La maggior parte della musica popolare che oggi ascoltiamo, eseguiamo o componiamo rientra
nell’insieme della musica tonale. La musica tonale prende questo nome perché ogni brano ruota
attorno a una nota centrale, detta tonica, da cui si parte per costruire una scala musicale.
La linea melodica (il cantato) e la progressione armonica (le note dell’accompagnamento
musicale e gli accordi sottostanti) della canzone si baseranno generalmente sulle note
appartenenti alla scala/tonalità.
Prima di proseguire, ripassiamo insieme le note dell’ottava sui tasti del pianoforte.
Come vediamo dall’immagine, per il rapporto di enarmonia, lo stesso suono sulla tastiera può
essere identificato con più di una nota musicale, come ad esempio Fa/Mi#. È importantissimo
ricordare che, nelle comuni scale eptatoniche che studieremo nelle prossime pagine, non si può
susseguire due volte la stessa nota, così come non si può “saltare” una nota. Ad esempio, nella
scala di Do maggiore non avremo Do, Re, Mi, Mi#, Sol, La, Si, Do, ma avremo Do, Re, Mi, Fa, Sol,
La, Si, Do.
Mentre nella notazione musicale italiana le note sono Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, nella notazione
musicale anglosassone le note sono rispettivamente C, D, E, F, G, A, B.
ESERCIZIO
Associa a ogni nota scritta secondo la notazione anglosassone il suo corrispettivo italiano, e
viceversa.
C# = ____________ Solb = ___________ F = ____________
Sib = ____________ Eb = _____________
La# = ___________ D# = _____________
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Possiamo fare una prima elementare distinzione tra i brani in tonalità maggiori, che si basano su
una scala maggiore, e brani in tonalità minori, che si basano su una scala minore.
Possiamo costruire scale musicali maggiori e minori a partire da ognuna delle 12 note dell’ottava.
Alcune scale saranno più confortevoli da suonare al piano rispetto ad altre, in base al numero di
alterazioni contenute (ossia di tasti neri).
La scala maggiore
Per costruire una scala maggiore a partire da qualsiasi nota dell’ottava, ci basterà ricordare la sua
struttura intervallare, ossia la distanza che intercorre tra le sue note consecutive, che può essere
di un semitono (il tasto del pianoforte subito successivo), o di un tono (ossia saltando il tasto
successivo e andando direttamente a quello dopo).
Tra la tonica della scala maggiore e la seconda nota ci sarà un tono, tra la seconda e la terza nota
ci sarà un tono, tra la terza e la quarta nota ci sarà un semitono, tra la quarta e la quinta nota ci
sarà un tono, tra la quinta e la sesta nota ci sarà un tono, tra la sesta e la settima nota ci sarà un
tono, tra la settima e l’ottava nota ci sarà un semitono.
Avremo dunque la seguente struttura intervallare: T - T - s - T - T - T - s (dove “T” sta per intervallo
di tono e “s” per intervallo di semitono).
Nella seguente immagine costruiamo una scala maggiore partendo da Do. La scala maggiore di
Do è composta dalle note Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do.
Nella prossima immagine costruiamo invece una scala maggiore partendo da Reb. La scala
maggiore di Reb è composta dalle note Reb, Mib, Fa, Solb, Lab, Sib, Do, Reb.
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Mettendo a confronto le strutture intervallari della scala maggiore e della scala minore naturale ci
accorgiamo che, se "rivoltiamo” la struttura della scala maggiore, iniziando a contare dalla sua
sesta nota in poi, otteniamo esattamente la struttura intervallare della scala minore. Per fare un
esempio pratico, se suoniamo la scala di Do maggiore partendo dalla sua sesta nota, il La,
otteniamo una scala di La minore naturale. Queste due scale condividono le stesse identiche
note, e per questo vengono dette scale relative o somiglianti.
Nella seguente immagine costruiamo una scala minore naturale partendo da Do. La scala minore
naturale di Do è composta dalle note Do, Re, Mib, Fa, Sol, Lab, Sib, Do.
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Proviamo invece ora a costruire la scala minore naturale di La (e vedremo che ha le stesse note
della scala maggiore di Do, ma partendo dal La anziché dal Do).
Costruendo scale in tutte le tonalità senza saltare o ripetere i nomi delle note, ti renderai conto
che alcune di esse saranno particolarmente ostiche. Ad esempio, la scala maggiore di La#
dovrebbe avere le note La# Si#… e Dox (ossia Do doppio diesis che cade sul tasto del Re), poi
Re#, Mi#… e Fax (Fa doppio diesis, che cade sul tasto del Sol), e ancora Solx (Sol doppio diesis,
che cade sul tasto del La), e infine La#. Quando ci imbattiamo in scale con doppi diesis come
questa, non dovremo fare altro che convertirle al loro corrispettivo enarmonico: la scala di La#
maggiore diventerà la scala di Sib maggiore (Sib, Do, Re, Mib, Fa, Sol, La, Sib).
ESERCIZIO
Ora che sai costruire le scale maggiori e minori, puoi creare 24 sistemi tonali diversi: 12 tonalità
maggiori e 12 tonalità minori su cui comporre i tuoi brani.
Esiste un sistema più rapido, rispetto all’utilizzo della struttura intervallare, per costruire le scale,
ed è la memorizzazione del circolo delle quinte, un argomento che studieremo più avanti.
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I gradi
Le note della scala, dalla più grave alla più acuta, sono numerate in ordine crescente e dette
gradi. I gradi vengono identificati con i numeri romani (I, II, III, ecc.), ma hanno anche dei nomi
che ne specificano la funzione all’interno del sistema tonale, perché, come abbiamo detto
all’inizio di questa dispensa, la tonalità è un sistema gerarchico di note.
Se prendiamo ad esempio la scala di Do maggiore (ma possiamo fare questo procedimento conq
qualsiasi scala), avremo:
I. Do, primo grado, detto anche tonica, è il centro di gravità della scala e della tonalità. È quella
nota verso cui tendono tutte le altre, e ha carattere di riposo.
II. Re, secondo grado, detto anche sopratonica, è un grado di passaggio e ha carattere di moto.
III. Mi, terzo grado, detto anche modale perché ci permette di definire se il modo della scala sia
maggiore o minore, o mediante, perché si trova a metà strada tra tonica e dominante.
IV. Fa, quarto grado, detto anche sottodominante, è anch’esso un grado di passaggio e ha
carattere di moto.
V. Sol, quinto grado, detto anche dominante, è l’antitesi della tonica, perché crea la massima
tensione all’interno della melodia.
VI. La, sesto grado, detto anche sopradominante, è considerato un grado di passaggio, anche
se presenta delle somiglianze, nella sonorità, con il I e il III grado.
VII. Si, settimo grado, detto anche sensibile o sottotonica, è un grado che crea una tensione
verso la tonica, e ha carattere di instabilità.
Possiamo immediatamente notare che, secondo la teoria delle funzioni armoniche, i sette gradi
si possono raggruppare in tre famiglie in base alla loro funzione. Avremo la famiglia della tonica
con funzione di riposo, la famiglia della sottodominante con funzione di moto, e la famiglia della
dominante con funzione di tensione. Riprenderemo questo concetto dopo aver approfondito gli
accordi.
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Ogni scala, maggiore o minore, può essere armonizzata. Armonizzare una scala significa costruire
degli accordi, ossia dei gruppi di tre o più note suonate simultaneamente, a partire dalle note
contenute nella scala.
I primi accordi su cui possiamo basare la nostra armonia sono le triadi, e si ricavano dalla scala
scegliendo tre note in modo “alternato” a partire da ogni grado della scala: ad esempio,
prenderemo la tonica, la terza nota e la quinta nota della scala (lasciando fuori la seconda e la
quarta), o ancora prendendo la seconda nota, la quarta e la sesta (lasciando fuori la terza e la
quinta), eccetera.
La nota di partenza prenderà il nome di fondamentale, mentre le altre saranno, in ordine, la terza
e la quinta dell’accordo.
Nell’immagine sottostante, costruiamo gli accordi a partire dalle note della scala di Do maggiore:
Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si. Ogni accordo è evidenziato con un colore diverso. Come spiegato
poco fa, si usano solo le note appartenenti alla scala (e dunque, nel caso della scala di Do
maggiore, si usano solo i tasti bianchi, poiché la scala di Do maggiore non ha alterazioni), e in
modo alternato.
Una volta ricavati questi accordi da una qualsiasi scala maggiore o minore, suonandoli noteremo
che non hanno tutti lo stesso “carattere”, e che abbiamo ottenuto accordi di tipologie diverse.
Alcuni di essi avranno un suono più brillante e gioioso (gli accordi maggiori), mentre altri avranno
un suono più malinconico (gli accordi minori e l’accordo diminuito).
Anche gli accordi maggiori e minori sono descritti da precise strutture intervallari basate su
intervalli di terza. Possiamo imbatterci nell’intervallo di terza maggiore (quattro semitoni o due
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toni di ampiezza, come tra Do e Mi) e nell’intervallo di terza minore (tre semitoni o un tono e
mezzo di ampiezza, come tra Mi e Sol).
Mentre negli accordi maggiori vi è un intervallo di terza maggiore tra il primo e il terzo grado e
un intervallo di terza minore tra il terzo e il quinto grado, negli accordi minori vi è un intervallo di
terza minore tra il primo e il terzo grado, e un intervallo di terza maggiore tra il terzo e il quinto.
Un altro tipo di triade che è necessario conoscere ora è la triade diminuita, costituita da due
intervalli di terza minore.
Andando a osservare l’immagine una seconda volta e con queste nuove informazioni, possiamo
dire che:
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Dunque, nell’armonizzazione di una scala maggiore, gli accordi costruiti sul primo, quarto e quinto
grado sono triadi maggiori, gli accordi costruiti sul secondo, terzo e sesto grado sono triadi
minori, e infine l’accordo costruito sul settimo grado è una triade diminuita.
Per quanto riguarda invece la scala minore naturale, otteniamo triadi minori sul primo, quarto e
quinto grado, triadi maggiori sul terzo, sesto e settimo grado, e la triade diminuita sul secondo
grado.
Sulla stessa linea dell’osservazione che abbiamo fatto riguardo alle strutture intervallari delle scale
maggiori e delle scale minori naturali messe a confronto, possiamo affermare che anche in questo
caso si verifica uno slittamento dei tipi di accordi in relazione ai gradi della scala, sempre a partire
dal sesto grado. Facciamo ora un esempio concreto con la scala di Mi minore naturale: gli accordi
ricavati armonizzandola sono gli stessi che otteniamo dalla scala di Sol maggiore, ma sono
disposti in ordine diverso (partono da Mi e non da Sol).
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Ora che sappiamo armonizzare una scala, possiamo organizzare a nostro piacimento i sette
accordi ottenuti in una successione più o meno nutrita, detta progressione armonica.
Molti songwriter professionisti iniziano a scrivere i loro brani a partire dall’armonia.
Quando realizziamo un’armonia, dobbiamo però ricordare che, per ottenere un risultato piacevole
all’ascolto, dovremo creare un equilibrio tra le forze di movimento, tensione e rilascio che si
creano nel sistema tonale in quanto vengono esercitate dai sette gradi della scala.
Gli accordi costruiti sui gradi di una scala hanno una precisa funzione all’interno dell’armonia, che
abbiamo indagato già in precedenza quando abbiamo citato i gradi della scala e la teoria delle
funzioni armoniche.
• Gli accordi costruiti a partire da I, III e VI grado fanno parte della famiglia della tonica, e hanno
un carattere di riposo.
• Gli accordi costruiti a partire da IV e II grado fanno parte della famiglia della sottodominante, e
hanno un carattere di movimento.
• Gli accordi costruiti a partire da V e VII grado della scala fanno parte della famiglia della
dominante, e hanno un carattere di tensione.
Con tutte queste nuove conoscenze nel nostro bagaglio musicale, possiamo iniziare dare sfogo
alla nostra fantasia, al nostro orecchio e al nostro gusto musicale.
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Suoniamo la fondamentale dell’accordo con la mano sinistra, e la triade completa con la mano
destra.
Gli accordi scelti non dovranno essere sempre suonati in posizione fondamentale (ossia con con
la fondamentale in basso, la terza in mezzo e la quinta dell’accordo in alto), ma potranno essere
eseguiti in forma di rivolti, ossia con le note disposte in un ordine diverso da 1-3-5. Questo
escamotage ci permette di spostare di meno le mani quando passiamo da un accordo all’altro,
riducendo la fatica di esecuzione e migliorando anche la resa estetica all’ascolto. Dunque, mentre
la mano sinistra continua a suonare le fondamentali degli accordi per creare un riferimento, la
destra suona le triadi rivoltate.
Le progressioni armoniche vengono scandite in battute o misure (di valore variabile), separate tra
loro da stanghette verticali, che ci aiutano a preservare per iscritto l’idea ritmica della
composizione. Facciamo ora un esempio di una progressione armonica in tonalità di Fa maggiore,
che sfrutta le funzioni armoniche e le cadenze.
|| F | Bb Gm | Dm | Bb C | Am | C | F ||
Se vogliamo realizzare un’armonia per una melodia precedentemente composta, il primo passo
da intraprendere è riconoscere la tonalità di impianto della melodia, per sapere la scala su cui
dovremo basarci per costruire gli accordi. Questo “calcolo” può essere svolto ad orecchio,
cercando quella nota, la tonica, che ci trasmette un senso di riposo e di conclusione del brano.
Una volta identificata la tonica, dovremo distinguere se il brano sia in tonalità maggiore o minore:
costruiremo dunque, a partire dalla tonica, una triade maggiore e poi una triade minore, e ci
accorgeremo immediatamente quale di queste è quella giusta per il brano.
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in grado di creare una composizione coerente e curata. Inoltre, è importante conoscere il tempo e
la scansione ritmica della nostra composizione.
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