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MICHELANGELO

BUONARROTI
(1475-1564)

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Il «terribile» artista
Michelangelo è considerato il più grande artista di tutti i tempi.

A questa idea contribuisce l’immagine che di lui fu trasmessa dai


contemporanei e dal Vasari: un artista dalla proverbiale «terribilità» sia nel
carattere, impetuoso e tormentato, sia nell’arte, grandiosa e difficile.

Le tappe della biografia:


• Michelangelo nasce nel 1475 a Caprese, dove il padre, cittadino fiorentino, è podestà.
• Si reca a bottega dal Ghirlandaio e, frequentando le collezioni medicee, studia le opere
degli antichi e si forma sui moderni Giotto, Masaccio e Donatello.
• Va a Roma una prima volta nel 1496 e, su invito di Giulio II, vi torna più volte fino al
trasferimento definitivo nel 1536.
• Muore a Roma nel 1564, all’età di ottantanove anni.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Il disegno
Per Michelangelo alla base di ogni attività artistica c’è il disegno, attraverso
cui l’artista rende concreta l’idea che ha nella mente.

Come gli altri artisti fiorentini,


per Michelangelo lo scopo
dell’arte è l’imitazione della
natura per arrivare alla bellezza.

Esiste tuttavia un modello ideale


di bellezza che l’artista possiede
nella sua mente.
La Testa ideale a matita
nera è un «disegno di
presentazione»:
Il disegno preparatorio di un Ignudo per la Cappella Sistina rivela destinato a essere
l’interesse di Michelangelo per il corpo umano: in quanto specchio donato, si presenta
della bellezza divina, esso è la cosa più bella del creato. rifinito in ogni sua parte.
La scultura
Fin dalla giovinezza si applicò allo studio della scultura antica, conosciuta nelle
collezioni medicee.

Per Michelangelo, il blocco di marmo informe contiene già, potenzialmente, ciò


che lo scultore è in grado di trarne, togliendo il superfluo e liberando la forma
che è racchiusa al suo interno.

Questa visione procede dal contrasto, ancora neoplatonico, fra corpo e anima: lo
scultore, con grandissimo sforzo, «libera» l’anima, che partecipa dell’essenza
divina, dalla resistenza che gli oppone il corpo, la materia che la ingabbia.

Ecco perché la vera scultura, per Michelangelo, è quella che si fa «per via di
levare» (quindi il marmo, la pietra) e non «per via di porre» (l’argilla, il bronzo).

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


La Pietà
Un soggetto spesso trattato da Michelangelo in scultura è la Pietà, un tema nord-
europeo che consiste nella riduzione della scena del Compianto sul Cristo morto
medievale.

Pietà della Basilica di San Pietà dell’Opera del Duomo di Pietà Rondanini di Milano,
Pietro in Vaticano, 1498-1499 Firenze, ca 1550-1555 1552-1564
La Pietà di San Pietro
Nella Pietà di San Pietro Michelangelo mostra di saper lavorare il
marmo al punto da renderlo perfettamente lucido e levigato.

È scolpita a Roma tra il 1498 e il


1499 su commissione del cardinale
francese Jean de Bilhères.

Michelangelo modifica l’iconografia


tradizionale che rappresenta la
Madonna ormai in là con gli anni:

la Vergine è una fanciulla assai giovane e


senza imperfezioni, nella quale si riflette
la bellezza di Dio.
La Pietà di San Pietro
In questa prima fase, lo scultore risente delle influenze neoplatoniche
dall’ambiente mediceo, creando un’opera di grande perfezione e bellezza

La Vergine sorregge il corpo del Il gesto della Vergine, col palmo


figlio amorevolmente come della mano verso l’alto, è un
l’aveva tenuto da bambino. invito a condividere il suo
dolore.

Il corpo di Gesù, sorretto dalle


spalle, riempie l’avvallamento
tra le gambe di Maria.

La testa è rovesciata all’indietro


e il braccio destro ricade
abbandonato verso terra.

L’ampio panneggio della veste, increspata nel collo e dalla fascia che
attraversa il petto, pone in risalto il corpo nudo e liscio di Cristo.
Le Pietà di Firenze e Milano
Nelle Pietà scolpite da Michelangelo negli ultimi anni di vita si
approfondisce la meditazione dell’artista sul tema della morte.

Nella Pietà dell’Opera del Duomo di


Firenze compaiono la Maddalena e
Nicodemo in piedi dietro al gruppo: il
corpo di Cristo, quasi verticale, è
abbandonato e scomposto.

Nella Pietà Rondanini il corpo


affusolato e quasi infantile di Cristo è
sostenuto in posizione eretta dalla
Vergine, che lo stringe forte a sé in
un abbraccio mesto e senza fine.

Lasciata in abbozzo, per il sopraggiungere della morte, la Pietà


Rondanini fu non finito deciso per una volta dal destino.
Il non finito
Il non finito, che consiste nel lasciare parti dell’opera non terminate e scabre, è un
mezzo di cui l’artista si serve volontariamente per ottenere effetti diversi.

Nei cosiddetti Prigioni, gli schiavi scolpiti per la tomba di


Giulio II, la figura che lotta per uscire dal blocco di marmo
sembra alludere all’anima che aspira a liberarsi dal corpo.

Il non finito compare anche nella personificazione


del Giorno sulla tomba di Giuliano de’ Medici
nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze.
David
Rientrato a Firenze, dopo il primo soggiorno romano,
Michelangelo ottiene importanti commissioni.

Nel 1501 riceve l’incarico di realizzare una


statua di David per la cattedrale fiorentina di
Santa Maria del Fiore.

L’Opera del Duomo gli mette a disposizione un


enorme blocco di marmo, già in parte sbozzato
quarant’anni prima e rimasto inutilizzato.

Il risultato è straordinario e la statua cambia


destinazione: posta davanti a Palazzo Vecchio,
diventa il simbolo degli ideali repubblicani.
David
Michelangelo trasforma l’iconografia tradizionale e stabilisce di raffigurare il
momento di massima concentrazione che precede l’azione.

La testa e le mani molto


grandi riflettono
caratteristiche fisiche
proprie della pubertà.

I muscoli solo in tensione


e le mani, nervose e Il volto, fiero e
scattanti, sono pronte a determinato, ha:
far roteare la fionda. • la fronte leggermente
aggrottata
• lo sguardo
L’anatomia perfetta del penetrante e vivo
corpo proviene a
Michelangelo dalla Il rapporto chiastico
conoscenza dell’antico. delle membra è di
derivazione classica.
La Tomba di Giulio II
La prestigiosa commissione della tomba di papa Giulio II si rivela per
Michelangelo il più grande travaglio di tutta la sua carriera.

Commissionata a Roma nel 1505, la sua


esecuzione si protrae a lungo per il
continuo rinvio da parte del papa.

La soluzione finale, realizzata nel 1544,


è molto ridimensionata rispetto a un
progetto originario assai ambizioso.

Anche la destinazione è mutata e alla


Basilica di San Pietro viene preferita la
Chiesa di San Pietro in Vincoli.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Mosè
Nel grande monumento a parete spicca la
gigantesca figura seduta di Mosè che reca
nelle mani le tavole della Legge.

Pensata per essere vista dal basso,


la statua ha le proporzioni
innaturalmente allungate.

La barba fluente e morbida


accentua la saggezza e la vecchiezza
del patriarca dallo sguardo intenso.

Il contrapposto è arricchito dal moto


rotatorio della veste che circonda la
gamba destra.
La pittura
Benché preso dal prevalente interesse per la scultura, Michelangelo
si confronta con il modello offerto in pittura a Firenze da Leonardo.

Nell’unica tavola finita a noi pervenuta, il cosiddetto Tondo Doni, Michelangelo


mostra di aver appreso dal più anziano pittore il linguaggio degli affetti.

All’opposto però di Leonardo, che frantumava e sfumava il contorno delle figure,


Michelangelo dà ai suoi personaggi volume e tridimensionalità scultorei.

Per Michelangelo la migliore pittura è quella che maggiormente si avvicina


alla scultura, cioè quella che possiede il più elevato grado di plasticità.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Tondo Doni
Michelangelo dipinge il Tondo con la Sacra Famiglia nel 1504, in occasione del
matrimonio del mercante fiorentino Agnolo Doni con Maddalena Strozzi.

La Sacra Famiglia, Disposti a semicerchio


simbolo del mondo su un rilievo roccioso,
cristiano, è presentata dei giovani nudi (gli
come saldata in un Ignudi) sono simboli
solo blocco. del mondo pagano.

La disposizione delle In quanto prepara la


figure genera uno predicazione di Cristo,
spazio pittorico sferico San Giovannino è
entro la cornice mediatore tra i mondi
circolare. cristiano e pagano.

La scena familiare
segue un andamento
elicoidale, con un
avvitamento dal basso
verso l’alto.
La Cappella Sistina
Quasi per riparare ai ritardi e agli indugi per la tomba papale, Giulio
II offre a Michelangelo di affrescare la volta della Cappella Sistina.

Inizialmente riluttante in quanto scultore più che pittore, Michelangelo vi si


dedica dal 1508 al 1512, rinunciando agli aiuti già fatti chiamare da Firenze.

La volta:
• viene organizzata con membrature architettoniche
dipinte illusionisticamente
• si presenta attraversata, in senso trasversale, da
arconi che poggiano su una cornice
• è delimitata da vele e pennacchi angolari
• finge uno spazio centrale aperto sul cielo azzurro
Volta della Cappella Sistina
Al centro, in nove riquadri (1-9),
troviamo scene del libro della
Genesi, di cui cinque minori con
coppie di Ignudi e medaglioni.

Tutt’intorno, nelle vele e nelle


sottostanti lunette (26-49), ci
sono le 40 generazioni degli
Antenati di Cristo, elencate nel
Vangelo di Matteo.

Nei pennacchi angolari (22-25)


si narrano quattro eventi
miracolosi per la salvezza del
popolo di Israele in pericolo.

Negli arconi (10-21), su troni, si


dispongono Sibille e Profeti.
La Creazione di Adamo
Uno dei più suggestivi riquadri della Genesi è la Creazione di Adamo.

Sorretto dagli angeli e avvolto da un mantello con la forma di un cervello, simbolo di


sapienza e razionalità, Dio è una figura potente ed energica: Adamo, disteso a terra, si
solleva attratto dalla potenza vitale sprigionata dalla mano di Dio che semplicemente sfiora
le dita del primo uomo.
Profeti Sibille Ignudi
La Sibilla Cumana (sotto) e Il restauro della volta, eseguito tra
il Profeta Isaia (a destra) il 1981 e il 1990, ha riportato alla
sono tra coloro che, nel luce le tinte originarie.
mondo pagano e in quello
ebraico, hanno annunciato
la venuta di Cristo.
Le Sibille e i Profeti indossano vesti
dai colori cangianti e accesi,
liberamente accostati.

Le pose sono sempre variate e le


figure non sono viste in scorcio
come lo è l’architettura dipinta.

Negli Ignudi Michelangelo


esprime il suo concetto di
bellezza: corpi atletici e
proporzionati, nei quali si
riflette la bellezza di Dio.
Giudizio Universale
Tra il 1536 e il 1541 Michelangelo
torna alla pittura per completare
la decorazione della Sistina con il
maestoso Giudizio Universale
sulla parete dietro l’altare.

Commissionato da Clemente VII,


l’affresco viene realizzato durante
il pontificato di Paolo III.

Tutto però è cambiato rispetto a


vent’anni prima: quello che
preme ora a Michelangelo non è
più la bellezza ideale, ma il senso
tragico del destino dell’uomo.
Giudizio Universale
In alto, negli spazi a lunetta, Attorno al Cristo-giudice si
gli angeli recano i simboli dispongono la Madonna e i
della Passione di Cristo santi con i loro attributi.

Prive di partizione architettonica, le


figure si stagliano contro l’azzurro
oltremarino del cielo.

Un grandioso movimento a vortice


si sprigiona dal gesto di Cristo,
A sinistra, i salvati salgono A destra, i dannati sono
generando il moto di caduta e
faticosamente verso il cielo trascinati verso il basso
risalita di dannazione e salvezza.
o vi vengono issati. dalle creature diaboliche.
Giudizio Universale
Quello che appare davanti agli occhi dell’osservatore è una visione: è
il giorno dell’ira tremenda di Dio in cui tutti saranno giudicati.
Tutto è messo in moto dal gesto imperioso e terribile del
braccio destro di Cristo-giudice, mentre il sinistro, piegato
verso la ferita del costato, ricorda la sua Passione.

Lo sguardo severo di Cristo


volge in basso, verso la
schiera dei dannati.

Qui c’è Caronte, che


Michelangelo non raffigura
come il demone della
mitologia pagana, ma come
«Caron dimonio, con occhi
di bragia», il traghettatore
dell’Inferno di Dante.
L’architettura
Gli interventi di Michelangelo come architetto si svolgono tra
Firenze (1517-1534) e Roma (dopo l’ultimo trasferimento nel 1536).

A Firenze ottiene l’incarico di progettare il mausoleo dei Medici, la Sagrestia


Nuova di San Lorenzo, e la Biblioteca annessa alla stessa basilica medicea.

A Roma Paolo III gli commissiona la sistemazione della Piazza del Campidoglio e,
dal 1547, il completamento della Basilica di San Pietro con la cupola centrale.

A Firenze il linguaggio architettonico è quello della tradizione quattrocentesca,


ma è mutata la concezione dello spazio; a Roma, una visione grandiosa investe
architetture e città, ricollegando la Roma papale al suo glorioso passato classico.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Sagrestia Nuova di San Lorenzo
Tra il 1519 e il 1534 Michelangelo progetta, e in parte edifica, la Sagrestia
Nuova di San Lorenzo, così detta per distinguerla da quella di Brunelleschi.

Della Sagrestia Vecchia ritroviamo:


• la pianta a due quadrati adiacenti, di cui
uno minore
• la doppia copertura a cupola, la più
grande con lanterna
• l’uso di intonaco bianco sulle pareti e
pietra serena grigia per le membrature

Del tutto nuovi sono:


• il fregio continuo bianco (a), che divide
in due lo spazio e alleggerisce
visivamente la parte superiore
• lo slancio verso l’alto dato dall’attico e
dalla forma rastremata - cioè più stretta
in alto - delle finestre (b) nei lunettoni
Le Tombe medicee
Due le tombe realizzate dal 1524: la Tomba di Lorenzo duca d’Urbino
e la Tomba di Giuliano duca di Nemours, nipote e fratello di Leone X.
Nella Tomba di Giuliano de’ Medici sul sarcofago dal coperchio
ellittico vi sono le figure allegoriche del Giorno e della Notte,
mentre una nicchia ospita la statua idealizzata del Medici.

La parete è
modulata da
membrature
architettoniche
in forte risalto.

La tomba in marmo
bianco (azzurro) è
come compressa tra
superfici murarie in
pietra serena (rosso).
Biblioteca Laurenziana
Nel 1524 Michelangelo intraprende il progetto per la sala di lettura e
il vestibolo della Biblioteca annessa alla Chiesa di San Lorenzo.

La sala di lettura è un vasto salone rettangolare, coperto da un soffitto a


cassettoni e ritmato sulle pareti da paraste e finestre in pietra serena.
Biblioteca Laurenziana
Al salone si accede da un vestibolo alto e stretto che dà l’impressione di
trovarsi in un cortile su cui affaccino nobili edifici.

La scalinata è una sorta


di «colata lavica» che
avanza veloce al centro
e rallenta ai bordi per
l’attrito delle sponde
laterali.

Il salone è un ampio spazio


Il vestibolo:
sviluppato in lunghezza
con pareti poco spesse. • ha le pareti divise in due da
una cornice orizzontale
• ha colonne binate incassate
Michelangelo fornisce i su mensoloni doppi
disegni anche per i • ha finestre cieche tra le
cassettoni del soffitto, i colonne
decori del pavimento e la • è occupato da un’ampia
forma di sedili e tavoli. scalinata
Piazza del Campidoglio
Trasferita in Campidoglio la Statua equestre di Marco Aurelio, papa Paolo III
commissiona a Michelangelo la sistemazione della piazza.

Michelangelo colloca la statua al


centro di una piazza trapezoidale, su
cui si affacciano i palazzi sede del
governo cittadino.

Interviene nei palazzi, progettando la


ristrutturazione dei due preesistenti
e la costruzione di un terzo ex novo.

Armonizza le facciate dei palazzi e


conferisce alla piazza un aspetto
pluridirezionale e aperto.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Piazza del Campidoglio
La piazza è delimitata su tre
lati da Palazzo Senatorio (a),
Palazzo dei Conservatori (b)
e Palazzo Nuovo (c).

Da qui si dipartono cinque


strade (1-5), di cui la
centrale (5), perpendicolare
al Palazzo Senatorio, è
rivolta verso la città.

Per Palazzo Senatorio (a partire


dal 1546) progetta e realizza la
scala a rampe contrapposte. Nel Palazzo dei Conservatori (dal 1562 alla morte
nel 1564) crea un prospetto porticato con un ordine
gigante di paraste addossate a pilastri.
Basilica di San Pietro
Dopo Bramante e Raffaello, toccò a Michelangelo la direzione della fabbrica
di San Pietro e il definitivo progetto per l’area absidale della Basilica.

Michelangelo riceve l’incarico da Paolo III nel


1547 e vi lavora fino alla morte, nel 1564, ma il
suo progetto sarà portato a termine nel 1593.

Recuperando i
quattro pilastroni
costruiti da Bramante,
Michelangelo torna
alla pianta centrale.

L’esterno è scandito da
paraste di ordine gigante
a cui si sovrappone
un’alta cornice.
La cupola di San Pietro
La cupola, progettata da Michelangelo ma costruita tra il 1588 e il
1593, è a doppia calotta come la cupola di Brunelleschi a Firenze.
La lanterna ripete il
motivo a colonne
binate del tamburo.

La struttura a doppia
calotta si basa sul
sistema di costole
portanti.

L’ordine gigante del


Il tamburo è ritmato
prospetto esterno ha
da colonne binate e
logica prosecuzione nel
da finestroni
tamburo anulare e nei
timpanati e
costoloni della cupola.
centinati.

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