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di Michelangelo Buonarroti
Descrizione dell’opera
Il Tondo Doni è
un dipinto a tempera grassa su
tavola (diametro 120 cm) di Michelangelo
Buonarroti, databile tra il 1505 e il 1507 e
conservato nella Galleria degli
Uffizi a Firenze.
Conservato nella cornice originale,
probabilmente disegnata dallo stesso
Michelangelo, è l'unica opera su supporto
mobile, certa e compiuta, dell'artista. Di
fondamentale importanza nella storia dell'arte
poiché pone le basi per il Manierismo, il
dipinto è sicuramente tra le opere più
emblematiche ed importanti del Cinquecento 3. Interno Galleria degli Uffizi
italiano.
Personaggi principali:
La Sacra Famiglia è come un gruppo di statue al
centro del tondo. La Madonna è seduta davanti,
ma al contrario di altre immagini, non tiene il
bambino in braccio. Si gira verso Giuseppe, che
glielo sta passando, mentre lui si accovaccia
dietro di lei. Maria, seduta a terra, ha appena
finito di leggere un libro che adesso è chiuso e
appoggiato sul suo mantello tra le gambe.
Il piccolo Gesù sta giocando con i capelli di sua
madre, che ha appena chiuso il libro che stava
leggendo (probabilmente contiene profezie sulla
morte prematura di Gesù) per giocare con lui.
Maria ha un aspetto forte e mascolino,
specialmente nelle braccia.
È interessante notare come Maria sia torta, dando un senso di movimento
completamente nuovo che culmina nella testa di 4. Tondo Doni di Michelangelo
Giuseppe. Allo stesso modo, le teste e le braccia
della Sacra Famiglia formano una sorta di piramide invertita.
Guardando in secondo piano, si può notare a destra il piccolo San Giovanni Battista, mentre più lontano
ci sono vari gruppi di nudi appoggiati su rocce. Questi gruppi sono incorniciati da un ambiente naturale
con un lago, un prato e delle montagne.
Parlando dei nudi sullo sfondo, se si osserva attentamente, si noterà che la muscolatura di questi è
molto simile a quella dei personaggi principali. Per rendere l'intera composizione del tondo ancora più
viva, c'è un netto contrasto tra l'orizzontale dello sfondo e il verticale della Sacra Famiglia in primo
piano.
Lo squilibrio prospettico:
Il punto di vista scelto da Michelangelo per rappresentare i nudi è frontale e ribassato, diversamente
da quello usato per il gruppo centrale, che è visto dal basso con un muretto orizzontale che nasconde
la differenza. Questo è evidente se si guardano gli indizi tracciati dal pittore per suggerire le linee
prospettiche della semicirconferenza dei nudi: l'ombra delle rocce a sinistra e la linea del corpo di San
Giovannino a destra. Se si osservano queste direzioni, si nota chiaramente che questo schema non si
applica alle figure in primo piano.
Questo rappresenta anche una sorprendente superazione dell'unità prospettica dell'arte del XV secolo,
segnando l'inizio del Manierismo.
Questa scelta figurativa, sicuramente voluta, è legata all'intenzione dell'autore di conferire
monumentalità alla Sacra Famiglia e di differenziare le diverse zone figurative per significato. È molto
probabile che la soluzione prospettica sia stata studiata per adattarsi alla collocazione del dipinto: "la
pratica di collocare le opere d'arte nelle dimore fiorentine rafforza questa possibilità".
Interpretazione:
Il Tondo Doni racconta la storia della religione cristiana e si ispira alla concezione neoplatonica di
Plotino riguardo all'esistenza di un'anima del mondo che è presente in tutto e che ogni uomo riscopre,
anche se l'ha sempre avuta. Per questo motivo, l'anima e l'intelletto sono uniti nella concezione
neoplatonica. Poiché questa concezione deriva dal mondo pagano, Michelangelo rappresenta sullo
sfondo questo mondo che è all'origine della nostra cultura e religione. I pagani sono raffigurati nudi
per simboleggiare il predominio del corpo sull'anima e sull'intelletto. Oltre il muro c'è il mondo biblico,
con la Madonna e San Giuseppe che, disposti a spirale, portano Gesù in alto, non come un trofeo, ma
come il Messia.
La cornice:
La cornice originale potrebbe essere stata disegnata da Michelangelo. Il
pregevole intaglio è attribuito a Marco e Francesco del Tasso.
Tra rami vegetali intrecciati e disposti come un candelabro continuo,
emergono cinque teste schiacciate che guardano verso il dipinto,
raffiguranti Cristo al centro in alto, profeti e sibille. Queste citano le porte
del Battistero di Firenze di Ghiberti. Nella sezione in alto a sinistra si
possono riconoscere i tre crescenti dello stemma degli Strozzi, tra rami,
animali e maschere di satiri.
5. Cornice isolata dal Tondo Doni
Storia
Il Tondo Doni, opera commissionata da Agnolo Doni a Michelangelo, rappresenta una Sacra Famiglia
ed è caratterizzato da un'interessante storia di commissione e pagamento. L'opera fu richiesta per
adornare la casa privata di Doni, e potrebbe essere stata legata al matrimonio con Maddalena Strozzi
o al battesimo della loro figlia Maria.
Il Tondo Doni mostra già alcune caratteristiche stilistiche tipiche di Michelangelo. L'opera rappresenta
una tridimensionalità delle forme e un uso abile del chiaroscuro, che conferiscono profondità e
drammaticità alla composizione. Inoltre, il dipinto mostra un approccio scultoreo alla pittura, con una
resa plastica dei corpi e un contorno netto e deciso che li distingue dallo sfondo. Queste caratteristiche
si ritrovano anche in altre opere di Michelangelo, come il David, il Tondo Pitti e il Tondo Taddei.
Influenze
Il riferimento artistico più vicino al Tondo Doni potrebbe essere la
Madonna col Bambino tra ignudi di Luca Signorelli, che presenta
analogie compositive e interpretative. Quest'opera faceva parte della
collezione di Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, che aveva avuto
una stretta relazione con Michelangelo. Il Tondo Doni ha ottenuto
grande popolarità nel corso dei secoli, come dimostrato dalle
numerose copie e incisioni esistenti. Oggi è esposto nella Tribuna
degli Uffizi, testimoniando il suo valore artistico e la sua importanza
nelle collezioni granducali.
Aneddoto storico 6. Madonna col Bambino tra ignudi di
Infine, c’è un curioso aneddoto su quest’opera. Appena pronta Luca Signorelli
l'opera, l'artista inviò un garzone per consegnarla, ma alla richiesta di settanta ducati come pagamento,
il Doni, che era molto attento alle sue economie, esitò a "spendere tanto per una pittura", offrendone
invece solo quaranta. Michelangelo allora fece riportare indietro il dipinto e acconsentì a recapitarlo
solo al prezzo raddoppiato di centoquaranta ducati, ai quali il Doni, stupito, si oppose, al che
Michelangelo, in risposta, gli disse che se avesse detto anche solo un’altra parola di opposizione, il
prezzo sarebbe ulteriormente raddoppiato, così il Doni si arrese e accettò.
A parte l'aneddoto, forse un po' posto come caricatura dallo storico aretino che mise per iscritto ciò, si
tratta di un primo esempio di come un artista andasse prendendo coscienza dell'altissimo valore della
sua creazione, staccandosi da quella sudditanza verso la committenza che era tipica del periodo
medievale, in cui la pittura era vista come "arte meccanica" legata ad un lavoro essenzialmente
manuale e quindi inferiore alle arti speculative o "liberali".