Sei sulla pagina 1di 1

Isaac Newton (citato anche come Isacco Newton) (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 25

dicembre 1642[1] – Londra, 20 marzo 1726[2][3]) è stato un matematico, fisico,


astronomo, filosofo naturale, teologo, storico e alchimista inglese, considerato
uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, ha anche ricoperto i ruoli di
presidente della Royal Society (1703-1727), direttore della Zecca inglese (1699-
1701) e membro del Parlamento (1689-1690 e 1701).

Firma di Newton.
Noto soprattutto per la fondazione della meccanica classica, la teoria della
gravitazione universale e l'invenzione del calcolo infinitesimale, contribuì
significativamente a più branche del sapere, occupando una posizione di preminente
rilievo nella storia della scienza e della cultura. Il suo nome è associato a leggi
e teorie ancora oggi insegnate: si parla di dinamica newtoniana, di leggi
newtoniane del moto, di legge di gravitazione universale. Più in generale, ci si
riferisce al newtonianesimo come concezione del mondo, che ha influenzato la
cultura europea per tutto il XVIII secolo.

Nella sua opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (nota anche come
Principia) del 1687, che segna la fine della rivoluzione scientifica, definì le
regole fondamentali della meccanica classica attraverso le sue leggi del moto.
Contribuì inoltre al progresso della teoria eliocentrica: a lui si deve la
dimostrazione delle leggi di Keplero sul movimento dei pianeti. Oltre a dedurle
matematicamente dalla soluzione del problema della dinamica applicato alla forza di
gravità (problema dei due corpi), generalizzò le leggi di Keplero dimostrando che
le orbite delle comete potevano essere non solo ellittiche (come quelle dei
pianeti), ma anche iperboliche o paraboliche. Dimostrò l'universalità della
gravitazione: la medesima legge di gravitazione universale governa i movimenti
della Terra e di tutti gli altri corpi celesti.

Attratto dalla filosofia naturale, cominciò da giovane a leggere le opere di


Cartesio, in particolare La geometria del 1637, in cui le curve sono rappresentate
per mezzo di equazioni. Nel 1665 dimostrò il teorema binomiale e quindi, nel giro
di un anno, scoprì le identità di Newton, il metodo di Newton, approssimò la serie
armonica tramite i logaritmi e cominciò a sviluppare il calcolo infinitesimale. I
lavori sul calcolo infinitesimale del 1666 anticiparono di circa dieci anni quelli
di Leibniz, ma Newton pubblicò le sue scoperte solo nel De Quadratura Curvarum del
1704. Condivise quindi con Gottfried Wilhelm von Leibniz, suo malgrado, il merito
per lo sviluppo del calcolo infinitesimale.

Fu il primo a mostrare che la luce bianca è composta dalla somma di tutti i colori
dello spettro, avanzando l'ipotesi che la luce fosse composta da particelle.
L'Opticks, del 1704, sarà un altro testo scientifico di riferimento per tutto il
XVIII secolo. La teoria corpuscolare della luce era in contrapposizione alla teoria
ondulatoria della luce, sostenuta da Robert Hooke, Christiaan Huygens, Eulero,
Thomas Young e corroborata, nel XIX secolo, dai lavori di Maxwell e Hertz. La tesi
corpuscolare trovò invece conferme, circa due secoli dopo, con l'articolo[4] di
Albert Einstein (1905) sull'interpretazione dell'effetto fotoelettrico a partire
dal quanto di radiazione elettromagnetica, poi denominato fotone. Queste due
interpretazioni coesisteranno nell'ambito della meccanica quantistica, fino al loro
definitivo superamento (si veda: dualismo onda-particella).

Nel XX secolo la concezione newtoniana dello spazio e del tempo è stata superata.
Nella teoria della relatività di Albert Einstein lo spazio e il tempo assoluti non
esistono, sostituiti dallo spaziotempo. Ciò comporta dei cambiamenti nelle leggi
del moto e della meccanica che, per velocità molto inferiori alla velocità della
luce nel vuoto (c = 299792458 m/s), sono tuttavia praticamente impercettibili.

Potrebbero piacerti anche