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LE KORAI
- Era di Samo: tra il 570 il 560 a.C., nella ricca Samo, grande tempio dedicato alla dea Era.
Sopra il consueto costume ionico (chitone), indossava in segno di devozione un velo rituale
(mantello), portando la mano sinistra sul petto come offerta alla dea.
- Kore con il peplo: risalente al 540 530 a.C e situata sull’Acropoli di Atene. Indossa il
tipico costume dorico (peplo), con questo potrebbe raffigurare la dea Artemide. Il viso pieno
appare radioso, conferendole un’espressione lieta e sicura di sé. La cintura stringe il peplo,
marcando l’ampiezza del busto e mettendo in risalto il seno, marcato da lunghe trecce.
Vaso François: un monumentale cratere a volute. Risalente al 570 a.C., fabbricato dal ceramista
Ergotimo e dal ceramografo Clizia. Vi sono raffiguranti miti diversi, connessi tra loro dalla presenza
ricorrente di Achille e Teseo.
Anfora con Achille che uccide Pentesilea innamorandosene: realizzata da Exechias nel
530 a.C. Sull’anfora sono presenti delle scritte “mi fece ex Keys” e “Achille”, il collo decorato con
delle palmette ed erano presenti delle spirali.
LO STILE SEVERO
Efebo di Crizio: la statua di marmo risale al 480 a.C. La scultura erede diretta dell’Efebo biondo
e pone termine alla tradizione del kouros, grazie alla ponderazione molto più evoluta, la figura
avanza infatti la gamba destra, liberata dal peso del corpo, di conseguenza il bacino si solleva
lateralmente, mentre le spalle restano orizzontali e frontali. La parte destra del corpo risulta più
libera e dinamica, mentre la sinistra più statica. Gli occhi vennero inseriti a parte.
Auriga di Delfi: 470 a.C. La statua, che faceva parte di un gruppo comprendente una quadriglia,
è stata fusa in sei pezzi separati e poi assemblati. Il giovane impugna le redini nella mano destra e
indossa un lungo chitone. L’atteggiamento calmo e composto del soggetto indica che la corsa si è già
conclusa e che egli guida il carro in una sorta di parata finale.
Apollo Parnopio: risalente al 450 a.C. e realizzato da Fidia. Offerto in ringraziamento al Dio per
aver scongiurato un’invasione di locuste. Inizialmente fu realizzata in bronzo e successivamente fu
fatta una copia in marmo.
Il Discobolo: risale circa 450 a.C., è la copia romana di un originale in bronzo. Il corpo mostra
complesse torsioni e flessioni e i muscoli sono tesi e dettagliati. Il gesto atletico è colto nel momento
precedente all’azione, fissato in un istante sospeso. L’azione mette in moto tutti muscoli, ma questa
contrazione è in forte contrasto con il volto, che non manifesta segni di sforzo o agonia.
POLICLETO DI ARGO
Scultore bronzista, autore del trattato sulle proporzioni, il Canone. Proporzione ideale: testa 1/8 del
corpo.
Il Doriforo: risale al 450 a.C., copia di un originale in bronzo. Non è più presente una rigida
frontalità. L’atleta è colto in movimento. Ad ogni flessione di una parte del corpo, si contrappone il
rilassamento della parte opposta, creando così il ritmo chiastico.
Il Diadumeno: risalente al 430 a.C. in bronzo, mentre la copia in marmo è del II secolo. Scultura
realizzata da Policleto di Argo, rappresenta un giovane atleta mentre si stringe intorno al capo la
benda della Vittoria.
I Bronzi di Riace: risalenti al 450 a.C. e recuperati nel 1972 nel Mar Ionio, presso Riace, in
Calabria. Sicuramente di origine greca, lo possiamo notare grazie alla terra rinvenuta al suo interno
che fu stata analizzata e ricondotta all’isola di Argo. Le statue raffigurano due guerrieri stanti e
nudi. In origine erano armati di lancia, impugnata nella mano destra, e di scudo, portato sul braccio
sinistro piegato. Diversi elementi stilistici ci fanno ritenere che le due statue appartenessero a un
unico gruppo statuario (i 7 di Tebe). La spiegazione più verosimile a causa delle differenze è la
presenza di artisti diversi:
- Il guerriero A, oggi a capo scoperto, ma originariamente protetto da un elmo, sembra più
aggiornato e presenta maggiori dettagli, anche se la complessa acconciatura ricorda modelli
di stile severo. Presenta i denti in evidenza per mostrare la cruentezza. Agelata il giovane,
maestro di Policleto.
- Il guerriero B è ritratto nella stessa posa del compagno, ma il più anziano, ha una
pettinatura più semplice e un aspetto meno energico. Sopra la testa aveva una specie di
cuffia in feltro. La sua realizzazione è ricondotta a Mirone o Fidia.
Le labbra in rame, la sclera in marmo. Varie teorie: 1° due fratelli che combatterono tra di loro;
2° combattenti insieme