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Pittura del ’200 e del ’300

in Italia
Nasce la pittura italiana
• Per molti secoli la pittura bizantina influenza l’arte italiana che adotta
l’uso dell’oro, la posizione rigida delle fi gure, gli sguardi fissi, la
mancanza di rilievo plastico.
• Dalla metà del 1200 però, alcuni artisti sperimentano nuovi modi
espressivi che segnano l’inizio della vera e propria pittura italiana basata
sull’espressione dei sentimenti e sulla raffigurazione del volume e dello
spazio.
• I principali centri di questo rinnovamento sono Firenze e Siena.
La pittura a Siena e i «fondi oro»
• A Siena, nasce e si sviluppa una scuola pittorica di eccezionale importanza, i cui protagonisti sono Duccio di
Buoninsegna, Simone Martini e i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti.
• Duccio è ancora molto legato ai modelli bizantini, ma usa una linea elegante e armoniosi accostamenti cromatici,
tipici del Gotico europeo.
• Simone Martini, allievo di Duccio, sviluppa ancor più l’uso della linea ed elabora una raffi nata gamma di variazioni
cromatiche. Inoltre rappresenta con molta sensibilità i sentimenti dei personaggi raffigurati.
• Ambrogio Lorenzetti nel grande affresco sugli Effetti del Buon Governo, che abbiamo visto nelle pagine precedenti,
raffigura la sua città come in una favola incantata, facendo del paesaggio, per la prima volta, il soggetto della pittura.
• Le pale d’altare, grandi dipinti su tavola collocati sopra l’altare, sono le opere più significative di questo periodo. Le
pale d’altare sono spesso «fondi oro», tavole di soggetto sacro dove le figure sono dipinte a tempera (un impasto di
polveri colorate mescolate a tuorlo d’uovo e acqua) mentre sugli sfondi sono stese sottilissime foglie d’oro.
LA TECNICA DEI FONDI ORO
Una tavola dipinta è costituita da più tavole incastrate e incollate tra loro.
• Le tavole di pioppo vengono preparate coprendo i nodi, le giunture e le venature con strisce di tela di lino
incollata.
• Il tutto è coperto con strati di gesso, prima grosso e poi fine, impastato con colla animale (imprimitura) e poi
levigato.
• Sulla superficie liscia si traccia il disegno a carboncino che viene ripassato con pittura nera. Con una punta di
metallo si incidono i contorni delle zone in cui andrà messo l’oro.
• Per fissare poi l’oro, foglia a foglia, viene usato il bolo, un impasto di argilla e bianco d’uovo, di colore rosso,
che viene steso a pennello in strati successivi. 5 L’oro viene brunito, cioè fatto aderire alla superficie e infine
decorato con punzonature a pressione.
• Infine viene steso il colore a tempera sulle mani e sui volti, prima il verde e poi il rosa. I dettagli sono rifiniti col
nero. Ulteriori linee d’oro possono essere applicate successivamente fissando ritagli d’oro con un olio gommoso
La pittura a Firenze e le Croci dipinte
• La pittura fiorentina del 1200 e del 1300, con Giunta Pisano, Cimabue e poi Giotto, si allontana dai modelli bizantini più di
quella senese. È più naturalistica, le fi gure sono più espressive, diventano reali, con corpi «veri». Per alcuni aspetti, come
l’espressione dei sentimenti dei personaggi, i pittori senesi sono vicini ai fiorentini. I temi più frequenti sono le Maestà,
raffigurazioni della Madonna con Bambino seduta in trono e circondata da Angeli e Santi e le Croci dipinte, che già in periodo
romanico erano collocate in alto sul presbiterio delle chiese, come unico arredo sacro.
• Cimabue è l’artista più importante della pittura fiorentina del 1200 e, secondo la leggenda, fu maestro di Giotto, uno dei più
grandi pittori italiani di tutti i tempi. Cimabue è influenzato dall’arte bizantina, ancora molto diffusa in Italia: disegno raffinato,
colori brillanti e uso dell’oro. Il suo interesse per il linguaggio dell’arte romana e per la drammatica espressività del suo
maestro Giunta Pisano, lo hanno spinto, però, verso una raffigurazione più realistica, più chiaroscurata, attenta al volume delle
cose e alla rappresentazione dei sentimenti, come si può vedere nella Maestà degli Uffizi.
• Giunta Pisano rinnova profondamente l’iconografia delle Croci dipinte, derivata dalla tradizione bizantina (vedi la Pittura
romanica).
• La figura del Cristo subisce una grande trasformazione: dalla rappresentazione romanica del Christus Triumphans, cioè vivo,
con gli occhi aperti e trionfatore sulla morte, come nella Croce di Berlinghiero h, si passa, nelle croci di Giunta, di Cimabue e
di Giotto, alla rappresentazione del Christus patiens, piegato dal dolore e con gli occhi chiusi, che mette in evidenza la natura
umana di Cristo.
Lettura dell’opera
Autore: Giotto
Data: 1310 circa
Tecnica: tempera su tavola
Misure:325x201 cm
Madonna di Ognissanti
Collocazione: Firenze,
Uffizi
• COSA. Giotto in questa tavola rappresenta la Madonna ed il Bambino secondo la tipologia della Maestà: la Madonna, seduta su un grande trono e circondata da angeli e
santi, ha il Bambino in braccio e lo mostra ai fedeli.
• COME. Il trono ricorda le eleganti architetture gotiche e sembra decorato con marmi bianchi e colorati. Nello spazio irreale creato dal fondo oro, probabilmente voluto dai
committenti, il trono assume invece profondità, come una vera architettura. Il gradino in basso avanza verso il fedele, mentre la seduta accoglie al suo interno la Madonna
ed il Bambino. Per accentuare il senso dello spazio, i due lati dell’edicola sono bucati e lasciano vedere i Santi sullo sfondo.
• COME. Giotto dipinge Maria come una vera madre che mostra orgogliosa il suo bambino. Il suo corpo non è rigido come quello delle Madonne bizantine, ma sembra
adattarsi ad accogliere e mostrare il figlio. Il gesto affettuoso della mano che tiene il ginocchio è molto umano, diverso da quelli convenzionali e sempre uguali delle
Maestà precedenti.
• COME. Le aureole dorate si sovrappongono come se fossero in uno spazio reale e così scandiscono i diversi piani di profondità.
• COME. Anche gli angeli e i santi attorno al trono sembrano fi gure reali: sotto le pesanti vesti s’intuiscono le forme dei loro corpi. Le ombre e le luci che scorrono sulle
pieghe mettono in evidenza i volumi.
• COSA. I quattro angeli sono rappresentati di profilo, intenti a contemplare il Bambino. I due angeli con le vesti verdi portano la corona, simbolo di regalità, e la pisside,
simbolo del sacrificio perché contiene le ostie consacrate. I due angeli con le vesti bianche, in ginocchio, offrono vasi di gigli bianchi, simbolo di purezza, e rose rosse,
simbolo della Passione.
• PERCHÉ. Giotto rinnova il genere della Maestà, mettendo in risalto l’umanità delle fi gure sacre, che non sono più icone distanti, ma persone vere. Per queste fi gure
«fatte di carne ed ossa» costruisce uno spazio reale, come il trono di marmo. Le enormi dimensioni della tavola e le misure aumentate della Madonna e del Bambino
rispetto alle altre fi gure dovevano rendere ancora più forte l’impressione sui fedeli.

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