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Steiner
Luca Valentini
relativamente opera del primo e del secondo, si è fatto in modo che si realizzasse
una battaglia cruenta tra i due poli. Tale conflitto ha per arma privilegiata l’uo-
mo. Quando tali determinazioni si manifestano, non si pregiudica l’unità supre-
ma, ma illusoriamente se ne ha un’immagine scomposta, come se ci fosse altro
rispetto al principio, nascondendo all’uomo come tutte le componenti di tale
illusione siano, in realtà, frammenti sparsi dell’Unità e come Ella non possa mai
modificare la propria qualità:”tutto quanto è contenuto nel piano del mondo è cosa
buona; e il male ha una consistenza solo per un certo tempo. Perciò all’entità del
male crede solo chi scambia il transitorio con l’eterno, e non potrà mai comprendere
il male chi dal transitorio non ascenda all’eterno.”1 Si comprenda, pertanto, che le
articolazioni differenziate sono delle relazioni legate strettamente alla funzione
dell’esistere e per questo sono limitate alla necessità di articolare quella grande
armonia che è la vita. In natura esiste solo la dinamica del magnetismo, che si at-
tua attraverso una ritmologia tra il negativo ed il positivo, che certe volte l’uomo
chiama male e certe volte chiama bene, a seconda del momento in cui vive, a
seconda del benessere o del nocumento che l’una o l’altra condizione possono
procurargli. Ogni azione, ogni atteggiamento, ogni funzione, ogni dinamica sia
di ordine dimensionale, sia di ordine morale, sono legati alle condizioni nelle
quali vanno realizzandosi. Vi è, infatti, una negatività ed una positività in ogni
stato, ma è evidente che, date tali differenzazioni, vi siano differenti polarità in
tutte le condizioni. Con ciò non si voglia dire che nell’universo non sussista uno
scontro di forze: forze di positività e forze di negatività sarebbe più corretto dire.
L’universo per materializzarsi in funzione del divino deve caratterizzarsi nella
funzione contraddicente degli opposti. Perciò, pur non potendo ammettere che
il diavolo esista come nelle religioni, e specialmente in quelle cristiane, si afferma
la sussistenza di una individualizzazione autonoma che prescinda da dio e ad
esso si opponga. La distanza che si configura tra il credente e l’ente a cui ci si
riferisce è l’espressione di un’anomalia prettamente religiosa, non presente in
ambito sapienziale. Nella realtà gli opposti non esistono: l’alto ed il basso, sono
aspetti dell’emozione umana e possono essere positivi o negativi a misura che
si guardi l’abisso con l’interesse della verità ovvero con spirito contrario a tale
interesse. La valenza duplice e “relativa” dei concetti di polarità cercheremo di
esprimerla anche con un’analisi simbolica inerente alcune divinità ancestrali.
In una cultura arcaica, come in quella zooroastriana, si esplicitava il tema ri-
corrente del rapporto polare della luce con l’oscurità, il quale era rappresen-
tato da due figure che svolgevano una funzione archetipica e complementare
nell’ambito di una cosmologia divina. Lo stesso valeva nel caso di Ahura Mazdā,
lo spirito santo e solare, e di Angra Mainyu, lo spirito senebroso. Nella cultura
mazdaica, si ripresentava la decomposizione illusoria del principio, a cui abbia-
mo precedentemente accennato: il divino, l’uno senza limitazione, identificato
con la personalità di Zurwan generò due figli – lo sdoppiamento pitagorico del
1
Rudolf Steiner, “Influssi luciferici, arimanici, asurici”, in Antropologia scientifico-spirituale II,
O.O 107 (Milano: Editrice Antroposofica, 2009), 126.
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Note sul Diabolus, nell’orizzonte dell’insegnamento di Rudolf Steiner
primo – Ohrmazd e Ahriman, signori del giorno e della notte.2 Nella religiosi-
tà egizia e successivamente in quella giudaico-cristiana, si realizzava una simila-
re ma non identica manifestazione doppia del malefico, una di natura appunto
cosmologica, indi di opposizione ctonia al principio uranico, un’altra di natura
essenzialmente metafisica. Le figure di Seth e di Lucifero possono presentare le
caratteristiche di angeli decaduti, con riferimenti simbolici anche di natura solare
(si pensi al primordiale significato del numero 666). Al contrario, le divinità la cui
azione disgregatrice risultava essere essenziale (nel pantheon in cui erano inse-
rite) per la realizzazione dell’opera, costituivano talvolta quasi un’irrinunciabile
putrefazione purificatoria. Questo accade, ad esempio con le essenze altamente
tenebrose di Apophis e di Shaitan le quali sono espressione, non di una palinge-
nesi, ma di una vera e propria opposizione radicale all’essenza demiurgica. Se ci
si riferisce alla deità ctonia di Seth, è possibile considerare l’etimologia ebraica,
dalla quale si deriva, al tempo stesso, la duplicità di significati di “fondamento”,
ma anche “tumulto e rovina”.3 Nel mito di Osiride, Seth, quale fratello omicida
dell’essenza solare, rappresenta un richiamo biblico alle vicende di Caino e Abe-
le. Nella tradizione ellenica tale essenza infera si identifica col titano Tifone e le
sue valenze contro-iniziatiche sono evidenziate nell’Asino d’Oro di Apuleio. Qui
diventano elemento di destabilizzazione, di caduta, si costituiscono motore invi-
sibile della decadenza moderna, modo in cui la stessa dottrina cristiana dipinge
Lucifero (“Princeps eius mundi”).
Ma proprio dall’etimologia di Lucifero (luci – fer) – nome latino della divinità
greca Fosforo o Eosforo (la torcia dell’aurora), cioè portatore di luce, divinità
a cui è riferita la stella del mattino, la quale preannuncia l’alba, la vittoria della
Luce sulle tenebre – è possibile svolgere una serie di considerazioni opposte a
quelle precedenti. Il Seth nella Bibbia e il Lucifero dei catari svolgono un ruolo
fondamentale nella vicenda del Graal,4 essendo i possessori calice, quasi come
una prefigurazione dello stesso Cristo: “Da tutto questo si ricava appunto che, nel
giudicare entità quali Arimane e Lucifero, il problema non è di indicarle semplice-
mente come buone o cattive, ma di comprendere quale è la loro attività legittima,
il loro regno appropriato, e dove inizia la loro attività illegittima, dove essi iniziano
a oltrepassare i loro confini.”5 Su questo nume è fondamentale rammentare la
doppia interpretazione di due simboli a esso spesso associati: il serpente ed il
numero 666. Il serpente come animale simbolico delle forze infere è riscontra-
bile nel mito biblico di Adamo ed Eva, ma anche nell’antico Egitto, ove esso è
2
Pio Filippani Ronconi, Regalità iranica e gnosi ismaelita (Roma: Editrice Irradiazioni, 2014), 65ss,
in cui la prole divina viene concepita in un ambito di alternanza temporale e ciclico, in cui la
predominanza di un potere è in perfetta alternanza con la predominanza dell’altro potere, quasi si
dovesse realizzare fisicamente un equilibrio dinamico. È il tema del Dramma Cosmico, che nelle
medesime pagine viene attribuito allo storico Shahrastani, quale tempo limitato e provvidenziale
entro cui si svolge il processo autocoscienza del Sacro (Catabasi – Anabasi).
3
René Guénon, Simboli della Scienza Sacra (Milano: Edizioni Adelphi, 1994), 128.
4
Guénon, Il Re del Mondo, (Milano: Edizioni Adelphi, 2002), 48-49.
5
Steiner, I Segreti della Soglia, O.O 147. (Milano: Editrice Antroposofica,2013), 46-47.
161
La Rosa di Paracelso
6
Guénon, Simboli della Scienza Sacra, (Milano, Edizioni Adelphi, 1994), capitolo III.
7
Steiner, I Misteri dell’antico Egitto, O.O. 106 (Città di Castello: LibrItalia, 1997), 87.
8
Plutarco, Iside e Osiride (Milano: Bompiani Editore, 2002), 101. Lo stesso Plutarco, Iside e
Osiride, 85 in merito riporta prima il giudizio di Eraclito, per il quale “l’armonia dell’universo,
simile a quella della lira e dell’arco è a doppia curvatura”, poi di Euripide, per il quale “Non possono
star separati i beni e i mali; ma v’è tra loro una non sol qual mescolanza, tale che riesce a buon fine.”
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Note sul Diabolus, nell’orizzonte dell’insegnamento di Rudolf Steiner
eidetica. Il significato etimologico del termine diabolico, derivante dal greco δια-
βάλλω, è dividere, opporsi, rendere odioso, come aperte, divise sono le dita del
diavolo nella XV lama dei tarocchi, contrariamente al valore simbolico unitario
del saluto romano con mano aperta e dita chiuse: “È lui che spinge l’atomo a co-
stituirsi, a spese della sostanza uniformemente eterea. È il differenziatore, il nemico
dell’unità.”9 Lo stesso concetto, del resto, lo si ritrova in altre culture millena-
rie come quella cinese che ripropone, con la dottrina Taoista dello Ying e dello
Yang, la contrapposizione soltanto apparente della doppia polarità fenomenica,
ricomprendendola pur sempre nell’unità. Il principio di unione è rappresentato
dal Wang, il Re-Pontefice, fautore della via di mezzo, la quale sola conduce, ri-
comprendendo i tre mondi della manifestazione, al tutto. Per i popoli antichi, in
particolare quelli dediti ai culti solari, la giustizia era amministrata avendo quale
unico parametro la realizzazione di ciò che è conforme al Divino. Analogamente,
la religiosità greco-romana ci offre un illuminante quadro di quanto sia stato fin
qui enunciato, riferendoci precisamente alla locazione sull’isola Tiberina delle
divinità di Vediovis ed Asclepio.10 Il primo era una deità che sovrintendeva il
disordine, la malattia, l’anormalità; egli rappresentava un “anti-Giove”, manife-
stando l’infrazione totale al vivere armonioso ed ordinato della res publica come
civitas deorum. A questa divinità ctonia, esiliata in un’isola, come a circoscriverne
il suo raggio d’azione, i pontefici romani importarono ed affiancarono dall’Ella-
de il culto di Asclepio, romanizzato in Esculapio. Questi era figlio di Apollo e
divinità patrona dell’Arte Taumaturgica, rappresentato con il caduceo ermetico,
simbolo della professione medica e delle forze contrastanti, delle quali bisogna
ritrovare l’equilibrio, l’armonia: “… prima di iniziare l’Opera, egli deve sforzarsi
di effettuare una ricognizione del proprio essere, e ordinare le sue invocazioni in
modo da riequilibrare la bilancia.”11
In tale ottica ci è possibile ancora attingere alla simbologia misterica dei taroc-
chi e precisamente all’arcano XIV,12 la temperanza. Nella carta un angelo ha tra
le mani due anfore di metallo prezioso, in comunicazione fluidica tra loro, il vaso
più vicino al corpo rappresenta l’elemento sulfureo, attivo e solare, mentre quel-
lo più distante l’elemento mercuriale, lunare. L’immagine esprime perfettamente
non l’antitesi dei due elementi, ma il loro continuo equilibrio, quasi a voler riuni-
re ciò che il diavolo separa e la morte macera, componendo i tre suddetti arcani
il quinto ternario dei tarocchi, significando la loro interconnessa simbologia un
vero ed autentico rapporto anagogico.
Nella medesima direzione si sviluppò l’insegnamento antroposofico di Ru-
dolf Steiner, che in alcune sue conferenze svolte tra Zurigo e Berna nel 1919,
9
Oswald Wirth, I Tarocchi (Roma: Edizioni Mediterranee, 1997), 208.
10
Mariano Bizzarri, Tradizione e Misteri di Roma, (Roma: Edizioni Settimo Sigillo, 2002),125ss.
11
Aleister Crowley, Magick (Roma: Casa Editrice Astrolabio, 1976), 192. Nelle pagine precedenti
(184ss), l’autore specifica, non a caso, come la compiutezza dell’Opera, cioè l’innalzamento
dell’uomo all’Ente, abbia come presupposto irrinunciabile un “equilibrio perfetto”.
12
Wirth, I Tarocchi, 201ss.
163
La Rosa di Paracelso
13
Steiner, Aspetti dei Misteri Antichi, O.O. 232 (Milano: Editrice Antroposofica, 2014), 25. È
importante notare come l’azione arimanica fosse intesa come un autentico attacco allo Spirito,
anche superata la soglia della vita, e come il fine ultimo sia la creazione di “un’umanità terrena
arimanica” (30), totalmente desacralizzata.
14
Steiner, Sull’incarnazione di Arimane, O.O 193 (Milano: Editrice Antroposofica, 2011), 46.
L’ascesi interiore è integralmente conoscenza della Terra, quale simbolo delle profondità animiche,
senza la sperimentazioni delle quali ogni azione catartica è destinata all’insuccesso.
164
Note sul Diabolus, nell’orizzonte dell’insegnamento di Rudolf Steiner
15
Massimo Scaligero, La Via della Volontà Solare (Teramo – Roma: Edizioni Tilopa, 1986), 221.
16
Steiner, “Dell’Iniziazione”, in La Scienza Occulta nelle sue linee generali, O.O 13 (Milano: Editrice
Antroposofica, 2007), 226ss. Vi è un’ascesi aurea per la conoscenza misterica del mondo sottile,
una contemplazione profonda che cela in sé il dono dell’unità dell’Io, una primigenia radicalità
atemporale rispetto alla separazione sensoria.
165
La Rosa di Paracelso
ritrovata17 si desta una nuova visione del sé, un rivolgersi su di sé, nella sua cen-
tralità, nel movimento che infrange la dualità. La rappresentazione fenomenica,
l’inganno del titanismo e degli istinti, quindi sperimentano un rivolgimento che
infrange le insidie dei due oppositori, Lucifero e Arimane:“la Terra è in declino, e
anche la vita umana lo è per quel che riguarda l’aspetto fisico. Ma proprio per questo
dobbiamo impossessarci della forza di ricevere nella nostra civilizzazione ciò che di
immortale deve sopravvivere, di tutta l’evoluzione terrestre, quando la Terra andrà
incontro al proprio declino”18.
Bibliografia
Filippani Ronconi, Pio. Regalità iranica e gnosi ismaelita, Roma: Editrice Irradiazioni,
2014.
Guénon, René. Simboli della Scienza Sacra. Milano: Adelphi, 1994.
Id. Il Re del Mondo. Milano: Adelphi, 2002.
Steiner, Rudolf. I Segreti della Soglia. Milano: Editrice Antroposofica, 2013, Opera Om-
nia n. 147;
Id. I Misteri dell’antico Egitto. Città di Casello: LibrItalia, 1997, Opera Omnia n. 106;
Id. Aspetti dei Misteri Antichi. Milano: Editrice Antroposofica, 2014, Opera Omnia
n.232;
Id. Sull’incarnazione di Arimane. Milano: Editrice Antroposofica, 2011, Opera Omnia
n. 193.
Id. La Scienza Occulta nelle sue linee generali. Milano: Editrice Antroposofica, 2007,
Opera Omnia n. 13.
Scaligero, Scaligero (pseud. Antonio Massimo). La Via della Volontà Solare. Teramo-
Roma: Tilopa, 1986.
Wirth, Oswald. I Tarocchi. Roma: Mediterranee, 1997.
Bizzarri, Mariano. Tradizione e Misteri di Roma. Roma: Edizioni Settimo Sigillo, 2002.
Crowley, Aleister. Magick. Roma: Casa Editrice Astrolabio, 1976.
Plutarco. Iside e Osiride. Milano: Bompiani Editore, 2002.
17
Spiritualità in cui la vibrazione non manifesta senza un ricordo, senza un’anamnesi e in cui non
passi inavvertita la polarità della potenza del pensiero.
18
Steiner, Sull’incarnazione di Arimane, O.O 193 (Milano, Editrice Antroposofica, 2011), 52.
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