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Parlare oggi degli angeli può far sorridere alcuni i quali vedono, come
dei tempi?
Per cercare una risposta adeguata a queste domande il primo passo può
dalle fonti bibliche canoniche ai testi apocrifi, dai Padri e dagli Scrittori
Ecclesiastici che vanno dal II al VIII secolo, dagli interventi magisteriali fino
che ha cercato, soprattutto nella Somma Teologica, nelle questioni che vanno
dalla 50 alla 64 (gli angeli nell'opera della Creazione) e dalla 106 alla 113 (il
1
ruolo angelico nel governo provvidenziale delle creature) della Prima Pars, di
e saggia, senza venir meno alle verità di fede: si pensi all'affermazione della
rivelando poco utili gli scritti sui Novissimi nel Supplemento, sintesi redatta
2
In questo excursus nella Somma Teologica, ci renderemo conto che una
dei modesti dati espressi nella Rivelazione, è costretto ad adattare dei principi
di ordine razionale che possiamo reputare validi fino a un certo punto quando
varie opere a tutto vantaggio degli angeli cattivi, i quali occupano un posto
presente studio compilativo agli angeli buoni dividendo tale trattato in due
grandi parti: nella prima parte è stato messo in risalto l’angelo in quanto
volontà, l’amore e la gerarchia dei vari ordini angelici. Nella seconda parte
invece si è trattato degli argomenti che toccano l'azione degli angeli sull’uomo
1
Il curatore principale dell'edizione della Somma da noi utilizzata.
2
T. CENTI, La Somma Teologica, vol. IV, ed. A. Salani, p. 156, Firenze 1952.
3
e sulle altre realtà create. In ultimo, si è abbozzata una panoramica
CAPITOLO I
ANGELI
strettamente della fede a quello della ragione, dobbiamo subito dire che non
degli angeli, perciò, per la pura ragione, l’effettiva esistenza di questi esseri
4
convenienze alla loro esistenza5, né vi sono dei principi generali di ragione
ricerche sulle antiche religioni dei popoli vicini ad Israele 6. Questa credenza
universale, pur con sfumature diverse, fa parte della visione che i popoli
un nome proprio. Tra di loro vi sono quelli benevoli come i Karibu accadici, i
quali intercedono per gli uomini; altri invece sono nocivi e maligni7.
5
Naturalmente, e a scanso di equivoci, i fatti medianici e spiritistici, appartenenti al campo dell'irrazionalità,
non permettono di risalire con certezza scientifica all'esistenza di creature intermedie tra l'uomo e Dio.
6
Cfr. M. FLICK, Il Creatore. L’inizio della salvezza, ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1964, pp.518-528.
7
A. FINET, Les anges gardiens du Babylonien, ed. RIES, Louvain La Neuve 1989, pp. 37-52.
5
Nella religione dell’antico Egitto ritroviamo molti spiriti considerati
sotterraneo degli spiriti dei morti. Alcuni di loro sono buoni, ma perlopiù sono
esseri pericolosi e ostili, male intenzionati nei confronti del genere umano8.
spirito malvagio, Ahriman, con i suoi demoni, sia dello spirito salvatore,
Ahura Mazda, dio buono che guida una schiera di angeli. Fra i due spiriti si
stabilisce una lotta accanita, fino a quando prevale lo spirito buono grazie alla
buoni presentano dei tratti di somiglianza con i sette spiriti che stanno davanti
Nella cultura ellenica άγγελος è colui che reca un messaggio 10. Nella
Aristotele ammette l’esistenza di esseri, sopra il cielo, che non sono soggetti a
mutazioni o a passioni e conducono una vita eterna 12. Considera questi esseri
8
R. LAVATORI, Gli angeli, ed. Marietti, Genova 1991, p. 20.
9
P. D. CHANTEPIE DE LA SAUSSAYE, Il libro delle religioni antiche, GLNT, p. 230.
10
W. GRUNDMANN, άγγελος nella grecità e nell’ellenismo, GLNT, p. 195.
11
Ibidem, pp. 200-201.
12
V. ARISTOTELE, Le opere. De Coelo, 1.1, c.9, ed. La Terza, Bari 1973, pp. 359-360.
6
possiedono qualità divine13. La religione romana parla di esseri celesti
protettori della natura, insieme al culto reso a personaggi illustri o ad eroi 14.
Nel Corano si parla spesso degli angeli, della loro natura e missione.
distinguere tre specie di esseri invisibili: gli angeli, i Dijnns (geni) e i Shayatin
funzioni e attributi15.
Nel Vecchio Testamento li troviamo designati con tanti nomi 16, ma il più
usato è quello di mal àk. Questo termine è simile alla parola araba la’ak, che
13
Ibidem. Le opere Metaph., XII, c.7, ed. La Terza, Bari 1973, p.242.
14
Cfr. R. LAVATORI, Op. cit., p. 24.
15
Corano, Sura 55,15; 69,17; 74,34, ed. Fabbri, Milano 1997.
16
Vengono chiamati: "l’esercito celeste" (I Re 22, 19; Sal 148, 2; Ne 9,6) ; "servi" (Gb 4, 18); "santi di Dio"
(Gb 5 1; 15, 15; Sal 29, 1; Dn 32,8) e anche "figli di Dio" (Dt 32, 8; Sal 29, 1; 89, 7).
17
G. VON RAD, Mal’ak nell’Antico Testamento, GLNT, pp. 202-203.
7
Dio, oppure un essere celeste al quale Dio ha affidato un incarico o una
inviato da Dio.
natura e l’operato degli angeli. La prima fase può essere definita come la
figura del ml’k jhwh, l’angelo di Jahwé18. Tra loro l’angelo del Signore è una
tra Dio e l’angelo, tanto che spesso non è possibile distinguere esattamente,
Questo stadio comincia con il periodo dei Re, in cui viene istituzionalizzata la
del regno e del potere. Da qui l’idea delle schiere di angeli o di eserciti celesti
18
Gen 16, 7-14; 21, 17-19; 22, 11-13; Es 3, 2-6.
19
Gen 16, 7-13.
8
quali espressioni della sovranità e della potenza di Dio. Si sviluppa ancora di
più la figura dell’angelo del Signore, il quale però non viene più identificato
angeli molto arricchita a causa della vicinanza con la cultura babilonese e con
egli si pone fra l'uomo e Dio, il quale non parla più direttamente al veggente o
parallelo sviluppo della figura angelica si delinea negli scritti apocrifi, i quali
Enoc, ad esempio, gli angeli vengono descritti con ali, patiscono la fame, la
20
G. VON RAD, l. cit., GLNT pp. 213-215.
21
Cfr. J. MICHL, Gli angeli nell’Antico Testamento e nei libri extracanonici del tardo giudaismo, DTBB, pp.
98-99.
22
Zc 1, 9; 4, 1; 5, 5; Ez. 40, 3; 43, 6; 47, 3-6; Dn 8, 16.
23
Lc 12, 8; 15, 10; Gv 1, 51, Mt 1, 20; 2, 13; 4, 11.
24
J.MICHL, Gli angeli nell’Antico Testamento e nei libri extracanonici del tardo giudaismo, DTBB, p. 104.
9
1.1.4 L’esistenza degli angeli nei Padri della Chiesa e nel Magistero
Anche i Padri della Chiesa parlarono della loro esistenza: Clemente Romano
visione, dice: “Questi sono santi angeli di Dio, che per primi sono stati
creati”26. Origene, a sua volta, scrive “Vi è anche questo nella predicazione
ecclesiastica, che vi sono angeli di Dio, alcune buone potenze, i quali gli
servono per portare a termine la salvezza degli uomini” 27. San Giovanni
superiori a questi?”28. San Giovanni Damasceno afferma che gli angeli sono
dualiste, che Dio ha creato tutte le cose visibili e invisibili 30. La Chiesa si
25
“Voluntati eius subiciamur et multitudinem universam angelorum eius diligenter consideremus quomodo
adstantes voluntatem eius exsequantur”, CLEMENTE ROMANO, Epistula ad Corinthios, 34, 5, traduzione latina
dell'EP, 17.
26
“Hi sunt, inquit, sancti angeli Dei, qui primi creati sunt”, PASTORE DI ERMA, traduzione latina dell'EP 83.
27
ORIGENE, Perì archon, I 6, 2, SCh 52
28
“Quomodo, quaeso, fecit virtutes immensas, turmas caelestes angelorum et archangelorum, superioraque
his agminia?” S. GIOVANNI CRISOSTOMO Sermones panegirici de resurrectione mortuorum, 7, traduzione
latina dell'EP 1141.
29
S. GIOVANNI DAMASCENO, De fide orthodoxa, 2, 3, EP 2350.
30
Denz n.150.
10
pronuncerà ancora sulla loro effettiva esistenza, ma le controversie
Damasceno nel De Fide Orthodoxa presenta due tesi per dimostrare che
l’angelo è corporeo: nella prima tesi paragona l’angelo all’uomo, e si nota che
l’angelo è del tutto incorporeo; quando però paragona l’angelo a Dio, emerge
incorporei, infatti, per il santo vescovo, soltanto Dio è l’essere incorporeo 32.
innanzitutto che le sostanze incorporee si trovano nel mezzo tra Dio e l’uomo.
31
ARISTOTELE, Le opere, 1, Physiché, c. 4, l, 5, ed. Laterza Bari 1973, p. 84.
32
“Omnis creatura certis suae naturae circumscripta est limitibus”, S. AMBROGIO, De Spiritu Sancto c 1, 7,
ed. Fabbri, Milano 1997, pp. 159-160.
11
Teologica33, che Dio per la perfezione dell’universo ha prodotto delle creature
che in passato non erano stati confutati in modo soddisfacente e che nel
Il primo di questi problemi era se considerare gli angeli dei puri spiriti
33
ST I, q. 50, a. 1.
34
Vedi le apparizioni e le sparizioni riferite all’angelo Raffaele nel libro di Tobia (Tb 3, 17; 5, 23; 6, 1-6; 12,
21)
35
La filosofia stoica affermava che tutti gli individui hanno una natura corporea; mentre la filosofia platonica
affermava che gli spiriti sono rivestiti di corpi.
12
spirito36. Altri Padri occidentali, invece, concepirono una corporeità sui
generis, affermando che gli angeli sono materiali di fuoco o di etere: intesero
spiritualità degli angeli38. Molto più Tardi, nel concilio Laterano IV, la Chiesa
nel libro Fons Vitae, il quale sosteneva che se una sostanza riceve una forma
dichiarava che è identica la materia degli esseri spirituali e di quelli corporei 40.
13
che gli angeli non solo sono incorporei, ma che non sono composti di materia
e forma. Contro coloro che trovavano difficoltà nell’accettare gli angeli come
puri spiriti, per timore di confonderli con Dio, San Tommaso mostra che c’è
un invalicabile differenza con Dio per il fatto che nell’angelo rimane ancora la
Dopo aver trattato della loro sostanza, l’Aquinate, nella Prima parte della
numero degli angeli, chiedendosi anche se ci sono specie diverse tra loro.
Riguardo al numero, nella prima metà del secolo XIII serpeggiava la tesi
42
Ibidem.
43
“Angeli di Dio che salivano e scendevano” Gen 28, 12; “Mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo
servivano ” Dn 7, 10; “Il Padre mio mi darebbe subito dieci legioni di angeli” Mt 26, 53; “Miriadi di angeli ,
all’adunanza festosa”, Eb 12, 22; “Molti angeli attorno al trono” Ap 5, 11.
14
Negli angeli non esiste quella specie del numero che è causata dalla
divisione del continuo, ossia la quantità aritmetica (…). La natura
angelica a motivo della sua vicinanza con Dio, deve avere il minimo di
complessità nella sua costituzione, ma non richiede affatto di trovarsi in
pochi individui44.
L’altro problema sollevato dagli averroisti era sulle specie differenti degli
sosteneva che tutti gli angeli sono di un'unica specie, mentre diversa sarebbe
afferma che gli angeli non possono moltiplicarsi entro la stessa specie: manca
quantità. Non possono esserci due angeli della stessa specie. Tante sono le
specie angeliche quanti sono gli angeli. Tale diversità viene a coincidere con
contrarie, ed i contrari stanno fra loro come perfetti a imperfetti, sicché gli
angeli differiscono tra di loro secondo i vari gradi della natura intellettiva47.
44
ST I, q. 50, a. 3, ad 1um et 2um.
45
ORIGENE, Peri Archon, ,SCh I, 8, 61.
46
BONAVENTURA, II sententia, d. 3, Commentari al libro delle Sentenze, in Opere di San Bonaventura, ed.
Quaracchi, Madrid 1882.
47
ST I, q. 50, a. 4, c. et ad 1um.
15
1.3 L’incorruttibilità e l’immortalità angelica
sostanza degli angeli è immortale49. La ragione sta nel fatto che attribuire
teologica, che lascia spazio ad opinioni diverse. Dalle Sacre Scritture non
problema che già si presentava ai primi Padri. Secondo San Gregorio Magno,
possibile corruttibilità50.
afferma che l’angelo è una sostanza immortale per grazia e non per natura51.
48
F. DIEKAMP, Theologiae dogmaticae manuale, vol. 3, Desclée, Roma 1933, p. 131.
49
“De natura praesertim animae rationalis, quod videlicet sit, aut unica in cunctis hominibus” Denz n.738.
50
GREGORIO MAGNO, 16 Moral, 3, 7, PL 76, 1250 B.
51
GIOVANNI DAMASCENO, De Fide ortodoxa, II, PG 94, 861 C.
16
Secondo San Tommaso l’Angelo sfugge alla legge della morte, che
volontà divina. L’essere compete alla forma per sé stessa, mentre la materia
dunque di esistere con il separarsi della forma dalla materia. Se però, come
negli angeli, la forma sussiste per sé stessa, non può perdere evidentemente
l’essere52.
La Chiesa, col passar dei secoli, ha vinto tutte le resistenze che venivano
teologia tomista sugli angeli, infatti leggiamo: “In quanto creature puramente
52
ST I, q. 50, a.5.
53
Denz. nn. 3607-3608.
17
spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e
II nelle sue catechesi svolte tra il 9 Luglio e 20 Agosto del 1986, riprende il
54
CCC N°330.
55
GIOVANNI PAOLO II, Gli angeli. Catechesi al popolo di Dio, ed. Michael, Foggia 1986.
18
CAPITOLO II
partiamo dal concetto che l’angelo è puro spirito, si arriva a dire che non ha
presenta il problema in che modo possa entrare a contatto con la realtà terrena.
San Tommaso ha dedicato, nella Somma, tre questioni della Prima parte, dalla
Nella questione 51, il Dottore angelico tratta del rapporto tra l’angelo ed i
19
incorporeità in Dio, affermarono la naturale unione degli angeli a dei corpi 56.
l'angelo non può essere unito naturalmente ad un corpo, e ciò risulta dalla
stesso, quindi non può trovare la sua completezza nell’unione sostanziale con
un corpo, come invece si verifica per l’anima umana. La ragione più profonda
del diverso ordine e della distinzione in rapporto all’anima umana consiste nel
fatto che l’angelo, per acquistare le sue idee, non ha bisogno di astrarle dalle
Nel costruire la sintesi teorica sugli angeli, San Tommaso parte dal
In virtù di questa perfezione, gli angeli non possono essere uniti ai corpi.
Tuttavia, bisognava dare una spiegazione alle apparizioni di cui parla la Sacra
20
l’angelo apparso a Tobia era veduto da tutti. È chiaro dunque che tutte
queste apparizioni furono oggetto di visione corporea, con la quale si
coglie una cosa esterna a chi vede, perciò a tutti. Ma per mezzo di tale
visione non si può cogliere se non ciò che è corporeo. Ora, perché gli
angeli, come si è visto non sono corpi e neppure sono uniti
naturalmente a dei corpi, si deve concludere che essi talora assumono
dei corpi59.
articolo, chiarite da San Tommaso: “Gli angeli non per se stessi hanno
gli uomini, rendono certa a questi ultimi quella compagnia spirituale che gli
esercitare operazioni vitali attraverso questi corpi. Egli sottolinea come gli
angeli siano incapaci di creare alcun essere, sia pure come semplici ministri di
Dio. La creazione è, infatti, attribuibile solo a Dio; gli angeli non potrebbero
agire direttamente neppure sulla materia prima per produrre dei corpi, perché
non hanno l’onnipotenza divina, e non sono forme capaci di unirsi alla
59
ST I, q. 51, a.2, c.
60
ST I, q. 51, a.2, ad 1um.
21
Essi possono solamente imprimere ai corpi un movimento locale e per
mezzo di questo movimento produrre con l’aiuto di agenti materiali gli altri
cambiamenti corporei61.
però osservare che il modo angelico di essere nel luogo è del tutto diverso da
egli scrive:
61
ST I, q. 51, a.3.
62
ST. I, q. 52, a .1
63
Ibid.
64
ST I, q. 52, a. 2
22
L’angelo è dotato di una virtù finita, ed essendo finita, non si estende a tutti
gli esseri, ma soltanto a qualcuno determinato. Perciò, come l’universalità
dell’essere può venir considerata un tutto unico alla virtù universale di Dio,
così anche gli esseri particolari devono potersi considerare un tutto unico
rispetto alla virtù dell’angelo. Ne segue che, essendo l’angelo localizzato in
forza dell’applicazione della sua virtù ad un dato luogo, non possa trovarsi
dovunque, né in più luoghi, ma in un luogo soltanto65.
nello stesso luogo. Per comprendere questa risposta si deve tener presente che
operativa e con ciò in qualche modo riempie quel luogo, perciò è impossibile
che vi siano due cause immediate e complete di una stessa identica cosa.
ad esso la propria virtù, quindi in uno stesso luogo non si può trovare che un
65
Ibidem
66
ST I, q. 52, a. 3.
67
Lc 8 ,30.
23
questione cinquantadue della Somma Teologica, in armonia con la sua teoria,
dicendo che non si può parlare della presenza formale di più angeli -o demoni-
più agenti completi nel medesimo luogo. La posizione del Dottore Angelico è
68
ST I, q. 52, a. 3.
24
istantaneamente tutto il luogo per unirsi istantaneamente a tutto un
altro luogo e in questo caso il suo moto non sarà continuo69.
che l’angelo non si trova in un luogo circoscritto e cioè che, essendo una
sostanza semplice, non si diffonde per parti, in modo che ogni sua parte possa
corrispondere ad una parte della qualità corporea; d’altro canto sottolinea che
69
ST I, q. 53 a.1.
25
non potendo due punti susseguirsi l’uno all’altro, senza un punto
intermedio, come dimostra Aristotele. Quanto poi ai luoghi divisibili si
deve affermare la stessa cosa. E se ne ha la dimostrazione esaminando
il moto continuo dei corpi. Il corpo infatti non si muove da un luogo
all’altro se non in un tempo determinato. Ora, in tutto il tempo che
misura il moto di quel corpo non si possono trovare due istanti, nei
quali il corpo in movimento non sia in due luoghi diversi: perché se
per due istanti si trovasse in uno stesso luogo, ne seguirebbe che in
quel momento sarebbe stato fermo. (…) Per il fatto quindi che tra il
primo e l’ultimo istante del tempo che misura il moto vi sono infiniti
istanti, è anche necessario che tra il primo luogo, da cui comincia il
moto, e l’ultimo, in cui il moto si arresta, vi siano infiniti luoghi70.
segue che il moto dell’angelo si svolge nel tempo: nel tempo continuo, se il
moto è continuo; nel tempo non continuo, se il moto non è continuo poiché la
continuità del tempo deriva dalla continuità del moto, come insegna
Aristotele”71.
70
ST I, q. 53, a. 2.
71
ST I, q. 53, a. 3.
26
CAPITOLO III
LA CONOSCENZA ANGELICA
quanto esse siano grandi e perfette, spesso i testi Sacri ci vengono in aiuto 72.
Nonostante ciò, anch'essi fanno parte delle creature di Dio e anche per gli
alle cose stesse di Dio del quale non conoscono completamente il pensiero né
27
diretto dei sensi. L’azione dell’oggetto è quello di informare l’intelligenza e
categorica:
dell’angelo. Anche in questo caso solo in Dio s’identifica l’essere con la sua
75
ST I, q. 54, a.1
76
Ibidem
77
Cfr. ST I, q. 54, a.2.
28
L’analisi che il Dottore angelico propone, nel terzo articolo della questione
ora invece si vuole sapere se la facoltà intellettiva può identificarsi con la sua
con la sua essenza, necessariamente non può identificarsi con questa essenza
angelico”79.
organiche conoscitive, come la vista, l’udito ecc. Queste facoltà sono presenti
78
ST I, q. 54, a. 3.
79
Ibidem.
29
naturalmente ad un corpo, non può avere le facoltà che provengono solo
la loro sostanza. Per San Tommaso soltanto la conoscenza di Dio può essere
essenza limitata alla sua specie individuale e non può conoscere in sé stesso
ogni cosa: solo l’intervento di Dio gli infonde questa visione 81; Tommaso
continua:
Gli esseri che sono inferiori agli angeli, si trovano in un certo senso
nella sostanza dei medesimi, non però in una maniera perfetta, né
secondo la propria ragione di essere; ma secondo certi aspetti generici
80
ST I, q. 54, a. 5.
81
ST I, q. 55, a. 1.
30
e comuni. Tutte le cose ritrovano invece perfettamente e secondo la
propria ragione di essere nell’essenza di Dio, che è la prima, sia che si
tratti di elementi propri o di elementi comuni; Dio perciò mediante la
sua essenza ha una cognizione propria di tutte le cose; non così
l’angelo, il quale ne ricava soltanto una cognizione generica82.
bisogno di qualcosa che non si trova nella sua essenza e che solo Dio gli può
fornire.
Dopo aver chiarito che gli angeli non hanno nella loro sostanza una
problema:
82
ST I, q.55, a. 1, ad 3um.
31
Tutto questo si può anche provare partendo dal modo stesso di
essere di tali sostanze. Infatti, le sostanze spirituali inferiori, cioè le
anime umane, hanno un essere affine al corpo, essendo forme dei
corpi: diversamente esse sarebbero unite ai corpi senza uno scopo. Al
contrario le sostanze superiori, ossia gli angeli, sono totalmente
svincolate dai corpi, poiché sussistono come esseri intellettuali
indipendentemente dalla materia. Di conseguenza essi derivano la
propria perfezione di ordine conoscitivo da una effusione intellettuale,
in virtù della quale ricevono da Dio, unitamente alla natura intellettiva,
le specie delle cose conosciute83.
è del tutto addormentato: si sveglia colpito dalle immagini delle cose sensibili,
da principio accessibili solo alle impressioni materiali del piacere e del dolore.
acquista un bene che non è il piacere, e un male che non s’identifica con il
dolore: passa cioè allo stato di essere morale. L’intelligenza si apre a poco a
aperto al solo pensiero, che si sforza di penetrare come suo nobile dominio. È
83
ST I, q. 55, a. 2.
32
Anche nei concetti che tanto laboriosamente si forma delle cose spirituali,
conosce questa letargia dello spirito costretto in un corpo. La sua mente non è
prodotto il suo atto, immerso com’è negli splendori del mondo intellettuale
mondo naturale84. Una volta chiarito che negli angeli non possono formarsi
84
A. PIOLANTI, Dio nell’uomo e nel mondo, ed. Vaticana, Città del Vaticano 19942, pp. 202-203.
33
numero di idee tanto maggiore quanto più limitato è il loro intelletto. Di
specie di cui ha bisogno per conoscere tutti gli oggetti intelligibili; ma ognuna
Riguardo a queste idee innate degli angeli ed alle loro specie, il padre Tito
85
T. CENTI, La Somma Teologica, vol. IV, ed. A. Salani, Firenze, 1952, p. 156.
34
3.3 L’oggetto della conoscenza angelica
Dopo aver trattato le idee innate degli angeli, San Tommaso, come tutti i
Teologica.
di tale conoscenza.
86
PSEUDO DIONIGI, De Caelesti Hierarchia, SC 62.
35
individuale, non sarebbe intelligibile dal momento che nella singolarità nessun
pertanto una fase ricettiva, nella quale il soggetto conoscente si forma una
perciò il suo modo di conoscere è sempre attuale e non ha bisogno di una fase
87
È il sed contra della I, q. 56, a. 1.
88
S. AGOSTINO, De Genesi ad litteram libri 12, CSEL 28/1, p. 58.
36
di sé stesso; questa conoscenza si verifica senza alcuna specie intenzionale
conosce sé stesso immediatamente, conosce invece gli altri angeli grazie alle
89
ST I, q. 56, a. 1.
90
A. PIOLANTI, Op. cit., p. 203.
91
ST I, q. 56, a. 2.
37
derivate cioè direttamente dalle idee divine. Per questa derivazione immediata
Si può ben dire che ciascuna realizza una presentazione adeguata e unitaria
creatura. Esse tuttavia, paragonate alle Idee divine, sono molto inferiori,
anzitutto perché, per poche che siano, sono sempre molteplici, mentre Dio
sottolineando come essa non possa essere scandagliata da una sua creatura93.
San Tommaso risponde che l’angelo può avere una conoscenza di Dio
attraverso le proprie forze naturali; in questo caso, però, non si tratta certo
della conoscenza di Dio per mezzo della sua essenza, cosa che nessuna
tratta della conoscenza molto imperfetta che può avere l’uomo in questa vita.
92
A. PIOLANTI, Op. cit., p. 205.
93
PSEUDO DIONIGI, De Divinis nominibus, SCh 278.
38
Dio è impressa nella natura dell'angelo proprio mediante l'essenza di
un'immagine” 94.
Partendo dal principio che gli esseri superiori partecipano più da vicino alla
materiali per mezzo della sua essenza, così gli angeli conoscono tali cose in
quanto le hanno presenti in loro stessi per mezzo delle rispettive specie
intelligibili” 95.
universali, dal momento che possono conoscere anche le singole cose; infatti,
94
ST I, q. 56, a. 3
95
ST I, q. 57, a.1.
39
il Dottore Angelico sostiene: “L’angelo essendo superiore all’uomo, sarebbe
poco ragionevole affermare che l’angelo non sia in grado di conoscere con la
sua unica facoltà conoscitiva, che è l’intelletto, in quanto l’uomo conosce con
Tommaso a negare negli angeli la conoscenza delle cose future. Egli, infatti,
parte dal principio che solo Dio, nella sua eternità, possa conoscere con
assoluta certezza ogni cosa futura; il futuro così com’è in se stesso, non può
96
ST I, q. 57, a. 2.
97
Ibidem.
40
essere conosciuto da nessun intelletto creato 98. Questa affermazione, del resto,
specie innate universali, si dovrebbe accettare anche che l’angelo sia in grado
La risposta è la seguente:
Commenta il P. Centi:
98
ST I, q 57, a. 3.
99
Terza obiezione della ST I, q. 57, a. 3.
100
ST I, q. 57, a. 3, ad 3um.
101
T. CENTI , op. cit., pp. 271-272.
41
Da questo possiamo dedurre che una scienza tanto perfetta ha dei limiti: il
volontà divina e dalla libertà umana, dal miracolo e dal libero arbitrio. Con le
proprie forze, l’angelo può prevedere nelle sue cause naturali -ma non può
non i casi fortuiti. In nessun modo, com’è stato già riportato, potrà conoscere
il futuro libero.
Dopo aver trattato dei limiti della conoscenza angelica per quanto riguarda
questione che viene trattata sia delicata. Infatti, si cerca di capire se i segreti
del cuore si trovino nell’intelletto e negli affetti, o nella volontà. San Gregorio
Magno nei Moralia afferma che gli angeli possono vedere nella coscienza
delle persone102.
Per San Tommaso gli angeli non possono avere tale conoscenza, perché
occorre attribuire e preservare tale conoscenza solo a Dio, dal momento che la
volontà razionale è soggetta soltanto a Dio, ed Egli solo può operare in essa, e
102
GREGORIO MAGNO, Moralia, l18, PL75, 1250B. È la prima obiezione della ST I, q. 57, a. 4.
42
ne è l’oggetto principale ed ultimo. Tutto quello che si trova nella volontà, o
Se si considerano i segreti del cuore nei loro effetti, in tal caso essi possono
cognizione sarà più acuta quanto questi effetti siano più occulti. Da ciò
possiamo desumere che solo Dio può comprendere e smuovere i segreti del
cuore. Coi soli mezzi naturali, l’angelo non può imporre, così come non può
esteriori dei nostri sentimenti intimi: parole, gesti, azioni, modificazioni del
Pars della Somma Teologica, tratta della possibilità degli angeli di conoscere
A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa
grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e
di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero
103
ST I, q. 57, a.4.
104
A. PIOLANTI, Op. cit., p. 205.
43
nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, perché sia
manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle
Potestà la multiforme sapienza di Dio105.
San Tommaso, come spesso accade, opera una distinzione che permette di
errori. Negli angeli c’è una cognizione naturale che permette una conoscenza
delle cose sia per mezzo della propria essenza, sia per mezzo delle specie
innate. In virtù di tale cognizione, gli angeli non sono in grado di conoscere i
misteri della Grazia, i quali dipendono solo dalla volontà di Dio. Se un angelo
105
Ef 3, 8-10.
106
T. CENTI, op. cit., p. 277.
44
non può conoscere i misteri di un altro angelo, tanto meno potrà conoscere
partiamo dalla Sacra Scrittura, uno dei testi più importanti per l’angelologia
107
ST I, q. 57, a. 5.
45
Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che
profetizzarono sulla grazia a voi destinata11 cercando di indagare a
quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo
che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le
glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se stessi,
ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state
annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito
Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare
lo sguardo108.
e con ciò acquista l’abito della scienza. In questo senso, secondo San
Tommaso, l’intelletto angelico non è mai in potenza rispetto a quelle cose che
b) quando “pur avendo l’abito della scienza, uno non se ne serve”, e questo
può convenire anche all’angelo, per esempio riguardo alle cose future che
108
1 Pt 1, 10-12.
46
raggiunge con la sua cognizione naturale, giacché non sempre considera in
Tutto ciò che l’angelo vede nel Verbo, infine, non è mai in potenza, perché
che “tutte le cose che si possono conoscere per mezzo di una sola specie
simultaneamente. Quelle invece che sono conosciute per mezzo di più specie
109
ST I, q. 58, a. 1.
110
“Se l'angelo possa conoscere simultaneamente molte cose”.
111
ST I, q. 58 a. 2.
47
percepiscono tutto con una sola specie intelligibile, che è l’essenza
divina. In forza di tale cognizione tutte le cose sono perciò conosciute
simultaneamente: cosicché nella patria, al dire di Sant’Agostino “I
nostri pensieri non saranno volubili, passando e ripassando da una cosa
all’altra, ma abbracceremo con un solo sguardo tutta la nostra scienza”
112
.
Diversa, invece, si presenta la realtà per quanto gli angeli apprendono per
mezzo delle idee innate, perché in questo caso essi possono conoscere con una
espressioni dell’Aquinate:
112
Ibidem.
48
intellettuali (…). Le anime umane, invece, sono dette razionali, perché
acquistano la cognizione della verità con un procedimento
raziocinativo. E ciò dipende dalla debolezza della loro luce
intellettuale. Se infatti avessero la pienezza della luce intellettuale,
come gli angeli, alla prima apprensione dei principi ne coglierebbero
immediatamente tutta la virtualità , scorgendo tutto quello che da essi
si può dedurre col sillogismo113.
attraverso l’apprensione dei termini dei giudizi, subito alla comprensione della
113
ST I, q. 58, a. 3.
114
ST I, q. 58 a. 4
49
Nel suddetto articolo, il quarto, il Dottore Angelico ci ha mostrato che
Gli angeli buoni, avendo una volontà retta, dalla conoscenza della
essenza di una cosa non formulano alcun giudizio su ciò che la
riguarda nell’ordine soprannaturale, se non presupponendo una
disposizione divina. E così in essi non può insinuarsi né la falsità né
l’errore. I demoni, invece, avendo sottratto con volontà perversa
l’intelletto proprio alla sapienza divina, portano talora un giudizio
assoluto sulle cose, considerate nella loro condizione naturale. E in ciò
che appartiene naturalmente ad esse non si inganna. Ma possono
ingannarsi in tutto ciò che può esserci in esse di soprannaturale115.
già da Aristotele:
115
ST I, q. 58 a. 5
116
Cioè l’essenza o la natura.
117
Ibidem.
50
Possiamo allora affermare, sintetizzando il ragionamento dell’Aquinate, che
nella visione soprannaturale dell’essenza di Dio. Per nessuna di queste vie può
insinuarsi l’errore.
51
CAPITOLO IV
degli angeli e l’oggetto del loro amore. La volontà negli angeli si manifesta
con una totale disponibilità nei confronti del Creatore. Il primo quesito che il
caratteristiche degli angeli: “Sono spiriti potenti, buoni nella loro dignità,
Milano, 1984.
52
San Bonaventura, poi, ha esposto la sua visione generale sugli angeli nel
una parte del bene ma non la natura stessa del bene, quest’inclinazione è
chiamata appetito sensitivo. L’uomo invece, tende alla natura stessa del bene
essere, come nelle piante e nelle cose inanimate; nemmeno tende ad un bene
conoscono la stessa ragione del bene, e da questo si può dedurre che in loro è
presente la volontà120.
119
BONAVENTURA, Breviloquium II 6, in Opere di San Bonaventura, Ed Quaracchi, Madrid 1882, pp. 195-
198.
120
ST I, q. 59, a. 1.
53
Il terzo articolo rappresenta il fulcro di tutta la questione cinquantanove. Il
Dottore Angelico, infatti, si interroga sulla presenza del libero arbitrio nelle
arbitrio dell’uomo, ma non quello degli angeli121. Sarà Taziano, nella Oratio
Adversus Graecos, composta tra il 155 e il 170, a parlare per primo del libero
arbitrio degli angeli. Infatti, egli afferma: “Sia l’uomo che le creature
angeliche furono fatte libere, senza che possedessero per natura il bene,
caratteristica che appartiene unicamente a Dio. Solo in forza del libero arbitrio
l’angelo e l’uomo possono fare il male e ricevere il giusto castigo, come pure
Anche Origene allude, nel Perì Archon, al libero arbitrio degli angeli; egli
bontà del Creatore, contro le varie dottrine gnostiche che in quel tempo si
erano formate. Per Origene Dio ha creato un numero molto grande ma finito
il loro libero arbitrio, in forza del quale queste creature, prodotte nel bene,
121
Gn 2-3; Dt 11, 26; 30, 15-19; Gr 21, 8; Sir 15, 14-17
122
In R. LAVATORI, Op. cit., p.70
54
stesso principio si presenta per le potenze malvagie, le quali furono un tempo
essere santi e beati, oppure per pigrizia e negligenza allontanarci dalla grazia
Sant’Agostino nella Città di Dio afferma che gli angeli sono dotati del
oppure di andare nella grande miseria. Secondo il Santo Dottore, Dio, pur
sapendo che alcuni angeli per propria scelta avrebbero abbandonato il bene
vero, non li privò di questo potere, giudicando più degno e consono alla Sua
onnipotenza e bontà trarre il bene dal male, piuttosto che non permettere il
male. In ragione di questa libertà, quindi, deriva agli angeli la possibilità della
caduta. Essi sono stati creati buoni, ma alcuni sono diventati cattivi in virtù
della cattiva volontà, perché non hanno accolto in pienezza di grazia l’amore
divino, come invece hanno fatto gli angeli che hanno preservato l’amore di
Dio in loro124.
libero arbitrio quale facoltà di ogni creatura razionale e quindi anche degli
123
ORIGENE, Perì Archon, I, 8, 3 SCh 62.
124
AGOSTINO, La città di Dio,II, 9, ed. Bompiani, Milano 2001, p. 572.
55
angeli125. Il Concilio Lateranense IV definì che “Il diavolo e gli altri demoni
stessi”126.
sostiene che il libero arbitrio è una facoltà di coloro che hanno intelligenza, in
anche negli angeli vi è il libero arbitrio, che è ancora più perfetto di quello
125
ANSELMO D'AOSTA, Cur Homo Deus, 16-18, ed. critica di P. SCHMIDT in Opera completa di San Anselmo,
Parigi 1948, pp. 786-787.
126
Denz n. 428.
127
ST I, q. 59 a. 3.
128
CCC 313.
56
Lo stesso Papa Giovanni Paolo II nelle catechesi svolte nel 1986 ribadisce
razionale”130.
l’appetito intellettivo non è suddiviso in base alla distinzione dei beni, come
invece è suddiviso l’appetito sensitivo, il quale tende non già al bene secondo
129
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Gli angeli. Catechesi al popolo di Dio, ed. Michael, Foggia 1986.
130
T. CENTI, op. cit., pp. 316-317.
57
intellettuale, in essi non vi può essere quanto nell’uomo segue la condizione
4. 2 L’amore nell’angelo.
Dopo aver trattato, nella precedente questione, della volontà degli angeli,
San Tommaso, nella Somma Teologica, tratta dell’amore come atto stesso
della volontà. Nel primo articolo della questione sessanta, il Dottore Angelico
manifesti il suo amore; si può però desumere che tutte le azioni che compie
gli angeli”133.
angeli, per amore verso Dio, si prendono cura degli uomini 134. Ruperto di
131
ST I, q. 59 a. 4.
132
P. SULLIVAN, Tutto sugli angeli, Piero Gribaudi Editore, Milano 1995, p. 60.
133
POLICARPO, Martyrium Polycarpi, 2, 3 SC. 215.
134
J. DANIÉLOU, Messaggio evangelico e cultura ellenista, ed. EDB, Bologna 1976, p.392.
58
Deutz sottolineava il particolare rapporto di amore tra gli angeli e il Verbo di
Dio, in quanto essi partecipano della sua luce e sono totalmente dipendenti da
135
RUPERTO DI DEUTZ, De victoria Verbi Dei, I 12, PL 169, 1262
136
ST I, q 60, a. 1.
137
T. CENTI, op. cit., p. 323.
59
Esiste Negli angeli una dilezione naturale e una dilezione
deliberata. La dilezione naturale è per gli angeli principio di quella
deliberata (…). La volontà tende per natura al suo ultimo fine; ogni
uomo, infatti, vuole per natura la beatitudine. Da questo atto naturale
della volontà sono causati tutti gli altri atti volitivi, poiché tutto ciò che
l’uomo vuole, lo vuole in vista del fine. Perciò la dilezione del bene,
che l’uomo appetisce naturalmente come suo fine, è una dilezione
naturale: la dilezione invece che ne deriva, che cioè appetisce un bene
in vista del fine, è una dilezione deliberata150.
Dio, sia verso l’uomo. L’angelo poi, come del resto l’uomo, ama naturalmente
ST I, q. 60, a. 2.
150
ST I, q. 60, a. 5.
138
60
CAPITOLO V
Gli angeli hanno ricevuto un compito, un fine superiore; esso però non può
natura, ma può essere elevata gratuitamente da Dio stesso, che dà i mezzi e gli
aiuti proporzionati al raggiungimento del fine ultimo. Questo, però, è del tutto
129
Cfr. A. PIOLANTI, Op. cit., pp. 211-212.
61
Nel 1567 Pio V dichiarò contro Baio che gli angeli non poterono meritare
data loro come grazia130. In questo modo emerge che il fine degli angeli supera
del tutto le loro esigenze naturali e la beatitudine non fu loro concessa per
meriti ma come grazia elargita dallo Spirito. Il loro stato di beatitudine viene
testimoniato dalle Scritture che parlano degli angeli davanti a Dio o al Suo
trono131.
piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del
Padre mio che è nei cieli”132. Dalle Scritture spesso emerge che gli angeli e gli
allo scopo che è già stato conseguito dagli angeli buoni. Se si passa alla
130
Denz nn 1001, 1003, 1004.
131
Tb 12, 15; Ap 1, 4; 5, 11; 7, 11.
132
Mt 18, 10.
62
ma ebbero la santità infusa nella prima costituzione e quasi insieme
con la mescolanza della loro sostanza133.
la grazia per la superbia della sua natura” 134. San Girolamo ci ricorda che i
demoni, caduti dalla propria dignità, non posseggono nulla dell’antica grazia
135
. Sant’Agostino nella Città di Dio asserisce: “E questa (buona volontà ) chi
l’aveva fatta, se non colui li creò con la buona volontà, vale a dire con l’amore
casto, per il quale aderissero a lui, insieme formando per essi la natura e
angeli all’ordine soprannaturale: è dogma cattolico che gli uomini siano stati
elevati al fine soprannaturale; ora non è probabile che Dio abbia dato
all’uomo, creatura inferiore, una così grande dignità per poi negarla agli
133
BASILIO, In Psalmos homiliae, 32, 4, EP 960.
134
“Ipse diabolus per superbiam naturae amisit gratiam”, AMBROGIO, In Psalmos118, 7, 8, PL 37, 1037A.
135
GIROLAMO, In Oseam, 3,1, PL 25, 283.
136
AGOSTINO, La città di Dio, XII, 9.2, ed. Bompiani, Milano 2001, p. 573.
137
R. LAVATORI, Op. cit., p. 99.
63
5.2 Prova degli angeli.
Che molti angeli, abusando della propria libertà, siano caduti in peccato e
siano divenuti cattivi, è verità di fede definita dal Concilio Lateranense IV138.
conseguimento della gloria in seguito ad una prova di fedeltà cui gli angeli
furono sottoposti. Nel primo articolo della questione sessantadue della Prima
può essere di due specie: “La prima è quella che la creatura può conseguire
con le sue capacità naturali”. La seconda invece, è quella che attendiamo nella
vita futura, dove saremo capaci di vedere “Dio così come Egli è”. Questo tipo
138
Denz nn. 457, 797.
139
ST I, q. 62, a. 1.
64
L’angelo fu creato beato, se per beatitudine s’intende quella che
egli può conseguire con le capacità naturali. L’angelo, infatti, non
acquista questa perfezione con processo discorsivo, come fa l’uomo:
egli la possiede subito in forza della nobiltà della sua natura, come
abbiamo gia spiegato. Ma la beatitudine suprema, che supera la
capacità della natura, gli angeli non l’ebbero nel primo istante della
loro creazione, poiché tale beatitudine non fa parte della natura, ma ne
è il fine. Quindi non era giusto che la possedessero fin dal primo
istante140.
Il padre Centi precisa che tutto l’articolo si basa sul concetto originario di
Per San Tommaso è ovvio che la grazia di cui si sta trattando non è altro
quale rende beato con la visione della Sua essenza, e quest’ultima beatitudine
conclude:
140
Ibidem.
141
T. CENTI, op. cit., p. 354
142
ST I, q. 62, a. 2.
65
Nessuna creatura ragionevole può aver un atto della volontà
proporzionato a quella beatitudine, senza mozione di una causa
soprannaturale. È quello che noi chiamiamo aiuto della grazia. Perciò
si deve concludere che l’angelo non poteva con la sua volontà volgersi
a quella beatitudine senza l’aiuto della Grazia143.
La questione che viene proposta nel terzo articolo, “Se gli angeli siano stati
creati in grazia”, per quanto sembri simile a quella del primo articolo, è ben
negli angeli già dalla loro creazione. Alcuni teologi scolastici, come Pietro
Dio al tempo della prova avesse dato agli angeli solo delle grazie attuali con le
quali vincere la prova e prepararsi alla Grazia abituale, e quindi che non
furono creati con l’ornamento della Grazia santificante 144. San Tommaso, in
armonia con la dottrina insegnata da molti Padri della Chiesa, ritiene che gli
angeli furono creati in grazia e perciò al momento della prova avessero tutti la
Grazia abituale, alla quale si aggiunsero le grazie attuali per potersi rivolgere
lombardo146, aveva già manifestato la sua simpatia per l’opinione che poi qui
143
Ibidem
144
ST I, q. 62, a. 3
145
Cfr. A. PIOLANTI Op. cit., pp. 210-211.
146
SAN TOMMASO, Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, d. 4, q. 1, a. 3, in Opera omnia, tomus VIII,
Parma 1856
66
apertamente difende, sia pure non osando presentarla come dottrina certa,
debba ritenere come più probabile e più conforme alla dottrina dei Santi che
gli angeli furono creati in possesso della grazia abituale” 147, concependo la
grazia santificante come “ragione seminale della beatitudine” 148. Egli termina
tutti gli effetti di ordine naturale, così (si dirà) che gli angeli fin dall’inizio
Tralasciando il quarto articolo (“Se gli angeli beati abbiano meritato la loro
interesse sul quinto articolo della questione sessantadue, dove viene trattata la
meritorio.
147
ST I, q. 62, a. 3
148
Ibidem.
149
Ibidem.
67
Per San Tommaso l’angelo conseguì la beatitudine soprannaturale subito
dopo il primo atto di carità col quale egli la meritò. Al Dottore Angelico urge
precisare che non solo l’angelo può acquistare con un unico atto la
carità. Ne consegue che possiamo dire, con San Tommaso, che l’angelo fu
maggiormente quanto è stato detto sulle relazioni tra grazia e beatitudine. Uno
offerto sulla psicologia e gnoseologia umana, oltre che sugli effetti della
grazia.
150
ST I, q. 62, a. 5
68
San Tommaso rileva innanzitutto che la beatitudine perfetta si trova
solo in Dio, solo per Lui “esistere” ed “essere beato” è la stessa cosa, mentre
per tutte le Sue creature, essere beato non rientra nella propria natura, ma è il
fine ultimo al quale esse anelano. Ogni creatura deve perseguire il fine ultimo
con tutte le sue forze. Se però questo fine supera la stessa operazione naturale,
natura, angelica, umana e qualunque altra natura creata. Sia l’uomo sia
grazia, per cui non è possibile affermare che gli angeli furono creati
151
ST I, q. 62, a. 4
69
in quanto raggiunge il fine è fruizione beata. Ma anche questo non è
ammissibile. Il libero arbitrio infatti non è causa sufficiente del merito;
perciò, l’atto che procede dal libero arbitrio non è meritorio, se non in
quanto è informato dalla grazia. (...) È meglio ritenere perciò che gli
angeli ebbero la grazia prima di essere beati, e che per mezzo di essa
meritarono la beatitudine152.
sempre la Chiesa sostiene come dottrina di fede che per gli angeli buoni e i
della fede chi nega che gli angeli santi, posti nelle sedi dei cieli, sono sicuri e
certi della loro sempiterna e vera felicità”154. Non tutti i teologi hanno saputo
angeli beati: la beatitudine consiste nel vedere Dio nella sua essenza, perciò
152
Ibidem.
154
AGOSTINO, La città di Dio, XI, edizioni Bompiani, Milano 2001, p.531
70
possiamo dire che la bontà è l’essenza di Dio. È impossibile pensare che
fuggire il bene proprio in quanto bene, perciò conclude: “L’angelo beato non
può volere o compiere niente senza mirare a Dio. Ma chi vuole ed agisce in tal
155
ST I, q. 62, a. 8
156
ST I, q. 62, a. 8, ad. 3um.
71
Lo stesso padre Tito Centi nota come con questa soluzione si arrivi ad
dalla divina predestinazione. Per quanto riguarda la sostanza, essa non può
aumentare:
157
T. CENTI, op. cit., p. 273.
158
ST I, q. 62, a. 9.
72
Possiamo vedere chiaramente che per San Tommaso il grado di beatitudine
Sembra, infatti, che Dio abbia dato agli angeli gradi diversi di perfezione per
della loro natura, e che quelli che possedevano una natura più perfetta hanno
amato perfettamente Dio e così hanno meritato una beatitudine maggiore 159.
salvezza dei loro assistiti, può aumentare la gioia degli angeli, e tale gioia
In altre sue opere il Santo Dottore afferma che la grazia data agli angeli
fine dell’Incarnazione, che si evince fatta per gli uomini, ma solo una
conseguenza162.
73
La coerenza sistematica arriva certamente a queste determinazioni.
Ma di fronte ad esse dobbiamo francamente confessare che sentiamo
un senso di disagio. Qui la costruzione non trova più nessun appoggio
concreto nella rivelazione; e le nature angeliche sembrano sacrificate
da un motivo, che inizialmente tendeva ad esaltarne la nobiltà e la
grandezza. In definitiva sembra menomata la loro dignità di cause,
perché vien ridotta sensibilmente la loro iniziativa, in confronto di
quella concessa alla natura umana. L’uomo è l’artefice del suo destino
fin dei minimi particolari; l’angelo invece è costretto a muoversi sul
binario unico delle sue doti naturali, e della sua nobiltà e perfezione
innata. (...) Viene da pensare che dopo tutto la nostra ricostruzione
della psicologia degli angeli non può essere che molto approssimativa;
e che forse a noi sfugge l'aspetto più originale della loro attività163.
163
T. CENTI, op. cit., pp. 155-156.
74
CAPITOLO VI
L’ILLUMINAZIONE E LA LOCUZIONE
DEGLI ANGELI
Nelle questioni che fino adesso sono state trattate si è rivolto l’attenzione
volge verso lui- oppure quanto alle specie intelligibili. Nel secondo caso,
l’angelo superiore conosce la verità con concetti o idee così universali che
75
l’intelletto dell’angelo inferiore non sarebbe in grado di comprendere, essendo
l’angelo superiore suddivide, in certo qual modo, la verità da lui concepita più
possedute in maniera sintetica, per andare incontro alle capacità più limitate
degli allievi164.
San Tommaso tiene a chiarire che “un angelo non illumina l’altro
sostiene che la volontà può essere mossa solo da Dio, che interviene su una
libertà del volere. Perciò anche quando interviene Dio, la volontà creata
spontaneità. Anche in questo caso l’atto della volontà non sarà soggetto a
164
ST I, q. 106, a. 1.
165
Ibid. ad.2um.
76
procedimenti psicologici che sono caratteristica della sua spontaneità
naturale166.
gli angeli desiderino diffondere agli altri il bene che possiedono, e scrive:
conoscitive.
166
ST I, q. 106, a. 2.
167
Ibid., a. 4.
77
Per capire in che modo un angelo parli all’altro, bisogna ricordare
(…) che è la volontà a muovere l’intelletto alle sue operazioni. Ora
l’oggetto intelligibile si trova nell’intelletto in tre modi: primo, sotto
forma di abito, cioè come oggetto della memoria, conforme
all’insegnamento di sant’Agostino; secondo, come oggetto del
pensiero attuale; terzo come riferito ad altro (…). Ora, quando la
mente si applica a considerare quello che possiede in maniera abituale,
si dice che uno parla a se stesso: infatti, il concetto della mente viene
chiamato parola interiore. Quando poi l’idea d’una mente angelica
viene ordinata dalla rispettiva volontà ad essere manifestata ad un
altro, essa viene ad essere conosciuta dall’altro: e così un angelo parla
all’altro. Parlare, infatti, è lo stesso che manifestare agli altri i propri
pensieri168.
che gli angeli comunicano tra loro ed il modo in cui ciò avviene, ma secondo
inferiori non comporta difficoltà, poiché gli angeli sono pura manifestazione e
168
ST I, q. 107, a. 1.
78
vogliono. Non altrettanto avviene per l'illuminazione, che si diffonde in
angeli e Dio. Per San Tommaso l’angelo non parla a Dio per comunicarGli
qualche cosa che Dio non sappia già, perché Dio è causa di ogni verità e in
nessun modo dipende dalle creature. L’angelo parla a Dio per consultare la
volontà divina sul da farsi, o per ammirare l’Eccellenza che egli non potrà mai
comprendere totalmente170.
comunicazioni particolari.
maniera:
169
ST I, q. 107, a. 2.
170
Ibid., a. 3
171
Ibid, a. 5
79
CAPITOLO VII
Nella Sacra Scrittura troviamo sia dei nomi specifici per l’uno o l’altro
angelo, sia dei termini che indicano le categorie. Nel libro della Genesi e nel
serafini che si trovano dinanzi al trono del Signore173. San Paolo, nelle sue
molteplici categorie: gli ordini più elevati sono destinati alla corte divina,
che viene considerata nella prospettiva sacerdotale, che non ha solo un ruolo
172
Gn 3, 24; Es 25, 22.
173
Is 6, 2-6.
174
Col 1, 16; Ef 1, 21; 1Ts 4, 16.
175
L. MORALDI, Apocrifi dell’antico Testamento. L’ascensione di Isaia,VIII, 16-18, ed. Piemme, Casal
Monferrato 1996.
176
CLEMENTE D’ALESSANDRIA, Il Pedagogo, SCh 75, 2.
80
nel Perì Archòn, quando accenna al libero arbitrio divide la categoria degli
questione centotto della Prima Pars della Somma Teologica. Il primo articolo
una sola gerarchia celeste. Per rispondere alla domanda generale posta, tali
177
ORIGENE, Perì Archòn, I, 8, 4; SCh 95.
178
GIROLAMO, Adversus Jovinianum, II; PL 22.
179
GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelie VI, 1, 18-21; SCh 277.
81
gerarchia non solo di tutti gli angeli, ma di tutte le creature
ragionevoli, atte a partecipare le cose sante, come si può capire
dall’espressione di Sant’Agostino, che parla di "due città o società,
l’una degli angeli e degli uomini buoni, l’altra dei cattivi". Se invece
consideriamo il principato in rapporto alle moltitudine ordinata sotto il
principe, allora si può parlare di un solo principato quando la
moltitudine è fatta per essere governata con un unico identico regime.
Ma le cose che non possono sottostare ad un unico regime devono
appartenere a principati diversi: difatti possono trovarsi città diverse,
governate da leggi e da magistrati differenti. Ora è evidente che gli
uomini percepiscono le illuminazioni divine in maniera differente
dagli angeli: mentre, infatti, gli angeli le percepiscono nella loro nuda
intelligibilità, gli uomini le percepiscono attraverso immagini sensibili,
come insegna Dionigi. Era perciò necessario distinguere le gerarchia
umana da quella angeliche. In base allo stesso criterio anche negli
angeli si distinguono tre gerarchie180.
di angeli cioè secondo che le idee infuse sono più comprensive o meno
comprensive:
82
molteplicità: e codesto modo di conoscere conviene alla seconda
gerarchia. Terzo, in quanto tali ragioni vengono applicate alle singole
cose in quanto dipendono dalle loro cause particolari: e codesto modo
di conoscere conviene all’infima gerarchia181.
puramente razionale che mette le sue radici negli insegnamenti dello pseudo
San Tommaso prosegue il filo del ragionamento già iniziato anche nel
181
Ibidem.
83
minuto; altre di grado intermedio, come la classe media.
Analogamente si possono distinguere gli ordini in ciascuna gerarchia
in base alle attività e alle funzioni (degli angeli); e tutta codesta
diversità si riduce a tre gradi: supremo, medio e infimo. Questa è la
ragione per cui Dionigi ammette tre ordini in ciascuna gerarchia182.
osserva che la conoscenza sugli angeli e sui loro uffici è imperfetta, perciò
materia fosse perfetta, potremmo conoscere sia gli uffici degli angeli sia il
loro ordine184.
degli stessi angeli che in un secondo momento vengono perfezionati dai doni
soprannaturali. Infatti:
84
agli angeli, come si disse, i doni gratuiti furono concessi secondo la
portata dei doni naturali, ciò che non si verifica negli uomini. Ed è
questa la ragione per cui negli uomini gli ordini si distinguono soltanto
in base ai doni gratuiti e non in base alla natura185.
Per quanto riguarda i nomi dei singoli ordini, afferma l'Aquinate, è facile
rintracciarli nella Sacra Scrittura, sia pure in luoghi diversi. Infatti, troviamo i
lettera di Giuda troviamo invece gli arcangeli, mentre gli angeli vengono
85
2° gerarchia: Dominazioni 2° gerarchia: Dominazioni
Virtù Principati
Potestà Potestà
86
Infatti, il primo dei ministeri divini è il compimento dei miracoli,
perché è in questo modo che si apre la strada agli annunzi degli
arcangeli e degli angeli187.
anche perché essa non trova un fondamento all’interno delle Scritture, da cui
trarre con sicurezza conclusioni aderenti ai testi ispirati; né si può negare con
sicurezza che non ce ne siano altri, per cui l’uomo ancora non li ha disposti
interesse, infatti, l’Aquinate tratta della possibilità che gli uomini vengano
essere uguaglianza tra gli uomini e gli angeli e quindi, sotto questo aspetto, gli
conto dell’ordine della grazia, emerge che tutto dipende dalla libertà di Dio e
non della nobiltà della natura; quindi l’uomo, mediante il dono gratuito della
grazia può meritare in egual misura agli angeli tanto da essere aggregato a
loro189.
187
ST I, q. 108, a. 6, ad 4um.
188
Cfr. R. LAVATORI, Op. cit., p. 241.
189
ST I, q. 108, a. 8.
87
Nel commento al secondo libro delle Sentenze di Pietro Lombardo, San
Tommaso è ancora più esplicito nella formulazione del suo pensiero, infatti,
È chiaro che sta all’uomo collaborare con la Grazia per meritare questo
190
SAN TOMMASO, Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, d. 4, q. 1, a. 8, in Opera omnia, t.VIII,
Parma 1856.
88
CAPITOLO VIII
invece, seguendo sempre il filo della sua esposizione, si tratterà del loro ruolo
materia corporea191.
Tito Centi afferma che nel Medioevo questo problema assumeva anche un
aspetto filosofico naturalistico, dal momento che tutti gli eventi fisici che
191
ST I, q.110, a.1
192
T. CENTI, op. cit., p. 151.
89
Nel primo articolo della questione centodieci della Somma Teologica, San
Tommaso tratta della possibilità per gli angeli di governare gli esseri corporei.
Il Dottore Angelico sostiene che sia nel mondo umano sia quello in della
universale: anche tra gli angeli possiamo notare che quelli inferiori sono
mentre gli esseri immateriali non hanno questo vincolo e sono liberi da tali
condizioni. Emerge dal ragionamento che tutti i corpi sono governati per
mezzo del principio superiore angelico. Questa è l’avviso non solo dei santi
immediato influsso su tutti i singoli corpi celesti. Alcuni Dottori della Chiesa,
filosofi sopra citati tanto da assegnare ad ogni essere corporeo una sostanza
spirituale. Così, a detta del Dottore Angelico, possiamo ammettere che tutti gli
193
ST I, q. 110, a.1.
90
angeli hanno un potere sulle cose puramente corporee, infatti è per mezzo loro
Gli esseri spirituali, a loro volta, hanno il potere su tutti gli esseri corporei, ma
per la nostra curiosità moderna, poiché tratta della possibilità per gli angeli di
Nella Sacra Scrittura invece non si accenna mai a miracoli compiuti dagli
angeli: nel libro di Tobia, dove viene riscontrato un evento miracoloso alla
presenza di un angelo, questi non viene ringraziato, ma viene lodato Dio che
deve andare al di là dell’ordine stesso della natura creata e ciò può essere
194
ST I, q. 110, a.1, ad 3um.
195
ST I, q. 110, a.2.
196
ST I, q. 110, a.3.
197
ST I, q. 110, a.5, obiezioni 2 e 3.
198
Tb 11, 11-15.
91
compiuto soltanto da Dio e non dalle sue creature, che invece possono operare
soltanto nell’ordine della natura stessa 199. Il Santo Dottore conclude la sua
spiegazione affermando che sia gli angeli sia i santi possono intercedere
Dopo aver trattato del dominio degli angeli sulla materia corporea, il
sempre guidato sia i profeti sia patriarchi, perciò era pensiero comune dei SS.
verifica già tra gli angeli superiori e quelli inferiori. L’intelletto dell’uomo
199
ST I, q. 110, a.4
200
Ibid., ad 1um.
201
T. CENTI, op. cit., p. 167
92
non è in grado di comprendere tutte le verità intelligibili, perciò sono proprio
dagli angeli. L'Aquinate afferma che la volontà degli uomini può esser mossa
interiormente l’intelletto dell’uomo senza fargli una violenza, perché dona alla
Angelico:
93
necessitante: perché la volontà resta sempre libera di accedere o
resistere alla passione204.
Gli ultimi due articoli della questione centoundici sono sicuramente meno
Dottore Angelico nel terzo articolo tratta della possibilità da parte degli
tratta della possibilità per gli angeli di influire sui sensi dell’uomo.
cognitività. Il Dottore Angelico afferma che sia gli angeli buoni sia quelli
i fenomeni derivanti dal moto locale sono sotto l’influenza degli angeli. Le
immagini della fantasia sono talvolta causate in noi dagli spostamenti degli
spiriti vitali e degli umori205. Tanto forte può essere l’agitazione degli spiriti e
204
Ibidem.
205
Il Centi afferma che gli spiriti vitali e gli umori erano i cavalli di battaglia della fisiologia antica e
medievale; ad essi venivano attribuite quasi tutte le funzioni che la scienza medica attuale attribuisce al
sistema nervoso; T. CENTI, op. cit., p. 175.
94
degli umori, da produrre delle apparizioni anche quando il soggetto è in stato
di veglia, come avviene nelle persone con problemi psichici. Quindi la causa
causato dalla stessa volontà dell’uomo, oppure l’influsso degli angeli buoni o
cattivi206. Per quanto riguarda l’influenza che hanno sui sensi dell’uomo, gli
corpo; infatti, possono presentare ai sensi tutto ciò che desiderano, sia del
206
ST I, q. 111, a. 3.
207
ST I, q. 111, a. 4
95
CAPITOLO IX
presso il trono dell’Altissimo, dove il loro ufficio non si esaurisce soltanto con
altri compiti, invece, li realizzano in mezzo agli uomini, dove sono chiamati
comunitario208.
loro missione, per convenienza divideremo in tre parti questo capitolo; nella
208
Cfr. R. Lavatori, op. cit., p. 40.
96
Il primo tra gli articoli che suddivide la questione centododici della Somma
Nella Sacra Scrittura l’unico testo che riferisce del ministero di un angelo è il
libro dell’Esodo, dove appare chiaro che il suo intento è quello di preparare la
terra promessa agli Ebrei scacciando i popoli che fino a quel momento vi
risiedevano209.
San Tommaso afferma che gli angeli sono inviati da Dio a compiere un
ministero loro affidato. L'attività che svolgono procede da Dio, che è il fine
ultimo del loro obbedire ed agire. Per il Dottore Angelico la condizione del
Se tutti gli angeli svolgono un ministero, è anche vero che non tutti gli
angeli svolgono un ministero nel mondo materiale; anzi, come afferma San
Tommaso citando lo Pseudo Dionigi, gli angeli superiori non sono mai inviati
97
Dopo aver rilevato che non tutti gli angeli sono deputati a svolgere un
della prima gerarchia hanno il compito di assistere Dio, il compito di tutti gli
98
contrario, nei nomi degli ordini inferiori è chiaramente espressa
l’esecuzione: difatti, gli Angeli e gli Arcangeli sono così denominati
perché annunziano, le Virtù e le Potestà, perché dicono rapporto con
qualche azione da compiere (…). Quindi l’essere inviati per ministeri
esterni appartiene a questi cinque ordini213, e non ai quattro
superiori214.
Dopo aver accennato ai ministeri che gli angeli sono chiamati a svolgere e a
poteva avere alcun contatto con l’uomo se non per mezzo di questi
tutti questi altri mediatori215. A tal proposito, sia la lettera di San Paolo ai
213
Per quanto riguarda la visione di tutte le gerarchie ci rifacciamo alla questione 108, articolo 6 della Somma
Teologica,dove vengono presentati i nomi e tutta la gerarchia celeste.
214
ST I, q.112, a. 4
215
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 47.
99
Colossesi, sia la lettera agli Ebrei, sia il Prologo del Vangelo secondo
che San Tommaso affronta nella questione centotredici della Prima Pars della
Somma Teologica.
Nel primo articolo, il Dottore Angelico tratta della possibilità che gli angeli
custodiscano gli uomini. Il padre Centi scrive: “È verità di fede che gli uomini
sono custoditi dagli angeli”218. Spiega ancora che “questa verità era così
della Sacra Scrittura. Nel salmo 90, infatti, troviamo scritto: “Egli darà ordine
ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede”220. Ancora più espliciti sono
taluni passaggi della lettera agli Ebrei e del Vangelo secondo Matteo 221. Molti
Padri della Chiesa professarono apertamente che gli angeli sono custodi degli
100
nelle sue Omelie scrive: “Gli angeli sono al servizio degli uomini, poiché sono
al servizio del Maestro che si è umiliato fino all’incarnazione e alla morte per
aiutare gli uomini”222. San Basilio contro Eunomio: “Tutti gli angeli, come
hanno un solo nome, così hanno fra loro al tutto la stessa natura; tuttavia fra
loro altri sono preposti alle genti e altri sono dati come compagnia a ciascuno
dei fedeli”223. Anche Origene ci presenta gli angeli custodi nel suo Perì
San Tommaso, per dimostrare l’esistenza degli angeli custodi sugli uomini,
parte dal principio che nel creato tutti gli esseri mobili e mutabili sono mossi e
modi dal bene. Era perciò necessario che all’uomo fossero assegnati degli
222
GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelie 2; PG 63, 30.
223
BASILIO, Adversus Eunomium, 3, 1, EP 940.
224
ORIGENE, Perì archòn, I 8, 4, SCh 98.
225
ST I, q. 113, a. 1
226
ST I, q. 113, a. 1.
101
delle difficoltà, perché mostra più determinatamente le debolezze della natura
uomini, ora San Tommaso passa ad esaminare se gli angeli custodiscano tutti
Cristiani: “Si dice che nella Chiesa di Dio a ciascuno dei fedeli sia assegnato
un angelo di Dio, che il Salvatore afferma che vede sempre la faccia di Dio
sostiene che gli uomini che hanno un angelo custode hanno una grande
227
Ibid. ad 1um.
228
ORIGENE, Perì archòn, I 27, 9, SCh 147.
229
GIROLAMO, Evangelium Matthaei, l. III, 18, 10, EP 1387.
102
considerazioni espresse da Basilio e Origene: “Dall’infanzia fino all’ora della
pastore, per condurlo alla vita. Fina da quaggiù, la vita cristiana partecipa,
nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio”230.
angeli per tutti gli uomini. Infatti, il Dottore Angelico dedica due articoli della
questo soggetto. Nel primo dei due articoli San Tommaso precisa che l’uomo
altri esseri visibili che sono corruttibili; quindi Dio ha una cura particolare per
l’uomo e la manifesta attraverso l’assegnazione degli angeli per ogni uomo 231.
230
CCC 336.
231
ST I, q. 113, a. 2.
103
l’uomo non avrà più un angelo custode, ma avrà in cielo un angelo
conregnate, o nell’inferno un demonio tormentatore232.
Nella soluzione alla terza difficoltà del suddetto articolo troviamo il motivo
angelo custode:
nella Chiesa del suo tempo, e cioè quando l’uomo riceva il suo angelo
custode. Al tempo di Origene, era opinione comune che solo dopo il battesimo
232
ST I, q. 113, a. 4.
233
Col termine "presciti" s’intendono coloro che sono oggetto della predestinazione divina, a prescindere dal
modo in cui tale predestinazione venga spiegata.
234
ST I, q. 113, a. 4, ad 3um.
235
R. LAVATORI, op. cit., pp. 89-90.
104
San Girolamo, spiega: “Come l’uomo riceve l’anima razionale e prende
possesso di tale natura al momento della nascita, cosi Dio gli concede al
momento della nascita un angelo custode”236. Questo angelo, una volta iniziata
la sua custodia, accompagna l’uomo fino alla morte senza mai abbandonarlo;
dell’uomo: “Vogliono però che sia capace di giungere alla salvezza secondo
l’ordine di giustizia divina, il quale esige che alcuni siano sottoposti alla pena,
Oltre agli angeli custodi assegnati ai singoli uomini, alcuni Padri della
Chiesa, tra cui Sant'Ireneo, ritenevano che alcuni angeli abbiano il compito di
custodire i popoli239. Questa opinione trova il suo fondamento nei testi della
236
ST I, q. 113, a. 5.
237
ST I, q. 113, a. 6.
238
ST I, q. 113, a. 7.
239
IRENEO DI LIONE, Contro le eresie, III, 12, 9, ed. Cantagalli, Siena 1968, p. 278.
105
Sacra Scrittura, dove troviamo scritto: “Ora in quel tempo sorgerà Michele, il
gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo” 240; “Ma il principe del regno
di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi
che custodiscono le nazioni242. San Tommaso per dare una spiegazione ai testi
biblici afferma:
Ci sono alcuni angeli custodi che rappresentano il popolo nella sua totalità
106
Per Vagaggini la spiegazione plausibile agli angeli custodi delle nazioni va
ritrovata nel libro apocrifo dello Pseudo Henoc il quale influenzò, con molta
terminare con l’affermare che gli angeli esercitano il loro ufficio di custodi
245
C. VAGAGGINI, Angelo nel nuovo testamento, in Enciclopedia Cattolica, I, p. 1249.
107
CAPITOLO X
posizione verso la dottrina tomista è piuttosto critica. Essa segna una svolta
tra filosofia e teologia246, affermando il primato della volontà: ciò che non può
e libero della volontà. Tale dominio non può far parte della scienza, ma solo
sono frutto solo della libera e suprema volontà di Dio e non possono essere
scientifica247.
246
R. LAVATORI, op. cit., p.152.
247
Ibid., p. 153.
108
Dal punto di vista ontologico, Scoto afferma l’univocità dell’essere in
polemica con Tommaso, per cui l’essere è uguale in Dio e nelle creature, la
diversità sta solo nella rispettività che distingue l’uno dalle altre. Tali
a Tommaso, nel senso che le scelte della volontà non sono guidate dalla luce
248
GIOVANNI DUNS SCOTO, Quaestiones in librum IV Sententiarum 1.2, d.3, q.11, n.439. Lugduni 1939.
Questa e le seguenti citazioni sono in R. LAVATORI, Op. cit., pp. 152 ss.
249
GIOVANNI DUNS SCOTO, Op. cit., 1. 2, d.3, q.10 n.22.
250
Ibid., 1.2 d.9, q.2, n.27.
109
causa che se stessa; non è mossa dalla bontà dell’oggetto, ma unicamente
strumento, dalla volontà251. Per questa ragione gli angeli non compiono un
solo atto di scelta immutabile, sia nel bene sia nel male, ma possono fare
diverse scelte successive. I demoni, nella loro libertà, hanno commesso una
essi non hanno perduto questa libertà, propria della loro natura 253; tuttavia non
possono ravvedersi, poiché non è concesso loro da Dio 254. Ugualmente gli
dall’attività spirituale257.
È chiara la diversità tra la teoria scotista e la sintesi tomista; ciò sarà causa
di continue tensioni tra le due correnti teologiche che esse originarono, anche
nei secoli successivi. Occorre tuttavia rilevare che nessuna delle due posizioni
251
R. LAVATORI, Op. cit., p. 153.
252
GIOVANNI DUNS SCOTO, Op. cit, 1.2 d.6, q.2.n.16.
253
Ibid., 1.2 d.7, q. unica n.4-6.
254
1.2 d.7, q. unica n. 27.
255
1.2 d.7, q. unica n. 28.
256
GIOVANNI DUNS SCOTO, De rerum principio, q.7, Quaracchi 1910.
257
Ibid., n. 27.
110
è stata fatta propria dalla dottrina ufficiale della Chiesa quale elemento
pensiero mistico dei secoli XIII e XIV, in particolare quello della scuola
sotto l’essere divino sono posti, in ordine gerarchico, gli angeli, poi le sfere
sono in rapporto tra loro con influssi e azioni reciproche, in modo che i
superiori siano collegati con gli inferiori. Ai due punti estremi della realtà,
delimitata dal tempo e dallo spazio, c’è il nulla: al punto superiore c’è il Nulla
258
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 160.
259
P.161.
111
di Dio quale negazione di ogni finitezza e distinzione, al punto inferiore c’è il
nulla come totale non-essere, dal quale Dio trae le creature con un atto della
libera volontà. Tra questi due nulla estremi è posta la coscienza dell’anima,
Dio, in una sorta d’immedesimazione con il nulla assoluto; benché dal punto
Cfr.. M. VANNINI, Meister Eckhart. Trattati e prediche, Edizioni Piemme , Casale Monferrato 1996. p.
261
328.
112
aspetto si può dire che il misticismo filosofico di Eckhart inauguri l’epoca
Aderendo alla dottrina tomista, egli sostiene che ogni angelo forma una
specie a sé, cioè possiede una natura propria specificamente distinta dalle
la meraviglia del regno di Dio; perciò chi conosce le specie angeliche conosce
il regno stesso di Dio263. In forza della loro azione gli angeli si pongono in
Meister:
loro opera alla nascita di Dio nell’anima, un atto infinitamente grande, che
può essere eguagliato solo alla generazione che il Padre attua eternamente nel
suo essere divino, al di sopra delle nature angeliche. In questa nascita gli
262
R. LAVATORI, op. cit., p. 162.
263
M. Vannini, op. cit., p. 328.
264
Ibid., p. 329.
113
angeli provano piacere, gioia e diletto, ma non sono loro che agiscono. Questa
non è un’attività delle creature, poiché solo Dio opera tale nascita. L’opera
degli angeli è qui un servizio265, infatti, l’angelo per quanto vicino a Dio e
affine a Lui, e per quanto unito a Lui e dimorante in Lui, non può tuttavia
penetrare nell’anima266.
opera solo di Dio, poiché non riceve il proprio essere altro che dal cuore e nel
cuore di Dio; essa attinge il Figlio ed è generata come figlio nel seno del
relativismo che gradualmente, dal secolo XIV fino al XVI, è penetrato anche
265
Ibid., p. 331.
266
Pp. 331-332.
267
P. 332.
114
Rinascimento, i quali poi hanno dato origine al processo del razionalismo e
successivi, dando vita a una molteplicità di concezioni del mondo e della fede,
convergenza269.
respinge decisamente il culto degli angeli, posto sullo stesso piano di quello
dei santi, ma accentua a tal punto il ruolo e l’influsso del demonio da giungere
268
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 165.
269
Ibid., pp. 165-166.
270
P. 166.
115
finisce per sottolineare indebitamente la presenza e l’attività del diavolo,
dell’annuncio neotestamentario.
degli angeli, ciò nondimeno afferma che la fede negli angeli è sommamente
la stretta attinenza alla Parola; per questa ragione teme le questioni filosofiche,
protestanti del XVII secolo scriveranno varie opere sugli angeli e demoni, di
scarso rigore teologico274. Tra gli scritti di qualche rilievo si possono ricordare
271
Ibidem.
272
Cfr. G. TAVARD , Gli angeli. Ed. Elledici Torino 1973, p.88.
273
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 167.
274
Ibidem.
275
Ibidem.
116
Protestanti, rifiutando tale dottrina come contraria al pensiero dei Riformatori.
inaccettabile superstizione277.
orientale, più ricca di richiami agli angeli rispetto alla liturgia latina. La
Vergine e gli angeli, aspetto che ha poco riscontro nel pensiero cattolico 278. La
teologia ortodossa subordina gli angeli non solo a Cristo, unico principio della
Grazia, ma anche a Maria quale mediatrice di grazia per gli angeli; Gregorio
276
G. TAVARD , Op.cit,, p.96.
277
R. LAVATORI, op. cit., p. 168.
278
Cfr.M. JUGIE, Teologia Orientalium II, Parigi 1933, 551, 1.
117
Palamas afferma che “nessuno arriva a Dio se non per mezzo di lei e per il
mediatore nato da lei; nessuna forza da Dio arriva agli angeli e agli uomini se
per mezzo di Maria. Così Nicola Cabasilas dice che gli angeli possono
ottenere da Maria un aumento della grazia 280. Nei secoli XVI e XVII gli
ortodossi hanno voluto ribadire la loro fede contro i Luterani anche per quanto
Moghila, metropolita di Kiev dal 1633 al 1646, che fu approvata dal Sinodo
creazione degli angeli, la loro spiritualità, il servizio reso a Dio, il loro aiuto
sviluppata nei secoli successivi sarà più contenuta e vicina alla tradizione
della grande scolastica, non presenta uno sviluppo di valore analogo per
279
Ibid., 551, 3.
280
N. CABASILAS, La vita di Cristo, tr. it. a cura di U. Neri, Ed. Elledici, Torino 1981, p. 80.
281
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 170.
118
quanto riguarda la dottrina degli angeli. Ciò dipende anche dal fatto che nel
Concilio di Trento tale questione non è stata trattata ex professo. Ben altre
poche righe, inserito nel contesto più ampio dell’analisi degli articoli del
l’affermazione della creazione dal nulla del mondo spirituale e degli angeli,
considerati quali ministri di Dio, colmi della grazia e del potere divino; anche
ribadita l’idea della colpa angelica, cui è seguita la condanna divina: “Sebbene
tutti arricchiti di tali doni celesti, molti, avendo ripudiato Dio loro Padre e
282
Catechismo tridentino , tr. a cura di T.S. CENTI, Ed. Cantagalli, Siena 1985, parte IV pref., nn 375 e 542.
283
R. LAVATORI, op. cit., p. 170.
28 4
Cfr. AGOSTINO, La città di Dio, XII, Bompiani, Milano 20019, pp. 572-574.
119
Creatore, furono espulsi dalle sublimi sedi e chiusi nel carcere oscurissimo
custodi quali strumenti della provvidenza divina: “Per divino volere è affidato
Viene spiegato poi il compito svolto dagli angeli, quali guide sagge
passaggio, che la natura degli angeli appare intermedia tra quella di Dio e
di Pietro dalle carceri. Si ribadisce, infine, che gli angeli custodi non sono
dell’uomo288.
285
Catechismo tridentino , parte I, art.1, 27, 50.
286
Ibid., parte IV, pref., nn 375 e 542.
287
“ Come i genitori scelgono delle guide e dei sorveglianti per i figliuoli che affrontano un viaggio per un
sentiero pericoloso ed insidioso, così il Padre Celeste, nella via che mena alla pratica dei cieli, assegnò a
ciascuno di noi degli angeli, perché noi fiancheggiati dal loro solerte appoggio, evitassimo i tranelli tesi dal
nemico, respingessimo i suoi terribili attacchi sotto la loro guida, non smarrissimo la retta strada e nessun
inganno tramato dall’avversario insidioso, ci spingesse lungi dal cammino che mena al paradiso”, ibid., n
542.
288
Ibid., n 543.
120
10.4.2 La teologia sugli angeli di Francisco Suarez
sicuramente dal De Angelis del teologo gesuita Francisco Suarez. Egli cerca
angeli e della loro immortalità naturale, segue la dottrina di San Tommaso 289,
pentire, poiché non è determinato irrevocabilmente nel bene o nel male, per il
egli descrive tre periodi, durante i quali gli angeli hanno potuto fare le proprie
scelte nel bene o nel male. In un primo momento, tutti gli angeli, anche i futuri
289
Cfr.. F. SUAREZ, De Angelis, I c. 5, 6, 7, 9, 10. La sintesi del pensiero suareziano ed i rinvii alle sue opere
sono tratti da GIOVANNI MONGELLI, Gli Angeli, ed. Michael, Foggia 1986, pp. 86-98.
290
Ibid., I, c.15.
291
Ibid., I, c. 8.
292
Ibid., III, c. 10.
121
demoni, hanno compiuto azioni buone meritorie, in forza delle quali sono
una nuova rivelazione fatta a tutti gli angeli: l’incarnazione del Verbo. È stato
loro ordinato di riconoscere Cristo fatto uomo come loro capo e salvatore,
adorandolo come Dio. Lucifero si è opposto presumendo che tale onore fosse
riservato a lui, trascinando altri angeli nella ribbellione 296. Il peccato consiste
nella disobbedienza e nell’orgoglio. Dopo la prova, gli angeli cattivi sono stati
e la sua signoria anche sugli angeli, riferendosi per certi aspetti alla visione
biblica299. In lui si nota una straordinaria capacità inventiva nel descrivere, con
293
V, c. 10.
294
V, c. 11, n. 5.
295
V, c. 12.
296
V, c. 12, n. 13.
297
VIII, c. 2.
298
VI, cc. 1-3.
299
Ciò viene ribadito nel De Incarnatione, disp. 23, sect. 1 n. 6, dove si sostiene non solamente che Cristo è
il capo degli angeli, ma anche che ha meritato loro tutte le grazie e la gloria che hanno ricevuto. Infatti,
l’Incarnazione sarebbe ugualmente avvenuta, anche se Adamo non avesse peccato, conformemente
all’opinione di Scoto; De Incanatione in Opera Omnia, Venezia 1856.
122
completamente all’esperienza o alla testimonianza del dato rivelato; non si
immaginativa300.
Suarez si dilunga anche nella descrizione del ministero svolto dagli angeli a
favore degli uomini. La loro funzione principale consiste nel custodire ogni
uomo, attraverso sei tipi di azioni: allontanare i pericoli esterni e interiori che
300
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 180.
301
Cfr, F. SUAREZ, De Angelis, VI, c. 19 n.1-5.
301
Ibid.., VIII, c. 19.
302
VI c. 17, a. 8.
303
III, c. 13, n. 2.
123
10.5. La situazione contemporanea: il XX secolo.
La teologia sugli angeli, agli inizi di questo secolo, soprattutto nella sua
poste dalle filosofie e dalle scienze positive della fine dell’Ottocento 304.
all’area propriamente teologica. Gli sviluppi degli studi storici e critici, che
come l’enciclica Humani generis di Pio XII nel 1950, che richiamò i Cattolici
materia306.
304
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., p. 200.
305
Ibid., p. 202.
306
Ibid., p. 203.
124
Il Concilio Vaticano II, impegnato soprattutto a riscoprire la natura della
direttamente del tema degli angeli; ne parla appena in tre contesti: uno
ecclesiologico, in quanto gli angeli fanno parte della Chiesa celeste e sono
venerati dai cristiani insieme alla Beata Vergine Maria, gli apostoli e i martiri
ricordando che alla fine dei tempi il Signore verrà nella gloria con i suoi
307
Lumen gentium, n. 50.
308
Ibid., n. 48.
309
Ibid., n. 69.
310
PAOLO VI, Professione di fede, tratto da: «OSSERVATORE ROMANO», 10 Luglio 1986, p.4
125
Dio degli esseri invisibili, cioè gli angeli, creature puramente spirituali e più
della quale ci sono angeli buoni e angeli cattivi 312. La terza sottolinea la
funzione mediatrice degli angeli svolta in tutta la storia della salvezza, che ha
quinta tratta della colpa di Satana e delle sue conseguenze 315, per mettere in
311
GIOVANNI PAOLO II, Gli angeli. Catechesi al popolo di Dio, ed. Michael, Foggia 1986 p. 4.
312
Ibid., p. 7.
313
P. 12.
314
P. 13.
315
P. 15.
126
evidenza, nella sesta e ultima, la vittoria definitiva attuata da Cristo sulle
sollevato forti dubbi sulla esistenza degli angeli, sul significato della loro
presenza per l’uomo e per il mondo, sul loro senso all’interno della
rivelazione cristiana.
316
P. 16.
127
CONCLUSIONE
mondo.
caratteristica della forma spirituale, priva del limite della materia, fa intendere
invece che non soltanto Dio vive al di fuori della materia, ma anche l'angelo,
128
San Tommaso ci ha indicato precisamente il limite metafisico che
spirituale dell’uomo nel suo senso autentico, quello di uno spirito che può
innalzarsi ai valori del vero e del buono, senza perdere la propria limitatezza.
L’uomo deve aspirare ai valori superiori dello spirito poiché anche lo spirito
finito, come testimonia la realtà angelica, può superare i limiti dei sensi.
Sia l’angelo, sia l’uomo, partecipano alle facoltà spirituali del conoscere;
129
devono riconoscere la dipendenza del loro conoscere da Dio, verso il quale
annullamento317.
Possiamo infine riaffermare che anche uno spirito puro, come quello
fermezza nella propria perfezione. In forza di questa libera scelta egli spinge
attraverso la libera scelta degli atti, egli arriva a quel fine ultimo che ora è solo
velatamente prefigurato dal bene comune. Lo spirito umano scorge, per così
dire, nella figura celeste il ruolo che è chiamato a compiere nel mondo.
317
Cfr. R. LAVATORI, op. cit., pp. 263-266.
130
BIBLIOGRAFIA
131
-, De Genesi ad litteram, PL 34; e CSEL 28/1.
-, In psalmos, PL 37,1037A
in EP 1141.
132
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GIUSTINO, Apologia, PG 6.
-, Homiliae, PL 76,1079
ORIGENE, -, Perì Archòn, SCh 52, 61, 62, 95, 98, 147.
Parigi 1948.
133
TOMMASO D'AQUINO, La Somma Teologica, traduzione e commento di Tito
5.MONOGRAFIE
1981.
PIOLANTI A., Dio nell’uomo e nel mondo, Città del Vaticano 1994.
134
SULLIVAN, P., Tutto sugli angeli, Milano 1995.
6. DIZIONARI E LESSICI
MICHEL, J., Gli angeli nell’Antico Testamento e nei libri extracanonici del
coll.
INDICE
135
INTRODUZIONE 1
136
CAPITOLO X LA TEOLOGIA SUGLI ANGELI DOPO SAN TOMMASO 109
10.1. LA TEOLOGIA ANGELICA DI DUNS SCOTO 109
10.2. LA CONCEZIONE DI MEISTER ECKHART SUGLI ANGELI 112
10.3. L’ANGELOLOGIA PROTESTANTE E ORTODOSSA 115
10.3.1 LA RIFORMA PROTESTANTE 116
10.3.2 LA TEOLOGIA ORTODOSSA 118
10.4. LA TEOLOGIA CATTOLICA POSTRIDENTINA. 120
10.4.1 IL CATECHISMO ROMANO 120
10.4.2 LA TEOLOGIA SUGLI ANGELI DI FRANCISCO SUAREZ 122
10.5. LA SITUAZIONE CONTEMPORANEA: IL XX SECOLO. 125
CONCLUSIONE 129
BIBLIOGRAFIA 132
INDICE 137
137