Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
IL RUMORE1
1. Introduzione al rumore
La precisione delle misure fisiche, come è noto, trova il suo limite negli errori di misura:
questi sono una manifestazione del rumore (noise), al quale si devono anche gli effetti di deriva
(drift) che sono associati alle sue componenti a bassissima frequenza. E’, ancora, il rumore, che
limita le prestazioni dei sistemi di comunicazione: nei sistemi telefonici e radiofonici questo
fenomeno si manifesta con un caratteristico soffio o fruscio,2 da cui derivò appunto, all’inizio del
secolo scorso, la denominazione di “rumore”. E fu proprio nei laboratori di ricerca della Bell
Telephone, con J.B. Johnson e H. Nyquist, che furono svolti studi essenziali sul rumore elettrico
derivante da fluttuazioni di natura fondamentale in condizioni di equilibrio termodinamico (rumore
termico).
Va ricordato tuttavia che lo studio delle fluttuazioni di grandezze fisiche non elettriche
basato sugli sviluppi della meccanica statistica ha preceduto lo studio del rumore elettrico. Si deve a
un fondamentale lavoro di Einstein del 1905, in particolare, la spiegazione del fenomeno del moto
browniano, che era stato osservato dal botanico Robert Brown nel 1827.
1
Una versione estesa di questo capitolo è costituita dal seguente libro:
G.V. Pallottino, Il rumore elettrico – dalla fisica alla progettazione, Springer, 2011
2
Nei televisori “analogici” il rumore si manifesta come “neve”, negli schermi radar come “erba”.
3
La generalizzazione al caso di valori non equiprobabili, dovuta a Claude E. Shannon, è la seguente:
H = i pi log2 (1/pi), dove pi è la probabilità del generico valore che può assumere il segnale.
Le proprietà precedenti distinguono il rumore propriamente detto dai disturbi, cioè dai
segnali di origine esterna rispetto ai sistemi considerati (interferenze radio, rete elettrica e sue
armoniche, effetti atmosferici, rumore sismico e vibrazioni meccaniche che producono il cosiddetto
rumore “microfonico”, ecc.). Questi disturbi, infatti, si possono considerare, almeno in linea di
principio, eliminabili con opportune tecniche di filtraggio o di schermaggio e spesso il loro spettro
non è di tipo continuo, ma è costituito da righe.
2
Nello studio del rumore, di solito, più che il
suo valore in termini assoluti, ha importanza la sua s( t ) 0
s( t ) 0
La figura rappresenta la somma di una sinusoide e di rumore
gaussiano per tre diversi valori del rapporto segnale/rumore:
10 in alto, 1 al centro, 0.1 in basso.
0 20 40 60 80 10 0
t
4
Ingrediente essenziale di questa definizione è la banda di frequenza di osservazione, dato che le distribuzioni spettrali
del segnale e del rumore sono generalmente assai diverse. Sicchè, modificando la banda, il rapporto SNR può cambiare
a sua volta. Nel caso rappresentato in figura, per esempio, il rapporto SNR aumenterebbe qualora si restringesse la
banda. E perché?
Notiamo per concludere che sebbene il rumore costituisca generalmente, per quanto detto
sopra, un fattore indesiderato, non mancano esempi di sue applicazioni utili5. Citiamo fra queste,
perché di particolare rilievo in fisica, la misura di talune costanti fondamentali (fra cui la costante di
Boltzmann e la carica dell’elettrone) e di determinate grandezze fisiche (fra cui la temperatura).
Prospettive interessanti, sia in termini applicativi che a livello interpretativo, offre poi il rumore nel
quadro del fenomeno della “risonanza stocastica”6. Menzioniamo anche l’impiego del rumore come
segnale a larga banda nella misura della caratteristica di risposta di circuiti e sistemi (eccitandone
l’ingresso con rumore a larga banda, dallo spettro d’uscita se ne ricava la funzione di trasferimento)
e i molteplici impieghi di “rumore artificiale” nelle telecomunicazioni (sistemi a spettro disperso o
spread spectrum e tecniche di codificazione).
Dal punto di vista matematico il rumore viene rappresentato e caratterizzato dalle sue proprietà
statistiche, utilizzando la teoria dei processi stocastici7 (per processo stocastico s’intende una
famiglia di funzioni del tempo, dette realizzazioni del processo, alle quali sono associate delle
distribuzioni di probabilità). In particolare si assume di solito che il rumore sia rappresentato
mediante un processo stazionario, cioè con proprietà statistiche invarianti rispetto a traslazione
temporale, ed ergodico, cioè tale che tutte le proprietà del processo (proprietà d’insieme) siano
estraibili dall’osservazione di una singola realizzazione.
5
M.S. Gupta Applications of Electrical Noise Proc. IEEE, vol. 63, pp. 996-1010, luglio 1975
S. Engelberg, Y. Bendelac Measurement of physical constants using noise IEEE Instrumentation & Measurement
Magazine, vol. 6, dic. 2003, pp. 49-52
6
L. Gammaitoni, P. Hänggi, P. Jung, F. Marchesoni Stochastic resonance Review of Modern Physics, vol. 70, pp.
223–287, 1998 http://www.physik.uni-augsburg.de/theo1/hanggi/Papers/195.pdf.
7
A. Papoulis Probability, Random Variables, and Stochastic Processes McGraw-Hill, 3a Edizione, 1991
1 x 2
(2) fx x exp
2 2 2
dove rappresenta il valor medio e la deviazione standard (entrambi costanti nel tempo se il
processo è stazionario), e una funzione statistica del secondo ordine, per esempio la funzione di
autocorrelazione, che è così definita:
dove E[∙] è l’operatore di aspettazione (media d'insieme) e è una variabile indipendente. Nel caso
dei processi stazionari ergodici la precedente media d’insieme può essere sostituita con una media
temporale su una qualsiasi realizzazione e allora l’autocorrelazione assume la forma seguente:
lim 1
Rxx x t x t dt
T
(4)
T 2T T
8
Per ordine di una funzione statistica s’intende il numero di diversi istanti di tempo ai quali è necessario considerare il
processo per poterla calcolare.
9
La correlazione normalizzata nell’intervallo –1,1 si ottiene dividendo l’autocorrelazione per il suo valore a ritardo
zero: xx() = Rxx()/Rxx(0).
10
Il valore quadratico medio si riduce alla varianza quando il processo ha valor medio nullo, come avviene
usualmente nel caso del rumore.
Dato che l'autocorrelazione è una funzione pari del suo argomento , lo spettro di potenza è
reale e a sua volta pari nel suo argomento : esso ha dunque lo stesso valore a e a -, per
qualsiasi . Si noti che nella
definizione precedente l’integrale di
Fourier si estende da - a + e
pertanto lo spettro, che nelle formule
precedenti abbiamo indicato con
SB() è definito per frequenze sia
positive sia negative, cioè è uno
spettro bilatero (two-sided spectrum).
Ma nel seguito, come si fa usualmente, considereremo spettri unilateri (one-sided spectra), cioè
definiti soltanto per frequenze non negative, per cui le relazioni di Wiener-Kintchin assumono la
forma seguente:
1
(6) S xx 2 Rxx exp j d u ; Rxx S xx exp j d
2 0
Assai spesso, nella pratica, sono usati gli spettri di ampiezza dei segnali casuali. Lo spettro
di ampiezza di un dato segnale è definito come la radice quadrata dello spettro di potenza unilatero
del segnale. Ne consegue che lo spettro di ampiezza di una tensione, che indichiamo con V n( =
Svv(), si misura in V/Hz; quello di una corrente in A/Hz. Per calcolare il valore efficace in una
banda f utilizzando gli spettri di ampiezza (supposti costanti nella banda) si deve moltiplicare lo
spettro per la radice quadrata della banda:
Se lo spettro d’ingresso Sxx è costante con la frequenza, il calcolo del valore quadratico
Sxx
H j d , che dipende dal
2
medio all’uscita del sistema si riduce all’integrale <y2 > =
2 0
valore massimo HM di |H(j| e dalla forma della funzione di trasferimento. Normalizzando rispetto
ad HM si definisce banda equivalente di rumore del sistema H(j la grandezza
che rappresenta la banda passante di un filtro ideale rettangolare equivalente al sistema in termini di
valore quadratico medio in uscita per ingresso bianco. E quindi per ottenere il valore quadratico
medio del rumore in uscita basterà moltiplicare lo spettro d'ingresso per la banda equivalente di
rumore e per il massimo del modulo quadro della funzione di trasferimento:
(10) <y2> = Sxx |HM|2 Bn
Nel caso di una funzione di trasferimento del primo ordine con frequenza di taglio fo = 1/2
si ha:
1 1 o o f o
(11) Bn
2 2
d
2
arctan
o 0
1
0 4 2
o
cioè la banda equivalente di rumore è /2 volte maggiore della banda a –3dB. Tuttavia questo
rapporto si riduce, tendendo all’unità, all’aumentare della pendenza del filtro.
Il calcolo della banda equivalente di rumore per funzioni di ordine superiore richiede
l’esecuzione di integrali non banali, ma il compito è facilitato da apposite tabelle 11. Per esempio, nel
caso della funzione
c1s c0
(12) H s
d 2 s d1s d 0
2
dalle tabelle si ha
1 c12 d0 c02 d 2
H ( j )
2
(12a)
2 0 4d0 d1d 2
Esercizio. Calcolare la banda equivalente di rumore B n per la seguente funzione di trasferimento risonante:
H(s) = (s/oQ)/(1 + s/oQ + s2/o2) e confrontarla con la banda a -3 dB (B=fo/Q).
11
G.C. Newton, L.A. Gould, J.F. Kaiser Design of Linear Feedback Controls John Wiley, 1961
Il rumore termico (thermal noise) è il rumore più comune, dato che si manifesta in
qualsiasi sistema fisico dissipativo (che si trovi a temperatura diversa dallo zero assoluto, dove
peraltro si manifesta una componente non termica dovuta alle fluttuazioni di punto zero). La
funzione densità di probabilità del rumore termico è una gaussiana con valor medio nullo, come si
comprende facilmente alla luce del teorema del limite centrale12, dato che questo rumore proviene
dalla somma di un numero enorme di contributi elementari indipendenti incoerenti.
dove k=1.38∙10-23 J/K è la costante di Boltzmann, e quindi lo spettro di potenza (unilatero) del
rumore di tensione vn(t) è dato dall'espressione:
12
Il teorema del limite centrale stabilisce che, in condizioni piuttosto generali, la densità di probabilità della somma di
un gran numero di grandezze casuali indipendenti, comunque distribuite ma nessuna delle quali dominante, tende alla
legge normale di Gauss, con valor medio dato dalla somma dei valori medi delle grandezze componenti e varianza pari
alla somma delle loro varianze.
13
J.B. Johnson Thermal agitation of electricy in conductors Physical Review, vol. 32, pp. 97-109, 1928
H. Nyquist Thermal agitation of electric charge in conductors Physical Review, vol. 32, pp. 110-113, 1928
14
Johnson dimostrò che la (13) non dipende dal tipo di resistore (utilizzando resistori realizzati con i più vari materiali)
ed è valida su un esteso intervallo di frequenze.
Una importante conseguenza della (13) è che la potenza di rumore massima (chiamata
potenza disponibile) che un resistore può erogare a un carico (cioè quando questo è adattato) non
dipende dal valore della sua resistenza ma soltanto dalla temperatura. Si ha infatti, in una banda f:
Pdisp = Vneff2/4R = kTf. In particolare a temperatura ambiente (290 K) e nella banda di 1 Hz,
Pdisp = 4.004∙10-21 W.
Vogliamo calcolare il rumore termico a circuito aperto di due resistori R 1 e R2 disposti in parallelo.
Rappresentiamo il rumore degli elementi con un generatore di tensione in serie a ciascuno di essi
(vn1(t) e vn2(t)). La tensione di rumore totale è dunque:
Per ottenere il valore quadratico medio della tensione di rumore totale, i due contributi, trattandosi
di segnali incoerenti, vanno sommati in energia cioè quadraticamente. Si ottiene così:
Vneff
2
(16)
R1 R2
2
Sostituendo nella precedente le espressioni del valore quadratico medio del rumore dei due
resistori ottenute dalla (13) si ricava:
R1 R2 R1 R2
2 2
Questa, quando i due resistori si trovano a una stessa temperatura T, si riduce all’espressione
R1 R2
Vneff 4kT f
2
che si sarebbe potuta ottenere immediatamente considerando il bipolo
R1 R2
costituito dai due resistori come un unico resistore di resistenza R1//R2.
Dalla (16) dell’esempio precedente, riguardante due resistori disposti in parallelo, si può ricavare la potenza di
rumore P21 che il resistore R1 eroga al resistore R2 e la potenza P12 che il resistore R2 eroga al resistore R1. Se i due
resistori si trovano a una stessa temperatura T, queste potenze devono essere uguali altrimenti uno di essi si
L’espressione (13) indica che il valore quadratico medio del rumore termico tende
all’infinito all’aumentare della banda di osservazione, e ad analoga conclusione conduce la (14)
quando la si utilizza per calcolare l’autocorrelazione a ritardo zero, che rappresenta appunto il
valore quadratico medio del processo. Ma chiaramente questa divergenza non ha senso fisico.
L’incongruenza si risolve a due livelli. In termini classici, considerando che in parallelo a
qualsiasi resistore reale si trova sempre una capacità parassita, che limita dunque la banda passante,
come discusso nel paragrafo seguente; in termini quantistici, tenendo presente che gli stati di
energia non sono continui ma quantizzati sicché la formula (14), in particolare, non è esatta, ma
costituisce un’approssimazione dell’espressione più generale
4h R 1
(17) Svv
2 h
exp 2 kT 1
dove h = 6.63∙10-34 J/s è la costante di Planck. La (14) si ottiene dalla precedente espressione (17)
quando kT >> hω/2, cioè per T/f >> k/h ~ 2∙1010 K/Hz. A temperatura ambiente questa condizione
è soddisfatta fino a frequenze di 1012 Hz.
Lo spettro di potenza della tensione di rumore termico a circuito aperto per un bipolo passivo di
impedenza Z(j) è data dal seguente teorema, dovuto a H. Nyquist, che si dimostra esprimendo
l’impedenza come somma delle sue parti reale e immaginaria, e attribuendo quindi l’effetto di
generazione del rumore alla parte reale:
Le relazioni precedenti sono valide per un bipolo (o una porta di una rete elettrica) qualsiasi purché
"strettamente passivo", cioè costituito esclusivamente da elementi passivi (R, L e C, induttori
accoppiati e trasformatori), e soltanto se gli elementi dissipativi si trovano tutti a una stessa
temperatura15.
Utilizziamo il teorema di Nyquist (18) per calcolare il rumore termico del circuito costituito
dalla disposizione in parallelo di un resistore e di un condensatore. Dato che il bipolo ha impedenza
Z(j) = R/(1+jRC), lo spettro di potenza del rumore di tensione è
4kTR
(19) Svv 4kT Re Z j
1 2 R 2C 2
Questa volta, come mostra la (19), la distribuzione spettrale del rumore non è uniforme e si
annulla a frequenza infinita. Dato che lo spettro non è costante con la frequenza, non si può
evidentemente usare la (13) per calcolare il valore quadratico medio della tensione di rumore del
bipolo. Questo si ottiene utilizzando la nozione di banda equivalente di rumore, oppure integrando
lo spettro (19) da 0 a per ottenere il valore dell'autocorrelazione per =0. Così procedendo si ha:
15
Altrimenti si dovranno considerare separatamente gli elementi dissipativi che costituiscono il bipolo, assegnare a
ciascuno di essi un generatore di rumore con spettro appropriato, determinare la funzione di trasferimento fra ciascun
generatore e i terminali del bipolo, applicare il teorema (8) per calcolarne il contributo allo spettro d’uscita e poi
sommare i singoli contributi.
in accordo con il principio di equipartizione dell'energia. Si trova infatti che l'energia media di
fluttuazione del condensatore è ½CVneff² = ½kT. E questo è un risultato generale, valido per
qualsiasi grado di libertà di un sistema fisico in equilibrio termodinamico.
La (21) mostra che il valore quadratico medio Vneff2 del rumore non dipende dal valore della
resistenza R. Da R dipende però la distribuzione spettrale del rumore, espressa dalla (19): al
crescere di R, in particolare, aumenta il valore dello spettro a bassa frequenza, ma si restringe la
regione in cui esso è approssimativamente bianco. La funzione di autocorrelazione, che si ottiene
antitrasformando lo spettro, segue la legge esponenziale ( figura a pag. 5): Rvv() =
(kT/C) exp(-||/RC), con costante di decadimento data dal prodotto RC, che qui assume il
significato di “tempo di correlazione”.
La relazione fondamentale che esiste fra rumore termico, dissipazioni e temperatura, non
riguarda soltanto i circuiti elettrici. In effetti il teorema di Nyquist è stato generalizzato da Callen e
Welton nel teorema fluttuazione-dissipazione16, che si applica a qualsiasi sistema fisico (meccanico,
termico, ecc.) purché lineare e stazionario, e dunque tale da ammettere una rappresentazione in
termini di impedenza, e purché passivo.
ZM(s) = ms + + k/s
16
H.B. Callen, T.A. Welton Irreversibility and generalized noise Physical Review, vol. 83, pp.34-30, 1951.
La corrente i(t) può essere rappresentata come un processo stocastico di Poisson con valor
medio I = qe, dove è la frequenza media di attraversamento della barriera e qe è la carica
dell’elettrone. Calcolando la funzione di autocorrelazione della corrente si ottiene:
dove il primo termine rappresenta le fluttuazioni, il secondo il quadrato della corrente media (la
corrente continua) con intensità I = qe. Considerando soltanto le fluttuazioni e utilizzando la prima
relazione di Wiener-Kintchin (6), si ottiene lo spettro di potenza (unilatero) del rumore shot nella
forma:
Questo spettro è bianco perché è stato ricavato spettro di ampiezza della corrente di rumore shot in
unità di fA/Hz per alcuni valori di corrente continua
nell’ipotesi che la corrente sia costituita da una
1 pA 10 pA 100 pA 1 nA 10 nA
sequenza di funzioni delta di Dirac, ciascuna 0.566 1.79 5.66 17.9 56.6
corrispondente al passaggio istantaneo di una carica elementare, con autocorrelazione data
conseguentemente dalla (22). Ma se si tiene conto del tempo di transito delle cariche attraverso la
barriera di potenziale, rappresentandone il passaggio con un impulsetto di durata finita, e la formula
(22) viene modificata corrispondentemente, si trova che lo spettro tende a zero al crescere della
frequenza oltre l’inverso del tempo di transito.
E’ importante notare che quando il flusso della corrente viene regolarizzato in qualche modo
(per esempio, nei tubi a vuoto, da effetti di carica spaziale) allora il rumore shot diventa inferiore a
quello calcolato sopra, detto full shot noise, mentre la corrente continua resta evidentemente
costante. Deboli effetti di regolarizzazione sono frequenti; un caso estremo è quello del passaggio
della corrente attraverso un conduttore metallico, dove non si considera il rumore shot perché non si
Quando si impiegano le formule precedenti nel calcolo del rumore shot nei dispositivi
elettronici occorre attenzione nell’attribuire il corretto valore all’intensità della corrente a cui è
associato il rumore in base alla (23). Consideriamo per esempio un diodo a giunzione, governato
dalla legge di Shockley I = Io(exp(V/VT - 1), polarizzato con V = 0. Applicando la legge precedente
si trova che in tale caso I = 0 e pertanto si potrebbe concludere pedissequamente che non si ha
rumore. E invece si deve notare che la corrente totale è nulla perché consiste nella differenza fra due
correnti che hanno uguale intensità Io ma sono dirette in versi opposti. Ma ciascuna di queste
produce indipendentemente rumore shot sicché lo spettro totale17 è Sii() =qe e il corrispondente
spettro di ampiezza è Sii() =(qe). Con Io=10 pA si avrebbe Sii() = 2.5 fA/Hz.
Considerazioni simili vanno fatte anche nel caso della corrente di perdita IG che attraversa la
porta di un transistore FET a giunzione, che a volte viene misurata (in continua) per stabilire il
rumore di corrente all’ingresso del dispositivo18. Anche tale corrente ha origine dalla differenza di
correnti dirette in versi opposti sicché il rumore effettivo può risultare maggiore di quello calcolato
utilizzando il valore misurato di IG.
Vi è poi il cosiddetto rumore 1/f, chiamato anche rumore flicker (tremolio) oppure rumore
di eccesso (excess noise), che si manifesta con uno spettro di potenza che segue, su un’estesa
17
Si noti che allo stesso risultato si arriva considerando il rumore termico associato alla resistenza differenziale del
diodo, che nella condizione V = 0 vale rd = VT/Io. Si ha infatti, ricordando che VT = kT/qe: Sii( = 4kT/rd = 4Ioqe.
18
Questo metodo viene impiegato in alternativa alla misura diretta del rumore di corrente, che è assai delicata dato il
valore assai basso di tale grandezza rispetto alla sensibilità degli strumenti di misura.
Non si dispone di una teoria generale del rumore 1/f, che ne giustifichi la presenza in ambiti
così diversi: l’ipotesi più accettata è che questo rumore sia la risposta a una eccitazione bianca e
gaussiana da parte di sistemi caratterizzati dalla presenza di un gran numero di costanti di tempo
con determinate caratteristiche. Un buon esempio a tale riguardo, dovuto a V. Radeka 20, è costituito
da una linea di trasmissione RC, che presenta impedenza caratteristica Zo(s) = 1/(sRC)1/2, dove R e
C sono la resistenza e la capacità della linea per unità di lunghezza: se la linea è alimentata da
rumore di corrente con spettro bianco, lo spettro della tensione lungo la linea seguirà la legge 1/f.
Assumendo un modello con spettro di potenza 1/fα con α = 1, si osserva che la potenza del
rumore è la medesima in ogni decade di frequenza, con conseguente divergenza a bassa frequenza.
Per questi processi non è dunque possibile definire un valore quadratico medio. Per evitare la
divergenza lo spettro dovrebbe tendere a un valore finito quando la frequenza tende a zero; tuttavia,
in vari casi, le osservazioni sperimentali mostrano che, anche a frequenze molto basse, fino al limite
pratico determinato dall’inverso del tempo di osservazione, lo spettro mantiene l’andamento 1/f.
Rumore di tipo 1/f, in eccesso a quello termico (da cui la denominazione ricordata sopra), si
manifesta generalmente nei resistori percorsi da una corrente continua I, con spettro di ampiezza del
rumore di tensione descritto dalla legge empirica
dove il parametro m dipende dal materiale e dalla tecnologia costruttiva, che si interpreta in termini
di fluttuazioni relative della resistenza. I valori piú bassi di m, per cui l’eccesso 1/f è trascurabile
rispetto al rumore termico, si hanno per i resistori a filo metallico; valori più elevati si hanno,
19
A Bibliography on 1/f Noise http://www.nslij-genetics.org/wli/1fnoise/index-by-category.html
W.R. Press Flicker Noises in Astronomy and Elsewhere Comments Astrophys, vol. 7, n. 4, pp, 103-119
http://www.nr.com/whp/Flicker_Noise_1978.pdf
M. Gardner Musica bianca, musica scura, curve fratte e fluttuazioni uno-su-effe Le Scienze, n.120, agosto 1978.
E. Milotti Il rumore 1/f Le Scienze, n.334, pp. 74-79, giugno 1996.
20
V. Radeka 1/f Noise in Physical Measurements IEEE Trans. Nucl. Sci., vol. NS-16, pp.17-35, ottobre 1969.
dove f0 è la frequenza d’incrocio del rumore 1/f. I valori della frequenza d’incrocio sono
generalmente compresi fra 1 Hz e 1 MHz, a seconda del tipo di dispositivo.
Le tecniche per ridurre le fluttuazioni basate su medie temporali, che sono efficaci nel caso
di rumore con andamento spettrale bianco o approssimativamente tale, sono di scarsa utilità nel
caso del rumore 1/f. Ciò si dimostra facilmente calcolando il valore quadratico medio del rumore
all’uscita di un filtro passabanda in funzione della frequenza limite inferiore fT , corrispondente al
tempo d’integrazione, cioè integrando uno spettro 1/f fra fT e un limite superiore fisso fM. Si capisce
allora che il rumore 1/f, praticamente onnipresente, costituisce generalmente il limite alla sensibilità
delle misure alle frequenze più basse. E per questo, quando è possibile, si cerca di spostare i segnali
utili dalla continua a frequenze dove il contributo 1/f della strumentazione di misura sia minore.
(26) 2 = q2/12
Come si combatte questo tipo di rumore? Sommando del rumore al segnale, campionando a
velocità decisamente più elevata e poi mediando opportunamente (con numero di bit maggiore di n)
i campioni digitali d’uscita. Ma perché questa tecnica funziona?
Esercizio. Il foglio tecnico dell’amplificatore AD8510 fornisce i seguenti valori tipici del rumore di tensione:
34 nV/Hz a 10 Hz, 12 nV/Hz a 100 Hz, 8 nV/Hz a 1 kHz, 7.6 nV/Hz a 10 kHz. Ricavate graficamente la frequenza
d’incrocio f0 del rumore.
Esercizio. Il rapporto segnale/rumore di un convertitore A/D. Ricavate una espressione per il rapporto
segnale/rumore, espresso in unità di decibel, di un convertitore analogico-digitale in funzione del numero n di bit,
considerando il rapporto fra il valore efficace della sinusoide di massima ampiezza che rientra nella dinamica del
convertitore e il valore efficace del rumore di quantizzazione.
A questo punto si può applicare il teorema di Nyquist per individuare la temperatura equivalente
della rete, attribuendo il rumore calcolato sopra (o misurato) a rumore Johnson di opportuna
temperatura. Se l’impedenza della porta è Z(j), questa temperatura è
21
In tal caso ammettendo che tutti i generatori di rumore siano scorrelati fra loro.
E’ importante osservare che la temperatura equivalente a una porta di una rete può essere minore
della temperatura termodinamica a cui questa si trova effettivamente. Ciò può verificarsi, come
vedremo nell’Esempio 2 a pag. 20, in presenza di reazione negativa.
Con questo modello il calcolo dello spettro totale di rumore totale St( all’ingresso della
rete non rumorosa è particolarmente agevole. Se la porta d’ingresso della rete è terminata su
un’impedenza di sorgente Zs=Rs+jXs,
considerando il rumore termico della
sorgente, trascurando la correlazione fra i
generatori e applicando al solito il teorema
(8), si ottiene23:
Conoscendo la funzione di trasferimento fra la porta d’ingresso e quella d’uscita, si potrà poi
calcolare lo spettro del rumore all’uscita della rete.
La forma della (29) mostra che si possono generalmente distinguere tre diverse regioni di
funzionamento al crescere del modulo dell’impedenza della sorgente. Per bassi valori di |Z s| domina
il rumore di tensione, poi interviene il rumore termico della sorgente e infine domina l’effetto del
rumore di corrente.
22
Non è detto però che questa sia la rappresentazione migliore ai fini del calcolo del rumore. La rappresentazione più
conveniente sotto questo punto di vista è infatti quella nella quale i due generatori di rumore non sono correlati o
presentano minima correlazione. Nel caso dei dispositivi elettronici, ciò dipende dalla fisica del dispositivo. Ad
esempio, i due generatori di rumore di tensione e di corrente in ingresso potrebbero essere correlati fra loro, ma non così
due generatori di corrente disposti in parallelo alle due porte.
23
In questo calcolo si è supposta infinita l’impedenza della porta d’ingresso della rete. In realtà questa non sarà infinita
e quindi introdurrà un fattore di attenuazione. Ma questo sarà il medesimo, a ogni frequenza, per tutti i contributi al
rumore come pure per l’eventuale segnale proveniente dalla sorgente, lasciando quindi invariato il rapporto SNR
spettrale.
Esercizio 1. Analizzate il circuito in figura per ricavare l’espressione dello spettro Svv data sopra.
Esercizio 2. Calcolate il valore del resistore di reazione che rende minima la temperatura equivalente della rete alla
porta d’ingresso e ricavate una espressione per tale grandezza.
24
M.J.Buckingham, E.A. Faulkner The principles of pulse signal recovery from gravitational antennas Radio
Electronic Engineer, vol. 42, pp. 163-171, aprile 1972.
Le prestazioni di rumore delle reti a due porte, e in particolare degli amplificatori, vengono spesso
caratterizzate in base al rapporto F fra lo spettro del rumore totale e quello del rumore termico della
sorgente, chiamato fattore di rumore (noise factor), grandezza evidentemente dipendente dalla
frequenza. In tale definizione, naturalmente, occorre assegnare alla sorgente una data temperatura 25,
che per convenzione si sceglie pari a T=290 K. Si noti inoltre che questa definizione non ha senso
nel caso di una sorgente con impedenza zero oppure puramente reattiva. Utilizzando la (29) si ha:
Per quanto sopra il fattore di rumore ha valore unitario per un amplificatore privo di rumore e valori
via via crescenti al crescere della sua rumorosità. Più spesso si utilizza in pratica la figura di
rumore (noise figure) NF, cioè il fattore di rumore espresso in decibel:
(32) NF = 10 log10 F
Oltre che come misura dell’incremento del rumore introdotto dalla rete, rispetto al rumore
termico della sorgente, il fattore di rumore, in presenza di un segnale con spettro dato, si può anche
interpretare come rapporto fra il rapporto SNR alla sorgente, dove interviene soltanto il suo rumore
termico, e quello all’uscita della rete rumorosa. Naturalmente si tratta di rapporti spettrali, a
differenza di quello definito dalla (1).
La formula (30) mostra che per bassi valori dell’impedenza di sorgente il fattore di rumore è
dominato dall’effetto del rumore di tensione, per alti valori di Zs da quello del rumore di corrente, e
che in una regione intermedia si ha un minimo. Ricercando il minimo rispetto all’impedenza della
sorgente, cioè uguagliando a zero le derivate del fattore di rumore rispetto a Rs e a Xs, si trovano le
seguenti condizioni :
25
Ovvia, ma indesiderabile, conseguenza di questa definizione è che essa perde significato quando la sorgente si trova
a temperatura diversa da 290 K. Si definisce anche un fattore di rumore “operativo” in cui come temperatura di
riferimento si considera quella effettiva della sorgente; ma in tal caso un dato amplificatore, con date caratteristiche di
rumore, presenterà valori diversi del fattore di rumore a seconda della temperatura della sorgente.
Per esempio, nel caso rappresentato dalla curva in basso nella figura sopra, questo intervallo
si estende da poco meno di 10 k fino oltre 100 M, avendo fissato a 3 dB i valori massimi
accettabili per la figura di rumore. Una situazione di questo tipo è certamente vantaggiosa nel caso
di uno strumento di impiego generale. Per caratterizzare il rumore di questi strumenti, tenendo
presente che il fattore di rumore definito dalla (30) dipende dalla frequenza, si utilizzano di solito i
cosiddetti contorni di rumore (noise contours) che rappresentano nel piano frequenza, resistenza di
sorgente le curve costituite dai punti per cui la figura di rumore è costante.
26
Sia i trasformatori sia i componenti reattivi reali presentano infatti dissipazioni che costituiscono ulteriori sorgenti di
rumore termico. A radiofrequenza, d’altra parte, l’adattamento può essere realizzato con uno spezzone di linea di
trasmissione, ma soltanto a banda stretta.
cioè, esprimendo gli spettri di ampiezza nelle unità pratiche usuali (nV/Hz e fA/Hz):
Questa grandezza può essere interpretata anche come la temperatura a cui va portata la sorgente,
quando siano verificate le condizioni di adattamento (33), perché lo spettro del rumore totale si
raddoppi rispetto al caso in cui la sorgente si trova allo zero assoluto.
dove ricordiamo che T = 290 K è la temperatura di riferimento usata nella definizione del fattore di
rumore.
La temperatura di rumore non può mai annullarsi a causa delle incertezze fondamentali
riconducibili al principio di indeterminazione di W. Heisenberg. Il limite inferiore per questa
grandezza, all’incirca pari all’energia di un fotone, è stato trovato da H. Heffner27:
h f
(38) Tmin
k ln 2
Notiamo tuttavia che quanto detto finora riguarda gli amplificatori lineari, ma non altri
schemi, i quali consentono di ottenere amplificazione con rumore inferiore al limite quantistico.
Amplificazione idealmente senza rumore è fornita dagli amplificatori parametrici, in particolare
dagli up converters nei quali la frequenza del segnale viene convertita, in uscita, in una più elevata,
grazie all’interazione con un’onda di alimentazione (segnale di “pompa”) a frequenza fissa in un
elemento non lineare (e non dissipativo, per evitare fluttuazioni addizionali). Qui, ragionando in
termini di fotoni, il loro numero resta invariato, ma aumenta la loro energia grazie alla conversione
a una frequenza più alta, senza violare quindi il principio di indeterminazione. Altri schemi di
amplificazione, chiamati ad evasione quantistica (quantum evading), aggirano i vincoli posti dal
27
H. Heffner The fundamental noise limit of linear amplifier Proc. IRE, vol. 70, pp. 1604-1608, 1962.
Si noti che il limite di Heffner riguarda gli amplificatori lineari, ma non le tecniche di “evasione quantistica” che
consentono di eseguire misure estremamente precise di un grandezza a spese di una maggiore incertezza sulla
corrispondente grandezza coniugata.
La caratterizzazione del rumore dei circuiti può essere orientata alla misura di una
particolare grandezza fisica. Un caso particolare è costituito dai cosiddetti amplificatori di carica,
cioè gli amplificatori con reazione capacitiva ( Appendice A, §5), che sono usati per misurare, in
regime impulsivo28, la quantità di carica elettrica rilasciata da un trasduttore che presenta impedenza
di natura essenzialmente capacitiva. In questi strumenti il rumore viene infatti caratterizzato in
termini del valore efficace della carica equivalente al loro ingresso dovuta al rumore, chiamata
equivalent noise charge ENC. Un impiego tipico degli amplificatori di carica consiste nel misurare
la carica generata da un rivelatore a giunzione, che è proporzionale all’energia persa da una
particella ionizzante quando attraversa la regione attiva del rivelatore.
28
Non lavorano in regime impulsivo gli amplificatori di carica utilizzati nella misura delle vibrazioni meccaniche,
perchè la loro funzione è quella di convertire in una tensione la carica elettrica, funzione del tempo, generata da un
trasduttore piezoelettrico in risposta alle vibrazioni a cui è soggetto.
Imponendo l’uguaglianza, all’uscita del formatore, del valore efficace Vn eff del rumore e
dell’ampiezza Q/eCF del segnale, si ricava la seguente espressione per la carica equivalente di
rumore in ingresso:
e C k Tn
(39) ENC = CVn I n e
2 2
che ne evidenza la dipendenza dalle capacità del circuito e dalla temperatura di rumore
dell'amplificatore. La carica ENC può essere espressa in unità di carica elementare, dividendola per
qe, oppure in energia, ricordando che la rottura di un legame covalente nel silicio richiede circa 3,6
eV.
Tutti i dispositivi a giunzione pn sono evidentemente soggetti a rumore shot in relazione alle
correnti che ne attraversano le giunzioni. Allo stesso modo tutti i dispositivi nei quali sia presente
una resistenza sono soggetti a rumore termico.
In generale gli spettri di rumore dei dispositivi elettronici sono approssimativamente costanti
in una regione di frequenza che è più o meno estesa a seconda del tipo di dispositivo, con
29
C.D. Motchenbacher, J.A. Connelly Low-Noise Elctronic System Design, J.Wiley&Sons, 1993
Nel caso dei transistori a giunzione, nella connessione a emettitore comune, l’effetto shot si
manifesta indipendentemente all’ingresso (corrente di base IB) e all’uscita (corrente di collettore IC)
e si può rappresentare pertanto con due generatori di rumore di corrente disposti rispettivamente fra
base ed emettitore e fra collettore ed emettitore. Si deve poi considerare il rumore termico della
resistenza di base rbb’, che si rappresenta con un generatore di rumore di tensione disposto in serie
alla base.
Volendo rappresentare il rumore nella forma standard introdotta nel §7, occorre riportare in
ingresso il rumore shot d’uscita, dividendolo per la transconduttanza del dispositivo: gm 1/re, dove
re VT/IC = kT/qeIC è la resistenza dinamica della giunzione base-emettitore. Gli spettri di potenza
dei due generatori in ingresso sono pertanto:
dove il contributo shot allo spettro di tensione, inversamente proporzionale a IC, domina a basse
correnti di collettore mentre a correnti più elevate (IC > kT/2qerbb’) domina il contributo termico di
rbb’. Si noti però che le espressioni date sopra forniscono soltanto dei limiti inferiori per il rumore,
dato che in pratica esso è soggetto anche a contributi di tipo 1/f (fra cui l’effetto della corrente di
base che attraversa la resistenza rbb’).
Nel caso dei transistori FET a giunzione31, il rumore shot all’ingresso è assai minore rispetto
ai BJT, dato che riguarda la corrente IG di una giunzione polarizzata inversamente (sia pure con le
cautele menzionate a pag. 14). Il rumore termico del canale, che si manifesta all’uscita del
dispositivo con spettro di potenza dato approssimativamente32 da 4kT(2gm/3), può essere riportato
30
Queste tecnologie possono essere diverse anche per dispositivi con la stessa sigla, ma che per esempio provengono
da costruttori diversi.
31
P. Rako Your friend, the JFET http://www.edn.com/blog/Anablog/35759-Your_friend_the_JFET_.php
32
Il fattore 2/3 deriva dalla natura distribuita del canale dei dispositivi a effetto di campo.
Dato che nelle due famiglie di dispositivi le tensioni di rumore sono dello stesso ordine di
grandezza, ma nei FET le correnti di rumore sono assai minori, ne consegue che questi ultimi
presentano le temperature di rumore più basse e le resistenze di sorgente ottimali più alte, come
mostrato nella tabella qui sotto.
Notiamo infine che per ottenere prestazioni di rumore decisamente migliori rispetto a quelle
dei dispositivi usuali occorre fare ricorso ai dispositivi elettronici superconduttori basati sull’effetto
Josephson. Gli SQUID a radiofrequenza (rf SQUID), in particolare hanno temperature di rumore
I criteri generali per la progettazione di amplificatori a basso rumore consistono innanzitutto nella
scelta del dispositivo amplificatore d'ingresso più adatto all’applicazione considerata, definita dalla
regione di frequenza di interesse e dal valore dell’impedenza della sorgente del segnale, e poi
nell’adozione di scelte circuitali mirate a degradare il meno possibile le prestazioni di rumore del
dispositivo. Un indice assai efficace della qualità di un progetto è infatti il rapporto fra la
temperatura di rumore del dispositivo e quella complessiva del circuito.
Ciò significa in primo luogo assegnare allo stadio d’ingresso un guadagno tale da poter
trascurare il rumore degli stadi successivi. In secondo luogo è necessario curare con estrema
attenzione il circuito d’ingresso, nella scelta dei valori e dei tipi di componenti, analizzando per
ciascuno il contributo al rumore totale. Particolarmente insidiosa a tale proposito può risultare la
scelta dei condensatori.
Nel caso di impedenze di sorgente più elevate converrà invece utilizzare un transistore a
effetto di campo. Per ottenere un basso valore del rumore di tensione si sceglierà un dispositivo con
elevata transconduttanza, polarizzandolo a corrente di drain prossima a quella di saturazione (IDSS),
ma con basso valore di caduta VDS, in modo da ridurre la dissipazione di potenza e quindi il
riscaldamento del FET, che presenta, per quanto detto sopra, varie conseguenze negative ai fini del
rumore. Per ottenere un basso valore del rumore di corrente si sceglierà un FET con basso valore di
IG, ma occorrerà attenzione al resistore di polarizzazione della porta, che dovrà presentare un
elevato valore di resistenza effettiva alle frequenze di interesse anche tenendo conto dell’effetto
Boella ( parte II, pag. 15).
Poichè, in generale, l’impedenza della sorgente di segnale è data a priori, può darsi che si
ponga il problema di realizzare il corretto adattamento d’impedenza fra la sorgente e la resistenza di
rumore del dispositivo prescelto, più precisamente quella dello stadio d’ingresso. I trasformatori
offrono grande flessibilità di adattamento, ma limitano la banda, introducono a loro volta rumore e
possono anche creare problemi di captazione di disturbi. In alternativa, quando è possibile, conviene
utilizzare la tecnica di Faulker, che è meno flessibile ma fornisce ottime prestazioni.