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SINTESI FM

Analisi dei concetti teorici alla base della sintesi dei suoni
attraverso la modulazione di frequenza

Francesco Paolo Chietera Relatore: Prof. Angelo Coluccia


Un po di storia...
La Sintesi a modulazione di frequenza fu scoperta da John Chowning nel 1968/1969 presso
la Stanford University. Fu registrata nel 1975 ed ottenne il brevetto USA nel 1977. Suc-
cessivamente la licenza per lutilizzo del brevetto fu ceduta alla Yamaha che la utilizz per
produrre una vasta gamma di chip sonori e sintetizzatori musicali. La tecnica della Sintesi
FM, infatti, permette la creazione di suoni armonici e non, attraverso un implementazione
digitale semplice e senza requisiti computazionali elevati.
Queste caratteristiche hanno fatto di questa tecnica, per molti anni, uno degli strumenti
fondamentali per la sintesi sonora. Un illustre esempio rappresentato proprio dal Sinte-
tizzatore DX7, prodotto da Yamaha nel 1982, che usava sei operatori configurabili per
produrre i suoni.

Funzionamento
La Sintesi FM applica al segnale di ingresso delle trasformazioni non lineari. Questo si
traduce nellarricchimento e nella traslazione dello spettro del segnale. Larricchimento
dello spettro deriva dalla distorsione della fase del segnale e si traduce in una maggiore
brillantezza e corposit tonale del suono. La traslazione dello spettro legata alla presenza di
un segnale sinusoidale portante che permette di spostare lo spettro sulle frequenze desiderate,
permettendo di controllare i rapporti armonici tra i vari contributi frequenziali.
Per riuscire a capire correttamente come opera la Sintesi FM opportuno considerare da
principio un segnale modulato in fase del tipo:

s (t) = sin (2fc t + (t))

dove fc la frequenza portante del segnale s (t), e (t) il segnale modulante.


A seconda della forma che assume (t), si avranno diversi tipi di distorsione del segnale.
Analiziamone alcuni casi.

Modulante Semplice
Consideriamo il caso in cui la modulante sia una singola sinusoide di ampiezza I (indice di
modulazione) e frequenza fm . Otteniamo quindi

(t) = I sin (2fm t)

che produce un segnale modulato del tipo

s (t) = sin [2fc t + I sin (2fm t)]

che diventa, usando le formule di sommazione per archi

s (t) = sin (2fc t) cos [I sin (2fm t)] + cos (2fc t) sin [I sin (2fm t)]

a questo punto possiamo sviluppare in serie di Fourier le funzioni periodiche cos [I sin (2fm t)]
e sin [I sin (2fm t)], la prima sviluppata in soli termini pari e la seconda in soli termini dispari.

1
cos [I sin (2fm t)] =J0 (I) + 2J2 (I) cos (4fm t) +
+ + 2J2k (I) cos (4kfm t) + . . .
sin [I sin (2fm t)] =2J1 (I) sin (2fm t) + 2J3 (I) sin (6fm t) +
+ + 2J2k1 (I) sin (2(2k 1)fm t) + . . .

Ora moltiplicando i termini in frequenza portante per gli sviluppi in serie di Fourier
appena trovati e ricordando che, per le formule di Werner si ha che sin() cos() =
1
2 [sin( ) + sin( + )], otteniamo il seguente risultato.

s (t) = J0 (I) sin 2fc t


J1 (I) [sin 2(fc fm )t sin 2(fc + fm )t]
+ J2 (I) [sin 2(fc 2fm )t + sin 2(fc + 2fm )t]
J3 (I) [sin 2(fc 3fm )t sin 2(fc + 3fm )t]
+ ...

I coefficienti dello sviluppo in serie di Fourier Jk (I), sono proprio funzioni di Bessel del
primo tipo di ordine k. Sfruttando ora la propriet di tali funzioni per la quale vale
Jk (I) = (1)k Jk (I) per k 0, otteniamo la seguente forma compatta.
X
s (t) = Jk (I) sin [2(fc + kfm )t]
k

Analizzando il risultato ci si accorge che il segnale risultante ha una ampiezza data da Jk (I)
e uno spettro centrato nelle frequenze fc kfm . doveroso precisare che pur essendo la
sommatoria estesa a infiniti termini, solo le funzioni di Bessel di ordine pi basso sono
significative per indici di modulazione piccoli. Allaumentare del valore di I, la potenza del
segnale si distribuisce maggiormente sullle frequenze parziali, aumentando conseguentemente
la banda del segnale modulato. Facendo riferimento alla regola di Carson, che ci identifica
una banda di larghezza finita per le modulazioni FM/PM tale da contenere circa il 98% della
potenza del segnale, si pu considerare empiricamente un numero L di frequenze laterali
con potenza non trascurabile pari a circa L = 1.5 I (per una trattazione pi dettagliata
sulle funzioni di Bessel e sulla regola di Carson si rimanda a [1],[4]).
Interpretiamo ora il caso preso in esame rispetto alla modulazione di frequenza. Sapendo
1
che la fase istantanea di un segnale del tipo s (t) = sin [ (t)] data da fi (t) = 2 d
dt , la
frequenza istantanea del nostro segnale vale

fi (t) = fc + Ifm cos (2fm t)

ovvero varia intorno alla frequenza portante fc con una deviazione massima di I fm .

2
Spettro di frequenze di un segnale con con fc = 200 Hz, fm = 500 hz e indice di modulazione unitario

0.35

0.3

0.25

0.2
Power

0.15

0.1

0.05

-3000 -2000 -1000 0 1000 2000 3000


Hz

Portante Composta
Possiamo ora applicare i risultati ottenuti a un segnale la cui portante non sia una semplice
sinusoide, ma un segnale periodico composto da pi sinusoidi operanti a diverse frequenze.
Questo mette in luce una importante potenzialit della Sintesi FM. Consideriamo per
esempio un segnale costituito dalla somma di due sinusoidi, centrate in due frequenze fc1 e
fc2 entrambe modulate con la stessa frequenza fm = fm1 = fm2 . Il segnale risultante sar
del tipo

s (t) = sin [2fc1 t + I sin (2fm t)] + sin [2fc2 t + I sin (2fm t)]

e produrr uno spettro di frequenze che saranno centrate in [fc1 kfm ] [fc2 kfm ].
S

Questa peculiarit particolarmente utile nella sintesi sonora, in quanto permette di


generare contributi tonali in frequenze specifiche, semplicemente sommando segnali con
portanti in quelle frequenze.

3
Spettro di un segnale composto da due portanti in fc1 = 200 Hz e fc2 = 10000 Hz con modulanti fm1 = fm2 = 500 Hz
0.4

0.35

0.3

0.25
Power

0.2

0.15

0.1

0.05

0
-2.5 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5
Hz 4
x 10

Modulante Composta
Sulla scia del caso precedente legittimo pensare di costruire un segnale modulante composto
da pi sinusoidi sommate tra loro. Consideriamo per esempio il caso di una portante singola
fc e di due frequenze modulanti fm1 e fm2 , con fm1 = 6 fm2 . Otterremo quindi un segnale
del tipo

s (t) = sin [2fc t + I1 sin (2fm1 t) + I2 sin (2fm2 t)]


XX
= Jk (I1 ) Jh (I2 ) sin [2 (fc + kfm1 + hfm2 ) t]
k h

Lo spettro risultante molto pi complicato, con contributi frequenziali centrati in [fc


kfm1 hfm2 ]
Una considerazione interessante va fatta in merito al tipo di rapporto tra le frequenze di
modulazione. Se hanno rapporti semplici tra loro, lo spettro del segnale ha contributi alle
frequenze [fc fM CD ], con fM CD il massimo comun divisore tra le due frequenze modulanti.
Cio significa che si ottengono suoni simili a quelli ottenuti con la modulazione semplice ma
con una maggiore complessit tonale.
Se invece i rapporti tra le frequenze modulanti non sono semplici, si generano suoni
inarmonici e potenzialmente rumorosi. Tuttavia nel caso in cui fm1 sia multipla di fm2 a
meno di un errore molto piccolo, si ottengono risultati che simulano la intrinseca , per
quanto minima, inarmonicit dei suoni prodotti dagli strumenti reali.

4
Spettro delle frequenze di un segnale a singola portante fc = 300 Hz e modulante complessa composta da due termini in fm1 = 300 Hz e fm2 = 1200 Hz
0.35

0.3

0.25

0.2
Power

0.15

0.1

0.05

0
-2.5 -2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5
Hz x 10
4

Spettro del segnale precedente a cui sono state modificate leggermente le frequenze di modulazione per ottenere dei rapporti non semplici

0.2

0.15
Power

0.1

0.05

-1 -0.5 0 0.5 1
Hz x 10
4

5
PROGETTO
Alla luce di quanto detto fino ad ora doveroso mostrare come si possano effettivamente
applicare le nozioni teoriche appena viste per la Sintesi FM si segnali audio.
Si deciso di riportare un esempio, realizzato in MATLAB, che tenta di riprodurre
i suoni di un quartetto di campane che suonano una semplice melodia. Tuttavia prima
di procedere bene avere qualche nozione in pi sulle frequenze che identificano le note
musicali e sull acustica delle campane.

Acustica delle campane e analisi tonale


Partiamo dal presupposto che possiamo dividere lo spettro delle frequenze da noi udibili in
ottave, ogniuna delle quali composta da 12 semitoni che identificano, per ogni ottava, le
note musicali che conosciamo. Questo significa che ad ogni nota musicale associata una
determinata frequenza specifica per ogni ottava di riferimento. Queste frequenze hanno
diverse propriet. Per cominciare il rapporto tra una frequenza che identifica una nota e
quella che identifica la successiva sempre costante. Inoltre basta raddoppiare o dimezzare
una frequenza che identifichi una nota qualsiasi per ottenere la stessa nota, rispettivamente
di una ottava pi alta o pi bassa. Per esempio, partendo dal presupposto che la frequenza
di 440 Hz identifica un LA sulla quarta ottava, allora una frequenza di 880 Hz identificher
un LA sulla quinta ottava e cos via.
Gli strumenti musicali, tuttavia, non emettono suoni composti da singole note, bens
producono suoni pi complessi costituiti da diverse note, distribuite su diverse ottave, e
suonate con intensit differente. Le campane non fanno eccezione. Esse infatti producono
ad ogni rintocco almeno 3 note differenti distribuite su 3 ottave diverse. Normalmente ogni
campana progettata per emettere una nota nominale mentre le altre note che emette
suonando, sono di contorno ed esaltano il suono della nota nominale, esattamente come
per gli accordi di una chitarra o di un pianoforte. Queste note sono distribuite secondo un
ordine preciso. Viene suonata la prima (la nota nominale), la terza minore (la terza nota
rispetto alla prima, diminuita di un semitono), la quinta (la quinta nota dalla prima), la
prima sullottava inferiore e su quella superiore.

Info Codice MATLAB


Si noti che lemulazione di ogni campana stata realizzata attraverso la sovrapposizione di
quattro segnali, con contributi frequenziali pesati, presenti su tutte e cinque le frequenze
minime delle note necessarie a produrre il suono cercato. Le campane, infatti, a differenza
di altri tipi di strumenti a percussione che producono suoni caratterizzati da una sola nota
distribuita su diverse ottave, sviluppano veri e propri accordi come quelli che si possono
suonare su una chitarra o un piano.
Lidea stata quella di agire separatamente sulle parti dello spettro che si voleva
modulare.
Nello specifico, per ogni campana, il segnale numero uno quello pi potente e agisce
sulla nota nominale della campana. Si deciso di modularlo con una frequenza multipla
esatta della frequenza nominale stessa, ovvero quattro volte superiore. Questo garantisce
una perfetta armonicit della nota nominale, che ha contributi sensibili sia sullottava di
riferimento, che sulla quinta.
Il segnale numero due ha unampiezza leggermente pi piccola del primo ed agisce sulla
nota corrispondente alla terza minore dellaccordo della campana. Anche in questo caso
la modulazione fatta con una frequenza quattro volte superiore a quella della nota in
questione, sempre per aggiungere carattere tonale al suono. Stavolta per, la frequenza

6
modulante non un multiplo esatto della portante, ma vi un errore di qualche Hz. Questo
conferisce al segnale un lieve tocco inarmonico che dovrebbe simulare meglio il suono reale.
Il segnale numero tre il pi debole dei quattro. La ragione che esso serve a dare
contriburi frequenziali relativi alla nota corrispondente alla quinta dellaccordo, che tipi-
camente quella che fornisce meno potenza al suono di una campana. La modulazione
stata fatta con una modulante composta da due sinusoidi, una nella stessa frequenza della
portante, e laltra ad una frequenza circa quattro volte superiore. Questa scelta stata
fatta nella speranza di dare maggiore carattere tonale alla frequenza portante del segnale,
per compensarne lampiezza ridotta.
Il segnale numero quattro, infine, caratterizzato da una media potenza e fornisce
contributi frequenziali relativi alla nota nominale della campana, sia sullottava pi bassa
che su quella pi alta. Questo risultato ottenuto attraverso una modulazione effettuata con
una sinusoide semplice alla stessa frequenza della portante, ma con un indice di modulazione
I = 3 che garantisce quindi contributi significativi su circa quattro frequenze laterali.
Si precisa che tutti gli indici numerici, relativi allampiezze, al decadimento del suono e
ai modificatori vari delle frequenze scelte per le modulanti, sono stati stabiliti in maniera
totalmente empirica. Chi scrive ha ritenuto che tra le varie soluzioni provate, quella proposta
sia stata la pi efficace trovata.

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Conclusioni
Alla luce di ci che stato illustrato, si capisce che la Sintesi FM sicuramente uno
strumento potente, che permette di produrre sonorit ricche di contributi tonali senza
richiedere capacit computazionali proibitive, in quanto bastano pochi parametri inseriti
in una configurazione semplice per ottenere risultati importanti. Va tuttavia sottolineato
come questo strumento, per quanto potente, non sia di facile e intuitivo utilizzo per la
realizzazione di sonorit che emulino quelle di strumenti reali. Ci vuole infatti una enorme
esperienza e molti tentativi per ottenere dei risultati accettabili. Per questa ragione col
passare del tempo e con la scoperta di mezzi di calcolo sempre pi performanti, luso della
Sintesi FM ha ceduto il passo, almeno in alcuni campi, a metodi di sintesi di pi immediato
riscontro pratico, seppur di maggiore complessit computazionale.

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Bibliografia

[1] Matteo Franca. Le Funzioni di Bessel Appunti del corso di Metodi Matematici.
Dipartimento di Scienze Matematiche, Universit Politecnica delle Marche.

[2] Giovanni De Poli. Carlo Drioli, Federico Avanzini. Sintesi dei segnali audio,
Cap. 5. Universit di Padova.

[3] Valentino Liberali. Teoria dei Segnali Modulazione di frequenza e di fase.


Dipartimento di Fisica, Universit degli Studi di Milano.

[4] Matteo Beardo. Dispense di Comunicazioni Elettriche, Cap. 6. Politecnico di Torino.

[5] Wikipedia. Armoniche Cilindriche. http://it.wikipedia.org/wiki/Armoniche_cilindriche

[6] Wikipedia. Equazioni di Bessel. http://it.wikipedia.org/wiki/Equazioni_di_Bessel

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