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Avvertenza e ringraziamenti Come spesso accade per gli autori di successo, soprattutto nella letteratura popolare, molte delle

opere di Evangelisti hanno avuto numerose edizioni in collane editoriali diverse. In bibliografia vengono forniti i dati relativi alle prime edizioni. Qui si danno invece i dati delle edizioni di riferimento per questo lavoro, assieme ai titoli abbreviati usati nellindicare il luogo delle citazioni. Alphaville: Alla periferia di Alphaville, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2000 Antracite: Antracite, Milano, Mondadori, 2004 (collana Strade Blu) Castello: Il castello di Eymerich, Milano, Mondadori, 2001 Catene: Le catene di Eymerich, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 297-446 Cherudek: Cherudek, Milano, Mondadori, 1999 (collana Oscar Mondadori) Corpo: Il corpo e il sangue di Eymerich, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 151-296 Flag: Black Flag, Torino, Einaudi, 2002 Gorica: O Gorica, tu sei maledetta, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 447-462 Inquisitore Nicolas Eymerich, inquisitore, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 9-149 Mater: Mater Terribilis, Milano, Mondadori, 2002 (collana Strade Blu) Metallo: Metallo urlante, Torino, Einaudi, 1998 Mistero: Il mistero dellinquisitore Eymerich, Milano, Mondadori, 1997 (collana Urania) Occhi: Sotto gli occhi di tutti. Ritorno ad Alphaville, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2004 Picatrix: Picatrix, la scala per linferno, Milano, Mondadori, 1998 (collana Urania) Punks: Punks. Nuove forme di antagonismo sociale, Il Mulino a. 33, n. 291 (gen.-feb. 1984), pp. 77-110. Sbirri: Gli sbirri alla lanterna. La plebe giacobina bolognese dallanno I allanno V (1792-1797), Bologna, Bold Machine, 1991 Sinistre: Sinistre eretiche. Dalla banda Bonnot al sandinismo. 1905-1984, Milano, SugarCo, 1985 Snuffs Snuffs. La crudelt come spettacolo, Il Mulino a. 34, n. 301 (sett.-ott. 1985), pp. 802-825. Magus: Magus. Il romanzo di Nostradamus, Milano, Mondadori, 2000 (collana *Oscar Mondadori+) Tutto: Noi saremo tutto, Milano, Mondadori, 2004 (collana Strade Blu) I miei ringraziamenti pi sentiti vanno in primo luogo a Valerio Evangelisti per la grande disponibilit che mi ha dimostrato durante la stesura di questo libro. Ringrazio anche gli amici Roberto Chiavini e Gian Filippo Pizzo sia per gli utili commenti alle varie parti del libro che hanno letto in anteprima sia per laiuto che mi hanno dato nel corso degli anni procurandomi libri ed altro materiale. Sono infine riconoscente al Social Sciences and Humanities Research Council of Canada per avere sponsorizzato il progetto di ricerca sul romanzo di genere di cui questa monografia costituisce un primo risultato.

I. VALERIO EVANGELISTI: IL REALISMO DELLA NARRATIVA FANTASTICA Le storie e la Storia Uno dei fenomeni pi appariscenti del panorama letterario italiano degli anni Novanta stato senza alcun dubbio la ritrovata vitalit del romanzo poliziesco a firma italiana, stimolato dal caso Camilleri e irrobustito sia dalla riscoperta di scrittori come Loriano Macchiavelli, gi attivi da anni ma la cui produzione era rimasta decisamente subalterna rispetto a quella dei colleghi anglo-americani, che dallavvento di una nutrita e sempre crescente schiera di giovani autori, da Carlo Lucarelli a Sandrone Dazieri, da Massimo Carlotto a Marcello Fois, che hanno saputo rinnovare gli schemi narrativi della letteratura del mistero, secondo lespressione coniata dalla stesso Lucarelli,1 e adattarli al contesto culturale e sociale del nostro paese. Ci che per non forse stato rilevato in maniera abbastanza chiara nella ormai corposa bibliografia critica sul poliziesco made in Italy che in realt questo fenomeno si inquadra in una pi ampia rinascita del romanzo di genere in una cultura in cui, fino a pochi anni fa, esso appariva come fruibile soltanto in traduzione. Meno praticati rispetto al giallo, ormai anche fin troppo presente nelle librerie italiane, horror, fantasy, fantascienza hanno comunque conosciuto, allo scorcio del ventesimo secolo, una fortuna inattesa e per molti versi sorprendente. Nellambito della narrativa fantascientifica, il successo di Valerio Evangelisti, si pone come un caso letterario paragonabile, almeno per i suoi effetti sul genere se non per le tirature dei romanzi, a quello di Camilleri. Come nel caso dello scrittore siciliano, infatti, lesordio di Evangelisti nel 1994 con Nicolas Eymerich, Inquisitore, vincitore lanno precedente del premio Urania, costituisce una specie di discrimine tra da un lato una produzione italiana spesso originale ma comunque clandestina, apprezzata soltanto da una ristretta cerchia di lettori/amatori e rifiutata a priori dal grande pubblico (e spesso dagli editori maggiori) e dallaltro una narrativa italiana di genere conscia delle proprie possibilit e legittimata da rispettabili livelli di vendita e dal crescente plauso della critica. Non a caso, la pubblicazione nella mondadoriana Urania del secondo romanzo del pi noto ciclo narrativo di Evangelisti, che ha come protagonista il fosco inquisitore trecentesco Nicolas Eymerich, veniva salutato da Marzio Tosello, nella postfazione, come una sorta di piccolo miracolo: Autore del romanzo che ha vinto lultima edizione del Premio Urania, oggi Valerio Evangelisti ha lonore di essere il primo scrittore italiano a venire pubblicato su queste pagine al di fuori di ogni tenzone o competizione letteraria. Per Tosello, la chiave per capire la portata di quella che, nel suo piccolo, era una vera e propria svolta epocale molto semplice: Evangelisti riuscito a vincere la tradizione ostilit dei lettori verso gli autori italiani, che risultava in un crollo verticale delle vendite ogni qual volta si dava spazio a un autore che magari italiano non era ma il cui nome suonava tale2 (classico in questo senso il caso del giallista americano Bill Pronzini). In realt letichetta di fantascienza non definisce in maniera del tutto accurata lopera dello scrittore bolognese, anche se inevitabilmente da essa che bisogna partire per una ricognizione che ne metta in luce loriginalit del progetto letterario. Nei romanzi e racconti apparsi in dieci anni di attivit, Evangelisti ha operato una originale mescidazione di generi, dallhorror al noir al western: credo che non sia sbagliato scorgere nella descrizione fornita dallo stesso Evangelisti del metodo narrativo di Richard Matheson, autore di un insolito romanzo sui vampiri, Io sono leggenda, anche una non troppo velata dichiarazione di poetica: Che [Matheson] sia autore di narrativa fantastica certo; in quale delle sottospecie si collochi quanto meno dubbio. La verit che Matheson attinge dalla letteratura di genere senza fare troppi distinguo. Da ogni filone prende ci che gli serve: dalla

fantascienza la parvenza di razionalit, dallhorror lincombenza di una alienit totale e ostile, dal thriller inquietudini e sudori freddi di un protagonista alle prese con un realt che non capisce e che non pu dominare.3 La definizione che Evangelisti suggerisce per Matheson quindi applicabile allautore stesso: uno scrittore di genere senza che sia facile precisare di quale genere si tratti (Occhi, p. 50). La questione poi resa pi complicata dalla pubblicazione, verso la fine del 2004, di Noi saremo tutto, che racconta le gesta di Eddie Lombardo alias Eddie Florio, dirigente di organizzazioni sindacali corrotte e affiliato alla Anonima Assassini di Tony Anastasia, sullo sfondo torbido delle lotte sindacali dei portuali di San Francisco e New York tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso. Romanzo che ricostruisce con precisione e grande maestria le trasformazioni della lotta operaia negli Stati Uniti in un trentennio particolarmente turbolento della loro storia, si distingue dalla precedente produzione letteraria dellautore per lassoluta assenza di elementi fantastici o futuribili, e per laderenza ad uno stile e a tematiche che paiono dovere pi ai maestri della grande stagione del realismo americano, da Theodore Dreiser a Sinclair Lewis, che alla paraletteratura. Classificato senzaltro dalla critica come autore di fantascienza, Evangelisti si rivela dunque uno scrittore molto pi sfuggevole e di difficile collocazione: a ben vedere, infatti, ci che caratterizza tutti i suoi romanzi e che pu costituire una sorta di minimo comune denominatore non tanto lelemento fantastico quanto lambientazione parziale o totale delle opere in un passato pi o meno remoto, che spazia dal medioevo di Eymerich al dopoguerra di Eddie Florio, per cui non sarebbe sbagliato ascrivere lautore ad uno dei pi antichi generi della narrativa romanzesca, il romanzo storico. (Diverso il caso della narrativa breve, in quanto in parecchi racconti di Evangelisti, da O Gorica, tu sei maledetta, del 1995, ai pi recenti Il nodo Kappa o Sepultura appare pi evidente la matrice fantascientifica. Come vedremo in seguito, per, esiste uno stretto nesso fra fantascienza e romanzo storico.) Sorto allinizio dellOttocento, il romanzo storico incontra grande fortuna come genere narrativo soprattutto tra gli anni 20 e 40 di quel secolo fortuna in gran parte legata al suo ruolo pedagogico e propagandistico nella transizione tra la cultura illuministica dominata dalla classe aristocratica a quella romantica che vede protagonista la borghesia, e che in diversi paesi, inclusa naturalmente lItalia, coincide anche con lemergere di una nuova forma di identit nazionale fondata sulla nozione di popolo. Nella sua ampia ricostruzione di due secoli di dibattito critico sul genere, Margherita Ganeri ha sottolineato come il romanzo storico in senso stretto, la cui fondazione tradizionalmente attribuita a Walter Scott, si differenzi dal genere gotico che lo ha preceduto (ed influenzato), nonostante anche questultimo si collocasse spesso in ambientazioni pi o meno remote: Nei generi [...] come il picaresco e, soprattutto, il gotico, considerato lantesignano pi prossimo di quello romantico, la storia costituisce uno scenario pittoresco, uno sfondo immobile e stereotipato, un elemento quasi accessorio della narrazione. Dietro il romanzo romantico, invece, si inscrive la volont di contrastare le omissioni e le falsificazioni della storiografia ufficiale. Il suo metodo compositivo, da Scott in poi, presuppone la documentazione darchivio e postula linvenzione letteraria come complementare ad essa.4 I personaggi di Scott, come quelli di Manzoni, raccontano la storia dal basso, cio da un punto di vista che, essendo diametralmente opposto a quello della storiografia ufficiale, ne pu mettere in luce le insufficienze e le ambiguit: il castello dellInnominato, per fare un esempio banale, non pi, come nei romanzi gotici di una Ann Radcliffe, la semplice scenografia tenebrosa e suggestiva per una serie di eventi misteriosi ma piuttosto la sede di un potere politico che

esemplifica tutta la forza, larbitrariet, e larroganza della classe dominante. Esiste una forte contiguit tra il romanzo storico ed i vari generi popolari, tutti figli in vario modo del romanzo dappendice, che si consolidano nelle loro strutture tra la seconda met del diciannovesimo secolo e gli inizi del ventesimo. Questo rapporto si evidenzia, a livello stilistico, con il ricorso ad una scrittura fondamentalmente mimetica anche in quei generi, come il fantastico, in cui anzi proprio la natura inverosimile degli eventi messi in scena a richiedere una narrazione che crei quanto pi possibile lillusione di una sorta di presa diretta, come ha osservato recentemente Emanuella Scarano in La voce dello storico (2004). A livello di contenuto, invece, va rilevato come sia proprio il romanzo davventura a continuare ad occuparsi del passato anche in una fase come quella dominata prima dalla poetica verista e poi da quella decadente, in cui lattenzione pare spostarsi sul presente, sia questo inteso in termini di rappresentazione di una realt vista come esterna al soggetto che del mondo interiore del soggetto stesso. In altre parole, sono anche romanzi storici opere come i Tre moschettieri di Dumas padre o il ciclo di Sandokan di Salgari in quanto anche questi, a loro modo, si propongono di ricostruire da prospettive eccentriche un determinato ambito storico-culturale, rievocato con grande accuratezza e dovizia di particolari che non si esauriscono nel tocco pittoresco ma che piuttosto possono anche articolarne la complessit (si veda, ad esempio, linterpretazione in chiave post-coloniale di Salgari proposta da Paola Galli-Mastrodonato). Ora, sono proprio questi i motivi che permettono di inquadrare la narrativa di Evangelisti nellambito del romanzo storico: da una parte la scrittura dellautore bolognese sempre funzionale e subordinata alla rievocazione accurata del momento storico scelto; dallaltra, si propone di restituire alla memoria eventi e figure messe ai margini della storiografia istituzionale, di ridare voce agli sconfitti e ai dimenticati, di capire non soltanto che cosa accaduto ma anche che cosa avrebbe potuto accadere. In questo senso, quindi, la narrativa di Evangelisti va vista come ripresa e continuazione della tradizione ottocentesca del romanzo storico-avventuroso piuttosto che come un aspetto del revival post-moderno del genere favorito in Italia dallo straordinario successo del Nome della rosa, e coincidente con la riflessione sullo stesso statuto della conoscenza prodotta dalla storiografia. Il problema, osserva Ganeri riguardo al dibattitto sulla portata epistemologica della storiografia, non pi quello della intelligibilit o meno della storia, ma quello della parzialit, della arbitrariet e della intercambiabilit delle sue interpretazioni, viste sempre come versioni ideologiche incoscienti, connesse al potere economico-politico (Il romanzo storico in Italia, p. 118). In questo contesto, la autoreferenzialit e lesibizione della frattura tra linguaggio e realt che caratterizzano la letteratura post-moderna vengono a trovarsi in rapporto conflittuale con la dimensione eticopolitica della ricostruzione storica, che invece ci che sta al cuore della narrativa di Evangelisti. Se, cio, anche nelle opere di questultimo la riscrittura della storia resa necessaria per riparare alla parzialit delle interpretazioni ufficiali e alloblio che esse ingenerano, ci non implica per che le varie interpretazioni siano appunto intercambiabili o ugualmente arbitrarie, perch non sono n intercambiabili n arbitrari i rapporti di potere tra vincitori e vinti, tra carnefici e vittime, tra oppressori e oppressi (per lo stesso motivo, Evangelisti un severo critico delle tentazioni revisioniste della storiografia contemporanea). Lapproccio di Evangelisti al romanzo storico si svolge lungo due binari. Da una parte, ricostruisce con precisione il contesto in cui si svolgono le vicende dei suoi personaggi. Se, come ha affermato egli stesso, romanzo storico e fantascienza hanno in comune il fatto che calano il lettore in mondi ignoti ma coerenti in quanto [i]l passato remoto ci ignoto quanto il futuro,5 una delle sfide principali per il narratore appunto quella di restituire lalienit, la radicale alterit di questo mondo ignoto in tutta la sua complessit. E non si tratta solo di

rappresentare la realt della societ medievale di Eymerich o dellAmerica tardo-ottocentesca di Pantera rievocandone, con aneddoti ben scelti, i gesti quotidiani, i costumi, gli odori e i sapori, i momenti di socializzazione, dagli scambi commerciali agli incontri conviviali, ma anche e soprattutto di mettere in evidenza simultaneamente la distanza che separa il nostro presente da questi universi alieni e le linee di continuit che ad essi ci legano, e che fanno s che il presente sia comunque il prodotto di questo passato cos diverso. Laltro binario infatti costituito dal valore metaforico che il passato viene ad assumere in rapporto alla contemporaneit, in quanto, come ha ripetuto Evangelisti in varie occasioni, il soggetto principale del suo lavoro di narratore resta comunque il presente. Per questo, piuttosto che cercare di riprodurre, con risultati inevitabilmente artificiosi, modi di pensare pi o meno rispondenti allepoca storica data, Evangelisti preferisce delineare i propri personaggi con psicologie moderne, che gli permettano di colmare la distanza tra un presente noto al lettore soltanto in maniera immediata ed inconscia, e un passato ignoto e sperimentabile soltanto in maniera mediata, tramite una forma di narrazione. Per il romanziere, in altre parole, storia e contemporaneit si illuminano simultaneamente, in un gioco di rimandi per cui luna non comprensibile se non viene contestualmente colta nel suo rapporto con laltra. Non si pu riflettere sul passato senza partire da problematiche radicate nel presente, ma allo stesso tempo non si pu comprendere il presente senza unadeguata storicizzazione. Prima di Eymerich: i saggi storici e sociologici In realt, la riflessione di Evangelisti sullo statuto etico ed epistemologico della ricostruzione storica precede il suo esordio letterario, ed anzi uno dei temi fondamentali dei suoi lavori di storico militante pubblicati prima di dedicarsi alla letteratura. Evangelisti nasce a Bologna il 20 giugno 1952, lanno in cui, coincidentalmente, leditore Mondadori lancia una collana destinata ad avere grande successo, Urania, di cui il futuro scrittore diventa un fedele lettore gi ad undici anni, sfidando la censura dei genitori.6 Il rovente clima politico della fine degli anni Sessanta ha una grande importanza per la maturazione politica e intellettuale del futuro scrittore. In unintervista apparsa su un sito internet francese ha ricordato linfluenza duratura degli entusiasmi e delle letture di quel periodo: Nel maggio del 68 volevo scappare di casa per andare a Parigi. Purtroppo, sono riuscito ad arrivare in Francia solo alla fine di luglio, quando tutto era finito. In ogni caso, ho avuto la possibilit di raccogliere una grande quantit di riviste Socialisme ou Barbarie, Rouge et Noir, ecc. che presentavano una riflessione sulla sinistra ben pi moderna ed attraente di quella allora corrente nel mio paese. Mi fu poi facile (ero davvero molto giovane) integrare queste tesi con quelle di Marcuse, McLuhan, Fromm, ecc., e pi tardi ancora con quelle stavolta tutte italiane del movimento detto Autonomia Operaia. Ci ha stratificato un bagaglio culturale che, sorprendentemente, si rivela per me forse pi utile oggi che allepoca in cui si formato. indice preciso di un pensiero forte, che include fra le sue armi la capacit di previsione.7 Il riferimento ad un pensiero forte ha anche una valenza programmatica e polemica. Qui come altrove lo scrittore rivendica limportanza di una intransigente difesa dei valori morali, economici e politici tradizionalmente associati alla sinistra rivoluzionaria antimilitarismo, antirazzismo, antifascismo, anticapitalismo di fronte alle derive liberiste dei partiti della sinistra moderata contemporanea ed al potenziale relativismo del cosiddetto pensiero debole. Dopo avere conseguito la laurea in scienze politiche, Evangelisti conduce, parallelamente

al lavoro di funzionario prima presso lIntendenza di Finanza di Bologna, poi alla Direzione Compartimentale del Territorio di Emilia e Marche, una intensa attivit di ricerca e di insegnamento presso le universit di Ferrara e, soprattutto, di Bologna, terminata, secondo il racconto dello stesso autore, quando questi prende posizione in favore del movimento studentesco della Pantera nel 1990.8 I saggi pubblicati lungo larco degli anni Ottanta, da Storia del partito socialista rivoluzionario 1881-1893 (1981), scritto in collaborazione con Emanuela Zucchini, a Gli sbirri alla lanterna. La plebe giacobina bolognese dallanno I allanno V (1991), si occupano speficicamente di lotta di classe, sia nelle sue versioni pi propriamente rivoluzionarie che in quelle istituzionalizzate in varie forme partitiche di ispirazione socialista tra la fine del settecento e il ventesimo secolo, con particolare attenzione per quei fenomeni che, nel volume omonimo del 1984, lautore definisce sinistre eretiche, cio per i movimenti nei quali lafflato insurrezionale anti-capitalista si esprime in forme che li pongono in rapporto conflittuale o comunque antagonistico anche con le correnti del movimento operaio dominante nella loro epoca (Sinistre, p. 7). Si tratta non solo di una scelta intellettuale ma anche di impegno propriamente politico, come evidente da un recente commento dellautore in una intervista con il critico Filippo La Porta: Mi riconosco da sempre in una sinistra libertaria che ha patito sulla propria pelle gli orrori di cui parli [cio, quelli generati dallutopismo comunista], nel senso che stata decimata e massacrata dai comunisti ortodossi ogni volta che questi hanno avuto un minimo di potere.9 Contemporaneamente Evangelisti coltiva numerosi interessi, che spaziano dalla musica rock alla paraletteratura al cinema di genere, dedicandosi addirittura alla produzione amatoriale di mediometraggi in Super 8 (alcuni circolati anche allestero nei circuiti punk e underground), assolutamente trash per ammissione dello stesso autore ma dai titoli evocativi. Ne citiamo alcuni: Rambo 3: la stronzata (presentato a Bologna la sera prima delluscita di Rambo 2: la vendetta), Il figlio delluomo elettrico contro i paninari e, nel 1992-93, Gli astronauti ninja contro la barbara invasione delle amazzoni marziane. Interesse per la cultura popolare ed analisi storico-sociologica si intersecano in due importanti saggi, pubblicati sulla prestigiosa rivista Il Mulino tra il 1984 e il 1985 e dedicati alla musica punk ed al ripugnante fenomeno degli snuff movies, cio di film di inaudita violenza, ovviamente illegali e prodotti e diffusi clandestinamente, che mostrano una donna sottoposta a sevizie e alla fine solitamente uccisa. Il secondo saggio particolarmente significativo in quanto affronta alcune tematiche che verranno poi riprese a una decina di anni di distanza nelle opere di narrativa. Evangelisti innanzitutto propone una serie di osservazioni metodologiche riguardo al lavoro dello storico. Di contro alla tradizione che vuole la storiografia come scienza del passato, lautore, sulla scorta delle conclusioni della scuola francese della nouvelle histoire, sottolinea limprescindibile relazione che lega la ricerca storica alle sollecitazioni del presente, proponendo quindi di definire la storia quale scienza non del passato ma delle connessioni logiche e tematiche tra eventi temporalmente articolati (Snuffs, p.. 803). Da ci deriva la necessit di soffermarsi con rigore e acribia metodologica anche su fenomeni contemporanei marginali e quindi apparentemente irrilevanti da un punto di vista scientifico, ma che possono invece fornire importanti indizi per capire e storicizzare il presente. [I]l cultore di storia simultanea, scrive ancora Evangelisti, non tarder a rendersi conto di quanto la nozione di effimero sia a sua volta effimera. Non vi fenomeno che non sia collegato ad altri fenomeni, la cui indagine e la cui connessione in sintesi logiche pu fornire insospettate chiavi di lettura dellintera epoca in cui lo studioso, volente o nolente, si trova immerso. Da cui limportanza di vagliare, con curiosit sempre allerta, segni a un primo sguardo vacui, alla ricerca delleventuale profondit dellunidimensionale (Snuffs, p. 804). In altre parole, il compito dello storico della contemporaneit quello di articolare in tutta

la loro densit e spessore quelle catene di causalit che legano fra loro fenomeni culturali disparati e discronici. La complessa temporalit dei romanzi del ciclo di Eymerich, strutturata proprio sulla ricostruzione di nessi causali tra eventi in diversi periodi storici, trova qui una sua prima giustificazione teorica. Il secondo elemento anticipatore del saggio invece inerente allo specifico tema trattato. Pur facendo i necessari distinguo rispetto alla raccapricciante pratica degli snuff movies, Evangelisti inquadra questultimo fenomeno nellambito di una pi ampia storia di quello che chiama cinema di ferocia o necrocinematografia, genere che spazia dai violentissimi pseudodocumentari affermatisi in Italia tra gli anni 60 e 70 con il celeberrimo Mondo cane (1962) e i suoi vari epigoni ai sottogeneri di cinema popolare americano giocati su una sempre pi efferata escalation di violenza, testimoniata dalle etichette che li definiscono: blood and gore (i due termini significano entrambi sangue) o splatter (verbo che significa schizzare, e il cui oggetto sottinteso di nuovo il sangue). Va notato che Evangelisti lungi dal condannare in toto e acriticamente sia il blood and gore che, in particolare, lo splatter. Delle due pellicole di George A. Romero che sono considerate capostipiti del secondo sotto-genere La notte dei morti viventi (1969) e Zombi (1978) sottolinea anzi non solo la validit formale ma soprattutto la forte carica di critica sociale antirazzista e anticonsumistica. Loggetto della critica di Evangelisti piuttosto la spettacolarizzazione della violenza fine a se stessa. Gli snuffs non costituiscono soltanto lesempio pi eclatante della reificazione definitiva dellentit umana, cio della sua assimilazione ad una cosa che pu essere impunemente spezzata o squarciata (Snuffs, p. 805), ma, in quanto frontiera estrema di una morbosa ricerca di emozioni forti, sono anche sintomo di una precisa situazione socio-politica coincidente con il neoliberismo reaganiano e thatcheriano in cui, svaniti ormai il decoro e il moralismo che avevano caratterizzato fino almeno al dopoguerra la piccola e media borghesia, imperano invece gli istinti pi aggressivi, il cinismo, il culto del successo materiale, il disprezzo per il debole o lo sconfitto ostentati in forme impulsive, brutali, istintuali, pur se ammantate di pretesti virtuosi (Snuffs, p. 821). Vale la pena di sottolineare questa descrizione della contemporaneit perch il futuro immaginato nei romanzi ne sar la logica conclusione. Unaltro importante risultato di una simile ricerca storica e sociologica, che si configura come premessa alla comprensione della contemporaneit, che nel riportare alla luce quelle esperienze politiche, sociali, e culturali apparentemente secondarie o comunque rimosse dalla memoria corrente, essa rivela il presente non come un approdo inevitabile, ma piuttosto come il risultato di un processo articolato e complesso che ha avuto tra le sue vittime tutta una serie di alternative spesso originali e vitali. La nota conclusiva allintroduzione di Sinistre eretiche ha un valore metodologico che va oltre limmediato ambito della storiografia di e sulla sinistra l evocata: di contro alla olimpica sicurezza di chi affronta la storia della sinistra secondo criteri di linearit, per cui il passato giustifica un presente ritenuto ottimale, ed ogni momento necessariamente prodromico al successivo, scrive Evangelisti, lo studio di queste esperienze liminali dimostra che marginalit non sinonimo di irrilevanza (Sinistre, p. 14). Come risulta dallampio saggio dedicato allesperienza allora in fieri del sandinismo nicaraguense contenuta nello stesso volume, lattivit di ricerca storiografica non solo non si limita ad una asettica ricostruzione di un fenomeno collocato in un passato pi o meno remoto, ma anzi non pu essere disgiunta da un impegno critico e di denuncia del potere coercitivo delle ideologie dominanti e delle istituzioni che beneficiano dalla loro egemonia. proprio in questo recupero della memoria storica che ad esempio Evangelisti identifica uno degli aspetti dirompentemente innovativi della rivoluzione sandinista. A proposito del comandante guerrigliero Carlos Fonseca, scrive: Sotto la sua guida lintero FSNL [Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale] si

trasforma in una fervida e originale accademia di storia, impegnata a restituire un passato ad un popolo che la dominazione coloniale, le ripetute invasioni statunitensi ed i tiranni autoctoni hanno voluto e reso privo di memoria (Sinistre, p. 133). La questione della memoria storica viene poi ad acquistare maggiore urgenza a fronte del sostenuto revisionismo che ha caratterizzato parte della storiografia italiana negli anni 90 ed a portato ad una rilettura spesso assolutoria di fenomeni quali il fascismo o le pratiche repressive della chiesa cattolica. Nellintroduzione alledizione italiana dellopera pi nota di Eymerich, il Directorium inquisitorum, a cura dello storico dellInquisizione Louis Sala-Molins, Evangelisti ripercorre criticamente i nodi principali dei recenti tentativi di revisione apologetica della storia del Santo Uffizio, nei quali individua non tanto (o non soltanto) finalit di tipo politico, ma soprattutto lintenzione di ri-scrivere la storia dal punto di vista dei vincitori, sopprimendo le ragioni e lindentit stessa delle vittime. Per Evangelisti, le vittime dellInquisizione non sono tanto disprezzate, quanto oscurate nella loro personalit, mutilate della loro natura di uomini e donne in carne e ossa.10 La narrativa di Evangelisti si invece mossa, in maniera sempre pi evidente, controcorrente rispetto a queste tendenze revisioniste, per dare voce e corpo e identit agli sconfitti, per scrivere una storia (reale e fantastica) dal punto di vista di chi, pur venendone travolto, si battuto contro il potere coercitivo per la dignit dellessere umano. Recensendo Antracite, un romanzo del ciclo di Pantera che ha come sfondo le lotte sindacali dei minatori americani allindomani della Guerra Civile, Wu Ming 4 ha osservato che alcune delle pagine pi commoventi del romanzo ci restituiscono il senso di un oscuro punto dorigine delle lotte, secondo la celeberrima suggestione di Benjamin: non si lotta per i posteri ma per gli antenati.11 Proprio nel recupero della memoria storica, delle ragioni degli antenati, si pu individuare uno degli elementi caratterizzanti dellopera per niente di evasione di uno scrittore classificabile nellambito dellintrattenimento piacevole solo per ragioni di mercato.12 Limpegno di Evangelisti in questo senso, che gi aveva trovato epressione in Progetto Memoria, la rivista dellantagonismo sociale da lui diretta tra il 1989 e il 1992, si intensificato dopo il definitivo congedo dal mondo accademico. Dalle pagine cartacee e telematiche della rivista Carmilla, che dirige sia nella versione a stampa che on-line, e dalle colonne di numerosi periodici non soltanto italiani Liberazione, Avvenimenti, LUnit, Il Manifesto, LEuropeo, Le Monde Diplomatique lo scrittore intervenuto con appassionati e documentatissimi articoli sui maggiori e pi controversi eventi politici degli ultimi anni, dalle guerre in Iraq allintervento della NATO in Kosovo, dalle violenze al G8 di Genova al caso di Cesare Battisti, esprimendo spesso posizioni severamente critiche rispetto al pensiero comune. Carmilla, in particolare, diventata il centro di aggregazione per un variegato gruppo di scrittori e intellettuali comprendente fra gli altri Giuseppe Genna, Antonio Moresco, e il collettivo Wu Ming (ex-Luther Blisseth), impegnato nella elaborazione di una sorta di controinformazione che possa fornire una alternativa critica alla ideologia neoliberale, fondata sulla supina accettazione di un mercantilismo globalizzato, imperante nei media italiani. Letterature e oltre: Evangelisti narratore Ad una attenta lettura, per, possibile gi rintracciare nella saggistica lemergere dellEvangelisti narratore: i ritratti di figure storiche, le descrizioni minuziose degli ambienti, la ricostruzione di atti di sommossa o di repressione rivelano infatti un notevole gusto per laffabulazione. In un saggio come Gli sbirri alla lanterna, che sulla base di fonti documentarie in gran parte inedite ricostruisce le vicende del giacobinismo bolognese tra il 1792 e il 1797, la dimensione locale degli eventi permette allautore di delineare la personalit ed il carattere dei

protagonisti maggiori e minori della sommossa, servendosi delle spesso vivide descrizioni riportate dagli atti processuali. Ugualmente, la rappresentazione dei luoghi bolognesi del potere e della rivolta, come ad esempio Piazza Maggiore con la sua folla variegata (cfr. Sbirri, p. 75-76), anticipa i tableaux che, nei romanzi, servono a ricostruire, attraverso una serie di vignette, la vita quotidiana del medioevo di Eymerich o dellAmerica del secondo Ottocento di Pantera. E non quindi un caso che verso la fine degli anni Ottanta Evangelisti inizi anche a dedicarsi alla narrativa, con romanzi fatti circolare fra amici: comincia cos, in sordina, la carriera dellEymerich letterario, protagonista dei romanzi che appariranno poi con i titoli di Le catene di Eymerich e Il corpo e il sangue di Eymerich, con i quali Evangelisti finalista al premio Urania nel 1991 e nel 1992, e che verranno pubblicati solo in seguito al successo del romanzo di esordio.13 Sono i romanzi definiti dallo stesso autore a formula,14 anche se gi in queste prime prove narrative evidente il tentativo di superare le convenzioni del genere fantascientifico in cui venivano collocate dalla pubblicazione in Urania. Proprio questa differenza aveva avuto un ruolo non secondario nella mancata vittoria, prima del 1993, del concorso bandito dalla collana mondadoriana. Ricorda lo stesso Evangelisti in una intervista con Carlo Donati: Al primo romanzo hanno risposto che era troppo bello per la collana, al secondo che mancavano le astronavi.15 Evidentemente non un caso che delle astronavi appaiano, per la prima e a tuttoggi ultima volta, proprio in Nicolas Eymerich, inquisitore. La calorosa accoglienza tributata dai lettori alla prima avventura di Eymerich si ripete con luscita dei due romanzi successivi, fino alla definitiva consacrazione con il quarto, Il mistero dellinquisitore Eymerich, pubblicato prima a puntate su Venerd, supplemento di Repubblica, che permette allautore di uscire dalla cerchia relativamente ristretta degli appassionati di narrativa fantastica per raggiungere un pubblico pi ampio e generalizzato. Con Cherudek (1997) inizia invece la fase pi sperimentale della narrativa di Evangelisti, che costruisce qui una avventura metafisica in cui entrano in gioco una serie di tematiche la coscienza individuale e la morte; la natura del tempo; la percezione della realt; il conflitto tra principio maschile e principio femminile che ricorrono anche nei romanzi successivi, ed in particolare in Il castello di Eymerich (2001) e Mater Terribilis (2002), che con Cherudek costituiscono una vera e propria trilogia in cui lo scrittore bolognese sviluppa una propria cosmogonia di dichiarato stampo junghiano. Grazie al successo riscosso dai propri romanzi, che che fra laltro gli ha permesso di dedicarsi in modo definitivo e professionale alla scrittura, nella seconda met degli anni Novanta Evangelisti si fa promotore di iniziative editoriali volte alla riscoperta e alla promozione della fantascienza italiana, curando due importanti antologie: I denti del mostro sono perfetti (1997), per il quarantacinquesimo anniversario della fondazione di Urania, in cui, assieme ad autori gi apparsi nella collana mondadoriana quali Luca Masali e Nicoletta Vallorani, sono presenti diversi dei maggiori esponenti della nuova narrativa di genere, da autori di noir in trasferta come Sandrone Dazieri e Barbara Garlaschelli a autori horror come Alda Teodorani ad esponenti del gruppo dei cannibali come Niccol Ammaniti e Tiziano Scarpa; e Fragments dun miroir bris (1999), antologia per il pubblico francese che ripercorre, con testi di autori che vanno da Lino Aldani a Vittorio Curtoni ai contemporanei, le alterne e mai troppo fortunate vicende del genere in Italia. Intanto le sue opere vengono tradotte in numerosi paesi europei, e in Francia, dove il ciclo di Eymerich ha un successo paragonabile a quello italiano, gli valgono numerosi premi letterari tra cui il Prix Tour Eiffel nel 1998, il Grand Prix de lImaginaire, assegnato dal festival di fantascienza di Poitiers, nel 1999, e il Prix Graham Masterton nel 2003 (per Picatrix) e nel 2004 (per Black Flag). Del 1999 anche Magus, la trilogia dedicata a Nostradamus, commissionatagli da Mondadori per la collana I Faraoni. Romanzo che diverte molto e molto

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fa pensare, secondo lindovinata definizione di Silverio Novelli su Avvenimenti,16 Magus costituisce, come vedremo, una sorta di summa dei vari temi che Evangelisti era andato articolando nei romanzi precedenti, ed ha avuto un ruolo non indifferente nel liberare lautore dalla gabbia sempre pi stretta della categoria della fantascienza. Nel frattempo, Evangelisti ha dato inizio ad una seconda serie parallela a quella di Eymerich e ad essa legata, detta ciclo del metallo, comprendente la raccolta di racconti Metallo urlante (1998), per molti versi opera di transizione, e i romanzi Black Flag (2002) e Antracite (2003), in cui prevalgono atmosfere inquietanti da narrativa post-apocalittica ed horror abilmente amalgamati con il cinismo, il disincanto, e la volont demistificatoria tipici della tradizione cinematografica del western allitaliana inaugurata da Sergio Leone. Con le avventure di Pantera, il pistolero e stregone protagonista dei due romanzi e di un racconto di Metallo urlante, Evangelisti intende tracciare una storia parallela degli Stati Uniti che restituisca alla memoria forme di resistenza al capitalismo senza freni e allarroganza imperialista delle lites politiche e impenditoriali del paese e che dimostri lintima connessione tra le scelte del presente e i tradimenti passati degli ideali libertari ed egualitari del sogno americano. A questo secondo filone legato tematicamente anche il pi recente romanzo di Evangelisti, Noi saremo tutto, in cui, come abbiamo gi detto, lautore mette definitivamente da parte i tradizionali ingredienti fantastici per raccontare una storia nerissima sullo sfondo delle lotte sindacali negli Stati Uniti fra gli anni 30 e 50. Negli ultimi anni Evangelisti ha iniziato a impegnarsi in altri media, dando cos sfogo ad una naturale vocazione poliedrica e multimediale di cui erano gi testimoni, nei romanzi, i fitti richiami intertestuali che spaziano dalla musica rock al cinema, dal fumetto alle nuove tecnologie informatiche.17 Secondo Evangelisti infatti lo scrittore non deve sottrarsi alla sfida costituita dai nuovi media, ma anzi deve approfittare delle nuove risorse che questi gli mettono a disposizione. Dei propri sconfinamenti in altre forme espressive ha detto: Cerco di estendere la mia produzione letteraria in tutti i campi. In passato il libro era centrale, se non unico per la propria capacit di evocare la fantasia,alimentarla, arricchirla. Oggi limmaginario trova anche altre fonti espressive. Come scrittore tento quindi di invadere alcuni di questi territori, sperimentando esperienze narrative diverse. Sarebbe sbagliato non cercare di cimentarsi anche con questi linguaggi.18 La passione per il rock, evidente nei titoli dei racconti di Metallo urlante che sono altrettanti nomi di pi o meno note bands, ha trovato espressione nella collaborazione con gli Aghast Insane, per i quali ha scritto il testo della canzone Terrible Mother, mentre altri gruppi hanno tratto ispirazione dai suoi romanzi per le proprie composizioni, come nei concept albums Liber Primus - Evil e Liber Secundus - Reviviscence, dei Time Machine, ispirati a Cherudek, e Quaestio Prima, dei Picatrix, ispirato al romanzo da cui il gruppo ha preso il suo nome. Insieme a Marcello Fois, Evangelisti ha anche scritto il libretto per lopera Tanit, musicata da Fabrizio Festa, e ispirata a Il mistero dellinquisitore Eymerich, la cui prima si svolta il 15 settembre 2001 al Teatro Novelli di Rimini. Naturalmente, al centro di questa attivit multimediale rimane il suo personaggio pi famoso, padre Eymerich, che stato protagonista di tre sceneggiati radiofonici per la RAI scritti dallo stesso Evangelisti: mentre nel caso di La scala per linferno si trattava delladattamento di Picatrix, con Il castello di Eymerich (che fra laltro ha vinto il Prix Italia 2000 per la sezione Fiction Seriale Radiofonica) e La furia di Eymerich lo scrittore ha proposto nuove avventure che solo in un secondo momento e con diverse importanti variazioni sono state poi sviluppate in opere narrative (il secondo, oltre ad essere stato ridotto a fumetti, anche alla base della vicenda narrata in Mater Terribilis). Il 2003 invece lanno di Eymerich a fumetti: oltre alla graphic novel La furia di Eymrich, con testi di Evangelisti e disegni di una giovane promessa dei comics italiani, il bolognese Francesco

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Mattioli, lo scrittore ha collaborato con Ade Capone ad un racconto speciale, I cristalli di Eymerich, per la popolare serie Lazarus Ledd, mentre in Francia stata pubblicata la prima parte delladattamento in due volumi di Nicolas Eymerich, inquisitore, sceneggiato da Jorge Zentner e disegnato con grande suggestivit da David Sala, e tradotto anche nel nostro paese. Da alcuni anni, infine, Evangelisti scrive per il cinema e la televisione, sia come soggettista che come sceneggiatore. Per il piccolo schermo, autore del soggetto di una miniserie, I figli della cometa, in corso di produzione presso la Eagle Pictures per conto della RAI. Tra i vari progetti cinematografici in cui in coinvolto, va sicuramente ricordata la sceneggiatura di Morire di piacere, riduzione di un testo a lui particolarmente caro, Carmilla, il racconto di vampiri di Sheridan LeFanu, in una versione ambientata sullo sfondo della Rivoluzione Francese. Dalle sue opere stato intanto tratto, per la regia di Mariano Equizzi, il mediometraggio R.A.C.H.E., un film dalle inquietanti atmosfere post-apocalittiche basato su eventi della storia futura narrata nei romanzi di Eymerich e nel racconto O Gorica, tu sei maledetta. Apologie della paraletteratura: sulla narrativa di genere Pur non mancando di sottolineare gli elementi specifici di un progetto letterario che, a pi di dieci anni dalluscita del primo volume del ciclo di Eymerich, difficilmente pu essere ancora inquadrato nellambito della semplice fantascienza, Evangelisti accetta e anzi rivendica con orgoglio il proprio statuto di scrittore di genere, di artigiano di una letteratura popolare o, per usare un termine pi appropriato, paraletteratura, scelta coscientemente proprio in virt delle possibilit espressive che offre allautore. La stessa nozione di letteratura di consumo, che sottintende una fruizione semplicistica e finalizzata alla pura evasione, viene re-interpretata in chiave positiva da Evangelisti, secondo il quale non si tratta di evitare la questione del consumo quanto piuttosto di dare dignit al proprio lavoro attraverso lautoconsapevolezza e nello stesso tempo rivendicare un certo rispetto.19 Nei saggi di critica culturale, raccolti in Alla periferia di Alphaville (2000) e Sotto gli occhi di tutti (2004), il problema dello statuto della paraletteratura ritorna insistentemente, ed da queste riflessioni che necessario partire per mettere a fuoco gli aspetti caratteristici e, pi in generale, la portata critica dellopera dello scrittore bolognese. La recente fioritura del romanzo di genere, e in particolare del poliziesco nelle sue varie permutazioni, seguita da una consacrazione critica talvolta un po frettolosa, non deve far dimenticare che in Italia il processo di legittimazione culturale della paraletteratura stato molto pi lungo e contrastato che in paesi come gli Stati Uniti, la Francia e lInghilterra, in cui scrittori dichiaratamente di genere Raymond Chandler, Georges Simenon, Arthur Conan Doyle, per fare solo i nomi pi ovvi sono stati acquisiti relativamente presto dalla storia letteraria tout court. A parte alcune rare eccezioni (in particolare, Vittorio Spinazzola e Giuseppe Petronio, non a caso due sociologi della letteratura), nel nostro paese la tradizione idealista crociana da una parte e quella marxista dallaltra sono state caratterizzate dal radicale rifiuto di qualsiasi confronto con una produzione culturale non inquadrabile n in termini di categorie estetiche n di evidente impegno ideologico, se non per reiterarne una assoluta censura a priori. Fino a tempi recentissimi, quindi, la paraletteratura rimasta relegata nel limbo dellinestetico, del culinario, del marginale: letteratura, o meglio lettura, di puro consumo, da stazione o aereoporto, perennemente uguale a se stessa e incapace di esprimere contenuti originali. Il successo di critica dei tre autori spesso citati come gli esponenti maggiori del giallo in Italia prima degli anni 90, e cio Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia (le cui opere peraltro anticipano aspetti della

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recente narrativa noir) e Umberto Eco, costituisce in realt non tanto leccezione che prova la regola, ma piuttosto la dimostrazione che fino a tempi recentissimi stato possibile avvicinarsi al romanzo di genere soltanto da una posizione eccentrica, in cui cio esso fornisse una struttura formale per narrazioni che in realt intendevano porsi fuori dai confini del genere stesso, inteso appunto, limitatamente, come ripetizione di schemi immutabili con pura e semplice funzione di evasione. Non a caso, i tre autori si servono delle convenzioni del giallo classico per violarle scopertamente: mancanza di scioglimento nel Pasticciaccio, sconfitta dellinvestigatore e occultamento della verit in Il giorno della civetta, e ricostruzione errata del significato degli indizi in Il nome della rosa. In altre parole, la verit del romanzo sulla possibilit della giustizia o sulla conoscibilit del mondo si articola proprio nella frantumazione, da parte dellautore, delle attese sollecitate nel lettore dalletichetta di genere. Sarebbe dunque difficile non sottoscrivere la tesi di Stefano Tani, che nel 1984 scriveva: In Italia un romanzo poliziesco particolarmente ben scritto da parte di uno dei pochi professionisti del genere rimarr sempre soltanto un romanzo poliziesco, mentre anche un mediocre romanzo che adotti la struttura del poliziesco, se scritto da uno autore tradizionalmente serio (ad esempio, Michele Prisco), sar con tutta probabilit considerato dai critici un romanzo utilmente innovativo.20 In uno dei pi acuti saggi sul problema del genere nel sistema letterario contemporaneo, Carla Benedetti ha osservato come nella modernit la nozione di genere come insieme di norme e convenzioni che indirizzano sia la produzione che la ricezione dellopera venga ad acquisire una funzione perversa, in quanto proprio in rapporto ad essa, ma in negativo, che si definisce la letteratura stessa: La letteratura alta (o dautore) per sua stessa definizione quella che si sottratta alla signoria dei generi.21 Non a caso, il termine letteratura di genere diviene, per simmetria, sinonimo di paraletteratura, cio si colloca al polo opposto, nel campo della produzione letteraria, alla letteratura dautore. La contaminazione, avvenuta allinsegna del post-moderno, tra letteratura di elite e di consumo in quelli che Benedetti chiama generi di recupero costituisce un ulteriore sviluppo di questo complesso rapporto che per non implica necessariamente la legittimazione delle strutture e dei codici del romanzo popolare tradizionale. Da una parte infatti [l]a nuova produzione attinge a piene mani dalla letteratura di genere, non pi svalutata come tale ma anzi recuperata proprio in quanto di genere, per cui [l]a via del genere [...] si riapre al traffico creativo (Benedetti, I generi, p. 63-64). Dallaltra, per, la stilizzazione post-moderna delle convenzioni di genere, latteggiamento ammiccante dellautore che mette in evidenza la natura artificiosa delle norme a cui accetta di sottostare implicano comunque sempre una doppia prospettiva in cui il genere simultaneamentre praticato e svalutato. Come osserva ancora Benedetti, nei generi di recupero la via dei generi viene riaperta, ma ci avviene appunto nella forma di un recupero paradossale che non cancella la loro svalutazione estetica, ma semmai la sfrutta: [...] la letteratura di genere viene apprezzata e ripraticata nonostante sia di genere, nonostante porti in s [...] linestetico contrassegno che la modernit le ha attribuito (Benedetti, I generi, p. 69). Un esempio evidente del funzionamento di questo meccanismo di simultanea accettazione e ripulsa dato proprio da Il nome della rosa, opera a cui fra laltro sono stati accostati i primi romanzi di Evangelisti a causa della comune ambientazione medievale. Come noto, e come abbiamo appena ricordato, nel romanzo di Eco le regole del giallo classico, apparentemente seguite in maniera quasi pedissequa nellinvestigazione condotta da Guglielmo di Baskerville, vengono capovolte dalla rivelazione che in realt il detective giunto allo scioglimento della vicenda, alla individuazione della verit, tramite un colossale misreading degli indizi. Il romanzo opera cio su un doppio registro, come giallo e come meta-giallo sui

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limiti di quella peculiare teoria semiotica che Sherlock Holmes, il referente intertestuale di Guglielmo, chiama la scienza dellinvestigazione. Ma il gioco tra livello narrativo e metanarrativo si ripropone anche nel momento della decodificazione, in quanto, almeno secondo le intenzioni dellautore precisate nelle Postille a Il nome della rosa, il romanzo richiede un lettore simultaneamente in grado di leggere la trama in quanto tale, e quindi di apprezzare il mondo narrativo nella sua compiutezza (scrive Eco: volevo, con tutte le mie forze, che si disegnasse una figura di lettore il quale, superata liniziazione, diventasse mia preda, ovvero preda del testo e pensasse di non volere altro che ci che il testo gli offriva22), e di essere complice del narratore nel distinguere tra la ricostruzione storica o la trama investigativa da una parte e le convenzioni strutturali, retoriche e narrative che le regolano dallaltra in altre parole, un lettore che non confonda il gioco dei codici linguistici e culturali con qualcosa al di fuori di essi, con la realt. Il fato riservato al lettore ingenuo, incapace di compiere entrambe queste operazioni, naturalmente quello di venire ingannato dal testo stesso. Il romanzo, infine, richiede lettori post-moderni: [S]e, col moderno, chi non capisce il gioco non pu che rifiutarlo, col post-moderno anche possibile non capire il gioco e prendere le cose sul serio. Che poi la qualit (il rischio) dellironia. C sempre chi prende il discorso ironico come se fosse serio. (Eco, Postille, p. 529). Lironia quindi il meccanismo che permette di riarticolare, a livello di decodificazione, la distinzione tra cultura popolare e di elite che il post-moderno avrebbe sospeso: il lettore postmoderno il consumatore sagace il cui cedimento alla seduzione ipnotica del piacere del testo redento dalla coscienza che si tratta soltanto di una sorta di teatro delle ombre messo in atto dai codici semiotici. Il progetto letterario di Evangelisti si distingue piuttosto nettamente da questo tipo di recupero post-moderno della letteratura di genere, recupero che invece caratterizza anche lopera di autori per altri aspetti (compreso quello della contemporaneit) vicini al creatore di Eymerich, come, ad esempio, lormai ex-gruppo dei pulp o cannibali.23 Non a caso, i modelli pi spesso citati dallautore sono i narratori dappendice dellOttocento europeo, da Salgari a Dumas, da Dickens a Carolina Invernizio, oltre ai classici del romanzo di genere del Novecento. Per Evangelisti ciascun genere assolve a specifici scopi e bisogni nel lettore, ma in generale nella modernit proprio alla paraletteratura che stato affidato il compito che aveva caratterizzato la grande tradizione realista: la descrizione critica della realt. Poliziesco, fantascienza e horror, i tre generi maggiori da lui praticati e integrati in una originale forma di romanzo neo-gotico,24 condividono la tendenza a sottoporre il reale ad un processo di straniamento, di sfasamento di prospettiva, che ne mette in luce le disfunzioni e gli orrori: il romanzo di genere, in altre parole, insegna a scorgere lincubo nascosto dietro la normalit apparente.25 Si tratta adesso di vedere in che modo e con quali caratteristiche peculiari ciascun genere si faccia veicolo del proprio tipo di discorso critico. inevitabile iniziare con il romanzo poliziesco e noir in quanto su di esso esiste ormai una ben consolidata tradizione interpretativa, e la posizione di Evangelisti pu essere inquadrata nel pi ampio movimento di rivendicazione della sua specifica funzione di critica sociale che ha accompagnato la ritrovata legittimit del genere. Gi nel 1992, e cio proprio allinizio del boom del romanzo di genere allitaliana, Massimo Carloni scriveva a proposito dei polizieschi di ambientazione metropolitana della coppia Felisatti-Pittorru apparsi negli anni Settanta: Il maggior pregio di questi autori [...] quello di aver coperto, con dignit artigianale, una fascia narrativa di ispirazione realistica che si era andata pericolosamente assottigliando negli anni Sessanta e Settanta. Ai fermenti della societ non

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corrispondevano opere letterarie di un certo respiro che esemplificassero, per un pi vasto pubblico, i problemi della nostra societ ed indicassero possibili soluzioni.26 Se da una parte proprio ci che ne sancisce la marginalit allinterno del sistema letterario, dallaltra, lapparente ingenuit del romanzo di genere, che crede ancora nelle possibilit mimetiche del linguaggio e nella capacit della narrativa di colmare la distanza tra codice linguistico e realt, e quindi di fornire una rappresentazione accurata di un determinato ambiente socio-culturale, si rivela come la caratteristica che gli permette di assumersi quelle responsabilit a cui la letteratura alta sembra avere abdicato. Per riprendere una definizione proposta da uno dei suoi massimi esponenti italiani, Loriano Macchiavelli, il poliziesco sempre stato un possibile motivo di squilibrio, un virus nel corpo sano della letteratura, autorizzato a parlare male della societ nella quale si sviluppava.27 Va precisato inoltre che loggetto della critica dei teorici del romanzo di genere non tanto (o non soltanto) la narrativa sperimentale delle avanguardie ma soprattutto quella ampia produzione letteraria, anti-sperimentale come la paraletteratura, ma imperniata sugli ideali del bello scrivere e del buon raccontare che Stefano Tani ha definito romanzo medio.28 Sorto come reazione allimpegno politico e sociale e agli scenari epici del neo-realismo da una parte e al rapporto antagonistico con il pubblico della letteratura modernista dallaltra, il romanzo medio caratterizzato da un ripiegamento sul privato e lintimo spesso reso narrativamente con il motivo del ritorno al luogo della memoria, microcosmo assediato dalla industrializzazione e dai mass-media dalla modernit, insomma la cui riscoperta rende possibile la mitologizzazione del passato, decantato per di tutte le sue contraddizioni sociali e politiche. contro questa letteratura del disimpegno che Evangelisti scaglia i suoi strali pi polemici. Rispondendo ai critici che avevano individuato in Alla periferia di Alphaville un tentativo piuttosto semplicistico di invertire il consolidato ordine di valori e di stabilire il primato della paraletteratura su ogni altra forma di produzione letteraria, lautore afferma che invece oggetto della sua critica molto pi semplicemente il minimalismo dilagante, la debolezza scambiata per poesia, i colori pastello ritenuti tinte ideali per dipingere il mondo, la gratuit stilistica, il chiamarsi fuori dello scrittore dalla storia (Occhi, p. 5). Ci non vuol dire che il romanzo di genere sia necessariamente meno disimpegnato o meno ripetitivo, ch anzi literativit, la ripetizione di schemi e situazioni una delle sue cifre costitutive.29 Piuttosto, proprio in virt del suo carattere popolare che il romanzo di genere non pu non essere calato nella storia e nella quotidianit: la necessit di stabilire un contatto immediato e viscerale con il lettore, di coinvolgerlo nella vicenda, costringe lautore ad un confronto diretto con il pubblico, di cui deve conoscere e saper rappresentare paure e pulsioni. Secondo Evangelisti, Se [lo scrittore di genere] vede nella realt che descrive delle contraddizioni, le amplifica, perch spera che il lettore sia catturato dallassonanza problematica (Apologia della sottoletteratura, in Alphaville, p. 28). Ne consegue che, magari inconsciamente come nel caso di Sue, lo scrittore di genere spesso finisce con lesprimere idee progressiste o sovversive, o comunque di denuncia rispetto allo status quo. Fra i vari sottogeneri del romanzo poliziesco, il pi connaturato a svolgere questo compito di denuncia sociale il noir, radicato necessariamente nella contemporaneit e, rispetto al giallo classico, privo di facili soluzioni alla vicenda criminosa in quanto destituito di qualsiasi fiducia in una vittoria finale e conclusiva del bene sul male e nella capacit dellinvestigatore di riportare ordine nel mondo turbato dallavvento del fatto delittuoso. Evangelisti si rivolge alla tradizione del polar, il romanzo poliziesco francese, per identificare i modelli pi originali e audaci di romanzo nero. Uno degli autori pi amati e pi spesso ricordati da Evangelisti JeanPatrick Manchette, scomparso prematuramente nel 1996, che stato autore di numerosi romanzi

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(tradotti di recente anche in Italia) caratterizzati da un forte impegno socio-politico, con i quali ha operato un radicale ri-orientamento della struttura del poliziesco postulando una contiguit e co-dipendenza tra criminalit e ordine sociale. Come James Ellroy negli Stati Uniti, Manchette, teorizza lingresso della criminalit, in unepoca di rivoluzioni fallite, tra le componenti normali sia del potere politico che del sistema economico, fino ad impregnare il vivere comune.30 Morte e corruzione vanno quindi interpretate come sintomi di una pi vasta patologia sociale in cui violenza e sopraffazione non sono occasionali scarti da una normalit di rispetto e cooperativit ma piuttosto gli elementi costitutivi, anche se occultati, delleconomia capitalista e dellideologia liberista che ne lespressione politica. In questo senso, dunque, il noir ha avuto una capacit predittiva che mancata alla letteratura alta. Nellintroduzione ad un numero di LEuropeo sulla cronaca nera, Evangelisti ha scritto: Listinto egoistico prevale su quello solidale, la competizione pacifica si fa guerra di tutti contro tutti. in questo senso che il noir ha vinto: nelle sue espressioni migliori aveva anticipato e interpretato tutto ci. Ma non bello quando la letteratura si fa realt, e la realt letteratura.31 Anche fantascienza e horror possono, con modalit diverse, articolare un tale senso di straniamento, di presa di coscienza della distanza tra gli ideali della cultura occidentale e le sue attuazioni reali. Entrambi derivazioni del grande fiume della letteratura fantastica, i due generi trovano una loro precisa codificazione nelle riviste popolari americane della prima met del Novecento i pulp magazines dai titoli ormai quasi leggendari come Amazing Stories o Weird Tales o Fantasy & Science Fiction e costituiscono una risposta alla crisi del modello di conoscenza positivista che aveva confortato la cultura ottocentesca. E proprio sui pulp magazines americani si formato il pi grande autore di narrativa horror, modello di stile e figura esemplare delle potenzialit del genere: H. P. Lovecraft, creatore, fra gli anni Venti e Trenta, di una inquietante mitologia secondo la quale il cosmo retto da mostruose entit Azathoth, Cthulhu, Yog-Sothoth assolutamente incuranti dei destini dellumanit e governati da leggi del tutto incomprensibili ai mortali. Nel creare questo pantheon folle, Lovecraft non fa altro che registrare il senso di smarrimento e di soggezione dellindividuo di fronte ad un cosmo svuotato di significato e indifferente ai desideri umani, in cui se da una parte Dio definitivamente morto, dallaltra naufragato anche il sogno delluomo di sostituirlo imbrigliando luniverso in una serie di formule scientifiche. In Lovecraft, critico radicale del mito illuminista del progresso, il futuro non ci riserva che incubi, n c speranza di sottrarci alle forze che ci attendono al varco.32 Laspetto originale dellopera dello scrittore americano sta nel fatto che a questo fondamentale pessimismo verso il futuro non corrisponde un recupero in senso positivo di valori tradizionali e arcaicizzanti; anzi, il passato, come il futuro, segnato dalla presenza degli orrori che emanano dalle deit cieche della sua cosmogonia. piuttosto il presente a costituire una precaria e fragilissima normalit, costantemente a rischio di venire frantumata, scagliando cos il personaggio negli abissi dellorrore e della pazzia. Come il poliziesco, anche la narrativa horror guarda con sospetto la superficie del reale e tenta di mostrarne il rovescio, il lato oscuro e sotterraneo rappresentandone le manifestazioni che, come i sintomi di un disturbo psichico, fanno irruzione e segnano irrimediabilmente la normalit. Vedremo in seguito limportanza del modello psicoanalitico nella critica sociale di Evangelisti. Per adesso, importante sottolineare la parentela che lega i due generi, i cui confini in certi casi finiscono per essere difficilmente distinguibili. il caso, ad esempio, di un certo filone di thriller come Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, per citare una delle opere pi note, in cui non lelemento sovrannaturale ma la violenza dellessere umano verso i suoi simili a far scattare la molla della repulsione e dellorrore. Se lhorror dominato dalla presenza dellirrazionale di fronte al quale crollano le labili

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barriere della ragione, la fantascienza, almeno nelle sue forme classiche, ne pu apparire addirittura agli antipodi in quanto il tratto caratterizzante appare la fiducia nel progresso tecnologico e scientifico. In quella che, fin dal titolo, forse la sua pi diretta dichiarazione di poetica, In difesa della fantascienza, Evangelisti enfatizza invece ancora una volta i punti di contatto tra generi diversi, individuando per essi una identica funzione, svolta naturalmente secondo le modalit proprie a ciascuno, e cio lintegrazione della modernit nella esperienza vissuta: La fantascienza [...] il medium attraverso il quale scienza e tecnologia entrano nei sogni. dunque essa stessa materia onirica, che dal reale riceve linput, ma che poi rielabora fino a renderlo assimilabile da parte dellinconscio. [...] Mi sia permesso dire che, di tutte le narrazioni di genere, solo lhorror ha una funzione altrettanto importante. Ma nellhorror lonirismo scoperto, mentre nella fantascienza sottile, e non intacca la sfera del razionale. Anzi, la potenzia, costruendo le fondamenta psichiche ed emotive di una maggiore lucidit.33 Come nellesperienza onirica, nella scrittura fantastica fantascientifica, horror, e cos via il lettore si trova di fronte ad una elaborazione dei dati reali che gli consentono di dare forma alle sue inquietudini ed angoscie pi autentiche e profonde, con esiti che per Evangelisti sono necessariamente liberatori: proponendo sogni consapevoli, da cui si entra e si esce a volont,34 la letteratura fantastica si pone infatti come efficace strumento di reazione allassedio massmediatico cui sottoposta limmaginazione del soggetto/consumatore. Nei saggi critici e programmatici Evangelisti propone dunque non soltanto una apologia, ma soprattutto una vera e propria poetica della letteratura di genere, vista come luogo privilegiato per una riflessione sulle trasformazioni sociali e psicologiche risultanti da una societ globalizzata in cui le istituzioni politiche ed economiche (stati, organizzazioni internazionali, corporations) riducono, in maniera pi o meno apertamente coercitiva, gli spazi di libert dellindividuo. Scrivere la storia del futuro La collocazione di Evangelisti nellambito della fantascienza non comunque solo una forzatura dovuta a fattori casuali come la pubblicazioni dei primi romanzi in Urania. Gi in quelle opere Evangelisti aveva infatti elaborato una peculiare e complessa struttura narrativa tripartita che, se da una parte gli ha permesso di recuperare suggestioni e tematiche dai pi vari generi, dallaltra oscilla tra due punti di riferimento fondamentali: il romanzo storico, nel narrare un passato pi o meno remoto, dal Trecento di Eymerich allOttocento di Pantera, e la fantascienza, nellimmaginare un futuro ugualmente pi o meno vicino. Secondo Evangelisti, questa struttura risponde, in prima istanza, a esigenze narrative specifiche: tutto ci che favolistico e leggendario lo riferisco al medioevo, mentre le mie preoccupazioni riguardanti il presente le metto nelle altre parti.35 Va detto subito inoltre che tale struttura non assolutamente rigida e anzi gi subisce importanti variazioni con il quarto romanzo, Il mistero dellinquisitore Eymerich, per poi diventare sempre pi flessibile dopo Cherudek, che imprime una decisiva svolta non soltanto alla saga dellinquisitore ma anche al progetto narrativo dellautore, fino alla radicale semplificazione in Antracite e Noi saremo tutto, caratterizzati invece da una fondamentale linearit della trama (un caso ancora diverso costituito da Metallo urlante, che il risultato del montaggio di quattro racconti). Ciononostante, sarebbe errato vedere nella scelta di una struttura cos particolare una sorta di trovata superficiale, di cui lautore pi maturo si liberato: essa ha infatti anche una importante funzione ideologica ed coerente con la visione della storia che sottende non solo il ciclo di Eymerich ma, mi pare, la narrativa di Evangelisti nel suo complesso.

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cui i due blocchi si combattono incessantemente con eserciti di esseri subumani creati tramite mutazioni genetiche ed altre forme di tecnologia deviata, e con armi sofisticate che trasformano la stessa psiche in terreno di lotta. I tentativi di resistenza interna vengono invece efficientemente portati alla luce e soppressi grazie ad un capillare sistema di sorveglianza e repressione che vede gli avversari sul campo inaspettatamente alleati nel cruciale compito di mantenere lordine nelle rispettive sfere dinfluenza. Sar evidente anche da una esposizione cos sommaria come il futuro immaginato da Evangelisti serva ad articolare una riflessione critica su una serie di temi socio-politici cruciali al nostro scorcio di secolo: i rapporti fra Nord e Sud del mondo, il neo-imperialismo americano, il controllo dei mass-media e dellinformazione, il trionfo del capitalismo neo-liberista, il crescente pericolo rappresentato dagli estremismi religiosi ed etnici. In questo senso, quindi, Evangelisti si inserisce in quella grande tradizione della fantascienza come metafora del presente, o, per dirla con Robert Scholes, come genere che ci offre un mondo dichiaratamente e radicalmente discontinuo da quello che conosciamo, ma che in qualche modo ci fa tornare a confrontarci in maniera cognitiva con il mondo noto.36 Le peculiarit strutturali della narrativa del creatore di Eymerich ci permettono per anche di andare oltre quello che in fondo diventato un luogo comune del genere: nellopera di Evangelisti, ed in particolare nei primi romanzi, luso del genere fantascientifico non soltanto finalizzato ad una interpretazione in chiave allegorica del nostro contesto socio-culturale, ma piuttosto ad una presa di distanza critica da esso che permette di osservarlo come se fosse gi consegnato alla storia. A livello stilistico, ci si traduce in una narrazione condotta secondo i canoni del realismo, ulteriore elemento di distinzione tra ladozione dei moduli della narrativa di genere in quanto tali ed il loro recupero ironico post-moderno. Come ha osservato Barbara PuschmannNalenz, infatti, nella fantascienza il modello organizzativo del mondo da parte della narrazione costruito presupponendo sia una realt oggettiva che la coerenza di ci che viene rappresentato. Descrivendo un mondo per definizione irreale, la fantascienza deve essere realista, e addirittura naturalista nel suo metodo narrativo.37 Solitamente sobria e funzionale allazione, la prosa di Evangelisti si f pi densa in quei momenti in cui necessario enfatizzare la tangibilit e la presenza del mondo rappresentato, per localizzare precisamente il lettore nellambiente romanzesco. Si prendano ad esempio certe descrizioni delle scene di battaglia nelle sezioni o nei testi di ambientazione contemporanea o futura. Qui predominano uno stile diretto, che ricorda i reportage di guerra di una emittente televisiva come la CNN, un uso accurato della terminologia tecnica, ed una narrazione rigorosamente eterodiegetica, il tutto in funzione di una ricostruzione oggettiva, pi vicina a quella rivendicata dallo storico che dal narratore. Ecco lincipit del racconto Metallica, in cui Evangelista racconta un episodio della storia futura della dissoluzione degli Stati Uniti, la presa della citt di New Orleans da parte delle truppe cristiane fondamentaliste del reverendo Mallory: La notte sopra Algiers era solcata dalle scie incandescenti dei missili, lanciati a grappoli dalle batterie semoventi nascoste nelle paludi e tra le rovine di New Orleans. A completare la fantasmagoria, ogni cinque minuti apparivano i tracciati multicolori dei Cruise scagliati dalla portaerei Aryan Defender, ormeggiata al largo delle isole Chandeleur. (Metallo, p. 177) Con piccolo cambiamenti nel tempo verbale e nella toponomastica, questo potrebbe essere un reportage giornalistico da Bagdad o da uno dei tanti teatri di guerra allinizio del ventunesimo secolo. Lo stile scompare dietro luso strumentale della lingua, che pu suggerire lorrore della violenza che sta per essere perpetrata sulla citt non tanto indulgendone in una descrizione minuta che la spingerebbe nellambito della simulazione, di una anestetizzata esibizione

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mediatica della brutalit, ma semplicemente venendo a costituire il tessuto connettivo in cui sono incastrati dati di realt come nomi di luoghi, di armi, di mezzi di distruzione. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, il romanzo di genere caratterizzato da una sorta di compulsione a rappresentare il reale, compulsione che si traduce anche a livello stilistico. Se infatti Evangelisti ben cosciente del fatto che in una societ multimediale impossibile avere una percezione diretta della realt in quanto questa non si offre mai in maniera immediata ma sempre il risultato di un processo di codificazione e decodificazione, di simulazione di altre simulazioni veicolate dai mass-media, paradossalmente, proprio tramite il ritorno ad un genere che, per quanto altamente formulaico, allo stesso tempo cerca di costruire mondi tangibili, che diventa possibile avvicinarsi alla realt, anche se in maniera obliqua. Il critico americano Fredric Jameson ha descritto bene questa procedura in un noto saggio sulla fantascienza: [L]a fantascienza pi tipica non cerca seriamente di immaginare il vero futuro del nostro sistema sociale. Piuttosto, i suoi numerosi pseudo-futuri [mock futures] assolvono alla funzione assai diversa di trasformare il nostro presente nel passato specifico di qualcosa ancora a venire. Ci che, al ritorno dalle costruzioni immaginarie della fantascienza ci viene offerto nella forma di passato remoto di un qualche mondo futuro, di passato postumo e rimemorato collettivamento, il momento presente che non si rende disponibile alla nostra contemplazione in quanto limmensit quantitiva di oggetti e vite individuali che comprende non totalizzabile e quindi immaginabile, e anche perch ostruito dalla cultura mediatica che permea gli angoli pi remoti della nostra coscienza. [...] La fantascienza quindi rende possibile e d luogo a un metodo unico per comprendere il presente come storia.38 La costruzione di una storia futura che collega le varie sequenze che costituiscono sia il ciclo di Eymerich che quello di Pantera permette allautore di articolare una analisi del presente in cui vengono plasmate quelle forze che trasformeranno il mondo nella visione distopica del futuro immaginata dalla sua narrativa. La struttura tripartita vista sopra costituisce lequivalente strutturale di una visione chiusa della storia, e confuta lentusiasmo post-moderno per le narrazioni e le strutture aperte che si astengono dal proporre conclusioni in quanto queste significherebbero mettere fine al gioco illimitato della semiosi (in uno dei pochi commenti sul post-moderno, nella citata intervista a Gigamesh, Evangelisti ha chiarito sinteticamente la natura della sua critica: Quanto a chi ritiene che la post-modernit abbia ucciso le scelte di campo e il discorso critico, mi fa sorridere. In realt manifesta una precisa ideologia. Quella che in italiano viene detta qualunquista). Evangelisti invece trae vantaggio dalle restrizioni caratteritiche del genere imponendo al testo una sorta di chiusura forte, in cui ogni livello della trama si conclude e, simultaneamente, illumina e qualifica le conclusioni dellaltro. La Storia, dunque, lungi dallessere una collezioni casuale di eventi, veduta invece come un sistema organico e chiuso, una architettura complessa nella quale gli esseri umani ereditano gli errori del passato e si trovano costretti a ripeterli. Inquadrando le vicende narrate tra da una parte le pratiche repressive dellInquisizione, descritte con grande accuratezza storica, e dallaltra quelle immaginate ma ugualmente inquietanti dei sistemi di controllo sociale delle nazioni americane ed europee del futuro, Evangelisti sembra voler suggerire che gli orrori e le atrocit del nostro tempo, dai campi di battaglia delle guerre mondiali ai campi di sterminio del nazi-fascismo, dai conflitti neo-tribali nei vari angoli della terra agli infiniti esempi di repressione politica e sociale di tutte le nazioni, compreso lOccidente democratico, non sono deviazioni o momentanei passi indietro lungo la strada verso larmonia planetaria, ma sono infatti la nostra vera eredit ed il nostro destino. Non a caso, sono proprio i pensatori utopici, come lo psico-biologo Wilhelm

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Reich, che appare in uno dei romanzi pi provocatori, Il mistero dellinquisitore Eymerich, a non essere al passo con il reale movimento della storia umana, e ad essere destinati a venirne schiacciati. Ma paradossalmente, proprio per questo che necessario il lavoro della memoria, a cui contribuisce anche la narrativa: per ricordare che possibile pensare un altro modo di vivere le relazioni sociali, che [le] alternative allesistente nascono di continuo.39 In questo senso, dunque, romanzo storico e fantascienza si trovano a convergere: la narrazione di un mondo altro ha come scopo una rappresentazione straniata, ma per questo di maggiore effetto critico, del presente. Se gi Manzoni, con un famosissimo lapsus, sottolineava lomologia fra il Seicento del suo romanzo ed il momento storico a lui contemporaneo, cos Evangelisti non nasconde, sia che scriva del cupo medioevo di Eymerich o dellallucinante futuro delle guerre psichiche fra RACHE e Euroforce, che parla sempre della contemporaneit. La puntualizzazione metodologica secondo la quale lo storico sempre implicato nel proprio contesto, teorizzata esplicitamente nei lavori storiografici, vale anche per il romanziere. A testimonianza della grande coerenza del percorso intellettuale di Evangelisti basteranno due affermazioni fatte a quasi venti anni di distanza luna dallaltra. Al ricercatore che nel 1985 dettava una sorta di slogan deontologico della propria professione, asserendo che nessuno storico pu evidentemente sottrarsi, nella scelta delloggetto di studio, della metodologia di ricerca o delle chiavi interpretative, alle sollecitazioni del presente (Snuffs, p. 803), risponde nel 2002 il narratore che afferma: La fantascienza trasfigurazione del presente, il presente sotto forma di metafora.40 Nicolas Eymerich, tra storia e psicoanalisi Nonostante debba molta della sua recente fama postuma allessere stato scelto da Evangelisti come protagonista dei propri romanzi, Nicolas Eymerich41 una figura di notevole rilievo per la storia della chiesa medievale e in particolare della Inquisizione, delle cui pratiche intese fornire una codificazione generale e di portata universale nella sua opera pi nota, il Directorium Inquisitorum, completato ad Avignone nel 1376 ma pubblicato per la prima volta nel 1503, poi in una nuova edizione curata e ampliata dal canonista spagnolo Francisco Pea nel 1585 e 1587. Eymerich nacque nel 1320 a Gerona, nel regno dAragona, da una famiglia della piccola nobilt locale ed a quattordici anni entr come novizio in un convento di Domenicani dove studi sotto la tutela di Dalmau Moner (che, come diverse altre figure storiche del periodo figurer poi nei romanzi di Evangelisti). Completati gli studi a Tolosa e Parigi, si dedic prima allinsegnamento a Gerona, per diventare, allinizio del 1357, Inquisitore generale del regno, succedendo a Nicolau Rossell, nominato cardinale lanno precedente.42 Noto per la sua intransigenza, che non risparmiava neanche i funzionari delle corona, si trov presto in contrasto con il re Pietro IV il Cerimonioso, che inizialmente riusc a farlo sospendere dalle sue funzioni nel 1360. Dopo un periodo passato a svolgere incarichi amministrativi, nel 1366 ottenne di nuovo la guida dellinquisizione aragonese, impegnandosi subito in una feroce campagna repressiva contro i seguaci del filosofo francescano Raimondo Lullo (c. 1232/35 - 1316), autore contro il quale scrisse anche un trattato (Tractatus contra doctrinam Raymundi Lulli), tuttora manoscritto. Il contrasto con la corona sfoci in scontro aperto: dopo aver sostenuto la rivolta della diocesi di Terragona contro il sovrano, linquisitore venne prima incarcerato e poi, nel 1376, esiliato. Nel 1377, segu papa Gregorio XI a Roma, dove lanno seguente assist alla turbolenta elezione di Urbano VI che dette origine allo Scisma dOccidente, nel quale si schier per il partito avignonese, sostenendo prima Clemente VII poi Bonifacio XIII, e contribuendo al dibattito con un Tractatus de potestate papali, composto intorno al 1383. Dopo la morte di

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Pietro IV nel gennaio 1387, Eymerich god inizialmente dellappoggio del suo successore Giovanni, che lo reintegr nella carica di inquisitore generale. Sempre pi feroce nella propria opera di persecuzione (pare che facesse fra laltro reintrodurre la pratica di forare la lingua dei condannati con un chiodo perch questi non potessero bestemmiare), nel 1388 venne messo sotto processo dalla cittadinanza di Valencia. Nel 1391, dopo una ulteriore rivolta della citt contro le sue azioni, sub una decisa censura da parte del Consiglio dei Cento di Barcellona, e fu definitivamente esiliato nel 1393. Risiedette di nuovo ad Avignone, per rientrare a Gerona alla morte di Giovanni tre anni dopo. Mor nella sua citt natale il 4 gennaio 1399. Eymerich fu anche scrittore prolifico: oltre ai testi gi ricordati, scrisse trattati contro la magia (De jurisdictione Ecclesi et inquisitorum contra infideles dmones invocantes, c. 1364) e contro diverse eresie del suo tempo, una refutazione della dottrina della Immacolata Concezione, sostenuta allepoca dai lullisti in Aragona, commenti alle sacre scritture, sermoni, ecc. Anche da questi sommari dati biografici evidente come la figura storica di Eymerich si presti bene ad un recupero romanzesco: la feroce e quasi monomaniacale persecuzione degli eretici, veri o presunti, la scaltrezza e lintransigenza che gli permettono di portare avanti la propria missione nonostante laperta ostilit del potere politico, la volont di imporre la propria visione del mondo non soltanto tramite gli strumenti repressivi dellinquisizione ma anche con opere manualistiche e di denuncia, sono tratti caratteriali dalle grandi potenzialit espressive. In realt, per, la nascita di Eymerich come personaggio romanzesco avvenuta in maniera quasi casuale. Lo stesso Evangelisti ha ricordato in varie occasioni di essere inizialmente rimasto affascinato dal nome forte, tagliente incontrato nella Storia dellintolleranza in Europa di Italo Mereu, del 1988.43 La scoperta di Eymerich venuta inoltre a coincidere con una svolta fondamentale per il percorso intellettuale dello scrittore bolognese, che verso la fine degli anni Ottanta collabora con il neuropsichiatra e psicoterapeuta Bruno Caldironi alla stesura di un manuale sulle patologie della personalit Seminari di psicopatologia e psicoterapia; a ci seguono poi studi pi approfonditi in psichiatria, con una preferenza non tanto per la psicoanalisi freudiana classica, pi prescrittiva e orientata verso il dominio dellinconscio da parte della coscienza, secondo la nota formula l dove era lEs deve subentrare lIo, ma piuttosto per quegli approcci eretici come la psicologia analitica junghiana e la psico-biologia di Wilhelm Reich che enfatizzano da una parte la dimensione collettiva dellinconscio e dallaltra il potere liberatorio e anti-istituzionale del lavoro psicoanalitico. Alla analisi storica di approccio fondamentalmente marxista, ed attenta quindi in particolare al tema della lotta di classe, si sovrappone dunque un modello interpretativo di tipo psicoanalitico che individua a livello sociale una serie di disfunzioni che costituiscono il correlativo collettivo di quelle patologie che la psichiatria investiga a livello individuale: ne risulta un originale matrice interpretativa della modernit capitalistica che ricorda (pur essendosi sviluppata indipendentemente da esso) LantiEdipo di Gilles Deleuze e Flix Guattari, e che giocher un ruolo di sempre maggior rilievo nella narrativa di Evangelisti. La creazione di Eymerich, comunque, si configura prima di tutto come una sorta di autoanalisi, come una sorta di autobiografia mascherata44. Racconta Evangelisti: [T]ra quelle pagine [di Seminari di psicopatologia e psicoterapia] ho scoperto il carattere schizoide, descritto accuratamente, trovandolo perfetto per Eymerich. E anche, in parte, per me. [...] Sono legato indissolubilmente a Eymerich. Lui rappresenta il peggio di me stesso. Nasce dal lato oscuro del mio carattere. Quando penso a Nicolas interrogo me stesso, cerco di portare alla luce quei comportamenti che giusto evitare e li travaso interamente nella sua anima, nel suo cervello. Cos, nella vita quotidiana, sono pi buono.45

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Del suo creatore, Eymerich condivide effettivamente alcune manie e tratti caratteriali, dal disgusto per gli insetti alla repulsione per le folle ed i contatti fisici troppo insistiti.46 Il fatto per che Evangelisti insista sulla dimensione autobiografica del suo personaggio ha un valore che va al di l della semplice aneddotica, in quanto sottolinea la dimensione etica della scrittura, anche (e forse soprattutto) di una scrittura che si pone coscientemente ai margini del sistema letterario. In altre parole, se, come abbiamo visto, nessun tipo di analisi critica sia del soggetto che della societ pu prescindere dalla situazione storica dellanalista, ne consegue che il punto di partenza per il lavoro critico deve essere necessariamente la conoscenza di s. Lanalista, come lo storico, infatti profondamente implicato nel proprio tempo e nel proprio momento storicosociale, e partecipa, volente o nolente, dei suoi pregiudizi. Il lavoro sul volume di Caldironi, ha detto Evangelisti, ha portato alla scoperta del fatto che tutto ci che combattevo sul piano razionale (intolleranza, autoritarismo, oscurantismo, ecc.) era ben radicato in me stesso. Di pi, esisteva tutto intorno a me, nelle persone e nella societ intera. Ma ci ha conseguenze anche per il lettore, a cui si richiede una partecipazione attiva, un mettersi in gioco parallelo a quello dello scrittore. Continua Evangelisti: stato allora che ho concepito lidea di mettere il mio lato oscuro in un personaggio romanzesco, di farne s una incarnazione del male, ma anche del fascino del male. Di obbligare il lettore a riconoscersi in esso, e dunque a porsi domande.47 Secondo Calderoni, la sub-personalit schizoide contraddistinta da una diffusa e insuperabile diffidenza legata ad un esasperato istinto di conservazione:48 da una tale ipertrofica necessit di proteggere la propria individualit che lo schizoide vede costantemente minacciata dal mondo esterno, derivano una serie di caratteristiche, fra cui la difficolt a vincere la propria innata diffidenza e stabilire rapporti empatici con gli altri, la tendenza a oggettivare gli altri e trasformarli in strumenti di cui servirsi, la forte carica aggressiva, che in taluni casi pu venire eroticizzata, ma che si manifesta anche in un comportamento freddo e distaccato, una certa rigidit sia fisica che mentale (che si traduce, questultima, nella tendenza a vedere il mondo esterno in termini assoluti, senza zone grigie), un senso di astrazione dal proprio corpo, visto esso stesso come oggetto o semplice meccanismo. Dello schizoide, Eymerich rivela i tratti pi peculiari e appariscenti, che sono poi proprio quelli che lo rendono particolarmente efficace nel ruolo di inquisitore. La prima descrizione del carattere del giovane domenicano, fresco di nomina ad inquisitore generale del Regno dAragona, ne sottolinea il carattere schivo e solitario e descrive linsanabile frattura che lo separa dai suoi simili: Per indole profonda detestava doversi esibire, trattare con il prossimo, parlare pubblicamente. I suoi unici momenti di felicit erano quando, chiuso nella propria cella dalle pareti candide e ripulite fino allossessione, poteva assaporare sogni di gloria che, nella realt, erano inibiti dalla sua avversione per la vita di societ; oppure quando, da dietro le quinte, riusciva a manovrare circostanze e persone fino a farle muovere secondo i suoi intricatissimi disegni. (Inquisitore, p. 28) Il saio dietro al quale si nasconde come unarmatura o la cella meticolosamente nettata da qualsiasi intrusione di corpi estranei (in unepoca in cui, come ovvio, ligiene personale era a dir poco approssimativa) costituiscono altrettante barriere che evitano il contatto ed il confronto con laltro, che anzi appare sempre come potenziale fonte di contagio, come portatore di malattie fisiche (non a caso il primo romanzo si apre in una Saragozza in preda alla peste) ma soprattutto dello spirito: leresia pu annidarsi ovunque, e in ultimo luogo si identifica con qualsiasi posizione alternativa a quella sostenuta dallinquisitore. Eymerich stabilisce il proprio rapporto con il mondo in base ad una serie di rigide categorie dicotomiche, a loro volta interpretabili nei termini della opposizione fondamentale di bene e male (o, secondo lortodossia cristiana, divino e diabolico). A livello sociale, essa si

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traduce nel binomio ordine-caos. Come Eymerich ama ripetere, la Chiesa lunica fonte di ordine e stabilit in unepoca dominata dallanarchia, e non a caso il domenicano riserva le sue parole pi dure e sprezzanti per quei movimenti interni della Chiesa stessa, come i francescani, che propongono una visione alternativa della sua missione, fondata sulla carit piuttosto che sulla forza e lautorit.49 Eymerich , in questo senso, una figura dallalto valore simbolico, che riassume la logica di tutti i regimi repressivi: incarna in s tutto quello che intolleranza, arroganza del potere e autoritarismo. qualcuno che distrugge tutto ci che non rientra nei suoi parametri, con in mente un suo modello astratto di societ, e rispetto a quello considera ogni altra cosa nemica e da sterminare.50 A livello individuale, invece, lopposizione di bene e male si sovrappone a quella di spirito e corpo, e fornisce una sorta di legittimazione teologica alla repulsione per la fisicit tipica del carattere schizoide. Il rapporto conflittuale di Eymerich con il proprio corpo diviene uno dei temi centrali del ciclo, e la sua evoluzione indice del processo di trasformazione subito suo malgrado dallinquisitore. Ci viene reso esplicito gi in La catene di Eymerich, che, pur essendo il secondo romanzo pubblicato, si svolge nel 1365, e cio relativamente tardi nella cronologia interna della serie. Qui Eymerich tormentato da un crescente senso di alienazione dal proprio corpo, ritenuto fino ad allora quasi una trascurabile appendice della testa: Gli pareva che il proprio corpo gli divenisse estraneo, quasi che capo, tronco e membra non avessero reciproco coordinamento. In quei momenti si sentiva come una marionetta di legno, fatta di segmenti separati tenuti assieme da fili impalpabili (Catene, p. 364). La necessit di ricomporre in maniera positiva il dualismo spirito-corpo anche al centro di Cherudek, il romanzo considerato da molti il capolavoro dello scrittore bolognese, e di cui si parler pi diffusamente nella sezione dedicata alle opere. evidente che vi una omologia tra il controllo esercitato da Eymerich sulla propria fisicit e quello esercitato sul corpo sociale nel suo ruolo di inquisitore e rappresentante della Chiesa: ci che non immediatamente reso esplicito per venire poi gradualmente messo a fuoco nello svolgersi del ciclo romanzesco il rapporto tra la dimensione sociale e quella individuale della patologia di Eymerich. In altre parole, Evangelisti, seguendo la lezione di Reich, ribadisce la stretta interdipendenza tra disfunzioni psicologiche e condizioni sociali. Se in Il mistero dellinquisitore Eymerich e nel successivo, Cherudek, diventer chiaro il ruolo giocato dalla madre di Eymerich, la fredda e distante Dona Luz, nello sviluppo della personalit schizoide del figlio, allo stesso tempo sar anche evidente che madre e figlio sono simultaneamente il prodotto e i perpetuatori di una societ repressiva, allo stesso tempo vittime e carnefici. Ma una volta che il tarlo del dubbio riguardo alla moralit delle proprie azioni inizia a rodere la mente dellinquisitore, questi inizia a cambiare pi o meno impercettibilmente, e proprio in ci sta una differenza cruciale tra Eymerich ed altri grandi personaggi del romanzo popolare, le cui caratteristiche psicologiche una volta delineate vengono riproposte pedissequamente di avventura in avventura. Dallanti-eroe per eccellenza, grandiosamente eccessivo nella incrollabile fede nella sua missione sociale di imposizione di ordine ma anche un po ripetitivo e monocorde nella sua crudele indifferenza, si passati invece nei romanzi pi recenti, ed in particolare in Il castello di Eymerich (che proprio per questa ragione andato incontro ad alcune critiche), ad un personaggio complesso, diviso, costretto a mettere in questione le proprie certezze e a vedere incrinarsi lantica, arrogante sicurezza nelle proprie verit. Daltra parte, Evangelisti ha sempre insistito sullimportanza, soprattutto nel romanzo popolare, di evitare approcci semplicistici ai propri personaggi. Nellintervista con La Porta ha detto: [H]o nostalgia delle psicologie complesse, ricche magari tortuose. Quando mancano, nasce il sospetto che lo scrittore non sappia guardare nemmeno in se stesso. Invece da l che

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dovrebbe partire. E sulla psicologia dellinquisitore stato ancora pi esplicito: La mia preoccupazione principale quella di dipingere un personaggio complesso. Anche se ci che Eymerich finisce col compiere senzaltro male, tuttavia ha unoscura consapevolezza che ci che fa sbagliato; solo la cieca fiducia in una legge che gli dettata dallesterno (o almeno lui crede: in realt gli proviene dallinterno) gli consente di superare le remore morali.51 Eymerich insomma un uomo diviso, che anzi d mostra, con incomparabile intensit e ferocia, delle proprie sicurezze proprio per reprimere i dubbi che inevitabilmente la sua coscienza si pone. Non a caso, il soprannome ossimorico impostogli dagli abitanti del paese di Castres in Il corpo e il sangue di Eymerich e le cui implicazioni diverrano chiare con lo svolgersi delle avventure successive San Malvagio, perch, come gli spiega il suo compagno Padre Jacinto Corona, non capiscono ancora se siete buono o cattivo (Corpo, p. 279). I romanzi pi riusciti di Evangelisti i gi citati Il mistero dellinquisitore Eymerich, Cherudek e Il castello di Eymerich, che segna, questultimo, il punto di maggiore auto-coscienza del personaggio sono quelli in cui questa contraddizione esplorata, e in cui la psiche tormentata dellinquisitore viene messa a nudo senza reticenze. Una ulteriore e fondamentale dicotomia, che in qualche modo riassume tutte le altre, lopposizione tra principio maschile e femminile. Afferma Evangelisti: Ho scoperto diversi anni fa che molti archetipi corrispondono a dei valori. Di solito, sono stati i fascisti a farne un uso politico cosciente (il sole, il fuoco, il fulmine, ecc.), ma esistono simboli che rinviano a valori del tutto differenti. Si tratta dei simboli del femminile, combattuti con ferocia non solo dai fascisti, ma dalla Chiesa, dalle culture tradizionali, ecc. Sono giunto a pensare che la battaglia ancestrale che si combatte ancora oggi quella fra maschile e femminile, sole e luna, cultura e natura, vinta finora solo dai primi (di cui Eymerich costituisce la rappresentazione atemporale). Il fine per non dovrebbe essere la vittoria delluno sullaltro, ma casomai la riconciliazione.52 Non a caso, in diversi romanzi, da quello di esordio al recente Mater Terribilis (ad oggi lultimo del ciclo), il nemico prende spesso il nome e le caratteristiche di deit femminili: Diana, Ecate, la Magna Mater. Per Evangelisti, dunque, uno dei risultati pi nefasti dellaffermarsi della cristianit stato il tentativo di cancellare tutte quelle esperienze legate alla terra e ai cicli della natura che, nel paganesimo, erano associate alla donna. Scrive ancora in un saggio sul noir al femminile: Nel mondo pagano, custode della morte e dei suoi simboli era la donna. Capace di dare la vita, sovrintendeva anche alla sua negazione. Proserpina, Persefone, Diana, Ecate regnavano sugli inferi, sulla notte, sugli abissi, sulle foreste bagnate di luna.53 La offensiva giudaico-cristiana e il potere patriarcale, oltre ad imporre alle donne la subordinazione, hanno avuto come risultato una alienazione generalizzata della societ dal suo lato oscuro, legato al corporale e al naturale, ed Eymerich, difensore di un ordine fondato sul rifiuto del terreno e sulla identificazione della vera vita con quella dello spirito, non pu essere che il nemico giurato di qualsiasi tentativo di rivendicare le ragioni di ci che stato represso. Ma, come insegna la psicoanalisi, il represso non scompare ma si manifesta in altri modi, turbando lordine precariamente stabilito sulla superficie delle cose. Lirrazionale, il magico, lonirico, il fantastico sono altrettanti tentativi di nominare e di dare forma a questa irruzione: il ciclo di Eymerich anche un modo per raccontare le avventure di un represso che non solo del mondo medievale dellinquisitore, ma anche (soprattutto) del nostro presente. La carne e il metallo: anatomia di una societ schizoide

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Come abbiamo gi osservato, linteresse di Evangelisti per la psicoanalisi compatibile con lapproccio marxista-materialista del suo lavoro storiografico sulla base del comune potenziale di critica sociale. Gi Caldironi aveva rilevato delle caratteristiche schizoidi nella societ contemporanea, ad esempio in fenomeni come la discoteca, luogo di aggregazione in cui per la comunicazione impedita. Evangelisti rappresenta in maniera pi complessa e articolata le condizioni e le conseguenze di una societ schizoide, cio di una societ in cui gli unici rapporti umani possibili sono quelli fondati sulla sopraffazione e sul dominio dellaltro, e in cui giunto alla sua conclusione estrema il processo di reificazione dellindividuo che al cuore dellideologia capitalista. In American psychosis, un lungo e articolato saggio su Zodiac, il serial killer che tra il 1969 e il 1974 terrorizz la zona di San Francisco, lo scrittore interpreta il fenomeno degli omicidi seriali come uno dei sintomi estremi ma anche pi eloquenti di questa patologia sociale, in cui la ipercompetitivit, lannientamento morale e sociale dello sconfitto, e la glorificazione della vittoria come unico valore positivo contribuiscono a rendere la vita sociale una sorta di lotta senza quartiere di tutti contro tutti. La ritrovata forza allo scorcio del ventesimo secolo dei discorsi identitari e delle piccole patrie non altro che una variante di questo processo, in quanto tali nozioni offrono una giustificazione ideologica ad un approccio con il diverso, con laltro da s in termini puramente antagonistici: in altre parole, invece che vedere nellaltro il proprio simile, si identifica in lui il nemico da annientare. La perdita dellIo collettivo, cio della coscienza di una identit condivisa che unisce gli individui al di l delle differenze sociali, etniche, culturali o religiose, costituisce il correlativo sociale della perdita dellIo individuale che caratterizza la patologia schizoide. Il processo di ri-tribalizzazione che ha travolto la ex-Jugoslavia ha offerto a Evangelisti lo spunto iniziale per una riflessione su queste tematiche, ed al cuore della sua trasposizione del conflitto nella guerra tra RACHE e Euroforce su cui ritorneremo nellanalisi del romanzo Le catene di Eymerich. Apparso per la prima volta sulledizione italiana della rivista Isaac Asimovs SF Magazine nel 1995, il racconto O Gorica, tu sei maledetta (il cui titolo allude ad una canzone popolare fra i soldati durante la Prima Guerra Mondiale, Gorizia, tu sei maledetta, e rimanda quindi ad unaltra delle guerre civili che hanno caratterizzato la storia dellEuropa) fornisce alcuni dettagli importanti riguardo allo scontro tra i due blocchi. Uno dei soldati della RACHE spiega ad un avversario le ragioni per cui la Slovenia non esiste pi sulle mappe: Be, a Maribor cerano le industrie migliori del paese, si lavorava di pi. Per dovevamo mantenere tutti i fannulloni della capitale. [...] Ci fu la faccenda del prestito. LEurobank chiese alla Slovenia di tirare la cinghia. Ma a Maribor stavamo bene. Perch avremmo dovuto sacrificarci per i burocrati di Lubiana? Fu allora che proclamammo lindipendenza. (Gorica, p. 459) Legoismo spinto a legge universale impedisce di vedere gli abitanti della citt vicina come propri simili con cui collaborare ad un progetto comune; pi facile farne dei rivali per la lotta per la sopravvivenza (una lotta in cui naturalmente il potere economico rappresentato da Eurobank gioca un ruolo fondamentale), a cui non si deve altro che il disprezzo del forte per il debole. Ma vi di pi in questo racconto, in quanto Evangelisti non si accontenta di mostrare i risultati delle divisioni etniche e religiose, ma analizza anche il meccanismo che le produce. Ad un certo punto, il feroce sergente Grol si prepara a passare per le armi dei prigionieri civili di fronte allocchio spietatamente curioso della telecamera di un cameramen occidentale. Mentre Grol cerca di offrire uno spettacolo adeguato iniziando a percuotere un uomo, si assiste al seguente dialogo: un ebreo? chiese il cameraman mentre azionava lo zoom.

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No, di ebrei non ce ne sono pi rispose Grol distrattamente Per un mondialista. Il termine, che non significava nulla, era entrato nelluso a indicare chi non aveva unetnia precisa, e legami di sangue o di campanile da difendere. In pratica, era una generica espressione di disprezzo, senza coloriture ideologiche. (Gorica, p. 452) Mondialista dunque lesempio paradigmatico di significante vuoto, di una etichetta che indica precisamente coloro che non hanno etichette, cosicch anchessi possano venire catalogati e sterminati con efficienza. Come assurdi entomologhi, gli ideologhi della RACHE (ma, come vedremo, Euroforce non altro che una versione pi subdola del suo avversario) sovrappongono alla realt la propria griglia classificatoria a cui nulla sfugge e in cui ogni individuo trova la sua necessaria collocazione come amico o nemico. La metafora fondamentale per linterpretazione della modernit articolata da Evangelisti quella del metallo. Spiega Evangelisti in una intervista: Se nei romanzi e nei racconti luomo di carne viene sostituito da parti di metallo perch affiora una diversa umanit fredda come il metallo. Il metallo non altro che una metafora dei sentimenti in via di modificazione, in via di raffreddamento. [...] Oggi si assiste pi che in passato a una perdita di quel tessuto comune fra gli uomini basato sul riconoscimento di una similitudine come specie, come genere umano.54

Il potenziale simbolico del metallo molteplice. In prima istanza, sineddoche della macchina e quindi della rivoluzione industriale e post-industriale che, dallOttocento, ha completamente trasformato il mondo e il rapporto dellessere umano con esso (basta pensare a come i mezzi di trasporto, dai primi treni ai pi moderni aerei, hanno rivoluzionato il nostro modo di relazionarci allo spazio e al tempo). Antracite, che vede Pantera coinvolto nelle lotte tra associazioni di minatori e padroni delle miniere negli Stati Uniti negli anni 70 del diciannovesimo secolo, il romanzo del trionfo di questa nozione di metallo: centinaia di migliaia di vite umane sono soggiogate alle macchine, a cominciare dai minatori costretti a lavorare in condizioni disumane per estrarre il carbone che le fa muovere, con una completa inversione di valori per cui la vita artificiale di questi strumenti finisce per avere pi valore di quella degli individui che dovrebbero servire. una inversione che viene a incidere sulla stessa natura, trasformando il paesaggio della Pennsylvania in una terra desolata e sterile, in cui il colore dominante ancora una volta quello del metallo: Lantracite era ovunque, rivelando la propria fiamma interna anche in pieno giorno. Tutte le piante superstiti, da verdi che erano, avevano assunto tonalit metalliche. Il breaker aveva subito la stessa sorte, e sembrava fatto non di legno, bens di ferro (Antracite, p. 310). Nel futuro immaginato da Evangelisti, lintegrazione di essere umano e macchina giunge a compimento con lo sviluppo di un particolare metallo bioattivo con il quale vengono prodotte protesi per sostituire gli organi naturali devastati dalle tremende malattie prodotte dagli stessi uomini. In Venom, uno dei racconti del volume dal titolo programmatico di Metallo urlante, viene anzi chiarito come una delle pi tremende di queste, una mutazione del virus Marburg in connubio con lHIV, attacchi primariamente gli organi sessuali, rendendo dunque impossibile la procreazione, almeno in maniera naturale: Cera voluto il virus Marburg per porre il problema di una carne sostitutiva, incapace di imputridire, osserva la voce narrante. E cera voluta la fusione tra la fisica dei colloidi e la scienza dei metalli sensibili per fare s che ferro, acciaio e oro riuscissero ad agganciare le proprie molecole a quelle della pelle, aprendo le quinte di una nuova razza umana, tanto possente quanto sterile (Metallo, p. 38-39). La tecnologia viene quindi a colonizzare e sostituire luomo, imponendogli le proprie regole e trasformandolo a sua volta in una macchina. Ma se nel passato di Pantera era possibile individuare dei responsabili della progressiva disumanizzazione della societ (ad esempio, i baroni dellindustria che beneficiano dai massacranti ritmi di lavoro nelle miniere e dalla assoluta mancanza di un sistema di protezione sociale), nel futuro le logiche che sottendono i conflitti che scuotono il mondo sono ormai del tutto ininterpretabili e diventa praticamente impossibile stabilire chi alla fine possa trarre vantaggio da una tale situazione di guerra permanente. come se lintera umanit fosse divenuta una sorta di gigantesca macchina impazzita, un meccanismo inceppato che continua a ripetere in maniera compulsiva ma assolutamente illogica gli stessi gesti autolesionisti e gli stessi violenti automatismi senza alcuna finalit. Ma il metallo infine anche una metafora per i rapporti sociali in una societ schizoide, in cui la corazza psicologica (che diventa, letteralmente, la pelle metallica degli uomini del futuro) eretta a protezione del soggetto rende impossibili i rapporti umani diretti e immediati, il contatto con laltro come proprio simile. Non a caso, corazza anche il termine usato da Wilhelm Reich per indicare lapparato difensivo sia psichico che fisico (le due dimensioni sono sempre legate nel suo pensiero) eretto dal soggetto ad autodifesa dal mondo esterno, e fonte di disfunzioni psicologiche e fisiologiche. Il lavoro dello psicoterapeuta consisterebbe dunque nello scioglimento di questa struttura rigida, in modo da permettere al paziente di stabilire nuove e pi sane relazioni con laltro. evidente per che nel momento in cui la societ stessa ad

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assumere caratteristiche schizoidi, la cura individuale diventa impossibile, in quanto il cambiamento dovrebbe avvenire in primo luogo a livello strutturale. Se la schizofrenia, la lotta di tutti contro tutti in quanto ognuno un potenziale elemento di disturbo della precaria stabilit raggiunta dal soggetto, la forma patologica della societ capitalista, lapparente trionfo di questultima non lascia presagire soluzioni positive. Cos, nel futuro pi remoto immaginato da Evangelisti, la terra dellanno 3000 diventata un immenso ospedale psichiatrico in cui si aggirano trib di individui uniti dalla stessa patologia ed in conflitto permanente con gli altri. Paradossalmente, in questo mondo apocalittico sono proprio i controllori, la ridotta elite di psichiatri sani che monitorizza ci che accade sulla terra dalla distanza di sicurezza della luna, a rappresentare il limite estremo di disumanizzazione. Infatti, mentre i folli abitanti del pianeta continuano ancora a cercare una qualche forma di contatto umano, anche se in maniera aberrante a seconda della propria patologia (per gli schizofrenici, ad esempio, questo contatto si traduce in violenza), per i loro sorveglianti la soluzione finale consiste proprio nelleliminazione definitiva dei sentimenti. Perch, come osserva con terrificante freddezza uno di loro, il dottor Kurada, Luomo in fondo una macchina. Quando sfugge al controllo, o la si ripara o la si distrugge (Flag, p. 186). Colonizzare limmaginario Il metallo non per lultima frontiera della tecnologia: lo strumento che ha permesso la rivoluzione industriale si trova, nel ventesimo secolo, soppiantato da un altro elemento che, come lui, riassume in s tutte le contraddizioni e le lacerazioni di unepoca. Verso linizio della seconda parte di Noi saremo tutto il protagonista Eddie Florio, trasferitosi da qualche anno a New York dalla California, ha un momento epifanico mentre contempla il poderoso ponte di Brooklyn, che unisce lomonimo borough della citt con Manhattan, e che gli ricorda laltrettanto straordinario Bay Bridge di San Francisco. Lidea di ci che entrambi rappresentavano aveva su di lui un effetto strano: quasi lo intimidiva. Forse, perch era consapevole di ci che contenevano quegli archi dacciaio sospesi sullacqua: elettricit, cavi telefonici, tubature strette intorno ad altri cavi. LAmerica si era coperta di metallo, poi laveva animato. (Tutto, p. 157) Ci che Eddie contempla lalba della moderna civilt dellinformazione, della societ dei mass-media, dal telegrafo alla radio, dalla televisione ad internet, in cui la lotta per il potere si sposta dal terreno pi tradizionale e tangibile del controllo dei mezzi di produzione a quello evanescente del controllo dei mezzi di comunicazione. Alla corazza metallica che serra e comprime il soggetto si viene a sovrapporre la rete altra parola dal grande valore metaforico, sia che si parli di rete televisiva che di world wide web cio qualcosa che sembra ampliare le potenzialit del soggetto, dandogli almeno lillusione di essere in grado di superare le barriere dello spazio per avere accesso ad esperienze ed eventi che avvengono in luoghi distanti e irraggiungibili o che sono semplicemente frutto dellimmaginazione. Lanalisi critica di Evangelisti sottolinea la contiguit fra i due fenomeni, fra la civilt del metallo e quella dellinformazione: i media promettono una libert sconfinata, ma nel momento in cui si impongono come filtro tra soggetto e mondo divengono anche una potentissima forma di controllo sociale, pi subdola di quella esercitata dai baroni dellindustria ottocenteschi tramite lintimidazione e la collusione con il potere politico e militare in quanto fondata non sulla coercizione ma, in via teorica, sulla libert di scelta del soggetto. In Il tiranno dei mondi, un saggio sulla narrativa di Vittorio Curtoni, uno dei decani della fantascienza italiana, pubblicato su Carmilla nel 2000, Evangelisti, prendendo come spunto due racconti in

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cui si narra di una guerra futura combattuta con lausilio di allucinogeni, fornisce una serrata critica del modo in cui i mezzi di informazione hanno cooperato nel plasmare il discorso intorno alla liceit dellintervento NATO in Serbia, mantenendo alta da una parte lindignazione pubblica con una attenta selezione di notizie particolarmente raccapricianti e dallaltra limitando o sopprimendo il dibattito sulle cause politiche ed economiche della crisi stessa, nonch sulle responsabilit dellOccidente. E in ... Et mourir de plaisir, larticolo di presentazione della rivista Carmilla, ancora pi specifico: Fino a qualche anno fa, qualcuno, parlando di Jugoslavia, avrebbe menzionato le condizioni durissime imposte dal Fondo monetario internazionale in cambio dei propri aiuti. Paragonando le date, si sarebbe accorto che proprio in quel momento le repubbliche pi ricche avevano reclamato lindipendenza, per scindere i loro destini da quelli delle regioni pi povere. Avrebbe notato laffanno della Germania nel riconoscere immediatamente le nuove entit statali appena sorte, situate ai propri confini. Avrebbe anche osservato lentusiasmo con cui lintero Occidente salutava la dissoluzione di un Paese sedicente socialista. Ma a quei tempi si ragionava ancora per catene logiche, si scavava nella storia per ricercarne la pi intima dinamica, affidata allo scontro tra forze sociali, politiche ed economiche contrapposte. (Alphaville, p. 14) Il potere dei media quello di trasformare la realt in una sorta di condizione onirica, in cui il momento presente esiste in una condizione di sospensione, slegato da un passato che ne costituisce lorigine e da conseguenze nel futuro. Il simbolo ricorrente del potere mediatico la storia delle incubatrici di Saddam, riportata fra laltro in Mater Terribilis, il romanzo in cui trova il suo sviluppo pi ampio il tema della colonizzazione dellimmaginario. Nel periodo di preparazione della prima guerra contro lIraq, nel 1990, circolata la notizia, rivelatasi poi falsa, che lesercito di Saddam Hussein avrebbe staccato la corrente alle incubatrici dellospedale di Kuwait City. Per Evangelisti, questa storia una dimostrazione plateale del ruolo giocato dai media nella costruzione della realt: suscitando una reazione viscerale nel pubblico, la notizia di un crimine cos efferato da apparire come una nuova strage degli innocenti ha infatti contribuito a soffocare qualsiasi dibattito sulla legittimit di un eventuale intervento armato, e a far passare in secondo piano le complesse responsabilit dellOccidente nella formazione dellattuale scenario mediorientale, in cui Saddam stato a lungo visto come un alleato. Laccusa di Evangelisti insomma che in episodi come questi i media abdichino al ruolo di informazione e critica che dovrebbe essere loro proprio per trasformarsi in una componente organica degli apparati di potere, le cui decisioni essi legittimano presso lopinione pubblica (si pensi al caso degli embedded journalists, cio dei giornalisti integrati nelle unit militari americane durante la seconda guerra del Golfo). Come spiega una dirigente di una agenzia di informazioni, [l]a democrazia si fonda sul consenso. [...] Perch una guerra raccolga il favore popolare, non basta che sia giusta. Bisogna che sia condotta contro un mostro, una specie di demonio. Altrimenti il pubblico se ne stanca presto. E questo il nostro compito: fabbricare demoni (Mater, p. 42). La visione manichea del mondo di chi ritiene di combattere dalla parte del bene contro il male assoluto (caratteristica che curiosamente, nellattuale guerra al terrore, lamministrazione americana condivide con i propri avversari delle varie formazioni terroristiche islamiche, dato che entrambi sono certi di avere Dio dalla propria parte) deve venire continuamente riaffermato, ed a questo che servono i mass media. Cos, nel futuro delluniverso narrativo di Evangelisti, la guerra tra Euroforce e RACHE si combatte ormai apertamente e letteralmente anche sul terreno dellimmaginario. Il gigantesco complesso orbitale Vortex, detto lIncubatrice, che gestisce la distribuzione di informazioni

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alle due parti in guerra e al mondo intero che costituisce il loro campo di battaglia, si trasforma gradualmente nello strumento pi efficace per legittimare e dare continuamente nuovo impeto al conflitto, non solo tramite la diffusione di propaganda, ma tramite la manipolazione dello stesso inconscio del pubblico, stimolandone le paure pi recondite e i pregiudizi pi radicati. I motivi del nomignolo del satellite (spiegato come allusione alle succitate incubatrici di Saddam) sono evidenti: infatti, da una parte esso serve da incubatrice di una nuova umanit incapace di distinguere tra la realt e la sua manipolazione mediatica (che anzi diventa essa stessa lunica realt disponibile), dallaltra sopprime i sogni, le utopie, le speranze di un futuro migliore per sostituirli con incubi collettivi spacciati come veri (Mater, p. 332). Un sistema repressivo ha bisogno di generare una atmosfera di paura per consolidare il proprio potere e sopprimere qualsiasi resistenza, perch come osserva un generale dellEuroforce, [i] sogni non sono governabili, gli incubi s. Sovversione e terrorismo nascono dai primi, anche se magari si convertono nei secondi (Mater, p. 333). Da quanto si detto finora, sar chiaro quali possano essere le strategie di resistenza propugnate da Evangelisti. In primo luogo, necessaria una attivit di controinformazione diffusa, condotta attraverso la moltiplicazione dei canali di distribuzione dellinformazione e la liberalizzazione dellaccesso ad essi. In questo contesto, il nuovo terreno di lotta internet, che costituisce il modello di uninedita forma di comunicazione attiva, estesa e non gerarchizzata (tutti gli utenti sono potenzialmente produttori oltre che destinatari di informazione, di contro ai media tradizionali che consentono soltanto una ricezione passiva, e, da un punto di vista economico, relativamente poco oneroso mettere in rete i propri contributi). Gli interventi apparsi su Carmilla on line durante la guerra in Iraq in cui Evangelisti ha spietatamente messo a nudo quasi giornalmente le menzogne, le stupidaggini e le assurdit diffuse da televisione e quotidiani sono un esempio di come la rete possa aprire uno spazio di dialogo e di critica libero da condizionamenti esterni. Non a caso, una delle battaglie in cui lo scrittore impegnato in prima persona proprio quella contro qualsiasi tentativo di imporre limiti allaccesso in rete. In una intervista recente ha dichiarato: [B]isogna partire da un principio per me inossidabile e inappuntabile: la rete deve essere libera. E intendo per libert quella assoluta, che non chiede niente in cambio. Quindi, qualunque operazione venga condotta in rete lecita per definizione. Ripeto, una questione di principio fondamentale, perch si basa sul presupposto che la rete sia uno spazio nostro e debba permettere a tutti di accedere alle informazioni. A tutte le informazioni. [...] Il rischio che stiamo correndo con le protezioni o con gli accessi a pagamento che venga disinnescato il potenziale della rete e che Internet faccia la fine delle radio libere degli anni 70, perseguitate e infine ridotte al silenzio proprio perch esperimenti di utopia in atto.55 Ma la tattica pi efficace nella guerra di decolonizzazione dellimmaginario, per continuare ad usare la metafora proposta da Evangelisti, ovviamente quella di impadronirsi, sovvertendole, delle armi delavversario: servirsi di sogni e finzioni non per mortificare lintelligenza del lettore e spegnerne la capacit di critica, ma anzi per stimolarne la curiosit, provocarne lindignazione, e ridestarne la coscienza. Si tratter, naturalmente, di sogni che assomiglieranno anche troppo alla realt: la speranza che il sognatore si renda conto che, proprio per questo, n sogni n realt sono condizioni necessarie e immutabili, e che possibile prendere il controllo del proprio immaginario. Questo, per Evangelisti, infine il ruolo della letteratura fantastica: con la sua capacit di manipolare i simboli, di penetrare al di l del razionale, potenzialmente capace [...] di toccare la sfera dellimmaginario colonizzato e di sostituire con i suoi sogni i sogni che vi sono stati impiantati.56

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II. LE OPERE Nicolas Eymerich, inquisitore (1994) Saragozza, 1352: una serie di eventi misteriosi il ritrovamento di un fanciullo sgozzato la cui testa presenta due volti e il cui cadavere si trasforma poi in un bozzolo di una sconosciuta materia biancastra, lapparizione di una gigantesca figura femminile nel cielo turbano la vita della capitale del Regno di Aragona. Il compito di investigare chi sia responsabile di questi prodigi ricade sul frate domenicano Nicolas Eymerich, appena nominato suo successore dal moribondo inquisitore generale del Regno Agustn de Torrelles, nonostante Eymerich sia ben lontano dai quaranta anni richiesti dalle disposizioni papali per laccesso ad un cos alto ufficio. Ma il giovane frate d prova di tutta la sua sagacia e abilit portando alla luce un complotto che lambisce la corona stessa, e il cui fine ultimo levocazione di una deit precristiana, Diana, da parte di una setta di donne devote alla antica religione. Lindagine dellinquisitore si interseca con due altre vicende temporalmente molto lontane. Nella prima, ambientata in un futuro prossimo, Marcus Frullifer, un giovane ricercatore di astrofisica, cerca di convincere (peraltro con scarsi risultati) la comunit scientifica della validit della teoria, da lui elaborata, secondo cui luniverso permeato da particelle subatomiche dette psitroni, sui quali pu agire la mente umana per compiere azioni impossibili nelluniverso fisico come viaggiare a velocit superiori a quella della luce. Curiosamente sono invece le autorit del Texas, lo stato in cui vive Frullifer, ad interessarsi alle sue ricerche dopo lelezione a governatore del reverendo Mallory, telepredicatore e leader di un movimento populista di ispirazione cristiana fondamentalista. Infine, il terzo piano narrativo costituito dalla deposizione anonima di uno degli astronauti della nave psitronica Malpertuis in seguito alla disastrosa (e illegale) spedizione su un lontano pianeta denominato Olympus, di cui il capitano della nave, il comandante Prometeos, e la Guida psitronica necessaria per muovere lapparecchio attraverso lo spazio e il tempo, il mostruoso abate Sweetlady, intendevano catturare gli abitanti (il nome dellastronave un omaggio al romanzo fantastico Malpertuis, dello scrittore belga Jean Ray, che stata una delle principali fonti di ispirazione per Nicolas Eymerich, inquisitore). Gi in questa sua prima prova Evangelisti si muove con facilit tra i tre piani della diegesi, stabilendo un ritmo narrativo in cui i continui salti temporali ad ogni capitolo della vicenda di Eymerich seguono, alternativamente, uno riguardante la spedizione della Malpertuis ed uno sulle peripezie di Frullifer da una parte intensificano la tensione come nella tecnica cinematografica del montaggio parallelo, e dallaltra permettono al lettore prima di intuire e poi di comprendere le complesse relazioni che legano le tre storie. La tecnica fondamentalmente realista della narrazione pienamente funzionale alla ricostruzione di ambienti fortemente caratterizzati, siano questi i palazzi ed i vicoli della Saragozza medievale o i gelidi e cavernosi dormitori della Malpertuis, e non forse un caso se la parte meno riuscita proprio quella riguardante Frullifer, situata in unAmerica un po di maniera e centrata su un personaggio che troppo spesso (e a cominciare dallo stesso nome) tende al macchiettistico. Di contro, Eymerich appare gi come un personaggio complesso, roso da dubbi consci e soprattutto inconsci studiatamente celati dietro la maschera di una feroce identificazione con la propria missione. Nellincontro con Pietro IV il Cerimonioso, re dAragona, un accenno casuale di questultimo a Dona Luz, la defunta madre del domenicano, provoca una reazione inattesa: Aveva quasi rimosso dalla propria mente la figura della madre, donna altera e freddissima. Rievocarla ora significava mettere allo scoperto un antico dolore, sottraendogli le forze. Si costrinse allimpassibilit (Inquisitore, p. 124). Ma proprio questa reazione ad essere spia di quello che

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verr ad essere uno dei nodi tematici fondamentali del ciclo di Eymerich: limpossibilit di sfuggire al confronto con la diversit, che per Eymerich prende sempre le forme del femminile, e di cui Dona Luz ha costituito la prima incarnazione. In Nicolas Eymerich, inquisitore sono presenti, a diversi livelli di articolazione, alcuni dei temi centrali della narrativa fantastica di Evangelisti. Cos, la scelta della Spagna medievale come ambientazione non soltanto conseguente allelezione dellinquisitore catalano a protagonista dei romanzi: terra di conquista e reconquista, di difficile quando non impossibile convivenza tra culture diverse (cristiana, ebraica e mussulmana), lAragona porta inscritto sul proprio spazio urbano quel destino di luogo di conflitti etnici e religiosi che sembra caratterizzare lEuropa lungo tutta la sua storia, inclusa quella futura. Ed ecco quindi che la descrizione apparentemente solo funzionale di una sala del castello dellAljafera, sede dellInquisizione, viene ad acquistare un potente valore simbolico: Lultimo piano della torre comprendeva una sala con volta a croce, del tutto priva di affreschi, e una serie di cellette. I capitelli degli architravi delle porte e le decorazioni del soffitto erano stati scalpellati via con furia metodica, per cancellare i segni dellepoca in cui ledificio ospitava una moschea. Restavano spezzoni sporgenti e qualche informe ornamento geometrico, a cui una mano di calce aveva strappato anche le ultime tracce dellantica perfezione. (Inquisitore, p. 25) La distruzione sistematica delle tracce materiali della sofisticata cultura islamica e anche soltanto della presenza stessa del nemico, quasi a volerne cancellare del tutto la memoria, una forma primitiva ma efficace di quella colonizzazione dellimmaginario che costituisce uno dei temi portanti della narrativa di Evangelisti: non tanto tramite la coercizione e la violenza (che comunque rimangono sempre strumenti validi) che il potere si assicura il proprio dominio sulle coscienze, ma piuttosto plasmando secondo le proprie necessit e i propri interessi la dimensione simbolica dellesperienza umana. Cos, quasi sette secoli dopo, uno dei primi atti del Reverendo Mallory in seguito alla vittoria elettorale proprio quello di imprimere la propria ideologia totalizzante, attraverso i simboli pi appropriati, sui possibili luoghi di resistenza ad essa, come le universit: nellentrare nelledificio che ospita il dipartimento di astrofisica, dove stato convocato dallispettore allistruzione del predicatore, la prima cosa che Frullifer nota sono infatti due operai preposti allinstallazione di un enorme crocifisso di legno, il cui Cristo magrissimo sembr rivolgergli unocchiata di rimprovero, con le grandi pupille disperate (Inquisitore, p. 86). In questo contesto, Eymerich emerge simultaneamente come il teorizzatore e lincarnazione di una forma di pensiero che rifiuta la differenza ed il confronto con laltro, in nome non tanto della verit divina ma soprattutto di un astratto ideale di ordine e rigore. Linquisitore definisce il ruolo della Chiesa in termini perentori: Imporre il proprio ordine. [...] Di questi tempi lanarchia regna ovunque. La Chiesa cattolica, apostolica e romana rimasta lunico vero impero. Il solo capace di rinnovare gli uomini e di condurli fuori da questepoca di follia. Non difficile leggere nella risposta dellarcivescovo Pere de Luna, cui rivolta questa dichiarazione, una sorta di commento autoriale: Tutti coloro che hanno preteso di rinnovare gli uomini hanno sempre finito per ucciderli, perch non si conformavano al loro modello (Inquisitore, p. 64). Nel mondo di Eymerich, il sovrannaturale, come un sintomo in psicoanalisi, soltanto la manifestazione materiale di un conflitto rimosso ma non risolto, che poi il conflitto fondamentale che soggiace alluniverso narrativo di Evangelisti: quello tra cultura e natura, o intelletto e corpo. Per Eymerich, la carne soltanto linvolucro imperfetto della razionalit, lineludibile traccia del peccato che impedisce allintelletto, la scintilla divina, di splendere in tutto il suo fulgore. Alla spietata logica dellinquisitore si oppone in questo romanzo una visione

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del mondo di cui si fanno portavoce le figure pi marginali della societ medievale, le donne, che custodiscono una saggezza ferocemente repressa ma mai del tutto sconfitta, legata ai ritmi della natura e attenta alla voce degli istinti. Per Eymerich, invece, male e materialit si equivalgono. Sconfitta la setta di adoratrici di Diana, egli identifica senza mezzi termini la dea lunare con Satana non in base ad una generica assimilazione delle divinit pagane con il diavolo cristiano, ma in base ad un preciso ragionamento che cos espone a Pietro IV: quello [il simulacro di Diana evocato dalla setta] era il diavolo, lincarnazione di tutto ci che la Chiesa combatte. Lo scatenamento degli istinti, ladorazione dei piaceri materiali, la resa alla natura, la sciocca nozione di libert. Qualsiasi turbamento dellordine divino diabolico, quale che sia la sua forma (Inquisitore, p. 146). In questo rifiuto totale della fisicit e delle sue ragioni, in questa visione del corpo come un meccanismo necessario di cui il soggetto ha bisogno, ma [che] essenzialmente ignorato, negato,57 per riprendere la descrizione di Caldironi, evidente la natura schizoide della personalit di Eymerich. Ci che distingue linquisitore da altri eroi negativi della letteratura seriale, da Fantomas a Hannibal Lecter, il fatto che il suo autore piu interessato ad esplorare le contraddizioni e le tensioni che lo tormentano che a compiacersi della sua brutalit ed apparente mancanza di umanit. La profezia pronunciata da uno degli avversari del domenicano , in un certo senso, la chiave di lettura dellarco narrativo che lo vede come protagonista: Padre Nicolas, considerate i vostri incubi. Voi idolatrate la ragione perch odiate il vostro corpo, e pretendete di viverne al di fuori. una frattura che crescer in voi, e un giorno le soccomberete (Inquisitore, p. 134). Le conseguenze del conflitto interno tra ragione e corpo verranno infatti esplorate nei romanzi successivi, con risultati che hanno in alcuni casi lasciato insoddisfatta una parte dei lettori, abituata ad un tipo di serialit in cui i personaggi rimangono immutabilmente uguali a se stessi e impervi allo scorrere del tempo e della storia. Si gi visto come Nicolas Eymerich, inquisitore sia lopera pi evidentemente fantascientifica della produzione di Evangelisti. Ci non dovuto soltanto alla presenza di topoi del genere come le famose astronavi necessarie per collocare adeguatamente il romanzo nella collana Urania. Secondo Darko Suvin, infatti, ci che differenzia la fantascienza da altre forme di narrativa fantastica la presenza di uno o pi riconoscibili nova, cio di elementi che distinguono il mondo creato dal testo da quello che ci circonda, radicati nella realt materiale piuttosto che in quella sovrannaturale (in base a ci la fantascienza si distingue ad esempio dal romanzo dellorrore o da quello fantasy, in cui predomina invece laspetto magico/sovrumano). ovvio che la teoria psitronica, descritta con dovizia di particolari e con precisi riferimenti alle ricerche di scienziati realmente esistiti quali il matematico inglese Adrian Dobbs e lastrofisico americano John Wheeler, assolve proprio alla funzione di novum e fornisce una base parascientifica al mondo futuro inventato da Evangelisti. Inoltre, come ha osservato Adam Roberts, se in molta fantascienza il novum pu essere un semplice oggetto materiale come una invenzione, in opere pi complesse esso pu avere implicazioni pi profonde per la stessa struttura simbolica dellopera.58 questo proprio il caso di Nicolas Eymerich, inquisitore, in cui limprobabile teoria sviluppata da Frullifer permette allautore da una parte di servirsi in modo originale di una serie di luoghi comuni del genere fantascientifico, e dallaltra di iniziare ad articolare una visione metafisica delluniverso che sottende la sua intera produzione narrativa. stato detto che il grande tema della narrativa fantascientifica altro non che lincontro tra lio e laltro da s, reso narrativamente come esplorazione dellignoto e dellalieno, di mondi e civilt in galassie lontane o delle frontiere della cibernetica e della manipolazione genetica, che offrono in ugual misura lopportunit di mettere in gioco la nozione stessa di ci che costituisce lessere umano.59 In Evangelisti, questo tema subisce una radicale re-interpretazione. Lastronave Malpertuis, obbedendo alle leggi scoperte da Frullifer, si muove nello spazio non

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attraversandolo fisicamente ma tramite una sorta di proiezione psichica, prodotta per mezzo della Guida, lAbate Sweetlady, che replica la nave e i suoi occupanti e che, viaggiando in una dimensione altra, che per Frullifer corrisponde allimmaginario, in grado di materializzarsi in un punto nello spazio e nel tempo diverso da quello di partenza. Ma il corollario delle teorie di Frullifer che in realt qualsiasi prodotto dellimmaginazione pu ottenere forma fisica se soggetto ad una sufficiente quantit di energia psichica. Frullifer stesso spiega che [n]on c fantasia umana che, se condivisa con forza da un numero sufficientemente ampio di individui, non possa materializzarsi concretamente. E dunque non esiste divinit, in cui gli uomini abbiano creduto, che non abbia effettivamente preso vita, mantenendola per tutto il tempo in cui continuato il suo culto (Inquisitore, p. 139). Cos lincontro allaltro capo della galassia tra la Malpertuis e i misteriosi abitanti del pianeta Olympus risulta essere lincontro dellumanit con se stessa B o meglio, con i propri sogni ed i propri incubi. In altre parole, lalterit, la differenza, la condizione aliena non sono tanto una condizione reale e oggettiva, ma piuttosto un prodotto della psiche umana, un modo puramente ideologico (ma dalle conseguenze molto reali) di dare forma alle aspirazioni e ai terrori di un determinato gruppo. Da un lato, dunque, i mostri creati dalla psiche umana (fuori di metafora, i pregiudizi che orientano lincontro del soggetto con la differenza, intendendo il termine pregiudizio anche nel senso fondamentalmente neutrale stabilito da Gadamer in Verit e metodo60) sono realmente altro da noi, hanno una vita propria in quanto non possono essere controllati da chi li ha creati e proprio in ci sta il loro potere. Daltra parte, per, essi rimangono prima di tutto prodotti della nostra immaginazione, costrutti culturali testi, se vogliamo che nonostante tutto formano ed informano il nostro mondo di comprendere il mondo e di relazionarci ad esso. Evangelisti decostruisce cos un altro dei temi portanti della narrativa fantascientifica. Lesplorazione dello spazio non conduce pi alla scoperta di strange new worlds, strani nuovi mondi, come recitava la sigla del celebre programma televisivo Star Trek, ma si configura piuttosto come un viaggio allinterno dellimmaginario collettivo della razza umana, un movimento a ritroso verso la ri-scoperta di forme di conoscenza e visioni del mondo sepolte dallaccumulo di altre storie ed altri miti (compreso quello del potere della scienza di spiegare e dominare totalmente luniverso materiale). Le catene di Eymerich (1995) Ambientato, per la parte che riguarda linquisitore, nel 1365, il secondo romanzo della serie presenta un Eymerich pi maturo e per certi versi pi tormentato rispetto al feroce castigatore delleresia della prima avventura. Non che sia venuta meno in lui la fede nella missione ordinatrice della chiesa (Viviamo in unepoca difficile, in cui il mondo sembra avere perduto il favore divino. [...] In un quadro del genere, solo unautorit pu riuscire a tenere insieme le membra che stanno spezzandosi. Quella della santa Chiesa cattolica, apostolica e romana (Catene, p. 322), asserisce allinizio della vicenda): ad essere in crisi piuttosto la convinzione di Eymerich riguardo alle motivazioni che guidano i suoi atti, indice dellinizio di quel processo di auto-esame gi adombrato in Nicolas Eymerich, inquisitore. Per quanto incapace, almeno per adesso, di coglierne le implicazioni profonde, il domenicano infatti tormentato da un crescente senso di disagio provato nel momento in cui deve applicare le terribili sanzioni previste dal processo inquisitorio, un certo disgusto, non tanto per gli spettacoli cui assisteva quanto per leccitazione che in fondo gliene derivava, specie quando la tortura era applicata a giovani donne (Catene, p. 413). Il corpo, mortificato dalla rigida vita monastica, fa dunque sentire le proprie ragioni, ma in maniera oscura e violenta, che non incrina, almeno apparentemente, il

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disprezzo di Eymerich per la materia: il desiderio per laltro, espresso in forme sadiche, non implica il riconoscimento della sua umanit, ma anzi ne enfatizza la condizione di oggetto, di cosa da poter manipolare per il proprio piacere. Nonostante ci, la coscienza della propria debolezza, della intima divisione tra lesaltazione dello spirito e lineludibile vassallaggio ad un corpo avvilito ma mai completamente domato non pu non turbare Eymerich proprio perch ne mette in crisi le sicurezze. Questa volta il domenicano, in esilio dal regno di Aragona presso la Santa Sede ad Avignone, viene incaricato di investigare il sospetto rifiorire delleresia catara a Chtillon, una localit della Contea di Savoia. Si trova cos suo malgrado coinvolto in una complessa vicenda politica in quanto un eventuale indebolimento di Ebail, signore del luogo, verrebbe a vantaggio di Amedeo VI di Savoia, sul cui appoggio conta il pontefice Urbano V per il proprio progetto di crociata contro bulgari, turchi e serbi. La struttura di questo secondo romanzo relativamente pi semplice rispetto al precedente, anche se non meno efficace: al piano narrativo che vede Eymerich come protagonista se ne interseca un secondo in cui vengono narrati una serie di episodi apparentemente staccati che attraversano tutta la seconda met del Novecento, dallincontro nel 1937 dello scienziato tedesco Jakob Graf con Joseph Goebbels, ministro delleducazione popolare e della propaganda del regime nazista fino alle vicende di un giovane naziskin inglese nel 1990. Fa cornice al tutto linterrogazione sotto ipnosi, in un ambiente contemporaneo, di un gesuita che asserisce di essere nato nel 1318, e che si riveler essere quel padre Jacinto Corona che era uno dei compagni di Eymerich nellindagine a Chtillon. In La catene di Eymerich la politica a costituire il tema centrale dellopera e lelemento di connessione tra i due piani narrativi. In questo romanzo infatti Evangelisti traccia la storia del mondo futuro che apparir nei romanzi successivi (e gi intravisto sia in Nicolas Eymerich, inquisitore che nel racconto O Gorica, tu sei maledetta, del 1995), ed in particolare levolversi della organizzazione nazista diretta da Martin Bormann61 RACHE, parola che in tedesco significa vendetta, trasformatasi via via in chiesa evangelica negli Stati Uniti (R.A.C.H.E., ossia Roumenian American Church of Episcopalian-orthodoxes), industria chimica con filiali in Europa e America Centrale e del Nord (R.A.CHE. Inc., Roumenian American Chemical Incorporated), fino a prendere il potere nellEuropa Balcanica e dellEst, dove instaura un feroce regime volto a mettere in atto le politiche razziste della Germania hitleriana. Lo strumento principale di cui la RACHE, nelle sue varie incarnazioni, si serve per consolidare il proprio potere una procedura chimica scoperta da Graf, ma occorrente anche in natura (ai tempi di Eymerich se ne servito appunto lo stesso padre Corona), grazie alla quale sia possibile clonare gli individui dotandoli di una virtuale immortalit sia creare essere mostruosi, detti poliploidi, provvisti di organi multipli e privi di intelletto da usare come soldati o da cui mietere organi per i mercati occidentali. Con i poliplodi fa la sua apparizione nella narrativa di Evangelisti il tema della reificazione dellessere umano, che, come abbiamo visto, lautore aveva gi trattato nel saggio di storia simultanea Snuffs: la descrizione della clinica guatemalteca del Dottor Murales, responsabile del traffico di organi, con le grandi camerate piene di madri prossime a dare alla luce un figlio poliploide, dal ventre enorme [...] spropositato anche per una donna prossima al parto e dagli occhi spalancati e attoniti [...], fissi nel vuoto o saettanti qua e l come quelli di animali impauriti (Catene, p. 306), o di mostruosi bambini curvi sotto il peso abnorme del loro corpo non meno terrificante di quella delle violenze nei film discussi nel saggio, e mostra una eguale indifferenza per la vita umana, ridotta a puro oggetto di scambio, a merce da vendere ed acquistare sul libero mercato. Alla aberrante ideologia razzista della RACHE e ai suoi progetti di eugenetica si oppone Euroforce, sorta di esercito europeo che in sostanza il braccio armato di Eurobank, una

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versione distopica della Comunit Europea dominata dal potere economico della Germania, in cui i valori ideali e morali della confederazione sono stati sostituiti, come suggerisce il nome stesso, da quello puramente materiale del profitto (il conflitto fra i due blocchi far poi da sfondo ad altre opere, in particolare a Picatrix, la scala dellinferno e al racconto Venom in Metallo urlante). Con la guerra tra Euroforce e RACHE, Evangelisti in realt intende proporre una riflessione sulle condizioni politiche e sociali dellEuropa dopo la caduta del muro di Berlino e del crollo del regime comunista sovietico. Diversamente dai celebratori della fine della storia, secondo la formula tanto accattivante quanto vacua che ha fatto la fortuna di Francis Fukuyama, cio del trionfo epocale di un modello di sviluppo a base capitalista che sarebbe sufficiente a veicolare da solo i valori positivi della civilt occidentale (democrazia, diritti umani ecc.), Evangelisti elabora una storia futura che mostra la traduzione pratica di tutte quelle contraddizioni irrisolte che caratterizzano le societ capitaliste. Di pi, lo scontro tra i due blocchi pu essere letto come una elaborata metafora del primo e pi grande fallimento dellOccidente democratico di fronte al crollo dei regimi socialisti: la frammentazione della exJugoslavia, le guerre civili che ad essa sono succedute e le conseguenti crisi umanitarie. La crisi jugoslava, di cui, come abbiamo gi visto, Evangelisti proporr poi una puntuale analisi nel saggio Il tiranno dei mondi, sarebbe stata acuita infatti da due forze propulsive parallele: da una parte, il risorgere, spesso con nuova legittimit, di mai sopite divisioni etniche e religiose, di nazionalismi di stampo intollerante e razzista che hanno fornito nuovi discorsi identitari con cui sostituire quello, ormai fallito, dellidentificazione con lo stato federale. In altre parole, nelleugenetica della RACHE non difficile scorgere la politica di pulizia etnica, sorta di eugenetica a suon di deportazioni o stermini di massa, che ha segnato la spartizione della exJugoslavia e che sarebbe servita alloccidente per giustificare lintervento in Kosovo e la guerra con la Serbia. In un intervista per Radio Sherwood del 26 marzo 1999, Evangelisti ha chiarito le sue intenzioni: La Rache sarebbe qualcosa di pi selvaggio [di Euroforce] anche allapparenza. Mentre scrivevo della Rache pensavo ai vari gruppi etnici, Ustascia, che si contendevano la ex Jugoslavia.62 Ma lautoassoluzione dellOccidente dalle proprie responsabilit nel disastro jugoslavo, la sua autopromozione a campione del bene, che Evangelisti rifiuta recisamente e anzi critica con feroce ironia. Infatti, la seconda spinta propulsiva derivata proprio dallOccidente, che si affrettato a riconoscere alcune delle nuove repubbliche per ragioni economiche e politiche senza preoccuparsi delle eventuali ripercussioni sullintero scacchiere. In anticipo sulla guerra del Kosovo, Evangelisti immagina quindi un conflitto in cui si scontrano due concezioni del mondo in realt complementari, in quanto per entrambe viene a perdere di valore limperativo morale a difendere e proteggere la dignit dellessere umano: alla identificazione della diversit con la devianza, da eliminare senza rimorsi, che caratterizza la RACHE, si oppone infatti la mercificazione dellindividuo nellEuropa dominata da Eurobank, che si serve dei valori morali come copertura per la difesa e lespansione dei propri interessi economici. Come afferma lo stesso autore nella citata intervista a Radio Sherwood, Euroforce una forza pi ipocrita perch dice di combattere in nome delle democrazie e in realt poi sceglie lei stessa la democrazia per cui combattere e quelle per le quali non vale la pena di combattere. Di fronte alla brutale realt della politica neanche la monomaniaca volont di Eymerich pu molto, e non forse un caso che in questo romanzo linquisitore subisca una parziale sconfitta. Sfuggito per un soffio ai suoi avversari e costretto a fuggire da Chtillon con un sotterfugio, Eymerich deve infatti ammettere che difficilmente potr avere la sua rivincita dato che per il pontefice la cosa pi importante assicurarsi lappoggio di Amedeo di Savoia, adesso riconciliato con il suo vassallo Ebail. Inoltre, Eymerich si rende conto che in atto una trasformazione epocale che rischia di mutare profondamente quellordinamento sociale

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legittimato dallautorit della Chiesa al cui consolidamento ha dedicato la propria vita trasformazione che per nulla ha a che fare con gli oscuri piani del Maligno, e contro la quale si trova quindi ad essere impotente. Linvestigazione a Chtillon lo porta a scoprire nella valle di Bellecombe una misteriosa comunit, sotto la protezione del locale feudatario Semurel, in cui vivono esseri umani di intelletto limitato e con caratteristiche animali, detti lemuri dalla gente del posto, e che sono in realt il prodotto di un processo di clonazione naturale catalizzato in certe condizioni dalla colchicina. Nella lotta contro Semurel Eymerich trova degli alleati inaspettati: i mercanti del paese, ostili al feudatario in quanto questi impone loro una tassa per mantenere le creature di Bellecombe nonch un piccolo villaggio che ospita lebbrosi, mendicanti e altri reietti della societ. assurdo, dice lo speziale, uno dei capi dei rivoltosi, che chi col lavoro ha conseguito agio e popolarit continui ad essere depredato da signori oziosi, o tormentato da eretici cantori delle virt della miseria [i.e., i Catari] (Catene, p. 416). Eymerich si trova in altre parole di fronte a un rappresentante della classe destinata a sostituire la nobilt, una borghesia che ancora in cerca di un suo spazio di manovra e di una ideologia legittimante, che per adesso trova espressione nel rifiuto del debole, del povero, dellemarginato, come i lemuri di Bellecombe, visti solo come zavorra al meritato successo della classe imprenditoriale. Eymerich non pu nascondere la ripugnanza per questi volonterosi carnefici, pronti a dar fuoco al villaggio dei lemuri perch stanchi di mantenere questi pezzenti con quote dei propri guadagni (Catene, p. 417), ma allo stesso tempo non pu neanche non vederne la forza e il potenziale rivoluzionario. E il romanzo si conclude con una sua considerazione che, pi che rifarsi ai Padri della Chiesa, sembra anticipare Karl Marx: Se un giorno [i borghesi] avranno la meglio sui nobili, e riusciranno a costruire il loro libero comune, saranno molto pi feroci dei loro antichi padroni. Non hanno altro codice morale allinfuori del guadagno, detestano i potenti perch non riescono a imitarli. Ma pi di ogni altra cosa odiano i poveri, specchio vivente della loro origine. E del loro possibile destino. (Catene, p. 446) I veri sconfitti da eliminare senza piet sono comunque gli indigenti e gli emarginati, come i lebbrosi e i mutilati di Bellecombe la cui soppravvivenza dipendeva dalla benevolenza dei potenti: in questo almeno sembrano trovarsi daccordo il capitalismo senza freni rappresentato dai borghesi di Chtillon e da Eurobank e lideologia neo-nazista della RACHE. Il corpo e il sangue di Eymerich (1996) Con il terzo dei romanzi a formula, strutturalmente e tematicamente vicino in particolare a Le catene di Eymerich, Evangelisti completa il quadro generale del futuro prossimo che costituisce lo sfondo del ciclo dellinquisitore. Lazione si sposta in Nord America, dove un giovane scienziato, Lycurgus Pinks, ha sviluppato una tecnica per innescare una devastante malattia, lanemia falciforme, in persone ad essa predisposte, nel cui sangue cio presente il gene dellemoglobina S, o falcemia. Lo scopo di Pinks scatenare una sofisticatissima forma di genocidio in quanto la predisposizione allanemia falciforme particolarmente diffusa fra le persone di colore: da ci linteresse del Ku Klux Klan, che per finisce per rinunciare a dare il proprio sostegno al biologo in quanto il suo obbiettivo la soggiogazione degli Afro-Americani e non il loro sterminio, e della stessa CIA, che cerca di servirsi di Pinks per le proprie attivit repressive in vari scenari, dallAlgeria durante la guerra di liberazione alla Cuba castrista. Sfuggito al controllo degli scienziati, per, il contagio si diffonde anche fra la popolazione bianca, fino allo scatenarsi di una nuova pestilenza che avr come conseguenza il crollo del potere americano e la frammentazione del paese in tre stati diversi, ma tutti ugualmente

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oppressivi. La vicenda che vede Eymerich come protagonista invece ambientata nel 1358, e quindi quasi esattamente a met tra gli eventi del primo romanzo e quelli del secondo. Questa volta Eymerich inviato nella cittadina di Castres, in Linguadoca, per indagare su unaltra presunta rifioritura delleresia catara, a cui per si apparentemente venuto ad aggiungere un culto malsano, basato sulla profanazione del sangue (Corpo, p. 165), i cui adepti sono chiamati masc. La setta, che Eymerich identifica con i Naasseni, ha uno scopo non dissimile da quello dei catari, laffrancamento dellanima dalla schiavit del corpo. Diversi per sono gli strumenti di cui si serve: bevendo il sangue malato della nobile Sophie di Monfort, nata da un rapporto incestuoso del padre Othon, signore di Castres, con la sorella, i congiurati intendono infatti contaminare i propri discendenti fino a che, con il susseguirsi delle generazioni, il contagio non distrugga lintero genere umano, che si liberer cos dalle pastoie della materia per divenire puro spirito. Il sangue dunque lelemento simbolico dominante del romanzo. La stessa Castres, la cui economia verte sulla tintura dei tessuti, sembra esserne impregnata: il succo di garanza usato per produrre il colore imbratta infatti ormai le pareti delle case e scorre in soluzione per i canali di scolo della strade, trasformando la cittadina in una allucinata visione scarlatta. Il richiamo alleucarestia, esplicito fin dal titolo dellopera, serve a mettere in evidenza, antifrasticamente, la natura radicalmente destabilizante dellinterpretazione della cristianit data dai Naasseni: se infatti nelleucarestia sono compresenti lelemento materiale e quello spirituale, il pane ed il corpo di Cristo PUNTO NON CHIARO SECONDO ME VOLEVI DIRE CORPO E SPIRITO?, la comunione con il sangue degli eretici ha come funzione proprio lo scioglimento delle due nature del Figlio di Dio. Ma non difficile interpretare la mortificazione della carne dei Naasseni o degli stessi Catari come una forma estrema ma non sostanzialmente diversa del disprezzo del corpo dello stesso Eymerich, un modo di soccombere alla frattura che, come era stato pronosticato in Nicolas Eymerich, inquisitore, divide lo stesso inquisitore: in Piquier, precettore e marito di Sophie nonch primo sacerdote del culto, Eymerich trova una sorta di doppio di se stesso, un essere feroce e monomaniaco che non esita davanti a nessuna infamia pur di veder trionfare la propria versione della verit.63 E il fanatismo o, per usare un termine di triste attualit, il fondamentalismo, costituisce il trait-dunion tra i due livelli narrativi, dato che le teorie razziste di Pinks altro non sono che una versione laica (basta pensare ai tentativi ottocenteschi di fornirne una base scientifica, ripresi poi con entusiasmo dai teorici della razza nazisti e fascisti) dellestremismo religioso di cui sono espressione i Naasseni. In entrambi i casi, infatti, la palingenesi del genere umano passa per leliminazione fisica, per la distruzione totale, di ci a cui viene arbitrariamente attribuito il ruolo del maligno, del selvaggio, del nemico. Non a caso, il campo semantico su cui si fonda il discorso razzista di Pinks e del Klan ricorda da vicino quello tramite il quale la setta eretica giustifica il ripudio della materia: se per Pinks i neri hanno il sangue contaminato da marciume naturale (Corpo, p. 155), per i Naasseni il corpo stesso ad essere un involucro senza valore, destinato a marcire (Corpo, p. 250). La continuit tematica fra Il corpo e il sangue di Eymerich e La catene di Eymerich costituita ovviamente dalla denuncia delle responsabilit dellOccidente di fronte ai grandi disastri naturali e ambientali. Lepidemia di anemia falciforme non pu non ricordare quella dellAIDS, nata anche questultima come una malattia apparentemente legata ad un preciso settore della popolazione, gli omosessuali (e per questo salutata da zelanti predicatori apparentemente per privi della virt cristiana della carit come una sorta di castigo divino), ma presto diffusasi per tutto il mondo, senza distinzioni di razza, religione o orientamento sessuale. In questo romanzo, per, emerge con maggiore evidenza la potenzialit di critica sociale che per Evangelisti caratterizza i migliori risultati della letteratura di genere. Infatti, se la storia della

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sopravvivenza sotterranea di un gruppo neo-nazista e il conseguente tentativo di restaurare un nuovo Reich pu apparire come la ri-proposizione di un tema squisitamente da fanta-thriller (si pensi ad esempio al celebre film di Franklin Schaffner I ragazzi venuti dal Brasile, del 1978 E TRATTO DA UN ROMANZO DI IRA LEVIN FORSE E MEGLIO CITARE IL LIBRO CHE IL FILM), in quella degli esperimenti di Pinks ci che viene messo in rilievo il contesto storico-sociale in cui questi avvengono. Nel seguire le mosse del suo scienziato pazzo, Evangelisti rievoca tutta una serie di episodi della storia americana recente e del crescente imperialismo della superpotenza: dalla brutalit dellapartheid virtuale nel Sud degli Stati Uniti negli anni 50 (con un bellomaggio allo scrittore e attivista Stetson Kennedy, che infiltr e smascher il Ku Klux Klan in quegli anni e che qui appare come una delle rare figure positive del romanzo) al coinvolgimento della CIA nella guerra dAlgeria e nei tentativi di abbattere il regime castrista a Cuba, fino alluso delle tremende bombe Fuel-Air Explosives nella guerra del Golfo del 1991. Da questo mosaico nasce evidentemente una immagine assai critica della politica interna ed estera degli Stati Uniti, ma la cosa pi importante forse il valore di testimonianza che vengono ad avere i vari episodi. Per combattere la colonizzazione dellimmaginario operata dai mass-media, la narrativa ha il dovere di riportare alla memoria eventi e storie a cui questi non dedicano spazio, non tanto per proporre una verit alternativa (Evangelisti si muove, ovvio, nellambito del fantastico, anche se i vari ambienti sono ricostruiti con il consueto rigore storico), ma piuttosto per suggerire altri modi di leggere la storia recente, e per invitare il lettore ad una salutare ermeneutica del sospetto verso le verit ufficiali. Il culmine del romanzo costituito dal capitolo conclusivo, La maschera della morte rossa, vero e proprio tour de force che riscrive, ambientandolo in un vicinissimo futuro, lomonimo racconto di Edgar Allan Poe. In una Casa Bianca quasi completamente chiusa al mondo esterno metafora della visione isolazionista degli Stati Uniti come Fortress America il Presidente Prosperous Doyle celebra un fastoso ricevimento, trasmesso televisivamente, con cui intende dare prova di fermezza e controllo alla nazione assediata dallepidemia di anemia falciforme (la Morte Rossa, appunto). Come nel racconto di Poe, la Morte Rossa penetra per le fragili difese erette per fermarla: sar proprio Pinks, vittima dellapocalisse che lui stesso ha provocato, a portare il contagio nel bunker presidenziale, perch appunto il male lodio razziale, il fanatismo non viene da fuori, ma nasce anzi allinterno del corpo sociale e ne mina irrimediabilmente la salute. Con un ultimo richiamo alle teorie razziste dello scienziato e al delirante spiritualismo dei Naasseni, il romanzo si chiude con una inquietante visione di devastazione: Loscurit, la decomposizione e la Morte Rossa regnarono indisturbate su tutto (Corpo, p. 296). Resta da dire dellelemento catalizzatore dellepidemia. Sfuggito al controllo di Pinks e dei suoi finanziatori, il virus modificato che permette la trasmissione della predisposizione alla anemia falciforme colpisce una altissima percentuale degli abitanti del continente americano, ma non basta in s a scatenare la malattia: per questo necessario un ulteriore fattore, la diminuzione della pressione dellossigeno, che si verifica prima su scala ridotta in Iraq a causa delluso delle bombe americane Fuel-Air (che appunto bruciano lossigeno in un certo raggio letteralmente soffocando i malcapitati nella zona colpita), poi su scala continentale come conseguenza dellinquinamento atmosferico provocata dalle cieche politiche ambientali del mondo occidentale. Lironia di Evangelisti feroce e, dati i voltafaccia dellattuale presidente americano George W. Bush sul protocollo di Kyoto, lungimirante: Lamministrazione repubblicana da lui [Prosperous Doyle] guidata aveva agito con impegno per smantellare le norme di tutela ambientale, sostenendo che risultavano dintralcio allo sviluppo dellindustria

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(Corpo, p. 293). Ma allinterno delleconomia del romanzo, e dellintera trilogia iniziata con Nicolas Eymerich, inquisitore, questa soluzione narrativa ha anche un forte valore simbolico, in quanto sottolinea limpossibilit di sfuggire alla materia, alla natura, a tutto ci che per duemilacinquecento anni, da Platone in poi, la civilt occidentale ha opposto alla verit superiore dello spirito o, in tempi pi recenti, del progresso e dello sviluppo economico. proprio la sordit alle ragioni della natura, ai messaggi che il mondo materiale invia alluomo, a provocare la catastrofe epocale della Morte Rossa. Prosperous Doyle, solerte interprete del nuovo ordine mondiale imposto dal capitalismo trionfante, quindi non altro che lerede dimidiato di Eymerich, fedele strumento (soprattutto in questo romanzo) dellordine astratto di una Chiesa slegata dalle aspirazioni e dai bisogni degli uomini, in quanto, come afferma linquisitore in chiusura di romanzo, [i] corpi contano poco, se in palio c la salvezza delle anime (Corpo, p. 292). Che sia a causa della Morte Rossa o dei roghi dellinquisizione, sia Doyle che Eymerich riducono gli esseri umani a pura materia nel senso pi tremendo: riducendoli in cadaveri. Il mistero dellinquisitore Eymerich (1996) Apparso per la prima volta a puntate su Venerd, il supplemento del quotidiano La Repubblica, per venire poi riproposto in volume nella collana mondadoriana Superblues, Il mistero dellinquisitore Eymerich il romanzo che ha fatto conoscere Evangelisti ad un pubblico pi generalizzato di quello degli appassionati di fantascienza (ed infatti stato inserito in Urania solo in ristampa). Primo romanzo scritto dopo il riuscito esordio narrativo, mostra anche la volont dellautore di non rimanere intrappolato negli schemi narrativi stabiliti con successo nelle opere precedenti, e in cui la critica di settore aveva individuato la sua cifra pi originale, per tracciare nuove direzioni in cui sviluppare la saga dellormai celebre inquisitore. Se infatti strutturalmente il romanzo si avvicina, con variazioni di cui parleremo meglio, alle tre precedenti avventure di Eymerich, riproponendo lormai consueto triplo piano narrativo e lintrecciarsi di tre vicende aventi luogo in tempi diversi, tematicamente se ne discosta per dare maggior spazio ad una interpretazione di tipo psicoanalitico (anche se non ortodosso) della societ di cui sia Eymerich che i suoi comprimari moderni e futuri sono espressione. La commistione di generi si fa pi serrata, e al romanzo storico e a quello fantascientifico, che informavano lorizzonte dei primi tre romanzi, si aggiungono qui lhorror, soprattutto nella terrificante figura dellinforme dea-mostro Tanit che sicuramente deve qualcosa agli dei ciechi ed idioti della narrativa lovecraftiana, ed un fantastico visionario di cui Evangelisti coglier i migliori risultati nellopera successiva, Cherudek. Anzi, si pu senzaltro dire che Il mistero dellinquisitore Eymerich costituisce una sorta di ponte tra i primi tre romanzi a formula, per riprendere lespressione dello stesso autore, e la narrativa pi sperimentale di cui Cherudek senzaltro lesempio pi riuscito. La Sardegna costituisce lambientazione di maggior parte delle vicende narrate: vi si reca Eymerich nel 1354 al seguito di Pietro IV dAragona in guerra con Mariano, Giudice dArborea, che si ribellato al sovrano, e vi vengono deportati tre giovani dal continente americano in un futuro successivo al crollo degli Stati Uniti a causa dellepidemia di falcemia, futuro in cui lisola meglio conosciuta come Lazzaretto, la gigantesca prigione naturale in cui vengono confinati (e destinati a morte certa) tutti i reietti della societ: ammalati, dissidenti, delinquenti. Due sono per gli elementi innovativi. Per prima cosa, il terzo piano narrativo segue, isolandone una serie di episodi chiave, la vita di un singolo individuo, lo psicologo e biologo Wilhelm Reich, che diventa una sorta di co-protagonista del romanzo. Inoltre, si ha un ulteriore piano diegetico in cui Reich, soggetto a esperimenti farmacologici in prigione, incontra in una serie di

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sei sedute (il termine volutamente richiama il linguaggio della terapia psicoanalitica) una figura che si identifica come Eymerich e con cui si impegna in un serrato dibattito. Il romanzo non chiarisce del tutto se si tratti di una allucinazione o un delirio indotto in Reich dai medicinali che gli vengono somministrati, o se invece in qualche modo la psiche dello psichiatra e quella dellinquisitore riescano ad entrare in contatto attraverso i secoli. La cosa da sottolineare che con il duello dialettico tra i due personaggi viene introdotto un nuovo nucleo tematico che verr ripreso anchesso in Cherudek: la questione della persistenza della memoria e della personalit dopo la morte fisica del corpo.64 Personaggio complesso e controverso, Wilhelm Reich (1897 - 1957) fu allievo di Freud, per poi prendere le distanze dal maestro a causa di forti divergenze sulla teoria della pulsione di morte, da lui recisamente rifiutata.65 Militante del partito comunista e attivamente impegnato nel movimento operaio (nel 1928 uno dei fondatori dellAssociazione di Consulenza e Ricerca Sessuale, che organizza a Vienna i primi centri di consulenza psicologica su base sessuoeconomica, destinati agli operai e agli impiegati, anzich ai ricchi, comera avvenuto fino ad allora nellorganizzazione freudiana; De Marchi, Vita e opere di Wilhelm Reich, vol. 1, pp. 8788), si trov per presto in rotta di collisione con lortodossia comunista sia per la crescente sessuofobia di questultima dopo lavvento di Stalin che per il supposto disfattismo del suo saggio di psicologia sociale Psicologia di massa del fascismo, che gli valse lespulsione sia dal partito comunista tedesco che da quello danese nel 1933. Lanno successivo, le sue posizioni critiche sarebbero risultate in una seconda espulsione, questa volta dalla Societ di Psicoanalisi al Congresso di Lucerna (la cui tumultuosa riunione rievocata vividamente da Evangelisti nel quarto capitolo del romanzo). Nella seconda meta degli anni 30, Reich teorizz lesistenza di una energia che fluisce nel corpo e lo anima, e che raggiunge il massimo potenziale nellatto sessuale, la cui struttura in quattro fasi, tensione-carica-scarica-distensione, sarebbe quella fondamentale che sottende tutti i processi vitali. Reich, che nel frattempo si era trasferito in Norvegia per stabilirsi poi negli Stati Uniti nel 1939, si dedic quindi alla biologia, e ritenne di avere trovato conferma sperimentale alle sue teorie (daltra parte mai verificate in maniera convincente dalla comunit scientifica) con lindividuazione negli esseri viventi di una energia distinta dallelettricit e da lui chiamata orgone, che addirittura permeerebbe lintero universo. Caratteristica dellenergia orgonica che fluirebbe da una zona di minore ad una di maggiore energia, il che spiegherebbe vari fenomeni biologici, come linvecchiamento (un fluire di energia fuori dal soggetto), oltre a confermare la teoria reichiana del rapporto imprescindibile tra malattie fisiche e disturbi mentali. Infatti, la repressione si somatizza come irrigidimento fisico, mancanza di flessibilit muscolare quella che Reich definisce una corazza che causa a sua volta un impedimento del flusso di energia ed una conseguente necrotizzazione dei tessuti. In altre parole, i traumi e le inibizioni infantili non sono solo la fonte di malattie psichiche, ma anche di patologie fisiche, e quindi [c]ompito del terapeuta intervenire sulla corazza caratteriale per scioglierla, liberando la mente attraverso la liberazione del corpo.66 Convinto che questo meccanismo sia anche allo base dello sviluppo dei tumori, Reich invent uno strumento terapeutico denominato accumulatore orgonico e fond lo Orgone Institute a Rangeley, nel Maine, dove tuttora ha sede il museo dedicato al suo lavoro. Nel 1947 la Food and Drug Administration diede inizio ad una indagine sulle sue attivit. In seguito al rifiuto di obbedire allingiunzione di desistere dalla distribuzione di accumulatori, Reich venne processato e condannato alla reclusione nel carcere di Lewisburg (Pennsylvania), dove si offr volontario per una serie di esperimenti farmacologici per ottenere una riduzione della pena. Mor invece in prigione, per infarto secondo le autorit carcerarie, per intossicazione da farmaci secondo altre fonti (la seconda tesi esposta nel romanzo da William Walling, un allievo di Reich).

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ovvio che se la teoria dellorgone fornisce allautore lo spunto per sviluppare gli aspetti pi propriamente fantastici del romanzo, dalla misteriosa energia che permea la Sardegna alla mostruosa ameba Tanit, per laspetto pi propriamente filosofico del pensiero reichiano che interessa Evangelisti. Il rifiuto di riconoscere la pulsione di morte come istinto primario, che gli valse lostilit della psicoanalisi ortodossa, non ha infatti solo implicazioni di carattere terapeutico, ma ha anzi importanti conseguenze di tipo morale e sociale, ben riassunte da Luigi De Marchi: dal riconoscimento o meno dellesistenza di un innato impulso autodistruttivo, di un istinto di Morte qual era quello teorizzato da Freud, dipendeva la possibilit o meno di riscattare lumanit dalle condizioni di sofferenza materiale e morale in cui versava e versa (Vita e opere di Wilhelm Reich, vol. 2, p. 12). In altre parole, postulare una sorta di cupio dissolvi come elemento fondamentale della psiche, diametricamente opposto al principio del piacere, significherebbe arrendersi alla inevitabilit del dolore umano, incurabile per definizione in quanto espressione di un bisogno di sofferenza insito nella stessa biologia delluomo. Inoltre, la pulsione di morte libera la societ da qualsiasi responsabilit nei confronti del malato. Scrive Reich in un saggio del 1932 in cui per la prima volta prende chiaramente posizione contro il nuovo modello freudiano: Questo concetto riduceva sempre di pi limportanza dellambiente punitivo e frustrante nella genesi della nevrosi. Alla domanda: Donde viene la sofferenza? si poteva ora rispondere: Dal bisogno biologico di soffrire, dallistinto di Morte e dal bisogno di punizione. Ci permetteva molto opportunamente di accantonare la risposta giusta che suonava invece: Dal mondo esterno, dalla societ frustrante (cit. in De Marchi, Vita e opere di Wilhelm Reich, vol. 2, p. 16). Non a caso, la critica di Evangelisti a certe tendenze della psichiatria contemporanea, e in particolare a quelle che ripropongono metodi terapeutici meccanicisti come lelettroshock, muove da un simile rifiuto per quegli approcci che cercano di negare le responsabilit sociali nelle psicopatologie. Ma la miseria dellodierna psichiatria, scrive in un breve saggio sulleredit tradita di Freud, si adatta molto meglio della complessit freudiana al nuovo materialismo, che si venuto affermando da qualche decennio. Un materialismo spietato, che nega lindividuo non in nome della dimensione sociale, ma in nome degli istinti eretti a valori.67 Oltre ad essere feconda di implicazioni per la pratica analitica, la teorizzazione reichiana della dimensione sociale delle turbe psichiche offre interessanti spunti anche per lanalisi sociologica: se infatti per curare lindividuo necessario capire le origini sociali dei suoi disturbi, evidente che gli stessi disturbi possono essere interpretati come sintomi di un pi diffuso malessere sociale. Esiste un rapporto molto stretto tra repressione individuale e repressione sociale, come Reich aveva gi suggerito in Psicologia di massa del fascismo, ed a ci che dedicata una parte consistente del romanzo. Evangelisti immagina che in seguito allepidemia di anemia falciforme gli Stati Uniti si siano frammentati in tre societ radicalmente diverse: la Confederazione della Libera America, una nazione cristiano-fondamentalista e razzista; lultraliberista Unione degli Stati Americani; e lo stato-corporazione della Nuova Federazione. Nonostante le differenze ideologiche, descritte attraverso il racconto di un giorno di scuola di tre ragazzi che si troveranno quasi loro malgrado a venire accusati di dissidenza, i tre paesi hanno un elemento comune: il pi stretto controllo della sessualit dei cittadini, in quanto secondo le autorit il contagio avverrebbe tramite il contatto sessuale (naturalmente il lettore che conosce il retroscena narrato in Il corpo e il sangue di Eymerich sa bene che la verit molto diversa). Se, come riteneva Reich, il modello energetico che descrive la funzione orgastica tensione-carica-scarica-distensione costituisce la formula basilare di ogni processo vitale (De Marchi, Vita e opere di Wilhelm Reich, vol. 2, p. 26), allora una regolamentazione

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capillare della sessualit un potentissimo strumento di controllo sociale in quanto produce un senso di colpa nel soggetto che funziona da meccanismo autoregolatore ed autoinibente, ed impedisce la libera espressione delle energie vitali. Scrive Reich in La psicologia di massa del fascismo: La crescente pressione economica sulle masse dei lavoratori si accompagna sempre ad una accentuata pressione della moralit repressiva. Ci non pu avere che una funzione: impedire la ribellione delle masse contro la pressione economica e produttiva accentuando i loro sentimenti di colpa e la loro dipendenza morale dallordine costituito (cit. in De Marchi, Vita e opere di Wilhelm Reich, vol. 1, p. 250). Lelemento di continuit, al di l delle differenza ideologiche, tra il fondamentalismo religioso rappresentato da Eymerich, i regimi totalitari avversi a Reich, e le societ future immaginate da Evangelisti costituito proprio dal rigido prescrittivismo in materia sessuale, dalla associazione del corpo con limpuro, il malato, labietto. Il tema anzi qui ripreso esplicitamente da Eymerich, in termini che rimandano alle posizioni articolate, fra gli altri, da Pinks e dalla setta dei Naasseni in La catene di Eymerich. Afferma linquisitore: Credo, con Alberto Magno, che la concupiscenza carnale appartenga alla sfera animale, e degradi luomo. Credo, con Tommaso dAquino, che ci che puro sia vicino a Dio, e che lo spirito sia puro e la carne infetta (Mistero, p. 252). La teoria reichiana ribalta i termini del discorso individuando nella sessualit non una fonte di corruzione sia fisica che morale ma addirittura una sorta di modello delle forze cosmiche, e ci ha conseguenze destabilizanti non solo per lestablishment clinico, ma soprattutto per lordine sociale: da ci, e non dalla loro relativa attendibilit scientifica, lascia intendere Evangelisti, deriva la censura a cui le idee di Reich sono state soggette in contesti socio-politici altrimenti profondamente diversi. Parallelamente, nel futuro il nemico irriducibile e ferocemente represso da tutte e tre le nuove federazioni americane proprio un gruppo di ispirazione reichiana, I Bambini del Futuro (che anche il titolo di un opera dello stesso Reich), distrutto dallesercito unificato dei tre stati in una sorta di strage degli innocenti, in quanto espressione di una ideologia libertaria inconciliabile con le strutture istituzionali degli ordinamenti statali tradizionali. Un altro aspetto della teoria reichiana che contribuisce a fare dello psichiatra austriaco una figura esemplare il superamento della dicotomia corpo-psiche che, come abbiamo visto, costituisce per Evangelisti una delle componenti fondamentali delle societ repressive, e che, nella versione corpo-spirito, pi adatta alla mentalit medievale dellinquisitore, alla base della personalit di Eymerich. Mentre, come nota De Marchi, la psicoanalisi classica mantiene una distinzione tra disturbi psichici e somatici (Vita e opere di Wilhelm Reich, vol. 2, p.. 34), Reich postula invece una origine psicologica per diverse forme di disturbo fisico, manifestazioni a loro volta di turbe psichiche irrisolte. In un saggio dal titolo significativo di Un libertario: Wilhelm Reich, Evangelisti identifica la parte pi viva del pensiero reichiano proprio nellidea di ununit funzionale tra mente e corpo, e di una prassi terapeutica che intervenga su entrambi (Occhi, p. 38). Lo psichiatra non ha difficolt a diagnosticare il carattere schizoide dellinquisitore (ed la prima volta, incidentalmente, che allinterno della narrativa il termine viene associato al personaggio), la sua totale alienazione dal corpo, per il quale per prova una oscura attrazione esorcizzata associando la materialit con il demoniaco. Il diavolo di cui le parlo, dice Reich ad Eymerich, non quello della Bibbia. una trasfigurazione delle sue correnti vitali, con le quali vorrebbe mantenere un contatto che le impedito da un senso di orrore. Ha cercato di soffocarle trasformando il suo corpo in unarmatura. Ma cos quel corpo le divenuto estraneo, e le sue correnti si manifestano alla sua percezione nei luoghi pi impensati. Nel cielo e nellinferno (Mistero, p. 64). Naturalmente, Eymerich non inizialmente turbato dalla diagnosi, e afferma anzi che non c ideale pi grande che un cristiano possa proporsi

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che labbandono del corpo e delle sue miserie (ibid.). Reich esplora poi il rapporto di Eymerich con la madre, figura della cui importanza si era gi avuto un accenno nella prima avventura, e che linquisitore associa sia con la luce (il suo nome era infatti Luz) che con il gelo e con la figura di Medusa, cio con una condizione di freddo e di irrigidimento, di mancanza di energie vitali: la dimostrazione che lascetismo, il disprezzo del corpo di cui egli si fa vanto non risultato di una scelta cosciente, ma della propria storia familiare e della societ in cui stato allevato, a cui impossibile sfuggire. Prodotto di un ambiente repressivo, in cui non trovano soddisfazione neppure i pi basilari bisogni emotivi di un infante, Eymerich ne anche il pi strenuo difensore e condottiero, avendone completamente introiettato gli imperativi. chiaro che non il mondo medievale a costituire loggetto della critica di Evangelisti, ma piuttosto tutti quei sistemi di pensiero, quelle ideologie forti fondate sulla intolleranza e la repressione della dissidenza in quanto sedicenti espressioni di una verit univoca e rivelata una volta per tutte, dalle religioni monoteiste, primo fra tutte il cristianesimo, alle varie religioni laiche cui lo stesso Reich si era di volta in volta affidato: comunismo, psicoanalisi, e non ultimo il mito di unAmerica come patria della libert di pensiero ed espressione.68 Durante la quarta seduta Reich attribuisce a Eymerich il nome di Modju. Alla reazione stupita del suo interlocutore, spiega che si tratta di una parola di sua invenzione, composta dalle prime sillabe dei cognomi di Giovanni Mocenigo, il nobile veneziano che denunci Giordano Bruno come eretico e lo consegn allInquisizione, e di Iosif Djusgavilij, meglio noto come Stalin. Modju, dice Reich, il piccolo uomo: laccademico, il bigotto, il fanatico, il nazista. Tutti coloro che adorano la Morte e disprezzano la vita (Mistero, p. 168). Eymerich, dunque, metafora di tutte le forme di pensiero repressivo, e lo scontro dialettico tra lui e Reich la lotta tra due modi diametricalmente opposti di concepire il mondo e lumanit: da una parte una visione sotto il segno di Thanathos, della rigidit, della repressione del desiderio; dallaltra, un pensiero libertario e antiautoritario, il cui scopo, come nella psicoterapia reichiana, la liberazione individuale e sociale, mentale e fisica.69 Oltre la morte, lenergia vitale di Reich continua a pulsare, per congiungersi alle correnti cosmiche di cui aveva postulato lesistenza. Lultimo suo pensiero riguardante lesperienza terrena appena conclusa va ad Eymerich: Si immagin lorrore di un mondo dominato dagli Eymerich, e lo associ agli orrori che aveva sperimentato in vita: i campi di concentramento, i manicomi, la tortura atroce dellelettroshock, le guerre combattute in nome di qualche superiorit, lo scientismo elevato a filosofia dogmatica. Pura marcescenza, allorigine di ogni coltura di amebe mostruose. (Mistero, p. 278) Evangelisti, attraverso Reich, inverte i termini del discorso repressivo dei totalitarismi e dei fanatismi: labbietto, il marcio, il corrotto non ci che non si conforma alla verit unica, ma piuttosto qualsiasi forma di pensiero che in nome della verit unica si fa strumento di morte. Il futuro immaginato da Evangelisti un futuro che non ha voluto apprendere la lezione di Reich non quella delle sue discutibili teorie scientifiche, ma pi semplicemente quella della dignit superiore dellindividuo rispetto alle ideologie. Riguardo alla propria visione del domani, Evangelisti ha detto: Temo che il tipo umano del nostro futuro somigli molto a Eymerich (un Eymerich pi meschino, per).70 Alla fine, Modju a vincere la partita. Cherudek (1997) Nonostante lapparente continuit strutturale, Cherudek rappresenta una cesura con i precedenti episodi del ciclo di Eymerich, e segna il superamento definitivo dellambito ormai troppo

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angusto della fantascienza da parte di un autore sempre pi padrone dei propri strumenti espressivi. Se in Il mistero dellinquisitore Eymerich la personalissima mescidanza di generi letterari poteva ancora collocarsi allinterno del canone fantascientifico in virt della rappresentazione del futuro distopico degli Stati Uniti post-falcemia, in questo romanzo Evangelisti taglia nettamente i ponti con quello che era stato il suo genere di riferimento proponendo unopera che si pone invece allinsegna del fantastico puro. Anche la rassicurante tripartizione della trama, ereditata dai primi romanzi, serve ad accrescere il senso di straniamento in cui viene a trovarsi il lettore. Infatti, non solo le vicende degli altri livelli temporali non permettono di trovare una spiegazione razionale delle avventure vissute da Eymerich, ma anzi si svolgono in una condizione onirica e allucinatoria in cui diventa impossibile tracciare il confine tra reale e immaginario. Lunica concessione alla tradizione fantascientifica, come ha notato Roland Ernould,71 il ricorso a qualche spiegazione pseudoscientifica dei fenomeni paranormali di cui testimone Eymerich, ma anche in questo caso luso simultaneo alla teoria junghiana dellinconscio collettivo riconduce la narrazione nellambito dellirrazionale. Il background dellavventura di Eymerich, al quale si unisce ancora una volta il fido padre Corona, lOccitania nellanno 1360, devastata dalla Guerra dei Cento Anni e attraversata da compagnie di routiers, mercenari nominalmente al servizio della corona francese, e, cosa ben pi inquietante, da bande di guerrieri infernali, veri e propri morti viventi. Con abilit consumata, Evangelisti fa vivere al suo personaggio una serie di vicende rocambolesche, fra pestilenze e allucinazioni collettive, sfuggendo alle armi di feroci soldati di ventura e alle trappole dellavversario di turno, lalchimista e francescano spiritualista Johannes de Rupescissa (realmente esistito e noto anche come Juan de Pera-Tallada), fino allinevitabile scioglimento del complicato complotto di questultimo, in cui si trovano coinvolti, fra laltro, figure storiche come la predicatrice Brigida di Svezia ed il fanciullo Vincente Ferrer, gi entrambi in odore di santit (e infatti saranno poi canonizzati, rispettivamente nel 1391 e nel 1455). Il ritmo incalzante della narrazione, la sapiente miscelazione di inattese rivelazioni e di misteri sempre pi fitti, la bravura nel ricreare, in tutta la sua alienit, il mondo medievale (si veda ad esempio il capitolo 11, in cui lepidemia di fuoco di SantAntonio che colpisce la citt di Peyrusse viene rappresentata con un tono di trattenuto orrore degno del Manzoni della peste) fanno di Cherudek uno dei vertici della narrativa di Evangelisti. Fin qui, comunque, il romanzo non sembrerebbe allontanarsi molto dal solco tracciato dagli episodi precedenti del ciclo. La vera novit costituita invece dalla trama secondaria, che si svolge in una misteriosa cittadina del Friuli, tra Udine e Gorizia (Cherudek, p. 190), avvolta da una nebbia perenne, infestata da lumache e formiche sanguinanti, e popolata da strani abitanti per lo pi profondamente apatici o immersi in curiose quanto dotte disquisizioni dottrinali. I rari riferimenti temporali permettono di collocare lazione dopo la fondazione di Balcania e la trasformazione della Sardegna in Lazzaretto, ma gli accenni al mondo esterno vengono volutamente mantenuti sul vago, eco lontanissime di una realt da cui la cittadina senza nome pare del tutto rimossa. Qui troviamo Padre Corona (la cui immortalit era stata stabilita in Le catene di Eymerich) che, insieme ad altri due gesuiti, padre Clemente e padre Celeste, sta investigando la scomparsa del confratello padre Gonzalo: fra gli indizi, la strana pianta geometrica della cittadina, ed il suo santo protettore, San Malvasio, nel cui nome il lettore smaliziato non potr non riconoscere una corruzione del soprannome attribuito dai catari ad Eymerich, San Malvagio (la connessione poi resa esplicita; cfr. Cherudek, p. 193). Un sottile senso dirrealt, abilmente espresso da Evangelisti, permea le vicende dei tre sacerdoti: i comportamenti incoerenti degli abitanti, le improvvise apparizioni degli insetti, le deformazioni

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subite dalle cose e dalle persone quando queste vengono intraviste obliquamente, con la coda dellocchio, la mancanza di definizione degli oggetti, sempre percepiti come se una persona fortemente miope li avesse guardati senza occhiali (Cherudek, p. 14), tutto ci contribuisce a creare unatmosfera di sogno, in cui tutto sembra familiare e allo stesso tempo stranito e sfuggevole. Ed proprio in un sogno (o forse pi propriamente un incubo) che sono capitati i domenicani un sogno sognato da Eymerich sotto leffetto di un prodotto alchemico, la quinta essenza, a cui viene esposto da Rupescissa nello scontro finale fra i due. Ma questa soltanto una spiegazione parziale: diversamente dagli altri romanzi, infatti, qui i vari livelli della trama non conducono ad una razionalizzazione degli elementi fantastici, tuttaltro. Come padre Corona e gli altri personaggi della cittadina, il lettore si trova immerso nellinconscio dellinquisitore, preda delle pulsioni che lo dividono e lo tormentano: il romanzo, come ha osservato acutamente Bruno Falcetto, unaltra avventura di Eymerich e, nel contempo, unavventura dentro Eymerich.72 In una condizione senza tempo, in uno spazio che sovrapposto ma altro rispetto a quello reale, Eymerich il creatore e reggente della propria visione dellaldil, di un purgatorio privato: il Cherudek (termine usato nel vangelo apocrifo di Bartolomeo per indicare l inferno che per, per la sua transitoriet, appare pi simile a quello che sar poi il purgatorio). Qui linquisitore si arroga il ruolo di esecutore della volont divina nel castigare i peccatori secondo la propria interpretazione della teologia medievale e dei padri della Chiesa, per cui ad esempio, seguendo lautorit di Origene, punisce le anime con la trasmigrazione in corpi pi vili, appunto le formiche e lumache che infestano il paese. Il Cherudek e tutto ci che contiene dunque la forma che Eymerich d alle proprie nevrosi. Particolarmente rivelatore in questo senso il rapporto che linquisitore intrattiene con la deit, identificata come la Luce. Lungo tutto il romanzo, lEymerich del Cherudek (da distinguere naturalmente da quello reale che agisce nel 1360) mostra un sentimento di ansia verso la Luce, e ritiene di essere insidiato nelle sue grazie dai suoi sottoposti, fra cui ritroviamo padre Simon e padre Lambert, due inquisitori gi apparsi in Le catene di Eymerich, pronti a rinfacciargli qualsiasi apparente cedimento nei confronti dei peccatori che si trova a giudicare. Ma, come arriver finalmente a comprendere al culmine dellincubo, la Luce, glaciale e distante, si identifica con Dona Luz, sua madre: Quella Luce che per un attimo gli era parso di scorgere [...] nelle vesti assurde di una dama lontana e crudele, che si aggirava scostante nelle stanze fredde di un castello (Cherudek, p. 471). Il cortocircuito tra la storia familiare e la concezione religiosa di Eymerich diventa quindi evidente: il Dio gelido e razionale, lontano dagli esseri umani e ridotto a semplice ordine immutabile non altro che una trasposizione sul piano metafisico della figura materna. Nel Cherudek, Eymerich si trova a rivivere le proprie paure e i propri desideri inconsci, primi fra tutti il desiderio di conquistare lamore della madre e il terrore di fallire: se il Cherudek linterpretazione eymerichiana del purgatorio, evidente che lo stesso inquisitore ad esserne il primo prigioniero. Laltro tema fondamentale del ciclo che trova qui una svolta decisiva il conflitto tra Eymerich e il principio femminile, che nel romanzo si incarna in Nokya, Brimo e Bendis, tre giovani donne che sono i simulacri dei tre aspetti della dea Ecate, ultima rappresentante delle antiche religioni naturali, ma che sono anche pedine in un complesso piano ordito da padre Corona e i suoi compagni per una misteriosa associazione segreta allinterno dellordine gesuita detta Aa, piano che, a sua volta, nel gioco di scatole cinesi che tutto il romanzo, potrebbe non essere altro che parte della realt alluciata plasmata da Eymerich. Ci che cruciale, e che segna il vero momento di acquisita consapevolezza di se stesso e della propria condizione, il riconoscimento da parte di Eymerich della propria scissione interna, prodotta dal rifiuto materno e irrigidita dalla fede.

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Dimprovviso comprese che la Luce (Ialdabaoth?) non era mai stata buona, che era disordine, dispersione, confusione. Nebbia, vapore. Il vapore. In quel vapore la Luce lo aveva sezionato, aveva scomposto la Cosa Una che lui era stato in corpo, anima e spirito, poi li aveva gettati nel caos, dove non potessero mai pi riconoscersi. [...] E lui si era ritrovato con unanima che non riconosceva il corpo, per cui non poteva essere localizzata nello spazio; era stato condannato ad avere unanima che non riconosceva lo spirito, per cui non poteva condividere nulla degli uomini. (Cherudek, p. 466) Secondo la dottrina alchemica spiegata da uno dei seguaci di Rupescissa, labate benedettino Ferrandez de Montal, lessere pensante formato di tre componenti: il corpo, cio la materia; lanima o psyche, la coscienza individuale; e lo spirito o pneuma, la coscienza universale, il pensiero comune che abbraccia tutte le cose, il raccordo con Dio (Cherudek, p. 393). La condizione patologica di Eymerich trova quindi una spiegazione appropriata al pensiero medievale, come separazione delle tre componenti: coltivando una delle tre, lelemento razionale-individuale, a discapito delle altre, linquisitore alienato sia dalla sua dimensione materiale, il corpo, che da quellaspetto di s che gli permetterebbe di riconoscere se stesso negli altri e congiungersi con essi, lo spirito. Lesposizione alla quinta essenza provoca il processo di auto-analisi che abbiamo appena visto in quanto la sostanza alchemica altro non che il granello costitutivo, il punto in cui si rivela lidentit dei tre componenti dellessere. La risoluzione di questa condizione di divisione interna passa per la riconciliazione con lelemento femminile la cui influenza Eymerich ha soffocato ma senza il quale rimane destinato ad una vita incompleta. Non a caso, anche Ecate, come la Cosa Una, ha tre aspetti (il numero tre, ricorrente in tutto il romanzo, ha un importante valore simbolico, e rimanda, evidentemente, anche alla Trinit, in cui appunto si divide la completezza di Dio). Attenta a che non potesse ricomporsi, la Luce non si era accorta di come lui stesse attingendo alla propria natura femminile, che un tempo aveva convissuto con quella maschile nella sfera dello spirito. Non aveva colto il fatto che prima della nascita, prima della dispersione, lui era stato Uomo primigenio, maschile e femminile a un tempo, e che la dispersione aveva riguardato il solo elemento maschile, mentre quello femminile era rimasto sepolto da qualche parte, inavvertito, silenzioso. Il Sole suo padre, la Luna sua madre. Dissipata lombra del sole, era rimasta quella sottile della luna, madre anchessa dellUnica Cosa. La Luce a quella non aveva badato. E lui, di soppiatto, aveva dato forme di vapore ai riflessi femminili dei suoi elementi scomposti, corpo, anima e spirito, approfittando della sostanza umbratile che ancora li univa. E a quelle incarnazioni aveva dato tre nomi pescati da antiche memoria: Nokya, Brimo, Bendis. (Cherudek, p. 466) In Cherudek diviene esplicita linfluenza di Jung sul pensiero di Evangelisti. Lelemento femminile qui descritto verosimilmente ci che lo psicanalista svizzero chiama Anima, limmagine femminile presente nella psiche delluomo, ed il termine con cui Eymerich descrive la riunificazione dei tre aspetti del suo essere mysterium conjunctionis, che rimanda non solo alla dottrina alchemica che sottende il romanzo, ma anche al titolo di una delle opere pi note di Jung. La stessa tripartizione dellessere di derivazione junghiana, ed aggiunge alla opposizione tra Io ed Es, coscienza e inconscio, di origine freudiana un terzo componente, linconscio collettivo, che come lo spirito, connette il soggetto allesperienza comune e transindividuale. Se insomma la nascita dispersione, caduta nella finitudine della realt terrena e termine della condizione di pienezza e di potenzialit della Cosa Una non pi maschile e femminile insieme, riassunto e somma delle contraddizioni, ma uno o laltro, secondo il principio di non

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contraddizione lespiazione nel purgatorio e laccesso alla condizione paradisiaca dunque la purificazione dalle limitazioni della materialit e il ritrovamento dellunit primigenia. Il tema del conflitto tra principio maschile e femminile, che nelle opere precedenti di Evangelisti era stato associato allemergere storico di una concezione del mondo che mortifica laspetto materiale in favore di quello razionale/spirituale, va qui ben oltre, e viene ad assumere una dimensione metafisica: la condizione umana la ricerca della completezza e della totalit in un universo di esperienze necessariamente frammentarie e parziali. Vale infine la pena di soffermarsi sul terzo livello narrativo che si sviluppa nei brevi capitoli intitolati Neghentropia e che d avvio al romanzo con una apertura decisamente insolita: ormai da secoli, forse da millenni, che mi trovo imprigionato tra queste pareti di bronzo. Ormai non avverto neppure il freddo. Credo che il mio corpo si sia disfatto, diventando indistinguibile dai metri di terriccio, sassi e mattoni che ricoprono me e la mia prigione. In teoria non esisto pi, e da un bel pezzo (Cherudek, p. 7). la prima volta (e in verit, ad oggi, lunica, con leccezione di alcuni recenti racconti brevissimi: Caccia al cinghiale, Guerre stellari preventive, e Rachid) che Evangelisti si serve di un narratore in prima persona, una scelta che conferisce una insolita immediatezza al discorso, grazie anche alle ripetute invettive al lettore. Nonostante la misteriosa voce narrante affermi di raccontare la storia che costituisce il libro Tenete presente che chi vi narra ci che state per leggere parla senza bocca e vede senza avere occhi, dice a conclusione del suo primo intervento (Cherudek, p. 8) il resto della narrazione in realt rigorosamente in terza persona, cosicch le apparizioni di questa presenza inquietante, la cui identit non verr rivelata fino allultima pagina, pi che ad avere quel valore di testimonianza tipico del narratore omodiegetico, servono ad articolare una riflessione metanarattiva inusitata per Evangelisti. Si tratta di una operazione estramemente ambiziosa in quanto il momento metanarrativo, diversamente da ci che accade per la fiction post-moderna, non ha la funzione di denaturalizzare la narrazione e metterne in evidenza la natura fittizia, ma serve piuttosto a raccogliere e annodare le fila di un discorso complesso in cui vengono a sovrapporsi riflessione estetica e metafisica, e in cui la domanda sullorigine delle storie si delinea come una variante della domanda su ci che il soggetto incontra dopo la morte. Con lausilio di una serie di riferimenti che spaziano dalla fisica dei buchi neri alle teorie del biologo francese Jean-Jacques Delpasse alla stessa psicoanalisi junghiana, il narratore cerca infatti di definire una teoria della psiche secondo la quale esiste una forma di energia che presiede ai meccanismi di memoria e coscienza che consente la sopravvivenza delle molecole mnemoniche dopo la morte fisica, in una dimensione altra al di l del tempo e dello spazio, in una sorta di stato onirico in cui esse interagiscono con i sogni elettronici di gente vissuta molto tempo prima, o molto tempo dopo (Cherudek, p. 159). I sogni e le storie, ma anche gli archetipi dellinconscio collettivo, sono le tracce di questa continua comunicazione tra gli apparati psichici degli esseri umani, e una delle spiegazioni possibili dello stesso Cherudek che esso sia (anche) il prodotto dellincontro di frammenti della psiche di Eymerich con quella di altri sognatori del passato o del futuro. Come nel caso della teoria orgonica di Reich, evidentemente il potenziale espressivo e metaforico di questa concezione della psiche che interessa Evangelisti, in quanto gli permette di porre ancora una volta al centro della propria narrazione la fragilit del confine fra reale e immaginario, fra realt materiale e vita onirico-psichica. Romanzo profondo ed enigmatico, Cherudek insomma nasconde dietro gli orpelli del racconto di avventure una meditazione angosciata sui limiti della coscienza e sulla vita dopo la morte. Picatrix (1998)

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Dopo lexcursus nel fantastico metafisico con Cherudek, Evangelisti torna alle collaudate strutture e ai temi dei primi romanzi del ciclo di Eymerich con Picatrix. La scala per linferno, in cui ripropone la tradizionale tripartizione temporale della narrazione e la fitta trama di corrispondenze che lega il medioevo dellinquisitore agli allucinati futuri di Frullifer e della guerra Euroforce-RACHE. Allo stesso tempo, Picatrix costituisce uno snodo importante nellevoluzione del personaggio di Eymerich e fa in un certo senso da cerniera fra quella che potremmo definire la prima fase del ciclo, in cui predomina il momento delle critica sociale, e una seconda, gi adombrata da Cherudek, in cui lattenzione si sposta sullo sviluppo psicologico dellinquisitore ed in cui il principale strumento di analisi fornito dalla teoria psicoanalitica di stampo junghiano. Ma procediamo con ordine. In questa avventura, che lo porta fino alle Canarie, cio ai confini del mondo conosciuto, Eymerich si trova costretto a collaborare con due rappresentanti delle altre due grandi religioni monoteiste, il rabbino Pedro Samuel Ha-Levi, ministro delle finanze di Pietro il Crudele di Castiglia, e il filosofo e storico mussulmano Ibn Haldun (1332-1406), consigliere del sultano di Granada Muhammad V. Picatrix viene cos a costituire il terzo tassello in una sorta di trilogia della guerra che si sviluppa allinterno del ciclo: dopo Le catene di Eymerich, il romanzo su guerra e politica, e Il corpo e il sangue di Eymerich, su guerra e razzismo, Picatrix infatti lopera in cui viene messo pi chiaramente a fuoco il rapporto tra violenza e intolleranza religiosa. Come il lettore pu bene aspettarsi, lincontro di Eymerich con lebraismo e lIslam avviene allinsegna dellostilit e del sospetto, a malapena repressi anche nei momenti in cui linquisitore ha bisogno dellaiuto dei suoi occasionali compagni per portare a compimento la propria missione (ed infatti una volta raggiunto il suo scopo non esiter ad ordinare al capitano cristiano della nave che li ha portati alle Canarie di prendere Ibn Haldun come schiavo, destino a cui il mussulmano riuscir a sfuggire soltanto grazie allintervento dellindignato Ha-Levi). Come era gi accaduto per le categorie di razza e di credo politico negli altri due romanzi, Evangelisti qui mette in luce la dimensione ideologica del discorso religioso, la sua funzione cruciale nella formazione del consenso e nel mantenimento degli interessi del ceto dominante. Di pi, le diverse fedi sono unite da un perverso rapporto simbiotico, in quanto ciascuna ha bisogno delle altre per definire, contrastivamente, la propria verit e per mobilitare i propri fedeli. Come osserva Muhammad Ibn Ghanim, qadi della moreria di Saragozza, cio massima autorit della comunit mussulmana della relativamente tollerante citt aragonese, commentando linsolita alleanza militare tra Pietro il Crudele e Muhammed V, forse egli [Pietro] capisce che i fanatici delluna e dellaltra parte hanno pi cose in comune di quante essi stessi non credano. [...] E capisce anche che, nelle mani di un uomo freddo, persino il fanatismo pu divenire unarma. Specie se ne esistono diverse variet (Picatrix 65). Evangelisti sottolinea invece la comune matrice di intolleranza e di estremismo che caratterizza le diverse fedi, e che trova espressione nelle pratiche repressive di quei regimi in cui il potere politico fonda la propria legittimit su quello religioso: non esistono sostanziali differenze tra la condizione di emarginazione e sottomissione dei mussulmani della moreria di Saragozza, la cui sopravvivenza dipende interamente dalla buona volont del sovrano, e i mozarabi di Granada, (mozarabo il termine con cui venivano designati i cristiani abitanti nella Spagna dominata dagli arabi), sottoposti a vari tipi di vessazioni, tasse e divieti. La comunit ebraica costretta a destreggiarsi fra i due contendenti, ugualmente oppressa e ugualmente odiata da entrambi, come scopre HaLevi quando, incontrando per la prima volta Eymerich e il dotto mussulmano Muhammad Ben Ahmed Alcatib, si trova ad essere accolto dai due uomini con la stessa repulsione e lo stesso disprezzo. Una seconda chiave di lettura del romanzo pu quindi essere quella della denuncia del

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colonialismo, di cui la Spagna medievale diventa il luogo simbolico: al di l delle differenze religiose, sia i cristiani che gli arabi sono infatti impegnati in una lotta senza quartiere per la completa sottomissione dellavversario, per la conquista non solo delle sue terre, ma del diritto di vita e di morte sugli esseri umani che le popolano. La religione diviene dunque la giustificazione delle pi efferate violenze e delle pi tragiche ingiustizie. Il tema del colonialismo ripreso dalle sezioni del romanzo che, ampliando il quadro della situazione mondiale del futuro gi in parte dettagliato nelle opere precedenti, si svolgono in Africa, diventata lennesimo teatro della guerra tra Euroforce e la RACHE. La divinit che presiede a questa guerra e che ne fornisce la giustificazione il denaro. Nel rappresentare unAfrica allo sfacelo, completamente in balia delle forze neo-coloniali dei due schieramenti rivali, Evangelisti non esita a criticare il ruolo delle istituzioni internazionali, e in particolare dal Fondo Monetario Internazionale, nel mantenere il continente in una condizione di asservimento economico e quindi politico, sociale, culturale rispetto ai paesi del cosiddetto primo mondo. In una Monrovia allucinante, popolata solo da frotte di ragazzini drogati ed affamati e dalle truppe della RACHE, quando un soldato turbato dalla desolazione osserva che il paese sembra essere ricaduto nella barbarie, il tenente Vogelnik non pu astenersi dal ribattere, con tutta seriet: Stai scherzando? Qui linflazione zero, e il debito estero stato pagato dal primo soldo allultimo (Picatrix, p. 104). In Picatrix appare per la prima volta un personaggio che avr un ruolo importante nella saga di Eymerich, il servo Alatzar. Un ebreo convertito al cristianesimo, Alatzar fino dalla sua prima apparizione caratterizzato da una ambiguit difficilmente accettabile per Eymerich, abituato alle distinzioni nette ed alle verit univoche, e che il prodotto della forzosa multiculturalit della societ in cui nato: Il naso troppo dritto e troppo lungo, la bocca carnosa, il mento glabro sporgente, gli zigomi alti facevano pensare a una nascita ibrida, frutto di ununione tra genti diverse per razza e rango (Picatrix, p. 29). Alatzar esperisce nella propria quotidianit limpossibilit di sfuggire alla griglia di categorie precostituite tramite cui coloro che credono nelle ideologie forti affrontano il mondo. Nonostante si sia convertito alla fede di Eymerich, per questultimo la conversione non pu in alcun modo cancellare quello che appare come un vero e proprio peccato originale, lorigine ebraica. Sordo alle sue proteste, infatti, Eymerich prova una sorta di piacere perverso a ricordare al servitore le sue origini, imitato in questo sia da Ha-Levi che dai dignitari arabi. evidente che la forza repressiva della chiesa che in questo caso sta per una qualsiasi istituzione che offre una visione totalizzante del mondo sta nellarrogarsi il diritto di definire laltro secondo i propri termini e quindi di sottrarre allindividuo qualsiasi margine di libert. Ma Alatzar un personaggio molto pi complesso: non solo una spia messa al seguito di Eymerich da Pietro IV il Cerimonioso, re di Aragona, ma, in un colpo di scena finale cui in verit il lettore era stato in parte preparato dallevolversi del rapporto del giovane con linquisitore, si rivela essere addirittura una donna, Myriam la stessa donna che, sottoposta a tortura, era gi apparsa in una serie di brevi scene intercalate alla narrazione, e cronologicamente successive al completamento della missione alle Canarie. La pericolosit di Alatzar/Myriam sta proprio nella capacit di sfuggire alle rigide categorie che regolano la visione del mondo di Eymerich, nel disperato tentativo di auto-definirsi, sfidando le identit impostele dalle istituzioni sociali. Non a caso, padre Simon, che assiste linquisitore nellinterrogatorio, non esita a vedere in lei il demonio in quanto gli appare impossibile definirla in termini positivi: Questa falsa cristiana, falsa ebrea, falsa maomettana, falso maschio, non una creatura umana: una vipera! (Picatrix, p. 310). Ma naturalmente Eymerich a vedere con lucidit le vere implicazioni del rifiuto del principio di autorit di cui la donna si fa portatrice: la nostra battaglia, afferma si conduce fuori di qui, ed uno scontro tra chi, come me, sa che

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il mondo ha bisogno di unautorit indiscussa, e chi, come te, crede a fandonie come la libert di coscienza. Ha per posta il secolo che viene (Picatrix, p. 311). In questo senso, allora, Myriam gioca qui il ruolo che era stato di Reich in Il mistero dellinquisitore Eymerich, allo stesso tempo vittima sacrificale di un regime autoritario e portavoce di una nuova e pi umana visione delluomo, destinata forse alla sconfitta ma non per questo meno eroica nella difesa della libert individuale. Ma, come abbiamo gi detto, in Picatrix costituisce anche una svolta nellesplorazione delle contraddizioni e delle tensioni che caratterizzano la personalit di Eymerich. infatti esattamente attraverso il confronto con Myriam, e in particolare con lamore apparentemente irrazionale che la donna professa per lui nonostante le torture a cui sottoposta, che Eymerich vede incrinarsi la propria corazza caratteriale, la barriera che frappone al contatto con il mondo esterno. Suo malgrado, Eymerich viene travolto in un gioco delle parti in cui egli stesso si trova internamente diviso, come Myriam, e in cui inizia ad avere una oscura coscienza di un lato inesplorato e anzi ferocemente represso della propria personalit, che emerger con tutta la sua forza nel romanzo successivo, Il castello di Eymerich. Inizialmente Myriam rappresenta tutto ci contro cui si erge linquisitore: Odiava la creatura inginocchiata sul pavimento. Ne odiava la debolezza, le lacrime, il tremore. La prigioniera si permetteva comportamenti che lui non poteva permettersi. Inoltre, era una donna, cio lantitesi di ci che lui era, come sesso e come norma di vita. [...] Il marchio di Satana lo portava gi nel corpo, nella sensibilit alla luna invece che al sole, nellirrazionalit e nellobbedienza a cicli naturali, nella vuota penombra del pube. [... C]ome tutte le donne, limputata cercava, attraverso il sentimento ambiguo della piet, di risvegliare la componente femminile del suo giudice. (Picatrix, p. 74) In questo brano abbiamo una sorta di summa delle dicotomie che sottendono il ciclo, e su cui lanno successivo Evangelisti costruir la trama simbolica di Magus: maschile/femminile, razionale/irrazionale, intelletto/corpo, ordine/caos, sole/luna. Ma ci che Myriam vede in Eymerich proprio la componente lunare e dunque femminile, irrazionale della sua personalit. Durante il supplizio, la donna racconta di un sogno in cui le apparso il volto di Eymerich illuminato dalla luna; di pi, prosegue la donna, Avevate la luna dentro. Eravate voi stesso luna (Picatrix, p. 201). Il significato del sogno inizia a tormentare linquisitore, a fargli provare emozioni nuove e inspiegabili, almeno secondo la rigida disciplina che si imposto. Non a caso alla fine del romanzo rilascer la donna nonostante le rimostranze di padre Simon e con motivazioni che appaiono a lui per primo poco convincenti. Per adesso lauto-analisi di Eymerich rimane sospesa, ma gi il romanzo successivo del ciclo si incaricher di sondare le pieghe del suo inconscio e di mettere in crisi le sue certezze. Metallo urlante (1998) Opera di transizione tra il ciclo di Eymerich e quello del metallo, il cui protagonista Pantera compare qui per la prima volta, Metallo urlante costituito dallassemblaggio di quattro racconti di cui uno, Metallica, gi pubblicato in appendice alledizione Urania di Le catene di Eymerich. Sia il titolo del volume che quelli dei racconti individuali alludono scopertamente alla cultura popolare cui si ispira lopera. Metal Hurlant infatti una storica rivista francese di fumetti di fantascienza fondata nel 1975 da un gruppo di disegnatori e scrittori di comics davanguardia, fra cui Jean Giraud (Moebius) e Philippe Druillet, caratterizzata da uno spirito cinico e dissacratore, da una grande creativit sia visiva che narrativa, e da una forte carica di sperimentalismo (nel 1981, Metal Hurlant ha ispirato anche il film Heavy Metal titolo

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delledizione americana della rivista molto apprezzato da Evangelisti). I titoli dei racconti sono invece i nomi di altrettante band di musica heavy metal, genere musicale per il quale, come abbiamo visto, Evangelisti ha una particolare passione. ovvio per che non siamo di fronte ad un semplice omaggio dellautore ai propri beniamini fumettistici o musicali: piuttosto, la raccolta intende evocare latmosfera di inquietudine e disagio, ma anche di ribellione alle regole sociali e culturali cui danno espressione il rock heavy metal ed il fumetto alternativo. Venom, il racconto che ha come protagonista Eymerich, forse il pi debole della raccolta, sia perch la riproposizione della struttura tradizionale dei romanzi (questa volta ridotta a due piani temporali, il Trecento dellinquisitore e il futuro della guerra tra RACHE ed Euroforce) non concede lo spazio per un adeguato sviluppo dei personaggi, sia perch la trama ricorda da vicino quella de Il corpo e il sangue di Eymerich, da cui riprende la trovata della malattia che, emersa allepoca del domenicano, si rivela nelle sue conseguenze pi terrificanti in un vicino futuro. La differenza pi significativa tra le due opere sta nel ruolo giocato da Eymerich, che in questo caso coscientemente responsabile della diffusione della malattia (che , con ogni evidenza, una forma di AIDS) nel futuro. Mentre nel romanzo Eymerich costretto a liberare la portatrice della malattia per ragioni di opportunit politica, qui condanna il giovane normanno Svein allesilio in Africa ben sapendo che il morbo che lo affligge probabilmente si propagher tra coloro con cui egli avr contatti sessuali. Come ha affermato Evangelisti nellintervista che qui pubblichiamo, in questo racconto Eymerich oltrepassa tutte le epoche ed gi diventato demiurgo, decide la sorte delle societ future. In questo senso, egli diviene il simbolo di tutte quelle ideologie che si vogliono fuori dalla storia perch portatrici di una verit universale, di una regola [...] che fuori del tempo (Metallo, p. 232), e che quindi perseguono la propria opera repressiva non soltanto esercitando il proprio potere nel presente, ma dettando regole di comportamento che si vogliono eterne, apoditticamente valide in qualsiasi contesto sociale e culturale. Il futuro disegnato in Venom e negli ultimi due racconti della raccolta, Sepultura e Metallica, un futuro allinsegna del metallo, della nuova realt artificiale che si appresta a sostituire luomo, e in cui sono banditi i pi elementari rapporti umani di solidariet e di amicizia. Nelluniverso impazzito della eterna guerra tra Euroforce e RACHE rappresentato in Venom, in cui gli stessi esseri umani sono stati colonizzati dalla macchina per trasformarsi in simbionti sempre meno legati alle loro origini biologiche, Evangelisti immagina la nascita di una nuova forma di vita assolutamente incomprensibile ai suoi personaggi perch assolutamente aliena. Gli uomini di Euroforce, tormentati dalla manifestazione di quelli che appaiono come antichi dei Vulcano, Ogun , si rendono conto di non essere in realt pi in controllo del proprio immaginario, a cui subentrato quello della realt aliena del metallo: le allucinazioni sono allora il prodotto del metallo che sogna (Metallo, p. 58). Il tema dellessere artificiale che si sostituisce ai propri costruttori non naturalmente nuovo nella letteratura fantascientifica, fin almeno dal dramma R.U.R. dello scrittore ceco Karel apek (1920), lopera che ha introdotto il termine robot. Ancora una volta, per, Evangelisti ne offre una re-interpretazione originale, quasi obliterando la linea di confine tra naturale e artificiale: agli uomini trasformati in macchine da guerra della distopica civilt futura si contrappone una nuova forma di vita, una nuova natura pronta a riempire il vuoto lasciato dalla auto-distruzione del genere umano. Evangelisti non pratica spesso la forma del racconto, in quanto, come afferma egli stesso, la tendenza a vedere possibili complicazioni ad ogni snodo della narrazione lo conduce quasi naturalmente allampio respiro del romanzo. In questo volume, per, la scelta della misura breve quanto mai indovinata in quanto permette di sperimentare diversi generi narrativi e di sviluppare tematiche pi difficilmente inquadrabili nella struttura a volte un po rigida dei

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romanzi del ciclo di Eymerich. Gli ultimi due racconti, Sepultura e Metallica, sono due riusciti esempi di ibridazione tra fantascienza e horror, legati tra loro da significativi rimandi tematici.73 Metallica ambientato in un vicino futuro e, come abbiamo gi visto nel primo capitolo, narra lassedio di New Orleans, popolata da afro-americani, da parte dellesercito bianco del Reverendo Mallory. Allo scontro razziale si sovrappone quello religioso, in quella che anche una guerra di civilt in cui alle forze cristiano-fondamentaliste di Mallory si oppongono i soldati dellIslam militante della citt. Le superficiali differenze dottrinarie mascherano per a malapena una uguale furia distruttiva contro tutto ci che sfugge alla griglia rigida e rassicurante delle prescrizioni imposte dalla fede, furia di cui diventa il simbolo pi evidente la statua dellattivista per luguaglianza razziale Rosa Freeman Keller: Qualcuno le aveva staccato la testa e dipinto in rosso, di traverso al petto, la parola puttana. Potevano essere stati i combattenti di ognuna delle due parti (Metallica 222). Il ruolo di coscienza critica affidato al personaggio di La Croix, scienziato e praticante di Vodoun, di cui sono alla ricerca i quattro soldati afro-americani protagonisti del racconto. Per La Croix, le cosiddette grandi religioni, e cio sia il cristianesimo degli schiavisti che lislam dei mercanti di schiavi, sono viziate da un errore di fondo che condividono con la scienza tradizionale: la distinzione tra corpo e anima, tra materia e spirito. Il Vodoun e altre religioni animistiche rappresentano invece sistemi di pensiero che articolano la differenza non in termini di mutua incompatibilit, ma di complementariet. Ed infatti solo La Croix, che comunque viene ucciso dai soldati di Mallory, a comprendere la peculiare vita del metallo e quindi a percepire, per quanto oscuramente, lincipiente ribaltamento dei ruoli fra dominatore e dominato, tra strumento e agente, fra macchina e essere umano. Con Sepultura, il cui titolo rimanda ad una band di rock duro braziliana la cui musica caratterizzata da una forte componente di critica sociale, Evangelisti torna a temi ed ambientazioni a lui cari: le durissime condizioni di vita dei poveri e degli emarginati in America Latina (si pensi ad esempio alle sequenze che hanno luogo in Guatemala in Le catene di Eymerich), la violenza di stato, la collusione tra governi repressivi e organismi internazionali, luso strumentale dei mezzi di informazione da parte del potere economico e politico. In un Brasile di poco futuro, i prigionieri politici e comuni ritenuti pi pericolosi vengono rinchiusi in condizioni disumane in un carcere ad altissima sicurezza, chiamato appunto Sepultura. Il nome non scelto a caso: infatti, qui le tradizionali celle sono state sostituite da un gigantesco pozzo pieno di una materia colloide, detto Ectoplasma, in cui i prigionieri vengono immersi fino al torso e in cui sono condannati a vivere fino alla morte in quanto una volta che il colloide si fuso alla loro pelle impossibile invertire il processo. Levidente richiamo allultima e pi tremenda delle regioni infernali della Divina Commedia, il lago ghiacciato Cocito in cui sono conficcati i traditori, serve a sottolineare latmosfera allucinata e veramente infernale del pozzo gelido e oscuro da cui si levano le grida dei prigionieri. Come nellinferno dantesco, la colpa non pu mai essere redenta, e la punizione solo una interminabile tortura, una vendetta infinita a cui vengono sottoposti il corpo e la psiche del prigioniero. Evangelisti rappresenta un paese senza giustizia e senza legge che non sia quella del pi forte, un mondo desolato in cui i deboli i poveri, i bambini, le popolazioni indigene vengono brutalmente massacrati in nome del profitto. in opere come questo racconto che emerge con maggiore evidenza quella funzione etica di testimonianza e di recupero della memoria che per Evangelisti caratterizza il lavoro dellintellettuale, storico o narratore che sia. Ancora una volta, la narrativa di genere si profila come una forma di resistenza al silenzio ed alloblio selettivo dei media e dellopinione pubblica occidentale che questi informano e formano. Ricordando la repressione di una rivolta nel carcere brasiliano di Carandiru il 2 ottobre 1992, ad esempio,

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lautore denuncia le omissioni e le reticenze della comunit internazionale che si rende cos complice dei crimini contro lumanit perpetrati nel paese sudamericano: Quanto alle organizzazioni umanitarie, il governo se ne faceva beffa. Gi dopo la rivolta del 1992 aveva parlato di soli otto morti, quando le foto e le testimonianze attestavano un numero di vittime dieci volte superiori. Del resto, alla comunit internazionale faceva comodo che il governo del Brasile rimanesse quello che era, per cui non andava tanto per il sottile. Massacri di indios amazonici, battute di caccia contro bambini randagi, torture e detenzioni arbitrarie ufficialmente non esistevano. Se qualcuno si indignava per le urla che sei volte al giorno uscivano da Sepultura, non trovava canali disposti a recepire la sua protesta. La questione dei diritti umani poteva essere sollevata solo nei confronti degli Stati che perturbavano lassetto mondiale. (Metallo, p. 155) Sepultura il luogo delloblio, in cui vengono cancellate le tracce degli uomini, le loro storie individuali e collettive. La rivolta organizzata dal rivoluzionario Fernando Cuadros, uno degli ultimi discendenti della trib indigena dei Kayov, che si data la morte quale estrema protesta contro linvasione del proprio territorio (Metallo, p. 152), quindi un rigurgito della memoria soppressa. Lirruzione dellirrazionale in un universo carcerario completamente sottomesso alla volont dei vincitori, che avviene grazie ad una fusione di tecnologia informatica e di antiche pratiche sciamaniche, riporta alla luce forme di coscienza e di resistenza collettiva che, anche se destinate ad essere sconfitte, sono in grado di restituire dignit e valore alle vittime della repressione. Intrappolato nellEctoplasma improvvisamente animato, Feliciano, uno dei prigionieri, si sente inaspettatamente invaso da una nuova forma di coscienza, in cui faceva capolino un distorto senso di fierezza (Metallo, p. 172): Il nome collettivo dei miserabili scagliati fuori dal pozzo, a fare tuttuno con la sostanza che li aveva imprigionati, era Oshumare; ma lui sapeva che il nome vero era un altro: Nneramipap, proteiforme vendicatore dei popoli vinti e violentati. [...] Allorch lEctoplasma si proiett oltre i bastioni [...] Feliciano cap che la sua ora era venuta. Un attimo prima che lurto gli recidesse la colonna vertebrale, riusc ad afferrare le grosse dita di Ulysses, calde e vibranti. Poi si abbandon alla morte. Le ultime immagini che gli balenarono nella mente furono quelle di una trib compatta, in piedi a protendere le lance contro chi cercava di distruggerla. Una divinit innominabile, acquattata nella foresta, benediceva quella guerra sacrosanta. (Metallo, pp. 172-173) Diversamente dalle guerre sante di Eymerich o delle parti avverse in Metallica, la guerra sacrosanta intravista da Feliciano nel delirio di morte combattuta non per imporre allaltro il proprio potere ma per rivendicare la dignit umana delle vittime della storia. Non sar dunque un caso se lultimo atto delluomo un gesto di calore umano verso il proprio compagno: nella societ del metallo, della guerra senza quartiere fra individui motivati solo dal profitto personale, il supremo gesto di ribellione sta nellessere capaci di stabilire con gli altri un rapporto di solidariet. Se con Sepultura Evangelisti raggiunge uno degli esiti pi toccanti della sua opera, non vi per dubbio che il racconto pi memorabile del volume sia Pantera, che ha come protagonista leponimo pistolero e palero (cio iniziato della religione afro-caraibica del Palo Mayombe), in unavventura che lo vede alle prese con la minaccia incombente sul villaggio di Tucumcari di dieci gigantesche figure di cavalieri spettrali, detti dai locali Cowboys from Hell (non a caso, il titolo di un brano della band texana Pantera), i quali hanno gi devastato i paesi dei dintorni. Pantera ha suscitato una immediata simpatia nei lettori, tanto da diventare protagonista di un nuovo ciclo narrativo ambientato negli Stati Uniti del secondo Ottocento, con cui Evangelisti opera un insolito incrocio fra horror e western che, seppur non privo di

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precedenti (in Italia, si pensi ad esempio alla serie a fumetti Magico Vento, nata nel 1997), raggiunge risultati di indubbia originalit. Come evidente dalla sequenza iniziale del racconto, modellata sulla scena dapertura di Per qualche dollaro in pi (1965), Evangelisti si ispira non al western classico hollywoodiano, ma piuttosto al cosiddetto spaghetti-western, il filone italiano iniziato da Sergio Leone con film come Per un pugno di dollari (1964) e il succitato sequel del 1965, o Il buono, il brutto, il cattivo (1966), in cui la mitologia americana della conquista del West viene radicalmente demolita e sostituita da una versione iperealistica e impassibile della brutalit e violenza della vita della frontiera. Il West di Evangelisti, come quello di Leone, una landa desolata e squallida, popolata da sceriffi corrotti e proprietari terrieri arroganti, prostitute dal cuore doro e mandriani dalla pistola facile, in cui gli insediamenti umani pi che avamposti della civilt sono ricettacoli dei peggiori istinti. Gli eroi del western allitaliana, se il termine eroe ha un senso in questo contesto, sono caratterizzati da una grande ambiguit morale, ma si tratta di una ambiguit estremamente feconda. Parlando dellinfluenza di Leone sulla costruzione dei suoi personaggi, Evangelisti ha infatti affermato di preferire una letteratura dellambiguit in quanto questa mette il lettore di fronte alle proprie responsabilit: la scelta tra bene e male [] del lettore, e non delleroe o dello scrittore.74 Nonostante alcune somiglianze superficiali tra i due personaggi entrambi sono taciturni e poco socievoli Pantera in realt una figura antitetica rispetto ad Eymerich, come antitetiche sono le fedi religiose di cui i due sono propugnatori. Se infatti linquisitore lo strenuo e intransigente difensore dellortodossia cristiana, il palero invece il sacerdote di una religione nata dalla fusione sincretica di altri culti come le religioni sciamanistiche dellAfrica e lo stesso cattolicesimo, e come tale pronto ad affermare la verit di tutte le religioni, pur con la consapevolezza che non tutte aiutano nel momento del bisogno (Metallo 92). Il fondamentale rispetto di Pantera per la differenza religiosa messo in evidenza fin dalla prima scena del racconto. Scorgendo al suo arrivo la croce che emerge dalle rovine della chiesa del paese, Pantera, che rispettava anche le religioni altrui, si segn devotamente (Metallo 65). E laddove Eymerich ragiona sempre in termini di distinzioni nette di religione, cultura, razza, sesso il messicano Pantera egli stesso il prodotto di un meticciato culturale che ne fa una figura anarcoide, perennemente ai margini della societ e per questo capace di resisterne gli aspetti pi coercitivi. A questo riguardo, Evangelisti ha affermato: Se Eymerich rappresenta in qualche modo il potere, Pantera rappresenta la ribellione istintiva, e spesso si trova dalla parte del bene, ma pi per caso che per scelta. Per sa dov il bene, mentre per Eymerich il bene rappresentato da se stesso e dallideale che incarna.75 Non mi sembra esagerato affermare che la creazione di Pantera ha permesso ad Evangelisti di tornare con maggior libert allo stesso Eymerich, in quanto i due personaggi gli consentono di sviluppare parallelamente, in due diversi cicli, le tematiche portanti della propria narrativa. Da una parte, infatti, nei successivi romanzi dellinquisitore Evangelisti tende ad approfondire i propri interessi per la psicoanalisi junghiana nel delineare levoluzione psicologica del personaggio. Nel ciclo di Pantera, invece, assistiamo alla maturazione politica del pistolero, alla nascita di una coscienza critica allinizio puramente embrionale ed istintiva, poi progressivamente sempre pi motivata in base ad una analisi fondamentalmente classista (anche se Pantera stesso non userebbe mai il termine!) della societ. Ci non implica naturalmente una disgiunzione della dimensione politica da quella psicologica, che anzi, secondo linsegnamento di Reich, si implicano reciprocamente. Piuttosto, mettendo a fuoco una delle due prospettive, Evangelisti stato in grado di rinnovare la propria narrativa e di superare la meccanicit di certe strategie compositive, come la sovrapposizione dei tre livelli diegetici che nei romanzi pi

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recenti tende a semplificarsi in favore di una orditura pi lineare della trama. Magus (1999) Lan mil neuf cens nonante neuf sept mois du ciel viendra un grand Roy dEffrayeur: resusciter le grand Roy dAngolmois: avant, aprs Mars regner par bon heur. Secondo questa nota quartina del profeta Nostradamus, resa ancora pi sapida dalla prossimit con la temuta scadenza epocale della fine del millennio, nellagosto 1999 un non meglio identificato Re di Spavento avrebbe dovuto spargere terrore dal cielo, nel contesto di un conflitto combattuto per il bene, cio per una buona causa (ed facile interpretare questultimo indizio come una allusione allintervento della NATO nel Kosovo). Anche se per nostra fortuna la quartina non si sarebbe avverata (ma il bello delle profezie proprio questo: per definizione, non possono essere contraddette; al massimo il loro scioglimento semplicemente rimandato al futuro), il rinnovato interesse per Nostradamus ha avuto almeno un risultato: approfittando dellavvicinarsi della data fatidica e dellansia millenarista di fine secolo, nonch della popolarit del genere storico-avventuroso dei vari Ramses, Excalibur e Napoleon, Mondadori ha infatti commissionato ad Evangelisti una trilogia romanzesca sul profeta per la collana I Faraoni, nata proprio sulla scia del successo della saga egizia di Christian Jacq. Superando gli evidenti rischi insiti in una tale operazione, dalla banalizzazione della figura di Nostradamus alla approssimazione nella ricostruzione del periodo storico allabuso di un esoterismo new age di maniera, Evangelisti ha confezionato unopera originale e sorprendentemente realistica, che riprende ed articola in modo nuovo le tematiche fondamentali dei romanzi precedenti e costituisce un momento cruciale nella sua maturazione letteraria. Nato a Saint-Rmy, in Provenza, nel 1503 da una famiglia di ebrei convertiti (da cui il cognome, testimonianza di una devozione particolare per la Vergine), Michel de Nostredame, poi noto come Nostradamus, studia filosofia ad Avignone e medicina a Montpellier, impegnandosi con grande coraggio a combattere le epidemie di peste che colpiscono il sud della Francia tra il 1525 e il 1530. Stabilitosi a Salon in seguito al matrimonio con una ricca vedova, si dedica alla farmacologia e alla cosmesi, poi allastrologia, ed inizia la pubblicazione di almanacchi di pronostici, in quartine rimate composte in un linguaggio oracolare che talvolta parafrasa o allude ad autori che vanno da Cornelio Agrippa a Marsilio Ficino. Raccolte per la prima volta nel 1555 nelle Centuries astrologique, cio serie di 100 quartine (quattro nella prima edizione, sette nella seconda del 1566), queste profezie gli valgono la fama di grande divinatore, soprattutto quando una sembr trovare conferma con la morte, nel 1559, del re di Francia Enrico II in seguito alle ferite riportate in un torneo in occasione delle nozze della figlia Elisabetta con Filippo II di Spagna. Dopo un periodo trascorso a corte per volont di Caterina de Medici, Nostradamus si ritira definitivamente a Salon, dove muore nel 1566. Sulla base di questi elementi biografici, Evangelisti costruisce una vicenda che ripercorre la vita del veggente, sullo sfondo di unEuropa scossa da enormi conflitti, attraversata da eserciti in guerra e da spaventose epidemie, e divisa da tensioni politiche e religiose: linsanabile contrasto tra Spagna e Francia, acuito dallaccentramento su Carlo V di Spagna del titolo di Imperatore, la persecuzione di eretici, streghe, e spesso anche ebrei da parte dellInquisizione, la frattura dellunit cristiana dellOccidente con la Riforma protestante. In particolare, questultimo evento trasforma radicalmente la dinamica dei conflitti europei, dividendo le comunit al loro stesso interno. Scrive Evangelisti a conclusione della nota

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storica che apre il romanzo: Cos, alle croniche calamit delle guerre, delle pestilenze, delle carestie, si affianc quella ancor pi insidiosa dellodio, cio del fratricidio. Allinizio del XVI secolo, dunque, i quattro cavalieri dellApocalisse erano schierati. Mancava solo un poeta che se ne facesse linterprete. Poi quel poeta nacque. Si chiamava Michel de Nostredame. (Magus, p. 10) Lo spostamento di accento da Nostradamus il profeta a Nostradamus il poeta significativo: linteresse di Evangelisti per questa controversa figura non deriva tanto da ci che le sue profezie possono dire del futuro (sullargomento, fra laltro, lautore nella nota bibliografica si dice totalmente scettico), ma piuttosto per ci che la sua vita e le sue opere intese anzitutto come opere letterarie possono dire in primo luogo sul momento storico in cui il loro autore si trovato a vivere, e in secondo sulle condizioni sociali ed economiche in cui pu generarsi la condizione di caos e distruzione sul cui sfondo si svolta la sua vicenda umana. Lo stesso Evangelisti ha affermato: Per me Nostradamus un grande poeta che ha saputo essere interprete dei conflitti dei suoi tempi. Le sue profezie si possono applicare anche a quanto sta avvenendo ai nostri giorni. Ma non si tratta di premonizioni. Si tratta di lucidit nellindividuare i mali della guerra.76 Lo stesso Nostradamus appare scettico sulla reale utilit dei suoi presagi e addirittura prigioniero della sua leggenda e dei suoi volonterosi interpreti. Cos, allennesima espressione di scetticismo riguardo al significato arcano di una profezia (Forse alludevo a una pestilenza vera..., dice con disarmante onest), il suo giovane segretario Chevigny gli risponde: No, no, credete a me. Ormai so interpretare i vostri versi, maestro, anche se non riesco ancora a capire come mai non siate capace di farlo voi stesso (Magus, p. 573). Nondimeno, capace di una analisi lucida del vero messaggio delle immagini di morte e distruzione delle sue quartine, che peraltro lunico messaggio che il suo pubblico si ostina a non capire: Non esistono guerre giuste. La guerra una pazzia generale, espressione di quanto in noi vi di animalesco. Ogni conflitto ne genera altri, fino alla completa regressione allo stato bestiale. Mi sforzo di denunciarlo, ma nessuno sembra capirmi (Magus, p. 572). Ma, come anche testimoniato dalla dedica delledizione italiana allillustre collega francese scomparso prematuramente Pierre-Alexis Ponson du Terrail (Magus, p. 646), Magus anche una rivisitazione della grande tradizione del romanzo avventuroso e dappendice a sfondo storico di stampo ottocentesco, con cattivi subdoli e crudeli e donne misteriose e fatali, fughe rocambolesche e inattese agnizioni, grandi amori e efferate violenze, in cui le vicende del protagonista si intrecciano con quelle di innumerevoli figure storiche del periodo, dal compagno di studi Franois Rabelais, giovane studente di medicina, a Lorenzino de Medici, detto Lorenzaccio, in fuga dai sicari del Granduca Cosimo, da Ignazio di Loyola, che proprio in quegli anni fonda la Compagnia di Ges, al salace frate e novelliere Matteo Bandello. In ciascuno dei tre volumi intitolati rispettivamente Il presagio, Linganno e Labisso Nostradamus si batte contro tre distinti avversari, ciascuno dei quali ha motivi personali di rivalsa contro di lui: linquisitore, o pi precisamente e modestamente famiglio dellInquisizione di Spagna, Diego Domingo Molinas, sorta di Eymerich in sedicesimo roso da una fede oscurantista in cui sublima le proprie tendenze sado-masochistiche (lo stesso Evangelisti lo ha descritto come quasi una parodia del suo pi famoso inquisitore77); la nobile decaduta e scomunicata Caterina CyboVarano, Duchessa di Camerino, le cui trame hanno come fine il recupero della rispettabilit e del feudo perduti; e il padre gesuita Sebastien Michaelis, rappresentante di un progetto radicalmente nuovo per riaffermare il potere della Chiesa nellEuropa post-Riforma. Oltre a questi avversari

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relativamente mondani, Nostradamus deve infine affrontare un nemico ben pi pericoloso, il mago Ulrico di Magonza, suo ex-maestro e capo di una setta di illuminati detta Ekklesia, in una lotta la cui posta in palio lo stesso ordine delluniverso.78 Il romanzo si svolge linearmente, seguendo lo scorrere della vita del protagonista e dei suoi avversari: unica concessione dellautore alle complesse strutture temporali dei romanzi precedenti lintercalare di brevi capitoletti ambientati in una dimensione in cui il tempo immobile e lo spazio scorre (e che quindi ricorda il Tempo Zero di Cherudek). Qui, Ulrico e Nostradamus si affrontano postumamente (ma ovvio che in queste condizioni il concetto di cronologia non ha senso) nella battaglia che decider le sorti del mondo. La biografia di Michel de Nostradame, sorta di eroe per caso nella versione di Evangelisti, pare in realt la meno adatta ad una vicenda romanzesca, e lautore non fa niente per mascherare la meschinit e la piccolezza delluomo. Nel primo volume in particolare, come ha osservato giustamente Valerio Massimo Manfredi, Evangelisti ha il coraggio, non comune per un narratore, di rendere il suo personaggio odioso fino ai limiti del sopportabile e tuttavia sempre interessante.79 Generoso e infaticabile nella lotta contro la peste a Montpellier nei primi capitoli del romanzo, Nostradamus si trasforma gradualmente in un piccolo borghese bigotto e ambizioso, preoccupato soltanto di mantenere il proprio stato sociale e la propria rispettabilit. Alla prima moglie, la delicata Magdalne, vittima della sua violenza, espone un credo che riassume lideologia della classe borghese in ascesa: Io chiedo una cosa sola: onorabilit. Non quella ostentata e vacua dei nobili, ma quella solida dei borghesi seri e laboriosi. N voi n nessun altro riuscirete a impedirmi di raggiungere il mio scopo. A costo di ripudiarvi e di sbattervi fuori di casa con i vostri marmocchi (Magus, p. 90). Anche se a ci non alieno il fondato timore di vedersi vittima del tipo di persecuzione religiosa cui erano sottoposti gli ebrei convertiti in alcune parti di Europa (tra cui, naturalmente, la cupa Spagna di Molinas), lossessiva ricerca della conferma di uno status precariamente raggiunto porta Nostradamus a mettere in atto la propria minaccia e a compiere cos la pi crudele azione della sua vita: labbandono della moglie, in seguito a cui Magdalne, durante una epidemia di peste, si espone volontariamente al morbo e muore con i due figli. Nonostante il sincero pentimento, per, Nostradamus non giunger mai almeno fino allo scioglimento finale della vicenda oltre la morte fisica del protagonista a superare fino in fondo i suoi pregiudizi e le sue velleit piccoloborghesi. Anche il rapporto con la seconda moglie, la fiera e indipendente ex-prostituta e ricca vedova Jumelle, che, in seconde nozze, assicura lindipendenza economica del profeta, sar caratterizzato da incomprensioni e conflitti quando ella rifiuter di conformarsi ai modelli repressivi di femminilit correnti e rivendicher la propria libert. Il grado di maturazione di Nostradamus in un certo senso fornito dal crescente rispetto, che si trasforma finalmente in pur parziale comprensione, per le idee della donna. Con il rapporto tra Nostradamus e Jumelle, Evangelisti torna al tema a lui caro della necessit di ricomporre il principio maschile con quello femminile, di risolvere in maniera positiva le dicotomie che caratterizzano la cultura occidentale e che si riassumono nella opposizione tra i due sessi: cultura e natura, spirito e corpo, sole e luna (non a caso, il motto della famiglia Nostredame Soli Deo, ambiguamente traducibile in allunico Dio e al Dio Sole). Per Nostradamus, interprete di una concezione della realt come riflesso dellordine divino, i ruoli maschili e femminili sono immutabili, fissati da Dio ab aeterno, e tocca a Jumelle proporre una visione alternativa: Se io dicessi che la vocazione di un uomo la paternit, tutti riderebbero. Ma per una donna il trattamento diverso. Senza maternit non esiste nemmeno. E il bello che non esiste comunque, abbia figli o no. [...] Michel, sei stato tu stesso a insegnarmi che uomo

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e donna sono complementari, e che assieme costituiscono una forza irresistibile. Che complementariet ci pu essere, se viviamo su piani differenti? Il nostro rapporto pu essere ricostruito, ma sulla base dellamicizia, che viene prima dellamore e ne una variante. (Magus, p. 505) In questo senso il conflitto con Ulrico si configura come lo scontro tra due opposte visioni del mondo, i cui termini abbiamo gi visto nellopera dellautore bolognese. Per Ulrico, la legge di Dio si identifica con la matematica, e luniverso caos, governato dalla sola norma numerica (Magus, p. 529). Gli individui, i singoli esseri umani non hanno quindi alcun valore, in quanto conta solo il disegno generale, la struttura eterna: come la Chiesa concepita da Eymerich, il Dio di Ulrico impone ordine e fissit ad un universo multiforme e dinamico anteponendo una verit astratta ai bisogni concreti dellindividuo. In termini reichiani, blocca il flusso dellenergia vitale, irrigidisce e reprime la vitalit delluniverso, e conduce alla immobilit e alla morte. A questa concezione, Nostradamus, anche grazie agli insegnamenti di Jumelle, ne contrappone unaltra, fondata sullamore, sul confronto aperto e disponibile con laltro, con il diverso, allo scopo non di imporre una legge (che, come chiarisce la teoria psicoanalitica, sempre fondata su una proibizione), ma piuttosto per trovare un punto di incontro e di integrazione. Anticipando la lezione di Reich, Nostradamus identifica nellunione tra i due sessi la legge che regge luniverso: Dio amore, cio empatia. Ci che avviene tra uomo e donna avviene anche tra gli atomi e tra le pi minuscole particelle dellesistente. Tutto ci che ha forma duale. Dio la forza che fa della dualit una cosa sola. Lunica (Magus, p. 529). Non a caso, infatti, la figura del Magus descritta come padrone del tempo e intersezione tra maschile e femminile (Magus, p. 457). Questa per la lezione che lo stesso Nostradamus, come abbiamo detto, non riesce ad apprendere fino in fondo. La vittoria su Ulrico e limposizione della propria concezione del mondo dunque prima di tutto una vittoria su se stesso, sulla sua condizione di piccolo uomo intrappolato nei meschini pregiudizi del proprio tempo e della propria cultura. Che questa avvenga appunto postumamente, nella dimensione dellimmaginario e dellonirico in cui si svolge la battaglia finale, permette al romanzo di concludersi con la vittoria del bene imposta dalle regole del genere senza assolvere il protagonista dai suoi errori e dai suoi fallimenti. Altrettanto curato che i personaggi lo sfondo su cui si svolgono le loro vicende. Evangelisti ricostruisce con finezza e realismo le molteplici e contraddittorie realt dellEuropa cinquecentesca il fasto della corte francese e la miseria delle campagne, le efferate violenze delle crociate contro i valdesi e latmosfera gaudente della Repubblica di Venezia per dare dellepoca ci che lo storico Franco Cardini ha definito un ritratto credibile e in certo senso verosimile, dotto e spesso divertente.80 Pi che nei romanzi di Eymerich, evidente qui linteresse dello storico per un periodo di profonde trasformazioni, in cui la curiosit verso locculto e larcano sono il sintomo del desiderio di trovare sicurezze in una dimensione altra rispetto a una realt di incertezza e smarrimento (ed chiaro che allora il sedicesimo secolo di Nostradamus diventa metafora del nostro tempo).81 La storia individuale di Michel de Nostredame cos anche il pretesto per raccontare la Storia sociale di unEuropa che cambia, e che vede una profonda transizione nel modo di concepire luniverso ed il posto delluomo in esso: se la giovinezza di Nostradamus dominata ancora da una forma di pensiero in cui scienza e magia si incrociano e sovrappongono, in cui strutture gerarchiche omogenee reggono la societ e il mondo sovrannaturale, in cui insomma esiste un profondo rapporto simbolico tra luomo e luniverso visibile e invisibile, alla sua morte siamo ormai in piena modernit, in cui alle relazioni simboliche si sostituiscono quelle analitiche, e in cui il paradigma scientifico, fondato sulla distinzione piuttosto che sulla somiglianza, diventa il solo legittimante. Una lucida testimonianza di questa trasformazione epocale, espressa nei termini della cultura al tramonto,

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data da Jean Fernel, primo medico di Enrico II, in un dialogo con lo stesso Nostradamus: Vedete, signor de Nostredame, noi viviamo a cavallo tra due epoche. Le nostre scienze ancestrali funzionano ancora ma ne sono in gestazione altre che le sostituiranno. Gi molti sostengono che la Terra non sia al centro delluniverso, che il cielo non sia organizzato a sfere, che il microcosmo non rifletta il macrocosmo. [...] Adesso [...] sta emergendo un altro tipo duomo, e luniverso intero si modeller su di lui. (Magus, p. 374) In questo contesto, cambia anche il modo in cui si esprimono e si riproduco i rapporti di potere. Figure simboliche di questa trasformazione sono due degli antagonisti di Nostradamus, Molinas e padre Michaelis. Il primo rappresenta una concezione ancora medievale e profondamente eymerichiana del ruolo della Chiesa nella societ civile, chiamata a dare ordine al mondo tramite la coercizione e la forza. Le mutilazioni che il famiglio dellInquisizione si impone ad ogni sconfitta non sono altro che lespressione di questa concezione cupa e dolorosa della fede: lerrore va espiato con dolore, il fallimento represso con ferocia. Padre Michaelis invece portavoce di una strategia moderna e pi subdola per assicurare il dominio della Chiesa sulle coscienze: non attraverso la repressione, ma attraverso la interiorizzazione di modi di pensiero e di comportamento che si ritengono scelti liberamente. Se la Chiesa di Molinas era un Apparato Repressivo, cio fondato sulla violenza, secondo la definizione di Louis Althusser proposta nel saggio Sullideologia, quella di Michaelis funziona come un Apparato Ideologico, in cui il potere non imposto dallesterno, ma attraverso lassunzione apparentemente non coercitiva di abitudini e pratiche inscritte nel soggetto attraverso il processo di socializzazione. La differenza tra il metodo dei Gesuiti e lInquisizione dei Domenicani riassunto da padre Michaelis in una semplice formula: noi [i.e., i Gesuiti] intendiamo sedurre le coscienze (Magus, p. 478). Naturalmente, questo il sistema vincente in quanto riesce a soddisfare limmagine che ha di s la classe che si avvia a dominare lEuropa: di contro alla aristocrazia, che si vede rappresentante di un ordine immutabile, la borghesia legittima il proprio potere crescente sulla base di una serie di valori ideali quali loperosit, la morigeratezza, lordine. Nel sollecitare lassociazione dei borghesi di Salon in una congregazione cattolica al fine di contrastare linfluenza degli ugonotti, Michaelis giustifica il progetto in questi termini: Sarete non solo un piccolo esercito, ma anche un vero ceto dirigente, che tutela unito i propri interessi. Ci in nome di valori comuni: purezza, laboriosit, preghiera, ordine (Magus, p. 538). La difesa del potere della Chiesa passa dunque per lidentificazione dei suoi valori con quelli della borghesia, e per la loro universalizzazione. Michaelis , a suo modo, un visionario, ed destinato alla sconfitta anche perch i tempi non sono ancora del tutto maturi per il suo metodo (poco prima della sua caduta in disgrazia, viene cos rampognato da padre Diego Lanez, generale dei Gesuiti: Se i poveri non fanno la storia, e se i benestanti forse la faranno, per il momento sono i nobili a farla; Magus, p. 569). Ma appunto, come laltro visionario del romanzo, capisce in quale direzione di muove il mondo anche se non riesce necessariamente a cavalcare il cambiamento, a indirizzare il nuovo corso. E se lidea di una societ fondata sullempatia di cui Nostradamus si fa espressione sembra avere tutte le caratteristiche dellutopia, quella di Michaelis fondata sulla manipolazione mediatica delle coscienze appare invece molto pi vicina alla tragica modernit rappresentata da Evangelisti nelle altre sue opere. Il castello di Eymerich (2001) Dopo una pausa di tre anni, Evangelisti torna ad Eymerich con un romanzo che in un certo senso conclude un ciclo allinterno della saga dellinquisitore. Infatti in Il castello di

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Eymerich (che, sia detto fra parentesi, presenta significative differenze rispetto allo sceneggiato radiofonico del 2000 dallo stesso titolo) vengono ripresi e rielaborati diversi dei temi che si erano intrecciati negli episodi precedenti, arrivando ad una svolta narrativa le cui conseguenze ne lautore n il personaggio hanno ancora pienamente affrontato. Ambientato nel 1369 (il che fa di questa avventura, ad oggi, la pi tarda nella cronologia interna del ciclo), il romanzo si svolge allapice del conflitto tra Pietro il Crudele di Castiglia ed il fratellastro e pretendente al trono Enrico di Trastamara, che, con laiuto dellesercito del mercenario francese Bertrand Du Guesclin, stringe dassedio il re nella sua estrema ridotta, il castello di Montiel, in cui si sono manifestati fenomeni misteriosi che fanno paventare lintervento del demonio. Ad investigare chiamato naturalmente Eymerich, accompagnato questa volta da padre Gallus di Neuhaus, anziano inquisitore ed esorcista boemo (e come numerosi altri personaggi, figura storica). A Montiel Eymerich incontra alcune vecchie conoscenze: il rabbino Ha-Levi, il ministro delle finanze di Pietro il Crudele che, nonostante le angherie subite, ha seguito il suo signore, e Myriam, che risveglia nello spietato inquisitore sentimenti che questi tenta con dubbio successo di reprimere. Gradualmente Eymerich giunge a scoprire la vera natura dellinsolito castello, la cui pianta a dieci torri ricorda la forma di un corpo umano: la fortezza stata infatti costruita molti anni prima dai maestri della Cabala della comunit ebraica sul modello dellAlbero della Vita, e ciascuna torre corrisponde ad una delle sefiroth, le emanazioni o per dirla con Myriam [s]faccettature dellidentit di Dio (Castello, p. 123) secondo la mistica ebraica. Ma c, naturalmente, molto di pi in palio: in un complesso gioco di riflessi, al castello in superficie corrisponde un intricato labirinto sotterraneo in cui il bene diventa male, e in cui allAlbero della Vita si sostituisce Qlippoth, lAlbero della Morte. Come spiega il giovane contabile ebreo Yussaf Pinchon ad Eymerich, Esisterebbe, cio, una realt che riflette laltra come uno specchio, vale a dire invertendola. E la scurisce: quello che era bene diventa male, dove regnavano gli angeli imperano i demoni. Tutto ci viene chiamato sitra ahara, laltra parte (Castello, p. 132). Per complicare ulteriormente le cose, poi, dopo la conquista del castello da parte dei cavalieri dellOrdine di Calatrava nel 1354, un gruppo di esorcisti e negromanti cristiani ha evocato, su ordine del papa, un esercito di demoni, intrappolandoli nel castello, come contromisura per combattere gli angeli che, secondo i cabalisti, proteggono la costruzione. Eymerich scopre finalmente che lintera fortezza in realt un gigantesco golem, il magico automa chiamato a difendere i fedeli nella religione ebraica. Gli eventi incalzano: gli ebrei del castello, accusati di una serie di efferati omicidi, vengono sottoposti ad una feroce caccia alluomo e trovano rifugio nei sotterranei dove portano in vita il golem, contro il quale si ergono i demoni evocati dai negromanti cristiani. Fra questi vi sono anche padre Gallus nonch lo stesso mentore di Eymerich, padre Dalmau Moner, ritenuto morto molti anni prima: linquisitore si trova cos costretto a combattere una battaglia molto personale contro quelli che, pur essendo suoi confratelli, ai suoi occhi sono soltanto dei demonolatri. Naturalmente trionfer, ma solo con laiuto di Myriam e di unaltra donna, la nobile Leonor Lpez de Cordoba, che, contesa tra Pietro ed Enrico come una sorta di giocattolo sessuale, si trova suo malgrado presa nellintrigo. Ancora una volta, dunque, Evangelisti offre al lettore un romanzo mozzafiato, pieno di colpi di scena e di improvvisi rivolgimenti. Pi che nelle opere precedenti, Eymerich a costituire il punto focale della narrazione, mentre la consueta struttura tripartita questa volta appare ridotta ai minimi termini, con un salto nel recente passato di Eymerich (la storia della spedizione dei cinque negromanti nel 1354) ed uno nel nostro (una riscrittura del mito di Frankenstein ambientata nel campo di concentramento di Dora, presso Buchenwald, nel 1944, ulteriore permutazione del tema delluomo artificiale e versione moderna della leggenda del

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golem). Le divisioni interne allanimo dellinquisitore emergono qui in tutta la loro forza dirompente, e per la prima volta siamo di fronte ad un Eymerich incerto riguardo alle proprie motivazioni e ai propri fini, spesso trascinato da eventi che non riesce mai completamente a controllare e diviso tra il dettato della ragione e qualcosa che assomiglia sempre pi alla voce dei sentimenti. Tutto ci riflesso dalla complessa e ben calcolata architettura del romanzo, costruito intorno alla figura del doppio: due inquisitori, due re, due donne, due castelli (quello sotterraneo e quello alla luce del sole), due religioni, due modi di rappresentare il rapporto tra uomo e universo. Come Montiel, anche Eymerich si scopre doppio e diviso tra un lato solare ed uno oscuro, che per a loro volta non sono facilmente sovrapponibili allopposizione bene/male. Infatti, se da una parte il labirinto sotto al castello rappresenta la sitra ahara, per proprio l che si trova il cuore del golem, cio del protettore del popolo ebraico; dallaltra, i camminamenti del castello di sopra non sono stati edificati dai primi costruttori della fortezza, ma dai domenicani e fanno parte del loro piano per evocare i demoni, e quindi le forze del male: insomma, fuor di metafora, bene e male, luce ed ombra, non appaiono mai nella loro purezza, ma si mescolano senza fine, e lessere umano n demone n angelo il risultato di questa mescolanza. Da questa prospettiva, non difficile leggere i ripetuti viaggi di Eymerich nel castello sotterraneo come esplorazione del lato buio, dellinconscio, alla scoperta mai del tutto riconosciuta come tale di quel margine di alterit rispetto alla propria immagine di implacabile difensore dellortodossia che anche la pi inflessibile disciplina non riuscita a reprimere. Il labirinto anche il luogo in cui Eymerich ha minore controllo di s, e in cui vengono a confondersi i confini tra reale e immaginario: Eymerich tacque [...]. Gli sembrava di annaspare in un sogno, e lui odiava i sogni. Per di pi, in quel contesto onirico di corridoi intricati e di fiumi invisibili, lunico elemento reale era la donna che lo guidava. [...] Di concreto cerano solo lui, Myriam, i sotterranei e lacqua che pareva scorrere ovunque (Castello, p. 189). Qui Eymerich costretto a fare ci che in altre occasioni gli sarebbe persino impensabile: lasciarsi guidare dallaltro (da una donna, Myriam o Leonor; da un ebreo, Yussaf). I momenti pi drammatici e pieni di conseguenze del romanzo avvengono nei sotterranei: uscendo dai sotterranei che Eymerich si ritrova nella camera di Myriam e in preda a sentimenti fin l accuratamente soffocati; nei sotterranei che Eymerich percepisce per la prima volta il cuore del golem; nei sotterranei che si trova di fronte ad un prodigio, la possessione angelica di Myriam, che mette in crisi le sue certezze (Gli parve addirittura che quel fioco luccichio emanasse non dalla roccia, ma dalla stessa Myriam. Doveva trattarsi di unillusione ottica. Non poteva ammettere un fenomeno che sembrava confortare le credenze di una religione sordida e falsa. Nemmeno riusciva ad associare alla donna alcunch di demoniaco (Castello, p. 338)). La conclusione di questo viaggio che lo porta letteralmente nel cuore di tenebra , a suo modo, traumatica. In una scena di grande suggestione, sospesa tra sogno e realt, Eymerich si leva sul castello-golem ormai in rovina fra le braccia di Myriam e Leonor, distinte eppure fuse in ununica persona, e possedute dallangelo Metatron. In questa atmosfera volutamente onirica e visionaria, Eymerich commette il suo primo atto di trasgressione non motivata da secondi fini alle regole impostegli dal sacerdozio e prima ancora dalla sua volont: unendosi sessualmente con Myriam/Leonor riunisce per un momento le due met separate della propria personalit. Come nel castello-golem, diviso non solo in lato luminoso ed oscuro ma anche, secondo la Cabala, in parte maschile e parte femminile, in Eymerich vengono meno le differenze, ed egli un essere umano completo. E, come accade al castello-golem, destinato a morire subito dopo avere completato il proprio compito, anche Eymerich non potr mantenere questo equilibrio che per un breve attimo lattimo dellorgasmo.

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Diversi altri temi del ciclo riverberano per tutto il romanzo. La piccola lezione sui principi della Cabala che Yussaf impartisce ad uno scettico Eymerich (per il quale naturalmente tutto ci non altro che stregoneria) ricorda da vicino la teoria psitronica di Frullifer. Come spiega il contabile, con un malizioso riferimento al Vangelo di San Giovanni: Il Verbo una parola, e la parola formata di lettere. Per i cabalisti, queste ultime non sono semplici suoni, ma realt concrete, che rispecchiano lesistente e possono modificarlo. Credo di non sbagliare di troppo se dico che luniverso fatto di parole, e cio di pensieri che assumono consistenza. [...] il pensiero del Santo, che sia benedetto, a dare materialit allesistente, con lintermediazione di ci che voi cristiani chiamate Verbo. (Castello, p.. 130-131) E ad un commento sarcastico dellinquisitore ribatte: Se ci pensate bene, la materia non ha forma se non c qualcuno in grado di descriverla. E ci possibile solo se intervengono prima il pensiero, e poi la parola (Castello, p. 131). Lipotesi di un universo modellato almeno in parte dal pensiero che abbiamo gi visto in Nicolas Eymerich, inquisitore pone di nuovo al centro della narrazione la responsabilit dellessere umano di fronte alla fede: se non sono gli dei a formare il mondo ma, viceversa, sono gli uomini che creano gli dei, allora, come la bandiera in Black Flag, questi divengono semplici gusci vuoti che ciascun gruppo e ciascuna cultura riempie con i propri pregiudizi, cos legittimandoli. In Il castello di Eymerich si completa anche quello che potremmo chiamare il romanzo familiare dellinquisitore. Infatti, se in Cherudek uno dei temi portanti era il rapporto irrisolto con la madre, qui invece Eymerich si trova ad affrontare il suo antico precettore, Dalmau Moner, che non stato soltanto un modello di vita ma una vera e propria figura paterna. Quando lo spirito del domenicano morto si manifesta possedendo Leonor, Eymerich ne riconosce immediatamente la voce che lo aveva guidato attraverso ladolescenza, sostituendo quella quasi ignota del proprio genitore e quella secca e cattiva della madre (Castello, p. 355). Il tradimento del padre risulta tanto pi doloroso e impressionante quanto pi Eymerich si rende conto che deve esattamente a lui tutto ci che, della propria personalit, egli reputa pi intimamente suo: Se lui era cos lo doveva a padre Moner e alla disciplina inflessibile che gli aveva imposto per anni (Castello, p. 355). Moner ha buon gioco a sottolineare le somiglianze che legano a lui il suo discepolo: per entrambi, egli sostiene, il fine giustifica i mezzi e se necessario il male va combattuto con il male, anche a costo di servirsi di pratiche proibite come levocazione dei demoni. Ci che Eymerich affronta, dunque, una versione estrema di se stesso, accecato a tal punto dalla propria missione da non essere pi in grado di riconoscere quel sottile confine tra lecito e illecito che solo permette allinquisitore di distinguere tra giustizia (pur secondo i suoi parametri inflessibili) e violenza empia ed arbitraria. Luccisione del padre insomma coincide con la soppressione di una visione perturbante di se stesso, e con la riaffermazione del proprio io non pi in quanto riproduzione di quello del padre, ma piuttosto in quanto superamento e trionfo sulle sue debolezze e i suoi errori. Ma lessersi confrontato con una versione perversa e disumana di s, tradita proprio da quella fede cieca e da quel senso della missione della Chiesa e dei suoi emissari che costituiscono la sua forza non pu non lasciare lo stesso Eymerich incerto e confuso. Alla lotta con Moner segue lamplesso con Myriam/Leonor e la rapida conclusione del romanzo, che vede Eymerich tentare di negare levidenza della propria debolezza e di riacquistare, con un ultimo atto di crudelt gratuita verso Yussaf, un autocontrollo che pare sempre meno solido. Ma, come si diceva allinizio, le conseguenze di questa avventura rimangono per adesso inesplorate, ed in Mater Terribilis Evangelisti torner indietro di qualche anno nella vita del suo personaggio, aprendo prospettive inedite sul conflitto tra linquisitore e il principio femminile. evidente per che dopo questa missione Eymerich non potr rimanere lo

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stesso: se lecito interpretare il ciclo di Eymerich come una sorta di curioso ibrido fra romanzo di avventure e romanzo di formazione, il Castello costituisce un fondamentale momento di passaggio che ci riconsegna un Eymerich forse un po meno imponente, ma certamente molto pi umano. Black Flag (2002) Ci che era terrificante era il rombo profondo del crollo: da un lato assordava, dallaltro aveva una risonanza cupa, di borborigmo sordo e malefico. Schegge di vetri infranti, di cemento armato ridotto a detriti, di mattoni sminuzzati cadevano in una pioggia fittissima. Dal cielo precipitavano tubi roventi cui il calore aveva conferito strane forme, rotoli imbizzarriti di cavo elettrico, lastre di cristallo affilate come ghigliottine. Una nube colossale di polvere, biancastra e collosa, si levava dalle voragini aperte al suolo. Aveva mutato la gente in strada, dieci isolati pi in l, in mummie farinose, brancolanti attonite sullasfalto che vibrava e si spaccava. Tutti gridavano a gola spiegata, ma il fragore dei crolli ripetuti risucchiava lurlo. Attorno non cera che fuoco; in alto non cera pi il cielo ma, oltre la nuvola opaca, qualcosa di morto. Perch tutto questo? A Sheryl Wood non importava essere udita, n avere una risposta. [...] Carl Wippler, che continuava a trascinare la ragazza tenendola per mano, riusc miracolosamente a udirla. Non so perch. Non lo sanno nemmeno loro . Anche se stravolto dallorrore, aveva mantenuto una dolorosa forma di lucidit. La frase successiva la rivolse soprattutto a se stesso. Migliaia di morti... Nulla sar come prima. (Flag, pp. 3-4) Negli ultimi anni abbiamo visto la scena con cui si apre Black Flag innumerevoli volte: edifici che crollano, figure spettrali coperte di polvere che fuggono impazzite senza una direzione precisa, volti contratti dal dolore e dalla disperazione tutto ci fa ormai parte del nostro bagaglio di uomini e donne del ventunesimo secolo. E a tutti noto il refrain che accompagna queste immagini: niente pu essere pi come prima, dopo lundici settembre. O meglio: questo quanto pensiamo di vedere, perch, condizionati dalluso strumentale che i media e il mondo della politica hanno fatto di quei tragici eventi, associamo in maniera quasi meccanica la devastazione insensata, il terrore cieco di queste immagini con la distruzione del World Trade Center. Ma se la prospettiva cambia, se la macchina da presa zuma allindietro e dal dettaglio passa a un campo lungo, ecco che ci rendiamo conto di essere stati ingannati dai nostri pregiudizi culturali, dagli automatismi indotti dalla societ mediatica tramite cui viene filtrato il nostro rapporto con il mondo. La scena continua: Seguimi. S, brucia tutto. Panama che brucia. Non era vero. Panama City (ma gli abitanti la chiamavano Ciudad de Panam) era quasi intatta. La furia dei bombardieri statunitensi si era concentrata sul El Chorillo, il quartiere pi popolare e miserabile. I pochi edifici pubblici alti e fitti di finestre erano ridotti a scheletri roventi. Le baracche che, a distesa, li attorniavano, trasmettevano luna allaltra il fuoco. Cessati i crolli, giungevano dalla coltre di fumo grida disperate. (Flag, pp. 5-6) Ci a cui abbiamo assistito, dunque, non lennesima riproposizione degli attacchi terroristici contro le Torri Gemelle: non siamo a New York lundici settembre 2001, ma a Panama City il 20 dicembre 1989, allinizio dellinvasione del paese centroamericano da parte dellesercito statunitense. Cambiata la cornice, cambia di conseguenza il contenuto: atto di terrorismo o di

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polizia internazionale? Vittime civili o danni collaterali? Chi sono i buoni e chi i cattivi che, secondo la retorica della guerra contro il male, dovremmo poter distinguere cos facilmente? In questo contesto, che senso hanno categorie del genere? Linganno prospettico funziona anche perch il romanzo non si apre esattamente con la scena appena riportata, ma con unepigrafe tratta da un discorso di George W. Bush al Congresso americano il 20 settembre 2001, in cui il presidente afferma: We have seen their kind before. Theyre the heirs of all the murderous ideologies of the 20th century. By sacrificing human life to serve their radical vision, by abandoning every value except the will to power, they follow in the path of Fascism, Nazism and Totalitarianism (Flag, p. 3). Viste dalla nuova prospettiva creata dallidentificazione pi precisa delle parti in causa, la parole di Bush vengono ad assumere una curiosa dimensione metacritica: se il sacrificio di vite umane in nome di una visione radicale del mondo (un nuovo ordine mondiale, forse?) uno degli elementi distintivi delle ideologie omicide della modernit e dei loro eredi, ne consegue dunque che la politica estera degli Stati Uniti ne un esempio? Oppure accettabile stabilire una sorta di macabra graduatoria secondo la quale certe vittime (per esempio, quelle occidentali) sono pi vittime di quelle di altri paesi e culture, come sembra suggerire il giornalista del New York Post Steve Dunleavy, le cui parole, da un articolo del 12 settembre 2001, compaiono in epigrafe al capitolo conclusivo del romanzo: The response to this unimaginable 21st-century Pearl Harbor should be simple as it is swift: kill the bastards. [...] As for cities and countries that host these worms, bomb them into basketball courts (Flag, p. 209)? In un saggio del 1929, giustamente canonico, il critico formalista russo Viktor klovskij definisce lelemento distintivo dellopera darte, in rapporto alluso strumentale del linguaggio che caratterizza la normale comunicazione prosaica, con il termine straniamento. Gli oggetti percepiti diverse volte, scrive klovskij, cominciano ad essere percepiti per riconoscimento: loggetto si trova dinanzi a noi, noi lo sappiamo, ma non lo vediamo. Di contro, lo straniamento permette [l]a sottrazione delloggetto allautomatismo della percezione.82 Lo shock che esperisce il lettore delle prime pagine di Black Flag un caso esemplare di questo procedimento: non solo vediamo da una prospettiva diversa straniata, appunto gli eventi dellundici settembre e del venti dicembre, ma siamo costretti a riportare alla memoria episodi della nostra storia recente ma quasi dimenticati, a considerare contrastivamente accadimenti che, a prima vista, possono apparire irrelati, a rivedere immagini note come se le contemplassimo per la prima volta. Coshanno in comune le due scene quella che credevamo di vedere e quella a cui abbiamo infatti assistito oltre alla violenza insensata ed alluso politico del terrore? Evangelisti ha spiegato eloquentemente lintento di questa scena in unintervista apparsa su LUnit: Ho giocato molto su questimmagine! L11 settembre stato una tragedia immane, ma mi premeva altro. In una recensione su un altro giornale si dice che il bombardamento avviene in una Panama futura. questo il vero pericolo. Si dimentica troppo facilmente il passato. Ma quattromila cittadini panamensi furono uccisi nell89, durante il bombardamento di El Chorillo, quartiere ritenuto fedele al dittatore Manuel Noriega. Per loccasione si sperimentarono gas letali come sarin, fisgene e iprite. Esiste un documentario molto dettagliato sullavvenimento, che vinse anche lOscar. Gli americani per lo hanno censurato. La mia una provocazione al lettore. Pur condannando fortemente gli attentati a New York, non posso dimenticare che ci sono stati altri massacri di quel tipo. Fa parte della schizofrenia generale. Ci si divide prima per nazioni, poi per comunit, per gruppi e infine individui. Tutto questo non pu che suscitare crimine e odio.83

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Le domande sollevate da quella che senza dubbio la pi impressionante sequenza di apertura di Evangelisti preparano latmosfera per gli eventi che seguono. Lopera pi compatta e serrata dello scrittore bolognese, un vero e proprio tour de force di implacabili efferatezze, ambientata nel 1864, durante la Guerra Civile americana, ed ha come protagonista Pantera, che, assunto dal maggiore Casey dei rangers del Texas per eliminare un uomo lupo che infesta la citt di Laredo (dopo il vampiro de Il corpo e il sangue di Eymerich e i morti viventi di Cherudek, Evangelisti re-inventa a suo modo un altro dei grandi archetipi del genere horror), si trova costretto dalle circostanze ad aggregarsi ad un gruppo di bushwackers, cio di irregolari sudisti, nelle cui fila incontrer diverse figure storiche, da un ancora ignoto Jesse James che vi milita insieme al fratello Frank allanarchico stirneriano francese Anselme Bellegarrigue al comandante Bloody Bill Anderson. I bushwackers e la loro controparte nordista, i jayhawkers costituiscono lespressione di una concezione nuova e radicale della guerra in cui viene del tutto a scomparire il margine tra fronte e retrovia, militare e civile, belligerante e non belligerante: in una parola, si tratta di una forma primitiva di terrorismo. Maupin, uno dei ribelli, spiega a Pantera la filosofia che li guida: Sta di fatto che noi portiamo la guerra dove gli eserciti non arrivano. Nei villaggi, nelle fattorie, nelle case, tra i civili codardi. Siamo noi il sale di questa lotta. Ho idea che tutte le guerre future somiglieranno alla nostra (Flag, p. 38). I bushwackers sono quindi il punto di partenza per tracciare una genealogia della violenza di cui il romanzo mostra altri due momenti: nel presente, lattacco di Panama City e nel futuro, Paradice, la terra dellanno 3000, sorta di manicomio planetario in cui gli unici rapporti umani possibili sono allinsegna della brutalita e della sopraffazione.84 A questo disegno rispondono anche alcune scelte narrative e stilistiche che distinguono Black Flag dagli altri romanzi di Evangelisti. Diversamente da altri scrittori contemporanei che si richiamano al genere horror e in particolare al gruppo dei Cannibali Evangelisti dimostra in genere una grande misura nel rappresentare la violenza. Di contro allindulgere quasi morboso sulla violazione del corpo in modi sempre pi originali e raccapriccianti o alla stilizzazione in chiave grottesca, e di chiara derivazione tarantiniana, dellatto di sangue tipici della narrativa cannibale, la scrittura di Evangelisti solitamente caratterizzata da una sorta di pudore davanti al dolore umano: anche in situazioni che si prestano particolarmente allesibizione della sofferenza (ad esempio, le frequenti scene di tortura nei romanzi di Eymerich), lattenzione rimane sempre sul risultato psicologico della violenza sia su chi la subisce che su chi la perpetra. Non cos in Black Flag, che anzi mette il lettore di fronte ad una sequenza di orrori apparentemente senza fine. La rottura con le opere precedenti evidentemente voluta, in quanto la violenza proprio largomento centrale del romanzo, e gli episodi che lo compongono non sono altro che una serie di variazioni sul tema: quasi del tutto sfrondata delle motivazioni ideologiche che in altri romanzi servivano a legittimarla e che qui appaiono invece come labili pretesti, la violenza occupa il centro della narrazione in tutta la sua brutale, distruttiva, immotivata stupidit. A livello formale, loggettivit della narrazione fa da contrappunto alla distaccata rappresentazione della crudelt: raramente la focalizzazione dellazione interna, cio filtrata attraverso un personaggio, e anzi Evangelisti perfeziona qui quello stile conciso e behaviorista appreso, secondo quanto ha affermato in unintervista, dai maestri del noir Manchette e Hammett.85 Venendo a mancare qualsiasi possibilit di identificazione con i personaggi o di giustificazione psicologica delle loro azioni, il lettore si trova costretto a confrontarsi direttamente con latrocit di queste e a subirla senza potervi trovare giustificazioni di ordine morale o politico. Due sono le immagini fondamentali intorno alle quali si costruisce il romanzo. La prima costituita dalla bandiera nera del titolo, le cui implicazioni simboliche sono molteplici. In primo luogo, Black Flag il nome di uno storico gruppo punk di Los Angeles: Evangelisti da

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una parte rende omaggio, come in Metallo urlante, ad uno dei generi musicali che lo ha influenzato, e dallaltra, cosa pi importante, intende evocare la dimensione di rifiuto globale e di crisi ideologica e morale caratteristica del movimento punk e riassunta dal ben noto slogan No future. Ma, in secondo luogo, il vessillo attorno a cui si radunano le truppe dei ribelli un oggetto simbolico profondamente contraddittorio: da una parte, come tutte le bandiere, serve ad identificare la trib, a dividerla dalle altre, a tracciare linee di confine e di differenziazione; dallaltra, appunto una bandiera nera, priva di alcun referente ideologico preciso. Quando Molly, una prostituta di cui Pantera diviene suo malgrado amico, gli chiede per cosa stiano combattendo i bushwackers, il pistolero risponde: Per lo stesso colore della loro bandiera [...] Per la morte fine a se stessa. Non la migliore delle cause ma la pi naturale, non credi? (Flag, p. 55). Assistiamo qui ad un ribaltamento decisivo del rapporto tra ideologia e violenza: non si combatte in nome di ideali, ma piuttosto si costruiscono ideali pi o meno nobili per giustificare lesternazione degli istinti pi brutali e ferini. In questo senso, Black Flag articola narrativamente un rifiuto radicale e totale della guerra reso pi urgente e attuale, allepoca della stesura del romanzo e della sua pubblicazione, dagli interventi militari americani gi eseguiti (Afghanistan) o allepoca soltanto contemplati (Iraq) come risposta allundici settembre. A loro volta, gli scritti di Evangelisti sulla guerra in Iraq pubblicati su Carmilla on line ed altre riviste in quel periodo e raccolti in parte in Sotto gli occhi di tutti possono essere letti come un commento al romanzo: La religione pu interessare i fanatici, le oriane fallaci, i loschi teorici dello scontro tra civilt: tutti coloro che cercano un pretesto per assolvere se stessi dalla smania di uccidere che li agita. Noi crediamo, secondo la vecchia scuola, che le vittime di governi belligeranti abbiano tra loro molte pi cose in comune di quante non ne abbiano con chi li comanda. Che la donna delle scale del World Trade Center somigli al venditore del bazar di Baghdad pi di quanto entrambi non somiglino, rispettivamente, a Bush e a Saddam Hussein. Crediamo che la guerra, sulla base di questa solidariet naturale, vada rifiutata in s, in tutte le sue forme: sia essa democratica [...], oppure umanitaria, oppure preventiva, oppure altro ancora. (Occhi, p. 97) La rappresentazione impassibile delle atrocit della guerra senza quartiere dei bushwackers, ammantate di ideali falsi e ipocriti, impedisce di chiudere gli occhi sulla sofferenza delle vittime di questa e di tutte le guerre. Laltro simbolo chiave del romanzo il lupo. Come si detto, Pantera viene inizialmente assunto per uccidere un licantropo, Koger, salvo poi rendersi conto che la maggior parte dei personaggi che lo circondano i bushwackers come i rangers che lo hanno prima assoldato e poi tradito sono essi stessi degli uomini-lupo. Bellegarrigue, sostenitore di un individualismo radicale, che conduce esperimenti su Koger per liberare definitivamente la natura bestiale dellessere umano, spiega al compagno Hamp Wyatt la sua visione delluomo nuovo: Io e te abbiamo in mente un tipo duomo libero e spietato, senza remore morali per la soddisfazione dei suoi bisogni. Comunque vadano le cose, abbiamo gi forgiato il futuro (Flag, p. 166). Il lupo diventa cos la metafora del moderno capitalismo, predicato sullassoluta abolizione di qualsiasi vincolo sociale, che trova sulla frontiera americana la sua prima piena espressione. Anche Pantera, selvaggio e feroce, raramente turbato da rimorsi e pronto ad uccidere quando necessario senza particolari scrupoli morali, sembrerebbe appartenere alla razza dei lupi, ed per questa ragione che trova facile accoglienza presso i bushwackers. Ma che ci siano delle differenze sostanziali, di cui lo stesso personaggio non si rende conto, diventa presto chiaro quando Pantera, alla domanda di Bellegarrigue se sia preferibile che ciascun individuo possieda la

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propria terra oppure che alcuni siano costretti a coltivare la terra altrui, risponde, con riferimento alla sua adolescenza in Messico: Quando ho combattuto con Juan Nepumoceno Cortina lho fatto per difendere gli ejidos, le terre comunali. Non so altro (Flag, p. 123). Con una certa sorpresa, Pantera stabilisce una riluttante amicizia non solo con Molly ma anche con Koger e con un vecchio indiano, Lupo Bianco, tramite il quale capisce la sua vera natura. Esistono infatti due razze di lupi: i solitari che, corrotti dal ferro e dalloro (la tecnologia e la ricchezza), non riescono pi a riconoscere negli altri lupi dei [loro] simili (Flag, p. 172), e i lupi da branco, ed alla seconda variet che appartiene il messicano. Fuor di metafora, dunque, Black Flag oppone allegoismo e allindividualismo radicale di un capitalismo senza freni, indifferente alla sorte dei deboli, una visione del mondo in cui i forti mettono le proprie capacit al servizio della comunit. Black Flag, per, non offre soluzioni facili o consolatorie. A capo della sua piccola banda di emarginati Pantera, abbandonati i bushwackers, torna a Laredo per uccidere i rangers che lo hanno tradito, soddisfacendo cos quello che ritiene il proprio primordiale diritto alla vendetta (Flag, p. 197), e si salver soltanto grazie allintervento allultimo momento proprio di Cortina e di un drappello di soldati messicani. Per capire meglio questa conclusione interlocutoria, torniamo alla sensibilit punk che orienta il romanzo. In un saggio sul movimento apparso nel 1977 su Il Mulino, Evangelisti tracciava unimportante distinzione tra ribelle e rivoluzionario: Se il rivoluzionario opera su un presente (la consapevolezza) proiettato in un futuro (il disegno), il ribelle (che pu anche essere un rivoluzionario, ma non necessariamente) respira su tempi brevi, ritagliando lutopia nella propria quotidianit fino a cancellare la nozione stessa di utopia. Egli non demolisce, ma corrode lesistente, strappando la progettualit al lungo periodo e trasfigurandola, qui e ora, in azione, in atteggiamento, in modo di essere (Punks, p. 81). In questa fase, Pantera incarna appunto la figura del ribelle, che vive nel presente e, contro qualsiasi progetto utopico o costruttivo, rivendica soltanto la propria, radicale libert. Significativamente, il romanzo non si chiude su Pantera, ma torna a Panama City e a Sheryl Woods. Lultimo gesto della donna, davanti allesercito invasore, quello di raccogliere una pistola e sparare contro i carri armati americani che stanno devastando El Chorillo, perch e questa la sua ultima battuta anche se il nemico ha gi vinto [l]importante che sappiano che ce chi resiste (Flag, p. 217). in questo gesto che troviamo forse lespressione pi forte del tema fondamentale del ciclo del metallo: la resistenza come affermazione della dignit dellindividuo e come rivendicazione di un modo diverso, anche se perdente, di intendere i rapporti umani. E quindi lo slogan punk No future viene ad assumere un significato pi preciso: lopposizione alle ideologie dominanti non si declina al futuro, allinsegna dellutopia, ma avviene qui ed ora, nel gesto forse effimero ma emancipatore di dichiarare, a voce alta, il proprio no. Noi saremo tutto (2004) Accolto dallunanime consenso della critica, Noi saremo tutto parso segnare una nuova direzione nella narrativa di Evangelisti. In realt, come non hanno mancato di osservare alcuni dei lettori pi attenti come Giuseppe Iannozzi e Gabriele Battaglia, il romanzo riprende alcuni dei temi trattati in Antracite, continuando ed approfondendo quella storia dei conflitti sociali e del movimento operaio negli Stati Uniti che costituisce lasse portante del ciclo del metallo. Eliminato per una volta laspetto fantastico, che, come abbiamo visto, gi in Antracite si era ridotto a semplice elemento di contorno necessario pi per giustificare la presenza di Pantera che per effettive esigenze narrative, Evangelisti si muove con perizia e autorevolezza sul terreno del

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noir, privilegiandone quellaspetto di critica sociale sottolineato gi nei saggi sulla paraletteratura, che fa del genere la versione oscura del rassicurante romanzo giallo. A questo proposito Evangelisti ha affermato in una intervista con Battaglia: Il noir deriva dal romanzo poliziesco, per sposta lattenzione dallindagine a un problema che esiste allinterno degli attori, soprattutto di chi commette il crimine. Tant vero che una volta risolto il giallo si tutti felici perch lassassino non esiste pi e il caso risolto; una volta finito un noir, se ben fatto, si inquieti quanto prima, perch stata bloccata una persona, ma non una tendenza.86 Ed infatti proprio la dimensione sociale e politica del fenomeno criminale che interessa lautore e che viene a trovarsi al centro del romanzo. Se non difficile individuare linfluenza, peraltro ammessa dallo stesso Evangelisti, dei maestri del noir Hammett e Manchette soprattutto nella scelta di uno stile distaccato e oggettivo, i modelli pi influenti a livello tematico sono quindi quegli autori che si sono serviti del genere per mettere a nudo il rapporto fra eversione criminale e potere politico, primo fra tutti lo Ellroy di quel monumentale affresco sulla corruzione della societ americana che American Tabloid. Noi saremo tutto racconta la storia di Eddie Florio, personaggio basato su una figura realmente esistita ma, come Eymerich, trasfigurato nellimmaginazione dellautore (come precisa Evangelisti nellampia nota bibliografica che correda il romanzo, Florio, di cui si perdono le tracce dopo la reclusione, fu lunico membro della International Longshoremens Association a venire condannato nel 1953 nellambito dellinchiesta della Commissione Spruille Braden sul rapporto tra sindacati dei portuali e crimine organizzato). Nato a Buenos Aires da una famiglia di emigrati calabresi presto trasferitisi a Seattle, Eddie Lombardo questo il nome di battesimo del protagonista ancora adolescente mette da parte il tradizionale socialismo del padre e dei fratelli, tutti scaricatori al porto della citt americana e tutti coinvolti nel movimento sindacale, per diventare informatore per conto dei padroni. Ha cos inizio in un breve prologo ambientato durante il grande sciopero di Seattle del 1919 lascesa meteorica, seguita da unancor pi rapida caduta, di Florio nellambiente sindacale colluso con il padronato tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, prima a San Francisco e poi a New York, dove diventer anche una figura di spicco di Cosa Nostra (meglio nota allepoca come Anonima Assassini), guidata dal notorio Albert Anastasia. In questo percorso lascer dietro di s una scia di vittime, soprattutto donne, da Anna, la sua prima amante che uccide giovanissimo quando questa si rifiuta di darsi alla prostituzione, alla moglie Mary Rose, di cui provoca la morte quando diventa unostacolo alla sua ascesa, alla amante e seconda moglie Lucy, lintelligente ragazza ebrea di cui con la sua violenza uccide lo spirito prima che il corpo, ad Amanda, la cognata che, dopo la morte del fratello, vende ad un bordello cubano, alla nipote Benedetta, che stupra ancora ragazzina e tiene prigioniera. Di contro allimmagine romantica della criminalit organizzata tipica di tanta cultura popolare americana (pensiamo allesempio paradigmatico de Il padrino sia nella versione romanzesca di Mario Puzo che in quella cinematografica di Francis Ford Coppola), Evangelisti ritrae invece nel personaggio di Eddie il male in tutta la sua mediocre banalit, che proprio ci che lo rende particolarmente pericoloso: infido e amorale, aggressivo e meschino, privo di qualsiasi freno inibitore, Eddie infatti capace di compiere le azioni pi ignobili semplicemente per soddisfare immediatamente i suoi istinti. Ma ci allo stesso tempo fa di lui una figura simbolica della versione pi disinibita del capitalismo occidentale, che vede nellessere umano semplicemente un oggetto da sfruttare per i propri fini. Allinizio della sua relazione con Eddie, Lucy schizza un ritratto accurato della sua personalit: Consideri tutti gli altri tuoi strumenti. come se il mondo esistesse solo per te, unico vivente tra una folla di ombre. Il tuo piacere un diritto assoluto, anzi, lunico diritto esistente [...] Non ti sembra di

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fare del male, in ci. Lunica legge che vale ha un articolo soltanto: a te tutto dovuto(Tutto, p. 42). Siamo di nuovo di fronte ad una personalit schizoide, incapace di stabilire rapporti con gli altri se non in base ai propri interessi e alle proprie necessit. Ma, come sappiamo da Reich, la psicopatologia individuale il prodotto di una patologia sociale, ed in Eddie prendono dunque forma le disfunzioni di un sistema economico incapace di vedere lessere umano come fine invece che come mezzo. Lamoralit di Eddie, insomma, rispecchia quella dellambiente che lo ha formato. Le gesta di Eddie si svolgono sullo sfondo di unAmerica attraversata da fortissime tensioni sociali, che Evangelisti rappresenta ricostruendo, come gi nei romanzi di Pantera, una storia alternativa, vista dal basso, in cui vengono recuperati alla memoria collettiva episodi e figure spesso dimenticati in quanto non conformi allimmagine mitologica che di se stessi sono stati in grado di creare gli Stati Uniti. Sotto gli occhi di Eddie si consuma, come ha scritto giustamente Domenico Gallo, la grande utopia del sindacato rivoluzionario statunitense, con le sue grandi battaglie di civilt e soldariet, attaccato con ogni mezzo dal padronato, dalla criminalit e dallo stato.87 Il romanzo ripercorre cos trentanni di vita politica e sociale, rievocando, sulla base di unimponente lavoro di ricerca documentaria, episodi poco noti come il grande sciopero generale che nel 1934 coinvolse gran parte della Costa Occidentale e che, iniziato in risposta alluccisione di due dimostranti da parte della polizia il 5 luglio (detto appunto Bloody Thursday, cio gioved di sangue) si concluse con la vittoria dei portuali guidati dal sindacalista comunista Harry Bridges, o figure dimenticate come lavvocato newyorkese Vito Marcantonio, che nel 1938 venne eletto al Parlamento per lAmerican Labor Party, partito di ispirazione socialista. C, al fondo delloperazione di Evangelisti, prima di tutto una volont demistificatoria. Osserva lautore: Il rischio quello di cadere nella trappola che il governo USA e i suoi media ci tendono: far credere che la societ statunitense sia priva di tensioni interne, presenti o passate, e che lideologia detta americanismo si sia spalmata su quel paese senza incontrare ostacoli, tanto da dilagare per spontanea efficienza fuori dei confini e proporsi quale valore universale. In Black Flag, in Antracite, in Noi saremo tutto cerco di dimostrare che quella visione idilliaca pura propaganda, e che tutta la storia americana sanguinosa e conflittuale.88 Il romanzo dimostra dunque lesistenza di un lunga e tenace tradizione politica radicale, libertaria piuttosto che ortodossamente marxista, di cui fenomeni come il movimento contro la globalizzazione costituiscono le manifestazioni pi recenti. Come in Antracite, infatti, anche in questo romanzo la storia pu fornire anche una chiave di lettura del presente: cos le pagine sulla inquisizione anti-comunista condotta dal senatore Joseph McCarthy nei primi anni Cinquanta, durante la quale vennero inquisiti o processati in nome della sicurezza nazionale ben tre milioni di americani (quando il partito comunista americano nel momento del suo massimo fulgore contava al massimo 80.000 iscritti), non pu non far pensare al processo di sgretolamento a cui sono sottoposti i diritti civili negli Stati Uniti a seguito di atti legislativi che si vorrebbero studiati per combattere il terrorismo quali il sedicente Patriot Act. La focalizzazione della narrazione attraverso il punto di vista di un personaggio fondamentalmente spregevole, privo sia dellaustera grandezza che del primitivo senso di giustizia che fanno di Eymerich o di Pantera figure con cui il lettore pu, magari a malincuore, identificarsi, ha anche una funzione strategica, in quanto serve a spostare lattenzione e la simpatia del lettore sugli altri protagonisti della storia che, come spiega Evangelisti, non sono individui ma soggetti collettivi. Il lettore non pu identificarsi col personaggio, deve per forza identificarsi con qualcosaltro. Dato che non ci sono altri eroi, si identifica con due cose. Da un

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lato la classe operaia americana con le sue lotte, la sua evoluzione e il suo percorso di sofferenza. Daltro lato un altro soggetto collettivo, le donne, che entrano ed escono dalla vicenda ogni volta che finiscono, e finiscono male, nelle mani di Florio.89 Eddie incapace di comprendere sia i lavoratori che le donne in quanto non pu vederli altro che come oggetti da usare e quindi sostanzialmente da disprezzare, ma proprio qui sta la ragione ultima della sua sconfitti. Ci che alla fine sfugge a Eddie dei comunisti e delle donne la semplice ma efficace filosofia che, come ha scritto Wu Ming 1, si riduce a un solo monito: Se te ne stai da solo, sei un povero stronzo e basta.90 Il potere di Eddie viene definitivamente spezzato quando le sue vittime si coalizzano ed egli si trova ad affrontare non pi delle figure deboli ed indifese, ma delle donne sicure di loro stesse e decise a non lasciarsi mai pi sopraffare. In una scena che riprende, ma con le parti invertite, quella in cui Eddie aveva ucciso la prima moglie, Amanda e Benedetta approfittano di un momento di debolezza delluomo che si era introdotto con la violenza nella loro casa e lo spingono gi dalle scale. Le ultime parole di Amanda a Benedetta, Spingiamolo fuori (Tutto, p. 406), non sono solo un invito allazione, ma esprimono la volont di espellere questa figura parassitica dalla loro vita una volta per tutte. Rimasto solo come un povero stronzo, la schiena spezzata e a malapena capace di articolare poche parole e di muovere una mano, Eddie diventa una figura patetica, un sopravvissuto a se stesso. Non per qui che si conclude il romanzo. Ci che forse pi colpisce in Noi saremo tutto il fatto che si chiuda su una nota di cauto (molto cauto) ottimismo. Lepilogo ci riporta a Seattle nel novembre 1999, dove, nel bel mezzo delle cariche di polizia contro i manifestanti no global convenuti nella citt in occasione della riunione dellOrganizzazione Mondiale per il Commercio, si incontrano casualmente Phil, nipote di Rudy, il figlio di Eddie, e Barbara, nipote di Benedetta, naturalmente ignari del rapporto di parentela che li lega dato che entrambi i loro nonni hanno accuratamente sepolto la memoria del loro antico aguzzino. Nel tentativo di sfuggire alla polizia si nascondono in un androne dove vengono presi a bersaglio dagli sputi di un vecchio alla finestra. Si tratta naturalmente di Eddie, o meglio della sua grottesca ombra, sporco, paralizzato, incapace di provvedere a se stesso, desideroso soltanto di sfogare la sua rabbia impotente. Il contrasto fra i due giovani idealisti e il vecchio relitto non potrebbe essere pi stridente. Forse per la prima volta nella narrativa di Evangelisti i figli non sono costretti a ripercorrere, in maniera quasi compulsiva, gli errori dei padri, e nei due giovani uniti dalla comune passione politica e da uno spontaneo affetto che prelude forse a qualcosa di pi, possibile intravedere una proposta alternativa e vincente alla gretta meschinit di Eddie e dellideologia che rappresenta. Non siamo pi soltanto di fronte al gesto forse nobile ma effimero delleroe perdente, come nella chiusa dei romanzi del ciclo di Pantera, ma piuttosto di fronte alla sconfitta su tutta la linea del personaggio che rappresenta il male, sia cio a livello personale (le sue vittime gli si rivoltano contro e lo mettono in condizioni di non poter pi nuocere) che a livello politico (non la sua primitiva nozione di un capitalismo selvaggio a rappresentare lunica speranza valida per il futuro, ma il progetto utopico dei no global espresso dai suoi discendenti). Ed ecco che diventa chiaro anche il significato simbolico del titolo, tratto da un verso della versione inglese tardo-ottocentesca dellinternazionale che riappare in diversi dei momenti cruciali della narrazione: We have been nought We shall be All. Per Eddie quel we shall be all noi saremo tutto, appunto era semplicemente espressione del diritto dellindividuo ad identificarsi con luniverso e ad individuare nel proprio tornaconto il solo principio regolatore delle proprie azioni. Nella conclusione, invece, Phil e Barbara se ne riappropriano come canto di protesta e di solidariet tra i lavoratori, e anzi, sottolineandone lantichit, riallacciano il loro attivismo alla tradizione del sindacalismo liberatario degli Industrial Workers of the World dellinizio del secolo, di cui lInternazionale

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era uno dei principali canti di battaglia: dai soviet della Seattle del 19 ai no global della Seattle del 99, questo romanzo profondamente politico ma anche profondamente umano ci rappresenta unAmerica non inquadrata nelle scelte delle lites al potere, come lha definita Evangelisti in un bel editoriale sullantiamericanismo,91 che pu avere ancora molto da insegnare a chi cerca di individuare alternative valide alla mercificazione dellessere umano.

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III. SCRITTI DI E SU VALERIO EVANGELISTI OPERE Romanzi Nicolas Eymerich, inquisitore, Milano, Mondadori, 1994. Le catene di Eymerich, Milano, Mondadori, 1995. Il corpo e il sangue di Eymerich, Milano, Mondadori, 1996. Il mistero dellinquisitore Eymerich, Milano, Mondadori, 1996. Cherudek, Milano, Mondadori, 1997. Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, introduzione di Ernesto G. Laura, Milano, Mondadori, 1998 [raccoglie Nicolas Eymerich, inquisitore, Le catene di Eymerich e Il corpo e il sangue di Eymerich] Picatrix, la scala per linferno, Milano, Mondadori, 1998. Metallo urlante, Torino, Einaudi, 1998. Magus. Il Presagio, Milano, Mondadori, 1999. Magus. LInganno, Milano, Mondadori, 1999. Magus. LAbisso, Milano, Mondadori, 1999. Magus. Il romanzo di Nostradamus, Milano, Mondadori, 1999 [raccoglie i tre volumi precedenti]. I sentieri perduti di Eymerich, introduzione di Severino Cesari, Milano, Mondadori, 2000 [raccoglie Il mistero dellinquisitore Eymerich, Cherudek e Picatrix, la scala per linferno]. Il castello di Eymerich, Milano, Mondadori, 2001. Black Flag, Torino, Einaudi, 2002. Mater Terribilis, Milano, Mondadori, 2002. Antracite, Milano, Mondadori, 2003. Noi saremo tutto, Milano, Mondadori, 2004. Volumi curati Tutti i denti del mostro sono perfetti, a cura di Evangelisti e Giuseppe Lippi, Milano, Mondadori, 1998. Fragments dun miroir bris: anthologie de la nouvelle science-fiction italienne, Parigi, Payot & Rivages, 1999. Racconti O Gorica, tu sei maledetta, Isaac Asimovs SF Magazine (edizione italiana), n. 15, 1995; poi in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 446-462. Metallica, in Le catene di Eymerich, Milano, Mondadori, 1995; poi in Metallo urlante, Torino, Einaudi, 1998, pp. 175-232. Il nodo Kappa, in Tutti i denti del mostro sono perfetti, a cura di Evangelisti e Giuseppe Lippi, Milano, Mondadori, 1998, pp. 90-120. Paradi, in Destination 3001, a cura di Robert Silverberg e Jacques Chambon, Parigi, Flammarion, 2000, pp. 25-52. Laurel & Hardy, Terror Detectives, in Dtectives de lImpossible, a cura di Stphane Nicot,

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Parigi, Jai lu, 2002, pp. 423-33; poi con il titolo Crick e Crock, Terror detectives, in Anche i maschi partoriscono, a cura di Federico Batini e Carlo Lucarelli, Civitella in Val di Chiana (AZ), Editrice Zona, 2002, pp. 15-27. Caccia al cinghiale, Il Manifesto, 15 agosto 2002, p. 15. Guerre stellari preventive, Il Manifesto, 17 agosto 2003, p. 12; poi con il titolo Marte distrugger la terra, in Sotto gli occhi di tutti. Ritorno ad Alphaville, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2004, pp. 203-211. Rachid, in 10 storie per la pace, a cura di Alessandro Bertante, Casale Monferrato (AL), Piemme, 2003, pp. 149-154. Saggistica Storia del Partito socialista rivoluzionario 1881-1893, con Emanuela Zucchini, Bologna, Cappelli, 1981. Il galletto rosso. Precariato e conflitto di classe in Emilia Romagna 1880-1890, con Salvatore Sechi, Venezia, Marsilio, 1982. Sinistre eretiche. Dalla banda Bonnot al sandinismo. 1905-1984, Milano, SugarCo, 1985. Gallerie del presente. Punks, snuffs, Contras: tre studi di storia simultanea, Manduria, Lacaita 1988. Gli sbirri alla lanterna. La plebe giacobina bolognese dallanno I allanno V (1792-1797), Bologna, Bold Machine, 1991. Alla periferia di Alphaville. Interventi sulla paraletteratura, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2000. Sotto gli occhi di tutti. Ritorno ad Alphaville, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2004. Il caso Battisti, di Evangelisti, Giuseppe Genna, Wu Ming 1 et al., Citt di Castello (PG), NdA Press, 2004. Fumetti La furia di Eymerich, disegni di Francesco Mattioli, Milano, Mondadori, 2003. I cristalli di Eymerich, sceneggiatura di Ade Capone e Evangelisti, disegni di Arturo Lozzi. Sceneggiati radiofonici La scala per linferno, Radio Rai Due, febbraio-marzo 1999. Il castello di Eymerich, Radio Rai Due, aprile-marzo 2000. La furia di Eymerich, Radio Rai Due, 2001. Altri Tanit, dramma musicale su libretto di Marcello Fois e Evangelisti, musica di Fabrizio Festa, 2000. INTERVISTE Intervista per la rivista spagnola Gigamesh, versione in italiano sul sito internet www.eymerich.com/interviste.htm. Rponse de Valerio Evangelisti aux questions des abonns de la liste de discussion, sul sito internet Mauvais genres, www.mauvaisgenres.com/questions_a_valerio_evangelisti.htm Valerio Evangelisti, intervista con Luca Beatrice, in Stesso sangue. DNA di una generazione, Roma, minimum fax, 1999, pp. 86-95. Profeta di sventura, intervista con Andrea Grillini, Gazzetta di Parma, 2 aprile 1999, p. 13.

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Valerio Evangelisti, intervista con Fabio Zucchella, Pulp, 30, marzo-aprile 2001, pp. 6-10. Evangelisti: Linquisitore sono io, intervista con Alessandro Mezzena Lona, Il piccolo, 4 aprile 2001, p. 27. Libri a met tra fantasy, horror e letteratura popolare, intervista con G. B. [Gianni Bonina?], Stilos, supplemento a La Sicilia, 17 aprile 2001, p. 3. Il maestro del fantagotico, intervista con Emanuele Rebuffini, Il Mattino, 19 aprile 2001, p. 21. Nel castello di Eymerich la fantasia al potere, Musica! Rock e altro, supplemento a La Repubblica, 26 aprile 2001, p. 28. Versione completa sul sito internet www.eymerich.com/interviste.htm Intervista con Roland Ernould, Phnix. La revue de limaginaire n. 57, 2002, pp. 106-110. Elettroshcok Evangelisti, intervista con Roberto Arduini, LUnit, 21 aprile 2002, p. 27. La fantascienza ha vinto e per questo sta male, sul sito internet La Repubblica.it, 26 settembre 2002. Evangelisti e Urania un amore da fantascienza, intervista con Carlo Donati, Il Giorno, 9 ottobre 2002, p. 35. Valerio Evangelisti. Linquisitore tra noi, intervista con Michele Corleone e Patrizia Viglino, Alias, supplemento a Il Manifesto, 4 gennaio 2003, p. 19. Linquisitore colpisce sulle strisce, intervista con Nevio Galeati, Il Resto del Carlino, 17 giugno 2003, p. 5. E dietro la penna... Valerio Evangelisti, intervista con Paola di Giampaolo, sul sito internet Alice.it 27 giugno 2003, www.caffeletterario.it/interviste/cafeint.htm Cera una volta il West, intervista con Tonino Bucci, Liberazione, 18 novembre 2003, p. 16. Storie nascoste, intervista di Evangelisti e Gianfranco Manfredi con Gabriele Battaglia, Virgilio.it, dicembre 2004, sapere.virgilio.it/extra/064/intervista.html Il bacio del Pantera, intervista con Mauro Gervasini, Nocturno Dossier 22, 2004, pp. 22-24. Fantaterrorismo in noir, intervista con Francesco Mannoni, Il Secolo dItalia, 16 marzo 2004, p. 17. Vi racconto lAmerica delle lotte sociali, intervista con Domenico Gallo, Liberazione, 17 novembre 2004. Lo scarafaggio che fece lAmerica. Valerio Evangelisti sempre pi nero, intervista con Gabriele Battaglia, Virgilio.it, dicembre 2004, sapere.virgilio.it/interviste/valerioevangelisti.html Intervista con Giuseppe Iannozzi, Intercom Science Fiction Station, 31 marzo 2005, www.intercom-sf.com/index.php CRITICA Saggi e interventi critici As Chianese, Lanima dellinquisitore. Lopera di Valerio Evangelisti, Trento, UNI Service, 2004. Roland Ernould, a cura di, Dossier Valerio Evangelisti, Phnix. La revue de limaginaire n. 57, 2002, pp. 36-159. Bruno Falcetto, Romanzo fantascientifico: fantadetection e cyberpunk, in Tirature 2000. Romanzi di ogni genere. Dieci modelli a confronto, Milano, Il Saggiatore, 2000, pp. 61-67. Ernesto G. Laura, Linquietante universo di Nicolas Eymerich, Delitti di carta n. 2, 1998, pp. 109-111,

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Delphine Lespinasse, De lhybridit temporelle en littrature fantastique, Cahiers du G.E.R.F. v. 7, 2000, pp. 105-113. Giuseppe Lippi, Valerio, Evangelista meus, in appendice a Robert Doherty, Area 51. Minaccia dal cosmo, Milano, Mondadori, 1999 (Urania n. 1364, 20 giugno 1999). Tiziano Scarpa, Evangelisti, in Cos questo fracasso? Alfabeto e intemperanze, Torino, Einaudi, 2000, pp. 25-27. Recensioni Il corpo e il sangue di Eymerich Filippo La Porta, Eymerich, inquisitore della realt impura, recensione alla ri-edizione del 2004, Avvenimenti, 28 gennaio 2005. Magus Cesare Medail, Nostradamus il profeta oscuro, Corriere della Sera, 27 marzo 1999, p. 35. Franco Cardini, Nostradamus. Le oscure profezie del Magus, Il Giornale, 2 aprile 1999, p. 29. Santa Di Salvo, Nostradamus, loscuro profeta, Il Mattino, 13 aprile 1999, p. 14. Valerio Massimo Manfredi, Veggente, anzi impostore, Panorama, 15 aprile 1999, p. 198. Lorenzo Lasagna, Quanderavamo posteri, Gazzetta di Parma, 8 giugno 1999, p. 20. Vittorio Catani, Nostradamus i tomenti di un magus, La Gazzetta del Mezzogiorno, 10 agosto 1999, p. 16. Il castello di Eymerich Piero Zanoni, Il castello delle battaglie soprannaturali, La Provincia di Cremona, 8 maggio 2001, p. 45. Tonino Bucci, Il Medioevo del 900, Liberazione, 16 maggio 2001, p. 24. Alessandra C, Il castello di Eymerich trasuda lussuria e malefici, ttL, supplemento a La Stampa, 19 maggio 2001, p. 4. Black Flag Loredana Lipperini, Un western no-global, La Repubblica, 7 aprile 2002, pp. 34-35. Cesare Medail, Libera il lupo che in te. Parola di Evangelisti, Il Corriere della Sera, 14 aprile 2002, p. 33. Dario Voltolini, Lurlo punk annuncia la nostra Apocalisse, ttL, supplemento a La Stampa, 18 maggio 2002, p. 5. Mater Terribilis Enzo Varrengia, Da Giovanna dArco al terribile 2068, La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 ottobre 2002, p. 17. Elissa Piccinini, Tracce verso linferno, Gazzetta di Parma, 30 ottobre 2002, p. 5. Mauro Trotta, Un virus ordito nel tempo, Il Manifesto, 7 novembre 2002, p. 15. Fabrizio Ottaviani, Eymerich, saga di un inquisitore, Il Giornale, 17 novembre 2002, p. 26. Tonino Bucci, Mater Terribilis, Liberazione, 27 novembre 2002, p. 21. Domenico Gallo, recensione in Pulp, ottobre-novembre 2002, p. 28. Silverio Novelli, Eymerich e Giovanna dArco, Lindice, aprile 2003, p. 7. La furia di Eymerich Alessandro Besselva Averame, recensione in Il mucchio selvaggio, n. 540, 1 luglio 2003, p.

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46. Roberto Arduini, Eymerich, anche linquisitore ha un cuore, LUnit 6 luglio 2003, p. 26. Antracite Alessandro Besselva Averame, recensione in Il mucchio selvaggio, n. 552, 28 ottobre 2003, p. 29. Alessandro Zaccuri, Non possiamo non dirci ottocenteschi, Avvenire, 5 novembre 2003, p. 25. Nino G. DAttis, recensione in Blackmailmag, novembre 2003, www.blackmailmag.com/valerio_evangelisti_antracite.htm Mauro Trotta, La lotta di classe di un pistolero solitario, Il Manifesto, 25 novembre 2003, p. 12. Wu Ming 4, Una Pantera nera per il West, recensione a Antracite, LUnit, 10 dicembre 2003, p. 24. Sotto gli occhi di tutti Mauro Trotta, Eymerich in missione di pace, Il Manifesto, 5 giugno 2004, p. 14. Carla Benedetti, Scrittori in gabbia, LEspresso, 15 luglio 2004, p. 108. Noi saremo tutto Wu Ming 1, Quando i soviet presero Seattle, LUnit, 5 novembre 2004. Gianni Bonina, LAmerican Dream della Combination, Stilos, supplemento a La Sicilia, 9 novembre 2004. Antonella Fiori, Fronte del porto modello Seattle, LEspresso, 11 novembre 2004, p. 151. Mauro Trotta, Seattle, nuovo fronte del porto, Il Manifesto, 23 novembre 2004, p. 15. Nino G. DAttis, recensione in Blackmailmag, novembre 2004, www.blackmailmag.com/valerio_evangelisti_noi_saremo_tutto.htm Sergio Pent, C un gangster dlite, ttL, supplemento a La Stampa, 27 novembre 2004, p. 4. Domenico Gallo, recensione in Pulp n. 52, novembre-dicembre 2004. Stefano Bucci, Il romanzo del mafioso senzanima, Il Corriere della Sera, 19 dicembre 2004, p. 25. Felice Piemontese, La faccia violenta dellAmerica, Il Mattino, 24 febbraio 2005.

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IV. CONVERSAZIONE CON VALERIO EVANGELISTI Come hai iniziato a scrivere narrativa, e come nata lidea della struttura temporale molto complessa che una delle caratteristiche pi originali dei tuoi romanzi? Io cominciai a scrivere narrativa per puro divertimento. Lo facevo fin da quando ero piccolissimo; fino addiritura dalle elementari scrivevo raccontini. Da adulto, diciamo cos, continuai a farlo, senza pretese di pubblicazione. Il mio problema era questo: forse per una mia particolare conformazione mentale, tentavo di scrivere un racconto, ma le cose si ampliavano al di l della mia volont. Ancora oggi mi difficile scrivere un racconto. Vedo a ogni passo delle possibili svolte, delle possibili complicazioni. Del resto, all=inizio intendevo scrivere essenzialmente racconti horror, ambientati nel medioevo, ma il mio interesse per la contemporaneit era tale che alla fine trovavo dei nessi fra quanto stavo scrivendo e cose contemporanee. Ti dico in anteprima mondiale che il mio primo romanzo, Le catene di Eymerich, nacque come racconto di poche pagine chiamato AIl pozzo dell=inquisitore@. Di continuo mi venivano nuove sollecitazioni, finch alla fine decisi di farne un romanzo. Come mai hai scelto proprio una ambientazione medievale? Fra l=altro il medioevo non neanche l=epoca di cui ti sei interessato come storico. No. Devo dire che il medioevo non l=avevo neanche affrontato all=universit; stata una ricerca successiva. Il fatto che intendevo scrivere un racconto horror ed intendevo metterci un personaggio tipico non tanto della letteratura quanto del cinema horror, e ripiegai sull=inquisitore che era il meno inflazionato, rispetto a vampiri, lupi mannari ecc. L poi prevalse la mia vocazione di storico realistico, per cui trovato un inquisitore doveva essere esistito realmente, doveva stare nella sua epoca e comportarsi di conseguenza. Per allo stesso tempo ero interessato ad andare anche oltre, da cui la nascita dei piani temporali, e lo svolgersi della vicenda anche nella modernit. Sempre parlando delle origini dello scrittore, quali sono gli autori che ti hanno influenzato, non soltanto nell=ambito della letteratura di genere, ma anche di letteratura senza etichette? (ad esempio, in Noi saremo tutto, io vedo anche l=influenza della tradizione del realismo americano di Theodore Dreiser, Sinclair Lewis, e cos via, oltre a quella della narrativa noir). A dire la verit, trovare un=influenza che prevalga sulle altre molto difficile nel mio caso. Io ho avuto la fortuna fino a una certa et di leggere un po= di tutto e di assimilare un po= di tutto. Come stile di scrittura devo dire che a insegnarmi l=uso delle virgole e della grammatica non stata tanto la scuola quanto Umberto Eco. Ben prima del Nome della rosa, io lo leggevo come saggista, e rimanevo meravigliato dalla chiarezza con cui sapeva scrivere. Allora mi misi a studiare come scriveva Umberto Eco, come metteva le virgole, come organizzava il discorso, la sintassi, ecc. Il mio modo di scrivere, che giudicato a volte privo di stile perch in realt non ha molte infiorettature, per cos dire, nasce da Eco. curioso che poi fui influenzato da un altro autore. Questo pare assurdo da dire, ma si tratta di Ernesto Buonaiuti, un sacerdote che fond il movimento modernista. Mi capit un suo libro, ed era scritto con una perfezione che io giudico insuperata. Come immaginario, le fonti sono altre: tutta la fantascienza che lessi da ragazzo; la

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scoperta di Lovecraft, l=abbandono quando fu presentato in Italia come una bandiera dell=estrema destra, come successo a Tolkien, e dopo il suo recupero; la passione per quasi tutti i generi narrativi ma anche per la letteratura generale. Io ho amato molto gli scrittori russi e francesi dell=Ottocento: Zola, Flaubert, Maupassant, Dostoevskij, Tolstoj. chiaro che poi si potrebbe analizzare una pagina della mia prosa e scoprire riferimenti a questo o quello: il mio linguaggio si costruito cos, un modo di narrare che poi ha preso anche le distanze dai modelli. un assieme di generi, e questo credo che mi abbia poi portato a scrivere in una lingua in qualche modo internazionale, che facile da tradurre. Non qualcosa di intenzionale, proprio dovuto al fatto che le mie fonti erano disparate e quanto pi internazionali possibili. A proposito di traduzioni, il tuo caso anche abbastanza insolito nel panorama del romanzo di genere italiano, che raramente capace di andare oltre le nostre frontiere. Tu invece hai avuto fortuna in Francia, in Germania, e in vari altri paesi. La coscienza di avere un pubblico internazionale ha influito sul modo in cui scrivi? S, ha influito perch in realt io fin da ragazzo ho passato lunghi periodi all=estero e dunque non mi sono mai identificato troppo in un unico paese. Oggi quello che dico scontato, ma una volta si viaggiava di meno. Io sono nato nel 1952, e ho cominciato a passare lunghi periodi all=estero, soprattutto in Francia, quando avevo dodici anni. Poi sono andato avanti di questo passo senza essere un gran viaggiatore, ma piuttosto un viaggiatore stanziale, cio uno che andava in un posto e ci si fermava, si amalgamava allo stile di vita locale: a Londra frequentavo il pub esattamente come gli inglesi, in Francia facevo la vita dei francesi, eccetera. Tutto questo ha fatto s che senta poco le radici. chiaro, la mia nazionalit quella che , ma non mai stata qualcosa di condizionante. Anche nello scrivere e nel leggere, non ho mai avuto problemi di frontiere. Credo che questo mi abbia favorito, anche se chi cerca una specificit locale quale garanzia di buona letteratura in me non la trover mai. Io apprezzo lo scrittore che sa descrivere la sua provincia, il suo quartiere, purch le idee che esprime siano universali. Il successo del ciclo di Eymerich ha fatto di te una sorta di caposcuola della nuova fantascienza italiana. Prima di tutto, volevo chiederti qual il tuo rapporto con il genere fantascientifico, in quanto come hai ripetuto in varie occasioni e come facilmente comprovabile leggendo i romanzi, l=etichetta di fantascienza va un po= stretta per la tua narrativa. La seconda domanda se effettivamente esista una fantascienza italiana e se, pi in generale, abbia senso parlare di un genere in termini nazionali. Lo si fatto per il giallo, ma mi chiedo se questo discorso sia valido per la fantascienza. Per quanto riguarda me personalmente, la fantascienza stata in qualche modo il mio cavallo di Troia per entrare nel campo della narrativa di genere, senza peraltro aderire perfettamente alle convenzioni di quel genere specifico, ma tentando una operazione diversa: qualcosa che avesse una linea di fondo fantascientifica, ma che innestasse molti altri filoni per creare come una sorta di nuova letteratura popolare, una specie di feuilleton moderno, con pretese a volte anche intellettualistiche. Questo con tutto il rispetto per il genere che mi ha veicolato. Per quanto riguarda la fantascienza italiana, s, esiste, ma non ha mai avuto una veste unica, e neanche ben formata. Praticamente fin dall=inizio stata in parte emarginata, ma si anche auto-emarginata. difficile citare molti nomi di autori di primo piano: ne esistono, ma pi che altro parlano a coloro che frequentano il loro stesso genere. diventato quasi un leggersi l=un l=altro. Esistono delle eccezioni che, specie in anni recenti, non hanno etichetta fantascientifica pur essendo

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fantascienza in qualche modo. Autori come Wu Ming 5 praticano il genere fantascientifico senza farne una bandiera, ma esistono quelli che rimangono fedeli al loro campo, e alle limitazioni di questo campo circoscritto. Se nel genere giallo e noir di autori veramente capaci di scrivere ce ne sono molti, nella fantascienza non cos perch pi tipico dello scrittore di fantascienza che di quello di giallo e noir leggere solo fantascienza. Questo fa s che poi risultino doti stilistiche molto limitate. Ci non toglie che esistano eccellenti autori come Luca Masali, Vittorio Curtoni, Vittorio Catani, che per non bastano da soli a indicare la vivacit di un filone. Invece non solo negli Stati Uniti o in Inghilterra, ma anche in Francia, esistono autori capaci di dire Aesiste una fantascienza nazionale@, e di dimostrarlo con la loro stessa presenza. In Italia no, secondo me. Mentre parlavi degli autori che hanno come uno dei punti di riferimento la fantascienza ma vanno poi oltre, mi venuto in mente che effettivamente gli scrittori di fantascienza che hanno avuto pi successo sono proprio quelli che hanno operato una commistione di generi: il tuo caso, ma anche quello di Masali, di Nicoletta Vallorani, dello stesso gruppo Luther Blisseth/Wu Ming. Infatti, i migliori autori italiani di fantascienza sono quelli che non si dicono di fantascienza. Nel mio caso, sar una caratterizzazione che mi porter dietro comunque ancora a lungo, anche perch in qualche modo ho cercato di intervenire nel campo, non mi sono limitato a scrivere. Con successo molto relativo: le operazioni che ho tentato io, tipo la rivista Carmilla o alcune antologie che chiamavano sul terreno della fantascienza autori non specializzati, come Tutti i denti del mostro sono perfetti, sono state viste molto male nell=ambito fantascientifico in senso stretto, composto essenzialemente da fan, che tra l=altro non si sono moltiplicati, per cui noi abbiamo oggi vecchi fan di fantascienza, e convention che non hanno nemmeno l=aspetto simpaticamente carnevalesco che hanno quelle americane. Un romanzo come Noi saremo tutto in che modo ha influito sulla tua immagine, non solo per quanto riguarda i tuoi lettori abituali, ma da un punto di vista pi ampio di pubblico? Il romanzo ha avuto fin dall=inizio una vita a s. Alcuni dei lettori tradizionali di fantascienza non credo che l=abbiano neanche letto o che siano interessati a leggerlo. D=altra parte, il numero di recensioni che ha avuto molto superiore a quelle che di solito ricevevo quando mi muovevo solo nell=ambito del fantastico. Devo dire che la critica differente, di un altro campo, e anche i lettori sono differenti. Per quanto riguarda i miei lettori pi affezionati, alcuni hanno manifestato sconcerto, altri grande entusiasmo, con la domanda finale: AMa quand= che torna Eymerich?@ Credo comunque che la generalit dei lettori abbia accettato questa svolta. Poi, va tenuto presente che io non ho una presenza o una visibilit molto alta: non appaio in televisione, scrivo molto, ma al di l della parola scritta non cos facile identificarmi. Questo fa s che il destino del romanzo sia un po= sganciato dalla mia persona. I romanzi di Eymerich vengono chiamati appunto cos, come se li avesse scritti lui. Noi saremo tutto un romanzo di Evangelisti. Questo fa s che abbia, come volevo, una vita diversa rispetto ai miei romanzi precedenti. Non si creer mai un fervore intorno a Noi saremo tutto. Diventer s romanzo in qualche modo di culto, o rimarr nella memoria, ma non provocher un diluvio di gadget. Tornando al romanzo di genere, che un argomento su cui tu hai scritto anche come critico, volevo chiederti qual la tua opinione sulla sua situazione in senso lato. Stavo pensando a una

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intervista rilasciata qualche anno fa da Loriano Macchiavelli in cui diceva che in un certo senso il grande successo del poliziesco italiano paradossalmente ha costituito una sorta di sconfitta, in quanto nel momento in cui diventa un genere di successo quella carica provocatoria, critica, sovversiva che aveva quando era un genere marginale si viene a perdere. Quello che dice Macchiavelli sostanzialmente vero, secondo me. Basta vedere la differenza tra i romanzi che scriveva lui, che non erano tanto noir ma gialli, e tuttavia non erano di quelli che tendono alla consolazione del lettore. Erano piuttosto aspri, problematici. Invece abbiamo avuto un genere noir, peraltro con eccellenti autori, in cui l=eroe sostanzialmente il poliziotto che riporta giustizia e ordine. Nel noir francese in particolare, ma anche in quello americano, il poliziotto non riporta lordine, o lo fa solo in apparenza, perch un ordine artefatto. vero che il romanzo di genere italiano, persa la fama di marginale e maledetto, ha teso allomologazione e a una convivenza con il sistema. Troviamo alcuni degli autori pi brillanti in quel campo che oggi producono telefilm su squadre di polizia o gruppi di carabinieri, eccetera, ci che non era nella premessa. E poi la stagione italiana del giallo o del noir polemico stata brevissima. Alla fine il modello che ha prevalso quello simenoniano, di tante imitazioni di Maigret: poliziotti molto portati alla buona cucina, con problemi familiari. chiaro che il genere da questo punto di vista in crisi, ma detto questo, penso anche che il genere debba essere perennemente in crisi perch in realt una risposta falsa a un problema vero. Il problema vero avere una narrativa adeguata ai tempi. Che sia le narrativa di genere una risposta falsa o provvisoria o inadeguata. La narrativa di genere dovrebbe essere in qualche modo una palestra in cui ci esercita a scrivere di tutto, e ad affrontare anche altri temi letterari. I migliori scrittori l=hanno fatto Marcello Fois, per esempio, o Massimo Carlotto. Non deve essere programmatico questo sfociare nella letteratura alta. Si tratta per di usare la provocazione che il genere consente per sfondare le barriere stesse del genere e diventare altro, diventare indefinibili. Chi l=ha fatto programmaticamente in Italia stato per esempio Giuseppe Genna con i suoi falsi noir, che sono altro, addirittura sono discorsi filosofici. stato Massimo Carlotto: chi pu definire simili al giallo i suoi romanzi? Sono descrizioni di un tempo e di un paese. Gli ultimi romanzi di Carlotto non saprei se definirli noir, a parte il pessimismo di fondo. Sono romanzi. Questa l=operazione da fare. Non credo che possa essere fatta al di fuori del genere, ma se resta confinata dentro al genere diventa inefficace, perch allora torneremo poi nelle edicole delle stazioni tutti quanti. Magari sar meglio, per non avremo trasformato n operato alcuna azione incisiva sulla letteratura e sulla societ. Direi che il noir una categoria che funziona proprio perch fra le categorie di genere quella meno limitante, nel senso che non richiede delle formule ma delle atmosfere, delle situazioni. Noi saremo tutto pu essere noir perch mette in gioco una societ corrotta, dei personaggi violenti in una societ violenta, e cos via. S, hai detto benissimo. Il noir in effetti ha conquistato la supremazia nella narrativa di genere perch quello meno soggetto a regole. quello che pi facilmente diventava letteratura generale. Non credo in un avvenire del poliziesco classico, del giallo tradizionale con delitto, investigazione e scoperta del colpevole. Quello non trasformer mai nulla. Per, dopo il noir, chi aveva ed ha pi carte la fantascienza e il genere fantastico, perch noi vediamo che ricorsi al fantastico ne hanno fatti tutti i grandi autori, e oggi ad esempio nel mondo anglosassone la distinzione tra genere fantastico e letteratura sottile. Pynchon fa del fantastico; Ballard o Vonnegut sono difficili da definire; De Lillo ancor pi indefinibile. Sono scrittori al margine che stanno creando o hanno gi creato una letteratura valida forse non per sempre, ma per tutta

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una prossima fase. Bisognerebbe che anche in Italia si fosse consapevoli della situazione, se ne discutesse, eccetera. Non a caso il padre di tutti i giallisti, Loriano Macchiavelli, sta tentando gi da tempo di convocare come degli Stati Generali degli scrittori di genere, per confrontarsi e arrivare a questo grado di maturazione che consenta non una linea comune, ma di avere il polso della situazione. Normalmente gli scrittori sono in guerra l=uno con l=altro perch sostanzialmente si invidiano tutti fra loro. Questo meno vero nella letteratura di genere, dove si parte tutti da sfigati, e ci si odia molto meno. Sta di fatto che mentre la narrativa alta ha i suoi momenti di incontro ma non sono sistematici, io mi sono trovato ad esempio, alla vigilia della creazione dell=Unione Europea, a un mega-convegno di fantascienza in Francia dove erano riuniti gli scrittori di tutta Europa o quasi, e si pensava come affrontare la nuova realt da scrittori di fantascienza. Dunque non siamo gli ultimi imbecilli. Quando l=ho raccontato a scrittori vari, senza caratterizzazioni, sono rimasti colpiti perch nel loro ambito non si pensava a cose cos, a parte club elitari come il Pen Club o simili. Per uno scrittore di genere queste cose sono pi facili, per bisogna che rifletta su se stesso, che sappia che ha in mano delle armi formidabili, perch nasce come scrittore popolare e dunque con gi un pubblico attento, per non dire della libert che concede l=editore. Tu sei uno scrittore che fin dall=inizio ha stabilito un rapporto diretto, molto intenso, con i tuoi lettori, tramite internet, iniziative come Carmilla, e cos via. Cosa ti d questo rapporto, che magari manca a scrittori che scrivono per un pubblico pi generalizzato? Mi d la percezione del fatto che pur lavorando in solitudine, la mia solitudine non mai completa, nel senso che ho accanto a me delle persone che seguono il mio lavoro, che hanno anche dei diritti nei miei confronti. Io li uso come fa quasi ogni scrittore di genere: lo scrittore di genere attento a chi lo legge, non vanta un nobile isolamento nella torre d=avorio. sensibile alle reazioni del pubblico. Poi, se intelligente, non si lascer condizionare da queste reazioni, per neanche le trascurer. Terr presenti determinate cose. Io mi sono accorto ad esempio che dopo il romanzo Picatrix si pass da una maggioranza decisamente maschile di lettori a una situazione di parit, se non di prevalenza di lettori donne. C=era un motivo. Io me ne accorsi perch scrivevo a loro e chiesi cosa avessero trovato di diverso in questo romanzo rispetto agli altri, e cosa volessero vedere sviluppato. Non perch io sia una macchina a gettone che poi d ci che gli viene ordinato, ma perch prendo dai lettori spunti di riflessione. Io magari non mi ero accorto che Picatrix costituisse una svolta. Non scrivo per i lettori che conosco, ma neppure scrivo per me stesso. Loro sono un campione statistico, diciamo cos. Come chiunque in qualche modo produca una mercanzia, qualcosa che, sia pure la pi nobile delle cose, comunque va venduto, tento un=analisi di mercato. Poi esistono casi diversi. Czanne faceva le sue tele poi le buttava dalla finestra, ma se non si Czanne, sono veramente rari i casi dello scrittore che non ha interessi economici. Magari emarginato ed risentito per questo fatto. Ma sono veramente pochi quelli che prescindono dal mercato, e non hanno neanche un vago impulso a una divulgazione ampia delle loro opere. Quindi lo scrittore di genere quello che ammette sinceramente di guardare al mercato. Per andare un attimo a monte del tuo lavoro di scrittore di genere, vorrei parlare un po= della tua ricerca di storico. Quali sono le tematiche di cui ti sei occupato, e quali possono essere le continuit tra la ricerca storica e la narrativa? La tematica di cui mi sono occupato stata principalmente la storia del movimento operaio e

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contadino, per rivedendola in una prospettiva che non somigliava affatto ai canoni prevalenti in questo ambito, specialmente al canone marxista ortodosso. Quasi tutte le mie ricerche sono state incentrate su fenomeni di ribellione, e su come questi poi venissero repressi o normalizzati, trovando pi affascinante la ribellione che la progettualit. Ho cercato di legare questo tipo di considerazioni a momenti storici diversi, come la storia delle lotte dei braccianti nelle campagne emiliane e italiane in genere, con una visione niente affatto edulcorata di quello che vi avveniva. Ho avuto delle contestazioni molto forti da parte di storici che oltre a occuparsi del movimento operaio, ne erano militanti. Giuliano Procacci mi disse che i miei contadini e operai somigliavano a dei delinquenti, e lo disse in tono scandalizzatissimo. Io risposi che saranno sembrati delinquenti, ma erano cos. Va piuttosto colto quelle che erano le origini della loro ribellione, che non sempre erano motivi materiali. Davo altrettanta importanza al fatto che le donne dei braccianti fumassero e quelle dei contadini no: questo era gi significativo di un atteggiamento. In genere, sono andato alla ricerca di momenti di ribellione. Poi nella mia narrativa ho portato una parte di questo: l=aspetto che ho pi conservato la posizione scarsamente ideologica. Non molto facile inquadrare le mie idee. In Francia sono stato sulle prime molto avversato come scrittore perch credevano che fossi un fascista. Sembra essere un destino degli scrittori del fantastico, visto che in Italia accaduto anche a Lovecraft e Tolkien. Esatto. In Italia per molto tempo Il Manifesto rifiut di recensirmi o di parlare di me (adesso ci scrivo anche!) perch mi riteneva scrittore di destra, o per le tematiche, o perch il protagonista era un inquisitore visto in modo positivo, ma anche per altre ragioni secondarie legate a un traduttore francese oggetto di polemiche, che era stato accusato di essere revisionista, ecc. Comunque, una critica che non riguardava me. Anzi, il revisionismo uno degli oggetti pi frequenti della tua critica, sia nella narrativa che nella saggistica, a cominciare dalla introduzione all=edizione di Sala-Molins al Directorium di Eymerich su una certa recente storiografia dell=Inquisizione. Infatti, ho sempre combattuto queste idee. Comunque, nella mia narrativa mi sono portato dietro un interesse per le rivolte irregolari, per le Asinistre eretiche@. L=altra scuola di pensiero influente la psicoanalisi. Volevo chiederti qualcosa sul tuo incontro con la psicoanalisi, e quali sono le correnti pi consone al tuo pensiero. Credo che forse andremo ancora nella direzione degli eretici. In una certa misura s. L=incontro fu del tutto casuale. Non mi ero mai interessato all=argomento, finch alla fine degli anni Ottanta, in un epoca in cui per campare facevo anche il ghost writer, cio scrivevo libri, o, pi che altro, aggiustavo la forma di libri altrui, venni contattato da uno psichiatra e psicoterapeuta di primissimo piano, allievo dei massimi psicologi europei, da Erich Fromm a Victor Frankl, per sistemare un manuale che aveva scritto. Questo sistemare divenne qualcosa di pi, nel senso che partecipai in qualche modo anch=io alla stesura, e fui affascinato dalla descrizione che ricorreva dei caratteri umani. In particolare, io riconobbi in me stesso la tipologia schizoide che vi era descritta, e schizoide pi puro di me sicuramente Eymerich. Per quanto riguarda le correnti che riscuotono le mie simpatie, io non credo che sia giusto fare rigide distinzioni fra una corrente e l=altra. Sotto certi aspetti, gli insegnamenti di

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Wilhelm Reich sono stati importanti per esempio, la definizione di malattia psicosomatica, che ha creato lui, insieme a un freudiano di nome Groddek, o la visione del disturbo psichico nell=ambito del contesto sociale. Questo non mi impedisce di stimare cose che scrivevano Freud o Jung, grande nemico di Reich, che lo considerava nazista, cosa che non era assolutamente. Jung ha condotto delle esplorazioni sulla parte pi recondita del pensiero umano che, al di l del valore scientifico, che altissimo, hanno anche un altissimo valore culturale. Io non credo che Jung abbia mai realmente guarito nessuno, ma ha scritto dei libri che sono di una portata enorme. A me interessa praticamente tutto questo ambito di pensiero. Se rinascessi forse vorrei fare lo psicoterapeuta, ma bisognerebbe che non fossi schizoide, altrimenti il transfert sarebbe troppo forte. Quello, diciamo, stato un po= il sale della mia scrittura, perch i primi esempi di cose scritte da me che non avevano questo elemento presentavano anche caratteri molto deboli. Oggi ritengo che le psicologie dei personaggi, o almeno di quelli principali, siano piuttosto ben scritte perch vengono da questo background. Una cosa che mi ha incuriosito l=incontro fra da una parte il pensiero marxista, per quanto eterodosso, ma comunque materialista, e dall=altra la psicoanalisi, e mi domandavo se ti ha interessato o influenzato questa stessa intersezione nel pensiero post-strutturalista francese penso ad autori come Althusser, o come Deleuze e Guattari in Anti-Edipo. Sono cose che hai seguito o stato un percorso personale? Li ho seguiti. Non sono all=origine di tutto questo, ma erano un po= gli idoli del >77 italiano, diciamo cos. Io sono arrivato a loro per un altro percorso, partendo da Marcuse, da Reich, dalla Scuola di Francoforte, e dal Situazionismo francese, che poi stata un po= la matrice di tutto questo movimento le eresie che tentavano di fondare una sinistra su basi diverse da quella di stampo leninista. Tutto questo mi ha influenzato molto, per in me difficile trovare poi un=impronta superiore a tutte le altre. Io sono, come disse una volta Gassman, del tutto incapace di scavare una buca di cento metri, per sono capace di scavare cento buche di un metro. Io sono un gran lettore di tutto: che sia esperto di qualcosa poi da vedere. S, c= un paio di campi, per sono molto limitati. Pi che altro salto da un argomento all=altro secondo il mio interesse del momento. Per i romanzieri, direi che la curiosit sia una delle doti fondamentali. Io vedo tanti aspiranti scrittori che credono di avere tutte le armi in mano, e che mi dicono: io non accendo la televisione da dieci anni, quasi vantandosene: no, tu devi guardare la televisione come devi leggere Althusser. Non deve mancare una certa agilit nelle letture, negli interessi. Sanguineti ha recentemente detto in una intervista apparsa sul Corriere della Sera che come Gramsci si occupava della narrativa popolare del suo tempo, cos oggi un intellettuale marxista dovrebbe occuparsi delle Lecciso, non per descrivere il fenomeno ma per capire come si produca. Secondo me, ogni scrittore dovrebbe fare cos. Parliamo un po= di Eymerich, che reclama la nostra attenzione. Abbiamo gi detto qualcosa delle sue origini, ma soprattutto vorrei chiederti perch hai scelto un personaggio che dopo tutto profondamente spiacevole, e, anche se in evoluzione, non comunque una figura positiva. Eymerich non una figura positiva: una figura negativa affascinante. In realt, alla gente piace molto (piace gi di meno Pantera, che pi buono). Come nato noto a tutti i miei lettori: volevo scrivere un horror, mi serviva un inquisitore, il nome Eymerich mi colp positivamente perch era molto strano e tagliente. Sulle prime pensavo a una figura abbastanza generica, ma in realt nello stesso periodo stavo occupandomi del carattere schizoide, e decisi di farne un

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carattere schizoide modellato su me stesso nelle mie parti peggiori. Mi accorsi facilmente che descrivendo il peggio di me stesso io provavo una gran soddisfazione, e stavo proprio meglio. Trovai il modo di calarmi nei panni di questo personaggio e divertirmi infinitamente alle sue frasi perfide, alle sue battute taglienti, ai suoi comportamenti, per cercai poi anche di dargli un=altra dimensione, vale a dire di farne un simbolo del totalitarismo, il totalitarismo quasi allo stato puro il che significa che non perverso. che vorrebbe rendere tutta la societ pura, costringerla con la violenza a essere perfetta, metterla dentro i suoi schemi. Se i rivoluzionari hanno sempre teso a costruire delle societ perfette finendo per ammazzare un sacco di gente, la categoria apparentata ma diversa dei ribelli stata sempre costituita da impuri, in qualche modo, da gente che aveva una dimensione umana e una percezione dell=impossibilit di costringere l=essere umano entro gabbie troppo strette, che soffocassero in qualche modo la sua animalit naturale. Tutto questo ho tentato di trasfonderlo nei romanzi, facendo di Eymerich quasi una macchina per uccidere, non perch lo voglia, ma perch vuole che tutti obbediscano ai suoi schemi mentali. Lui poi li attribuisce alla Chiesa e in parte sicuramente ha ragione, ma ci si rende conto che il suo ordine che sta tentando di imporre, perch riesce in qualche modo a non avere paura della societ che lo circonda nella misura in cui la domina, la schiavizza, la rende sua. Di qua poi il progetto di far vivere Eymerich al di l del tempo, come nel primo racconto di Metallo Urlante, dove oltrepassa tutte le epoche ed gi diventato demiurgo, decide la sorte delle societ future. Io sono molto critico di quello che scrivo, ma credo proprio di avere creato un gran personaggio. L=aspetto interessante di Eymerich, per, anche che, se vero tutto quello che dici (dopo tutto il tuo personaggio!), allo stesso tempo si distingue dalla maggior parte dei personaggi della letteratura di genere, da Sherlock Holmes a Tex, per il fatto che non rimane uguale a se stesso, non si ripropone sempre immutato, con le stesse caratteristiche, gli stessi comportamenti. Cambia, si evolve, e in certi momenti, come in Cherudek, sembra che voglia curarsi, come se in certe situazioni lottasse con se stesso. Se quindi rappresenta il totalitarismo, anche un personaggio pi diviso di quanto non possa apparire e di quanti non se ne vedano normalmente nella letteratura di genere. Come cambiato il tuo modo di avvicinarti ad Eymerich via via che egli si evolve? L=ultimo Eymerich (penso soprattutto al Castello di Eymerich) non meno autoritario, meno ferreo, pi umano da un certo punto di vista, e meno metaforico dallaltro? S, senz=altro vero. Il fatto del metaforico non pu andare a scapito della dinamica interna del personaggio, altrimenti sarei davvero uno scrittore pessimo. Il personaggio da un lato rappresenta s l=anima totalitaria e tutto quello che ho detto prima, ma teniamo presente che anche una persona molto intelligente, e ha una sua sensibilit. Ci gli provoca una lotta interna continua. sempre in lotta con se stesso: lui non lo sa, ma pian piano sta avvertendo, di romanzo in romanzo, che pi fragile di quanto lui stesso non credesse. Ogni tanto perde colpi, ogni tanto recupera, tanto che negli ultimi romnzi non pi uguale a com=era all=inizio. So che sta cambiando, ma ci voluto. Non voglio la serialit di un telefilm o quella che in Apocalittici e integrati Umberto Eco attribuiva a personaggi popolari, peraltro riuscitissimi, come Nero Wolfe o Sherlock Holmes. Dato che poi in parte si tratta di una autobiografia nascosta, io voglio mettere in campo sempre di pi anche i miei dubbi, anche quello che riuscito a distruggere tutta una corazza caratteriale e a rendermi quale sono oggi. Questo passa attraverso Eymerich che comunque come funzione pubblica, diciamo cos, resta il pi autoritario dei miei personaggi. Eymerich quindi il rivoluzionario che vuole trasformare la societ secondo un modello preconcetto ed estremamente rigido. Pantera sarebbe invece il ribelle? lecito proporre questa

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opposizione o una forzatura? No, non una forzatura. Mentre Eymerich potrebbe benissimo essere un Vysinskij meno corrotto, potrebbe appartenere ad un apparato staliniano di repressione, Pantera assolutamente no, perch molto individualista. Che Guevara, che fra l=altro un bel personaggio secondo me, ripeteva che si trattava di ricostruire a Cuba un uomo nuovo. Non ricordo se lo dica Pantera o chi altri, ma uno dei miei personaggi dice che pi che altro non si tratta di costruire un uomo nuovo, ma di far stare meglio quello vecchio. Eymerich dice che chi ha tentato di costruire un uomo nuovo di solito ha finito per ucciderlo. Al di l di Che Guevara, si riferisce a una problematica che ha attraversato tutte le utopie quando sono diventate sistema o hanno vinto, perch poi hanno cercato di eliminare le contestazioni, e l si andati dalla forme moderate che potevano avere gli Spartakisti alle forme estreme di Pol Pot. Quello il dramma del comunismo, che in quel senso somigliava molto ad una religione da diffondere. Hai raccontato spesso delle origini di Eymerich. Pantera invece come nato? Pantera nato dal mio grande amore per il western all=italiana: volevo scrivere un racconto western ispirato a un brano di musica rock di un gruppo chiamato Pantera. Se uno legge le prime pagine del racconto in Metallo Urlante in cui appare Pantera, si accorger che dal nome del villaggio in cui lui appare, Tucumcari, alla descrizione del villaggio stesso, si tratta delle scene di apertura di Per qualche dollaro in pi, che per me il pi grande film della storia del western italiano. Poi io adoravo questi personaggi scostanti, incerti un po fra bene e male, poco socievoli e taciturni, che nel western americano sono arrivati solo dopo quello italiano. Io sono per il western italiano: siamo un=altra razza da quello americano, anche se il terreno sembrava lo stesso, e ci siamo sempre combattuti. Noi eravamo pi rapidi a sparare! Quali sono gli aspetti positivi e le limitazioni di un personaggio seriale? Hai mai avuto la tentazione di eliminare@ Eymerich come hanno cercato di fare Conan Doyle con Sherlock Holmes o Macchiavelli con Sarti Antonio? In realt no, preferisco semmai intervallarlo con altri personaggi o altre creazioni. Non intendo affatto ucciderlo, un personaggio che mi piace profondamente, il mio pi sentito. Per alla fine non vorrei apparire come capace di fare solo quello. Poi ci sono periodi in cui mi manca l=ispirazione per creare unavventura sua. Lo metto provvisoriamente a riposo e mi dedico ad altro. Adesso sono ormai praticamente tre anni che Eymerich manca dalle scene. Sicuramente lo far rinascere, ma quando me la sentir. Anche se capisco di essere uno scrittore di strada, sono del tutto incapace di scrivere se non ho una spinta forte a farlo. Mi ricordo che mi fecero unofferta insieme ad altri scrittori: si stava in un convento una notte, e ognuno scriveva un racconto. Se ho l=ispirazione di scrivere un racconto, posso farlo in una notte, ma se non lo sento potrei stare in convento delle notti intere senza scrivere nulla. Parlavamo prima di fantascienza. In realt, l=elemento veramente fantascientifico della tua narrativa limitato ai racconti e ad alcune parti dei romanzi di Eymerich e di Black Flag. A cosa ti sei ispirato per la storia futura, molto pessimistica e molto cupa, che immagini? Io cominciai a scrivere queste cose quando avevo in mente la crisi dei Balcani, dellex-Jugoslavia che stava per andare in pezzi. In fondo io mi ispirai a quello che leggevo sui giornali e lo proiettai

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nel futuro, vedendo tutte le conseguenze che potevano derivare da questo tipo di cose, e soprattutto da un certo modello di guerra che stava tornando in auge: la guerra quasi fra bande locali, con assedio del campanile del paesello, finch il paesello non cede. Questo massiccio ritorno al medioevo del resto non era incominciato in quel momento. Allora cercai di trovare elementi gotici anche nel futuro, pessimistici per forza perch se uno scrive delle utopie ottimistiche non interessa a nessuno, diviene un discorso noiosissimo. Una volta spiegai ad un amico, tra laltro scrittore anche lui, che si chiama Sergio Altieri, che quello che mi separa dalle ideologie utopistiche, dalle ideologie di trasformazione il marxismo, lanarchismo, eccetera che io in realt sono pessimista e ritengo che luomo abbia una natura animalesca che riesce a controllare ma che non mai del tutto sotto controllo. C sempre il pericolo che il lato peggiore riemerga e si torni gravemente indietro. Queste guerre erano secondo me la dimostrazione di come si stesse tornando indietro, per la stessa maniera selvaggia in cui erano condotte. Prendi la guerra tra Hutu e Tutsi: tu non sai chi abbia torto e chi abbia ragione. Stai con gli Hutu o con i Tutsi? un macello generale. Ecco perch il mio anno 3000, in Black Flag, cos violento: perch tutto diventato un macello generale. Il mio dovere di scrittore che si vuole occuparsi del futuro di essere realistico in questo senso e di tentare una coerente visione di come potrebbe diventare in avvenire il mondo, sperando che ci non accada. La fantascienza mi seduce perch non ottimistica. Solo il noir ha recuperato questo elemento, in parte. La fantascienza era talmente libera, almeno all=epoca in cui la leggevo io, che un romanzo poteva interrompersi bruscamente, senza neanche la conclusione. I romanzi di Sheckley sono cos, o quelli di Dick o di tanti altri autori. Non cera lobbligo del lieto fine. Questo ne fa qualcosa di pi serio di gran parte della paraletteratura. Come sai, io sono un appassionato di fumetti, e quindi sono stato affascinato da progetti come La furia di Eymerich e I cristalli di Eymerich, per non parlare poi della riduzione a fumetti fatta in Francia del tuo romanzo. Come ti sei trovato a lavorare sul fumetto? un esperimento che ti interesserebbe ripetere? stata un=ottima esperienza, ma tutto considerato molto limitata. Io ho piuttosto prestato il mio personaggio o i miei romanzi per fumetti poi realizzati da altri. In proprio, ho fatto delle cose con il disegnatore Stefano Ricci, e poi La furia di Eymerich. Mi sono trovato molto bene, ma in realt se lo rifar dovr fare pi mio il linguaggio del fumetto, capace di parlare con un minimo di parole e un massimo di immagini. Il mio fumetto non era di questo tipo, era molto parlato. Ne esistono di parlati Lupo Alberto parlatissimo, cos come certe cose di Alan Moore. Sta di fatto che vorrei valorizzare ancora di pi l=elemento del disegno, che tante volte pi significativo della parola scritta. Poi sono un ammiratore degli albi di Metal Hurlant e riviste del genere. Comunque, un=esperienza notevole, perch tu scrivi una cosa poi te la vedi davanti. Non proprio come nel cinema, o alla radio, in cui le prima volte resti stupito quando senti il tuo personaggio che sta parlando. Questo qualcosa di diverso e quasi di pi: qualcuno ha tentato di entrare nel tuo mondo, allora se tu vuoi aiutarlo devi entrare anche tu nel suo, devi renderlo permeabile. Credo che vada estremamente valorizzata la capacit del fumetto di dare l=idea del silenzio, cosa che il cinema non ha. Il cinema non sa descrivere il silenzio, gli difficile, o almeno diventa un film arduo, come quelli di Bergman. Il fumetto riesce a dare l=idea del silenzio. un assieme fra fotografia, letteratura, pittura, e ha delle grandissime possibilit. Fa parte di un unico mondo di arte. grave che non si sia ancora accettata questa idea completamente, sebbene i contenuti adulti nel fumetto ci siano da un pezzo.

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E con il cinema qual il tuo rapporto, soprattutto adesso che lavori anche come sceneggiatore? Il mio rapporto con il cinema continuo, poich cedo a ripetizione i diritti dei miei racconti e dei miei romanzi. un reddito fisso, anche se poi nessuno ne fa niente. L=Italia e il mondo sono pieni di progetti che riguardano i miei romanzi, ma si tratta di produttori pieni di idee ma senza soldi, o di produttori con i soldi, ma che hanno idee diverse dalle mie. C= anche una mia difficolt di fondo: io sono sostanzialmente un lavoratore individuale. Io faccio di tutto, ma da solo, e nel cinema impossibile fare una cosa di questo genere. Alla radio s: io scrivevo io miei testi, poi li discutevo, e poi venivano magari modificati. Adesso, dovermi trovare a lavorare non solo ad Eymerich ma ad altri progetti, come la riduzione di Carmilla di Sheridan LeFanu, con altra gente mi sta facendo impazzire, perch non abbiamo gli stessi gusti, o anzi li abbiamo opposti, e perch detesto dovere discutere di cose che ritengo stupide, o di vedere idee che trovavo intelligenti completamente stravolte. A Hollywood probabilmente un altro discorso, perch il produttore d al regista una sceneggiatura che lui ha approvato e gli chiede di fare quel film. Poi il regista ci metter la sua arte nel renderlo meglio possibile, ma deve comunque stare a quel progetto. Mi pare che in Italia tutti quanti si ritengano artisti supremi che devono creare, per cui un film lo ricreano. Io sarei per il sistema hollywoodiano contro la nouvelle vague e le teorizzazioni di Truffaut ecc. vero che il regista un autore, ma non l=unico autore del film. Ultima e inevitabile domanda: quali sono i tuoi progetti attuali? Adesso sto scrivendo un romanzone enorme intitolato L=aquila e il serpente, che, attraverso delle storie individuali, una storia della nascita del Messico moderno e del rapporto tra Messico e Stati Uniti, sullarco di un cinquantennio. Continua quindi la storia americana parallela, per cos dire. S, mi interessavano i rapporti internazionali degli Stati Uniti, e come si impostano per esempio nei confronti dell=America Latina. Ci sar anche Pantera, ma come personaggio di contorno. Black Flag finiva con lui che partiva per il Messico, mentre in Antracite rientrava dal Messico dopo la guerra con Benito Juarez. Per non bastava un solo personaggio a sorreggere il romanzo. C= una decina di personaggi con punti di vista diversi, e cambia la percezione che gli altri hanno di ciascuno di loro. Dopodich dovr tornare Eymerich. Questa volta lo mando a Bisanzio, dove dovrebbe trovare una rivale alla sua altezza. Per la prima volta avr di fronte una donna che pu tenergli testa. Vincer Eymerich, chiaro. Visto che una parte almeno si svolge a Bisanzio, durante una specie di Crociata, il tema sar lo scontro di civilt. Eymerich contro Oriana Fallaci, o forse meglio con... Con! [ride] Bologna, 3 febbraio 2005

. Si veda in proposito Elisabetta Bacchereti, Carlo Lucarelli, Fiesole, Cadmo, 2004, pp. 9-10. . In Valerio Evangelisti, Le catene di Eymerich, Milano, Mondadori, 1995, p. 170. 3 . La leggenda Richard Matheson, introduzione a Richard Matheson, Io sono leggenda, Roma, Fanucci, 2003; ora in Occhi, p. 47. 4 . Margherita Ganeri, Il romanzo storico in Italia. Il dibattito critico dalle origini al post-moderno, Lecce, Piero Manni, 1999, p. 28. 5 . Dallintervista rilasciata alla rivista spagnola Gigamesh, pubblicata in traduzione italiana sul sito www.eymerich.com/interviste.htm, da cui si cita. 6 . Evangelisti rievoca i primi incontri con la fantascienza e con la narrativa di Lovecraft in Evangelisti e Urania un amore da fantascienza, intervista con Carlo Donati, Il Giorno, 9 ottobre 2002, p. 35. 7 . Rponse de Valerio Evangelisti aux questions des abonns de la liste de discussion, sul sito internet Mauvais genres (www.mauvaisgenres.com/questions_a_valerio_evangelisti.htm) (traduzione mia). 8 . Si veda lintervista con As Chianese pubblicata nel volume di Chianese, Lanima dellinquisitore. Lopera di Valerio Evangelisti, Trento, UNI Service, 2004, p. 63. 9 . Una versione molto abbreviata dellintervista apparsa, con il titolo Nel castello di Eymerich la fantasia al potere, in Musica! Rock e altro, supplemento a La Repubblica, 26 aprile 2001, p. 28. pubblicata per intero sul sito internet di Evangelisti, allindirizzo www.eymerich.com/interviste.htm (da cui si cita). 10 . I volenterosi carnefici del papa, introduzione a Nicolas Eymerich e Fernando Pea, Il manuale dellInquisitore, a cura di Louis Sala-Molins, Roma, Fanucci, 2000; ora in Alphaville, p. 85. 11 . Wu Ming 4, Una Pantera nera per il West, LUnit, 10 dicembre 2003, p. 24. 12 . Cf. Bruno Pischedda, Lintrattenimento piacevole. Gli affabulatori inquieti, in Tirature 03. I nostri libri. Letture doggi che vale la pena di fare, a cura di Vittorio Spinazzola, Milano, Il Saggiatore, 2003, pp. 41-46 (il fantanoir crudo e conturbante di Evangelisti discusso a p. 42). 13 . Sul difficile esordio narrativo di Evangelisti si veda anche il ricordo di Giuseppe Lippi, curatore di Urania nei primi anni novanta, in Le origini di Eymerich (Bonus! Chi lha scoperto?), prefazione a As Chianese, Lanima dellinquisitore, cit., pp. 13-24. 14 . Cf. Chianese, Lanima dellinquisitore, cit., p. 64. 15 . Il Giorno, 9 ottobre 2002, p . 35. 16 . Nella rubrica di recensioni del numero del 15 agosto 1999, p. 64. 17 . Evangelisti ha sempre dimostrato grande disponibilit al dialogo ed al confronto con i lettori, ed stato uno dei primi scrittori in Italia a servirsi di internet per stabilire una sorta di filo diretto con essi. Oltre al sito ufficiale www.eymerich.com, ricco di anticipazioni, informazioni, materiale raro, lo strumento principale di questo dialogo continuo la attivissima mailing list elettronica, su cui lautore interviene regolarmente. Sulla Eymerich mailing list si vedano anche la testimonianza di Giovanni Secondulfo, uno dei membri pi attivi, e lintervista allo stesso Evangelisti in Fulvio Paloscia e Luca Scarlini, Il mondo dei fan club, Roma, Adnkronos, 2000, pp. 77-83. 18 . Linquisitore colpisce sulle strisce, intervista con Nevio Galeati, Il Resto del Carlino 17 giugno 2003, p. 5. 19 . Intervista con Fabio Zucchella in Pulp, 30, marzo-aprile 2001, p. 8. 20 . Stefano Tani, The Doomed Detective. The Contribution of the Detective Novel to Postmodern American and Italian Fiction, Carbondale e Edwardville, Southern Illinois University Press, 1984, p. 31(traduzione mia). 21 . Carla Benedetti, I generi della modernit, in Studi offerti a Luigi Blasucci dai colleghi e dagli allievi pisani, a cura di Lucio Lugnani, Marco Santagata, e Alfredo Stussi, Pisa, Pacini Fazzi, 1996, p. 69. 22 . Umberto Eco, Postille a Il nome della rosa, Alfabeta n. 49, giugno 1983; ora in Il nome della rosa, Milano, Bompiani, 2001, p. 523. 23 . In varie occasioni lo scrittore bolognese ha ribadito il proprio apprezzamento per lopera del gruppo: si veda ad esempio lintervista con Luca Beatrice, in cui Evangelisti afferma: mi sono trovato molto bene con i giovani scrittori italiani, in particolare quelli chiamati pulp, perch loro non hanno difficolt ad ammettere la presenza nel loro patrimonio culturale dei vecchi Urania, della letteratura di genere (Luca Beatrice, Stesso sangue. DNA di una generazione, Roma, minimum fax, 1999, p. 93). Posizioni pi critiche sui cannibali intesi come operazione editoriale (e su simili iniziative legate alla narrativa di genere) vengono espresse in Sotto gli occhi di tutti, p. 63. 24 . La mia autentica passione sono le atmosfere gotiche, afferma Evangelisti nella conversazione con Luca Beatrice (cit., p. 90). 25 . Valerio Evangelisti, Apologia della sottoletteratura, Carmilla n.s. n. 2, 1998; ora in Alphaville, p. 27. 26 . Massimo Carloni, Realismo letterario e impegno sociale nei romanzi polizieschi romani di Massimo Felisatti & Fabio Pittorru, Problemi n. 94, 1992, p. 162. 27 . Maria Agostinelli, Loriano Macchiavelli e il destino del giallo. La sconfitta del vittorioso intervista con Loriano Macchiavelli, RaiLibro. Settimanale di letture e scritture, www.railibro.rai.it/interviste.asp?id=15. 28 . Stefano Tani, Il romanzo di ritorno. Dal romanzo medio degli anni sessanta alla giovane narrativa degli anni ottanta, Milano, Mursia, 1990. Di narrativa media parla lo stesso Evangelisti nella introduzione a Sotto gli occhi di tutti, p. 6. 29 . Evangelisti pu anzi essere molto caustico nei confronti degli aspetti pi deteriori del romanzo di genere. Si veda ad esempio la lista, breve e sicuramente incompleta, delle debolezze del giallo italiano in Sotto gli occhi di tutti, cit., pp. 7-8. 30 . Valerio Evangelisti, Manchette e il noir francese, Pulp 12, 1998; ora in Alphaville, p. 95.
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. Lestinzione del movente. Oltre il giallo, il nero, LEuropeo 4, 2004, p. 18. . Lovecraft rivisitato, Carmilla, prima serie, n. 2, 1997; ora in Alphaville, p. 141. 33 . In difesa della fantascienza, Lo straniero 10, 2000; ora in Alphaville, p. 135. 34 . Evangelisti, ... et mourir de plaisir, Carmilla p.s., 1, 1995; ora in Alphaville, p. 20. 35 . Libri a met tra fantasy, horror e letteratura popolare, intervista con G. B., Stilos, supplemento a La Sicilia, 17 aprile 2001, p. 3. 36 . Robert Scholes, Structural Fabulation: An Essay on the Fiction of the Future, Bloomington, Indiana University Press, 1975, p. 2 (traduzione mia). 37 . Barbara Puschmann-Nalenz, Science Fiction and Postmodern Fiction. A Genre Study, New York, Peter Lang, 1992, p. 111 (traduzione mia). Sul realismo della fantascienza, si veda anche Robert Scholes e Eric S. Rabkin, Science Fiction: History B Science B Vision, New York, Oxford University Press, 1977, pp. 5-7. 38 . Fredric Jameson, Progress Versus Utopia; or, Can We Imagine the Future?, Science-Fiction Studies vol. 9, n. 2, 1982, pp. 152-153 (traduzione mia). 39 . Intervista con Filippo La Porta, cit. 40 . La fantascienza ha vinto e per questo sta male, intervista apparsa su La Repubblica.it, versione elettronica del quotidiano, il 26 settembre 2002. 41 . Il nome di Eymerich variamente trascritto: Nicolau in catalano, Nicols in castigliano, Nicolas in francese. 42 . In Nicolas Eymerich, inquisitore, Evangelisti anticipa la data della nomina a Inquisitore generale al 1352, sostituendo, anche per motivi strettamente inerenti alla struttura drammatica del romanzo, Rossell con Agustn de Torrelles. Sulla figura storica di Eymerich si vedano la scheda enciclopedica di R. Chabanne in Dictionnaire de droite canonique, a cura di R. Naz, Parigi, Letouzey et An, 1957, vol. 6, coll. 1007-09; le pagine sul domenicano in A History of the Inquisition of the Middle Ages, di Henry Charles Lea, 1887, New York, S. A. Russell, 1955 (in particolare vol. 2, pp. 174-176 e vol. 3, pp. 583-586); il profilo Eymerich storico, sul sito internet www.eymerich.com/eymerichstorico.htm; e la nota 3 allintroduzione di Sala-Molins a Il manuale dellinquisitore, Roma, Fanucci, 2000, p. 51. 43 . Cfr. Evangelisti: Linquisitore sono io, intervista con Alessandro Mezzena Lona, Il piccolo, 4 aprile 2001, p. 27: [D]ella sua personalit [i.e., di Eymerich], della sua vita, ignoravo tutto. 44 . Intervista con Roland Ernould, Phnix. La revue de limaginaire n. 57, 2002, p. 109. 45 . Evangelisti: Linquisitore sono io, cit., p. 27. 46 . Cfr. lintervista con Paola Di Giampaolo apparsa sul sito Alice.it www.caffeletterario.it/interviste/cafeint.htm il 27 giugno 2003: A me d fastidio sentirmi premuto, in questo sono molto simile a Eymerich. E unaltra mania che ho in comune con lui quella del terrore degli insetti: ne scrivo per esorcizzarla. Ho paura che mi invadano: fa parte della mia fisionomia schizoide. [...] La mia biografia , in fondo, una lotta prolungata (per decenni) contro gli insetti! 47 . Rponse de Valerio Evangelisti aux questions des abonns de la liste de discussion, cit. 48 . Bruno Caldironi, Seminari di psicopatologia e psicoterapia, Ravenna, Claudio Nanni Editore, 1992, p. 211. 49 . Sulla missione ordinatrice della Chiesa, cfr. ad esempio Inquisitore, p. 64; Catene, p. 322; Cherudek, p. 334. 50 . Fantaterrorismo in noir, intervista con Francesco Mannoni, Il Secolo dItalia, 16 marzo 2004, p. 17. 51 . Intervista a Gigamesh, cit. 52 . Intervista con Roland Ernould, cit., p. 107. 53 . Il nero donna, Vogue Italia, agosto 2002; ora in Occhi, p. 76. 54 . Valerio Evangelisti. Linquisitore tra noi, intervista con Michele Corleone e Patrizia Viglino, Alias, supplemento a Il Manifesto, 4 gennaio 2003, p. 19. 55 . Il bacio del Pantera, intervista con Mauro Gervasini, Nocturno Dossier 22, 2004, p. 23. 56 . Rponse de Valerio Evangelisti aux questions des abonns de la liste de discussion, cit. 57 . Bruno Caldironi, Seminari di psicopatologia e psicoterapia, Ravenna, Claudio Nanni Editore, 1992, p. 243. 58 . Cfr. Adam Roberts, Science Fiction, London, Routledge, 2000, pp. 5-6. 59 . Cfr. Brian McHale, Postmodernist Fiction, New York and London, Methuen, 1987, pp. 60-62; e Darko Suvin, Metamorphoses of Science Fiction. On the Poetics and History of a Literary Genre, New Haven e New York, Yale University Press, 1979, cap. 1; Roberts, cit., pp. 28-30. 60 . Di per s, pregiudizio significa solo un giudizio che viene pronunciato prima di un esame completo e definitivo di tutti gli elementi obiettivamente rilevanti. [...] Pregiudizio non significa quindi affatto giudizio falso; il concetto implica che esso pu essere valutato sia positivamente che negativamente (Hans Georg Gadamer, Verit e metodo, trad. di Gianni Vattimo, Milano, Bompiani, 2000, p. 561). Particolarmente rilevante per il nostro discorso poi losservazione che [s]ono i pregiudizi di cui non siamo consapevoli quelli che rendono sordi alla voce del testo (p. 559). 61 . Come ha osservato Roland Ernould, il romanzo di Evangelisti precede la scoperta dei resti di Bormann in Paraguay nel 1998, e la datazione della sua morte al 1945. Cfr. Eymerich defie le temps in Phnix. La revue de limaginaire n. 57, 2002, p. 51. 62 . Intervista distribuita alla mailing list di Evangelisti il 22 aprile 1999. 63 . Il corpo e il sangue di Eymerich probabilmente il romanzo in cui lefferatezza e la crudelt dellinquisitore raggiungono il massimo livello di intensit. Ammaestrando il troppo remissibile padre Corona, afferma: Un inquisitore,
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di fronte a un eretico, deve ignorare lonesta, la lealt, la franchezza e ogni altra virt. Il suo compito annientare il nemico, quali che siano i mezzi cui deve fare ricorso. Pu ingannare, mentire, fare promesse che sicuro di non mantenere. Non ha davanti un uomo, bens un servo del demonio, spesso dotato di pari astuzia. E davanti a un servitore del diavolo lonest debolezza, la franchezza indulgenza, la lealt connivenza (Corpo, p. 267). 64 . Reich conscio che non tutte le esperienze cui soggetto in stato allucinatorio possono derivare dalla sua psiche: dopo essere stato sottoposto a una tremenda tortura che ricorda Il pozzo e il pendolo di Edgar Allan Poe, riflette: Sapeva dove si trovava: in uno di quegli inferni semplicistici eppure efficaci descritti in tanti vangeli apocrifi, nelle apocalissi tardive e nelle parabole di alcuni profeti minori dellIslam. [...] Ma appartenevano alla sua cultura? No di sicuro. Chi dunque poteva esserne lispiratore? (Mistero, p. 222). Parallelamente Eymerich, verso la fine della sua avventura, [f]ece un sogno angoscioso, di cui ricord solo un pozzo circolare in fondo al quale una macchina irta di lame taglienti faceva a brandelli un prigioniero, che poi si ricomponeva come per miracolo (Mistero, p. 269). Cfr. Ernould, Eymerich defie le temps, cit., pp. 71-72. 65 . Sullo sviluppo del pensiero di Reich si veda lampia biografia intellettuale di Luigi De Marchi, Vita e opere di Wilhelm Reich, 2 voll., 2 ed., Milano, SugarCo, 1981. 66 . Valerio Evangelisti, Un libertario: Wilhelm Reich, Carmilla on line, 1 giugno 2003; ora in Occhi p. 36. 67 . Freud: passaggio al futuro, Avvenimenti, 21 giugno 1998; ora Alphaville, p. 75. Sullo stesso argomento, si veda anche il saggio American psychosis, sul serial killer Zodiac (Carmilla p.s., n. 2, 1998; ora in Alphaville, pp. 47-72). 68 . Nella sua dettagliata analisi del romanzo, Roland Ernould ha osservato che lincontro di Wilhelm Reich con un Grande Inquisitore non fa altro che tradurre letteralmente ci che, secondo i suoi sostenitori, stato il rapporto tra lo psichiatra e le varie istituzioni con cui si scontrato. Ernould precisa che negli Stati Uniti Reich non fu oggetto di una pura caccia alle streghe, e che anzi la Food and Drug Administration esamin il suo caso per sette anni prima di ingiungergli di cessare la distribuzione di accumulatori orgonici, n mancarono voci di protesta, tra cui quella della American Civil Liberties Union, alla sua condanna (cfr. Ernould, Eymerich defie le temps, cit., p. 80). Resta comunque il fatto che fu ordinata la distruzione delle sue opere, secondo una pratica solitamente associata con le inquisizioni religiose o i regimi totalitari piuttosto che con i paesi democratici. 69 . Un libertario: Wilhelm Reich, cit., p. 38. 70 . Intervista con Michela Schiattone, in I due volti di Nicolas Eymerich: ricostruzione storica e fiction nei romanzi di Valerio Evangelisti, tesi di laurea, p. 50 (disponibile in formato PDF al sito http://www.eymerich.com/downloads/index.htm). 71 . Cf. Eymerich dfie le temps, cit., p. 82. 72 . Bruno Falcetto, Romanzo fantascientifico: fantadetection e cyberpunk, in Tirature 2000. Romanzi di ogni genere. Dieci modelli a confronto, Milano, Il Saggiatore, 2000, p. 62. 73 . Sepultura e Il nodo Kappa, un racconto pubblicato nel volume Tutti i denti del mostro sono perfetti, avrebbero dovuto essere riuniti in un romanzo intitolato Gocce nere, commissionato ad Evangelisti dalleditore francese Balene per una serie di opere di autori diversi ma ambientata nello stesso universo narrativo. La serie fu chiusa prima che Gocce nere, gi tradotto, potesse uscire. Il testo italiano, pubblicato a puntate su Liberazione nel 2001, disponibile sul sito http://www.eymerich.com/downloads/index.htm. 74 . Rponses de Valerio Evangelisti aux questions des abonns de la liste de discussion, intervista pubblicata sul sito Mauvais Genres, http://www.mauvaisgenres.com/questions_a_valerio_evangelisti.htm (traduzione mia). 75 . Fantaterrorismo in noir, intervista con Francesco Mannoni, cit., p. 17. 76 . Profeta di sventura, intervista con Andrea Grillini, Gazzetta di Parma, 2 aprile 1999, p. 13. Lo stesso Nostradamus nel romanzo si dichiara anzitutto uno scrittore (p. 456). 77 . Cf. Rponse de Valrio Evangelisti, cit. 78 . Ulrico un personaggio che appare in alcuni testi su Nostradamus, ma, come spiega Evangelisti, si tratterebbe in realt di un personaggio inventato in una pseudo-biografia dal francese Michel de Roisin. Altri autori (ad esempio, Carlo Patrian, in Nostradamus, Roma, Edizioni Mediterranee, 1995, pp. 13-14 e 24-32), ne rivendicano lautenticit. 79 . Valerio Massimo Manfredi, Veggente, anzi impostore, Panorama, 15 aprile 1999, p. 198. 80 . Franco Cardini, Nostradamus. Le oscure profezie del Magus, recensione a Magus Il presagio, Il Giornale, 2 aprile 1999, p. 29. 81 . Il tema articolato chiaramente nel dialogo tra Michel ed il farmacista di Valences-des-Allobroges nel primo volume. Cfr. p. 153. 82 . Viktor klovskij, Larte come procedimento, trad. Cesare de Michelis e Renzo Oliva, in I formalisti russi. Teoria della letteratura e metodo critico, a cura di Tzvetan Todorov, Torino, Einaudi, 1968, p. 83. 83 . Elettroshock Evangelisti, intervista con Roberto Arduini, LUnit, 21 aprile 2002, p. 27. 84 . Gli otto capitoletti di Paradice intercalati alla vicenda di Pantera erano gi apparsi, in traduzione francese e con il titolo Paradi, come racconto autonomo nellantologia Destination 3001, a cura di Robert Silverberg e Jacques Chambon, Parigi, Flammarion, 2000, pp. 25-52. 85 . Cfr. Rponse de Valerio Evangelisti, cit. 86 . Intervista con Giuseppe Iannozzi, Intercom Science Fiction Station, 31 marzo 2005, www.intercomsf.com/index.php. 87 . In Pulp n. 52, novembre-dicembre 2004.

. Vi racconto lAmerica delle lotte sociali, intervista con Domenico Gallo, Liberazione, 17 novembre 2004. . Intervista con Gabriele Battaglia, Virgilio.it, dicembre 2004, http://sapere.virgilio.it/interviste/valerioevangelisti.html. 90 . Wu Ming 1, Quando i soviet presero Seattle, LUnit, 5 novembre 2004. 91 . Il giardino deli antiamericani suicidi, Carmilla, n.s. vol. 3, n. 5, 2002, p. 3.
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