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DISEGNO E STORIA DELL’ARTE

LA SCULTURA GRECA
ARCAICA.

LICEO SCIENTIFICO
Ano: Primo Turma:
Única.
INTRODUZIONE – LA SCULTURA ARCAICA
GRECA: CONTESTO E CARATTERISTICHE.
La Scultura Greca Arcaica: contesto e
caratteristiche.

• All’età arcaica incomincia il lungo


cammino della statuaria greca verso la
perfezione tecnica e l’equilibiro formale
insuperabili dell’età classica.

• Tutta la produzione della scultura


arcaica è riconducibile a due tipologie
principali: il Kouros e la Kòre. Il Kouros
(plurale Koùroi) è un giovane uomo
nudo, in posizione stante, raffigurato
con la testa eretta, le braccia
convenzionalmente estese lungo i
fianchi, i pugni serrati e la gamba
sinistra leggermente avanzata.
La Scultura Greca Arcaica: contesto e
caratteristiche.

• La Kòre (plurale: Kòrai) è una giovane donna


vestita con Chitóne (tunica) e Himátion
(mantello), in posizione stante, con la testa
eretta, i piedi uniti, un braccio steso lungo il
fianco e l’altro ripiegato sul petto, alle volte in
atto di recare un vaso con delle offerte.

• La Dama di Auxerre (metà del VII sec. a.C.) è


stata prodotta proprio in ambiente cretese. Le
forme anatomiche del corpo vengono definite da
masse regolari (quase dei solidi geometrici).
L’influsso egizio si vede dal volto triangolare, dai
capelli a trecce ordinate e dagli occhi a
mandorla.
La Scultura Greca Arcaica: contesto e
caratteristiche.

• Dalla fine del VII secolo a.C.,


l’interesse della scultura si è
concentrato sulla figura umana: i
Greci vedevano nell’uomo
l’espressione di una perfezione
ideale, il riflesso del divino.

• Le origini del Kouros e della Kòre


sembrano legate ai modelli cretesi
che, a sua volta, rissentivano
l’influsso della tradizione scultorea
siro-fenicia ed egizia.

• Il Kouros di Capo Sunion (600 a.C.


ca.) presenta una forte stilizzazione
delle parti anatomiche e un’evidente
purezza dei volumi geometrizzati.
La Scultura Greca Arcaica
1.a. La scultura dorica.
• Sviluppatasi tra il VII e il VI secolo a.C. nel
Peloponneso, questa corrente si chiama dorica
esattamente per aver origine nella prima regione a
subire l’invasione dei Dori. Le forme umane sono
estremamente semplici, stilizzate e squadrate, le
proporzioni sono massicce.
• I due Kouroi rappresentanti i fratelli Kléobis e
Bíton, risalenti alla seconda metá del VII secolo
a.C., attribuiti a Polymèdes di Argo, sono uno dei
più significativi esempi di scultura dorica.
• Dal punto di vista stilistico, sia per quanto riguarda
le faccie, sia il corpo sono ricollegabili alla
scultura egizia.
• Secondo Erodoto i due giovani erano figli di
Cidìppe, sacerdotessa della dea Héra.
La Scultura Greca Arcaica
1.b. Il Kouros da Anavyssos (540-530 a.C.)
Scolpito alcuni diecenni dopo quegli
anteriori (Kléobis e Bíton), questo Kouros ha
forme anatomiche meglio definite e
proporzioni più esatte rispetto a quelle dei
due fratelli.
• Nonostante conservi la stessa posa rigida e
innaturale, il maggior realismo della testa
e del corpo gli conferiscono un aspetto più
naturale e convincente che i Koúros
anteriori.
La Scultura Greca Arcaica
2. La scultura ionica
• Le statue ioniche erano caratterizzate da
superfici continue e prive di spigoli,
proporzioni di solito allungate e aspetto
leggero ed elegante.
• Sorte in Asia Minore (Ionia) verso la metà del
sec. VI, si è poi sparsa in tutto il territorio
greco.
2.a. Kouros di Melos (550-540 a.C)
• Presenta um busto dalla forma slanciata e
trapezoidale, segno di una nuova concezione
anatomica più naturalistica.
La Scultura Greca Arcaica
2.a. Kouros di Melos (550-540 a.C.

• Il corpo snello e dalle forme curve conferisce


grande eleganza e introduce un potenziale
dinamismo.
La Scultura Greca Arcaica
2.b. Héra di Samo (570-560)
• La statua raffigura forse la stessa dea Héra o
più probabilmente una fanciulla offerente.
• La forma è statica, la figura è stante, ritta e
ferma, com i piedi uniti, Il braccio destro
disteso e quello sinistro piegato sul petto.
• Il corpo cilindrico simula il fusto di una
colonna.La delicata e fitta trama verticale
delle pieghe del chitone si contrappone al
ritmo più ampio e diagonale del himátion.
• La dolce rotondità della figura e della linea
fluente sono espressioni dell’estetica
orientale, il che avvicina quest’opera alla
morbidezza e all’eleganza di una colonna
ionica.
La Scultura Greca Arcaica
3. `Cavaliere Rampin (550 a.C.)
• Si tratta della più antica rappresentazione
scultorea equestre greca.
• La testa del cavaliere fu ritrovata
sull’Acropoli di Atene nel 1877, dove fu
acquistata dal diplomatico francese
Rampin e poi donata al Louvre.
• Dieci anni dopo furono ritrovate anche le
altre parti del corpo del cavallo e del
cavaliere.
• Gli studiosi pensano si tratti del vincitore
di una gara equestre, a giudicare dalla
corona di levistico portata dal cavaliere.
• Si vedono molte corrispondenze stilistiche
e formali col Kouros di Capo Sunion.
La Scultura Greca Arcaica
3. La scultura attica
Moskhòphoros (570 a.C.).
• Si tratta della più importanti tra le numerose
opere realizzate ad Atene e nella sua regione
(Attica) a partire dagli inizi del VI sec. a.C.
• Il Moskhòphoros (da mòskhos, vitelli, e phòros,
portatore). Si tratta forse di un offerente che
reca um vitello alla dea Atena. Infatti da
un’iscrizione sappiamo chi dedicò l’opera:
“Rombos, figlio di Palos”, u allevatore ateniese.
• Sai il tema dell’offerta del vitello sai quello
delle braccia dell’uomo che si incrociano sul
petto com le zampe dell’animale sono
appartenenti alla tradizione arcaica.
La Scultura Greca Arcaica
3. La scultura attica
Moskhòphoros (570 a.C.).

• Contrariamente ai Kouroi più arcaici, questo non è


completamente nudo. Indossa la chlaina (mantello)
e la chlaina (corta tunica) aderente al corpo,
evidenziandone la muscolatura (inizio del panneggio
bagnato nella tradizione scultorea greca).

• Dal punto di vista compositivo, possiamo vedere alle


due illustrazioni che l’autore utilizzò la geometria
per creare um senso di equilibrio e armonia
nell’insieme, basato sul rettangolo (sinistra) e il
quadrato (destra) ambedue aventi gli angoli opposti
uniti da una linea trasversale, formando uma X.
La Scultura Greca Arcaica
3. La scultura attica
Moskhòphoros (570 a.C.).
Particolare della parte superiore della
statua. Il “sorriso arcaico” del
Moskhòphoros.
La statuaria greca verso la
perfezione del Periodo Classico
1. Contesto storico-culturale
• La definitiva vittoria dei Greci sui
Persiani nelle battaglie di Platèa
(479 a.C.) determinò anche
l’ascesa politico-militare di Atene,
giacché questa ebbe un ruolo
fondamentale nella sconfita degli
invasori persiani.
• Atene diviene la prima città della
Grecia, costruendo in imperio
marittimo in tutte le terre e isole
bagnate dal Mar Egeo.
• Con il grande Pericle al potere
politico, Atene ebbe il momento
più alto della sua storia sotto
l’aspetto politico, economico e
culturale.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico
1. Contesto storico-culturale
• Fu anche con Pericle che si concretizzò ad
Atene la vera democracia, con i cittadini
partecipando all’assemblea e sedendo nei
tribunali popolari.
• Con più libertà, anche l’arte si è potuta
evolvere e sviluppare più intensamente e
con maggiore velocità, arrivando in pochi
decenni a superare ampiamente dal punto
di vista tecnico e stilistico tutta la
produzione artistica del Periodo Arcaico.
• Attraverso l’evoluzione della statuaria
possiamo capire con più precisione questa
evoluzione artistica che portò alla
perfezione del Periodo Classico.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico
2. Le opere.
2.a. L’Efebo di Kritios (ca. 480 a.C.)
• L’esempio più importante di questa
trasformazione è l’Efebo (dal greco
éphebos, giovinetto) che l’ateniese Kritios
creò intorno al 480 a.C., cioè poco prima
che Atene venisse saccheggiata dai
Persiani
• La scultura, purtroppo mancante di alcune
parti, fu seppellita dagli ateniesi vicino
all’Acropoli insieme a tutte le statue
abbattute o danneggiate dai Persiani.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico
2. Le opere.
2.a. L’Efebo di Kritios (ca. 480 a.C.)
• L’Efebo ha già in sé alcune soluzioni che
saranno poi proposte dal grande Policlèto
di Argo: la rotazione leggera della testa
verso la sua destra e l’aver messo il peso
del proprio corpo sulla gamba sinistra
arretrata.
• In conseguenza il bacino sinistro ruota
lievemente, sollevandosi a sinistra. La
gamba destra, sgravata dal peso del
corpo, può piegarsi leggeramente e
portarsi in avanti.
• Allo stesso tempo la spalla destra è più
avanzata della sinistra.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico
2. Le opere.
2.b. I Bronzi di Riace (ca. 450 a.C.)
• Nel 1972 il mare Ionio, al largo della località
di Riace (Reggio Calabria), restuì due sculture
bronzee di eccezionale qualità che ancora
vengono indicate come Bronzo A e Bronzo B.
• Il Bronzo A: raffigura un giovane uomo, dalla
lunga capigliatura e dalla barba arricciata; un
guerriero privo dello scudo e delle armi.
L’uomo è saldamente poggiato a terra con
ambedue le piante dei piedi e gravitante sulla
gamba destra, metre quella sinistra è appena
flessa.
La statuaria greca verso la perfezione
del Periodo Classico
2. Le opere.
2.b. I Bronzi di Riace (ca. 450 a.C.)
• Il Bronzo B: colto nella stessa posizione
della statua A, ma la linea alba è
flessuosa e arcuata e la testa ha solo
un leggero scarto verso la propria
destra.
• Ambedue i bronzi hanno gli occhi in
pietra e avorio, mentre le labbra e i
capezzoli sono di rame rosso.
• Ambedue i bronzi sarebbero stati
realizzati attorno al 450 a.C. È stato
suggerito che i Bronzi A e B siano stati
seguiti per l’agorà di Argo.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico
2. Le opere.
2.c. Zeus o Poseidon di Capo Artemisio (ca.
460 a.C.)
• Le sculture di questo periodo di transizione al
classico erano di preferenza eseguite in
bronzo, che permetteva una più grande
libertà compositiva rispetto al marmo, più
usato nel Periodo Arcaico.
• Trovato nei fondali del mare di Capo
Artemisio nel 1926-1928, il dio è
rappresentato nell’atto di lanciare un fulmine
(o il tridente). Le gambe sono divaricate per
dare equilibrio al corpo, il piede sinistro è
saldamente poggiato al suolo e quello destro
vi poggia solo con la punta.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico
2. Le opere.
2.c. Zeus o Poseidon di Capo Artemisio
(ca. 460 a.C.)
• Le braccia sono sollevate quasi a croce: in
tal modo l’intera scultura è compresa
all’interno di una forma quasi quadrata.
• Nonostante l’azione rappresentata, nulla
nella statua indica la tensione del
movimento e dello sforzo compiuto dal
corpo. Infatti tutta la muscolatura è
rilassata e il volto impassibile.
La statuaria greca verso la perfezione
del Periodo Classico
2. Le opere.
2.c. Zeus o Poseidon di Capo Artemisio
(ca. 460 a.C.) – Particolare.
La statuaria greca verso la perfezione del
Periodo Classico - 2. Le opere.
2.d. Discobolo (460 – 450 a.C.)
• Mirone di Eleutère, fu attivo fra il 470 e il
420 a.C. Soprattutto ad Atene.
• La figura del Discobolo, cioè il lanciatore di
disco (DISKOS= Disco + BÀLLEIN = lanciare),
è colta nel momento della massima
contrazione che precede il lancio.
• L’originale in bronze è andato perduto,
come la maggior parte delle statue fatte da
Mirone e di tutta la statuaria greca, oggi
esistono soltanto copie in marmo fatte
dagli scultori romani.
La statuaria greca verso la
perfezione del Periodo Classico -
2. Le opere.
2.d. Discobolo (460 – 450 a.C.)
• Le braccia aperte e la gamba
sinistra flessa formano un grande
arco.
• La tensione muscolare sale dal
piede sinistro in movimento
sinuoso, fino a concentrarsi sulla
mano che stringe il disco.
• La figura è scolpita per essere
vista soltanto frontalmente,
altrimente perde tutto
l’interesse.
La statuaria greca verso la perfezione
del Periodo Classico - 2. Le opere.
2.d. Discobolo (460 – 450 a.C.)
• Lo scrittore romano Plino Il Vecchio
(I sec. d. C.) celebrava il ritmo di questa
statua. Infatti l’atletta è colto nel
momento di massima tensione prima del
lancio del disco.
• Eppure, quella tensione è tutta raccolta
nell’attimo culminante, in cui stasi e
moto coincidono, divenendo pura
energia potenziale.
• Ritmo sia nella sequenza dei movimenti
che ci è dato immaginare, sia nelle
proporzioni tra le parti del corpo.
La statuaria greca verso la
perfezione del Periodo Classico - 2.
Le opere.
2.d. Discobolo (460 – 450 a.C.)
• Seguendo la linea evolutiva che va
dall’Efebo di Kritios allo Zeus o
Poseidon di Capo Artemisio, si
arriva al Discobolo, che
rappresenta il punto massimo di
questo processo, prima di
raggiungere la pienezza del Periodo
Classico.
• A causa della realistica
rappresentazione anatomica, la
coerenza tra i muscoli e la tensione
del movimento, la raffinatezza
della composizione e le proporzioni
quasi esatte, l’opera viene
considerata preclassica.
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• Fu soltanto con Policléto di Argo (V sec.
a.C.) che venne data la soluzione
definitiva ai problemi della statuaria
greca: lui riuscì, finalmente, a riunire in
una sola scultura sia il senso del
movimento sia quello della stasi.
• Questo equilibrio, quest’armonia,
concetti fondamentali dell’arte e della
cultura greca, viene raggiunto in modo
ammirevole da Policleto:
Il Periodo Classico – La perfezione
della statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• Policleto lasciò un’opera scitta, il
Canone (da Kánon=regola),
parzialmente perso, in cui insegna
le regole dell’armonia delle varie
parti del corpo umano fra loro,
avendo come modulo la testa.
• Il Doriforo (il portatore di lancia)
di Policleto viene considerata
l’unica opera che è per se stessa il
«Canone» di tutta l’arte classica
greca, le cui dimensioni rispettano
una regola precisa e le cui parti
corrispondono ritmicamente.
Il Periodo Classico – La perfezione
della statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• In quest’opera i principi di
equilibrio e di armonia, già
presenti in alcune opere arcaiche,
sono ora raggiunti attraverso un
unovo mezzo ordinatore, la
proporzione.
• In quest’immagine vediamo come
Policleto utilizzò nel Doriforo le
proporzioni auree, cioè il rapporto
matematico tra una misura minore
e una maggiore dentro la stessa
statua: A/a; B/b e C/c.
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• Uno dei principi enunciati nel Canone e
appliccati nel Doriforo è quello del
modulo, cioè l’uso di una delle parti del
corpo come unità di misura per così
stabilire rapporti proporzionali tra tutte
le parti del corpo tra di esse e di ciascuna
parte con l’inseme.
• In questo caso il modulo utilizzato è la
testa, cui misura viene utilizzata sia per
stabilire la lunghezza che la larghezza di
ogni singola parte del corpo e dell’inseme
(tutto il corpo).
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• Uno degli aspetti più rivoluzionari del Doriforo
fu l’introduzione del principio del Chiasmo (o
Chiasma), cioè il bilanciamento a X (X = CHI, in
greco).
• Pertanto, il chiasmo consiste nella
corrispondenza inversa tra le parti del corpo, in
particolare tra braccio e gamba opposti.
• Nel Doriforo, la gamba destra é tesa (supporta
il peso del corpo) e il braccio sinistro pure
(supporta il peso della lancia). Invece la gamba
sinistra (flessa) e il braccio destro sono in
riposo.
• Questo stabilisce una corrispondenza incrociata
tra le membra superiori e quelle inferiori (X).
Il Periodo Classico – La perfezione
della statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• Dallo schema del Chiasmo deriva
il principio della ponderazione,
con cui si indica il coordinamento
armonico tra le varie membra, in
una naturale distribuzione dei
pesi.
• Tale principio è valido
indipendentemente dal mutare
della posizione della figura,
evidenzianto dalla leggera
inclinazione delle spalle e del
bacino in funzione della
conservazione dell’equilibrio del
corpo.
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
• Come succede a tutti noi quando siamo in
posizione stante, mentre ci si riposa una
gamba (la sinistra), il peso del corpo viente
sostenuto dall’altra (la destra).
• Ciò provoca l’inclinazionazione del bacino a
sinistra verso il basso e, per compensazione e
preservazione dell’equilibrio, l’inclinazione
della spalla sinistra verso l’alto.
• L’effetto complessivo della ponderazione é la
sinuosità della linea verticale centrale di
simmetria del corpo, che diventa una specie
di S invertito.
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)

. L’effetto della ponderazione.


Il Periodo Classico – La perfezione della
Statuaria greca.
Doriforo (ca. 450 a.C.)
Copia in bronzo scuro.
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Il Doriforo (ca. 450 a.C.)
Particolare del volto.
Il Periodo Classico – La perfezione della
statuaria greca.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.)
• L’ateniese Fidia fu il maggior rappresentante
dell’arte classica greca.
• Tra tante opere purtroppo quasi tutte andate
perse, l’atività di Fidia è legata sopratutto
alla ricostruzione e alla decorazione del
Partenóne.
• Mentre Policleto, contemporaneo di Fidia,
portava a compimento, risolvendoli, i
problemi posti dalla statuaria del periodo
preclassico, Fidia creava una forma scultorea
dotata di grande libertà espressiva e
svincolata dai binari entro i quali la
tradizione avrebbe potuto orientarle
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
1. Apollo Parnòpio (che allontana le cavallette,
dal greco pàrnopes, cavallette). Detto l’Apollo
di Kassel - V sec. a.C.
• Opera creata da Fidia e collocata vicina al
Partenone, sull’Acropoli di Atene.
• Il dio, che reggeva con la destra un ramoscello
d’alloro (o, forse, una cavalletta) e con la sinistra
un arco, è raffigurato nudo e in posizione stante.
• Il busto è ampio, le spalle sono larghe, i muscoli
decisi e modellati con precisione. L’appoggio è
sulla gamba sinistra, ma, contrariamente alle
sculture fin qui viste, i piedi son ben poggiati a
terra, evitando così l’eccessivo sollevamento del
fianco sinistro, come succede con le statue di
Policleto.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
2. Amazzone ferita (ca. 440-430 a.C)

• Nella scultura l’equilibrio è ottenuto sia per


l’appoggio sulla gamba destra tesa sia per l’aiuto
dato dall’asta (un arco, un lungo bastone o una
lancia) che la rotazione del braccio destro,
portato sopra la testa, consente di tenere con
ambedue le mani.

• In tal modo la gamba sinistra risulta scarica da


ogni sorta di peso. Essa, infatti, è flessa e spinta
in avanti, cosicché la coscia ferita possa essere
mostrata in primo piano, sollevando un lembo
della veste e assicurandolo alla cintura
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
3. Le statue gigantesche crisoelefantine di
Zeus in trono, per il tempio di Zeus di
Olimpia e di Athena Parthènos (la Vergine
Atena) per il Partenone (sec. V a.C.)
3.a. La statua di Athena Parhènos.
• Questa statua era posta dall’alto dei suoi
12 metri, a dominare lo spazio della cella
(alta 19m).
• Era tutta fatta di legno e ricoperta di
avorio (per la pelle) e oro per le vesti, la
corona, le arme e la vittoria alata che
teneva alla mano destra. Perciò si dice
crisoelefantina: Crisós (oro) e Eléphas
(avorio).
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
3. Le statue gigantesche crisoelefantine di
Zeus in trono, per il tempio di Zeus di
Olimpia e di Athena Parthènos (la Vergine
Atena) per il Partenone (sec. V a.C.)
3.a. La statua di Athena Parhènos (II sec.
d.C.) Copia romana in marmo.

• Perduto l’originale della statua, possiamo


farcene un’idea mediante le piccole copie
pervenuteci, come quella detta Athena
del Varvakéion, la meglio conservata,
nonostante la scarsa vitalità della figura.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
3. Le statue gigantesche
crisoelefantine di Zeus in trono,
per il tempio di Zeus di Olimpia e di
Athena Parthènos (la Vergine
Atena) per il Partenone (sec. V
a.C.)
3.b. La statua di Zeus in trono per
il tempio di Olimpia (o Zeus
Olimpico). Ca. 433 a.C.
• Il dio principale dell’Olimpo viene
rappresentato seduto solenne sul
trono, avendo nella mano sinistra il
scettro e su quella destra una Nike
(Vittoria).
• Come l’Atena del Partenone,
questa statua era alta ca. 12m).
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
3. Le statue gigantesche
crisoelefantine di Zeus in trono,
per il tempio di Zeus di Olimpia e di
Athena Parthènos (la Vergine
Atena) per il Partenone (sec. V
a.C.)
3.b. La statua di Zeus in trono per
il tempio di Olimpia (o Zeus
Olimpico). Ca. 433 a.C.

• Disegno ricostrutivo ipotetico.


Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
4. Il Partenone (sec. V a.C.)
• Il Partenone fu il più
importante tempio di Atene
e il più famoso di tutta la
Grecia, iniziato nel 447 a.C.
sotto la supervisione di Fidia
(che non fu l’autore del
progetto architettonico).
• Il tempio é dorico, periptero,
octastilo e la sua cella
accolgieva la gigantesca
statua di Atena (ca. 12m di
altezza).
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
4. Il Partenone (sec. V a.C.)
• I probabili architetti del
Partenone furono Iktino,
Callicrate e Karpion, che
operarono sotto la guida di
Fidia.
• Alla parte tecnica e
progettuale lavorò
soprattutto Iktino, che
riutilizzò parte di un
preesitente tempio
costruinto 490 a.C.
• Fu tutto edificato in
pregiato marmo pentelico,
estratto nell’Attica.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
4. Il Partenone (sec. V a.C.)
• Il tempio, dorico, è
octastilo. La presenza di
otto colonne sul fronte,
anziché sei come nella
consolidata tradizione
dorica, lo rende più larghi
dei templi coevi.
• L’imponenza si attenua
anche grazie ad un
calcolato equilibrio di
misure e rapporti tra le
parti dell’edificio.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
4. Il Partenone (sec. V a.C.)
– Ricostruzione di Nashville
(USA).
• Il tempio, dorico, è
octastilo. La presenza di
otto colonne sul fronte,
anziché sei come nella
consolidata tradizione
dorica, lo rende più larghi
dei templi coevi.
• L’imponenza si attenua
anche grazie ad un
calcolato equilibrio di
misure e rapporti tra le
parti dell’edificio.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
4. Il Partenone (sec. V a.C.)- Pianta.

• Confronto tra la pianta del Partenone


(in grigio-blu) e quella dell’edificio
precedente (in rosso).
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
5. Le Sculture del frontone Ovest Partenone (sec.
V a.C.)
• I rilievi dei frontoni rappresentano la migliore
testimonianza del valore degli scultori del
Partenone, primo tra tutti Fidia.
• In entrambi i frontoni il disegno compositivo è
unitario, grazie al succedresi coordinato di figure
entro lo spazio triangolare del timpano.
• Oggi non è purtroppo possibile cogliere i gruppi
scultori nel loro insieme. Del frontone occidentale
(Ovest) possiamo farci un’idea della composizione
originaria solo mediante i disegni del francese
Jacques Carrey (1649-1726).
• In esso è raffigurata la contesa di Atena con
Poseidone per i predominio sull’Attica. Le due
divinità dominano lo spazio centrale, in piedi, ma
contrapposti in atteggiamenti risoluti.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
5. Le Sculture del frontone Ovest
Partenone (sec. V a.C.)
• Frammento della statua della dea
Iris, localizzata nella parte destra
della composizione.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
5. Le Sculture del frontone Est
Partenone (sec. V a.C.)
• Il frontone orientale (Est)
celebra la Nascita di Atena
dal capo di Zeus alla presenza
di altre divinità.
• Tre dee assistono al prodigio
(Hestia, Dione e Afrodite).
• I loro corpi passano così, da
una visione laterale a una
frontale, modulando questo
passaggio per fasi successive
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
5. Le Sculture del frontone Est
Partenone (sec. V a.C.)
• Le tre dee alla parte destra
del frontone est, Hestia,
Dione e Afrodite.
• La posa delle gambe di Dione,
viste di scorcio, si
relazionano tanto alla figura
sdraiata quanto a quella
frontale.
• Il movimento chiaroscurale
arrichisce l’insieme con varie
soluzioni di luce. Il panneggio
velato determina un effetto
‘di stoffa bagnata’.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le
Opere
5. Le Metope del Partenone
(sec. V a.C.)
• Il fregio dorico del
Partenone fu scolpito per
primo. Era costiuito da 92
mètope (125 x 120 cm).
• Ne restano 19, tutte del
lato Sud, la maggior parte
conservata al British
Museum di Londra.
• Il tema era la
Gigantomachia (lotta tra i
Titàni e gli dèi) e la
Centauromachia (lotta tra
Lapiti e Centauri).
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
5. Le Metope del Partenone (sec. V a.C.)
• Il Lapita e il Centauro: l’incrocio delle
diagonali definisce il punto di
congnizione tra le zampe anteriori del
centauro e il ginocchio destro del Lapita.
• Il braccio destro del centauro che stringe
alla gola il Lapita e il braccio destro di
questi che colpisce l’altro con un pugno
al volto disegnano una forma a
mandorla.
Fidia (ca 490 – 430 a.C.) – Le Opere
5. Le Metope del Partenone (sec. V a.C.)
• In questa metopa si descrive un
momento della lotta tra un Lapita e un
Centauro. I rilivevi hanno un accentuato
plasticismo, con alcune parti a tutto
tondo; le masse si contrappongono,
creando un senso di ritmo intenso.
• L’alta qualità tecnica raggiunta dalla
scultura è piegata alle necessità del
racconto.
• I corpi dei due contendenti si incurvano
in direzoni opposte creando allo stesso
tempo un senso di lotta e armonia
dell’insieme.
• Le pieghe chiaroscurali del mantello del
Lapita mettono in rilsalto i volumi dei
due lottatori.

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