riologico: chi vuole infrangere lo stato di schiavit degli uomini deve
venire dall'aldil di una tale esistenza, ma poi entrare in essa (cfr. 2 Cor 8,9: divenire povero per amor nostro). L'inno fatica visibilmente a esprimere tutta l'incarnazione, senza dubbio perch era cosa inabituale per il mondo antico parlare dell'in- carnazione reale di un essere divino e non solo del suo travestimento in forma umana (U. B. Miiller, Menschwerdung, 31). Neppure la sa- pienza ebraica - che ispira uomini giusti, entra nelle loro anime e li accompagna addirittura nello stato di miseria (Sap 7,7.27; 10,13s.) - si identifica mai con uno dei giusti in maniera tale da divenire uomo. Inoltre: la rinuncia volontaria allo stato sociale e alla carriera era per il mondo antico quasi inconcepibile. Qualcosa di completamente nuovo bisogna quindi esprimere qui per la prima volta come a tastoni. La seconda strofa porta la risposta di Dio al libero autoabbassa- mento dell'Incarnato: Dio stesso lo innalza alla massima altezza e gli conferisce lo specifico e altissimo nome di K:jrzs (intronizzazione dell'umiliato). Tutte le sfere del cosmo- gli angeli in cielo, gli uomini sulla terra, i morti negli inferi -lo (in Is 45,18-25: Dio!) riconosceran- no perci un giorno nell'omaggio escatologico (proskynesis cosmica e acclamazione), mentre ora gi la comunit cristiana confessa con que- sto inno in rappresentanza di tutta la creazione: Ges Cristo il Si- gnore. Racchiusa in questo canto c' una tensione ben difficilmente superabile fra discesa e innalzamento o insediamento dell_o schiavo umilia!o ..a Sjgnore del mondo. Con tali affermazioni cristologiche ardite ed elevate si impone per il problema del rapporto fra il Kyrios__Ges_e Do (Gnilka, Phi- lipperbrif, 131 [trad. it., 229]). L'inno non qui alcun_pro- blema, ma Paolo s. Con un lavoro di correzione egliag iunge la for- mula a glgria di Dio subordinando cos Cristo.JLD..io (cfr. 1 Cor 15,24.28) e togliendo la confessione di fede nel Kyrios Ges dalla sua posizione di punto finale del canto (cfr. anche Fil1,11; Gal1,1.4s.; 1 Cor 3,23; 15,28; Rom 15,7). L'innalzato non un secondo essere di- vino accanto a Dio, ma colui attraverso il quale Dio opera escatologi- camente, colui che viene dal Padre ed a lui ordinato e solo cos vie- ne inserito nell'unicit di Dio. Ges Cristo per l'inno di Fil 2, 6-11 anzitutto l'uomo abbassato e in- nalzato che proveniva da Dio. I: enunciazione relativa alla /orma divina di un Pr.eesistente indica la dimensione profonda del cammino di Ges e lo gualifica nel suo insieme come un evento rivelatore e salvi/ico. ( (2)'L' autore della lettera ai Colossesi (senza dubbio un discepolo di \...__/ Nascita e sviluppo della cristologia del NT 97 Paolo) riporta in Col1,15-20, un inno a Cristo, che corregge con ag- giunte e interpreta nel contesto. Retroterra dell'inno e della lettera la sensazione, allora generalmente diffusa, di non vivere pi in un mon- do sicuro, ma in un mondo fragile, in cui pu in qualsiasi momento ir- rompere la distruzione (ca. 61 d.C.: devastante terremoto nella regio- ne di Colossi) e che caratterizzato dalla lotta caotica e deleteria del- le potenze elementari cosmiche (destino, astri, elementi) che manten- gono l'uomo in schiavit. Per sl!perare l'angoscia nei mondo e la sensazione di una vita minacciata, si poteva ricorrere a va- ri messaggi di salvezza: aa esempio all'ascesa gnosdca dell';nima dal- -la materia immon a alla sfera celeste luminosa dello spirito, oppure al- la purificazione rituale e ascetica pitagorica dagli elementi inferiori, collegata con il culto degli di e delle anime del mondo superiore. Una variante sincretistica giudeo-cristiana di una simile filosofia (Col 2,8a) penetrata nella comunit di Colossi: Cristo sembra inquadrato fra le potenze degli elementi cosmiche (Col2,8b; 1,16d); queste so- no adorate come esseri personali (Col2,18), si celebrano feste secon- do i cicli cosmici (novilunio o sabato) e si osservano prescrizioni ali- mentari (Col 2,16.21), forse si pratica anche la circoncisione (Col 2,11). Una sfida per la comunit. L'inno a Cristo accetta la sfida e rea- gisce con categorie sapienziali alla medesima altezza cosmologica: di fronte alla concorrenza di potenze cosmiche la confessione di fede in Cri- sto doveva essere formulata in termini cosmico-universalz; se Cristo do- veva chiaramente conservare la preminenza. L'inno concepisce_Cristo (cui solo quel primogenito di coloro che risuscitano dai morti di Col1,18 allude) sia nella sua preesistenza che nella sua postesistenza, come divii}a o riempita da..Dio, en- tit da cui come dalla testa __orpo del mondo discende la progres- siva coesione di questo (grazie alla fedelt del creatore) e viene rista- bilita la turbata armonia del cosmo (riconciliazione universale). Sal- -;;ezza significa quindi redenzz;;e (non tanto dal peccato e dal giudizio, quanto piuttosto) dalla perdizione, dall'alienazione e dalla mancanza di senso, nonch entrata nello stato di incorruttibilit. TI fondamento del- la salvezza sta nel fatto che il mediatore della redenzione 8 dentico al
mediatore della creazione, nel fatto cio che egli possiede fin dall'ini- zio l'uguaglianza funzionale con Dio e la preminenza su tutto il crea- to (primogenito in Col1,15 un titolo enunciante una posizione emi- nente, che solo nella controversia ariana diventer una affermazione relativa all'essenza). Nessuna creatura esiste senza Cristo, e mediante il Cristo innalzato tutto riconciliato. Sempre per Dio a conserva-