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QUADRIMESTRALE - ANNO II - N. 3 - OTTOBRE 2014 - EURO 1.

50

E N T O
A RG
A R IO
· D
# 04

Silver Age
Cinema
d'Argento

Profondo rosso
I 40 anni di
un capolavoro

Musica affilata
Dai Goblin a
Gaslini, guida
alle note horror

L'arte del macabro


Intervista
ad Antonio Tentori

12

FILM
DI CULTO
STA ARRIVANDO... NON PERDERLO!
Dal 2 dicembre in edicola il nuovo
ANNUARIO DI FILM TV
[con le recensioni di tutti i film usciti in sala nel 2014]

LE RECENSIONI DEI FILM


I SERIAL PIÙ BELLI
GLI INEDITI MIGLIORI
DVD E BLU-RAY
I PALMARÈS DEI FESTIVAL

U N A G R A N DE
C’È R TE
R P R E S A P E
SO
SEI PRONTO
A PERSONALIZZARE
IL TUO
ANNUARIO?
EDITORIALE
D i M AU RO G ERVASINI

Noi, Argento e
il Lost Highway
digitale

Cominciamo parlando un po’ di noi, di Lost Highway. gina Facebook di Film Tv Rivista (dal “Negozio digi-
Una rivista di cinema monografica nata nel momen- tale” al quale si accede dalla bacheca). Ma fatto salvo
to di massima contrazione del mercato editoriale. Ci qualche piccolo cambiamento grafico, per rendere i
siamo detti: proviamoci lo stesso, mantenendo un testi ancora più accessibili e leggibili, il giornale resta
prezzo di copertina molto basso e sfruttando come identico, con gli approfondimenti, le schede, le foto
canale di promozione Film Tv. Abbiamo realizzato e articoli sempre inediti. Il nuovo Lost Highway sarà
tre numeri (questo che leggete è il quarto) per circa disponibile per tutte le piattaforme digitali. Veniamo
7.000 copie vendute di ognuno: un risultato lusin- a questo #4, l’ultimo cartaceo, dedicato al principale
ghiero e incoraggiante, ci sono tanti mensili (anche cineasta thriller/horror italiano, Dario Argento, an-
di cinema) in giro che vendono meno. Tuttavia per ticipando le celebrazioni per i 40 anni di Profondo
poter coprire decentemente le edicole e sfidare rosso (distribuito nel 1975). Da qualche anno regista
3

distribuzioni locali non esattamente impegnate a controverso, Argento e il suo cinema vengono setac-
valorizzare i prodotti “piccoli”, la tiratura non può ciati dai critici e dai collaboratori di Film Tv ai quali
scendere sotto le 20.000 copie, con costi molto alti. si aggiungono “argentologi” di chiara fama come Da-
Per questo, se da una parte siamo convinti che il vide Pulici di “Nocturno”, Fabio Maiello, Luca Rea e
numero di lettori conquistato in un anno sia già un Antonio Tentori, anche collaboratore del Nostro per
ottimo punto di partenza, quindi Lost Highway deb- la sceneggiatura dell’ultimo film, Dracula 3D. Occa-
ba continuare la sua avventura, dall’altra cambiamo sione non solo per ripensare i capolavori del passato,
il metodo di diffusione. Dal prossimo numero (il 5, ma anche per un approccio meno superficiale ai titoli
pronto a marzo 2015) Lost Highway sarà disponibile recenti, e più discussi, che meritano uno sguardo cri-
solo in formato digitale, un pdf scaricabile dalla pa- tico rinnovato. Buona lettura!
S OMMARIO

26

# 04

L'UCCELLO DALLE PIUME DI


CRISTALLO di Marco Leoni

34

EDITORIALE 3
di Mauro Gervasini

ANNI D'ARGENTO 6
di Roy Menarini, Mauro
Gervasini, Giulio Sangiorgio
Fenomenologia e filmografia
INFERNO
di Dario Argento
di Giulio Sangiorgio
PROFONDO ROSSO 14
di Claudio Bartolini, Nico Parente
I 30 anni di un cult 42
4

18 NOTE IN NERO
di Fabio Maiello
e Mauro Gervasini
Le colonne sonore da brivido

22 SCRIVERE L'ORRORE
di Claudio Bartolini
Intervista a Antonio Tentori

25 12 FILM
a cura della redazione
I dodici film
di culto firmati
da Dario Argento TRAUMA
di Giulio Sangiorgio
OTTOBRE 2014

28 30 32

IL GATTO A NOVE CODE 4 mosche di velluto SUSPIRIA


di Luca Rea grigio di Davide Pulici di Roberto Manassero

36 38 40

TENEBRE PHENOMENA OPERA


di Mauro Gervasini di Ilaria Feole di Claudio Bartolini

44 46 48
5

LA SINDROME DI STENDHAL NON HO SONNO LA TERZA MADRE


di Giona A. Nazzaro di Chiara Bruno di Davide Pulici
Di ROY MENARINI

U
no degli ultimi volumi dedicati a Dario
Argento, in mezzo a una bibliografia
vastissima, recava come sottotitolo
Il cinema di D.A. tra genere e autorialità. Si trattava
di una bella pubblicazione – Argento vivo, curata
da Vito Zagarrio per Marsilio – giunta in occasione
di una retrospettiva completa, datata 2008,
al Festival di Pesaro, che da anni omaggia
i grandi cineasti della storia del cinema italiano.

rosso
Dopo la cinefilia militante
e i saggi accademici,
sangue
Argento concludeva dunque
quell’anno la lunga marcia
verso l’istituzionalizzazione
e la conquista del quarto
di nobiltà artistica. Genere e
autorialità. Già. Dove abita il cinema
di Dario Argento? Questione di lana
caprina, se non fosse che per comprendere
appieno come abbia funzionato l’opera del
regista è necessario anche comprenderne la ricezione
culturale. Come per Sergio Leone (il suo vero maestro,
probabilmente), non è vera infatti la vulgata secondo la
6

quale Argento non sia stato difeso dalla critica. Sia pure
minoritaria, una fetta di sostenitori si era fatta sentire
da subito, quando il giovane regista romano compariva
sulle movimentate scene di inizio anni 70 con L’uccello
dalle piume di cristallo. Certo, dagli anni 80 in poi, messe
in soffitta le idee pedagogiche di cinema medio, i critici
riconosceranno gli errori e gli “argentiani” avranno modo
di rialzare la testa. Ma torniamo agli inizi. Lo scenario
del “giallo” (da pronunciarsi all’americana: lo chiamano
così gli anglofoni, per intendere thriller sanguinosi e
all’italiana) era certamente meno noto prima del suo
esordio. Eppure non si può non citare Mario Bava, che
negli anni 60 aveva girato La ragazza che sapeva troppo
e Sei donne per l’assassino, influenti su Argento, ma
c’erano anche altri precedenti come La morte ha fatto
l’uovo di Giulio Questi, e vari film di Fulci, Lenzi, Rondi.
Non si può dire che con L’uccello dalle piume
di cristallo si apra una improvvisa rivoluzione
o si sia creata una situazione da sasso nello stagno.

SPOSTAMENTI PROGRESSIVI DEL GIALLO


Argento, nato nel ’40 e figlio di un funzionario
dell’Unitalia Film e di una fotografa di moda, aveva
studiato poco e male, privilegiando una formazione
culturale parigina e movimentista, per poi mettersi
prima a fare il critico (difendendo da subito i prodotti
di genere) per “Paese Sera” e poi il collaboratore di figure
come Bertolucci e Leone. Con il primo, e per la regia del
secondo, sceneggia C’era una volta il West, collaborazione
curiosamente sottovalutata da molti biografi e saggisti.
Pare che al trentenne Dario non andasse nemmeno
troppo di girare il primo film, che aveva scritto per
eventuali altri. Poi, deciso che lo avrebbe realizzato lui,
non trova il produttore, infine se lo finanzia da solo
con il padre, fondando la casa di produzione SEDA,
e riducendo al minimo costi e giorni di set. Risultato:
un miliardo di vecchie lire di incasso.
Se lasciamo sullo sfondo la burrascosa vita privata
(di cui si ha oggi un assaggio nel semi-autobiografico
Incompresa di sua figlia Asia), e ci limitiamo alla
filmografia, possiamo affermare che è il completamento
della trilogia degli animali (Il gatto a nove code, 1971;
4 mosche di velluto grigio, 1971) ad affermare più
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chiaramente che è nato un genere e che Dario Argento


si erge come leader incontrastato. Sebbene sia ancora
presto per la fama internazionale (che comunque non
tarderà e che lo rende ancora oggi uno dei cineasti più
Dall’alto, Dario Argento e omaggiati, da De Palma a Tarantino), comincia di lì a
Adrien Brody in Giallo, sul set
di Inferno e con Asia durante poco la forsennata corsa – tipica del cinema italiano –
le riprese di La terza madre
all’imitazione, allusione, riproposta del marchio: Una
lucertola con la pelle di donna di Fulci è già del 1971,
tanto per citarne uno. Che cosa colpiva, dei film di
Argento? A distanza di tanti anni, sono forse due violenza, a sua volta si rende aggressiva, sorprendente,
le questioni principali, che non andrebbero confuse padroneggiata in maniera ossessiva, e costruisce
con interpretazioni ex-post: la violenza esplicita e la ribaltamenti inconsueti e considerati simbolici (lo
tecnica. Per la prima volta, proprio mentre in America spettatore in soggettiva o semi-soggettiva con l’assassino
si affacciava un new horror molto aggressivo, Argento mentre uccide le vittime innocenti).
metteva in scena omicidi efferati e corpi massacrati.
Rasoiate, decapitazioni, teste sfondate, fendenti e IL SAPORE DELLA PAURA
coltellate, fin dai primi film la violenza conta moltissimo Tra pubblico e critica, idem come sopra: il pubblico
e sciocca un pubblico italiano disabituato a certi livelli apprezza, magari senza accorgersene, e sente il sapore
di visibilità. Il sangue, fin da subito, diviene il più di un prodotto nuovo, e - perché no - libero anche
importante fattore di popolarità del regista e il maggior ideologicamente. La critica ulula per l’eccesso di
indiziato per la stroncatura dei critici più tradizionali. virtuosismo e le carenze negli altri comparti (trama
La tecnica, in un processo affine e solidale con la soprattutto). Tutto il resto non conta, o almeno non

Qualcuno,
in Demoni
2 - L’incubo
ritorna di
Lamberto Bava,
si è svegliato
maluccio...

di Giulio Sangiorgio

the PRODUCERS
8

una questione di famiglia

F
u Salvatore Argento a passa nel ‘73 al fratello di giornate). Alla chiusura della produce Inferno (ma anche
produrre, con la SEDA Dario, Carlo, produce dal ‘70 SEDA Argento si occupa della Piccoli fuochi di Del Monte,
Spettacoli (fondata con Franco al ‘77 (fino a Suspiria) tutti i produzione di Dawn of the Dead Santa Sangre di Jodorowsky
Pedacchia), l’esordio del film del regista. Ed è coinvolta di Romero, assicurando il 50% e Nero di Giancarlo Soldi).
figlio, L’uccello dalle piume di nella realizzazione di altre del budget e assicurandosi Dario nel frattempo fonda la
cristallo, convincendo la Titanus pellicole tra cui Er più - Storia lo sfruttamento del film sul DAC Film, con cui non solo firma
a investire i propri soldi come d’amore e di coltello di Sergio territorio europeo. Lo Zombi Phenomena, ma si propone
minimo garantito e poi a non Corbucci (con protagonista quel di Argento è un film differente di sostienere nostrani registi
farlo sostituire in corso d’opera Celentano con cui Dario lavora dall’orignale: rimontato, con di genere sotto l’egida di Titanus
con il mesteriante Ferdinando poi nell’incompreso, feroce, un’altra colonna sonora. Con distributore: nascono così due
Baldi. La SEDA, la cui gestione radicalmente politico Le cinque la nuova Intersound Claudio successi come i metahorror
LA PIZZA
ORIGINALE
direttamente. L’impatto è incalcolabile,
tanto è vero che i fan della prima
ora sono assai sorpresi di fronte a
Le cinque giornate (1973), pamphlet
risorgimentale molto arrischiato,
pieno di furia politica e di scelte
1973 LA PORTA SUL BUIO anticonformiste ma anche velleitario,
squinternato. Mai più, sembra dirsi
Argento, che due anni dopo mette a
segno il successo più maiuscolo, e
realizza il film che più di tutti entra
nel culto nazionale e internazionale,
Profondo rosso, talmente epocale da non necessitare di
spiegazioni in queste prime righe. Suspiria (1977) apre
1985 DEMONI il periodo horror – lo sono un po’ anche i precedenti,
ovviamente, ma qui c’è il soprannaturale – e con Inferno
lo prosegue. Si tratta di film che enfatizzano al massimo
le soluzioni stilistiche di Argento, e che testimoniano

1989 LA CHIESA di quel periodo nel quale un autore, percepito se stesso


nei discorsi dei media e della stampa, conosciuti nel
profondo i suoi ammiratori, e in piena consapevolezza
degli effetti sullo spettatore, offre un “upgrade” pur
servendo sempre il piatto per cui è divenuto celebre.
1986 DEMONI 2
L’INCUBO RITORNA
HORROR E ROCK DURO
È periodo di canonizzazione mondiale, di interviste
fiume, di stardom registica, di polemiche –
1991 LA SETTA
velenosamente, Ezio Ungari racconta per iscritto di un
Dario Argento che il 29 aprile 1980 chiama tutta Roma
per piangere la morte di Hitchcock, accreditandosi
dunque come suo allievo e figlio legittimo. E se Tenebre
nell’82 segna un ritorno non troppo convinto al
1987 TURNO DI NOTTE
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antelitteram Demoni e Demoni 1997 MASCHERA DI CERA di Michele Soavi - e per la tv, nel frattempo, e poi reso dal
2 - L’incubo ritorna di Lamberto la serie Turno di notte. mago degli effetti speciali Sergio
Bava. Quando l’autore decide Demiurgo e omicida seriale Stivaletti una sagra gore dallo
di passare, con Opera, alla di case di produzione, fonda sguardo televisivo. Ritrovato
distribuzione Cecchi Gori, con Giuseppe Colombo la il fratello Claudio, crea con lui
chiude la DAC e apre la ADC: Cine2000 e con questa lavora l’Opera Film, che esordisce con
con questa produce il suo ai suoi La sindrome di Stendhal, Scarlet Diva, gonfia e squilibrata
(e di Romero) Due occhi Il fantasma dell’opera e M.D.C. opera prima, autobiografica e
diabolici, La chiesa e La setta Maschera di cera, progetto satirica, della figlia Asia,
- opere dell’inventivo talento inizialmente pensato per il e continua curando tutti i film
visivo, cresciuto al suo fianco, maestro Lucio Fulci, morto dell’autore fino a Giallo.
2000 SCARLET DIVA
giallo-sangue, con Phenomena Argento grazie ai registi americani che lo venerano
ritrova un grande successo e ci ricorda (grazie e al movimento “bis” del cinema popolare
a una colonna sonora metà compilation che alza la testa e lo esalta tutte le volte
e metà originale) che il fattore della musica che può - l’istituzionalizzazione è garantita.
ha sempre fatto parte del bagaglio di Argento, di lì a poco, verrà studiato nelle
originalità dell’autore. Imprescindibile, aule dei Dams. Rimarrebbe da parlare di ben 24
la collaborazione con Claudio Simonetti anni di carriera, che verranno analizzati del
e i suoi Goblin, cominciata con Profondo resto nelle pagine a seguire. Ma non è solo
rosso, era destinata a fare storia grazie a lo spazio a mancare, bensì - e al di là dei
colonne sonore ampiamente citate dal mondo singoli gusti - la presenza di film davvero
del pop, del rock, dell’electro e persino significativi. C’è lo sbarco in America, più
della musica colta, oltre che nelle musiche volte timidamente approcciato (Due occhi
del cinema horror degli anni a seguire. diabolici, 1990, con il Romero di cui aveva “curato” -
con risultati catastrofici - una assurda versione italiana
DARIO ARGENTO ALLA PROVA DEL TEMPO di Vampyr; e poi Jenifer e Pelts dei Masters of Horror);
Le ambizioni crescono, anche tecnicamente (l’uso della c’è la serie di film con la figlia Asia, tra cui - oltre ai già
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macchina da presa Loumia in Tenebre, le acrobazie citati - Trauma (1993), Il fantasma dell’opera (1998),
della camera in Opera, 1987, dove si trova anche la La terza madre (2007, che chiude la trilogia cominciata
famosa citazione di Arancia meccanica, le allusioni con Suspiria); c’è il rapporto complicato e deludente, per
nobili come La sindrome di Stendhal nel 1996), ed è reciproche diffidenze, con la televisione, promettente
forse in questo periodo che Argento sembra tentare negli anni 70 di La porta sul buio, poi senza nerbo in
l’ultimo vero assalto: entrare dalla porta principale del Ti piace Hitchcock?; ci sono i tentativi di ritornare alle
cinema d’autore italiano senza rinunciare al sangue e atmosfere degli esordi, con Nonhosonno (2001) e Il
alla paura, suo terreno d’elezione. Curiosamente, questo cartaio (2004). E ci sono infortuni internazionali come
processo è già in atto, perché nel frattempo – anche Giallo (2009) e Dracula 3D (2012). All’Argento delle
a cura di MAURO GERVASINI

I FILM ITALIANI CHE DA FINE ANNI 60 HANNO PRECEDUTO O SEGUITO L’ASCESA DEL
CINEMA DI ARGENTO, TRASFORMANDO LA VIOLENZA IN FATTO ESTETICO. O POLITICO...

Così dolce...
'69 così perversa
Diamo a Cesare... e a
Umberto Lenzi una
certa primogenitura sul
“giallo”, con questo film e
il precedente Orgasmo.
Se sei vivo spara Si guarda a Hitchcock
'67
Conosciuto anche con il titolo Oro Hondo, lavorando su un’icona
trucido western di Giulio Questi con Tomas Milian, come Carroll Baker.
tra i più violenti dell’epopea dello spaghetti, Scritto da Ernesto Gastaldi.
benché sorretto da una certa ironia.

I ragazzi Cinque bambole


del massacro per la luna d’agosto
Ispirato al romanzo di Il titolo è da giallo argentiano ante
Scerbanenco, l’indagine litteram, ma quello di Mario Bava è
sui ragazzi-bene che soprattutto un esercizio di stile sul
hanno stuprato e ucciso canovaccio di Dieci piccoli indiani.
l’insegnante. Inferiore ad Piuttosto riuscito, specie per le scelte
‘69 altri film del regista Di Leo, estetiche molto pop.
crea comunque scalpore Indagine su un
per le scene di violenza, cittadino al di
molto realistiche. sopra di ogni
sospetto
Una lucertola Tra i più importanti
con la pelle film del periodo, vince
di donna l’Oscar e riscrive
i connotati del cinema
L’epopea zoofila
argentiana è
'70 politico rimanendo
però un thriller, con
cominciata, ma la
tanto di delitto (im)
Lucertola di Lucio
perfetto. La violenza,
'71 Fulci sceglie una strada
in questo caso,
propria, tra eros
è quella del potere.
e psichedelia...

La polizia '72 Cosa Non si sevizia


11

ringrazia avete un paperino


Secondo la vulgata, fatto a Grande thriller fulciano
il primo “poliziottesco”, Solange? ambientato in un sud
con tanto di retorica A Londra, scia periferico e non turistico
sulla giustizia fai da te e rosso sangue già rovinato dall’edilizia
l’impotenza della polizia. di studentesse fatiscente e dalle
Grandi Salerno e Melato. uccise. anime nere.
Insegnante Censurato
italiano sospettato, ma allora,
la verità è altrove. Clima impensabile
torbido per un thriller, oggi.
di Massimo Dallamano,
morboso e convincente.

to be continued...
‘72 Milano calibro 9 ‘73
Fernando Di Leo al suo meglio: dai racconti di
Scerbanenco un noir milanese attaccato ai personaggi,
con un grande Moschin e una indimenticabile
Barbara Bouchet. Violenza ed erotismo,
ma anche la politica “di piombo” del periodo.

I corpi presentano tracce


di violenza carnale
Thriller di culto anche in Usa
(reintitolato Torso), ha ispirato il filone
slasher e utilizza il gore con acume.
'74
Il profumo La polizia Milano odia
del la signora chiede aiuto la polizia
in nero Tentativo più non può
Crede di essere una interessante che sparare
assassina e c’è bello di coniugare il Stracult del
chi, intorno a lei, ci marcia. Ottimo giallo argentiano al poliziottesco firmato
thriller macabro di Francesco poliziottesco. Corpo Umberto Lenzi, con
Barilli, influenzato da Roman (di donna) con Milian a briglia sciolta.
Polanski ma assai personale nel voler tracce di violenza e Iperviolento ma tutt’altro che
stravolgere il “realismo magico”. serrata indagine. banale nella resa estetica.

L’ultimo treno Il mostro


della notte Come ti invento
Thrillerone violentissimo il mostro, per la
di Aldo Lado, ispirato a prima pagina.
L’ultima casa a sinistra di Ma Luigi Zampa
Craven. Cronaca di una ce l’ha con un
vendetta efferata, ma non paese assuefatto alla
si parteggia per nessuno.
‘76 violenza (e anche con il
'75 La casa cinema “alla” Argento).
Macchie solari dalle finestre
Inizio delirante e splatter, che ridono Io ho paura
bellissimo: poi il film Uno dei migliori
Capolavoro del gotico
diventa un giallo, tenta di film di Damiano
padano: nelle stesse
“razionalizzarsi” un po’, Damiani, prima
zone di Don Camillo
perdendo freschezza. vera riflessione
si uccide e si tortura,
Resta un esperimento sulla strategia
i preti non parlano
coraggioso. della tensione, senza
con Gesù ma col
demonio. Dirige Pupi declamazioni però. Solo
Avati, incredibile. cinema. Da riscoprire.
'77
Un borghese
piccolo
12

piccolo
La violenza è
nell’aria, come
le pallottole
che per caso
E tanta paura uccidono
Sarà Pierino il figlio di
Porcospino a Alberto Sordi.
uccidere i laidi ricconi Segue sua
I quattro dell’apocalisse milanesi? Paolo trasformazione
Lo spaghetti western dopo Trinità va in altra direzione Cavara firma uno in torturatore
ma Lucio Fulci resta legato alla ferocia picaresca del dei più originali gialli dell’assassino.
filone, con addirittura una scena di cannibalismo. d’epoca. Affresco spietato.

The End
Artwork per
l’edizione
americana di
Inferno

ultime decadi si imputa di aver perso il tocco, di essere il cinema di Dario Argento? La modesta proposta è che
disinteressato alla recitazione e alla sceneggiatura, di si torni a Sergio Leone. Mai riconosciuto come vero
rifare se stesso, di non parlare al mondo. Ma, esclusa maestro, a noi sembra che il regista romano abbia invece
la prima, sono accuse che venivano già scoccate nel applicato al thriller e all’horror la formula (aggiornata,
periodo d’oro, la vecchia questione dello stile maestoso ovviamente) di Leone per il western. Reinventare il
13

e della narrativa irricevibile. No, non sembra questo genere, saccheggiare i maestri, iniettare artigianalità
il problema, quanto piuttosto una trasformazione e tecnica italiane in prodotti di sapore statunitense,
profonda dei tempi e degli spettatori, quelli che Argento parlare a nuovi spettatori e a nuove forme di consumo,
in primis ha convinto di poter amare un cinema di rifiutare brutalmente il ricatto del cinema d’impegno
genere puro ed energico, e che ora – di fronte ad allievi civile, cominciare a pensare al cinema come a un gioco e
internazionali ben più competitivi ed eccitanti – non a un catalogo di forme autonome, liberare gli spettatori
sono più disposti a perdonare certe fragilità. Eppure, il dalle sovrastrutture culturali. Quegli spettatori che – per
rispetto e la consacrazione di cui gode Argento non ne Argento come per Leone – sono arrivati prima della
vengono mai ridimensionati. Che cosa è stato dunque critica, dell’accademia e degli intellettuali.
PROFONDO
Profondo rosso
Di CLAUDIO BARTOLINI
rappresenta la vetta

L
e architetture di una città deserta. Monumenti
unanimemente
che osservano e soverchiano. Immobili,
riconosciuta del silenziose, spettrali presenze talmente concrete,
thriller italiano. pesanti, da condurre all’astrazione di spazi, movimenti,
realtà. Le piazze di Torino diventano quelle di Roma, ma
Un’opera manifesto,
potrebbero appartenere a qualunque città, o forse a nessuna,
nella quale Argento perché Profondo rosso non è un film. È un manifesto,
raggiunge la piena incorniciato dal vuoto marmoreo di paesaggi urbani senza
vita, cadaveri fossilizzati in un tempo indefinibile e deputati
maturità espressiva
a ospitare cadaveri caldi, piccoli e insignificanti. Esseri
umani, così meschini e abietti da non meritare empatia

In una delle prime sequenze di


Profondo rosso, la medium Helga
Ulmann (Macha Méril) “sente” la
presenza dell’assassino .
14
CURIOSITÀ

LINO CAPOLICCHIO DAVID HEMMINGS

Gli incroci del destino


Non tutti sanno che l’attore facesse comunque il suo
inizialmente scelto per corso. Fu dunque scelto David

ROSSO
interpretare Marc Daly era Hemmings, e le cose andarono
Lino Capolicchio, al quale era come sappiamo. Dopo l’uscita
stata affidata la sceneggiatura di Profondo rosso nelle sale
in vista dell’inizio delle riprese. e il suo clamoroso successo,
alcuna. Dopo gli esperimenti animaleschi degli esordi, L’interprete aveva accettato e Capolicchio, ormai ristabilitosi,
Dario Argento raccoglie le tessere disperse nei suoi tre tutto era pronto per la fase di si recò dallo sfasciacarrozze
definizione del personaggio. per autorizzare la distruzione
mosaici filmici, le mette in ordine, le perfeziona e le conduce
Capolicchio, però, rimase dell’auto sulla quale viaggiava
a maturazione. Infine, compone un’opera fluviale - mai vittima di un grave incidente, quando ebbe l’incidente.
un suo film supererà le due ore - in cui mette a tema la a seguito di una gita fuoriporta Sui sedili posteriori della
propria teoria thriller. Un manifesto, appunto, nel quale in compagnia di una donna. vettura, in un angolo,
L’auto che guidava finì fuori giaceva abbandonata la sua
lo sperimentalismo formale, incanalato, diventa metodo
strada, l’impatto fu terribile e le copia della sceneggiatura.
consapevole, lucido e programmato. Profondo rosso, approdo conseguenze piuttosto gravi Il dattiloscritto, a detta
di un percorso iniziato da Mario Bava oltre dieci anni prima lo costrinsero a una lunga dell’attore, era punteggiato
(Sei donne per l’assassino, 1964), fonde reminiscenze di degenza in ospedale. Dario da macchie di sangue. Dopo
Argento si disse disposto ad poco tempo, Capolicchio fu
generi ormai scomparsi a meccaniche narrative
attendere il rientro della sua contattato da Pupi Avati, che
prima scelta, prima di iniziare gli propose il copione di La
SCHEDA TECNICA le riprese, ma fu lo stesso casa dalle finestre che ridono: il
Capolicchio a congedarsi dal thriller era comunque nel suo
PRODUZIONE Italia, 1975
film e a lasciare che il casting destino.
DURATA 127 min
REGISTA Dario Argento
GENERE Thriller
SCENEGGIATURA Dario Argento,
Bernardino Zapponi
PRODUTTORE Salvatore
Argento, Claudio Argento
FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller
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MONTAGGIO Franco Fraticelli


MUSICHE Goblin, Giorgio Gaslini
CAST David Hemmings, Daria
Nicolodi, Gabriele Lavia, Glauco
Mauri, Clara Calamai, Macha
Méril, Giuliana Calandra, Eros
Pagni, Nicoletta Elmi

TRAMA Il pianista Marc Daly assiste all’omicidio della medium Helga


Ulmann. La giornalista Gianna Brezzi lo immortala e rivela la sua
identità ai giornali, dunque all’omicida. Inizia una caccia all’uomo
reciproca tra Marc e il killer, che nel frattempo miete nuove vittime.
contemporanee, scorci
visivi pittorici a tonalità
cromatiche ultrapop.
Ed è proprio come una
canzone pop che Argento
DARIA NICOLODI
struttura il suo manifesto,
al cui interno collocare
con puntualità il materiale
del suo immaginario
al completo. L’intro è
deputata al trauma, alla
reminiscenza incastonata
MACHA MéRIL
nella psiche e necessaria
a scatenare il motore dello
psyco-thriller, messo in
moto dalla infantile School
at Night di Giorgio Gaslini.
Le strofe seguono la vita
e le indagini di Marc Daly,
CLARA CALAMAI
la cui esistenza, come
quella di ogni personaggio,
è utile soltanto ai
fini del giallo. La
composizione geometrica
di ogni inquadratura
evita accuratamente
GABRIELE LAVIA
PROFONDO ROSSO L’ODISSEA DEL TITOLO
la prossimità con il
protagonista, quella disperata vicinanza che nei precedenti Ritenuta la più celebre pellicola
di Dario Argento, Profondo rosso
argentiani aveva distolto l’attenzione dalla pura forma.
si sarebbe dovuto intitolare La tigre
Daly si muove nello spazio urbano come un alieno, solo dai denti di sciabola, dando così
in un pianeta sconosciuto e minaccioso, soverchiato da continuità all’ormai leggendaria
trilogia degli animali. Altro titolo
paesaggi apatici e inospitali e ingannato, come da spartito
preso in considerazione per il film pare
argentiano, da ciò che il suo sguardo ha rimosso. Poi i sia stato Chipsiomega, dall’accostamento delle ultime tre lettere
ritornelli, introdotti, di nuovo, da una School at Night dell’alfabeto greco. E sempre in merito al titolo, una nota curiosa
16

affonda le proprie radici nell’arrivo di Profondo rosso in Giappone


diegetica, e accompagnati dalla stridente Death Dies dei
dopo l’acclamato Suspiria (1977): per cavalcare il successo ottenuto
Goblin. Trionfo gore, fantasia al potere, omicidi nei quali dal primo capitolo della trilogia delle madri, il capolavoro di Argento
Argento illumina gli angoli più bui del proprio immaginario. viene strategicamente distribuito come Suspiria - Part 2. Un’edizione
della celebre colonna sonora (Cinevox) del film presenta nel booklet
Colli infilzati, volti bolliti in vasche da bagno, denti
la sinossi pensata per la versione originaria, con personaggi e risvolti
frantumati contro gli angoli di un mobile. Tutto in primo assenti nella pellicola. Profondo rosso, inoltre, è il nome di uno
piano, barocco in contesto minimale. Ogni tanto, però, nella store fondato dallo stesso Argento nel 1989 e sito in via dei Gracchi
260, a Roma. I sotterranei ospitano il rinomato Museo degli Orrori:
pop song argentiana affiora un bridge, un momento di pura
in apposite celle è possibile ammirare buona parte dei materiali
astrazione con feticci su fondali neri, inquadrati in carrellata utilizzati dal regista in alcuni suoi famosi set. Nico Parente
mentre i Goblin suonano il loro Main Theme. È la mostra
emulazioni
dell’inconscio dell’omicida, in primi piani che lo traghettano
dall’infanzia (bambole, pupazzi) all’attualità (coltelli). Poi
gli assoli, stacchi di alleggerimento con siparietti di coppia
tra Marc e la giornalista Gianna Brezzi, oppure momenti
dall’ampio respiro formale in cui Daly, catapultato dalle
indagini in una villa in periferia, è ricondotto agli albori
dell’orrore italico, a quel gotico fatto di inquadrature angolari
dal basso, ragnatele, detriti e strutture primordiali con stanze
segrete e cadaveri scheletrici. La luce si abbassa e il basso dei
Goblin entra in loop, per accompagnare un montaggio a tagli
Tra cinema e pittura
Quanto il thriller di Dario mancante, dal jazz di Giorgio
secchi, puliti, essenziali eppur martellanti sulle scenografie
Argento - e in particolare Gaslini all’icona di Blow-Up
di questo interno alla Freda. Infine l’outro, a chiudere il Profondo rosso - abbia David Hemmings per il ruolo
cerchio del racconto prelevando e svelando le inquadrature influenzato il genere a venire di protagonista) e Mario Bava
mancanti nell’intro. L’assassina muore, la testa sradicata e sia stato fonte di citazione, a fare da nume tutelare di
in alcuni casi letterale (uno su un intero percorso creativo
dal collo. Un ultimo lampo gore, prima dei titoli di coda. Il
tutti: la sequenza dell’omicidio basato su soggettive di vittime
volto di Daly è riflesso nel sangue, ragione del suo esistere: “per ebollizione” riproposta da e assassini, omicidi brutali
l’indagine è finita, l’uomo può tornare nell’oblio e lasciare Antonio Bido in Il gatto dagli in primo piano e tonalità
che la città, di nuovo sola, intoni le proprie mute litanie. occhi di giada, 1977) è cosa cromatiche sempre tese verso
nota. Più interessante, invece, è l’antirealismo pop. Ma oltre
la scoperta delle fonti alle quali, al cinema c’è l’arte figurativa,
più o meno consapevolmente, in virtù di costruzioni in
l’autore si è abbeverato per esterni (in larga parte torinesi
impreziosire la propria pietra secondo il set, romane
miliare. Il cinema, ovviamente, secondo l’ambientazione) che
è il nutrimento principale, con omaggiano i quadri di Giorgio
soluzioni debitrici al thriller De Chirico e, soprattutto, di
puro (l’espediente della musica costruzioni dell’inquadratura
diegetica come sottofondo agli che rimandano a Edward
omicidi prelevato da L’etrusco Hopper. Se le vetrine del Blue
uccide ancora di Armando Bar ammiccano al dipinto
Crispino, 1972), sfumature Nighthawks, le riprese di interni
poetiche e scelte di casting di con figure inquadrate dalle
antonioniana memoria (dai finestre omaggiano Night
dialoghi interrotti al dettaglio Windows e Room in New York.
17

Sopra, il dipinto Nighthawks realizzato nel 1942 da


Edward Hopper. Sotto, un’inquadratura esterna
del Blue Bar in Profondo rosso.
CLAUDIO I GOBLIN
SIMONETTI E DARIO
ARGENTO

o della danza, oppure che alcune


ambientazioni sono scuole di ballo,
auditorium, studi di registrazione e,
soprattutto, teatri.
In principio è l’esperto Ennio
Morricone ad accompagnare la

Sinfonia “trilogia degli animali”, stabilendo un


connubio tutt’altro che tradizionale,

del TERRORE
anzi. Sicuramente le partiture
composte per L’uccello dalle piume
di cristallo, Il gatto a nove code e
Di FABIO MAIELLO 4 mosche di velluto grigio sono tra
le più sperimentali della carriera

N
el cinema di Argento consiste in un macabro e beffardo del compositore per le dissonanze,
la musica è stata rituale di morte, coreografato come in i fraseggi irregolari, le percussioni
sempre un qualcosa un film di Donen o Minnelli. in controtempo con influenze jazz,
di intimo, complesso, viscerale. Se la musica e i suoni “esistono”, sinistri bassi elettrici e improvvisi
Necessario. Melodie, suoni, rumori allora occorre manipolare anche squarci vocali. Ma ciò che risalta
che plasmano, supportano, definiscono le voci, i rumori, i silenzi. Un particolarmente è l’utilizzo della
atmosfere e tensioni di un immaginario rantolio, il cigolare di una porta, il voce femminile. Dalla straziante
fertile e onirico. Nel suo cinema gorgoglio dell’acqua, il fruscio degli marcia funebre in pietas del finale
la componente musicale sfugge a alberi, il vento, una frase chiave di 4 mosche andando a ritroso verso
qualsiasi lineare analisi di contesti incomprensibile urlata durante la cantilena del film di esordio. La
diegetici/extradiegetici, a ogni analisi una tempesta, possono essere cantilena intesa come trait d’union con
precostituita. La musica deve irrompere sconvolgenti quanto un’improvvisa i più ancestrali traumi dell’anima e che
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senza preavviso, senza una logica, deflagrazione della musica. Anche ritroveremo (in diverse applicazioni)
senza rispettare le regole. Come gli ha un innocuo strumento musicale può nei successivi Profondo rosso,
insegnato Sergio Leone «La musica diventare spietato portatore di morte Suspiria, Tenebre,
esiste nella mente di un autore, di uno (il charleston di una batteria oppure La sindrome di Stendhal e anche
spettatore, di un personaggio, oppure un corno inglese) e la musica - intesa nel televisivo Jenifer.
esiste e basta come le tante cose che come elemento narrativo/scenografico L’anomalo incontro con il compianto
circondano l’uomo». Un po’ il principio - ritorna spessissimo. Basti Giorgio Gaslini avviene per
del musical, con la differenza che nel pensare che molti dei protagonisti l’altrettanto anomalo Le cinque
mondo argentiano il numero musicale appartengono al mondo della musica giornate, “propedeutico” alla
5 MUSICISTI successiva, definitiva, svolta di Argento
da brivido
verso sonorità più omogenee. Scegliere

i compositori che oltre ai goblin hanno però un jazzista di fama per un film
maggiormente collaborato con argento di carattere storico decisamente più
consono a Rustichelli e Trovajoli è un
a cura di Mauro Gervasini
segno di rottura con la tradizione. Dopo
1 ENNIO MORRICONE un’ulteriore (e più riuscita) prova per
Il compositore principe della musica da cinema, italiana e non solo. In pratica la serie televisiva La porta sul buio è
un monumento nazionale, reso celebre dagli score della Trilogia del dollaro negli la volta di Profondo rosso. L’idea di un
anni 70 e poi, lungo una carriera lunghissima e ancora “aperta”, creatore di
musicista inglese che insegna jazz in
indimenticabili colonne sonore. Tra le quali L’uccello dalle piume di cristallo, 4
mosche di velluto grigio e Il gatto a nove code. Italia - tra l’altro interpretato da David
Hemmings, già a sua volta protagonista
di Blow-up (musicato da un altro
immenso jazz master come Herbie
Hancock) - doveva segnare il naturale
prosieguo della collaborazione tra i due.
Invece il rapporto finisce bruscamente
durante la lavorazione. Certo, di Gaslini
restano la mitica nenia infantile e una
manciata di pregevoli brani, ma a farsi
spazio è un gruppo di giovani musicisti
di rock progressive: i Goblin.
Argento avrebbe desiderato gli Emerson
Lake & Palmer, invece lo scaltro editore
2 GIORGIO GASLINI
Carlo Bixio gli fa ascoltare un demo tape
Scomparso a 84 anni lo scorso 29 luglio, il musicista milanese è stato uno
dei grandi del jazz italiano, arrivando a suonare oltre 4000 concerti in tutto di quattro ragazzi poco più che ventenni
il mondo. Eccellente pianista, è stato soprattutto un ispiratissimo compositore. (all’epoca Claudio Simonetti, Fabio
Per il cinema, oltre ad Argento, da ricordare La notte di Antonioni.
Pignatelli, Massimo Morante, Walter
Martino) che subito convince il regista.
E così, in una cantina dell’EUR, durante
una notte da tregenda, nasce il tema
principale: un minaccioso arpeggio in
4/4 strutturato ad anello e terminante
con un maestoso organo da chiesa. Il
19
15

successivo Suspiria è il lavoro della


3 B ILL WYMAN
svolta sia per Argento, sia per i Goblin.
Non ha bisogno di presentazioni
il bassista dei Rolling Stones, Il tema principale è articolato in due
reclutato da Brian Jones perché movimenti, il primo dall’incedere lento
unico ad avere un amplificatore
e scandito da un carillon e da una voce
funzionante. Da 23
anni è fuori dalla band, roca che pronuncia parole insensate (si
compone e suona blues e distinguono soltanto «there are three
jazz. Ottima, per Argento,
witches sitting on a tree» e «witch!»),
la musica di Phenomena.
il secondo rockeggiante con chitarre
e tastiere a tutto spiano. Tanti ed giustificazione ispirata dal testo di
eterogenei gli strumenti utilizzati per Gimme Shelter dei Rolling Stones. Per
l’intero score: il buzuki (scoperto da Due occhi diabolici Argento pensa
Argento durante un viaggio in Grecia), di affidare lo score ad Alan Parsons
la tabla, la celesta, il Mellotron, il (il quale aveva dedicato a Edgar
Moog, le tubular bells e addirittura un Allan Poe il suo primo album), ma il
bicchierino di plastica “scratchato” musicista inglese non se la sente di
contro un microfono. comporre oltre un’ora di musica. Con
Il sogno di lavorare con Keith il consenso entusiastico di George
Emerson si avvera due anni dopo. Romero decide allora di rivolgersi a
I Goblin si sono sciolti per aspri Pino Donaggio. Il musicista veneziano
disaccordi interni e così Argento opta per una partitura scarna e
chiede al grande musicista inglese priva di concessioni alla melodia,
di comporre le musiche di Inferno. anche se non mancano le citazioni
Emerson accantona il rock sinfonico Fabio Pignatelli, Bill Wyman e Simon herrmanniane (indiscutibilmente
per un tessuto sonoro più rarefatto Boswell. L’esperimento funziona obbligatorie per la sequenza in cui
in cui prevalgono timbri distesi benissimo e il brano degli Iron Martin Balsam ripete la scena di
ed echi impressionistici più legati Maiden (Flash of the Blade) finisce Psyco) miste a sonorità elettroniche
alla tradizione degli horror gotici per diventare, con i suoi barocchismi e di free-jazz. La collaborazione
inglesi, ma il tocco tipico del grande chitarristici, un leitmotiv grazie alla prosegue anche in Trauma e Ti piace
pianista di Pictures at an Exhibition collocazione in alcune sequenze di Hitchcock?. Argento e Morricone si
si può ritrovare nel drammatico omicidio e nello showdown finale incontrano per caso nel 1995 a Los
inno alla morte Mater Tenebrarum in cui ai graffianti acuti vocali si Angeles, inevitabilmente finiscono per
(dichiaratamente ispirato ai Carmina sovrappongono urla strazianti di ricordare i vecchi tempi e decidono
Burana di Orff) e nella variazione dolore. Sulla stessa linea anche Opera, di fare ancora una volta qualcosa
in quattro quinti del Va pensiero. dove l’approccio totale di Argento insieme. La sindrome di Stendhal e
Tenebre, firmata dai soli Simonetti, con il mondo operistico è parte di un Il fantasma dell’opera costituiscono
Pignatelli e Morante, è un lavoro mosaico musicale in cui tutti i brani un dittico ben lontano dall’essere una
estremamente adatto – per le sue sono tasselli perfettamente incastrati stanca operazione di reunion. Nel
sonorità disco – al décor futuristico nel proprio “spazio immagine”. Le arie primo, l’utilizzo della settecentesca
del film. Stupefacente il risultato liriche fungono da ponte con l’oscuro Passacaglia – accompagnata da una
audiovisivo della sequenza in cui passato della protagonista, i brani incessante cantilena - conferisce quel
una mobilissima macchina da presa ambient dei fratelli Brian e Roger Eno senso di ibrido tra classico e moderno
esplora l’esterno di una villa (in cui sta sono legati alla mente del killer e i perfettamente inserito in un delirante
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per svolgersi un duplice omicidio) al pezzi heavy metal guidano gli omicidi. trip tra arte e follia. Per il secondo
ritmo di un rondò di morte – scandito Simonetti compone un delicato main si rimarca un appassionato tema
dalla parola «paura» filtrata con il title per voce soprano, mentre a Bill d’amore che ritornerà a mo’ di requiem
Vocoder - che si rivela poi essere un Wyman tocca un tema dall’incedere (impreziosito da un coro sommesso
long-playing che sta ascoltando una in progress lento e drammatico, bene e doloroso) sui titoli di coda. Per
delle vittime. Phenomena presenta inserito nel finale in cui l’assassino Nonhosonno si riuniscono nella
invece uno spericolato inserimento di - nel momento dell’arresto - urla alla formazione originale nientemeno che
brani heavy metal, affiancati a quelli polizia «io volevo solo che l’anima i Goblin, anche se la tregua dura poco,
(notevolissimi) di Claudio Simonetti, uscisse da loro!». Una delirante poiché i dissidi riemergono più forti
5 MUSICISTI
da brivido
durante la lavorazione. Eppure già
dal primo ascolto lo score appare
maturo, stratificato, compatto e più
vicino al concetto di “colonna sonora”,
seppur privo di quei temi leggendari
che avevano lanciato il gruppo.
Il main theme è caratterizzato
da una chitarra metal supportata da
un giro di tastiera dagli echi sospesi
tra Bach e Handel, mentre
4 Keith EMERSON
il brano dell’omicidio in treno diventa
Uno dei monarchi del progressive, tastierista compositore degli
Emerson Lake & Palmer, tra gli ensemble più significativi di
complice della formidabile sequenza
questo filone rock. Da sempre appassionato di cinema, dopo grazie al suo accattivante nerbo
il successo di Inferno cerca di riunirsi con Greg Lake e Carl percussivo. Da Nonhosonno
Palmer proprio per scrivere musica da film.
in poi il binomio Argento/Simonetti
si riconsoliderà più forte e creativo
5 SIMON BOSWELL
che mai. Alla fine, per quanto
Musicista sperimentatore inglese, amante
della contaminazione tra elettronica e gli altri membri dei Goblin fossero
arrangiamenti orchestrali. Ha lavorato degli eccellenti musicisti, è Claudio
moltissimo per il cinema, firmando score
Simonetti l’insostituibile alter ego
per Argento ma anche per
Danny Boyle, Michael Hoffman, sonoro di Argento e i film successivi
Clive Barker e Alejandro lo dimostrano senza alcun dubbio
Jodorowsky. Da qualche anno
(per la storia, ci sarebbe di mezzo
si dedica soprattutto alla
musica sacra e a installazioni il pur talentuoso Marco Werba
audiovisuali nei musei. per il travagliatissimo Giallo).
Ecco quindi i virtuosismi techno
- con riuscitissimi trapianti old style
di Moog e Hammond - di Il cartaio,
l’utilizzo di ensemble ridotti
o di grandi orchestre coadiuvate
da inserti elettronici e possenti cori
che riflettono antiche risonanze
in Jenifer, Pelts e La terza madre.
Ma basterebbe l’eccezionale
21

pastiche di Dracula 3D a
determinare quanto la vena
sperimentale di Simonetti
sia ancora feconda e protesa
verso la contaminazione dei generi.
Da quarant’anni Argento
e Simonetti siedono sul trono
di straordinari, inimitabili,
ribelli cinemusicali.
Di CLAUDIO BARTOLINI intervista: Antonio Tentori

C
ominciamo dalla fine: Dracula e Macbeth
Come mai inizi così tardi a collaborare
con Dario Argento?
Conosco Dario Argento dal 1986 e da allora ho iniziato a
frequentarlo. Nel corso del tempo l’ho intervistato per libri e
riviste a cui collaboravo e ho partecipato con lui a incontri,
presentazioni, festival e rassegne. Mi sono proposto a Dario
come sceneggiatore un paio di volte, ma per vari motivi
non se n’è fatto nulla. È chiaro che mi avrebbe fatto piacere
lavorare prima insieme a lui, ma in ogni caso tenevo di più
alla sua amicizia che a una eventuale collaborazione. Poi è

« Quel
fascino
arrivato il progetto di Dracula.
Dracula è il ritorno al gotico, a una tipologia di
horror che in Italia sembrava dimenticata. Come
nasce un’idea così in controtendenza?
L’idea di Dracula nasce a livello produttivo dalla volontà
indiscreto
di fondere tre elementi, le tre “D” di Dracula, di Dario
Argento e del 3D. Da parte sua Dario si è dichiaratamente
dell’HORROR »
ispirato a un Dracula classico, in costume, che richiama i
film della Hammer (ma per certi versi anche il Nosferatu
di Herzog) e prende spunto dal romanzo di Bram Stoker.
Il Dracula di Argento restituisce il Conte al suo mito,
con la sua crudeltà, la sua sanguinarietà e il suo animo
tormentato. In totale antitesi ai vampiri
sdolcinati della serie Twilight.

a cura di Claudio Bartolini


ESPERIMENTI NELLA COMMEDIA,
FILM da ricordare IL FANTASMA
DELL’OPERA
LE CINQUE GIORNATE 1998 con Julian Sands,
22

con Adriano Celentano, Enzo Cerusico Asia Argento


L’unica uscita argentiana dai territori della paura 1990 Libero adattamento
è fortemente caratterizzata da una propensione al del romanzo di
grottesco che ben si incarna nelle movenze stralunate Gaston Leroux,
HARVEY KEITEL
di Celentano. Breve e libera escursione al sole. assieme a Opera è
DUE OCCHI DIABOLICI il film che meglio
1973 con Harvey Keitel, Martin Balsam assembla riferimenti
Opera in due parti, ispirate all’opera alla cultura alta e
di Edgar Allan Poe, delle quali Romero ritorni ai bassifondi
firma la prima e Argento la seconda, della putrefazione.
intitolandola Il gatto nero. Tra incubi e Il Fantasma non è
deliri, onirismi e indagini, va in scena la più sfigurato, ma è il
tragedia psichica di un uomo comune. re del regno dei topi.
Come giudichi il risultato finale di Dracula? Tenebre. Eravamo al cinema Empire di Roma, stracolmo di
Sono molto soddisfatto, Dracula è il film che immaginavo pubblico, e Dario era insieme a Daria Nicolodi.
mentre scrivevo. La sceneggiatura scritta da Dario, Stefano Ero molto giovane e molto emozionato. Mi sono avvicinato
Piani e da me ha richiesto circa un anno di lavoro e per stringergli la mano e dirgli che ero suo fan. Ricordo
svariate stesure fino a quella definitiva. Qualcosa, in corso che fu molto gentile in quei brevissimi istanti.
d’opera, è stato eliminato, altre idee e situazioni narrative Il film fu accolto da un boato di applausi e la serata
sono state aggiunte. Pur mantenendoci piuttosto fedeli per me è rimasta memorabile. Poi ci siamo rivisti
al testo originale di Stoker, ci siamo presi diverse libertà, quattro anni dopo in Campidoglio, dove Dario
inserendo personaggi nuovi e togliendo la parte relativa era intervenuto per la consegna di un premio.
a Londra. Abbiamo poi citato il racconto di Stoker L’ospite Quanto ha influito la lezione argentiana
di Dracula, che in un primo momento avrebbe dovuto far degli esordi sulle successive generazioni
parte del romanzo, ma poi è stato stralciato. Direi che il di registi thriller e horror italiani?
film nel suo insieme rispetta fedelmente la sceneggiatura. L’influenza del cinema di Dario Argento nel thriller e
E la mia soddisfazione più grande è stata quella di nell’horror italiano (ma anche nell’ambito dei due
assistere alla proiezione al festival di Cannes.
Si è soliti pensare che la sceneggiatura,
in un film di Dario Argento, sia elemento marginale
Si tratta di un’opinione errata. Argento (che ha iniziato
a lavorare nel cinema proprio come sceneggiatore)
tiene in particolare considerazione la sceneggiatura e 2012
la segue mentre gira. Poi è naturale che ci siano tagli o
cambiamenti, ma questo accade in tutti i film. Per tornare
a Dracula l’idea, tra l’altro di Dario, che il Conte abbia il
potere di trasformarsi in svariati animali è stata mantenuta
e trasposta sullo schermo. E questo si può estendere a DRACULA 3D
molte altre idee e snodi narrativi presenti nella storia. con Thomas Kretschmann, Asia Argento

Facciamo un passo indietro: quando hai incontrato A 14 anni di distanza da Il fantasma dell’opera, Argento adatta un altro
caposaldo della letteratura, piegandolo di nuovo al suo stile. Gli animali
per la prima volta Dario Argento? assurgono a protagonisti aggiunti, la violenza è scoperta. Il regista
Il nostro primo incontro risale al 1982, alla prima di utilizza il 3D e il film va a Cannes, ma il flop commerciale è totale.

COLLABORAZIONI E RITORNI AL THRILLER: SEI ARGENTO MINORI SOLO ALL’APPARENZA

2009
23
15

GIALLO
STEFANIA ROCCA con Adrien Brody,
Emmanuelle Seigner
Accompagnato da infinite
polemiche e da guai
2004 giudiziari (la denuncia
di Brody alla produzione),
IL CARTAIO il ritorno al thriller ADRIEN BRODY
con Liam Cunningham, Stefania Rocca di Argento è distante dai fasti
Utilizzato come paradigma dai detrattori della del passato soprattutto
seconda fase creativa di Argento, estremizza la dal punto di vista artistico.
sua propensione all’assurdo con trovate registiche In Italia esce direttamente in
brillanti innestate sui binari di un copione assurdo. home video per Dall’Angelo.
generi a livello internazionale) è stata ed è tuttora a partire da L’uccello dalle piume di cristallo.
fondamentale. Molti autori italiani e stranieri si sono Un proprio percorso d’autore che la critica più illuminata,
direttamente ispirati al suo cinema, anche se diversi di come quella francese o americana, ha saputo individuare
loro possedevano un proprio stile e un proprio linguaggio e capire, come dimostrano i ripetuti omaggi che sono
personale. Ciò non toglie che, soprattutto nel thriller stati tributati al suo cinema. Qualunque sia il prossimo
italiano degli anni 70, i primi film di Argento rimangono progetto, Argento rimarrà fedele al suo stile, alla sua
di un’importanza basilare. poetica, al suo linguaggio espressivo. Al suo cinema.
Negli ultimi anni, però, i film di Argento Avete in programma di collaborare ancora?
sono stati bocciati dalla stragrande Magari! Ne sarei felice e onorato.
maggioranza della critica.
Sono un cultore del cinema di Argento e per me ogni suo
nuovo film rappresenta un evento. Mi sono piaciuti sia
2005 TI PIACE
Il cartaio sia Giallo, anche se tra gli ultimi preferisco Jenifer HITCHCOCK?
con Elio Germano,
e Pelts della serie Masters of Horror e La terza madre. Elisabetta Rocchetti
Ritengo comunque che in ogni film di Argento, compresi Tv movie intriso di citazioni
quelli meno riusciti, ci sia sempre più di un’idea di grande e omaggi cinefili a Hitchcock
(Delitto per delitto)
cinema, dal punto di vista strettamente tecnico o per e all’espressionismo tedesco,
l’inconfondibile visionarietà dell’autore. Personalmente sarebbe dovuto essere il pilota per
una serie Rai da sette episodi, che non fu realizzata.
credo che la critica italiana, fatte rare eccezioni, non abbia
mai veramente compreso l’opera
jenifer
di Argento, probabilmente perché il suo è un cinema
2005 con Steven Weber, Carrie Fleming

che oltrepassa i generi e sfugge alle definizioni. Quarto episodio della prima stagione di Masters of Horror,
è anche l’opera più teorica del regista negli anni Duemila.
Quale strada bovrebbe percorrere un autore
Violenta riflessione sul corpo, sull’apparenza e sulla deformità,
come Argento, da adesso in poi? con corollario sulla mostruosità delle pulsioni sessuali.
Penso che Argento abbia sempre seguito la stessa strada,

serie, miniserie, tv movie: dagli anni


70 al nuovo millennio, argento
sperimenta anche sul piccolo schermo

a cura di Claudio Bartolini

FILM TV da rivedere
PELTS
IL TRAM con Meat Loaf, John Saxon
24

con Enzo Cerusico, Paola Tedesco


Chiamato anche nel parterre de rois della seconda
Argento dirige con lo pseudonimo Sirio Bernadotte stagione di Masters of Horror, Argento realizza
il secondo episodio della miniserie La porta sul buio un tv movie canonico, con pellicce che inducono
da lui creata per la Rai. Un giallo classico a meccanica 1973 istinti masochisti. In superficie, l’estrema cruenza.
deduttiva, innervato da sperimentazioni visive. In sottotesto, l’attacco al feticismo consumista.
TESTIMONE OCULARE
con Marilù Tolo, Riccardo Salvino 2006
Affidato a Roberto Pariante, l’ultimo
mini-film di La porta sul buio è girato
1973
tutto da Argento. Musiche a percussioni
e piatti, soggettive, vista ingannevole:
lo stile thriller è inconfondibile e richiama
il suo 4 mosche di velluto grigio.
EN TO
AR G
· D AR I O
#0 4

Alcune scene
di Suspiria.
Il film è ispirato
al romanzo Suspiria
De Profundis
di Thomas
de Quincey

25
FILM REVIEW
Marco Leoni

L’UCCELLO DALLE
PIUME DI CRISTALLO

Il folgorante
esordio di
Argento, che
fa tesoro delle
suggestioni del
gotico italiano
calandole nel
contemporaneo

Dalla scrivania di redazione al Globo d’oro per la mi- senza croci o La le-
glior opera prima la strada non sempre è impossibile gione dei dannati . La
da percorrere. Basta adoperare bene la propria mac- svolta, tuttavia, arriva
26

china, quella da scrivere. quando Bernardo Berto-


Lo dimostra la storia di Dario Argento e del lucci (con cui il Nostro aveva
suo debutto alla regia con L’uccello dalle piume di scritto il soggetto di C’era una volta il West ), affida al
cristallo . Tornato, al tramontare dei Fifties, da una (non ancora) regista romano il compito di trarre una
fuga adolescenziale a Parigi, il giovane Argento inizia sceneggiatura dal romanzo La statua che urla di Fre-
a riempire le colonne di “L’araldo dello spettacolo”, dric Brown. Nasce così L’uccello dalle piume di cri-
ma l’inchiostro delle tipografie ben presto si trasfor- stallo che diventa anche l’esordio dietro la macchina
ma, sul finire degli anni 60, in quello di soggetti e da presa di Dario Argento. Un affresco naïf sfrontato
script di film come Metti una sera a cena , Cimitero e dai colori acidi, sgargianti, come il giallo del genere
che, per via dell’enorme quantità di (profondo) rosso ogni (o quasi) suo lavoro. Un inizio folgorante, dunque,
sgorgante dalle macabre ferite delle vittime, vira in quello di Argento, che non poteva passare inosservato.
horror secondo parte della critica dell’epoca. E non è Né ai registi di genere, che attinsero a piene mani da
un caso se proprio un’opera naïf è la chiave dell’enig- questo debutto, né a uno dei più grandi maestri del bri-
ma rappresentato. vido, Alfred Hitchcock, il quale non nascose il proprio
Se il suo contenuto è ricco di spunti che pro- entusiasmo nei confronti dell’intreccio (ri)cucito per il
vengono dal mentore Mario Bava e dal suo Sei donne cinema dal Nostro.
per l’assassino oltre che da quel filone gotico italiano
di cui mantiene le atmosfere (calandole nella contem-
poraneità della città metropolitana), L’uccello dalle CURIOSITÀ
piume di cristallo è importante soprattutto per esse-
re, allo stesso tempo, il contenitore di elementi che, Giallo allo zoo
Con L’uccello dalle piume di cri-
stallo, Argento inaugura la Trilo-
gia degli animali, che comprende
anche i successivi Il gatto a nove
code e 4 mosche di velluto grigio. Alla
schiera si sarebbe potuto aggiungere La tigre dai
denti a sciabola se solo non fosse stato cambiato
il titolo in Profondo rosso. In seguito, altri registi
aderirono alla moda creando così un vero e pro-
prio filone che comprende film come La coda
dello scorpione, Una farfalla dalle ali insanguina-
te e Gatti rossi in un labirinto di vetro.

una volta ripresi, rielaborati e ricontestualizzati dallo


SCHEDA TECNICA
stesso Argento, andranno a costruire i suoi capolavori
che verranno: il disegno che guida il protagonista alla PRODUZIONE Italia/Germania
Ovest, 1970
risoluzione del caso; una scena iniziale che racchiude Durata 93 min
in sé lo svelamento del mistero e i cui dettagli sfuggo- REGISTA Dario Argento
Genere Horror
no, tormentandoli, ai ricordi del protagonista (spunto
Sceneggiatura
raccolto da Blow-Up di Michelangelo Antonioni); le Dario Argento
telefonate minatorie dell’assassino, che sembra sem- Produttore Salvatore Argento
Fotografia Vittorio Storaro
pre sul punto di essere scoperto ma che fino alla fine
27

Montaggio Franco Fraticelli


non è possibile smascherare - perché nulla nel film, Musiche Ennio Morricone
CAST Tony Musante, Suzy
nemmeno la città che cela le gesta dell’antagonista e
Kendall, Enrico Maria Salerno,
isola l’eroe (per caso), è ciò che sembra; o un trauma Eva Renzi, Umberto Raho,
del passato che può trasformare qualunque soggetto, Renato Romano, Giuseppe
Castellano, Mario Adorf
per esempio un’insospettabile donna, in uno spietato
omicida a mano fredda (e mente deviata). Già, la mano, TRAMA Lo scrittore italoamericano Sam cerca ispirazione in un
soggiorno nel Belpaese, quando assiste casualmente a un omicidio.
proprio quella che vediamo in soggettiva mentre com- Il delitto viene attribuito a un serial killer già colpevole di altri tre
pie l’efferato delitto vestita del classico guanto di cuoio assassinii, tutti di donne. Sam diventa testimone chiave del caso.
nero e che, nella realtà, appartiene proprio a Dario in
FILM REVIEW
Luca Rea

Un’opera
che unisce
alla passione
per l’horror
classico una
sorprendente
modernità,
generatrice
di numerose
imitazioni

IL GATTO A NOVE CODE


È una calda serata, la vigilia del ferragosto 1970. I torine- in modo che del film trapelasse poco e niente, a mala-
si abitanti in via Vincenzo Vela che per qualche strano pena si conoscono gli elementi portanti della storia. Si
motivo non si trovano in vacanza, finiscono per vivere tratta in quel momento di una responsabilità enorme
un’esperienza da raccontare ai vicini al rientro in città. per il ragazzo romano di buona famiglia, forse anche su-
Si ritrovano infatti inaspettatamente dentro un set cine- periore a quella dell’esordio: ha l’obbligo di avere ancora
matografico: Il gatto a nove code, regia di Dario Argento. successo. Argento raggiunge l’obiettivo facilmente, sfor-
28

Chi è questo ragazzo romano, scapigliato, na un film stilisticamente ricco di personalità e questo
eccitato, ispirato che dirige un trio di stranieri di tutto lo premia più di ogni altra cosa, sopperendo a una trama
rispetto (Karl Malden, James Franciscus e Catherine che non possiede la trovata finale a effetto del film pre-
Spaak)? Qualcuno in via Vincenzo Vela riesce a saper- cedente, ma che si dipana magica e inquietante come
ne di più: è il regista di L’uccello dalle piume di cristallo, solo Argento è stato capace di fare nella storia del cine-
un successo inaspettato della stagione cinematografi- ma italiano. Prendere Karl Malden e fargli intepretare un
ca appena conclusa, un thriller a tinte forti, più forti di esperto di enigmistica cieco è già indicativo della totale
quanto si fosse mai visto fino ad allora, e questo ne è “il padronanza della materia da parte del futuro autore di
seguito”, o qualcosa del genere: Argento infatti ha fatto Suspiria.
CURIOSITÀ

Tutti gli uomini di Catherine


La lavorazione del film Il gatto a nove code fu piuttosto tormentata per la
vita sentimentale di Catherine Spaak, la quale aveva in corso in quei gior-
ni una causa con l’ex marito Fabrizio Capucci per l’affidamento della figlia
e che, nel mezzo delle riprese del film, interruppe la relazione col marito
Johnny Dorelli, già di suo complicata. Per i giornali dell’epoca galeotto era
stato il set e l’incontro con l’attore Pier Paolo Capponi (il commissario Spini,
nel bollo a destra), che smentì però categoricamente.

Anche questa volta Argento racconta il tutto quindi ma non privo di riferimenti chiari e appassionati
con una modernità anni luce superiore a chiunque al- anche al cinema horror più classico. Argento è un cinefilo
tro. Proprio in questo risiede gran parte del successo del e conoscitore di horror, sebbene “costretto” dal successo
film, che ancor più del precedente generò una pletora di di mercato a soffermarsi sul thriller. Lo si capisce soprat-
imitazioni, tutte o quasi concentrate nella semplice ripro- tutto nella scena ambientata nel cimitero di notte, quasi
posizione meccanica e spesso goffa di elementi estetici un omaggio agli horror gotici Hammer o baviani.
argentiani e molto meno capaci di carpirne la chiave “ma- Lo si percepisce nell’inserimento del personag-
gica”, piacevolmente inquietante che li faceva funziona- gio della bambina, affidato alla allora giovanissima Cinzia
re, per non dire dello splendido ritmo di racconto e della De Carolis, che godeva di grande fama per aver interpre-
notevole abilità nell’utilizzo delle musiche. Moderno tato lo sceneggiato Anna dei miracoli, che Argento mo-
stra spesso a passeggio mano nella mano con l’enigmista
IL RUOLO DELLO STRALUNATO DOTTOR CASONI VENNE AFFIDATO cieco. Estetica sì, ma supportata dal cinema, all’epoca rea-
AL BRAVO SERGIO REGGIANI CHE SOLO TRE ANNI PRIMA AVEVA
RITRATTO lizzato con grande facilità dalla nostra industria, oggi con
SEDOTTO UNA GENERAZIONE DI RAGAZZE INTERPRETANDO Dick
D'ATTORE
Shelton NELLO SCENEGGIATO TELEVISIVO LA FRECCIA NERA. qualche difficoltà in più.
REGGIANI, TRASFERITOSI GIOVANISSIMO IN FRANCIA CON
LA FAMIGLIA, EBBE ANCHE UNA PROLIFICA CARRIERA DI CANTANTE.
SCHEDA TECNICA

PRODUZIONE Italia, Francia,


Germania Ovest, 1971
Durata 107 min
REGISTA Dario Argento
Genere Giallo-thriller
Sceneggiatura
Dario Argento
ProduttorE Salvatore Argento
Fotografia Enrico Menczer
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Montaggio Franco Fraticelli


Musiche Ennio Morricone
CAST Karl Malden, James
Franciscus, Catherine Spaak,
Tino Carraro, Pier Paolo Capponi,
Cinzia De Carolis, Aldo Reggiani,
Horst Frank, Rada Rassimov

TRAMA L’ex giornalista Franco Arnò ascolta per caso una


strana conversazione fra due uomini. Arnò è cieco e i due non badano
al suo passaggio. Il giorno dopo Arnò torna nei pressi dell’istituto
e si imbatte in un giornalista a caccia di scoop, Carlo Giordani.
FILM REVIEW
Davide Pulici

4 MOSCHE DI
VELLUTO GRIGIO

Un film in bilico tra il primo e il nuovo Argento, che anticipa


Profondo rosso nel suo slancio verso l’irrazionale
4 mosche di velluto grigio non è tanto il film che arriva dopo sura dello script tirava in ballo la telepatia, poi abbandonata
Il gatto a nove code, quanto il film che viene prima di Pro- e innestata dentro Profondo rosso. Anche l’urbanistica oni-
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fondo rosso. E di Suspiria - in cui porterà il ricordo di una sce- rica, frastagliata, dechirichiana, la città Frankenstein fatta di
na geniale: la rotazione della macchina da presa nella sala pezzi eterogenei di tanti posti diversi, tradisce il desiderio di
di contenzione bianca con stacco improvviso sull’astuccio mettersi con un piede fuori dalla ragione. Il film è diviso tra
di rasoio, aperto e pronto all’uso. due volontà, due pensieri: quello di Argento che continua
Le cinque giornate che sta in mezzo non conta a fare Argento e che si trascina dietro scorie e sedimenti
niente, non sposta una virgola nell’universo del regista. dall’unico libro che sembra avere letto e succhiato fin nel
Valutare 4 mosche ex post e non ex ante, perché Argento midollo, La statua che urla, da cui mutua il personaggio di
già manifesta la voglia di correre incontro al fantastico pur Bud Spencer e altra robetta senza peso; e quello che si libra
mantenendo gli stilemi di un giallo. Non a caso, la prima ste- in un cielo già metafisico, come nella sequenza ricorrente
CURIOSITÀ Farmer, che non è immediata, ma studiandola si capisce
come alla fase di passaggio della vita privata di Argen-

Professione reporter to - che si apprestava a lasciare Marisa Casale (della


quale pare che la Farmer fosse una specie di copia,
La stesura originaria della sceneggiatura di 4
mosche di velluto grigio raccontava una storia e d’altra parte anche Brandon poteva passare per
che iniziava dalla fine. Doveva trattarsi di una un sosia, in bello, del regista) e a mettersi con Marilù
vicenda molto più onirica di quella poi finita sullo Tolo - equivalesse la mutazione del suo cinema verso
schermo che Argento riscrisse completamente l’irrazionale e il selvaggio.
nel momento in cui uno dei suoi co-sceneggia-
Morti e delitti, che sono sempre lo specchio più
tori, Mario Foglietti, gli suggerì l’immagine di un
veritiero dell’essenza ultima di un film di Argento,
uomo che viene fotografato nell’atto di com-
mettere un omicidio. Parte delle suggestioni si divaricano tra il basso realismo dell’uccisione di
presenti nel primo draft di 4 mosche furono co- Jean-Pierre Marielle all’interno di un cesso pubblico
munque riutilizzate in Profondo rosso. e l’esecuzione rarefatta di Marisa Fabbri nel parco fuo-
ri dal tempo dove il giorno si rovescia nella notte e
dove è l’ambiente, prima che l’assassino, a tendere
alla vittima una trappola mortale. E queste sono
faccende e intuizioni molto raffinate che Argento
espanderà alla massima potenza nei film fantastici,
dove i luoghi saranno sempre presenze rarefatte e omicide,
prosopopee dei killer che vi si nascondono.

L'UCCISIONE, TRAMITE SIRINGA PIENA DI VELENO, I MOMENTI


DEL DETECTIVE ARROSIO, NELLA FERMATA DELLA CALDI
METROPOLITANA MILANESE LOTTO, CON IL DETTAGLIO DEL FILM
RAVVICINATO DELL'AGO CHE PENETRA NEL TORACE

SCHEDA TECNICA

PRODUZIONE Italia, 1971


Durata 102 min
REGISTA Dario Argento
Genere Horror
Sceneggiatura
Dario Argento
Produttore
della decapitazione, che rappresenta perfettamente il nuo- Salvatore Argento
Fotografia
vo Argento, avanti di dieci anni rispetto alla data del film -
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Franco Di Giacomo
chi cita Leone per il ralenti non ha capito nulla di Leone né Montaggio Françoise Bonnot
Musiche Ennio Morricone
di Argento: che lì è solo, è lui e non paga debiti alcuni. Anche
CAST Michael Brandon, Mimsy
la cooperazione della colonna sonora si è fatta potente: non Farmer, Jean-Pierre Marielle,
si era visto né nell’Uccello né nel Gatto qualcosa di simile Bud Spencer, Stefano Satta
Flores, Marisa Fabbri
alla sequenza finale a rallentatore, con la musica addosso,
sopra e dentro il balletto estenuante della lama e dei vetri TRAMA Perseguitato da uno sconosciuto in impermeabile scuro,
il batterista Roberto decide di affrontarlo, ma lo uccide
che esplodono e schizzano via con la testa di Nina. Il più bel accidentalmente. Un individuo mascherato fotografa l’omicidio e comincia
finale di tutto il cinema di Argento. Poi c’è la dimensione au- a tormentare il colpevole, che si rivolge a un investigatore privato.
tobiografica dei personaggi di Michael Brandon e di Mimsy
FILM REVIEW
Roberto Manassero

SUSPIRIA
Una vertigine cinematografica, un assalto estetico
che a distanza di decenni lascia ancora senza parole
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Non bisogna per forza essere esperti di horror, e nemmeno re è il vento, sono due occhi nella notte, un cane posseduto,
incrollabili appassionati di Dario Argento, di quelli che lo una mano misteriosa, senza che mai un corpo si sveli nel-
difendono sempre, qualsiasi cosa faccia o abbia fatto, per la sua totalità, o una spiegazione coerente dia ragione dei
riconoscere che Suspiria è un capolavoro, il film nel quale fatti. C’è la stregoneria, certo, c’è l’accademia di danza di Fri-
Argento ha spinto di più sul pedale del delirio espressivo, burgo che fa da paravento a una congrega di streghe, ma è
del piacere godereccio per la violenza, del cromatismo ec- un pretesto, un McGuffin che giustifica narrativamente ciò
cessivo e sovrannaturale. che in realtà è noto a tutti fin dal grandioso doppio incipit -
In Suspiria il cinema è tutto, è nell’aria, nelle luci, l’arrivo della ballerina Susy Benner da New York e l’uccisio-
nei colori, negli spazi. E non c’è un vero assassino: a uccide- ne di una danzatrice nell’androne di un palazzo - che tra-
CURIOSITÀ
UN VELO DI COLORE
Dice Argento che per Suspiria la sfida era gi-
rare nemmeno due inquadrature uguali. Se
ci riuscì, fu grazie al lavoro con Luciano Tovoli
(foto a destra), il direttore della fotografia. Insieme
i due scelsero una pellicola altamente sensibile, impressionabile
con moltissima luce; rispolverarono il Technicolor
ormai in disuso; misero stoffe colorate davanti
alle fonti luminose. E come due veri artigiani
crearono una luce indimenticabile, violentissi-
ma, spessa e appiccicosa come vernice gettata
sul volto degli attori.

volge per la tensione omicida e la potenza evocativa delle so di Michael Powell… A rivederlo oggi, poi, ci si accorge di
architetture, per la musica che assale, abbandona e assale quanto ci sia di Suspiria in tanto cinema successivo: negli
ancora e per l’ingresso in un orrore gratuito e spietato: e interni dell’Overlook Hotel, ad esempio, con lo stesso ros-
cioè che in Suspiria ad ammazzare è il cinema; che prima so bruno e lo stesso liberty morboso; nelle tende spesse
della lama, a penetrare la carne è la luce blu elettrico, verde e ondeggianti di Velluto blu, le stesse scostate da Susy per
smeraldo, vermiglio cangiante; che a braccare e tormenta- accedere alle stanze segrete dell’accademia; e ancora nelle
re le vittime sono i suoni e i sussurri dei Goblin, in un’orgia architetture mitteleuropee di Grand Budapest Hotel, colo-
coreografica e scenografica di vetro, stoffa, legno, sangue e rate e primarie come solo i sogni al cinema sanno essere.
filo spinato il cui eccesso non va nemmeno in crescendo, È una vertigine, Suspiria, una spirale di creazione che si di-
ma lancia l’assalto allo spettatore nei primi minuti e non vora il tempo e lo spazio; non c’è scampo alla sua violenza,
molla più la presa. e soprattutto al suo assalto estetico. Sarà per questo che a
La vera magia nera è il cinema, dunque. E come decenni di distanza lascia ancora senza parole.
la magia, secondo una celebre frase del Ramo d’oro citata
nel film, anche il cinema «quoddam ubiquae, quoddam SCHEDA TECNICA

PRODUZIONE Italia, 1977


Durata 98 min
REGISTA Dario Argento
Genere Horror
Sceneggiatura
Dario Argento,
Daria Nicolodi
Produttore Claudio Argento
Fotografia Luciano Tovoli
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Montaggio Franco Fraticelli


semper, quoddam ab omnibus creditum est», ovunque, e Musiche Goblin
CAST Jessica Harper,
sempre e da tutti, è creduto. Per Argento è una professione
Stefania Casini, Flavio Bucci,
di fede, la seduzione dell’insondabile e dello spaventoso. Miguel Bosé, Udo Kier,
Con uno spirito vorace e una gioia creativa senza limiti, Barbara Magnolfi,
Alida Valli
in Suspiria Argento crea, costruisce, riprende e riecheggia
un’infinità di cose, alcune in modo consapevole altre di TRAMA Susy, studentessa di danza classica, si trasferisce
nell’accademia di Friburgo. L’accoglienza non è delle migliori:
puro istinto: la Biancaneve di Disney, le cromie artificiose una ragazza viene massacrata la notte del suo arrivo. Presto Susy
del muto, l’espressionismo di Caligari, il Technicolor di Via si accorge che qualcosa di terrificante e letale abita l’accademia.
col vento, il verde di Il mago di Oz, il blu di Minnelli, il ros-
FILM REVIEW
Giulio Sangiorgio

INFERNO
La seconda parte della Trilogia delle madri:
tra Bava e Freud, formalismo barocco e fiaba nerissima
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«Teatro dei burattini, con sapore continuo di pagliaccia- si muove tra Disney, Corman e L’Herbier, incompreso in pa-
ta», scriveva Gianluigi Rondi su “Il Tempo”. Con ragione. Ci tria e adorato all’estero - ed è il secondo capitolo della Trilo-
sono tende, drappi, sipari e quinte ovunque, in Inferno. E un gia delle madri, conclusa 27 anni dopo dal farsesco, apocalit-
demoniaco alienato, che infine si trasforma in una farsa, in tico e politico La terza madre.
uno sfogo di trucchi svelati, in un omaggio ghignante all’ar- «È una storia che si ispira all’alchimia moderna, che vuole
te prestigiatoria di Méliès. Gioia dell’artificio, dell’invenzione trovare le chiavi dei grandi segreti e della morte», sostiene
cruenta, del sadismo e del contrappasso, di un cinema celi- Argento, ambientata durante un’eclisse «momento magico
be e operistico, Inferno rappresenta la vetta della maniera di che sconvolge i cervelli e in cui io immagino succedano
Argento. Segue Suspiria - versione acida di Biancaneve, che cose orribili». A New York Rose, affascinata dal libro Le tre
MARIONETTE

NESSUN PROTAGONISTA: SOLO VOLTI UTILI AL DISEGNO ASTRATTO DELLA MACELLERIA. DA SINISTRA, DARIA NICOLODI, MOGLIE DI DARIO,
LEIGH MCCLOSKEY, CONSACRATO DA DALLAS, ALIDA VALLI, DEVOTA A MATER SOSPIRIORUM IN SUSPIRIA E QUI CUSTODE DI MATER
TENEBRARUM. MA SONO GABRIELE LAVIA E ELEONORA GIORGI (IN APERTURA) I PIÙ REPENTINI E SORPRENDENTI CAMEO FUNEBRI

Note non a margine


Quella di Inferno è il primo lavoro per il cinema di Keith Emerson, tastierista del supergruppo anni 70
Emerson, Lake & Palmer, concentrato di progressive, rock sinfonico, virtuosismo pompier e pop. Lui proveniva
dai Nice, Lake, il bassista, dai King Crimson, il batterista Palmer dagli Atomic Rooster. L’apice creativo della
band fu il battito di un lustro. Emerson, riciclatosi compositore, è stato autore tra l’altro delle colonne sonore
di I falchi della notte di Malmuth, di Murderock - Uccide a passi di danza di Fulci e La chiesa di Soavi.

madri, scende negli scantinati del palazzo in cui soggiorna, di Keith Emerson (che da delicati temi al pianoforte giunge
s’immerge nel pozzo, e smuove il rimosso, che riaffiora con alla versione progressive di Va’ pensiero e ad aperture Car-
lei: l’Unheimlich, il perturbante, il nefasto che s’annida nel fa- mina Burana). Un saggio d’ineguagliabile inventiva formale,
miliare, quel che è da sempre sotto il nostro sguardo, dentro il trionfo perfetto del magistero baviano, puro godimento
di noi, e noi cerchiamo di disconoscere, dimenticandolo. del cinema.
E così, in questo inferno in cui ogni peccato anche
veniale trova una pena mortale, il terrore è una casa che è SCHEDA TECNICA
un luogo interiore, abbarbicato a infanzia e erotismo, un dila-
niato bignami freudiano: non si seguono protagonisti (come PRODUZIONE Italia, 1980
Durata 107 min
in uno Psyco parossistico e caricaturale ogni personaggio è REGISTA Dario Argento
precario, mandato a morire, a scontare i propri peccati), se Genere Horror
Sceneggiatura
non perché il loro agire ritma l’incedere dell’omicidio, in un
Dario Argento
ballo che è negativo di un mondo fiabesco (quando Sara Produttore Claudio Argento
scende dall’auto si punge un dito prima di entrare nell’incu- Fotografia Romano Albani
Montaggio Franco Fraticelli
bo, come fosse la nemesi di La bella addormentata nel bo-
35

Musiche Keith Emerson


sco), rivoltamento funebre di scene erotiche (l’uccisione di CAST Leigh McCloskey,
Irene Miracle, Eleonora Giorgi,
Carlo finisce in un goffo amplesso mortifero, con il suo corpo
Daria Nicolodi, Sacha Pitoëff,
ferito che cade e si dibatte su quello di Sara), sarcastica e pri- Alida Valli, Gabriele Lavia,
mordiale satira sociale (l’omicidio di Kazanian, pugnalato da Veronica Lazar, Feodor Chaliapin
Jr., Leopoldo Mastelloni
un personaggio di sfondo). Riflesso in colori primari dei laici
mali del mondo (perché il protagonista è l’intero corpo socia- TRAMA New York. Rose, poetessa, si interessa al volume Le tre
madri, vendutole dall’antiquario Kazanian. La sua curiosità scatena
le, letteralmente rivoltato), Inferno è anche metacinema sve- l’oscurità. E desta la Mater Tenebrarum. Rose scrive al fratello Mark,
stito, versione orrorifica di Il mago di Oz, Final Destination che studia musicologia a Roma. Ma la lettera viene letta da Sara...
antelitteram, coreografia dell’omicidio seriale sulle musiche
FILM REVIEW
Mauro Gervasini

TENEBRE
Dopo il sabba horror di Suspiria e Inferno , Dario Argento
torna al giallo. Record di sangue e efferatezze

Ottavo film di Dario Argento. Dopo l’orgia horror dei primi SCENA CULT
due capitoli della trilogia delle Madri (Suspiria, Inferno) si
ritorna al primo amore: il giallo. Sui generis: rispetto alla
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sua prima trilogia zoofila i delitti si fanno ancora più effera- L’assassino dietro di te
ti, oltre ad aumentare il cosiddetto “body count” (12 uccisi Verso la fine del film, Giuliano Gemma si abbassa sco-

come in Reazione a catena di Mario Bava). Segno che la prendo la figura dell’assassino dietro di lui, perfetta-
mente aderente alla visione. Brian De Palma ha usato
deviazione in un campo più propriamente orrorifico ha
lo stesso stratagemma in Doppia personalità - Raising
lasciato il segno.
Cain (1992), anche se Carlo Ausino, autore del raffazzo-
Anche nella plausibilità della sceneggiatura: nato La villa delle anime maledette (1982) sostiene di
piuttosto farraginosa la trama parallela del doppio assassi- avere avuto lui l’idea per primo (ma non ci sono riscon-
no. Argento, che scrive da solo, fa soltanto immaginare allo tri per dargli ragione). In ogni caso, una scena che ha fat-
spettatore la psicopatia dello scrittore americano dandone to giustamente epoca.
gotico in favore di una “architettura” del terrore più aperta.
Sequenze girate all’Eur tra luci asettiche, artificiali, grande
abbondanza di neon; un (post)modernismo urbanistico as-
secondato anche dalla macchina da presa, come nella cele-
bre (e splendida) sequenza del delitto di Mirella D’Angelo (la
giornalista Tilde, “rea” di avere accusato il protagonista di mi-
soginia) e della sua compagna, effettuata con un dolly speri-
mentale di invenzione francese, chiamato Louma, che ha la
stessa fluidità di una steady ma in verticale, telecomandato
da un monitor a terra.
una specie di pre-testo (la sadica umiliazione di una donna Tenebre è pieno zeppo di simili invenzioni, l’oc-
con “tacco 12 aggressive” interpretata da Eva Robin’s) senza chio si perde tra i dettagli, la paura è sì il solito antro oscuro e
approfondirla da un punto di vista narrativo. Rispetto però misterioso (la “cantina” dove finisce Lara Wendel) ma anche
ad alcune sconclusionate prove successive, in Tenebre i la piazza piena di gente di un centro commerciale, dove vie-
“buchi” non paiono tali, tanto è potente il film visivamente. ne accoltellato John Saxon. Claustrofobia e agorafobia: Ar-
Anzi, sensorialmente, perché la musica martellante dei Go- gento compone una tavolozza di angosce comparate, dove
blin, la fotografia geniale di Luciano Tovoli e la scenografia a non avere scampo è prima di tutto lo spettatore. Rispetto
razionalista di Giuseppe Bassan investono lo spettatore con a Suspiria e Inferno, così stranianti nel loro espressionismo
una forza inedita anche per il regista. In verità Tenebre si gotico, in Tenebre è la dimensione quotidiana, “normale”,
lega ai due titoli precedenti per la questione del libro: anche realistica seppur astratta (ossimoro che contraddistingue
in Inferno un testo maledetto innesca la scia di sangue. il miglior cinema del Nostro) a fare veramente orrore. Lo
Qui cambia lo scenario: Anthony Franciosa ha spunto del film (l’attenzione morbosa nei confronti di una
scritto un thriller (Tenebrae) destinato a diventare un suc- personalità famosa) è autobiografico. All’epoca, infatti, il re-
cesso, un maniaco psicopatico lo perseguita facendogli in- gista era perseguitato da un fan troppo invadente.
tendere di essersi ispirato alla sua fiction per delitti di lesbi-
che, cleptomani e poveracce capitate al momento sbagliato SCHEDA TECNICA
nel posto sbagliato (come Lara Wendel inseguita da un do-
bermann e poi finita a colpi di ascia). Argento abbandona il PRODUZIONE Italia, 1982
Durata 110 min
REGISTA Dario Argento
Genere Thriller
Sceneggiatura
Dario Argento
Produttore Claudio Argento,
Salvatore Argento
Fotografia Luciano Tovoli
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Montaggio Franco Fraticelli


Musiche Goblin
CAST Anthony Franciosa,
Daria Nicolodi,
FORSE IL PIÙ CELEBRE FILM DI VERONICA LARIO, Giuliano Gemma,
EX SIGNORA BERLUSCONI. LA SCENA IN CUI LE VIENE John Saxon,
TRONCATO DI NETTO IL BRACCIO A COLPI D'ACCETTA VENNE John Steiner
CENSURATA A OGNI PASSAGGIO TELEVISIVO. I MOMENTI
CALDI TRAMA Lo scrittore americano Peter Neal raggiunge Roma
QUASI UN MANIFESTO TEORICO LA FRASE DEL CAPITANO DEL FILM dove è previsto il lancio del suo nuovo romanzo Tenebrae. Appena
GIULIANO GEMMA (ATTRIBUITA A CONAN DOYLE): «QUANDO atterrato, una ragazza viene sgozzata da un maniaco che le ficca
HAI ELIMINATO L'IMPOSSIBILE, QUEL CHE RIMANE, in bocca proprio alcune pagine del suo libro, per questo lo scrittore
PER QUANTO IMPROBABILE, È LA VERITÀ». è interrogato dalla polizia. Ma la scia di sangue è ancora lunga....
FILM REVIEW
Ilaria Feole

PHENOMENA
Una fiaba horror che si fa metafora del passaggio dall'infanzia alla
pubertà, con la metamorfosi magica e spaventosa dell'eroina

C’era una volta Jennifer, creatura angelicata che Argento sta, dall’alto: Jennifer, come la Rosaleen del quasi coevo In
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preleva, di bianco vestita, dai sacchi di farina tra cui ballava compagnia dei lupi di Neil Jordan, “passa attraverso il bosco”
la Deborah di Sergio Leone e di bianco la veste nuovamen- e ne esce donna, in un rito di iniziazione alla pubertà incan-
te, ma firmato Armani, per una favola horror a lungo citata tevole e terrificante.
dal regista come suo titolo favorito. Eroina da fiaba, Jennifer La messa in scena visionaria di Argento si declina
Corvino ha nel nome il colore dei capelli, come Biancaneve su toni differenti da quelli di Suspiria (per molti aspetti simile
portava quello dell’incarnato; come lei, e come Cappuccetto nelle premesse: una ragazza alle prese con omicidi efferati
Rosso, attraversa un bosco inseguita da (più di) un predatore. all’interno di un istituto per lei nuovo e ostile), saldando, in
Il percorso della protagonista è anticipato dal movimento di modo inedito per la sua poetica, i lampi d’orrore con l’arco
macchina che apre il film, con cui Argento scavalca la fore- evolutivo del personaggio: il viaggio di Jennifer è fortemente
CURIOSITÀ simbolico, il suo legame soprannaturale con la fauna che la
circonda diventa metafora dell’adolescenza. Mosche e larve
sono presenti in quantità massicce, in parte vere e in parte
realizzate da Sergio Stivaletti (celebre il trucco utilizzato per
lo sciame nel finale, simulato col caffè macinato); anomali
strumenti di detection, sono aiutanti della protagonista (è
una mosca, la Grande sarcofaga, a indicarle dove trovare l’as-
sassino) ma anche specchio della sua condizione di donna
in divenire, un bozzolo pronto a sbocciare in un’adulta.
La trasformazione avviene compiutamente solo
nel finale, quando la sintonia di Jennifer con il regno animale
si evolve in controllo psichico; non solo gli insetti, che aggre-
discono il feroce Patua, ma anche la scimpanzé Greta, rispon-
dono alla sua volontà. Le visioni e gli episodi di sonnambuli-
smo si palesano come squilibri di uno sviluppo che trova la
sua armonia solo nella violenza cruda dell’ultimo atto. L’uc-
cisione del piccolo Patua (prima attaccato dalle mosche, poi
scenograficamente arso dalla benzina nelle acque del lago) è
in fondo il modo di Jennifer di sopprimere la sua componen-
te infantile: nella sua mostruosità, l’assassino in miniatura pre-
Ciribiribì, Patua! senta non poche similitudini con l’eroina, con cui condivide
Lo spaventoso Patua, il bimbo deforme (Argento si la solitudine, l’irriducibile diversità rispetto ai coetanei e l’as-
ispirò per il suo nome alla sindrome di Patau) figlio del
senza di un genitore. Eliminato lui, la mutazione è completa,
personaggio di Daria Nicolodi, è interpretato dall’allo-
la fiaba nera si chiude sulla larva di donna divenuta farfalla.
ra ventiseienne Davide Marotta (nei due tondi qui so-
pra), attore napoletano affetto da nanismo. In un ruolo
simile anche in Demoni 2, Marotta è stato in seguito SCHEDA TECNICA
il volto della campagna pubblicitaria di Kodak: era il
tenero “visitatore” dal celebre tormentone «ciribiribì PRODUZIONE Italia, 1985
Kodak!». Attivo interprete teatrale e cinematografico, Durata 110 min
REGISTA Dario Argento
Marotta è comparso in Il ritorno di Cagliostro di Ciprì e
Genere Horror
Maresco e in La passione di Cristo di Mel Gibson. Sceneggiatura
Dario Argento, Franco Ferrini
Produttore Dario Argento
Fotografia Romano Albani
Montaggio Franco Fraticelli
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Musiche Goblin, Bill Wyman,


Iron Maiden
CAST Jennifer Connelly, Donald
Pleasence, Daria Nicolodi,
Federica Mastroianni, Patrick
Bauchau, Michele Soavi,
Fiore Argento, Davide Marotta

TRAMA Jennifer, figlia di una celebre star del cinema, si trasferisce in


un esclusivo collegio svizzero. Appena arrivata, però, inizia ad avere
strane avventure notturne dovute al sonnambulismo, mentre nei
dintorni della scuola alcune ragazze sono brutalmente assassinate.
FILM REVIEW
Claudio Bartolini

OPERA
Puro cinema barocco, tra istinti seicenteschi e immersioni
postmoderne, Opera è l’estremizzazione del thriller argentiano
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Dario Argento, teoria dello sguardo, ultimo atto. Era il 1970 Opera, successivo alle prime divagazioni puramente horror
quando gli occhi mentivano alla memoria, rivelandosi fallaci dell’autore, irrompe nella sua filmografia come un cuneo:
consiglieri in L’uccello dalle piume di cristallo. L’anno suc- siamo in pieni anni 80, decennio di implosione del thriller a
cessivo la veridicità della vista fu affidata a un non vedente beneficio di prodotti che alla suspense prediligono la mostra
in Il gatto a nove code, per poi essere ereditata dall’iride di un delle atrocità.
cadavere in 4 mosche di velluto grigio, stadio terminale del Gli occhi si aprono, si cavano, si riaffermano: guar-
cortocircuito ottico sotteso alla poetica thriller di un autore dare, soprattutto vedere, è di nuovo atto indispensabile, veri-
capace di mesmerizzare il punto di vista fino alla collisione tiero, riaffermato. Un dettaglio sulla pupilla di un corvo spa-
delle relazioni tra soggetto vedente e oggetto del suo vedere. lanca le porte del film, palesando il cortocircuito di un’intera
CURIOSITÀ
Giovani argentiani crescono
Già presente sui set argentiani per Tenebre (1982) e Phenomena
(1985), anche in Opera Michele Soavi dirige la seconda unità di ripre-
se. Non solo. Per introdurre in grande stile nella propria factory il più
giovane collega - reduce dall’uscita nelle sale del suo
Deliria, anch’esso ad ambientazione teatrale - Da-
rio Argento gli affida il ruolo di comparsa nei
panni di Daniele Soave, il poliziotto di scorta
alla protagonista. «Daniele Soave, si fidi, è un
ragazzo in gamba»: con questa battuta il com-
missario Alan Santini presenta il personaggio,
salvo poi accoltellarlo. Tutto molto evocativo.

poetica. Occhi aperti, cari spettatori, allineati con la giovane (con cui condivide la fotografia di Ronnie Taylor, operatore
Betty, le cui palpebre vengono bloccate dal maniaco con una di macchina nel musical di De Palma), Opera è la summa di
“cura Ludovico” a base di aghi acuminati. Occhi al sangue, in ogni istinto e pulsione argentiana, arrivando a coprire l’intero
parte incisi da quelle punte argentate e costretti a guardare le corpus filmografico mediante l’utilizzo degli animali come
viscere, l’abuso, lo strazio, anche se sarà il corvo a decretare la chiave narrativa, quello della soggettiva come nucleo teori-
superiorità del suo guardare rispetto a quello umano. co, quello dello splatter come richiamo all’horror di Suspiria e
Al teatro Regio di Parma Argento ambienta la Inferno, nonché un finale ambientato nelle valli svizzere che
schiacciante vittoria della messa in scena sull’intreccio, arri- si connette al precedente Phenomena Per alcuni la pietra an-
vando a un’apoteosi barocca compiuta tramite miscellanea golare del percorso di un autore, per altri l’ultimo suo grande
di linguaggi d’autore e artigianato di genere. Inquadrature da titolo, per altri ancora l’inizio del declino di un immaginario,
una gru che vortica a 360° sopra la platea, pianisequenza in Opera è di sicuro un testo cardine per comprendere il rito di
steadycam e ambiziosi carrelli lanciati in panoramica si al- passaggio del nostro cinema al nero dagli anni 70 agli 80.
ternano a gole trapassate da coltelli in primissimo piano, pro-
iettili sparati in un occhio da una serratura (di nuovo l’orbita, SCHEDA TECNICA

PRODUZIONE Italia, 1987


Durata 103 min
REGISTA Dario Argento
Genere Thriller
Sceneggiatura
Dario Argento, Franco Ferrini
Produttore Dario Argento
per A.D.C. e Cecchi Gori Tiger
Cinematografica
41

Fotografia Ronnie Taylor


aperta fino all’esplosione) e lame con cui squartare il ventre Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Claudio Simonetti
di una donna. Argento sfoga ambizioni e virtuosismi in un li-
CAST Cristina Marsillach, Ian
rismo registico che non si pone limiti, sfiorando il ridicolo per Charleson, Urbano Barberini,
poi raggiungere il sublime, danzando su un tappeto sonoro Daria Nicolodi, Coralina Cataldi
Tassoni, Barbara Cupisti
che alle musiche neoclassiche contrappone l’heavy metal
e ai brani d’opera sposa tastiere e sintetizzatori di Simonetti. TRAMA Quando la cantante lirica Mara Cecova viene investita
da un’auto, la giovane Betty è chiamata a sostituirla nel Macbeth
Tra rivisitazioni dark del Macbeth verdiano, meccaniche di Giuseppe Verdi. Ma un maniaco è in agguato e perseguita
narrative debitrici a Il fantasma dell’opera e soluzioni foto- la ragazza, costringendola ad assistere a macabri omicidi.
grafiche all’acido sul versante di Il fantasma del palcoscenico
FILM REVIEW
Giulio Sangiorgio

TRAUMA
Seconda
trasferta
americana:
un esercizio
di stile o un film
politico?

Dopo Il gatto nero, episodio di Due occhi diabolici in cui Ar- TRAUMA, IL CUI TITOLO
DI LAVORAZIONE DOVEVA
gento anagramma con foga e deferenza la maniera dell’auto- ESSERE L'ENIGMA SULLA
re a nomi, luoghi e topoi letterari di Edgar Allan Poe, Trauma DI AURA, FU IL PRIMO FILM SOCIETÀ
ITALIANO A RACCONTARE
è il secondo film girato negli Usa, un bignami del suo cinema L'ANORESSIA. E LO FECE
IN MANIERA TUTT'ALTRO
in favore del mercato estero. Come sempre, nel segno del
CHE SUPERFICIALE,
giallo argentiano - e dunque del Blow-Up di Antonioni, che DENUNCIANDO
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L'ASSOLUTA E DIFFUSA
nel cinema del regista romano si fa paradigma teorico a par- INCOMPRENSIONE SOCIALE
tire da L’uccello dalle piume di cristallo, riflessione sulla pro- DELLA QUESTIONE,
AFFRONTANDO I SINTOMI
spettiva fotografica, sul realismo dell’immagine - la soluzione DELLA MALATTIA
dell’enigma è da subito di fronte ai nostri occhi, solo che i no- CON SGUARDO
PROBLEMATICO
stri occhi non sono in grado, letteralmente, di vederla. E DESCRIVENDOLI
IN STRETTA RELAZIONE
Il racconto di Argento è quello di un ordine che
CON L'AMBIENTE
arranca nel restaurarsi: la questione non è la risoluzione
del whodunit, quanto l’impossibilità di comprenderla dal
principio, quanto l’agonia del raggiungerla. E dunque non è
CURIOSITÀ nesco, è evocato nella figura materna, mentre il magistero di
Hitchcock si riassume in forma tenera e parodica nel ruolo -

Figlia d’arte risolutivo - di un bimbo e della sua finestra sul cortile. Eppure
quel che sorprende, in questo ricalco di temi e forme, in que-
Trauma è il primo film di Dario con protagonista Asia,
sto esercizio di uno stile, sono le eccentricità, a cominciare
sua figlia, 18 anni, già comparsa in due film prodotti
dal maestro, Demoni 2 di Lamberto Bava e La chiesa dalla cornice: Trauma, film di teste che capitolano, si apre
di Michele Soavi e conosciuta per le interpretazioni in su un teatro di burattini, che riduce a gioco di marionette
Zoo, Palombella rossa e Le amiche del cuore. Il successo la ghigliottina della Rivoluzione francese. E si conclude, in-
dell'attrice non le fa dimenticare le questioni di famiglia. congruentemente, su una donna afroamericana che canta
Con Dario (che nel 2000 le produce l'esordio registico,
e balla. E allora in questo percorso associativo di stereotipi,
Scarlet Diva), gira altri quattro film: La sindrome di
in questo rincorrersi di frammenti autoreferenziali, si apre
Stendhal (1996), Il fantasma dell'opera (1998) La terza
madre (2007) e Dracula 3D (2012). altro: la storia è quella di una donna - la madre di Aura - aggre-
dita e violata da una società che dimentica la morale a parti-
re dal nucleo delle istituzioni, e la sua ira, il suo vendicarsi, è
dunque - ci dice il prologo - una forma repellente di giustizia
rivoluzionaria. Una questione problematica, come tutta la
politica in Argento.
L’immagine finale conferma: Trauma è un film su-
gli ultimi, abitato da deboli ed emarginati, da personaggi che
soffrono di malattie sociali (Aura è anoressica, David tossico-
dipendente), un’opera in cui l’affastellarsi scomposto e sem-
plificatorio delle forme di un canone riconoscibile chiede di
guardare altrove, alle cose del mondo, all’America e al bisogno
d’amore. Perché Trauma, su tutto, è la storia di un sentimento.

SCHEDA TECNICA

PRODUZIONE Italia/Usa, 1993


Durata 106 min
REGISTA Dario Argento
Genere Commedia/azione
Sceneggiatura
Dario Argento, T.E.D. Klein
Produttore Dario Argento
Fotografia Raffaele Mertes
Montaggio Bennett Goldberg
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Musiche Pino Donaggio


CAST Asia Argento,
Christopher Rydell,
Dominique Serrand,
un caso che anche in Trauma l’investigatore sia un uomo al Frederic Forrest, Piper Laurie,
di fuori dalla Legge - una Legge debole - propriamente detta. Brad Dourif, Ira Belgrade,
Hope Alexander-Willis
Come d’abitudine l’agire dell’omicida è conseguenza di un
evento traumatico, e il proiettarsi della psiche, il suo rivol- TRAMA Durante una seduta spiritica, la medium Adriana Petrescu
fugge. In cortile, il suo corpo e quello del marito, vengono trovati
tarsi nel feticismo della scena del crimine, è il medesimo di decapitati. Aura, la figlia adolescente, anoressica, assiste
sempre. Il côté demoniaco, l’indebolimento del soggetto in all’omicidio. Sul suo cammino disperato incontra David, un giornalista...
favore di tensioni che lo governano, il febbrile delirio strego-
FILM REVIEW
Giona A. Nazzaro

LA SINDROME
DI STENDHAL

Dall’occhio che uccide a quello che desidera (ma l’omicidio


resta...). Forse il più teorico film di Argento, da rivalutare

La sindrome di Stendhal chiude nel 1996 definitivamen- anni 90 giunge La sindrome di Stendhal, forse il titolo ar-
te gli anni 70 di Argento. Se negli anni 80, Inferno, Tene- gentiano più evocativo di sempre, che tematizza nella ver-
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bre, Phenomena e Opera doppiano la prodigiosa decade tigine di chi si smarrisce nella contemplazione di un’opera
settantesca, i 90 annunciano, pur fra risultati di indubbio d’arte, il rapporto con la creazione e la bellezza di Argento.
interesse, che il cinema e lo stesso Argento stanno cam- Intessuto nella passacaglia di Morricone, si presenta con
biando pelle. un incipit considerato sin dalla prima proiezione un clas-
Cambia un intero mondo e non può che essere sico del repertorio argentiano. La detective Anna Manni
un Trauma, film che rivisto non merita lo scempio critico affonda letteralmente in La caduta di Icaro di Bruegel il
tributatogli all’epoca (con l’eccezione di Mariuccia Ciotta), vecchio (le gambe che tagliano la superficie dell’acqua
trattandosi di un lavoro che letteralmente esplode limiti e in basso a destra sembrano annunciare l’immersione…) e
resistenze immarcescibili del sistema argentiano. A metà nuotando in un liquido amniotico ancestrale, come se il
film fosse ritornato alla foce stessa del tempo e del mon- CURIOSITÀ
do, bacia un pesce mostruoso. Anche se nella finzione il
quadro di Bruegel si trova nella galleria degli Uffizi (in re- Cosa passa in tv
altà è custodito nel Museo reale delle belle arti del Bel-
Orecchie puntate sulla tv.
gio), questa morte per acqua permette ad Argento di Quando Anna Manni giace
derealizzare il film, pur restando ancorato al tessuto a letto esausta, verso la fine
del classico giallo settantesco italiano. del film, il suo collega, inca-
Così, anche se la grafica digitale fa la sua ricato di tenerla d’occhio,
per rilassarsi guarda alla tv
prima comparsa proprio qui, il regista rilegge, come
L’esorciccio, parodia friedki-
in un addio alle armi, e in forme originali e sofferte, la
niana diretta da Ciccio Ingras-
tradizionale misoginia del giallo italiano. Come se la mor- sia (il suo secondo film dopo Paolo
te accarezzasse a mezzanotte, perdendo i suoi passi nel il freddo). Un momento completamente surreale pri-
buio. Film cervello, come si diceva una volta, tutto chiuso/ ma di andare alla rivelazione dell’assassino.
(aperto…), come si scriveva una volta, nelle ossessioni for-
mali di Argento che costruisce un manuale per l’uso per per rifondare il principio di realtà e d’individuazione. Os-
comprendere il funzionamento del suo sguardo (all’epo- sia incri(mi)nare il coefficiente di realtà ammesso. Si sa,
ca retrospettive come quella pesarese erano pressocché l’occhio che dà scandalo va strappato. L’occhio, strumento
impensabili e Argento era materia di studio solo per un del vedere, è il luogo-narrazione dell’altro; il luogo dove
manipoli di selvaggi…). Essendo l’occhio una specie di ap- l’altro è messo in scena come immagine, perdendo così
il suo corpo. La sindrome di Stendhal è quel momento:
quando l’abisso restituisce lo sguardo a chi si ostina a
fissarne il vuoto incurante della propria incolumità. E da
allora, nel cinema italiano, certi discorsi non li ha fatti più
nessuno, ci pare.

SCHEDA TECNICA

PRODUZIONE Italia, 1996


Durata 115 min
REGISTA Dario Argento
Genere Horror
Sceneggiatura
Dario Argento
Produttore Dario Argento,
pendice dell’encefalo, probabilmente non è esagerato af- Giuseppe Colombo
Fotografia
fermare che in qualche modo il film è la personalissima
45

Giuseppe Rotunno
storia dell’occhio argentiana. Senza scomodare l’abusato Montaggio Angelo Nicolini
Musiche Ennio Morricone
binomio Eros e Thanatos, che pure è parte integrante
CAST Asia Argento, Thomas
della vicenda, Argento mette in scena proprio la pulsione Kretschmann, Marco Leonardi,
desiderante dell’occhio che mentre desidera già si mette Luigi Diberti, Paolo Bonacelli,
Julien Lambroschini
a morte per rilanciare all’infinito il piacere del guardare (e
del risorgere…). TRAMA La poliziotta romana Anna Manni viene inviata a Firenze per
indagare sui casi di omicidio commessi da un efferato stupratore
Il guardare, però, essendo rivelazione, cono- e killer seriale di donne. Nella galleria degli Uffizi, la giovane sviene
scenza, scoperta, epifania, non può che essere sancito davanti a un’opera di Bruegel, e finisce nelle mani del maniaco.
come trasgressione, essendo potenzialmente strumento
FILM REVIEW
Chiara Bruno

NON HO SONNO
Un sogno a occhi aperti che pare non chiudersi, il giallo di Argento
setaccia l’orrore che si annida negli interstizi tra la terra e l’abisso
Acuto. Come l’urlo del bambino che si ribella al richiamo del- autoriale: sintonizzato sulle frequenze che è impossibile re-
la notte. Grave. Come il rintocco di un vecchio orologio che gistrare ma agghiacciante sentire.
squarcia la porta del buio. L’assassino parla due voci, uccide Mentre la polizia “moderna” sproloquia di intercet-
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in due epoche, sublima la potenza infantile della filastrocca tazioni telefoniche per incastrare il colpevole, Argento inter-
nell’atto febbrile del massacro. cetta l’orrore che si annida negli interstizi umidi tra la terra e
Dario Argento torna a trovare i demoni dell’età più l’abisso. E allora si aprono voragini di smagliante inverosimi-
feconda, giustamente persuaso che il terrore si nutra degli glianza nell’intreccio, come se i fondi neri del nostro subcon-
incubi fermentati tra le lenzuola attorcigliate nell’attesa del scio ospitassero notoriamente forme geometriche: non è un
mattino. Così la doppia tonalità vocale indossata dall’omici- gioco meticoloso d’incastri, Nonhosonno, né si può negare
da, risibile perché sfrontatamente oltre la soglia del credibile, che il regista abbia sposato con rito privato ed esclusivo la
adottata per gioco - un’improvvisazione dell’attore giunta noncuranza dell’intorno - quello che succede, trascurabile
poi in dote al personaggio - palesa la direzione dello sguardo per pregnanza e coerenza, memorabile per interpretazione
CURIOSITÀ
Tappeto rosso
Per interpretare il commissario Moretti, ex sbirro vecchia scuola, Ar-
gento voleva «uno bravo». Max von Sydow, corpo attoriale troppo
imponente sulla scena amatoriale o “teatrale”, diede il nome al pappa-
gallo con cui il personaggio discorre: Marcello, come il vecchio amico
Mastroianni. La sciatteria riservata alla trama (escrescenza di incubi
personali) e all’interpretazione (di cui sopra) è ribaltata dalla cura ai
limiti del feticcio per il momento di cinema puro. Quello del tappeto
rosso, seguito con un carrello ad altezza piedi che alimenta false par-
tenze, è stato realizzato “spostando il pavimento” a un metro da terra.

I MOMENTI
LA SEQUENZA DEL TRENO: GIACOMO/STEFANO DIONISI LA CARRELLATA SUL TAPPETO, CALDI
UNA PARTENZA SENZA RESPIRO, SVESTE LA DIVISA DA CAMERIERE ASPIRAPOLVERE E PASSI, POI DEL FILM
20 MINUTI DI ADRENALINA CINESE E TORNA A TORINO LA TESTA MOZZATA DEL "CIGNO"

veracemente canina o vanamente tronfia - con la ricerca del lievi quanto ossessionanti, il giallo di Argento è abitato da re-
momento - quello che irrompe, ludico e macabro, sferzante litti umani in dormiveglia - l’espressione perennemente sfo-
e atroce per il gusto puerile ed entusiastico di suscitar scal- cata di Dionisi come paradigma, involontario ed efficace, di
pore. Nonhosonno come un sogno a occhi aperti che pare una nebulosa stesa sulla coscienza. Mai totale. Come un giro
non chiudersi, difatti continua sui titoli di coda che scorrono di giostra lanciata a cento all’ora e quindi abbandonata sulle
sopra i detriti dell’ultima testa saltata in aria. Attizzato da una rotaie senza conducente, Nonhosonno deraglia da ogni im-
fiammata micidiale di eccitazione in corsa sul binario fer- palcatura razionale assumendo il valore di un’anarchica gita
roviario, montata dalla musica dei Goblin crepitante nelle agli inferi: sempre guidata dalla magistrale conoscenza del
tempie che col rumore di fondo amplificato crea una pasta meccanismo del brivido, ma puntellata dalla corroborante
assordante, “fisica”, contundente, il film è un anticlimax ine- ingenuità di chi ci crede ancora capaci di delirare.
vitabile, un calo di tensione naturale.
Della condizione fisiologica ha tutto lo stordimen- SCHEDA TECNICA
to, la difficoltà di tracciare un segno netto tra reale e onirico,
la mollezza tipica del ricordo - anche quando semplicemen- PRODUZIONE Italia, 2001
Durata 112 min
te evocato, come nel locale affumicato, il passato cala una REGISTA Dario Argento
nube di confusa agitazione sulla mente. In una Torino che Genere Giallo
Sceneggiatura Dario Argento,
riemerge familiare e perturbante dalla filmografia più osan-
Franco Ferrini, Carlo Lucarelli
nata dell’autore, tra schizzi di profondo rosso e nenie tanto Produttori Dario Argento,
Claudio Argento
Fotografia Ronnie Taylor
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Montaggio Anna Rosa Napoli


Musiche Goblin
CAST Max von Sydow,
Stefano Dionisi, Chiara
Caselli, Roberto Zibetti,
Gabriele Lavia, Rossella Falk,
Paolo Maria Scalondro

TRAMA Torino, 1983: il giovane Giacomo assiste impotente al brutale


omicidio della madre. È uno dei tremendi delitti per cui verrà accusato
un nano, poi morto suicida. Torino, 2000: il modus operandi del killer
viene ripreso, Giacomo, cresciuto, torna nei luoghi del trauma.
FILM REVIEW
Davide Pulici

Argento scambia
l’intensità con la
quantità e il suo
stile vira verso un
eccesso purtroppo
poco ispirato

LA TERZA MADRE
Il secondo film, Inferno, era già una conclusione della “Tri-
logia sull’alchimia moderna”, come Argento la chiamava
allora: cosa sarebbe potuto esserci, ancora e di più, della
terribile Madre newyorkese, la signora suprema delle Te-
48

nebre, la Morte?
Ci sarebbe voluta un’alzata d’ingegno altrettanto
suprema per vivificare concettualmente la realizzazione di
un terzo, ultimativo, capitolo. Invece, Argento e la sua legio-
ne infernale e internazionale di sceneggiatori – tra le cui fila,
manca l’unica che avrebbe dovuto esserci per mettere il mi-
dollo nell’ossatura del film, come aveva fatto una trentina di
anni prima con Suspiria e con Inferno: Daria Nicolodi – non
trovano di meglio che suscitare una Madre-Strega, con fisico
CURIOSITÀ
da fotomodella e movenze da rockstar, che calamita su Roma
le forze universali della sorcellerie, per predisporre un’apoca-
lisse di malvagità – genere: madre che butta il figlioletto infan-
te giù dal ponte Milvio. Il difetto principe sta qui, nella forma
mentis di Argento che non è più adeguata a raccontare una
storia ieratica che sappia farsi mitologia, a passare dal parti-
colare all’universale, dal contingente al cosmogonico come
in Inferno, film assoluto e totale. La terza madre non ha un
soffio di quell’antico respiro. Argento scambia l’intensità con
la quantità, lo stile con l’eccesso e risolve con carneficine che
al posto dell’antica finezza calligrafica, piazzano la grevità e la
forza rozza dei colpi di maglio. L’assassinio ha cessato di esse-
re una delle belle arti, ma lo avevamo capito da un pezzo.
Cionondimeno, in una scena l’approccio pesante
funziona, quando Coralina Cataldi-Tassoni è vittimizzata Cambio di finale
dai tre demoni che le squarciano la bocca e poi le estirpa- La sezione finale è stata modificata completa-

no le budella usandole come nodo scorsoio: Argento la mente rispetto alla sceneggiatura. Sarah Mandy
combatteva con la Mater Lacrymarum una stre-
gira esattamente come l’ha concepita in sceneggiatura – e
nua battaglia all’interno della dimora catacombale
questa deve essere completamente farina del suo sacco –
della Grande Strega, dopo che quest’ultima aveva
nel rispetto degli antichi stilemi, inquadrature eccentriche, ammazzato il poliziotto, Enzo, squarciandogli la
apoteosi dei dettagli, montaggio fibrillante; e il con- gola. Lotta impreziosita da un violento bacio saf-
trasto tra la scenografia classica delle sale fico e culminante sull’affondo di un pugnale gem-
del Museo e la strage che vi si compie, mato con cui Sarah annichiliva la Mater facendola
trasformare in una vecchia avvizzita. Esattamente
evoca quell’accostamento di apollineo
come in Suspiria.
e dionisiaco in cui Argento eccelleva.
Che ci sia voglia dei virtuosismi di un SCHEDA TECNICA
tempo è dimostrato, anche, dal lun-
ghissimo piano sequenza che svela, PRODUZIONE Italia, 2007
Durata 98 min
alle spalle di Asia Argento e insieme a REGISTA Dario Argento
lei, i meandri del palazzo di Varelli. Genere Horror
Sceneggiatura
Il tentativo, invece, di saldar-
Jace Anderson, Dario Argento,
si alla tradizione delle “doppie morti” della Trilogia (Axen- Walter Fasano, Adam Gierasch,
Javicoli in Suspiria, Lavia-Giorgi in Inferno) fallisce, e ne fan- Simona Simonetti
Produttore Claudio Argento,
no le spese la strega bianca Valeria Cavalli e la sua amante
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Dario Argento
Silvia Rubino – prima c’è un breve lesbo-sex, in obbedienza Fotografia Frederic Fasano
Montaggio Walter Fasano
alla nuova tendenza voyeuristica del regista dopo Jenifer -
Musiche Claudio Simonetti
con un impalamento via vagina che l’Argento degli anni 70 CAST Asia Argento, Moran Atias,
avrebbe girato in qualsiasi altro modo tranne che questo. Adam James, Daria Nicolodi,
Coralina Cataldi-Tassoni
Interpreti non terribili in sé - nemmeno Asia Argento, nem-
meno con la propria voce - ma per i dialoghi che gli vengono TRAMA Sarah, archeologa americana a Roma, rinviene una misteriosa
urna. Una volta aperta, scatena una figura mostruosa che uccide una
messi in bocca - Udo Kier, però, è agghiacciante anche senza donna di fronte ai suoi occhi. La polizia non crede alla sua versione e
dialoghi. Argento, una volta, faceva parlare pochissimo gli la controlla, mentre altri fatti di sangue si susseguono nella capitale.
attori: conosceva se stesso e i rischi.
# 04

ANNO 2 NUMERO 3
14 OTTOBRE 2014
EDITORE TICHE ITALIA s.r.l.
Registrazione tribunale di Milano
n. 324 del 18 ottobre 2013

DIRETTORE RESPONSABILE
Mauro Gervasini

DIRETTORE GENERALE
Claudio Vertemati

HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO
Marì Alberione,
Claudio Bartolini,
Chiara Bruno,
Ilaria Feole, Marco Leoni,
Gli ultimi film di Dario
Fabio Maiello,
Argento: a lato, Dracula 3D;
Roberto Manassero,
sopra, Giallo; in basso, la
Roy Menarini, locandina di Sandman, il
Giona A. Nazzaro, progetto attualmente
Nico Parente, in lavorazione
Davide Pulici, Luca Rea,
Giulio Sangiorgio

PROGETTO GRAFICO
Jose Palma
www.josepalma.com

IMPAGINAZIONE
Sabrina Colombo
Raffaella Pazzaia

DISTRIBUZIONE
SO.DI.P. Angelo Patuzzi s.p.a.
via Bettola 18 - 20092
Cinisello Balsamo (Mi)
Telefono 02/660301
Fax 02/6603020

STAMPA
Tiber s.p.a
via Della Volta 179 Brescia
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