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Basi bibliche
canto ad essa o al di sopra di essa diventava impensabile, la confessio-
ne di fede in Ges Cristo dovette inevitabilmente confrontarsi con es-
sa e arrivare a una decisione alternativa: o la sapienza-Torah il pro-
getto preesistente-definitivo di costruzione e la via
tiva della salvezza, e in tal caso Ges pu essere solo un gmsto e un fi -
glio adottivo di Dio subordinato alla (sapienza-)Torah e da essa ispi-
rato. Oppure Ges Cristo diventato, al posto della Torah, l'istanz.a
definitiva e determinante, e in tal caso la sapienza eternamente preest-
stente di Dio (o il suo logos o figlio) non si definitivamente insedia-
ta nella Torah, bens in Ges ed in lui presente. In Ges troviamo la
vera via a Dio e alla salvezza, perch egli ha la propria origine com-
pletamente in Dio. . .
Questa cristologia della preesistenza, germmalmente nata m questo
modo, non rappresenta solo un adattamento culturalmente e storica-
mente condizionato a uno schema preesistente di pensiero. Prima di
poterlo adottare esso dovette essere salutato come un ausilio utile per
esprimere una pi profonda conoscenza di Cristo. Pertanto la
cristologia della preesistenza dischiude nel medesimo tempo una nuo-
va dimensione nel cammino di avvicinamento al mistero e all'impor-
tanza di Ges, dimensione che sarebbe diventata determinante so-
prattutto dove si pensava maggiormente in termini di teologia della
creazione, in termini cosmici o anche metafisici.
a. Idea inespressa della preesistenza nella formula cristiana primitiva
della missione. - Uno schema di pensiero senza dubbio gi prepaolino
ricorre in Gal4,4s.; Rom 8,3s.; Cv 3,16s. e l Cv 4,9: Dio mand il Fi-
glio suo per ... , sempre con ql_:lesti elementi, il
mente una formula collaudata. E controverso se l mv1o del Flgho pre-
supponga qui (come sicuramente nel contesto di Paolo e di
gi la preesistenza o sia piuttosto concepito in maniera
te all'invio dei profeti (come ad es. in Mc 12,1-9). In effetti non s1 dt-
ce - diversamente da Sap 9,9s. a proposito della sapienza - che il Fi-
glio inviato era prima presso Dio e che questi lo ha inviato dal .cielo.
di
formule cristiane m1ss1one. m esse sembra
ec eggiare un'idea ancora indistinta e i.!!!Rlicita della reesistenza.
tutti e quattro i passi citati infatti una proposizione per e prime - m
maniera simile a Sap 9,10 - la finalit soteriologica'cfett'mvio, come
es. in Gal 4,5: Per riscattare coloro che erano sotto la legge, perche
ricevessimo l'adozione a figli. Inoltre almeno Paolo parla subito do-
Nascita e sviluppo della cristologia del NT 95
po _ in maniera simile a 9,10.1,? p?ne in
la sapienza e quello dello spmto - dell mv10 dello Spmto (nel nostn
cuori: Gal 4,6; similmente Rom 8,14s.). Tuttavia la formula cristiana
antica della missione si spinge notevolmente al di l dello schema sa-
pienziale-ebraico di pensiero ad essa precedente: in esso la sapienza
preesistente di Dio non stata cos strettamente collegata con un uo-
mo ben determinato (unicit storica di Ges), n con gli altri uomini
(importanza escatologica per essi) .
La formula dell'invio teologicamente importante(Qj;Mediante il
rimando alla preesistenza del Figlio di Dio inviato nel mondo, il Cristo
Ges viene distinto da altri inviati di Dio, ad esempio dai profeti; in lui
Dio ha agito con una intensit mai prima sperimentata e in un modo
definitivo non pi superabile pe, r la salvezza degli uomini (cos in se-
guito in particolare Eb l,ls.). (2 Il discorso sulla preesistenza e sul-
l'invio del Figlio significa: la storia del Salvatore escatologico total-
mente frutto dell'iniziativa di Dio, e il liberatore proveniente completa-
mente da Dio deve pienamente entrare nelle condizioni dell'esistenza e
della perdizione terrena, da cui vuole liberq_re.
Il modello della si distingu' da quello ddbnnalzamen:
t o per il fat.tQ__ che rime l'unicit di Ges mediante la
- ine (la sua provenienza da Dio), mentre--il secondo guarda prevalen-
temente alla sua destina_?;ione (innalzamento presso Dio o elezione da
parte sua).
b. Idea esplicita della preesistenza nei canti (innz) neotestamentari a
Cristo. - (l) Paolo cita nella lettera ai Filippesi (verso il 54/55 d.C.) un
canto ellenistico/ giudeo-cristiano a Cristo, canto piuttosto antico e
prepaolino, composto da due strofe: Fil2,6-11. Esso esalta il cammi-
no di Ges Cristo attenendosi allo schema biblico-sapienziale dell'(au-
to)abbassamento e dell'innalzamento ad opera di Dio (chi si abbas-
ser sar innalzato: M t 23,12 ecc.), ma fa allusivamente cominciare
tale cammino in maniera metastorica nella preesistenza divina.
Il Preesistente ancora innominato, che ha la sua origine nell'ambito
di Dio e la sua dignit uguale a quella di Dio (enunciato relativo all'o-
rigine e allo status), fa ci che contrasta con qualsiasi aspettativa uma-
na: egli non sfrutt egoisticamente la sua uguaglianza con Dio per s,
ma rinunci consapevolmente ad ogni preminenza, entr nella carrie-
ra che lo portava verso il basso, scelse di spogliarsi e di diventare uo-
mo e poi, anzich scegliere l'autoaffermazione, scelse l' autoumiliazio-
ne con estrema coerenza fino all'impotenza della morte. Il senso sote-

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