ISBN 88-399-2166-4

l Il 111

788839 921666

Hans Kessler

CRISTOLOGIA

Edizione italiana a cura di GIACOMO CANOBBIO

Editrice Queriniana

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Ges Cristo - via della vita

di GIACOMO CANOBBIO

La domanda rivolta da Ges ai discepoli circa l'opinione della gente su di lui e la provocante richiesta sulla loro stessa opinione (cfr. Mt 16,16ss.) continua a risuonare nella mente dei cristiani e continua a trovare, oggi come allora, molteplici risposte. La pluralit deriva indiscutibilmente dalla qd!l inalit del ersona gio in questione, ma deriva pure dal processo roiezione che di fronte a lui si mette in atto: ognuno che abbia l'opportunit di entrare in qualche modo in contatto con Ges vede sgorgare in s attese di salvezza, viene risvegliato all'evocazione di figure gi note, si sente sollecitato a esprimere un parere, spesso senza la possibilit di una verifica e perfino senza avvertire la necessit di questa. In tal modo le opinioni su Ges si accumulano, e la persona che dovrebbe essere l'oggetto delle stesse rischia di nel nimbo dell'indistinto causato dallJ tra e ualificaTitolo originale Christologie
ZlOlll.

1992 by Patmos Verlag, Diisseldorf 2001 by Editrice Queriniana, Brescia

via E. Ferri, 75-25123 Brescia (Italia) tel. 030 2306925 - fax 030 2306932 internet: www.queriniana.it e-mail: direzione@queriniana.it Tutti i diritti sono riservati. pertanto vietata la riproduzione, l'archiviazione o la trasmissione, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, comprese la fotocopia e la digitalizzazione, senza l'autorizzazione scritta dell'Editrice Queriniana. ISBN 88-399-2166-4 Traduzione dal tedesco di CARLO DANNA Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia

In questo orizzonte si inserisce la riflessione teolo ica che, statuta1 Lv, ' riamente critica, si assume il com ito di indicare orientamenti per la verifica delle opinioni. Queste, infatti, restano nel catechismo della mente e del cuore anche quando il credente professa la sua fede con le formule che la tradizione cristiana ha modellato per precisare l'iden\it di di Nazareth. In tal senso la teologia svolge la funzioinsieme, di destituire loro_Q retene, 'nobile sa di verit, mostrandone l'origine e la dipendenza dalle attese del soggetto - individuale o collettivo - e quindi il limite, pur riconoscendone l'intenzionalit. Per svol ere tale funzione la riflessione teologica deve ire riferimento alla fede confessata dalla Chiesa, tuttavia non per limitarsi a ripeterla, bens per mostrarne il senso e la plausibilit per gli umani di tutti i tempi. Deve quindi prestar \attenzione alle strutture di pensiero dei contemporanei ai quali si rivo - ge, siano essi cristiani oppure no. E ci comporta accentuazioni, pro-

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spettive, visioni diverse: la teolo ia non ha il valore perenne della fe de; rovvisoria, e solo in quanto tale trova senso nella vita ecclesiale, la quale tuttavia non pu prescindere dalla ricerca teologica, pur nella consapevolezza che questa, per statuto, non si arroga la pretesa cerca ci che la fede di dire in modo definitivo la verit. La e di renderlo comprensibile. crede, al fig e di Tra gli aspetti caratteristici dell'odierna cultura, l'attenZi o ne per la Cu.l storia, intesa sia come accadimento sia come accertamento ei atti r: \ (\ occupa un posto rilevante: le asserzioni sono ritenute fondate possono esibire un legame con fatti accertati. Tale visione non poteva non influire sulla ricerca teologica, soprattutto per quanto attiene alla figura centrale del cristianesimo, Ges di Nazareth, la cui storicit la tradizione cristiana ha fin dall'inizio cercato di difendere contro ogni tentazione di ridurla a ideale etico o modello universale per un percorso di liberazione. La gnosi - oggi a parere di molti risorgente- la tentazione perenne di ogni sistema religioso, cristianesimo compreso, che si presenti come via di salvezza. Il fascino provocato dalla gnosi si fonda sulla sua pretesa universalit che fugge dal particolare, il quale appare sempre troppo ristretto per dischiudere un cammino di salvezza per tutti. In tal senso, per quanto mantenga una certa plausibilit la proposta bultmanniana _9i interpretazione esistenziale del messaggio evangelico,_ a distanza di anni va salutata come salutare la reazione dei discepoli di Bultmann che vedevano nella visione del loro maestro il pericolo di un docetismo del kerygma. La fede in Ges non u resc!!_J.dere dalla' rova' della st_Q_!"a: questa la lezione raccolta dalla cristologia della seconda met del secolo ventesimo dalla istanza inscritta nella cultura contemporanea. indubbio che raccogliere questa lezione potrebbe appiattire Ges sulla linea degli avvenimenti veri perch accertati. Fu il rischio in cui incorse la Leben-]esu-Forschung nel secolo decimonono, ma dal quale si ormai esenti dopo le sottili ricerche degli ultimi decenni del secolo ventesimo, che hanno mostrato l'odi Ges propriomediante l'indagine riginalit sta, senza la pretesa di legittimare la fede, giunta, in effetti, a mo strare che l'originalit del Profeta di Galilea P!:!_ trovare spiegazione solo se la sua identit si radica oltre la storia. In tale prospettiva la ricerca storica dispone alla fede grazie anche alla descrizione dell'itinerarium mentis dei discepoli, i quali, partendo dalla vicinanza con Ges, sono stati gradualmente introdotti da lui alla comprensione della sua persona e, contestualmente, a una nuova

comprensione di se stessi, del mondo, di Dio. L'esperienza di disclo: sure che un gruppo di ebrei vive in rapporto a Ges si presenta cos come il principio di una cristologia che si svilupper nel contesto culturale ebraico-ellenistico e che trova sedimentazione negli scritti del Nuovo Testamento. Tale cristologia (meglio sarebbe dire 'tali cristologie') non parla di nessun altro se non di Ges di Nazareth; , per cos dire, la descrizione plurima, in forma narrativo-dossologica, di una vicenda storica, la quale costituisce l'oggetto di una interpretazione e mantiene quindi il valore di criterio di verit dell'interpretazione stessa. Quel che vale per la cristologia del Nuovo Testamento vale, e a maggior ragione, per tutte le cristologie successive, che si presentano pertanto come cristologie al quadrato: raggiungono Ges di Nazareth mediante quanto attestato dalla tes-timonianza apostolica e si lasciano da questa normare, mentre questa normata dalla vicenda di Ges. L'incidenza della cultura ambientale nella elaborazione delle cristologie resta i!_1discutibile, ma tale inci enza taa1tro c e evidenziare l'originalit sia dell'attestazione apostolica sia del contenuto di questa: parlare di Ges in un ambiente comporta che lo stesso Ges non venga dissolto nei parametri di comprensione dell'ambiente, pena il non parlare pi di Ges, ma dei locutori. Per quanto in ogni discorso il locatore introduca se stesso, la vigilanza critica contro il rischio che prevalga il soggetto sull'oggetto imprescindibile, se non si vuole che l'oggetto diventi una semplice occasione per dirsi da parte del soggetto, con la conseguenza inevitabile che l'oggetto diventi indifferente. Appare pertanto logico che un corretto discorso cristologico resti e si ponga consapevole della necessit di volgersi a Ges di quella di ricondurre a questa persona storica tutte le asserzioni, anche uelle della fede, mostrandole come frutto di che solo l'occhio del credente illuminato_dallo Spirito, possiede. In tal senso } -;-cristologia, lungi dal prescindere dalla storia in nome di una verit trascendente, leg e la storia e ne mette in evidenza le radici trascendenti: se lo storic o-legge i fatti, il teologo legge i medesimi fatti indicandone l'origine e il senso e quindi la verit trascendente inscritta in essi. Se si accetta la visione qui allusivamente richiamata, l'ormai risolta contra osizione tra cristolo ia dall'alto e cristologia dal basso appare frutto di una stagione del2ensiero teologico che, per un verso, con-

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siderava la storia come contingente e quindi caduca, alla fine irrilevante, manifestazione della verit eterna, dall'altro, affascinato dalla scoperta del valore della storia, si accontentava dei fatti, peraltro collocati su un orizzonte di comprensione che li destituiva della loro originalit, compiendo cos un'operazione antistorica (il rispetto della storia comporta, infatti, che gli avvenimenti siano mantenuti nella loro singolarit). La discussione ti_a i_ due ha fatto maturare la convinzione che l'uno e l'altro si saldano precisamente se si presta attenzione all'oggetto in questione. Del resto proprio la confessione di fede, anche quella pi sviluppata, ha come oggetto Ges Cristo, del quale si predica che il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, il Signore .. . Nella struttura di queste formule si evidenzia che l'identit trascenper cos dire, dall' estern_91_ dente di questa persona non_ si quasi u_p ves!!to intercambiabile che il credente metterebbe sulle spal-_ le di una figura storica: la formula della fede dice la verit di questa figura storica precisamente rimandando alla sua singolare relazione di origine con Dio. Da qui si pu cogliere la plausibilit di alcuni richiami magisteriali dell'ultimo decennio relativi a prospettive cristologiche ipotizzate in correnti della recente teologia delle religioni. In esse si profilava la necessit di elaborare una cristologia dall'alto, che partisse dal Verbo di Dio del quale Ges di Nazareth sarebbe una delle tante possibili incarnazioni. L'intenzionalit della proposta era di non ridurre la mani- J festazione di Dio a un unico evento che nessun avvenr=mento de a storia sarebbe in grado di 'contenere' la totalit dclfa realt divina. Solo una tale visione permetterebbe di considerare tutte le tradizioni religiose dell'umanit luoghi della rivelazione di Dio e \ , quindi vie di salvezza. Appare evidente che questa 'cristologia' dall'atto si differenzia da gi presente negli scritti delW:JUovo 1 Testamento, quella tradizionale, _ prima in nuce nelle formule di missione, poi in modo sviluppato in alcuni inni, tra i quali spicca l'inno al Logos nel prologo del vangelo di Giovanni. Se in questo, e in tutta la cristologia di sapore alessandrino, denominata l6gos-sdrx, la singolarit di Ges viene vista nel suo essere il Verbo di Dio incarnato oltre il quale non possibile attendere altra forma di rivelazione, nella cristologia dall'alto proposta da alcune correnti della recente teologia delle religioni si vorrebbe mantenere la trascendenza del Verbo rispetto all'uomo Ges e si stabilisce quindi una distinzione, se non sempre una distanza, tra l'uno e l'altro. Di conseguenza le formule del tipo Ges di Nazareth il Verbo di Dio non

dovrebbero essere intese come se solo nell'uomo Ges si possa incontrare la manifestazione definitiva di Dio: nessun soggetto storico potrebbe essere termine esclusivo di attribuzione di caratteri divini. Per usare un'espressione di John Hick, Ges [] sarebbe totus deus, ma non totum dei appunto perch una figura storica e nulla di storico ) pu essere fatto assurgere ad assoluto. Qualora nella storia del pensiero cristiano si riscontri una eventuale identificazione tra storico e assoluto (o trascendente), questa va interpretata come enfatizzazione tipica di chi coinvolto in una relazione singolare con il soggetto dell' attribuzione. A fronte di simili concezioni il Magistero della Chiesa cattolica ha ribadito la singolarit di Ges di Nazareth come Verbo incarnato di Dio e quindi come rivelazione definitiva di Dio stesso, oltre la quale non ce n' un 'altra equiparabile. In tal modo l'istanza dottrinale di una Chiesa - per questo aspetto in sintonia con i rappresentanti ufficiali delle altre Chiese o comunioni ecclesiali - ha riproposto, pur in forma indiretta, l'istanza contenuta nella cristologia dal basso: una figura storica la rivelazione di Dio, e lo si coglie prestando attenzione al suo agire e parlare che hanno come conseguenza la morte violenta, dalla quale per il Padre lo ha liberato, mostrando cos di confermare l'identit di Figlio che Ges con la sua obbedienza aveva lasciato traspanre. Q ui sta l'originalit confessata dai cristiani: in una vicenda di obbealla croce si rivefa-l'identit ultima di Dio come di colui dienza che non si trattiene erch amore. E il contenuto dell'amore non generico: quello che si coglie in quella vicenda storica di dedizione, talmente radicale da apparire nella sua connotazione divina. Per usare il linguaggio coniato dall'esegeta tedesco Heinz Schiirmann, si pu dire che nella proesistenza di Ges si rivela l'identit di Dio. Coerentemente, iltondamento di tale proesistenza si trova in Dio stesso, nel suo essere YHWH, colui che qui per. Perta_gto anche l'identit di Ges, che non pu essere separata dal suo atteggiamento vitale, pu essereaffermata solo in riferimento al Dio che amore: Ges f autoespressione di Dio nella storia. Ges quindi nonradica la- sua sfenza semplicemente nella storia del popolo cui appartiene: viene da altrove, ma in modo del tutto originale. E questo il senso delle formule relative alla preesistenza di Ges. Esse non vogliono dire che ci sia stata un'esistenza temporale di Ges precedente alla sua apparizione sulla linea della storia; indicano piuttosto la sua origine ultima e quindi la sua identit. Con felice gioco di parole un altro esegeta tedesco,

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Wilhelm Thi.ising, mettendo in connessione le formule della preesistenza con il tema della proesistenza, ha mostrato che ilq-01 implica il ne come las ie azione; affermare che Ges il reesistente significa dichiarare che in lui si rende resente in forma definitiva la realtastessa di Dio. --Il Magistero dlla Chiesa cattolica intervenendo per riaffermare l'identit unica di Ges in rapporto a Dio ha stimolato la ricerca teologica a rileggere le formule della fede in modo da mantenerne l'intenzionalit, che consiste nel dichiarare in forma confessante che in una storia umana dato incontrare Dio stesso. La storia resta quindi il punto di avvio per ogni riflessione cristologica, quando questa voglia rendere conto in modo critico della fede cristiana. questa la prospettiva assunta da Hans Kessler in questo trattato di cristologia pensato anzitutto per la scuola. Questa ha la funzione di introdurre gli studenti nella comprensione del mistero cristiano in forma chiara e didatticamente efficace. L'una e l'altra caratteristica si trovano in maniera esemplare nel trattato del teologo tedesco, che da decenni si dedica alla riflessione sulla figura di Ges Cristo (la sua prima pubblicazione risale al1970: Die theologische Bedeutung des Todes ]esu. Bine traditionsgeschichtliche Untersuchung, Patmos, Di.isseldorf). Lo studente viene cos introdotto gradualmente a comprendere la vicenda di Ges secondo il metodo genetico suggerito dal concilio Vaticano II nel Decreto Optatam totius n. 16. La scelta si fonda sulla conl vinzione che nessuno pu essere conosciuto prescindendo dalle relazioni che ha vissuto con l'ambiente di appartenenza e dall'influsso che ha esercitato sul medesimo ambiente. Coerentemente l'esposizione prende avvio dalle attese di salvezza presenti nell'ebraismo precedente e contemporaneo a Ges: queste costituiscono il croyable disponible, cio il quadro di riferimento interpretativo a disposizione dei discepoli quando costoro si trovarono di fronte alla persona di Ges; senza di esso i discepoli, per un verso, non avrebbero potuto dire alcunch del loro maestro, per un altro verso, non avrebbero potuto percepire l'eccedenza del medesimo Ges. Rapportando i modelli soteriologici presenti nel proprio ambiente con l'attivit di Ges e la _propria relazione con lui, un gruppo di ebrei ha vissuto l'esperienza di 'uscire' dalla propria tradizione religiosa, ed giunto a comprendere che in Ges Dio si stava avvicinando all'umanit in forma del tutto originale. ,___ Il raffronto viene attuato anche dal lettore grazie alla esposizione della predicazione e dell'attivit di Ges che Kessler offre nell'opera:

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insieme con i discepoli, chi accosta il volume vede dipanarsi gradualmente l'enigma di una vita che si distanzia sempre pi dalle attese dei contemporanei e che trova il suo momento cruciale nella morte violenta, la quale sfocia per nel risuscitamento da parte di Dio. Qui prende avvio il processo di rilettura della vicenda del profeta di Nazareth da parte delle comunit cristiane, le quali non possono non usare modelli concettuali e linguistici tipici dell'ambiente in cui vivono. Si profilano cos due grandi orizzonti inter retativi: quello storico-salvifico che si radica nella tradizione ebraica; quello cosmologico che, pur mantenendo legami con l'ebraismo, integra elementi provenienti dalla cultura ellenistica. Nell'uno e nell'altro orizzonte si pu notare una tensione tra la necessit di mantenere il dato storico originario e la necessit di ridire lo stesso alla cultura, la quale peraltro dischiude nuove possibilit di comprensione. La tensione permane anche nei secoli successivi, quando la preoccupazione di ridire il mistero di Ges Cristo conduce a precisazioni dottrinali finalizzate a salvaguardare la retta comprensione del medesimo mistero. Tali precisazioni restano come pietre miliari che indicano il percorso anche per la riflessione successiva. Di questa Kessler presenta i momenti pi significativi, quelli che presentano intuizioni originali, sintesi che resteranno esemplari, nuovi modelli di interpretazione. Dalla esposizione si coglie l'eccedenza della figura di Ges rispetto a ogni interpretazione e, nello stesso tempo, la necessit di rendere il medesimo Ges comprensibile alle persone dei diversi orizzonti culturali. La constatazione di questi due aspetti offre anche i criteri guida per la riflessione sistematica. Con lucida progressione l'Autore illustra la persona di Ges partendo dal dato fenomenico pi immediato, la sua umanit, per giungere alla considerazione della sua identit ultima di Figlio di Dio. Il percorso introduce gradualmente a comprendere il significato delle formule di fede sull'umanit e sulla divinit di Ges, tuttavia non prendendo avvio da una nozione previa di umanit e di divinit, bens mostrando che l'una e l'altra vanno comprese in riferimento a Ges: lui nella sua vicenda che dice il significato di ambedue. In tal modo la cristologia, mai disgiungi bile dalla soteriologia che ne il luogo nativo, si configura come criterio sia dell'antropologia sia della teo-logia. Ancora una volta si deve affermare che la storia il punto di partenza della comprensione di Ges anche nel a sua i entit divina. Questa non presupposta a partire dalla-confessione di fede, ma mostrata seguendo il dipanarsi dell'enigma che Ges costituisce agli o c-

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chi dei suoi contemporanei e dei lettori. In tal modo non si perde nulla della verit della confessione di fede. Piuttosto si arriva a conoscerne la genesi e il senso. Coerentemente, essa non appare pi come la sovrapposizione di categorie teologiche a una figura storica; si presenta invece come esito della disclosure di una persona che provoca in chi l'accosta stupore e quindi fede salvifica che sfocia nella dossologia: l'identit di Ges non si afferma in una neutralit intellettuale; la si coglie e la si illustra nel coinvolgimento vitale della sequela. In tal senso la cristologia si pone a servizio della fede dei cristiani e dell'annuncio che costoro sono chiamati a portare a tutte le persone umane, in forma comprensibile e plausibile.
Giacomo Canobbio

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1.1. Concetti e termini

Cristologia significa letteralmente dottrina o discorso su (Ges
il) Cristo. Christ6s la traduzione greca dell'ebraico mashiah

(l'Unto [di Dio]). Christus (latinizzato) non quindi originariamente un soprannome della figura storica di Ges di Nazaret, ma una professione di fede in essa. Chi dice seriamente Ges Cristo confessa: Ges l'Unto di Dio, il Salvatore. li titolo Cristo rappresenti perci e sintetizza tutti i predicati del Salvatore (Figlio di Dio, Redentore, Liberatore ... ), con cui nel passato e nel presente si tentato e si tenta di indicare chi Ges e che cosa egli significa per noi. La domanda fondamentale della cristologia suona: Chi dunque costui? (Mc 4,41). Tale domanda riguarda il significato soteriologico di Ges (soteriologia: dottrina della redenzione o della salvezza), cio il suo significato salvifico per il mondo e la nostra decisione e la nostra relazione con lui.

1.2. La collocazione della cristologia

La cristologia il tema centrale e il cardine della teologia cristiana, la chiave di tutti gli altri temi teologici. Motivo: 'inizio e al centro della fede cristiana e della comunit cristiana non c' un libro o un'idea astratta, ma una persona viva (che il libro del Nuovo Testamento vuole testimoniare e indicare). Il cristianesimo non scindibile dalla persona di Ges Cristo, esso consiste

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sostanzialmente in lui, in ci che possiamo percepire dalle sue labbra e possiamo conoscere della sua vita. Secondo la fede cristiana infatti Ges Cristo il messaggero definitivo (escatologico) di Dio e, unitamente a ci, l'uomo definitivo (escatologico) . Egli rivela la vera essenza di Dio e la vera essenza dell'uomo, la spiegazione (parola e immagine) di Dio e il modello dell'uomo. In lui il cr:istiane.simo e la Chiesa n o erci solo la loro ori _in e, bens contemporaneamente il lo o centro e fondamento permanente: nessuno pu porre un diverso fondamento (l Cor 3,11 ; cfr. Mc 12,10s.). La persona concreta di Ges Cristo, essendo il punto di orientamento della fede, offre a questa la chiave per tutto il resto: per comprendere Dio, l'uomo e il mondo, la rivelazione, la grazia e la redenzione, la comunit ecclesiale e la sua azione, il futuro, l'etica e la prassi cristiana. Perci con Tommaso d'Aquino (Comp . Theol. c. l) possiamo considerare la cristologia come il compendium theologiae e il verbum abbreviatum, come la sintesi e il compendio della teologia. La fede cristiana perci sostanzialmente fede in Ges Cristo, orientamento a lui, relazione con lui e professione di fede in lui. Egli infatti dischiude la giusta relazione di fiducia in Dio e la relazione veramente umana e solidale con gli uomini e con le altre creature. Egli ' la via a Dio e alla salvezza (cfr. At 4,12; Gv 14,6), la via, non il traguar o: per Cbristum in Deum (per mezzo di Cristo a Dio) .' La cristologia costituisce il teologia, ma r:on il tutto.

1.3. Difficolt e possibilit odierne di oggi

Gi gli autori neotestamentari dovettero far fronte a una tendenza che cercava di rimuovere Ges di Nazaret con il suo scandaloso desti- . no o di sublimarlo in senso gradevole. Ma Paolo obiett che gli evangelisti avevano salvaguardato la tradizione di Ges. E da allora nella storia della fede momenti di alto interesse cristologico si alternano a fasi di dimenticanza di Ges. A una simile dimenticanza contribuirono anche esa erazioni e in1 sufficienze riscontrabili nella su C risto e nella una divinizzazione e glorificazione unilaterale di Ges, che fecero scompari re la SW! umanit con creta; il predominio di una cristologia concettuale e astratta e una fissazione su formule dogmatiche astratte;

in senso inverso un cosiddetto Ges storico coperto dalle proiezioni dei ricercatori e degli studiosi della sua vita che si sqno via via duti, o che scompare sotto minuziose analisi testuali; un sequestro d1 Ges operato dalla Chiesa, che pose questa al suo posto e lasci poco spazio al singolo per una sua scoperta un Ges borghesemente adattato e neutralizzato, che non ha quas1 nulla a che fare con . quello per ui il Galileo ha versato il suo sangue. Alla scomparsa di Ges si contrappone d'altra parte una sua nsco- 2. perta che cominci di nuovo dopo il Vaticano Il, si nel movimento di Ges e nell'entusiasmo er Ges e resto an c e l vasta letteratura in {;!tOJ,20sito, alimentata non solo da_teologi, ma pure da filosofi e letterati e, oltre che da cristiani, pure da ebrei e atei. In primo piano balz, pieno d'un fascino insospettato, quanto piuttosto il fratello Ges, il sostegno degh aff11tt1 e il liberatore degli oppressi, il pioniere della piena umanit, l' amico che aiuta a superare l'angoscia e a trovare se stessi. Il suo messaggio della non violenza attira le coscienze vigili, la sua figura (sofferente) attrae gli artisti moderni. Pure {;!et molti ecclesialmente gnati sta in primo piano l'uomo Ges: come vla che..c..on...due..e a..diY emr veramente uomini e come lu.ogg dell'esp.erienza..di Dio. Nell'odierna Euro a occidentale (presuntamente cristiana) natural- !-. . mente molti uomini, e anche molti_cr!?tiapi danno l'imressione di non pi nulla di Soprattutto alle vani generazioni egli sembra divenire_sem re m estraneo. l cambiamenti sociali, la dissoluzione di ambienti ecclesiali chiusi, il crescente pluralismo, la rottura con la tradizione e la carente ispirazione da parte della Chiesa attuale sfociano in una crescente insicurezza dell'autocomprensione dei singoli, costringono l'individuo a tematizzare se stesso e a formarsi personalmente un orientamento religioso (spesso con l'aiuto di fonti disparate). Le immagini di Ges, che vanno incontro a questo bisogno (strutturalmente condizionato) di tematizzare e trovare se stessi, sono prontamente accolte. Scarsissimo interesse, anche nelle comunit ecclesiali, suscitano invece una immagine di Ges di stampo dottrinale e meno ancora questioni cristologiche. Evidentemente non risultano ancora sufficientemente perspicue n la loro continuit con la storia e la figura di Ges, n la loro rilevanza per il mondo odierno. . . . L'odierna cristolo i-a-si trova perci posta di fronte al compito dt (r) costruire e fan vero contenuto e si nificato della storia e p-ersona di-Ges:--Essa deve evidenziare la continuit della fede

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in Ges Cristo e parlare di lui come del salvatore nel contesto dei pro' blemi esistenziali attuali. Essa non pu ovviamente sostituire la sequela viva di Ges e la relazione personale con Cristo. La sco12erta di Ges e la via alla fede assano attraverso l'es erienza e l'incontro con uomini, gruppi e comunit credenti, il cui modo di vivere credibile e permette di intuire lo stile di vita del Nazareno. Ove si apre la ossibilit di stabilire un.a...r_elazione con l'uomo, il soccorritore e l'amico Ges, l P-U dilatarsi anche una nuova a ertura per il mistero di Dio in lui presente, per l'irruzione dell'altra dimensione, er a presenza artico are e unica Cii Dio in quest'uomo Ges di Nazaret, che noi in conformit al Credo Chiese confessiamo come Figlio_di p io -----

2.

Basi bibliche

2.1. Aspettative salvifiche veterotestamentarie quale retroterra della cristologia e della soteriologia neotestamentaria

\[EsTAMENTO O?ALE ORIZZONTE DI COMPRENSIONE DI GESU E DELLA CRISTOLOGIA NEOTESTAMENTARIA

L'uomo Ges della grande creazione di Dio evolutasi ne corso di miliardi di anni; quanto egli porta e significa, indell'unica e pur cos teressa tutto il cosmo. Ges lacerata famiglia umana, che conosce amore e sofferenza e anela alla vera felicit o salvezza; quanto con Ges entra nella famiglia umana riguarda tutti gli uomini e si fa carico delle loro angosce e speranze. Pi in concreto Ges di Nazaret u ebreo zioni del o olo ebraico e incomprensibile senza di esse, le infrange. La fede d'Israele nel Dio unico e vivo anche la sua fede. J Pure i suoi discepoli e i primi cristiani (gente del Messia: At 11,26) erano ebrei. Essi lessero la sua storia secondo le Scritture, cio nella tradizione della fede e della speranza d'Israele, anche se nel farlo furono costretti a reinterpretarla. La loro professione di fede che Ges il Cristo (il Messia= l'Unto) , e cos pure la maggior parte delle altre immagini e concetti portanti, che utilizzarono per comprendere la sua figura e la sua storia, derivano dall'Antico Testamento. L'Antico Testamento non solo la preistoria preparatoria di Ges, ma una sua condizione intrinseca, anzi una dimensione permanente costitutiva sua e ) della fede in lui. 1
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