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I MICROFONI

Una rapida sintesi sul loro funzionamento

a cura del Dott. Marco Dalena


SOMMARIO

Componenti di un microfono

Tipologie di microfoni

Risposta in frequenza
Componenti di un microfono
Diaframma: presente in tutte le tipologie di microfoni, può essere in metallo o in materiale
sintetico. Si tratta di una lamina o membrana molto sottile (micrometri) in grado di muoversi se
sottoposta a variazioni di pressione (anche molto piccole).
Backplate: presente solo nei microfoni a condensatore, forma uno dei due piatti del condensatore
che vengono caricati per permettere il passaggio di elettroni.
Bobina (coil): presente nei microfoni dinamici; è formata da materiale induttivo, immersa in un
campo magnetico, genera corrente ruotando al suo interno.
Magnete permanente: presente nei microfoni dinamici, genera un campo magnetico nel quale si
muove la bobina (coil).
Cristallo piezoelettrico: componente principale dei microfoni piezoelettrici, trasforma le vibrazioni
in tensione grazie alle sue proprietà chimico-fisiche.

Tipologie di microfoni
È possibile catalogare le tipologie di microfoni a seconda del loro principio di funzionamento o del
tipo di direzionalità.

1. Principio di funzionamento
Il microfono è un trasduttore, cioè trasforma la pressione che riceve in ingresso in una corrente in
uscita. Dal momento che i dispositivi a valle di un microfono lavorano con la tensione (e non con la
corrente), è necessario convertire la corrente in uscita in tensione. Questa trasformazione avviene
sfruttando la legge di Ohm (la famosa V=Ri, cioè la tensione di uscita è pari al prodotto di una
resistenza o impedenza moltiplicato per il valore di corrente che le scorre attraverso); ponendo in
parallelo rispetto al circuito del microfono una impedenza molto piccola, che permette alla quasi
totalità della corrente generata di essere dissipata sulla resistenza stessa, è possibile leggere una
tensione in uscita al microfono (XLR o jack) diretta, solitamente, verso un pre-amplificatore;
quest'ultimo invece presenta una impedenza di ingresso molto alta per evitare lo stesso fenomeno di
dissapazione (perchè si vuole che la tensione arrivi il meno intaccata possibile nei circuiti di tutti i
dispositivi a valle).

Le tipologie di microfoni più comuni sono le seguenti:


1.1 Microfono dinamico
1.2 Microfono a condensatore
1.3 Piezoelettico

2. Direzionalità
La capacità di un microfono di essere più o meno direzionale sfrutta il principio della rifrazione: ad
esempio un classico Neumann
KM183, come si sarà certamente
notato, ha diverse capsule in
dotazione, a seconda del tipo di
pattern polare che si vuole
ottenere. Soffermandosi un attimo
sulle capsule si può notare la
differenza principale tra le tre che
solitamente sono fornite: due
presentano delle fessure alla base
(capsula cardiodioide con due fessure e capsula iper-cardiode con una fessura) mentre l'altra non ne
presenta alcuna (capsula omnidirezionale). La funzione delle fessure è permettere alla pressione di
entrare non solo dalla parte frontale del microfono (quindi frontalmente anche rispetto al
diaframma) ma anche di attraversare esse stesse, generando pressione sul retro del diaframma (data
la loro posizione al di sotto di esso). In questo modo se la pressione è quasi perfettamente frontale,
essa non attraverserà le fessure e il suono generato verrà per intero convertito dal diaframma in
corrente. In caso contrario, cioè producendo un suono ad esempio a 45° rispetto al fronte del
microfono, una parte della pressione (dal fronte) spingerà il diaframma in una direzione mentre
un'altra parte (dalle fessure) lo spingerà nella direzione contraria annullando l'effetto della prima
spinta e quindi non producendo movimento (e quindi corrente).
Lo strumento principale per comprendere la direzionalità di un microfono è il diagramma polare
(polar pattern): esso esprime la sensitività relativa del microfono rispetto all'asse frontale (ovvero
rispetto all'asse frontale a 0°, di quanti dB viene attenuato il suono).
Il polar pattern di fianco (Neumann KMS 105) mostra la
sensitività relativa a diverse frequenze. Come si può
vedere alla frequenza di 1kHz (linea nera continua sulla
destra) il microfono risponde come un iper-cardiode, con
la campana frontale ampia sul fronte 90°/270° (il grafico
va immaginariamente ribaltato rispetto all'asse a 0°) e una
piccola campana in direzione del retro del microfono: dal
grafico si capisce quindi che per frequenze intorno a
1kHz, i suoni provenienti frontalemente fino ad uno
scostamento di 45° a destra o a sinistra quasi non vengono
attenuati, mentre subiscono una attenuazione di 5dB circa
a 90°; non vengono captati per niente se provengono dal
retro del microfono, o vengono captati con
un'attenuazione di 15dB se perfettamente in linea con il
retro del microfono. Alla frequenza di 2kHz (linea tratto-
punto-punto-punto) invece si comporta come un cardioide (stessa campana frontale dell'iper-
cardiode ma nessuna campana posteriore).
Alcuni microfoni, come lo Shure Beta 181, permettono di scegliere tra diversi pattern polari senza
cambiare la capsula, ma semplicemente agendo su uno switch.
Da notare che i microfoni tipo shotgun sfruttano il principio della rifrazione in modo massiccio: la
loro dimensione dipende dal fatto che la capsula ha lunghezza pari o maggiore del microfono stesso
per via dell'elevato numero di fessure (sulla capsula), che assicurano che la direzione del suono
acquisito avvenga praticamente solo lungo l'asse frontale del microfono (a 0°).

Le tipologie più comuni sono le seguenti:


2.1 Omnidirezionale
2.2 Cardioide
2.3 Iper-cardioide
2.4 Figura 8
1.1 Microfono dinamico
Il microfono dinamico (o moving coil) sfrutta il principio dell'elettromagnetismo per generare
corrente (o come si è visto prima tensione).
Le variazioni di pressione sul diaframma mettono in movimento una bobina immersa in un campo
magnetico. Il movimento della bombina genera una variazione di corrente (grazie al principio di
induzione) che genera una tensione in uscita.
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1.2 Microfono a condensatore


Il microfono a condesatore, come suggerisce il nome, sfrutta il principio dei condensatori per il suo
funzionamento.
Il condensatore è un dispositivo che presenta due piatti di estensione infinita (almeno
ipoteticamente), fra i quali solitamente è presente del materiale conduttivo (incluso l'etere).
Ai piatti è applicata una tensione che li carica con polarità opposte (uno carico positivamente e uno
caico negativamente); il movimento di elettroni tra i due piatti è possibile solo se la tensione sugli
stessi varia (ad esempio staccando il generatore di tensione con cui li si carica) o se varia la distanza
tra i piatti (quest'ultimo è il principio sfruttato nei microfoni).
All'interno della capsula (svitandola è possibile osservare perfettamente tutti i componenti) sono
presenti il diaframma e il backplate che sono effettivamente i due piatti del condensatore.
Il backplate è fisso, il diaframma è rivolto verso la sorgente sonora (voce, amplificatore, etc.) ed è
costruito in maniera da muoversi (al più di qualche millimetro, di solito di qualche decimo o
centesimo di millimetro) al variare della pressione su di esso: quindi, ad esempio, un cantante
genera con la sua voce una pressione sufficiente a muovere il diaframma; come detto in precedenza,
questo movimento fa variare la distanza dal backplate, generando un movimento di elettroni tra i
due piatti, movimento che genera una corrente.
Il motivo per cui è necessaria la phantom per i microfoni a condensatore è chiaro una volta capito il
meccanismo di funzionamento: il microfono è un condensatore e come tale necessita di una
tensione sui suoi piatti per funzionare, tensione fornita dai 48V della phantom.
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1.3 Piezoelettico
I microfoni piezo-elettrici (o a cristalli) sfruttano le proprietà di alcuni materiali di generare tensione
sulle loro facce se sottoposti a rapidi cambiamenti di pressione.
In questi microfoni il diaframma viene usato per generare proprio queste variazioni di pressione sui
cristalli.
sopra
2.1 Omnidirezionale
Il microfono omnidirezionale, come il nome suggerisce, è capace di ricevere la pressione da
qualsiasi direzione essa giunga. Questo è vero fino a
determinate frequenze, solitamente medio-basse; sulle alte
il comportamento cambia quasi drasticamente, come si
può vedere dal diagramma polare in figura (DPA 4006a):
per frequenza fino ai 6kHz l'attenuazione è minima (5dB),
mentre all'aumentare della frequenza aumenta la
direzionalità, come si può notare tra i 10kHz e i 20Khz, in
cui i suoni provenienti da direzioni diverse da quella
frontale vengono attenuati anche di 20dB.

sopra

2.2 Cardioide
Il microfono cardiode presenta una diagramma polare a forma di cuore, come suggerisce il nome,
cioè è in grado di acquisire suoni provenienti da direzioni non superiori ai 90° rispetto all'asse
frontale, con attenuazioni relativemente basse (10db per suoni a 90°), mentre attenua
completamente i suoni provenienti dal retro del microfono.
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2.3 Iper-cardioide
Presenta lo stesso comportamento del cardioide, ad eccezione dei suoni provenienti esattamente dal
retro del microfono (cioè a 180° rispetto all'asse frontale) che vengono attenuati di 15dB fino ad un
massimo di 20db solitamente.
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2.4 Figura 8
Chiamato così poichè il suo diagramma polare presenta due lobi come quelli del cardiode posti a 0°
e a 180° a formare un 8, acquisisce suoni da queste due direzioni, attenuando in maniera sempre
maggiore i suoni che provengono da direzioni diverse (e per questo motivo chiamato anche
bidirezionale).
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Risposta in frequenza
Un altro grafico molto importante per analizzare le caratteristiche di un microfono è quello che
mostra la risposta in frequenza dello stesso.
Sull'asse orizzontale sono presenti le frequenze di interesse (in scala logaritmica, per questo motivo
non sono equidistanti), mentre su quello verticale sono presenti i dB.
Il grafico mostra la relazione che intercorre tra una data frequenza e l'attenuazione o enfatizzazzine
della stessa (quindi non è un grafico temporale).
Ad esempio nel grafico sottostante si nota come intorno agli 11kHz le frequenze siano enfatizzate di
2-3 dB, mentre sono attenuate intorno ai 30Hz e oltre i 20kHz di 3db (frequenze di cut-off o roll-
off). La scritta in rosso indica il riferimento che è stato preso, cioè si è posto il valore di 0dB in
corrispendenza di una frequenza pari a 1kHz, e poi si è proceduto con il misurare il valore in dB per
tutte le altre frequenze.

Alcuni tipi di grafici, come quello nella figura sottostante, mostrano anche l'effetto di prossimità,
che enfatizza le basse frequenze, e che nei microfoni più sofisticati viene contrastato inserendo un
filtro low-cut che ne attenua
l'azione. Si noti come ad una
distanza di 6 mm (linea A) i
bassi siano molto più
enfatizzati rispetto ad una
distanza maggiore (51 mm,
linea B). In questo grafico
non sono espressi i valori in
dB sull'asse verticale, ma
solo i loro valori relativi: a
200Hz la linea A è
enfatizzata di circa 10dB
rispetto alla linea C, ma non
è espresso il valore di
riferimento a 0dB (come nel
grafico precedente).
Infine nel grafico è mostrata anche la risposta in frequenza per suoni provenienti dal retro del
microfono (cioè fuori asse di 180°).

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