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Solo una piccola parte della produzione scultorea greca è giunta fino a noi. Molti dei capolavori
descritti dalla letteratura antica sono ormai perduti o gravemente mutilati, e la stragrande
maggioranza e in particolare le statue in bronzo, il cui materiale era più facilmente riutilizzabile, ci
è conosciuta solo da copie di epoca romana, più o meno fedelmente riprodotte. A partire dal
Rinascimento, molte sculture sono inoltre state restaurate da artisti moderni, a volte alterando
l'aspetto e il significato dell'opera originale: un discobolo si trova trasformato in gladiatore morente,
un dio riceve gli attributi tipici di un'altra divinità, la testa di una certa statua si trova ricomposta
con il torso di un'altra, e via dicendo. Infine la nostra visione della scultura antica è distorta, poiché
ritrovamenti e studi scientifici hanno dimostrato come la policromia di statue e architetture fosse
una caratteristica imprescindibile delle opere, ma solo in rarissimi casi essa si è preservata fino a
noi: le ricostruzioni moderne con calchi che riproducono i colori delle sculture, ricostruiti sulla base
di analisi scientifiche, possono risultare sconcertanti.
Policleto (Argo, V secolo a.C.) è uno scultore e bronzista greco antico del periodo classico. Fu una
delle massime figure della scultura greca del periodo classico (anche se certi elementi lo collegano
anche all'ultimo arcaismo).
Contemporaneo di Fidia e Mirone, allievo di Agelada, fu attivo principalmente tra il 465 e il 417
a.C. Come artista ebbe molto successo in Grecia grazie alle sue opere e la girò spesso per
pubblicizzarle e venderle; meno noto a noi rispetto al contemporaneo Fidia, era molto apprezzato
dai privati, come dimostrano la gran quantità di copie delle sue statue. Della sua vita si sa ben poco
e la data di nascita e morte sono tuttora incerte.