo la cit
azione a cui mi sono rifatto proprio all'inizio di questa lunga conversazione su
ll'India. ... La certezza cbe bo da allora cbe, qualunque cosa succeda, esiste se
mpre una grotta sull'Himalaya cbe mi aspetta...>~ Ci pensa sempre a questa grott
a? Ah, s,! Sempre! i~ la grande speranza. E cosa ci farebbe? Sognare, leggere, s
crivere o cosa ancora? Se la grotta esiste ancora, ed esiste di certo, se non
a
Rishikesh, a Lakshmanjula, altrimenti a Bhadrinath e posso sempre trovarla... Un
a grotta dell'Himalaya
la liber~e la so,itudine. Penso che questo basti: si
libe
ri e non si isolati; si
isolati soltanto dal mondo che si abbandona, ammesso che
lo si abbandoni... i~ soprattutto il sentimento di libert che ho provato e credo
proverei ancora. Si conclude questa conversazione sull'India ed ecco cbe l'ulti
ma parola che lei pronuncia la parola libert . Questo mi fa venire in mente un'ann
otazione del suo Diario, in data 26 gennaio 1961, cbe mi aveva colpito: Credo cbe
il mio interesse per la ~loso,~a e l'ascesi ind si spiegbi cos : I'India stata oss
essionata dalla libert , I'autonomia assotuta. Non in modo ingenuo, velleitario, m
a tenuto conto degli innumerevoli condizionamenti dell'uomo, studiandoli in modo
oggettivo, sperimentale (Yoga) e sforzandosi di trovare lo strumento cbe consen
ta di abolirli o di trascenderli. Ancor meglio che il cristianesimo, la spiritua
lit ind ba il merito di introdurre la Libert nel Cosmo. Il modo di essere di un jiv
anmutka non dato nel Cosmo, anzi, al contrario, in un Universo dominato dalle le
ggi, la libert assoluta impensabile. L'India ba il merito di aver aggiunto una nu
ova dimensione nell'Universo: quella di esistere libero . S,~. Ancor oggi direi le
stesse cose. INTERMEZZO S,', ho fatto dei sogni che trovo molto importanti per
me. Dei sogni
iniziatici nel senso che ne ho capito il significato pi tardi e a quel punto ho imp
arato molto e acquisito una certa sicurezza. Ho sentito che sono, non guidato, b
ens aiutato: me stesso aiutato dal se stesso. Le
capitato di annotare regolarment
e i suoi sogni~ S,', durante un'estate ad Ascona. Lei sa che i famosi incontri d
i Ascona, noti sotto i, nome di Eranos , furono organizzati da Olga Froebe-Kapteyn
che era appassionata de,la psicologia di Jung. i~ stata lei a propormi questa es
perienza. Per un mese, giorno dopo giorno, ho annotato ogni mattina. Ho potuto r
endermi conto che dawero quei sogni avevano un certo ,~lo conduttore. Credo di a
ver conservato quel quaderno, su cui annotavo anche la data di ciascun sogno. Mi
capitato di raccontarne certi a degli psicologi e ta,volta ho sognato la loro i
nterpretazione. R~tiene cbe qualcuno cbe voglia conoscersi e perfezionarsi debba
annotare i propri sogni talvolta? Non sono in grado di dirlo. Ritengo annotare
un sogno. Ricordo che dopo no del mio Diario in cui dieci anni beh, ho capito ch
e quel sogno aveva 63 La prova del labirinto ~ tuttavia che sia sempre utile ave
r riletto per caso un quaderprima avevo annotato un sogno, annunciato qualcosa d
i preciso e TntPrm~77n
che si era realizzato. Credo quindi che annotare i propri sogni sia una buona co
sa, non solo per verificare certe cose, ma anche per conoscerSi meglio, indubbia
mente. Nel suo caso, non si tratta di premonizioni , ma di una conoscenza pi profond
a? Credo che in questi sogni, che a volte ricordo benissimo, si abbia l'autorive
lazione del proprio destino. ~ il destino che si rivela, nel senso di un'esisten
za che si dirige verso un obiettivo preciso, un'impresa, un'opera che si deve po
rtare a termine... Si tratta del destino profondo, quindi anche deg,i ostacoli a
cui dovete andare incontro; si tratta di decisioni gravi, irreversibi,i, che do
vete prendere... Nei due sogni cbe lei ba scelto tra i frammenti pubblicati del
suo Diario, si parla di memoria. In uno lei ba posato e dimenticato degl i ogget
ti preziosi, si sente minacciato dalla perdita di memoria, si ingi- ` noccbia da
vanti a sua moglie, la sola cbe pu salvarla... E citer l'altro sogno cbe lei racco
nta: Due vecchi cbe muoiono, uno da una parte, una dall'altra, soli. Con loro spa
riva per sempre, senza testimoni e senza lasc are traccia, una storia ammirevole (
cbe io conoscevo). Tristezza terribile. Disperazione. Mi sono ritirato in una st
anza a fianco e bo pregato. Mi dicevo: se Dio non esiste, tutto
,~nito, tutto
as
surdo . Ho conservato il ricordo di altri sogni, perlomeno di qualche episodio. Ad
esempio quello in cui vedevo cadere de,le ste,le che diventavano delle brioches
. Io le distribuivo dicendo: Mangiate! sono calde... Ma
evidente che ho lasciato q
uesti due sogni ne,lla scelta dei Frammenti in quanto mi sembrano importanti. La
perdita de,la memoria in effetti una mia ossessione. Avevo una memoria straordi
naria e sento che non
pi la stessa. E ho sempre avuto l'ossessione de,lla perdita
di
memoria in quanto scomparsa di un passato, di una storia che ero il solo a conos
cere. Il sogno dei due vecchi... Se Dio non esiste, tutto
cenere. Se non esiste
un assoluto che dia significato e va,ore a,la nostra esistenza, allora l'esisten
za priva di senso. So che esistono dei filosofi che pensanO questo ma, per me, s
arebbe non soltanto la pura disperazione, ma aluesl una sorta di tradimento. Per
ch non
vero e io so che non lo . Se si arriva a pensare che
vero,
una crisi ta,men
te profonda che, ol ~ue a,la disperazione personale i1 mondo che ~rotto>~, come
diceva Gabriel Marcel. In questi sogni si legge forse la mia paura, i,' mio terr
ore per la ~scomparsa di un'eredit . Quel che succede ai due vecchi pu succedere dl
'Europa, con que,lla sua eredit multimillenaria, dal momento che le radici dell'E
uropa affondano nel Vicino Oriente de,l'antichit . Questa eredit pu scomparire. Sare
bbe una perdita, non soltanto per quel ~ e si chiama l'Europa, ma anche una perd
ita per i, mondo. Per que,~sto motivo sono stato terrorizzato dalla disperazione
di quei due vecchi ~che morivano assolutamente soli senza trasmettere nu,la. i~
ben possi~bile che la nostra eredit , invece di essere accolta e arricchita da al
tre 1ture, sia disprezzata, ignorata e addirittura distmtta. Ben si vede che ~k
bombe atomiche possono dawero distruggere le biblioteche, i mu|~fiei e anche de,
11e citt ... Ma una certa ideologia o alcune ideologie pos~sono a loro volta abo,i
rle. i~ forse questo i, grande de,itto contro lo spi|~dto, in quanto continuo a
credere che la cultura, anche la cultura detta ~profana, una creazione de,110 sp
irito. Quando lei evoca l'eredit europea perduta, disprezzata, insomma ~,~ki ci p
orta a vedere la nostra cultura cbe diventa come una di quelle I cbe l'Europa ba
saccbeggiato, spezzato e di cui, la parte sua, lei ha con|servato la memoria. E
nel suo Diario ci sono pagine molto inquietanti ~su questo tema: lei vede i nos
tri paesi occupati da popoli che non san~-o pi cos'erano le nostre culture, i nos
tri libri. S,~, sarebbe una tragedia, spirituale e culturale. Noi abbiamo fatto
~man bassa su certe culture. Fortunatamente ci sono stati a,tri occiden~tali che
hanno decifrato le ,ingue, conservato i miti, preservato certi ca~polavori arti
stici. C' sempre stato qualche orientalista, qualche filosofo, qualche poeta, per
sa,vare i, signi,~cato di certe tradizioni spirituali ~esotiche, extraeuropee.
Tuttavia posso immaginarmi una possibi,it ter~ribi,e: l'indifferenza, i, disprezz
o assoluto di questa classe di valori. ~Posso immaginarmi una societ in cui nessu
no si interesser a un'Euro~pa distrutta, dimenticata, disprezzata. ~. un incubo,
per
tra le cose E~ possibi,i. EUROPA RITORNO A BUCAREST Tra il suo ritorno in Rom
ania e il suo arrivo a Parigi trascorrono circa guindici anni:
questo periodo co
s ricco di eventi che oggi esamineremo. Ma, per cominciare: perch lei lascia l'Ind
ia dopo soli tre anni ?
3 Da Calcutta avevo scritto de,le lettere un po' esaltate su,le mie ultime scope
rte indiane; ed ecco che da sei mesi ormai vivevo nella solitudine di un ashram.
Mio padre ha intuito che avevo intenzione di rimanere in India altri tre o quat
tro anni e ha avuto paura che non tornaSSi pi : che scegliessi la solitudine e i,
monastero, oppure che sposassi un'indiana. Penso che vedesse giusto... A,~lora,
dal momento che si occupava lui del rinvio del mio servizio mi,itare, beh, quell
'anno, ne, gennaio 1931, non ha fatto nu,.la. In autunno mi ha scritto che dovev
o tornare a casa. Mio padre era un ex ufficiale... Aggiungeva: Sarebbe ~ un'onta
per me e una grande umiliazione per la famiglia se mio figlio I fosse renitente .
Sono tornato. Era mia intenzione tornare in India in seguito per continuare le m
ie ricerche... Nel frattempo ho discusso la ~ mia tesi, sul.lo yoga, e la commis
sione universitaria mi ha chiesto di j prepararne la pubb,icazione in francese.
La sorte la assegna all'artiglieria antiarea, ma, a causa della sua . miopia, le
i lavorer in utficio come interprete d'inglese... La sua tesi La prova del labiri
nto Europa viene pubblicata nel 1936 con il titolo LO Yoga, saggio sulle origini
della mistica indiana... E nel giro di poco tempo lei diventer uno scrittore est
remamente celebre e un brillante professore universitario. LA GLORIA ATTRAVERSAT
A Da cosa cominciamo? Dalla gloria? S , dalla gloria>~ in quanto mi ha insegnato mo
lte cose. Ho presentato Maitreyi (La notte bengalese) a un concorso per romanzi
inediti. Ho avuto il primo premio. Si trattava al tempo stesso di un romanzo d'a
more e di un romanzo esotico: il libro ha avuto un successo enorme, inatteso, ch
e ha sorpreso l'editore e anche me. Ci sono state nu- i merose riedizioni. E a v
entisei anni, sono quindi diventato celebre : i giornali parlavano di me, venivo ri
conosciuto per la strada, ecc. un'esperienza che stata molto importante, perch ho
conosciuto abbastanza giovane cosa vuol dire essere famoso , essere ammirato ... piac
evole, ma non
niente di straordinario. Allora, per il resto della mia vita, ho s
messo di essere tentato da ci . Ora, si tratta di una tentazione che ritengo natur
ale per tutti gli artisti, tutti gli scrittori: ogni autore spera di avere un gi
orno un gran successo, essere conosciuto e ammirato dalla massa dei lettori... I
o, questo successo, l'ho avuto giovanissimo, ne sono stato felice e questo mi ha
aiutato a scrivere dei romanzi che non erano fatti per il successo. Nel 1934 ho
pubblicato Il ritorno dal Paradiso, primo volume di una trilogia che comprendev
a anche I teppisti e Vita nova. Volevo rappresentare la mia generazione. Questo
primo tomo ha avuto un certo successo. Consideravo che questi giovani erano degl
i huligan nel vero senso del termine, della gente che preparava una rivoluzione
spirituale, culturale e, se non politica , almeno reale, concreta. I personaggi era
no quindi dei giovani, degli scrittori, dei professori, degli attori. E tutti pa
rlavano molto. Insomma un quadro di intellettuali e di pseudo intellettuali e ch
e assomiglia un po', credo, a Contropunto di Huxley. Era un libro piuttosto di~i
cile. Alla critica piaciuto, ma non ho ritro- , vato il pubblico di Maitreyi. '
degli uomini? Le
indi~erente lasciare un'opera o meno? Di tanto in tanto mi dico
che forse sar letto, in Romania, dai miei compatrioti, non per i miei meriti di
scrittore, ma perch , insomma, ho insegnato a Chicago, ho pubblicato a Parigi e po
chi rumeni hanno avuto questa opportunit . Ci sono il grande Ionesco e Cioran che
certamente resteranno... Eppure lei un ~omo illustre... Come reagisce, ad esempi
o, al desiderio che molti suoi lettori possono avere di incontrarla? Come vive l
a celebrit o la sua notoriet ? Fortunatamente le ignoro grazie al fatto che vivo ot
to mesi a Chicago P qualche mese a Parigi. In genere non accetto g,i inviti ai c
ongressi, alle conferenze e nemmeno a,le serate o ai cocktail. Di conseguenza ig
noro il pesante fardello della celebrit o de,la notoriet . Ammiro coloro che sono s
u,rficientemente forti da sopportare le conseguenze di questa gloria--television
e, interviste, giornalisti. Mi risulterebbe molto di,~fici,e. Non
tanto la perdi
ta di tempo--parlare con un giorna,lista per un'ora o assistere a una vernice no
n poi grave-- l'addestra- mento e i, concatenamento, l'ingranaggio. E poi, sarei
obbligato a dire e ridire, alla radio, a,la televisione, cose che non ho la mini
ma voglia di ripetere ancora. Non ho questa vocazione, ma ammiro coloro che sono
davvero capaci di lottare anche su questo fronte. UN,~VERSITA, CRITERION E ZAEM
OXIS Lei un giovane romanziere celebre e, al tempo stesso, lei
un orientalista;
e so che ai suoi corsi, all'inizio, si accalca la folla dei lettori della Notte
bengalese; per lo meno fino a che l'austerit del lavoro non scoraggia i semplici
curiosi... Lei l'assistente di Nae Ionesco... Era professore di logica, di metaf
isica e di storia de,la metafisica. Al tempo stesso era direttore di un giornale
. ~ un uomo che ha avuto una grande influenza in Romania. Beh, mi ha ceduto i, c
orso di storia della metafisica e un seminario di storia della logica, ,nvitando
mi a far precedere a,lla storia de,la metafisica un corso di storia delle religi
oni. Ho quindi tenuto de,le lezioni sul problema del male e della sa,vezza ne,ll
e religioni orientali, sul problema de,l'essere in India, su,l'orfismo, l'induis
mo, i, buddismo. E, per il seminario di logica, ho debuttato con un argomento pr
etenzioso: Su,la dissoluzione del concetto di causalita nella logica medievale bu
ddista ! Seminario piuttosto di,gicile, che venne seguito da un piccolo gruppo. In
seguito ho scelto la Docta ignorantia di Nicola Cusano e il libro XI della Meta
fisica di Aristotele. Lei insegna e fonda la rivista Zalmoxis. S,', credevo, e c
redo tuttora, che non c' contraddizione tra la ricerca scientifica e l'attivit cul
tura,e. Ho cominciato a preparare ZalmoxiS nel '36, per
nel 1938 che
uscito i, pr
imo numero, che aveva quasi trecento pagine. Volevo incoraggiare lo studio scien
tifico de,lle religioni in Romania. Negli ambienti accademici, questa discip,ina
non esisteva ancora in maniera autonoma. Ad esempio, come le ho detto, insegnav
o la storia de,lle religioni ne,ll'ambito della cattedra di storia de,la metafis
ica. Uno dei miei co,lleghi parlava dei miti de,lle leggende nell'ambitO di una
cattedra di etnologia e di fo,ldore. A,lora, per convincere gli ambienti univers
itari che si trattava di una disciplina abbastanza importante e che era possibil
e apportarvi dei contributi signifi-
cativi e da, momento che in Romania c'era un certo numero di studiosi che si int
eressavano di storia de,le religioni greche, ad esempio, ho deciso di pubblicare
Zalmoxis. E mi sono rivolto a tutti gli studiosi, abbastanza numerosi, che cono
scevo a,l'estero. Una rivista internaziona,e, quindi; pubblicata in francese, in
inglese e in tedesco con la co,labora~ione di alcuni studiosi mmeni. Sono uscit
i tre volumi. Era forse il priLa prova del labirinto mo contributo a livello, di
ciamo, europeo, della Romania alla storia delle religioni. Immagino che i testi
riuniti sotto il titolo Da Zalmoxis a Gengis Khan uscirono originalmente su ques
ta rivista. No, salvo Il culto lella mandragora in Romania. Il resto
stato pubbl
icato altrove. Ad esempio il testo sul simbolismo acquatico, l'ho ripreso in Imm
agini e simboli. Nel suo Diario lei parla di Criterion . Di che cosa si trattava es
attamente? Abbiamo organizzato questo gruppo, Criterion, con gente che all'ester
o non
conosciuta, salvo Cioran; Eugenio Ionesco veniva anche lui, credo. Tenevam
o delle conferenze: era una sorta di simposio a cui partecipavano cinque confere
nzieri. Affrontavamo problemi molto importanti per quel tempo, nel 1933, 1934, 1
935, in Romania: non soltanto Ghandi, Gide, Chaplin, ma anche Lenin, Freud. Come
vede degli argomenti alquanto controversi. E poi l'arte moderna, la musica cont
emporanea e perfino il jazz... Si invitavano i rappresentanti di movimenti di og
ni genere. Per Lenin>~ c'erano cinque conferenzieri, come al solito: il president
e era un celebre professore universitario; uno dei conferenzieri era Lucretiu Pa
trascanu, a quel tempo segretario generale del partito comunista; un altro era l
'ingegner Belu Silber, ideologo comunista, ma c'era anche un rappresentante dell
a Guardia di Ferro, Poliproniade, e un rappresentante, diciamo, della politica c
entro-liberale, che era conosciuto come economista, filosofo e teologo, Mircea V
ul canescu. Si parlava in dibattito contraddittorio e credo che questo tipo di d
ialogo fosse molto importante. Quando ho scritto Il ritorno dal Paradiso, mi son
o detto che era un sorta di paradiso che stavamo perdendo, perch , negli anni 1933
-1934, si poteva ancora parlare. Pi tardi, non ci fu magari censura in senso prop
rio, ma bisognava scegliere argomenti piuttosto culturali. Criterion ha avuto un
'enorme ripercussione a Bucarest. i~ qui che abbiamo parlato per la prima volta,
nel 1933, dell'esistenzialismo, di Kierkegaard e di Heidegger. Ci sentivamo imp
egnati in una campagna contro i fossili. Volevamo ricordare al nostro pubblico c
he esistevano Picasso e Freud--Freud, beninteso, era conosciuto, ma di lui bisog
nava parlare di pi , come di Picasso. Bisognava discutere Europa di Heidegger e di
Jaspers. Parlare di Schonberg... Era nostro sentimento che la cultura dovesse e
ssere integrata alla citt . Avevamo tutti la convinZione che non basta parlare all
'universit . Bisognava dawero scendere in campo. Pensavamo che, come in Spagna, gr
azie a Unamuno e a Ortega, il giornale era diventato lo stmmento del lavoro inte
l kttuale. Non avevamo pi il complesso di inferiorit che aveva la geeraZione dei n
ostri professori: non pubblicare articoli su un quotidiano, unicamente su rivist
e accademiche. Noi volevamo rivolgerci al
Il venticinque agosto 1947 lei scriveva nel suo Diario: ~Mi dicono: bisogna esse
re solidali con il proprio momento storico. Oggi siamo dominati dal problema soc
iale, pi esattamente dal problema sociale co- I me l'banno posto i marxisti. Biso
gna dunque rispondere, attraverso la 3 propria opera, in un modo o nell'altro, a
l momento storico in cui si i vive. S , ma cercber di rispondere come hanno fatto B
udda e Socrate: ' superando il loro momento storico e cercandone altri, o prepar
andoli . 3 Lei scriveva queste rigbe nel 1947. S . Perch , insomma, Budda e Socrate no
n si possono considerare degli uomini che evadono . Sono partiti dal loro momento s
torico e a tale momento storico hanno risposto. Ma solo su un piano diverso e co
n un linguaggio diverso. E sono loro che hanno scatenato delle rivo- 3 luzioni s
pirituali, sia in India che in Grecia. 3 Nel suo Diario si vede che lei non sopp
orta di buon cuore che alI'intellettuale si chieda di consumare le sue energie n
ell'agitazione politica. S,', nel momento in cui so in partenza che tale agitazi
one non pu avere alcun risultato. Se mi si dicesse: manifesta per la strada ogni
` giorno, pubblica degli articoli per tre mesi, firma tutti i manifesti, dopo di
che la Romania sar , non dico liberata, ma, almeno, gli scrittori rumeni saranno
liberi di pubblicare le loro poesie o i loro romanzi, lo farei, farei tutto ci . M
a so che, per il momento, una tale attivit non pu avere conseguenze immediate. Bis
ogna quindi distribuire con giudizio le proprie energie e attaccare l dove si pu a
ver speranza di ot- tenere una certa ripercussione almeno, una eco. ~ quel che h
anno fatto certi esuli rumeni questa primavera, a proposito del movimento lancia
- ~ to in Romania da Paul Goma. Hanno organizzato una campagna di, stampa che ha
avuto risultati positivi. Immaginavo piuttosto in lei una certa indi~erenza all
a cosa politica. Ma vedo bene che si tratta di una lucidit e di un rifiuto dell'i
llu~sorio e della distruzione. Assolutamente non indifferenza. No, non si tratta
di indifferenza. Credo del resto che in determinati ,~ momenti storici, una cer
ta attivit culturale--e soprattutto la letteratura, I'arte--costituisce un'arma,
uno strumento po,itico. Quando pen~- so all'azione dei poemi di Puskin... Per no
n parlare di Dostoevskij! Ma E penso anche a certi racconti di Tolstoj. Credo ch
e, a un certo momento, quel che facciamo ne,l'arte, ne,le scienze, in fi,osofia,
tutto ci avr un effetto po,itico: cambiare la coscienza dell'uomo, infondergli un
a certa speranza. Quindi non penso che continuando a lavorare e a crea~ re ci si
a,lontani dal momento storico. j! A questo punto non si pu fare a meno di pensar
e a un uomo come Solgenitsin. Ho per lui un'ammirazione enorme. Ammiro lo scritt
ore, sl. Ma ammiro soprattutto il suo coraggio di testimone, il fatto che ha dav
vero accettato il ruolo di testimone con tutti i rischi, come un martire. (Tra p
arentesi, la parola latina martyr ha dato il rumeno martor che vuol dire testimon
e .) Fortunatamente possedeva anche certi mezzi,
i, suo nome che ha un certo peso e non soltanto il premio Nobel, ma grande succe
sso popolare dei suoi romanzi e poi l'immensa espei rienza... Sul rapporto tra l
'intellettuale e la politica lei scriveva nel suo Diano, il 16 febbraio 1949, qu
esta nota: Riunione nella mia camera d'albergo di una quindicina di intellettuali
e di studenti rumeni. Li ho invitati per discutere il problema seguente: siamo
d'accorlo o no che ~: oggi e soprattutto domani, I"intellettuale' in virt del fat
to che ha accesso ai concetti, e sar considerato sempre pi l'avversario numero uno
e che la storia gli a~da (come
avvenuto tante volte in passato) na missione pol
itica? Nella guerra di religioni in cui siamo impegnati, I'avversario si preoccu
pato solo delle ' lites' che, per una polizia ben organizzata~ presentano il vanta
ggio di poter essere facilmente soppresse. Di conseguenza, oggigiorno 'fare cult
ura' la sola politica eJhcace a portata degli esuli: non sono pi i politici a tro
varsi al centro concre~: to della storia, bens gli studiosi, le ' lites intellettua
li'. (Lunga discusione che bisogner un giorno riprendere.) . S , credo che questo bra
no riassuma pienamente quel che ho volut~ dire. Penso in effetti che la presenza
de,l'inte,11ettuale, nel vero senLa prova del labirinto Europa so della parola-i grandi poeti, i grandi romanzieri, i grandi filosofi--, penso che la loro pre
senza turbi enormemente un regime poliziesco o un regime dittatoriale, di destra
o di sinistra. So, in quanto ho letto tutto quel che
stato scritto su di lui, q
uel che Thomas Mann rappresentava per la Gestapo, per la polizia tedesca. So que
l che rappresenta uno scrittore come Solgenitsin, o quel che rappresentava un po
eta mmeno; la loro stessa presenza fisica disturba i dittatori ed
per questo che
le dico: bisogna davvero proseguire la creazione culturale. Un grande matematic
o affermava che se un giorno i cinque pi grandi matematici prendessero lo stesso
aereo per recarsi ad un congresso e se l'aereo cadesse, beh, I'indomani nessuno
potrebbe pi capire la teoria di Einstein... un po' esagerato, ma i cinque , o i ~<se
i , sono molto importanti. INCONTRI Durante quegli anni, lei ha incontrato degli u
omini eminenti: in particolare Ortega y Gasset e Eugenio d'Ors... Ho incontrato
Ortega a Lisbona: effettivamente pur non considerandosi pi in esilio, non voleva
ancora tornare a Madrid. Veniva abbastanza spesso a cena da noi e avevamo de]le
lunghe discussioni. Lo ammiravo molto. Ammiravo la sua capacit di continuare il s
uo lavoro malgrado tutti i problemi che aveva: problemi personali, problemi poli
tici... A quel tempo stava preparando un libro su Leibniz. Era un uomo di un'ir
onia mordente, lo si temeva un po' quando parlava. Un aristocratico. Parlava un
francese eccellente e preferiva parlare francese, anche con i tedeschi. Anche e
soprattutto con un certo giornalista tedesco, che del resto lo parlava anche lui
alla perfezione, dal momento che aveva trascorso dieci anni a Parigi in qualit d
i corrispondente di un grande giornale. Devo dire che quel tedesco non era na~ z
ista: aveva partecipato al complotto contro Hitler e la sua famiglia era stata f
ucilata... Ortega indubbiamente rimpiangeva di essere meno conosciuto in Francia
di quanto lo fosse in Germania, dove tutti i suoi
libri erano stati tradotti. In Francia, credo, erano stati tradotti, da Stock, s
olo i Saggi spagnoli, i quali comprendevano La rivolta delle masse. ~ questo un
saggio che si pu rileggere, del tutto attuale, in quanto le masse sono sempre pi m
anipolate dalle ideologie. D'altronde tutto quel che diceva a proposito della st
oria rimane molto interessante, come rimane interessante quel che ha scritto sul
le culture marginali : ad esempio, la cultura spagnola, integrata alla cultura euro
pea, ma non nel modo in cui l'avrebbe voluto lui. Il suo sforzo per risvegliare
la coscienza spagnola a una certa forma di ispanismo e al contempo di europeismo ,
lo trovo importante. Ed
un uomo che gi si poneva il problema della macchina: biso
gna arrivare a un dialogo con ~18 civilt delle macchine. Sl, avevo una grande amm
irazione per lui. Non era solo un professore di filosofia, un eccellente saggist
a e il magnifico scrittore che conoscete, era anche un grande giornalista. Anche
~ lui, come il mio professore Nae Ionesco, credeva che il giornale
oggi E la ve
ra arena, non pi le riviste o i libri; che attraverso il giornale si [ uova il co
ntatto con il pubblico, che lo si pu influenzare, educare . In Spagna Ortega
sempre
letto, ripubblicato, commentato. Non capisco perch in Francia sia cosl mal conosc
iuto, cosi poco tradotto. E d'Ors? Andavo abbastanza spesso a Madrid a comperare
dei libri ed li che ho incontrato due o tre volte Eugenio d'Ors, a lungo. Come
per1 sona era pi amabile di Ortega, sorrideva sempre. Credo che la sua E grande a
mbizione fosse di essere ben conosciuto in Francia. Ammiravo in lui il giornalis
ta di genio, il dilettante geniale. Ammiravo la sua eleganza letteraria, la sua
erudizione. Ortega e d'Ors si assomigliano molto da questo punto di vista. Disce
ndono entrambi da Unamuno anche se a pi riprese si separano da lui... Ammiravo il
suo Diario, il Nuevo ~GIossario, il diario delle sue scoperte intellettuali: og
ni giorno scriveva una pagina in cui diceva esattamente quel che aveva scoperto
o pensato il giorno stesso o, diciamo, il giorno prima; e lo pubblicava man mano
. Si era ripromesso di non ripetersi mai. Ammiravo questo sforzo ~di restare sve
glio, questa decisione di porsi ogni giorno delle questioni nuove e di sforzarsi
di trovare una risposta. ~ un'opera interessante, ma del tutto sconosciuta. I c
inque o sei volumi del Nuevo Glossario sono esauriti in Spagna e non sono mai st
ati tradotti. Per il resto aveva tei punti di vista curiosi suno stile manuelino
e il suo libro sul barocco
celebre. Nello stesso ordine d'idee ha scritto una s
orta di filosofia dello stile, Cupola e Monarcbia. ~ una filosofia delle forme,
una filou)fia dena cultura, elaborata da un tradizionalista. Di questo libro esi
6te una traduzione francese. Se le capita di trovarlo su un banchetto di vecchi
libri, lo legga, appassionante. L La prova del labirinto 78 ~ Europa 79
Quel che lei non mi dice
poi ho accettato. Mi sono riconciliato con questa perdita. Ho ricominci to, ho con
tinuato. Nella Parigi del 1945 lei non incontra gli esistenzialisti, ma Bataille
, Breton, V ra Daumal Theilhard de Chardin e, beninteso, ~1i orientaliLa prova del
labirinto ~ Parigi, 1945 sti e gli indianisti. Sul Diario non c' il minimo accenn
o a Sartre, Camus, Simone de Beauvoir, Merleau-Ponty... Li leggevo e credo di av
er annotato molte cose, ma quando ho pre- f parato questa scelta--un terzo, talv
olta, un quinto del manoscritto originale--ho tralasciato i passi in cui, ad ese
mpio, parlo della celebre conferenza di Sartre L'esistenzialismo
un umanesimo ; ero
presente, per si tratta di cose note e che fanno talmente parte della nostra 3 a
tmosfera culturale... Ho preferito altri frammenti. E poi, con Batail- i~ le, Ai
m Patri, forse anche con Breton, con alcuni orientalisti, Filliozat, Paul Mus e R
enou, i miei rapporti erano pi stretti che non con i filosofi esistenziali. Batai
lle aveva voluto incontrarmi a tutti i costi in quanto amava molto il mio libro
del 1936 sullo yoga. Ho scoperto in lui un uomo che si interessava molto alla st
oria delle religioni. Cercava di costmire una storia dello spirito e quella dell
e religioni faceva parte di questa opera enorme. Era affascinato, e a me interes
sava molto capire perch , dal fenomeno erotico. Abbiamo discusso a lungo sul tantr
ismo. Mi ha chiesto di scrivere un libro sul tantrismo da pubblicare nella colla
na che dirigeva presso le Editions de Minuit. Non ho avuto il tempo di scriver
lo. Qual il suo giudizio in merito all'opera di Bataille? Non ho letto tutto ed
esito a pronunciarmi. E per un pensiero che mi stimolava sempre, a volte mi irrit
ava. C'erano cose che rifiutavo e al tempo stesso sapevo che se non le accettavo
era per non aver colto ancora tutto. In ogni caso si tratta di uno spirito molt
o originale e importante per la cultura francese contemporanea. Contemporaneamen
te a Bataille lei ha forse conosciuto Caillois, Leiris? Leiris no. Invece conosc
evo bene Caillois. Ho utilizzato e citato molto i suoi libri, i suoi articoli. Q
uel che mi attirava in lui era il suo universalismo, le sue conoscenze enciclope
diche. ~ un uomo del Rinascimento che si interessa tanto al romanticismo tedesco
quanto ai miti dell'Amazzonia, al romanzo poliziesco come all'arte poetica. E B
ret~ln ? Lo ammiravo come poeta, come uomo e anche fisicamente. Lo incontravo sp
esso dal dottor Hunwald e da Aim Patri. Lo guardavo, ero affascinato dalla sua te
sta leonina. E un uomo di cui ho avvertito la presenza quasi magica. Ero molto s
tupito che avesse letto il mio libretto sulle tecniche dello yoga. Lui si stupiv
a della coincidentia oppositorum realizzata dallo yoga e che si ricongiungeva al
la situazione paradossale da lui descritta nella famosa formula: <~Un punto in c
ui l'alto e il basso... cessano di essere percepiti in termini di contraddizione .
Era sorpreso e felice scoprendo la coincidentia oppositorum di tipo yogico.
stesso alle strutture del mondo onirico e al simbolismo delle mitologie. Sono se
nsibile soprattutto alla poetica del sogno che informa il suo teatro. Eppure non
si pu parlare semplicemente di onirismo . A volte ho l'impressione di assistere ai
randi sogni della Materia vivente, della Terra-Madre, dell'infanzia dei futuri er
oi e dei futuri falliti-e certuni di questi grandi sogni sfociano nella mitologia.
.. Sempre a Parigi ho conosciuto St phane Lupasco, che ammiro enormemente come uom
o e come pensatore. Voronca, sfortunatamente l'ho incontrato solo due o tre volt
e: come lei sa, si suicidato molto presto. Ma quando l'ho incontrato, nel 1946,
gli ho chiesto: Come riesce a scrivere delle poesie in francese?,>, mi ha rispost
o: ~ una vera agonia . Lupasco mi fa pensare a Bachelard, di cui prima non abbiamo
parlato, ma che lei ha conosciuto. L'ho incontrato pi volte e, per cominciare, da
Lupasco, appunto. Aveva letto due dei miei libri. Le Tecniche dello yoga lo ave
va interessato molto, soprattutto per il mondo immaginario che vedeva nelle medi
tazioni tantriche. Aveva letto anche, con grande interesse, mi disse, il Trattat
o di storia delle religioni e ne ha parlato molto nei suoi corsi, in quanto in e
sso ci sono una quantit di immagini per anali~zare il simbolismo della terra, del
l'acqua, del sole, della Terra-Madre... Sfortunatamente l'ho frequentato solo da
l 1948 al 1950. In seguito l'ho persO di vista. Ma lo ammiravo molto. E poi amav
o il suo modo di vi90 ~ La prova del labirinto ~ 91 Parigi, 1945
vere. Viveva esattamente come Brancusi. Quel gran filosofo e storico de,la scien
za continuava la sua vita da contadino, come Brancusi nel suo studio. Lei ha app
ena evocato Brancusi e prima parlava dell'unit contrad-, dittoria della cultura r
umena. Possiamo spingerci pi in l ? In fondo cos' essere rumeno? e cosa significa pe
r lei? Mi sentivo il discendente e l'erede di una cultura interessante in, quant
o situata tra due mondi: quello occidentale, puramente europeo, ~', e que,lo ori
entale. Partecipavo a questi due universi. Occidenta,e in virt de,lla lingua, lat
ina, e l'eredit di Roma, nei costumi. Ma parteci pavo anche a una cultura influen
zata dall'oriente e radicata nel neo,itico. Questo vale per un mmeno, ma sono ce
rto che
la stessa cosa . per un bulgaro, un serbo-croato, insomma per i Balcani,
l'Europa sudorientale e una parte della Russia. E questa tensione Oriente-Occid
ente; tradizionalismo-modernismo; mistica, religione, contemplazione-spirito cri
tico, razionalismo, desiderio di creare concretamente--questa polarit , la si ritr
ova in tutte le culture. Tra Dante e Petrarca, ad esempio, oppure, come diceva P
apini, tra la poesia di pietra e la poesia d i miele. Tra Pascal e Montaigne, Go
ethe e Nietzsche. Tuttavia questa tensione creativa da noi forse un po' pi comple
ssa, in quanto siamo; ai confini degli imperi morti, come ha detto uno scrittore
francese. Per me essere mmeno era vivere ed esprimere, valorizzare, questo modo
di essere nel mondo. Di questa eredit bisognava trarre prof~tto!... Imparare l'i
taliano per noi una cosa da nu,la. E quando ho cominciato ad imparare il msso, i
l lato slavo del vocabolario mmeno mi ha
aiutato molto. Approfittavo di tutte queste cose che mi erano date per il sempli
ce fatto di essere nato l . Questa ricchissima eredit senza, dubbio non
ancora stat
a messa in valore nella letteratura, la cultura colta, mentre lo nella creazione
folklorica. Ed
forse il momento di parlare di Da Zalmoxis a Gengis Khan? ~, ,~
un libro molto personale e al tempo stesso un'esperienza di me- 3 todo. Il probl
ema era il seguente: avevamo a disposizione una tradizione fol,doristica e una t
radizione storica, anch'essa importante, ma i cui documenti sono sparsi e vaghi;
come fare, a partire da questo, per ricostruire le credenze dei Daci?... Al tem
po stesso ero arfascinato ~da alcuni problemi. Nella leggenda di mastro Manole s
i parla di sacri~ficio umano. Per completare il monastero, mastro Manole stato c
ostretto a murare sua moglie. i~ una leggenda che circola in tutti i Ba,cani. Li
nguisti, balcanologi, romanisti concordano nel preferire la versione rumena. Per
ch mai proprio questa ba,lata
un capolavoro de,la letteratura popolare mmena? E p
erch la nostalgia del pastore, la Wel~t tanschauung di un mandriano si esprimono
ne,l'Agnella veggente? Davanti a simili problemi lo storico de,le religioni ha c
ertamente la ~pcssibilit di vedere cose che i, folklorista puro non vede. In Bran
cusi lei vedrebbe una ,figura esemplare dell' essere-ru~: meno ? S , nel senso che a P
arigi Brancusi vissuto ne,l'atmosfera del~I'avanguardia artistica e, nonostante
ci , non ha abbandonato i,. modo di vita dei contadini dei Carpazi. Ha espresso i,
suo pensiero artistico se~uendo i mode,li che trovava nei Carpazi, ma non li ha
ripresi con un folklorismo a buon mercato. Li ha ricercati,
riuscito a inventar
e k forme archetipe che hanno stupefatto il mondo in quanto
andato ~ molto a fon
do ne,la tradizione neolitica, ed qui che ha trovato le rai dici, le fonti... In
vece di ispirarsi all'arte popolare mmena moderna, risalito alle fonti di quest'
arte popolare. Diremo cbe ha ritrovato non le forme bensi le forze che nutrivano
quelle forme? Esattamente. E se riuscito a ritrovarle
perch si intestardito a vi
vere la vita dei suoi parenti, dei suoi prossimi, nei Carpazi. Nel suo Diario le
i rimpiange il fatto che la timidezza l'abbia tratE tenuto da~ll'incontrare Bran
cusi. Dispiace anche a noi. Abbiamo comunque un incontro di scrittura, se cosi p
osso dire, tra Brancusi e Mircea Eliale. In un testo ammirevole e troppo poco co
nosciuto, lei coglie, come ha detto ora, le radici profonde dell'ispirazione di
Brancusi, ma, per di pi , lei fa una lettura del tutto personale che si nutre di q
uel cbe le ha insegnato la lenta decifrazione dei miti primordiali. Lei d una let
tura delle immagini centrali d Brancusil'ascensione, I'albero, l'ucceuo--e la sua
conclusione la seguente: Brancusi ba fatto volare la materia come l'alcbimista.
E l'ba fatto con l'unione lei contrari, dal La prova del labirinto
VIVERE A CHICAGO Sono quasi vent'anni che lei insegna all'universit di Chicago...
Perch Chicago? Fui invitato per tenere le celebri Haske,l lectures , che avevano ~n
uto Rudolf Otto e Massignon... Le sei conferenze furono pubblica~e con il titolo
Nascita mistica. Quando Joachim Wach, che mi aveva ,~invitato, mor , il preside d
i facolt insistette afEinch diventassi pro~fessore titolare a capo del dipartiment
o di storia delle religioni. Ho ~pnolto esitato. Ho accettato per quattro anni.
E poi sono rimasto, poi~ch quel che facevo era molto importante per me, per la no
stra disci~plina e anche per la cultura americana. Nel 1957 c'erano tre cattedre
~di storia delle religioni negli Stati Uniti, oggi ce ne sono quasi trenta, ~me
t delle quali sono occupate da ex a,lievi del nostro dipartimento. Ma quel che mi
ha trattenuto non fu soltanto l'interesse del lavoro, l'atmosfera dell'universi
t , la sua enorme libert , la sua tolleranza. ~Non sono l'unico a trovare quell'atmo
sfera ammirevole, quasi paradiaca! Georges Dum zil, che
stato invitato, Paul Ricoe
ur che ora ~nostro collega, provano la stessa cosa. Questa immensa libert di inke
gnamento, d'opinione e il dialogo con gli studenti che si ha tutto il ~tempO di
conoscere, nei seminari o a casa loro, o a casa propria... Si ~ente che non si p
erde il proprio tempo. La prova del labirinto ~ Chicago Lei sente di essere all'
origine, attraverso gli Stati Uniti, di ung scuola>~ di storia delle religioni, d
i una corrente interpretativa e di lavoro? Non c' dubbio che Chicago
all'origine
del successo della nostra disciplina. Questo successo, tuttavia, stato favorito
dal momento sto. rico. Certi americani hanno capito che, per allacciare un dialo
go con~ un africano o un indonesiano, delle conoscenze di economia politica o di
sociologia non bastano, bisogna conoscere la sua cultura; e non si capisce una
cultura esotica o arcaica se di essa non viene colta la sorgente, che
sempre rel
igiosa. D'altra parte lei sa che la costituzione proibiva l'insegnamento della r
eligione in un'universit statale: nel secolo scorso si temeva che una cattedra di
religione non fosse che una cattedra di teologia cristiana, o di storia della chi
esa. Ebbene, quan-~ do le altre universit , dopo il successo delle prime dieci o d
odici cattedre, hanno visto che si trattava di una storia generale delle religio
ni, che si studiava l'induismo, l'Islam e i primitivi, hanno accettato questo in
segnamento. All'inizio veniva camuffato come Religioni asiatiche , come Studi indian
i , ad esempio; oggi queste sono cattedre di Storia e fenomenologia delle religioni .
Lo storico delle religioni, che si sarebbe potuto pensare fosse piuttosto stacc
ato dall'attualit , non si trova prima o poi nella situazione dei suoi colleghi fi
sici o geografi, giacch , e lei lo sa meglio di chiunque altro, I'universit america
na stata traversata da questa crisi di coscienza:
possibile collaborare all'arma
mento nucleare, al bombardamento delle dighe del Vietnam?... Perch insomma, si pu
credere che in una guerra psicologica , la fabbricazione di bombe messianiche~> pu av
ere una certa utilit . Pensiamo all'uso che del sapere psicanalitico fa la gente d
ella pubblicit : si pu immaginare quello dei miti religiosi da parte degli uomini d
i guerra.
S ... Ho scritto un articolo sul messianismo, prima dell'indipen. denza del Congo.
Conosco bene i miti messianici bant e preannunciavo delle cose che, dopo l'indip
endenza, si sono prodotte: hanno distrutto il loro bestiame poich stava per torna
re l'antenato mitico- l Certi crimini, certi eccessi, certi libri sul messianism
o dei popoli arcai-~ ci li annunciavano... Non credo quindi che i generali stian
o per trovare delle armi nello studio delle reli~ioni ~7 ~ tlltt~ia lln ~ n~ione
~ociale in questa disciplina che si va sviluppando, anzi diventa popoha gettato
le basi di un certo ecumenismo religioso, non soltanto ristiano; ha favorito deg
li incontri tra i rappresentanti delle diverse religioni. Come la sua vita a Chi
ca~o? L'universit si trova in un parco immenso, vicino al lago, a dieci ~lcilomet
ri dal centro. Tutto
concentrato l : l'enorme biblioteca e poi ~l'Istituto orienta
le, con i suoi ammirevoli archivi, un museo, piccolo ~ma molto bello, e i grandi
specialisti di orientalistica. Insomma... tut~to! E questo facilita non soltant
o l'informazione, ma anche la verifica ~tell'informazione. Posso sempre consulta
re un ittitologo, un assiriolo~go, o ancora qualcuno che arriva dall'India e ha
fatto degli studi su un ~vi]laggio. Per un ricercatore ci
meglio della dispersion
e dei luoghi e dei professori in un'universit europea. Cambridge e Oxford hanno u
n po' lo stampo delle universit americane. Il campus di Chicago mi pia~ce molto.
E la citt ? Chicago
considerata la citt pi avanzata dal punto di vista dell'architet
tura: stabili di centodieci piani. A me non piace perch
nera. i~ la moda adesso d
i costmire tutto in nero. Certo, questo vetro scuro permette a chi lavora all'in
terno di vedere fuori senza essere visto. A me per piacerebbero dei colori integr
ati a quelli del paesaggio. Com' la sua casa? Abitiamo al secondo piano di un vil
lino, con giardino e terrazza di legno, in un viale molto grande fiancheggiato d
a alberi, piuttosto bello. ~ a venti passi dall'ufEicio in cui tengo una parte d
ella mia biblioteca, dove lavoro spesso durante il giorno e dove ricevo gli stud
enti. La biblioteca a quattrocento metri da 11 e le aule a meno di un kilometrO.
Tutti abitano nello stesso posto e questo mi piace. ~ bello e ~ siamo molto fel
ici, perch ci sono sempre degli scoiattoli che vengono L a mendicare delle noci.
D'inverno c' un cardinale, sa, quel bell'uccellino rosso che sfortunatamente non
vive in Europa. ~ un uccello che po~: ne un problema e mi stupisco che i teologi
non abbiano insistito su La prova del labirinto ~ Chicago questo esempio per sp
iegare ricorrere a,la Provvidenza, sia riuscito a soprawivere? nemmeno tra le fo
glie di un ma comunque un punto. la Provvidenza. Come fare a capire, sen che que
sto uccello di un rosso fiammanb~ Non si pu mimetizzare da nessuna parte~ albero,
lo si vede dappertutto... Scherzo,~
Il luogo in cui lei abita
importante per lei? S , proprio non posso abitare in una
casa o anche in una stanza che
no: Prima ero un drogato, una larva, ho tentato di suicidarmi due volte, ho risch
iato di essere ucciso un giorno che ero completamente drogato, e adesso, ho trov
ato l'assoluto! Non dico loro che quell' assoluto non
della migliore qualit , dal mome
nto che, per l'istante, quel ovane che si trovava nel caos, nel puro nichilismo,
e nutriva un'aggressivit pericolosa per la comunit , beh, ha trovato qualcosa. E a
partire da quell' assoluto , che
a volte uno pseudo assoluto, egli ritrova se stess
o e in seguito potr leggere le Upanisad, mastro Eckart o la Kabbala e ricercare u
na verit personale. Raramente ho trovato uno studente che dal vuoto religioso e d
a un disequilibrio quasi nevrotico, passi a una posizione religiosa ben articola
ta: cristianesimo, giudaismo, buddismo, Islam. No, sempre tramite una pseudo-mor
fosi, attraverso qualche cosa di facile, di poco autentico, almeno per gli altri
, dal momento che per loro,
l'assoluto,
la salvezza. La seconda tappa li porta a
una forma pi equilibrata, pi ricca di significato. L'altro giorno mi diceva cbe l
a rottura con il monoteismo e l'ateismo (cbe ne costituisce il rovescio), per qu
esta giovent seguiva due strade: una, la religione naturale , la religione cosmica ; I'
altra, quella delle religioni orientali . S,'... all'inizio una reazione quasi isti
ntiva contro l' establishment e quindi contro i loro genitori. I genitori frequenta
no la sinagoga, la cattedrale o la chiesa battista; quindi loro rifiutano totalm
ente quella religione, quella tradizione religiosa. Non se ne interessano. Impos
sibile convincerli a leggere la bench minima cosa. Un giorno, uno studente ebreo
rni viene a trovare: il giudaismo non ha a,cun senso, mi dice,
del tutto fossili
zzato, la rivelazione, invece, l'ha trovata in un guru, uno yogi che era in citt
da qualche settimana. Gli ho chiesto: Lei cosa coLa prova del labirinto Chicago n
osce del giudaismo? Non sapeva nulla, non aveva letto nemmenO un salmo, non un pr
ofeta, niente. Non parlo della Kabbala... Allora ho cercato di convincerlo a leg
gere: Legga un po' i testi de,la sua propria tradizione. In seguito potr superarla
o trascurarla . No, non vo- ~. Ieva, non aveva senso per lui. Come vede proprio l
'atteggiamento di ' una giovane generazione che rifiuta in blocco tutto quanto:
sistema, ~, comportamenti e va,ori dei genitori, tradizione religiosa. Beh, per
una i parte di questa giovent contestatrice, la gnosi de,ll'Estremo Oriente, ~j s
oprattutto lo yoga~, lo zen possiedono una forza e un fascino stra- i ordinari. Son
o certo che ci
loro di aiuto. Quando arriva una missio-, ne Ramakrishna, c' sempre
qualche swami che li aiuta a leggere cer- ' ti libri. E a volte non si acconten
tano di leggere dei saggi su,llo sciamanismo americano, vanno a trascorrere una
parte delle loro vacanze presso certe trib . Qual' la situazione attuale della giov
ent americana? Non sono in grado di dirlo. Nei college tutti dicono che la droga
ha perso buona parte del suo fascino. Ci si rivolge alla meditazione , meditazioni
di ogni sorta--quella che riscuote maggior successo
la meditazione trascendentale .
Penso che siano degli strumenti che possono aiutarli, all'inizio; in seguito tr
overanno dei maestri e i mezzi per realizzarsi in termini pi articolati. Ed anche
se abbandonano la loro esperienza californiana e diventano impiegati statali, cam
ionisti, maestri di scuola, sono certo che grazie a lei saranno arricchiti. L'AV
VENIRE DEGLI DEI
La stampa parla volentieri delle sette e degli scismi. Ieri Manson e Moon. Oggi,
in Francia, la disputa degli Integristi. Vorrei sapere co- ` sa pensa di questa
attualit religiosa e anche del <~movimento hippy~, , che lei ha conosciuto da vici
no. Per quel che riguarda la chiesa catto,lica, si vede benissimo che non ' si t
ratta solo di una crisi dell'autorit , bens~ di crisi delle antiche strut- i ture,
,liturgiche e teologiche. Non credo si tratti della fine della chiesa, ma forse
quella di una certa chiesa cristiana. Mi pare debba trattarsi di una crisi crea
tiva e che dopo prove e controversie, certe cose, pi interessanti, pi vive, pi sign
ificative, potranno venire alla luce. Non per possibi,e fare anticipazioni. Quant
o alle sette: come sempre questi movimenti hanno una grossa opportunit di rivelar
e qualche cosa di nuovo, di positivo. Ma quello che mi sembra avere maggiore imp
ortanza il fenomeno hippy, poich tramite esso abbiamo avuto la prova che una giov
ane generazione, che discende da dieci generazioni cristiane, protestanti o catt
oliche, ha riscoperto la dimensione religiosa de,la vita cosmica, della nudit e d
ella sessualit . E qui mi elevo contro coloro che ritengono che la tendenza alla s
essua,it e all'orgia degli hippy faccia parte del movimento di liberazione sessua
le nel mondo intero. Nel loro caso si tratta soprattutto di quel che si potrebbe
definire la nudit paradisiaca e l'unione sessua,e in quanto ritua,e. Hanno riscope
rto il senso profondo, re,igioso, della vita. Dopo questa esperienza, si sono sc
rollati di dosso ogni sorta di superstizioni re,igiose, filosofiche, sociologich
e. Sono liberi. Hanno riscoperto la dimensione della sacra,it cosmica, esperienza
da lungo tempo abolita fin dall'epoca del Vecchio Testamento. Lei si ricorda ch
e i profeti si ergevano con indignazione e dolore contro il culto di Baal e di B l
it, mentre si trattava di una religione a struttura cosmica di grandezza immensa
. Era la manifestazione della sacralit del mondo, attraverso una dea, attraverso
la ierogamia o attraverso l'orgia. Queste esperienze religiose furono svalutate
dal monoteismo mosaico e soprattutto dai profeti. Dopo Mos e i profeti non aveva
pi alcun senso far ritorno a una re,igiosit di tipo cosmico. Beh, in America si
as
sistito a,la riscoperta di un'esperienza religiosa che si riteneva completamente
scaduta nel suo aspetto co,lettivo; religiosa anche se gli hippy non ne parlavano
assolutamente in questi termini. Hanno tentato, con la forza della disperazione
, di ritrovare la sacralit della vita totale. ~ una reazione contro la mancanza d
i significato della vita urbana, contro la desacralizzazione del mondo che inves
te le citt americane. Non potevano capire i, valore religioso di una chiesa costi
tuita: per loro era l' establishment ; in compenso hanno scoperto quello e si sono s
alvati. Hanno riscoperto le fonti sacre della vita, l'importanza religiosa della
vita. Quali sono i suoi presentimenti circa l'avvenire per quel che riguarda la
questione religiosa? Lei si accosta forse a Malraux, che diceva, in sostanza: Il
XXI secolo sar religioso, oppure non sar
? Non si pu predire nulla. La ,ibert de,lo
spirito ta,e che non si possono fare anticipazioni in merito. Ho parlato del mov
imento hippy anche perch
un esempio della nostra creativit inestinguibi,e e imprev
edibile. Questo movimento
destinato a scomparire, o
gi parso; forse diverr complet
amente politicizzato o, al contrario, perd~ r del tutto di importanza. Una cosa
c
erta, tuttavia: di tanto in ta~ to si presentano delle esperienze inaspettate. ~
tanto pi difficile fare previsioni in questo campo che talu~
forme religiose possono benissimo non essere riconosciute come tali Una creazione
pu essere nuova a tal punto che all'inizio, o anche p~ secoli interi, non viene c
onsiderata una creazione religiosa. Ad esemp
possibile che certi movimenti in ap
parenza politici, preparino o gi esprimano il desiderio di una certa libert profo
nda; movimenti d~ genere sarebbero transpolitici, o potrebbero diventarlo; ci , pe
r , causa del loro linguaggio del tutto nuovo, non verrebbe visto. Pensal al crist
ianesimo. A Roma si accusavano i cristiani di ateismo poich i fiutavano di entrar
e nel tempio e di rendere omaggio agli dei, attravq so il sacrificio. Non rispet
tavano l' establishment~>! I romani accett vano il culto di qualsiasi divinit : Sera
pis al pari di Geova, Atys pari di Juppiter. Ma queste divinit bisognava venerarl
e. I cristiani n~ le veneravano e, di conseguenza, erano considerati atei. Era l
'ateisr~i cristiano! Poich non veniva riconosciuto il valore religioso del lor co
mportamento. Non si pu predire nulla. Io non credo, comunque, che possa~ scompari
re certe rivelazioni primordiali. Anche nella civilt pi tecni logica c' qualcosa ch
e non pu mutare: ch c' il giorno e la not~ I'inverno e l'estate. Anche in una citt s
enza alberi, c' il cielo con 1 astri ed
sempre possibile vedere le stelle e la lu
na. Fintanto che sar il giorno e la notte, l'inverno e l'estate, credo che l'uomo
non p~ tr essere cambiato. Senza volerlo, siamo integrati in questo ritrn. cosmi
co. I valori possono cambiare--i valori religiosi degli agricol# ri, come l'esta
te, la notte, la semente... non pi i nostri--ma c' sen pre questo ritmo: luci-tene
bre, notte-giorno. L'uomo pi areligioso v ve in questo ritmo cosmico; del resto l
o ritrova nella sua stessa a stenza: la vita diurna e il sonno con i sogni--ci s
ono sempre dei sogll Siamo condizionati, ben s'intende, dalle strutture economic
he e socid e le espressioni dell'esperienza religiosa sono sempre condizionate d
i linguaggio e dalla societ , e dagli interessi, tuttavia questa condizio~l umana
noi la assumiamo qui, in questo cosmo in cui i ritmi e i cicli sono dati. La nos
tra condizione umana noi la assumiamo a partire questa condizione fondamentale F
. qllectn ~ mn f~ndamentale~. si pu definire religioso , quali che siano le am~arenze
. noich si ~ Chicago L del significato della vita. Di una cosa sono certo: le for
me future ~II'esperienza religiosa saranno del tutto diverse da quelle che conoL
iarno nel cristianesimo, nel giudaismo, nell'Islam e che sono fossiliz~te, in di
suso, svuotate di senso. Sono certo che vi saranno altre ~pressioni. Quali? Non
so dirlo. La grande sorpresa
sempre la liberp dello spirito, la sua creativit . ST
ORIA E ERMENEUTICA VERTIGINE E CONOSCENZA ... Questi trenta e passa anni che ho t
rascorso tra gli dei e le dee esotiche, barbare, irriducibili; nutrito di mito,
ossessionato dai simboli, cullato e ammalato da un cos gran numero di immagini gi
unte fino a me da questi mondi inghiottiti, mi paiono oggi le tappe di una lunga
iniziazione. A ciascuna di queste figure divine, di questi miti, si ricollega u
n pericolo a,~rontato e superato. Quante volte sono stato sul punto di 'perdermi
', di smarrirmi in quel labirinto in cui rischiavo di essere ucciso, sterilizzat
o, 'evirato', (per mano di quelle terribili dee-madri, ad esempio). Una serie in
finita di avventure intellettuali--intendo la parola 'avventura' nel suo senso p
rimario di rischio esistenziale. Non
furono soltanto delle 'conoscenze' acquisite lentamente e con comodo nei libri,
ma tanti incontri, scontri e tentazioni. Mi rendo perfettamente conto ora di tut
ti i pericoli che ho sfiorato nel corso di questa lunga 'ricerca' e, in primissi
mo luogo, del rischio di dimenticare che avevo un obiettivo, che mi dirigevo ver
so qualcosa, che volevo giungere a un 'centro' . Lei fa questa confidenza in data
10 novembre 1959 nel suo Diario. In modo un po' velato, enigmatico... Le possibi
le, oggi, parlare con un po' pi di chiarezza? Lo spirito
in pericolo quando cerca
di penetrare il significato profondo di una di queste creazioni mitologiche o r
eligiose che costituiscoLa prova del labirinto ~ Storia e ermeneutica no ciascun
a l'espressione esistenziale dell'uomo nel mondo. Dell'uomo ~ di un cacciatore p
rimitivo, di un contadino dell'Asia orientale, di un pescatore dell'Oceania. Nel
lo sforzo ermeneutico dello storico delle religioni e del fenomenologo per capir
e dall'interno la situazione di quest'uomo, insito un rischio: non solo quello d
i disperdersi, ma anche 3 di essere affascinato dalla magia di uno sciamano, dai
poteri di uno yogi, dall'esaltazione di un membro di una societ orgiastica. Non
dic o che si sia tentati di diventare yogi, o sciamano, o guerriero, o esaltato
Ci si sente, per , in situazioni esistenziali estranee all'occidentale e che per l
ui sono pericolose. Questo confronto con forme esotiche, che possono ossessionar
vi, costituire una tentazione, un pericolo di ordine psichico. Per questo ho par
agonato questa ricerca a un lungo viaggio nel labirinto; ed
una sorta di prova i
niziatica. Lo sforzo necessario per capire il cannibalismo, ad esempio: l'uomo n
on diventato cannibale per istinto, ma in seguito a una teologia e a una mitolog
ia. Questo, e l'infinita serie di posizioni dell'uomo nel mondo, lo storico dell
e religioni, se vuol capirle, deve riviverle. Quando l'uomo ha avuto coscienza d
el suo modo di essere nel mondo, e delle responsabilit collegate a questo modo di
essere, stata presa una decisione che
tra~2ica., Penso alla scoperta dell'agric
oltura, non quella dei cereali nel Vicino Oriente, bens la cultura dei tuberi nel
la zona tropicale. La conceZione di quei popoli
che la pianta alimentare il risu
ltato di un assassinio primordiale. Un essere divino stato ucciso, fatto a pezzi
e i frammenti del suo corpo divino hanno fatto na- ,~ scere delle piante ~no ad
allora sconosciute, soprattutto dei tuberi che, da allora, costituiscono il cib
o principale degli uomini. Ma, per garantire il prossimo raccolto,
necessaria un
a ripetizione rituals del primo omicidio. Di qui il sacrificio umano, il canniba
lismo e altri riti, a volte crudeli. L'uomo ha appreso che la sua condizione ric
hiede che egli de~ ba uccidere per vivere, ed inoltre si assunto la responsabili
t della vegetazione, della sua perennit e per questo si
incaricato del sacrificio
umano e del cannibalismo. Questa concezione tragica che per migliaia di anni fu
quella di tutta una parte dell'umanit e secondo cui la vita
assicurata dall'uccis
ione, ebbene, quando non ci si vuol limitare a descriverla da antropologo, ma ca
pirla dal punto di vista esistenziale, ci si lancia in un'esperienza tragica a s
ua volta. Lo storico e il fenome-; nologo delle religioni di fronte a questi mit
i e a questi riti non sono di fronte ad oggeLti e:,ter;ori--un'iscrizione da dec
ifrare, un'istituzione da analizzare. Per capire dall'interno questo mondo, deve
viverlo. i~ come un attore che entra nei suoi ruoli, li assume. C' a volte una t
ale differenza tra il nostro mondo ordinario e questo mondo arcaico che la vo-
stra stessa personalit pu trovarsi in gioco. Si tratta al tempo stesso della propr
ia ilentit e della salvaguardia della propria identit contro le forze terribili de
ll'irrazionale? La sua formulazione esatta. ~ ben noto, ad esempio--e lo dicono
anche i freudiani--,che lo psichiatra mette in pericolo la sua ragione nella fre
quentazione della malattia mentale. Lo stesso awiene per lo storico delle religi
oni. Ci che studia lo tocca profondamente. I fenomeni ~_e~ io~lell~aziDni esisten
ziali. Partecipa-te al len~omeno che vi sforzate di decifrare: come se si tratta
sse di un palinsesto, della vostra genealogia personale e della storia di voi st
essi. ~ la vostra storia. E la forza dell'irrazionale , in effetti, presente. Lo
storico delle religioni ha Pambizione di c n scere e quindi ~e radici della, sua cul
tura, del suo essere: a prezzo di un lungo sforzo di anamnesi, deve f nire per ric
ordarsi la sua stessa storia, owero la storia de,lo spirito umano. Attraverso l'
anamnesi, lo storico de,le religioni ripercorre in qualche sorta la Fenomenologi
a dello spirito. Ma mentre Hegel si occupava soltanto di due o tre culture, lo s
torico de,le religioni obbligato a studiare e a ~e~e la ~ de,lo spirito nel~a su
a totalit , a partire dal paleolitico. Si tratta quindi di una storia davvero univ
ersale de,lo spirito. Ritengo che lo storico delle re,igioni veda meglio di altr
i ricercatori la continuit delle diverse tappe de,lo spirito umano e, in fin dei
conti, l'unit profonda, fondamentale, de,lo spirito. Si rivela a questo modo la c
ondizione stessa dell'uomo. Ecco in che senso i, contributo dello storico delle
re,igioni mi sembra decisivo. Egli scopre l'unit della condizione umana--e questo
nel mondo moderno, che si pianetarizza . Lei parlava di tentazioni... Ma se si pen
sa alle atentaZiOni di Sant'Antonio nei quadri li Boscb, ad esempio, sono tentazio
ni~ strane, giacch gli oggetti lella tentazione non ci tentano~; certi sono, al co
ntrario, delle apparizioni spaventose... In che senso lei dice di essere stato te
ntato~ nel corso della sua anamnesi di storico delle religioni? Quando si capisc
e la coerenza e perfino la nobilt , la be,~ezza de,la rnitologia~ e diciamo della
teo,ogia, che stann alla base del cannibali~ c, La prova del labirinto ~ Storia e
ermeneutica smo... Quando si capisce che non si tratta di un comportamento ani` male, bensl di un atto umano, che
l'uomo, nella sua qualit di esse re libero d
i prendere una decisione nel mondo, che ha deciso di uccide_ re e di mangiare il
suo prossimo, beh, inconsciamente, lo spirito tentato dall'enorme libert che sco
pre: si pu dunque uccidere, essere can. niba~e, senza perdere la dignit umana ... Lo
stesso, quando si studiano i riti orgiastici e se ne coglie la straordinaria coe
renza: l'orgia comincia e sono soppresse tutte le norme, l'incesto e l'aggressiv
it sono leciti e tutti i va,ori sono rovesciati... E il significato di questo rit
o sta nel fatto che rigenera il mondo. Ne, fare questa scoperta si pu , al 3 pari
di Nietzsche qua~n~o scopre il suo Eterno Ritorno, piangere di gioia! Perch anche
in questo caso
un invito alla libert totale. Ci si dice: che straordinaria creat
ivit in seguito a queste libert !... Esatta- ~ mente come la trib indonesiana, dopo
la grande orgia di fine d'armo, che ricrea un mondo rigenerato, pieno di forza.
E per me, uomo occi- 1, dentale di oggi, ci significa che posso sempre ricomincia
re la mia vita e, di conseguenza, garantire la mia creativit ... i~ in questo sens
o che si pu parlare di tentazioni. Ci sono per anche i perico,i di ordine ~.
luciferino. Quando capisci che l'uomo crede di essere in grado, in se- 3~ guito
a una meditazione e di determinati riti, di cambiare il mondo, e . quando cerchi
di capire perch
tanto sicuro che dopo quel rito diventer veramente signore del mo
ndo, o almeno del suo villaggio... Beh, anche qui, sempre la tentazione de,la ,!
ibert assoluta, owero la soppressione della condizione umana. L'uomo
un essere li
mitato, condizionato--mentre la libert di un dio o di un antenato mitico, o di un
o spirito che non ha pi un corpo morta,e!... Sono de,le tentazio- ` ni, indubbiam
ente. Non vog,!io per dare l'impressione che uno storico delle religioni
tentato
dal cannibalismo, o da,l'orgia oppure dall'incesto! Lei ha parlato del cannibali
smo e dell'incesto.- Si per soD~ermat maggiormente sul cannibalismo. i~ per lei l
a chiave tragica dell'uomo7 L'incesto, l'abolizione temporanea di ogni legge,
un
fenomeno che si incontra in molte culture che ignorano il cannibalismo. Il cann
ibalismo la decisione di garantire tramite il sacrificio umano la feco~ dit o add
irittura la vita del mondo: penso che in esso si possa vedere una situazione est
rema. Ascoltandola, pensavo a Pasolini, all'ossessione del banchetto cannibalist
ico nella sua opera. Banchetto che, in Porcile, sta a significare la Cena... Pas
o,ini era affascinato dal problema di una regressione, non a,lo ~` stato selvagg
io degli animali, ma ad un altro live,lo culturale. Il can~ nibalismo ha veramen
te importanza solo se
rituale, se
integrato alla i societ . i~ peraltro naturale c
he un cristiano che riflette sul senso dei sacramenti giunga a dirsi: anch'io so
no cannibale... Un altro italiano, Papini, nel suo Diario, credo, notava che la
messa non
la commemo~ razione, bens la ritualizzazione di un sacrificio umano, di
un omicidio, l~ seguito dal cannibalismo: gli uomini uccidono nuovamente l'uomo
j Dio e in seguito lo mangiano e ne bevono il sangue. La discesa agli Inferi del
religioso non provoca mai nello storico lelle religioni una tentazione contrari
a: I'odio di tutti gli dei, I'odio della religione? Penso a Lucrezio, penso a Ep
icuro che scopre la menzogna degli dei e l'orrore del divino che pesa sull'uomo.
.. E capitato, effettivamente, che taluni storici che avevano de,l'ammirazione p
er i fatti religiosi reagissero in modo terribile. Ma lei par~lava di Lucrezio:
lui si trovava di fronte le forme decadenti, fossilizzate, di un universo religi
oso. G,i dei avevano perso la loro forza sacra. ~Quel politeismo ammirevole si e
ra svuotato di significato. Gli dei veni~vano presi per allegorie o per il ricor
do trasfigurato di antichi re. Era epoca di scetticismo in cui degli dei non si
vedeva pi che l'aspetto ~orribile Quando le cose vengono colte nel loro insieme e
si cercano le j~radici di questa decisione di uccidere, si rivela una verit dive
rsa: la ~condizione tragica de,l'uomo. Situate nel loro insieme, queste cose ter
~ribili, grottesche, disgustose, ritrovano il loro significato origina,e che nsi
steva nel dare un significato alla vita a partire da un dato di fatto ~3evidente
: qualsiasi vita implica la morte degli altri e per vivere neces,~aario uccidere
. E la condizione dello spirito nella sua storia, tragica, j~per talmente creativ
a! Il confrontarsi con i, vuoto, il demoniaco, l'inu~manO, la tentazione di regr
edire nel mondo animale, tutte queste espe~tienze estreme e drammatiche costitui
scono la fonte delle grandi crea~ioni dello spirito. Poich , in queste condizioni
terrificanti, l'uomo ha
~aputo dire s a,la vita ed ha trovato un senso alla sua esistenza. La prova del l
abirinto ~ Storia e ermeneutica Nel suo Diario lei parla delle <terribili dee-mad
ri . Ci non ci molto familiare. Pensavo soprattutto a Durga, ad esempio, una sangui
naria dea in- s diana, oppure a Ka,i: dee madri che, tra l'altro esprimono l'eni
gma del la vita e de,l'universo, ovvero il fatto che nessuna vita pu perpetuarsi
senza rischiare la morte. Queste dee terribili esigono il sangue, o la virilit , o
la volont dei loro fedeli. Tuttavia comprendere queste dee, '~ ricevere a, tempo
stesso una rivelazione di ordine fi,osofico. Si capi- . sce che questa unione d
i virt e di peccati, di crimini e di generosit , ~ di creativit e di distruzione,
il
grande enigma de,la vita. Se si trat- ~s ta di vivere un'esistenza d'uomo e non
di automa o di animale e neppure quella di un angelo, ci si trova a confronto c
on questa realt . In un mondo che ci
pi familiare, in Iahv Geova, noi vediamo i, Dio
creatore e ` buono, ma a,tres il Dio terribile, geloso, distruttivo; e questo as
petto negativo de,la divinit ci rivela che Dio
tutto. Analogamente, per ~ tutti i
popoli che accettano la Gran Madre, il culto di que,le dee terribi- . Ii
un',nt
roduzione a,l'enigma de,l'esistenza e della vita. La vita in se ` questa <~Gran
Madre terribile che taglia le teste e che partorisce; che garantisce al tempo ste
sso la ferti,it e il delitto, e ancora: l'ispirazione, la generosit , la ricchezza.
Questa totalizzazione dei contrari si rivela nei miti della Grande Dea come si
rivela ne,l'Antico Testamento, con la co,lera di Iahv Geova. E ci si chiede come
sia possibi,e che un Dio si comporti cosl. Tuttavia la lezione impartita da ques
ti miti ' e questi riti di dee terribili, o del Dio terribile,
che la realt , la v
ita, i, cosmo, cos . Crimine e generosit , crimine e fertilit . La deamadre
al contem,
~o colei che mette al mondo e colei che ucclde No i non viviamo in un mondo di a
,igeii o di spiriti e nemmeno in un mondo unicamente animale. Ci troviamo nel mez
zo . E io credo che i, confronto con la rivelazione di questo mistero sia sempre s
eguita da un atto di creazione. Io credo che lo spirito crei soprattutto q~ando
s i scontra con grandi pFove. Dai pericoli di cui lei parlava, come si protegge
lo spirito? Com~ si va avanti per il cammino senza perdersi? Si pu solo sopravviv
ere, se si stati attenti a studiare non solo i, cannibalismo, ma anche l'esperie
nza mistica: ci si rende a,110ra conto che il significato di tutto questo orrore
di rivelare It tntalit div,;na,. ~J~ tQ.talit en~matica, owero la coincidenza deg
,i opposti, dei contra~i, ne,11a vita. Si capisce i, significato di questo compo
rtamento religioso e si sa al tempo stesso che questa
solo una de,le espressioni
de,lo spidto umano. L'uomo, nel corso de,la sua storia lunga e drammatica, ha ,
deciso di fare anche questo. Ma si conoscono benissimo anche a,tre decisioni: l
a mistica, lo yoga, la contemplazione... Ci che protegge lo spirito de,lo storico
de,le religioni, i, quale si trova in qualche sorta condannato a lavorare su qu
esti documenti,
la convinzione che queste cose terribili non costituiscono i, ma
ssimo o l'espressione perfetta de,11'esperienza religiosa, ma soltanto un lato,
il lato negativo. IL TERRORE DELLA STORIA~> Parliamo di crudelt profonde dell'uomo
e delle religioni tradizio-
nali. Ma che dire di quelle dei movimenti storici moderni, i quali co~ stituisco
no ciascuno un trionfo sulla morte? Come vede uno storico j delle religioni qual
e lei
i miti terribili dell'umanit moderna? i Lo storico delle re,igioni si trova
a doversi confrontare con i, terribi,e fenomeno dell~desa~alizzazione d, ~n rit
o o di un mistero, oppure di un mito in coi l'assa~Lnio~aveva un significato re,
igioso. ~ una regreSSiOne a una tappa superata da migliaia di anni, tuttavia que
sta regressione~ non ritrova nemmeno il significato spirituale che aveva prima: n
on esistono pi valori trascendenta,i. L'orrore
moltiplicato e l'omicidio co,l ttivo
per di pi
inutile da, momento che non ha pi senso. Perci questo inferno
davvero l'i
ferno: la crudelt pura, assurda. Quando i miti o i riti sanguinari o demoniaci so
no desacraliz~ti, i, loro significato demoniaco risulta aumentato in modo vertig
inoso e non vi pi che demonismo, crudelt e crimine assoluto. Sono imbarazzato, com
unque, e voglio fare l'avvocato del diavolo, ~ per capire. Non si pu dire che il
sacri~cio che fa il sacro e che d E: un significato? Non troviamo giustificazione
alcuna all'assassinio hitle~ riano, alla follia del nazismo. E le ecatombi patr
iottiche, a qualche anJ
0 di distanza, possono sembrare il triste prodotto di un
'illusione. Eppure dei combattenti sono morti e hanno ucciso con fede, forse con
entusiaSmO. I kamikaze erano alleati dei nazisti e il loro nome signi~` fica ~ven
to divino . Come fare a stabilire che gli Aztechi vivevano una La prova del labiri
nto ~ Storia e ermeneutica illusione giustihcata e le ss no? Dove sta la di~eren
za tra l'assassinio comune e l'assassinio sacro? ,
Per gli Aztechi, il sacrificio umano aveva un senso preciso: il s~n=gue de,le vi
ttime umane alimentava e fortificava il dio-sole e gli dei in genere. Per le ss,
l'annientamento di mi,ioni di uomini nei campi di sterm,nio aveva anche un sens
o, anzi un senso escatologico. Credevano di rappresent~are il Bene contro il Ma,
e. Stessa cosa il pilota giap- ' ponese. Per i, nazismo,`` il Bene si sa cos'era
: l'uomo biondo, l'uomo = nordico, i,. puro ariano... E il resto era incarnazion
e del Ma,e, del diavolo. E quasi un manicheismo: la lotta del Bene contro il Mal
e. Nel dualismo iraniano, ogni fedele che uccide un rospo, un serpente, una best
ia demoniaca, contribuisce alla purificazione del mondo e a, trionfo del Bene. S
i pu immaginare che questi malati, o questi appassionati, questi fanatici, questi
manichei moderni vedessero il Male incarnato ,n certe razze, gli ebrei, gli zin
gari. Sacrificare milioni di ta,i individui non era un delitto, dal momento che
essi incarnavano il Male, il demonio. i~ la stessa identica cosa per quel che ri
guarda il Gulag e l'escatologia comunista: essa si trova davanti dei nemici che
rappresentano i, Male e costituiscono un ostacolo per il trionfo del Bene, i, tr
ionfo de,la libert , il trionfo dell'uomo, ecc. Sono tutte cose che si possono par
agonare agli Aztechi: sia gli uni che gli altri chiedevano di avere del le giust
ificazioni. Gli Aztechi erano convinti di aiutare il dio del sole, nazisti e rus
si credevano di rea,izzare la storia. Lei ba parlato spesso del terrore della sto
ria ... Per me i, terrore della storia
l'esperienza di un uomo che non
~ r~eligi~so,
che non ha quindi pi alcuna speranza di trovare un signi-
ficato ultimo al ~ra~mma storico e che deve subire i crimini della storia senza
capirne i,. senso. Un israelita prigioniero a Babilonia soffriva enormemente, ma
questa sofferenza aveva un senso: Iahv Geova voleva ; punire il suo popolo. Sape
va quindi che alla fine Iahv , quindi il Bene, avrebbe trionfato... Per Hegel, anc
ora, ogni evento, ogni prova era una manifestazione dello Spirito universale, e
quindi aveva un senso. Era possibile, se non giustificare, almeno spiegare razio
nalmente il male storico. Ma se gli eventi storici sono svuotau di qualunque sig
nificato trans-storico e se non sono pi quel che erano per il mondo tradizionale-delle prove per un popolo o per un individuo--,ci troviamo di f`ronte a ci che h
o chiamato il terrore della storia~>. ERMENEUTICA La questione dei pericoli in cu
i incorre lo storico delle religioni ci ha condotti alla questione del significa
to: senso della religione per il credente e senso che l'esperienza religiosa pu a
vere agli occhi dello storico. Uno dei punti essenziali del suo pensiero che lo
storico delle religioni non potrebbe fare a meno di essere un ermeneuta. Lei dic
e ancbe cbe questa ermeneutica deve essere creativa... L'ermeneutica la ricerca
del senso, del significato, o dei significati, che na data idea o un dato fenomen
o religioso hanno rivestito nel corso del tempo. Si pu fare la storia delle diver
se espressioni religiose. L'ermeneutica per la scoperta del senso pi profondo di q
ueste espressioni. La chiamo creativa per due motivi. Essa creativa innanzitutto
per lo stesso ermeneuta. Lo sforzo per decifrare la rivelazione presente in una
creazione religiosa--rito, simbolo, mito, figura divina... --,per capirne il si
gnificato, la funzione, l'obiettivo, questo sforzo arricchisce in modo singolare
la coscienza e la vita del ricercatore. ~ una esperienza che lo storico delle l
etterature, ad esempio, non conosce. Cogliere il significato della poesia sanscr
ita, leggere Kalidasa, per il ricercatore di formazione occidentale
una grande s
coperta: gli appare un altro orizzonte di valori estetici. Ma questo non profond
o, esistenzialmente profondo, quanto il decifrare e il comprendere un comportame
nto religioso orientale o arcaico. C' un secondo senso in cui l'ermeneutica
creat
iva: essa rivela certi valori che non erano evidenti sul piano dell'esperienza i
mmediata. Prenda l'esempio dell'albero cosmico, in Indonesia, in Siberia o in Me
sopotamia: taluni tratti sono comuni ai tre simbolismi, ma evidentemente, l'uomo
della Mesopotamia, l'Indonesiano, il Siberiano non avvertivano questa parentela
. Il lavoro ermeneutico rivela i significati latenti e il divenire dei simboli.
Guardi i valori che i teologi cristiani ~ianno sovrapposto ai valori precristian
i dell'albero cosmico, o dell'axis mundi, o della croce; o ancora, il simbolismo
del battesimo. L'acqua, ovunque e sempre, ha avuto un significato di purificazio
ne battesimale. Con il cristianesimo, a questo simbolismo
venuto d aggiungerLa pro
va del labirinto ~ ~ Storia e ermeneutica si un altro valore, senza distruggere
la struttura--l'ha, al contrario, completata, arricchita. In effetti il battesim
o, per il cristiano, un sacramento in quanto
stato istituito dal Cristo. L'ermen
eutica creativa ancora in un altro senso. Il lettore che capisce, ad esempio, il
simbolismo dell'albero cosmico--e io so che
questo si verifica anche per gente che di solito non si interessa alla storia de
lle religioni--,questo lettore non si limita a provare una gioia intellettuale.
Fa una scoperta importante per l~ sua vita. Da quel momento ogni volta che guard
er determinati alberi, vedr in essi l'espressione del mistero del ritmo cosmico. V
edr il mistero della vita che si ~icostituisce e continua: l'inverno--la perdita
delle foglie; la primavera... Ha un'importanza incomparabile rispetto al decifra
mento di una iscrizione greca o romana. Una scoperta di ordine storico non
certo
mai trascurabile. Ma, qui, si scopre una certa posizione dello spirito nel mond
o. Ed anche se non la vostra, vi tocca. Ed
precisamente a causa di tali incontri
che lo spirito
creativo. Si ricordi l'incontro del XIX secolo con la pittura gi
apponese o del xx secolo con la scultura e le maschere africane. Non sono sempli
ci scoperte culturali, sono incontri creativi. Il lavoro ermeneutico un lavoro d
i conoscenza, ma qual
il suo criterio di verit ? Ascoltandola mi sembra che l'erme
neutica, pur se preparata da un lavoro di scienza oggettiva , non vuole pi dei crite
ri obiettivi , il cbe ci porterebbe a ritenere il soggetto assente da ci che conside
ra, bens dei criteri, insomma, di verit poetica . Ci che noi conosciamo, attraverso l'
atto di conoscenza, lo modifichiamo; e dalla nostra conoscenza siamo noi stessi
modificati. Ermeneutica infinita, dal momento che, leggendo Eliade, lo interpret
iamo, come lui stesso interpreta tale o tal altro simbolo iranico... Indubbiamen
te... Per quando si tratta dei grandi simboli che mettono in rapporto la vita cos
mica e l'esistenza umana, nel loro ciclo di morte e rinascita--l'albero cosmico,
ad esempio--,c' qualcosa di fon- i damentale e che si ritrover nelle diverse cult
ure: un segreto dell'universo che anche il segreto della condizione umana. E non
soltanto verr in luce la solidariet tra la condizione umana e la condizione cosmi
ca, ma inoltre il fatto che per ciascuno si tratta del proprio destino. Questa r
ivelazione pu infiuire sulla mia propria vita. ~' Un senso fondamentale, dunque;
ed a questo senso fondamenta~- le che si ricollegheranno altri significati. Quan
do l'albero cosrnico riceve il significato della Croce, ci non risulta evidente p
er un Indonesiano; se per gli spiegate che questo simbolo, per i cristiani, signi
fica una rigenerazione, una nuova vita, l'Indonesiano non sar affatto sorpreso, r
itrover qualcosa di familiare. Albero o Croce, si tratta dell'identiCo mistero: m
orte e risurrezione Il simbolo
sempre aperto. E la E stessa mia interpretazione,
non devo dimenticare che
quella di un cercatore di oggi. L'interpretazione non
mai conclusa. Lei ci invita a cogliere l'universalit del simbolo al di l della dii
' versit dei simboleggiamenti. Lei mostra l'apertura indefinita del simbo~1 lo e
dell'interpretazione. Eppure lei rifiuta la via che porterebbe a una sorta di re
lativismo, di soggettivismo e, nel giro di poco, di nichilismo; la via che consi
sterebbe nel dire: S , le cose hanno senso, ma il senso non riposa su nulla, se non
su ci che vi di pi fortuito e fuggitivo in me... La mia domanda
ora questa: I'espe
rienza religiosa raggiunge--e in che modo--una verit trans-storica? Che trascenden
za riconosce lei? Per lei la verit sta dalla parte di un Claudel e del suo atteggi
amento esegetico, o da quella degli esistenzialisti, di un Sartre, che dice: L'uo
mo non pu fare a meno di significato, ma questo si-
e l'analogia tra semc vegetale e seme dell'uomo. Al tempo stesso si andr afferman
do l'importanza economica, sociale e religiosa della don122 ~. na. Come vede, qu
indi, tramite una scoperta tecnica, l'~ricoltura, si : rivelato alla coscienza d
ell'uomo un ~<mistero ancor pi profondo di quello contro cui si scontrava il cacaa
tore:~ si scopriva che il cosmo
un organismo vivo, retto da un ritmo, da un cicl
o in cui la vita strettamente e necessariamente legata alla morte, in quanto il
seme non '~ pu rinascere che attraverso la sua morte. E questa scoperta tecnica g
li ha rivelato il suo specifico modo di esistere. Le metafore nascono nel Neolit
ico e si prolungano fino all'Antico Testamento e fino a noi: L'uomo
come l'erba d
ei campi e via di seguito. Tema che non bi~ sogna intendere come un lamento sul c
arattere effimero della pianta, E bensl come un messaggio ottimista: la comprens
ione del circuito eterno della vegetazione e della vita... Insomma, e per precis
are la mia risposta: cosa certa che, in seguito a un cambiamento radicale di tec
nologia, gli antichi valori religiosi sono, se non aboliti, almeno affievoliti,
e che i nuovi valori si fondano su altre condizioni economiche, ma questa nuova
economia sveler un significato reli~oso~ ~..~eativg. L'importanza dell'agricoltur
a altrettanto grande per i storia dello spirito e per la storia della civilt mater
iale. L'unit della vita e della morte non era evidente nell'esperienza del caccia
tore: lo diventata a partire dal lavoro agricolo. ~ Ho l'impressione che il suo
pensiero sia hegeliano~. ~ come se la t produzione dei fatti materiali, le trasfo
rmazioni nella materia, nelle infrastrutture , avessero come significato quello di
portare ad un approfondimento del significato. Bisognerebbe considerare gli avve
nimenti della materia, gli avvenimenti della storia, come le condizioni successi
ve della rivelazione di un significato spirituale. Del resto una nota del suo Di
ario--il 2 marzo 1967--lo dice chiaramente: La storia delle religioni, cOS come io
l'intendo,
una disciplina 'liberatoria' saving discipline. L'ermeneutica potreb
be diventare l'unica giustificazione valida della storia. Un evento storico gius
tificher la sua apparizione quando verr compreso. Questo potrebbe voler dire che l
e cose succedono, che la storia esiste unicamente per costringere gli uomini a c
apirli . S , ritengo che tutte queste scoperte tecniche abbiano creato delle occasio
ni affinch lo spirito umano cogliesse determinate strutture del l'essere che prim
a di lei era difficile cogliere. Il cacciatore era cosciente, si intende, del ri
tmo delle stagioni. Questo ritmo, per , non era il centro delle costruzioni teoric
he che davanJo ~significato alla vita umana. 123 La prova del labirinto ~ Storia
e ermeneutica
L'agricoltura ha fornito l'occasione per un'enorme sintesi. Si
affascinati quand
o si scopre la causa di questa nuova visione del mondo: il lavoro della terra. Q
uesta visione del mondo, ovvero: l'identit , l'omo~ia tra donna, terra, luna; feco
ndit , vegetazione; ancora: notte,~e- ~' condit , morte, iniziazione, risurrezione.
Tutto questo sistema stato ;,
il centro d~el mondo . Si, l'esperienza che viene chiamata sacra, o religiosa, esi
stenziale. Lo stesso uomo, a causa del suo corpo nello spaZio, si orienta nei qu
attro punti dell'orizzonte e si tiene tra l'alto e il basso. i~ naturalmente il
centro. Una cultura si costruisce sempre su un'esperienza esistenziale. Quando l
ei parla delle religioni, delle culture, delle pi primitive e arcaiche come quell
e dell'Australia, lo fa con infinito rispetto. Per lei non si tratta di document
i etnologici, bens di opere. Le religioni, per lei, sono opere ammirevoli, piene
di senso e di valore: sullo stesso piano dell'Odissea o della Divina Commedia o
delle opere di Shakespeare. Mi sento del tutto contemporaneo alle grandi riforme
, alle grandi rivoluzioni politiche e sociali. Tutte le Costituzioni parlano del
l'eguaL La prova del labirinto ~ 124 ~ Storia e ermeneutica 125
glianza tra gli uomini: qualsiasi essere umano ha esattamente lo stesso valore d
i un genio di Parigi, di Boston o di Mosca. Ma, di fatto, questa una cosa che no
n si vede. Io colgo la portata di questo principio quan- I do mi accosto a un au
straliano; e non mi accosto nemmeno come fan- ~, no tanti antropologi la cui uni
ca curiosit
quella di conoscere dene istituzioni e dei fenomeni economici: conosc
ere ci
indubbiamente molto interessante, ma fermarsi 1~ non il miglior metodo per
afferrare il contributo di quegli uomini alla storia dello spirito. Quel che da
vvero mi interessa imparare come reagisce un essere umano quando
costretto ad es
istere in un deserto australiano o nella zona ~rtica. Come ha fatto, non solo a
sopravvivere come specie zoologica, come i piccioni o le foche, ma a sopravviver
e come essere umano, creando una cultura, una religione, un'estetica? Sono vissu
ti in quelle regioni in quanto es~seri umani, ovvero hanno creato. Non hanno acc
ettato di comportarsi come le foche o come i canguri. Per questo motivo sono mol
to fiero di essere un umano: non perch sono discendente dalla prodigiosa cultura
mediterranea, ma perch mi riconosco, in quanto essere umano, ~ nell'esistenza ass
unta da un australiano. Per questo la sua cultura mi interessa, e cos~ la sua re
ligione, la sua mitologia. Questo spiega il mio atteggiamento di simpatia; non u
na sorta di passeismo che mi porte- :~ rebbe a voler tornare al mondo degli abor
igeni australiani o degli Eschimesi. Voglio riconoscermi--nel senso filosofico d
el termine--nel mio fratello: nella mia qualit di rumeno, sono stato come lui mig
liaia di . anni fa. E, grazie a questa idea, mi sento del tutto della mia epoca:
in effetti se esiste una scoperta originale e importante in grado di caratteriz
zare il nostro secolo, ben questa: l'unit della storia e dello spirito umano. Ecc
o perch io non demistifico . Un giorno, ia nostra` demistificazione>~ ci verr rinfacci
ata dai discendenti degli ex-coloniz- ~ zati. Ci diranno: Esaltate la creativit de
l vostro Dante e del vostro ` Virgilio, mentre demistificate la nostra mitologia
e la nostra religione. I vostri antropologi continuano ad insistere sui presupp
osti socio-eco- ~ nomici della nostra religione o dei nostri movimenti messianic
i e mil- ~, lenaristici, e sottointendono che le nostre creazioni spirituali, co
ntrariamente alle vostre, non si elevano mai al di sopra delle determinazioni ma
teriali o politiche. In altri termini noi, i primitivi, saremmo incapaci di ragg
iungere la libert creatrice di un Dante o di un Virgilio... Sull'atteggiamento di d
emistificazione , pu a sua volta gravare il sospetto di etnocentrismo, di provincial
ismo occidentale e, in fin dei conti, tale atteE~iament ~ ve essere demistificat~ _
Quel che ha appena detto ci permette anche di capire dehnitivamente perch la stor
ia delle religioni tende all'ermeneutica. Se le religioni e i capolavori della n
ostra cultura sono cose apparentate, di tutta evidenza l'atteggiamento ermeneuti
co si impone. Infatti
chiaro a tutti cbe l'analisi linguistica non esaurisce il
nostro rapporto con Rilke o con du Bellay. Tutti sappiamo che una poesia non si
riduce alla sua t meccanica n alle condizioni storiche che l'hanno resa possibile
. E se a ci lo riducessimo, peggio per noi!... Se questo lo capiamo per quel che
riguarda la poesia, come non capirlo di pi quando si tratta di una religione? Per
fettamente d'accordo! Per questo io accosto sempre l'universo immaginario della
poesia all'universo immaginario della religione. In virt di questo paragone, chi
conosce poco l'ambito delle religioni pu accedervi facilmente. Lei direbbe che la
sfera della religione una provincia dell'immaginario e del simbolico? Certament
e. Ma bisogna dire anche che all'inizio ogni universo immaginario era, per usare
questo termine poco felice, un universo religioso. Dico termine poco felice , perc
h usandolo abbiamo davanti a]lo spirito di solito soltanto il giudeo-cristianesim
o oppure il politeismo pa~, gano. L'autonomia della danza, della poesia, delle a
rti plastiche,
una ~scoperta recente. In origine, tutti questi mondi immaginari
avevano un ~valore e una funzione religiosa. In un certo senso, non li hanno for
se conservati? Le
capitato di parlare di demisti~cazione alla rovescia e dice che
bisogna ritrovare ; nelle opere profane, le opere letterarie, a volte, lo scenar
io dell'iniziazione, ad esempio. Lei sa che da una generazione la critica letter
aria americana, negli Stati Uniti soprattutto, ha ricercato nei romanzi contempo
ranei i temi dell'iniziazione, del sacrificio, gli archetipi mitici. Credo che i
l sacro sia carnuffato nel profano come, per Freud o Marx, il profano era camuff
ato nel sacro. Io ritengo sia legittimo ritrovare i patterns e i riti iniziatici
in certi romanzi. Vi
qui per tutto un problema e spero che qualcuno lo affronter :
decifrare il camuffamento del sacro nel mondo ~desacralizzato. IL LAVORO DELLO
STORICO METODO: COMINCIARE DALL ORIGINE Non le chieder certo di ripercorrere le t
appe della storia delle religioni, nemmeno dall'inizio del secolo: lo ha fatto n
el suo libro La nostalgia delle origini; vorrei tuttavia sapere che cosa lei dev
e di essenziale ai suoi predecessori, agli studiosi pi anziani. Mi piacerebbe che
lei mi parlasse di Georges Dum zil, il quale nel 1~45 la accoglie a Parigi. Conos
cevo e ammiravo l'opera di Georges Dum zil molto prima di conoscerlo di persona, n
el settembre del 1945, a pochi giorni dal mio arrivo a Parigi. Da allora la mia
ammirazione per il suo genio non ha fatto che aumentare, via via che sviluppava
e precisava le sue idee sul-
le religioni e le mitologie indoeuropee. Non penso esista nel mondo intero uno s
tudioso con un'erudizione linguistica altrettanto prodigiosa (conosce pi di trent
a lingue e dialetti!), un sapere di storico delle religioni cos~ immenso e che s
ia al tempo stesso dotato di un tale talento letterario. ~ a Georges Dum zil che s
i deve il rinnovamento degli studi religiosi e delle mitologie indoeuropee. Egli
ha messo in luce limportanza della concezione tripartita della societ propria ag
li indoeuropei, ovvero r ~sua suddivisione in tr zone sovrapposte, in corrispondenz
a con tre funzioni: sovran~" forza e fecondit . L'esempio di Dum zil capitale per la
storia~ ref~gioni in qu~anto disciplina autonoma~ dal momento che ha portato bri
llantemente a termine la minuziosa analisi filologica e storica dei testi grazie
a conoscenze tratte dalla sociologia e dalla filosofia. La prova del labirinto
~ Il lavoro dello storico Per quel che riguarda la mia carriera~ scientifica in F
rancia, devo quasi tutto a Georges Dum zil. E stato lui ad invitarmi a tenere dei
corsi presso l'Ecole des hautes tudes (nei quali ho esposto alcuni capitoli del T
rattato di storia delle religioni e del Mito dell'eterno ritorno) ed ancora lui
che ha presentato a Brice Parain il manoscritto del mio primo libro pubblicato d
a Gallimard. Lei accetta senza di~colt lo strutturalismo~ di Dum zil, mentre rifiuta
quello di L vi-Strauss? S , accetto lo strutturalismo di Dum zil, di Propp--e di Goethe
. Lei sa che Goethe, quando studiava la morfologia delle piante, aveva pensato c
he tutte le forme vegetali potevano essere ricondotte a ci che egli chiamava la pi
anta originaria e che fin per identificare questa Urplanze con la foglia. Propp er
a rimasto segnato da questa idea, al 3 punto che, nell'edizione russa di Morfolo
gia del racconto popolare, ogni capitolo porta in epigrafe un lungo brano del li
bro di Goethe. Quanto ~ a me, ai miei inizi almeno, pensavo che per vederci chia
ro in questo oceano di fatti, di figure, di riti, lo storico delle religioni dov
eva, nel suo ambito, ricercare la pianta originaria , l'immaginle primor~iak~ ovver
o ci che risulta dall'incontro tra l'uomo e il sac~..Insomma, lo stmtturalismo ch
e mi pare fecondo~-q; eIl ch consiste nell'interrogarsi sull'essenza di un insieme d
i fenomeni, sull'ordine primordiale che ne fonda il significato. In L vi-Strauss a
mmiro molto lo scrittore, ~ lo considero uno spirito notevole, non posso per mett
ere a frutto D . suo metodo, nella misura in cui esclude l'ermeneutica. Uno stor
ico del le religioni, qualunque siano le sue opinioni--che possono andare dal ma
rxismo allo psicologismo--pensa in effetti che il suo primo dovere sia quello di
cogliere il si.g~ificato originariQ di un fenomeno sacro e di interpretarne la
storia. Non vedo quindi come uno storico delle religioni pu utilizzare lo struttur
alismo alla L vi-Strauss. Quali sono i maggiori ostacoli che ha incontrato sul suo
cammino~ E le s3~e incertezze, i suoi dubbi pi grandi? Una gran difficolt fu quell
a di essere al tempo stesso romanziere e impegnato nel lavoro scientifico. Agli
inizi, in Romania, i miei maestri o i miei colleghi mi guardavano con una certa
diffidenza. Si dicevano: Uno che scrive romanzi di successo non pu essere contempo
raneamente uno spirito oggettivo . Solo dopo che Yoga fu pubblicato in francese e
che alcuni grandi indianisti lo recensirono in termini favorevoli, dovettero ric
onoscere che almeno quel che facevo era serio... In
seguito ho spesso ritardato la traduzione dei miei romanzi per non nuot cere al
mio credito di storico delle religioni e di orientalista. i~ vero che oggi, para
dossalmente, la traduzione di Foresta proibita verr pubblicata in America da un'e
ditrice universitaria. Un'altra difficolt era di forzarmi a portare avanti un lav
oro scientifico quando ero preso dall'argomento di un romanzo o di una novella.
: Continuavo a fare lezione, evidentemente, ma non ero pi l ... Lei mi parla delle
sue di/Jicolt , ma non ha mai provato dubbi in merito alla validit delle sue a~erma
zioni.? Non ho mai avuto dubbi veri e propri, per ho sofferto di una sorta di perfez
ionismo . Per spiegare una parte della mia carriera, bisogna ben tenere conto del
fatto che appartengo a una cultura minore provinciale . Avevo paura di non essere i
nformato a sufficienza. Allora scrivevo ai miei maestri, ai miei colleghi e, d'e
state, mi recavo all'estero, nelle biblioteche. Se mi capitava di trovare un'int
erpretazione diversa dalla mia, ero felice di vedere che si poteva capire un dat
o fenomeno da punti di vista diversi. A volte correggevo un dettaglio della mia
opera. Non ho comunque mai provato un dubbio radicale e che mi abbia costretto a
d abbandonare la mia ipotesi o il mio metodo. Quel che scrivevo era fondato sull
a mia esperienza personale dell'India, su quell'esperienza di tre anni. Lei dice
il mio metodo~... Qual ? ~- Il primo punto
andare alle fonti migliori--alle migli
ori traduziorli, ai migliori commenti. Per questo io stesso interrogo i miei col
leghi e degli specialisti. Questo mi risparmia la lettura di migliaia di pagine
di scarso interesse. La preoccupazione di conoscere a fondo le fonti , del resto,
uno dei motivi per cui ho consacrato sette o otto anni allo studio dell'Austral
ia: sentivo di poter leggere da solo tutti i documenti neceSSari, cosa impossibi
le per l'Africa o per le trib americane. t Il secondo punto, quando ci si accosta
a una religione arcaica o tradizionale~
di cominciare dall'inizio, ovvero dal m
ito cosmogonico. In ~e modo
venuto in essere il m~ ndo? Chi lo ha cr ato~ Dio~ un
La prova del labirinto 1 Il lavoro dello storico demiurgo, un antenato mitico? O
ppure il mondo c'era gi ? Una figu ~ ra divina ha cominciato a trasformarlo? Vengo
no poi i miti dell'origine dell'uomo e di tutte le istituzioni. Direbbe, per par
afrasare una battuta ben nota sul fantasma, che il mito dell'origine
l'origine d
ei miti? Tutti i miti sono delle varianti del mito dell'origine in quanto la cre
azione del mondo il modello di qua.siasi creazione. L'origine de.' mondo
i. mode
llo di que.la dell'uomo, de.le piante ed anche della sessualit e dena morte, o, a
ncora, dene istituZioni... Ogni mitologia ha un inizio e una fine; all'inizio la
cosmogonia e, alla ~ne, l'escatologia: ritorno degli antenati mitici o venuta d
el messia. Lo storico delle re.igioni, quindi, non vedr la mitologia come un insi
eme incoerente di miti, bens come un corpo dotato di un significato--insomma, com
e una storia santa .
L'ARCA DI NOE La storia delle religioni, per lei, non solo trasforma interiormen
te, spiritualmente, colui che ad essa si consacra, essa rinnova altres oggi il sa
cro. Tra le note pi illuminanti del suo Diario, trovo la seguente, in data 5 dice
mbre 1959: Se
vero che Marx ba analizzato e 'smascherato' I'inconscio sociale e c
he Freud ha fatto lo stesso per l'inconscio personale, se quindi
vero cbe psican
alisi e marxismo ci insegnano il modo di passare al di l delle 'sovrastrutture' p
er arrivare alle cause e alle motivazioni vere, in tal caso la storia delle reli
gioni, come io la intendo, avrebbe lo stesso fine: identificare la presenza del
trascendente nell'esperienza um~ana, isolare all'interno della massa enorme dell
'inconscio, ci cbe
transconscio (...) 'smascberare' la presenza del trascendente
e del sovrastorico nella vita di ogni giorno . Altrove lei scrive cbe il fenomeno c
apitale dal xx secolo , non
la rivoluzione del proletariato bens la scoperta dell'uo
mo non europeo e del suo universo spirituale . E aggiunge che l'inconscio, al pari
del mondo non occidentale , si lascer
decifrare dall'ermeneutica della storia delle
religioni . Si deve quindi intendere che la grande rivoluzione intellettuale, e capa
ce forse di cambiare la storia, non sarebbe n il marxismo n il freudismo, n il mate
rialismo storico n l'analisi dell'inconscio, bens la storia delle religioni... ,i~
effettivamente ci che penso e la ragione di ci
semplice: la storia de,tle religio
ni investe ci che
per eccellenza umano: il rapporto dell'uomo con il sacro. La st
oria delle religioni pu avere un ruolo di estrema importanza nella crisi che cono
sciamo. Le crisi dell'uomo moderno sono in gran parte religiose nella misura in
cui sono la presa La prova del labirinto ~ Il lavoro dello storico di coscienza
di un'assenza di significato. Quando si sente di aver perso la chiave de,~la pro
pria esistenza, quando non si sa pi qual
i, senso della vita, si tratta di fatto
di un problema religioso dal momento che la religione
appunto una risposta alla
questione fondamentale: qual il senso dell'esistenza?... In questa crisi, in que
sto smarrimento, la storia de,11e religioni
come un'arca di No de,11e tradizioni
mitiche e religiose. Per questo penso che questa disciplina totale pu avere una fun
zione maestra. Le pubblicazioni scientifiche costituiranno forse una riserva in cu
i si camufferanno tutti i valori e i modelli religiosi tradizionali. Da qui il mio
sforzo costante di mettere in evidenza il significato dei fatti religiosi. Lei
parla di tradizione, di trasmissione. Scriverebbe forse la parola tradizione con
la T maiuscola? Su questo punto si sente vicino a un Gu non, a un Abellio? Ho let
to Ren Gu non piuttosto tardi e alcuni dei suoi libri mi hanno interessato molto, i
n particolare L'Homme et son Devenir selon le Vedanta, che ho trovato molto be,1
10, inte,11igente e profondo. In Gu non, tuttavia, c'era tutto un lato che mi irri
tava; il suo lato polemico ad oltranza e il suo rifiuto brutale di tutta la cult
ura occidentale moderna; come se bastasse insegnare alla Sorbona per non aver pi
la minima possibiJit di capire qua,cosa. Un'altra cosa che non mi piaceva era il
disprezzo opaco per certe opere d'arte e della letteratura moderna. E neppure il
complesso di superiorit che lo spingeva a credere, ad esempio, che Dante non pu e
ssere capito che nella prospettiva della tradizione , pi esattamente la tradizione s
econdo Ren
e ci che
sprovvisto di queste qualit , ovvero il flusso caotico e periglioso delle
cose, il loro apparire e il loro scomparire fortuito e privo di senso... Tuttavi
a bisogna ancora insistere su questo punto: il sacro non
uno stadio nella storia
della coscienza,
un elemento nelLa prova del labirinto ~ Figure de,11'immaginar
io la struttura di tale coscienza. Ai gradi di cultura pi arcaici, vivere in quan
to essere umano , in s , un atto religioso in quanto l'alimentazione, la vita sessu
ale e il lavoro hanno valore di sacramento. L'esperienza del sacro
inerente al m
odo di essere de,ll'uomo nel mondo Senza l'esperienza del reale--e di ci che non
lo --l'essere umano non potrebbe costruire se stesso. Ed
a partire da questa evid
enza che lo storico delle religioni comincia a studiare le diverse forme re,igio
se. Il sacro dunque la pietra angolare dell'esperienza religiosa. Per
diverso da
un fenomeno ,~sico o da un fatto storico: lo si scopre solo attraverso una fenome
nologia ? Proprio cos . E per cominciare, quando si pensa al sacro, non bisogna limi
tarlo a delle figure divine. Il sacro non implica il credere in Dio, in molti de
i o in determinati spiriti. Si tratta, ripeto, de,ll'espe- ~3 rienza di una real
t ed
la fonte della coscienza di esistere nel mondo. Cos' questa coscienza che ci
fa uomini? ~ il risultato di questa esperienza del sacro, della divisione che si
opera tra il reale e l'irreale. Se l'esperienza del sacro essenzialmente dell'o
rdine della coscienza, evidente che il sacro non si riconoscer
dal di fuori . Ciascu
no lo potr riconoscere negli atti religiosi di un cristiano o di un primitivo gra
zie all'esperienza interiore. Il sacro si contrappone al profano ed
lui stesso ambiv
alente, non solo in quanto i suoi due poli sono la vita e la morte, ma inoltre i
n quanto attrae e fa orrore: sono queste le grandi linee del suo libro Il sacro
e il profano e del Trattato di storia delle religioni in cui lei cita una ri~ess
ione molto vicina alla sua, quella di Roger Caillois in L'Homme et le Sacr . Sono
cose ben note. Tuttavia in un'introduzione del 1~64 al suo saggio Il sacro e il
profano, lei scriveva: ~<Rimane un problema al quale abbiamo solo accennato: in
che misura il 'profano' pu diventare, in s , 'sacro'; in che misura un'esistenza ra
dicalmente secolarizzata, senza Dio e senza dei,
suscettibile di costituire il p
#nto di partenza di un nuovo tipo di 'religione'?... Facciamo un esempio semplice
:
sacro il mausoleo di Lenin? Per lo storico de,le religioni, il problema
in effet
ti quello di riconoscere la sopravvivenza, camufEata o sfigurata, del sacro, de,
lle sue espressioni, de,lle sue strutture, in un mondo che si Pone come mondo ri
solutamente profano. ,~ cos che si possono ritrovare in Marx e nel marxismo alcun
i grandi miti biblici: il ruolo redentore del Giusto, la lotta f,nale, escatolog
ica, tra il Bene (il proletariato) e il Male (la borghesia), a cui segue l'insta
urarsi dell'Et dell'oro... Non direi, per , che il mausoleo di Lenin sia di ordine
religioso, anche se questo simbolo rivoluzionario ha la funzione di un simbolo r
eligioso. Ma la divinizzazione dell'imperatore romano? A Roma abbiamo a cbe fare
con la sopravvivenza profana e laica di un sacro oppure siamo ancora nel sacro
arcaico? Siamo in pieno nel sacro: arcaico e moderno. L'apoteosi dell'im-
to l'esempio di una trib de,11a Nuova Guinea: ivi un solo mito serve di modello p
er tutte le attivit che riguardano la navigazione, da,11a co- ; struzione della b
arca e i tab sessuali che essa implica ai gesti della pesca e agli itinerari dei
navigatori. Il pescatore, facendo un ta,1e gesto rituale non implora il soccorso
di dio: lo imita, si identifica al dio... Quel che bisogna anche vedere, quel c
he bisogna capire, i,1 valore esistenziale del mito. Il mito placa l'angoscia, m
ette l'uomo al sicuro. Il polinesiano che si arrischia sull'oceano lo fa senza t
imore dal momen- 'I to che ha la sicurezza che, a condizione di ripetere esattam
ente i gesti de,11'Antenato o del dio, la buona riuscita del viaggio
nell'ordine
delle cose. Questa fiducia
una de,le forze che hanno permesso all'uomo di sopra
wivere, veramente. S , come il simbolo d da pensare , il rito aiuta a vivere e il mito
talora il sostegno del nostro destino. Mi ricordo un'indicazione del suo Diario
in cui lei dice che vorrebbe mostrare in che modo la storia delle religioni pu a
iutare a scoprire il trascendente nella vita quotidiana. E d'altronde, il suo Di
ario la ra,~igura spesso in una situazione mitica: lei l'esule, lontano dalla su
a patria, I'uomo che cerca la sua strada, ma non semplicemente questo uomo perso
e nato nel marzo 1907, lei
Ulisse e questa immagine, questo pensiero, la sostie
ne. Su un altro piano: a volte lei ha accostato l'ontologia di Platone e I' ontolo
gia arcaica . Fa anche l'accostamento tra l'Idea e il modello mitico ? In entrambi i
casi, effettivamente, si tratta di anamnesi. Secondo Platone, per l'anima la con
oscenza consiste nel ricordarsi de,~le Idee che ha contemplato in Cielo. Tra gli
Australiani, i,1 neofita viene messo a,1la presenza di un oggetto di pietra, il
churunga, il quale raffigura il suo antenato mitico. Non ci si limita ad insegn
arli la storia sacra de,11a trib e a raccontargli le azioni fondatrici degli ante
nati, ma gli viene altres,~ rivelato che quell'antenato era lui in persona. ~ l'
anamnesi platonica in pieno! Di solito l'iniziazione viene pensata quale accesso
al sacro. Non pu trattarsi di una demistificazione del tipo: Quando eri bambino c
redevi... Adesso sappi che... ~ s,~, questo tipo d'iniziazione lo si ritrova sopra
ttutto ai ,1ive,11i cultura,1i elementari. Si trattava indubbiamente della forma
pi antica dei riti di pubert ne,11'Australia sud orientale. Il bambino viene sepa
rato da,11a madre, ovvero da,11a natura, viene terrorizzato con i bull-roarer-i
rombi--e circonciso. Dopodich gli viene mostrato come si produce quella voce terr
ificante deg,1i spiriti e lo si invita a produrla lui stesso facendo roteare i r
ombi. Vi quindi demistificazione ma, al tem,~, stesso, passaggio a un grado d'in
telligenza superiore. Non si dice che l'Essere soprannatura,1e non esiste, ci si
limita a mostrare che una de,11e sue pretese manifestazioni
destinata a spavent
are solo il non iniziato L'iniziato, da parte sua, una volta liberato dalla sua
credenza puerile, viene invitato a scoprire la sua identit con il churunga, corpo
pietrificato dell'Antenato il quale, dopo aver fatto su,11a terra tutto quel La
prova del labirinto ~ Figure dell'immaginario che doveva fare, si ritirato in c
ielo... Per completezza, voglio aggiungere che agli stregoni, agli sciamani,
ris
ervata un'altra iniziazione.
Lei si
interrogato sul crollo dell'iniziazione tradizionale e su ci che, nella no
stra societ , ne tiene luogo. Io le far semplicemente la seguente domanda: come far
e a dire ai bambini che sono degli esseri sessuati e mortali? Al giorno d'oggi n
on solo la sessualit
desacralizzata, demistificata, ma lo stesso avviene per quel
che riguarda la morte: essa viene ignorata, la sua immagine, il suo pensiero, v
engono rimossi. In una societ profana risulta di,~icile iniziare i bambini a ques
ti due grandi misteri. Io non ho la risposta. Un bambino
forse in grado di capir
e la morte, la sessualit ? Non so che cosa sia meglio fare e dire. Il successo dei
libri di Castaneda si spiega in parte, proprio per la nostalgia dell'iniziazion
e tradizionale . In che considerazione tiene i suoi libri? Certi antropologi accett
ano questa testimonianza, altri ne negano l'autenticit . Ora la sua tesi, Gli inse
gnamenti di uno stregone yaqui, stata discussa presso l'universit di Los Angeles.
Me ne aveva fatto pervenire le bozze amnch gli dessi il mio parere, a causa dell
o sciama- nismo. Avevo appena tenuto una serie di lezioni a,l'universit di Santa
Barbara e mi ero fermato per qualche giorno a Los Angeles. Sfortunatamente non h
o avuto tempo di leggere subito la tesi di Castaneda. ~ Solo pi tardi ho letto il
libro. Castaneda era gi celebre... Una cosa ' mi ha interessato: la sua descrizi
one della seduta in cui si fuma . Mostra che l'importante non fumare una determinat
a droga, ma farlo in uno spazio consacrato, orientato, qualificato e in un certo
stato d'animo, in presenza del maestro. Adottando una certa posizione il fumato
re avr una visione, in un'altra, no... Castaneda ha quindi messo in evidenza l'im
portanza del rituale, del contesto rituale--e perfino fi- ~` losofico--de,lla dr
oga. Ci valeva la pena di essere detto ai giovani che pensano che il semplice fum
o porti alla beatitudine. UOMINI SACRI Lei ha consacrato una particolare attenzi
one allo yogi, allo sciamano, all'alchimista... Che cosa si pu ~edere di comune i
n queste tre figure? si tratti di un'iniziaZione ordinaria o di una straordinari
a, lo scenario sempre lo stesso: morte simbolica a cui fa seguito una rinascita,
una risurrezione. Pensi allo yogi: muore agli occhi del mondo profano, abbandon
a la famiglia, cambia nome e a volte lingua... Nel mio libro sullo yoga ho mostr
ato l'abbondanza di termini di morte e rinascita nel vocabolario degli yogi. Que
sto tema, tuttavia, si ritrova anche nell'insegnamento di Budda il quale aveva p
ur tuttavia rotto con un gran numero di tradizioni. Socrate parla di maieutica . An
che Filone fa uso abbondante della metafora del parto per designare l'accesso al
la vita dello spirito. E S. Paolo parla della generazione attraverso la fede. Ne
l suo libro Fabbri e Alchimisti, lei dice che l'alchimista proietta questa morte
iniziatica sulla materia. L'elemento iniziatico de,ll'alchimia
la tortura e la
messa a morte dei metalli al fine di perfezionarli , di trasformarli in oro. Il con
seguimento de,lla pietra filosofale, o dell'oro, coincide con la nuova personali
t dell'alchimista.
e a,110 sviluppo de,lla creativit de,lo spirito, nel nostro mondo e nella nostra
epoca. SOGNO E RELIGIONE Tra sogno e religione, quali rapporti? Il sogno ha indu
bbiamente de,11e stmtture mitologiche, ma di esso si ha esperienza nella solitud
ine e l'uomo non vi
presente tutto intero; l'esperienza religiosa
diurna e il ra
pporto con il sacro impegna l'essere ne,la sua totalit . Tra i, sogno e il mito, l
e somiglianze sono evidenti; per
essenziale la differenza tra di loro: tra l'uno
e l'a,tro intercorre la stessa distanza che c' tra un'adultera e Madame Bovary, o
vvero tra una semplice esperienza e una creazione de,llo spirito. Il sogno non f
orse la materia prima del religioso? Il sogno: in cui i morti tornano a vivere,
in cui le chimere sono vere, in cui appare un altro mondo... E questa di,~erenza
tra sonno e veglia non ha proprio rapporto alcuno con quella tra il sacro e il
profano? Per me il sacro sempre la rivelazione del reale, l'incontrare ci che ci
sa,!va dando un senso a,lla nostra esistenza. Se questo incontro e questa rivela
zione hanno luogo nel sogno, non ne abbiamo coscienza... Quanto a sapere se il s
ogno a,la base della religione... i~ stato detto, in effetti, che l'animismo era
la prima forma della religione e che l'esperienza del sogno alimentava questa c
redenza. Per non lo si dice pi . E, da parte mia, sono convinto che
il considerare
l'immensit del cielo ci che rivela all'uomo il trascendente, il sacro. La nascita
del divino non sarebbe dalla parte dell'uomo addormentato, bens da quella dell'uo
mo stupito, desto? L'uomo addormentato porta molte cose, tuttavia penso che l'es
perienza fondamentale sia que,lla de,ll'uomo sveglio. E evidente che, nel farle
delle domande sul sogno e il mito, pensavo a Jung e mi piacerebbe sapere quali s
ono i debiti reciproci tra le vostre opere. La prova del labirinto Flgure dell',
tmmag,narlo Non nello stesso senso, per ... Ho avuto torto nel dare al Mito delI'e
terno ritorno il sottotitolo Archetipi e ripetizione . Voleva dire rischiare la con
fusione con la terminologia di Jung. Per lui, gli archetipi sono de,11e struttur
e dell'inconscio collettivo. Io usavo il termine con riferimento a Platone e a S
ant'Agostino: gli attribuivo il significato di mode,110 esemplare>~--rivelato nel
mito e riattualizzato nel rito. Avrei dovuto dire Paradigmi e ripetizione>~. Nut
ro una grande ammirazione per Jung, per il pensatore e per l'uo_ mo che era. L'h
o incontrato ne,ll'agosto 1950, a,11e Conferenze Eranos>~ di Ascona. Dopo mezz'or
a di conversazione avevo l'impressione di sentir parlare un vecchio contadino de
ll'Europa orientale, con le radici che affondano ancora ne,11a Terra madre, eppu
re vicinissimo al Cielo. Ero affascinato da,11'ammirevole semplicit de,~la sua pr
esenza, da,11a spontaneit , l'erudizione e l'arguzia della sua conversazione. A qu
el tempo aveva settantacinque anni. In seguito l'ho rivisto quasi tutti gli anni
, a Ascona o a Zurigo; l'ultima volta, un anno prima che morisse,
nel 1960. E ad ogni incontro ero profondamente colpito dalla pienezza e vorrei d
ire la saggezza , della sua vita. E per me di,~icile dare un giudizio su,lla sua op
era. Non l'ho letta tutta e non ho l'esperienza della psicanalisi, freudiana o j
unghiana. Jung si interessava a,110 yoga e allo sciamanismo. L'interesse per l'a
lchimia un'altra cosa che avevamo in comune. Lei sa che ero ancora al liceo quan
do ho cominciato ad interessarmi all'a,1chimia e credo proprio di aver scritto i
l mio primo libro sull'alchimia indiana prima che Jung abbia pubblicato qualcosa
in questo campo. Quando l'ho incontrato, per , aveva gi scritto Psicologia e Alchi
mia. Le nostre strade, insomma, corrono parallele. Per Jung, l'alchimia
un'immag
ine, o un model lo, dell' individuazione>~. Per me
quel che le dicevo prima a prop
osito di Fabbri e Alchimisti. Non so esattamente qual
il mio debito nei confront
i di Jung. Ho letto una buona parte dei suoi libri, in particolare Psicologia de
l transfert; ho avuto dei lunghi co]loqui con lui, a Eranos . Lui credeva in una so
rta di fondamentale unit de,11'inconscio co,11ettivo e anche io ritengo che ci si
a un'unit fondamentale delle esperienze religiose. A leggere il suo Diario, ho av
uto l'impressione che Jung dovesse a il fatto di aver accordato un posto essen%i
ale all'immagine del cen,~ possibile. Ho tenuto una conferenza su questo tema a Er
anos nel 1950. Ma forse
tramite uno dei suoi a,11ievi, Neumann, che Jung ha visto
l'interesse che si poteva ricavare dal centro>~ nel trattamento psicanalitico. E
ntrambi avete parlato molto di archetipi... IL MITO E LA SCRITTURA MITO, LETTE~T
URA, S,~GF,EZZA Su richiesta di Queneau lei ha scritto per l'Encyclop die de la Pl i
ade un capitolo consacrato alle letterature orali. Era giusto, in e~etti, rivolg
ersi in questo campo ad uno specialista dei miti e del folklore. E lei a,~ronta
la letteratura orale e l'universo dei miti nello stesso spirito. Il 21 agosto 19
64 lei dice: <~Ogni volta che cercher di parlare lelle letterature orali, dovr inn
anzitutto far presente che queste creazioni non ri~ettono n le realt esterne (geog
rafia, costumi, istituzioni, ecc.) n gli eventi storici, bens i drammi, le tension
i e le speranze dell'uomo, i suoi valori e i suoi signifi~cati, in una parola la
vita spirituale concreta, come essa si realizza nella cultura>~. Penso effettiv
amente che se si vuol capire la letteratura orale, bisogna ritrovare innanzitutt
o l'universo di signi,~cati da cui essa scaturisce. Mito, letteratura: lei accos
ta questi due termini non soltanto dal punto di vista della storia. Pensando al
lavoro di storico delle religioni, il 15 dicembre 1960 lei scrive: In fondo quel
che faccio da pi di quindici anni non totalmente estraneo alla letteratura. E pos
sibile che un giorno le mie ricerche vengano considerate un tentativo di ritrova
re le sorgenti dimenticate dell'ispirazione letteraria . La prova del labirinto ~
Il mito e la scrittura
Capisco benissimo perch ha cercato il brutto come oggetto della sua creazione pla
stica. Al tempo stesso, tuttavia, resisto a questa bruttezza proprio perch la si
vede ovunque intorno a noi, adesso pi di prima... Perch aggiungere dell'altro brut
to al brutto universale in cui ci troviamo sempre pi immersi? Se la letteratura,
allontanandosi dal racconto, ha talora perso quel che a lei sembra essenziale pe
r l'uomo, il cinema, al contrario, non stato per l'uomo moderno uno dei luoghi p
rivilegiati del mito? Credo in effetti che il cinema ha ancora questa enorme pos
sibilit di raccontare un mito e di camuffarlo in modo meraviglioso, non solo nel
profano ma fin nelle cose quasi degradate o degradanti. L'arte del cinema lavora
talmente bene col simbolo che non lo si vede nemmeno pi , ma lo si sente, in segu
ito. A quali film e a quali registi lei pensa in particolare? Da qualche anno va
do troppo poco al cinema per risponderle in modo adeguato. Diciamo, tuttavia: Il
circo di Fellini. ~ in film di queLa prova del labirinto ~ Il mito e la scrittu
ra sto genere che vedo le immense possibilit di cui il cinema dispone di riattual
izzare i grandi temi mitici e di utilizzare determinati simboli d grande rilievo
in forme insolite. Si indovina facilmente che libri lei non porterebbe con s sul
l'isola deserta, ma diciamo invece quali vorrebbe avere. Qualche romanzo di Balz
ac, qualche romanzo di Dostoevskij... Il secondo Faust e l'autobiografia di Goet
he... La biografia di Milarepa e le sue poesie:
pi che poesia,
magia, fascino...
Shakespeare, indubbiamente... Novalis e certi romantici tedeschi. E Dante, sopra
ttutto... Le dico quel che mi viene immediatamente in mente: ce ne sarebbero alt
ri, evidentemente. Lei non cita la Bibbia. La legge solo in veste di storico del
le religioni? Amo enormemente l'Ecclesiaste. E, come tutti, ho i miei salmi pref
eriti. Mi piace tutto il Nuovo Testamento. I nostri contemporanei preferiscono d
i solito il vangelo di san Giovanni, ma da parte mia amo tutti e quattro i vange
li e alcune epistole di san Paolo. L'Apocalisse mi interessa come documento, ma
non uno dei miei libri preferiti, poich , insomma, ne conosco altre--apocalissi ir
aniche, ebraiche, greche... Beninteso, ci sono svariate letture della Bibbia. C'
quella del cristiano, del credente, o meglio di colui che si ricorda che deve es
sere credente, cristiano: ogni giorno lo si dimentica. C' la lettura che fa lo st
orico. E ancora un'altra: quella che in essa riconosce un bellissimo modello di
scrittura. Una annotazione del suo Diario la mostra intento a leggere e rilegger
e la Bhagavad-Gtta. E uno dei grandi libri a cui devo la mia formazione. In esso
trovo sempre significati nuovi, profondi. E un libro molto consolatorio in quan
to, come lei sa, in esso Krishna rivela a Arjuna tutte le possibilit di salvarsi,
owero di trovare un senso per la propria esistenza... E io
ritengo che sia la chiave di volta dell'induismo, la sintesi dello spirito india
no e di tutte le sue vie, di tutte le sue filosofie, di tutte le sue tecniche di
salvezza. Il gran problema era il seguente: per salvarsi -nel senso indiano--,per
liberarsi da questo mondo del male, bisogna abbandonare la vita, la societ , ritir
arsi nelle foreste come i Rishi del la Upanisad, come gli yogi? Bisogna dedicars
i esclusivamente alla devozione mistica? Ebbene, Krishna rivela che, a partire d
a qualsiasi professione, ognuno pu giungere a lui, trovare il senso dell'esistenz
a, salvarsi da questo nulla di illusioni e di prove... Tutte le vocazioni posson
o condurre alla salvezza. Non sono soltanto i mistici, i filosofi o gli yogi a c
onoscere la liberazione, ma anche l'uomo d'azione, colui che rimane nel mondo: a
condizione di agire in esso secondo il modello rivelato da Krishna. Dicevo che
si tratta di un libro consolatorio, ma al tempo stesso la giustificazione data a
ll'esistenza nella storia. Si va ripetendo che lo spirito indiano si distacca da
lla storia. E vero, ma non nella Bhagavad-Gita. Arjuna era pronto, la grande bat
taglia stava per incominciare e Arjuna aveva dei dubbi, perch sapeva che avrebbe
ucciso e quindi commesso un peccato mortale. E Krishna a,lora gli rivela che tut
to pu essere diverso se non si insegue un obiettivo personale: uccidere per senti
mento di odio, per desiderio di profitto o per sentirsi un eroe... Tutto pu esser
e diverso se si accetta la lotta come una cosa impersonale, come qualcosa che si
fa nel nome del dio, nel nome di Krishna e--in base a una formula straordinaria
--se egli rinuncia al frutto dei suoi atti>~. In guerra, rinunciare a, fmtto dei p
ropri atti , vuol dire rinunciare a, fmtto del sacrifi~cio che fate, uccidendo o v
enendo ucciso, come si fa un'offerta, quasi rituale, a, dio. A questo modo si pu
essere salvati dal ciclo infernale del Karma; i nostri atti non sono pi i, seme d
i altri atti. Lei conosce, infatti, la dottrina del Karma riguardo alla causa,it
universa,e: tutto ci che si fa avr pi tardi un effetto, ogni gesto prepara un a,tro
gesto... Beh, se nel pieno dell'attivit , anche di guerriero, non si pensa a se s
tessi, si ab,bandona il fmtto del proprio atto , viene abolito questo ciclo inferna
le di causa ed effetto. Rinunciare al frutto dell'azione .
una norma che lei ha fat
to Credo di s , poich sono stato formato, mi sono abituato a questo comportamento c
he trovo umano e molto arricchente. Io credo che si debba fare, che si debba seg
uire la propria vocazione, senza per pensare a,~a ricompensa. La prova del labiri
nto Il mito e la scrittura Rileggendo il suo Diario mi ha colpito una pagina in
cui lei parla di un gatto che la sveglia miagolando in un modo del tutto sgradev
ole; e lei dice che la via quella di... Di amare. S ,
certo. Ed
quello che diceva
il Cristo. E forse la regola fondamentale di tutte le ascesi del mondo, ma innan
zitutto la via che mostra il Cristo. ~ solo attraverso questo comportamento che
si riesce davvero a sopportare il male--ma insomma, povero gatto, non era que,lo
il male!... Ma ecco: rispondere con amore a qualche cosa che vi esaspera e vi t
errorizza. E questo, lo si pu verificare... Lei dice che all'improvviso lei riesc
e a immaginare quel gatto odioso come un gatto miserabile ed allora (ma era la p
rima volta che le succedeva) lei si sente completamente cambiato; e che
stata qu
esta la lezione dei maestri spirituali.
Esattamente. E poi sono stato felice che un gatto mi abbia ricordato que,la gran
de lezione che mi avevano impartito i maestri spirituali , e Ges , il Cristo. Un gatt
o, a sua volta, mi aveva costretto a comprendere ci . Quando vedo degli uomini mol
to pi realizzati di me,
una cosa ~3 che mi fa sempre riflettere, mi dico: ~ in vir
t della 'grazia' o del la- ;~ voro che si riesce a superare le reazioni di odio,
le avversioni, i risentimenti ? ~ difficile dare una risposta. So che ci si pu otten
ere con i, lavoro, un lavoro, diciamo, di ordine spirituale; attraverso un metod
o, nel senso ascetico del termine. La grazia tuttavia svolge senz'altro un ruolo m
olto importante. Lei aveva un dono per questi sentimenti oppure ha dovuto lottar
e per giungere a una serenit davanti alle aggressioni? Credo di aver lottato--mol
to! Insomma, per me era molto! Per altri, per un santo, ci non sarebbe stato nu,l
a, forse... Ma la cosa importante il fatto che questo lavoro d dei risultati. Vi
arricchisce e le conseguenze lo dimostrano: siete trasformato. Ma qual' la ragion
e che le ha fatto decidere di lottare contro la tendenza naturale che consiste n
el restituire colpo per colpo? La prima, forse,
il fatto che mi sentivo--come di
cono molto bene gli ind --uno schiavo, seguendo l'istinto. Mi sentivo l'effetto di
una causa fisiologica, psicologica, sociale... Da qui la rivolta, forse natural
e, contro il condizionamento. Essere condizionato, nel momento in cui se ne ha c
oscienza, vi esaspera. Allora per decondizionarmi , bisognava fare esattamente il c
ontrario di quel che impone il Karma. Bisognava infrangere il ciclo dei concaten
amenti. ANIMUS E ANIMA Lei un uomo di scienza e la sua scienza sono i miti; lei
scrittore, ovvero inventore di storie, creatore di mondi immaginari. A pi riprese
il suo Diario evoca il con~itto di questi due uomini dentro di lei. Certe di,~i
colt sono di ordine esterno: all'inizio, in Romania, la sua fama di scrittore nuo
ceva alla sua attivit scientifica. Altre di~colt sono interiori... Nessuno riesce
a vedere contemporaneamente in questi due universi spirituali: que,lo diurno e q
uello onirico. Non appena scrivo un romanzo, entro in un mondo che ha la sua str
uttura temporale precisa e in cui i miei rapporti con i personaggi sono di ordin
e immaginario e non pi critico. Spesso, quando volevo finire ad ogni costo un'ope
ra per cui avevo trascorso molto tempo nelle biblioteche, mi capitato di essere
ossessionato da,la trama di un racconto, di un romanzo. Per mantenermi ne,~l'uni
verso diurno ero costretto a lottare. Volendo testimoniare per una certa concezi
one del mondo--que,la de,l'uomo religioso--,volendo aiutare i nostri contemporan
ei a ritrovarne il senso e i, valore, mi sono consacrato al lavoro di storico e
di ermeneuta a scapito del mio lavoro di scrittore. Ma quando si conoscono a mem
oria i miti, il loro gioco e il senso che viene dato loro, possibile abbandonare
di colpo tutto ci per
o notazioni pi lunghe, dei momenti ei~imeri... Ci vuole comunque il genio del Diar
io , come lo hanno Jules Renard, Gide, Junger, Green. Dei semp,!ici quaderni di ap
punti non costituiscono un Diario. Cosa l'ha spinta a pubblicare dei frammenti d
el suo Diario? Ho voluto salvare una parte di questo Diario che
costituito da qu
aderni che mi porto dietro e che mi capitato di perdere. E poi contenevano delle
osservazioni uti,i, dei piani, dei progetti. Sentivo che non avrei nemmeno avut
o i,! tempo di scrivere un saggio su quegli argomenti. Pubblicare il Diario era
il modo per comunicare quelle osservazioni, quelle annotazioni e di tracciare i,
dia,ogo. Lei una persona molto riservata, molto discreta, per non dire segreta.
Non ha avuto alcun problema a mostrarsi cos ? Non era una sorta di prova come que
lla che San Francesco d'Assisi imponeva ai suoi discepoli facendo loro attravers
are la citt nudi? Questa pubblicazione non La prova del labirinto ~ ~ Il mlto e l
a scrlttura aveva un certo carattere sacrificale ? E non era forse la preparazione
a un'altra nascita? Si tratt effettivamente di un'azione sacrificale . Misuravo il r
ischio e anche il pericolo. Avevo per bisogno di non camuffare pi i, mio lato onir
ico, artistico. E volevo oppormi alla superstizione accademica, sempre viva nei
paesi anglosassoni e per,fino in America, che tende a deprezzare l'atto d'immagi
nazione letteraria. Come se una creazione spontanea, libera, non avesse a,cun va
lore se paragonata a un approccio puramente scientifico. ~ una superstizione mol
to nociva. Mi ricordo a,cune righe di uno dei pi grandi filosofi de,le scienze am
ericane, Brono~s,si, il quale diceva che l'approccio grazie a cui si scopre un n
uovo assioma non pu essere meccanizzato. Si tratta di un ,ibero gioco de,110 spiri
to, di un'invenzione al di l dei processi logici. E questo l'atto centra,e de,ll'
immaginazione nella scienza; da ogni punto di vista analogo a qualsiasi atto del
genere in letteratura . Bronowski scriveva questo nella primavera del 1966 in un
articolo pubblicato su The American Scientist, The Logic of the Mind . La scienza m
oderna, dunque, ha scoperto da molto tempo i, valore conoscitivo dell'atto immag
inario. E io mi ribe,llo a quel positivismo che si pretende scientifico deg,i er
uditi secondo cui la creazione letteraria sarebbe soltanto un gioco privo di rap
porti con l'atto di conoscere. Io sono convinto del contrario. Il suo Diario ha
avuto un'accoglienza calorosa... Effettivamente. Ho ricevuto un numero considere
vole di lettere di professori di letteratura inglese o di letteratura comparata.
,~Ii si diceva: Fino ad ora i suoi libri sul simbolismo mi avevano aiutato nel m
io lavoro di ermeneutica letteraria. Ho letto il suo Diario e sono rimasto stupe
fatto ne,llo scoprire l'uomo che ha prodotto questi strumenti di cui mi servo. H
o scoperto che quest'uomo
anche uno scrittore che si interessa dei fatti lettera
ri... Questa pubb,icazione mi ha consentito un rapporto nuovo con i miei kttori e
questo mi ha fatto piacere. Non me lo aspettavo. Nel suo Diario, da qualche par
te, lei dice che quel che bisognerebbe scrivere ad ogni costo, trascurando qualsi
asi altro lavoro, sarebbe
to... E, come dopo ogni esperienza inattesa, mi trovo davanti a una prospettiva
pi ampia rispetto a quella che mi era familiare. Adesso mi trovo a pensare a cose
molto interessanti e che non immaginavo qualche settimana fa. Cominciando quest
e conversazioni, sapevo bene che avevo delle cose da dire, ma non erano quelle c
he mi vengono in mente ora. Questa apertura sul futuro
l'immagine che adesso si
impossessata di me. La prova del labirinto L'opera che lei ha realizzato ba indu
bbiamente ricbiesto da lei una grande forza. Da dove le proviene? In fondo lei s
a cbe cosa l'ba spinta ad edificare tutto ci ? Non so cosa rispondere... Diciamo:
il destino. Ho sempre rimandato di interrogarla sul divino, indovinando in antic
ipo la sua riserva... Certe domande effettivamente sono di un'importanZa tale, p
er la mia stessa esistenza, e per il lettore che preoccupato da esse, che non po
trei affrontarle in modo appropriato nel corso di una conversazione. La question
e del divino per me centrale e voglio evitare di parlarne a,lla leggera. Ma sper
o proprio di trattarla un giorno, in modo del tutto personale e coerente, scrive
ndo. Il suo silenzio non si spiega anche con il rifiuto del ruolo di maestro spi
rituale? E certo che non mi vedo nella veste di maestro spirituale o di guru. No
n mi sento neppure una guida, bens,'. un compagno--un compagno un po' pi avanti-,un compagno degli altri. Ed questa un'altra delle ragioni per cui esito a tocca
re in modo improvvisato certi problemi essenziali. So benissimo ci a cui credo, m
a ci non si pu dire in qualche frase. Lei ba parlato spesso del reale. Sl. Cos' il
reale per lei? Cos' reale? E possibile definirlo cos,' su due piedi? Io non posso
definirlo. Mi sembra che sia evidente e se non lo
ci vuole indubbiamente una lu
nga dimostrazione... Qui non ci viene ,~orse in aiuto Sant'Agostino? Se mi si chi
ede cos' l'essere, non lo so; se non me lo si chiede...
Lo so... S , dawero la mi~lior
e risposta. ALLEGATI E DOCUMENTI BRANCUSI E LE MITOLOGIE~ Di recente ho ripreso
in mano i materiali dell'appassionante dibattito intorno alla figura di Brancusi
: vero che
rimasto un contadino dei Carpazi pur essendo vissuto mezzo secolo a Par
igi, proprio al centro di tutte le innovazioni e le rivoluzioni artistiche moder
ne? O viceversa, come ritiene il critico americano Sidney Geist, Brancusi
e calore che comanda la nostra esistenza, il cuore del nostro cuore, se soltanto
siamo capaci di scavare. Ma allora c' il fatto strano e costante che solo dopo u
n pio viaggio in una regione lontana, in un paese straniero, su una terra novell
a, il significato di questa voce interiore, che guida la nostra ricerca, si potr
rivelare a noi. E a questo fatto strano e costante se ne aggiunge un altro; colu
i che ci rivela il senso del nostro misterioso viaggio interiore deve a sua volt
a essere uno straniero, una persona di fede e di razza diversa . Per tornare a noi
, anche se si accetta il punto di vista di Sidney Geist, e in particolare se si
ritiene che l'influsso esercitato dall'Ecole de Paris nella formazione di Brancu
si stato decisivo, mentre l'influenza dell'arte popolare rumena inesistente , ci non
toglie che i capolavori di Brancusi sono solidali con l'universo delle forme pl
astiche e con la mitologia popolare rumena e a volte portano addirittura nomi ru
meni (la Maiastra ad esempio). In altre parole, le influenze avrebbero provocato u
na sorta di anamnesi, portando necessariamente ad un'autoscoperta. L'incontro co
n le creazioni dell'avanguardia parigina o del mondo arcaico (l'Africa) avrebbe
avviato un movimento di ~<interiorizzazione~>, di ritorno verso un mondo segreto
e indimenticabile, essendo al contempo mondo dell'infanzia e mondo dell'immagin
ario. E forse dopo aver capito l'importanza di certe creazioni moderne che Branc
usi pu aver intuito, insomma, le possibilit creative di tale tradizione. Ci non vuo
le comunque dire che, dopo questa scoperta, Brancusi si sia messo a fare dell' art
e popolare rumena . Non ha imitato le forme gi esistenti, non ha copiato il folklore .
Ha capito al contrario che la fonte di tutte quelle forme arcaiche~uelle dell'a
rte popolare del suo paese come quelle della protostoria balcanica e mediterrane
a, dell'arte primitiva africana o oceanica--era profondamente sepolta nel passato;
ed ha anche capito che tale fonte primordiale non aveva nulla a che vedere con
la storia classica della scultura, in cui si era trovato collocato, come del resto
tutti i suoi contemporanei, durante la sua giovent a Bucarest, a Monaco o a Pari
gi. La genialit di Brancusi
dovuta al fatto che egli ha saputo dove cercare la ve
ra fonte delle forme che si sentiva in grado di creare. Invece di riprodurre gli u
niversi plastici dell'arte popolare rumena o africana, si
sforzato, per cos dire,
di interiorizzare la sua stessa esperienza vitale. E quindi riuscito a ritrovare
la presenza al mondo specifica dell'uomo arcaico, che si tratti di un cacciatore d
el paleolitico inferiore o di un agricoltore del neolitico mediterraneo, carpato
-danubiano, oppure africano. Se si
potuto leggere nell'opera di Brancusi non sol
o una solidariet strutturale e morfologica con l'arte popolare rumena, ma anche d
elle analogie con l'arte negra oppure la statuaria della preistoria mediterranea
e balcanica perch tutti questi universi plastici sono culturalmente omologhi: tr
ovano le loro fonti nel paleolitico inferiore e nel neolitico. In altri termini, g
razie al processo di interiorizzazione a cui abbiamo accennato e all'anamnesi che
lo ha seguito, Brancusi
riuscito a vedere il mondo come gli autori 176 ,,, La prov
a del labirinto ~ I 177 Brancusi e le mitologie
dei capolavori preistorici, emologici o folklorici. Ha ritrovato, in qualche sor
ta, la presenza-al-mondo~ chc sembra consentire a questi artisti sconosciuti di c
reare il loro personale universo plastico in uno spa-
zio che non aveva nulla a che vedere, ad esempio con lo spazio de]l'arte greca f
fclassica1~. Tutto questo non spiega , certo, la genialit di Brancusi, come non spie
ga la sua opera. Non basta, infatti, riuovare la presenza-almondo , di un contadino
nel neolitico per poter creare come un artista dello stesso pcriodo. Attirare,
per , l'attenzione sul processo di intcriorizzazione ci aiuta a capire, da un lato,
la straordinaria novit di Brancusi e, dall'altro, perch certune delle sue opere se
mbrano strutturalmente solidali con le creazioni artistiche preistoriche, contad
ine o etnografiche. L'atteggiamento di Brancusi nei confronti dei materiali e so
prattutto davanti alla pietra ci aiuter forse un giomo a capire qualcosa della me
ntalit degli uomini della preistoria. Brancusi, infatti, si accostava a certe pie
tre con la riverenza esaltata c al contempo ansiosa di una persona per cui un ta
le elemento era manifestazione di una potenza sacra, costituiva una ierofania. N
on sapremo mai in quale universo immaginario viaggiasse Brancusi durante il suo
lungo lavoro di levigatura. Ma quella intimit prolungata con la pietra stimolava
di certo i sogni ad occhi aperti della materia , briUantemente analizzati da Bachel
ard. Era una sorta di immersione in un mondo abissale in cui la pietra, la materi
a per eccellenza, si rivelava misteriosa, dal momento che incorporava la sacralit ,
la forza, la fortuna. Scoprendo la materia in quanto fonte e luogo di ~epifanie)~
e di significati religiosi, Brancusi ha potuto ritrovare, o intuire, le emozion
i e l'ispirazione di un artista dei tempi arcaici. L' interiorizzazione e l' immersio
ne~ negli abissi facevano dcl resto parte del Zeitgeist dell'inizio del secolo.
Freud aveva appena messo a punto la tecnica di esplorazione delle profondit dcll'
inconscio; Jung crcdeva di poter scendere ancor pi a fondo di quel che chiamava l
'inconscio collettivo; lo speleologo Emile Racovitza stava identificando, nella
fauna delle caverne, dei fossili viventi~, tanto pi interessanti in quanto tali fo
rme organiche non erano susccttibili di fossilizzazione; L vy-Bruhl individuava ne
lla mentalit primitiva una fase arcaica, prelogica, del pensiero umano. Tutte quest
e ricerche e scoperte avevano un punto comune: rivelavano dei valori, degli stat
i, dei comportamenti fino ad allora ignorati dalla scienza, vuoi pcrch erano rima
sti inaccessibili alla ricerca, vuoi, soprattutto, perch erano privi di interesse
pcr la mcntalit razionalista della seconda met del XIX secolo. Tutte questc ricer
che implicavano in qualche sorta un descensus ad inferos e, di conseguenza, la s
coperta di stadi di vita, di esperienza e di pensiero precedenti alla formazione
dei sistemi di significati conosciuti e studiati fino ad allora, sistemi che si
potrebbero chiamare classici , dal momento che, in un modo o nell'altro, erano sol
idali all'istaurazione della ragione quale unico principio suscettibile di cogli
ere la realt . Brancusi era contemporaneo per eccellenza di questa tendenza all' int
eriorizzazione e alla ricerca dei profondi , contemporaneo dell'interesse appassiona
to per gli studi primitivi, preistorici o prerazionali della creativit umana. Dop
o aver capito il segreto~ centrale-in particolare il fatto che suscettibili di ar
ricchire l'arte moderna non sono le creazioni fo]kloriche o etnografiche, bens la
scoperta delle loro fonti~, Brancusi si
tuffato in ricerche senza fine, che si s
ono
arrestate solo con la sua morte. ~ tornato instancabilmente su certi temi, come
se fosse ossessionato dal loro mistero o dalle loro possibilit artistiche che non
riusciva a realizzare a pieno. Ha lavorato, ad esempio, per diciannove anni all
a Colonna senza fine e per vcntotto al ciclo degli Uccelli. Nel suo Catalogo rag
ionato, Ionel Jianou registra cinque versioni in rovere della Colonna senza fine
, pi una in gesso e acciaio, eseguite tra il 1918 e il 1937. Quanto al ciclo degl
i Uccelli dal 1912 al 1940, Brancusi ha portato a termine ventinove versioni, in
bronzo levigato, in marmo di diversi colori e in gesso. Certo il riprendere cos
tantemente un determinato motivo centrale si ritrova anche in altri artisti, ant
ichi o moderni. Un tale metodo
caratteristico, per , delle arti popolari e etnogra
fiche, dove i modelli esemplari richiedono di essere ripresi e limitati all'infini
to, pcr ragioni che nulla hanno a che vedere con la mancanza di imrnaginazione o d
i pcrsonalit
dell'artista. ~ significativo che Brancusi abbia ritrovato nella Colon
na senza fine un motivo del folklore rumeno, la ~tColonna del cielo~ (columna ce
rului), che il prolungamento di un tema mitologico attestato gi nel la preistoria
e che, per di pi ,
molto diffuso in tutto il mondo. La Colonna del cielo~ sostiene
la volta celeste; in altri termini, un axis mundi, di cui sono note le numerose
varianti: la colonna Irminsul, degli antichi Germani, i pilastri cosmici delle
popolazioni nordasiatiche, la montagna centrale, I'albero cosmico. Il sirabolism
o dell'axis 178 La prova del labirinto 1l I 179 ~Brancusi e le mitologie
mundi
complesso e garantisce, al tempo stesso, la comunicazione tra terra e ciel
o. Nei pressi di un axis mundi, che si ritiene si trovi nel centro del mondo, l'
uomo pu comunicare con le forze celesti. La concezione dell'axis mundi in quanto
colonna di pietra che sostiene il mondo riflette con ogni probabilit le credenze
caratteris~iche delle culture megalitiche (IV-III millennio a.C.). Ma il simboli
smo e la mitologia della colonna celeste si sono diffusi oltre le frontiere dell
a cultura megalitica. Nel folklore rumeno, comunque, la Colonna del cielo rapprese
nta una credenza arcaica, precristiana, che stata tuttavia cristianizzata abbast
anza presto, dal momento che si ritrova nelle canzoni rituali di Natale (colinde
). Brancusi avr indubbiamente sentito parlare della ~<Colonna del cielo nel suo vi
llaggio natale oppure nell'ovile sui Carpazi dove ha fatto il suo apprendistato
di pastore. E certo che l'immagine l'ha perseguitato poich , come vedremo ora, ess
a si integrava nel simbolismo dell'ascensione, del volo, della trascendenza. ~ d
egno di nota che Brancusi non abbia scelto la forma pura~> della colonna-la quale
poteva significare soltanto il <~supporto~>, la staffa del cielo --bens una forma
romboidale, ripetuta all'infinito che la accosta a un albero o a un pilastro pri
vo di tacche. In altri termini, Brancusi ha messo in rilievo il simbolismo dell'
ascensione, dal momento che, nell'immaginazione, si ha voglia di arrampicarsi su
questo albero celeste . Ionel Jianou ricorda che le forme romboidali rappresentano
un motivo decorativo mutuato dai pilastri dell'architettura contadina . Ora, il si
mbolismo del pilastro delle case dei contadini dipende anche lui dal campo simbol
ico dell'axis mundi. In un gran numero di abitazioni arcaiche il pilastro central
e serve, di fatto, da mezzo di comunicazione con il cielo. Quel che perseguita B
rancusi non
pi l'ascensione verso il cielo
delle cosmologie arcaiche e primitive, bens il prendere il volo in uno spazio inf
inito. Definisce la sua colonna senza fine non solo perch una tale colonna non potr
ebbe mai essere portata a termine, ma soprattutto perch si slancia in uno spazio
che non pu avere limiti, dal momento che
fondato sull'esperienza estatica della l
ibert assoluta. i~ lo stesso spazio in cui volano gli Uccelli. Dell'antico simbol
ismo della Colonna del cielo Brancusi ha conservato solo l'elemento centrale: l'as
censione in quanto trascendenza dalla condizione umana. E riuscito tuttavia a ri
velare ai suoi contemporanei che si tratta di un'asCensione estatica, priva di q
ualsiasi carattere <~mistico . Basta lasciarsi portare dalla forza dell'opera per ri
trovare la dimenticata beatitudine di un'esistenza libera da qualsiasi sistema d
i condizionamento. Il tema degli Uccelli, inaugurato nel 1912 con la prima versi
one della Maiastra,
ancor pi rivelatore. Brancusi, in effetti,
partito da un cekb
re motivo folklorico rumeno per approdare, tramite un lungo processo di interiori
zzazione , a un tema esemplare, al tempo stesso arcaico ed universale. La Maiastra
, pi precisamente Paserea maiastra (lett.: I'Uccello meraviglioso )
un uccello di fa
vola dei racconti popolari rumeni, il quale assiste il Principe Azzurro (Fat-Fru
mos) nei suoi combattimenti e nelle sue prove. In un altro ciclo narrativo, la M
aiastra riesce a rubare le tre mele d'oro che un albero meraviglioso produce ogn
i anno. Solo un figlio di re riesce a ferirla o a catturarla. In certe varianti,
l' Uccello meraviglioso , quando viene ferito o catturato, si rivela essere una fat
a. Si direbbe che Brancusi abbia voluto suggerire questo mistero della doppia na
tura sottolineando, nelle prime varianti (1912-1917), la femminilit della Maiastr
a. Ben presto, per , il suo interesse si concentrato sul mistero del volo. Ionel p
anou ha raccolto le seguenti dichiarazioni di Brancusi: Ho voluto che Maiastra so
llevi la testa senza esprimere con questo movimento la fierezza, I'orgoglio o la
sfida. Fu il problema pi difficile e solo dopo un lungo sforzo sono riuscito a r
endere questo movimento integrato allo slancio del volo . La Maiastra che, nel fol
klore, quasi invulnerabile (soltanto il Principe riesce a ferirla), diventa l'Uc
cello nello spazio; in altri termini ci che ora deve essere espresso nella pietra
il volo magico . La prima versione della Maiastra in quanto Uccello nello spazio d
ata del 1919 e l'ultima del 1940. Finalmente, come scrive Jianou, Brancusi riusc
a trasformare il materiale amorfo in un'ellisse dalle superfici translucide, di u
na purezza abbagliante, che irradia la luce e incarna, con il suo slancio irresi
stibile, l'essenza del volo . Brancusi, del resto, diceva: Per tutta una vita io no
n ho cercato altro che l'essenza del volo... Il volo, che felicit ! Non avevo bisog
no di leggere libri per sapere che il volo un equivalente della felicit dal momen
to che simboleggia l'ascensione, la trascendenza, il superamento dena condizione
umana. Il volo proclama che la grat/it
abolita, che si
prodotta una mutazione on
tologica all'interno dello stesso essere umano. I miti, racconti e leggende rela
tivi agli eroi o ai maghi che circolano liberamente tra la terra e il cielo sono
universalmente diffusi. Tutto un insieme di simboli che si rapportano ana vita
spirituale e soprattutto alle esperienze estatiche e ai poteri dell'intelligenza
, solidale alle immagini dell'uccello, delle ali e del volo. Il simLa prova del
labirinto bolismo del volo traduce una rottura effettuata nell'universo dell'esp
erienza quotidiana. La duplice intenzionalit di questa rottura
evidente: tramite
il volo si ottiene al tempo stesso la trascendenza e la libert .
Non
questo il luogo di riprendere le analisi che abbiamo presentato altrove, ma
si potuto dimostrare che sui piani diversi, ma solidali del sogno, dell'immagina
zione attiva, dena creazione mitologica e folklorica, dei riti, dena speculazion
e metafisica e dell'esperienza estatica, il simbolismo dell'ascensione significa
sempre il frantumarsi di una situazione pietrificata , bloccata , la rottura di livel
lo che rende possibile il passaggio verso un altro modo d'essere; in fin dei con
ti la libert di ~Kmuoversi , owero di cambiare di situaZione, di abolire un sistema
di condizionamenti. E significativo che Brancusi per tutta la sua vita sia stat
o ossessionato da ci che chia nava l' essenza del volo . ~ tuttavia straordinario che
sia riuscito ad esprimere lo slancio ascensiona,e, util-~zando proprio l'archet
ipo della gravit , la materia per eccellenza, la pietra. Si potrebbe quasi dire che
ha operato una transmutazione de,la materia , pi precisarnente che ha effettuato una
coincilentia oppositorum, poich nello stesso oggetto coincidono la materia" e il v
olo , la gravit e la sua negazione. Mircea Eliade giugno 1967 Universit di Chicago B
IOGRAFIA 1907 1913 1925 1926 9 marzo: nasce a Bucarest Mircea E,iade, secondo fi
glio del capitano Gheorghe Eliade e di Joana Stoenesco. Ottobre: entra alla scuo
la elementare, 10 Strada Mantuleasa. 1917-1925 Studi secondari al liceo Spiru-Ha
ret. 1921 Gennaio: pubblica i, suo primo articolo: Come ho scoperto la pietra fil
osofale su Ziarul Stiintelor Populare. 1921-1923 Collabora a numerose riviste (Zi
arul Stiintelor Populare, Orizonful, Foaia Tinerimii, Lumea, Universul Literar,
Adevarul L~terar, ecc.): articoli di volgarizzazione scientifica (entomologia, s
toria dell'alchimia, orienta,ismo, storia delle religioni); impressioni di viagg
io nei Carpazi e sul Danubio; racconti; saggi di critica letteraria. 1923-192S I
mpara l'ita,iano per leggere Papini e Vittorio Macchioro e l'inglese per leggere
Max Muner e Frazer. Comincia lo studio dell'ebraico con il manua,e di Miha,cesc
u e del persiano con la grammatica d'Italo Pizzi. 1924-192S Scrive i, romanzo au
tobiografico, rimasto inedito, Romanul adolescentului miop. Ottobre: ottiene la
licenza ,icea,e e si iscrive alla facolt di lettere e di filosofia dell'Universit
di Bucarest.
1931
1933
mattina sotto controllo di Dasgupta fa un'ora di analisi testuale (il commentari
o di Patanjali, il grammatico). Febbraio: stabilisce l'argomento della sua tesi
di dottorato, La storia comparata delle tecniche dello yoga~. Giugno-luglio: Dasg
upta gli detta il suo libro sulla filosofia delle Upanisad. Pubblicazione dei pr
imi studi sulle filosofie e le religioni indiane sulla Revista de Filozofie (Buc
arest) e su Ricerche religiose (Roma). Settembre: rottura dei rapporti con Dasgu
pta. Lascia Bhowanipore e parte per Hardwar, nell'Himalaya occidentale. Ottobre:
Eliade prende dimora in un kutiar a Rishikesh dove, per sei mesi, pratica lo yo
ga sotto la direzione di swami Shivanananda. Dicembre: visita un certo numero di
yogi a Lakshmanjula e conversa con i pellegrini che tornano da Badrinath. Genna
io-marzo: meditazione e pratica dello yoga. Aprile: fa ritorno a Calcutta. April
e-novembre: lavora nella biblioteca dell'Asiatic Society of Bengal e stringe ami
cizia con il bibliotecario, il tibetanista Johan Van Manen. Eliade comincia la s
tesura della sua tesi. Dicembre: partenza per Bucarest, dove viene richiamato pe
r fare il servizio militare. Gennaio-novembre: servizio militare nel 1 reggimento
di artiglieria antiaerea, a Bucarest. Comincia a tradurre in rumeno il testo in
glese della sua tesi, suUo yoga. Gennaio: Eliade presenta il manoscritto di Mait
reyi al con corso per il miglior romanzo inedito. Marzo: il romanzo vince il pre
mio; pubblicato in maggio, Maitreyi conoscer un grande successo di critica e di p
ubblico. I Biografia
185 La prova del labirinto 1934 1935 1936 1937 1938
Giugno: Eliade consegue il dottorato in f,losofia. La commissione universitaria
gli consiglia di pubblicare la sua tesi in francese ed egli si mette a,11a ricer
ca di un traduttore che conosca sia l'inglese che il rumeno e un po' di sanscrit
o. Novembre: nominato assistente di Nae Ionesco, professore di logica e di metaf
isica; Eliade inizia il suo corso su Il problema del male nella filosofia indiana
~,. Gennaio: Eliade sposa Nina Mares e a,~fitta un appartamento, in boulevard Di
nicu-Gelescu. Per far fronte a,11e di,~icolt finanziarie collabora a svariate riv
iste e pubblica quattro volumi: due romanzi (Intoarcerea din Rai; Lumi-
1956
1957
rumeno). Partecipa al Congresso di storia delle religioni a Roma. Settembre: par
tenza per gli Stati Uniti. Ottobre-novembre: tiene presso l'universit di Chicago
le Haskell Lectures : Pattern of Initiation)> (pubblicato nel 1958 con il titolo Bir
th and Rebirth da Harper and Row). Ottobre-giugno 1957: <~Visiting professor di s
toria delle religioni presso l'universit di Chicago. Marzo: Eliade accetta l'inca
rico di professore titolare e direttore del dipartimento di storia delle religio
ni e di professore presso il Committee of Social Thought presso la Universit di C
hicago.
1958 1959 1960 1961 1963 1964 1965 1966 1968 1969 Gennaio: Eliade inaugura il su
o corso presso l'universit di Chicago. Giugno: ritorno a Parigi. Agosto-settembre
: partecipa assieme a sua moglie al Congresso internazionale di storia delle rel
igioni a Tokio e visita il Giappone in compagnia del suo collega ed amico, il pr
ofessor Joseph Kitagawa e sua moglie. Ottobre: ritorna a Chicago via le Hawaii e
San Francisco. Escono quattro sue opere in traduzione inglese (Patterns in comp
arative Religion; Yoga; Birth and Rebirth; The Sacred and the Profane). Da quest
o momento in poi Eliade insegna due trimestri all'anno all'universit di Chicago,
dirige delle tesi di dottorato per il terzo trimestre e trascorre le vacanze est
ive in Europa. Partecipa al Congresso di storia delle religioni a Marburgo. Fond
a, assieme a Ernst Junger, la rivista Antaios (Stuttgart, Klett Verlag, 1961-197
2). Il professor Thomas J. Altizer pubblica Mircea Eliade and the Dialectics of
the Sacred (Philadelphia, The Westminster Press). L'universit di Chicago gli conf
erisce il titolo di Sewell
22 maggio: Eliade
eletto membro corrispondente dell'Accademia delle scienze aust
riaca (Philosophisch-historischen Nasse). Agosto: viaggio in Finlandia; partecip
a al Colloquio di storia delle religioni a Turku. Autunno: Gallimard pubblica Fr
agments d'un Journal (tradotto dal rumeno da Luc Badesco). Porta a termine il pr
imo tomo di Histoire des croyances et des id es religieuses: de l'age de la pierre
aux myst res d'Eleusis (pubblicato da Payot nel 1976). 16 agosto: Doctor Honoris
Causa of Letters, University of Lancaster. Settembre: eletto membro dell'Acad mie
royale de Belgique. 14 febbraio: Docteur Honoris Causa de l'Universit c1e Paris-S
orbonne. BIBLIOGRAFIA * Opere di Mircea Eliade Isabel si Apele Diavolului (Isabe
lla e le acque del diavolo), romanzo, Editura Nationala-Ciornei, Bucuresti 1930,
236 pp. Soliloquii, Editura Cartea cu Semne, Bucuresti 1932, 83 pp. Intr'o ma~n
astire din Himalaya (In un monastero himalayano), Editura Cartea Romaneasca, Buc
uresti 1932, 32 pp. Maitreyi (La notte bengalese), romanzo, Editura Cultura Nati
onala, Bucuresti 1933, 266 pp. Intoarcerea din Rai (Il ritorno dal paradiso), ro
manzo, Editura Nationale - Ciornei, Bucuresti 1934, 419 pp. Lumina ce se stinge
(La luce che si spegne...), romanzo, Editura Cartea Romaneasca, Bucuresti 1934,
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r (Cantiere), diario indiano, Editura Cugetarea, Bucuresti 1935, 276 pp. Huligan
ii (I teppisti), romanzo, Editura Nationala-Ciornei, Bucuresti 1935, 2 voll.,
270 e 280 pp. Domnisoara Christina (La signorina Cristina), romanzo, Editura Cul
tura Nationala, Bucuresti 1936, 260 pp. Yoga. Essai sur les origines de la mysti
que indienne, Librairie orientaliste Paul Geuthner, Paris 1936, 346 pp. Sarpele
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i Literatura, Bucuresti 1937, 2 voll., 473 e 420 pp. Cosmologie si Alchimie Babi
loniana (Cosmologia e alchimia babilonese), Editura Vremea, Bucuresti 1937, 136
pp. Nunta in Cer (Matrimonio in cielo), romanzo, Editura Cugetarea, Bucuresti 19
38, 280 pp. Metallurgy, Magic and Alchemy, Cahiers de Zalmoxis 1, Librairie orie
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, Bucuresti 1939, 160 pp. Secretul Doctorului Honigberger (Il segreto del dottor
Honigberger), Editura Socec, Bucuresti 1940, 190 pp. Mitul Reintegrarii (Il mit
o della reintegrazione), Editura Vremea, Bucuresti 1942, 110 pp. Sdazar si revol
utia in Portugalia (Salazar e la rivoluzione in Portogallo), Editura Gorjan, Buc
uresti 1942, 274 pp. Comentarii la legenda Mesterului Manole (Commenti sulla leg
genda di mastro Manole), Editura Publicom, Bucuresti, 1943, 144 pp. Insula lui E
uthanasius (L'isola di Euthanasius), saggi, Editura Fundatia Regala pentru Arta
si Literatura, Bucuresti 1943, 382 pp. Techniques du yoga, Gallimard, Paris 1948
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1967, 670 pp. Nuova edizione tascabile in quattro volumi: God, Goddesses and My
ths of Creation, 162 pp.; Man and the Sacred, 174 pp.; Death, Afterlife and Esca
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