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Alla fine del primo millennio la grande maggioranza delle popolazioni europee
viveva nelle campagne, producendo e consumando tutto ciò di cui aveva bisogno;
ogni vallata, ogni villaggio, ogni feudo era come chiuso in se stesso.
Le comunicazioni risultavano difficili e incerte, le guerre private e le violenze
si ripetevano con regolare frequenza.
In questa generale situazione di precarietà e di incertezza, solo la fede dava conforto e speranza,
anche se si trattava di un sentimento religioso estremamente semplice ed ingenuo,
pieno di superstizioni e false credenze visto che la religione cristiana
era penetrata solo parzialmente nella cultura popolare
a causa di un'evangelizzazione troppo affrettata e superficiale.
Quando la gente non sapeva affrontare qualcosa di sconosciuto, si rivolgeva alla magia
e questo non accadeva solo alle persone ignoranti, ma a tutta la popolazione.
Ad esempio, poiché una delle malattie dell'epoca più temute era la peste,
i medici, non essendo in grado di combatterla, si rivolgevano alla magia,
e alcuni tra i più celebri medici dell'epoca, arrivarono ad attribuire
un grande potere protettivo a determinati amuleti.
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I cronisti raccontano che all'avvicinarsi dell'Anno Mille,
si diffuse la paura che la fine del mondo fosse prossima.
Ciò si fondava sull'Apocalisse di Giovanni Evangelista che profetizzava,
mille anni dopo Cristo, la venuta di Satana e il Giudizio Universale.
Fra le varie superstizioni che nacquero in questo periodo, arrivate fino a noi,
c'è quella legata al giorno 13 come giorno sfortunato.
Questa superstizione risale al 1307.
Il 14 settembre 1307 Filippo IV, detto "il bello", Re di Francia,
inviò messaggi sigillati a tutti i soldati del Regno,
ordinando l'arresto dei Cavalieri Templari e la confisca dei loro beni
che venne eseguita proprio venerdì 13 ottobre 1307.
Si attaccarono tutte le sedi dei Templari in Francia con la scusa di accertamenti fiscali
e i Templari vennero arrestati con accuse di sodomia, eresia, idolatria e di adorare
una misteriosa divinità pagana, il Bafometto (o Banfometto, forse la storpiatura di Maometto).
Anche la superstizione secondo la quale porta male passare sotto una scala
nasce in questo periodo. La ragione risiede nella religione.
e cioè nella violazione della Santissima Trinità.
Gli antichi Cristiani consideravano la forma triangolare
come il sacro segno della Trinità (Padre - Figlio - Spirito Santo).
Quando una scala era spinta contro un edificio, formava l’immagine di un triangolo,
e quindi, camminandoci sotto, di fatto si "spezzava"il triangolo.
Per questo, chi passava sotto una scala veniva etichettato come vicino a Satana.
Una delle superstizioni popolari più irragionevoli fu la paura del buio.
"Molti uomini, - scrive il canonico Bucardo di Worms- non usano uscire di casa prima dell'alba
perché dicono che gli spiriti maligni hanno più potere di colpirli prima del canto del gallo".
Chi ne aveva la possibilità poneva di notte accanto al letto un lume per tenere lontani i demoni.
L'usanza del ferro di cavallo sulla porta, come portafortuna, invece,
deriva dal fatto che nel Medioevo si riteneva che le streghe avessero paura dei cavalli.
Un ferro di cavallo quindi, le teneva lontane.
Da una parte c'è Dio, dall'altra il diavolo, due poteri che non conoscono né compromessi, né
incontri.
Se un'azione è buona, viene da Dio, se un'azione è cattiva, proviene dal diavolo.
Il maligno appariva sotto aspetti diversi, ma la forma più sinistra
da lui assunta era quella di un essere deforme, alterato, orrendo e ripugnante.
Era opinione diffusa, peraltro, che il diavolo fosse un essere quasi umano, astuto e maligno.
Quando si presentò a un monaco di Cluny che stava a letto malato,
gli apparve come un piccolo etiope nero orribilmente deforme,
con le corna che gli uscivano dalle orecchie e le fiamme dalla bocca
come se volesse mangiare la carne stessa del monaco malato.
Proprio come Dio viveva nel giusto, così il diavolo possedeva il peccatore.
Il peccato consegnava fisicamente il peccatore nelle mani del maligno.
Gli avvenimenti più comuni della vita quotidiana erano interpretati
come segni del divino favore o sfavore provocando manifestazioni
di giubilo generale o di infinito terrore.
Il male era qualcosa di reale, di tangibile, qualcosa in grado di provocare
un effettivo danno fisico: un colpo di vento avrebbe potuto essere il respiro di satana.
Tutta l'atmosfera era piena dello spirito del male che stava dovunque,
sapeva tutto e spiava ogni più intimo pensiero e ogni minima debolezza dell'uomo.
Alla preoccupazione suscitata da queste forze maligne si sommava la paura della morte
e dell'inferno, una paura che rasentava l'ossessione, anche perché i predicatori avevano diffuso
la credenza che la stragrande maggioranza degli uomini fosse formata da dannati.
Le impressionanti e drammatiche descrizioni dell'inferno erano perciò costantemente presenti.
Uno dei più diffusi manuali dei predicatori, offre un quadro estremamente truce dell'inferno:
un fracasso spaventoso, urla di torturati, infuriar dei diavoli, il battere e il risuonar
dei loro martelli infuocati e una fitta massa umana che sbanda da una parte e dall'altra
del forno infernale, colpendosi a vicenda, ciascuno graffiando il viso del vicino
con un ghigno folle o lacerando la propria carne con indicibile collera.
Buona parte di queste descrizioni scaturivano da visioni o dai racconti di coloro
che sostenevano di essere discesi con il proprio corpo nell'inferno.
Forse gli uomini colti non sempre credevano a queste storie, ma esse riflettevano
concetti sostenuti più o meno da tutti e che, comunque,
erano ascoltate ovunque con grande interesse.
Tutti poi erano convinti che la salvezza eterna non era nulla più di un miracolo,
che bisognava chiedere a Dio attraverso l'intercessione dei santi e della chiesa.
Era diffusissima la credenza che i morti potessero tornare nel mondo
per visitare i loro parenti e per far del male agli uomini.
Particolarmente temuti erano i morti suicidi, i criminali, gli insepolti,
i bambini nati morti e rimasti senza battesimo e le donne morte di parto.
Si pensava che questi spiriti non riuscissero a trovare pace nell’aldilà
e che quindi si sfogassero sugli uomini.
Per questo motivo tutti, fin da piccini, imparavano i riti e le formule
che dovevano servire a tener lontani i morti malvagi.
Una pratica abbastanza diffusa era quella di rubare le ostie consacrate
o l’olio santo e di usarli per ottenere benefici o per svolgere riti demoniaci.
Su questo esiste una casistica impressionante e anche una serie di racconti miracolosi.
Si racconta che un contadino rubò un’ostia e la mise nell’arnia
per far produrre più miele alle api.
Al mattino trovò nell’arnia Gesù Bambino in persona
e tutto il suo terreno si trasformò in un deserto:
le api poi costruirono spontaneamente una chiesetta in cera dove riposero l’ostia.
Così gli uomini nel Medioevo vivevano costantemente sotto un doppio controllo:
dei demoni che si precipitano sulla terra richiamati dai loro peccati
e degli angeli che vigilano sulla loro salute spirituale.
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Ma l'Anno Mille trascorse come tutti gli altri e molte paure
cominciarono a svanire; "le tenebre si rischiarano", scriveva un ignoto poeta.
Infatti le frontiere orientali dell'Impero germanico divennero sicure
dopo la sconfitta degli Ungari e la loro cristianizzazione.
La morsa di ghiaccio che a lungo aveva assediato l'Europa, dovuta sembra
a forti perturbazioni solari, si attenuò e la nuova dignità assunta dalla cavalleria,
smorzò i soprusi e le violenze feudali, una nuova era stava per cominciare.