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Riassunto Botticelli

Botticelli nacque a Firenze nel 1445 e fu sin da piccolo un apprendista orafo, che gli permise
di conoscere tutte le possibilità espressive del disegno. Nel 1465 fu apprendista presso la
bottega di Filippo Lippi, pittore fiorentino molto importante, da cui apprese la linea di
contorno delle figure morbida e sinuosa, elemento caratterizzante della sua particolarissima
pittura. Questo diventò presto il pittore favorito dei Medici e il migliore interprete durante i,
governo di Lorenzo il Magnifico. Botticelli infatti incarnava al meglio la nuova figura
dell’artista del Rinascimento maturo essendo il pittore di riferimento della corte medicea e
interpretando i desideri e le finalità politiche di questa famiglia, prendendo sempre in
considerazione la filosofia e la letteratura, facendo infatti riferimenti a queste realizzava
opere molto complesse e raffinate. I dipinti realizzati da questo sotto la commissione dei
Medici presentano dei significati assai complessi e simbolici, e legati soprattutto alla corte
che glieli commissionò.

Le pitture di favole:
Nel 1481 Botticelli fu messo tra gli artisti scelti per recarsi a Roma a decorare la Cappella
Sistina. Quando tornò a Firenze gli fu commissionata dai Medici una raccolta di dipinti,
intitolata “le pitture di favole”, che presentava per la prima volta nell’arte italiana la
realizzazione di grandi composizioni a soggetto mitologico, con figure a grandezza naturale.
Tra questi dipinti ci sono: la Primavera (1482-1483) e la Nascita di Venere (1484-1485),
opere tanto affascinanti quanto complesse, entrambe legate alla dea della bellezza
(Venere).

La Primavera:
Commissionata dalla corte medicea a Botticelli dopo il suo ritorno a Firenze, questa fu
realizzata intorno al 1482 ed è forse una delle opere più celebri del Rinascimento a causa
della bellezza della scena, dell'eleganza delle figure e della grande attenzione che Botticelli
pone in ogni piccolo dettaglio.
Guardando il dipinto possiamo appunto vedere come viene raffigurato il regno di Venere, è
possibile anche riconoscere il giardino delle Esperidi, i cui pomi d’oro sono raffigurati con le
arance. Vediamo infatti sull’estrema destra la figura di Zefiro, vento fresco della primavera,
che tocca la ninfa Clori, la quale subito dopo il contatto si vede trasformarsi in Flora, dea
della primavera e della fecondità. Al centro, posta un po’ arretrata, si trova Venere, secondo
la rilettura della filosofia neoplatonica raffigurata come la dea dell’amore spirituale che
indirizza gli uomini a fare del bene. Si intravede alle sue spalle un cespuglio di Mirto, simbolo
del matrimonio, e sopra di lei il figlio di cupido, che, in volo, scaglia una freccia infuocata
verso le tre grazie, impegnate nella loro danza, per i romani la mitizzazione di eleganza,
grazia e portamento. Infine completamente a sinistra si può vedere Mercurio, messaggero
degli dei, che sposta le nubi con il suo bastone.
Il significato di questo dipinto è però racchiuso nella corrente del neoplatonismo fiorentino, la
tesi più attendibile sul significato di quest’opera è infatti che questa rappresenti la conquista
della ragione, attraverso i diversi aspetti dell’amore, da quello terreno, a quello platonico.
Venere rappresenta invece l’humanitas, svolge infatti da mediatrice della bellezza scaturita
dall’incontro tra materia e spirito. Le grazie rappresentano invece i tre aspetti di Venere: la
castità, la bellezza e la voluttà.
Botticelli realizza questo dipinto preferendo la rappresentazione delle immagini tramite la
linea di contorno delle figure morbida e sinuosa alla prospettiva tipica del rinascimento
fiorentino. Vediamo inoltre le figure femminili raffigurate come vere icone di bellezza, mentre
i visi dei personaggi che esprimono un forte senso di malinconia.

La Nascita di Venere:
Altra celebre favola mitologica rappresentata da Botticelli nelle pitture di favole è la Nascita
di Venere. Anche questa commissionatagli dai Medici, la realizzò tra il 1484 e il 1485. In
quest’opera vediamo infatti la dea, nata dal mare, mentre raggiunge tramite una conchiglia
spinta da Zefiro l’isola di Cipro, dove è avvolta da una delle Ore, ninfe che presiedono le
stagioni, che le offre un mantello per coprirsi.
Anche in questo dipinto vediamo la dea come la rappresentazione dell’humanitas, ovvero
dell’armonia e della perfezione nate dall’unione della materia con lo spirito.
Si vede invece Venere caratterizzata da un’espressione fortemente malinconica, tipica
caratteristica delle opere di Botticelli. Quest’ultimo inoltre, concentrandosi molto sul senso
allegorico e filosofico del dipinto, quasi si disinteressa e tralascia la resa dello spazio tramite
la prospettiva. Le figure sono infatti raffigurate frontalmente e il paesaggio ripreso dall’alto,
sembra infatti che le figure appaiano ritagliate su uno sfondo bidimensionale.

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