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ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA' DI BOLOGNA

SCUOLA DI LETTERE E BENI CULTURALI

Corso di laurea in
DAMS - Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo.

TITOLO DELLA TESI


La musica di Stelvio Cipriani nel cinema poliziottesco anni Settanta.
La tetralogia delle polizie

Tesi di laurea in
Analisi del film

Relatore Prof: Paolo Noto

Presentata da: Tiziano Zerbinati

Appello
terzo

Anno accademico
2019-2020
Sommario
Introduzione:..........................................................................................................................................3

Nascita e origini di un genere:................................................................................................................4

Polizie e giustizieri:.................................................................................................................................6

Critica e contesto storico/politico:..........................................................................................................7

Accostamenti alla realtà:......................................................................................................................11

La musica nel cinema poliziottesco:.....................................................................................................15

Stelvio Cipriani:.....................................................................................................................................17

La tetralogia delle polizie:.....................................................................................................................20

Conclusioni:..........................................................................................................................................23

Bibliografia:..........................................................................................................................................24
Introduzione:

Questa tesi vuole studiare il cinema poliziottesco in Italia attraverso la figura di Stelvio
Cipriani, compositore di musica per film molto prolifico nell’ambito del cinema di genere
lungo tutti gli anni Settanta. In questo decennio, Cipriani collabora a più di venti pellicole
poliziesche; si tratta di una produzione molto ampia in quanto a numero di pellicole e persone
coinvolte, abbiamo quindi deciso di focalizzare il nostro lavoro in particolare su quattro
pellicole musicate dal maestro e prodotte dalla Primex italiana di Roberto Infascelli tra il 1972
e il 1975: La polizia ringrazia, La polizia sta a guardare, La polizia chiede aiuto, La polizia
ha le mani legate.
Si tratta dei primi esempi di un genere che si cristallizza intorno alla figura del commissario e
che attraverso il suo punto di vista, la sua caparbia ricerca della verità penetra negli antri più
reconditi della società italiana, in un contesto storico/politico assai problematico come fu
quello degli anni Settanta. Alla luce degli eventi tragici che hanno segnato il periodo non
sorprende il fatto che essi abbiano avuto un enorme impatto sulla cultura popolare italiana;
così come lo si riscontra primariamente in un cinema popolare come è il poliziottesco, un
cinema “crudo” e violento proprio come il suo antecedente; il western. La produzione
spaghetti-western già si presenta come campo di interesse per tematiche socio/politiche
contemporanee, con il poliziottesco questi aspetti si radicalizzano e tutto ciò è portato
all’estremo trattando la realtà della cronaca in modo spettacolare e direttamente in seno alle
città italiane. Nella prima parte di questa tesi analizzeremo il contesto specifico del genere, le
sue radici, le tematiche e i personaggi ricorrenti, in seguito si aprirà una parentesi storica per
gli avvenimenti che lasciarono traccia nei film analizzati.
Prima di soffermarsi sulla figura di Stelvio Cipriani, sulla sua formazione musicale e ai suoi
primi contatti con il mondo del cinema si passeranno in rassegna i contributi musicali dati dai
diversi compositori nell’ambito del cinema poliziesco in Italia.
Abbiamo scelto di approfondire il lavoro del compositore in quanto rappresenta molto bene
quello spirito popolare e di impresa che caratterizza fortemente il cinema di genere.
Prima di concludere si analizzeranno le composizioni realizzate per ognuno dei quattro film in
questione; si cercherà di mettere in luce la continuità musicale e i caratteri dello stile di
Cipriani in questa prima stagione del genere e parallelamente interpretare le differenze di
“sound” pensato per le diverse pellicole, sulla base delle contingenti esigenze di regia.
Nascita e origini di un genere:

Il cinema poliziesco italiano (o poliziottesco 1) nasce in Italia all’inizio degli anni Settanta
raccogliendo l’eredità dello “spaghetti western”, genere che scompare gradualmente con il
filone parodistico, dal western vengono anche produzioni, registi, attori e maestranze.
Il poliziottesco di fatti si sviluppa e cresce in un periodo di ristagni produttivi dell’industria
cinematografica italiana, tuttavia ciò non gli impedirà di diventare il principale filone
popolare per incassi e pubblico lungo tutti gli anni Settanta.
Buttafava in uno dei suoi scritti sul cinema dal titolo: procedure sveltite2 lo definisce “un
genere finale, fiorito in articulo mortis, tutto sussulti isterici, ultime parole famose,
bestemmie di moribondi, furibondi spasmi.” e poi continua; “L’aspirazione, che attraversa
tutta la storia del cinema italiano degli ultimi trenta e più anni, a formare una produzione
industriale di serie all’americana (…) trova nuova formulazione e uno sbocco
straordinariamente interessante e contraddittorio nel poliziottesco.”
Il poliziottesco a differenza del suo progenitore porta la narrazione all’interno del contesto
urbano, mettendo in luce le inquietudini di una società in bilico fra espansione urbana,
instabilità sociale, crisi politica e violenza diffusa. Alcuni elementi e tematiche presenti nel
genere possono essere riscontrati già in alcune produzioni degli anni 50/60; è il caso di Un
maledetto imbroglio (1959) del regista Pietro Germi, film liberamente ispirato al romanzo di
Carlo Emilio Gadda ma ambientato invece che nell’epoca fascista nella contemporaneità;
rilevante qui è la figura del commissario Ingravallo, interpretato dallo stesso Germi 3. Con
questo personaggio il regista-attore crea il prototipo di molti futuri eroi del poliziesco italiano,
sicuro di sé ma profondamente umano e soprattutto, che, diversamente da quanto accade nel
romanzo di Gadda va testardamente avanti fino alla scoperta del colpevole. “Un maledetto
imbroglio” è incentrato su una vera e propria indagine poliziesca da cui emerge l’immagine di
una società corrotta e infida.
Le radici del genere poliziottesco possono essere riscontrate anche nel filone gangsteristico.
All’inizio degli anni Sessanta con pellicole come Il Gobbo (1960) di Carlo Lizzani, La banda
Casaroli (1962) di Florestano Vancini e Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi abbiamo
vere e proprie trasposizioni su pellicola di fatti di cronaca più o meno recente; un cinema
1
Termine nato con connotazione negativa.
2
Giovanni Buttafava, Procedure sveltite, in Gli occhi del sogno, Lorenzo Pellizzari (a cura di), Biblioteca bianco
e nero, 2000. Testo apparso in origine in: F. Quadri, Giovanni Buttafava (a cura di), Il Patalogo Due. Annuario
1980 dello spettacolo – Cinema e televisione, Volume secondo, Ubulibri/Electa, Milano 1980.
3
Da ricordare anche il commissario interpretato sempre da Pietro Germi nel “Rossetto” (1960) di Damiano
Damiani.
quindi che vuole essere in qualche modo documentario e aderente alla cruda realtà e che sta a
metà tra l’impegno civile e il poliziesco d’azione.
Lizzani ha di fatto un ruolo importante nella formazione del genere, pensiamo ad esempio a
Svegliati e uccidi (1966), ispirato alla vita del bandito Luciano Lutring o meglio ancora a
Banditi a Milano del 1968, film in cui è presente una forte componente d’azione nonché un
interesse rilevante per quanto riguarda gli aspetti sociologici nella descrizione del banditismo
metropolitano. Con Banditi a Milano Lizzani, coadiuvato per la sceneggiatura da Massimo De
Rita e Dino Maiuri, realizza una pellicola fondamentale nel suo porsi come punto di snodo tra
generi differenti. Il film presenta caratteri del western italiano, lo stesso Lizzani aveva di
recente girato Un fiume di dollari e Requiesciant, ma in questo film il tutto è calato in un
contesto urbano e nell’immediata attualità preparando la via alla fioritura del poliziottesco
italiano di cui Banditi a Milano è anticipazione assai coerente. Il genere, tuttavia, si
cristallizzerà solo a partire da La polizia ringrazia (1972) di Stefano Vanzina, come strutturato
in una serie produttiva e intorno a figure ricorrenti.
Ma non è tutto, il poliziesco come si svilupperà negli anni a seguire sembra piuttosto nascere
dalla “filiazione di due regioni madre ben definite e quasi contrastanti” (Buttafava), da un lato
il cinema civile di denuncia, portato alla ribalta da autori come Marco Bellocchio, Francesco
Rosi, Elio Petri, Giuliano Montaldo e Damiano Damiani (questi ultimi che si cimenteranno
direttamente con il filone poliziesco), e dall’altra il cinema di violenza urbana nato negli Stati
Uniti e avente come capostipite il famoso Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo (1971) di
Don Siegel, primo capitolo della serie dedicata all'ispettore della polizia di San Francisco
Henry Cullaghan interpretato dall’appena rinata star Clint Eastwood. Successivi contributi e
influenze arrivano da due successi americani del produttore Dino De Laurentiis 4: Il giustiziere
della notte (1974) di Micheal Winner e Serpico (1973) di Sidney Lumet con Al Pacino nella
figura di poliziotto.
Per quanto riguarda il cinema civile, vale la pena citare di Elio Petri: Indagini su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto del 1970, si tratta di un giallo di implicazioni sociali e politiche,
che anticipa il filone poliziesco, ma senza presentare alcune caratteristiche portanti del genere,
mettendo da parte la spettacolarizzazione e calcando più sui fattori psicologici. Nel film di
Petri la figura del commissario schizofrenico e psicopatico, interpretata da Claudio Volontè
non coincide, o anzi presenta piuttosto caratteri opposti a quella che sarà propria del genere
poliziesco da La polizia ringrazia in poi. Il personaggio di Volontè darà piuttosto spunto per la
4
Negli anni '70, quando il cinema italiano viene penalizzato dalla legge che concede i sussidi solo ai film al cento
per cento di produzione italiana Dino de Laurentiis si trasferisce negli Stati Uniti dove fonderà la De Laurentiis
Entertainment group
raffigurazione di uomini intoccabili e che approfittano del loro potere per commettere atti
criminosi.

Polizie e giustizieri:

Nel 1971 La polizia ringrazia di Stefano Vanzina5, segna l’avvento del genere, oltre a
diventare il prototipo di un filone all’interno del genere stesso, quello delle “polizie”. Il film è
ambientato in una Roma assai malfamata e criminosa e concentra le tematiche dell’eterna
lotta al crimine e della giustizia privata che saranno portanti per l’intero genere. Vanzina in
questo film dà vita anche alla fortunata formula del commissario solitario (interpretato da
Enrico Maria Salerno) che nella sua battaglia alla criminalità metropolitana si ritrova ad avere
a che fare con occulte e potenti forze, figura che si palesa come personaggio-chiave del
genere e che conquisterà in breve tempo il pubblico delle sale cinematografiche.
Quindi cinema di impegno e cinema di evasione si fondono e si affrontano in maniera
spettacolare problematiche legate all’attualità italiana di quegli anni.
Nella figura del commissario protagonista, costante per quasi tutti i film appartenenti al
genere, si distinguono diversi modelli oltre al commissario solitario, riflessivo e risoluto,
interpretato da Enrico Maria Salerno in diversi film dopo La polizia ringrazia6, si pensi ad
esempio al “commissario di ferro” interpretato da Maurizio Merli nella trilogia del
commissario di Umberto Lenzi e nei successivi Roma a mano armata e Il cinico, l’infame e il
violento o al giovane commissario “belloccio” interpretato da Franco Gasparri, prima star dei
fotoromanzi della Lancio nei vari “Mark” di Stelvio Massi, arrivando fino a Nico Giraldi , il
commissario eccentrico e divertente interpretato da Tomas Milain nei film di Sergio Corbucci.
E poi ancora altri commissari e poliziotti interpretati via via da Luc merenda, Claudio
Cassinelli, Franco Nero, George Hilton, Leonard Mann e Philippe Leroy.
Contemporaneamente al filone delle “polizie”, che vede come figura centrale quella del
commissario/poliziotto si sviluppa anche il filone in cui è il cittadino che si fa giustizia da
solo in film come Il cittadino si ribella (1974) di Enzo G. Castellari e L’uomo della strada fa
giustizia (1975) di Umberto Lenzi.

5
La polizia ringrazia è il primo film che il regista firma con il suo nome completo, in precedenza ha utilizzato lo
pseudonimo di Steno.
6
Quali: La polizia sta a guardare di Roberto Infascelli, La polizia è al servizio del cittadino? di Romolo
Guerrieri, ...a tutte le auto della polizia… di Mario Caiano e Fango bollente di Vittorio Salerno.
Le radici di questi due sottogeneri (quello delle polizie e quello dei giustizieri) ci portano ai
due prototipi americani: i già citati Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo (1971) di Don
Siegel e Il giustiziere della notte (1974) di Michael Winner. Tuttavia, sin da subito i film
italiani dimostrano una completa autonomia con vicende, luoghi e personaggi strettamente
legati alla realtà italiana. I poliziotti italiani infatti appaiono ben diversi dai loro “colleghi”
americani, sono più soli, in lotta con la malavita ma anche con oscure forze politiche e
finanziarie, e con una burocrazia che non funziona.
Un altro importante elemento che caratterizza il genere all’italiana è il racconto visivo delle
città.
La città ha un ruolo centrale nel genere all’italiana, divenendone una caratterizzazione
fondamentale già dai titoli (Roma Violenta, Roma a Mano Armata, Milano Odia, Napoli
Spara...). La città con le sue periferie e i suoi centri storici è la vera protagonista della
narrazione visiva del poliziottesco, fin dai suoi archetipi come Banditi a Milano essa fa da
cornice agli inseguimenti, le rapine o agli omicidi.
Questo genere porta sullo schermo la quotidianità e i costumi di quegli anni, tratta tematiche
di rilevante interesse sociale e senza mai prendere una posizione meramente politica, rielabora
gli eventi tragici della storia divenendo vero e proprio “specchio della realtà turbolenta del
periodo”7

Critica e contesto storico/politico:

La polizia ringrazia uscì nelle sale nel 1972 e segnò profondamente le sorti del genere in
Italia, da questo momento si manifestano i caratteri e le tematiche che lo definiranno lungo
tutto il decennio. Così scrive Buttafava8:
“spiazzò ideologicamente anche qualche attento custode della purezza politica del cinema
italiano, che rilevò l’ambiguità nella propensione del commissario Bertone di Enrico Maria
Salerno a metodi spicci e a un odio monolitico per i criminali (…) subito dopo dissero di
capire tutto, e il filone divenne “fascista” per antonomasia, di destra per definizione”.

7
Roberto Curti, Le mani legate. Cinema di genere e misteri d’Italia, in: Strane storie. Il cinema e i misteri d’Italia,
Christian Uva (a cura di), Rubbettino Editore, Catanzaro 2011, p 159.
8
Giovanni Buttafava op.cit., p 117.
Il cinema poliziottesco venne spesso disprezzato in quanto cinema reazionario, a detta anche
di molti addetti ai lavori, mirato ad eliminare qualsivoglia fiducia nello Stato italiano in
favore di una legge della giungla dove l’interesse personale prevale (Brunetta9, 1982)
Morando Morandini, uno dei critici d’arte più noti in Italia al tempo, così scrive recensendo Il
grande racket di Enzo G. Castellari uscito nel 1976.
“E’ un film fascista. È un film abbietto. È un film idiota.
È fascista perché, abbinando lo stereotipo del giustiziere solitario con quello del poliziotto
reso impotente nell’esercizio del suo dovere dalle norme dello Stato di diritto … Sostiene
l’ideologia reazionaria secondo la quale la criminalità non si combatte applicando le leggi, ma
contrapponendo violenza a violenza secondo la regola del taglione: dente per dente, uccisione
per uccisione.
È abbietto a tutti livelli; nella rappresentazione della violenza condita, come il mercato
impone, di sesso inteso come stupro; nella connotazione dei criminali, proposti come mostri
da sopprimere… provocando un’identificazione collettiva tra la folla del film e quella che, a
fior di 2500 lire a cranio assiepa la sala…”.10
La critica dei tempi non ha guardato di buon occhio il genere, anche nel momento di massimo
successo di pubblico. È chiaro dalle parole di Morandini come il senso ultimo di questa
cinematografia non sia stato compreso dagli ambienti critici coevi; più che di un cinema
politico, che vuole diffondere un’ideologia si tratta di un cinema popolare, che respira e
rielabora sotto forma di intrattenimento tematiche scottanti e appartenenti alla violenta
quotidianità di quel preciso periodo storico. Brunetta (1982) 11 scrive che in questi film
"prevale l’azione, e quella violenza che il western o l’horror avevano creato in dimensioni
fantastiche o metaforiche è raccontata come possibile e molto vicina".
La violenza rappresentata dai film di questo genere non è quindi tanto una descrizione della
realtà dell’Italia dell’epoca, quanto una proiezione delle ansie e delle paure che tormentavano
l’Italia in periodo storico assai controverso. Anni di grandi tensioni che attraversano diverse
classi sociali, un contesto politico e sociale particolare visto che vi era in atto un largo
movimento che chiedeva cambiamenti anche strutturali della società italiana. Inizialmente gli
studenti nel 196812 e poi gli operai nell’autunno del 1969 con manifestazioni, scioperi e
occupazioni proclamavano l’esigenza di radicali riforme culturali e sociali, chiedendo la
possibilità di partecipare più attivamente alle scelte politiche. Inoltre, bisogna ricordare che in

9
Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano, dal 1945 agli anni Ottanta, Editori riuniti, Roma, 1982.
10
Articolo apparso su Il giorno, 1976.
11
Gian Piero Brunetta, op.cit., p. 414.
12
Sul movimento del ‘68 si veda M. Flores, A. De Bernardi, il Sessantotto, Il Mulino, Bologna, 2003
Italia si giocava un’importante guerra di posizione tra alcuni settori della destra americana, e
dell’Unione Sovietica, l’Italia trovandosi molto vicina alla Jugoslavia di Tito incuteva timore
di una svolta comunista ai governi americani.
Nel 1969 ha inizio un periodo storico tristemente noto come “anni di piombo”, segnato da
numerose stragi e atti terroristici. In quello stesso anno vi furono ben 145 attentati
dinamitardi: il 15 aprile una bomba distrusse lo studio del rettore dell'Università di Padova
Enrico Opocher, Il 25 aprile fu poi colpita la fiera di Milano e l’ufficio cambi della Banca
Nazionale delle Comunicazioni che aveva sede nell’atrio della Stazione centrale.
Il 12 dicembre 1969 a Milano era giorno di mercato e in Piazza Fontana, all’interno della
Banca dell’agricoltura, aperta anche il pomeriggio e molto frequentata, alle 16 e 37
l’esplosione di una bomba provocò la morte a 16 persone e ne ferì gravemente 84.
Contemporaneamente a Roma deflagrarono altri ordigni: alla Banca nazionale del lavoro, con
14 feriti, all’Altare della patria e all’entrata del Museo del Risorgimento. Un’altra bomba
venne rinvenuta, inesplosa, alla Banca commerciale di Milano, in piazza della scala.
La strage del 12 dicembre assunse caratteristiche esemplari, che contraddistingueranno anche
altri episodi terroristici. Vennero subito messi in atto depistaggi delle indagini con
l’occultamento di prove e la creazione di prove false, ha inizio così un lungo iter processuale
che non ha portato alla condanna dei colpevoli, ma solo alla individuazione dell’area politica
a cui facevano riferimento i gruppi eversivi coinvolti.
Secondo il giudice Guido Salvini che negli anni Novanta riaprì le indagini, da molti anni a
ferme a Milano, sull’eversione di destra e su Piazza Fontana: “deve essere ricordato con
decisione che le indagini hanno dato comunque definitivamente un nome ai gruppi che
idearono e organizzarono la strage e confermato le coperture di cui hanno goduto da parte di
settori dello Stato”13
Fu per questi attentati e questo clima di inquietudine che si era istaurato che venne coniata
l’espressione: strategia della tensione14, termine che apparve per la prima volta in un articolo
del giornale britannico The Observer del dicembre 196915.
Per strategia della tensione s’intende il piano politico-militare messo in atto dagli Stati Uniti
d’America e spalleggiato dal regime dittatoriale dei colonnelli greci, teso ad “orientare” i
governi democratici di alcune nazioni dell'area mediterranea. Questa vera e propria strategia
13
Guido Salvini, «ANPI Oggi», 24 novembre 2005.
14
Riguardo alle stragi dei primi anni Settanta e più in generale della guerra psicologica e non ortodossa della
strategia della tensione si veda: Mirco Dondi, L’eco del boato, Storia della strategia della tensione 1965-1974,
Editori Laterza, Bari, 2015.
15
Neal Ascherson, Michael Davie, Frances Craincross, 480 held in terrorist bomb hunt. Italy: fear of revolts
returns, “The Observer”, 14/12/1969, pp. 1-2.
prevedeva una serie di atti terroristici allo scopo di favorire l'instaurazione di regimi e
dittature militari.
L’avanzata della sinistra e delle lotte sindacali spaventò ed allarmò alcuni settori del mondo
militare e dei servizi segreti, che, per contrastarli ed evitare una possibile vittoria della
sinistra, decisero di servirsi del mondo terrorista dell’estrema destra.
Celebre a riguardo è l’articolo di Pier Paolo Pasolini sul «Corriere della Sera» dove
denunciava la mano di esponenti del governo, di settori delle forze armate e di polizia e dei
servizi segreti italiani e statunitensi dietro le stragi compiute da gruppi neofascisti, da Piazza
Fontana a Milano (12 dicembre 1969) sino alla bomba del treno Italicus sulla linea Bologna-
Firenze (4 agosto 1974).
“Io so, ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale,
uno scrittore, che cerca di seguire tutto quello che succede, di conoscere tutto ciò che se
ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche
lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente
quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la
follia e il mistero”16

Il primo tentativo eversivo in Italia fu tra il 7 e l’8 dicembre del 1970; si tratta del golpe
pianificato da Junio Valerio Borghese, che occupò la sede del ministero dell’interno con
la copertura del SID17 di Vito Miceli. Borghese era in stretti rapporti con le forze armate
italiane e in accordo con diversi vertici militari e membri dei Ministeri occidentali,
tuttavia il golpe fallisce e Borghese è costretto a fuggire in esilio in Spagna. Tale
tentativo si inserisce chiaramente nel quadro della strategia della tensione attuata al fine
di favorire un colpo di stato autoritario.

Accostamenti alla realtà:

Tornando al cinema poliziottesco e più in particolare ai quei quattro film prodotti dalla Primex
di Infascelli tra il 1972 e il 1975, notiamo come in questi film si peschi a piene mani

16
Pier Paolo Pasolini, Cos’è questo golpe? articolo apparso su il Corriere della sera del 14 Novembre 1974 che
sarebbe stato poi ricordato come il Romanzo delle stragi.
17
Il Servizio informazioni difesa (SID) è stato il servizio segreto italiano dal 1966 fino al 1977. Direttore del
SID dal 1970 al 1974 fu Vito Miceli. Miceli fu arrestato in seguito per cospirazione contro lo Stato nell'inchiesta
sulla Rosa dei venti, un gruppo clandestino di cui facevano parte elementi dei servizi segreti, dei quali è stato
supposto un coinvolgimento in attentati, stragi e nel tentato golpe Borghese del dicembre 1970.
dall’attualità italiana e dalla cronaca nera di quegli anni, con non pochi riferimenti espliciti a
fatti realmente accaduti, si tratta di un cinema fortemente popolare e le vicende, in questo
modo, prendono un maggiore coinvolgimento.
Ne La polizia ringrazia le indagini di Bertone su una rapina ai danni di una gioielleria si
estendono dal mondo della piccola criminalità a quello della politica. Nel corso della sua
indagine Bertone si trova a dover scontrarsi con l’Anonima anticrimine; un’organizzazione
che uccide criminali e banditi di ogni leva. Ma il disegno è più ampio e volto a manovrare
l’opinione pubblica al fine di mettere in atto un vero e proprio colpo di Stato autoritario.
Come per molti film appartenenti al genere, il commissario muore ucciso dal suo collega
Santalamenti, anch’egli membro dell’associazione, proprio quando è sul punto di arrestare
l’ex questore Stolfi, figura di spicco dell’Anonima anticrimine. Nella sequenza finale però il
sostituto procuratore Ricciuti promette di andare al fondo della vicenda e di portare avanti le
indagini, manifestando la sua determinazione nel voler perseguire tutte le importanti
personalità legate all’associazione.
Pergolari18 spiega come il comportamento di Ricciuti stia a manifestare l’intento del regista il
quale, attraverso questo finale; "rivela il proprio punto di vista evidentemente fiducioso nelle
istituzioni statali sane, alla larga da ogni deriva reazionaria e da un facile pessimismo
qualunquista".
In questo primo puro esempio del genere, notiamo come Il regista includa citazioni da
cronache reali, come l’assassinio di Pinelli 19
e poi del commissario Calabresi, il bandito
Cimino, il capitano Valenti e le suore di Grottaferrata.
In La polizia sta a guardare di Roberto Infascelli, Enrico Maria Salerno, questa volta nei
panni dell’integerrimo questore Cardone, in lotta con l’ambiente criminale Bresciano si
troverà contro gli interessi del suo predecessore, il questore Jovine, invischiato nella malavita
locale.
La sceneggiatura ricalca in modo fedele il film di Steno, cui aggiunge l’importante novità dei
sequestri di persona. Nella conclusione a sorpresa si scopre che, a capo della macchinazione
c’è l’ex questore (Lee J. Cobb) che si rifà chiaramente al personaggio di Stolfi de La polizia
ringrazia (da notare come anche in questo caso si tratta di un attore hollywoodiano) e sopra di
lui si intuisce la presenza di poteri ben più grandi. Come il commissario Bertone, anche
Cardone è un uomo d’ordine che si deve ricredere trovandosi davanti ad oscure trame di cui si

18
Andrea Pergolari Il dizionario del cinema poliziottesco e del giallo italiano, Un mondo a parte Editore, Roma,
2012, p 162.
19
Iniziale accusato della strage di Piazza Fontana, misteriosamente volato dalla finestra durante un
interrogatorio. Il nome di Pinelli verrà fatto anche nella Polizia chiede aiuto di Massimo Dallamano.
intuisce la matrice politica, in tutto ciò gli verrà anche rapito il figlio, peraltro interpretato dal
vero figlio di Salerno.
La Polizia ha le mani legate (1975) di Luciano Ercoli ripercorre invece le indagini di un
commissario in seguito ad una strage ricalcata su quella del 12 dicembre del 1969 a Milano.
Un film che mischia le trame poliziesche al film d’inchiesta su una vicenda che ha segnato in
maniera indelebile la storia italiana di quegli anni.
Si noti che le immagini dei funerali che appaiono nel film sono quelle della vera strage, il
luogo dell’esplosione è inoltre riprodotto in maniera molto fedele con una dichiarata aderenza
alla realtà. Ci troviamo qui di fronte a ciò che Dinoi identifica come prelievo, come:
“documento del passato, traccia o residuo archeologico che aggancia il testo a una situazione
storica”20, prelievo che come scrive Christian Uva “testimonia l’irriducibile necessità di
questa produzione commerciale di saldare il debito di quella stessa realtà da cui trae
ispirazione”21.
Tutto ciò s’intreccia alle vicende personali di un commissario fuori dagli schemi: Rolandi,
interpretato da Claudio Cassinelli.
Cassinelli è anche il commissario de La polizia chiede aiuto (1974) di Massimo Dallamano,
dove il poliziesco prende toni più da thriller, senza però perdere quei caratteri di forte
accostamento alla realtà. Notiamo inoltre come faccia la sua entrata in scena la droga, messa
per altro nelle mani di chi detiene una sorta di potere psicologico sulle giovani vittime; questo
personaggio è incarnato dallo psicanalista, che somministra stupefacenti a giovani ragazze in
modo da fare di loro delle bambole completamente inconsapevoli.
All’inizio degli anni Settanta, precisamente dal 1974 (stesso anno del film di Dallamano) si
impone un’unica droga: l’eroina. La diffusione di questa droga, prima sconosciuta nel nostro
paese è inarrestabile.
Qualche tempo prima nel 1970 il Nucleo Antidroga dei Carabinieri, diretto dal capitano
Giancarlo Servolini, agente del SID, fece irruzione nel “New Sporting Club”, un barcone
ancorato sul Tevere, dove alcuni giovani passavano la serata fumando Hashish; fu un’
operazione non casuale e mediaticamente gonfiata; nei mesi successivi comparirono infatti
circa 10.000 articoli inerenti alle droghe e che affrontavano l’argomento con grande
accanimento mediatico; Nacque in questo periodo l’immagine del “capellone contestatore” e
che ora diventa “drogato”; immagini funzionali a sporcare il grande fermento giovanile nato
nel 1968.
20
Marco Dinoi, Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, Le lettere Editore, Firenze 2008, p 177.
21
Christian Uva, I misteri d’Italia nel cinema. Strategie narrative e trame estetiche tra documento e finzione, in
Christian Uva (a cura di), Strane storie. Il cinema e i misteri d’Italia, Rubbettino Editore, Catanzaro 2011, p 14.
Nel 1973 Enrico Berlinguer era segretario del Partito Comunista Italiano, in quell’anno a
seguito del golpe di Pinochet in Cile, scrisse tre articoli per la rivista “Rinascita” lanciando la
strategia del compromesso storico. Si apre così la possibilità di un’alleanza con la Democrazia
Cristiana, in modo da far fronte a una possibile ipotesi golpista in Italia.
Non pare un caso che proprio in questo periodo, dopo una lunga serie di arresti e il bando
quasi totale delle anfetamine e dei cannabinoidi dal mercato, cominci una diffusione
larghissima prima della morfina e in seguito dell’eroina22, suo derivato.
Il mondo si trovava diviso in due blocchi: il blocco comunista e quello occidentale, l’Italia si
trovava nel blocco occidentale ma era un paese “cerniera” poiché confinava con la Jugoslavia
comunista di Tito. Per i servizi segreti americani bisognava evitare in tutti i modi che i
comunisti arrivassero al governo, venne quindi messa in atto una strategia volta
all’introduzione di droghe stupefacenti nei movimenti giovanili. Ricordiamo che la guerra
fredda è stata una guerra globale, in cui la superiorità militare non era tutto, si attuò di fatti
una vera e propria guerra psicologica contro il nemico. La Aginter Presse condusse in Italia
questa guerra psicologica.
La Aginter Presse, falsa agenzia di informazione finanziata dal governo dittatoriale di Salazar
con sede a Lisbona e attiva tra il 1962 e 1974, fu una struttura parallela dei servizi occidentali
con il fine di agire ovunque ci fosse necessità di combattere il comunismo e senza che i
governi dei paesi occidentali figurassero ufficialmente. L’agenzia di stampa rappresentava la
copertura per un centro di addestramento dedicato alla guerra non convenzionale, connesso
alla rete anticomunista guidata dalla NATO: Stay Behind e conosciuta in Italia con il nome di
Gladio. L’obiettivo dell’Aginter Presse è quello di fermare i movimenti antimperialisti nel
terzo mondo e quelli studenteschi e operai in Europa. Il caso dell’agente Roger Deluette che
nel 1971 tenta di introdurre in America, in un porto del new jersey 44 chili di eroina è
alquanto esemplificativo. Deluette, infatti, da subito dichiarò di aver agito per ordine del
servizio segreto francese (SDECE)23.
La strategia della tensione portata avanti tramite le stragi fino al 73/74 con la strage di Brescia
e dell’Italicus non ha avuto gli effetti sperati, dal momento che il colpo di stato autoritario di
Borghese fallì. Dal 69 al 74 il partito comunista aumenta comunque di milioni di voti.
La diffusione dell’eroina di fatti distruggerà quelle energie di trasformazione che
spaventavano assai i governi americani. Qualcosa che era già accaduto in America nei ghetti,

22
Per una storia dettagliata dell’arrivo dell’eroina in Italia si veda:
https://digilander.libero.it/taoagi/eroinaitalia.html
23
Il Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage (SDECE) fu un’agenzia di intelligence
francese attiva fra il 1944 al 1982.
dove il movimento delle pantere nere fu distrutto dalla stessa droga. L’eroina venne utilizzata
anche in Vietnam sulle truppe americane stesse, il suo uso fu assai diffuso e spesso i soldati,
prima di rientrare alla “normalità” ed essere riconsegnati alle loro famiglie, venivano messi in
quarantena così da gestire la crisi di astinenza.
L’operazione di diffusione di stupefacenti in Italia prende il nome di operazione Bluemoon.
Roberto Cavallaro ex membro dei Nuclei di Difesa dello Stato e collaboratore del SID ne è
diretto testimone: “Una strategia regolata a diffondere stupefacenti da destinare a un pubblico
giovane per diminuire la capacità di resistenza psicologica nei confronti di chi deteneva il
potere.”24
I giovani cercavano emancipazione e liberazione, si trattava di un grande fermento
generazionale in cui è stato facile inserire la droga come strumento per raggiungere un’area
superiore della conoscenza, l’eroina tuttavia appartiene a quelle droghe che creano un enorme
dipendenza ed è capace (e ben presto sarà chiaro) di portare presto alla morte migliaia di
giovani.
Il film di Dallamano si inserisce perfettamente in questo quadro divenendo vera e propria
traccia del fenomeno della droga in Italia. La polizia chiede aiuto è il film che codifica le
regole del sotto-filone detto polizio-thriller, in cui le tematiche e i caratteri dei due generi si
mischiano.
La rivista “Nocturno” così scrive a proposito del film; “Trattasi di un film violentissimo e
perverso, ricco di dettagli visivi e verbali scioccanti”. E poi continua; “si parla senza veli di
sperma, ano, vagina e di una ragazza sverginata con una bottiglia. Singolare la figura del
killer, un motociclista con casco e giubbotto nero che semina terrore e morte con la sua ascia,
quasi una rivisitazione del classico assassino argentiano con cappello e impermeabile.”25
Il cinema di Dallamano è caratterizzato da una forte e diretta rappresentazione della violenza,
questo segno distintivo non viene meno anche accanto alla trama poliziesca de La polizia
chiede aiuto in cui scene di violenza omicida ed erotismo morboso (tematica più volte
affrontata dal regista, si pensi ad esempio a Cosa avete fatto a Solange?) si mischiano a scene
di indagini, inseguimenti e arresti. Basti pensare alla giovane impiccata a seno nudo che
appare nelle prime sequenze del film, la mano di mozzata in primo piano dalla mannaia,
l’investigatore privato fatto a pezzi o ancora alle scioccanti registrazioni delle ragazzine
24
Da un’intervista rilasciata da Cavallaro per un documentario di Rai Storia: Operazione Bluemoon, eroina di
stato. Cavallaro parla a proposito di Bluemoon anche durante la sua testimonianza al processo tenutosi nel
2010 per la strage di Brescia del 1974. https://4agosto1974.wordpress.com/2013/09/24/roberto-cavallaro-
udienza-7-1-2010-al-processo-per-la-strage-di-brescia/
25
Da una recensione di Davide Comotti per Nocturno, rivista online: https://www.nocturno.it/movie/la-polizia-
chiede-aiuto/.
durante gli incontri con i vari uomini. Interessante notare che Dallamano fu colui che insieme
al regista filmò Mussolini, Claretta Petacci e altri gerarchi trucidati ed esposti a Piazzale
Loreto nel 1945; come se la violenza, come rimosso vissuto durante la guerra non avesse mai
smesso di rimanifestarsi nelle sue opere successive.
Vi è una forte sete di realtà prima ancora che di realismo in questo cinema di stampo
popolare, che ha la capacità di sublimare paure comuni e parallelamente astrarre lo spettatore
raccontandogli una storia. Il livello sonoro/musicale è fondamentale per questo processo di
astrazione.

La musica nel cinema poliziottesco:

I filoni popolari che si affermano in Italia a metà degli anni Sessanta diventano testimoni degli
esordi di una nuova generazione di specialisti della musica da film.26
La musica in questi film si presenta come commistione di svariate influenze, dal jazz alla
musica cubana, ai repertori classici fino alle tendenze sperimentali, riscontrabili più nei filoni
thriller/horror. I compositori che più si muovono all’interno del genere poliziottesco
provengono spesso dagli spaghetti western, o comunque hanno esperienze non solo all’interno
del genere strettamente poliziesco.
Morricone diventa famosissimo in breve tempo con il proprio stile western per i film di Sergio
Leone, da lì in poi imitato da molti. Scriverà le musiche per molti thriller e per alcuni
polizieschi dimostrando un eccezionale propensione allo sperimentare nuove soluzioni.
Musicati da Morricone27 sono anche dei film che anticipano il genere poliziesco e già citati
nel capitolo precedente: Svegliati e Uccidi (1966) di Carlo Lizzani28, Indagine su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto29 di Elio Petri e Città violenta di Sergio Sollima del 1970.
L’ultimo è un film noir diretto da Sergio Sollima30 dove si anticipa il senso di realtà violenta
(già chiaro dal titolo) che sarà principale nella produzione poliziesca degli anni a seguire.
26
Sergio Miceli, Musica da film, Universal Music MGB Publications e Lim Editrice, Milano, 2009, p 348.
27
Morricone scrive anche le musiche per due pellicole di Giuliano Montaldo ascrivibili al filone gangsteristico,
rispettivamente: Ad ogni costo del 1967 e Gli intoccabili del 1969.
28
Con Lizzani Morricone realizza anche Storie di vita e malavita del 1975 e San Babila ore 20: un delitto inutile
del 1976. La prima è docu-fiction tratta da un’inchiesta della giornalista Marisa Rusconi riguardo al racket della
prostituzione minorile a Milano, la seconda una pellicola ambientata negli ambienti neofascisti della metropoli
Milanese.
29
Oltre al ben noto Oscar vinto come miglior film straniero nel 1971, il film (pensato e sceneggiato con Ugo
Pirro) nello stesso anno vinse anche il Gran premio della giuria di Cannes.
30
Realizzato con lo stesso regista è anche Revolver del 1973 in cui tematiche poliziesche si mischiano al thriller e
al noir.
Vale a pena ricordare anche la pellicola Milano odia: la polizia non può sparare del regista
Umberto Lenzi, un noir cinico ed estremo nella rappresentazione della violenza.
Morricone firma la musica di Il prefetto di ferro31 del 1977, film di Squitieri che presenta
aspetti vicini al genere poliziesco (interessante a proposito è la figura del prefetto) e
ambientato nella malavita organizzata in Sicilia a inizio Novecento. Siamo oramai lontani dal
rigore civile (alla Rosi) verso un tono più popolare e una maggiore spettacolarizzazione.
Bruno Nicolai, collaboratore-amico di Morricone e direttore delle sue prime partiture, scrive
invece le musiche per due film ascrivibili al filone dei giustizieri; L’uomo dalla strada fa
giustizia (1975) di Umberto Lenzi e Due magnum 38 per una città di carogne del 1976 di
Mario Pinzauti.
Riz Ortolani fu un compositore molto attivo nel cinema giallo/thriller ed erotico, scriverà le
musiche di Banditi a Milano di Lizzani, pellicola che anticipa il filone. Importanti sono anche
i suoi apporti a due film d’inchiesta di Damiano Damiani; Confessione di un commissario
della polizia al procuratore della repubblica (1971) e Perché si uccide un magistrato? (1975).
Ricordiamo anche con musiche di Ortolani: Si può essere più bastardi dell’ispettore Cliff?
(1973) di Massimo Dallamano.
Arriviamo ora invece ai compositori, veri e propri specialisti del genere poliziottesco.
Molto attivo nel genere è Luis Bacalov, (collaboratore di Fellini dopo la morte di Rota) che
compone le musiche per quasi tutti polizieschi di Fernando di Leo, tra questi il suo capolavoro
Milano Calibro 9, vero gioiello del genere. Come già aveva fatto in precedenza per La vittima
designata (1971) di Maurizio lucidi, Bacalov decide di affidare l’esecuzione musicale della
colonna sonora a un gruppo rock-progressivo partenopeo, gli Osanna; il genere musicale da lì
in poi sarà ampiamente utilizzato nel cinema di genere thriller e poliziesco. Con il regista
Romolo Guerrieri collabora anche a uno dei primi polizieschi sulla scia del successo del
nascente filone delle “polizie” intitolato La polizia è al servizio del cittadino? del 1973.
Ricordiamo inoltre il compositore Luciano Michelini, fido collaboratore e autore delle
partiture dalle tinte drammatiche per i polizieschi di Sergio Martino32
Nel nuovo decennio abbiamo invece gli esordi di alcuni dei più prolifici compositori nel
nostro ambito di studio; parliamo di Franco Micalizzi, i fratelli De Angelis (noti anche come
Oliver Onions) e infine Stelvio Cipriani, sul quale approfondiremo nel prossimo capitolo.
Franco Micalizzi va ricordato per il suo apporto ai polizieschi di Umberto Lenzi, regista di
Napoli violenta e di Roma a mano armata, puri esempi del genere, entrambi del 1976.
31
Sulla stessa scia, dello stesso regista (sempre con musiche di Morricone) è Corleone del 1978.
32
Di Sergio Martino: La città gioca d’azzardo, La polizia accusa: il servizio segreto uccide e Morte sospetta di
una minorenne del 1975.
Lo stile di Micalizzi è caratterizzato da una particolare commistione di jazz da big-band e
sonorità funky-disco di grande impatto ed energia e dagli esiti spettacolari. Scrive le musiche
anche per altri registi del genere, quali Marino Girolami, Mario Lanfranchi e Ovidio De
Assonitis.
Arriviamo ora ai fratelli Guido e Maurizio De Angelis (noti anche come Oliver Onions), i due
passarono da lavorare come turnisti in sessioni di registrazione per cantanti di successo (Patty
Pravo, Nicola Di Bari e Gianni Morandi) ad arrangiatori (tra gli altri anche di Lucio Dalla) e
infine a essere dei veri e propri compositori per lo spettacolo.
Gli Oliver Onions sono gli autori delle musiche dalle sonorità distorte e progressive dei
polizieschi di Enzo G. Castellari: La polizia incrimina: la legge assolve e Il cittadino si
ribella, il secondo apripista del filone dei giustizieri. Collaborano inoltre con altri registi attivi
nel genere quali: Steno, Sergio Martino, Marino Girolami. Prolifico fu anche il loro operato
nel campo della commedia specialmente interpretata da Bud Spencer e Terence Hill.

Stelvio Cipriani:

Stelvio Cipriani nasce nel 1937 nel quartiere romano di Trastevere, figlio della sora Gisa e
del sor Mario, i padroni di un’osteria in Piazza Trilussa. La sua passione per la musica si
intuisce sin dall’ infanzia che trascorre nella parrocchia di Santa Dorotea a Trastevere, dove
prende le prime lezioni di musica da padre Borzetti. Il piccolo Stelvio cresce nella Roma
popolare che si sta rialzando dalle vicende della guerra e la musica si apre davanti a lui come
una strada verso il riscatto, verso la definitiva perdita dell’anonimato. Con i risparmi la
famiglia compra un pianoforte. Stelvio si iscrive al conservatorio di Santa Cecilia e intanto
completati gli studi di ragioneria inizia a lavorare in un'azienda di materiali edili. Cipriani
scriverà a proposito di questi anni: “La mia giornata trascorreva così: tra libri mastri e spartiti,
fra numeri e note, fra calcoli e armonie...”33
La prima attività musicale di Cipriani è divisa tra lo studio dei maestri (Bach, Beethoven,
Chopin) e la sua militanza in un complesso di musica leggera; I principi. È in questo contesto
che Stelvio ebbe la sua prima occasione di viaggiare e conoscere il mondo; I Principi furono
ingaggiati per suonare su una nave da crociera ai Caraibi che avrebbe fatto tappa fissa a New
York. Sbarcato Il giovane Cipriani ebbe modo di conoscere personalmente uno dei jazzisti più
in voga in quegli anni, Dave Brubeck, diventando suo allievo.
Nel 1962 conosce Teddy Reno che lo incarica di fare le selezioni per il festival degli
sconosciuti di Ariccia. Qui Cipriani scopre il talento di Rita Pavone, della quale diventerà il
pianista ufficiale e direttore d’orchestra, accompagnandola per tre anni nelle sue tournée
internazionali.
Nel 1965 rientrato a Roma Cipriani inizia a lavorare come pianista selezionatore alla casa
editrice Ricordi in piazza Venezia, dove selezionò tra gli altri Mino Reitano, Amedeo Minghi
e persino Lucio Battisti. Parallelamente da lezioni private e la sera fa piano-bar, per tirar su le
ultime 5000. Stelvio ha l’affitto, le bollette e due bocche da sfamare e come se non bastasse,
per arrotondare ulteriormente i guadagni inizia a lavorare come turnista nelle sale di
registrazione per musica da film. Cipriani ha quindi l’occasione di veder lavorare in coppia
registi e compositori di alto calibro come Nino Rota e Fellini, Rustichelli e Pietro Germi,
Fusco e Antonioni, Trovajoli e Scola, imparando i complessi meccanismi che trasformano una
musica in una colonna sonora.
La prima occasione per Stelvio si presenta alla casa editrice Ricordi, quando un giovane
Tomas Milain, venuto per perfezionare le sue capacità canore, gli offre di comporre un
deguello per un western che era stato da poco girato in Spagna e nel quale lui era
protagonista, intitolato The Bounty Killer.
Con quel primo film realizzato per la casa editrice CAM nasce il compositore Stelvio
Cipriani. Solamente un anno dopo si presenta l’occasione per un altro western; una
coproduzione fra Italia Germania e America, si tratta del secondo film della Primex 34 Italiana
di Roberto Infascelli35: Un uomo, un cavallo e una pistola del regista Luigi Vanzi.

33
Per un’autobiografia del maestro si veda: Stelvio Cipriani, Pino Ammendola, Rosario M. Montesanti, Anonimo
Romano, Teke Editori, Roma, 2016.
34
Nel 1968 esce Luana, la figlia della foresta vergine; un film di avventura diretto dallo stesso Infascelli a cui
segue Lo straniero di silenzio di Luigi Vanzi (come Vance Lewis). Sempre con la Primex seguono I diavoli della
guerra del 1969 di Bitto Albertini e Blindman del 1971 di Ferdinando Baldi.
35
Figlio del produttore Carlo Infascelli, nel 2011 a Brescia gli è stata dedicata una retrospettiva postuma al XII
Festival Intercomunale del Cinema Amatoriale.
In questi anni Cipriani compone le musiche per diversi film di genere western 36 e di guerra ma
lo vedremo molto attivo anche nel genere thriller e horror, collaborando con i grandi nomi del
genere in Italia; Mario Bava37, Riccardo Freda38 e Alberto de Martino.
Nel 1970 arriva il grandissimo successo di Anonimo veneziano diretto da Enrico Maria
Salerno, qui alla sua prima regia. Il film con Florida Balkan e Tony Musante riscosse un
enorme favore del pubblico, vinse diversi premi, tra cui il Nastro d’argento alla colonna
sonora e totalizzò il quarto incasso della stagione.
Per quanto riguarda il cinema erotico Cipriani fu coinvolto in diverse pellicole nei primi anni
Settanta con registi come José Ramon Larraz, Radley Metzger, Oscar Brazzi, Saul Swimmer,
Brunello Rondi e Roberto Natale.
Dopo il 1972, anno di uscita di La polizia ringrazia Cipriani sarà sempre più impegnato
all’interno del genere poliziesco. Il cosiddetto capostipite è prodotto dalla Primex italiana di
Infascelli, che abbiamo visto esordisce come produttore di spaghetti western e film
d’avventura per poi aderire al genere poliziottesco realizzando dopo La polizia ringrazia
anche i successivi La polizia sta a guardare del 1973 (anche come regista), La polizia chiede
aiuto (1974) di Massimo Dallamano39 e La polizia ha le mani legate (1975) di Luciano
Ercoli40.
Quattro pellicole che vanno a formare un nucleo unico, ascrivibile al filone delle polizie.
Questi film chiaramente con differenze tra di loro, in quanto diretti da quattro diversi registi
presentano caratteristiche comuni nonché una marcata continuità musicale.
Analizzeremo più approfonditamente l’argomento nel prossimo paragrafo.
Del 1973 è anche La mano spietata della legge di Mario Gariazzo, film prodotto dalla Difnei
cinematografica, con un Philip Leroy nei panni di un poliziotto giustiziere che lotta solo
contro tutti.
Arriviamo ora a una serie di pellicole a cui parteciperà Cipriani e che hanno come regista un
vero e proprio specialista del genere, Stelvio Massi.

36
Citiamo del regista Gianni Crea La legge della violenza (tutti o nessuno) (1969), Se t’incontro t’ammazzo
(1971), Il magnifico West (1972), I sette del gruppo selvaggio (1975). Diretti invece da Giuliano Carnimeo: Testa
t’ammazzo, croce… sei morto – Mi chiamano Alleluja (1971) e Il west ti va stretto amico, è arrivato Alleluja
(1972)
37
Cipriani firmerà le musiche di due film del regista maestro dell’horror: Reazione a catena aka Ecologia del
delitto del 1971 e Cani arrabbiati del 1974, film antesignano del cinema Pulp.
38
Con Freda Cipriani collabora per un film di genere horror/gotico: Estratto dagli archivi segreti di una capitale
europea del 1972.
39
Di Massimo Dallamano con musiche di Cipriani sono anche Il medaglione insanguinato (1975) e Quelli della
calibro 38.
40
Cipriani aveva già collaborato con Ercoli per un thriller dai contorni polizieschi: La morte cammina con i tacchi
alti del 1971, una coproduzione italo-spagnola.
Il primo poliziottesco di Stelvio Massi è Squadra volante del 1974, dove Tomas Milain
interpreta il serioso poliziotto Tomas Ravelli, dai metodi spesso poco ortodossi e ossessionato
dalla morte della moglie avvenuta a Marsiglia per mano di un pericoloso criminale, il
famigerato marsigliese, interpretato da Gastone Moschin. Squadra volante è anche il film che
sancisce l’inizio di un prolifico legame con il regista marchigiano. Cipriani scriverà le
musiche dai ritmi jazz-funky per Mark il poliziotto del 1975, primo capitolo della trilogia con
Franco Gasparri, e nell’anno seguente per Mark colpisce ancora.
Sempre musicate dal maestro su regia di Stelvio Massi sono 5 pellicole con Maurizio Merli:
Poliziotto Sprint (1977), Poliziotto senza paura (1978), Un poliziotto scomodo (1978),
Sbirro! la tua legge è lenta.. la mia… no! (1979) e Poliziotto solitudine e rabbia (1980) con
esiti nelle musiche sempre più progressivi ed “elettronici”.
Nel 1977 esce La polizia è sconfitta di Domenico Paolella, tardo poliziesco ambientato a
Bologna.
Di Carlo Ausino sono invece Torino violenta (1977) e Tony, l’altra faccia della Torino
violenta (1980) con Emmanuel Cannarsa accompagnato nel primo anche da George Hilton.
Da ricordare anche: Sono stato un agente CIA (1978) di Romolo Guerrieri, a metà fra spy-
story e poliziesco e Provincia violenta di Mario Bianchi dello stesso anno. Si chiude la serie
di polizieschi musicati da Cipriani con Torino centrale del vizio (1979) di Renato Polselli e
Bruno Vani mistura di trame sentimentali, poliziesche ed erotiche, ambientato fra le città di
Roma e Torino.

La tetralogia delle polizie:

Il primo poliziesco a cui partecipa Cipriani si trova ad essere il capostipite del genere in Italia,
parliamo de La polizia ringrazia di Stefano Vanzina, su sceneggiatura propria e di Lucio De
Caro. Fin da questa prima pellicola per il filone poliziesco emerge lo stile efficace di Stelvio
Cipriani; brani41 trascinati da ritmi ossessivi di percussioni, archi, clavinet e pianoforte, con
forti echi dalla musica di Beethoven42 e che esprimono l’estrema tensione delle vicende

41
Nel 1972 viene pubblicato dalla C.A.M. un 45 giri contenente il tema principale e Notturno per un commissario
di Polizia. Tuttavia, qui ci riferiamo a una pubblicazione più recente contenente tutte le tracce: Stelvio Cipriani –
La Polizia Ringrazia (Execution Squad) - Colonna Sonora Originale, Dagored, LP, RED217, Italia, 2015.
42
Nella sua autobiografia Cipriani scrive a proposito del suo approccio al lavoro; “Forte della mia formazione
classica, quando dovevo cercare un tema per un film romantico, passavo la mattina a suonare i preludi e i
notturni di Chopin o di altri autori romantici. Se lavoravo ad un film giallo dove la musica deve essere più forte e
dura, cercavo un assetto musical di maggiore carattere e ricorrevo alla memoria di autori del passato più forti,
più dinamici e più drammatici, facendomi influenzare da Beethoven, Bach e Wagner.” testo tratto da Anonimo
romano, Teke Editori, Roma, 2016.
narrate. Per questa pellicola Cipriani scrive l’omonimo tema dal sapore popolare; La polizia
ringrazia.
Clavinet e pianoforte suonano il tema accompagnati dagli archi, questi alternano perentori
ostinati a tappeti sonori in tensione e con più alto grado di dissonanza. Il tema viene variato
lungo tutta la durata del film in diversi montaggi: in Vigilato speciale e in Ondata di violenza
il tema è ripreso più volte con leggere variazioni nell’arrangiamento. Omicidio nella notte è
invece un episodio più prettamente atmosferico. In Rapimento il tema è cantato dal violino e
chiude con un crescendo degli archi sull’ossatura del tema. La polizia ringrazia (finale) dopo
un intro di tensioni armoniche si chiude con il tema sostenuto da una ritmica più serrata
suonata su un set di batteria.
Una versione più malinconica e lenta del tema si presenta in Notturno per un commissario di
polizia, episodio che anticipa la tragica morte del commissario Bertone, accompagnata dal
brano Morte di un commissario.
I successivi film della Primex a cui collabora Cipriani sono: La polizia sta a guardare e La
polizia chiede aiuto, entrambi ambientati a Brescia nei mesi che precedono la Strage a Piazza
della Loggia, a chiudere questa tetralogia: La polizia ha le mani legate del 1975.
Le musiche 43di questi tre film insieme al precursore La polizia ringrazia suonano come una
sola struttura sinfonica; si tratta di riutilizzare alcune formule funzionali ed evocative
nell’utilizzo degli strumenti (trama del clavinet da La polizia sta a guardare in poi) affiancato
ad un lavoro di adattamento alle esigenze della regia. In ogni pellicola troviamo episodi come
Pandora e Tourning point dai colori più sfumati e “intimi” e con ritmiche più morbide.
Ne La polizia sta a guardare44 di Infascelli Cipriani segue la linea già tracciata per La polizia
ringrazia (si noti in (2 #) il tema del capostipite è riadattato) e compone il noto La polizia sta
a guardare, tema principale, variato e riarrangiato più volte lungo tutto il film.
L’arpeggio di ispirazione bachiana affidato al clavinet apre i titoli, spicca in questa colonna
sonora il ruolo preminente affidato agli ottoni.
In (3 #) l’arpeggio si sposta agli archi, sostenuto da chitarra basso e percussioni per aprirsi in
un’atmosfera di suspense resa da archi dissonanti percussioni e chitarra distorta. La traccia si
chiude con gli ottoni di nuovo sul tema sostenuti dalla trama del clavinet

43
Per le musiche di questi tre film ci riferiamo a una recente pubblicazione tedesca: Stelvio Cipriani - La Polizia
Chiede Aiuto / La Polizia Sta A Guardare / La Polizia Ha Le Mani Legate, Chris Soundtrack Corner, CD,
CSC002, Germania, 2008.
44
Di questo film la Cinevox pubblicò nel 1973 un 45 giri contenente il tema principale e il tema secondario
Tourning Point.
in (4 #) l’arpeggio è suonato dal pianoforte suonato sulle ottave basse, gli ottoni mesti sul
tema, passano il testimone agli archi per un cantato, poi chiudono.
In (5 #) l’arpeggio è affidato agli archi, spiccano i toni degli ottoni e del flauto, rientra il
clavinet nell’arpeggio e la melodia del tema passa agli archi.
Da notare in (6#) la melodia tragica accompagnata dalla chitarra classica e affidata a piano e
clavinet, il tema passa ai tromboni e agli archi per tornare sul finire a clavinet e piano.
Cipriani per l’occasione compone anche un tema melodico dal sapore lounge affidato a
clavinet e flauto e accompagnato da archi e basso elettrico; Tourning point.
Il tema principale de La polizia sta a guardare verrà riutilizzato in seguito dal Maestro per
Tentacoli di Ovidio G. Assontis (come Oliver Hellmann).
Nel film di Dallamano45 le sonorità non si spostano di molto da quelle impiegate dal
compositore per i film precedenti, ma con più note di suspense per questo film che mostra
venature da thriller.
La polizia chiede aiuto, il tema principale, è di fatti molto simile al suo predecessore ma con
sonorità più dolci, gli ottoni suonano il tema accompagnati dalla trama degli archi, si noti
inoltre l’intro con piano e coro di voci bianche, che si legano perfettamente alle tristi sorti
delle ragazzine circuite dallo psicanalista, il tema si chiude con l’arpeggio al clavinet.
In (2 #) abbiamo un episodio di tensioni dai toni thriller con armonie dissonanti degli archi.
In (3 #) il piano suona il tema accompagnato dagli archi, il tema passa al clarinetto e infine
agli archi accompagnati dagli ottoni.
In (4 #) abbiamo un episodio dalle sonorità più jazz, con chitarra wah e interventi solisti del
flauto; il tema è suonato prima da un organo (farfisa?), passa poi agli ottoni e il tutto si chiude
con un solo di flauto. Anche qui abbiamo un tema più intimo Pandora, affidato a clavinet e
tromba e accompagnato da chitarra classica, basso elettrico e flauto, sul chiudere il tema è
ripreso da clavinet e archi. in Pandora (2 #) tornano le voci bianche che cantano “blam” e si
apre un episodio solista della tromba accompagnato da basso chitarra acustica e ottoni. La
traccia si chiude con le voci bianche su musica da “carillon” eseguita al piano.
Il tema principale de La polizia ha le mani legate46 di Luciano Ercoli ricorda quello scritto per
il film di Infascelli questa volta con una ritmica più serrata di basso, batteria, chitarra wah e
aperture ariose degli archi, anche la distintiva trama del clavinet viene mantenuta. Il tema è
affidato al sintetizzatore accompagnato dagli archi che cantano la parte B del tema e l’ultima
ripresa di A, il pezzo si chiude con la trama ossessiva di pianoforte e clavinet.

45
Nel 1974 viene pubblicato sempre dalla Cinevox un 45 giri contenente il tema principale e Pandora.
46
Anche qui venne pubblicato dall’etichetta romana un 45 giri contenente il tema principale e il brano Papaya.
Il tema principale viene variato in diverse tracce; più atmosferiche, in (3 #) -(8 #) -(9 #), con
archi, flauto, clavinet, tasti dell’organo percossi e chitarra distorta.
In chiave più melodica abbiamo (2 #) (4 #) e (5 #) in cui il tema è suonato dal piano
(scordato) e dalla tromba e accompagnato da basso, chitarra e batteria spazzolata
più ritmiche e concitate sono invece (6 #) - (7 #) con piano, clavinet, tromba, flauto e chitarra
distorta. Da notare in (6 #) l’iniziale la digressione con piano suonato sulle ottave basse che
culmina con il tema suonato dagli ottoni e dalla chitarra elettrica.
In (7 #) dopo una prima esposizione del tema si apre una digressione più atmosferica e si
chiude con il tema sugli ottoni e sulla chitarra.
Anche qui abbiamo un secondo tema dal sapore più leggero di bossa nova; Papaya. Il tema
affidato a tromba e clavinet porta il nome della giovane studentessa amica intima del
commissario Rolandi,
Cipriani riprenderà il tema principale per Torino violenta del 1977.
La musica di Cipriani per il filone delle polizie verrà inoltre recuperata in tempi più recenti
dal regista Quentin Tarantino per Deathproof – a prova di morte.

Conclusioni:
Ascoltando le musiche ci si trova di fronte alla valorizzazione di un modulo compositivo
efficace e a un’atmosfera musicale mantenuta per le quattro le pellicole. Un’atmosfera che si
potrebbe dividere in poliziesca e quindi pubblica o più sentimentale e intima.
Il punto di congiunzione di questi due mondi lo si ritrova nella figura del commissario, uomo
d’ordine, ma pur sempre uomo, capace di nobili sentimenti e contemporaneamente deciso a
scoprire le carte di giochi più grandi di lui.
L’impianto generale è bitematico; un tema variato lungo tutto il film per le scene poliziesche e
uno più intimo legato alla sfera affettiva del protagonista.
Per quanto riguarda il lavoro preliminare non è facile risalire a quali furono le indicazioni date
dai registi e dalla produzione per la scrittura delle musiche, notiamo però un chiaro
adattamento della musica alle diverse esigenze della regia.
Chiudiamo questa tesi con una citazione del maestro da cui abbiamo tratto il sottotitolo.
“Ho in comune con Wagner una cosa, entrambi abbiamo scritto una tetralogia: lui quella del
Nibelungo, io quella della Polizia”47
47
Citazione tratta da un’intervista condotta da Carmelo Milione per il sito ColonneSonore.net pubblicata in data
28 ottobre 2016, circa un anno prima della sua morte a Roma all’età di 81 anni.
Lo spirito di Cipriani viene da un contesto popolare e incarna quel coraggio di cimentarsi in
esperienze sempre nuove, senza lasciarsi scappare nessuna occasione. Approdato alla
composizione per cinema nel vorticoso ambito del genere, qui rielabora gli studi al
conservatorio di compositori come Bach, Beethoven, Chopin e Wagner innestandovi ritmiche
e colori provenienti più dalla musica leggera e dal jazz. Gli esiti dimostrano una grande
immediatezza nel colorare e dinamizzare le immagini e donano un forte carattere all’estetica
del filone nascente.

Bibliografia:
- Andrea Pergolari Il dizionario del cinema poliziottesco e del giallo italiano, Un mondo a
parte Editore, Roma, 2012.

- Christian Uva, I misteri d’Italia nel cinema. Strategie narrative e trame estetiche tra
documento e finzione, in Christian Uva (a cura di), Strane storie. Il cinema e i misteri d’Italia,
Rubbettino Editore, Catanzaro 2011.

- Giovanni Buttafava, Procedure sveltite, in Gli occhi del sogno, Lorenzo Pellizzari (a cura
di), Biblioteca bianco e nero, 2000. Testo apparso in origine in: F. Quadri, Giovanni Buttafava
(a cura di), Il Patalogo Due. Annuario 1980 dello spettacolo – Cinema e televisione, Volume
secondo, Ubulibri/Electa, Milano 1980.

- Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano, dal 1945 agli anni ottanta, Editori riuniti,
Roma, 1982.

- Mirco Dondi, L’eco del boato, Storia della strategia della tensione 1965-1974, Editori
Laterza, Bari, 2015
- Marco Dinoi, Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, Le lettere Editore,
Firenze 2008.

- Roberto Curti, Le mani legate. Cinema di genere e misteri d’Italia, in: Strane storie. Il
cinema e i misteri d’Italia, Christian Uva (a cura di), Rubbettino Editore, Catanzaro 2011.

- Sergio Miceli, Musica da film, Universal Music MGB Publications e Lim Editrice, Milano,
2009.

- Stelvio Cipriani, Pino Ammendola, Rosario M. Montesanti, Anonimo Romano, Teke Editori,
Roma, 2016.

Sitografia:

- Nocturno, rivista online: https://www.nocturno.it/movie/la-polizia-chiede-aiuto/.

- Testimonianza di Cavallaro al processo tenutosi nel 2010 per la strage di Brescia del 1974:
https://4agosto1974.wordpress.com/2013/09/24/roberto-cavallaro-udienza-7-1-2010-al-
processo-per-la-strage-di-brescia/

- Eroina in Italia: https://digilander.libero.it/taoagi/eroinaitalia.html

Discografia:

- Stelvio Cipriani - La Polizia Chiede Aiuto / La Polizia Sta A Guardare / La Polizia Ha Le


Mani Legate, Chris Soundtrack Corner, CD, CSC002, Germania, 2008.

- Stelvio Cipriani – La Polizia Ringrazia (Execution Squad) - Colonna Sonora Originale,


Dagored, LP, RED217, Italia, 2015.

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