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Franco Ceravolo

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Sulle ali
della carità
Prefazione di Salvatore M. Perrella, osm

e LUIGI
PELLEGRINI
EDITORE
FRANCO CERAVOLO

SULLE ALI
DELLA CARITÀ

Prefazione di
Salvatore M. Perrella, osm

LUIGI
PELLEGRINI
EDITORE
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Carissimo dottore,

ho !etto con interesse il Suo lavoro intitolato SuUe ali della cari1à, con la prefazione del Rev.
Prof. Salvatore M. Pemlla OSM, l'ho trovato inle!'e$sante e suggestivo, sotto diversi aspetti.

Lei è riusci lo a cogliere le urgenze odierne della Carità, come virtù teologale e come ne<:cssità
dl farsi prossimo, non come vago sentimento filantropico, ma nel nome di Cristo: come intenzione e
come azione.

C'è in queste pagine una teologia della carità meditata da un fedele laico, c'è una sociologia
della carità proposta da un professionista chiamato a misurar.sì ogni giorno con uno stile d'amore
autentico che rende credibili.

Basta avere sotto gli occhi il sommario: è un inno al Ia carità, quel! a carità che - afferma San
Paolo- non awà mal fine! Quell'amore che per chi crede ha un Volto adorabile.

Proprietà letteraria riservata "L'Amor, che move il sole e !'altre stelle" {Dante), ha mosso anche il cuore e la mente di
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy Franco Ceravolo. E una "fantasia della carità", una "sinfonia della carità", che è realizzabile solo se
siamo dìsponibìli con purità di cuore, diaponibili per umanizzare la tena nel dinamismo eristico di
ìncamazione, morre e risuln".Zione, realizzando non struttw'e di peccato ma strutture d'amore, cosi -
Stampato in Italia nel mese di ottobre 2008 da Pellegrini Editore come diceva Giovanni Paolo n · << la carità delle opere assicura una forza inequivocabìle alla
Via De Rada, 67 /c - 87100 Cosenza carità delle parole>>.
Te!. 0984 795065 - Fax 0984 792672
Convinto dì questo voglio invìtarLa a fare di questi suoi S(:ritti una testimonianza, a. dare
Sito internet: www.pellegrinieditore.it
veramente ali a questi suoi pensieri mediante una scelta ediloriale, per farci volare più in allo,
E-mail: info@pellegrinieditore.it sempre più in alto nell'amore e nelle verità che ci rendono liberi. Scriveva qualcuno: non ci oono
cime molto alte da raggiungere, ci sono ali troppo co~ per volare. La carità ci dà ali potenti,
mera vìgliose l
Illustrazioni di Giuseppe Farina
Grazie per il Suo messaggi o e per l'opportunità che può dare a molti di ci flettere P3"endo
dalla Sua esperienza dì fede e di vita. · •

I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale Corrli al mente


o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono
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Prefazione

L'AMORE AGAPICO CRISTIANO


IN UN CONTESTO DI CULTURA "LIQUIDA":
L'INSEGNAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II
E DI BENEDETTO XVI

Nel 1949, il grande teologo veronese Romano Guardini (t 1968)


denunciava la presenza di una società materialistica che riduceva la
vita umana ad una "cosa", giudicandola arbitrariamente "utile o non-
utile" al benessere individuale e sociale, dissolvendo il singolo nella
massa. Infatti, egli scriveva:

«nel corso dell'età moderna, soprattutto nell'ultima generazio-


ne, è andato sempre più indebolendosi il freno immediatamente
efficace sulla vita istintiva e sentimentale, ossia la soggezione re-
ligiosa; i principi etici o magari sociali sono vacillanti e cedono
facilmente a una pressione vitale più forte. Perciò l'uomo è di-
ventato, non solo rispetto alle cose, ma anche rispetto agli altri
uomini, molto "materiale", incline cioè a trattare i suoi simili
come "cose" che cadono sotto la categoria dell'utilità [ ... ]. Il
nostro tempo va sempre più dissolvendo il singolo nella massa.
L'irripetibilità, in quanto qualità essenziale di ogni uomo, è per
molti cosa morta» .1

La tragica lezione venuta dalle due grandi guerre mondiali e da


quelle non meno dolorose che hanno contrassegnato anche gli ultimi
anni del secolo XX e questo inizio del XXI, non può essere né di-
menticata, né minimizzata; così come non può essere sottovalutata
la diaconia della pace, della fraternità, dell'amore e della giustizia di

1
R. GUARDINI, Il diritto alla vita prima della nascita, Morceltiana, Brescia 2005
(originale in tedesco, 1949), pp. 11-12.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

molti uomini e donne, anche non cristiani.2 In questifrangenti oscuri Benedetto XVI (2005-) ,5 per la costruzione e la stabilizzazione della
Cristo stesso in molti casi è apparso quasi "impotente", coinvolto cultura della vita in opposizione alla cultura della morte. Una cultura
lui e la sua Chiesa nella accusatoria e sferzante domanda che sale che ha bisogno di essere continuamente irrigata e nutrita dall'etica
con il grido delle vittime: «dov'è stato il buon Dio quando sono ac- della compassione e della carità verso l'Altro, sovente crocifisso
caduti i tragici fatti di Auschwitz, di Hiroshima e Nagasaki, dell'ar- negli innocenti, e in Lui verso gli altri, spesso emarginati o ignorati:
cipelago Gulag, delle guerre etniche di fine secolo ... ?» .3 La nostra altri, che a qualsiasi condizione e religione appartengano, sono e
storia recente è bisognosa di perdono, di riscatto, di purificazione rimangono immagine del Dio Altro, il vivente che Cristo ha svelato
della memoria, di riconciliazione, di emendazione, perché non acca- come eterna, concreta e infinita Carità.
da più quello che è successo sotto gli occhi di tutti: il "non dimenti- Il nuovo millennio, il XXI, com'era accaduto negli ultimi anni del
care" diventa l'imperativo etico e terapeutico per la cattiva e malata secolo XX, ha conosciuto e sta conoscendo ancora i "brutti segni"
coscienza di troppi uomini! e i "tragici effetti" della violenza, del fondamentalismo religioso
Il Vangelo dell'amore e della pace, della riconciliazione, della e terrorista, dell'egoismo nazionale ed etnico (che sembra stia
giustizia nella verità, se accolto, praticato e vissuto, come hanno baldanzosamente ricostruendo quelle mura il cui crollo si credeva
testimoniato in modo particolare i martiri della fede, come il pa- oramai acquisito), dell'arroganza prometeica di una certa scienza e
store e teologo protestante Dietrich Bonhoeffer (t 1945) o il frate tecnica, che sconvolgono deliberatamente, nel segno e a nome del
francescano san Massimiliano M. Kolbe (t 1941) e da tanti altri, è il progresso e della ricerca, principi e valori etici legati al Dio della
fondamento sicuro, ci ha insegnato con insistenza il compianto e caro vita e dell'amore. 6 Non a caso, l'odierno mondo occidentale viene
papa Giovanni Paolo II (1978-2005) 4 e lo ripete il suo successore connotato a più riprese dal sociologo Zygmunt Bauman come "so-
cietà liquida": una società umana sempre più globalizzata nell'eco-
nomia e nella comunicazione, fortemente interconnessa a motivo di
plurimi rapporti fra i popoli e le culture, eppure paradossalmente
2
Cf. A. G1ANELLI A. ToRNIELLI, Papi, guerre e terrorismo. Un secolo di magistero
e contraddittoriamente sofferente per l'incapacità di costruire lega-
sui conflitti che hanno sconfitto il mondo, Sugarco, Milano 2006. mi continuativi e solidali.7 In questa "società fluida" e massmediale
3
Dov'è il buon Dio?, si domandava un testimone collocato dietro E. Wiesel, mentre e sempre più "in rete", tutto si consuma con voracità e tutto subito
sul campo di concentramento, stavano impiccando due adulti e un bambino: «I due dopo viene dismesso, sconnesso, smantellato (tanto che si parla di
adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non
era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora. Per più di una mezz'ora
restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dove-
vamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua
5 Cf. M. BARDAZZI, Nella vigna del Signore. la vita e il pensiero di Joseph Ratzinger
era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti. Dietro si udì il solito uomo domandare: -
Dov'è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov'è? Eccolo: è Papa Benedetto XVI, Rizzali, Milano 2005; A. MELLONI, L'inizio di papa Rcazinger,
appeso lì a quella forca. Quella sera la zuppa aveva un sapore di cadavere» (E. WrnsEL, Einaudi, Torino 2005.
6
La notte, Giuntina, Firenze 1994, pp. 66-67). Su tale argomento la bibliografia è vasta, rimandiamo ad alcuni studi di valore e
4
AA. Vv., Giovanni Paolo Il teologo. Nel segno delle Encicliche, Mondadori, che ci portano all'oggi della questione: C. ZuccARO, Bioetica e valori nel postmoderno.
Milano 2003; AA.Vv., Prendere il largo con Cristo. Esortazioni e Lettere di Giovanni In dialogo con la cultura liberale, Queriniana, Brescia 2003; H. KùNG, Perché un 'etica
Paolo II, Cantagalli, Siena 2005; AA. Vv., li pontificato di Giovanni Paolo Il. Storia del mondiale? Religione ed etica in tempi di globalizzazione, Queriniana, Brescia 2004.
Cristianesimo 1978-2005, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006; D. MENozz1, Giovanni 7
Cf. Z. BAUMAN, Amore liquido, Laterza, Roma-Bari 2004; IDEM, Dentro la
Paolo Il. Una transizione incompiuta?, Morcelliana, Brescia 2006; S. M. PERRELLA, globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari 2004; IDEM, Vìta
Ecco tua Madre. La Madre di Gesù nel magistero di Giovanni Paolo II e nel!' oggi della liquida, Laterza, Roma-Bari, 2006; IDEM, Modus vivendi. Inferno e utopia del mondo
Chiesa e del mondo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007. liquido, Laterza, Roma-Bari 2007.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

anoressia e di consentanea bulimia sociale): l'homo oeconomicus, L'eredità del "secolo dell'insensatezza" 14
vero homo consumans, ha disimparato ad amare, a donarsi, a
prendersi cura dell'altro. La fine del secolo XX, che ha conciso con il termine del secondo
Dinanzi a queste sfide la Chiesa non può che affermare, pur nel millennio dell'era cristiana, ha portato gli studiosi di storia e di
dialogo rispettoso con tutti, il primato crocifisso del Vangelo, stando antropologia culturale a formulare giudizi sul "secolo breve" appena
sempre dalla parte della vita, sin dal suo formarsi e al suo spegnersi. lasciato alle spalle. 15 Esso, in definitiva è stato valutato come un «Se-
La diaconia alla verità, alla vita e all'agape è l'imperativo categorico colo dai molti volti» 16 e definito secondo categorie interpretative
a cui costantemente richiama Benedetto XVI.8 di ordine cronologico, morale, culturale e religioso. Lungo il
In questo contesto, noi cristiani siamo divenuti "piccolo gregge"; 9 Novecento, percorso da tanti eventi luttuosi, da innegabile e positivo
e molti per questo appaiono smarriti, coinvolti in quel debolismo progresso scientifico e da barlumi di speranza, si susseguono le
del credere e dello sperare che nulla ha a che fare con la salvifica correnti filosofiche e culturali dando origine a movimenti dal largo
debolezza del Vangelo. 10 Emerge così, in tutta la sua cruda realtà, la
"crisi" del cristianesimo, 11 dell'etica e della stessa civiltà umana.12
Ma la "crisi", se accolta con umiltà e saggezza, nella consapevolezza contrappongono quindi una nuova fratellanza dello spirito alla fratellanza naturale, che
che non siamo noi i padroni del tempo, ma che esso è portato al buon scaturisce dai vincoli di sangue. L' éthos dei cristiani fra di loro è o dovrebbe pertan-
esito dallo Spirito del Padre e del Figlio, ci aiuta nella purificazio- to essere un éthos della fraternità» (J. RATZINGER, La fraternità cristiana, Queriniana,
Brescia 2005, p. 9).
ne e nella maturazione della testimonianza agapica al mondo, in 14
Cf. L. BoFF, Vita e morte sul pianeta Terra, in Concilium 35 (1999), p. 787.
ordine, auspica papa Ratzinger, a un sempre possibile - almeno tra i 15
Cf. G. DE LUNA, La passione e la ragione. Fonti e metodi dello storico contempora-
cristiani!-, anzi doveroso, ethos dellajraternità. 13 neo, La Nuova Italia, Roma 2001, pp. 3-40: «Il Novecento e le sue definizioni». Il seco-
lo appena concluso è stato vissuto ed interpretato tra il pessimismo più cupo (secolo della
paura, dell'odio, della violenza, delle idee assassine, del totalitarismo, del nichilismo,
del martirio ... ) e l'ottimismo più rassicurante (secolo dello sviluppo, del progresso, della
8
Cf. G. ANGELINI, «Deus Caritas est». Una preziosa sollecitazione al pensiero democrazia, dell 'enumcipazione, della scienza, dei mass-media ...): esso è stato sicuramente
teologico, in Teologia 31 (2006), pp. 3-10. un secolo breve, assai complicato, che si è dipanato ben oltre i suoi confini spazio-temporali
9
Si veda il discorso di Giovanni Paolo II rivolto alle persone consacrate: Messaggio e fattuali (cf. E. J. HossBAWM,/l secolo breve, BUR, Milano 2000). Il XXI secolo, infatti, ha
ai partecipanti al Congresso Internazionale sulla vita consacrata (26.11.2004), in ricevuto in eredità prospettive inedite e, in diversi casi, inquietanti, come l'ingegneria gene-
Sequela Christi 1 (2005) n. l, pp. 4-6. tica, la competizione globale tra i paesi industrializzati, il dilatarsi delle reti e delle comuni-
10
«"Nella fine è il mio principio" [ ... ] a significare che dalla speranza cristiana ci cazioni, l'integralismo religioso, le guerre razziali; la guerra preventiva e gli altri processi
innestati da questo allarmante passaggio di un secolo e di un millennio (cf. M. SALVATI, Il
viene la forza di risorgere dopo tutti i fallimenti e le sconfitte della nostra vita, la forza di
rinascere a vita nuova dalle tenebre della m011e, la forza di ricominciare quando la colpa Novecento. Interpretazioni e bilanci, Laterza, Bari 2001). Il Novecento, però, non è stato so-
ci aveva reso la vita impossibile. Lo Spirito della risurrezione, infatti, viene dallo Spirito lo questo; accanto agli errori e alle illusioni che la modernità e la postrnodernità hanno se-
che ha risuscitato il Cristo tradito, brutalizzato, abbandonato» (J. MoLTMANN, Nella fine minato e propinato nella coscienza dell'uomo, ha anche maturato alcuni frutti di pienezza
l'inizio. Una piccola teologia della speranza, Queriniana, Brescia 2004, p. 15). umana e religiosa che fanno argine alla tentazione del pessimismo e dischiudono a motivi
11
di seria speranza. A questi motivi e sfide che vengono dal mondo esterno ma anche dalla
Cf. AA. Vv., Cristianesimo in crisi?, in Concilium 41 (2005) n. 3, pp. 15-179; mutata realtà interna del cristianesimo e delle religioni, la Chiesa cattolica è chiamata a da-
M. PERA J. RATZINGER, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam, re risposte di senso, di servizio, di testimonianza della vicinanza e dell'amore gratuito del-
Mondadori, Milano 2004, pp. 5- 72. I'Evangelium vitae (cf. B. FoRTE, Dove va il cristianesimo? Queriniana, Brescia 2000; A.
12
Cf. A. MAGGIOLINI, Ma il Figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede sulla ter- R=, Il Novecento: un conflitto tra «pienezze dei tempi», in AA.Vv., Gesù Cristo pienezza
ra?, Bompiani, Milano 2004. del tempo, Messaggero, Padova 2000, pp. 83-96).
13 16
«"Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli" (Mt 23, 8). Queste parole G. CiccHESE, Eclissi di umanità? Un bilancio del XX secolo, in Nuova Umanità
del Signore definiscono il reciproco rapporto dei cristiani come un rapporto tra fratelli e 24 (2002), p. 728.

10 11
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

e vasto influsso nella cultura occidentale. Il loro centro focale non vanni Paolo II durante il suo pontificato ha più volte connotato e
è tanto una o l'altra facoltà dell'uomo, come nei secoli precedenti, condannato senza mezzi termini "le tendenze soggettiviste, relativiste
ma l'uomo in se stesso o nella libertà con cui s'identifica nel suo non e utilitariste, oggi ampiamente diffuse" e che spesso, scrive il Papa
astratto cammino storico e culturale. Il Novecento appare una sorta nell'enciclica Veritatis splendor, «si presentano non semplicemente
di sandwich storico, dove il positivo è situato tra due negativi secon- come posizioni pragmatiche, come dati di costume, ma come con-
do la triplice scansione: - età della catastrofe (1914-1950); - straordi- cezioni consolidate dal punto di vista teoretico che rivendicano una
naria crescita economica; - crisi e decomposizione (1970-2000). Al- loro piena legittimità culturale e sociale» .18 A tal riguardo, il teologo
tri includono nel XX secolo anche il 2001 con il terribile ed efferato Ignazio Sanna rileva la forte dimensione nichilistica presente nella
atto terroristico dell' 11 settembre negli USA. cultura della "postmodemità"; 19 un fenomeno che ormai fa parte
Un tempo questo del ventesimo secolo, contraddittoriamente dell'autocoscienza del nostro tempo. Infatti, il nichilismo, inteso in
assai chiaro-scuro, ove si sono radicate e ancora si affrontano agli senso lato, tocca in profondità il pensiero, la vita, il costume e la
inizi del XXI, non sempre con esiti distinti, sia la "cultura della prassi dei contemporanei.20 In esso, scrive il teologo, «confluiscono
morte" che la "cultura della vita". molti e differenti concetti quali: la crisi dei valori, la svalorizzazione
La scienza, la tecnica esagerata e senz'anima, come l'abbandono di quelli più alti, il relativismo intellettuale e morale, la dissoluzione
frettoloso di Dio e dei suoi valori - hanno denunziato più volte papa dell'idea stessa di verità, un pessimismo crepuscolare orientato al
Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI - non hanno risolto e non declino, un senso disperato della finitudine, la fine della concezione
hanno colmato i bisogni e i desideri di amore e di bene dell'uomo: lineare e ascendente della storia e perfino il concetto di post-histoire
alla pertinace "cultura della morte" la Chiesa propone la tenace e di fine della storia» .21
"cultura della vita", la cultura dell'amore, che ha in Gesù Cristo il
suo autore e il suo sacramento.
<<Cultura della morte» 17 è l'espressione assai forte con cui Gio- 18 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Veritatis splendor (1993), n. 106, in EV, voi.
13, n. 2796.
19 Su questo tempo difficile, contraddittoriamente cangiante, difficile da decifrare e

17
Si vedano il capitolo primo della Lettera enciclica di GIOVANNI PAOLO II, Evangelium interpretare, ma che allo stesso tempo propone ed accetta le sfide della complessità, del-
vitae (1995), nn. 7-28, in Enchiridion Vaticanum (= EV), EDB, Bologna 1981 12-2007, la pluralità, dell'intersecarsi continuo degli orizzonti, culturali, tecnologici e religiosi,
voi. 14, nn. 2186-2262; IDEM, Lettera apostolica Christijideles laici (1988), n. 5, in EV, si vedano: J. F. LYOTARD, La condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano 2007 12 ; G.
voi. Il, nn. 1624-1627 (sulla dignità calpestata ed esaltata della persona umana). Con CmuRAZZI, Il postmoderno. Il pensiero nella società della comunicazione, Mondadori,
l'espressione "cultura della morte" si vuole significare «il carattere universale e sistema-· Milano 2002; C. DoTOLO, Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca reli-
tico del progetto di morte», che «si svolge come una "cultura", cioè come un modo di giosa, Queriniana, Brescia 2007.
20
pensare, di valutare, di giudicare, "logicamente" coerente [ ... ]che ingenera scetticismo Attraverso l'analisi di autori fondamentali del pensiero moderno e contemporaneo,
sui fondamenti stessi del sapere e dell'etica e rende sempre più difficile cogliere con da Hegel a Heidegger, il filosofo Lowith riconduce l'immane dimensione del conflitto
chiarezza il senso dell'uomo, dei suoi diritti e dei suoi doveri» (L. MELINA, La questione e della violenza che ha segnato il XX secolo al nichilismo, esito della modernità e al-
bioetica nel!' orizzonte della dottrina sociale della Chiesa, in AA. Vv ., Educare alla vita. lo stesso tempo suo tradimento: cf. K. LòWITH, Il nichilismo europeo. A cura di Carlo
Studi sull'«Evangelium vitae» di Giovanni Paolo II, LAS, Roma 1996, p. 178; cf. S. Galli, Laterza, Roma-Bari 1999.
MARTELLI, Vìta sotto condizione. Società post-moderna ed aggressioni alla vita, ibidem, 21
I. SANNA, L'antropologia cristiana tra modernità e postmodernità, Queriniana,
pp. 13-28; M. Toso, Alla ricerca di una gnoseologia e di un'etica che consentano la Brescia 20022 , p. 231 (per l'intero argomento cf. pp. 231-242). A proposito del
soluzione della crisi della cultura della vita, ibidem, pp. 29-42; G. GATTI, Il conflitto delle relativismo, ci sembra utile ricordare un intervento del 1996 dell'allora cardinale Joseph
culture nella «Evangelium vitae», ibidem, pp. 271-283; G. CoTIIER, Radici filosofiche Ratzinger alle commissioni dottrinali episcopali latinoamericane. In esso il cardinale
del!' "antilife mentalità", in PONTIFICIA ACADEMIA PRO VITA, Evangelium vitae di sua rilevava come dopo la crisi della "teologia della liberazione", il relativismo sia divenuto
santità Giovanni Paolo li, LEV, Città del Vaticano 1995, pp. 281-284). il problema fondamentale della fede dei nostri giorni; esso è una s011a di «forma di ras-

12 13
Prefazione
SULLE ALI DELLA CARITÀ

Il nichilismo ideologico, etico, veritativo,22 religioso e pratico, nacce programmate in maniera scientifica e sistematica»26 contro la
si manifesta decisamente come una cultura "anti-solidaristica" 23 vita. Minacce, purtroppo, realizzate, in modo eccessivo e costante,
una sorta di "nuovo regime" opposto alla «cultura della vita» a~­ nel ventesimo secolo: «un'epoca di massicci attacchi contro la vita,
nunciata dal Vangelo di Gesù; un regime che sovente porta allo un'interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite
scetticismo etico, al soggettivismo, alle contraddizioni del liberta- umane innocenti» .27
rismo, al contrattualismo sociale, al materialismo ... 24 Ai giovani In questo tempo e cultura postmoderni, l'homo consumens, in
radunati per la Giornata Mondiale della Gioventù del 1993 ,25 Papa molti casi grettamente homo oeconomicus, ha disimparato persino
Wojtyla denunciava con forza il pericolo veniente da queste «mi- a prendersi cura della Terra, violentandola e saccheggiandola
nelle sue materie e risorse, riducendola ad una grande pattumiera,
intossicandola con veleni e con dannosi sovraccarichi tossici nella
biosfera, portando inesorabilmente le calotte polari a sciogliersi:
segnazione di fronte alla verità irraggiungibile», positivamente legato «alle idee di tolle- sempre più si globalizza l'incertezza e quindi la paura: 28 siamo in
ranza, conoscenza dialogica e libertà», e «si presenta inoltre come la base filosofica del- una vera e propria emergenza ecologica.29 Diventa così sempre più
la democrazia» e «non si pone dei limiti. Infatti viene adottato espressamente anche sul
piano della religione e del!' etica» (cf. J. RATZINGER, Relativismo problema della fede, in palpabile l'angosciato afflato cinquecentesco: Peur toujours, peur
Il Regno-Documenti 42 (1997], pp. 51-56; non va dimenticato che il tema del relativismo partout, paura sempre e ovunque 30 !
filosofico, etico, religioso e teologico è anche divenuto persistente nel magistero di Papa
Ratzinger, come, ad esempio, mostra A. SANTINI, Le sfide del nuovo Papa. Laicità, rela-
tivismo, scienza, UTET, Trino 2006, pp. 33-47; consigliamo anche la lettura di AA. Vv.,
Relativismo: una sfida per i cristiani, Ecclesia Domus, Napoli 2007). Esiste anche una 26 Ibidem, p. 485 («ce sont des menaces programmées de manière scientifique et
sana laicità che non disdegna il dialogo e la collaborazione con la realtà religiosa in ordi-
ne al be.ne comune, come mostra, ad esempio, G. FoRNERo, Laicità debole e laicità/orte. systématique» ).
27 Ibidem, p. 485 («le XXéme siècle aura été une époque d'attaques massives contre
Il contnbuto della bioetica al dibattito sulla laicità, Laterza, Roma-Bari 2007.
22
L'attuale riflessione filosofica risulta sempre con maggiore intensità permeata da la vie, une interminabile série de guerres et un massacre permanent de vies humaines
una invadente mentalità scettica, che cerca di incunearsi negli ambiti e nelle attività del- innocentes» ); cf. AA. Vv ., Il secolo del genocidio, Longanesi, Milano 2006.
28 «La paura è una sensazione nota ad ogni creatura vivente [ ... ] L'uomo conosce
la vita umana; a motivo di ciò è urgente una riflessione che tenti di smascherare e ren-
dere inefficace il criterio e lo spirito di una mentalità che, in forza di un apparente razio- però un altro tipo di paura, di "secondo grado": una paura, per così dire, socialmente
nalità e coerenza dei suoi asserti, tenta di offtire e di giustificare scelte conseguenti, che e culturalmente "riciclata", ovvero "derivata" [ ... ] una paura che - indipendentemente
realisticamente sono irrazionali e frutto di una scelta arbitraria, volta a crocifiggere la dalla presenza immediata o meno di una minaccia - orienta il comportamento dell'es-
verità, particolarmente quella veniente dal totalmente Altro (cf. A. MILANO, Quale verità? sere umano dopo aver modificato la sua percezione del mondo e le aspettative che ne
Per una critica della ragione teologica, EDB, Bolognal999; A. Russo, La verità croci- guidano le scelte [ ... ] La "paura derivata" è un preciso stato d'animo che può essere
fissa. Verità e rivelazione in tempi di pluralismo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005; F. descritto come sensibilità al pericolo: senso di insicurezza (il mondo è pieno di pericoli
CORALLUZZO, La "verità logica" e l'inesauribilità del!' essenza, in Aquinas 68 (2006], pp. che possono colpire in qualsiasi momento senza preavviso, o quasi) e di vulnerabilità
27-51; P. ENGEL - R. RoRTY, A cosa serve la verità?, Il Mulino, Bologna 2007). (nell'eventualità in cui il pericolo colpisca ci saranno ben poche o nessuna possibili-
23
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vìtae n. 12, in EV, voi. 14, tà di sfuggirgli o di difendersene con successo)» (Z. BAUMAN, Paura liquida, Laterza,
n. 2202. Roma-Bari 2008, pp. 3-4; l'autore a questo riguardo fa riferimento a H. LAGRANGE, La
24
Civilté à l'épreuve. Crime et sentiment d'insécurité, Presses Universitaires de France,
Cf. lbidem, nn. 21-24, in EV, voi. 14, nn. 2231-2244, G. GATTI, Il conflitto delle Paris 1995, pp. l 73ss).
culture nella «Evangelium vitae», in AA. Vv ., Educare alla vita. Studi sul!' «Evangelium 29 La stessa Chiesa e la stessa teologia sono preoccupate e si impegnano ad offrire
vitae» di Giovanni Paolo Il, cit., pp. 273-278.
25
il loro contributo volto a coscientizzare popoli e nazioni in ordine al risanamento del
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Discorso durante la Veglia di preghiera per l'Ottava nostro habitat terrestre: cf. J. McCARTY, Théologie et écologie, in Nouvelle Revue
Giornata Mondiale della Gioventù (Denver, 14. 8. 1993), in Insegnamenti di Giovanni Théologique 130 (2008) pp. 550-572.
Paolo II, LEV, Città del Vaticano 1995, voi. 16/2, pp. 480-494; specialmente la seconda 30 È la nota espressione con cui Lucien Febvre ha condensato con icastica efficacia
parte, I, 3, pp. 485-487.

14
15
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

Non c'è da meravigliarsi se la profonda crisi dell'umano 31 ha globale dovuta ai molteplici fattori venienti da una società sganghe-
portato inevitabilmente anche alla crisi del concetto di natura: 32 ratamente liquida torna con forza il bisogno di comunità per usci-
di fatto, «l'uomo postmoderno tende a percepirsi come post- re dal comune deragliamento pedagogico, etico, valoriale e quindi
historic man: un essere, secondo l'espressione di R. Seudenberg, antropologico,36 visto che sempre più spesso siamo «indotti a cercare,
senza memotia e senza speranza». 33 Siamo in una società a corto come Uliich Beck ha causticamente osservato, soluzioni personali
respiro 34 • Sulla scia del pensiero sartriano si pone, inoltre, la nausea a contraddizioni sistemiche; cerchiamo la salvezza individuale da
che fa seguito alla rivelazione improvvisa e dolorosa dell'essere- problemi comuni» .37 Tale strategia è destinata a fallire in quanto non
là-nel-mondo senza giustificazione, come le pietre del giardino, gli intacca le radici stesse del comune problema; inoltre, è proprio questo
alberi, le panchine, le radici che affondano nella terra, buttate lì, di globalizzato ripiegamento individualistico a mortificare e a spegnere
troppo, senza scopo e senza senso: «Siamo tutti qui a bere e a man- la comune speranza nella guarigione. L'essere attivamente partecipi
giare per conservare la nostra preziosa esistenza, e non c'è nien- del bene comune è l'unica strategia vincente per tutti 38 , anche e
te, niente, nessuna ragione d'esistere». 35 Nel mondo dell'insicurezza soprattutto per la pro-vocazione teologica del cristianesimo39 e per
la sua missione evangelizzatrice e di servizio in vista di un nuovo e
urgente umanesimo formativo e petformativo.40
come ci si sentiva nell'Europa del XVI secolo, nel tempo e nel luogo in cui stava per
sorgere la modernità (cf. L. FEBVRE, Le Problème de l 'incroyance au XVI siècle, Albin
Miche!, Paris 1942, p. 380; Z. BAUMAN, Paura liquida, cit., p. 4).
31
Si veda l'interessante articolo di A. DELOGU, La phénoménologie de l'agir moral religiosa e raggiunge il suo apice nella descrizione, poetica e pittorica insieme, del
secol Karol Wojtyla, in Nouvelle Revue Théologique 130 (2008) pp. 573-593. rapporto di profonda intimità che lega la Madre di Gesù col Figlio. Questo interessante
32 testo era dettato anche dal!' esigenza di creare aggregazione e solidarietà tra prigionieri
Cf. A. ALEss1, Sui sentieri dell'uomo. Introduzione all'antropologia filosofica,
credenti e non, nella chiara allusione alla Francia occupata dai tedeschi, per sollecitare
LAS, Roma 2006, pp. 7-20; AA. Vv., Natura senza.fine. Il naturalismo modem10 e le
la resistenza dei suoi compagni cli prigionia contro gli invasori (J. P. SARTRE, Bariona
sue forme, EDB, Bologna 2004; O. FRANCESCHELL!, Dio e Darwin. Natura e uomo tra
o il.figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti, Marinotti, Milano
evoluzione e creazione, Donzelli, Roma2 ; V. AucANTE, Création et évolution. La pensée
2003).
de Benoit XVI, in Nouvelle Revue Théologique 130 (2008) pp. 610-618.
36 Il filosofo salemitano Nicola Abbagnano (t 1990) vedeva in questo deragliamento
33
A. ALESS!, Sui sentieri dell'uomo, cit., p. 11.
il frutto di pericolose aporie, quali il determinismo biologico, il determinismo sociale,
34
Cf. S. PALUMBIER!, L'uomo e il futuro, Dehoniane, Roma 1991, voi. 1, pp. XVIII- la povertà pedagogica, valoriale, comunicazionale, tecnologica (cf. N. ABBAGNANO,
XIX. Storia della Filosofia. Il pensiero contemporaneo. Il dibattito attuale, cit., vol. 9, pp.
35
J. P. SARTRE, La nausea, Einaudi, Torino 2005 (testo originale francese del 1948), 576-586).
p. 173; alla nausea si associano non di rado l'angoscia e la disperazione. Il dolore non 37 Z. BAUMAN, Voglia di comunità, Laterza, Roma-Bari 2007 4 , p. V.

è tanto determinato dal fatto che si è vittime della sofferenza, quanto piuttosto dal fatto 38 Cf. lbidem, pp. 3-7.
che si tratta di una sofferenza senza perché. II recensore del romanzo sartriano, Paul Ni-
zan, così scrive: «Sarebbe sbagliato affrettarsi, come non si mancherà di fare, ad avvici-
39 Non sarebbe corretto limitare la lettura del nostro tempo ai soli caratteri
nare Sartre a Martin Heidegger. Oggetto del!' angoscia nel filosofo tedesco è il nulla: in problematici su ciò che costituisce un ostacolo o una situazione inedita dinanzi alla fede
Satire è l'esistenza. La legge dell'uomo rigorosamente solo non è la paura del nulla, ma e al suo messaggio. In un'ampia riflessione il teologo Claude Geffré ha individuato una
la paura dell'esistenza» (Ibidem, p. 7). Sartre (t 1980) è comunemente conosciuto per serie di chanches della cultura contemporanea per la fede, che ci appare interessante
essere stato uno egli esponenti più rappresentativi dell'esistenzialismo ateo; lui stesso almeno richiamare summa capita: il ritorno della questione del senso; la quete (alla
non ha esitato a dichiarare di aver avuto sempre un rapporto difficile ed impossibile con lettera: "la ricerca") dell'Alterità; i grandi racconti della passione dell'uomo; le figure
Dio (cf. N. ABBAGNANO, Storia della Filosofia. Dallo Spiritualismo all'Esistenzialismo, della trascendenza; la fine dell'eurocentrismo (cf. C. GEFFRÉ, Les enjeux de la culture
Gruppo Editoriale L'Espresso, Milano 2006, voi. 5, pp. 720-733). Eppure, nel Natale contemporaine pour la .foi chrètienne, in Lavai Théologique et Phìlosofique 52 [ 1996],
del 1944 scrisse per i suoi compagni di prigionia un originale racconto, un testo teatrale, pp. 565-585, specialmente le pp. 574-581).
sul mistero del Natale. Il racconto si offre al lettore come l'immagine di un'esperienza 4°Cf. B. FORTE, La sfida di Dio, Mondadori, Milano 2002, pp. 13-43.

16 17
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

All'inizio del XXI secolo, Papa Benedetto XVI, ricordando Nello stesso tempo, mentre ne stigmatizza gli errori, il Papa in-
l'enciclica Evangelium vitae del suo amato Predecessore, ha dica i segnali di speranza che indubbiamente confortano la Chiesa e
denunciato l' «anti-cultura della morte», frutto di una "apparente gli amanti della vita:
cultura della vita" di una società che dimenticando volutamente Dio,
escludendolo dai propri interessi e progetti, nonostante abbia molti «oggi tuttavia la secolarizzazione, nella forma del secolarismo
suoi progetti in ordine della vita, cade, invece e inevitabilmente, in radicale, non soddisfa più gli spiriti maggiormente consapevoli
una aberrante cultura della morte.41 Il Pontefice, quindi, esortava alla ed attenti. Ciò vuol dire che si aprono spazi possibili e forse nuovi
"opzione della e per la vita" che si esprime nel paradosso cristiano: per un dialogo proficuo con la società e non soltanto con i fedeli,
l' «opzione non per possedere se stessi ma per donare se stessi» ,42 specialmente su temi importanti come quelli attinenti la vita» .45
perché «non arrogandoci la vita per noi ma solo dando la vita, non
avendola e prendendola, ma dandola, possiamo trovarla. Questo è il
senso ultimo della Croce: non prendere per sé ma dare la vita» .43 Il primato del servizio alla vita nella solidarietà
In un altro discorso pronunziato il 19 novembre 2005, Papa
Ratzinger ha manifestato le vive preoccupazioni della Chiesa per il Una valida sintesi sull'insegnamento della Chiesa circa il nostro
mondo attuale tema, la offrono due significativi e importanti sussidi dottrinali
pubblicati durante il pontificato di Giovanni Paolo II:
«segnato dal processo di secolarizzazione che, attraverso com- - il Catechismo della Chiesa Cattolica (1997), nella cui
plesse vicende culturali e sociali, ha non soltanto rivendicato una introduzione alla terza parte, sotto il titolo <<La vita in Cristo»
giusta autonomia della scienza e dell'organizzazione sociale, ma (nn. 1691-2557),46 nella sezione seconda del capitolo secondo,
spesso ha anche obliterato il legame delle realtà temporali con il in modo particolare nell'articolo 5 dedicato al Quintum
loro Creatore, giungendo anche a trascurare la salvaguardia del- praeceptum (nn. 2258-2330), si ripropone con forza il rispetto
la dignità trascendente dell'uomo ed il rispetto della sua stessa della vita umana a partire dal noto comandamento ebraico-
vita» .44 cristiano: non uccidere (cf. Es 20, 13; Mt 5,21-22);47

41
Cf. BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti al Seminario promosso dalla del ruolo politico della religione. Per cui risulta irragionevole emarginare le tradizioni
Congregazione per l'Educazione Cattolica (1. 4. 2006), in L'Osservatore Romano. religiose quasi fossero un residuo arcaico, invece di illuminare la connessione interna
Edizione Settimanale (7 aprile 2006), p. 8. che le collega alle forme moderne di pensiero (cf. J. HABERMAS, Tra scienza e fede,
IDEM, Discorso nell'incontro con il clero della Diocesi di Roma (2. 3. 2006), in La Laterza, Roma-Bari 2008).
Traccia 21 (2006), pp. 240-25 l. «Proprio volendo avere la vita si dice "No" al bambi- 45 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti alla Conferenza sul genoma umano
no, perché mi toglie qualche parte della mia vita; si dice "No" al futuro, per avere tutto (19. 11. 2005), cit., p. 650.
il presente; si dice "No" sia alla vita che nasce sia alla vita sofferente, che va verso la 46 Cf. AA. Vv., Studi sul nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, in Salesianum
morte» (ibidem, p. 241).
42
56 (1994), pp. 439-541; P. CARLOTTI, La vita in Cristo. Considerazione sulla terza
Ibidem, p. 248. parte del CCC, ibidem, pp. 489-522. Richiamiamo l'attenzione anche sulla parte del
43
Ibidem, p. 241. Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, nn. 357-533, LEV-San Paolo, Città del
44
BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti alla Conferenza sul genoma umano ( 19. Vaticano-Cinisello Balsamo 2005; a livello più generale, cf. C. B1ssou, Il Compendio
11. 2005), in La Traccia 26 (2005),p. 650. Non va dimenticato che due forze contrastanti del catechismo della Chiesa Cattolica. Che cosa, perché, come, in La Rivista del Clero
dominano, secondo Jilrgen Habermas, i dibattiti accademici non meno che i conflitti Italiano 87 (2006), pp. 610-624.
reali. Da un lato, un naturalismo scientistico; dall'altro, un'inattesa rivitalizzazione 47 Si veda a questo riguardo il "cappello teologico" dell'intero articolo 5, che

18 19
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa,48 emanato quale soggetto, fondamento e fine della vita sociale; 54 la sua
dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 2004, intangibile dignità 55 costituisce perciò il fondamento di tutta
che ha come leitmotiv del suo insegnamento la proposta di un la dottrina sociale della Chiesa; il documento vaticano si
nuovo umanesimo49 (integrale, solidale50 e plenario51 ), volto conclude con l'appello alla rivalutazione dell'amore nella vita
a rendere l'umanità consapevole «di essere legata da un uni- sociale, politica, economica e culturale della contemporaneità,
co destino che richiede una comune assunzione di respon- per costrnire una civiltà dell'amore utile per tutti, allo scopo
sabilità» ;52 esso si basa sulla realtà della persona umana53 di rendere la società odierna più umana, più solidale e più
degna della persona.56
La cultura di morte, o almeno l'atteggiamento culturale e pratico
che risulta essere in conflitto con la cultura di vita e quindi con i
afferma: «W vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatri-
ce di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fi-
valori venienti dal Vangelo della vita, secondo il magistero ecclesiale
ne. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna contemporaneo, trova le sue motivazioni essenziali:
circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere uma- 1. nell'eclissi del senso di Dio e, di conseguenza, nell'eclissi
no innocente» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2258, LEV, Città del Vaticano del senso dell'uomo, 57 che «conduce al materialismo pra-
1997; si vedano, inoltre: Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, un. 466-486;
J. RATZINGER, Non uccidere. Presentazione dell'enciclica nella Sala stampa della Santa
Sede, in PONTIFICIA AcADEMIA PRO VITA, Evangelium vitae di sua santità Giovanni Pao-
lo Il. Enciclica e commenti, cit., pp. 153-160). [2006], pp. 5-25). Mentre dal punto di vista del concetto filosofico e teologico, in un
48
Alla nostra tematica interessano in modo particolare: - il capitolo III: «La perso- contesto di rinnovamento e di riproposizione, cf. A. MILANO, Persona e personalismi,
na umana e i suoi dititti» (un. !05-159); - il capitolo V: «La famiglia cellula vitale della Dehoniane, Napoli 1987; AA. Vv., Persona e Personalismo. Aspetti filosofici e
società» (nn. 209-254); - il capitolo XII: «Dottrina sociale e azione ecclesiale» (nn. 521- teologici, Fondazione Lanza-Gregoriana, Padova-Roma 1992; R. SPAEMANN, Persone.
574); - la conclusione: «Per una civiltà dell'amore» (nn. 575-583). Sulla differenza tra "qualcosa" e "qualcuno", Laterza, Bari-Roma 2005; A. MILANO,
49
Cf. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes Persona in Teologia. Alle origini del significato di persona nel cristianesimo antico,
(1965), n. 55, in EV, voi. l, n. 1496; M. MANTOVANI, Un «nuovo umanesimo», integra- Dehoniane, Roma l 996; IDEM, Persona, in AA. Vv ., Teologia. I Dizionari, San Paolo,
le, solidale e plenario, in AA. Vv., Per un umanesimo degno dell'amore. Il «Compendio Cinisello Balsamo 2002, pp. 1138-1157; V. PossENTI, Il principio-persona. Temi per
della Dottrina sociale della Chiesa», LAS, Roma 2005, pp. 251-279. il nostro tempo, Armando, Roma 2006.
54 Cf. PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, nn. 105-159; M.
5
° Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE (= PCGP), Compendio
della Dottrina sociale della Chiesa, LEV, Città del Vaticano 2004, nn. 6-7. 327. MANTOVANI, Un «nuovo umanesimo», integrale, solidale e plenario, in AA. Vv., Per
51 un umanesimo degno dell'amore. II «Compendio della Dottrina sociale della Chie-
_ Cf. Ibidem, n. 82; «Non v'è umanesimo vero se non aperto verso lAssoluto,
sa», cit., pp. 258-265.
nel nconoscimento d'una vocazione, che offre l'idea vera della vita umana. Lungi
55 Cf. PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, nn. 105-107; E.
dall'essere la norma ultima dei valori, l'uomo non realizza se stesso che trascenden-
dosi» (PAOLO VI, Lettera enciclica Populorum progressio [1967], n. 42, in EV, voi. CoLOM, Principi e valori della DSC (dottrina sociale della Chiesa), in AA. Vv ., Per un
2, n. 1087). umanesimo degno del!' amore. Il «Compendio della Dottrina sociale della Chiesa», cit.,
52 pp. 284-286.
PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 6; cf. S. PALUMBIERI,
56 Cf. PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, nn. 575-583; E.
Per una rilettura antropologica, in AA. Vv., Per un umanesimo degno dell'amore. Il
«Compendio della Dottrina sociale della Chiesa», cit., pp. 113-155. COLOM, Principi e valori della DSC, in AA. Vv., Per un umanesimo degno dell'amore.
53 II «Compendio della Dottrina sociale della Chiesa», cit., pp. 312-315.
Nel dibattito sull'intelligenza artificiale, è ormai comune parlare di "io digitale"
57 Cf. G1ovANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vìtae nn. 21-24, in EV, voi.
come sostitutivo del concetto di persona. L'idea di fondo è che il corpo umano sia
come l'hardware di un computer e la mente come il software. Per molti studiosi, non 14, nn. 2231-2244. Sull'antropologia dei nostri giorni, cf. I. SANNA, L'antropologia
vi è differenza qualitativa tra noi e una qualsiasi macchina digitale, e, in un futuro or- cristiana tra modernità e postmodernità, cit., pp. 253-409; A. STAGLIANò, Ecce Homo.
mai p~·ossimo, venanno costruiti computer in grado di pensare e di agire come essere La persona, l'idea di cultura e la "questione antropologica" in Papa Wojtyla, Cantagalli,
umam (cf. F. DI BLASI, Il concetto di persona tra filosofia e scienza, in Aquinas 69 Siena 2008.

20 21
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

tico, nel quale proliferano l'individualismo, l'utilitari- Giornata per la vita del 2004, la Conferenza Episcopale
smo e l'edonismo» ;58 in questo contesto materialistico e Italiana (CEI) descrive con oculatezza questa realtà,
relativistico, la vita umana è ridotta ad una "cosa"; il cor- scrivendo: «È un problema l'uomo. Siamo sempre più
po umano a "pura materialità", cioè «semplice comples- concentrati su noi stessi, preoccupati della nostra rea-
so di organi, funzioni ed energie da usare secondo cri- lizzazione personale. Ciò non è negativo; lo diventa se
teri di mera godibilità ed efficienza»; 59 di conseguenza, degenera nell'unico obiettivo che divora tutto il resto.
come aveva già insegnato Giovanni Paolo II nell 'enci- Un gigantesco "io" stritola un fragile "noi". Perché al-
clica Evangelium vitae, «l'uomo non riesce più a perce- lora lottare per tenere insieme la propria famiglia? Per-
pirsi come "misteriosamente altro" rispetto alle diverse ché partecipare alla vita amministrativa e politica per
creature terrene; egli si considera come uno dei tanti es- rendere migliore la propria città e il proprio paese? Una
seri viventi, come un organismo che, tutt'al più, ha rag- soggettività esagerata non concede spazio a nessuno,
giunto uno stadio molto elevato di perfezione. Chiuso certo non a un figlio, a meno che non serva anch'egli
nel ristretto orizzonte della sua fisicità, si riduce in qual- a gratificare l'io. È un problema la società. Viviamo
che modo a "una cosa" e non coglie più il carattere "tra- nella "modernità liquida", in cui nulla deve essere
scendente" del suo "esistere come uomo". Non conside- solido, duraturo, permanente, per sempre. I valori di
ra più la vita come uno splendido dono di Dio, una realtà ieri erano la stabilità e la fedeltà [... In tale concezione
"sacra" affidata alla sua responsabilità e quindi alla sua soggettiva] si dice che bisogna essere flessibili, senza
amorevole custodia, alla sua "venerazione"»;6o un terreno su cui mettere radici; che solo il presente
2. nel "declino o nell'oscuramento" del senso morale ,61 che è un valore; non lo sono né il passato né il futuro» .64
porta a una "vera crisi" dell'esperienza e della riflessione Negli ultimi tempi diversi esponenti della teologia
etica,62 causata da una concezione radicalmente morale della Chiesa cattolica, ritrovando e lasciandosi
soggettiva del giudizio morale; 63 nel messaggio per la profondamente permeare dalla Sacra Scrittura e dal
Dio della Parola e dell'Amore, riscoprono l'utilità e la
redditività, nel tempo "postmoderno" e "liquido", della
58 "chiave amorosa" e della riscoperta del valore non solo
GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vitae n. 23, in EV, vol. 14, n.
2238.
59
Ibidem, n. 23, in EV, vol. 14, n. 2241.
60
Ibidem, n. 22, in EV, voi. 14, n. 2234. 64
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Messaggio della xxv Giornata per la Vita.
61
Cf. GrovANNI PAOLO II, Lettera enciclica Veritatis splendor n. 106, in EV, voi. Senza figli non c'è futuro, in Anime e Corpi 41 (2004), p. 92. Sull'espressione "modernità
13, n. 2796; A. LOBATO, Perdita del senso morale nella cultura contemporanea, in liquida" coniata da Z. Bauman, è interessante una recente osservazione dell'attuale
PONTIFICIA ACADEM!A PRO VITA, Evangelium vitae di sua santità Giovanni Paolo li. senatore Luigi Bobba, già presidente nazionale delle ACLI: «Tra le tante sfide che og-
Enciclica e commenti, cit., pp. 179-186; il filosofo Giovanni Reale, parla, invece, di gi siamo chiamati ad affrontare, sono da sottolineare quelle che tre grandi intellettuali
"valori dimenticati'', quindi non del tutto perduti, da recuperare urgentemente se si - Bauman, Morin, Habermas - hanno contribuito ad analizzare e a comprendere: la so-
vuole evitare la sconfitta dell'Essere per mano dell'apparire e del possedere, e se si cietà liquida-moderna; il pluriverso delle culture in via di crescente meticciamento; il
vuole riprendere in mano il timone della nave della civiltà, evitandone il naufragio (cf. passaggio da una prevalente spinta secolarizzatrice ad una società postsecolare. Queste
G. REALE, Valori dimenticati dell'Occidente, Bompiani, Milano 2004). tre sfide riguardano questioni vitali e fondative per una ragionevole convivenza nella
62 cosmopolis» (L. BossA, Il posto dei cattolici, Einaudi, Torino 2007, p. 3; cf. Z. BAUMAN,
Cf. GrovANNI PAOLO II, Lett. enc. Veritatis splendor n. 5, in EV, voi. 13, n. 2545. Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; J. HABERMAS J. RATZINGER, Ragione e
63
Cf. Ibidem, n. 32, in EV, voi. 13, nn. 2620-2623. fede in dialogo. A cura di Giancarlo Bosetti, Marsilio, Venezia 2005).

22 23
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

credente dellafilialità; 65 concepita come amore, la legge prevalente o esclusivo come efficienza economica,
morale è istanza essenzialmente interpersonale; anche consumismo disordinato, bellezza e godibilità della vi-
questo tratto sembra particolarmente consono ai recenti ta fisica» e perciò insensibile alle «dimensioni più pro-
sviluppi dell'antropologia ed etica filosofica che, alla fonde - relazionali, spirituali e religiose - dell'esisten-
scuola di P. Ricoeur e di E. Lévinas - tanto per citare due za»;68 essa, inevitabilmente, è una nozione riduttiva e
esponenti tra i più influenti ed autorevoli-, rinvengono selettiva,69 incapace di riconoscere nella vita un valore
proprio nell'imprescindibile legame con l'altro e gli altri in sé e per sé; sulla sua base, viene negata «ogni quali-
le basi della convivenza pacifica, oggi particolarmente tà di vita agli esseri umani non ancora o non più capaci
insediata a livello mondiale dagli squilibri politici, dai di intendere e di volere, oppure a coloro che non sono
conflitti etnici e dai fondamentalismi religiosi; 66 più in grado di godere la vita come sensazione e relazio-
3. nel passaggio dall'etica della «sacralità della vi- ne»; 70 viene negato, cioè, il diritto alla vita dell'essere
ta» all'etica della «qualità di vita» ,67 intesa «in modo umano più debole, fuori dalla "cultura della bellezza"
(gli embrioni umani, malati nello stato terminale, per-

65
La "filialità" è una struttura antropologica fondamentale capace di ricomprendere
i capisaldi dell'etica umana e cristiana; essa consiste nell'essere e secondariamente nel
sapersi (coscienza filiale)- generati da un'autorità buona (paternità/maternità) la quale Città Nuova, Roma 2002, voi. 2, p. 1521; E. SGRECCIA, La posizione della Chiesa di
stabilisce il soggetto in un rapporto insieme di dipendenza e di autonomia, di sottomis- fronte alla vita e alla salute nell'attuale contesto socioculturale, in Camillianum 5
sione e di libe1ià, suscitando, di per sé, umiltà e fiducia verso il genitore (o verso Dio) e (2005) (nuova serie 13), p. 13; IDEM, Manuale di bioetica, Vita e Pensiero, Milano
solidarietà giusta e misericordiosa verso gli altri (fraternità). La filialità può essere vissu- 2003 3 , voi. 2, pp. 13-19: «Il progetto globale: la qualità della vita». A questo riguardo,
ta e valorizzata inizialmente in un sano contesto familiare (jìlialità naturale); può aprir- la Pontificia Accademia per la Vita ha tenuto lAssemblea generale sul tema: «Quali-
si alla trascendenza divina e all'universalità del genere umano in alcune grandi religioni tà di vita ed etica della salute (21-23 febbraio 2005); cf. G1ovANNI PAOLO II, Discorso
(jìlialità religiosa) e trova la sua massima espressione nella figliolanza in Gesù Cristo, ai partecipanti all'Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita (21-
Figlio e Verbo del Padre, il vero Figlio di Dio e petfetto fratello universale (cf. C. L. 23 febbraio 2005) sul tema: «Qualità della vita ed Etica della salute» (19. 2. 2005),
RossETII, "Filialità" e vita cristiana. Saggio sul fondamento antropologico della mora- in Acta Apostolicae Sedis 95 (2005), pp. 317-320. Si vedano anche G. ZEPPEGNO,
le: coscienza filiale e solidarietà fraterna, in Studia Moralia 46 [2008] pp. 21-49). Bioetica. Ragione e fede. Di fronte all'antropologia debole di H. T. Engelhardt Jr.,
66 Effatà, Torino 2007; E. KowALSKI, Quale "qualità" della vita umana? Approccio an-
Cf. A. FUMAGALLI, L'amore come legge. Per una rinnovata teologia della legge
tropologico-etico di vita nella discussione bioetica, in Studia Moralia 46 (2008) pp.
morale, in La Scuola Cattolica 135 (2007), pp. 3-28.
233-259.
67
Il punto di partenza per il superamento del dilemma "sacralità" o "qualità" del- 68
G1ovANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vitae n. 23, in EV, voi. 14, n.
la vita si trova nel concetto stesso di qualità. Le qualità di una vita umana apparten-
2239.
gono essenzialmente alla sfera della soggettività e come tali sono "secondarie" per
69
rapporto alla qualità primaria, originaria e oggettiva della vita umana come il globa- Cf. loEM, Discorso ai partecipanti all'Assemblea Generale della Pontificia Acca-
le senso qualitativo e quantitativo di un'esistenza umana naturale, storica e persona- demia per la Vita (19. 2. 2005),cit., p. 319.
le. In questa prospettiva le due visioni non soltanto non si escludono necessariamen- 70
Ibidem, p. 319. Nell'enciclica Evangelium vitae, Papa Wojtyla scrive di «tma
te, ma al contrario sono complementari e arricchite a vicenda sia a livello biomedico guerra dei potenti contro i deboli: la vita che richiederebbe più accoglienza, amore e
(curare, servire e tutelare ogni uomo e tutti gli uomini) che bioetico (rispettare tutte le cura è ritenuta inutile, o è considerata come un peso insopportabile e, quindi, è rifiutata
dimensioni della vita umana: assiologia, etica, ontologica, teologica e personale): cf. in molte maniere. Chi, con la sua malattia, con il suo handicap o, molto più semplice-
L. MELINA, La questione bioetica nell'orizwnte della dottrina sociale della Chiesa, in mente, con la stessa sua presenza mette in discussione il benessere o le abitudini di vi-
AA. Vv ., Educare alla vita. Studi sul!' «Evangelium vitae» di Giovanni Paolo II, cit., p. ta di quanti sono più avvantaggiati, tende ad essere visto come un nemico da cui difen-
178; cf. S. MARTELLI, Vita sotto condizione. Società post-moderna ed aggressioni alla dersi o da eliminare» (Evangelium vitae, Il. 12, in EV, voi. 14, n. 2203; cf. CONFERENZA
vita, cit., ibidem, pp. 168-172; IDEM, Vita, in AA. Vv., Dizionario Interdisciplinare di Er1scorALE ITALIANA, La verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, LEV, Città del Va-
Scienza e Fede. Cultura Scientifica, Filosofia e Teologia, Urbaniana University Press, ticano 2004, n. 1015, p. 486).

24 25
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

sone con handicap, vecchi ... ); 71 a tal proposito mons. varie e disparate tecnologie di fecondazione umana; 75 -
Elio Sgreccia dell'Università Cattolica "Sacro Cuore" le diverse tipologie di aborto; 76 - la diagnosi prenatale e,
osserva che «in una graduazione di posizioni possiamo come possibile conseguenza, la "selezione prenatale" o
trovare che è l'esercizio della capacità di libera decisio- l"'aborto selettivo"77 che tocca, a sua volta, il problema
ne che giustifica la qualifica di persona per cui tra gli es- del "diritto alla privacy del feto"; 78 - i malati gravi e i
seri umani ci sarebbero tre categorie: - le persone vere
e proprie capaci di autonomia; - le non ancora persone
(embrioni, feti, minori fino all'età della ragione); - le
75 A tal proposito, Carlo Valerio Bellieni osserva che «è vero che i nati da PMA [pro~
non più persone (quelle che non possono più godere creazione medica assistita] sono in numero limitato, ma i rischi a cui vanno incontro
di autocoscienza come i malati in SVP [Stato Vegeta- sono nettamente superiori rispetto ai rischi dei concepiti senza PMA»; nonostante ciò,
tivo Permanente], quelli in coma, i malati mentali gravi «ricercatori, ostetrici, giuristi, politici, giornalisti quasi mai evidenziano i risultati con-
(Alhzeimer)»; 72 il teologo e cardinale Angelo Scola, a creti che interessano il vero protagonista della PMA, il figlio» (C. V. BELLIENI, Padroni
della vita? Piccolo vademecum di bioetica, SEF, Firenze 2006, p. 39; cf. P. CARLOTTI,
sua volta, annota come nella concezione cristiana, la Questioni di bioetica, cit., pp. 11-57; G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi, cit., pp.
"vera" qualità della vita sta nella vita eterna che «non 180-187). Per le questioni riguardanti: - l'inseminazione artificiale (IA), cf. E. SGRECCIA,
ha niente a che fare con la visione illusoria della real- Manuale di bioetica, cit., voi. 1, pp. 505-525; - la fecondazione in vitro con embryo-
tà. Con Cristo [ ... ] l'eterno entra dentro l'effimero (la transfert (FIVET), cf. ibidem, pp. 525-561; - la clonazione, cf. P. CARLOTTI, Questioni di
bioetica, cit., pp. 59-104; G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi, cit., pp. 187-195; H.
realtà di ogni giorno, fatta di circostanze e rapporti) e lo JoNAS, Tecnica, medicina ed etica. Prassi del principio responsabilità, Einaudi, Torino
trasfigura, incominciando a svelarne la verità ultima»; 73 1997, pp. 122-154: «Cloniamo un uomo: dall'eugenetica all'ingegneria genetica»; D.
4. nel pluralismo ambiguo delle riflessioni bioetiche; LONGO, Jonas e l'etica della responsabilità nella civiltà tecnologica, in Sapienza 55
infatti, nel campo bioetico sorgono questioni assai (2002), pp. 345-365.
76 Cf. CDF, Dichiarazione Questio de abortu procurato, in EV, voi. 5, nn. 662-688;
delicate come: - lo status dell'embrione umano; 74 - le
GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vitae nn. 57. 62, in EV, voi. 14, nn.
2356-2361. 2373-2376; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2270-2275; Catechismo
71
della Chiesa Cattolica. Compendio, n. 470; F. E. FERASIN, L'aborto nell'enciclica
Sulla redditività non solo teologica e mariologica, ma anche filosofica e antropo- «Evangelium vitae», in AA. Vv., Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla
logica della via pulchritudinis, cf. S. M. PERRELLA, «Quella bellezza inconsueta che ha bioetica, cit., pp. 105-125; A. BoMPIANI, L' «Evangelium vitae» e la tutela giuridica
nome Maria». Il contributo del magistero di Giovanni Paolo li, in Theotokos 13 (2005), della vita prenatale, ibidem, pp. 168-177; G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi,
pp. 275-401, specialmente le pp. 277-323: «Il contesto culturale e teologico». cit., pp. 171-176; E. SGRECCIA, Manuale di bioetica, cit., voi. 1, pp. 437-504.
72
E. SGRECCIA, La posizione della Chiesa difronte alla vita e alla salute nell'attuale 77 Cf. CDF, Istruzione Dominum vitae, in EV, voi. 10, nn. 1180-1182; GIOVANNI
contesto socioculturale, cit., p. 12. PAOLO II, Discorso ai partecipanti alla IV Assemblea Generale della Pontificia
73
A. ScoLA, Gestì destino dell'uomo. Cammino di vita cristiana, San Paolo, Cinisello Accademia per la Vita (24. 2. 1998) n. 6, in Insegnamenti di Giovanni Paolo li, cit.,
Balsamo 1999, p. 63. Città del Vaticano 1999, voi. 21/1, p. 421; A. BoMPIANI, Il dibattito sulla vita prenatale
74
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (= CDF), Dichiarazione Quaestio e l'«Evangelium vitae», in AA. Vv., Educare alla vita. Studi sull'«Evangelium vitae»
de abortu procurato (1974) nn. 12-13, in EV, voi. 5, nn. 673-674; IDEM, Istruzione di Giovanni Paolo II, cit., pp. 229-242; G. CuRRAN-Y. KoszARYCZ, Morale cristiana e
Dominum vitae (1987), in EV, voi. 10, nn. 1174-1179; SANTA SEDE, Carta dei diritti biotecnologie, in Il Regno-Documenti 49 (2004) n. 5, pp. 172-173; G. Russo, Bioetica.
della famiglia (1983) n. 4, in EV, voi. 9, n. 544; P. CARLOrn, Questioni di bioetica, LAS, Manuale per teologi, cit., p. 169; E. SGRECCIA, Manuale di bioetica, cit., voi. 1, pp.
Roma 2001, pp. 33-37; A. SERRA, L'embrione umano. Quale posto nel «Vangelo del- 342-383; A. PERTOSA, Scelgo di morire? Eutanasia, accanimento terapeutico, eubiosia,
la vita»?, in AA. Vv., Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla bioetica, LDC, ESD, Bologna 2006; S. ZuLLO, L'aiuto a morire. Eutanasia e diritto nell'orizzonte
Leumann 1995, pp. 88-104; G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi, LAS, Roma 2005, della filosofia di Emmanuel Lévinas, Clueb, Bologna 2006.
pp. 163-167; per il problema sulla manipolazione genetica, cf. E. SGRECCIA, Manuale di 78 Cf. C. V. BELLIENI, Padroni della vita? Piccolo vademecum di bioetica, cit., pp.

bioetica, cit., voi. 1, pp. 293-34 l. 28-36.

26 27
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

morenti,79 lo "stato vegetativo" 80 e I' eutanasia81 ••• ; 82 a tal magistero; 83 lo studioso Giovanni Fornero rileva i due
riguardo, la parola bioetica è stata coniata dall'oncologo grandi modelli teorici della bioetica contemporanea che
statunitense Van Rensselaer Potter all'inizio degli anni si ispirano a due concezioni generali del mondo e a due
'70 del XX secolo; in questo vocabolo, bio si riferisce distinte visioni filosofiche: - il modello rappresentato
alla conoscenza biologica, alla scienza del bioregno, dalla bioetica cattolica della "sacralità [o santità] del-
mentre etica sta a rappresentare la conoscenza dei la vita" (un sistema dottrinale fermo al principio del-
valori umani; Potter auspicava che la bioetica facesse da la indisponibilità e inviolabilità della vita umana); 84
ponte, realizzando una mediazione fra questi due ambiti - il modello rappresentato dalla bioetica laica della
di conoscenza, quello scientifico e quello umanistico; succitata "qualità (o del ben-essere) della vita" (un
ad oggi la letteratura inerente alla bioetica, soprattutto sistema dottrinale propenso alla disponibilità e mani-
in lingua inglese è enorme; tuttavia, tra i manuali polabilità della vita umana); 85 riguardo a quest'ultimo,
sono pochi quelli che attingono sistematicamente Giovanni Russo ne rileva le varie declinazioni: 86- il
alle fonti classiche della teologia cattolica, cioè alla modello paragmatico-efficientista, che consiste nel
Sacra Scrittura, agli scritti patristici, alla Tradizione al <<principio della "qualità della vita", che è il "vivere be-
ne" nella ricerca della massimizzazione del benesse-
re» ;87 - il modello dei "principi" (il principialismo):
79
Si veda il documento del PONTIFICIO CONSIGLIO «COR UNUM», Questioni etiche in quest'ottica «i principi normativi nel campo della
relative ai malati gravi e ai morenti (27. 6. 1981), in EV, voi. 7, nn. 1234-1281; D. bioetica sono stabiliti su base "contrattuale", cioè me-
TEITAMANZI, Dizionario di bioetica, Piemme, Casale Monferrato 2002, pp. 285-298. diante un accordo di base circa alcuni principi e norme
80
G. B. GrnzZEITI, Lo stato vegetativo e sua dignità, in C. V. BELLIENI, Padroni della che siano il più possibile condivisibili»; 88 - il modello
vita? Piccolo vademecum di bioetica, cit., pp. 97-109. radicale che «intende la libertà come massimo valore
81
Cf. CDF, Dichiarazione lura et bona (1980), in EV, voi. 7, nn. 346-373; GroVANNI umano»; 89 ciò è causa di una lacerante contraddizione:
PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vitae nn. 64-65, in EV, voi. 14, nn. 2383-2387;
Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2279; Catechismo della Chiesa Cattolica.
Compendio, n. 470; PONTIFICIO CONSIGLIO «COR UNUM», Questioni etiche relative ai malati
gravi e ai morenti, in EV, voi. 7, m1. 1253-1255; P. CAITORINI M. REICHLIN, Sofferenza,
R> Cf. E. SGRECCIA, Manuale di bioetica, voll. 1-2, cit.; D. TEITAMANZI, Dizionario
malattia, eutanasia, inAA. Vv., Evangelium vitae. Commento ali' enciclica sulla bioetica,
cit., pp. 126-138; M. ScHOOYANS, L'eutanasia oggi, in AA. Vv., Educare alla vita. Studi di bioetica, cit.; G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi, cit.; G. FoRNERO, Bioetica
sull' «Evangelium vitae» di Giovanni Paolo II, cit., pp. 243-253; G. Russo, Bioetica. cattolica e bioetica laica, Mondadori, Milano 2005, pp. 1-13; M. Dr lANNI, Bioetica e
Manuale per teologi, cit., pp. 222-235; E. SGRECCIA, Manuale di bioetica, cit., voi. 1, pp. DSC (Dottrina sociale della Chiesa), in AA. Vv., Per un umanesimo degno dell'amore.
715-770; H. JoNAS, Tecnica, medicina ed etica. Prassi del principio responsabilità, cit., II «Compendio della Dottrina sociale della Chiesa», cit., pp. 181-200; M. P. FAGGIONI,
pp. 185-205: «Tecniche di differimento della morte e il diritto di morire». La vita nelle nostre mani. Manuale di Bioetica teologica, Torino, Camilliane 2004.
82
Per le altre questioni, ad esempio, - il suicidio, cf. Catechismo della Chiesa s4 Cf. G. FoRNERO, Bioetica cattolica e bioetica laica, cit., pp. 22-6 l.
Cattolica 2280-2283; Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio 470; - i trapianti Cf. Ibidem, pp. 62-128.
85

di organo, cf. C. PAVANEITO, Donazione degli organi, in AA. Vv., Educare alla vita. Cf. G. Russo, Significato della «Evangelium vitae» per la bioetica, in AA. Vv.,
86
Studi sull' «Evangelìum vitae» di Giovanni Paolo II, cit., pp. 255-259; E. SGRECCIA, Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla bioetica, cit., pp. 147-152.
Manuale di bioetica, cit., voi. 1, pp. 673-713; G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi,
cit., pp. 211-221; - l'uso preventivo del preservativo nel contesto matrimoniale, cf.
87
Ibidem, p. 148.
P. CARLOITI, Questioni di bioetica, cit., pp. 105-155; - le tossicodipendenze, cf. E. ss Ibidem, p. 148; cf. G. FoRNERo,Bioetica cattolica e bioetica laica, cit. pp. 98-104.
SGRECCIA, Manuale di bioetica, cit., voi. 2, pp. 191-267; - l'infezione da HIV (AIDS), 89 G. Russo, Significato della «Evangelium vitae» per la bioetica, in AA. Vv.,
cf. ibidem, pp. 269-334; D. TEITAMANZI, Dizionario di bioetica, cit., pp. 22-36. Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla bioetica, cit., p. 150.

28 29
SULLE ALI DELLA CARITÀ
Prefazione

«la libertà rinnega se stessa, si autodistrugge e si dispone dallo zelo per conquistare a Cristo e concorrere con Cristo e la sua
all'eliminazione dell'altro quando non riconosce e non Chiesa alla grande e sempre attuale sfida della fede per riscattare e
rispetta più il suo costitutivo legame con la verità»; 90 - rinfrancare dal male, dalla civiltà egologica, dal nichilismo settario,
il modello edonista «che fa riferimento assoluto al pri- dalla superficialità, dal disinteresse o dall'abiura dei valori genuina-
mato del corpo. È l'idea del corpo oltre la persona. Chi mente cristiani, i molti della città terrestre a cui poco importa la co-
non riesce ad affermarsi con il corpo è perciò perden- struzione della civiltà dell'Amore? 94
te nella vita sociale. Ogni handicap è la distruzione del Da questi interrogativi scaturisce una risposta semplice ma
valore della personalità [ ... ] Conseguentemente, anche capitale, suggerita in modo particolare in più occasioni da Giovan-
la sessualità è depersonalizzata e strumentalizzata».9 1 ni Paolo II e da Benedetto XVl: 95 bisogna partire dalla categoria
Al te1mine di questa breve ma indispensabile ricognizione sulla del dono/accoglienza che caratterizza in modo eminente la fede e
prevalente concezione materialistica, utilitaristica e soggettivista, la vita di fede. Ciò che siamo e viviamo come persone di fede, ha il
abbastanza egemone in molti settori della società odierna riguardo
la vita umana, non possiamo non notare una palese ambiguità, o me-
glio, una "sorprendente contraddizione" (l'espressione è di Giovan- comandamento (amare Dio e il prossimo; cf. Le IO, 25-28), richiama: - un amore vero
ni Paolo II), in quanto e concreto, senza ban-iere; - un caso "umano": un uomo è assalito dai banditi, un uo-
mo in urgente bisogno di aiuti; - come bisogna comportarsi verso ogni persona umana:
"Va' e anche tu fa' lo stesso" (Le IO, 37). In fondo, la parabola «si situa nella linea
«proprio in un'epoca in cui si proclamano solennemente i dirit- del comportamento di Dio rivelato nella proclamazione sulla vicinanza del Regno e
ti inviolabili della persona e si afferma pubblicamente il valore reso visibile nel comportamento di Gesù stesso: un Dio di misericordia che si rivolse
della vita, lo stesso diritto alla vita viene praticamente negato all'uomo peccatore» (G. RossÉ, Il vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico,
e non conculcato, in particolare nei momenti più emblematici Città Nuova, Roma 1992, p. 411; per l'intero commento si vedano le pp. 405-411; cf.
anche H. ScHORMANN, li Vangelo di Luca. Testo greco e traduzione, Paideia, Brescia
dell'esistenza, quali sono il nascere e il morire» .92 1998, voi. 3/2, pp. 217-229; T. BELLO, Carità. Con viscere di misericordia, Messaggero,
Padova 2006, pp. 29-59).
In tale contesto così contraddittorio e difficile, sovente così lonta- 94
In Occidente e nei Paesi a forte tecnologizzazione la cultura e la prassi esistenziale
no dalle esigenze del Vangelo della carità di Cristo, come i discepoli di è dominata dal nichilismo, che appare come «un'idra dalle molte teste ed è inteso co-
Gesù possono impegnarsi fattivamente e vivere la loro testimonianza me un allontanamento dall'essere, dal vero, dal bene: in una parola dal senso [ ...]
Naturalmente esiste anche un nichilismo del volere di cui mi pare di rintracciare il volto
cristiana? Come possiamo rendere attuale e appetibile Cristo buon nell'intento di "uccidere Dio", di decretarne la morte e di procedere a una decreazione
samaritano alla famiglia umana? 93 Noi cristiani siamo sempre mossi di se stessi e del cosmo. Parole e realtà che nessuno, prima del nostro tempo, aveva
osato pronunciare o vivere e che vengono ribadite in particolare da Sgalambro, le cui
tesi hanno tutta l'apparenza di ten-ibili bestemmie e di autentica follia. Egli parla di
una "teologia dell'empietà", equidistante sia dal cristianesimo che dall'ateismo, la qua-
90 Ibidem, p. 151. «Se la promozione del proprio io è intesa in termini di autono-
le ha il compito d'introdurre gli esseri umani nell'inconsistenza della loro esistenza,
mia assoluta, inevitabilmente si giunge alla negazione dell'altro» (GIOVANNI PAOLO II, che risulta minata dal dolore e dalla morte. Dio sarebbe l'imputato dell'insensatezza
Lettera enciclica Evangelium Vitae n. 20, in EV, voi. 14, n. 2227); a tale proposito della vita e della sua corsa verso il nulla» (S. DE F10RES, Maria sintesi di valori. Storia
si consiglia la lettura di E. LÉVINAS G. MARCEL - P. RICOEUR, li pensiero dell'altro, culturale della mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 385; si veda a questo
Edizioni Lavoro, Roma 1999. riguardo M. SGALAMBRO, Trattato dell'empietà, Mondadori, Milano 1987; IDEM, La
91 G. Russo, Significato della «Evangelium vitae» per la bioetica, in AA. Vv., consolazione, Mondadori, Milano 1995).
Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla bioetica, cit., p. 152. 95
Sulle importanti sfide venienti dalla postmodernità, cf. G. FILORAMO, La Chiesa e
92 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium Vitae n. 18, in EV, voi. 14, n. 2220. le s.fide della modernità, Laterza, Roma-Bari 2007; G. M1ccou, In difesa della fede. La
93 La parabola del Buon samaritano (cf. Le IO, 29-37), unita alla pericope sul doppio Chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Rizzoli, Milano 2007.

30 31
SULLE ALI DELLA CARITÀ Pr~f'azione

suo inizio nel gratuito e abbondante Amore-Dono del Dio unitrino ra e propria "virtù" morale, che richiede la «determinazione ferma
all'umanità riottosa e peccatrice; il dono annunciato dal Dio e dai e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene
profeti, atteso e invocato dagli emarginati e non considerati poveri di di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di
YHWH, nel dispiegarsi della nuova ed eterna Alleanza, è divenuto, tutti» .102 In altre parole, la solidarietà cristiana si contrappone dia-
nella pienezza del tempo, dono ipostatico, cioè Persona, Gesù Cri- metralmente alla "strnttura di peccato", con l'atteggiamento e la di-
sto, il Dio-con-noi.96 Di conseguenza, accogliere e credere in Lui, sponibilità «a "perdersi" a favore dell'altro invece di sfruttarlo, e
«non è solo un tipo di pensiero, un'idea»,97 ma è, come ha testimo- a "servirlo" invece di opprimerlo per il proprio tornaconto (cf. Mt
niato sua Madre, Maria di Nazaret, «un atto esistenziale, una presa 10, 40-42; 20, 25; Mc 10, 42-45; Le 22, 25-27)». 103 D'altra parte,
di posizione per tutta la vita» ,98 e quindi esige la risposta concreta alla base della solidarietà cristiana sta la chiara convinzione della
dell'uomo. Una risposta che deve farsi concreta solidarietà verso chi dignità comune di tutti gli uomini, attestata dalla Sacra Scrittura e
è nel bisogno. dalla Rivelazione, che consiste nella "dignità divina" (imago Dei)
Il termine "solidarietà"99 (o interdipendenza planetaria), vincolato e nell'unicità della sua origine e del suo destino; aspetti ambedue
a vari temi consimili (bene comune, destinazione universale dei sigillati in modo definitivo nella figura del secondo Adamo, Cristo.
beni, uguaglianza tra gli uomini e i popoli, pace ... ), è fortemen- Il Figlio di Dio è nato, morto e risorto per tutti, al fine di riunire tut-
te presente nell'insegnamento sociale della Chiesa del nostro tem- ti nella salvezza definitiva della filiazione divina ed eterna. In Cri-
po.100 Ad esempio, Papa Wojtyla, nella lettera enciclica Sollicitudo sto Gesù tutti noi siamo uno (cf. Gal 3, 28); 104 una unità nella/della
rei socialis ( 1987) chiarisce che la solidarietà, nel senso evangelico, persona e tra le persone! Ciò è vera liberazione, vera redenzione del
«non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale inteneri- nostro essere in ricerca della dignità e bellezza perdute a causa del
mento per i mali di tante persone, vicine o lontane»,ro 1 ma è una ve- peccato e del principio egocentrico che sovente ha il sopravvento in
noi e sui nostri buoni propositi di imitare e di somigliare a Cristo. 105
Questi fondamentali principi teologici dell'antropologia e dell'etica
96 In una parola, come afferma Piero Coda: "l'agape come autocomunicazione di
cristiana, non possono non essere condivisi e partecipati dai credenti-
Dio Padre in Cristo per mezzo dello Spirito" (cf. P. CODA, L'agape come grazia e libertà. discepoli di Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, agli uomini e alle don-
Alla radice della teologia e prassi dei cristiani, Città Nuova, Roma 1994, pp. 56-67). ne di buona volontà o di sapiente responsabilità del nostro tempo.
97 BENEDETTO XVI, Omelia nella Solennità dell'Assunzione della beata Vergine Ma- Sull'esempio della Vergine e dei tanti santi testimoni della fede,
ria (Castel Gandolfo, 15. 8. 2006), in L'Osservatore Romano. Edizione Settimanale (25 dobbiamo sempre ripartire da Cristo e dal suo comandamento
agosto 2006), p. 3.
98
dell'amore, tenendo conto della paradossalità e della difficoltà ma
Ibidem, p. 5. anche la redditività teologale ed escatologica del vivere il suo Vangelo,
99 Il termine "solidarietà" (da "in solidum") significa l'insieme dei legami che

uniscono tra loro le persone e li spingono, Ii spronano all'aiuto reciproco (cf. PCGP,
come mostra la bella pagina delle Beatitudini (cf. Mt 5, 1-12).
Compendio della Dottrina sociale della Chiesa n. 194; E. CoLOM, Principi e valori
della DSC, cit., pp. 295-297).
10° Cf. PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa n. 194, nota 421; si
102
Ibidem 11. 38, in EV, voi. IO, n. 2650.
veda lintero argomento nei nn. 192-196: «Il principio di solidarietà»; M. MANTOVANI,
103
Un «nuovo umanesimo», integrale, solidale e plenario, in AA. Vv., Per un umanesimo Ibidem n. 38, in EV, voi. IO, n. 2651.
degno dell'amore. Il «Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa», cit., pp. 251- 104
Cf. J. RATZINGER,La via della fede. Le ragioni dell'etica nell'epoca presente, cit.,
279. pp. I07-l08; PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa n. 196.
101 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis (1987) n. 38, in EV, 105
Cf. COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Comunione e servizio: la persona
voi. 10, n. 2650. umana creata a immagine di Dio (2004), ESD, Bologna 2006, pp. 767-813.

32 33
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

L'inderogabilità dell'etica della libertà responsabile Riflettendo sull'enciclica wojtyliana, il biblista Romano Penna
sottolinea come il Vangelo di Gesù è l'annunzio di grazia che procla-
Nella lettera enciclicaEvangelium vitae Giovanni Paolo II afferma ma e insieme «rappresenta una irruzione decisiva di Dio nella storia
che la Chiesa non può non annunciare il Vangelo della vita, perché in funzione salvatrice: un'irruzione gratuita, cioè non condizionata
da contributi umani condizionanti, e liberatrice, come risulta dalla
«Il Vangelo dell'amore di Dio per l'uomo, il Vangelo della dignità sconfitta del dominio di Satana»; 109 l'agape neotestamentaria è, in-
della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile fatti, «amore non di conquista ma di dono». 110 Nell'ottica del dono,
Vangelo» .106 della grazia liberatrice di Dio, l'etica cristiana viene vista come la
risposta al Vangelo della grazia; 111 per cui essa è, scrive ancora il bi-
Le questioni fondamentali riguardanti la vita e la persona umana, blista Penna,
quindi, non sono libere o, peggio ancora, opzioni arbitrarie; esse
sono nel cuore stesso del gioioso ed impegnativo annuncio cristiano «[il] vivere costantemente alla presenza di Qualcuno: il quale
dell 'Evangelium vitae. A nostro parere, l'etica morale cristiana, come però non è tanto un sorvegliante o un censore (infatti è disposto
le altre discipline teologiche, deve partire dal principio dell'Amore a una totale misericordia: cf. Mc 3, 28), ma è il compagno e
divino che è il Dono gratuito e abbondante di Dio in Gesù Cristo il partner dialogico per eccellenza, che traccia ma soprattutto
nello Spirito Santo (dimensione trinitaria dell'etica agapica). In sorregge l'intero cammino, conferendogli in più uno sbocco
questo radicamento agapico-trinitario la vita umana viene concepita escatologico» .112
e servita come dono e mistero, 107 e in tale contesto il vivere e l'agire
cristiano vengono intesi come accoglienza e come risposta gioiosa e Oggi la teologia morale deve sentirsi impegnata a indicare «non
grata al Dono, che è in definitiva il Dio Trinità, che paradossalmente solo [ ... ] il "che cosa fare'', ma anche e prima di tutto il senso e
si consegna e si offre a noi per un amore-comunione che deve la verità dell'agire umano»,m che si trovano unicamente in Cristo,
trasfigurare la vita. Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica Veritatis
splendor si sofferma chiaramente sul principio della "gratuità divi-
na" come fondamento della morale cristiana: Educare alla vita. Studi sull'«Evangelium vitae» di Giovanni Paolo II, cit., pp. 185-
227; G. Rossi, La teologia morale in un mondo che cambia: «I. Crisi dei valori o crisi
di fede e di speranza?», in La Civiltà Cattolica 152 (2001) n. 3, pp. 213-223; IDEM, La
«La vita morale si presenta come risposta dovuta alle iniziative teologia morale in un mondo che cambia: «Il. La difficile eredità dell'Illuminismo e il
gratuite che l'amore di Dio moltiplica nei confronti dell'uomo. rinnovamento conciliare», in La Civiltà Cattolica 152 (2001) n. 4, pp. 25-35.
È una risposta d'amore». 108 109 R. PENNA, Nuovo Testamento ed esistenza morale, in Lateranum 60 (1994), p. 15:

per l'intero articolo, si vedano le pp. 5-27; cf. Le 11, 20/ Mt 12, 28.
110 Ibidem, p. 19; cf. Gv 3, 16.

111 Cf. A. SCOLA, Gesù destino dell'uomo. Cammino di vita cristiana, cit., pp. 98-
106
GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Evangelium vitae n. 2, in EV, vol. 14, n. l04; F.-X. DuRRWELL, Cristo nostra Pasqua, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, pp.
2173. 115-118: «L'etica cristiana».
107
Cf. G. Russo, Bioetica. Manuale per teologi, cit., pp. 118-120: «La vita: un 112 R. PENNA,Nuovo Testamento ed esistenza morale, cit., p. 22: «La pace di per sé vie-

mistero da esplorare e contemplare»; D. TETIAMANZI, Dizionario di bioetica, cit., pp. ne acquisita non dal non-peccare, ma dall'incontro col perdono concesso gratuitamente
171-176: «Etica del dono». da Gesù. Su questa grazia, per natura sua vivificante, si innesta la richiesta morale: non
108
GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Veritatis splendor n. IO, in EV, vol. 13, n. come condizione, ma come conseguenza e suo frutto» (ibidem, p. 22).
2556; cf. P. CARLOTTI, Evangelium vitae. La rilevanza teologico-morale, in AA. Vv., 113 S. FRIGA:ro, Il mistero della vita nel mistero di Cristo. Riflessioni cristologiche

34 35
Prefazione
SULLE ALI DELLA CARITÀ

"splendore della verità" .114 Lasciandosi illuminare dalla Verità divi- con umiltà, coraggio e fiducia, ad accogliere la Verità, Gesù Cristo,
na, l'uomo ne diventa testimone credibile, 115 capace di costruire un che in lui ci fa veramente liberi (cf. Gv 8, 32) e responsabili. Egli,
mondo di pace, finalmente riconciliato. 116 Secondo Benedetto XVI, garantisce l'Apostolo, con la sua croce gloriosa, «ci ha liberati perché
solo nella Verità si trova veramente e stabilmente la libertà umana, restassimo liberi» (Gal 5, 1), rivelando il segreto della vera libertà,
7 che si realizza concretamente e indefettibilmente nel dono di sé e non
che è, appunto, una libertà creatura/e, cioè, una "libertà donata" .1'
A questo proposito, già Giovanni Paolo II nella lettera enciclica nell'amore disordinato di se stesso. 119 La vera libertà è abbandonarsi,
Centesimus annus (1991) aveva insegnato che cioè affidarsi totalmente e serenamente a Colui che può l'impossibile,
essendo l'uomo/donna sapiente pienamente consapevole del proprio
«la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall'accettazione limite, della propria caducità e fragilità. Bisogna, cioè, re-imparare
della verità: in un mondo senza verità la libertà perde la sua con- ad affidarsi e a.fidarsi di Dio-verità, che non inganna, non mortifica
sistenza, e l'uomo è esposto alla violenza delle passioni e a con- e non abusa di un tale affidarsi della creatura, anzi, permette e age-
dizionamenti aperti od occulti». 118 vola in misura straordinaria la piena e genuina realizzazione della
creatura, così come consapevolmente ha vissuto e sperimentato nella
Sulla base di questo insegnamento, i cristiani devono re-imparare, sua vicenda storica e di fede Maria di Nazaret, donna libera. 120 Nel
contesto di una cultura e di una antropologia talvolta irresponsabile e
liberticida, 121 è oltremodo urgente, ha esortato Benedetto XVI, «libe-
rare la libertà»; 122 per cui non solo si può, ma anzi si deve «rischiara-
su «Evangelium vitae», in AA. Vv., Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla
bioetica, cit., p. 61; per l'intero articolo si vedano le pp. 46-61.
114 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Veritatis splendor n. 1, in EV, voi. 13, 119 Cf. IDEM, Lettera enciclica Veritatis splendor n. 87, in EV, voi. 13, nn. 2749-

Il. 2532. 2752; PCGP, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa n. 143.
115 Cf. P. MARTINELLI, La testimonianza. Verità di Dio e libertà dell'uomo, Paoline, 120
A. ScoLA, Liberi davvero, cit., pp. 71-75.
Milano 2002, pp. 66-83. 121
È soprattutto nel campo della filosofia, della pedagogia e dell'etica che la respon-
11 6 Cf. BENEDETTO XVI, Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù sabilità va acquistando un ruolo fondamentale e imprescindibile: per l'istanza di apertu-
(22. 2. 2006), in La Traccia 27 (2006), pp. 199-202. ra che la connota, essa appare sempre più come la prospettiva (a livello di vita) e la ca-
117 Per la delicata tematica riguardante la "libertà creaturale": cf. GIOVANNI PAOLO tegoria (a livello di elaborazione etica) che rendono possibile la risposta costruttiva alla
II, Lettera enciclica Veritatis 5plendor nn. 84-87, in EV, voi. 13, nn. 2742-2752; novità che la nostra libertà oggi è chiamata a p01Te in atto a tutti i livelli, se vuole effet-
Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1730-1748: «La libertà dell'uomo»; Catechismo tivamente costruire il futuro. Non deve perciò meravigliare se la responsabilità stia gra-
della Chiesa Cattolica. Compendio 363-369; PCGP, Compendio della Dottrina sociale dualmente prendendo il posto una volta riservato alla "verità" e al "dovere". Gli orizzon-
della Chiesa, nn. 135-143: «La libertà della persona»; F. G. BRAMBILLA, Antropologia ti della "responsabilità" sono pertanto in costante espansione, caricandosi di urgenze in
teologica, EDB, Bologna 2005, pp. 382-399: «Un'antropologia della libertà creata co- cui è in gioco non solo la qualità attuale della vita ma la possibilità stessa del suo futuro
me "immagine"»; P. CODA, L'agape come grazia e libertà. Alla radice della teologia (cf. H. foNAS, Il principio di responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, Einaudi,
e prassi dei cristiani, cit.; G. CoLZANI, Antropologia teologica, EDB, Bologna 2000, Torino 1990; G. CoccoLINI, Responsabilità, in Rivista di Teologia Morale 26 [1994], pp.
pp. 367-405: «La libertà creaturale della persona»; F. CoNIGLIARO, Libertà, in AA. Vv., 141-159; F. TUROLDO, Il concetto di responsabilità, in AA. Vv ., Verità e responsabilità.
Teologia. I Dizionari, cit., pp. 802-814 (con vasta bibliografia); M. Cozzou, Etica Studi in onore di Aniceto Molinaro, Studia Anselmiana, Roma 2006, pp. 265-279).
122
teologica della libertà, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, pp. 265-284; R. GUARDINI, BENEDETTO XVI, Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù (22.
Libertà-Grazia-Destino, Morcelliana 2000 3 , pp. 75-109; A. SCOLA, Gesù destino del- 2. 2006), cit., p. 200; cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Veritatis splendor n. 86,
l'uomo. Cammino di vita cristiana, cit., pp. 67-87: «La vertigine della libertà»; IDEM, in EV, voi. 13, nn. 2747-2748; C. RUINI, Presentazione, in CONFERENZA EPISCOPALE
Liberi davvero, Cantagalli, Siena 2003. ITALIANA, La verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, cit., pp. 7-ll; Y. SPITERIS,
118 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Centesimus annus (1991) n. 46, in EV, voi. Libertà di Dio e libertà dell'uomo nel cristianesimo orientale, LEV, Città del Vaticano
2004, pp. 196-210: «Liberare la libertà: la via ascetica».
13,n.224.

36 37
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

re l'oscurità in cui l'umanità sta brancolando[ ... ] Il Verbo incarnato, non solo oggi, ma in qualche misura da sempre è accaduto che mol-
Parola di Verità, ci rende liberi e dirige la nostra libertà verso il be- ti abusi si perpetrassero approfittando del suono troppo vago della
ne» .123 È questo un percorso formativo non facile, ma certamente parola amore; l'indeterminatezza semantica assume tuttavia oggi,
gratificante sia dal punto di vista della realizzazione antropologica ed nella stagione sempre più frequentemente designata come "postmo-
etica, che da quello teologico e teologale. 124 derna", caratteri differenziali, che rendono più urgente il chiarimento
riflesso. Per onorare la centralità dell'idea di amore nella visione di
Dio e dell'uomo propria della fede, e soprattutto per rendere ragione
Per una ripresa dell'amore agapico: della singolarità di quell'idea, è obiettivamente richiesto alla teologia
l'enciclica "Deus caritas est" (2005) e alla filosofia contemporanea un impegno teorico straordinario.
Con la Deus caritas est papa Ratzinger va all'essenziale: «chi è
La prima lettera enciclica del pontificato di Benedetto XVI, Deus Dio?», «chi è l'uomo?», «quali relazioni?». Le grandi tematiche del-
caritas est (25 dicembre 2005), offre la base teologico-antropologi- la vita sempre confluiscono, in suprema sintesi, in una parola: amo-
ca su cui si fonda e da cui diparte qualsiasi argomento sull'essere e re e per questo si presentano qui come i frammenti di un discor-
sull'agire cristiano: l'amore gratuito ed abbondante di Dio che rende so amoroso. 127 Unico discorso, unica categoria, unica parola, unico
capace ed efficace l'amore umano, espresso pienamente nel "donar- verbo, esperienza unica, capace ancora oggi, in un'epoca di gretto
si" reciproco. 125 disincanto, di sussurrare chi è il Dio trinitario rivelato da Cristo, e che
La parola amore è parola codice del cristianesimo ma anche cosa, per mezzo di Lui e in Lui, è il cristianesimo e di comunicarlo
dell'esperienza individuale e comunitaria dell'umanità; eppure que- in modo eloquente agli uomini e alle donne del tempo e dell'amore
sta parola è sovente banalizzata, strumentalizzata, brutalizzata, svuo- liquido, 128 cioè evanescente, vorace e nel contempo frettoloso, incon-
tata di senso. Non sorprende che l'enciclica di Papa Ratzinger pren-
da il proprio avvio da chiarimenti di carattere semantico: «Il termine
"amore" è oggi una delle parole più usate e anche abusate, alla quale 13: ibidem, nn. 2-18, pp. 9-42). Dal punto di vista filologico ed esegetico-teologico, si
annettiamo accezioni del tutto differenti» .126 Si potrebbe obiettare che veda W. GONTER, Amore-Agdpe, in AA. Vv ., Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo
Testamento, EDB, Bologna 19914, pp. 91-105.
127
L'espressione rimanda a un significativo testo, di altra impostazione, ma ricco
di sapere e di sapore, che è opera di R. BARTHES, Frammenti di un discorso amoroso,
12 3 BENEDETTO XVI, Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù (22.
Einaudi, Torino 1979.
2. 2006), cit., p. 200. 128
124 Cf. C. ZuccARO, Itinerari per la formazione cristiana della coscienza morale, in
La metafora del tempo e dell'amore "liquido" prova a descrivere l'estrema,
fragilità dei legami umani, la sensazione d'insicurezza che essa incute e gli opposti
AA. Vv., Verità e responsabilità, cit., pp. 665-681.
desideri stringere i legami e mantenerli allentati che tale sensazione genera. La re-
125 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, LEV, Città del Vatica-
lazione umana, oggi, è soggetta a questo paradosso dell'individualismo: il bisogno di
no 2006; AA. Vv., Dio è amore. Commento teologico-pastorale a "Deus caritas est". nuove aggregazioni e l'esigenza di legami allentati. Le relazioni sentimentali vivono
Lateran University Press, Roma 2006; G. ANGELINI, Deus caritas est. Una preziosa di questa logica: l'amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imper-
sollecitazione al pensiero teologico, in Teologia 31 (2006), pp. 3-10. scrutabile. II genere di capacità che si acquisisce è quella di "finire subito e comincia-
126 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., n. 2, p. 9. Il Santo Padre re daccapo" (cf. Z. BAUMAN, Amore liquido, cit., pp. 3-15; IDEM, Vita liquida, cit., pp.
distingue e poi unifica le tre grandi parole dell'amore: eros (amore di desiderio); philia 3-32; 131-146). Tutto è oggi così instabile, tutto è così vorticoso, tutto è in movimen-
(amore di amicizia); agdpe (amore oblativo); quest'ultima espressione compendia e to; non c'è stabilità! Ecco che l'uomo appare a volte un pellegrino, talvolta un turista
trasla le due precedenti, e designa, specialmente nel Vangelo di Giovanni, nelle lette- e talora un vagabondo (cf. Z. BAUMAN, Il disagio postmoderno, Mondadori, Milano
re di Paolo e di Giovanni, l'amore di Dio (o di Cristo ) verso di noi, e, per derivazio- 2002; D. D'ALESSIO, Vangelo e postmodernità. Verso una nuova evangelizzazione, in La
ne, il nostro amore verso Dio e fra di noi (ad esempio: Gv 15,12-17; l Gv 4,16; l Cor Scuola Cattolica 135 (2007], pp. 173-184, ove il D'Alessio suggerisce a integrazione

38 39

i
L
Prefazione
SULLE ALI DELLA CARITÀ

sistente. L'amore è eterno finché dura! Recita così uno degli ultimi sollevarci "in estasi" verso il divino, condurci al di là di noi stessi
successi cinematografici dell'attore-regista romano Carlo Verdone. e proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di
In questo film, uscito nel 2004, la metafora postmoderna dell'amore purificazioni e di guarigioni. Prospettiva, quest'ultima, per niente
"liquido" è ben resa. In tale contesto, si è sempre fermi a un'espe- accettata in ambito del "pensiero debole" .131 Infatti, il filosofo Emanuele
rienza dell'eros che non coinvolge più di tanto i protagonisti in una Severino così critica il richiamo di papa Ratzinger a F. Nietzsche:
progettualità responsabile disposta a prendere sul serio i valori del-
la persona, la sua identità, la sua memoria, il senso stesso del pro- «Nietzsche ha avuto la meglio[ ... ] Il papa ha colpito, ma il colpo
prio esistere nel mondo. C,i si riduce ad accontentare, semplicemente, gli torna indietro [ ... ] Il problema dell'eros è iscritto nel più am-
le "voglie dell'io" senza alcuna fatica o presa di coscienza circa la pio richiamo di Nietzsche ad essere fedeli alla terra. E allora è
verità del nostro essere ed esistere in quanto persone. L'eros non è inevitabile che lui, e prima ancora Leopardi, vedano nel cristia-
solo questione di istinto sessuale o di mera genitalità! È pulsione di nesimo un rifiuto alla terra e un'esaltazione di quell'aldilà che,
vita in opposizione alla morte, questo sì, come non è "seduzione della dal loro punto di vista, è nulla[ ... ] Non si può liquidare un pen-
morte", bensì genialità, intuizione, visione e desiderio del divino, no- satore così con poche frasi [ ... ] Per Nietzsche, il cristianesimo
stalgia e struggimento per il possesso, attesa, spasmo per l'incontro, è nichilismo perché annienta i valori della terra fra cui l'eros,
rivelazione dell'agape, esperienza mistica dell'unione! Dimensioni e l'erotismo, la carne, la bellezza, la potenza e attribuisce l'essere
.
prospettive, queste de11' eros, ampiamen
. te trascurate oggL. J?-9 vero a quell'aldilà che in verità è niente» .132
Benedetto XVI sfata la convinzione secondo cui tra eros e agape
vi sia un'irriducibile opposizione, e che la fede giudeo-cristiana sia il Per il filosofo Severino, Benedetto XVI ha sì individuato l'avver-
nemico dell'amore umano. Il Papa insegna che l'antropologia biblica sario giusto, ma questo ha tutti i titoli per mettere in grosse difficoltà
non ha per nulla rifiutato l'eros in quanto tale, semmai ha intuito che la tradizione alla quale il cristianesimo appartiene. La critica di Papa
per raggiungere la pienezza dell'amore, la dimensione erotica va Ratzinger ci sembra più indirizzata al relativismo etico tanto praticato
sussunta in quella agapica.13° Essendo l'uomo un essere uni-duale, nel ai nostri giorni, 133 anche se non sono mancati, nella tradizione
quale spirito e materia si compenetrano a vicenda, l'amore contempla cristiana, momenti e atteggiamenti manichei e negativi nei riguardi
entrambe le dimensioni, al contrario: sarebbe disumano assolutizzare della corporeità (anche per condizionamenti extra biblici: stoicismo,
una a scapito dell'altra. Per cui lo stesso Pontefice, in polemica con manicheismo, gnosticismo), il cristianesimo come adesione cordiale
l'illuminismo, Nietzsche e con un certo nichilismo, presenta l'agape ed esistenziale nel Dio incarnato, fatto carne, e come speranza nella ri-
come amore comandato - amore discendente o donato - dalla fede surrezione dei corpi, non può di certo essere tacciato di inconcludente
che non distrugge l'eros (amore ascendente o desiderio). L'eros vuole spiritualismo. Infatti, con l'evento dell'incarnazione, della morte,
della risurrezione e dell'ascensione al cielo di Gesù Cristo, è sorto un

positiva e stabilizzante delle tre umane metafore baumaniane che descrivono "il disagio
dell'umanità", quella evangelica del "Figlio e dei fratelli'', ispirata al vangelo lucano sui
llI Cf. C. DoTOLO, la teologia fondamentale davanti alle sfide del «pensiero de-
Discepoli di Emmaus e Gesù).
bole» di G. Vattimo, LAS, Roma 1999; G. SGUBBI, Dio di Gesù Cristo Dio dei filosofi,
12 9 Cf. S. PALUMB!ERI, Antropologia e sessualità. Presupposti per un'educazione
EDB, Bologna 2004, pp. 197-232: «Pensiero debole, cristianesimo e spiritualità po-
permanente, SEI, Torino 1996, pp. 34-79. stmoderna. In ascolto di Gianni Vattimo».
llO Sui contenuti e sugli sviluppi contemporanei, cf. F. G. BRAMBILLA, Antropologia
m D. MONTI, L'intervista, in Corriere della Sera, 26 gennaio 2006, p. 5.
teologica, in AA. Vv ., la Teologia del XX secolo: un bilancio. Prospettive sistematiche, 133
Città Nuova, Roma 2003, voi. l, pp. 175-286. Cf. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., n. 3, p. 11.

40 41
SULLE ALI DELLA CARITÀ
Prefazione

modo nuovo di considerare il valore del corpo; 134 un corpo accolto, Stando così le cose, è chiaro, per papa Ratzinger, che eros e agape
assunto, redento, santificato, amato e salvato dal Dio fatto carne: 135 interagiscono, 139 passività e attività convivono quando l'uomo ama;
un corpo nobilitato dall'inabitazione dello Spirito e quindi destinato siamo così mossi dal bello e dal bene, 140 ma una volta mossi, entrati
136
alla gloria. Quindi la Deus caritas est ricorda che l'antropologia in attività, sviluppiamo una virtù vivace e graziosa, capace di aprire
teologica intende l'uomo creato a immagine di Dio, ovvero amato possibilità su possibilità. Come nel rapporto con Dio, nell'amore
da Dio, con un volto unitario: la persona umana ama con tutte le sue l'uomo/donna sviluppa coraggio, «dona l'essere», 141 fa venire a galla
potenzialità, sicché le molte forme dell'amore non possono vivere se- potenzialità dimenticate; colui/colei che ama si fa poetico, libero e
paratamente l'una dall'altra, pena la perdita del criterio ultimo della creativo, colmo di intelligenza e di fantasia. Nell'amore l'actio e la
137
loro verità. In fondo, l'amore è un'unica realtà, seppure con diver- passio dell'uomo sono unite. In tutto questo l'amore non si dà senza
se dimensioni, collocata in un orizzonte ampio: l'amore uomo/donna, la fede e la speranza, anzi, dal momento che l'amore non può rinun-
gli affetti familiari, i rapporti amicali, l'esercizio della carità da par- ciare a voler essere amore veramente pieno, esso si allea con forze
te della comunità si raccolgono entro l'unico amore, che è «da Dio», veramente grandi, quali la fede e la speranza. 142 Infatti, l'atto d'amore
poiché da Lui tutto proviene e a Lui tutto ritorna. 138 comprende sempre un atto di fede e un atto di speranza, «fede e spe-
ranza - scrive giustamente D. Selle - proteggono l'amore». 143
134
Si vedano a tal proposito anche le considerazioni del teologo ed antropologo I.
SANNA, L'identità aperta. Il cristiano e la questione antropologica, Queriniana, Brescia
2006, pp. 317-355. Sulla tematica del corpo si è anche attardato il filosofo e psicologo 139
Va detto a tal proposito, che il teologo luterano tedesco A. Nygren, sostiene un
dell'università di Venezia Umbe1to Galimberti, secondo cui da «centro di irradiazione radicale dualismo tra le due realtà, ritenute non conciliabili, né riducibili a sintesi, dal
simbolica nelle comunità primitive, il corpo è diventato in Occidente il negativo di ogni momento che Mmtin Lutero ha dissolto le contraddizioni della sintesi agostiniana della
"valore", che il sapere, con la fedele complicità del potere, è andato accumulando. Dalla caritas. È la tipica posizione luterana dell'aut-aut, che nega ogni positività all'umano
"follia del corpo" di Platone alla "maledizione della carne" nella religione biblica, dalla per timore di far ombra al divino, che oppone l'AT al NT (rendendo problematica l'af-
"lacerazione" cartesiana della sua unità alla sua "anatomia" a opera della scienza, il corpo fermazione paolina dell'amore come compimento della legge: cf. Rm 13,9; Gal 5,14),
vede concludersi la sua storia con la sua riduzione a "forza-lavoro" nell'economia, dove che contrappone l'agape, come motivo di fondo del cristianesimo, alla concezione
più evidente è l'accumulo del valore di segno dell'equivalenza generale, ma dove anche totalmente negativa di eros (cf. A. NYGREN, Eros e agape, Il Mulino, Bologna 1971;
più aperta diventa la sfida del corpo sul registro dell'ambivalenza» (U. GALIMBERTI, Il per una valutazione critica, cf., invece, C. Sr1Q, Agape. Prolegomènes à une étude néo-
corpo. Feltrinelli, Milano 2005 11 , p. 12; cf. in modo particolare il capitolo III: «La religio- testamentaire, Gabalda, Paris 1959; IDEM, Agape dans le Noveau Testament, Gabalda,
ne biblica e il sacrificio del corpo nell'economia della salvezza» , ibidem, pp. 57-68). Paris 1966; K. BARTH, Dogmatica, Il Mulino, Bologna 1968, pp. 199-225; F. BoLGIANI,
135
L'insegnamento di Papa Wojtyla a questo riguardo ha rotto in modo risoluto, A. Nygren e la ricerca tematica nella storia del cristianesimo, in A. NYGREN, Eros e
sul piano metodologico, con la tradizionale dottrina ecclesiale sul matrimonio e la agape, cit., pp. VII-XLIX).
sessualità; radicandosi all'interno di un'esperienza pastorale dalla ricchezza ben poco 140
Su questa tematica, cf. l'interessante intervento di J. RATZINGER, La bellezza. La
comune, quest'insegnamento ha integrato la problematica della "persona", del "corpo" e Chiesa, LEV-Itaca, Città del Vaticano-Castel Bolognese 2005, pp. 9-26.
della "sessualità", in una riflessione teologica completamente nuova, che le ha conferito 141
un'ampiezza di visione ignorata ancora oggi da molti (cf. Y. SEMEN, La sessualità se- B. WELTE, Dialettica dell'amore, Morcelliana, Brescia 1986, p. 34.
142
condo Giovanni Paolo Il, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005). Sulla crisi ma anche sulla congruità della speranza cristiana, sia storica che esca-
136
Cf. I. SANNA, L'identità aperta. Il cristiano e la questione antropologica, cit., pp. tologica, nel tempo postmoderno e nichilista sulla lunghezza d'onda dell'enciclica
336-342: «Il corpo umano e la salvezza cristiana». Spe salvi di Papa Ratzinger, del 30 novembre 2007, cf. M. G. MASCIARELLI, La grande
137 speranza. Commento organico all'enciclica «Spe salvi» di Benedetto XVI, Tau Edi-
Cf. F. G. BRAMBILLA, Antropologia teologica, cit., pp. 307-412. trice, Todi 2008, pp. 157-170: «La riproposizione della speranza in un tempo sfibrato
138
Cf. BENEDETIO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., nn. 5-8, pp. 13-22. e triste».
Per una descrizione originale delle varie forme dell'amore, cf. C. S. LEw1s, I quattro 143
D. SòLLE, Zur Dialektik der Liebe, in IDEM, Atheistich an Gott glauben, Walter,
amori: affetto, amicizia, eros, carità, Jaca Book, Milano 1997 2 • Freiburg im Breisgau 1968, p. 36.

42
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SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

Se dunque fede, speranza e carità costituiscono, secondo l'an- Conclusione


tropologia paolina, la soggettività umana riuscita, 144 allora in esse
l'uomo/donna cresce, matura e spera oltre ogni speranza, fino a quel «L'uomo deve sentirsi come chiamato in prima persona a
compimento dove «più grande è la carità» (1 Cor 13, 13). Del resto, testimoniare l'amore nella sofferenza», 149 così esortava con vigore
l'amore, in tutte le sue forme, è sempre promessa e anticipazione, Giovanni Paolo II. Ma come? Come Gesù ci ha amati ed insegna-
insegna a vedere sempre oltre. Ogni relazione non deformata è un to,150 possedendo:
dono da accogliere con amore e riconoscenza, sicché l'amore guida «gli stessi suoi sentimenti» (cf. Fil 2, 5); 151
la vita dell'uomo, la sua ricerca con tutto se stesso, e questo perché la stessa sua compassione 152 verso il sofferente; 153
all'origine di tutto vi è un atto d'amore. «Non c'è da meravigliar- lo stesso ardore con cui egli curava «ogni sorta di malattie e di
si, perché l'amore, nel tempo, è la fonte di tutto, dopo che fuori del infermità nel popolo»; 154
tempo, è stato addirittura la fonte del tutto». 145 Non va dimenticata, lo stesso suo "sguardo" 155 che è sguardo d'amore, di compas-
infine, la forza abissale dell'amore, la Bibbia insegna: «Forte come
la morte è l'amore» (Ct 8 ,6) .146 E questa, ci hanno insegnato Cristo e
la sua Chiesa, è la grande speranza non solo dei credenti, ma di ogni 149
GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Salvifici doloris (1984) n. 29, in EV, voi.
uomo e donna di buona volontà. Ma l'amore per essere una speranza 9, n. 681.
credibile, deve impegnare tutti e ciascuno: Benedetto XVI vi ritorna 15
°Cf. Gv 15, 12.
anche nella recente esortazione apostolica Sacramentum caritatis 151
Si veda a tal riguardo lo studio di A. MIRANDA, I sentimenti di Gestì. I verba
del 22 febbraio 2007, dove considerando e indicando l'Eucaristia affectuum dei Vangeli nel loro contesto lessicale, EDB, Bologna 2006.
come "sacramento dell'amore" vero ed efficace, 147 papa Ratzinger 152
Sulla "compassione" o "misericordia" ('ù\Eoç: èleos), cf. AA. Vv., Eleos: «l'af-
sviluppa la dimensione mistica e sociale di essa e ne sottolinea fanno della ragione». Fra compassione e misericordia, LAS, Roma 2002. Il termine
greco "eleos" può essere tradotto con "misericordia" o "compassione" o "pietà"; indica
l'utile redditività e finalità di cibo veritativo e propulsivo in ordine il sentimento cli solidarietà sia degli uomini fra loro sia tra gli dei e gli uomini; espri-
alla civiltà dell'amore. 148 me un valore imprescindibile per la dimensione religiosa dell'uomo. Senza compas-
sione non c'è religione. Per alcuni nemmeno umanità (cf. M. MARIN M. MANTOVANI,
Introduzione, ibidem, p. 9). Gesù «vide molta folla e si commosse per loro, perché era-
no come pecore senza pastore» (Mc 6, 34). La compassione di Gesù «non è la manife-
stazione di un sentimento passeggero, ma la rivelazione cieli' essenza della fede, infatti
esorta i suoi discepoli con queste parole: "Siate misericordiosi, come è misericordioso
il Padre vostro" (Le 6, 36)» (ibidem, p. 9).
153
144 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lett. apost. Salvifici doloris (1984), n. 28, in EV, voi. 9,
Cf. R. FRATTALLONE, Religione.fede, speranza e carità virtù del cristiano. «La
piena maturità in Cristo» (Ef. 4,13), LAS, Roma 2003, pp. 289-380. n.677.
154
145
J. D'ORMESSON, Dio. Vita e opere, Rizzali, Milano 1982, p. 354. Mt 4, 23; cf. C. SCHIAVONE, L'esperienza religiosa dimensione essenziale del
146
rapporto con la persona handicappata mentale, in Camillianum 2 (199 l) (nuova serie
Cf. C. PAGAZZI, La singolarità di Gesù come criterio di unità e differenza nella 4),pp. 195-197.
Chiesa, Glossa, Milano 1997. 155
147
Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre
Cf. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., nn. 19-30, pp. 45-70; 2002), si intrattiene sullo "sguardo" di Maria (interrogativo, penetrante, addolorato,
U. CASALE, « Deus caritas est». «Amor omnia vincit». Frammenti di un discorso amoro- radioso, ardente ... ) con cui Ella contempla il volto del suo Figlio (cf. GrovANNI PAOLO
so, in Theotokos 14 (2006), pp. 153-184; EDITORIALE, "Dio è amore" e la Chiesa è "ser- II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae [2002] un. 9-10, in EV, voi. 21, nn.
vizio d'amore", in La Civiltà Cattolica 157 (2006) n. 1, pp. 213-222. 1180-1182; S. M. PERRELLA, Rosarium Beat<e Virginis Mariae «totius Evangelii brevia-
148
BENEDETTO XVI, Lettera apostolica post-sinodale, Sacramentum caritatis, LEV, rium». Il contributo dei Vescovi d Roma Sisto IV - Giovanni Paolo Il [1478-2003: tra
Città del Vaticano 2007, nn. 88-90, pp. 138-145. storia e dottrina], in Marianum 66 [2004], pp. 538-539).

44 45
SULLE AL! DELLA CARITÀ Prefazione

sione e di perdono; 156 nei nostri rapporti sovente inconsistenti e fragili, appunto "liquidi",
un cuore che scruta, soffre e provvede ai bisogni dell'altro; 157 c'è l'urgenza, il vero bisogno di porci tutti la domanda sulla prio-
l'amore che sa chinarsi verso tutte le creature 158 e che sa dare rità dell'amore: "Chi dobbiamo amare per primo: Dio o il prossi-
«non semplicemente qualcosa, ma se stesso» .159 mo?". Per sant' Agostino, vescovo di Ippona (t 430), il quesito è un
falso problema. Scrive a tal riguardo il teologo campano Edoardo
A tal riguardo, durante la Quaresima del 2006, Benedetto XVI Scognamiglio:
ha esortato i cristiani a "conformarsi allo sguardo commosso di
Gesù"; 160 sguardo attento e tenero del Dio-uomo che «La domanda [ ... ] è una questione irrisoria, da non porre nean-
che ... Tuttavia, amiamo Dio per se stesso, per noi stessi e il
«ci permette di guardare con occhi nuovi ai fratelli ed alle loro prossimo per Dio. L'amore è anche interessato perché amando
necessità. Chi comincia a vedere Dio, a guardare il volto di Cri- Dio e i fratelli amiamo anche noi stessi in quanto noi siamo il
sto, vede con altri occhi anche il fratello, scopre il fratello, il suo corpo di Cristo. 163 C'è una sola cosa che, per l'Ipponate, blocca
bene, il suo male, le sue necessità». 161 il movimento dell'Amore: il "tumore della superbia", cioè quel-
1' opacità dell'anima che si esprime come mancanza di trasparenza
È la forza interiore dello Spirito del Risorto che fa crescere i cre- e incapacità naturale di riconoscere il bene. 164 L'Amore ci rende
denti verso Cristo, «allo stato di uomo perfetto, nella misura che umili ed è umiltà! Amare il fratello secondo l'amore di Dio, nella
conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4, 13), armonizzando il visione di Agostino, significa vedere l'agape. L'amore diviene il
loro cuore col cuore di Cristo e muovendoli ad amare i fratelli e le principio di distinzione tra le persone. Da qui la differenziazione
sorelle come li ha amati Lui, <<quando si è curvato a lavare i piedi dei tra Caino (che non ha amore) e Abele (che ha l'amore). C'è nel-
discepoli (cf. Gv 13, 1-13) e soprattutto quando ha donato la sua vita l'uomo la presunzione di saper amare. È qui nascosto il dramma
per tutti (cf. Gv 13, 1; 15, 13)». 162 Nel nostro tempo postmoderno, di ciascuno di noi. Caino è portatore di questa presunzione. Per
sant' Agostino, solo partecipando al corpo di Cristo le persone si
conoscono (con i segni, i sacramenti) e imparano ad amare». 165
156
Cf. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., n. 18, pp. 40-42;
IDEM, Messaggio per la Quaresima 2006 (29. 9. 2005), LEV, Città del Vaticano 2006,
L'arte di amare, nell'enciclica di papa Ratzinger Deus caritas est,
p. 6. è la diaconia della carità. È il servizio che la Chiesa, sacramento del-
157
Cf. IDEM, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., n. 31, p. 74; A. R1ccARDI, 1' amore, svolge per venire incontro costantemente alla sofferenze e ai
Svegliare l'aurora di un giorno d'amore. L'enciclica di Benedetto XVI «Deus caritas bisogni, alle gioie e alle speranze degli uomini e delle donne della città
est», in L'Osservatore Romano, 27 gennaio 2006, p. 6. terrestre. La concreta attività caritativa, come servizio alla comunione,
158
BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio impegna la comunità dei discepoli di Cristo a lavorare e a testimoniare
Consiglio "Cor Unum" (23. !. 2006), in L'Osservatore Romano (23-24 gennaio 2006)
p. 5: la "passione", l'eros di Dio «è amore che ha creato l'uomo e si china verso di lui,
come si è chinato il buon Samaritano verso l'uomo ferito e derubato, giacente al margi-
ne della strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico» (ibidem, p. 5). 163
Cf. S. AoosTINO, In Epistolam /oannis ad Parthos 9, 10; 10, 3: SCh 75, 401-403;
159
IDEM, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., n. 30, p. 69. 413-417.
16
°Cf. IDEM, Messaggio per la Quaresima 2006 (29. 9. 2005), cit. 164
Cf. lDEM,Sermo 26: PL 38, 171-178.
161
IDEM, Udienza generale (1.3.2006), in La Traccia 27 (2006) p. 234. 165
E. ScoGNAMIGLIO, Oltre l'amore "liquido". In margine all'enciclica "Deus
162
IDEM, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., n. 19, pp. 45-46. caritas est", in Asprenas 53 (2006), pp. 392-393.

46 47
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

a favore della giustizia e della solidarietà. 166 Per cui, osserva Benedetto del maggior impegno cristiano. 168 Il samaritano compassionevole
XVI, il volto dell'agape è anche il volto e il servizio dei testimoni; della parabola lucana (cf. Le 10, 25-37) non è costretto da nessuno a
essi nella storia antica e recente della Chiesa hanno epifanizzato e fermarsi accanto al malcapitato, ma lo fa solo perché spinto dalla for-
continuano a manifestare nelle varie e concrete situazioni il primato za del suo cuore illuminato e riscaldato dalla carità del Samaritano
dell'amore sul disinteresse egocentrico. La Chiesa, edotta dal Vangelo divino. 169 La chiamata dei discepoli alla sequela del Maestro è affi-
della carità e dalle lezioni e dai bisogni dell'umanità, è sempre più data alla libertà e alla responsabilità degli interessati. In una paro-
cosciente che essa sarà credibile agli occhi del mondo per l'esercizio la Gesù non costringe mai nessuno, ma fa leva solo sull'amore.17°
della martyria, della testimonianza dell'agape. 167
Quanto scritto sinora, in ciò sono umilmente fiducioso, po-
n'fima
168
« Il g~ovane
. t I"mvlto_a
. Il a seque1a. Non accetta la condizione da essa presup-
trà servire a "deporre" in un contesto, in un habitat conveniente, posta. La tristezza che ora lo affhgge ha le sue radici nell'amore di sé e del mondo. Allo
il prezioso volume Sulle ali della carità scritto con vera passione e stesso modo a~che i discepoli divennero tristi ali' annuncio della passione di Gesù (17,
con profonda convinzione dal dottor Franco Ceravolo, laureato in 23). L'annotaz10ne che egli possedeva molti beni viene riportata soltanto a questo pun-
medicina e chirurgia, autore di testi e di musica sacra. Fa veramente to. Tuttavia ricchezza e possedimenti improntano il dialogo sin dall'inizio. Essi costi-
tuiscono anche il passaggio al successivo dialogo con i discepoli. Qui di seguito anche
piacere e sarà sicuramente efficace la lettura e la meditazione di un la se~uela diventa una specie di parola chiave per la comprensione di tutta la pericope,
testo scritto non da un teologo di professione, ma da un cristiano che s1 propone ora, chiaramente, come racconto di una sequela rifiutata. In definitiva è
che, nel contesto culturale, sociale, cordiale ed esistenziale alquanto la_seque_Ia_ di Gesù che co~duce alla vita eterna. Ma l'appello a tale sequela raggiunge
gli uom1111 non alla medesima maniera, bensì s'adatta alle loro condizioni di esistenza
liquido e debole della contemporaneità, richiama alla solidità ed at- e ~uindi esige da ciascuno decisioni concrete diverse. Ad alcuni l'appello alla sequela
tualità dell'Amore cristiano, «la somma virtù che può ricostruire la è nvolto durante il loro lavoro quotidiano (4, 18ss; 9, 9 ss.); ad altri prima della sepol-
storia dell'uomo, portarla lontano dai sentieri della menzogna, libe- tura del proprio padre (8, 2ls.); ad altri ancora mentre vivono un'esistenza di benestan-
rarla dall'antica "tenaglia" dell'egoismo, dalle incrostazioni dei tan- ti. Come Dio si riserva questa libertà così l'interpellato risponde al!' appello deciden-
do in ?iena libertà» (J. GNILKA, Il vangelo di Matteo. Testo greco e traduzione, Paideia,
ti mali che adombrano e disperano il nostro tempo, dalla meschinità Brescia 1988, voi. 2, p. 248).
dell'indifferenza, dalle insidie dell'intolleranza e di altre pulsioni». 169
Nei Vangeli non è raro incontrare la confortante icona del Christus medicus; in
L'urgente rivoluzione della terapia dell'amore, che deve coinvolgerci ~aie immagi?e, int~tti, che descrive il ministero terapeutico svolto dal Signore Gesù
tutti, ha un suo preciso autore e un suo persistente ispiratore: Gesù m favore dei malati nel corpo e nello spirito, la Chiesa ha sempre trovato il modello
Cristo, buon samaritano dell'umanità. ideale cui ispirarsi nel prolungare, nei suoi membri, lungo la storia umana, l'azione e
la solidarietà compassionevole e guaritrice del suo Fondatore. Nel Nuovo Testamento,
Far lievitare in frutti spirituali ed apostolici il servizio e la specialmente nei Vangeli, l'icona di Gesù medico della carne e dello Jpirito assume
testimonianza dei cristiani è oggi compito urgente e primario, che tra il Servo sofferente e il Promotore della vita e della salute, anche quella del divù;
deve tener conto sul come, dove e a chi prestare "in Cristo" la propria Samaritano. Si veda a tal riguardo: A. BRusco- S. PrNTOR, Sulle orme di Cristo medico.
mansione d'amore agapico. L'ultimo dono storico del Cristo Risorto Manuale di teologia pastorale sanitaria, EDB, Bologna 1999, pp. 15-31, specialmente
le pp. 17-20.
è stato la gratuità, che deve essere accolta, vissuta e testimoniata 170
«Il "Sitz im Leben" di un simile raccontare è la sfera (così inconsueta nel mondo)
dall'amico/amica di Cristo: «Se vuoi ... » (cf. Mt 19, 16-22) sono le del comportamento ispirato all'amore e della richiesta d'amore avanzata da Gesù. Nella
parole di Gesù rivolte alla persona che lo vuole seguire sulla strada disinteressata misericordia del Samaritano si colgono dunque l'impegno (cf. Mc 2, 17
parr.) e la richiesta d'amore di Gesù (cf. anche Le 6, 30s. 35), in cui la "misericordia di
Dio" (cf. Le 1, 50. 54. 58. 72. 78) si manifesta e agisce (cf. Le 6, 35 d. 36). In definitiva
l'impegno del Samaritano, che il "caso esemplare" dei vv. 30-35 presenta in termini
166
Cf. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, cit., nn. 20-24, pp. 46-53. così paradigmatici, diventa comprensibile soltanto sullo sfondo dell'operare di Dio in
167
Cf. E. ScoGNAMIGLIO, Oltre l'amore "liquido". In margine all'enciclica "Deus Gesù» (H. ScuùRMANN, Il Vangelo di Luca. Testo greco e traduzione, cit., Brescia 1994,
caritas est", cìt., pp. 377-394. voi. 2, p. 224).

48 49
SULLE ALI DELLA CARITÀ Prefazione

L'amore di Cristo per tutti noi è verace testimonianza dell'amore di ti temere, perché arroccati alla nostra identità assunta come un fatto e
Dio che fonda e dona la speranza in un presente e in futuro colmo non come un'interminabile e mai conclusa costruzione». 173 Costruire
di bene; l'amore agapico del Dio cristiano e dei suoi amici, schiude la civiltà dell'amore nel rispetto e nel servizio alla vita, diventa al-
finalmente ogni uomo e donna a sperare. Per troppo tempo nei nostri lora una diaconia possibile che può e deve unire in unum credenti e
giorni postmoderni anche a motivo dell'oppressiva "cultura della non credenti, per finalmente uscire dalla persistente crisi culturale,
morte", c'è stato un grave e lungo periodo di reticenza sul tema del- valoriale e umana che tutti speriamo finisca al più presto. Può darsi
la speranza, che si è espresso in tanti modi, che si debba dar ragione al filosofo E. Lévinas quando afferma:

«anche come silenzio sul futuro storico, che ha toccato la filoso- «II problema dell'avvenire dell'Europa è, per me, il problema
fia, la teologia e anche le Chiese in diversi servizi della Parola. dell'avvenire di tutta la terra, e di tutta l'umanità [ ... ] Credo
È un silenzio che, nella Chiesa cattolica, è stato felicemente in- fermamente al carattere normativo dell'Occidente, malgrado i
terrotto nella seconda metà del Novecento, anche dal Vaticano suoi stessi smarrimenti, e in qualche modo al profetismo delle sue
II, che è stato significativamente chiamato "il Concilio della ispirazioni. Penso che ci sia dell'occidentale in ogni uomo». 174
speranza", rispetto al quale Papa Giovanni XXIII parlò di "fiore
spontaneo di inaspettata primavera". Il silenzio della speranza Forse, il pensiero del filosofo potrebbe essere tacciato di indebito
torna continuamente con il suo rattristante clima». m "eurocentrismo"; ma non si dovrebbe trascurare, con una colpevole
leggerezza, il fatto che l'Europa, la nostra Europa dove viviamo e
L'ultima enciclica di Papa Ratzinger Spe salvi, del 30 novembre dove troppo spesso soffriamo per il suo ottuso egocentrismo, sia una
2007, proprio riprendendo quanto il pontefice aveva precedentemente questione cristiana. Il che equivale ad affermare chiaramente che la
insegnato sull'amore agapico, costituisce una splendida interruzione sua sorte ci tocca da vicino e ci deve responsabilizzare a esorcizzare
di quell'assordante silenzio della speranza, 172 che rimane, comunque, nei nostri ambienti e tra di noi l'ospite inquietante dei nostri giorni:
consolante apertura all'irruenza del possibile. Per cui essa, scrive lo il nichilismo nelle sue molteplici e mutanti forme che inaridiscono e
psicologo Umberto Galimberti, «fa riferimento a quei "cieli nuovi" spengono la speranza. 175 La Madre di Gesù, icona escatologica del-
e a quelle "nuove terre" che sono promessi dalla religione, dall'uto- la Chiesa, donna di speranza per antonomasia, ci ricorda che la spe-
pia, dalla rivoluzione, dalla trasf01mazione personale che siamo soli- ranza dei beni futuri non ci distoglie dall'impegno nel mondo a noi
affidato dal Padre. Lei come Gesù e per mezzo di Gesù 176 è volto

171
M. G. MASCIARELLI, La grande speranza. Commento organico all'enciclica «Spe
salvi» di Benedetto XVI, cit., pp. 4-5. 173
U. GALIMBERTI, L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli, Milano
172
La seconda enciclica di Papa Ratzinger si colloca all'interno del contesto della 2008, p. 146.
priorità della speranza, documento volto a confortare e incoraggiare coloro che consi- 174
E. LÉVINAS, L'identità d'Occidente, in AA. Vv., Religiosità e Occidente.
derano sempre più la speranza come un segno dei tempi caratteristico del terzo millen-
Riflessioni sull'identità culturale della nostra epoca, Marietti, Genova 1992, pp. 9-10.
nio; per cui lenciclica è da considerarsi come un'enciclica "in situazione", un aiuto
175
offerto alla comunità cristiana, per definizione "comunità della speranza", e una ma- U. GALIMBERTI, L'ospite inquietante. II nichilismo e i giovani, cit., p. 147.
176
no tesa all'uomo e alla donna d'oggi che, in questo interminabile periodo di transizio- Nel magistero di Giovanni Paolo II la metafora antropologica, filosofica e
ne, stanno faticosamente ricercando se stessi (cf. G. FROSINI, La risposta alla grande teologico-mariologica del "volto" è assai presente e utilizzata, basta pensare che nei
domanda di speranza, in Rivista di Teologia Morale 40[2008] pp. 163-168; A. RIZZI, Le 59 numeri della lettera apostolica del 6 gennaio 200 l Novo millennio i ne unte la parola
sorti della speranza nell'era moderna, ibidem, pp. 169-172; R. MANCINI, Le sorti della volto ritorna ben 34 volte, di cui: 24 volte riferita al volto di Gesù; 4 al volto del Padre;
speranza nell'era post-moderna, ibidem, pp. 173-179). 4 al volto della Chiesa; l al volto delle culture e I al volto dei popoli. Nel linguaggio

50 51
SULLE ALI DELLA CARITÀ

guida 177 che, splendendo della luce inaccessibile del Cielo, orienta Introduzione
alla meta oltre la storia: il seno del Dio Trinitario. 178 Questo materno
e sororale "volto-guida" che è Maria di Nazaret, sprona i discepoli e
le discepole del Regno a imitare ed esprimere verace amore agapi-
co verso tutti, sull'esempio del buon Samaritano Gesù (cf. Le 10,29-
37),179 vero Evangelium vitae per la nostra generazione postmoderna
e di "società liquida" .180

SALVATORE M. PERRELLA, OSM


docente di Teologia all'Università Cattolica "Sacro Cuore"
A chi non è bastata la figura stessa di Cristo, la Sua vita e la
Facoltà di Medicina e Chirurgia "Agostino Gemelli", Roma
Sua parola, di cui si ha una fedele ed avvincente descrizione nelle
pagine del Vangelo, sarà difficile accettare, elaborare ed assimilare
biblico il "volto" è lo specchio del cuore; contemplare il volto del Signore è contem-
dei semplici percorsi di riflessione posti da altri, inquieti "compa-
plare il suo cuore misericordioso e colmo d'amore; quanto si dice del "volto" è ap- gni di viaggio" anch'essi deboli delle loro ansie, delle loro paure,
plicabile anche al "cuore"; sulla "simbolica del volto" cf. O. F. PIAZZA, Lo specchio, i delle loro "non conoscenze", dei loro scuotimenti: le sofferenze e
frammenti, il volto, Paoline, Cinisello Balsamo 2001; E. ScoGNAMIGLIO, Il volto di Dio le gioie assaporate in una vita fatta di luci e di ombre, di amarezze
nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, San Paolo, Milano 2001,
pp. 13-59; 186-193. Sulla tematica storica, teologica, liturgica, artistica, iconologica e di soddisfazioni, di dubbi che sconcertano e di certezze, le poche
e mariologica della questione, si vedano i bei e poderosi volumi, frutti di convegni di che si hanno, che talvolta vacillano.
studio, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo: AA Vv ., I volti Non ci sono formule preconfezionate, né tantomeno ricette mi-
dei volti di Cristo. Velar, Gorle 2000-; come anche S. M. PERRELLA, Ecco tua Madre (Gv
19,27). La Madre di Gesù nel magistero di Giovanni Paolo II e nell'oggi della Chiesa e
racolose da suggerire e passare ad altri, perché possano anch'essi
del mondo, cit., pp. 314-323. con noi risollevarsi dai mali più diversi che si avvertono nell'ani-
177
A tal proposito, il pensatore tedesco amico di filosofi e poeti, grande estimatore mo: i vuoti e le incertezze che inquietano; i segni, ancora pungenti,
del pensiero e dell'esperienza cristiana, Max Picard ("f 1965) parla del volto-guida, in di esperienze amare non sufficientemente metabolizzate; la paura
cui splende la pienezza della luce: «Ogni volto è, per così dire, circondato da un altro
volto, appunto il volto-guida» (M. PICARD, Das Menschengesicht, Erlenbach, Munchen
di sapersi "finiti" e fragili quando si smarrisce il senso pieno e vero
1929, p. 82). Dal punto di vista mariologico, cf. S. DE FIORES, Volto, in IDEM, Maria. dell'esistere e non si sanno afferrare le vibrazioni d'amore emanate
Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2006, voi. 2, pp. 1849-1881. da un Dio che si è rivelato "Padre" di tutti gli esseri umani.
178
Cf. S. DE FIORES, Maria, stella della speranza, in Rivista di Teologia Morale 40 Si registra (ahinoi!) nelle coscienze un vuoto di valori e di rife-
(2008) pp. 181-190. rimenti, un adombramento delle alte ispirazioni dettate dal Vangelo:
179
Considerata lantica e spietata rivalità tra giudei e samaritani, la figura del sa- ecco perché immagini orrende, cariche di violenza, di oppressioni,
maritano assume un rilievo ancora maggiore, nel rappresentare l'amore che sa superare
ogni ostacolo e andare incontro ai bisogni del prossimo, chiunque esso sia. Né il sacer- di abbandoni, di morte e di ogni altra assurdità, ancora scorrono
dote né il levita hanno invece saputo esercitare nella situazione concreta l'amore che ignobilmente nel nostro tempo e nella nostra storia.
richiede la legge di Dio (cf. J. A. FITZMEYER, The Gospel according to Luke. X-XXIV, Il risveglio della Fede può ergersi come forza potente di libera-
Doublenday & Company, New Jork 1985, voi. 2, pp. 882-890; G. RossÈ, li Vangelo di
Luca. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 1995, pp. 405-411). zione, come faro illuminante, come lievito di crescita di un'umanità
18
°Cf. S. M. PERRELLA, Ecco tua Madre (Gv 19,27). La Madre di Gesù nel magiste- che vuole salire le vette della verità e varcare gli orizzonti di un
ro di Giovanni Paolo II e nell'oggi della Chiesa e del mondo, cit., pp. 323-330: «L'en- tempo eterno da vivere nell'abbraccio pietoso e beatificante della
ciclica "Evangelium vitae" (1995)». Maestà Trinitaria.

52 53
SULLE ALI DELLA CARITÀ Introduzione

L'umanità è da un'infinità di secoli in cammino, un popolo in può far luce ed orientare; solo nel segno della carità può ra~vivarsi
esilio in cerca di vita, di una relazione piena ed intensa con l'Essere: di colori e di affetti il nostro tempo!
non sempre, però, ha saputo, né sa fidarsi appieno dell'unica e vera Tutti siamo chiamati a gridare convinti, come fece Pietro, "Tu
"Luce" che la poteva e la può ancora oggi orientare; non sempre ha sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16, 16), a "combattere
saputo, né sa oggi capire ed accogliere l'immenso "Amore" che per la buona battaglia" e terminare, come esortava Paolo, la "corsa"
tutti si emana e che tutti provvede; non sempre ha saputo, né sa oggi conservando la fede (2 Tm 4, 7), per poter godere la luce di Cristo
incarnare la "Parola", che è comandamento di carità affidato ai figli "trasfigurato" e dire, con Giacomo e Giovanni, "È bello per noi sta-
tutti della terra; non sempre, pertanto, ha saputo, nè sa oggi ubbidire re qui" (Mt 17, 4).
al "Divino Volere" rivelato e testimoniato dal Figlio stesso, se ancora Tutti siamo chiamati a "colmare d'amore i solchi della terra", a
i poveri e gli oppressi si lasciano abbandonati nelle loro tristi realtà, scommettere sul progetto di Cristo e a renderlo operante nella quo-
se ancora si sfruttano, si discriminano, si schiavizzano i fratelli e non tidianità che si vive; a rompere il guscio di egoismi, di rancori, di
si sanno vivere compiutamente e concretamente i valori della pace passioni e di attrazioni vane che opprimono e male ispirano le nostre
e della reciprocità fraterna, come esperienza unica ed edificante di coscienze; ad irrompere nei vicoli del bisogno e della sofferenza con
liberazione dai bisogni terreni, come fulcro saldo di comunione vera umanità, calore e tanta, tanta attenzione altruistica.
con gli altri e con Dio. "Non si ha bisogno di maestri, ma di testimoni": da queste parole
La carità di Cristo vuole e deve incarnarsi nella storia uma- di Paolo VI, echeggia una sorta di richiamo a vivere concretamente,
na, palpitare nel cuore dell'uomo perché sappia egli chinarsi sulle ed in linea con il Vangelo di Cristo, tutte le sfaccettature di luce e
piaghe degli abbandonati, perché sappia egli aprire le braccia e le di colore che il sentimento di carità riesce ad irradiare nella nostra
porte per accogliere, i cuori per perdonare; perché sappia egli al- esperienza terrena, per una maturazione sana di riflessioni da tradur-
lontanare le disparità sociali e dominare l'istinto a primeggiare, ad re nell'unica preghiera gradita a Dio: l'abbraccio dell' ~ùtro, delle sue
opprimere, a sfruttare, a possedere a tutti i costi; perché sappia egli debolezze, dei suoi bisogni, della sua diversità, della sua sofferenza,
testimoniare i valori della semplicità, della tolleranza e del rispetto della sua solitudine, delle sue angosce, delle sue paure.
di ogni diversità e vivere pienamente l'impegno di servizio, nel se- Il Signore da sempre lenisce le piaghe, asciuga le lacrime ed as-
gno della fraternità e della cultura dell'incontro, come espressione siste l'umanità tutta avendola creata ed allevata unicamente per ri-
tangibile della Parola accolta, come attestazione inequivocabile di vestirla, nel tempo ultimo, di luce, di beatitudine e di eternità; ci ha
adesione intensa e totale al dettato evangelico che da venti secoli Egli insegnato che tanti mali vanno medicati con l'unguento della
ispira, nutre, disseta, conf01ta, sostiene, libera dai tanti mali i popoli preghiera e fasciati con la forza della Fede; che la gioia del donare
della terra, che si vorrebbero tutti uniti in un'anima sola ed in un e del servire deve traboccare dal cuore dell'uomo per inondare il
solo "Credo"! mondo di ogni bene.
Il tempo che viviamo è dominato da falsi idoli e da menzogne La carità da sempre batte le sue ali per elevare al Cielo il carico
assurde, oscurato da insicurezze e da contraddizioni, esasperato di testimonianze, di servizi, di privazioni, di dedizioni, di sofferenze,
da fanatismi ed egoismi contrapposti, prostrato da nuove e sempre di preghiere e di affetti che gli uomini giusti, fiduciosi nel Buon Dio
più umilianti povertà, nuove sofferenze, nuove solitudini e nuove ed affratellati nel segno del Vangelo, hanno saputo offrire in una vita
disperazioni; accecato da odi che non finiscono mai, assopito dal- esemplarmente intonata sui valori dell'umiltà e della condivisione,
l'indifferenza di quanti meschinamente riescono a sottrarsi ai morsi con la sola speranza di poter accedere un giorno alla "vita piena",
dell'umana indignazione: solo la forza di verità che è nel Vangelo nella "Luce" che non ha tramonti!

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SULLE ALI DELLA CARITÀ

"Non abbiate paura: questo non è un mondo vecchio che si con- Capitolo I
clude, è un mondo nuovo che ha inizio. Una nuova aurora sembra
s~rgere nel cielo della storia": con queste toccanti parole di Giovan- LA CARITÀ È CONDIVISIONE
m Paolo II, che formulano una "tenera profezia" di speranza, vorrei
esprimere il mio affetto per i fratelli, il mio sentimento solidale che (La povertà dell'altro rimane ancora una spina
abbracci tutti gli esclusi, gli affaticati e gli afflitti della terra ... la che punge nelle coscienze!)
mia preghiera di gratitudine e di lode che rivolgo al Padre onnipo-
tente, Cui mi inchino e mi affido.

L'AUTORE
"Vuoto, solitudine, paura, ansietà, aggressività": sono segni, que-
sti, che denotano un diffuso senso di insoddisfazione che investe la
gente; si avve1te forte uno scoraggiamento che trattiene dall'avviare
progetti e sforzi per un cambiamento.
La sfiducia blocca ogni iniziativa e tanti sono gli aspetti sociali
che non si condividono e che, pertanto, andrebbero corretti; non si sa
cosa fare, non si sa a chi riferirsi e a chi affidarsi: incalza nell'animo
umano un'inquietudine che smarrisce e deprime; un sentirsi minac-
ciati da eventi non chiaramente identificabili e prevedibili.
La voglia di emergere, che talvolta ha stimolato l'uomo a pro-
gredire ed a realizzarsi, adesso esplode nei suoi eccessi; la corsa
affannata al possesso ed all'accumulo, se in alcune esperienze di
vita ha permesso all'uomo di costruirsi un benessere, adesso è tutta
incentrata nell'ottica smoderata del volere sempre ancora di più e
dell'avere tutto e solo per sé.
Si vive soggetti ad un imperativo: consumismo sfrenato e "tra-
guardismo" di poteri e di domini sempre più pulsanti.
Ecco perché la ragione deve tenersi lucida nella ricerca di nuovi
puntelli che regolino adeguatamente la vita dell'uomo.
Serve una riappropriazione di quell' "unione mistica" che colle-
gava l'uomo, nel primo tempo della sua esistenza, a tutta la realtà
che lo circondava e lo faceva partecipe di ogni emanazione divina.
Va ricaptato il valore autentico delle cose; va sprigionata la forza
dell'entusiasmo; vanno riempiti i vuoti dell'animo con l'elaborazio-
ne di forti ideali; vanno mobilitate le energie affettive che pulsano
dentro per realizzare una rete di sostegni, di collaborazioni, di as-
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPrrOLO I ~ La carità è condivisione

sistenze, di servizi umani e sociali che risollevino la dignità ed il programma da vivere integralmente e senza sconti.
vivere dell'uomo. In Francesco si ha la concretizzazione autentica dei significati
Non si spoglino le coscienze dei riflessi più preziosi che in esse più estremi della povertà, di quei canoni dettati poi nella "Regola",
albergano: la tenerezza che fa commuovere (persino Che Guevara, preziosa testimonianza del suo pensiero che ancora oggi ispira i tanti
grande rivoluzionario moderno, adottava come motto del suo agire: umili che vestono il suo stesso saio.
"Bisogna irrigidirsi ma senza perdere la tenerezza"), la compas- Egli si afferma, così, come fulgido esempio di coerenza evan-
sione che unisce tutto e tutti, l'attenzione affettiva per l'altro, sen- gelica: "Per essere santi (diceva) bisogna essere umani; per essere
za riserve e senza limiti, in un compiuto rapporto di vera e sincera umani è necessario essere sensibili e teneri".
"convivialità" umana. La sofferenza l'ha vissuta con serena accettazione, come espe-
Nell'innocenza di Francesco di Assisi, nel suo entusiasmo per la rienza che lo avvicinava più intimamente a Cristo: è la cosa più pro-
natura, nella sua tenerezza verso tutti gli esseri che la compongono, pria, diceva, e più cara che si potesse offrire al Cielo.
nella sua compassione per i poveri troviamo una sublime sintesi di Bisogna contenere la sregolatezza delle passioni e lasciarsi ispi-
santità, sull'esempio di Cristo, sicché Dante arrivò a dare una con- rare dalle verità custodite nel messaggio cristiano ... messaggio che
notazione solare al vivere esemplare dell'umile frate: " ... nacque al va incarnato sempre nel segno dell'umiltà (sentirsi meno pieni di
mondo un sole" (Par., XI, v. 50). sé ... essere più pieni di Dio), dell'attenzione verso i bisognosi e
La povertà è l'attributo essenziale di Cristo. della fraternità intesa come valore assoluto di crescita umana.
L'umile nascita, la semplicità del lavoro artigianale (falegname Traspare, nel pensiero francescano, un amore illimitato verso la
come San Giuseppe), l'accontentarsi sempre di poco nell' infatica- natura, elemento, questo, che sollecita tutti a rispettarla e tutelarla
bile peregrinare a predicare il Vangelo lungo le rive del Giordano, il da ogni saccheggio custodendone, quindi, i valori e le ricchezze rac-
custodire nelle pieghe intime del cuore gli ultimi e gli afflitti della chiuse nelle sue diverse espressioni di bellezza.
terra ponendoli sempre al centro di ogni insegnamento, l'ignobile La pove1tà dell'altro rimane ancora (ahinoi!) una spina che punge
fine che fece (nudo, ed abbandonato dal Padre e dagli uomini, in- nelle coscienze!
chiodato su una croce) ed il risorgere che, pur contrassegnando il La cultura della "condivisione", quando la si saprà impiantare
trionfo storico e definitivo della "Vita" sulla morte, si svolse senza nel vergognoso terreno dell'abbandono e della privazione, sarà una
clamore e senza testimoni. forte scommessa vinta, una risposta di ubbidienza amorevole alla
Essendo Figlio di Dio avrebbe avuto anche la facoltà di incarnarsi "chiamata" di fraternizzazione che il Padre, per mezzo del Figlio, ha
in una figura (a misura umana) più prestigiosa e più potente: impe- rivolto agli uomini tutti, qualsiasi che fosse la loro razza, il colore
ratore, sommo sacerdote ... ; ma Egli, come si è visto, intraprese, della pelle, lo stato sociale, la lingua parlata ...
nel segno di una messianicità che si doveva pur necessariamente Bisogna portarsi oltre le esperienze semplicemente assistenziali-
compiere così come stava scritta, una vita semplice e povera in un stiche e vivere, invece, una vocazione altruistica più concreta e più
incessante cammino di sofferenze, di privazioni e di sacrifici. moderna, che ci veda testimoni ed operatori di giustizia in mezzo ai
Per Francesco, lo spogliarsi di ogni bene e lo scalzarsi, riflet- bisognosi della terra: una presenza viva che anticipi e solleciti una
tevano l'esortazione fatta dal Maestro a tutti quelli che avrebbero decisa inversione di rotta per un riordinamento strutturale definitivo
predicato il Regno dei cieli, e cioè, a non avere con sé " ... né oro, né del sistema sociale.
argento, né bisacce, né tuniche, né sandali" (Mt 10, 7); difatti, il po- Ogni energia di cambiamento va messa in campo: il cristiano
verello di Assisi, assume appieno questa "raccomandazione" come deve spendersi in un lavoro di captazione delle libertà negate, di

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CA.Pl1'0Lo I· La carità è condivisione

prevenzione dei mali che sempre di più penetrano e sconvolgono Con Francesco si supera il concetto che, un gesto di carità, sia
la vita degli uomini, di affrontamento di ogni precarietà rivendicata possibile solo quando si è nell'abbondanza: l'atto del donare e del
in una più fitta lotta di liberazione da ogni piaga sociale ancora non donarsi ha sempre un valore assoluto, anche quando si è poveri in
rimarginata. mezzo ai poveri.
A tutti, nessuno escluso, vanno assicurati mezzi e servizi che In ogni epoca, difatti, molti sono stati i Santi che, pur vivendo
soddisfino le necessità basilari della vita, compresa la possibilità nella povertà, hanno saputo dare un'infinità di sostegni all'umani-
di appropriarsi degli essenziali sostegni culturali per una più piena tà sofferente e abbandonata; la Chiesa stessa, pur sostenendosi con
emancipazione dai bisogni. offerte (talvolta anche piccole), si è posta, e si pone tutt'oggi, come
Lo spirito evangelico, ci piace ricordarlo, si è fatto spesso sup- rifugio dei disperati, con tanti centri di assistenza e di accoglienza
porto inequivocabile di una promozione umana più integrale e più ovunque dislocati ed operanti.
concreta. "Nessuno è tanto povero da non avere niente da dare e nessuno
Nella povertà c'è la "provocazione" che spinge ad una revisione è tanto ricco da non poter ricevere": così affermava Dom Helder
dell'esistere non giusto e non umano; c'è, pertanto, un dettato im- Camara, l'arcivescovo brasiliano recentemente scomparso che, nel
perativo che induce a riscoprire una nuova concezione del rapporto suo impegno pastorale, ha messo in prima fila l'attenzione e difesa
sociale, che porti soluzioni alternative alla moda consumistica ed dei meno abbienti dimostrandosi, di fatto, un grande attualizzatore
al fascino del possesso, vere "zavorre", queste, che fanno apparire del pensiero francescano.
mediocre ed inumano il nostro tempo. Nel dare e nel ricevere si costruisce una vita veramente umana.
Si sta con i poveri se li si aiuta ad uscire dal tunnel delle ristret- La vita ed il pensiero di Francesco, sempre intonati sulle graffian-
tezze e delle mortificazioni; se con loro si grida forte l'offesa subita ti e, nel contempo, confortevoli pagine del Vangelo, realizzano un
da una società che si vorrebbe dire "civile": non bastano gesti di ponte di riconciliazione tra le vette del cielo e gli abissi della terra;
elemosina! tenerezza e vigore coesistono in Lui e si intrecciano, dando vita a
Vanno avviate azioni che favoriscano il riscatto e la riappropria- quel "Sole di Assisi" che ha generato luce e calore insieme.
zione di una dignità inviolabile, che appartiene a tutti ed a tutti pari- Egli invita, infine, ad agire evadendo da quel "sistema dominan-
menti va riconosciuta! te" che rallenta, in ogni tempo, il cammino della storia umana verso
Sull'ideale del giusto operare si gioca l'autenticità dell'impegno traguardi di liberazione e di crescita: " ... con gesti alternativi che
cristiano e San Francesco, povero tra i poveri, è il modello da imita- realizzino più attenzione verso gli altri, più tenerezze verso i poveri
re, così come egli stesso seppe imitare Cristo: nel profondo palpito e più rispetto verso la natura" (Leonardo Boff).
di carità, nell'umana prostrazione e nella forza della preghiera.
Vivere il Vangelo partendo dai poveri e con i poveri: dev'essere
questa la fonte ispirativa di ogni agire.
Ascoltarli, accoglierli, valorizzarli, dare loro pari opportunità: ciò
comporta la necessità di saperci spogliare degli eccessi che abbon-
dano nel recinto di ogni nostro privilegio, per farci catturare dagli
afflati del pensiero francescano, da quei richiami che sollecitano la
piena fraternità in una continua attenzione, che sia sempre a trecen-
tosessanta gradi, verso il bisogno di quelli che contano di meno.

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Capitolo li

LA CARITÀ È FRATERNITÀ

(Mostrare un gesto di cordialità verso quelli


che la società "civile" ha bocciato!)

Si può anche essere gente perbene, che cerca di vivere con onestà
e buon senso, che si ispira al modello evangelico ma, di quelle pagine
sante che si sono lette (se si sono lette), a dire il vero, spesso si è ca-
pito poco o niente; non sempre si è saputo afferrare il senso vero che
in esse si racchiude, non sempre si è compresa appieno l'intima verità
del messaggio d'amore che vibra nelle tante parabole raccontate per
essere forza illuminante e sublime esempio da riflettere e seguire.
Il fratello maggiore del "figliol prodigo", tutto casa e lavoro e che
non sciupa niente, non capisce e non condivide il perdono generoso
e l'accoglienza festosa del padre; un padre che, a suo parere, non sa
dare una giusta punizione a chi, invece, aveva sperperato ogni bene
ereditato.
Anche tra i cristiani di oggi riaffiora spesso una certa non condi-
visione per l'indiscriminata elargizione di attenzioni e provvidenze
che il Padre assicura a tutti i figli, compresi i non meritevoli; inoltre,
nel mentre screditano con leggerezza il dire e il fare degli altri, alcu-
ni fanno vanto di meriti e virtù che non sempre realmente si hanno,
non riuscendo talvolta, questi, a modulare la propria vita sui canoni
della predicazione evangelica.
Se ricordiamo bene, però, ai lavoratori salariati della vigna viene
detto di non provare invidia per quelli che, pur avendo lavorato qual-
che ora di meno, avevano ricevuto lo stesso compenso: Dio non fa
torto a nessuno se, come il "padrone" di quella significativa parabola
evangelica (Mt 20, 15), si mostra accogliente e generoso con tutti,
con i più devoti così come con l'ultimo che si è convertito.
Non si può essere invidiosi della bontà di Dio!

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO Il - La carità è.fraternità

Egli non vuole che i Suoi figli sbaglino e che non afferrino il sen- come elementi cli scarto, si lasciano marcire nel "fango" della storia
so pieno e vero di ogni Sua volontà iivelata; vuole, invece, che essi e nella periferia dell'esistenza.
credano nel Suo progetto d'amore e non corrano invano ed incontro Padre Cesare Azimonti, in una sua omelia, avvertiva premuroso
ad attrazioni e miraggi fuorvianti. che un grande limite grava su tanti che si dicono seguaci di Cristo:
In verità, il Padre veglia sul nostro libero ed ansioso vagare, " ... Pur vivendo da anni in una casa in cui domina la legge del-
in cerca di esperienze e sensazioni nuove, ed interviene, anche se l'amore molti non hanno capito niente dell'amore".
non sempre ci appaiono chiari i segni della sua premura, quando ci Così annotava il vescovo calabrese, Mons. Domenico Tarcisio
allontaniamo dal "faro" della Sua parola e ci perdiamo nell'oceano Cortese, in un messaggio pasquale (riportato nell'opera Da Betlem a
di un'esistenza senza valori, senza riferimenti ce1ti e sani, senza Gerusalemme): " ... l'amore come/onte e legge dell'Essere; l'amo-
un senso ultimo che la spieghi, senza una fede che la sostenga e re come dinamica della vita e della storia. Si è vivi per amore, si è
che la guidi: Egli aspetta il ritorno di tutti, il ripensamento e la veri nel!' amore, si è liberi con l'amore".
riconciliazione di ogni figlio che si è lasciato smarrire da tenta- Un altro vescovo calabrese, Mons. Vincenzo Rimedio, nel suo
zioni egoistiche e da falsi idoli che accecano e declassano l'animo libro In Veritate et Caritate spiegava bene che "Non si conosce
umano. l'amore se si praticano tanti aborti, se si verificano tanti divorzi, se
Il Padre riveste a nuovo, mette l'anello al dito ed i calzari ai non c'è assistenza agli anziani, agli emarginati e agli ammalati ... se
piedi a tutti i figli che sanno rigenerarsi nel "bagno" della conversio- si scatena la violenza omicida ... ; si esiste per amare, per superare
ne, perché si riapproprino della dignità originaria che li faceva e li le tensioni e sollevare le ali della speranza, dare un significato alla
vedeva "signori" nella casa celeste: ecco perché si deve far festa, e Croce e testimoniare Cristo ed il suo messaggio".
non immusonirsi, ogni qual volta un fratello si ravvede ed è accolto L'amore lega ed affratella, è comunione con gli altri e con Cristo;
e "baciato" dalla Misericordia Divina. è sostegno per l'affaticato, acqua per l'assetato e pane per l'affama-
Serve una revisione più generale e più intima che, nella riscoperta to; è il coraggio della verità, la chiave della libertà, la luce che rav-
di una più umana e più fraterna relazionalità, apra ad una vita terre- viva gli animi oppressi; è calore nella solitudine, carezza nel dolore,
na migliore e, nel contempo, avvicini alla verità ed al senso pieno infuso agrodolce che, se talvolta alimenta, sa anche sciogliere ogni
dell'esistere. rancore.
Se tuteliamo l'infanzia a rischio, l'adolescenza umiliata, il lavo- Si ama se si sa portare l'universo nella propria vita, se si sanno
ro sfruttato ... se avviciniamo concretamente gli "scartati" che si ascoltare i gemiti di fame e di generale disagio dei fratelli poveri e
disperano nelle periferie del mondo, i tanti miseri che errano per se, nei loro occhi, si sa scorgere il volto cli Cristo; si ama, quindi, se
portarsi lontano dalla fame e dalla guerra e se, in definitiva, amiamo si sanno rivestire cli dignità i tanti emarginati ed oppressi liberandoli
sempre e comunque il nostro fratello, anche quando egli sbaglia e dalle catene della precarietà e dell'arretratezza.
manca nel pensare e nell'agire, ecco che " ... niente può allontanarci Kahlil Gibran, il profeta libanese e maestro di saggezza, con liri-
dal!' amore di Cristo". cità e chiarezza ha lasciato un prezioso testamento spirituale (che è,
Bisogna liberarsi da malizie insane e da ansie giustizialistiche e nel contempo, incontro cli due culture opposte: l'orientale e l' occi-
non farsi sorprendere dalla vanità, da quel "sentirsi i più bravi del- dentale) nel quale, a proposito dell'amore, diceva che bisognerebbe
la classe"; alzare, invece, uno sguardo di comprensione e mostrare avvolgersi ed abbandonarsi nelle sue ali, quantunque vi fosse nasco-
un gesto di cordialità verso quelli che riteniamo più indietro di noi, sta tra le sue piume una spada pronta a ferire: " ... l'amore vi racco-
quelli che la società "civile" ha bocciato: i "non meritevoli" che, glie a sé come covoni di grano", per cedervi, liberi della pula e resi

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CAPITOLO li~ l.AJ carità è fraternità
SULLE ALI DELLA CARITÀ

candidi dall'impasto, " ...a/fuoco sacro, affinché possiate diventare impegni di rito e di liturgia: siano esse centro di ascolto delle voci
pane sacro per la santa mensa di Dio". più bisognose, realtà attive che dal confronto sappiano trarre ela-
Gesù ascolta la samaritana, una donna sola travolta da un cumulo borazioni e strategie di cambiamento; siano esperienza, quindi, di
di sbagli, ed infonde in lei speranza; le Sue parole hanno la forza di incontro di culture e di sentimenti, focolaio di fiducia che possa riac-
infuocare la voglia di vita piena che è in lei ed in tutti quelli che han- cendere gli animi smarriti ed affranti, griglia attiva di drenaggio di
no fatto esperienza dell'errore: il Vangelo, quindi, non vuole essere ogni male che può insidiare la serena convivenza.
metro di misura dell'interstizio che separa il peccato dalla virtù, ma Una comunità è viva se sa mettere al centro di ogni sua attività
farsi ponte che po11i, dall'esperienza del male, alla conoscenza piena l'esempio di Cristo, se sa saziarsi della Sua parola, se sa camminare
del bene. nella luce di una fede che fonda nel servizio fraterno, nella concordia
Il vero cristiano deve vivere con pienezza di gioia la festa che il dei cuori e nella forza della preghiera l'essenzialità profetica del suo
Padre bandisce per ogni ritorno, nelle Sue sante mura, di fratelli che simbolo.
si riconciliano con autentico pentimento e che vogliono liberarsi dai Bisogna "cristificare" la propria vita con una scelta di valori e di
mali che insidiano la loro già fragile esistenza: non ci siano sguardi percorsi che siano lievito d'amore sulla terra, testimonianza fedele di
accusativi che esprimano la freddezza e durezza di giudizio verso un Vangelo che vuole e deve illuminare, confortare, liberare l'uomo
chi ha sbagliato; non si ostentino le proprie virtù per adombrare la (un Vangelo che sia annuncio e, nel contempo, gioia, provocazione,
semplicità degli altri; non si mortifichino più di tanto quanti hanno impulso costante a pensare da cristiani e da cristiani operare).
ceduto e cedono alle debolezze della vita, lasciandosi ingannare da "Cristificare" la propria vita per attingere alla fonte della Parola,
idoli apparentemente allettanti, ma vuoti di un valore e di un senso. al "Verbo" che incarnandosi ha raccontato, spiegato, sparso sulla ter-
Nella vita non contano solo il lavoro, gli affetti più cari, il lento ra il Divino Amore che tutti perdona e tutti abbraccia.
scorrere di esperienze emotive in un alternarsi di abbattimenti e ri- "Cristificare" la propria vita per abbandonare i sentieri dell'errore
sollevamenti d'animo: vi è un dialogare incessante di Dio con le no- e camminare tutti insieme sulle orme di Colui che è "Via" che con-
stre coscienze; una voce paterna che rinnova l'intimo rapporto che duce alla "Vita" ed innalza a scrutare la "Verità".
ci tiene collegati al Suo disegno d'amore; un bussare ostinato che "Cristificare" la propria vita per una totalità d'offerta che sia se-
attende risposte concrete di fede, di valori e di verità da testimoniare gno di vera "compassione" (da cum-patior: soffrire insieme), fino a
nella più piena coerenza. sentirsi ed essere un tutt'uno con l'altro, nella piena condivisione di
È la volontà divina che si rivela al cuore degli uomini, indicando gioie, dolori, sogni, passioni, bisogni e fiducie.
il sentiero della "fraternizzazione" come luogo di incontro e di con- "Cristificare" la propria vita per non avere paura, per vivere con
divisione, cioè, come esperienza che dà completamento e valore alla coraggio e coerenza i dettati di una fede, cli un Credo che vuol'essere
natura umana fino a farla partecipe dell'amore trinitario. impegno cli servizio, ricerca amorevole della verità, fermento di cre-
"Può forse la persona realizzare pienamente sé stessa, così ci scita di un'interiorità che non può e non deve piegarsi al giogo del-
chiede Papa Woityla, prescindendo dalla sua natura sociale, cioè l'indifferenza (vera bruttezza dell'animo umano che Kierkegaarcl,
dal suo essere «con» e «per» gli altri?": ci vuole una concreta co- il grande filosofo - teologo, definiva, con acuto realismo, "malattia
munione con i fratelli per una piena comunione con Cristo; va spez- mortale").
zato il pane per condividerlo "quotidianamente" con gli altri, così "Cristificare" la propria vita per non chiudersi in un guscio egoi-
come fece il Maestro nella "cena dell'amore". stico, per "clonarsi" al mondo, per accorgersi dell'altro, ascoltarlo,
Le comunità, pertanto, non si assembrino solo per adempiere gli valorizzarlo sempre; per varcare insieme ali' altro le frontiere clell' in-

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SULLE ALI DELLA CARITÀ

certezza e della terrena precarietà ed essere capaci di gridare insieme Capitolo III
"Due in altum", fiduciosi e f011i di avere al proprio fianco Colui che
domina il vento, le acque e tutto ciò che esiste: nessuna tempesta LA CARITÀ È TESTIMONIANZA
può sorprenderci, travolgerci e tormentarci se la nostra fede in Lui
non è "poca"! (Va testimoniato Cristo proprio laddove Egli sembra assente!)
"Cristificare" la propria vita per sfrattare l'odio e l'ira dal proprio
cuore e correre, rigenerati nella carità e rinfrancati dalla preghiera,
nei sentieri della pace perché sia più civile, più fraterna e più stretta
la correlazione tra i popoli.
La speranza e la gioia che palpitano nel nostro animo, devono
effondersi per contagiare compiutamente tutti i cuori della terra e Bisogna alzare ed allargare lo sguardo oltre gli steccati dell 'agia-
formare insieme una catena di luci che siano segno di liberazione e tezza e della superfluità e, con rinnovata sensibilità, aprire il cuore
di vita nuova. ad ogni sussurro di sconforto; offrire concrete opportunità a chi se
Si va verso il cielo rinnovando la terra, affrancandola dalla schia- l'è sempre viste negare, saper portare gli uni i pesi degli altri: in
vitù dell' "avere" e dai mali strettamente collegati a questa logica queste semplici parole sono custoditi i significati profondi della vita
assurda. umana, i suoi valori fondanti e la sua dignità.
Tutte le risorse disponibili siano un bene comune da condividere "Carità", non sia mai una parola vuota!
equamente e senza privilegi ("avendo per guida la giustizia, così sta Raoul Follereau, apostolo dei lebbrosi, pregava così il Signore:
scritto nella Cost. Past. Gaudium et spes, e per compagna la cari- " ... insegnaci a non amare soltanto quelli che ci amano ... non per-
tà"); siano, in definitiva, "raggi di sole" che tutti devono illuminare mettere che noi viviamo felici da soli. Facci sentire l'angoscia della
e scaldare: così è il sorriso che Dio elargisce da sempre all'umanità miseria universale e liberaci dal nostro egoismo".
intera, nessuno escluso! Le relazioni umane devono fondarsi nel segno dell'amore, ener-
gia viva che abbatte i confini dell'odio ed unisce le sponde ovunque
contrapposte.
Va fissato lo sguardo sul vero "Maestro" se si vuole suonare bene
lo "spartito" della vita, se lo si vuole interpretare fedelmente nelle
intonazioni, nei ritmi, nelle virtuosità e nei significati espressivi, così
come la "Volontà Suprema" l'ha predisposto.
Molto spesso, infatti, non si volta l'altra guancia: ci si vorrebbe
riconciliare col Padre senza averlo fatto con i fratelli ; ci si vorreb-
be sottrarre all'impegno di spogliarci degli eccessi che colano, come
lardo, dalle nostre case; non si frenano gli impulsi egoistici, non si
eliminano quei vizi, quelle passioni e quelle debolezze che disorien-
tano ed immiseriscono il nostro vivere non facendoci testimoniare
con coerenza la fede cristiana che diciamo di professare.
Non si condivide un pane, non si allevia un'afflizione: non si la-
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO Ili - La. carità è testùnonianza

vora, quindi, per la realizzazione piena di quei fermenti costruttivi fedeli ereditieri della tradizione di amore e, nel contempo, coerenti
che palpitano nelle nostre coscienze. testimoni della sollecitudine fraterna.
Neanche ai "musicisti" più abili conviene che si distolgano dalla Basterebbe che si facesse almeno quel poco che si può, se lo si
sapiente ed avvincente direzione del Maestro, universale "armoniz- fa con amore.
zatore" di ogni cosa e di ogni tempo. Nel messaggio di carità non vi sono delle imposizioni, non si
Quante vite trascorse nell'agiatezza? danno delle regole, ma si offrono significati profondi che l'uomo
Assetati di poteri, di successi, di lussi sempre più smisurati, si deve saper maturare nell'intimità dell'animo: sono, questi, patemi
corre oggi per acquisirne sempre di nuovi: ma dove si può arrivare avvertimenti che ci vorrebbero allontanare dall'errore e ci racco-
se si tiene Dio lontano dalla propria vita? mandano di tenerci vicini l'un l'altro e di darci una mano nel cam-
Se la Sua parola è inascoltata e se uno stuolo di disperati sbar- mino difficile della vita.
ca ogni giorno nelle nostre rive per essere talvolta rispediti, appena Quante volte, come i due discepoli sulla strada di Emmaus, Cristo
rifocillati, a "ridisperarsi" nelle loro povere ed amare realtà; se la Lo abbiamo incontrato e non Lo abbiamo riconosciuto, né servito?
fame imperversa coi suoi morsi mortali e se le orde del terrore fanno Quando si è lasciato il barbone esposto al freddo, alla fame, alla
piovere sangue ed orrore sulla terra ed ovunque si ammazza senza solitudine, alla disperazione più totale; quando non si è accolto lo
pietà; se ancora i popoli non sanno parlarsi, chiarirsi i dissapori con- straniero e l'oscenità ha spento il sorriso ali' infanzia abbandonata;
trapposti, stringersi la mano ed affratellarsi per costruire insieme un quando ci si è piegati al giogo dell' "avere" e si è sfruttato, impove-
futuro di pace e di fraterna convivialità ... come può il Padre com- rito, derubato l'altro; quando si è praticato l'abuso o si è goduto un
piacersi dei Suoi figli? privilegio; quando si è inquinato e deturpato un bene naturale o si è
Pascal, grande filosofo, dichiarava che nel cuore dell'uomo c'è rimasti indifferenti al gemere di un qualsiasi fratello ... quando, in
un grande vuoto che solo Dio può riempire con il Suo amore. definitiva, si è spogliato l'altro della dignità e si sono negate le legit-
Ecco perché va testimoniato Cristo proprio laddove Egli sembra time libertà, come poteva Egli essere in noi e con noi?
assente. Eppure il Signore, come sulla strada di Emmaus, continua ad es-
La rete di opere caritative che la Chiesa ha messo in campo, è sere al fianco dell'uomo in ogni suo cammino, illuminando i suoi
come un immenso "cantiere" di solidarietà che speriamo si vada ad passi incerti e sorreggendolo, quando la fede sembrerebbe abbando-
espandere sempre di più: tanti altri disperati aspettano di essere li- narlo, con la forza della Parola, via maestra per accostarsi con animo
berati dalle catene dell'emarginazione e dall'offesa di una dignità sereno al mistero della vita.
negata. Sul Suo esempio, noi siamo chiamati a sostenerci e guidarci l'un
Maria, nelle nozze di Cana, dice: "Fate quello che Egli vi dirà" l'altro nei momenti più scoraggianti dell'esistenza, tenendoci vicini
(Gv 2, 5); Cristo, adesso e in ogni tempo, grida forte il Suo messag- nella fede e nella preghiera:" .. .uniti come chicchi di grano, in uno
gio che richiama all'uomo i valori e i significati reali su cui deve stesso Pane, in un'unica Chiesa che ce lo offre" (da Il Rosario di
imperniare il suo vivere. Antonio Izquierdo Garda, sac. L.C.).
Chiede una visibilità netta ed inequivocabile di sentimenti affet- Il Vangelo (Gv 20, 15) racconta di Cristo nelle sembianze di un
tivi autentici, non contaminati dall'opportunismo e dall'ipocrisia, contadino, che Maria di Magdala non riconosce scambiandoLo per un
nonché di saper abbracciare, in un impegno senza tentennamenti e 011olano, custode del Sepolcro, e ciò per far capire che Egli vuole esse-
senza riserve, tutto il disagio umano per affrancarlo definitivamen- re riconosciuto nelle stesse carni di ogni umile fratello che soffre, nello
te dalla sofferenza e dalla disperazione: così facendo si può essere stesso animo di chi si dispera, nelle stesse lacrime di chi piange.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO III - La carità è testimonianza

P. Davide Maria Turoldo, poeta e scrittore da poco scomparso voleva essere progetto per edificare la vera civiltà dell'amore: "Solo
che ha saputo dare, con dei semplici ed appassionanti versi, un vero amando salveremo l'umanità ... la più grande disgrazia che possa
antidoto alla disperazione umana, annotava che " ... la più amara capitarvi è di non essere utili ad alcuno".
inondazione della terra sono le lacrime, silenziose e segrete, della Ecco perché è necessario rispondere a "colpi d'amore" e farsi
povera gente"; bisogna, pertanto, relazionarsi agli altri per non di- semi di giustizia e di carità quando gli eventi angoscianti e le varie
sperdere la ragione e il senso del vivere e non dimenticarsi mai di incertezze mettono alle strette il nostro animo.
chi soffre, di chi non ha cibo per sfamarsi, di chi non ha un tetto e Le comunità ecclesiali che sono "in salute" sono quelle che testi-
quattro mura per ripararsi. moniano il valore dell'affratellamento e del servizio altruistico come
Si possono chiudere gli occhi di fronte alle tristi realtà, non sten- amore puro e disinteressato: quell'amore capace di elevarsi oltre le
dere una mano a chi ha estremo bisogno e non avere comprensione barriere del finito, della vanità e del semplice umanitarismo; quel-
per i disperati? l'amore, quindi, che non vuole essere un banale moto d'animo, ma
Scriveva Mons. Sergio Goretti, nella sua "Lettera Pastorale fervore vivo che agisce ed opera.
1999": "Solo comunità cristiane ricche di amore sono capaci di Vivere nella carità vuol dire compiere la volontà divina, accettare
accogliere le domande che vengono dalle solitudini e dallo smarri- l'ansia dell'eterno con una concreta scommessa di fede che nessuna
mento ... bisogna acquisire una mentalità di fede ed una sensibilità angoscia esistenziale può scalfire; dare pienezza, armonia ed un sen-
evangelica, vivere una profonda esperienza di fraternità ed aprirsi so ultimo alla propria storia, nella certezza che l'atto del donarsi ai
alle necessità degli altri"; per dare poi un senso pratico a quello fratelli sia, per il Padre, l'offerta più gradita.
che dovrebbe essere il sigillo di coerenza del cristiano, aggiungeva: Sulla fiamma della fede si tempra l'ardore della testimonianza!
"È carità procurare lavoro, affittare case libere, rinunciare a doppi "La carità è la forza di cambiamento della storia ... è vicinanza
impieghi e stipendi, per aiutare chi è indigente". ai problemi della gente": così diceva Don Elvio Damoli a conclusio-
Ha voluto Egli che nel cibo si racchiudesse una delle tante sintesi ne del XXIV convegno nazionale delle "Caritas" diocesane.
della Sua provvidenza: " ... la terra che ha dato ed il lavoro umano Noi aggiungiamo: la carità è la spinta che ci diamo l'un l'altro
che hafatto" (Giov. P. II). verso Dio, la viva coscienza della Sua presenza negli altri e nella
Non certo biasimerebbe Dio chi semplicemente ha dei beni, ma storia.
chi, invece, li trattiene solo per sé, con fare egoistico, e non inor- L'impegno del cristiano, pertanto, non può e non deve confinarsi
ridisce di fronte al dramma di tante vittime che ancora la fame va nelle mura della propria chiesa e della propria casa: le riflessioni e le
spezzando nei più miseri scenari della terra: l' "omissione di aiuti" esperienze di fede vanno portate e condivise nei cantieri ed ovunque
(attenzione!) è un peccato che spesso e facilmente sfugge all'esame si lavora; vanno tradotte in azioni cli sostegno e cli conforto, ovun-
di molte coscienze. que ce ne sia bisogno, e vissute come tutela da ogni sfruttamento;
L'uomo non deve chiudersi in sé stesso, nei suoi schemi e nel suo vanno realizzate nell'abbraccio ed accoglienza di ogni disperato che
tempo, ma sfoderare tutte le dotazioni affettive che ha nell'animo ed bussa alle nostre porte, nella matura attenzione e salvaguardia del-
impiegarle come forza viva per fronteggiare le avversità e le disgre- l'ambiente, nonché nel tenersi vicini gli uni agli altri quando l'idea
gazioni, come fermento rigenerativo che può "animare di speranza del profitto e l'egoistico agire dividono ed impoveriscono il genere
il tessuto della storia". umano.
Raoul Follereau, prima di passare a nuova vita, elesse i giovani di Bisogna farsi "fiaccola" nelle tante realtà oscure che segnano cli
tutto il mondo eredi universali del suo testamento che, nel contempo, vergogna il nostro tempo; essere sé stessi senza mai fingere negli af-

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SULLE ALI DELLA CAR!TÀ

fotti; distribuire sorrisi sinceri, senza ipocrisia; aprirsi all'ascolto ed Capitolo IV


alla comprensione ed operare all'insegna della gratuità e della con-
divisione, nel pieno convincimento che, il tempo dedicato all'altro LA CARITÀ È DONARE
ed ai suoi bisogni, non è mai speso male ed invano.
Non discriminare mai e mai censurare le idee e le azioni degli (La forza dell'affetto piega ogni male!)
altri, ponendo, invece, la persona, e la dignità che le appartiene, al
centro di ogni umana considerazione.
Testimoniare, ovunque si vive e si opera, la reciprocità di atten-
zioni e di servizi come valore evangelico che distingue e, nel con-
tempo, impegna; spendersi come risorsa umana per il bene comune
e _r~r le .giuste rivendicazioni; mostrarsi leali e generosi compagni Bisogna, sull'esempio del Maestro, saper fare una scelta di cam-
d1 via~g10 con quanti, più di noi, avvertono faticoso e disperante il po: mettersi, quando è giusto, contro i potenti, contro gli arroganti
cammmo nella storia che si sta vivendo.
e quelli che contano ed avere il coraggio di gridare in faccia le re-
sponsabilità che gravano sul loro insensato decidere e sul loro iniquo
agire; battersi perché siano riconosciuti a tutti i diritti e le libertà
inalienabili che si fondano sulla dignità piena dell'uomo.
Una società non la si cambia con la semplice imposizione del-
le leggi e delle armi, ma con la maturazione, nelle coscienze, della
cultura del rispetto reciproco, nonché con l'interiorizzazione e la te-
stimonianza di valori forti ed imprescindibili che diano un senso ed
un'anima alla civile convivenza.
L'uomo saprà dominare le incertezze e le insufficienze del pro-
prio tempo solo se sarà capace di "fraternizzare", cioè, se saprà te-
nersi gomito a gomito con i fratelli di tutta la terra per affrontare,
tutti insieme, i guasti sociali ed i disagi più diversi che affaticano e
rallentano il cammino nella storia.
La forza dell'affetto piega ogni male: nulla può fermare l' avan-
zare di un'umanità che sa ritrovarsi unita per vivere nella pienezza
di attenzioni reciproche e nella certezza di una pari opportunità
per tutti.
Fin quando sulla terra ci sarà un solo povero, l'umanità non avrà
ancora finito, e ben elaborato, il "compito in classe" assegnatole,
fin dagli albori del suo vivere, dalla "cattedra" celeste, non avendo
saputo, pertanto, concretizzare le risposte suggerite e dettate dalla
parola evangelica.
L'intima essenza del pensiero cristiano sta proprio nel prodigarsi
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPrrow IV - La carità è donare

per una eliminazione totale delle disuguaglianze che arrecano pover- Sono tante le sofferenze acute e croniche che travagliano quoti-
tà ed emarginazione. dianamente la gente semplice e dimenticata, quella che poco conta
Le coscienze umane possono e debbono sottrarsi alla vergogna e che non fa notizia; sono tanti i piccoli drammi che si rinnovano
della fame che ancora affligge, delle tante arretratezze che aprono di ora in ora, nelle trincee della miseria e dell'abbandono ovunque
scenari sempre più nuovi di disparità, delle bombe che ancora "pio- presenti: evidentemente, queste spiacevoli storie, per quanto pietose
vono" terrore, rovine e lutti nella vita degli uomini. possano essere, non graffiano e non turbano a sufficienza le nostre
Al cristiano si chiede l'esternazione di un autentico slancio affet- coscienze.
tivo che superi le barriere dell'ovvietà, cioè, che vada oltre il naturale Al dignitoso silenzio di chi soffre mai più si risponda col colposo
rapporto di attenzione verso i propri cari; va ricercata una nuova di- silenzio dell'indifferenza!
mensione dell'affetto e del relazionarsi, che porti ad avvicinare eri- A proposito del "dare", diceva Gibran il profeta: "Ci sono quelli
sollevare l'altro senza discriminazioni di sorta, né criteri meritocratici che hanno poco e danno tutto. Questi sono coloro che credono nella
o tornacontistici: già il semplice venire a conoscenza dell'altrui biso- vita e nella sua generosità, che nel dare non conoscono pena, né
gno deve f~ scattar~ I.a molla ~e!la premura e del servizio, non aspet- cercano gioia, né danno con consapevolezza di virtù: è attraverso le
tando che s1 elemosm1 un suss1d10 od un qualsiasi altro conforto. loro mani che Dio parla ed è da dietro i loro occhi che Egli sorride
"N~~ s~ppia la tua (mano) sinistra ciò che fa la tua destra"(Mt sulla terra".
6: 3): e il Signor~ stesso che, con queste semplici ma roventi parole, L'uomo della violenza, della discordia e dell'egoismo, se saprà
c1 raccomanda d1 essere sempre discreti, perché l'atto del donare non umilmente "bagnarsi" nelle pagine del Vangelo, potrà riscoprirsi
sia contaminato da bassi esibizionismi che offenderebbero il misero uomo dell'amore, dell'unione e del servizio: un cuore di carne, non
che ci tende una mano. di pietra, deve pulsare nel suo petto perché possa egli liberarsi da
Si fa e si da' quel che si può, non "per essere ricambiati", né tan- limitazioni e vizi materiali.
tomeno "per do~i?are la vita dell'altro": ci gratifichi e ci appaghi, Quanto tempo ci vorrà ancora perché tutte le genti della terra sia-
sempre, la semplicità del dare e dell'essere vicini agli altri con spon- no curate, siano nutrite, siano istruite e siano libere da oppressioni e
taneità, gratuità e sincerità. da sfruttamenti?
!alvolta, sono proprio gli eventi più tragici (un terremoto, un'al- Non vorremmo più leggere negli occhi dei giovani l'umiliazione
luvione, una carestia ... ) ad accendere negli animi l'attenzione e cli non avere un lavoro, di non avere una casa; non vorremmo più
l '~ffet~o ~olid~le p.er gli altri, i malcapitati di turno fatalmente espo- vergognarci cli incontrare nelle strade i tanti figli della disperazione:
sti a d1sp1~cen e disagi indescrivibili: con pronta sollecitudine quasi bambini sfruttati, arruolati per ammazzarsi nelle tante guerre dimen-
sempre (viva Dio!) si improvvisano e si promuovono iniziative di ticate del pianeta, maltrattati e privati del sorriso, che portano i segni
sostegno, una catena di gesti caritatevoli che testimoniano l'umana della loro miseria, cli un'innocenza passata di fretta, senza tutele e
partecipazione al grande dramma che fa notizia e che, indubbiamen- senza riferimenti su cui contare; giovani donne, costrette a fare la
te, commuove. "vita", esposte al disonore, al ricatto ed alle più ignobili violenze per
S~ in tali amare circostanze spesso si è capaci di tanto e pregevole rincorrere un "posto al sole", un'agiatezza che cancelli la memoria
slan~1?, talvolta (ahinoi!) si rimane indifferenti per fatti, anch'essi ed i segni di una infanzia poveramente vissuta; uno stuolo cli accatto-
trag1c1, che toccano duramente un nostro vicino di casa, una massaia ni che "sopravvivono" di stenti nei pressi di una stazione, di un ponte
che ogni giorno la si incontrava al mercato, un vecchietto che tende- o di un rudere di casa ... mangiano quel poco che capita e dormono
va la mano all'angolo della strada. negli scatoloni, non sapendo se il giorno che viene ci saranno ancora
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOt.o IV~ La carità. è donare

a raccontarsi il freddo, la solitudine e gli acciacchi nella notte patiti; soltanto quando avranno servito l'ultimo dei fratelli, rendendogli
giovani sbandati, schiavi di "evasioni" che infrangono la mente, pa- giustizia e dignità.
gano un caro ed amaro prezzo per debolezze e vizi non dominati, per Cristo è risorto invano se i deboli saranno ancora abbandonati e
incomprensioni e disaffezioni non o male affrontate. talvolta finanche vessati: è un "miracolo" alla portata dell'uomo il
Questi e tanti altri mali sconfortano la vita dell'uomo; tante rispo- far "risorgere" tanti povericristi dalle trincee della povertà.
ste si attendono dalla ragione e dalla coscienza umana. Egli ha versato invano il Suo sangue se altre vittime lo versano
Si mettano in campo gesti di carità che non siano semplice assi- ancora oggi sull'altare dell'ignoranza e del terrore, per un delirio cli
stenza ma incontro, accoglienza del!' altro, riconoscimento dell'alta sopraffazione che assale ed acceca il cuore degli uomini.
dignità che all'altro ed a tutti appartiene: solo una totalità di atten- Egli ha patito invano il supplizio della Croce se ancora oggi vi è
zioni e di affetti può ravvivare la buia cornice che spesso umilia ed qualcuno che soffre nel silenzio amaro della solitudine, senza una
affanna la vita degli uomini. "spalla" su cui appoggiare la propria disperazione e versare il pro-
L'animo umano deve essere "mondato" dalle tentazioni egoi- prio pianto.
stiche, la vera "zizzania" che disorienta nelle scelte e fa meschina Cristo è vita!
l'esistenza, per un impianto di vocazioni altruistiche finalizzate a Vita piena e gioia: Egli si è immolato per un riscatto definitivo
donare ed a servire, la vera "erba buona" che cresce rigogliosa dove che libererà l'umanità dal male e dalla temporaneità.
scorrono i rivoli della Fede. La luce che squarcia il Sepolcro è luce di vita, un'alba che ri-
Un pensiero di Isaia, il profeta che esortava tutti ad abbandonarsi colma cli verità e di certezze gli abissi della menzogna ed offre agli
a Dio, ci fa ben capire quanto la Parola, ed il riverbero delle verità in uomini un tempo eterno per bearsi della pienezza dell'Eccelso!
essa custodite, possono essere determinanti nel cammino dell 'uma-
nità: "Come infatti la pioggia e la neve (così egli diceva) scendono
dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla
fecondata e fatta germogliare, perché dia seme al seminatore e pane
da mangiare, così sarà la parola uscita dalla mia bocca: non torne-
rà a me senza effetto, senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata"
(/s 55, 10-11).
La Bibbia, proprio perché racchiude la rivelazione del Dio che va
incontro all'uomo e la proclamazione profetica di un nuovo Regno
che tutti vuole accogliere, di una vita nuova che per tutti si accende,
dovrebbe indubbiamente fungere da "carta di navigazione", da "stel-
la polare" che in ogni tempo guida verso porti sicuri.
Quelle sante pagine, però, non sempre sono state meditate a do-
vere e non sempre le coscienze si sono lasciate bagnare dalla "rugia-
da" evangelica, ecco perché talvolta la storia umana è anelata avanti
tentoni, senza riferimenti certi, senza i valori forti e le alte ispirazio-
ni cli una Fede che poteva e doveva far eia "fiaccola" ai suoi passi.
Le comunità cristiane, pertanto, avranno servito il loro Signore

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Capitolo V

LA CARITÀ È PACE

(la voglia di pace non rimanga un semplice sogno


custodito nella propria emozione!)

Il cristiano si deve sentire sempre impegnato nella difesa dei beni


integrali dell'uomo: la tutela della vita, la garanzia di ogni libertà,
la protezione sociale dei minori, il diritto all'educazione, alla pro-
fessione di fede, alla soddisfazione dei bisogni più elementari, non
trascurando, infine, l'obiettivo inalienabile di realizzarsi e crescere
in una compiuta serenità sociale.
Va, pertanto, incoraggiata la pratica di un servizio che migliori
i livelli di assistenza e che affronti fattivamente ogni "svantaggio"
rivendicato.
Vanno riconosciute ed obiettivamente assunte le responsabilità
che si hanno per tanto malessere generale che ovunque si registra: in
alcuni paesi del mondo (ahinoi!) si negano ancora la democrazia ed
il pluralismo, valori assoluti di crescita civile e sociale.
Non sempre si sanno tenere aperte le "finestre", quelle dei palazzi
del potere, all'ascolto del grido di pace sollevato coralmente da tutti
gli uomini giusti che non rinunciano ad essere liberi e che sognano
cli potersi avvolgere un giorno, tutti uniti, in un'unica bandiera di
speranza.
"Pace" vuol dire riconciliazione: non vuole, perciò, essere una
semplice parola da intendersi come "non guerra" o come disarmo,
ma grido cli vita!
Sarebbe una voce vuota se non ci fossero un ideale, una verità,
una testimonianza a riempirla di valore e cli significato: il trovarsi al
fianco di chi tende una mano, ed il condividere con questi ogni disa-
giata realtà, fa sentire e vivere pienamente l'appartenenza a Cristo.
La voglia di pace non rimanga un semplice sogno custodito nella

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO V - La carità è pace

propria emozione, ma sia un progetto di reale e radicale trasforma- esperienza che affanna, dispera, divide e sconvolge; atto drammati-
zione che porti concordia e fraternità: ciò comporta necessariamente co che tutto annienta e tutto travolge con la sua furia distruttrice, che
una svestizione di quei "panni egoistici" che spesso ottenebrano le tutti offende con i suoi orrori.
coscienze e fanno mediocre e vana la vita degli uomini. Sono voci cariche di umana affettuosità e di giudiziosa preoccu-
Non bisogna alTendersi, ma portarsi aldilà delle barriere della pi- pazione per le tante insidie che sempre segnano di estrema tragicità
grizia, dello smalTimento e del pessimismo per dare compimento ad le pietose immagini di qualsivoglia conflitto armato; sono voci spes-
ogni attesa di pace che il cuore sa concepire. so inascoltate, che si perdono, come grida nel deserto, negli animi
La vita va ovunque e sempre difesa, in ogni sua espressione e di- "pietrosi" cli uomini esaltati dalla sete di dominio e spogliati di ogni
gnità: solo così il concetto di pace avrebbe un senso ed un significato pietoso sentimento.
concreto. Ancora romba nel nostro cuore l'accorato rimprovero cli Papa
Come si potrebbe stare in pace con sé stessi e con Dio se si rima- Woityla per l'orrenda piaga della fame che, con la sua falce di mor-
ne indifferenti cli fronte ad esseri umani privati della loro umanità? te, colpisce intere popolazioni abbandonate alla povertà più estrema:
Malati non curati, bambini ed anziani lasciati sulla strada a men- "Come giudicherebbe la storia una generazione che, avendo tutti i
dicare un pane, giovani sbandati, invischiati nelle reti del malcostu- mezzi per nutrire le popolazioni della terra, rifiutasse di farlo con
me e della marginalità, interi popoli soggetti alle oppressioni ed alle indifferenza fratricida?".
ingiustizie più diverse: si è chiamati a spendersi senza sconti per Dio, certamente, soffre con l'uomo nelle tante trincee di dispera-
la ricostruzione di una società più giusta e più umana, che sia inti- zione che solcano e travagliano la sua esistenza e la sua storia: la Sua
mamente ispirata ai valori della tolleranza, cieli' accoglienza e della paterna compassione "dimora" laddove si piangono figli uccisi (dal-
solidale cooperazione e che sappia, in definitiva, tenere sempre vivi la fame, dall'odio, dalla droga ... ) e laddove si calpestano le dignità
gli impegni della corresponsabilità e del mutuo sostegno. ed i bisogni; laddove scorrono infinite processioni di uomini dispe-
Ci sono tante sofferenze che chiedono aiuto! rati, in continua fuga verso terre cli speranza, prostrati dall'angoscia
Si è chiamati, pertanto, a compiere gesti concreti che allevino lo più amara di "non avere" niente (una casa, un lavoro, un pane ... ) e
sconforto ingiustamente allocato nei tanti spaccati cieli' emarginazio- cli "non contare niente" nelle loro società già duramente disgregate
ne ed ovunque si soffre; si è chiamati all'umile ripulitura delle tante e povere.
scorie idolatriche che (ahinoi!) corrompono il nostro tempo: avidità Un popolo che non è in pace non progredisce; non c'è civiltà, né
di danaro e cli potere, tendenza al consumismo ed allo spreco in balìa democrazia nelle telTe esposte a tensioni e conflitti che non finiscono
cli una insana logica del mercato e del profitto. mai.
Il "Padre dei popoli" non vuole il declino dell'umanità: si farà, Non si può essere cristiani se non si lavora per il conseguimento
però, colmare il cuore dell'uomo dalla Sua grazia e dal Suo amore pieno cli un rapporto cli distensione e cooperazione tra le genti della
per aprirsi in una nuova stagione cli concordia e di serena socialità? terra e, unitamente, non si lotta per un livellamento delle condizioni
Saprà riscoprire il valore della pacifica intesa e della fraterna con- di sviluppo che allontani per sempre le disparità ed i privilegi.
divisione fra i popoli? Non si è coerenti, difatti, con il messaggio evangelico quando
L'Onnipotente parla da sempre al mondo con la voce profetica ci si lascia assalire dalla brama cli espansione dei propri spazi e dei
dei suoi figli più illuminati, perché non si cada negli artigli del male; propri poteri, quando non si riesce a controllare la sete di predominio
tanti appelli si sono elevati alle coscienze perché cessino le guer- sui deboli e quando non si è sensibili e solleciti per l'altrui disagio.
re: amaro segno cli barbarie, spirale di lutti e cli rovine, vergognosa "Pace" vuol dire mettere in campo una rete capillare cli attenzioni

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SULLE AL! DELLA CARITÀ
CAPITOLO V - La carità è pace

e di sostegni reciproci; vuol dire valorizzare ed integrare le diversità; ali' offesa dell'arretratezza più estrema mentre altrove le risorse e gli
vuol dire costruire ponti di incontro tra culture e mentalità eteroge- agi si sprecano.
nee; vuol dire, infine, riconoscere ed assicurare a tutti (proprio a tut- Fin quando, ancora, si lasceranno attecchire il malcostume e la
ti!) le libertà ed i diritti spettanti, quantomeno quelli più elementari. corruzione nel tessuto sociale ... fin quando, ancora, si darà spazio
Già nell'VIII sec. a.C., Isaia, detto anche "profeta della fede" per- alla prepotenza ed al carrierismo sfrenato e fin quando, ancora, si
ché proclamava la "santità di Dio" come idea centrale del suo teo- farà scempio della natura?
logare, diceva bene che " ... l'effetto della giustizia sarà la pace"; Quando si riusciranno a spezzare le catene dell'odio e dell'avidi-
ma certamente, alla luce dei fatti e della storia fin qui vissuti, egli si tà, della solitudine che adombra la senilità, della lussuria umana che
è invece sbagliato nel predire che un giorno gli uomini " ... forge- apre mercati di piaceri sempre più nuovi e sempre più sporchi, che
ranno le loro spade in vomeri, le loro lance in jàlci: un popolo non non risparmiano e non rispettano nemmeno l'innocenza ed il pudore
alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più dell'adolescenza?
nell'arte della guerra" (/s 32, 17). Quando sarà debellata la piaga dell'AIDS , con tutte le miserie, i
È con trepidazione che gli uomini giusti e buoni della terra atten- vizi umani, ed i guasti sociali ad essa connessi?
dono, da allora, l'avvento di quel "miracolo" di pace: piena, univer- Per quanto tempo ancora gli occhi degli uomini dovranno lacri-
sale ed intramontabile. mare allo scorrere di immagini riprovevoli e dure, che raccontano
Ma (ahinoi!) non sappiamo per quanto tempo ancora ci si dovrà un dramma sempre infinito, un orrore che mai più si vorrebbe spe-
vergognare per le brutalità che si consumano nei tanti conflitti che rimentare?
ovunque seminano terrore e morte: tenere braccia ed esili gambe Il mondo oggi va liberato da ogni assurda intolleranza, da ogni
mutilate dallo scoppio di mine (don Carlo Gnocchi, un sacerdote che indietreggiante e meschino egoismo.
ha vissuto in prima linea l'orrore e le assurdità della seconda guerra Va testimoniata la cultura del rispetto e dell'amore per l'altro,
~ond~a!e, profuse a favore dei "mutilatini" un singolare impegno soprattutto quando questi è indifeso e sofferente.
di canta che comprendeva l'accoglienza, l'assistenza, la dotazione Mai più l'uomo immoli vittime innocenti al vento dell"'assurdo"!
di protesi sempre più funzionali e meglio elaborate ed una messa in La pace va scolpita nel cuore della gente comune, prima che nel-
campo di attenzioni e di tutele perché sui loro volti si riaccendesse le agende dei potenti: l'appello alla "non violenza" è gridato con
ancora il sorriso di quando c01Tevano, saltavano, abbracciavano i profonda commozione e lucidità di pensiero da Giovanni Paolo II,
loro cari e gioivano alla vita ... ), prova ignobile, questa, della vi- perché gli uomini mai più affidino la contesa delle loro ragioni e
gliaccheria e della nefandezza umana; giovani in divisa schierati ad controversie alle armi, ma al civile e costruttivo dialogo; "non vio-
odiarsi e massacrarsi, senza essersi mai conosciuti e mai offesi, per- lenza", pertanto, è la parola chiave che può e deve aprire nuove pa-
ché altri, più potenti e meglio riparati lontano dalle trincee, hanno gine di speranza e di vita piena, fatta di serenità e di condivisione, su
così deciso; immagini di sangue, di macerie, di povertà e di dispera- ogni angolo della terra.
zione, riempiono il tragico e pietoso scenario di un terribile evento, Ciò impone a tutti "di cambiare stili di vita, linguaggi, modi di
quello bellico, che da sempre inginocchia e strazia la vita e la storia concepire le relazioni; di educare le nuove generazioni alla reciproca
umana. comprensione e ad una migliore convivialità con l'altro ... di smar-
Non sappiamo (ahinoi!) per quanto tempo ancora ci si dovrà ver- carsi dai fondamentalismi del mercato e della guerra ... di deporre
gognare per le oppressioni e gli sfruttamenti di popolazioni povere, le armi del rancore, della vendetta e di ogni forma di egoismo ... di
costrette alle tante vecchie e nuove forme di schiavitù, abbandonate unirsi e predicare il perdono e la riconciliazione": così si consegue
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO V - LJ:1 carità è pace

la pace e si veglia perché mai debba venir meno un bene tanto pre- del genere umano ... malgrado la sua povertà e le sue debolezze, è
zioso per l'umanità e tanto caro al Padre provvidente e buono. pronta a collaborare per la sua parte alla costruzione di un mondo
Vanno ricercate con attenta ed obiettiva analisi le cause che sog- guarito dalle sue tensioni, dai suoi contrasti, dalle sue paure".
giacciono agli attacchi terroristici che, in questo nostro tempo, dif- L'azione del volontariato, vissuto nella stretta intonazione della
fondono eccidi ed angoscia senza pietà; ciò serve per risanare ade- parola e dell'esempio del Risorto, può farsi valido contrappeso al
guatamente i mali e le ingiustizie che spingono a tanta esasperazione trascurare di tanti bisogni e di tanti mali.
d'animo e, di conseguenza, a tanto spargimento di sangue: " ...bi- L'esercito di volontari, che praticano l'assistenza gratuita del di-
sogna sradicare (così esortava ancora Papa Woityla, in un recente sagio, è sempre (viva Dio!), in crescita.
messaggio contro la violenza) ciò che favorisce la deriva terroristi- Essi offrono collaborazione, come "buoni samaritani", laddove vi
ca: miseria, disperazione, vuoto dei cuori ... ". è necessità, interpretando e testimoniando il valore costruttivo della
Non bastano delle semplici misure di repressione; ecco le ragioni condivisione, dell'offrirsi e del servire; "Andate anche voi a lavora-
della "non violenza" predicata dal Santo Padre: "Solo un 'umanità re nella mia vigna!", è l'invito che Cristo rivolge ancora oggi, come
nella quale regni la civiltà dell'amore potrà godere di una pace au- nel Vangelo (Mt 20, 4), alla nostra ed alle generazioni umane che
tentica e duratura". verranno.
D'altro canto anche il beato "Papa Buono" (Giovanni XXIII) Questa stessa esortazione sembra anche racchiusa in un'idea
nell'Enciclica Pacem in terris faceva poggiare l'idea della pace su profetica di Mons. Cortese: " ... il cristiano si impegnerà affinché
quattro pilastri: verità, giustizia, amore e libertà; spiegava, inoltre, il respiro della storia sia la 5peranza, il fermento della storia sia
che "ogni credente, in questo mondo, dev'essere una scintilla di l'amore, lo spazio della storia sia la gioia, il traguardo finale della
luce, un centro di amore, un fermento vivificatore della massa: e storia sia la Pace".
tanto più lo sarà, quanto più nell'intimità di sé stesso vive in comu-
nione con Dio".
Anche il suo successore, Paolo VI, ha espresso pensieri profeti-
ci di alta riflessione sul tema della distensione e pacificazione che
si vorrebbero tra tutte le "civiltà" della terra: " ... l'idea della pace
(così egli sosteneva) deve diventare pensiero di un popolo".
La Chiesa da sempre educa alla pace, ritenendola possibile se,
il doveroso impegno per realizzarla, lo si informa sui valori della
concordia, del sereno confronto, della reciprocità di sussidi che non
può prescindere dall'attenzione e, pertanto, dal servizio caritatevole
per gli ultimi e svantaggiati della terra, segno tangibile, questo, di
civiltà e di amore.
La Chiesa, pe1tanto, tiene alto il valore della fraternità come ri-
sposta profetica alle miserie, ai conflitti, agli smarrimenti che ango-
sciano il nostro tempo.
Essa, com'ebbe a dire Mons. Antonio Cantisani (anch'egli ve-
scovo in terra di Calabria), " ... è il segno e lo strumento dell'unità

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Capitolo VI

LA CARITÀ È SERVIRE

(Quando si serve il prossimo si serve Cristo!)

Il pensare e l'agire sul modello di Cristo riempie di significati la


vita del cristiano e la rende più consistente e più feconda: Egli si è chi-
nato, e si continua a chinare, sui disperati, sugli emarginati e su tutti gli
"scartati" della terra, perché questi sono preziosi ai Suoi occhi.
Tutti Gli devono appartenere: ecco perché vuole che non cadano
nella disperazione; che siano sempre vive nell'animo umano l'idea
dell'amore fraterno, che fa sperare in un domani migliore sulla terra,
e l'idea dell'amore divino, che dà la certezza di una vita eterna oltre
le barriere di una morte corporale.
Così pure deve chinarsi l'uomo sui tanti fratelli minacciati dai
mali più diversi, caricarsi il peso della loro afflizione, rimboccarsi
le maniche ed affrontare, con l'impegno delle braccia e della mente,
ogni bisogno non soddisfatto.
Così facendo, si è coerentemente sintonizzati sulle sollecitazioni
sostanziali che echeggiano dal messaggio evangelico: unico centro
di attrazione, in ogni scelta e in ogni azione, devono essere Cristo
e la Sua parola e, pertanto, non bisogna mai cedere allo scalpitare
del!' io, quando ha sete di possessi e di domini, e mai lasciarsi travol-
gere da bassi istinti e meschine pulsioni.
Ogni generoso proposito va incoraggiato, ogni sforzo proteso a
realizzare la piena fraternità e sussidiarietà fra i popoli va sostenuto.
Se si è capaci di concretizzare con coerenza, gratuità e sponta-
neità il sentimento umano dell'altruismo, a tutta ragione ci si può
sentire grandi e degni figli di Dio: quando si serve il prossimo si
serve Cristo, Lo si ama e Lo si custodisce nel cuore come fonte di
speranza ed unico sostegno.

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CAPITOLO VI La carità è servire
SULLE AL! DELLA CARITÀ

Il cristiano riscopre, così, una umanità nuova, modellata sul- può, un fraterno e concreto sostegno a chi ne ha bisogno: essere ~ra­
1'esempio del Maestro: umile e, nel contempo, grande; giusto e, nel ti, pertanto, al Signore per la grazia ed i beni ~he ha v~luto ~la~gi~e.
contempo, magnanimo; servo e, nel contempo, sovrano dell'intero Ma tutto ciò non basta: c'è un crescente bisogno di altn m1ss10-
universo. nari che si impegnino, nelle vicine e nelle lontane terre del "ter-
Egli dev'essere capace di aprirsi ad un cambiamento sostanziale, zo mondo" a dare un'assistenza, a porgere un sussidio, a predicare
di modellarsi sui dettati virtuosi del Vangelo, dopo aver decisamente una parola di speranza ai povericristi ivi abbando?ati; servo.no altri
allontanato dal suo animo ogni vizio che la debolezza umana può uomini liberi e giusti che lottino per far consegmre ad altn nuove
concepire e generare. libertà e nuove giustizie, laddove queste siano negate; necessitano,
Bisogna, in definitiva, farsi superiori ad ogni incalzare egoistico; pertanto, novelli operatori di carità per rimuovere ogni giorno intere
farsi "muro" che nessun male può abbattere; farsi "coro" con le tante montagne di bisogni e riversare, quindi, interi oceani d'amore per~
voci di bisogno lamentato dai tanti angoli della terra; farsi "tenero ché mai prevalga la disperazione ovunque si "sopravvive" sommersi
abbraccio" di ogni disperazione gridata e di ogni perdono richiesto; da un ignobile disagio.
farsi "bandiera" di ogni giustizia sociale rivendicata e "fermento di II cristiano deve saper coniugare saldamente l'impegno della
liberazione" di ogni coscienza oppressa; farsi, infine, "testimoni" au- fede, che è riscoperta di Cristo (nonché dell'amore illimitato che
tentici che, con un sorriso e una semplice stretta di mano, con unge- Lo lega all'umanità intera e che si sublima nella Sua offerta rede~­
sto ed una parola di sollievo, raccontano giorno dopo giorno l'infinita tiva), con quello della carità, che è riscoperta del fratello (quando il
bontà di Cristo. "sentirsi prossimi" si traduce in intimo ascolto, lucida attenzione e
"Cristo non è solo un ideale etico di vita: Egli colma la distanza concreta condivisione dell'altrui bisogno).
fra l'evento unico e irripetibile della salvezza e le fragili situazioni Anche le parole dell'apostolo Giacomo riflettono questa impre-
umane dispiegantisi nel tempo, riempiendole della Sua potenza": scindibile doverosità: "Che giova fratelli miei, così si legge nella
così, affermava Giuseppe Taliercio nella sua opera Nuove creature sua lettera (Gc 2, 14), se uno dice di avere la fede, ma non ha le
in Cristo. opere". , . .
La Sua parola deve penetrare le coscienze e farsi luce che dissipa La fede, quando non la si avvita al gesto del donare, puo ndursi a
ogni dubbio e voce che detta ogni scelta, linfa che rinforza nell' im- semplice e vuota ritualità devozionistica e rischiare, così, di indebo-
pegno e lievito che rigenera nella fede. lirsi nel suo valore di vero ed insostituibile alimento di vita.
Si sta vivendo un tempo oscurato da falsi idoli e da basse men- In un tempo così amaramente contrassegnato dalla solitudine e
zogne, segnato, quindi, da insicurezze e da contraddizioni: solo la dal "non incontro", la parola del Signore può e deve essere collante
verità che è nel Vangelo può far luce ed orientare, solo la sua forza vivo che unisce ed affratella gli uomini.
liberatrice può spezzare le catene dell'egoismo e risollevare l'uomo "Non possiamo permetterci di dare al mondo un 'immagine di
dai dubbi che lo angosciano. terra arida, dopo che abbiamo ricevuto la parola di Dio come piog-
Ispirandosi ai contenuti evangelici il cristiano deve vivere con gia scesa dal cielo": con questo grido affettuoso Giovanni Paolo II
semplicità ed accontentarsi del poco che ha; offrire il frutto di un (in Jncarnationis mysterium) vorrebbe risvegliare nelle coscienze
lavoro onesto sull'altare del bene comune ed impegnarsi, quindi, per umane il senso ed il valore della fede, pregiata lampada nell'oscuro
un domani sempre migliore per sé e per gli altri; custodire gelosa- cammino di un'epoca, l'attuale, carica di incertezze, di contraddi-
mente la saggezza degli anziani e la risorsa di una fede da questi zioni, di ingannevoli messaggi che fanno spesso ripiegare l'attenzio-
ereditata; condividere le altrui ristrettezze assicurando, per quanto si ne e l'interesse solo sulle cose terrene.
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CAPITOLO VI la carità è servire
SULLE ALI DELLA CARITÀ

I mass media ripropongono immagini, commenti ed appelli che, L'uomo deve lasciarsi inondare dalla "tenerezza" del Signore se
invece di illuminare, inquinano i nostri animi e disorientano il no- vuole egli stemperare i conflitti e le amarezze che piagano il suo
stro vivere, insidiando, talvolta, le poche certezze che si è riusciti ad animo, se vuol frenare le pulsioni insane, se vuol mondarsi dal "bub-
impiantare e costruire. bone" dell'effimero; non può offrire solo qualche "briciola" di sé,
Le preoccupazioni, i dispiaceri, la frenesia e le tensioni che scon- ma tutto il tempo e le emozioni che si vivono, lo stupore che viene
volgono la vita dei nostri giorni, distraggono dal senso unico e dalla dal creato, la compassione che si matura nei luoghi del dolore e del
ragione ultima dell'esistenza; l'uomo, per ben orientarsi e ben vive- bisogno e che si deve poi tradurre in preghiera ed opera di carità.
re, deve saper riporre le attese di verità e di liberazione nelle mani In definitiva, possiamo noi dare concreta visibilità alla Carità di-
del Risorto e trarre, dalla luce della Sua sapienza, le ispirazioni e la vina (I' "agape" della lingua greca, l'afflato intimo dell'Essere che
forza per non deludere e ben rispondere nelle concrete scelte della alberga nell'animo dell'uomo fin da quando è stato egli generato) se
vita. sapremo riconoscere a tutti la pari dignità e le pari opportunità: l'al-
Finanche Che Guevara, rivoluzionario impegnato per la conqui- tro deve stare al nostro stesso livello, dev' esser libero dai bisogni e
sta del popolo cileno di nuovi spazi di democrazia e di certezze so- da ogni altra catena che attanaglia il suo vivere, che discrimina la sua
ciali, nel suo Diario di Bolivia, faceva eco, con parole cariche di diversità, che limita i suoi spazi, le sue idee ed il suo agire ... così
vera umanità, alle pulsioni nascoste nel profondo del suo animo: facendo si può già portare un pezzo di Cielo sulla terra e proiettare
"Cristo ti amo, non perché sei sceso da una stella, ma perché mi hai la storia umana in una dimensione eterna!
rivelato che l'uomo ha sangue, lacrime, angosce, chiavi per aprire
le porte chiuse della luce. Sì, tu mi hai insegnato che l'uomo è Dio,
un povero Dio, croc(fisso come te".
Le "chiavi" che danno luce alla vita sono quelle dell'affetto, della
forza che spinge ad accostarsi all'altro, a dar valore alla sua "unici-
tà" fino a ringraziare Dio di averlo fatto esistere.
Se si ama si serve e, se si serve, vuol dire che si è umili, attenti ai
bisogni emergenti, testimoni della reciprocità evangelica, operatori
benemeriti di carità, imitatori fedeli del Cristo che, proprio nel "ser-
vire", ha incentrato la Sua dottrina ed il Suo testamento d'amore.
Il servizio, quando è dedizione spontanea e gratuita, quando è
gesto di attenzione e di condivisione che nasce come esigenza nobile
della sensibilità umana e, nel contempo, come espressione matura di
fede, non abbassa ma innalza!
Quando si servono i deboli, i "mollati" da una società che corre
(per arrivare dove?) e non aspetta chi ha il passo più lento e più affa-
ticato, è la Provvidenza stessa che agisce per mano di uomini giusti
e santi, la Parola stessa che si compie e si incarna nella storia per
spandere la sua luce di verità e di amore per ravvivare e confortare,
così, le realtà più trascurate e più abbandonate della terra.
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92
Capitolo VII

LA CARITÀ È VOGLIA D'INFINITO E DI ETERNO

(Nelle mani compassionevoli del Divino si può riscoprire


la ragione ultima dell'esistere/)

La fredda ragione, da sola, non sa penetrare la verità divina nella


sua profonda ricchezza e vitalità; nemmeno la più assorta contem-
plazione può avvicinare all'intimo significato che gronda, come ac-
qua viva, dalla parola del Maestro: nei fatti e nelle esperienze che
ogni giorno investono, commuovono ed inquietano gli uomini, si
può avere, invece, un reale contatto della Sua presenza, la perce-
zione di ogni Sua potente emanazione d'amore, di quella affettuosa
premura che tutto e tutti provvede.
Dio andrebbe sentito ed "assaporato" nella gioia e nel dolore, nel-
la salute e nella malattia, con tutte le facoltà intellettive e con tutte
le sensibilità che si hanno, nella pienezza di trasporto, di donazione
e di affidamento: la Sua verità andrebbe tradotta e manifestata col
retto agire, nell'autenticità piena, quindi, dei valori che la compene-
trano e la sostanziano.
A che serve la forza fermentatrice del lievito (la Chiesa) se non
viene a contatto con la farina (il mondo)?
Per la stessa ragione, come può farsi pane una farina non lievi-
tata?
Se l'umanità non saprà accettare la parola divina, e non saprà
ispirarsi, quindi, all'unica e vera fiaccola che può orientare ogni
cammino, sarà ancora esposta alle insidie del male e brancolerà nel
buio, in un susseguirsi di domani sempre più incerti e sempre più
desolanti.
Saprà l'uomo muovere i suoi passi, con fede e fraternità, verso la
sola "meta" che può dare senso al suo vivere, al suo faticare, al suo
gioire ed al suo patire?

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CAPITOLO VII La carità è voglia d'infinito e di eterno
SULLE ALI DELLA CARITÀ

Avrà veramente sete egli di vita nuova, in un tempo senza fine e clere solo nella rivelazione biblica, cioè in Cristo, che è il sostegno
senza affanni, nel più pieno godimento della luce e della contempla- assoluto che nessun dramma può piegare: in Lui, anche i problemi
zione dell'Eccelso? più dolenti e più confusi sono illuminati.
Al cristiano, e ad ogni uomo buono e giusto, è data questa ecce- Con Cristo si offre all'essere umano, che rimane pur sempre arbi-
zionale possibilità, solo a volerla, a desiderarla con tutte le forze che tro ciel proprio destino, la possibilità cli riscatto.
si hanno: solo mettendo ogni umana speranza nelle mani compas- "O Signore, ci hai creati per te ed è inquieto il cuor nostro finché
sionevoli ciel Divino si può riscoprire la ragione ultima dell'esistere, non riposi in te": con queste parole, cariche di profonda emotività
senza la quale ogni esperienza, bella o brutta che sia, è assurdamente e di sentita gratitudine, Sant' Agostino si rivolgeva all'unica Fonte
vissuta e si perde inesorabilmente negli oscuri abissi del nulla. che può saziare qualsiasi sete (la voglia cli amore vero, la voglia cli
Saprà l'uomo fare i conti con l'annuncio di una salvezza gra- infinito, la voglia di godere del senso più pieno dell'esistenza quan-
tuitamente posta come sollievo ultimo della caducità terrena, come do, nel tempo ultimo, ci sarà concesso di immergerci nella bellezza
liberazione da ogni male, come porto sicuro che nessuna "procella" armoniosa ed assoluta di Dio ... ) che assale l'animo umano.
potrà mai insidiare? L'uomo partecipa e collabora con Lui nell'incessante opera crea-
In Cristo si compie la perfetta rivelazione ciel Padre, la Sua parola trice, quando anch'egli sa farsi "provvidente" verso i fratelli più bi-
vivente, il senso luminoso del mondo e della storia: "Tutto è creato sognosi: le mani dell'uomo si fanno "leve" che la Provvidenza muo-
per mezzo di lui ed in vista di lui" (Col I, 16). ve quando queste servono gli altri e procurano loro dei beni.
In Cristo l'umanità tutta, oggi più che mai disgregata e disorien- Il Signore è presente e vivo, ovunque si soffre, se c'è lì un fratello
tata, può ricongiungersi per avviarsi in un comune cammino cli spe- sensibile, giusto ed umano che opera con affettuoso altruismo; anche
ranza, essendo Egli quella presenza viva che unisce e libera, quella quelle volte che si rimane abbandonati senza alcun sostegno umano,
forza emanatrice di ogni necessario conforto, quella sola autentica Egli ci è sempre vicino, pronto ad infondere le forze necessarie per
"Luce" che può infrangere il velo di ogni mistero che avvolge ed una dignitosa sopportazione ciel male che affligge.
inquieta il cuore dell'uomo. Tutti dobbiamo essere grati al Cielo ed intonare il nostro vive-
Eugenio Montale, poeta da poco scomparso, così confidava: "Per re sull'armonia evangelica; dobbiamo, quindi, dar voce ai virtuosi
tutta la vita ho battuto al muro, tentando di scoprire che c'è, se c'è, canoni dettati dallo "spartito" divino se vogliamo riappropriarci di
dall'altra parte della parete, convinto che la vita deve avere un si- quella dimensione santa ed eterna che, per volontà ciel Padre, com-
gnificato che ci .sfugge. Ho bussato sempre più disperato come uno pete a tutto il genere umano.
che attende una risposta". Cristo è la nostra certezza, il fidato compagno che sostiene il
Sono molti gli uomini che, giunti al tramonto dell'esistenza ter- cammino dell'uomo in ogni tempo!
rena, non hanno ancora afferrato la verità illuminante riposta nel "Le verità umane, per amarle, bisogna conoscerle, mentre le ve-
pensiero cristiano, avendo questi alzato, con la fredda ragione, un rità divine, per conoscerle, bisogna amarle": è questo uno dei tanti
muro nelle loro coscienze, una barriera fatta di vanità, di pulsioni pensieri acuti con cui Blaise Pascal pone l'accento sul vero rapporto
egoistiche non prudentemente represse, di indifferenze e vizi am- eia improntare nella ricerca dell'Assoluto.
massati, come vuoti a perdere, nel deserto di ogni umanità assurda- "Se non avessi conosciuto il Cristo, Dio sarebbe stato per me una
mente vissuta. parola priva di senso": è un assunto, questo, di François Mauriac
La risposta alla ricerca affannata di un "senso", che spieghi ed (dall'opera Vita di Gesù), che sembra voglia "celebrare" l'unicità e
orienti in un cammino più certo e più appagante, la si può intrave- grandiosità ciel Verbo, l'alto valore della Sua venuta.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO VII - La carità è voglia d'infinito e di eterno

"Occorre che Dio si unisse all'umanità e che, ad un momento de- Ecco che "stonano" l'ipocrisia, il primeggiare sugli altri, l'essere
terminato della storia, su un punto determinato del globo, un essere indifferenti all'altrni bisogno, il malpensare ed il maldire degli altri,
umano, fatto di carne e di sangue, avesse pronunciato certe parole, tutte espressioni, queste, di un meschino individualismo che è segno
compiuto certi gesti, perché io mi mettessi in ginocchio": così pro- di rifiuto della Parola, dell'imperativo evangelico che chiama tutti,
seguiva lo stesso scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1952, invece, a tenersi uniti, a rispettarsi, a tollerarsi, a sostenersi mutua-
per meglio spiegare il suo stupore ed il suo chinarsi di fronte a tanto mente, a non mettersi in prima fila, a non fingere, a non alterarsi mai,
"miracolo" che il Cielo ha offerto all'umanità tutta. per essere sempre e comunque dei cristiani D.0.C.
L'uomo si deve saper appropriare di Cristo e dei suoi insegna- Per i figli che bramano di conoscere il Padre e che aspirano a spe-
menti: è in Lui la perfezione da imitare, il "Fratello" maggiore che rimentare, un giorno, le delizie del Suo abbraccio vivificante, l'espe-
legittima la filiazione divina di tutti gli esseri umani. rienza terrena (lo si sappia bene!) non può essere un viaggio in prima
La preghiera che da Lui abbiamo ereditato ed imparato, mette classe: si è chiamati alla dedizione piena, all'accettazione cristiana
l'umanità intera nelle mani della provvidenza del Padre, ed assume di ogni restrizione dei propri spazi per far spazio agli altri, dei propri
la valenza assoluta di poter confortare e perdonare ogni debolezza agi perché sia meno scomoda la vita degli altri; si è chiamati a non
umana. pregare il Signore solo perché provveda noi ed i nostri cari, ma per-
Adolfo Tanquerey, nel suo Compendio di teologia ascetica e mi- ché sia Egli vicino a chiunque si affanna e si smarrisce; si è chiamati
stica, racconta di una guardiana di mucche che, solo dopo cinque a vivere intensamente l'esempio di carità che Cristo, "Figlio Pri-
anni, riuscì a terminare di recitare un "Pater Noster", essendosi sem- mogenito", ha voluto porre nel cammino dell'intera umanità come
pre bloccata, per la commozione ed il pianto, alle prime parole. traccia sicura da seguire, come atto di fede da testimoniare (sempre!)
Dio non può, però, essere ricordato solo nei momenti più difficili per non allontanarsi mai dal volere e dall'amore dell'Onnipotente,
e più oscuri ed invocato per la Sua forza provvidente; non Lo si può che è Padre di tutti.
dipingere a proprio piacimento: talvolta, come un freddo e distac- L'idea dell'Essere è impressa negli animi, più che nelle menti,
cato giustiziere che aspetta una nostra caduta per punirci, talvolta, per ispirare quei sentimenti virtuosi che fanno degno e santo l'uma-
come un dispensatore di grazia e di misericordia. no operare; la sete di infinito e di eternità è segno di nostalgia, della
Non Lo si può ricordare solo nei ritagli di tempo, rivolgendoGli voglia di riappropriarsi cli ciò che il peccato ci ha tolto, dell'ansia di
una semplice e vuota preghiera devozionistica: Dio Lo si deve lo- riappartenere ancora e definitivamente all'Eccelso: la Carità (e solo
dare in ogni attimo e con ogni azione che osservi e testimoni la Sua la Carità!) è via di accesso alla "Sorgente" che tutti sazia e tutti risto-
volontà. ra, perché è vera sintesi di infinito, di eternità ... e di bontà!
Per spiegare quanto sia grande la Sua attenzione e la Sua premura
per tutti, c'è un proverbio arabo che fa presente, a quanti se ne po-
tessero dimenticare, che Egli "vede una formica nera su una pietra
nera in una notte nera".
Proprio perché il sentimento di carità è emanazione della Sua stes-
sa natura, Egli non può compiacersi di certe fragilità umane, di certi
vizi che mal si accordano con i dettati biblici che tracciano l'amore
come principio e forza viva che deve dominare la storia universale per
condurla, un giorno, in un'esperienza di gloria che non avrà mai fine.

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Capitolo VIII

LA CARITÀ È ACCESSO ALLA VERITÀ

(Per poterci accostare all'Immenso bisogna aver liberato la


coscienza da ogni egoismo e da ogni altezzasità!)

Nessun significato-simbolo può esaurire l'idea del Divino.


Tutte le affinità che si possono concepire, solo in Dio hanno senso
e compiutezza, essendo Egli "origine e fondamento unico del tutto".
Il mistero che Lo avvolge non è penetrabile dalla ragione; l'uomo
continua a non afferrare la conoscenza del bene e del male e, per di
più, finisce con l'allontanarsi incautamente dal Dio che votTebbe,
invece, avvicinare e comprendere.
Siro Lombardini, un grande economista impegnato nella rifles-
sione filosofica, nell'opera C'è ancora spazio per la fede?, spiegava
che Dio non va rivestito di panni umani; difatti, come Gli si posso-
no confezionare addosso definizioni a misura d'uomo, dettate dalla
semplice e limitata esperienza tetTena del concetto di "perfezione"?
La mente non può ingabbiare l'Onnipotente in un'idea, essendo
Egli ineffabile a qualsiasi sforzo esplorativo, non contenibile in al-
cuno schema, non afferrabile dall'immaginazione, non dipingibile
dal pensiero creativo.
La presunzione umana, inoltre, non sa abbracciare un Padre che,
invece, v01Tebbe essere ascoltato e riconosciuto nei tanti segni del
Suo infinito amore, seminati ovunque ed in ogni tempo, per l 'umani-
tà intera, per tutti gli esseri viventi e per tutto l'universo.
Se si vuole navigare sicuri nel mare aperto dell'esistenza, biso-
gna affidarsi alla vera bussola, che è la parola del Vangelo; Cristo è
l'unica chiave per accedere alla verità: in Lui l'Assoluto si è rivelato
"Via, Vita, Veritas", e per Lui, e per il Suo risorgere, le porte del
Regno Santo si apriranno all'umanità buona e giusta che ha saputo
vivere nella fratellanza e crescere nella fede.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO VIII~ La carità è accesso alla verità

Cristo è il Dio che si incarna nell'uomo e nella sua storia, come da crescenti disuguaglianze, traviata da menzogne, da idoli sempre
potente forza di rigenerazione e di liberazione: nel Suo volto si spec- più nuovi e sempre più falsi, da una disgregazione di valori e di
chiano, nel contempo, la regalità divina e la commovente umanità ideali ... farebbe avvertire una sensazione di vuoto, farebbe pensare
degli "ultimi". ad una imminente precipitazione nel "Nulla", ma l'uomo giammai
Dio, pertanto, Lo si deve saper ritrarre nella figura e nelle parole potrebbe accettare di perdere definitivamente quel "Tutto" che è vita,
del Figlio, diversamente, ogni definizione sarebbe errata: "Solo il certezza, valore assoluto che illumina , risolleva e libera.
continuo e rinnovato ascolto del Verbo della vita (così affermava Come potrebbe egli fare l'errore, ancora una volta, di prendere le
Giovanni Paolo Il), solo la contemplazione costante del suo volto distanze dall'Essere, di non riconoscersi Suo figlio, di non ascoltare
permetteranno ancora una volta alla Chiesa di comprendere chi è il la Sua voce, di non abbracciare il Suo piano di salvezza, che tanto
Dio vivo e vero, ma anche chi è l'uomo". sangue innocente e tanto supplizio assurdo è costato?
Donald Macpherson Baillie, professore di teologia sistematica, Per non farsi travolgere e disorientare dalla confusione chiassosa
nell'opera God was in Christ, diceva: "Dio non Lo si può oggetti- dell'esistenza, l'uomo deve immergersi nella propria intimità e nel
vare, né concettualizzare; quando tentiamo di farlo, cadiamo imme- silenzio del proprio animo, per scorgervi l'impronta divina che vive
diatamente in contraddizione". e vi palpita dentro: all'attività frenetica e all'incessante corsa al pos-
Per meglio tracciare il senso dell'indescrivibilità della natura di- sesso ed al successo, deve preferire il valore dell'interiorità, come
vina, Angelo Silesio (pseudonimo di Johann Scheffter), mistico e esperienza che fa accettare i propri limiti e fa accedere ad un "oltre"
poeta tedesco vissuto nel Seicento, nell'opera Il pellegrino cherubi- più appagante e più liberante.
co, affermava che "Dio è così al di sopra di tutto che nulla se ne può Dio riempie ogni vuoto, risolleva dagli affanni, rischiara l'oscuri-
dire: perciò tu lo preghi meglio col silenzio". tà della menzogna che sempre insidia il pensare e l'agire umano.
Certamente tratteggiato con pagine di intensa liricità, il pensiero L'uomo deve, inoltre, modellarsi su Cristo e vivere appieno i
silesiano lo si potrebbe compendiare nella dottrina del distacco di Suoi insegnamenti: nel servizio fraterno e gratuito di carità verso
tutto ciò che è finito, nell'annientamento dell'io, nella preghiera in- i bisognosi c'è una esauriente risposta di testimonianza dei valori
tesa come silenzio e nell' "un io mystica ",cioè, nella compenetrazio- cristiani, un sigillo inconfutabile di adesione e di appartenenza.
ne tra umano e divino: l'uomo è in Dio, ma anche Dio è nell'uomo. Cristo va cercato, va incontrato nel presente che si vive, ricono-
Silesio prova, seppure con i limiti delle possibilità umane, a par- sciuto nei tanti volti segnati dal dolore e dallo sconforto; va perce-
lare dell' "Indicibile": la sua opera è un ricamo in versi dell'intima pito, come vibrazione perfetta d'amore, tra i rumori assordanti della
esperienza di ricerca sulla "parola viva". guerra; va ascoltato, come voce che ammaestra, tra le tante men-
"Dio è totalmente altro" rispetto all'uomo, alle sue limitazioni zogne gridate, tra i tanti valori traditi; va accolto, infine, nei cuori
ed alle sue problematicità: le conoscenze umane sono tutte relative, e nelle case quand'Egli bussa con le mani di tanti disperati in fuga
fallaci e deboli, e non danno, pertanto, risposte definitive e certe alle dalle terre povere e disgregate: "Uhi charitas, Deus ibi est!"
inquietanti domande di quanti ricercano la verità e la bramano, così In Lui si incontrano e si intersecano due piani: quello invisibile,
come si desidera l'acqua quando si è arsi dalla sete. cioè la realtà "indicibile" del Padre, nella cui infinità ed eternità si
L'uomo cammina da sempre (per dirla con un verso poetico di racchiudono anche la creazione originaria e la redenzione finale, e
P. Davide Maria Turoldo) "sul ciglio di due abissi", il "Nulla" ed il quello visibile, cioè la realtà umana che sappiamo sia soggetta, in
"Tutto": la crisi generale che travaglia quest'epoca incerta, marto- quanto avvolta in un tempo finito, ad un'assurda caducità.
riata da tensioni e violenze inaudite, dilaniata dal te1rnre, dalla fame, Per queste ragioni, Karl Barth (il padre della "Teologia dialet-

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO Vili - La carità è accesso alla verità

tica"), sosteneva che " ... L'uomo non può pretendere di entrare in "Una scintilla divina brilla in noi": così si esprimeva don Giu-
rapporto con Dio per virtù propria, ossia al di fuori di Cristo". seppe Ferrari, rifacendosi a Sant' Agostino (Il "filosofo dell'io in-
Un incontro ed una relazione sono possibili, quindi, solo nel- quieto"), nella sua opera Alla ricerca di Dio; la tensione umana ver-
l'evento di Cristo, il "mandato" dal Cielo che irrompe nella storia so Dio, bene supremo, si può connettere con l'istinto della creatura
umana per rigenerarla e liberarla dalla finitezza e dal male. di ritornare al Creatore.
A dire il vero, quando si è fatto carne, il "Verbo" si è incontrato Con Dio " ... l'orizzonte si schiude verso la più alta esistenza e
con l'uomo, ma non è stato riconosciuto: eppure, l'evento dell'in- la vita più completa": è questa un'altra toccante e profonda asser-
carnazione non è passato senza dare i suoi frutti, avendo fondato zione che rimarca l' "imprescindibilità" del sostegno divino nel fa-
nell'animo umano quella fede che può far superare le paradossalità ticoso incedere della storia umana (nelle Sacre Scritture leggiamo:
e le problematicità terrene e che, nella prospettiva di una rigenera- "Non ti appoggiare all'albero ... deve seccare I Non ti appoggiare
zione finale, può far accedere all'eternità ed all'integrale godimento al muro ... deve crollare I Non ti appoggiare al denaro ... deve spa-
della Luce divina. rire I Non ti appoggiare all'uomo ... deve morire I Dio, Dio solo
È sempre Barth a ricordarci che " ... il cuore del messaggio resisterà!").
cristiano è la resurrezione, la salvezza, l'elezione, la grazia e non Nella purezza e nella semplicità si possono afferrare l'idea e la pre-
la condanna, la trascendenza, l'ira di Dio che rifiuta l'uomo ed il senza di Dio; Egli si svela, pertanto, agli umili e si nega ai superbi.
mondo". "Si vede Dio nella misura in cui si muore per il mondo": con
Il concreto fondamento della religione cristiana, quindi, sta nella queste parole Sant' Agostino (nell'opera De doctrina cristiana, 2,
speranza di una resurrezione che abbatti il male e vinca la morte; è, 7) pone l'accento sulle condizioni necessarie per poterci accostare
questa, un'aspettativa alla portata dell'eletta creatura (l'uomo) es- all'Immenso.
sendosi rinnovato, per mezzo di Cristo e del Suo fraterno sacrificio, L'atteggiamento di riverenza e di umiltà, l'essere spogli di ogni
il rapporto di amicizia e di compiuta filialità con il Creatore. vanità ed il dedicarsi fraternamente agli altri nella piena adesione e
Pertanto, tutto questo è possibile se l'umanità saprà conciliarsi nella dovuta coerenza al messaggio evangelico: in definitiva, biso-
con il Dio della misericordia. gna aver liberato la coscienza da ogni egoismo e, quindi, da ogni
"L'antica minaccia, l'antico pericolo, l'antico non-essere, sono altezzosità se si vuole scrutare la Verità!
ormai definitivamente superati in Gesù": così commentava K. Barth C'è una nostalgia, una forza misteriosa ed intima che spinge ver-
riferendosi al "Nulla" che veniva sconfitto da Dio. so Dio: una "memoria", impressa nell'animo umano, dell'originario
Le schiere di generazioni tormentate dal male ed avvilite dalla Suo amore.
morte trovano, così, sostegno in una fede che allontana per sempre
la disperazione e ricopre di luce nuova l'esistenza umana.
Cornelio Fabro, in un "intenso saggio" (L'uomo ed il rischio di
Dio) sulla possibilità della conoscenza razionale di Dio affermava:
"Così, come l'occhio è fatto per i colori e l'udito per i suoni .. ., il
nostro spirito cerca in Dio la verità suprema in cui riposare".
È chiara l'allusione ad una ricerca che può concretamente orien-
tare il pensiero dell'uomo e la sua condotta, ed appagare l'animo ed
il suo anelare (come la "cerva") alla Fonte viva che tutti disseta.

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Capitolo IX

LA CARITÀ È UGUAGLIANZA

(Dare un taglio netto alle tendenze egoistiche


che fanno mediocre e vana l'umana esistenza!)

Il Vangelo sa cmTere con la storia dell'uomo mantenendosi come


valore di riferimento certo e sempre aderente ali' attualità che si vive:
nelle sue pagine sono custodite delle verità che sanno farsi chiave
di lettura delle realtà che si avvicendano nel tempo, nonché essere
specchi di riflessione e di correzione delle distorsioni di pensiero e
dell'insano agire.
Echeggiano parole di provocazione che richiamano l'uomo quan-
do smarrisce l'intimo significato del suo esistere; quando, invece di
elevarsi, si adagia sulle pieghe di una mediocrità sconcertante: per-
tanto, una catena di ammonimenti si fanno lama arroventata per le
coscienze ingabbiate dall'egoismo e dalla materialità.
Il messaggio evangelico è anche intriso di speranza essendo invaso
dalla presenza viva dell'Onnipotente che dà orientamento, sostegno,
calore e finalità ultima all'esistenza umana: la passione e la croce di
Cristo, non solo dominano l'intera narrazione, ma si fanno centro as-
soluto ed illuminante della storia e della fede degli uomini, proponen-
dosi e sostanziandosi unica e vera forza di liberazione e di salvezza.
"Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,
32): così il Figlio dell'uomo prediceva l' "evento" eccezionale che
avrebbe spezzato definitivamente le catene della menzogna e, quin-
di, del male, della morte e della disperazione umana.
La fede non va intesa come un semplice e passivo "guardare in
alto", ma come forza che spinge oltre la provvisorietà dell 'esperien-
za terrena, quell'àncora che fa resistere ai "marosi" del male quando
è saldamente impiantata sullo "Scoglio" che mai può venir meno: il
Risorto che tutti garantisce, tutti giustifica e tutti salva!

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO IX~ la carità è uguaglianza

Proprio quando prevalgono l'amarezza e la disperazione c'è bi- interiorità, quell'atteggiamento responsabile che mantiene vigili e
sogno della mano della Provvidenza; anzi, proprio nei momenti più critici rispetto alle storture ed iniquità che la realtà esprime, nonché
oscuri, Cristo Lo troviamo sempre presente ed attento, che Lo sap- fiscali rispetto alla imposizione di valori e mode dominanti.
piamo riconoscere o meno, a sostenere ogni vacillare umano. Ha impresso in ogni coscienza il senso del rispetto per la propria
Proprio ora che nel mondo si è affannati dall'ennesima "carrella- e l'altrui dignità facendo riscoprire l'originalità e l'unicità che è in
ta" di drammi e di abbandoni, sotto lo sguardo inerte di un'umanità noi, perché splendessimo come piccole luci nell'immensità dell'uni-
indifferente ed assuefatta al male, può e deve irrompere l'energia viva verso.
della fede, l'impulso di un impegno capace di ricostruire una realtà Non ci sono pietre di scarto perché, proprio quelle così conside-
più umana, un modello di fraternità che sia anticipazione, già sulla rate, saranno invece pietre d'angolo ai Suoi occhi: Egli stesso, vera
terra, della volontà e dell'amore "discensivo" di Dio: quell'amore "pietra pregiata" erroneamente scartata dal mondo, mette in prima
che, dall'eccelsa santità e dalla pienezza dell'Essere, si affonda nelle fila, come pietre scelte e come perle rare, i disabili, gli infermi, gli
pieghe dell'emarginazione e della sofferenza terrena. anziani, i bambini e tutti i soggetti improduttivi della società.
Si ha bisogno, quindi, sull'esempio del Divino, di attenzioni, da Nel cuore del messaggio cristiano pulsa una verità nuova: non si
parte del cristiano, verso l'altro che "non conta" e non può ripagare, arriva a Dio con le fatiche intellettuali, ma scegliendo di tenersi al
di vicinanza caritatevole all'escluso, quotidianamente abbandonato fianco degli esclusi per accoglierli, servirli ed infondere in loro quel
nella morsa del bisogno. calore umano che è fiaccola di speranza e di carità.
Il cristiano sa veramente amare se non discrimina, se non oppri- D'altro canto, la salvezza del genere umano poggia sulle spalle
me, se non snobba le diversità; se, in definitiva, sa egli aprirsi in un "possenti" di Cristo crocifisso, umiliato, abbandonato e maltrattato;
rapporto di compiuta comunione con gli altri e con Cristo. la Sua regalità è stata contrassegnata da una semplice e dolorosa
In linea con l'insegnamento evangelico, bisognerebbe, inoltre, corona di spine e da una canna, messa come scettro, nelle mani più
avere predilezione per i semplici e bisognosi: senza il rispetto e l'at- umili e, nel contempo, più onnipotenti che mai l'universo avesse
tenzione per quel "tu" non ha senso né valore il proprio "io", essen- conosciuto.
do l'uomo chiamato alla realizzazione piena di una vita sociale for- Cristo è il "determinante" per l'uomo e per il suo destino: Egli si
temente ispirata sulla comunione e condivisione dell'avere, nonché è svelato come unica "Verità" che allontana le insidie della menzo-
sulla reciprocità di sostegno. gna e del Male, come "Via" che avvicina al Cielo, come "Vita" che
Vanno soppressi, dunque, nella mente umana, l'ansia di dominio, non avrà mai fine e che si dona a quanti in Lui confidano.
il servirsi a piacimento dell'altro per l'esclusivo soddisfacimento L'evento del Calvario rimane centrale nella storia umana: ancora
delle proprie comodità, il rinnovare competizioni e rivalità che al- oggi Cristo viene inchiodato e martoriato quando gli "ultimi" non
lontanano invece di avvicinare: il mondo va ricostruito sulle coordi- godono della pur minima attenzione e cura, quando si calpesta la loro
nate dell'amore, cioè, secondo i parametri del Vangelo, mettendoci dignità, quando li si lascia abbandonati nella cornice di una totale
dentro, non una semplice e sterile adesione di fede, ma un servizio emarginazione, come avanzi scomodi della società "civile" ... ecco
totale ed una coerenza di valori che riaccendano il bisogno di tenersi perché, con vero animo profetico, il grande Pascal annotava che,
insieme, per pregare ed operare insieme ed insieme camminare. seppure sia ris01to, "Gesù sarà in agonia sino alla fine dei secoli".
Cristo ci ha insegnato il senso della vita facendoci conoscere le Ecco perché il cristiano deve saper spezzare le catene dell'io che
radici ed i significati profondi che la compongono e l'attraversano: lo bloccano nella meschina espressione dell'indifferenza: sono tanti
ci ha resi consapevoli dell'anima profetica che risiede nella nostra gli spaccati di marginalità che ovunque (non solo, quindi, nelle terre

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO IX La carità è uguaglianza

del "terzo mondo", ma anche nelle periferie delle realtà metropolita- Ma il sale, oltre ad insaporire gli alimenti, ha anche la proprietà di
ne) si osservano, sono tante le disuguaglianze cha vanno colmate. impedirne il marcimento: se si saprà dare un'anima alla realtà che si
Non sia "il mercato (come diceva Charles M. Meier) l'unico mo- vive, si potranno evitare le contaminazioni e le corruzioni fatali cui,
tore dell'agire storico", non si declinino le proprie responsabilità e spesso, la storia umana è soggetta.
non si neghino, ma si accolgano le legittime libertà dell'altro! Ciò è possibile se si sapranno testimoniare e vivere appieno i va-
La concorrenza di mercato genera sfruttamento e nuove povertà; lori forti ed autentici che fondano il pensiero cristiano: è nell'intimo
bisogna sapersi liberare dalla tenaglia dell'idea di possesso: le menti dei significati in esso racchiusi il vero "sale" che può dar sapore ad
devono sottrarsi alla logica dell'accumulo, alla frenesia insana che un'esperienza nuova che non può venir meno o marcire, perché ha
fa procacciare comodità e spazi sempre più smodati. in sé il senso e la finalità del cammino dell'uomo.
L'uomo deve impegnarsi in azioni concrete di servizio che assi- A dire il vero, un pizzico di "pepe", nel cammino di un cristiano,
curino l'equa distribuzione delle risorse e la piena attenzione verso non guasterebbe certo: servirebbero, talvolta, risposte forti, una pre-
l'umanità, perché non vi siano mai più sulla terra disparità che con- sa di petto di tutti i mali trascurati e non affrontati, una mobilitazio-
trassegnino l'ignobile catalogazione di privilegiati esseri umani di ne delle coscienze perché mai si avvezzino all'indifferenza e mai si
serie A e di povericristi di serie B. concedano ai condizionamenti ed alle lusinghe dei poteri forti.
Dalle Sacre Scritture tuonano forti e chiare le parole di Isaia: L'analisi realistica ed obiettiva dei fatti impegna a gridare sem-
"Spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri, senza pre, con voce libera, le proprie e le altrui ragioni avendo il coraggio
tette:_, vesti chi è nudo, allora la tua luce sorgerà come l'aurora ... ". di tenersi sempre, coerentemente con i dettati evangelici, a fianco dei
E, questa, un'anticipazione della raccomandazione, enunciata poi deboli e di testimoniare il valore della trasparenza e della legalità,
da Cristo, di farsi "luce del mondo e sale della terra": si è "luce" presupposti assoluti di ogni crescita civile e sociale.
quando si confortano e si sostengono, con opere caritatevoli, quanti Il cristiano deve saper cercare le verità e le giuste soluzioni, bat-
si disperano nel bisogno; si è "sale" quando si lotta per l'affermazio- tersi perché l'uomo non sia mai strumentalizzato, farsi presenza sco-
ne degli altrui diritti e delle altrui libertà. moda o, se vogliamo, "spina" nell'animo di quanti, col loro iniquo
Non si vuole (si badi bene!) solo una semplice adesione astratta agire, procurano scomodità e disagi gravi ad altri; deve liberarsi, in-
ad una voce di pensiero che grida e rivendica certi principi; va matu- fine, dalle maglie asfissianti dell'odio e della com1zione (mali, que-
rato insieme un coinvolgimento che ci trovi in prima fila nella con- sti, che tanto affliggono il nostro tempo) e dare un taglio netto alle
divisione delle ristrettezze da altri vissute e come validi protagonisti tendenze egoistiche che fanno mediocre e vana ogni esistenza.
nell'impegno di risollevamento di ogni realtà sociale trascurata. La lettura, la meditazione e la coerente attuazione della Parola,
L'adoperarsi per un riconoscimento pieno della dignità umana e sono per il cristiano la vera "boccata" d'ossigeno, il vero toccasana
per una ristabilizzazione, quindi, di un sistema sociale più giusto e per poter vivere nella pienezza di valori, e con spirito fraterno, ogni
più libero, è un compito prioritario ed indifferibile per il cristiano: esperienza, anche quella più sofferta: unicamente nel segno e nel
come il sale non è più sale quando si disperde nel cibo per insaporir- mistero della Croce va riordinato l'animo ed ispirato l'agire.
lo, l'uomo probo e fedele al messaggio evangelico deve liberare le La parola del Signore è un sostegno eccezionale ed unico nello
proprie energie migliori dalle maglie dell'individualismo e metterle smarrimento e nelle contraddizioni che impoveriscono la vita uma-
al servizio degli altri, in un rapporto di totale condivisione. na: la fede può rinforzare l'uomo in ogni disperazione provata essen-
Come il lievito si fa pasta, il sale si fa sapore: il cristiano può e deve do risposta di luce che nessun male può far tramontare.
dare sapore al mondo nella misura in cui lo sa rendere libero e giusto. Così come il lievito è commisto e presente nella pasta come ener-

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SULLE ALI DELLACARITA

gia fermentativa, così pure Cristo e la Sua parola devono penetrare e Capitolo X
rigenerare la vita degli uomini, per riempirla di un senso e dotarla di
una prospettiva di salvezza finale. LA CARITÀ È UMILTÀ
Il Verbo (lo si ricordi sempre!) insegna a farsi piccoli, a fare spa-
zio agli altri, a dar voce e speranza agli "esclusi" che gemono nel (La presenza del divino è custodita nell'animo
bisogno, a tutti quelli che certi agi non li hanno mai avuti e certe della gente comune come forza viva che aiuta a sopportare
opportunità se le son viste sempre negare: la semplicità è valore di le pene e le angherie subite!)
carità se la si sa testimoniare con il "farsi umili" ed il "farsi uguali",
per vivere con pienezza la fraternità predicata da Cristo, l'alto ideale
che non ammette alcuna discriminazione ed alcuna disparità tra es-
seri umani ... figli tutti di Dio! Oggi, più che mai, si è in corsa per guadagnarsi rispetti, consen-
si, ammirazioni ed ossequi che accrescano il prestigio della propria
immagine.
Si è superbi, gonfiati dall'ansia di elevarsi sugli altri, assetati di
applausi e di onori, travolti da una voglia ossessiva ed irresistibile di
affermarsi a tutti i costi, di distinguersi, di primeggiare, di porsi al
centro dell'attenzione, posseduti dal culto assurdo dell'effimero.
Ci si preoccupa di apparire più che di essere, di contare, di emer-
gere, di magnificarsi, di aprirsi varchi di dominio, di acquisire titoli e
referenze sempre più crescenti, di sfoggiare vanti e meriti, di colma-
re il proprio vivere di agi e di successi: spiazzati dalle lusinghe delle
notorietà ed esaltati dalle pulsioni dell'io, ci si è smarriti nei tunnel
della vanagloria!
Una falsa idea umana di grandezza spinge al carrierismo ed al
possesso sfrenato: si arraffano spazi di potere, si inseguono lussi, si
strappano consensi immeritati.
Si "sguazza" negli eccessi più diversi snobbando l'altrui mo-
destia, ignorando e calpestando l'altrui povertà; tanti si affrettano,
spesso e volentieri, ad occupare un posto in prima fila, non ricor-
dando la "regola dell'umiltà", insegnata da Cristo, che si compendia
nell'affermazione e nella spiegazione evangelica che gli ultimi sa-
ranno i primi, e viceversa, nell'intimo del Suo giudizio.
Egli annotava a Giacomo e Giovanni (figli di Zebedèo), e con
essi a tutti gli arrivisti e vanitosi della terra, che la volontà di Dio si
rivela nella mitezza e nell'umiltà e la si può realizzare nel virtuoso
gesto del servire, nella semplicità del vivere sempre improntato alla

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO X~ La carità è umiltà

moderazione ("Non cedete alle passioni!") ed equilibrio del pensare prossimo, come segno di gratitudine verso la Provvidenza che le ha
e dell'agire, nel rispetto dell'altro anche quando si è risentiti o si è elargite, e come risposta di ubbidienza al Sommo Volere che le ha
in competizione con questi, nel non vantarsi, ed infine, nel non farsi sapientemente disposte.
sorprendere, affascinare e catturare dall'insensato delirio di dominio I "talenti" , pertanto, possono essere delle vere "leve di carità"
e di espansione, vizio umano, questo, che talvolta acceca l'animo se vengono impiegati per il bene comune e a sostegno dei disagia-
ed espone alle tragiche conseguenze che, purtroppo, sappiamo (le ti; certi "vantaggi" (sia chiaro!) non ce li ha dati il Cielo perché ci
guerre) e che mai più vorremmo sperimentare. gonfiassimo di onori e di prestigi, né tantomeno perché ce la spassas-
Nel messaggio cristiano è significativo l'invito ad "abbassarsi" simo comodamente nell'abbondanza e nel privilegio, mostrandoci
sempre e comunque per poter essere definitivamente sollevati, nel- indifferenti al dramma di intere popolazioni denutrite, esposte allo
l'attimo più estremo dell'esistenza terrena, dalle possenti mani di strazio di una guerra e al degrado più generale.
Dio: è questa una visione "orizzontalistica" dell' "essere grandi", Ecco perché deve pur fiorire nell'animo umano la voglia di in-
un camminare, quindi, al fianco o dietro all'altro per non perdere di tervenire sulla povertà, come su tante altre emergenze sociali, e di
vista, non lasciarsi sfuggire e non trascurare il suo bisogno e potergli sperimentare una più matura dimensione dell'essere uomini e del-
tendere, così come il Maestro insegna, una mano di sostegno e por- l'essere cristiani; servirebbe ricordare, perciò, un pensiero di Don
gere una parola di conforto. Ignazio Schinella: " ...una società vale per ciò che fa per l'amore e
Non a caso Cristo volle che fossero i migliori ad essere servitori: la vita ...; un'economia vale per ciò che essa produce per i poveri ...;
"Il più grande di voi sia vostro servo!" (Mt 23, 11). una politica vale per ciò che fa per i più deboli e per le minoranze"
La crescita di una società la si deve certamente porre nelle mani (dal testo Carità e Dottrina Sociale).
dei più attenti, dei più capaci, dei più responsabili: sul loro "servire" Non sempre riusciamo, però, a realizzare ciò che il cuore sug-
si può ricostruire un domani migliore. gerisce, perché possono sorprenderci e travolgerci, quando non
È una missione, questa, che impegna in un lavoro collettivo di immaginiamo, inconvenienti che falciano sogni e progetti: ecco
conseguimento del bene comune ed affrontamento del fabbisogno che ci assale un senso di vuoto, di fallimento, di colpa per non
emergente e che, perciò, non può poggiarsi su incertezze, inaffida- essere stati capaci ad andare fino in fondo ed a non cogliere, così,
bilità, scarsi impegni, scarso senso di responsabilità, scarse capacità i tanti obiettivi agognati.
di mediazione, etc. Servirebbe leggere, in questi casi, una toccante lettera aperta "a
Così pure, Egli affida il mandato di evangelizzazione ai più "gran- coloro che si sentono falliti", scritta amorevolmente da Mons. Tonino
di" tra quelli che Lo seguono, per raggiungere traguardi di vera ag- Bello, il "Vescovo della pace": "La riuscita di una esistenza non si
gregazione del genere umano in un unico "Credo" ed in un comune calcola con i parametri dei fixing di Borsa ... e i successi che conta-
cammino di speranza. no non si misurano con l'applausometro delle platee o con gli indici
Si è migliori (senza compiacersi e senza vantarsi) se ci si sente di gradimento delle folle. Da quando l'uomo della Croce è stato is-
più impegnati degli altri, se si è sempre attenti nelle scelte che si fan- sato sul patibolo, quel legno del fallimento è divenuto il parametro di
no e se si sa guardare fiduciosamente e concretamente agli obiettivi ogni vittoria ... Gesù ha operato più salvezza con le mani inchiodate
da raggiungere. sulla Croce ... Gli stralci inespressi della vostra esistenza concepita
Ecco come si spiega la Parabola dei talenti (Mt 25, 14-30): è alla grande, le schegge amputate dei vostri progetti iniziali, le inver-
necessario far fruttificare le dotazioni umane, per quante se ne han- sioni di 1narcia sulle carreggiate mai divenute carriere, non soltanto
no, in tanti piccoli e grandi gesti di attenzione caritatevole per il non sono inutili, ma costituiscono il fondo di quella Cassa depositi e

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CM'lfDLO X - La carità è umiltà
SULLE ALI DELLA CAR!T À

prestiti che alimenta ancora oggi l'economia di salvezza". Anche le vicende raccontate dal Manzoni si svolgono in uno sce-
In questo pensiero, che risolleva, tra l'altro, gli animi e riaccende nario poco edificante e poco umano, fatto di persecuzioni, di pre-
la voglia di fare e di dare in quanti hanno toccato e toccano il fondo potenze, di intimidazioni, di tragedie che si susseguono una dietro
dell'insuccesso e della sconfitta, cogliamo un affettuoso e confortan- l'altra (carestia, peste, disordine sociale ... ) ; la narrazione fa intrave-
te suggerimento: la voglia di emergere non prevalga mai sul bisogno dere, inoltre, qualche "pennellata" che ben dipinge l'ignavia ed altre
di lasciarsi sommergere dalla tenerezza di Dio! debolezze umane, per ravvivarsi, dulcis in fondo, in una cornice di
Quelli che si vedono sfiorire giorno per giorno gli ideali, quelli commovente carità: la mano riparatrice della Provvidenza che da' un
che non trovano spazi, quelli che escono da ogni graduatoria e tutti tocco "solare" alla vita degli infelici e dei semplici e, nel contempo,
quelli che sempre rimangono al "palo", devono trovare il coraggio di una dura lezione ai malfattori ed arroganti che ovunque, ed in ogni
riavviarsi; di rivestire di nuovi colori e di nuovi obiettivi la propria tempo, praticano la legge del più forte.
esistenza per spendersi ancora come energia viva che sa lasciare un Si avverte, in tutto il racconto, una certa consapevolezza della
segno, anche piccolo, della propria vitalità e dei propri sentimenti, presenza incombente del male e della sventura che si risolve, però,
nell'oceanico quadro della storia umana. in una fiducia illimitata nel Dio che dà il coraggio necessario a reg-
Diceva Von Balthasar, il "teologo della bellezza", che la sempli- gere ogni afflizione; non vi è, pertanto, una rivendicazione violenta,
cità è un atteggiamento fondamentale del cristiano; già Dante aveva da parte dei malcapitati protagonisti del romanzo, dei diritti negati
cercato di farci capire che chi è gonfio di orgoglio dovrà pur curvarsi e dei soprusi subiti, risolvendosi invece il malcontento in matura
un giorno ("Di tal superbia qui si paga il fio" -Purg., XI, v. 88) e rassegnazione e, talvolta, nel perdono: d'altro canto, il nostro poe-
che pur dovrà passare ogni vana gloria ("Non è il mondan ronzare ta-scrittore ha avuto modo di precisare, in uno degli Inni Sacri (La
altro ch'unfiato di vento" -Purg., XI, v. 100). Pentecoste), che Cristo nel Suo dolore pensò a "tutti i figli d'Eva",
Nel Manzoni, inoltre, gli umili e gli oppressi assumono una cen- oppressi ed oppressori compresi.
tralità di attenzioni essendo, questi, i prediletti del Dio Provvidente. La presenza del Divino è custodita, così, nell'animo della gen-
Proprio nei momenti più oscuri e più drammatici, si fa viva la te comune, come forza viva che aiuta a sopportare le pene e le
speranza in un intervento della giustizia divina, che restituisce un angherie subite: il Dio "Provvidente" domina la storia dell'uomo
raggio di luce e dà ragione dei torti subiti. e ne assicura il sostegno nell'incedere speranzoso verso traguardi
Nel romanzo storico I Promessi Sposi ci viene presentato un Dio di rigenerazione.
che si nasconde e che non si afferra se non Lo si cerca nella pro- Volle, infatti, l'Onnipotente che il piccolo Davide abbattesse il
fondità dell'animo; un Dio che, comunque, interviene nelle vicende gigante Golia, che l'umile Ancella di Nazaret schiacciasse, col suo
umane assicurando il trionfo del bene sul male. piede immacolato, il Male che inganna ed insidia la vita umana:
Il significato di questa dualità di tendenze (bene e male), da sem- nell'umiltà è riposta la vera grandezza ("Dio ha scelto ciò che nel
pre contrapposte nel genere e nel vivere umano, rimane enigmatico mondo è debole per confondere i forti", - 1 Cor l, 27), la forza del
e misterioso; una cosa però è certa: il male, che attraversa e bagna servizio che tanto ha fatto, e tanto può fare ancora, per rinfrancare
di lacrime la storia degli uomini, non va visto mai come un segno di l'umanità sofferente e disperata.
punizione divina. Nel "Magnificat", cantico dei poveri e, nel contempo, solen-
Tutte le società costruite dall'uomo sono state dominate da una ne intonazione di lode al Cielo, la Vergine Maria proclama un
infinità di ingiustizie e di disuguaglianze; i deboli sono stati sempre Dio sempre al fianco degli umili e dei semplici, gli "anawim" (i
vessati da potenti oppressori. poveri) che ripongono nel Suo nome la speranza del riscatto: il

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO X - La carità è umiltà

Figlio, esemplare unità di misura che racchiude insieme l'umiltà e si china per servire l'uomo, per confortarlo e sostenerlo nelle tante
la gloria, è stato difatti "mandato non perché sia servito, ma per storie di sofferenza e di angoscia, per dar luce ai suoi passi incerti e
servire" (Mt 20, 28). calore alle sue solitudini, per affiancarlo sempre, anche quando egli
Parafrasando Alexis de Toqueville, uno dei padri della Democra- presume di farcela da solo o quando sbaglia; ci ricorda lo scrittore
zia, possiamo affermare che quando buoni non riusciremo ad essere francese Mauriac (in Vita di Gesù) che Egli nel cenacolo " ...sa di
più, cesseremo allora anche di essere grandi. essere prossimo all'agonia, ad un abisso di dolori e si inginocchia
La via della grandezza e dell'elevazione passa nell'intima fibra davanti a coloro dei quali conosce l'abbandono, lo spergiuro, il tra-
dei sentimenti più nobili di cui l'uomo è capace, quando egli sa umil- dimento".
mente modellarsi sugli ammaestramenti di Cristo ( " ... la forza che Nel gesto di umiltà, lo si ricordi sempre, è riposta la carità di
sta nella debolezza; la grandezza che sta nell'umiltà; la saggezza Cristo, la grandezza di un "servizio" che non declassa, ma eleva;
che sta nell'ignoranza; la presenza che sta nel nascondimento .. .") nel lavare i piedi ai discepoli, Egli ci ha lasciato un testamento di
e, con caritatevole attenzione, non si estrania alle necessità ed alle fraternità che spinge all'attenzione e sostentamento di ogni bisogno,
sofferenze dell'altro. al rispetto e condivisione totale dell'altro, al lucido dominio dell'or-
Bisogna difatti mostrarsi forti, non con gli altri, ma con sè stessi goglio e della supponenza, al maturo contenimento di ogni impulso
per frenare la propria avidità, la propria sete di primeggiare e per non egoistico: quando si incontrano l'umiltà dell'uomo e la misericordia
farsi assalire dalla brama di successo, di denaro, di lussi e di ogni divina è sintesi di festa, di eternità e di gloria!
più svariata superfluità; dominare le debolezze e gli istinti per non Nel farsi servi volenterosi delle comunità, nella libera e gratui-
cedere all'attrazione di idoli che mai potrebbero appagare l'ansia di ta offerta di sostegni, nel costruire ponti che uniscono e non mura
verità e d'infinito, la voglia di elevarsi definitivamente dal pantano che dividono, nel riconoscere obiettivamente i propri pregiudizi ed
del "terrenismo" per spostarsi in un "Oltre" che è altro: vita vera, i propri errori, nel testimoniare, in definitiva, il Vangelo, ponendolo
conoscenza e godimento dell'Essere, bagno di luce, esplosione di come lievito di speranza e leva di crescita nelle tante realtà in cui si
gloria, fiamma di amore che mai potrà spegnersi. soffre o si è abbandonati: si realizza, così, la pienezza della propria
L'uomo di oggi deve, inoltre, saper riflettere sulla risposta data umanità, piacendo ai fratelli ... e piacendo a Dio!
dal Sommo Vate ("Da me stesso non vegno" -In/., X, v. 61) al pa-
dre di Guido Cavalcanti e riconoscere che non per meriti propri può
egli elevarsi alla dimensione eterna; deve capire che , in umiltà, deve
lasciarsi sorreggere da Chi tutto può e tutti aiuta ( " ... ma la bontà in-
.finita ha sì gran braccia che prende ciò che si rivolge a lei" - Purg.,
III, vv. 122-123) e non semplicemente contare sulle proprie forze e
risorse, puntare tutto e solamente sull'altezza del proprio ingegno;
dev'egli, in definitiva, ridimensionare il proprio "io" se vuole accre-
scere la sua dimensione di cristiano DOC e vivere con autenticità i
valori della predicazione evangelica: il Cielo non Lo si conquista
con le proprie mani, ma per mezzo di quelle "forate e piagate" del-
l'Umile che è poi risorto!
Cristo è I '"Altissimo" che ancor oggi si "abbassa", nel senso che

118 119
Capitolo XI

LA CARITÀ È TENERSI VICINI

(Bisogna allargare le "ali della carità" per sollevarsi


dal pantano dell'indifferenza e dell'arretratezza!)

Quando non si è convinti né soddisfatti di certe scelte e di certi


comportamenti perché, invece di regolare la vita comunitaria, ge-
nerano disparità, disfunzioni e disvalori, è bene che si gridi forte il
proprio e l'altrui bisogno, che si denunci la libertà sottratta, la digni-
tà adombrata, la serenità violata, l'innocenza ferita, la fatica mal pro-
tetta e malpagata, l'accoglienza non data, gli abusi, le prepotenze ed
i privilegi che offendono ed atTecano danno agli uomini.
Non si può non accorgersi dei tanti ritardi, delle omissioni e dei
tanti mali che ancora affliggono l'umanità e, come ipocriti ed irre-
sponsabili, rimanere insensibili ed inetti.
Non si può aspettare, come Godot (strano personaggio, di una
commedia di Samuel Beckett, sempre in attesa di qualcuno che non
arrivava mai), che le cose cambino da sole, senza immetterci qual-
cosa di proprio: un'idea, un impegno, una fede ...
Bisogna farsi centro di ascolto e cli lettura cli ogni bisogno non
soddisfatto e saperlo condividere ed affrontare; occorre ridisegnare
la cultura del "tenersi insieme" per costruire un tempo ed una realtà
improntati alla socievole convivenza, al rispetto totale e all' acco-
glienza dell'altro.
Va dispiegata anche nei propri orizzonti una cultura cli parteci-
pazione per rifondare una società più giusta che assicuri a tutti la
parificazione clignitaria, l'equa distribuzione delle risorse, la libera e
costruttiva espressione cli pensiero e cli fede.
OccotTe, pertanto, gridare un "no" deciso allo spreco dei beni
e delle risorse, alle pressioni consumistiche, alla corsa a qualsiasi
forma di armamenti, alle discriminazioni, alle oppressioni e alle in-

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SULLE ALI DELLA CARJTÀ
CAPITOLO Xl La carità è tenersi vicini

timidazioni che offendono la dignità umana.


Andrebbero meditate e custodite le parole di Giovanni Paolo II: concreta emancipazione sociale, civile e morale dell'uomo: tra l'.a~­
"Non basta essere buoni e giusti per sé stessi, per la propria fami- tro sono questi dei veri e sani obiettivi su cui si misurano la matunta,
glia, per la propria cerchia di amici, ma occorre, cioè, osservare le la credibilità ed il pregio dell'opera umana.
giuste leggi, coltivare il senso civico". Don Primo Mazzolari, la "tromba dello Spirito Santo. i~ terra
Serve, pertanto, un'assunzione di responsabilità unitamente ad mantovana" (come amò definirlo Papa Giovanni XXIII), s~ e.post~
una presa di coscienza di ciò che manca e di ciò che andrebbe fatto sempre a fianco della povera gente riusce?do a dar .voce ai. b1s~~m
per avviare una ripresa generale; va posta indubbiamente al centro captati ed alle rivendicazioni non riconoscmte, non tira~dos1 m.ai m-
l'azione di servizio se si vuole veramente "volare alto", se si vuole dietro innanzi alle sfide e alle problematiche che travagliavano il suo
vivere un futuro più dignitoso e più civile nella cornice di una più tempo; la sua "penna" si è fatta "testimoni~nza ~i carità" quando ha
compiuta fraternità. ben disegnato la miseria che affliggeva, gh abusi e le arroga~ze che
Una società non può dirsi libera se non ha sollevato tutti, anche imperversavano nel clima "totalitaristico" che s~ viveva, la dispera-
l' "ultimo", dal disagio: le disuguaglianze vanno necessariamente e zione e le rovine di una guerra (la seconda mondiale) che duramente
decisamente eliminate! ha trafitto gli animi di tanti popoli della te1rn. . .
y~ captato puntualmente ogni malcontento, va vagliata ogni pro- Nella sua missione sacerdotale ha saputo egli conmgare la totale
pos1z10ne, va prestata la dovuta attenzione all'uomo semplice ed coerenza ai cardini evangelici che vogliono la libertà dell'.uomo e la
ai suoi bisogni, avvicinandolo nelle case, nei luoghi di lavoro, nei sua elevazione, con i pregi della sensibilità umana .e .sociale che lo
centri di ricreazione, nelle strade ed ovunque egli si senta solo ed facevano pensatore acuto e prete d'azione, sempre v1cmo al d.rarr:ma
inascoltato . dell' "esclusione", sempre attento alla difesa, dei "suoi braccianti" e
. . <?iorgio La ~i:a, giustamente definito "un santo in mezzo ai po- dei lavoratori tutti, dai "tarli" della speculazione e dello sfruttamen-
htic1 ed un politico fra i santi", è stato una sintesi vivente di più to. d ·
impegni (quello sociale, quello morale e quello religioso) che non si Il suo "scrivere", però, si è fatto talvolta tanto scorno o a1 po-
escludevano, ma coesistevano per completarsi l'un l'altro. teri forti, ed agli interessi padronali di quella ~egione. (e ?on s~lo),
. ~gli non si .lavava mai le mani di fronte al bisogno e all'ingiu- da spingere le autorità ecclesiastiche ad interdire la direz10ne di un
stma, avendo Il coraggio e le dotazioni più virtuose per "passare, quindicinale da lui fondato (Adesso), un giornale che vol~va essere
come una meteora, nel cielo di una politica indegna di lui ... " (è uno "sguardo" di attenzione per chi lavora (e non sempre e tutelato),
questa una considerazione di Carlo Bo sul Corriere della Sera). una predicazione forte che, nel nome di Cristo e del Suo vangelo,
Un cristiano "DOC" che ha amato i poveri, fino a condividerne reclamava tutti i diritti e le libertà negate. .
il disagio, che ha urlato contro i delitti che offendono la dignità del- "Lui aveva il passo troppo lungo (così disse Paolo VI ~iv?lge?,­
1'uomo, che ha lottato per gli umili e perché il lavoro dell'uomo fos- dosi alla sorella di don Primo) e noi si stentava a tenergli dietro :
se messo al riparo da ogni avido sfruttamento: perciò veniva anche noi ora vorremmo aggiungere che egli è stato un vero profeta avendo
detto "Comunista di sacrestia" e "Pesce rosso nell'acquasantiera". testimoniato Cristo nel nostro tempo, con il conforto della speranza
In chiara coerenza coi dettati evangelici, è stato egli un vero apo- e della fede offerto alla gente povera ed abbandonata, c?n la fo~za
stol~ della carità di Cristo quando ha dato ascolto agli esclusi, quan- della carità mai negata ai semplici e bisognosi e a quanti hanno m-
do s1 è posto al servizio dei "senza voce", quando ha affiancato ed crociato il suo cammino. . .
alleviato l'altrui sofferenza, quando si è speso senza riserve per una Lo stare dalla parte dei deboli è un valore da.vivere con autentici-
tà e rigore: schierarsi senza indugi, e non tenersi alla finestra per solo
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123
SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XI~ La carità è tenersi vicini

guardare o per solo applaudire quanti quotidianamente si donano. La Chiesa sollecita, inoltre, che tutti i posti di lavoro siano dotati
Il pensiero cristiano sul lavoro esalta la centralità dell'uomo e di una compiuta rete di protezione perché non si debba mai più pian-
della s~a stessa dignità, soluzione imprescindibile, questa, su cui si gere per le cosiddette "morti bianche" ("Certe croci sulle tombe,
deve mISurare e regolare ogni scelta ed ogni progetto. diceva don Antonio Mazzi, pesano più di altre") o, quando va me-
Il lavoro è un elemento forte di crescita da promuovere e tutelare glio, per le invalidità permanenti che li~itano la qu.alit~ ~ella vita.e
in ogni società essendo valore fondante di liberazione dal bisogno. deprimono gli animi dei malcapitati e dei loro congmntl; mcoraggia
~n lavoro per tutti: perché si allontani l'amarezza di non potersi e promuove, anche, un equo sistema ~on~ributivo che tut~li le !e~it­
assicurare un pane, per sé e per i propri congiunti. time aspettative di vivere una vecchiaia p1.ù serena e .1?egho ass1st1t~,:
Un lavoro per tutti: per uscire dal tunnel delle ristrettezze e delle si vorrebbe, in definitiva, un concetto d1 lavoro pm moderno, pm
frustrazioni che umiliano le coscienze. giusto e più umano, che allontani l'uomo dall'esperienza di degrado
Un lavoro per tutti: per rompere gli steccati della marginalità e e di negazione, talvolta, dell'elementare sussidio di sopravvivenza.
del disagio. Si lotta, pertanto, perché si affermi l'idea di un lavoro non più
Un lavoro per tutti: per tenersi lontani dalle insidie di allettanti regolato da ce11e concezioni libertistiche che, difatti, mirano a far
facili guadagni che attirano nelle maglie di una rete malavitosa sem- conseguire ad ingordi profitti sempre più smoderati, ad alimentare,
pre in agguato. quindi, solo l'esclusivo vantaggio di pochi privilegiati generando,
.un lavoro per tutti: per spendersi come risorse, come unità ope- peraltro, nuove esclusioni, nuove disparità, nuove oppressioni, nuo-
rative che concorrono alla crescita dell'umanità. ve pove11à. . .
Non si può più accettare, pe11anto, alcuna disattenzione verso i Nel lavoro, come in ogni altra esperienza umana, bisogna trovarsi
disagiati che hanno perso o non trovano un'occupazione che dia loro affratellati, aperti all'altro, alle sue esigenze ed alle sue rivendica-
almeno l'elementare sostegno per una dignitosa esistenza. zioni, senza mai lasciarsi travolgere dal gretto individualismo che
Il lavoro, per il cristiano, è strumento efficace di carità sostan- genera speculazioni, sfruttamenti e disuguaglianze: la vita, le scelte
ziandosi nel gesto del "donarsi" e nel significato più intim~ di pro- e le occupazioni degli uomini si devono lasciare innervare e regolare
mozione e realizzazione del bene comune. dal sentimento di carità se si vuole fondare un assetto sociale più
Il messaggio evangelico, nel suo accorato appello a riconoscere e equo e più sano.
perseguire l'uguaglianza, la sana socialità e la fraterna cooperazione Non basta avvicinarli i poveri, non basta assisterli!
fra gli uomini, si è fatto lievito di ogni lotta per il riconoscimento di Il cristiano deve spingersi oltre: chiarire le ragioni, capire i per-
ogni diritto, ispirando e talvolta sostenendo le giuste iniziative delle ché, ricercare le concause, far luce sulle responsabilità di uno stato
organizzazioni sindacali e dei tanti movimenti umanistici laici che di indigenza; farsi "voce scomoda" di denuncia quando le disparità
hanno tutelato e tutelano i lavoratori. indignano, perché non vi siano mai più "ultimi" tra i figli di Dio.
La Chiesa, difatti, sostiene il principio dell'equa remunerazione Cristo ci chiede, pertanto, di rispettarci e valorizzarci l'un
facendo riferimento all'insegnamento di Cristo: "L'operaio ha dirit- l'altro!
to al suo nutrimento" (Mt IO, IO) ed " ... è degno della sua merce- La vita del cristiano è cammino al seguito del Maestro, modello
de" (Le IO, 7). vivo da imitare ed incarnare nella propria vita: con gesti, con parole,
I lavoratori non siano, quindi, sfruttati ma giustamente valorizzati con l'impegno missionario e con il gesto del perdono.
per quelli che sono, per quello che producono e per quello che sanno Karl Rahner, grande teologo e gesuita tedesco, ha sempre cercato
fare. nei fatti della vita, nei problemi reali vissuti dalla gente, spunti di
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CAPJTDLO Xl - Lo carità. è tenersi vicini

SULLE ALI DELLA CARITÀ

Cantisani ci ha voluto così disegnare nel suo libro Un tempo nel


razione; con lui il mistero d~ll' n~~ poc? ~el percorso di matu-
alta riflessione che lo hanno segnato
mistero della Chiesa.
di Dio: si parte dalla realtà esi~~~~i:{ ega mtlmament~ ~l mi.stero La Chiesa, impegnata ad annunciare il messaggio di carità, af-
conoscenza dell'Essere. e umana per avvicmarsi alla fronta le problematiche umane e ne promuove, con impegni sempre
più rinnovati, la ricerca e l'elaborazione di soluzioni adeguate.
suoGli eventi ed
pensiero: teak~ r~quoti.
unai trava ·d"iam. hanno. fatto da "grammatica" al Al cristiano si chiede di lottare contro sè stesso per contenere le
e delle sue più alte aspi;~:i~~f.licata alla vita, al servizio dell'uomo passioni e le inclinazioni sregolate, di non assoggettarsi al fascino
di mode e di tutto ciò che contrassegna la vanità del nostro tempo:
Ecco perché non si deve vivere b . . .
sezione di partito, nelle stanze del amcati m una sa~restia, in una l'applauso delle folle, le comodità sempre più ricercate, l'ebbrezza
conforto già soddisfatto· , ~otere, nel cantuccio
· e necessano correre do
del proprio di rincorrere nuovi piaceri e nuovi possessi.
1. . . ..
contrano, si aggregano e lottan , ~e g i uommi s1 m- Sono, questi, ostacoli che non aiutano a sollevarsi; sono attrazio-
zione di valori e dove lavorano per.un afferm~z10ne e riappropria- ni vane che ci tengono bloccati in un meschino "terrenismo", che
sociale più riordinato e p., o per il, conseguu~ento di un sistema nascondono alle coscienze la nobile origine del genere umano e la
si apostoli di speranza ch,ue u~ano ... e necessano, in definitiva, far- prospettiva ultima di liberazione preparata dal sacrificio del Risorto;
. . vivono operano e t t" . . sono condizionamenti che, talvolta, dettano scelte sbagliate: ecco
di Cnsto nella storia. ' es nnomano la cantà
perché serve orientarsi sulle pagine del Vangelo, che promuovono
In sintonia con tale necessità Karl B .
razione dell'omelia sugge . . . ,~h, ~proposito della prepa- il distacco dalle cose con la superiorità, la dignità e la libertà che ci
mano ed il giornal; nell' ~;va ai preti ... dt tenere la Bibbia in una sono state gratuitamente concesse da Dio.
il piano di Dio". a ra, per poter leggere nei fatti quotidiani Non si calpesti l'intimo valore della vita e non si cada nell'abisso
Bisogna allargare le "al" d 11 . , ,, della vanità!
che attanaglia per solleva~s·e dal canta per uscire dalla "staticità" "Tutto è vanità. Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
l'arretratezza 'per scrivere 11 a panta~o de~l'indifferenza e del- per cui fatica sotto il sole?": così veniva ammonita, nel testo biblico
' · e nuove pagme di un · · ., Qoélet, un'umanità mai sazia di niente, che cerca e attende (senza
rentemente e pienamente . . a cnstiamta coe-
disagio: soluzioni nuove a v1~s~~a c?me nspo~t,a att~nt~ all'altrui però trovarla) una risposta compiuta che dia senso al suo "terreno
più nuovi. p 0 emi sempre pm antichi e sempre vagare" e che riempia i vuoti dell'esistenza.
Si ricordi l'uomo del Dio che supera la misura di ogni realtà e che
"Ma non basta la semplice reli · . , d .
sincero; la fede è qualcosa d" . ,gws~;a e zl devozionismo anche ha lasciato una traccia di Sé nel cuore dell'umanità!
è lasciarsi al'l'errare da e . tl plll pro~ondo, di più vitale: la fede "Non è in potere di alcuno, tra coloro che portano la carità nel
• '.IJ' ns o, per vtvere . L · cuore, di non servire Cristo ... (Egli) è travestito e mascherato in
propria esistenza là ove si tt . come Ul e buttare la
. 1O a e Sl muore per l' 5· mezza agli uomini, nascosto nei poveri, negli infermi, nei prigionie-
consacratt. al culto della vI"ta, a l CU . lto che offi-tam
. uomo f. .5·
. wmo
qu~nd o, unmersi nel cuore della Sto . d" ~J' o a tgnore ri, nei forestieri": con questa chiara annotazione (così espressa in
Vita di Gesù) Mauriac ci rammenta che il Signore è sempre presente,
(sctenza, tecnica politi'ca c·i lt . na O!°< uuamo tutte le realtà
' ' t. ura) secondo D · vivo ed operante nella storia umana, sia quando veste i panni degli
al. servizio dell'uon10
· '
dt" tutt" 1· . .
t g l uommi "· è
w e, concretamente '
vibrante, denso di quei toccanti s· "fi : 'questo, un messaggio ultimi che quando commuove l'animo e muove la mano di quanti
quel sentimento vivo e fecond ~m ~at1 che sostanziano l'amore, agli ultimi sanno farsi vicini.
Dio e che con lucidità di ~ c e umsce gli uomini tra loro e con Non si allontani mai l'uomo dalle verità toccanti che sgorgano
' pensiero e tanta passione ' Mons, . A nomo
t .
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126
SULLE ALI DELLA CARITÀ

dal Vangelo, se vuole ricostruire una realtà sociale guarita da tensio- Capitolo XII
ni che dividono, da contrasti che esasperano, da paure e da incertez-
ze che deprimono. LA CARITÀ È ACCOGLIENZA
"Ogni uomo ha bisogno di amare e di essere amato, di capire e
di. capi:si", ecco il perché dell'esortazione a vivere gli uni con e per (Non si può rimanere indifferenti, come novelli epuloni,
gh altn, non solo per sostenersi reciprocamente nelle difficoltà e nei al bisogno di tanti poveri "lazzari" di turno!)
dispiaceri ma, più ancora, per condividere entusiasmi, speranze e
gioia di esistere.
Se l'uomo oggi avverte forte il peso della solitudine, la Chiesa
deve riscoprire il valore del farsi compagnia e del tenersi vicini l'un
l'altro perché si viva pienamente la fraternità voluta da Cristo: con Talvolta, la ragione e l'etica (energie vive, queste, che avrebbero
pari opportunità e pari dignità si può viaggiare tutti uniti sulle stra- dovuto illuminare e fortificare il genere umano nel cammino fatico-
de della storia, sospinti da una sola fede verso una sola verità! so della storia) non hanno retto all'incalzare dell'ignoranza e della
prepotenza, esponendo le Nazioni della te1Ta all'amara esperienza di
conflitti che hanno portato morte, rovina, miseria e disperazione.
La guerra, ed ogni altra violenza inaudita che ha trafitto e prostra-
to senza pietà la vita e l'animo umano in ogni tempo, vanno poste
come segnali di orrore e, nel contempo, di avvertimento nella stra-
da dell'umanità (lo gridava Giovanni Paolo II ricordando le atrocità
ignobili che si sono patite ad Auschwitz ed in tanti altri campi di
concentramento), perché non si incorra più nell'assurdità dell'op-
pressione e della sopraffazione.
Ciò dovrebbe insegnare all'uomo che, nel dialogo e nel civile
confronto, può germogliare la speranza e concretizzarsi la prospetti-
va di un domani più sereno e più prospero.
L'odio, lo spirito di guerra ed altri vizi umani hanno spesso acce-
cato la mente ed armato la mano dell'uomo, sicché tante pagine della
storia sono state insanguinate, sicché tante macerie, tanto terrore e
tanta povertà disperano da sempre i popoli della terra.
Alle coscienze meno sorde e meno ottuse si detta oggi, pertanto,
la necessità improrogabile di sollecitare la "cultura dell'incontro",
che impegna tutti, in un rinnovato rapporto di concordia, a rispettare
gli "spettanti" diritti umani e fondare su questi un ordine sociale più
equo e più stabile.
La Chiesa, nel tempo che viviamo, non vuole sottrarsi al generale
lavoro di ricerca di nuove soluzioni per una sostenibile emancipa-
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CAPITOLO XII Lll carità è accoglienza
SULLE ALI DELLA CARITÀ

zione globale dell'uomo: "Ogni sforzo per costruire un mondo mi- Non solo va ostacolato (stiamo attenti!) ogni malsano tentativo
gliore - così affermava Giovanni Paolo II - è accompagnato dalla di voler riesumare i resti di una xenofobia che è stata, per la storia
benedizione di Dio!". e per gli uomini, segno di orrore, cli so~~affaz.ione, cli. d~lit~o,, di ar-
Giammai potrebbe rimanere indifferente al bisogno avvertito dal- retratezza, di non cultura, di non umamta e d1 non cnstia111ta ... va
le popolazioni di collegarsi e relazionarsi in un affrontamento corale affermata, inoltre, la piena dignità cli chi ha bisogno di emigrare, nel
del disagio ovunque sofferto essendo, la Chiesa stessa, forza viva di rispetto totale dei suoi diritti.
mediazione e di integrazione che spesso ha saputo spendersi per il Si curi anche di non incorrere mai in alcun abuso ed in alcun
conseguimento del benessere e della pace. sfruttamento, ma di valorizzare gli immigrati come pregiata risorsa
Non basta, pertanto, il semplice commuoversi davanti al dram- umana; di non calpestare mai i loro sentimenti, il loro onore e la loro
ma di chi muore, nello sfinimento più pietoso, annegato nei nostri identità etnica e mai di etichettarli come esseri umani cli serie B.
mari ... talvolta gettato in acqua da compagni disperati, mentre si Per non tradire mai la fiducia cli chi li accoglie, è pur vero e ne-
fugge lontano da una guerra, da una persecuzione, da una condizione cessario che questi (così come qualsiasi altra persona ispirata da sani
di miseria e di abbandono. principi) non si lascino attrarre dalle reti malavitose, im~e~nandosi,
Arrivano nelle nostre terre, quelli più fortunati che hanno goduto invece a tener sempre una condotta decorosa, onesta e civile.
di un soccorso, "piagati" e segnati dall'angoscia. Qu~lla di prostituirsi, per esempio, non è mai una loro scelta: il
Vi si legge negli occhi la bramosia di un calore umano che la vita bisogno che dispera, unitamente alla mancanza cli riferimenti umani
ha spesso loro negato: si affidano, adesso, all'assistenza di tanti ge- ed istituzionali che facessero da protezione e da sostegno e che des-
nerosi operatori in improvvisati centri di accoglienza, per vivere una sero, pertanto, altri sbocchi alla loro povertà ed al loro smarrimento,
temporanea tregua concessa alle loro miserevoli storie, consapevoli hanno spesso favorito il fiorire di vere e proprie "tratte", di un losco
che il domani rimane per loro ancora incerto ed avaro. affare che da sempre schiavizza ed umilia.
Si erano imbarcati su una delle tante "carrette" che viaggiano (si Ad ogni "forestiero", e così pure agli "esclusi" nostri conterranei,
fa per dire) nei nostri mari, ammassati come bestie, stremati dalla vanno corrisposti sempre il fraterno rispetto che indubbiamente me-
fame e dalla sete, lasciando in fretta, e a caro prezzo, una terra ama- ritano (in quanto esseri umani e figli, dunque, dell'Onnipotente) ed
ra e non più vivibile: non certo l'hanno scelto loro di nascere in un una totalità di attenzioni perché si possano anch'essi sistemare bene
Paese non libero e, di conseguenza, non emancipato! nelle nostre realtà urbane.
Quelle povere realtà andrebbero conosciute meglio e trascurate L'extracomunitario non va confinato in un sottoscala, allocato in
di meno; i Paesi evoluti si dovrebbero impegnare tutti insieme in ambienti scomodi e malsani; non va esposto ai rischi congiunti alla
un'azione di sostegno generale di tutte le aree depresse del pianeta, promiscuità ed all'isolamento sociale: anch'egli sogna cli poter rea-
con l'elaborazione di un piano di ripresa che attui, dov'è necessario, lizzare appieno la propria umanità, seppure in una te1Ta diversa da
il ripristino delle regole democratiche e la tutela delle libertà, e porti, quella natia; anch'egli spera di non doversi mai più umiliare e mai
così, sviluppo e riordinamento sociale ovunque: se non si avvia un più disperare, ma di vivere serenamente alla luce cl~ quel sole che
lavoro di seria prevenzione, tanti altri povericristi avranno necessità "Qualcuno" un giorno ha acceso per dar calore a tutti!
di allontanarsi da quelle terre disperate per cercare altrove una mi- Nella memoria cli un qualsiasi popolo, anche cli quelli più pro-
gliore vita. grediti, sono impresse (ricordiamocelo!), in tempi storici diversi, le
Qualcuno (ahinoi!) è andato oltre l'umano contegno gridando fi- tracce (sofferte o meno) di un'esperienza emigrativa, talvolta dettata
nanche: "Sparate sui loro gommoni!" da un particolare momento critico che si è vissuto, talvolta sempli-

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SULLE ALI DELLA CARITÀ Ct1PITOLO Xli La carità è accoglienza

cemente dal bisogno di "farsi strada", dalla voglia di accrescere le dignità e privati di ogni bene e della possibilità stessa di raccogliere
proprie fortune in altra terra. almeno le briciole delle nostre superfluità: ossessionati dall'ansia di
D'altra parte, tutta la storia umana è pervasa da un incessante accrescere solo il proprio "avere", ed insensibili al non avere del-
fenomeno migratorio, da un intreccio di spostamenti nella temeraria 1' altro, rischieremmo un giorno di trovarci noi stessi affamati di un'
ricerca di nuove terre da scoprire (ma talvolta anche da occupare e "altra fame" ed assetati di un' "altra sete".
da sfruttare: si pensi alle tante colonizzazioni che, seppure abbia- Nella nostra epoca carica di sciccherie e di eccessi agghiaccianti,
no portato civiltà e progresso in tanti angoli del mondo, hanno, nel qualcuno è arrivato a spendere duemila dollari per un guinzaglio da
contempo, limitato le libertà e condizionato gli usi e costumi degli cane, dimenticando che tanti esseri umani vivono, invece, la mortifi-
aborigeni che lì vivevano, hanno talvolta depredato le risorse ed i cazione di non avere di che nutrirsi e di che vestirsi, stretti quotidia-
giacimenti che facevano ricchi quei luoghi ... ), da un susseguirsi namente nella morsa di bisogni e di privazioni che pensavamo non
di domini di un popolo sull'altro, in un'interminabile processione fossero più di "moda".
di profughi, di un'infinità di vittime che l' "esclusione" ha spinto, Si allestiscono, inoltre, feste padronali che costano decine di mi-
e spinge oggi a partire, a mettersi in cammino verso un Paese più gliaia di euro, all'insegna di una "devozione" mal vissuta e male
civile, più libero e più sviluppato che li accolga. interpretata: è l'immaturità religiosa che porta, talvolta, a slanci
I popoli di tutta la terra devono, pertanto, incontrarsi e confron- inappropriati, ad attestazioni di fede a suon di offerte non finalizzate
tarsi per mettere in campo un processo di integrazione totale di ogni alla carità (ed è tanto il bisogno di aiuti che da ogni angolo della
diversità e di ogni qualsiasi risorsa che si ha in dotazione; la va- terra, anche dalle "periferie" a noi vicine, si alza accorato al Cielo
lorizzazione ed il rispetto dell'altro sono testimonianza di civiltà e ed al cuore di un più vero e più maturo popolo cristiano), ma volte
di carità: si ha, sempre più, bisogno di tutti ... nessuna energia può ad appagare la semplice voglia di far festa, di distrarsi, di godersi a
essere sprecata! "tu per tu" il beniamino della canzone che tanto fa sognare e tanto
Con l'obiettivo di ridare speranza, conforto e dignità alle povere fa impazzire.
genti, tutti i cristiani siamo chiamati ad una più attenta lettura delle Tante altre assurdità si potrebbero ancora raccontare, tante altre
disparità emergenti ed a mobilitarci in una più generale azione di leggerezze ed omissioni graverebbero sulle coscienze di tanti cristia-
servizio; lo chiedeva anche Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica ni che non hanno capito niente di Cristo, avendo questi frainteso il
Evangelium vitae (1995): iniziare "nuovi cammini là dove più ur- Suo messaggio di amore e di fraternità, avendo questi tradito il senso
gente è il bisogno e più deboli sono l'attenzione e il sostegno". di un'appartenenza che vorrebbe essere dapprima attenzione e dedi-
Non si può tacere e non esporsi, non si può stare appartati nel pro- zione altruistica, per poi tradursi in devota preghiera al Cielo.
prio quieto vivere: l'esclusione e l'angoscia dell'altro non possono Non si tengano "ingessate" le coscienze: bisogna essere sempre
lasciarci indifferenti! sensibili all'altrui bussare ed all'altrui tendere una mano, anche per-
Anche nelle nostre realtà urbane, e non solo nelle terre del Ter- ché, che lo si voglia o meno, un fallimento, una calamità, una crisi
zo Mondo, si registrano spaccati di dura emarginazione, scene esi- sociale, una qualsiasi malattia, possono sopraggiungere ovunque e
stenziali al limite dell'umano: sull'esempio del Signore dobbiamo mettere in seria difficoltà chicchessia.
sempre far posto all'altro ed accettarlo nella sua diversità e nella sua Quale uomo può avere la certezza che il benessere e la "buona
unicità. stella" non potrebbero mai tradirlo?
Non si può rimanere indifferenti, come novelli epuloni, al biso- Da bambino Cristo stesso si è visto accogliere in terra d'Egitto
gno di tanti poveri "lazzari" di turno, che si vedono spogliati della quando sfuggiva alla ferocia di Erode; Giuseppe e Maria Lo hanno

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SULLE ALI DELLA CARITÀ

potuto lì allevare perché è stata data loro l'opportunità di lavorare, di Capitolo XIII
costruirsi una casa e di vivere liberi e nella piena dignità.
Nel Suo appello ad accogliere "sempre, comunque e chiunque", LA CARITÀ È VIA DI LIBERAZIONE
c'è pertanto un'intensa verità, un richiamo a riflettere tutti sul miste-
ro dell'esistere: l'uomo viaggia anch'egli, nel tempo che gli è dato, (La libertà è dove c'è Dio, dove il tempo e la vita sono eterni,
verso una "sponda" di liberazione e di vita nuova, bramoso di goder- dove l'amore è infinito, dove la verità mai potrà adombrarsi!)
si l'abbraccio di un Padre che è ristoro di ogni affanno e di ogni fati-
ca; nell'ora fatale del distacco deve anch'egli bussare ad una "porta"
che spera di trovare aperta.
L'accoglienza è, quindi, un valore di carità e, nel contempo, di
speranza; è una virtù che ci fa somigliare al Padre e, nel contempo, La caducità, la sofferenza e le disparità sociali oggi accerchiano
è un comandamento che non si può eludere perché è "via" preferen- e travolgono l'esistenza: spesso non si affrontano, ma più semplice-
ziale che riconduce alla Sua casa. mente si eludono le necessità e le difficoltà che mettono alle strette
È corale l'appello ad abbattere il muro dell'intolleranza e del fana- ed inquietano l'uomo.
tismo, vizi umani, questi, che generano violenze di inaudite crudeltà; La vita, pertanto, ci apparirebbe come uno squallido contenitore
a spezzare definitivamente le catene dell'odio e frenare gli impulsi di vanità, di angosce e di miserie se non ci fosse il bene, nelle sue
egoistici per sorreggere, tutti insieme, il fardello pesante dell'esi- espressioni più diverse, a rivestirla di luce e di verità: l'uomo non
stenza, ed insieme incamminarci, oltre le "barriere della diversità" deve mai svuotare l'animo di quell'ansia di eterno che l'assale, della
(di colore, di lingua, di usi, di religione ... ), verso gli orizzonti di sete di infinito, di libertà piena da tutti quei travagli e da tutte quelle
una convivenza più civile e più fraterna. paure esistenziali che danno un sapore amaro all'esistenza.
Gesù, citando le Scritture, diceva: "Ero forestiero e mi avete La fredda ragione umana da sola non sa orientare verso la Verità.
ospitato" ed aggiungeva poi, a chi domandava quando mai ciò fosse Quando non sa affidarsi ai sussulti più intimi che lo attraggono
stato fatto, " ... tutte le volte che avete fatto ciò ad uno dei più piccoli sul sentiero della fede, l'uomo si smarrisce, dominato dalle passioni
dei miei fratelli, l'avete fatto a me ... " (Mt 25, 35-40). e dall'arsura dell' "avere"; egli vaga nell'errore, pellegrino inquieto
Sulla scia di questo grande insegnamento si ammette oggi che e sfiduciato, senza ideali che diano senso e decoro alla vita, schiavo
gli uomini debbano essere liberi di spostarsi e realizzare le proprie di un'effimera materialità spesso contrassegnata da limiti e vizi.
aspettative in terra straniera, nonché di cooperare per uno sviluppo Si deve uscire dal tunnel della disperazione, dal vuoto di valori
più globale nella condivisione equa delle risorse, nella pari oppor- e di riferimenti certi; liberarsi dalle maglie dell'ambiguità e dal gio-
tunità di crescita culturale e nel giusto riconoscimento dei diritti che go della rassegnazione; sottrarsi decisamente ai tentacoli del male:
implica, di conseguenza, la piena osservanza dei doveri. bisogna saperla smettere, una volta per tutte, con l'avidità, con l'or-
L'accoglienza ed il servizio che si donano ad ogni poverocristo goglio insensato, con l'arroganza che opprime, con il successo che
che bussa al nostro cuore, pertanto, sono da ritenersi cardini autentici esalta, con la meschina pratica dell'indifferenza, con le debolezze e
di santità: nell'accogliere l'altro si accoglie Dio nella propria vita! gli egoismi che immiseriscono la natura umana.
Non serve chiudersi nel silenzio: vanno ascoltate le voci del biso-
gno, non rimanendo mai insensibili ed estranei all'altrui scoramento,
ma vivendo all'insegna della reciprocità, così come ci è indicato dal
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SULLE ALI DELLA CARITÀ
CAPITOLO XII! - La carità è via di liberazione

Vangelo; modellarsi su Cristo, sentirsi in cammino per incontrarsi terra e il cielo ... (così affermava Paolo VI a Manila nel Novembre
con le verità che zampillano dalla Sua parola; inserirsi nel mistero 1970) al vertice delle aspirazioni umane, è il termine delle nostre
della Sua offerta e della Sua pietà; immergersi nell'oceano del Suo speranze e delle nostre preghiere, è il punto focale dei desideri della
amore e, ispirati ai valori della fede, saper scommettere sul Suo pro- storia e della civiltà ... il centro dell'umanità ... la parola che tut-
getto di liberazione e di vita piena e perpetua. to definisce, tutto spiega, tutto classifica, tutto redime" (è sempre
Le Sue braccia sono ancora aperte, come sulla Croce, a simbo- Paolo VI, nelle Allocuzioni del 3 Febbraio 1964, ad affascinarci con
leggiare una oblazione sempre viva e rinnovata nel tempo, un'acco- una cascata di profili che contrassegnano la sua "cristocentricità"),
glie~za ed un perdono senza limiti, un volersi addossare nelle proprie quel "Qualcuno" che "tiene in mano le sorti del mondo che pas-
carni (quelle preziose carni già morse, in un lontano Venerdì Santo, sa ... Qualcuno che è l'alfa e l'omega della storia ... Qualcuno che
dal dolore e dall'angoscia, nonché impietosamente oltraggiate dal è Amore, Amore fatto uomo, Crocifisso e Risorto, Amore incessante-
martirio) tutta l'afflizione umana ovunque patita. mente presente tra gli uomini" (come ebbe a proclamare Giovanni
Non importa se si è degni o meno di sostare sotto la Sua croce o Paolo II in Varcare le soglie della speranza).
se siano stati spesso malcapiti o poco considerati il valore e la rega- Non si può avere paura se si ha Cristo al proprio fianco: Egli porta
lità della sublime elevazione sul Golgota, l'atto donativo più sofferto Dio all'uomo e l'uomo a Dio!
e, nel contempo, più fecondo che mai si sia compiuto sulla terra: il Nel segno dell'amore va percorsa la via tracciata da Cristo, sen-
Suo abbraccio pietoso si apre a tutti e tutti accoglie, se si è uomini za tentennamenti e senza sconti, per lasciarsi definitivamente alle
veri e veri figli del Padre, capaci, quindi, di incarnare pienamente spalle l'oppressione dell'oscurità e langoscia dello smarrimento;
quegli impegni di carità predicati dal Vangelo, lievito insostituibile per riscoprire, quindi, nuove realtà che diano senso, pienezza e luce
che può rigenerare e fortificare l'umana convivenza; se si è accorti, all'esperienza umana.
infine, a non cedere alle insidie del male, al fascino della mondanità, Cristo è presente e vivo in ogni evento umano ed infonde, anche
alla brama di emergere e di possedere, alle tentazioni più diverse che quando non se ne fa esplicita richiesta, la forza necessaria perché
spesso disorientano le scelte della vita. ogni scoramento sia superato: è importante, comunque, credere alla
Chi è Cristo per noi? Sua resurrezione come un immenso dono di amore e di riconcilia-
Egli è tutto: " ... se tu vuoi curare le tue ferite egli è medico. Se sei ar- zione che può rielevare l'uomo alla dignità celeste e farlo partecipe
dente di/ebbre, egli è fontana. Se sei oppresso dall'iniquità, egli è giu- alla comunione trinitaria.
stizia. Se hai bisogno di aiuto, egli è vigore. Se temi la morte, egli è vita. Per vincere l'odio e la violenza che ovunque nel mondo si abbat-
Se rifuggi dalle tenebre, egli è la luce. Se cerchi cibo, egli è alimento". tono, si ha bisogno di credere e di rifarsi alle utopiche, ma sublimi
Da queste parole di Sant' Ambrogio (che traiamo dall'opera De pagine del Vangelo: solo abbeverandosi alla Sua sorgente di verità,
Virginitate, XVI) traspare l'assunto della centralità assoluta ed illu- si potrà dare un senso al presente che si vive e disegnare un domani
minante della figura di Cristo nella storia dell'uomo. più sereno e più certo.
Egli è, inoltre, " ... la pietra fondamentale e la chiave di volta; la Se Pietro ci ricorda che solo Cristo può salvarci ( " ... non esiste
pienezza e colui che dona la pienezza" (come diceva Theillard de sotto il cielo altro nome dato agli uomini per mezzo del quale noi
Chardin, Sacerdote gesuita e perspicace pensatore-scrittore del no- possiamo essere salvati". At 4, 12), Giovanni vuol farci riflettere sul
stro tempo), " ... la chiave della conoscenza che apre l'essenziale" fatto che Egli ci ha voluti Suoi fratelli ("Vedete quale grande amore
(così lo descriveva Blaise Pascal, nell'opera Pensieri), " ... la chiave ci è dato: di essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente". 1
dei nostri destini ... il segreto della storia, il mediatore, ponte tra la Gv 3, 1).

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO X/li la carità è da di liberazione

Nessun uomo si farà distrarre, travolgere e fuorviare da falsi idoli che ci fa grandi, della fede che ci fa forti, della fraternità che ci
e nessun uomo si farà scoraggiare da eventi che lo insidiano se nel- fa liberi: chi "ha" deve dare, chi "sa" deve istruire, chi "può" deve
1' ~nimo s~ custodire la consapevolezza dell'originaria dignità che caricarsi i pesi dell'altro ... così si è degni figli dell'Eccelso, fedeli
gh appartiene: l'essere anch'egli un figlio dell'Altissimo! imitatori del Cristo che scelgono di operare nella carità, la virtù su-
. "Quanto deve essere profonda la gioia di colui che, all'improv- prema che indubbiamente eleva e redime l'uomo.
viso: dopo aver camminato a lungo e cercato la pace inutilmente, "Libertà? Dove credi di trovarne? Il nostro Dio si è preso con
capisce che anch'egli è un .figlio di un Padre che conosce e lo ama, gioia su di sé le catene del creato; e si è legato a noi per semp;e":
e non un atomo sperduto, nell'immensità dello spazio ... che la sua parafrasando questi mirabili ~ers_i di Tagor~ (sen~a. nulla toghe:e,,
angoscia è compresa e amorevolmente seguita da una mano divi- sia chiaro all'intimo ed alto s1gmficato che messi s1 asconde), s1 e
na": in queste parole, tratte dal Diario di un convertito di Peter Van liberi se si ha la gioia di legarsi all'altro, la forza di amarlo e di farsi
Der Meer, si racchiude il vero "tesoro", la pregiata risorsa che dà carico (come Cristo ci ha insegnato!) della sua sofferenza e dei suoi
grandezza ad ogni umana esistenza e cioè che Dio, anche quando in- bisogni ... si è liberi per liberare gli altri! . .
quieta (Chi è? - ci domandiamo - Come è fatto? Dov'è? Perché non La libe1tà è dove c'è Dio, dove il tempo e la vita sono eterm,
si mostra?) ed appare irraggiungibile (come potrebbe un umile mor- dove l'amore è infinito, dove la verità mai potrà adombrarsi: se si
tale a~vicinar~ l'On.nipotenza che domina il mondo?), implacabile fa richiamo all'assioma teologico "Dove c'è la carità, lì c'è Dio",
(sfugglfa~no i .nostn ~~ori all'Universale Giudizio che tutti pesa e ecco che questa singolare virtù teologale è via di liberazione e di
t~tt~ vagha?),.1mpassibile (perché il Suo silenzio quando gli uomini elevazione, per accedere a quella luce che racchiude il mistero del-
s1 disperano, Il Suo "non intervenire" sui drammi e sulle assurdità l'Essere.
che affannano la terra?) ... è pur sempre un Padre (così Cristo ce Lo Accetta Egli con gioia le catene d'amore, che Lo legano all'uomo
fa c~n~scer~ e ce Lo fa chiamare) attento e premuroso, che veglia sui e all'intero creato, per insegnarci a far così anche noi: va consoli-
pass~ di ogm crea~ura e si china sul gemere degli umili, sull'angoscia dato, perciò, un rapporto più intimo e più filiale con le Sue verità
degh abbandonati ... un Padre che tutti conosce, tutti chiama tutti e la Sua maestà; va stabilito un contatto più concreto e più fraterno
ama e tutti illumina e provvede ... ecco allora che, anche l'uÌtimo con tutti gli uomini della terra, non trascurando, inoltre, di rispettare
dei Suoi figli, può fregiarsi dell'alta dignità che nemmeno l'antico e custodire le bellezze della natura che sono espressione della Sua
peccato ha potuto insidiare e cancellare . mano creatrice, di essere grati per sì tante meraviglie e di lasciarsi da
.L'~omo (qualsiasi uomo!) se lo umili, lo svesti di ogni cosa, lo esse stupire ed affascinare. , .
s~nn_g1 nel.le t~nte_ mo:se del bisogno, lo incateni con le tante repres- Altre catene andrebbero, invece, spezzate e strappate dall ammo
s10n_1 ~ pr~va~1om, gh calpesti l'onore, gli ferisci le carni, gli togli umano: quelle dell'egoismo, dell'indifferenza, della presunzione di
la gi01a d1 esistere ... è sempre un "signore" nell'universo perché poter fare a meno di un "Credo" che dia senso alla vita, di una "Pa-
"Signore" è il Padre suo! ' rola" che la ispiri, di un "Dio" che la immortali nell'infinito e nella
L'uomo (qualsiasi uomo!) è libero perché Cristo l'ha liberato! luce.
Sono, queste, due affermazioni che si collegano l'una all'altra e È questa la sintesi profetica più cara e più determinante per l'esse-
che danno il senso pieno della realtà umana: non abbandonata ad un re umano: l'elevazione di un'identità che segna la rinascita dell'uo-
destino di perdizione, ma riscattata nella realtà divina con un rappor- mo· un uomo libero dalla prigionia dell'oggi che incede fiducioso, e
to di autentica filiazione. co~ la festa nel cuore, verso gli orizzonti eterni della redenzione.
Vanno vissuti appieno, pertanto, i valori evangelici dell'umiltà

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Capitolo XIV

LA CARITÀ È CULTO DELLA VITA

(Ogni vita umana è un dono di Dio ... un altro raggio


del Suo amore che giunge al mondo!)

Nel mentre fioriscono sulla terra un'infinità di opere di bene che


mettono in campo il sacrificio, e talvolta l'eroismo, per una fede ed
un senso etico vissuti nella pienezza di valori e nella vocazione di
servizio, è duro ad impiantarsi nelle vicende umane un imperativo
(che dovrebbe svettare su tutti gli imperativi dettati alle coscienze)
posto a difesa dell'irrinunciabile e sacro diritto della vita: "Non uc-
cidere!".
Ma quante vite sono cadute per mano dell'uomo?
Quanta indignazione e disperazione è stata gridata al Cielo?
Si cade nelle tante trincee delle infinite guerre di una terra sem-
pre trafitta da odi non repressi, che generano deliri di espansione ed
avviano aggressioni armate che devastano senza pietà, ferendo tra-
gicamente la dignità di intere popolazioni decimate ed esposte alla
miseria ed alla vergogna.
Si cade nelle tante ignobili stragi terroristiche, nei tanti campi di
sterminio e nei tanti colposi disastri le cui responsabilità gravano
rispettivamente sulla ferocia e sull'errore umano.
Si cade nel pieno ed amoroso svolgimento del servizio missio-
nario, quando mani irresponsabilmente mosse dall'ignoranza e dal-
la disperazione, insanguinano le vesti di giovani vite impegnate ad
evangelizzare ed a soffrire quotidianamente con le genti abbandona-
te e sofferenti negli angoli più poveri e più arretrati della terra, nel
generoso tentativo di curare una piaga, di assicurare un pane o una
ciotola di latte, di insegnare i fondamentali del sapere e dell'educa-
zione, di restituire loro, in definitiva, un sorriso ed una dignità.
Si cade nelle terre infuocate da incontenibili tensioni, dal disordi-

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SULLE ALI DELLA CAR!T À CAPITOLO XIV - La carità è culto della 1•ita

ne civile, da tensioni che non finiscono mai: squarciano e rovinano regala la dolce morte, cosiddetta "eutanasìa", spogliando di ogni ri-
quel poco che è rimasto in piedi travolgendo la vita stessa di uomini spetto e di ogni sacralità la vita umana.
che si odiano. Si cade, ancora, sotto i colpi di un atto "sanitario", quando non si
Ma si cade anche nel vestire una divisa, nell'impegno eroico di fa nascere una vita appena concepita, ma non desiderata.
svolgere un'azione umanitaria, tentativo estremo della solidarietà e Si cade nelle tante strade del mondo, compressi o arsi tra le lamie-
della civiltà dell'animo umano di restituire, in quelle stesse tetre, la re delle macchine, quando il non rispetto per gli altri, e l'ebbrezza
normalità e la serenità del vivere, la cultura della distensione e del che fa cotrere veloci fino ad oltrepassare le "barriere del consentito",
disarmo, quelle condizioni che possono rifondare e riordinare il loro piegano la ragione al dominio dell'imprudenza.
instabile sistema sociale. Le Sue cadute lungo la via dolorosa del Calvario, evidentemente,
Giovani vite, anche queste, spezzate nell'atto sublime del "do- non sono servite a reprimere quell'efferato istinto che è in noi, e
narsi". che scandisce appieno la bassezza e l'imperfezione umana, quando
Ai loro cari rimane l'orgoglio di averli avuti al fianco e di averne esplode come infimo palpito dell'irrazionalità e della scelleratezza:
conosciuto le dotazioni umane ed il rigore morale che li distingueva; " ... ancora tuona il cannone, ancora non è ... sazia di sangue la
l'angoscia provata per un sacrificio ingiusto ed inumano; l'intimo belva umana!".
risentimento per un prezzo di sangue che, purtroppo, non sarà l'ul- Salvatore Quasimodo, poeta da poco scomparso, ammoniva: "Sei
timo ad essere pagato perché l'uomo sia capace di risvegliarsi dal ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo ... con
delirio di violenza che spesso in lui si annida e di aprire, finalmente, la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza
l'animo agli afflati virtuosi che riaccendono il senso del rispetto del- Cristo. Hai ucciso ancora come sempre ... ".
1' altrui e della propria vita e che si intonano ai colori ed alla cultura In effetti, l'uomo meriterebbe ancora di essere ammonito e biasi-
della pace; la disperazione per non poter godere, nel vivere terreno, mato da Dio come nel giorno in cui si consumò sulla terra il primo
del loro generoso sostegno e delle loro energie più vive dell'affetto. ed amaro fratricidio, quello di Abele per mano di Caino; stando alle
Rimane, infine, la speranza nel Signore, supremo giudice e fonte Scritture, Egli, indignato dall'orrendo delitto, così tuonò: "Che hai
inesauribile di conforto: nelle Sue sante mani ripongono il loro soffer- fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!" (Gn
to perdono e le loro accorate preghiere che chiedono la forza di conti- 4, 10).
?uare, senza mai disperdersi nel cammino di fede, e la forza di saper Nella coscienza dell'uomo non vi può essere posto per la collera
mfondere, nel cuore dei propri figli, il coraggio e gli insegnamenti omicida, né tantomeno per ogni innato delirio di sopraffazione del-
sani appartenuti ai loro padri (caduti a Nassiriya ... ed altrove). !' altro; bisogna saper ascoltare la voce che vibra dalle più virtuose
Si cade sotto i colpi di lupara che segnano l'ignoranza e l'atro- fibre del cuore e, nel contempo, saper meditare la Passione, che in-
ganza degli apparati malavitosi impegnati nell'avida, insana ed in- segna a rispettare la vita umana e la proietta nel riscatto del piano
debita appropriazione dei beni altrui. salvifico di Dio.
Si cade nelle tante fabbriche, nelle tante miniere nei tanti can- Quando si apprende di qualsiasi atto criminoso, a parte l'ovvia
tieri ed ovunque vi è carenza della dovuta sicurezz~~: si immolano commozione e l'umana riprovazione, si è sempre assaliti dall'amara
insieme le fatiche del lavoro, gli affetti più cari ed una giovinezza constatazione che, ancora una volta, l'uomo sa esprimersi solo con
prematuramente spezzata. la forza e, talvolta, con l'eliminazione dell'altro.
Si cade sotto i colpi di siringa quando questa si fa veicolo di dro- Sarà vero che sulla terra c'è posto solo per i malfattori, i violenti
ghe, insidiose dispensatrici di estasi, talvolta fatali, e quando pure e prepotenti?

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SULLE ALI DELLA CARITÀ
CAPITOLO XIV - La carità è culto della vita

I furbi che inseguono facili arricchimenti, i tanti esaltati che im- te nel segno dell'inciviltà e della nefandezza umana?
pongono i loro insensati progetti di dominio e di possesso: si dà via Tanti embarghi ancora affamano e sconfortano; tante terre sono
libera alla malvagità?
saccheggiate e sfruttate; nuove guerre di "sopravvivenza" si aprono
Gli indifferenti, sempre bloccati nel distacco da tutto ciò che non sugli eterni scenari di una degenerazione che ancora l'uomo non sa
sia orticello proprio, il loro "cronico" sentirsi superiori o sordi al rimuovere.
disagio e al dolore dell'altro: si lascia il campo libero all'inerzia? La triste realtà vissuta dal portatore di handicap ancora non ha
Bisognerebbe vergognarsi di ogni atto scorretto che attenta il se- trovato le giuste e solidali risposte che meriterebbe: eppure ogni vita
reno, laborioso ed onesto vivere degli uomini; di ogni colposa ed umana è dono di Dio ... un altro raggio del Suo amore che giunge
irresponsabile omissione verso i bisognosi, fatto, questo, che svuota al mondo!
l'esperienza umana dei valori della socialità e della reciprocità di Cristo non ha accettato il patibolo della Croce perché l'uomo ri-
attenzioni.
manesse avvitato nelle pieghe buie del male, ma perché la luce della
Tanti segni di violenza, di morte e di rovina segnano di sangue, di Sua stessa Resurrezione fosse centro illuminante di elevazione!
pianto e di disperazione la nostra fragile storia.
Il Suo amore non guarda alle contraddizioni e negatività dell'uo-
Non ci accorgiamo di chi è costretto a rubare le briciole che cado- mo, ai suoi sbagli e alle sue debolezze, ma alle intime esigenze, alla
no dalla nostra mensa mentre ci ingozziamo (anche fino a star male), sete della sua anima (anche se, talvolta, l'ansia di vita piena ed il
mentre siamo intenti ad allargare i propri spazi vitali e le proprie fascino del nuovo portano a sbagliare le scelte che si fanno).
comodità.
Cristo, inoltre, è vicino al peregrinare degli uomini perché Egli
Nel mentre si investono ingenti risorse in armamenti ed in ad- stesso, come si è già detto, fu profugo in terra d'Egitto per scampare
destramenti militari che spargono poi sangue, rovina e terrore ... la all'ira gelosa di Erode.
fame ammazza, la malnutrizione scarna le facce, solca i toraci e dà La Sua parola, fermento dei progressi più alti dell'uomo, elemen-
un aspetto "batraciano" agli addomi di bambini privati ancora della to motore e rigeneratore della storia, talvolta non è stata ascoltata,
più elementare sopravvivenza.
oppure è stata malridisegnata e malcapita.
Tante terre abbandonate al sottosviluppo ed alla instabilità socia- Il Vangelo, comunque, è rifugio dei miseri, dei perseguitati e di
le fanno da palcoscenico allo scorrere di immagini e di storie che tutti gli esclusi della terra che in ogni tempo ed in ogni luogo abbia-
indignano l'umana coscienza: "menifios de rua", minori sfruttati, no sofferto e pianto.
sterminati dal racket della donazione "coatta" di organi, oppure get- Le voci di grandi pensatori si sono levate in ogni tempo a cele-
tati come merce di sollazzo nelle braccia e nella bramosia di bavosi brare la lotta per la giustizia sociale e la conquista dei diritti civili
pedofili e chè non possono, così, godere la gioia di un'infanzia di- di tutte le genti oppresse ed abbandonate all'indigenza; da sempre
gnitosa, al riparo dalle miserie e dalle ingiustizie irresponsabili e uomini sensibili, attenti e colti, hanno saputo collegare le vicende
scellerate dell'uomo.
umane al grande evento dell'incarnazione, predicazione e passione
Come possiamo non ricordarci dei tanti fratelli che vagano dispe- di Cristo, traendone insegnamento e speranza.
rati in cerca di una terra più umana (lontano dal sangue, dall'odio e Ghandi, testimonianza viva di nobili ideali (pagata alla fine col
dalle discriminazioni), di un pezzo di pane che non costi umiliazioni sangue), predicava la "resistenza passiva" (l'ahimsa), cioè, la "non
e di una casa che non sia mai bombardata?
violenza" da contrapporre al male; credeva fermamente nel disegno
Come possiamo non commuoverci per le tante altre vittime "sen- divino che fa scorrere il bene dove c'è il male e, pertanto, fondò con-
za riflettori, senza agenzie e senza bandiere", sacrificate giornalmen- cretamente il suo pensare ed il suo agire sulla parola del Risorto.
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SULLE ALI DELLA CARITÀ
C1Prrow XIV - La carità è culto della vita

Lo inquietava il sentir cantare, come gli angeli sulla grotta di offensiva di certi soggetti inclini a delinquere, non dimenticando,
Betlemme, "Gloria a Dio e pace sulla terra!", perché non riusciva inoltre, che talvolta (viva Dio!), le strategie ed i percorsi rieducativi
ad intravedere qualcuno capace di rendere veramente, con pensieri - riabilitativi, riescono a far riscoprire a questi una più sana conce-
benigni ed azioni caritatevoli, gloria all'Onnipotente, né tantomeno zione della vita e della relazionalità.
scorgeva sulla terra un angolo di vera pace. Nel libro di Ezechiele (Ez 18, 23-32), il profeta che canta la "Glo-
Voleva essere, questo, un rimprovero all'uomo, quand'egli si spo- ria di Dio", è chiaro ed inequivocabile il concetto che la sacralità
glia dei panni di una cristianità coerentemente vissuta; una sorta di della vita umana è cara al Signore: "Mi compiacerò forse io per la
provocazione diretta ai potenti di ogni tempo che, con scelleratezza morte dell'iniquo (così Egli dice) o non piuttosto che egli si con-
e miopia, hanno frenato la crescita civile e sociale, relegando spesso verta e viva? ... Io non godo della morte di nessuno, chiunque esso
gli uomini in una storia di violenze, di sofferenze e di miserie. sia ... convertitevi e vivrete!".
Grazie al Cielo, però, da sempre uomini probi e laboriosi, sem- La Sua grazia non cessa mai di "piovere" sui giusti e su chi, dopo
plici nel pensare ed umili nell'agire, pongono nel Vangelo il loro aver sbagliato, sa pentirsi!
sostegno facendone una chiave fedele di lettura per capire l'uomo, Quando si reprime giustamente un crimine, pertanto, va comun-
le sue debolezze ed i suoi pregi, i suoi affanni e le sue aspettative, i que garantito il più assoluto rispetto della vita di chi lo compie, an-
suoi fallimenti ed i suoi progressi, le sue sofferenze e le sue gioie, il che per non cadere in una grave ed imperdonabile contraddizione.
suo allontanarsi e il suo avvicinarsi a Dio. Se si lasciano intere popolazioni dilaniare ancora dalla fame,
Deve uscire l'uomo dalle caverne dell'odio e della ferocia ... Cri- dalle tante malattie "curabili", dai conflitti che mai si acquietano
sto stesso, nell'ora amara del Getsemani (sapeva Egli che, a quel- nelle regioni arretrate del mondo; se si spande il terrore e si uccide
l'arresto ingiusto, avrebbero fatto seguito un assurdo giudizio ed un in nome di Dio, o per un falso ideale, o per rendere una qualche
atroce supplizio, fino alla morte di croce!), grida un duro monito a giustizia a qualche misfatto compiuto; se si dà la "dolce morte" ai
Pietro, e a quanti fanno ricorso alla spada, per ribadire, così, alcuni sofferenti "terminali" e non si fa "veder la luce" a vite innocenti
fondamentali significati della Sua venuta: portare l'amore, il culto appena formate; se si affonda la lama o si spara su chi si adopera
della vita e la pace nel mondo! per il progresso, il bene comune e l'evangelizzazione di un popolo
Cristo impedisce, inoltre, che l'adultera sia lapidata: qualsiasi e per riportare l'ordine nelle terre sconvolte da una crisi; se l'osses-
colpa l'uomo commetta, vuole il Padre che mai si sopprimesse la sua sione di arricchirsi a tutti i costi fa spacciare droga e vendere armi
vita (" ... impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque che spesso arrecano lutti e lacrime alle genti; se l'irresponsabilità
l'avesse incontrato" - Gn 4, 15) perché avesse egli il tempo (fino al e, di conseguenza, l'errore umano portano disastri che si sarebbero
naturale "spegnimento", e non prima, per mano di un vendicatore o potuti evitare; se ancora si muore nei luoghi di lavoro (privi di ogni
di un boia) di poter maturare un pentimento, una qualche riflessione dovuta sicurezza), nelle strade (quando si corre senza prudenza o
che sia foriera di conversione e di riconciliazione. si è vittima di un "regolamento di conti"), sotto i ponti o sotto i
Ecco perché la pena capitale, pur nella funzione di "strumento di pottici di una stazione (quando non si ha la forza di reagire alle av-
legittima difesa sociale", non dev'essere mai inflitta all'essere uma- versioni della vita e si "scivola" nel dramma dell'esclusione e della
no: la vita va sempre e comunque difesa e protetta, perché solo "Il solitudine) ... ecco che allora si calpesta il senso sacro dell'esistenza
Signore ha in mano l'anima di ogni vivente e il respiro di ogni carne e l'alto valore che in essa dovrebbe avere compimento; ecco che al-
umana" (Gb 12, 10). lora si rifiuta la centralità dell'Eterno, e del Suo testamento di amore,
Altre misure si potrebbero adottare per contenere la pericolosità nella storia e nell'animo dell'uomo!
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SULLE ALI DELLA CARITÀ

È un~ grande sfida posta nel cammino dell'umanità: quella di sa- Capitolo XV
per dommare e fermare l'istinto a ferire le carni e la dignità di un
f~atello, a stringere in una morsa di bisogni e di privazioni la sua LA CARITÀ È PREGARE
vita, a calpestare le sue libertà e le sue aspirazioni .
.La vita dell'uomo, invece, va sempre e comunque dipinta coi co- (Il cuore della "Consolatrice" pulsa in sincronia
lon della luce e della verità, va custodita con la forza della fede con i cuori affranti della terra e con il cuore misericordioso
perché è essa un "tabernacolo" che racchiude in sé l'eternità e la e provvidente del Figlio!)
b.ontà dell'Essere, va alimentata con l'ardore della carità perché mai
s1 debba spegnere, nella sua fibra più intima, quella "scintilla" che è
memoria dell'Alto Volere che l'ha generata.
Con le avvincenti parole di Don Mazzi, vonemmo poter sempre L'uomo, consapevole delle precarietà e delle caducità che atta-
"cantare la vita, Signore, come l'hai voluta tu, prima che Adamo la nagliano la sua esistenza, muove inquieto i suoi passi nella storia,
rovinasse, Caino la distruggesse, il diluvio la affogasse, le piaghe la talvolta disperandosi, talvolta stringendo i denti ed impegnandosi in
martoriassero, gli idoli la distraessero". un'incessante lotta di sopravvivenza.
Quante volte ha dovuto necessariamente trovare il coraggio e la
forza di rimuovere le rovine e di riavviarsi in una faticosa ricostru-
zione delle case ed ancor più dei cuori!
Il tempo di risollevarsi dall'ennesima e miserevole tragedia,
un'altra calamità, un'altra guena, un'altra epidemia falcidiante ir-
rompeva crudamente sulla scena per spogliare l'uomo dei suoi beni
e della sua stessa vita: un dramma senza fine!
Si è spesso pensato che la sofferenza nel mondo sia un segno
dell'assenza di Dio; anche Marta e Maria rimproverarono al Signore
di essere giunto tardi a salvare Lazzaro: "Se tu fossi stato qui mio
fratello non sarebbe morto" (Gv 11, 21; Gv 11, 32).
Gesù richiamò poi alla vita l'amico che era già "bendato" e se-
polto, ma ci racconta il Vangelo (Gv 11, 33-35) che Egli pianse sulla
tomba del compagno fraterno.
Ancora oggi Egli continua a commuoversi (così Lo vogliamo im-
maginare) per tutti quelli che, ovunque nel mondo, salgono sui tanti
"calvari" che l'esistenza ha posto per loro.
Se Lazzaro ebbe il privilegio di sperimentare il miracolo del ri-
sveglio della vita, Cristo, con la Sua oblazione di amore e di re-
denzione, assicura, a tutti quelli che muoiono con la fede in Lui e
la speranza nel cuore, una rinascita piena, vera e definitiva, che il
tempo mai più potrà atterrare.
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XV - La carità è pregare

Si ricordi che l'uomo era stato creato santo e libero, fin quando disegno salvifico già amorevolmente tracciato per tutti e come prova
l'~rgoglio e la d~su~bidienza non lo fecero cadere nel peccato, spo- di fede e di devozione, ad ogni singola coscienza?
gliato della grazia, immerso nelle miserie e sottomesso al dominio Cristo, rivolgendosi a Pietro, annotò che non era egli stato capa-
del male e della morte. ce, insieme agli altri, di vegliare neanche "un 'ora sola" con Lui: quel
. ?esù. pian.se a~che .n~ll'orto del. Getsemani, angosciato dall'av- rimprovero oggi può servire da monito a quanti non sanno tenersi
v1cmars1 dell ora mcm Il fatale calice, amaro di sangue e di morte, vicini a chi soffre.
~ov~va essere v~rsato per la s~lvezza degli uomini; straziato nel- Ciò che chiedeva agli apostoli nel Getsemani oggi lo chiede a tutti
1 ammo pregava il Padre, conscio delle atrocità che l'avrebbero di- noi: possiamo piegarci all'indifferenza e non rispondere (con l'arma
sumanamente prostrato, fino al crudele trapasso. dell'affetto, della preghiera ... ) all'oltraggio di immagini drammati-
Quel calice andava colmato di grazia e di amore così come era che che scorrono, così come sui nostri teleschermi, sulle tante strade
"scolpito" nella Volontà divina, col martirio della cr~atura più mite infuocate dall'odio e sconvolte dalla disperazione?
c.he l~u.manità abbia mai allevato: il Figlio prediletto che doveva Quante volte, viceversa, siamo noi a trovarci soli nell' "orto" della
navv1cmare la terra al Cielo. sofferenza, sulla soglia di un fallimento, con l'ansia di una dura pro-
Egli si offre per amore al supremo volere del Padre, pur con- va, di un gravoso impegno da affrontare?
sapevole dei terribili patimenti che Lo avrebbero stremato, pronto Abbiamo noi capito il senso e l'acuità dell'angoscia che affligge
a p~gare con sangue innocente l'onta della più antica menzogna, gli altri, quando sono sorpresi da avversità e situazioni spiacevoli
dell errore nefasto che avviò una serie di disgrazie, che ancora oggi che adombrano la loro vita?
travagliano la storia umana. Come si può non prestare ascolto all'altrui gemito?
Volle il Cielo, però, che un lampo forte fendesse le tenebre del Dimentichiamo quante volte siamo rimasti male se le nostre voci
Sepol~ro.' esplodendo di vita e di gloria: non poteva Dio abbandona- sono state inascoltate e le nostre attese sono state deluse?
re Il Figlio (e con Lui, per Lui ed in Lui, tutti i figli che il grembo di Proprio nelle esperienze di più intenso sconforto l'animo umano,
Eva ha mai generato) nella morsa muta, fredda e tetra della morte! nel vedersi inchiodato sul muro delle proprie impossibilità, assaggia
Nelle Sue amorose ed onnipotenti mani l'universo intero e tutte l'amarezza della solitudine, avvertendo, di conseguenza, il bisogno
le leggi che lo regolano, devono per forza riordinarsi al Suo 'volere: intimo di collegarsi alla suprema Forza Creatrice che tutto provvede
con il .trionfo della Croce sulla morte, l'uomo può viaggiare sicuro e nelle Cui mani ogni angoscia si scioglie ed ogni speranza si riac-
verso Il porto della redenzione, della vita senza duolo e senza fine. cende.
. S~ppiamo noi oggi vegliare e pregare o rimaniamo distratti ed L'uomo, nel pregare, vive una segreta esperienza di liberazione
merti co~e fecero i discepoli in quell'ora di disperazione? dai tanti affanni che lo angosciano; confida, così, nella Bontà infinita
Sappiamo noi essere vicini a Cristo che soffre per un'umanità che tutto può e tutti soccorre, unico "rifugio" nei conflitti e nelle
ancora soggetta alla menzogna ed al male? tensioni, dolce "sollievo" nei dispiaceri e nelle fatiche, "salute" certa
_Tanti e nuovi "orti degli ulivi" mettono oggi alla prova l'uomo, nella malattia, incrollabile "riferimento" nelle difficoltà insopporta-
chiama?dolo a riaccendere di luce lo sconforto degli esclusi, a col- bili ed umanamente inaffrontabili: se le "tempeste" della vita sono
mare d1 affetto e di cure il disagio dei malati, a portare l'umano forti e mettono a dura prova gli animi, il vento della preghiera sa
calore nelle mura fredde della solitudine. anche soffiare più forte e spazzare via lo sconforto e le paure.
Sappiamo noi oggi dare risposte concrete, sull'esempio del Mae- "Non dove si intonano canti o si recitano a vuoto le orazioni",
stro, a queste e a tutte le volontà che il Padre pone, in sintonia con un diceva Tagore in una delle sue tante poesie mistiche, è Dio, ma "dove
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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XV - La carità è pregare

il. c?ntadino ara la dura terra e dove lo stradino spacca pietre. È là, Una profonda ed inscindibile corr~l~zion~ ~?i~c~ Dio a tutti gl~
vtctno a loro, nel sole e nella pioggia, con le sue vesti impolverate" . esseri umani, quando questi sanno avvicmars1 pm mt1mamente a ~m
. Pertanto, nel. silenzio del suo lavoro, l'uomo vive un rapporto di con la preghiera e con la volontà chiara di seguire le orme tracciate
smgolare preghiera, ed offre al Signore il meglio di sé: il suo spon- dal Figlio Suo sulla strada della redenzione. .,
tan~o "spendersi", nella generosità piena, per il benessere dei propri La preghiera e la contemplazione accostano pm stret~amen~e al-
can e della comunità tutta; il suo "farsi libero" dalla schiavitù del 1' Altissimo per meglio farci scrutare il Suo volere, meglio decifrare
bisogno; il suo tenersi sempre nell'onestà; il suo" curvarsi" sotto il il Suo disegno d'amore, meglio attingere, dalla fonte della Sua paro-
P~~o ~ella ~atica (talvolta mal retribuita), che ben dipinge la sempli- la, il senso stretto e pieno della vita e dell'aver fede, del donar~, del
cita d1 p~nsie.ro e l'umiltà dell'agire; il suo "mostrarsi grato", infine, farci umili ed accoglienti, presen~i, aper~i all'altro ~ sempr~ ~tsp~­
verso chi ha immesso la forza nelle sue braccia, l'ingegno nella sua nibili, così com'Egli ci ha pensati, voluti e plasmati nell ongmana
mente, la rettitudine e l'affetto nel fondo del suo cuore. "somiglianza" impressa alla nostra figura e alla nostra natur~.
Un'al~ra forma di avvicinarsi a Dio, come per pregarLo, è quando Quella "somiglianza" racchiude in sé l'or~gin~ ~d il destmo del-
l'uomo nesce a relazionarsi con i bisognosi, quando sa essere pre- l'uomo e, perciò, continua a risvegliare negh amm1 la sete e l~ no-
s~nte e sol~eci:o ovunque si piange, ovunque si consuma un'oppres- stalgia dell'Essere, unitamente al bisogno di vivere d'amore e d1 cor-
s10ne e, qumd1, ovunque si lotta per conseguire il bene comune nella rere affratellati nella storia.
più piena libertà. Pregare è inchinarsi al cospetto della maestosità di Dio per im-
parare a recidere le "sbarre" dell'orgoglio e della sup~one_nza che:
. L'uomo
. . dà compimento al disegno stesso di Dio ' che vuole
così
sia nconoscmta ~ tutti una dignità assoluta e che sia rispettato, nel invece di pregiarla, attanagliano ed immiser~scon~ la vita; e .tuffarsi
contempo, un pnmato di non poco conto: l'essere tutti Suoi figli tra i "flutti" della Sua carità per imparare a vtvere m concordia e fra-
nessuno escluso. ' ternità· è inebriarsi della Sua luce per imparare a scalare con passo
Si h.a l'impressione che le bmriere del tempo e dello spazio quasi sicuro '1e alte cime della verità e a non lasciarsi mai precipitare negli
sussultmo al commovente compiersi di tanta sintesi: l'amore reci- abissi della menzogna, dell'errore e del nulla; è fare. e~peri~n~a: in-
pro90 tra gli uomini e quello reciproco tra questi e Dio. fine del Suo silenzio per riportarlo poi nella propna mtenonta ed
E questa la vera comunione, il rapporto pieno da realizzare, la imp~rare, così, ad immergersi ne.ll'eco del.la Sua armonia. ,
promessa fondante per una certezza di liberazione. Quanta poesia scorre nell' ammo e lo monda quando 1 uo.m? sa
Si chiede agli uomini di sapersi accettare e perdonare l'un l'altro avvicinarsi al dolore e allo sconforto dell'altro, quando la cnstiana
nel segno di un vero e profondo rinnovamento delle coscienze e della attenzione sa tradursi in invocazione di grazia per l'altro!
vita sociale stessa; di non cedere al prevalere di tendenze affaristiche Quanti colori e quante luci emana l'affetto quando l'uomo volge
all'incalzare di pulsioni edonistiche che inquinano e viziano l'anim~ lo sguardo al Cielo ed il grave morbo affida alle cure della "Santa
um~no; di dare un taglio netto al delirare delle ragioni, quando con- Mano", perché ormai l'umana scienza niente può fare!
cep1s~ono .1~ sopraffazione, e non il dialogo, come soluzione di ogni La preghiera di suffragio che avvicina le ani~e c~re nelle b~ac­
confhttuahta contrapposta, perché il tempo che viene non sia mai cia amorevoli della Pietà celeste, come segno d1 un ncordo e d1 un
più segnato dall'odio e dal sangue; di varcare, in definitiva, le soglie immutato affetto che ancora vivono nell'intimo di chi resta; la pre-
della speranza e lasciarsi alle spalle il deserto dell'indifferenza e del ghiera che "raccomanda" al Cielo i passi ed il bene~se~·e dei ~ro~ri e
materialismo placando, così, quella sete di "bene divino" che assale di tutti i figli della terra; la preghiera che incoraggia 1.deboli, r~sol­
l'animo dei giusti. leva gli animi e dà un tocco "solm·e" alla vita; la preghiera che tiene

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CAPrroLO XV - La carità è pregare

SULLE ALI DELLA CARITÀ

. b nella rotta di Betlemme, l'afflizione


alta la speranza ed inamovibile la fede se le avversità incalzano e le (l'abbraccio tenero del Bim. o, d~E li innocente fu poi portato
incertezze, la menzogna e 1' egoismo si calano come "nebbia" nel atroce, sulla via del Cal~~r;o, ~u~~nos;e Ìo strazio d~lle tante madri
cammino ... : tutto questo è vera carità ... è mettersi in comunanza come "Agnello" al mace o ' gia t malato· conosce la tremenda
d . figlio gravemen e ' .
con l'altro e con Dio per mezzo di Cristo e del Suo vangelo! chinate sul l~tto i un . f dd più acuto della desolazione, 1e
1
Pregare vuol dire tenere viva l'idea dell'Essere nella propria vita, esperienza ~1 a?bracc1.are, ne. r~o ~io rembo ha concepito.
dichiarare la propria finitudine e far conoscere i propri bisogni a Chi ferali spoglie d~ una ~ita e~~ ~l ~er~ine ~ivolge ai figli della terra po-
tutto può; aprire il velo dei pensieri, dei sentimenti, delle tante "seti" Già da più di venti seco 1, da . lla Sua materna magnificenza,
. . h' . d'amore ergen osi, ne b d
che inquietano il cammino terreno a Chi già tutto sa; versare gli tenti ne iam1 ' d' ;: t nei momenti di grave s an a-
d' eranza e 1 con1or o
affetti più cari, siano questi lacrime di dolore o salti di gioia, nel come f onte 1 sp ,, ll'ora oscura della morte.
" · tosa fiacco1a ne · f
cuore di Chi tutti ama; rimettere la turpe indifferenza, e l'errore non mento, e come pie l . "pulsa in sincronia con i cuon af ran-
dominato, nelle pietose mani di Chi tutti perdona; affidare l'umi- 11 cuore della "Conso atnc~ . di' oso e provvidente del Figlio,
·1 cuore misencor
le realtà umana, spesso stretta nelle catene della terrena passione e ti della terra e co_n_ i .. ni di una maternità universale, che av-
nella morsa dell'angoscia esistenziale, alla paterna attenzione di Chi così compiendosi m ~e1 i seg l onforto ed al gaudio celeste. .
tutti libera e tutti redime! vicina la soffe1ta stona u~ana ~ es 'le obbedienza il Suo farsi
"Questa è la mia preghiera a te, o signore: colpisci e taglia alla Nel "M~gnificat"' trovi,~~~t"a r~~~:ato, per fede~ per amo~e,
radice la miseria che ho nel cuore. Dammi la forza di non rinnega- serva del Signore e?? un . in ~esto singolare cantico si enuncia-
re chi vive di stenti ... di levare i pensieri oltre gli affari meschini in nome dell'umamta tutt~, ~ h ·n Lei· si compiono per volere
. l " andi cose e e i d ·
di ogni giorno ... di piegare con amore il mio potere al tuo vole- no, umtamente, e gr . d . u erbi il rovesciamento ei
re": in questi magnifici versi di Tagore è racchiuso il senso intimo dell'Onnipotente: la disper~~oneT e\ s i~olm~re di bene gli affamati
del pregare, del devoto e grato "saluto" che ogni uomo dovrebbe potenti, l'innalzamento de? i umi i, 1 r
. d · · hi a mam vuote. .
giornalmente dirigere al Cielo, perché possa egli trovare la forza di nmandan o 1 n,cc de e tanto vali, che qual vuol grazia e a
sgombrare l'animo dalle tante meschinità che male lo ispirano e che, "Donna, se tanto gran l l 'ali" (Par. XXXIII, vv.
d' · nza vuo vo ar sanz ' .
talvolta, lo tengono "lontano" da chi patisce un duolo o la miseria; te non ricorre sua. isza. . hi di profondi significati e di palpi-
perché sappia egli intonare la vita sui valori e sulle verità che traboc- 13-15): con q~estl :ers1, c:~cPoeta ricama e decanta l'alto profil.o
cano dall'ideale evangelico ... tener testa, così, al male, e piegare le tante commozrnne, i~ Som t ("/ te misericordia, in te pietate, zn
forze ed il cuore solo all'alto Suo volere. dell'umile Ancella d1 Nazare n t nr1ue in creatura e di bontate"
;J; • te s'aduna quan u ~1 . . l l
Nei momenti più gravi che ci inquietano e ci travolgono, spesso te magmJ.cenza, zn . d nel contempo, m nsa to a
sogliamo rivolgere un'accorata prece alla "Madre del Cielo"; affi- - Par., XXXIII, vv. 19-21), metten/ o, ove il sole e l'altre stelle"
. d' · che "l'amor c ie m . . ll
diamo, pertanto, sicuri ogni nostro disperare nelle mani dell' "umile forza di me iaz1one . . L · Madre ausihatnce de e
XIII v. 146) ha nposto m e1,
ed alta più che creatura", come Dante Alighieri (Par., XXXIII, v.2) (par., XX '
La ebbe a cantare. piaghe umane. l i di Maria": con questo pen-
Maria, che ha sperimentato la fuga in Egitto, già conosce l'ango- "Nulla si ottiene se non. per e n;_an · d'b'lità dell'intervento
d nmarca l imprescm 1 1
scia del peregrinare umano, l'umiliazione delle persecuzioni ingiu- siero anche San B~r~~r o . no nelle vicende più amare che
ste, la speranza di raggiungere una terra che accolga e che affranchi della "C01Tedentnce del genere urna
da ogni bisogno. affannano l'esistenza. t La precrano incessantemente e
Maria, che ha sperimentato le tensioni affettive della maternità I semplici della terra, per ques o, o
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SULLE ALI DELLA CARITÀ

si attaccano al Suo manto materno, nel silenzio del loro male soffer- Capitolo XVI
to; voci accorate si elevano al Cielo, in un'interminabile catena di
gratitudini e di acclamazioni: "Avvocata", "Rifugio delle anime", LA CARITÀ È UNIFORMARSI AL PIANO DI DIO
"Regina di salvezza", "Madre del genere umano" ...
La recita del Rosario, lo affermava Giovanni Paolo II, scandisce (Nel "Pater" sono ben scanditi i veri bisogni dell'uomo ...
il ritmo della vita umana, le risposte alle domande che insorgono La terra può aspirare a "gemellarsi" con il Cielo
davanti all'"enigma del dolore e della morte, che fuori dal Vangelo solo se nella vita umana ci sarà posto per la Parola!)
ci schiaccia"; impara, inoltre, a "leggere Cristo (così ci dice Garda
nel suo libro Il Rosario), a penetrarne i segreti, a capirne il messag-
gio ...", a comprendere il soffrire degli innocenti e di tutti: la medita-
zione dei "misteri", e più ancora di quelli "dolorosi", può dar luce e Cristo, su esplicito invito di un discepolo ("Domine doce nos
senso salvifico ad ogni duolo e ad ogni angoscia! orare!'' - Le Il, 1), insegna a pregare il "Padre Nostro", indicando
In Maria, che cammina a fianco dell'umanità intera sollecitando- ciò che Gli si può e Gli si deve chiedere, in un rapporto di autentica e
ne la più piena conversione, si ravviva ogni sorriso spento, essendo compiuta filiazione: nel nome dell'unico ed eterno Padre, l'umanità
Lei piena di un'ardente bontà che La spinge a prevenire ed elargire intera da allora doveva quantomeno sapersi avvincere in un'ugua-
spontaneamente, prima che venga invocata, ogni grazia necessaria: glianza senza discriminazioni e senza frontiere; da allora doveva sa-
" ... molte fiate liberamente al dimandar precorre" (Par., XXXIII, persi impegnare in un ampio rapporto cli fraterna cooperazione, vero
VV. 17-18). fulcro fondante cli un più equo ordine sociale.
Anche ai Santi spesso si invoca un'intercessione che allontani il Purtroppo, l'uomo (dobbiamo ammetterlo!) ha spesso "razzola-
male, un pericolo incombente o la morte: hanno Essi tracciato per- to" male da certe prediche.
corsi cli rinunce e di sofferenze in un'offerta totale contrassegnata da Nel "Pater" sono ben scanditi i veri bisogni dell'uomo, bisogni
una fede incrollabile; hanno combattuto contro tutti gli attaccamenti che Cristo conosce molto bene.
terreni attuando il "rinnega te stesso"; hanno restituito pienezza cli Innanzitutto il "bisogno" di ricorrere ad un Padre con schiettezza
dignità al gesto del "donarsi" per gli altri rivestendolo del loro stes- e fiducia (noi umili mortali) in un rapporto di confidenza filiale: ma
so dolore e talvolta del loro stesso sangue; si sono "dissetati" alla spesso noi non ci sforziamo molto di assomigliarGli, di modellarci
fonte del Vangelo attingendone virtù e sostegni; si sono avvicinati sui profili della Sua bontà, di essere degni e fedeli Suoi figli e di
intimamente a Cristo con la preghiera e con il sacrificio, riflettendo- pregarLo, così come Egli vorrebbe, tutti uniti (a che servirebbe dire
ne l'immagine, interpretandone la volontà, nonché testimoniandone "Padre Nostro" se c'è tanta divisione e tanta astiosità nel mondo?).
l'insegnamento con la dedizione caritatevole, con l'esemplarità di Il "bisogno" cli riconoscere ed acclamare la Sua gloria e la santità
condotta, con la semplicità di pensiero, con la povertà di spirito. del Suo nome: ma spesso noi ci facciamo travolgere da ambizioni
A voler parafrasare un sublime verso della Divina Commedia vane e da voglie eccentriche in questo tempo dominato da miti e da
(" ... altro non è ch'un lume di suo raggio" -Par., XXVI, v. 33), i idoli, e ci ergiamo con supponenza sugli altri, calpestando il valore
Santi tutti, in definitiva, sono stati l'autentica riflessione, sulla terra, dell'umiltà e del rispetto totale; l'egoismo affama il mondo, lo in-
della luce, della bontà e dell'immagine di Dio. sanguina e calpesta la dignità dell'uomo; tutto il male che scorre sul-
la terra è un rifiuto della santità di Dio, un insulto alla Sua gloria.
Il "bisogno" di gioia e di pace fa maturare all'uomo l'aspirazione

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SULLE ALI DELLA CARITÀ
CAPJTOLO XVI - La carità è uniformarsi al piano di Dio

più appagante e più totalizzante: l'avvento del Regno Santo qui sulla misure di farina finché sia tutto fermentato"; il granello di senape
terra. " ... così piccolo, che si fa albero"; una gran rete" ... gettata in mare
La Verità, però, non sempre trova spazio nella storia umana per e che raccoglie ogni genere di pesci").
orientarne il .cammino nei secoli; la Fede, lievito di fraternità e san- Sono tutte immagini che richiamano agli uomini il dovere-biso-
tità, non sempre è tanto viva e ben radicata nell'animo umano, non gno di una totale e sincera conversione che segni un cambiamento
sempre è sufficientemente operante da far crescere, nelle diverse sostanziale di mentalità e di condotta, un accostamento deciso e con-
realtà sociali, i valori evangelici della concordia e della condivisio- creto alle sante "sponde" del Vangelo ed ai significati e valori in esso
ne; ancora tante scene di miseria offendono la vita e la dignità umana radicati, se si vuole essere un vero popolo di cristiani.
e tante morti assurde si "immolano" per un raptus di dominio sull 'al- Il "bisogno" che si compia la Sua volontà, cioè, che la terra asso-
tro: solo quando non si cede alle seduzioni mondane può svegliarsi migli un poco di più al Cielo, pertanto, mal si coniuga con i tanti segni
nell'animo umano un'ansia di vita nuova, la sete di un "oltre", una dell'ingordigia umana: intanto, dalle strade dei tanti quartieri malfa-
voglia di eterno e di infinito. mati della terra, echeggia la riprovazione per le tante immagini che
Ecco allora che una serie di inquietanti quesiti esplorano e graf- raccontano lo sfruttamento e lo sconforto di tante vite abbandonate
fiano la nostra coscienza: quante catene hanno oltraggiato la dignità alla miseria; intanto, gli esodi umani non finiscono mai (spesso tocca-
dell'uomo? no l'acuto di una drammaticità, a dir poco inumana), e non sempre si
Quanto sangue si è sparso per mano fratricida? dà quell'accoglienza che tanto si predica nel Vangelo; intanto, i tanti
Quanta umana fatica è stata sfruttata? conflitti armati, un terrorismo fanatico ed insensato, una criminalità
Quante terre, quanti cieli e quanti mari sono stati inquinati? sempre più avida e più spregiudicata, seminano quotidianamente mor-
Quanti popoli piegati alla fame? te e terrore in ogni angolo del pianeta: abbiamo noi compiuto sempre
Quanti fiumi di 01rnre, di terrore e di disperazione scorreranno la Sua volontà, seguito le Sue "direttive", oppure, parafrasando alcuni
ancora sulla terra? versi di Pierre Griolet, abbiamo più spesso, più comodamente e più
Quanta strada faremo ancora senza Dio al nostro fianco? irresponsabilmente provato a realizzare la nostra?
La terra può aspirare a "gemellarsi" con il Cielo solo se nella vita Dante mette sulle labbra di Piccarda Donati, un'anima beata che
umana ci sarà posto per la Parola; se si farà, pertanto, affidamento in vita non aveva mantenuto fede ai voti religiosi, un verso di alto
pieno al "progetto" di rigenerazione e di salvezza che il "Divino valore teologico, oltre che poetico ( "Èn la sua volontade è nostra
Amore" continua a tracciare e ad emanare fin dai tempi della crea- pace" -Par., Ili, v. 85), che scuote tutti a riflettere: la volontà di Dio
zione. è "sorgente" che ispira e, nel contempo, "approdo" che acquieta.
L'uomo, solo così ispirato, potrà fondare quella "civiltà dell'amo- Ecco perché l'uomo, solo se modella il suo pensare ed il suo agire
re" disegnataci dal Vangelo e realizzare quel Regno, invocato nel sui dettati della Parola, può vincere le paure, superare le incertezze,
"Pater", che sarà gioiosa ed eterna dimora di una società più giusta, sciogliere le inquietudini che mordono il suo animo; solo se si ab-
più fraterna e più umana. bandona nel Suo abbraccio paterno può egli godere appieno il ristoro
All'uomo "rinnovato", in definitiva, sarà concesso di comprare della Sua pace e della Sua beatitudine: i fiumi vanno al mare, come
quel "campo" che ha tesori nascosti e quella "perla" che ha un gran- le anime a Dio, nel Cui volere tutto si muove.
de valore; con queste, e con molte altre similitudini, il Vangelo ci Ci siamo mai noi uniformati al sapiente piano di Dio o ci siamo,
raffigura il regno dei cieli, una realtà che fermenta, che cresce e che invece, adeguati e piegati alle nostre debolezze ed ai nostri meschini
si dilata (il lievito " ... che una donna ha preso e nascosto in tre obiettivi?
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CAP/101.0 XVI - La carità è uniformarsi al piano di Dio
SULLE ALI DELLA CAR!TA

Da sempre l'uomo è bloccato nell'angosciante "bivio" dell'esi- vece, altri non hanno un lavoro, un umile salario su cui contare; il
stenza: attuare la scelta di ascoltare, incarnare e vivere concretamen- Signore insegnò all'umanità di "spezzare"il pane e di saperlo condi-
te la volontà divina, oppure lasciarsi sedurre e travolgere dalle attra- videre con gli altri, ma, questo gesto di sublime carità, è stato vera-
zioni terrene che spesso arrecano male e disorientano. mente capito e sempre imitato?
Una coltre di tenebre (fatta di menzogne, di errori, di omissio- Si è realmente ricchi se si ha bisogno e ci si accontenta di "poco",
ni ... ) si frappone perché la "luce" della Parola non permeasse mai e non se si possiede e si vorrebbe ancora "tanto"!
l'animo umano. Il "bisogno" di essere liberati dal male che affanna e travolge la
Fare la Sua volontà, infatti, vorrebbe dire spogliarsi di ogni boria nostra esistenza, di avere allontanata ogni tentazione (siamo deboli
e di ogni ipocrisia; vivere a fianco degli altri, quindi, con umiltà e e corrompibili!) ed ogni avversità fa, infine, invocare il Paterno so-
vocazione di servizio; dare sempre risposte di affetto, di tolleranza stegno nelle più difficili prove che l'esperienza terrena ci riserva:
e di comprensione: serve tutto questo perché il cristiano possa van- ma spesso noi (con offese ed omissioni) facciamo tanto male ad altri
tare una netta coerenza ai valori racchiusi nelle "Beatitudini" ed una o, quantomeno, non prendiamo le dovute difese e tutele di quanti
adesione piena al progetto di riscatto, di elevazione e di liberazione subiscono un male assurdo per colpa di altri. Per il cristiano (votato
totale che Egli ha tracciato per ogni creatura. e consacrato al bene!) l' "idiosincrasia" al male dev'essere una cosa
Purtroppo, viviamo oggi un tempo incerto, smarriti in un con- scontata, una scelta di campo che deve contrassegnare una condotta
tinuo incrociarsi di eventi che rattristano e rimproverano il nostro di vita, un'ideale forte, un modo di pensare e di agire, un "fermento
animo: non sempre si ha tanta fede da mettere gli affanni della vita vivo" che accende di speranze e nutre di sentimenti l'umana esisten-
nelle mani misericordiose del "Padre Nostro"; non sempre si sa ri- za: in definitiva, la scommessa sul male, l'uomo, riuscirà a vincerla
spondere alla "divina chiamata" con un "Ecce venio", sull'imitazio- se, con la grazia e l'aiuto di Dio, lo saprà strappare prima dal suo
ne di Cristo, o con un "Ecce ancilla", sull'imitazione della Madre cuore e poi dal suo vivere; a Sua volta, Dio il male non vuole abbat-
("Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai terlo da solo, ma con le energie di fede e di carità che l'uomo sarà
detto" - Le I, 38); non sempre si sa amare Dio come Egli, invece, capace di esprimere!
ha sempre fatto, fa e farà con noi!
Il "bisogno" di poter godere del Suo perdono e della Sua grazia:
ma spesso noi ci lasciamo catturare dai tentacoli della menzogna e
viviamo come scellerati, nella scarsa attenzione verso gli altri (ab-
biamo noi riconosciuto certe responsabilità e certe debolezze? Ce ne
siamo pentiti realmente?); spesso noi non sappiano rispondere, col
gesto dell'indulgenza, alle mancanze ed offese ricevute.
Il "non saper perdonare", purtroppo, è sempre stata (e lo è anco-
ra!) una grossa "pietra di inciampo" nella vita del cristiano!
Il "bisogno" di poter contare sulla Provvidenza paterna, perché
mai il pane mancasse sulle nostre tavole e mai le agiatezze man-
cassero nelle nostre case: ma spesso noi rimaniamo indifferenti alla
fame ed alle povertà che umiliano (e che talvolta uccidono!) intere
popolazioni; ci affanniamo a guadagnare sempre di più mentre, in-

160 161
Capitolo XVll

LA CARITÀ È DEMOLIZIONE DELL'IO

(Non ci si può fennare alle parole ed ai semplici propositi:


servono fatti, invece;
servono azioni di concreta "vicinanza" fraterna!)

Vi è una legge morale scavata nella coscienza umana che, secondo


un insegnamento biblico, è opera della sapienza divina: "Prescrive
all'uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla beatitudi-
ne promessa; vieta le strade del male, che allontanano da Dio e dal
Suo amore. Essa è ad un tempo severa nei suoi precetti e soave nelle
sue promesse ... trova in Cristo la sua pienezza e la sua unità ... è
legge naturale, universale ed immutabile ... esprime la dignità della
persona e pone la base dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamenta-
li ... ed è indispensabile per edificare la comunità degli uomini ... "
(Catechismo della Chiesa Cattolica, cap. III, art. l).
Dio creatore l'ha rivelata agli uomini per mezzo di Mosè, perché
conoscessero la Sua volontà, in un "Decalogo" (Legge antica) che
si offre come luce alle coscienze, sigillo di verità e di amore: diceva
Sant'Agostino (in Enarratio in Psalmos, 57, 1) che "Dio ha scritto
sulle tavole della Legge ciò che gli uomini non riuscivano a leggere
nei loro cuori".
L'espressione più esplicita del "volere di Dio" la si trova, poi,
nella cosiddetta "Magna Charta" del cristiano, cioè, nelle "beatitudi-
ni" enunciate nel "Discorso della Montagna".
La Legge evangelica, che è sintesi degli insegnamenti sulla ca-
rità, viene così emanata dal Figlio stesso perché dia compimento a
quella antica, la purifichi, la superi e la porti alla perfezione.
Una "chiamata" alla virtù fondante che modella l'uomo sull'im-
magine del Bene Supremo e lo illumina di grazia e di speranza per
proiettarlo nel conseguimento della "beatitudine" più piena: l'essere
di Dio e l'appartenerGli per sempre.

163
SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XVll - La carità è demolizione dell'io

La Legge antica non viene, quindi, abolita, né tantomeno perde emana: vuole che l'umanità non sia mai più umiliata dall'affronto
valore: si svelano, invece, con la nuova Legge annunciata, quelle della fame, dall'orrore della guerra, dal dominio della materialità.
virtualità che in esse erano abbarbicate, ma spesso mal capite; si ha, La felicita vera l'uomo non la concretizza col possesso, col potere
pertanto, una integrazione di valori da vivere più coerentemente e o con ciò che falsamente talvolta lo esalta, ma con un "caritatevole"
più pienamente. lavoro di demolizione dell'io, e ciò è possibile se riordina il pensare
Il messaggio evangelico (si badi bene!) non vuole essere una e l'agire sull'esempio della magnanimità divin~. . . .
somma di comandamenti, di prescrizioni da seguire: la norma è pre- Il perdonare i nemici, il pregare per i propn perse~ut?n, il f~r~1
ceduta dalla grazia, da quella singolare emanazione dell'amore divi- operatori di pace, il consolare gli afflitti, il sostenere i b1sognos1, il
no che si offre parimenti a tutti, nessuno escluso, e tutti chiama. bagnarsi di umiltà ... : sono questi i precetti che Cristo racc?martda
Le Beatitudini proclamate su una collina nei pressi di Cafarnao agli uomini; sono queste le linee guida per riformare le coscienze ed
(nel Vangelo è detta "Montagna") si fanno "specchio" che mostra orientarle sul giusto discernimento del bene e del male. . .
all'uomo la sua vera identità, l'interiorità che lo distingue; si fanno La legge dell'amore è legge di libertà che fa cadere la pratica d1
"urgenza" che spinge ad operare il bene, non solo a volerlo e predi- una vuota ritualità e fa' sì che non basti la semplice e fredda osser-
carlo; si fanno "progetto" di rigenerazione e di vita nuova, soprattutto vanza di alcune regole; si apre per l'uomo una stagione nuova, una
per chi vive in questo tempo fuorviato da attrazioni vanagloristiche. esperienza più feconda del retto a?ire: oper~re n~~la spont~neità e
Quel discorso non va però inteso come programma sociale, come senza ipocrisie, sotto l'incessante impulso d1 canta che affiora dal
semplice formula di risanamento di ogni bruttura emergente; va, nostro animo.
invece, riletto ed assimilato nella sua autenticità di significati e di Cristo, a quanti Gli contestavano le guarigioni effettuate di s~bato
aspirazioni, per essere adottato come "chiave" che può dischiudere (giorno, per gli Ebrei, da dedicare solo al riposo ed alla preghiera),
agli uomini un tempo nuovo, fondato sulla cultura della reciprocità fece capire che ogni norma è data in funzione e nel bene dell'uomo
fraterna, cioè, sulla messa in pratica e, quindi, sul compimento (con e non viceversa.
gesti d'amore) della volontà del Padre in ogni angolo della terra, Quando, poi, si è rivolta ai discepoli l'accusa di aver ~r~so il cib~
onde riempire la storia umana della Sua parola e della Sua essenza: con mani immonde (non comportandosi secondo la trad1z10ne degh
"Che l'amore.fraterno, sembra ancor oggi ripeterci, sia il vostro se- antichi), Egli rispose che Isaia aveva profetato bene quando, riferen-
gno di riconoscirnento!". dosi agli uomini ipocriti, scriveva: "Questo popolo mi onora con le
Si traccia, così, per l'uomo una linea d'inquietante provocazione; labbra ma il suo cuore è lontano da me!" (Mt 15, 1-8; Mc 7, 2-6).
non si può vivere di esteriorità, ma di profonda e sana interiorità; La Beatitudini si fanno promessa: irrompono nella vita degli uo-
non ci si può fermare alle parole ed ai semplici propositi: servono mini portando la consolazione divina, come segno di anticipazio-
fatti, invece; servono azioni di concreta "vicinanza" fraterna. ne del riscatto ultimo a chi sa incarnare con fiducia, e con l'animo
A che serve parlare di pace se poi governa la spada? "aggraziato", le virtù ed i valori della "nonna suprema" dettata da
A che serve pregare il Padre se non si accolgono, poi, i Suoi Cristo.
figli? Non bisogna, però, pensare che qualsiasi sofferenza e qualsiasi
A che serve invocare la Sua grazia se si girano poi le spalle, con forma di miseria siano sempre e comunque garanzia di conquista del
meschina indifferenza, ali' altrui bisogno? Cielo· all'uomo si chiede una conversione radicale che faccia matu-
Dio non vuole altro che il bene dell'uomo, la sua elevazione de- rare u'na "serenità superiore": la semplicità del vivere, con fiducioso
finitiva per un pieno godimento della luce e dell'eternità che Egli abbandono, come gli uccelli che " ... non seminano, né mietono, né

164 165
CM'J1'0LO X\111 - La carità è denw/i;j(me dell'io
SULLE ALI DELLA CARITÀ

ammassano nei granai ... eppure il Padre ... li nutre" (Mt 6, 26); A che servirebbe affermare di credere in Dio se poi si vive come
come i gigli del campo che " ... non lavorano e non filano ... ma se Egli non esistesse, come se il Figlio non avesse mai predicato il
neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di Suo volere, non avesse mai insegnato e testimoniato l'umiltà, la ca-
loro" (Mt 6, 28-30). rità ed ogni altra virtù, non fosse mai salito (maitoriato!) s~l Golgota
Non bisogna angustiarsi per le necessità che incalzano, affannarsi per donarsi e "fare strada" a tutta l'umanità che, ardente di speranz~
più di tanto per il domani: il vivere sobrio, senza particolari pretese e palpitante di fede, incede da un'infinità di lustri verso una meta d1
ed ambizioni, allontana molti di quei vizi che rendono più inquieta redenzione e di eternità?
e più vana l'esistenza, nonché dispone meglio l'animo alla ricerca Come si può invocare la Sua vicinanza se spesso Lo abbiamo
ed appropriazione di quelle verità fondanti ed essenziali che, senza scelleratamente allontanato, non avendoLo riconosciuto, quando
al~un dubbio, saprebbero dare un senso al terreno ed incerto pere-
vestiva gli umili panni del povero, quando mostrava le Sue piaghe
gnnare. nelle carni di un qualsiasi infermo, quando piangeva con le lacrime
Nel "Discorso della Montagna" c'è una sfida ancora e sempre del bambino abbandonato, sfruttato e "mercificato" per loschi fini,
aperta per l'uomo: Dio deve rimanere per noi un soggetto da in- quando sanguinavano i Suoi polsi nelle catene di un deportato?
contrare e da penetrare, con la forza della preghiera e delle azioni L'anima del Vangelo sta in queste verità: il primato dell'amore
caritatevoli, fino a poterne toccare l'intimo del Suo cuore pietoso, sulla legge; la benevolenza di Dio verso chi sbaglia. . .
per ivi adagiare gli affanni e le speranze che travagliano l'esperienza L'antica legge, essendo apparsa velata e talvolta incomprensibile,
terrena. veniva immaginata come un "telegramma cifrato" inviato da Dio
Dio non può essere un soggetto-oggetto da plasmare alla bisogna agli uomini: l'amore, insegnato da Cristo, assume quindi il valore di
nelle nostre menti distorte, presuntuose e viziate da tendenze posses- "chiave di lettura", una specie di "cifrario" che facilita la compren-
sivistiche ed egoistiche (si è spesso schiavi dell' "avere" e dell' "ap- sione dei tanti significati in essa custoditi.
parire"); non si possono disegnare a piacimento i lineamenti di un L'insegnamento di Cristo deve scorrere, nel fiume delle vicende
Dio a misura dei nostri difetti, delle nostre limitazioni e delle nostre umane, come lievito di giustizia e di vita.
esagerazioni: il fascino del denaro, le pressioni consumistiche, il de- Egli ammaestra l'uomo per attrarlo nei sentieri virtuosi della fede
lirio di grandezza, il dominio dell'altro, le discriminazioni e le tante e liberarlo, così, dalla caducità e dal male; la Sua parola, se corret-
altre imperfezioni che, purtroppo, albergano nell'animo umano. tamente intesa e meditata, può far testimoniare ciò che veramente
Le Beatitudini (ahinoi!) rimangono per molti uomini un racconto il Padre vuole: il pieno impegno di tutti per costruire realmente e
relegato nelle pagine di un Vangelo spesso letto poco o mal capito: finalmente sulla terra la civiltà dell'amore!
non sembra (stando ai fatti che fanno registrare, nel tempo che vivia-
mo, un diffuso culto della materialità e dell'io) che l'essenzialità di
un così vibrante messaggio-guida, sia stata fedelmente e sufficiente-
mente recepita ed interiorizzata dalle comunità cristiane.
Il messaggio cristiano, infatti, invita l'uomo a non desiderare
sempre di più, a non concedersi al dominio di impulsi egoistici, a
non partecipare al culto dell'accumulo e del superfluo: la vita va
improntata sui valori della semplicità, della parsimonia e del mutuo
servizio.
167
166
Capitolo XVIII

LA CARITÀ È IMITARE CRISTO

(Nell'animo di chi sa chinarsi sull'altrui soffrire


già palpita un pezzo di eternità!)

La coscienza dell'uomo viene accesa da imperativi morali


("Smetti di fare altro ed impara a fare il bene ... ricerca e pratica
la giustizia ... soccorri l'oppresso") che dovrebbero avvicinare più
intimamente e più concretamente a Dio, essendo Egli Giustizia e
Sommo Bene.
"Vi darò un cuore nuovo, di carne, e strapperò il cuore di pie-
tra ... metterò dentro di voi uno spirito nuovo": è questa la voce di
Dio stesso che si fa sentire per mezzo del profeta Ezechiele (Ez 11,
19).
L'uomo, comunque, è stato e continua ad essere capace di com-
piere bassezze ed infamie, eroismi e gesti di carità sublime: due ri-
sposte, queste, che si avvitano e si scontrano da sempre nella natura
e nei comportamenti umani.
Cristo vietava persino di difendersi ("A chi ti percuote porgi l' al-
tra guancia" -Le 6, 29), con l'ovvio stupore di quelli che Lo ascol-
tavano; insegnava, così, che la forza del perdono, l'umiliazione e la
sofferenza, possono portare all'elevazione e liberazione finale.
Non ha, forse, Egli accettato di essere schernito, frnstato ed in-
chiodato sulla croce e, come "Agnello" mansueto, di offrirsi e versa-
re il Suo sangue per la redenzione umana?
I tanti eventi prodigiosi, riportati nelle pagine del Vangelo, narra-
no di un Cristo che libera l'uomo dai diversi mali che lo affliggono
(la guarigione degli storpi, dei ciechi, dei paralitici, dei lebbrosi,
del sordomuto, dell'epilettico, dell'emorroissa ... ), talvolta strap-
pandolo anche alla morte (la resuscitazione di Lazzaro, del figlio
della vedova di Nain, della figlia di Giairo); un Cristo che toglie la

169
SULLE ALI DELLA CARIT A
Ctl'ITOLO XV!ll La carirà è imirare Cristo

fam~ (la moltiplic~z~~ne dei '!ani .e dei pesci) e che ci insegna che, una vita piena di significato" (Dottrina dell'amore radical~) che
praticando la condiv1s10ne dei bem ed il sostegno dei meno abbienti
si ispira ad un nuovo ideale umano: il "santo" che tutto e tutti ama,
P.otremmo, c?me Lui, ripetere anche noi tante altre volte ancora queÌ
smgolare "miracolo". sempre e comunque.
A proposito dell'amore "anche per i nemici", così come volev~
, Un Cristo che si commuove di fronte alla sofferenza fisica del-
1 uomo, n;a che s~ essergli vicino e confortarlo anche quando lo sgo-
e predicava Cristo (Le 6, 27), si badi bene che. '>.il.
conce~to di
prossimo, presso gli ebrei, non si estendeva al di la dei prop~1 ~o~­
mento e l angoscia lo assalgono, quando egli è incerto e terrorizzato
per l'infierire delle forze della natura (la tempesta sedata) . nazionali" (Bibbia concordata); nel Corano si ammette p01 l el.i-
minazione degli avversari " ... perché la guerra è parte della stona
. Nel suo Nome, diceva Paolo (Fil 2, 10), ogni ginocchio si deve
piegare! degli uomini". .
. Al Suo ~gi.re si. sono ispirati i Santi ed i Martiri di tutti i tempi,
Cristo non vuole che si facciano illusioni: solo colm che ama con-
cretamente può accedere al Regno Santo e "Non chiunque mi dice,
nflettendo m mfimte sfaccettature la luce avvincente della sua Pa-
Signore, Signore!" (Mt7, 21).
rol~, font~ viva di meditazione e di imitazione; testimoniando con
e.roisn:o, moltre, una Fede senza riserve nel Dio dell'amore mise- Infatti, Egli racconta la "parabola del pubblic~n?'.' volen~o :imar-
care i valori dell'umiltà e della carità come reqmsiti essenziali della
nc~r,d10so che redime l'uomo; praticando tutti quanti loro opere di
canta ed affidando con la preghiera, infine, ogni umana sofferenza cristianità per accostarsi degnamente a D~o. .., ,
nelle mani pietose del Padre. Il "fariseo" ostenta la propria presunta 1mpeccabihta nell osserva-
Essi ~anno accolto appieno l'esortazione di Paolo (Fil 2, 14-16)
re la Legge, enuncia le opere meritorie e la moralità che lo distinguo-
tenendosi " ... irreprensibili e puri, in mezzo alle generazioni ribelli no, ma commette il grave errore di esaltarsi, di rivolgere, :este~do
e pe~verse, risplendendo come fari di luce nel mondo, mantenendosi i panni del "creditore", la sua ipocrit~ preghiera al P~~re, d~me?tlco
saldi nella parola di vita". di ciò che tutti siamo realmente, lm compreso: umih debiton che
.A~cora di Paolo leggiamo " ... praticate l'ospitalità. Benedite solo attendono un cenno di "misericordia", cioè, che il "cuore" del
Divino accolga pietosamente le nostre "miserie" e ci ristori con la
ch1 vt persegu.ita. Gioite con chi gioisce,- piangete con chi pian-
ge ··:No~ aspzr~te al~a grandezza, ma lasciatevi afferrare da ciò Sua grazia. . . " . ,,
Finisce, inoltre, per usare un certo disprezzo verso il pros~1mo
che e umile·:· Viv.ete mpace con tutti" (Rm 12, 14-23); più avanti
an~o~a fa eg~i ~a~Ir~ che non si può non amare e vivere solo per sé di turno (il pubblicano), ad impreziosirsi ?ei s~o~ conf:o~tl .C"f!
stessi, perche s1 fimsce col trasgredire il primo ed unico comanda- Dio, ti ringrazio che non sono come gli altn uomm1, ladn, mg1ust1,
mento dell'etica evangelica " ... chi ama il prossimo ha adempito la adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la
legge" (Rm 13, 8). settimana e pago la decima di quanto possiedo" - Le 18, 9-14),
~i Giovanni, invece, è questa pungente riflessione posta come calpestando, nel contempo, i valori della ~emplicità e d~lla f:~ter:
monito alle nostre coscienze: "Chi dice di stare con Gesù Cristo nità cristiana che presuppongono l 'uguaghanza e la reciproc1ta di
deve anche vivere com'egli è vissuto" (l Gv 2, 6) ... "Chi ama il
attenzioni e di affetti fra esseri umani, tutti quanti (nessuno escluso!)
fratello rimane nella luce ... chi odia è nelle tenebre" (1 Gv 2 10- degni figli dell'unico Padre. . . .
11). ' Il "pubblicano", invece, si sente imp~ro, md~gno di accost~rsi al-
1'altare, di alzare gli occhi ed una preghiera al Cielo; co~e tu~tl quel-
Si _va proponendo, così, "una scelta radicale tra il realizzare la
propria umanità (con i limiti e le debolezze che si hanno) 0 il vivere li che sanno avvertire la consapevolezza dell'errore e d1 ogm umana
fragilità, contrito ed umiliato apre l'animo (con tutte le inquietudini,
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C1PrtOW XVIII - u1 carità è imitare Cristo

SULLE ALI DELLA CARITÀ

può liberare gradualmente l'uomo dalle scorie profonde di una im-


le "seti" ed i bisogni che in esso vi albergano) all'Onnipotente invo- perfezione originale: Egli è con noi e ci sorregge nelle giuste e vir-
cando la Sua pietà. tuose dedizioni e quando non ci concediamo all'ipocrisia.
In verità, noi imitiamo Cristo (e facciamo la volontà del Padre) Romba ancora nelle coscienze quell'espressione forte, che è
non ~olo quando pensiamo ed agiamo, così come soleva fare il fari- un solenne rimprovero all'uomo che tenta di mistificare la Verità:
s~o, m stret.ta "c~ns~nanza" con certe regole dottrinali (essere giu- "Guai a voi, ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati che
s~1 ~d onesti, ~onmgr ~edeli, "timorati" che osservano i precetti del al di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di
d1gmno e dell elemos1?a e eh~ partecipano alle liturgie ... ), ma più ogni marciume" (Mt 23, 27).
an~o~a .q~ando, ~o~e. i~ pub~hcano, traduciamo in atti quotidiani i Come fra gli scribi e i farisei, in quanti altri Cristo (certamente
p~mcipr imprescmd1bih che mnervano il pensiero cristiano e lo di- dolendosene!) scorge oggi il "tarlo" dell'ipocrisia, della falsità e del-
stmguono da ogni altro ideale maturato dall'uomo: l'umiltà del vive-
1' incoerenza?
re e del pregare, unitamente all'avere sempre un'alta considerazione Il Suo insegnamento, evidentemente, non ha toccato profonda-
ed un nspe~to tot~le, "quasi" come per l'Eccelso, per ogni essere mente l'animo di costoro, né di quanti si tengono oggi nell'abbon-
umano che mcrociamo nella nostra vita. danza di beni, accecati da una squallida indifferenza verso i disagia-
Non b~st~, quindi, solo vivere con zelo e puntualità i precetti che ti: con un altro "guai a voi! ", apostrofa i ricchi della terra che non
la fede cnstia?a detta a tutti i suoi adepti ... va immancabilmente e aprono il cuore (le proprie case e le proprie casse) agli indigenti,
sem~re assoc~ato I' "att~g~iame~to caritatevole", che è sincera at- avvertendoli che anche ad essi saranno precluse un giorno le porte
ten~ione per l altro, domm10 dell orgoglio, umana valorizzazione di celesti ("È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
tutti, clem?nza per chiunque cade nell'errore (a dirlo con le parole di che un ricco entri nel regno di Dio" -Mc 10, 25).
Padre R.ame~o Cantalamessa, bisognerebbe essere "farisei nella vita La povertà viene esaltata da Cristo come un bene (i poveri sono
e pubblicani nel tempio!"). detti "beati"), anzi, viene elevata, così come la sofferenza, a pegno
B.isogna conoscere e sapere incarnare la volontà del Padre: il sen- di salvezza e valore di liberazione dell'uomo.
so pieno della ~i:a va riposto in una sintesi d'amore; la libertà va Presso i Giudei, l'umile condizione sociale era considerata come
basata. su!la venta, sulla forza dello Spirito che aiuta a vincere le "un segno di scarsa benevolenza divina e la ricchezza, al contrario,
tentaz10m e le passioni del mondo! era vista come ricompensa delle virtù".
. "Nell'~ntimo della coscienza, l'uomo scopre una legge che non è Con Cristo cadono tutti questi pregiudizi infondati ed impropri,
lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce lo chia- sebbene queste Sue predicazioni non piacessero allora ai custodi ra-
r:za sem~re ad amare, a fare il bene e a fuggire il male ... L'uomo ha dicali dell'ebraismo che male intendevano e mal tolleravano questo
m real~a .u,na ~egge ~·critta da Dio nel suo cuore" (Gaudium et spes Suo "mettersi" al fianco dei deboli ed indifesi.
N. 16). s1? chi~mati, pertanto, ad una svolta decisiva, ad un cambia- Sotto i colpi della Sua parola cade, così, un altro pilastro dell'ipo-
m?nto r~dicale mcentrato sulla gioia del donare, sul culto della vita, crisia umana, un altro fraintendimento della volontà di Dio: l'uomo
sm valon dell~ fede, sui semi della Parola che, come pioggia feconda non può e non deve disperdersi nei sentieri dell'opulenza e dell'in-
possono ravvivare la storia umana liberandola dalle tante "aridità'; gordigia, non può e non deve cadere nel baratro dell'effimero, non
che ne re?dono inc~rto il cammino verso gli orizzonti dell'eternità. può e non deve rintanarsi nel culto di un "avere" che mai appaga;
Il deci.s? abbattlm~nto d?l~e. barriere dell'io e l'offrirsi agli altri, può e deve egli, invece, hTOmpere in un "oltre" che sia amore, dona-
sono nobili e~ e~ficaci reqm~itl che f~nno incontrare Cristo in ogni zione e culto pieno della vita!
momento dell esistenza; ogm gesto smcero e concreto di altruismo
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SULLE ALI DELLA CARITÀ
CAPITOLO XVI!/ - La carità è imitare Cristo

La volontà del Padre è adesso rivelata direttamente e definitiva- si vantano, che non discriminano, che tutti devono e sanno ascoltare,
m~nt~ dal Figlio nelle accezioni più sostanziali che fedelmente la ma che a loro volta non sono quasi mai ascoltati.
chiarificano e la presentano al cuore ed alla ragione dell'uomo. Già nel Libro dei Profeti (6, 16-19) troviamo in prima fila, nella
In Cristo si rivela un Dio il Cui primo attributo è l'amore; si sco- lista delle cose che non piacciono all'Onnipotente, gli "occhi alteri";
pre una concezione nuova della divinità: al concetto di regalità si seguono poi, nell'ordine, tutti gli altri difetti che l'uomo non dovreb-
contrap~~ne, con vero scandalo e provocazione per i Giudei, l'idea be avere:" ... lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente,
del serv1Z10, che Egli stesso simboleggia e testimonia con il gesto del cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il
''pediluvio" nell'Ultima Cena. male ... ".
~'.es~ltazione degli umili e degli emarginati ("Beati loro ... "), Bisogna saper vivere in pienezza il testamento d'amore dettato
cosi ms1stentemente proclamata nella predicazione di Cristo fa co- da Cristo con una concreta "vicinanza" a chi soffre nelle tante amare
noscere un Dio che chiede all'uomo di aprirsi al bisogno delÌ'altro, realtà dell'esclusione, con l'abbattimento di "muri" (contrapposizio-
nel. segno della condivisione più piena: Egli è presente dove c'è mi- ni di ideologie e di interessi che generano conflitti, speculazioni, pre-
s~r!a, ~ non si speri di "incrociarLo" invece dove, con sfrontata avi- giudizi, povertà ... ), che tanto dividono e tanto affannano i popoli
d1ta, s1 accumulano beni a dismisura, spesso praticando speculazioni della teITa, e degli idoli che ci siamo costruiti (l'ossessione di volersi
e sfruttamenti senza ritegno. esaltare ed arricchire ... ), per riscoprire i valori del bene comune
Do~ Vierino Gelmini è un prete del nostro tempo che, dal lontano (altruismo ed uguaglianza sociale, corresponsabilità cristianamente
~ebbra10 1963, accoglie ed assiste un'infinità cli vittime della droga vissuta, tolleranza ed accoglienza dell'altro ... ) che attestino una più
l~ tant~ "Comt~nità ~n~ontro''. da lui fondate; migliaia e migliaia cli umana cultura di vita ed un più maturo e più fraterno percorso di
g10vam che hu ha ncostnuto (come ebbe a dire in una recente fede.
"Omelia", Mons. Carlo Liberati, vescovo cli Pomp~i) nell'anima e Se non si vive, infatti, l'esperienza virtuosa del perdonare, se non
nel corpo", facendoli "capaci di riprendere nelle loro mani le redini si avverte (sull'imitazione di Cristo) la doverosità della fraterna con-
della vita e di volare alto nel cielo di Dio, di tornare come le rondi- divisione e non si abbassa l'orgoglio, non si può crescere nella re-
ni a riaprire la festa del mattino e a sperimentare nuovamente con sponsabile attenzione verso gli altri; se non si è semplici nell'agire e
c.omnwzione la bellezza della vita": è la parabola del "Buon Sama- grandi nel pensare, non si possono toccare le vere altezze cui l'uomo
nt~no" che ancora (viva Dio!) sa incarnarsi, nel cuore della storia e deve aspirare: essere sale della terra e luce del mondo!
cl~1 suoi figli migliori, come tenera testimonianza di fede e o-rande In definitiva, bisognerebbe guardare all'altro, non per servirsene,
0
miracolo cli carità. ma per servirlo; far sì che a nessuno manchi il necessario, alme-
" Roger B~con, un monaco inglese vissuto nel Medioevo, diceva: no quello più elementare (un tetto, un lavoro, un pane; un poco di
Il danaro e come lo sterco. Ammucchiato, appesta, ma sparso per cultura, di rispetto, di calore umano ... ); non "gonfiarsi" mai e mai
il mondo.fertilizza". disprezzare; ricordarsi sempre che, nell'animo di chi sa chinarsi sul-
È caro al Signore, inoltre, l'insegnamento della semplicità, come l'altrui soffrire, già palpita (ne siamo sicuri!) un pezzo di eternità!
valore umano ~a vivere pienamente e senza "inciampi": "Io ti rendo
lode, ~adre'. Stg~ore .del .cielo e della terra, che hai nascosto queste
cose a~ dot!z ~ m. saptentz e le hai rivelate ai piccoli" (Le 10 ,21) .
. I m1st.e1:i cl1 D10 sono accessibili, pertanto, ai "piccoli": agli umili,
a.1 semplici della teITa, a tutti quelli che non hanno pretese, che non

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Capitolo XIX

LA CARITÀ È PERDONARE

(In ogni cuore umano c'è sempre accesa una scintilla divina
che è riverbero di amore, di grazia e di pietà!)

Non può rimanere sordo, il cristiano, al bussare nella sua coscien-


za dei palpiti più nobili che richiamano l'evangelico insegnamento
del perdono, l'atto autentico che fa assomigliare di più a Cristo: le
divisioni più dolorose, le disparità più vergognose e i contrasti più
accesi si possono sciogliere e risolvere unicamente in una ridise-
gnata cultura dell'amore e della distensione, tutta incentrata sulla
fraterna convivenza.
Proprio perché è necessario tenersi affiancati l'un l'altro nel bi-
sogno e nelle difficoltà che angustiano il nostro tempo, il cristiano
deve saper rispondere con l'indulgenza alle gravi mancanze degli
altri, incarnando e testimoniando uno dei valori più essenziali che il
Vangelo insegna, annunciando che il Dio del perdono è un Dio che
ama: le porte della Casa Paterna sono sempre aperte per chi ritorna,
così devono essere quelle dell'animo umano.
Se è vero che l'accezione più propria e più autentica che si dà
al verbo "perdonare" è quella di "donare di più" (avendo il suffisso
"per" valore di rafforzativo), l'atto di riconciliarsi, quindi, assume-
rebbe il significato di "dono supremo", che si sostanzia nell'offrire
all'altro il meglio che si ha dentro.
A che serve tenersi nell'animo, come ruggine che tutto consuma,
l'astio per qualcuno?
Tanti "muri" già ostacolano il nostro andare incontro agli altri
ed al loro disagio; tanti miti dominano il nostro tempo ed il nostro
cuore: l'esperienza del perdono va vissuta e coniugata nel contesto
di un impegno a trecentosessanta gradi che il cristiano deve saper
profondere per un'affermazione ampia dei diritti e dei bisogni non

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SULLE ALI DELLA CARITÀ

CAPITOLO XIX - La carità è perdonare

s~ddisfatti; il gesto del perdono non sia . . .


Vlftuoso privato da relega1·e 1 ' qumd1, un semplice atto Il commovente incontro, che ha dato un "felice finale" ad un rac-
. so amente alla sfera d · ..
personali, ma sia risposta di testi . . . e~ rapporti mter- conto che è nel contempo lezione di carità e di fede, fa inaugurare
che promuovono una vita cristian;;,~~1~~: dei r~?hia~i evangelici una vita nuova; una così intensa gioia andava, pertanto, festeggiata:
. Non possiamo noi esimerci dall 'inc na e prn solidale: e così fu.
z1ale se si vuol vivere la cristia ·r a~nare un valore cosi essen- Su preciso ordine del padre (esemplare testimone di misericordia,
renza. m a con pienezza, convinzione e coe- di bontà e di saggezza), quel figlio fu, inoltre, rivestito a nuovo e gli
Cristo, con la parabola del "Fi liol rod· " . furono messi "l'anello al dito ed i calzari ai piedi" (Le 15, 22).
che accoglie amorevolmente .~ 1. p rg.o ' c1 mostra un Padre Ciò non piacque al fratello maggiore (che fino ad allora era stato
allontanano perché spinti da ::an~o g ~o c?e .s1 perde; ~olti spesso si un vero vanto per quella casa: onesto, ubbidiente, lavoratore e retto
zio~i nuove, di evadere dalla mon gh~ d1 vivere. e~pene?ze e situa- nell'agire ... ); al rientro dai campi, indignatosi per quei festeggia-
agb agi ed alle opportunità eh ~t~ma del quotidiano, nnunciando menti, pensò che non fosse giusta una sì fastosa accoglienza: ro-
affetti che in esse si scambiano.e s1 anno nelle mura paterne, agli devano nell'animo suo la gelosia e la rabbia di dover egli, figlio
Nella figura del figliol rodi . modello e meritevole, spartire ancora una volta quanto rimaneva dei
un'umanità ferita dalla menp go s1 poss~no scorgere i tratti di possedimenti paterni con chi, invece, nulla avrebbe meritato, perché
da11 ,.idea di possesso assetatazogna, gonfia d1 orgo r d' .
d. d . . g Io, isonentata tanto aveva sbagliato e tanto aveva deluso.
da ciò che è proibito: un'urna 't1, ohmm10, spesso fortemente attratta Molti, come quel "fratello", son duri di cuore: sempre pieni di sé
' m a e e perciò " · ,,
tano dalle certezze e dalle ·r ' ' corre mvano e lon- credono di non dover fare nessun riesame, di non dover correggere
colpe, le omissioni dell'uovmeonna cufisto~ite nel Vangelo: gli errori, le alcunché di ciò che decidono e fanno; convinti di essere maestri del
on mscono mai · .
non sapere spesso "quel che f ,, h . · ·. contmua egh a saper dire e del saper fare, non sanno, però, questi cosa sia un "ba-
essere perdonato e di essere a~c~Ì~o a ancora bisogno: p~rtroppo, di gno di umiltà".
la via del ravvedimento e del 't ' sempre che sappia npercorrere L'abbraccio accogliente di quel padre viene anche raffigurato, in
. n orno.
S1 racconta così, nel Vangelo l'i .. un pregiato dipinto di Rembrandt, da una mano d'uomo e l'altra di
dre che ritrova e riabbraccia u fi I ~mensa gioia provata da un pa- donna, come a simboleggiare che Dio (vera figura allegorica della
av~r cercato altrove una vita pi~ .g io !1~~veduto' che. per l'errore di parabola) emana un amore assoluto per i Suoi figli (paterno e ma-
da impegni e doveri vari) e p1e~na i era da affetti ed attenzioni, terno nel contempo), un amore senza confini e senza pregiudizi, un
?o "custodire i porci e m~n~~~~r~e ~ndatoh~ella ~eschinità, doven- amore non comprensibile in uno o in più aggettivi o sostantivi e,
m casa di altri. oro g rande per sopravvivere perciò, un amore inafferrabile ad ogni umana definizione.
Egli, dissipati tutti i beni avuti do L'atto del perdono è una via maestra, tracciata da Cristo, che por-
za della miseria, la ver o na di ~ ~ette pr?vare l'amara esperien- ta sempre alla Casa Celeste: è una via che insegna il senso pieno
casa paterna era da padr~n~ serv't erv~~e altn qua.ndo, .invece, nella della fraternità e che racchiude il significato più intimo della carità
Decide, così, di porre fine ad I o~ is~oneva di ogm cosa. umana.
riavviarsi, quindi, con l'anim~ c~~a mf~hce. ~ d~le~te avventura e di Il cristiano deve anche ricordarsi della parabola del "Debitore di-
nostalgia e di speranze verso l~o di umiltaz10?i e pentimenti, di sumano" (Mt 18, 23-25): un servo che dopo aver avuto condonati i
gli affetti, gli agi e la dignità~~: a c~sa che un.g10rno racchiudeva propri debiti dal padrone impietosito, non seppe egli essere clemente
zato. egb poco o mente aveva apprez-
con un proprio debitore (un altro servo), non commovendosi affatto
nel vedere quel povero uomo gettato ai suoi piedi.
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SULLE ALI DELLA CARITÀ
CAPITOLO XlX - La carità è perdonare

Tante _volte, anche noi ci facciamo dominare dall'orgoglio e non


r~mme_n_t1~mo le mancanze, le debolezze d'animo ed altre esperienze certo di saper dare sempre alle offese subite la risposta del perdono,
d1 frag11I~a, le c~rresponsabilità e le omissioni che gravano sulle no- evitò per tanti anni di recitare il "Pater" (qualora no? avesse man~e­
stre ~~sc~enze; s1 preten,de l~ comprensione ed il condono degli altri, nuto poi l'impegno di riconciliarsi con qualcuno, s1 sarebbe sentito
ma s1 e ngorosamente fiscali e duramente critici sull'altrui presunto ipoc;ita ~, quantomeno, cristiano ~oerente "fino ali~ curva"); ?on
errore. a caso di lui scriveva Carlo Bo: "E un angelo la cui voce possie~~
La nostra suscettibilità non va mai toccata: noi, però, ci ricordia- l'esplosivo sufficiente a mandare per aria tutti gli edifici costruiti
m~ sempre di "Non fare agli altri quello che non vogliamo fatto a dalla tranquillità". .
noi "? La forza del perdono, quando la si sa.esprimere,~ segno d1 matu-
. In queste _µaro.le ~i riassume un illuminante significato che il cri- rità cristiana, elemento cardine del pensiero evangel~co ! .
stiano de:e mtenonzzare fedelmente: la legge dell'amore, fatta di Non è certo facile svuotare l'animo di certi risent1ment1 che graf~
comprens10ne, reciprocità e riconciliazione, è contrapposta per su- fiano e di certi orgogli che gonfiano i nostri an~mi; n?n s~mp~e ~1
perare quella del "taglione" ("Occhio per occhio, dente per dente"), riesce a "volgere l'altra guancia", non sempre s1 sa sc10ghere Il li-
legge, questa, contenuta nelle pagine bibliche dell'Esodo e formula- vore che si ha dentro, non sempre si sa scendere dalle vette _dell'al-
ta per ~~valora~e, _in quel tempo, la necessità di mettere al riparo le tezzosità e del soggettivismo che sono in noi: non las~iamoc1,_quan~
comumta da atti v10lenti e criminosi. tomeno fuorviare da astiosità e pregiudizi quando siamo c~iamat1
"No~ giudicate per non essere giudicati ... con la misura con la ad elab~rare e formulare un qualsiasi giudizio; tocca a n01 essere
qu~le misurat_e sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'oc- tolleranti eliminando prima le eventuali tracce del "malanimo" eh~
chio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel scorre nella nostra carne, che insidia l'obiettività delle nostre menti
tuo occ~io?" ~Mt 7, 14): possiamo noi irrigidirci sulle ragioni che ed adombra la serenità dei nostri cuori. . ..
presumiamo d1 avere e non aprire le braccia ed il cuore all'altro Al grido esortativo di Cristo, che r~ccoman~ava di e~sere :1c1~1
seppure responsabile di mancanze che ci hanno ferito 0 mortificato' ai carcerati (e, comunque, di non uccidere mai!), mal s1 declma ~l
che sia egli pentito o meno? ' ricorso alla sedia elettrica, ed ai tanti patiboli insanamente concep_1-
c_ris~,o ci fa conoscere un Dio magnanimo, "creditore di larga ti dall'orrore umano che, per punire un crimine che si_ pr~su~e sia
~amca ; pastore sulle tracce della pecora smarrita, padre che corre grave, dispensano la morte: tra l'altro, quante volte (ahmoi!) s1 sono
I~contro al figlio debosciato: all'uomo si chiede, quindi, di dare e "giustiziate" vittime innocenti? ,
d1 perdonare, testimoniando il Suo fulgido esempio, senza riserve II Beato Bartolomeo Longo (un altro laico che nel contempo e
e senza_ tornaconti, in_ ~n gesto sp~ntaneo che attesti l'originaria e maestro di vita e "pioniere" della carità di Cristo) ha fondato l'Ope-
celeste impronta che ns1ede nell'ammo umano. ra di Pompei che, già da più di cent'anni, accoglie, assi~te ed ~duca
"Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai no- i figli dei carcerati perché non siano anch'essi, come. 1 p~dn o le
strf debitori": così come supplichiamo il Padre Nostro di essere con madri, "condannati" ad una vita sempre esposta al d1sag1? ed a~­
no1 clemente, coerentemente con i profondi significati contenuti in !' isolamento sociale, al pregiudizio ed alla "non fi~ucia': d1 qu~n~1,
questa pr~ghiera di immenso valore per l'intera umanità, dovremmo impietosi assertori dell'incorreggibilità umana, sogho~o 1mpass1b1l-
• • f
anche n01 essere indulgenti quando ci è chiesto di riconciliarci fra- mente bocciare chi ha sbagliato ... congnmtI compresi. .
tem~m~nte e di stemperare ogni dissapore ed ogni rancore. Taluni (ahinoi!) non riescono proprio a credere all'eventua~e "mi-
S1 dice che Charles Peguy, scrittore e poeta francese, non essendo racolo" della rieducazione e, di conseguenza, escludono che ~ia ~os­
sibile la riabilitazione sociale di un qualsiasi soggetto "a nsch10";
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SULLE ALI DELLA CARITÀ
C1P1row XIX La carità è perdonare

ecco p~r~~é, si ~a .bisogno. di nuovi apostoli che, sull'esempio del- Tanti anni dopo, il Papa Buono (Giovanni XXIII), rivolgendosi
la sens1b1hta cnstiana testimoniata da Bartolo Longo · ·
d "' . , ,, . , s1 sappiano ai detenuti nell'occasione di una visita nel carcere di Roma Regina
spen .er~ I~ c~nta per dare oggi luce alla triste realtà del carcere Coeli, così diceva: " ... il Signore ama tutti i Suoi figli ... lo ho fissato
e r~stitmr~, ms1en_ie, attenzione.sociale e calore umano alle famiglie i miei occhi nei vostri occhi, ho messo il mio cuore accanto al vostro
dei ~~clus~, perche queste non siano mai più vittime del pregiudizio cuore ... "; ad uno di loro, un omicida, che quasi non osava credere
dell ipocns1a e dell'indifferenza. '
che anche per lui ci fosse posto nel Regno Celeste, spiegò poi, con
,. P~rtanto, siai:io t~tti c~iamati a vivere, con sentimento fraterno, parole cariche di conforto e di commovente umanità, che ciò sarebb~
l mv1to evangelico Ero in carcere e siete venuti a trovarmi" (Mt stato invece possibile: Dio accoglie e solleva tutti ("Dove abbonda il
2?,_~,6), an.che perché, se si vuol dare fondamento alla "verace ci- peccato, sovrabbonda la grazia" -Rm 5, 20), se nell'animo fiorisce
v1lta. pred~cata dal Beato Longo, non si devono mai precludere la un sincero pentimento!
fid~c1a e~ il sostegno a chi, pur avendo sbagliato, vuol riavviare i Agli operai dell'ultima ora, citati nella parabola Gli operai della
suoi passi lontano dall'errore, sulla via della legalità e della sana vigna (Mt 20, 1-16), Cristo dava una ricompensa pari a quelli della
convivenza.
prima: la Misericordia divina è infinita e non fa differenza, né ri?u~r­
C:on 1 ~, sua "coro?cina" in mano ("la dolce catena che ci riannoda
1 di, concedendo a tutti gli uomini un' "ultima ora" per convertirsi e
al ~1elo. ) per ~~nt~r sem~re Maria al proprio fianco (la Madre di scegliere liberamente di porsi nelle pieghe del Suo amore e nella
tutti ~d ancor ~m d1 quelli che una madre in teITa più non hanno) dolcezza del Suo abbraccio indulgente.
ed affidare, cosi, al Suo cuore ed alle Sue cure ("Non puo' L · ·.
Quanti di noi siamo bloccati nelle "sbaITe" più intime del pecca-
' d' et venu
me2o -co~1 !ceva l' "Apostolo del Rosario"- al suo ruolo mater- to, nella speranzosa attesa della "Verità liberatrice"?
no ) le ?J'~ene e le speranze dei tanti "allontanati" e "inascoltati" da Per perdonare illimitatamente (fino a "settanta volte sette"), come
~na s~c1eta non sempre attenta a certi bisogni, spende le sue forze chiedeva Cristo a Pietro (Mt 18, 21-22) e con lui a tutta l'umanità
m un. mcess~nte opera di servizio onde restituire opportunità, so- (soprattutto a quella "timorata" ed impegnata a professare il "Credo"
steg~1, fiducia e d~~o~o a quanti la vita non ha loro soITiso: il solco cristiano), ci vuole una profonda maturazione dei lineamenti evan-
tracciato dalla car1ta longhiana" è ormai· "s1'mbolo e · d.
,, . messaggio I gelici e non una semplice appartenenza di facciata, vissuta a misura
speranza .... ~n ~ltro miracolo della provvidenza del Cielo! dell'umana debolezza.
Fu e~h, qumd1, un modello di laicità vissuta in testimonianza di L'elemento sostanziale del "teorema" che dovrebbe regolare la
f~d'~ e d1 fraternità (''esplode nel suo cuore una primavera di cari- vita del cristiano, si configura, che piaccia o meno, nell'atto nobile
t~~ ); la. sua oper~ fu un' ant~cipazione profetica delle linee tracciate dell'indulgenza di ogni mancanza o insulto che si riceve, ?rave o
pm tar?1 dal Vaticano II, d1 una Chiesa che doveva e voleva rin- meno che sia, sull'esempio del Maestro che, nell'estremo patimento,
novarsi;. l'attenzione al mondo .del c~rcere, tradotta in impegno di spandeva l'ultimo Suo palpito d'amore in un grido di perdono e di
promozione u~ana e tutela sociale d1 quanti sono attanagliati nella benedizione indirizzato all'umanità tutta.
desolante esperienza della reclusione (famiglie comprese!), pur es- Quell'abbraccio d'amore non voleva racchiudere solo q~anti,
sendo maturata. dalla spontanea e "santa" vocazione altruistica del non avendo compreso il senso della Sua venuta e del Suo predicare,
nostro ~eat~, s1 fortifica poi nella chiara intuizione che " ... solo la stavano portando a compimento, con ferocia inaudita, un martirio
vo:·e dei figli a~rebbe potuto squarciare, come un raggio di sole il ingiusto ed inumano; ancora oggi accoglie tutti quelli che si lasciano
buw del loro ammo abbrutito dalle colpe e dalla detenzione e avr~b­ sedurre dal male e dall'effimero, purché si ravvedano e non cadano
be potuto dare loro nuova speranza".
più nell'errore.
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SULLE ALI DELLA CARITÀ
C.<PITOLO XIX - La carità è perdonare

L'uomo, purtroppo, non sempre riesce a sciogliere il malanimo ta ... non la riconduce all'ovile a forza di spintoni e urla minacciose
che talvolta l'assale, a tendere una mano, a rompere il guscio della (non le rompe una gamba, come solevano fare i pastmi ebrei, per
propria supponenza, a chiudere "in bellezza" (con un sereno chiari- costringerla a tenersi sempre vicino al gregge), ma se la pone sulle
mento, con un saluto o con un semplice sorriso) una esperienza di spalle ... con tenerezza ed amore": così San Massimo, sottolineava
disintesa o di conflitto.
a quali esemplari comportamenti deve ispirarsi l'uomo per essere
Se ci si vuole incontrare con gli altri e tenere sempre vivo con vero cristiano.
loro un rapporto di concordia, bisogna saper varcare le frontiere del- Non c'è debolezza nel perdonare, non c'è ipocrisia!
1'egoismo e della presunzione che ottenebrano nella mente umana la Bisogna, invece, essere forti nell'animo e temprati nella fede per
cultura della sana socialità, e scoraggiano nell'animo la spontaneità riuscire a scommettere ancora sulle dotazioni umane e morali del-
di fraternizzare e di con-dividere con tutti le gioie ed i dolori che si 1'altro (dopo che si è stati delusi ed offesi) e a riannodare, con questi,
affrontano nel viaggio dell'esistenza. un rapporto di fiducia.
Il futuro dell'uomo è nella mani della "grandezza" che il suo cuo- Certamente, sarebbe meglio che non si avesse bisogno di essere
re saprà esprimere: una "grandezza" fatta di altruismo e di convi- perdonati: un buon cristiano non offende, non disprezza, non manca
vialità, nella serena socialità e nella pari opportunità per tutti; una di rispetto, non prova invidia, non fa del male.
"grandezza" che vuole essere accoglienza, tolleranza e comprensio- Perdonare vuol dire aver sempre presente il senso della "provvi-
ne; una "grandezza " che si foggia sulle coordinate del saper "dare" sorietà" esistenziale che attanaglia la natura umana: " ... tu sei pol-
e del saper "perdonare".
vere e polvere ritornerai!" (Gn 3, 19).
Cristo perdona sempre e tutti: l'adultera, che gli scribi e i farisei Perdonare per non essere "piccoli", per non volare basso, per non
volevano lapidare ("Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la isolarsi e non isolare gli altri, per tenersi uniti e sostenersi l'un l'altro
pietra contro di lei" Gv 8, 7); il paralitico, che non solo ha avuto in questo tempo carico di solitudini, di smarrimenti e di tensioni.
rimessi i peccati, ma viene anche guarito " ... alzandosi e cammi- Quello del perdono non sia un impegno accessorio, ma un dovere
nando'', difatti, così come gli era stato ordinato dal Maestro (Mt 9, prioritario per essere degni cristiani, fedeli interpreti e testimon~ del
2-6); la peccatrice, che "bagnò i Suoi piedi di lacrime, li asciugò con Vangelo, figli "modello" di una Chiesa impegnata nell'affermaz10ne
i capelli e li cosparse, poi, di olio profumato" mostrando, così, di della Verità che rigenera e salva l'umanità.
averLo "molto amato" (Le 7, 37-48). Al di là dei difetti che si hanno, delle apparenze che possono in-
Ai farisei che contestavano il fatto che Egli mangiasse con i pub- gannare, dei dissapori, delle incomprensioni e degli urti che spesso
blicani ed i peccatori (è Matteo stesso a raccontarlo, essendo egli dividono, va sempre ricordato che, in ogni cuore umano, c'è sempre
1' "uomo seduto al banco dell' imposte") fu risposto: "Non sono i accesa (che la si veda o meno) una scintilla divina, che è riverbero di
sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e amore, di grazia e di pietà.
imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. I muri delle divisioni, delle rivalità e dell'intolleranza devono ca-
Infatti, non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9, dere e, così pure, le catene dell'orgoglio si devono scardinare perché
11-13).
si possa essere veramente "grandi": Cristo non può aver predicato e
"Dio è quel padre affettuoso che accoglie il figliuol prodigo, si non può essere morto invano!
china su di lui, è sensibile al suo pentimento, lo abbraccia, lo rive-
ste di nuovo ... e non gli rimprovera nulla di quanto ha commesso.
Richiama la pecorella che si era allontanata ... Dopo averla trova-

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Capitolo XX

LA CARITÀ È CHINARSI SUI SOFFERENTI

(Il dolore sorprende la vita dell'uomo nei momenti


più impensabili, e solo allora si capisce che il male
non colpisce soltanto gli altri!)

Le disuguaglianze e la miseria sociale sono ancora oggi piaghe in-


sanabili; scorrono da sempre fiumi dì sangue e di lacrime, in un susse-
guirsi di lutti e di angosce: il male, nelle sue articolazioni più diverse,
si avventa con tutta la sua crudezza nelle tante realtà affettive e segna
dì amarezza e di terrore le millenarie pagine della storia umana.
Fin dall'antichità, lo scandalo del male infuoca con inquietanti
interrogativi l'animo umano: perché si soffre?
Perché l'umanità è da sempre travolta dal dolore?
La mente umana è logorata da una catena di misteri: la vita, il
male, la morte, l'idea di un aldilà e di un Dio che non si vede e non si
tocca, ma che è (così vuole la fede cristiana) principio e fine di tutte
le cose, finite ed infinite che siano; un Dio che pur accompagnando
e sostenendo da sempre (così la Chiesa ci insegna) la storia umana,
con tutte le debolezze e gli errori che ne affaticano il cammino, tal-
volta sembra disattento al grido di disperazione che si eleva dalle
tante "trincee" del dolore.
Dov'è Dio (ci chiediamo), dov'è la Sua bontà, dov'è la Sua on-
nipotenza, dov'è la Sua provvidenza quando i Suoi figli soffrono,
muoiono per fame o per una qualunque altra tragedia, cadono sotto i
colpi della miseria, dell'abbandono più meschino e più inumano?
Perché nel "divino sistema" si ammette l'irrompere della pazzia a
sconvolgere la vita umana, del cancro a consumarla, della spasticità
a limitarla?
Perché nascono un focomelico, un cieco, uno storpio?
Un'infinità di malattie, terremoti ed altre calamità naturali, care-
stie, guerre e disgrazie di ogni genere, stringono in una morsa amara

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SULLE ALI DELLA CAR!T À CAPITOLO XX - La carità è chinarsi sui sofferenti

l'umana esistenza: quanto male e quante lacrime adombrano la vita L'uomo si pone da sempre terribili quesiti esistenziali ma non
degli uomini? sa elaborare risposte che sciolgano l'enigma del male; ha la pretesa
Il peso della sofferenza è sempre lì a scontrarsi (e talvolta a risol- di gridare reclami al Cielo: può egli, però, mettere alle corde il Dio
versi) con l'idea di un Padre che tutto può, ma apparentemente non della misericordia?
agisce, non ferma il morbo angosciante, la morte che miete vittime Dare a Lui la colpa dei patimenti che affannano la vita umana?
innocenti; un Padre racchiuso nel Suo silenzio, che non sembra com- È vero: nelle Sue mani tutto è possibile!
muoversi di fronte al male che affanna il cuore dell'uomo e che non Solo che Dio lo volesse, nessun male potrebbe infierire, nessun
alza la Sua mano provvidente: perché non interviene Egli su tanto elemento, o forza naturale che sia, potrebbe sottrarsi alla perfetta
soffrire (individuale e collettivo che sia), sulle atrocità che infanga- "armonia" che regola l'intero universo!
no e sulle angherie che umiliano il genere umano? Dio "permette" il male per rispettare quella libertà che Egli stesso
Sembra che la sofferenza debba ineluttabilmente accompagnare, ha concesso all'uomo: la libertà di sbagliare, la libertà e la presun-
come dura prova di fede, l'esperienza umana, fino a toccarne le fibre zione di poter costruire da solo la storia, di assumere le redini del
più intime; seppure si sia attratti spesso a rincorrere miti e traguardi proprio destino, di vivere senza alcun riferimento al Cielo e senza un
terreni, si vorrebbe dare un senso compiuto al proprio esistere ed al fine ultimo che dia senso all'umana esistenza.
patire, capire il segreto che avvolge l'imperversare del male, rimet- Così facendo l'uomo, però, molto spesso il male finisce col farse-
tere le proprie incertezze e le paure nelle mani paterne della Verità: lo con le sue stesse mani: tante malattie conseguono a certi eccessi
se la fragilità antica, che espone alla malattia ed alla morte, non la si ed a certi abusi (l'Aids, la tossicodipendenza, l'alcoolismo, il taba-
può escludere dalla natura umana, la si può almeno tradurre in pegno gismo ... ) , tante morti si sarebbero potute evitare (gli incidenti sulla
di riscatto per una vita santa ed eterna. strada per l'ebbrezza e l'imprudenza di correre veloci, le tragedie sul
L'ansia e l'incapacità di comprendere il perché si vive e cosa c'è lavoro per la mancata sicurezza e l'irragionevolezza di avidi impren-
oltre il muro della morte corporale, il senso intimo del soffrire e di ditori, le guerre che si susseguono in una spirale di odi, di violenze
essere esposti ai mali più assurdi: sono, questi, temi inquietanti che e di sopraffazioni per un incontenibile delirio di dominio sugli altri,
spingono alla ricerca di risposte che la sola ragione non può e non la fame e le tante altre piaghe sociali che spezzano migliaia di vite
sa dare. ogni giorno, un'infinità di delitti che contrassegnano la follia omici-
Quando non si è fortificati nella fede, l'impatto con la sofferen- da, il grave degrado morale, la caduta di valori e di affetti, le insane
za genera smarrimenti: Dio appare lontano, indifferente al dramma passioni, lo smarrimento e la disperazione che ottenebrano questo
umano, alla disperazione che assale e travolge. nostro tempo ... ), tante catastrofi e tante disgrazie non avrebbero
Perché è capitato proprio a noi? trafitto la storia umana (inondazioni e tracimazioni che si ripetono
Credevamo, forse, di essere "speciali", invulnerabili, pieni di for- laddove il territorio non è tutelato ... crolli di dighe, di ponti, di fab-
za e sani? bricati laddove ha prevalso l'irresponsabilità ... disastri aerei, ferro-
Non sapevamo che il dolore lo si può incontrare ovunque? viari e di ogni genere, talvolta dovuti all'errore umano, alla colposa
Sorprende la vita dell'uomo nei momenti più impensabili e solo disattenzione ... ) .
allora si capisce che il male non colpisce soltanto gli altri: una malat- Spesso pronti ad annotare il male che si abbatte su di noi, non
tia inguaribile, un figlio finito nelle grinfie dell'alcool e della droga scorgiamo il male che è in noi: l'ipocrisia, l'infedeltà, l'irascibilità e
o nelle crude maglie della delinquenza, la dipartita di una persona le più diverse pulsioni egocentriche che spiazzano quotidianamente
cara, un tradimento, un fallimento, una separazione ... il nostro pensare ed il nostro agire.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XX - La carità è chinarsi sui so.ff'erenti

In definitiva, irrompe il male allorquando e laddove si elude la dosi sempre come forza viva che scioglie ogni disperazione ed ogni
legge dell'amore! afflizione terrena: Egli stesso ha gridato il Suo dolore sul Calvario,
Pertanto, i valori che veramente contano, spesso non hanno peso ha pianto la propria angoscia nel sentirsi abbandonato in un'ora tan-
nella vita degli uomini: si affonda il coltello nelle carni dell'altro; si to atroce e tanto amara.
sfrutta, si opprime e si affama il debole; si spiegano le "vele" del pro- Il Padre, che non aveva allontanato quel calice di espiazione,
fitto per correre spediti verso i "porti" del possesso e del successo. imponeva, pertanto, il Suo silenzio, il Suo "non intervenire" su un
Pertanto, i conflitti armati, i forni di Auschwitz, le attuali esplo- supplizio assurdo e su una morte ingiusta che dovevano però segnare
sioni terroristiche, con il loro orrendo carico di vite massacrate, sono un tempo nuovo, una rinascita, un ultimo atto della Creazione: l'uo-
la negazione assoluta della Bontà divina. mo poteva, così, essere liberato definitivamente da un'imperfezione
L'uomo, già con Adamo, non riesce a tenersi caro il privilegio antica e mettersi nelle mani di un Salvatore che avrebbe aperto per
dell'amicizia e dell'accordo con Dio e cade nella disubbidienza sempre le porte del Regno Santo.
e nell'ingratitudine: non sapeva allora quel che faceva così come Anche in quei momenti strazianti ha amato (e quanto!) gli uo-
quando poi crocifisse il Figlio suo prediletto. mini, compresi gli aguzzini che Lo schernivano e Lo martoriavano
L'uomo deve consacrare il suo cuore a Dio ed a nient'altro (non senza pietà: Egli non malediceva, anzi, perdonava loro ogni colpa,
al danaro e ad altri beni materiali, non all'onore e ad altri affetti ter- così come ancora oggi perdona le debolezze e gli e1rnri umani di
reni ... ); "Sia fatta la volontà di Dio": questo è il filo conduttore del quanti in Lui si riconoscono ed a Lui si affidano; ancora oggi Egli
"Discorso della Montagna". è alla ricerca dei rifiutati, dei "senza posizione", dei bocciati, per
Dio vuol essere nel cuore dell'uomo per smuovere e valorizzare accoglierli nel Suo abbraccio d'amore e di conforto!
le energie vive in esso nascoste; vuole assumere la piena centralità Il dolore va elaborato, quindi, per aprirsi ad una nuova dimensio-
nel suo pensiero per illuminarlo e farlo consapevole della vera gran- ne del vivere, per maturare un migliore rapporto con gli altri e con
dezza e della dignità suprema riposte nella natura umana. sé stessi (con la propria inquietudine, con i propri smarrimenti, con
La volontà di Dio è il bene dell'uomo: Egli assicura da sempre le proprie debolezze ... ) .
sostegno e conforto, volendo coglier solo fiducia e gioia nel suo Sebbene questo nostro tempo sia dominato dall' "efficientismo,
sguardo, speranza ed amore nel suo cuore. dall'idolatria del corpo, dal mito dell'eterna giovinezza" ... un' espe-
Quando non è possibile una via che aggiri la sofferenza, se ne rienza dolorosa, se a volte può deprimere e ferire, altre volte può
deve imboccare una che l'attraversi e la superi: ciò è possibile con risvegliare nell'animo umano l'attenzione per gli altri, il piacere di
una risposta di serena "compassione" con Cristo, il "Re dei soffe- godersi anche il poco che la vita offre (una carezza sincera, una vo-
renti", il solo che può abbracciare e condividere la prostrazione e gli ce ... una mano amica, una lacrima, un sorriso ed un qualsiasi gesto
affanni dell'intera umanità. che attesti un affetto ed una vicinanza); può far riscoprire il bisogno
La Croce assicura la vittoria di un Dio non indifferente, ma sen- e la forza del donare, anche il poco che si ha, e far capire che l'infer-
sibile all'angoscia dell'uomo, tanto che un giorno asciugherà ogni mità o l'inabilità possono sì rendere un uomo debole o non autosuf-
lacrima versata ("Non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né ficiente, ma non "inutile" e "senza cuore"; può far maturare, infine, il
affanno ... " - Ap 21, 4); quella Croce sa accendere di amore tutte gusto del pregare, perché ogni male patito sia ben accetto al Signore
le croci mai sofferte e dare, a chi le porta, forza di sopportazione e e mai più siano piegati altri al giogo della sofferenza, dell'handicap
serenità di accettazione di un qualsiasi dolore assurdamente patito. e della solitudine!
Cristo si china amorevolmente sulla sofferenza dell'uomo, offren- La sofferenza è "divenire" verso mete più elevate che ci liberino

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SULLE ALI DELLA CAR!T À
CAP11VLO XX La carità è chinarsi sui sofferenti

d~lle paure e dalle angosce esistenziali; è una prova, posta nel cam- II carico di tutte le croci "portate" sulla terra si fa più leggero se
~mo dell'uomo, che si può superare solo nella prospettiva di fede e, si cammina pieni di amore e tutti uniti verso le braccia spalancate del
di conseguenza, nella speranza che il dolore terreno non sia la realtà "Padre dei perduti", un Dio decisamente schierato con i deboli, con i
ultim~, ma sco~paia definitivamente: è, in effetti, una so11a di pre- poveri, con gli oppressi, con i "non privilegiati" e con i sofferenti di
paraz10ne alla vita eterna promessa da Cristo a tutti 0crli uomini che in ogni tempo; un Dio non indifferente, ma che rimane vicino all'uma-
Lui si identificano e si abbandonano, che Lo amano e Lo seguono. no dolore ed asciuga le lacrime di tutti, anche di chi non lo merita.
Dio è solidale con gli uomini: se si riflette sull'enigma affannoso "Invece di insorgere caparbiamente alla maniera di un Prometeo
dell~ storia .di do~ore che grava sull'umanità e sul singolo uomo, non emancipato, autonomo, contro la potenza degli dei; invece di roto-
possiamo distogliere lo sguardo dalla Passione, dall'evento di "luce" lare invano su per il pendio, come Sisifo, un macigno destinato a
(il risor?ere del "Giusto"!) che ne è l'epilogo, quell'energia vivifican- precipitare a valle, l'uomo può adottare l'atteggiamento di Giobbe:
te che nmuove per sempre le tenebre dell'assurdo e della caducità. nonostante tutto il dolore di questo mondo può offrire al Dio incom-
. L'es~stenza d~ll'~?mo è attraversata e segnata dalla Croce: pro- prensibile una.fiducia assoluta ed incrollabile ... ": così Hans Kilng
pno nei momenti pm tormentosi, quando si vacilla per prove dure (nell'opera Essere cristiani) tracciava i suoi accenti forti sull'in-
e prostranti, l'uomo ha bisogno di sentire l'Onnipotente al proprio quietante tema della sofferenza umana. .
fia~co, per avere .la consapevolezza di essere confortato e di poter Ci può essere nella volontà di Dio l'idea del dispetto, del castI~o
egli confortare, di essere sostenuto e di poter egli sostenere l'altro o di ogni altro male, del ricorrere alle "maniere forti" per ammansire
(" ... sorretto da Dio e fecondo di aiuto per gli altri"). l'uomo?
. La Passion~ ?ronda di un sangue innocente: il sangue di un Dio Si "abbasserebbe" Dio a mostrare i Suoi muscoli ai disubbidienti
vivente che vivifica, e che segna un nuovo patto di salvezza; un e a mettere questi alle strette per dare loro una lezione?
sangue, nel contempo, ancor oggi calpestato dall'obbrobrio umano Non vuole Egli, certamente, che tanti mali affliggano la vita degli
quando si è capaci di uccidere, di odiare, di sfruttare, di discrimina- uomini ... non mette tante croci sulle spalle dei Suoi figli; la Croce,
re, di most1:are un~ sfacciata indifferenza per i mali che prostrano ed che ha spasimato Cristo fino alla morte, Gliel'hanno caricata crudel-
offendono 11 prossimo emarginato e bisognoso. mente uomini iniqui, senza cuore, accecati da un pretesto assurdo
Il disegno di economia di salvezza dell'uomo trova il suo mo- ed infondato: un altro grave errore, un'altra grave colpa, segnano
mento .di reali~zazion~ nella passione e morte in Croce, cui è seguita profondamente e sconvolgono, dopo la fatale disubbidienza-caduta
la glona del Risorto: e questa una grande prova d'amore dell'Onni- di Adamo, la storia umana.
potenza divina per il genere umano.
Se nel giardino dell'Eden, però, l'uomo sperimenta l'amara de-
La risposta alla sofferenza Cristo non l'ha data con teoremi, né spie- cadenza per essersi concesso al dominio del male ed al disordine
gata con paroloni, ma soffrendo anch'Egli (e quanto!) ed offrendosi naturale che ne è derivato (esposizione alla malattia, al dolore, alla
per tutti; se non rivela il mistero che avvolge le pietose vicende umane morte, alla perdizione ... ), sul Golgota è celebrata, invece, la sua
accompagna Egli l'afflitto di turno infondendogli conforto e speranza.' rigenerazione e liberazione, in un' "offerta d'amore" ~he ha si.gi~la:o
La Sua non fu. una "happy end"; non ha mai goduto Egli di glorie la riappacificazione con Dio ed ha riannodato, in un vmcolo d1 pieta,
terrene per una vita esemplare dedicata tutta a far del bene (e quanto la terrena realtà alle delizie del Cielo.
n~ h~ tatto!); nel Suo risorgere si può trovare un senso, se non per È tempo, finalmente, di metterci fiduciosi nelle mani amorevoli
gmst1ficare, almeno per accettare il dolore assurdo che opprime la del Signore e di saper ricevere tutto ciò che Egli vuol donarci.
vita degli uomini.

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Capitolo XXI

LA CARITÀ È OFFERTA TOTALE

( ... nel cuore e nel silenzio di quella "Donna forte" avrebbero


trovato posto tutti i dolori e tutte le speranze della terrai)

Gli amici di Giobbe (celebre figura biblica, "uomo perfetto, in-


tegro, timorato d'Iddio e alieno al male") erroneamente spiegavano
l'ingiusta sofferenza collegandola all'idea di espiazione e di purifi-
cazione: è, questa, una sorta di elaborazione del concetto di vendetta
in voga presso gli antichi Greci che, nel dolore innocente, faceva
leggere le colpe dei padri ricadute sui figli, cioè, un tramandare cli
responsabilità (per mancanze gravi) da generazione in generazione.
Ci domandiamo: perché un Dio saggio, giusto e buono lascia sof-
frire i miti ed onesti e prosperare gli empi?
L'infierire della malattia e la morte, l'avvento di una disgrazia o
di una qualsiasi avversità, il graduale declino delle forze che insidia
l'autosufficienza di chi è avanti negli anni, sono tutte esperienze che
segnano la fragilità e la precarietà della condizione umana e "fanno
da stridente contrappunto - come affermava Paolo Perazzolo in un
suo saggio - alla celebrazione della vita e della natura": la sotie-
renza e la morte, quando non si sanno contemplare nella luce del Ri-
sorto, generano smarrimento e paura perché la vita si fa più incetta,
sfuggevole al pieno dominio dell'umana facoltà.
Seppure si sia assaliti dalla follia di vivere in fretta, di bearsi negli
eccessi, di incensarsi e di sentirsi pieni di sé quando tutto scorre alla
meglio, fino a credere di poter fare a meno di un Dio provviclente
e buono, l'animo umano è messo alle corde da un dubbio atroce
quando una grave afflizione giunge come "fulmine a ciel sereno" (un
congiunto in agonia, un incidente grave, un qualsiasi pericolo ... )
nella nostra agiata vita: nell'attimo che tutto sembra sorriderci, ca-
lano le nubi del dispiacere e del pianto, ed ecco che agli occhi del-

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SULLE ALI DELLA CARITA CAP11vw XXI - La carità è offerta totale

l'uomo non resta altro che scrutare il Cielo ed alle labbra l'umiltà di "Certo, qualcuno vi dirà: Se si guarda all'infinito dolore del
improvvisare una preghiera. mondo, non si può credere che esista un Dio. Ma è anche impossibi-
Dio, aldilà delle capacità che si hanno di percepire o meno la Sua le capovolgere l'affermazione: Solo se esiste un Dio si può reggere
attenzione e compassione, mai rimane ine1te: sostiene l'uomo quel la vista di questo infinito dolore": è sempre Hans Ki.ing (in Essere
tanto che basta perché egli non si lasci fuorviare, non inciampi e non cristiani) a farci riflettere sulla Sua provvidenziale presenza in tutta
cada nel cammino ... quel tanto che basta perché egli, però, conservi la pietosa storia umana, sul ruolo di un Dio che, seppure incompren-
la "sacrosanta" libertà, la dignitosa facoltà di decidere e di orientare sibile ed apparentemente insensibile, ha difatti compassione e soffre
i suoi passi ed il suo cuore. con l'uomo (con "noi quaggiù"), un Dio che vuole farsi conoscere
Non vuole Egli, pertanto, che l'uomo sia travolto dai flutti amari più intimamente per quello che è, per quello che può, per quello che
dell'esistenza e che si adombri la sua gioia di vivere: ecco perché sa e che fa, per quello che dà!
non ci può essere altra risposta, all'uomo che si dispera e soffre, da Pertanto, non vorremmo, come ebbe a fare Giobbe, conoscere
un Dio che il salmo biblico (Sai 103 I 8-9) descrive "buono e pieto- Dio per "sentito dire", ma sentirLo invece presente, vivo ed onni-
so, lento all'ira e grande nell'amore". potente in ogni palpito della nostra esistenza ... in ogni attimo della
All'umanità sofferente vuole Egli, invece, indicare che il valore storia e in ogni angolo del creato; non vorremmo mai diffidare del-
dell'umiltà, della "non presunzione", è scudo che preserva dal male la Sua bontà, ma saper cogliere il "riverbero" delle Sue attenzioni
e dalla perdizione ... è via maestra che l'uomo deve saper intrapren- provvidenti per essere incoraggiati e sostenuti nel nostro faticoso
dere nell'intricato "crocevia" dell'esistenza; che la via dell'amore cammino.
fraterno e solidale che fa spendersi per l'altro, la via dell'accoglien- Deprime, talvolta, il dolore che si sperimenta nelle proprie carni,
za, la via della riconciliazione piena (con gli uomini e con Lui) e la o quello che sappiamo gravare sui nostri cari: la sofferenza, purtrop-
via della concordia sociale, sono i sentieri che fanno accedere agli po, non viene soppressa, rimanendo avviluppata nel mistero dell'im-
ambìti orizzonti della Sua eterna luce! perfezione, fragilità e temporaneità umana, che solo nella "Sapienza
"Venite a me voi tutti, che siete affaticati ed oppressi ed io vi Divina" può eliminarsi e solo nella "Provvidenza Divina" può risol-
consolerò. versi!
Prendete su di voi il mio giogo ed imparate da me che sono man- "Solo nella fede in Dio l'uomo può attraversare con fondata spe-
sueto e umile di cuore ... " (Mt 28, 29): Cristo non vuole una società ranza quel.fiume ampio e profondo, nella consapevolezza che sopra
disperata, svuotata di ideali forti (senso e valore della vita, impegno l'oscuro baratro del dolore e del male, una mano si tende verso di
per la giustizia e per la pace ... ), schiava del piacere, ossessionata dal lui ... ": così il teologo Ki.ing rispondeva agli angoscianti interroga-
possesso, sedotta da miti sempre più nuovi e sempre più fuorvianti. tivi che il "soffrire" ed il "morire" pongono alla ragione ed al cuore
Vuole, invece, un'umanità liberata da tutti questi mali che insi- dell'uomo.
diano il cammino verso la "Luce" piena e vivificante; un'umanità Diceva Don Calabria a chi gli faceva visita perché gravemente
più matura che sappia interpretare e custodire le grandi verità del malato: "Non pregate perché io guarisca, ma perché capisca il va-
messaggio evangelico; un'umanità, quindi, più fortificata nella fede lore della sofferenza".
e che non si faccia travolgere dall'ansia esistenziale, né tantomeno Giobbe, rifacendosi al libro della Genesi (Cap. III) che collega-
corrompere da menzogne e da attrazioni ingannevoli, ma che sappia va il peccato-disubbidienza di Adamo con l'entrata del male e della
prendere su di sé il Suo giogo e mettere in pratica l'umiltà che Egli morte nel mondo, non si spiega come mai la sofferenza colpisca an-
ha insegnato. che, e più spesso, gli uomini giusti: egli vanta, pertanto, la propria

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXI - La carità è offerta totale

rettitudine ( " ... ho forse alzato la mano sul povero quando la sua Dai diversi romanzi (L'idiota, I fratelli Karamazov, Delitto e ca-
angustia reclamava giustizia .. .? " Gb 30, 34) ed esplicita il suo stigo ... ) scritti da Dostoevskij (detti "polifonici" perché le voci dei
risentimento e la non accettazione di tanto male che si stava abbat- personaggi hanno tutte un loro spazio, un ascolto ed un'autonomia)
tendo nella sua vita (in un sol giorno aveva perduto beni e figli, non- affiora, per esempio, una concezione inequivocabile dell'amore,
ché era stato egli stesso colpito dalla lebbra ... ); grida al Cielo la quello "totale, umile, incessante e corresponsabile", che abbraccia
delusione che lo tormenta ("Speravo il bene, ma m 'incolse il male, tutte le forme e i diversi momenti dell'esistenza, compresi quelli in
aspettai la luce, ma venne il buio" - Gb 30, 26) e che gli fa persino cui ci si lascia "scivolare" e catturare nelle sacche del male; I' egoi-
maledire la sua stessa nascita ("Perisca il giorno in cui nacqui ... " smo ed ogni attaccamento alle cose terrene non danno felicità men-
-Gb 3, 1). tre dalla sofferenza, dal sacrificio e dall'umile dedizione per gli altri,
Dio lo fa poi riflettere su alcuni segni tangibili che nell'universo può maturare l'incontro con l'Amore divino, quella fonte viva che
provano la Sua potenza e la Sua bontà ( " ... interroga le bestie e può dar forza di sopportazione e tanta ... tanta fede per non smarrirsi
ti ammaestreranno, gli uccelli del cielo te lo annunzieranno, ... ti e non perdersi d'animo quando l'impatto con il dolore è terribile e
istruiranno i pesci del mare" - Gb 12, 7-8 ). prostrante.
Dio lo richiama, inoltre, per aver egli osato chiedere un "faccia a Nel romanzo La peste (racconto-cronaca di un'epidemia) di Al-
faccia" che renda ragione dei mali permessi ed inflitti; mette a nudo, bert Camus (premio Nobel per la Letteratura nel 1957) viene ritratta,
quindi, la presunzione assurda che inebria l'animo suo ("Puoi tu inoltre, una società imprigionata in sé stessa e nei tanti mali che l'af-
scrutare il mistero di Dio o penetrare la perfezione dell'Onnipoten- fliggono: è sempre "in bilico tra terrore, disgregazione e solidarietà",
te?" - Gb 11, 7). cioè, esposta alle assurdità della vita, ma dotata, nel contempo, delle
A dire il vero, Giobbe, fin quando la vita gli sorrideva, non aveva energie morali ed umane necessarie per far fronte a qualsiasi trage-
capito granché dei reali lineamenti di Dio ma, le diverse esperienze dia ed a qualsiasi stortura.
drammatiche che si sono susseguite, lo hanno fatto poi maturare e Tarrou (il protagonista), difatti, affronta con serenità i morsi della
chinare dinnanzi al Suo mistero ed alla Sua sapienza. malattia (fu anch'egli colpito dalla peste) ed il sopraggiungere della
Difatti, nella "Provvidenza Divina" (capirà poi Giobbe) si na- morte, avendo scoperto il senso pieno dell'umano vivere: assicurare
scondono dei segni incomprensibili alla ragione umana che, comun- la propria vicinanza e la propria assistenza ai sofferenti e bisognosi
que, portano in sé dei significati ed una qualche finalità, anche quan- e testimoniare, quindi, responsabilmente e fedelmente, il Vangelo di
do (e questo è umanamente duro ad accettarsi!) si permette lo strazio Cristo per essere dei "santi laici".
e l'orrore, e quando il male non è castigato. Dal racconto autobiografico di Elie Wiesel, La notte (è, que-
A Giobbe, e con lui a tutti gli uomini giusti e "timorati" che ven- st'opera, un'altra importante tappa di riflessione sulla paradossali-
gono colpiti dal male, non resta altro che accettare umilmente ogni tà del male), echeggia forte e commovente l'inquietante domanda
dolorosa ed angosciante realtà, nonché di abbandonarsi fiduciosi al "Dov'è il buon Dio?", posta e ripetuta più volte da uno dei deportati,
Volere supremo. costretto anch'egli ad assistere (era proprio dietro al nostro scrittore)
Il libro di Giobbe, pertanto, è ritenuto un saggio sulla sofferenza, all'impiccagione di un "pipel" (un ragazzino colpevole di aver man-
un vero capolavoro che ha influenzato non poco le tante altre opere tenuto il silenzio, non cedendo neanche alle torture, sul sabotaggio
letterarie che trattano, con un fiume di riflessioni e di esperienze di una centrale elettrica) da parte delle S .S.
raccontate, lo sconcertante tema dell'esistenza e del male che spesso Quel corpicino pendeva agonizzante, a lottare tra la vita e la mor-
l'attraversa e l'avvolge. te, per più di mezz'ora; quell'immagine raccapricciante, che doveva

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CtPJTOLO XXI La carità è offerta totale
SULLE ALI DELLA CARITÀ

servire da lezione per tutti, fa avvertire nell'animo di Wiesel una con chi li serve e li cura, per poi avvincersi un giorno, tutti insieme,
voce di risposta a quell'amara domanda sussurrata alle sue spalle: nell'abbraccio vivificante cli Cristo.
"Eccolo (riferendosi a Dio): è appeso lì, a quellaforca ... ". "Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli
In questo toccante racconto-diario è custodita una cruda testimo- delle tribolazioni ... invoca Maria" : è vero ... a parte l'onnipoten-
nianza delle atrocità e degli 01rnri che hanno accompagnato l 'espe- te mano del Signore, anche la materna comprensione-compassione
rienza della deportazione e dello sterminio del popolo ebraico: a della "Correclentrice" può proteggerci dal male e dar luce ai passi
quali atti nefasti ed ignobili si sono spinte la bassezza e la follia incerti.
umana? Ai piedi della Croce, poco prima che si compisse l'estremo "sfi-
Le tante contraddizioni clell' esistenza non avrebbero un senso se nimento" che doveva salvare il mondo dalla perdizione, col petto
non alla luce cli una lettura di speranza: lo scandalo del dolore lo squarciato e senza un lamento ... Lei era lì che piangeva, chinata al
si supera se si sanno aprire la mente ed il cuore alla fede in Chi ha Supremo Volere come negli attimi del "Fiat": fu allora che il Figlio,
offerto e mandato il Figlio a soffrire e morire su una croce per non nell'affidare l'umanità sofferente, umiliata ed esclusa (ha Egli a cuo-
abbandonare l'uomo negli abissi del "Niente" e per sanarlo, quindi, re tutti, ma più ancora e più intimamente, quelli che la vita mette a
dalle imperfezioni, dalla caducità e dal completo fallimento. dura prova ed ogni giorno ferisce) alle Sue cure ed alla Sua guida,
"Se il granello di frumento caduto in terra, non muore, rimane faceva annuncio della maternità universale clell' Addolorata; faceva
solo; se muore, invece, produce molto frutto "(Gv 12, 24): in Cristo capire, in quell'ora tanto amara e nel contempo tanto colma cli amo-
è il lievito della rigenerazione degli uomini, avendo Egli perdonato i re, che nel cuore e nel silenzio cli quella "Donna forte" avrebbero
peccatori ed avendo (vincendo la morte) elevato la sofferenza (ancor trovato posto tutti i dolori e tutte le speranze della terra!
più quando la si vive nell'amore fraterno) a pegno di liberazione e "Donna, ecco tuo figliol": queste parole sono un chiaro invito,
cli gloria eterna. per Colei che è stata prescelta ad incarnare la pienezza dell'Essere, a
"Gesù non è venuto a sopprimere la sofferenza, non è venuto a farsi carico delle ansie, delle paure, delle afflizioni, delle fatiche e cli
spiegarla, ma è venuto a riempirla della sua presenza": è questo un tutti i bisogni che affannano l'umana esistenza.
pensiero di P. Clauclel (scrittore francese) che fa riflettere sul fatto Un qualsiasi figlio, per chi l'ha generato e portato in grembo, è
che l'esperienza del dolore, della povertà e dell'handicap, se non certamente fonte di gioia, cli tenerezza ... è un "dolce sogno" che si
vengono vissute e maturate nella luce dell'ideale cristiano (se, cioè, vive giorno dopo giorno, emozione dopo emozione; ma un figlio può
non vengono incastonate nella prospettiva della rigenerazione of- anche dare dei colpi amari, conficcarsi come una spina nell'animo
fertaci da Cristo), rimarrebbero delle semplici e maledette vicende quando, malgrado le attenzioni e le provvidenze prestate, intrapren-
umane, vuote di un senso e di un valore. de egli i sentieri dell' "irregolarità" e dell'abuso, o quando insorge
La malattia e l'inabilità non vanno mai vissute con un senso cli nelle sue carni la malattia che non dà scampo e piano piano consuma
vergogna, come una diversità quasi da nascondere, ma con una de- fino al tremendo trapasso: chi più e meglio cli Maria può conoscere
cisa risposta di fede che elevi ogni debolezza ed ogni patimento a le delizie e le croci della maternità?
valore cli offerta, a gioia cli esistere! Cristo volle, perciò, che tutto il genere umano (che sul Calvario è
Un qualsiasi dolore, così accettato, può far riflettere sui valori simbolicamente raffigurato dall'apostolo Giovanni) avesse un'unica
della vita, può far maturare quelle energie virtuose che portano sui "Madre" per confidare il proprio duolo, ed una comune "Ausiliatri-
sentieri della fede, può far scoprire, infine, la forza della carità che ce" per rivolgere la propria prece.
fa stringere, quanti soffrono, in un maturo rapporto di comunione L'umile "Ancella del Signore", seppure in quel crudo momento

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C1P17DW XXI - La carità è offerta totale
SULLE ALI DELLA CARITÀ

ogni storia umana, piccola o grande che sia, sono richiamo alla sola
sfa m?r~a da una pena. indescrivibile, non si spoglia dei "panni" del-
fede che può salvare dal male e dagli abissi del nulla, sono sigillo di
1 ubbidienza, non tradisce la totalità di offerta sigillata in quel "Fiat"
ed accoglie nell'animo l'ennesima "chiamata divina" che La vuol~
misericordia che è anticipazione della pietà celeste, sono forza che
si dona all'uomo perché egli non debba mai tradire il fine ultimo e
per sempre a fianco degli uomini (ora tutti Suoi figli!), a "compatire"
con loro ogni attimo di vita ed ispirare nei loro cuori il risveglio della l'amore che lo attrae al Cielo!
"Bisogna disperdere la piccola goccia della propria sofferenza
fede e tanti palpiti di carità che inondino il mondo di ogni bene.
nell'infinito oceano del dolore del mondo": sono, queste, parole
. Ecco ~erché le madri di ogni tempo, che vegliano al capezzale
dense di significato e di commozione, che sgorgano dall'animo di
di un figlio gravemente ferito dal morbo, che aspettano angosciate
un cantastorie, Nino Silvaneschi, che ogni giorno vive con dignità il
sull'uscio di casa il ritorno di chi è andato lontano a combattere una
proprio handicap ("Così ogni giorno ringrazio il Signore di avermi
delle tante guerre che affliggono il mondo, di chi si è smarrito nei
vicoli bui della droga e del crimine, di chi è in preda del vizio o si donato la cecità").
Nei momenti di scoramento, così come nella gioia incontenibile
lascia annien~are sull'orlo di una depressione ... tutte queste, e tan-
delle sue giornate, ogni uomo dovrebbe alzare al Cielo i versi con-
te altre ~adn a~cora, in Lei ripongono le speranze e le preghiere,
clusivi del Te Deum, in cui si richiamano i significati della promessa
versano .1110~0 pianto, cer~ano la forza di reggere al dolore, di poter
divina: "In Te Domine speravi, non confundar in aeternum".
essere d1 sollievo al propno caro che soffre, di guida al proprio caro
c?~ sb~n~a ... l~ forza di allo~t~nare l'odio ed ogni bruttura che in-
s~dia 1. an~mo, d1 cantare la g10ia quando una qualsivoglia "grazia"
nemp1e di calore e di colore il loro vivere.
Solo in Lei, "piena di grazia" e "benedetta tra le donne" ha com-
pimento il modello di semplicità, di fedeltà e di vera e gr~nde ma-
te:nità: per questo è da tutti acclamata come "Mediatrice" presso il
Cielo, perché mai più la terra debba essere una "valle di lacrime".
Gli "Eccomi!" della Vergine sono un modello unico di fede che
tutti siamo chiamati a seguire, sono attestazioni di una carità così
grande da attrarre l'umanità intera "nell'orbita della storia di salvez-
za" tracciata dall'Onnipotente: la libera scelta di rimettere la totalità
del. S~o vivere nelle mani sempre aperte del Signore, insegna che
mai s1 cade nel vuoto, che le vertigini e le paure non possono mai
sorprendere chi crede, ubbidisce e guarda al Cielo; che la vita del-
1'uomo non è come esibirsi in un acrobatico "spettacolo senza rete"
perchè c'è un Padre pietoso (vero padrone della vita) sempre pronto
ad afferrare chi mette il piede in fallo, e una Madre affettuosa (che è
vero faro di salvezza) sempre pronta ad illuminare chi è incerto nel
cammino.
Le tante "~pparizioni" della "Tutta Santa" (dal greco: Panaghìa)
sono segno di speranza, sono prova della Sua amorevole presenza in
203
202
Capitolo XXII

LA CARITÀ È PEGNO DI IMMORTALITÀ

(Il dolore può talvolta favorire una lettura più umana


e promuovere una cultura più altruistica de li' esistenza!)

L'uomo spesso non sa accettare il calice amaro della sofferen-


za, non sa capire il silenzio del Padre, non sa cogliere i segni della
Sua bontà: forse perché Egli non ha dato risposta al grido di dolore
del Figlio, nell'ora dell'orrendo martirio, appare talvolta impassibi-
le ... lontano da tutti i "calvari" della terra.
L'esperienza terrena può, però, concludersi con un salto nel vuo-
to, con un lasciarsi precipitare nel baratro del "Nulla"?
L'evento della morte sarebbe, difatti, un segno tangibile della fi-
nitudine umana, l'ultimo atto di una esistenza che si perderebbe nel
tunnel del silenzio e del niente se la dimensione corporale non do-
vesse un giorno essere, così come ci è stato annunciato e promesso,
rivivificata per sempre in Cristo e, quindi, riconiugata all'essenza
spirituale, a quell'anima che l'Essere ha voluto immortale.
La vera essenzialità ed identità di ogni essere umano è riposta
proprio nell'anima; " ... cominciai a cercare, o Dio, la tua luce eter-
na ed immutabile non nelle cose sensibili e basse, ma nell'intimo
dell'anima mia ... " (dalle Confessioni di S. Agostino): le verità in
essa custodite sono le luci che rendono comprensibili tutte le realtà
che si vivono; i princìpi (sani od insani che siano) che in essa alber-
gano, regolano le scelte e la vita degli uomini.
Ecco perché, con l'equilibrio della ragione e della volontà, l'uo-
mo deve saper dominare quelle tendenze inferiori che portano sui
sentieri del male, tenendo sempre salde le "briglie" dell'anima (Pla-
tone immaginava l'interiorità umana come un cocchio alato trainato
da due cavalli: il bianco, docile ai comandi, raffigura le passioni no-
bili; il nero, ribelle e focoso, raffigura i desideri carnali).

205
SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXI! - La carità è pegno d'inmwrtalità

L'esperienza del peccato deturpa l'immagine dell'uomo relegan- "solare", ... una ragione ultima perché la si possa accettare come
dola in uno stato di indegnità che compromette la correlazione con dono pregiato e vera benedizione del Cielo.
Dio. "Più la notte è nera, più l'alba è vicina; più le nubi sono scure,
All'uomo il Signore lascia, quindi, la libe1tà di volerGli apparte- più le piogge che danno la vita sono abbondanti; più la strada è
nere o meno, di rifugiarsi o meno nel Suo amore per consegnarsi poi stretta, più il soccorso di Dio è senza limiti; benché le onde del mare
fiducioso al Suo giudizio ed alla Sua provvidenza (seppure la storia siano sempre più alte, questo non può turbare la calma della profon-
umana Lo abbia talvolta tremendamente ferito e messo tante e tante dità; anche se la tempesta è violenta non può spostare i monti. Chi
volte ancora sulla Croce). vive all'ombra dell'Onnipotente non sarà smosso": si commenta da
L'uomo, avendo compreso quali sono gli elementi che lo distacca- solo questo profetico pensiero di Mehdi Dibaj (avendo egli abiurato
no dal "Volere Divino" (il peccato attivo, cioè, il male commesso; il la dottrina islamica per professare e testimoniare quella cristiana, fu
peccato passivo, cioè, l'indifferenza di fronte all'altrui bisogno ... ), condannato per "apostasia" e fatto prigioniero in Iran e, dopo nove
è tempo che avverta più responsabilmente l'impegno-dovere di cor- anni, appena liberato, venne crudelmente assassinato) che esprime
reggere le proprie mancanze ed imperfezioni, di dominare le proprie chiaramente l'idea di una "Provvidenza" sempre attenta, attiva e fe-
debolezze, di rassicurare le proprie incertezze ed improntare le pro- conda nella storia umana.
prie opere ed il proprio vivere sull'esempio del più grande uomo mai Con Dio al proprio fianco, l'uomo non ha di che temere!
comparso sulla terra: Gesù Cristo! "E dovremmo dunque negarti Dio dei tumori, Dio del fiore
Nell'atto del donarsi si sublima l'ubbidienza più totale che Egli vivo .. .? ": con la lirica Thànatos Athànatos (contenuta nella raccol-
ha saputo corrispondere al Padre; nel Suo prostrarsi alla Volontà Di- ta La vita è un sogno), che richiama i temi della sofferenza e della
vina (che Gli chiedeva di versare nel calice della salvezza il sangue fragilità umana, il poeta Salvatore Quasimodo non vuole esprimere
e la sofferenza per tutti) si delinea l'intima congiunzione che lega un'idea di disperazione esistenziale, ma l'affermazione di una fede
definitivamente l'uomo a Dio. che è via di eternità.
Potrebbe l'Onnipotente volere il male dell'uomo, la creatura pre- Il Signore della vita fa sbocciare il "fiore vivo", fa aprire gli oriz-
scelta, la "pecorella smarrita" che Egli cerca da sempre di riportarla zonti dell'esistenza umana nelle dimensioni infinite del tempo, sic-
nei "prati erbosi", nell' "ovile celeste" dove immenso è il gaudio ed ché la morte non ha più un senso se non quello del "passaggio'', dell'
eterna è la vita? "accesso" alla vita piena ed eterna.
Ha forse Egli lasciato affondare il coltello del fedele Abramo nel- Nella poesia quasimodiana risalta una profonda inquietudine, che
la tenera carne di Isacco, avendo scorto in quel cuore la sincerità è "tristezza del vivere", in una cornice fatta di dolori e di amarezze
dei sentimenti, l'intima devozione che ha fatto maturare la decisa che non finiscono mai; traspare un'ansia di infinito e di eterno che
(seppure umanamente sofferta) ed inequivocabile scelta dell 'ubbi- spinge all'affannosa ricerca di un Dio sempre attento (la Sua voce
dienza? "risuona" a tutte le ore), che libera definitivamente la vita degli uo-
Se fosse, invece, intervenuto a fe1mare la crudele mano dell'uomo mini dalla solitudine che opprime.
quando immolava sul Calvario l'Umile Agnello e Figlio suo predi- Nel verso "Mi trovi deserto, Signore, nel tuo giorno, serrato ad
letto, a quale destino oscuro sarebbe stata esposta la storia umana? ogni luce" (che traiamo dal componimento poetico Si china il gior-
Senza una Resmrezione che avesse annientato per sempre la mor- no) troviamo racchiusa l'idea di un'aridità interiore che spesso af-
te e che avesse dato un senso al dolore assurdo che si patisce sulla fatica e disorienta il cammino dell'uomo, quand'egli non sa dare
terra, la vita umana non avrebbe un valore, una dignità, uno sbocco decise e mature risposte di fede.

206 207
SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXll - Ui carità è pegno d'immortalità

"E fammi vento che naviga felice": un verso, questo, che leggia- Dai versi di Ungaretti traspare il bisogno di un Dio che soffre con
mo nel brano lirico Curva minore e che esprime una forte emozione l'uomo ("Santo, Santo che soffri, maestro e fratello e Dio che ci sai
che tutti, con l'ermetico poeta siciliano, vorremmo provare, cioè, deboli ... ": da Mio fiume anche tu), la necessità di avvincersi ad una
l'esperienza di navigare spediti verso le mete della Verità, per non fede che colmi i vuoti ed allevii l'amarezza dell'esistenza: la morte è
rimanere " ... nell'ombra che in sera si spande". definita "incolore e senza sensi"; il dolore logora ma non distrugge,
Anche la poesia di Giuseppe Ungaretti è permeata da un'ango- anzi, talvolta mette a nudo il nucleo più profondo e più nobile delle
sciante ricerca di certezze esistenziali, dalla tensione di approdare virtù umane.
alla dimensione eterna, di immergersi nella luce liberante; è densa, "La sofferenza è forse l'unico mezzo valido per rompere il sonno
inoltre, di riflessioni acute sui tanti drammi che affannano l'esistenza dell'anima": questo acuto pensiero dello scrittore americano Saul
umana (da sempre "in bilico tra la vita e la morte") e che, a suo dire, Bellow (dall'opera Il re della pioggia), ci fa riflettere sui significati
dovrebbero far maturare sentimenti di fraternità e di solidarietà. intimi del "soffrire", sulla maturazione di valori, sulla comprensione
L'esperienza traumatica della guerra lo fa sentire un "uomo in di verità che un'esperienza amara può mettere in luce; il dolore può
pena" (il suo cuore "era il paese più straziato!") che, però, sa tene- segnare talvolta una svolta, può incoraggiare una scelta, può favo-
re salda nell'animo la voglia di vivere; l'attenzione per 1' altro che rire una lettura più umana e promuovere una cultura più altruistica
soffre gli fa gridare: " ... quanti altri secoli di sofferenza ancora ci dell'esistenza, può risvegliare da uno stato di pigrizia e di apatìa e
vorranno perché si possa instaurare una realtà sociale basata sul- far intonare la propria voce con le tante voci che ovunque lamentano
la tranquillità economica e sulla libera affermazione della dignità un bisogno; può, infine, riaccendere nell'animo i colori vivi della
umana?". speranza e far riscoprire la gioia di "esistere"!
È sempre in cerca, pertanto, di un "paese innocente" (dalla lirica Muove l'uomo i suoi passi sulla terra, ma è assetato di Cielo!
Girovago nella raccolta Allegria) in cui regnino la pietà e la giusti- Liberato dal "fango terrestre", può egli riappropriarsi dell'inno-
zia, e gli uomini si sentano l'uno fratello dell'altro, bisognosi tutti cenza originaria e proseguire impavido il suo cammino di fede; le
della grazia di Dio. verità annunciate da Cristo sono il "fuoco vivo" che l'umanità deve
Ungaretti rigetta l'idea di un trapasso terreno come realtà ultima tenere sempre acceso, la lampada che può dare luce eterna se la si
dell'umana esistenza; avverte egli il bisogno di guardare commosso alimenta con l'olio della carità e l'ossigeno della preghiera.
e speranzoso all'offerta redentiva di Cristo, l' "Astro incarnato nel- L'ora del trapasso, pertanto, segnerebbe la fine di tutto solo quan-
l'umane tenebre", quel "Fratello" che si immola perennemente "per do non si è creduto e/o si è rifiutato Dio: può l'anima sottrarsi al
riedificare umanamente l'uomo" (così leggiamo nella vibrante lirica fascino del creato, alle meraviglie dell'affetto che "ricamano" la Sua
Mio fiume anche tu) e farlo accedere in un aldilà di luce. natura e raccontano la Sua sublimità?
Nell'ora del distacco, allorché il cuore " .. .di un ultimo battito Può lasciarsi spegnere nella cenere dell'indifferenza e del "non
avrà fatto cadere il muro d'ombra'', egli immagina di avere accan- senso" delle cose?
to la madre, inginocchiata come una statua davanti all'Eterno; solo Può perdersi la vita umana nelle tenebre del "Nulla" se Colui che
quando avrà strappato per lui un palpito di pietà e di perdono (cioè l'ha plasmata è sorgente di immortalità e di luce?
quando sarà sicura che l'anima del figlio sarà accolta nel Santo Re- Al sopraggiungere del "fatale tramonto", tutto è tolto (possessi,
gno e non si perderà nella notte dei tempi) i suoi occhi si accende- titoli onorifici, conquiste e vanti di ogni genere ... ), la pienezza del-
ranno di un "sospiro" e la tensione si scioglierà in tenerezza, serenità l'essere si disgrega e un'idea di fallimento assale l'animo umano: da
e soddisfazione. un'infinità di secoli la morte sfida la vita, le tenebre son sempre in

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1c1'!\!"
i
CAPITOLO XXll - La carità è pegno d'immortalità
SULLE ALI DELLA CARITÀ

agguato, pronte a calarsi, come crudele sipario, su chi sta per uscire stato promesso dal Signore) nell'ultimo giorno, che sarà il primo di
dalla "scena". una nuova vita nei radiosi orizzonti dell'Eden.
Seppure si venga liberati dai pesi, dai limiti e dalle debolezze che "Se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione
hanno affannato la vita terrena, l'ora dell'annientamento totale, del ed è vana anche la vostrafede" (1Cor15, 14): con queste parole
blackout che stronca inesorabilmente l'umana esistenza, è sempre Paolo pone al centro della storia umana l'evento di luce che riaccese
amara; la fede nel Signore, la certezza che il Suo sangue versato sul di vita le sante spoglie di Cristo, volendo significare, quindi, che solo
Golgota si sia fatto "Luce" che nessun'ombra può mai più oltraggia- in quel fatale "miracolo" può trovare fondamento la fede dell'uomo,
re, la consapevolezza, quindi, che l'evento della Resurrezione abbia che solo in quella "certezza" ha senso la predicazione di una carità
definitivamente spezzato le catene del male e pietosamente colmato da vivere come segno di vicinanza fraterna e come pegno di libera-
gli abissi del "Nulla", rendono meno disperanti questi tragici mo- zione e d'immortalità.
menti: l'uomo può accedere in un al di là che non toglie la vita, ma "Voi vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come potre-
la trasfigura! ste scoprirlo se non lo cercate nel cuore della vita?": queste sagge
Colui che ha condiviso gli aspetti più amari del morire ha le brac- parole del profeta Kahlil Gibran, racchiudono anche la verità che il
cia sempre aperte e, dall'alto della Croce, può consolare tutti e tutti cuore della vita è Cristo, la Sua offerta di redenzione, il Suo amore
accogliere: la morte, per il cristiano, è un atto di offerta, un fiducioso illimitato per l'uomo; la Sua Croce (parafrasando Jean Guitton) de-
abbandono in Colui che "fa nuove tutte le cose" (Ap 21, 5); è un v'essere la vera unità di misura di tutte le sofferenze umane!
"accedere" alla dimora eterna per acclamare Dio e bearsi della Sua La morte non la si deve immaginare come una "montagna oscu-
gloria! ra" che può nascondere per sempre le tracce della vita, i segni della
Lo Spirito Divino si dona giorno dopo giorno per accrescere la potenza di Chi ha voluto e creato il mondo e gli uomini: la "fede"
fede nel mondo e farsi "carità" in quanti operano in fraternità di ser- è il tunnel che può attraversarla; la"speranza" è la voglia di andare
vizio ed in totalità di condivisione del dolore e del disagio altrui; è, "oltre" la sua oscurità per librarsi nei cieli dell'eternità e della bea-
perciò, riverbero del "Verbo" che si è incarnato, accettando i limiti titudine piena; la "carità" è il passaporto che, a chi ha amato real-
della dimensione umana, per portare la "Sapienza" nel mondo, mo- mente, consente alla fine di varcare il fatidico confine che apre alla
strando il vero volto e la bontà del Padre e chiamando tutti ai doveri vita, quella vera ed incorruttibile, ... all'incontro con l'Onnipotente
evangelici che riconformano la somiglianza originaria, uniformano e Nostro Padre.
al Sommo Volere ed assicurano, così, l'eterna redenzione; è, infine, In definitiva, dall'oscurità mortale, per opera della Resurrezione
l' "anima mundi", in quanto "principio della vita", che spira in ogni di Cristo, si è accolti nella luce eterna e nei segreti dell'Essere!
creatura e nell'intero universo per celebrare la presenza e l'onnipo-
tenza dell'Essere.
Per effetto dello Spirito, che è emanazione di carità divina, il
mondo e la storia umana si devono, pertanto, lasciar piano piano pla-
smare sui profili disegnati dalla sapienza di Cristo, e l'animo umano
deve lasciarsi trasformare in fiaccola di Fede, in sito di Verità.
L'esperienza del morire è il naturale ed ineludibile compimento
di ogni terreno ed umano peregrinare: se il tempo dato lo si è vissuto
in fede e carità, la carne muore ... ma solo per risorgere (così ci è

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Capitolo XXIII

LA CARITÀ È LIBERTÀ DELL'ALTRO

(Fare spazio all'altro nel proprio tempo, nella propria vita


e nel proprio cuore!)

Nelle angoscianti pagine dell'esistenza umana, quando il dolore


tocca le fibre più intime della disperazione, c'è spesso (viva Dio!)
la mano di un altro, il "samaritano" di turno, che ti avvicina e ti as-
siste.
Nel chinarsi dell'altro sul nostro bisogno e sulla nostra sofferen-
za c'è sempre il chinarsi di Cristo, il Suo solidale giacere al nostro
fianco perché non ci sorprenda mai lo sconforto.
Nel Suo apparente ed arcano silenzio si nasconde tutta la Sua
condivisione, il Suo volersi caricare sulle spalle onnipotenti e gene-
rose una delle pecore più amate, quella che soffre e che, pertanto, è
soggetta allo smarrimento ed alla sfiducia più cupa.
Come fa il "Buon Pastore" in una delle più avvincenti e signifi-
cative parabole evangeliche, Egli "pascia il Suo gregge", lo assiste
nelle difficoltà più diverse e lo preserva da ogni male e pericolo; è
vicino agli uomini che meditano e testimoniano il Suo insegnamen-
to, così come è "attento" a quanti si sperdono perché si lasciano
ingannare dalle basse passioni e dominare dall'io.
Il nostro presente, umano o sociale che sia, va modellato nella
prospettiva di fede nel Signore, in Colui che è nel contempo crocifis-
so e risorto, sintesi di libertà e di verità, di pietà e di eternità!
Kafka, quando gli fu chiesta una qualche considerazione su Cri-
sto, chinò il capo ed affermò: "Quello è un abisso di luce. Bisogna
chiudere gli occhi per non precipitarvi".
E noi, invece, dovremmo proprio lasciarci calare dentro, precipi-
tare nel più profondo palpito della Sua carità, se vogliamo toccare
le più alte vette concesse all'esperienza umana, la pienezza più viva

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPffOLO XXIII - La carità è libertà dell'altro

del nostro esistere: Egli è fiaccola di speranza, forza viva che libera Ispirandoci alla predicazione evangelica che esalta i sentimenti
da tutti i mali. altruistici dovremmo, inoltre, saper riscoprire il valore della ricon-
La precarietà, la malattia, l'egoismo, la morte ... , ombre minac- ciliazione se vogliamo appropriarci di una dimensione più umana: è
ciose, queste, che affannano l'esistenza, si risolvono pienamente in gioco il problema dell'essere uomini e dell'essere cristiani in tutta
nella cornice dell'incarnazione del "Verbo": in questo atto sublime la sua radicalità.
si incontrano la debolezza dell'uomo con l'amore originario ed in- . Pur mantenendo la propria autonomia decisionale ed i propri trat-
cessante di Dio. ti comportamentali, l'uomo può seguire la via che da' senso al suo
Cristo solidarizza con l'uomo sofferente ed angosciato, si schiera vivere e lo proietta nell'immortalità; deve, però, liberarsi di quell'io
dalla parte di tutti gli esclusi ed indifesi della terra: i poveri che poco inquietante, scomodo e distorcente, cioè, delle scorie egoistiche e
o niente hanno, gli umili che poco o niente contano, e tutti quelli possessive che deturpano l'animo umano e che mal si intonano con
che confidano nella provvidenza del Padre e vivono con semplicità i richiami all'evangelico altruismo: va aperto, in definitiva, il cuore
e senza pretese. al bisogno dell'altro!
Egli non chiede ma dona, non opprime ma risolleva, non punisce "Essere prete è rifiutare di essere egoista ... le mani che toccano
ma libera, non divide ma unisce, non respinge ma abbraccia: predica direttamente il Cristo non possono essere insudiciate dall'avarizia.
un amore sconfinato che non fa discriminazioni tra lontani e vicini, Il prete deve essere un uomo dalle mani aperte, al servizio degli
tra meritevoli ed inetti; un amore che non esclude neanche l' avver- altri": Dom Helder Camara, allorché annunciò la sua vocazione di
sario ed il nemico. consacrarsi a Dio, dovette da subito confrontarsi con questo moni-
L'amore concepito da Cristo non è una virtù tra le virtù, ma il cri- to paterno; poche parole, ma dure, che riassumevano il senso ed il
terio fondamentale di tutte le virtù, di tutti i principi, di tutte le nor- significato più intimo di una missione (quella sacerdotale) che, solo
me, di ogni forma di comportamento che si possa definire umano. se modellata sulle coordinate evangeliche tracciate dal Maestro, può
Egli concentra in una sintesi concreta ed inequivocabile tutti i essere affrontata e vissuta coerentemente, per rivestirsi giorno dopo
doveri del cristiano: l'osservanza del duplice comandamento del- giorno di feconda santità.
l'amore, verso Dio e verso il prossimo; un precetto, questo, capa- Clemente Rebora (che fu prete, poeta e scrittore) con pochi av-
ce di abbracciare illimitatamente l'intera vita dell'uomo; un amore, vincenti versi ci disegna l'alto e solenne "mandato" che ai preti si
questo, che esige un'alta responsabilità delle coscienze. affida: "Il sacerdote è come Cristo a Cena: I Ringrazia Iddio, bene-
Chi agisce con amore e con benevolenza nei riguardi del prossi- dice e porge I La vita eterna; e si addossa ogni pena".
mo attua la legge di Dio e promuove la libertà, quella libertà piena Don Rebora lascia alla nostra riflessione un'esemplare testi-
che va sempre misurata sulla libertà dell'altro! monianza di fede, un'ampia ed intensa opera mistico-letteraria
Non il dominio sugli altri, ma una cultura di servizio può offrire che ben lo connota: un "missionario d'amore" che predicava la
all'uomo un quadro sociale trasformato, più giusto e più fraterno, necessità e il dovere dell'uomo di svuotarsi prima di sé, per poi
libero da sopraffazioni, da speculazioni e da discriminazioni. accogliere nell'animo Dio ed i fratelli; un cantore della carità, che
Le comunità cristiane devono saper tendere una mano ai bisogno- la voleva elevata ad unica regola di vita, a "pensiero dominante"
si, tutelare gli sfruttati, farsi forza propulsiva di sviluppo e di crescita che agisce e rigenera; un pensatore inquieto che sonda quotidia-
che allontani l'esperienza dell'arretratezza e dell'esclusione e, nel namente il mistero dell'esistere, con il cuore sempre assetato di
contempo, assicuri a tutti almeno un'alimentazione, una cultura di eterno.
base ed ogni assistenza necessaria. Come può l'uomo (qualsiasi uomo!) sottrarsi al "comando" di

214 215
SULLE ALI DELLA CARITÀ Cti'ITOW XXlll - La carità è libertà dell'altro

carità che affiora dall'animo, quando di "altri" si conoscono bisogni, È bene che ci si affidi gli uni agli altri, che gli ultimi siano sem-
solitudini, ansie, dolori e scoramenti? pre serviti, risollevati e valorizzati, e che tutte le porte siano aperte
A dire il vero, siamo tutti chiamati (preti compresi) a render l'altro per accogliere; che si annunci e si testimoni il vangelo della carità,
libero, a perdonar chi sbaglia, a confottar chi piange, a rialzar chi non fermandosi alla semplice disapprovazione-denuncia dei bisogni
cade ... a tradurre l'indifferenza in compassione, la presunzione in inaffrontati, ma curando di approfondirsi, unitamente, nei fatti con-
umile servizio, la menzogna in risposta di verità, il dubbio in certez- tingenti, per conoscere e capire più intimamente le ragioni dei ritardi
za, lo scoramento in preghiera; siamo chiamati ad inebriarci di Dio, e delle disfunzioni emergenti, per individuare le reali ed obiettive
per sentirci ancora, e sempre più, assetati del Suo amore ... e farci responsabilità sulle tante insufficienze espresse e su tanto degrado
"tralci" viventi ed "innesti" fruttuosi della "Vera Vite", apostoli fer- sociale che ne è derivato: solo così si possono dare poi risposte co-
venti (anche noi!) che diffondono nel mondo il testamento di Cristo, raggiose ed appropriate di recupero, progettando insieme le linee di
che predicano la "Verità" da Lui rivelata, che vogliono conoscere (e una crescita più generale ed insieme fondando una società più giu-
far conoscere ad altri) i veri tratti del Dio buono e pietoso ... raccon- sta, più umana e più affratellata.
tare le Sue grandi opere ed annunciare la Sua parola, perché si possa Fare spazio all'altro nel proprio tempo, nella propria vita e nel
vivere un tempo nuovo in fraterna carità ... in umiltà, fede e santità! proprio cuore; portarsi oltre la semplice opera di assistenza per toc-
Cristo insegna ad amare e servire, a tenersi uniti l'un l'altro nella care da vicino, comprendere e condividere l'altrui disagio; essere
fede, a non lasciare dietro (o soli), nell'incessante "esodo" del genere sempre sensibile e disponibile; sapersi donare e saper rispettare le
umano verso il Cielo promesso, gli incerti, gli affaticati e tutti quelli diversità, non per mera filantropia, ma per affermare una cristianità
che si fanno distrarre ed attrarre da altro; Egli fa riscoprire il calore convinta e matura, una scelta di vita che si intoni sui valori fondanti
dell'accoglienza, il sapore della condivisione, il valore dell'incontro e nobili dell'altruismo evangelico: le mani dell'uomo non siano mai
e del camminare insieme, per insieme salvarsi: non a caso già lepri- più usate per accumulare, per ferire ... ma per donare, per accoglie-
me comunità cristiane si sono ispirate al principio evangelico della re, per curare, per sostenere ...
"prossimità", cioè, della vicinanza e comunione con l'altro ("Tutto Sapersi chinare , come il "buon samaritano", sulle piaghe dell'altro,
quello che avevano lo mettevano in comune ... " -At 4, 32) nel nome e non come ipocriti e senza cuore passare oltre; saper versare, come
di Cristo; non a caso nel sostantivo "parrocchia" si racchiude ancora vuole Cristo, "l'olio della consolazione ed il vino della speranza" su
l'accezione originaria di "casa accanto" (dalla lingua greca: "parà ogni ferita umana, carnale o interiore che sia; avere sempre compas-
oikìa"), che richiama il bisogno-valore-dovere di coinvolgersi, di sione dell'altrui male e provvedere alle cure necessarie; riscoprire i
avvicinare i "lontani", di tenersi uniti e sostenersi mutuamente, di valori pieni dell' "essere cristiani'', per confermarsi fedeli imitatori
spezzare e di mangiare insieme il "pane" della vita, di alzare in coro dell'ideale evangelico; saper mettere da parte, in definitiva, il proprio
una sola voce di preghiera e di stringersi in un solo palpito di speran- egoismo e sapersi liberare dal giogo dell'indifferenza per sollevare i
za, ispirati ed "alimentati" da una sola fede. deboli ed avvicinare concretamente i "soli" ed esclusi della terra.
Nell'Enciclica Sollecitudo rei socialis (dicembre 1987) Giovan- Nel concetto di carità si racchiudono le grandi virtù dell'uomo
ni Paolo II si sofferma sul concetto di corresponsabilità ("Tutti re- giusto (benevolenza disinteressata, reciprocità spontanea di atten-
sponsabili di tutti"), un impegno essenziale ed indeclinabile che il zioni e di affetti, rispetto della libertà dell'altro ... ) che non vuole
cristiano deve saper testimoniare perché non vi siano mai più sulla tenersi rintanato nel cantuccio comodo dei propri egoismi e delle
terra disparità sociali, né grette disattenzioni: la storia e la salvezza proprie avidità, ma che vuole uscire dal guscio della "mediocrità"
umana sono al centro del mistero divino. per pensare alla grande ed alla grande agire.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXIll - La carirà è libertà dell'altro

L'idea della carità non la si può restringere nella semplice de- tempo indeterminato che si da' all'uomo per mettere in campo ciò
finizione che la descrive come un "virtuoso sentimento umano"; che di buono egli ha dentro, per esprimere la libera scelta di impe-
in quanto seme vivo e fecondo della "Parola", e in quanto risposta gnarsi o meno per una reale "vicinanza" ai fratelli e per una sentita
inequivocabile della tensione amorosa di Cristo per gli uomini, si e convinta appartenenza al Padre: l'assolvimento di questa mirabile
innerva in essa un valore illuminante che orienta verso il bene vero, sintesi (il binomio Vangelo-vita) è la chiave di accesso negli oriz-
oltre le frontiere dell'individualismo, oltre il culto della materialità: zonti dell'Eternità!
ogni suo fermento è un nuovo "punto di luce" tra le tante ombrosità L'umano altruismo, ci raccomanda San Paolo nel suo Inno alla
dell'esistenza. carità (I Cor 13, 4-6), va praticato nell'umiltà(" ... la carità non si
"Non ciò che abbiamo accumulato resta in questa vita, ma ciò vanta, né si insuperbisce ..."), nel disinteresse più pieno ( " ... non
che abbiamo donato": sono anche queste delle parole semplici (e, cerca le cose sue ... "), nella tolleranza e senza rancore ( " ... non
nel contempo, pungenti) di Dom Helder Càmara, che racchiudono il s'irrita, non tiene conto del male che riceve ... "),nella correttezza
senso-dovere del "donare" (in ogni modo, con ogni mezzo e sempre) (" ... non manca di rispetto ... "),nell'equità del giudicare e dell'agi-
perché tutti gli uomini siano liberati dai bisogni, dalle ingiustizie e re (" ... non gode dell'ingiustizia ... "),nonché nel rifiuto di ogni fal-
dalla solitudine. sità(" ... ma si rallegra della verità ...").
Il cristiano che sa "offrirsi" vive pienamente la sua presenza Si badi bene, però, che (sempre a sentire l'apostolo Paolo - 1
apostolica, la reale maturazione dei contenuti forti che traboccano Cor 13, 1-3), senza la "Carità", quella "vera", neanche i profeti ed i
dall'ideale evangelico e che si sintetizzano e si sostanziano nella sapienti (" ... se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i mi-
dedizione totale agli altri: se vogliamo parafrasare un pensiero del steri e tutta la scienza ... "), neanche i fedeli più fervidi ( " ... e avessi
filosofo francese Jacques Maritain (tratto dal libro Humanisme in- una fede tale da trasportare le montagne ... ") e più generosi ("E se
tegra[), al cristiano si assegna l'impegno sociale per la costruzione distribuissi anche tutti i miei beni ai poveri ... ") avrebbero accesso
di una vita aperta all'azione di Dio. alla vita eterna: i loro pensieri e le loro opere, se non grondano di un
Va vissuto, pertanto, un laicato responsabile, attento e vicino ai amore "vero" (e bisogna precisare che solo l'amore che si ispira a
problemi della gente; il Vangelo va annunciato e testimoniato con Cristo ed alla Sua offerta totale è vero, perché fa partecipi dell'amo-
l'azione di servizio e con il gesto dell'accoglienza (anche Charles de re e della grazia di Dio) non valgono nulla!
Foucauld "voleva gridare il Vangelo con la propria vita": non riuscì Vivere da cristiani, quindi, è correre incontro al Sommo Bene,
però a convertire un solo Tuareg, pur avendo dato a questa tribù affratellati nella fede, nella speranza e, soprattutto, nella carità!
africana tanta assistenza e tanto calore umano); vanno date, infine,
risposte forti e migliorative sulle tante realtà ingiuste che ancora
offendono la dignità umana, sui tanti malesseri sociali che ancora
rimangono inaffrontati.
Vangelo e vita per il cristiano devono sempre avvitarsi, integrarsi,
fondersi e mai escludersi (l'uno deve ispirare l'altra, l'altra deve dare
senso e compiutezza all'uno); il primo, difatti, ha valore di insegna-
mento, di progetto, di modello da imitare, di verità da testimoniare,
di via che, se percorsa fino in fondo e "fedelmente", fa incontrare la
"Luce"; la seconda è un banco di prova, un viaggio di verifica, un

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Capitolo XXIV

LA CARITÀ È LIEVITO DI SANTITÀ

(Si ascende al Cielo se ci si libera dai legami della terra!)

In quanto figli dell'unico Padre e accomunati dalla voglia di


stringerci nella Sua gloria ... di immergerci insieme nelle Sue verità,
solo se ci sapremo concretamente affratellare potremo attingere alla
fonte viva del Bene vero; solo se sapremo dilatare il nostro cuore per
accogliervi l'altro (le sue miserie, le sue ansie, la sua diversità ... )
potremo accedere nel cuore della Sua luce e della Sua eternità.
Nessuna crescita umana è possibile se non si dà voce ai "dimen-
ticati"!
"Non si può amare Dio senza amare l'uomo, qualunque uomo;
ma, del pari, non si può amare l'uomo, ogni uomo, senza amare
Dio": questa riflessione assiomatica, tratta dal libro Vesperienza
contemplativa di Giuseppe Gioia (un breve saggio sul pensiero e
sull'intima spiritualità di San Bruno, il padre dei Certosini), dà un
valore chiaro e forte all'inscindibile binomio "amore per Dio-amore
per il prossimo".
L'arida indifferenza per chi geme (perché morso dalla fame, per-
ché esposto all'abbandono ed allo sbando ... ) lascia una solcatura
amara, un vuoto abissale che neanche la più sentita devozione a Dio
può colmare.
Potrebbero mai bastare a Dio le semplici preghiere, l'osservanza
dei precetti e del digiuno, l'assidua e puntuale partecipazione alle
celebrazioni liturgiche, se poi non si pratica la carità ... la vera of-
ferta a Lui gradita?
Si può essere indifferenti ai bisogni di un fratello?
Intanto, i popoli "civili" e "progrediti" ancora non si decidono a
prestare la dovuta attenzione alla domanda di sussidio, di accoglien-

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXIV - La carità è lievito di samità

za, di comprensione e di ogni altro calore umano, posta accorata- Impegnarsi in un'azione di accoglienza dei "rifiutati'', di quelli
mente e quotidianamente da altra gente più sfortunata, cronicamente che nessuno raccomanda, dei figli della strada: è, questa, l'accorata
"parcheggiata" negli angoli più squallidi del pianeta. esortazione di un altro calabrese, Don Francesco Mottola (Servo di
Si ascende al Cielo se ci si libera dai legami della terra! Dio e "poeta della santità"), un appello che, per i significati che tra-
Deve l'uomo "disintossicarsi" dai fumi dell'egoismo, svuotarsi smette, è valido ancor oggi ad orientare il popolo cristiano ("Vanno
delle pulsioni possessivistiche, liberarsi dalle morse della supponen- accolti tutti quelli che portano sul loro volto i tratti incontenibili di
za e scrollarsi di dosso le croste dell'indifferenza. Cristo"); predicava l'attenzione e l'impegno per i diseredati, quel
Non si identificò Cristo con gli ultimi ed esclusi, i deboli, i soffe- servizio di solidarietà umana da offrirsi sempre con discrezione, sen-
renti, i miseri e perduti della terra? za esibizionismi volti a suscitare ammirazioni, senza clamori.
Non insegnò Egli che l'umiltà e la carità sono "sentieri" che fan- "Bisogna vivere in contatto con il mondo, con i mezzi che il mon-
no incontrare l'uomo con i fratelli ed unitamente con il Padre? do ci ha dato, perché il mondo non è che uno svolgimento del piano
"Chi non è umile non può amare Dio e non può aprirsi realmente divino, il cui centro è il Cristo, sempre il Cristo" (così egli affer-
agli altri uomini; chi non è umile non può, in definitiva, praticare mava nell'Opera Omnia: Lettere circolari): è, questo, un energico
la logica cristiana dell'amore": è, questo, un altro monito che rac- richiamo alla doverosità sociale e cristiana che impegna a prodigar-
cogliamo dal pensiero bruniano, un invito alla semplicità, a non in- si, ognuno per quel che può e per quel che sa fare, a favore dei non
nalzarci sugli altri, a non "impreziosirci" mai se vogliamo far posto abbienti.
a Dio nel nostro vivere, all'Eccelso cui niente e nessuno si possono Ispirandosi alla pastorale Ad gentes, Don Motto la maturò il con-
eguagliare! vincimento che il compimento del Regno di Dio già si dovrebbe
Un altro esempio di alta spiritualità in semplicità di vita, ci vie- avviare qui sulla terra e, perciò, servirebbero gesti più concreti per
ne da Francesco di Paola, il Santo "poverello" che mai si piegò ai risollevare le realtà sociali che languono nell'abbandono.
potenti, anzi attaccava questi con duri rimproveri (" ... Dio non ha Non si vuole una carità di corto respiro, che si fermi al semplice
posto lo scettro nelle mani per darvi comodità a mal fare ... ");servì gesto dell'elemosina o ad una vaga emozione altruistica: vanno de-
gli umili, sostenne i deboli, diede voce agli esclusi ... pensò ed agì cisamente affrontate, con la passione e la razionalità dovute, le più
sempre in piena libertà e, spoglio di ogni bene, visse in integralità di diverse disgregazioni sociali emergenti senza fermarsi al semplice
offerta una singolare vocazione di carità (tra l'altro, Charitas è ancor disprezzo critico, senza lasciarsi catturare dalla rassegnazione.
oggi il motto dei frati Minimi, eredi e testimoni dell'insegnamento Ad esempio, se si vuol definire più cristianamente il concetto di
del nostro Santo calabrese) che lo legò intimamente al dramma dei proprietà privata, non si deve partire più dagli angoli del proprio
poveri: non c'è barriera ... non c'è durezza nel suo cuore, ma solo interesse, ma dalla decadente realtà degli emarginati: andrebbe fatta
un palpitante bisogno di irrompere nei vicoli della miseria per testi- una più umana lettura di ciò che è necessario e di ciò che è superfluo;
moniare, con il servizio fraterno e la preghiera (che egli la definiva tanti istinti andrebbero frenati e tante virtù liberate, invece, dal pro-
" ... un fedele ambasciatore che compie il suo mandato giungendo fondo dell'animo, per un'attuazione piena della carità di Cristo.
là dove non può arrivare la carne "),la presenza di Dio nel pietoso Non si pretende, però, che l'uomo non dia alcun valore ai beni ed
scorrere delle vicende umane. alle comodità che il mondo offre; si chiede, invece, che egli sappia
Fraternità ed umiltà sono doti che si incarnano in Francesco di sempre accontentarsi del poco che gli è necessario; che non si faccia
Paola per fondersi in una vera sintesi di umanità e di fede, in un mo- ingabbiare dall'ossessione che spinge ad accumulare e ad emergere;
dello di vita che è valore di santità. che si sottragga prudentemente al fascino dei tanti "miti" che male

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXIV - La carità è lievito di santità

ispirano, dominano e fanno sprecare un'esistenza; che freni la corsa sabile coscienza ecologica; lo sforzo a ristabilire la concordia tra i
ai tanti capricci e alle tante superfluità; che sfratti l'odio dal suo cuo- popoli; l'impegno profuso, infine, da operatori di pace che vogliono
re e disarmi la sua mano quando ha sete di sangue e di dominio. abbattere ogni steccato di discriminazione e spegnere ogni focolaio
Le povertà e le ingiustizie terrene non sono volute, né condivise di conflittualità.
dal Cielo! Migliaia di Suore missionarie della Carità operano in tutto il mon-
È tempo, ora, di rimettere la "palla al centro", di avviare un pro- do, sull'esempio della Fondatrice (Madre Teresa di Calcutta, recen-
cesso di cambiamento che dia ragione a tanti torti subiti e sostegno temente innalzata agli onori dell'altare), prestando amorevoli cure
a tante realtà prostrate: dare un'anima alle decisioni perché non sia- a malati e bisognosi; donandosi con abnegazione ed affetto pietoso,
no vuote dell'umana attenzione; vivere appieno il senso e il dovere infondono fiducia e conforto e ravvivano di luce le comici buie di
della corresponsabilità facendoci fermento di rigenerazione laddove tante vite umane costrette ad un'amara ed assurda "sopravvivenza":
prevalgono il degrado e l'arretratezza; liberare l'animo dalle maglie sono esse il riflesso autentico della bontà divina, l'attestazione di un
asfissianti dell'individualismo tenendo sempre viva la fiaccola del Vangelo che ancora oggi si va incarnando e vivificando nel nome e
solidarismo sociale; testimoniare i valori del donare e del servire per sul magistrale esempio di Cristo.
riscoprire una nuova dimensione della cristianità, un nuovo modello Nello spendersi con gratuità per gli "ultimi", attuano una fedele
di vita fondato sulla fraternità. traduzione dell'assunto evangelico che pone, al centro di ogni impe-
Essere liberi per non rassegnarsi, ma per tenersi sempre presenti e gno e di ogni scelta, il culto della vita ed il pieno riconoscimento del-
vivi nella storia; liberi per non smarrirsi nei meandri della menzogna la dignità umana; coniugano coerentemente le ragioni della fede coi
che domina ed inquina il nostro tempo: solo la forza di verità che è richiami più intimi di fraternità che pulsano nella coscienza umana.
nel Vangelo può orientare e liberare l'uomo. Madre Teresa, nell'accogliere e curare i lebbrosi, ha sfidato la men-
Colmare i fossi, le valli che ci allontanano l'uno dall'altro, spia- talità corrente tra gli Indù, che consideravano quella malattia un vero
nare i monti impervi che ci separano da Dio: è, questo, il nocciolo castigo di Dio, tenendosi invece sempre loro vicina: né il ribrezzo,
di un fervido appello di Giovanni Battista, il predicatore del deserto né il timore del contagio hanno fermato la "Matita di Dio" che, con
che "preparava le vie del Signore" (Le 3, 4-6). l'abbraccio della sofferenza, ha disegnato un atto grandioso di amore
Bussa Egli alle nostre porte per offrire la Sua benedizione e la ed avviato tanti e tanti "cantieri" di carità ovunque nel mondo.
Sua patema provvidenza alle nostre vite smarrite e fragili: sappiamo "Frutto del silenzio è la preghiera, frutto della preghiera è la
noi, sull'esempio di Santa Chiara (che visse l'amarezza della po- fede,frutto della fede è l'amore,frutto dell'amore è il servizio,frut-
vertà e dell'infermità grave, appartata dal mondo ed immersa nella to del servizio è la pace": con questo assunto profetico, la picco-
preghiera), ringraziare il Signore semplicemente perché esistiamo? la-grande Suora vuol farci capire che, un qualsivoglia progetto di
L'indice di maturazione del cristiano si misura sull' "ascolto ef- crescita umana e di pace, può essere sostenibile solo se si affiancano
fettivo che si dà agli altri ... sulla capacità di far sentire tutti a pro- una più sentita maturazione di fede ed una più concreta cultura di
prio agio": la carità è un dono divino che sostiene e illumina la storia condivisione.
dell'uomo! Tanti altri hanno consacrato la loro vita a Dio impegnandosi nelle
Nonostante le tante ombre, si intravedono nel tempo che viviamo attività caritative più diverse, operando fra rischi e disagi di ogni ge-
delle luci, come segni di speranza che affrancano l'uomo dall'idea nere (esposti alla violenza, alla fame, alla malattia, al terrore sempre
di fallimento: la scienza, la tecnica e gli apprezzabili progressi con- in agguato in certi posti della terra ... ) , prodigandosi nell'assistenza
seguiti messi al servizio dell'umanità; una più viva e più respon- e sacrificando anche la vita.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXIV~ U1 carità è lievito di santità

Annalena Tonelli, la missionaria uccisa recentemente in Somalia, vivere a tanti ragazzi abbandonati, a dare loro un tetto ed un giaci-
una donna di fede al servizio degli abbandonati, così testimoniava glio, a colmare i vuoti scavati dalla scomparsa degli affetti più cari,
la sua vocazione in un convegno svoltosi in Vaticano nel 2001: "Vo- dalla durezza di una miseria che li feriva nell'animo e li esponeva ad
levo seguire solo Gesù Cristo, null'altro mi interessava così forte- essere sfruttati ... a doversi arrangiare, con scippi e furtarelli vari,
mente: Lui e i poveri per Lui"; avrebbe voluto vivere ancora solo per per "tirare" la giornata, fino a quando un sipario di "sbarre" non li
rendersi utile e per spargere il suo affetto. toglieva temporaneamente dalla scena e dalla strada.
Il prete francese Henri Grouès, più ancora conosciuto come l' Ab- Ha insegnato loro a non sentirsi mai orfani sulla terra perché un
bé Pierre, ha fondato le comunità di "Emmaus", una catena di opera- Padre, dal Cielo, veglia sempre su ogni umano sconforto.
tori di carità impegnati ad accogliere ed assistere i tanti "esclusi" che Annibale di Francia (fondatore dei "Rogazionisti" e delle "Figlie
si incontrano nei vicoli malfamati del mondo, i tanti disperati che del Divino Zelo") e Luigi Orione (fondatore della "Piccola Opera
non trovano più una ragione per vivere, i tanti sfrattati, abbandonati della Divina Provvidenza" e del "Piccole Suore della Carità", non-
alle insidie di un disagio che giorno dopo giorno deprime ... le tante ché "facchino di Dio e del prossimo" ed "asinello della Provviden-
presenze ritenute "scomode" ed inutili (in quanto improduttive) in za", com'egli amava definirsi), insieme elevati alla gloria degli altari
una società, l'attuale, impudentemente asservita alla logica efficien- (si sono conosciuti e frequentati in vita, animati dallo stesso deside-
tistica ed al profitto. rio di servire gli svantaggiati della te1Ta, accomunati nell'amore per
Un'infinità di battaglie sociali nell'incessante "correre" incontro gli 01fani), operarono come "strateghi del bene e veri imprenditori di
ai fratelli più bisognosi, una sequela di mobilitazioni per assicurare carità" perché scorgevano nei miserabili l'immagine di Dio.
un sollievo ed un po' di calore umano a quanti soffrono nella mi- Il loro è stato un altruismo senza riserve, vissuto nel segno dell'
seria: tutto questo contrassegna di profonda umanità e di indubbia "urgenza" (Charitas Christi urget nasi), dell'indifferibile e tempe-
santità la vita di questo povero-grande prete, un chiaro modello da stiva "vicinanza" da offrirsi sempre all'altro, ai fratelli che la malat-
interiorizzare in un'epoca così esposta all'indolenza ed all'indivi- tia prostra ed affanna e la solitudine rattrista.
dualismo. Hanno condiviso, pertanto, la scelta di "non lavarsi le mani" di
San Pio di Pietralcina fu un'icona vivente di Cristo: provò nel- fronte a quelli che la fame consuma e la miseria umilia: una catena
le proprie carni i morsi più cupi della sofferenza; visse nell'umiltà; di orfanotrofi e tante altre varie opere di carità (Missioni, Piccoli
offrì il suo paterno conforto, la sua preghiera e la sua benedizione cottolengo, Case per disabili etc. etc ... ) sono oggi semi di speranza,
ai disperati che lo avvicinavano; non vacillò nella fede e nell'ubbi- tracce d'amore che questi santi lasciano come attestazione di fede
dienza alla Chiesa quando si pensò e si disse male di lui (si è ritenuto nel Signore, nonché come segno di grande, commovente e sofferta
che le stimmate che addoloravano le sue sante mani fossero l'effetto umanità.
di un isterismo) e quando gli furono proibite finanche le quotidiane Il santo di Pontecurone, Don Orione, diceva ai privilegiati della
celebrazioni eucaristiche; volle e realizzò, con la sola forza della terra: "La Banca della Divina Provvidenza è nelle vostre tasche. Dio
carità, una "Casa sollievo della sofferenza"; ispirò la nascita di una perdona tante cose per un'opera di misericordia".
crescente catena di cenacoli di preghiera e di opere caritatevoli varie Era convinto che i valori della Fede vanno applicati alla vita e che
... una galassia di luci e di speranze tra le tante nebbie che avvolgono non basta recitare dei Pater Noster; bisogna, nel contempo, "sfacchi-
e minacciano il nostro tempo. nare", darsi in toto agli altri senza mai battere la fiacca e senza mai
Don Bosco, un Santo prete che fu un fulgido esempio di carità, indietreggiare: "Ci vuole un illuminato spirito di intrapresa, se no
ha speso tutte le sue forze a restituire speranza, dignità e gioia di certe opere non si fanno; altrimenti la vostra vita diventa una stasi,

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SULLE ALI DELLA CARITÀ

una morte lenta ... non bisogna morire in casa, né in sacrestia:fuori Capitolo XXV
dalla sacrestia!".
Un altro pregiato modello di carità cristiana si sostanzia nella vita LA CARITÀ È TOLLERANZA
dì San Massimiliano Kolbe (un sacerdote polacco) e nel celebre ge-
sto che fu l'ultimo suo palpito d'amore per il "prossimo"; si trovava (Andare oltre la semplice elemosina che da sola non abbatte
egli ad Auschwitz, in un campo dì concentramento, quando un pri- il muro della disuguaglianza!)
gioniero era appena evaso; la dura rappresaglia tedesca stabiliva che
dieci deportati dovevano, quindi, essere chiusi e lasciati morire in
un "bunker della fame": non era toccata a lui quell'amara ed assurda
sentenza ma decise, pur sapendo quale tremenda agonia lo aspetta-
va, di offrire la sua in cambio della vita di un "padre di famiglia" (si Cristo non ha mai smesso di percorrere la "via dolorosa": ancora
chiamava Francesco Gajowniczek e, il 10 ottobre 1982, era presen- oggi Egli muove i suoi passi al fianco di quanti vivono la loro dispe-
te in piazza San Pietro mentre Giovanni Paolo II santificava Padre razione nella fredda cornice del disumano abbandono.
Kolbe ... il prigioniero numero 16670). Ancora oggi Egli piega la Sua schiena sotto il peso di nuove ed
Quante pagina ancora ci vorrebbero per raccontare il bene che si umilianti croci che tanti povericristi portano: soffrono essi in silen-
è fatto, i sacrifici e la dedizione che hanno dato vita ad un immenso zio o stentano la vita nei tanti tuguri e nelle tante "periferie" del
e crescente "cantiere" di carità che, ovunque nel mondo, accoglie e mondo.
cura gli affanni, il dolore e la disperazione degli uomini? "Signore, Tu fai la coda alla cucina popolare, Tu mangi gli avan-
Alle parole gridate da Cristo sulla Croce, "Ho sete!" (Gv 19, 28), zi delle immondizie, Tu agonizzi torturato dalla fame ... ":con questi
tanti "santi uomini" e tante "sante donne" hanno saputo spesso dare pungenti versi (che leggiamo, da Preghiere, nel componimento La
una risposta concreta con la forza della preghiera, con l'impulso del- fame nel mondo) il sacerdote francese Michel Quoist, nonché poeta-
1' affetto senza frontiere, senza pregiudizi e senza convenienze: non scrittore, annotava quella che immaginava fosse la compassione del
la "spugna di aceto", non il sapore amaro dell'indifferenza e dell' ab- Signore per le miserevoli vicende umane, l'intimo Suo coinvolgi-
bandono, ma un "calice di dolce carità", un fiume di dedizioni totali mento con l'uomo che soffre e che si umilia, fino a vestire i panni di
ed altruistiche, sono l'offerta che questi porgono alle divine labbra ogni dolore e di ogni mortificazione che si patisce sulla terra.
del Signore, sempre ed ancora assetato di anime da convertire e da Si devono saper cogliere e riconoscere, pertanto, le sembianze
salvare, sempre ed ancora inchiodato su una croce per identificarsi dell'Onnipotente nei deboli ed avviliti che affollano le tante trincee
con i sofferenti della terra, i disperati ed ultimi che Egli ci raccoman- dell'emarginazione, che mendicano un piatto caldo, una semplice
da di avvicinare e di risollevare: "Ciò che fate loro lo fate a me!", ciotola di latte o si accontentano degli avanzi raccattati in una di-
sembra ancora ripeterci per farci meglio comprendere quale "sete" scarica per non lasciarsi "accoppare" dal male più "curabile" e, nel
deve ispirare la vita umana: la sete di "Amore" ... la sola "Gran- contempo, più vergognoso che potesse colpirli: la fame!
dezza" che in sé racchiude la verità, l'eternità e tutta la pienezza È questa una piaga antica, ed ancora non rimarginata, che affligge
dell'Essere! l'umanità (un terzo della popolazione mondiale è sottoalimentato!);
una provocazione, una sfida ancora aperta per l'uomo "civilizzato"
che ancora , evidentemente, non sa allontanare dalla faccia della ter-
ra e cancellare dalle pagine della storia certe disparità e certi orrori!

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXV - la carità è tolleranza

Un'acuta riflessione su questa sconcertante realtà ce l'ha data Tarcisio Cortese, umiliati, discriminati dagli egoismi di pochi"), che
Willy Brandt (al tempo presidente del partito socialdemocratico te- siano testimoni (e beneficiari!) della salvezza annunciata, degni e
desco): " ... la ricerca di una via d'uscita non è più come si credeva fedeli operai nella "vigna del Signore".
un tempo un atto di benevolenza da parte dei popoli ricchi, bensì Non possono, pertanto, prevalere il disimpegno, il dubbio, lo
una condizione mutua di sopravvivenza. Se l'economia del mondo sconforto ... non ci si può lasciare scivolare nell'immoralità, nel-
infatti continuerà a funzionare tanto male tutte le nazioni prima o 1'utilitarismo, nell'attendismo, nel fatalismo .. non devono trovar
poi ne pagheranno le conseguenze". spazio l'intrigo, la devianza sociale, l'abuso, la corruzione ... ; la
I cristiani siamo chiamati ad essere profeti in mezzo agli uomini, vita va riempita di speranza e di certezze, di motivazione e di im-
ad essere coscienza vigile e critica della realtà che si vive, a non pegni, di altruismo e di servizi, di verità e di carità ... : solo se si è
integrarci con le insane mentalità correnti, a non accettare con leg- fraterni si è liberi!
gerezza i valori dominanti; siamo chiamati a sentire radicati il nostro Quanti tossicodipendenti aspettano di essere liberati dalla morsa
vivere ed il nostro tempo nella realtà di Dio, che è il vero cuore che, di una "trasgressione" che fa spesso sperimentare il crimine ed espo-
da un'infinità di secoli, palpita d'amore e riversa fiumi di verità nello ne talvolta alla morte?
scorrere della storia umana ("lo sono la vite, voi i tralci ... " - Gv 15, L'accoglienza ed il calore umano sono certamente risorse che
5); siamo chiamati a correre incontro (sull'esempio del Maestro) al possono dare a questi la forza di reagire e di riavviarsi, di affrontare
bisognoso, a dare sempre e comunque quel che si ha e ad insegnare il domani in un sussulto di fiducia: possono, inoltre, risvegliare il
quel che si sa, a sorreggere con vera passione altruistica chi è fragile, senso ed il valore pieno della vita e far riscoprire, così, la forza vera
ad accogliere i senza casa e senza altro, a testimoniare, in definitiva, degli affetti.
con pienezza il valore della fraternità: solo così possiamo essere veri Quanti giovani e quanti adolescenti (senza distinzione di sesso)
attualizzatori del Suo insegnamento, continuatori della Sua opera di aspettano di essere allontanati dal racket della prostituzione, per mai
carità! più esporsi all'umiliazione di essere mercificati e sfruttati?
"Mostrami il carcere e il detenuto la cui vita è andata a male ... il Quanti volti di bambini adombrati dalla violenza, dallo sfrutta-
vagabondo che dorme sotto la pioggia ... le macchie di whisky per mento, dall'abbandono ... aspettano di riaccendersi e bramano di
terra ... l'ubriaco che esce barcollando; ed io ti mostrerò, ragazzo poter spandere un giorno sulla terra quel sorriso che è amore e gioia
mio, mille ragioni per cui è solo un caso se al suo posto non ci siamo che viene dal Cielo?
noi": si commentano da soli questi versi (scelti dal brano Solo per Nuovi "Erodi" oggi affliggono ed oltraggiano la tenera età, nuovi
caso) di Phil Ochs, un cantautore americano che ha saputo dar voce orchi si aggirano ad insidiarne l'innocenza, nuovi profittatori reclu-
alla protesta, nelle tante ballate composte, con la denuncia di quelle tano e schiavizzano minori emarginati e senz'alcuna tutela!
assurdità che travagliavano allora (finì egli col suicidarsi nel 1976 Far compagnia agli anziani negli ospizi è cosa certamente meri-
travolto dalla depressione) ed ancora travagliano lo scorcio di storia toria, è opera di misericordia; ci siamo però domandati se una socie-
che si sta vivendo. tà che confina nei vari centri di assistenza molti dei suoi attempati
Non si vogliono oggi uomini della fretta, uomini dell'efficienza, (spesso, si badi bene, non sussistono le reali necessità di ricovero
uomini dell'indifferenza, uomini della "poca fede" ... : si vogliono potendosi questi ugualmente accudire nelle mura domestiche) sia
uomini sensibili e responsabili, attenti e solleciti alle chiamate che una società a misura d'uomo?
echeggiano dai luoghi del dolore e dai margini del bisogno ("Ci Non ci convince il fatto che oggi, con una certa facilità, si faccia
sono ancora troppi uomini offesi, così ammoniva Mons. Domenico riferimento alla supplenza assistenziale di queste realtà; non vor-

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXV· La carità è tolleranza

remrno, difatti, che in questo nostro tempo, già duramente dominato più bisognose, così come rispondere alla "sete" di verità e di opere
dall'apatia, dalla frenesia, dal mito del traguardismo e da altro ... , giuste che arde nell'intimità umana: se il pane simboleggia, quindi,
prendesse piede il vezzo dell' "usa e getta", cioè, che si diffondesse l' "urgenza del donare" e la passione per l'altro, il vino è la "gioia
l'idea che un qualsiasi congiunto, avanti con gli anni e/o disabile, del donare", la voglia che l'altro sia libero e rispettato per la suprema
proprio perché ormai "improduttivo", sia un "pezzo scomodo" da dignità che gli appartiene (siamo tutti figli di Dio!) e che nessuno
eliminare (niente e nessuno devono turbare i nostri agi ed il nostro può calpestare!
sereno vivere; niente e nessuno devono distrarre la nostra corsa slan- La sconcertante realtà dell'emarginazione non la si affronta e non
ciata verso le mete del successo, del possesso e del piacere ... ): non la si risolleva con un semplice piatto caldo che si porge o con un
è anche questa una subdola forma di emarginazione affettiva? lettuccio che si offre ai disperati di turno: non basta la semplice assi-
L'uomo di oggi deve saper fare spazio a Dio ed all"'altro" per stenza se non vi è, unitamente, una presa di coscienza dei gravi ritar-
un pieno adempimento di fede ed una inequivocabile attestazione di e dei tanti guasti che degradano il tessuto sociale ed il territorio;
di carità. se non si analizzano compiutamente le diverse concause che frenano
"Carità" è cultura d'inclusione se si dà più valore a chi è diverso, lo sviluppo, se non si elaborano progettualità che mirino ad una vera
se si apre la porta ai senzatetto, se a tavola c'è posto e cibo anche per e più generale crescita, ad una realtà più umana e più giusta che sia
gli altri; "carità" è simbiosi se si sa dividere un mantello, se si bussa riverbero, qui sulla terra, dell'armonia celeste: la dignità dell'uomo
e si è vicini a chi sta solo, se si spezzano ovunque nel mondo le ca- è il "leitmotiv" che deve orientare le grandi scelte ed accompagnare
tene del bisogno; "carità" è fraternità se si annuncia la "Letizia" (che i grandi cambiamenti se si vuole un futuro più sereno e più fraterno,
è Cristo!) ai disperati, se si offre il lavoro a chi lo cerca, se si vive di libero da ogni schiavitù e da ogni disparità!
ciò che si è sudato, se si ascolta e si affianca chi sta male; "carità" è Ecco perché "carità" deve voler dire passione totale per l'uomo,
adozione, donazione, missione: solo così si ottempera al Vangelo e testimonianza di verità, nonché rifiuto dell'ipocrisia, per andare oltre
alla totalità di insegnamenti in esso custoditi! la semplice elemosina che da sola non abbatte il muro della disugua-
"Carità" è far da scudo a chi ha paura, è cammino incontro all'al- glianza: per amor del vero e del giusto ogni disparità va abolita, ogni
tro e incontro a Cristo, è stringersi l'un l'altro nella fede perché il prevaricazione va avversata, ogni privilegio va sradicato!
dubbio non divida e non confonda; "carità" è la pace che si vuole e "Carità" non è solo rispondere all'oggi, è anche preparare il do-
che si dà, la stretta di mano che scioglie urti e malintesi, la preghiera mani!
che sfida le barriere del "possibile" quando il dolore piega noi o chi "Carità" è tolleranza!
ci è accanto. Voltaire, il filosofo francese, scrisse una significativa preghiera
"Carità" è esporsi alla miseria per cacciare altri dalla miseria, è laica, dal titolo Concedici, Signore, di essere tolleranti, nella quale
rischiare la vita per ridare ad altri la voglia e la gioia di esistere, è fa risaltare il valore di una virtù, la tolleranza, come fattore essenzia-
operare in una terra lontana perché quella terra, e la gente che lì ci le di pace sociale, requisito insostituibile di crescita umana: " ... Dio
vive, non siano mai più "lontane", né dimenticate dal mondo. di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi. Se è permesso a
"Carità" è assistenza, servizio, offerta ... incontro fraterno nel- deboli creature, perdute nell'immensità ... osar domandar qualcosa
1' elargizione di affetti e di conforti; è pane e vino insieme: così come a te, a te che hai tutto ... degnati di guardar con misericordia gli er-
il pane è assurto a simbolo dell'essenzialità e del bisogno elementare, rori legati alla nostra natura ... Tu non ci hai dato un cuore perché
il vino è segno di vita piena, di colore, di sapore, di sorriso e di festa. noi ci odiassimo, né delle mani perché ci strozzassimo. Fa' che ci
"Carità" è saziare la "fame" di attenzioni che affiora dalle realtà aiutiamo l'un l'altro a sopportare il fardello di un'esistenza penosa

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SULLE ALI DELLA CARITÀ CAPITOLO XXV~ La carità è tolleranza

e passeggera; fa' che le piccole diversità ... non siano d'ostacolo V01Temmo noi (e vorrebbe Dio!) che mai più i figli dell'uomo
alla tolleranza reciproca; fa' che tutte le piccole sfumature che di- siano morsi dalla fame e le loro carni siano ferite da mano fraterna,
stinguono questi atomi chiamati uomini, non siano segnale di odio né solcate da ignobili catene; che mai più i loro animi siano ango-
e di persecuzione; fa' che coloro i quali accendono ceri in pieno sciati da conflitti e divisioni e le loro menti siano asservite all'odio
mezzogiorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano ed al basso istinto di sopraffazione; che mai più le loro voci siano
della luce del tuo sole ... Possano tutti gli uomini ricordarsi che imbavagliate e che mai più il bisogno sia inascoltato.
sono fratelli! ... non odiamoci ... impieghiamo l'istante della nostra Mai più la strada sia crocevia di emarginazioni e di malcostu-
esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam mi (prostituzione, spaccio di droga, micro e macrocriminalità ... )
sino alla California, la tua bontà che questo istante ci ha dato "(dal e, quindi, di disperazione e di morte; mai più le mura domestiche
Trattato della tolleranza). siano proscenio amaro di solitudini, di conflittualità insane, di se-
In questa ampia ed avvincente orazione si racchiudono le verità parazioni, di sconcertanti esperienze incestuose; mai più la piazza
più illuminanti del pensiero cristiano, le doverosità più urgenti e più sia insanguinata da spietate mani repressive, quando si grida forte
essenziali che l'umanità non può eludere, il vero rapporto che può all'oppressione ed alla negazione di un diritto; mai più le stanze del
avvicinare gli uomini tra loro e tutti quanti a Dio, un rapporto che potere siano pulpiti della menzogna, centri di "avidità permanenti",
deve necessariamente incentrarsi sull'umiltà, sul perdono, sulla reci- pubblici esercizi dell'abuso e del privilegio.
procità di attenzioni e di affetti, sul rispetto e la tolleranza dell'altro: Mai più l'infanzia sia offesa nella sua sacra innocenza e mai più
tutto questo è "carità"! esili e tenere braccia siano sfruttate; mai più l'anziano sia privato
La carità è, inoltre, dono di Dio: è il raggio della Sua grazia che di attenzioni, mai più sia considerato un "ingombro scomodo" da
avvicina la fragile realtà umana, e la voce della Sua verità che è an- "scaricare" e da dimenticare.
nuncio di salvezza ... è il riflesso della Sua perfezione che penetra Mai più l'esperienza sportiva sia segnata da fanatismi e da vio-
ed agisce nell'animo perché in esso vi arda la nostalgia di Cielo, la lenze, mai più i cantieri di lavoro siano luoghi di tragedie e mai più
sete di "somiglianza" e la voglia di "ritorno". il sudore dell'uomo sia malpagato e depredato; mai più le ragioni
La "carità", infine, la vorremmo noi immaginare come una solida dei popoli siano confrontate nelle trincee e con le bombe; mai più
opera muraria che sostiene la povertà e la sofferenza umana: la figura siano immolate vite innocenti sull'ara dell'ignoranza, nello svolgi-
di Cristo, il Suo insegnamento e la Sua croce, posti come "pietra an- mento di una missione cristiana o semplicemente umanitaria; mai
golare"; la Vergine Maria, e la sua materna intercessione che sempre più l'adesione ad una fede sia esposta all'esasperazione ed al terrore:
avvicina la terra al cielo, come "cemento" che consolida e che unisce; i mai più si uccida in nome di Dio!
Santi tutti, il loro eroico "donarsi" e l'incessante pregare, come "gran- Si aprano scenari di nuova umanità, di reciproca attenzione in
di pietre" che fortificano; le attente e nutrite schiere di umili, semplici una catena infinita di mani che si stringono per affrontare (tutti i po-
e buoni samaritani che, con autentico altruismo ed amore verso Dio poli uniti e solleciti l'un l'altro) ogni tempo che viene: si ritrovino,
(solo sorretti dalla fede ed illuminati di speranza) operano laddove un giorno, gli uomini della terra tutti raccolti ad elevare una corale
incalzano il dolore ed il bisogno, come "piccole pietre" anch'esse ca- preghiera all'unico ed amato Dio.
paci di riempire i vuoti dell'indifferenza e dell'e1rnre umano. La vita umana va spogliata dei colori incerti del passivismo, svin-
Dall'intimo di ogni cristiana coscienza echeggia un sogno nuovo, colata dai tentacoli del possessivismo, affrancata dalla disperazione
l'attesa di un radicale cambiamento che faccia sperimentare la pie- e dal terrore, rivestita di nuova luce per un cammino fiducioso verso
nezza dei valori umani da vivere nella serenità e nella concordia. un tempo nuovo di liberazione.

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SULLE ALI DELLA CARITÀ

Si rinfuochi l'ethos comunitario, la compassione che avvicina e BIBLIOGRAFIA


soddisfa l'altrui bisogno; si emani, in definitiva, quel calore umano
che è fondamento imprescindibile del "teorema" sulla fraternità, an-
nunciato e vissuto da Cristo e voluto dal Padre.
Le lamentazioni, infine, facciano posto al canto ed alla gioia, per
un'intonazione corale di ringraziamento e di lode dell'umanità tutta
verso il Cielo e la trina Onnipotenza che, da lì, trionfa su tutto l'uni-
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CHE GUEVARA Ernesto, 58, 92 GNOCCHI Carlo, 84
CLAUDEL Paul, 200 GORETTI Sergio, 72
CORTESE Domenico Tarcisio, 65, GRIOLET Piea-e, 159
87, 231 GUITTON Jean, 211

de FOUCAULD Charles, 218 KIERKEGAARD Soren, 67


deTOQUEVILLEAlexis, 118 KÙNG Hans, 193, 197

238 239
SULLE ALI DELLA CARITÀ

LA PIRA Giorgio, 122 SAN FRANCESCO di Paola, 222 INDICE


LIBERATI Carlo, 174 SAN GIOVANNI BOSCO, 226
LOMBARDINI Siro, 101 SAN LUIGI ORIONE, 227
LONGO Bartolomeo, 181, 182 SAN MASSIMILIANO KOLBE,
228
MACPHERSON BAILLIE Donald, SAN MASSIMO, 185
102 SAN PIO di Petralcina, 226
MADRE TERESA di Calcutta, 225 SANTA CHIARA, 224
MANZONIAlessandro, 116, 117 SANT' AGOSTINO, 97, 105, 163,
MARITAIN Jacques, 218 205
Prefazione
MAURIAC François, 97, 119, SANT' AMBROGIO, 136
SANT' ANNIBALE di Francia, L'AMORE AGAPI CO CRISTIANO IN UN CONTESTO
127
227 DI CULTURA "LIQUIDA": L'INSEGNAMENTO
MAZZI Antonio, 125, 148
MAZZOLARI Primo, 123 SCHINELLA Ignazio, 115 DI GIOVANNI PAOLO II E DI BENEDETTO XVI...................... pag. 7
MEIER Charles M., 110 SILESIO Angelo (SCHEFFLER Jo-
MONTALE Eugenio, 96 hann), 102 Introduzione .................................................................................... » 53
MOTTO LA Francesco, 223 SILVANESCHI Nino, 203
Capitolo I
OCHS Phil, 230 TAGORE Rabindranath, 139, 151, LA CARITÀ È CONDIVISIONE ................................................... » 57
154
PAOLO VI, 55, 86, 123, 137 TALIERCIO Giuseppe, 90 Capitolo II
PASCALBlaise, 70, 97, 109, 136 TANQUEREY Adolfo, 98
LA CARITÀ È FRATERNITÀ........................................................ » 63
PEGUY Charles, 180 THEILLARD de CHARDIN Pierre,
PERAZZOLO Paolo, 195 136
TONELLI Annalena, 226 Capitolo /Il
PLATONE, 205
TUROLDO Davide Maria, 72, LA CARITÀ È TESTIMONIANZA................................................ » 69
QUASIMODO Salvatore, 143, 102
207 Capitolo N
QUOIST Michel, 229 UNGARETTI Giuseppe, 208, 209 LACARITÀÈDONARE ............................................................... » 75

REBORA Clemente, 215 VAN DER MEER Peter, 138 Capitolo V


REMBRANDT Van Rijn, 179 VON BALTHASAR Hans Urs, LA CARITÀ È PACE ..................................................................... . » 81
RHANER Karl, 125 116
RIMEDIO Vincenzo, 65 VOLTAIRE (AROUET François Capitolo VI
Marie), 233
LA CARITÀ È SERVIRE ............................................................... . » 89
SAN BERNARDO, 155
SAN BRUNO, 221 WIESEL Elie, 199
Capitolo VII
SAN FRANCESCO di Assisi, 58,
59, 60, 61 LA CARITÀ È VOGLIA D'INFINITO E DI ETERNO ................ . » 95

240 241
Capitolo Vlll Capitolo XX
LA CARITÀ È ACCESSO ALLA VERITÀ ................................... pag. 101 LA CARITÀ È CHINARSI SUI SOFFERENTI ............................. pag. 187

Capitolo IX Capitolo XXI


LA CARITÀ È UGUAGLIANZA................................................... » 107 LA CARITÀ È OFFERTA TOTALE............................................... » 195

Capitolo X Capitolo XXII


LA CARITÀ È UMILTÀ................................................................. » 113 LA CARITÀ È PEGNO DI IMMORTALITÀ................................. » 205

Capitolo Xl Capitolo XX/ll


LA CARITÀ È TENERSI VICINI.................................................. » 121 LACARITÀÈLIBERTÀDELL'ALTRO...................................... » 213

Capitolo XII Capitolo XXIV


LACARITÀÈACCOGLIENZA.................................................... » 129 LA CARITÀ È LIEVITO DI SANTITÀ .. .. .. ... .. .. ... .. ... .. .. .. .. ... ..... .. .. » 221

Capitolo Xlll Capitolo XXV


LA CARITÀ È VIA DI LIBERAZIONE......................................... » 135 LA CARITÀ È TOLLERANZA...................................................... » 229

Capitolo XIV
LA CARITÀ È CULTO DELLA VITA........................................... » 141 Bibliografia ...................................................................................... » 237

Capitolo XV Indice dei nomi ················································································· » 239


LA CARITÀ È PREGARE ............................................................. . » 149

Capitolo XVI
LA CARITÀ È UNIFORMARSI AL PIANO DI DIO.................... » 157

Capitolo XVII
LA CARITÀ È DEMOLIZIONE DELL'IO .................................... » 163

Capitolo XVlll
LA CARITÀ È IMITARE CRISTO................................................. » 169

Capitolo XIX
LA CARITÀ È PERDONARE........................................................ » 177

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