La democrazia dell’agonismo
Lo sport dalla secolarizzazione alla globalizzazione
Roma, 2007
1
ai seguaci di Lancillotto,
campione dell’agonismo leale,
agli ammiratori di Nausicaa,
incarnazione della felicità ludica,
ai compagni di strada
di “Lancillotto e Nausica”
2
Premessa alla seconda edizione
Roma 2007
3
Nota di edizione
teletrasmesse, polemiche tra giocatori (compresi mio padre e mio figlio) e ricordi
capace di suggerire il ritmo finale di un’azione (e che altro è un libro se non uno
tipografia un manoscritto.
ringrazio per avermi convinto, qualche anno fa, a gareggiare ancora, dopo tanto
Dove – se mai ce ne fosse stato bisogno – ho potuto misurare ancora una volta
la distanza tra il mondo della realtà e il mondo delle idee, tra il mondo delle idee e
L.R.
Atri 2003
4
Introduzione
2. Il dibattito ideologico
§ 2.1 La nuova pedagogia cattolica
§ 2.2 Dall’antisportismo socialista alla difesa del proletariato sportivo
3. I Cinque cerchi
§ 3.1 L’intuizione coubertiniana
§ 3.2 All games, all nations
§ 3.3 Tra guerra fredda e tensioni internazionali
§ 3.4 Business e limiti umani
4. Il Coni
§ 4.1 La fascistizzazione
§ 4.2 Lo sport agli sportivi
§ 4.3 La crisi e il processo riformatore
5. L’identità nazionale
§ 5.1 La Nazione sportiva
§ 5.2 “Agili guizzavan nel gelo i muscoli”
§ 5.3 Verso la Nazione belligerante
§ 5.4 Lo sport fa gli italiani
7. Il contributo universitario
§ 7.1 Mens sana in corpore sano
§ 7.2 La raccomandazione mussoliniana
§ 7.3 Una frattura ideologica
§ 7.4 Le Universiadi
§ 7.5 Il diritto allo sport (come momento del diritto allo studio)
9. Un matrimonio di interessi
§ 9.1 Le radici
§ 9.2 Il medium e lo sponsor
5
§ 10.1 Una “casa comune”
§ 10.2 Dimensione europea e universo globalizzato
6
Tavola delle abbreviazioni
Periodici
«CdS» Il Corriere dello Sport
«CorS» Il Corriere della Sera
«GdS» La Gazzetta dello Sport
«Il M» Il Messaggero
«La S» La Stampa
«L’E» L’Europeo
«LeN» Lancillotto e Nausica
«NA» La Nuova Antologia
«PI» Il Popolo d’Italia
«RF» Rivista Fascista
«RDS» Rivista di Diritto Sportivo
Sigle
Aoni Accademia Olimpica Nazionale Italiana
Ape Associazione antialcoolica Proletari Escursionisti
Cai Club Alpino Italiano
Cee Comunità Economica Europea
Cie Confédération Internationale des Étudiantes
Cil Corpus Inscriptionum Latinarum
Cio Comitato Olimpico Internazionale
Cln Comitato di Liberazione Nazionale
Coni Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Cosi Comitato Olimpico Studentesco Italiano
Crui Conferenza dei Rettori delle Università Italiane
Csi Centro Sportivo Italiano
Cusi Centro Universitario Sportivo Italiano
Dbf Deutscher Fussball-Bund
Ddl Disegno di Legge
Ddr Deutsche Demokratische Republik
Eiar Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche
Enef Ente Nazionale per l’Educazione Fisica
Fasci Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane
Fgc Fasci Giovanili di Combattimento
Figc Federazione Italiana Giuoco Calcio
Fifa Fédération Internationale de Football Association
Fisu Fédération Internationale du Sport Universitaire
Fnuf Federazione Nazionale Universitaria Fascista
Gil Gioventù Italiana del Littorio
Gu Gazzetta Ufficiale
Guf Gruppo Universitario Fascista
Isef Istituto superiore di Educazione Fisica
Mvsn Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale
Nba National Basketball Association
Onb Opera Nazionale Balilla
Ond Opera Nazionale Dopolavoro
Onu Organizzazione delle Nazioni Unite
Pesd Physical Education and Sport Department
Pnf Partito Nazionale Fascista
Rsi Repubblica Sociale Italiana
Sisal Sport Italia Società a Responsabilità Limitata
Spqr Senatus Populusque Romanus
Ue Unione Europea
Uefa Union des Associations Européennes de Football
Uie Union Internationale des Étudiants
Unaef Union Nationale des Associations des Étudiantes de France
7
Unu Unione Nazionale Universitaria
Unuri Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana
Upu Union Pédagogique Universelle
Urss Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
Usa United States of America
Wada World Anti-Doping agency
Altre abbreviazioni
a. anno
a. a. anno accademico
cap., capp. capitolo, capitoli
cfr. confronta
cit. citato
ibidem nello stesso luogo
n., nn. numero, numeri
p., pp. pagina, pagine
s. t. senza tipografia
ss. seguenti
tr. it. traduzione italiana
vol., voll. volume, volumi
§ paragrafo
Coroginnica Coroginnica. Saggi sulla ginnastica, lo sport e la cura del corpo 1861-1991 (a cura di
A. NOTO e L. ROSSI), La Meridiana, Roma 1992.
L’Italia P. FERRARA, L’Italia in palestra. Storia, documenti e immagini della ginnastica dal 1833 al
1973, La Meridiana, Roma 1992.
Nel mito J. ULLMANN, De la gymnastique aux sports modernes, Presses Universitaires de France, Paris
1965, tr. it. Nel mito di Olimpia: ginnastica, educazione fisica e sport dall’antichità ad oggi,
a cura di G. Aleandri, Armando, Roma 2004.
Sport and Education G. GORI, T. TERRET (eds.), Sport and Education in History, Academia Verlag,
Sankt Augustin 2005.
Sport e culture Sport e Culture. Sport and cultures, Atti del IX Congresso del Cesh (a cura di A. Teja,
A. Krüger, J. Riordan), Edizioni del Convento, Calopezzati 2005.
Il libro L. FERRETTI, Il libro dello sport, Libreria del Littorio, Roma-Milano 1928.
8
Introduzione
Oltre settanta anni fa, Johan Huizinga dedicò la sua prolusione di Rettore
dell’università di Leida alle connessioni tra il gioco e la cultura1. Ciò che noi oggi
formavano in un primo momento «un indiviso medium in grazia del quale è sorta la
cultura». Come egli stesso ricorda, lo stretto rapporto tra due dimensioni
apparentemente distanti gli si rivelò evidente nel corso dei suoi studi sul medioevo2 e
sarà presente a lungo nella sua ricerca sull’origine della civiltà e sulle sue leggi3.
Sulla scia di Ortega y Gasset, che aveva collocato la dicotomia tempo di lavoro –
tempo libero nel contesto di una fantastica versione della preistoria, ed aveva
decifrazione del moderno homo ludens5, a maggior ragione – per le sue implicazioni
1
J. HUIZINGA, Over de greuzen van spel en ernst in de cultuur (Sui limiti del gioco e della serietà nella cultura), Tjeenk
Willink, Haarlem 1933. Dopo alcuni aggiornamenti l’orazione rettorale fu pubblicata a Londra col titolo Das
Spielelement der Kultur. The Play Element of Culture (1937).
2
J. HUIZINGA, Herfsttij del Middeleewen, tr. it. di Bernardo Jasink, Autunno del Medioevo, Sansoni, Firenze 1942,
capp. II–X.
3
J. HUIZINGA La crisi della civiltà, Einaudi, Torino 1963.
4
J. ORTEGA Y GASSET, The sportive origin of the State (1924), in «History as a System», Norton, New York 1961,
pp. 16-18.
5
J. HUIZINGA, Homo ludens (1938), tr. it. di Corinna von Schendel, Einaudi, Torino 1946.
9
sociali, economiche e politiche – avrebbe dovuto esserlo lo sport: «Lo sport come
funzione civile ha sempre più esteso il suo significato nella vita sociale e ha attratto
ludus, non fu accettata né nella sostanza, né nella forma. L’antagonismo tra gioco e
gara, d’altra parte, era tradizionalmente visto come irriducibilità del gratuito,
Molti obiettarono, ad esempio, che la lingua greca distingueva nettamente fra gara
(agòn) e gioco (paidìa)8, e che, quindi, non si poteva includere nel gioco la pratica
agonistica, né tanto meno le olimpiadi (sia quelle antiche che quelle dell’età
mostrava del fatto che i ludi romani sintetizzavano il gioco (che poi vincerà come
6
Ivi, p. 242. Nato il 7 dicembre 1872 a Groninga, Huizinga insegnò nell’università della città natale dal 1905 al 1915,
prima di trasferirsi nell’ateneo di Leida. D. CANTIMORI segnalò nel 1936 su «Leonardo» (a.VII, p. 383) la traduzione
tedesca della huizinghiana Crisi della civilità, per la cui edizione italiana (Einaudi, Torino 1962) curò il saggio
introduttivo. Morì il 1° febbraio 1945 a De Steeg: F. CHABOD gli dedicò un Necrologio in «Rivista storica italiana», a.
LX (1948), pp. 342-4. Cfr. anche W. KAEGI, L’opera storica di Johan Huizinga, in Meditazioni storiche, a cura di D.
Cantimori, Laterza, Bari 1960, pp. 316-53 e M. PETROCCHI, Ricchezze di J. Huizinga, in L’uomo e la storia e altri saggi
e svaghi, Zanichelli, Bologna 1944, pp.139-42.
7
«Forse nessun fenomeno collettivo soprannazionale merita oggi – aveva scritto già nel 1927 Max Scheler – un’analisi
sociologica e psicologica quanto lo sport, enormemente cresciuto in dimensioni e valore. Eppure, ben poco di serio si è
tentato, finora, per interpretare questo fenomeno poderoso». M. SCHELER, Begleitwort, in A. PETERS, Psychologie des
Sports, Köln 1927, p. 5.
8
Cfr. A. NUTI, Ludus e iocus: percorsi di ludicità in lingua latina, Fondazione Benetton-Viella, Treviso-Roma 1998.
9
H. BOLKESTEIN, Lo storico della cultura e la sua materia, in «Atti del XVII Convegno filologico Neerlandese»,
1937, p. 26.
10
etimo) e la gara (col suo carico di socialità e ritualità) o, ancor meglio, che in ogni
agonistica. Questo trend di “seriosità” avrebbe fatto occupare allo sport «un posto al
inquadrare i giochi: a seconda che predomini il ruolo della competizione, del caso,
del mimetismo, della vertigine. Il che non esclude che, all’interno di ognuno di loro,
giochino un ruolo gli altri o che fra loro si stabiliscano combinazioni varie.
(termine – è bene ricordare – che origina dal greco athlòn, premio) ad interagire nella
favore del destino (fortuna). Alea è parola latina che indica il gioco dei dadi e
10
Sulla stessa linea un altro interprete dell’ideologia tendente a vedere lo sport come gioco e – se invece privato della
sua connotazione ludica – ridotto a lavoro (C. DIEM, Spätlese am Rhein, Limpert, Francoforte 1957).
11
J. HUIZINGA, Homo ludens cit., p. 242.
12
Roger Caillois (1913-1978) è stato direttore delle riviste «Lettres Françaises» (1941-1945) e «France libre» (1945-
1947). Con la parigina Gallimard ha pubblicato una edizione annotata delle opere complete di Montesquieu (1949-
1951) e Description du marxisme (1951, tr. it. Roma 1954).
11
Caillois13 l’ha scelta per indicare i giochi nei quali il giocatore abdica a vantaggio dei
segni della sorte. L’alea è presente anche nei giochi di competizione come casualità
tratta di una illusione (in-lusio significa “entrata in gioco”) che il sociologo francese
comprenderebbe sia la mimica che il travestimento. Mentre non può avere alcun
rapporto con l’alea, la mimicry può intrecciarsi con aspetti dell’agon. Nelle
manifestazioni sportive, la mimicry diventa appannaggio, oltre che delle nuove leve
di praticanti che si formano riproponendo i gesti (non solo tecnici) dei campioni
affermati, anche degli spettatori, nel senso che a mimare non sono più solo gli
Ci sono infine giochi che si basano sulla ricerca della vertigine (ilinx, che in
greco vuol dire “gorgo”), provocabile dall’acrobazia, dalla caduta, dal lancio, dalla
13
R. CAILLOIS, Les jeux et les hommes. La masque et le vertige, Gallimard, Paris 1958, tr. it. I giochi e gli uomini,
Bompiani, Milano 1981.
14
Cfr. U. OLIVIERI, L’alea dopo l’agone, in «LeN», a. VIII (1991), nn. 1-2, pp. 8-23.
12
rotazione, dallo scivolone, dalla velocità, dalle accelerazioni. Nell’ilinx il giocatore
A questo punto si può tracciare una linea di demarcazione tra agon e ludus, tra
nel secondo assente o fievole, a segnare il confine. Il che non esclude contaminazioni
o integrazioni.
Rispetto al dibattito che aveva visto contrapposto Huizinga, con la sua tesi
sulla cultura che origina dal gioco, a coloro che invece sostenevano una evoluzione
della cultura come generatrice di giochi che, a loro volta, mimano ciò cui la vita
moderna impone di rinunciare, Caillois tenta una composizione. «Lo spirito di gioco
della cultura»16.
discutibile, nel senso che non si tratta di riconoscere alla cultura caratteri ludici né ai
dalle poleis greche e dalla civitas romana alla paidia contemporanea, passando per
certa teologia moderna che, nel gioco come esercizio disinteressato, ha visto
15
I quattro elementi fondamentali dell’analisi di Caillois sono analizzati in C. BROMBERGER, Una pura questione di
metodo, in «LeN », a. XX (2003), n. 3, pp. 16-27.
16
R. CAILLOIS, I giochi cit., p. 77.
13
Nietzsche, dopo aver elogiato Ulisse contraltare della sedentarietà, non ha
avuto dubbi a considerare lo sport un’attività che, rientrando nello sviluppo della
filosofi e perfino zoologi) del successo del fenomeno sportivo in età moderna e
fenomeno culturale in sé, una sorta di occasione per l’analisi di problematiche di altra
natura. Il fatto è che, al pari delle religioni (di cui ha progressivamente preso il
posto), lo sport costituisce un fatto sociale totale. Naturale quindi che in sede
surplus di energia.
cattivo, in estetica, brutto e bello. L’Altro, invece, nel duello competitivo, non è il
17
F. NIETZSCHE, Morgenröthe, (1922), tr. it. di P. Flores, Aurora. Pensieri su pregiudizi morali, Adelphi,
Milano 2001, pp. 146 ss.
18
C. SCHMITT, Der Begriff des Politischen (1927), tr. it. Le categorie del politico, Il Mulino, Bologna 1972.
14
nemico da annientare o «la figura del nostro problema»19, ma l’avversario di cui si ha
ovvero l’avversario, che non può essere paragonato né ad inimicus (exthròs, colui che
è personalmente odiato) né ad hostis (polèmos, colui che deve essere tolto di mezzo).
L’avversario è colui che va verso l’altro (ad-versus), di cui però si ha bisogno per
gareggiare e con il quale si deve comunque stringere il patto, più o meno esplicito, di
come competizione regolata dalla necessità dell’altro (anche se meno capace o meno
19
C. SCHMITT, Ex captivitate Salus, Adelphi, Milano 1987, p. 92.
20
Cfr. A. LEVI, Storia della sofistica, Morano, Napoli 1966. Sul pensatore nato ad Abdera intorno al 490 a.C., si veda S.
ZEPPI, Protagora e la filosofia del suo tempo, La Nuova Italia, Firenze 1961.
15
La storia culturale dello sport quindi, lungi dall’essere solo una storia degli
eventi sportivi “in bella grafia”, a differenza della cronaca sportiva, altro non è che
una storia della cultura attraverso lo sport, ovvero una storia della dimensione ludica
dovuto – per citare solo il caso di un filosofo21 che, pure, si era battuto in duello a
sbarrare la strada per lunghi anni, non solo a una trattazione sistematica22, o a
Come hanno fatto, d’altra parte, gli esponenti della scuola di Francoforte, che hanno
liquidato lo sport solo come elemento integrante dell’ideologia dominante e dei suoi
equilibri di potere24, e come hanno ripetuto gli allievi “al seguito” che sono giunti a
capitalistica25.
21
«A quel che si chiamò sport – si legge – tutti in vario modo cospirarono a dare troppo larga parte nel costume e
nell’interessamento al rigoglio e alla destrezza corporale, scapitandone al confronto le parti dell’intelligenza e del
sentimento» (B. CROCE, Storia d’Europa nel secolo decimonono, Laterza, Bari 1932, pp. 339-340).
22
C. MELCHIORRI, La gimnica o filosofia dello sport, Ed. Mediterranee, Roma 1970.
23
F. RAVAGLIOLI, Filosofia dello sport, Armando, Roma 1990.
24
M. HORKHEIMER–T. ADORNO, Soziologische Exkurse, Francoforte, 1956, tr. it. Lezioni di sociologia, Einaudi,
Torino 1966.
25
G. VINNAI, Fussballsport als Ideologie, Frankfurt am Main, 1970, tr. it Il calcio come ideologia: sport e alienazione
nel mondo capitalista, (1971), Guaraldi. Rimini 2003. La nuova edizione è stata analizzata nel seminario “Calcio e
ideologie”, svoltosi martedì 18 maggio 2004 nella sede di Atri dell’Università di Teramo, la cui cronaca,
di L. Mastrangelo, è in «Trimestre», a. XXXVII (2004), nn. 3-4, pp. 467-479.
16
rispecchiamento simbolico dei valori democratici connesso alla tensione
Una storia culturale (e non disciplinare) dello sport27 può iniziare una
connotative e non più ideologiche) che lo sport ha definito e definisce la sua natura,
26
A. EHRENBERG, “Aimez-vous les stades?” (1980), tr. it. in «LeN», a. III (1986), n. 3, pp. 8-18.
27
L’espressione appare con R. D. MANDELL, Sport: A cultural history, Columbia 1984, tr. it. di S. Maddaloni, Storia
culturale dello sport, Laterza, Roma-Bari 1989.
28
Le molteplici accezioni del termine, per esigenze di definizione giuridica, sono analizzate in A. MARANI TORO, voce
Sport, in «Novissimo digesto italiano», Utet, Torino 1957-75, vol. XVIII, pp. 42-54.
17
riuscirono a sostituirlo con il più nazionalistico “diporto”29, o dei puristi della lingua
deporto, -as, avi, atum, are, derivato dalla radice indoeuropea – per (attraversare),
prefisso de-, indicante come è noto il concetto di distacco, di partenza da un luogo per
popolazioni per fini politici: viaggi per nulla ludici, come invece sono quelli psico-
anche ad un altro composto del verbo porto, che il prefisso ex- focalizza nel senso più
soggetto che pratica l’attività sportiva, chiamato a uno sforzo significativo per “tirare
fuori” il meglio delle sue qualità atletiche e tecniche, traendone pertanto una
soggetto a modifiche non solo con prefissi e suffissi, per darne, di volta in volta, una
29
Sul rapporto tra fascismo e sport, più diffusamente, infra.
30
Sebbene derivi dal ramo germanico delle lingue indoeuropee, il tedesco conta una significativa minoranza di termini
di origine francese e latina, tra cui, appunto, “sport”. La spiccata tendenza germanica all’autarchia linguistica era stata
già mostrata da Notker III, abate di San Gallo (c.a. 950-1022) che, intorno all’anno Mille, tradusse i trattati aristotelici
in puro alto tedesco antico, meritandosi l’appellativo di “Teutonico”.
18
particolare caratterizzazione figurata: in Tullio Tirone31, liberto segretario-copista di
discendente diretto dello spagnolo deportar del 1140. Nell’inglese del XIV secolo
troviamo desport-disport-dysport.
Per aferesi32, nel 1540 si giunge a sport, che assume il significato che ancor
oggi gli viene attribuito: un’attività in cui, pur predominando la competizione, non è
Norbert Elias33 sottolinea come non c’è niente che sappia – come lo sport – stimolare
dall’espressione augurale “Have a good sport”, auspicio di una buona caccia, di una
ironia, nei giorni del proibizionismo, al commissario che gli elevava una
contravvenzione.
31
Tirone, destinatario della lettera ciceroniana del 45 a.C., fu curatore ed editore dell’epistolario del patrono, ma non
pubblicò le lettere da lui stesso scritte all’Arpinate.
32
Fenomeno di evoluzione linguistica per il quale, in un termine, si verifica la caduta della vocale o della sillaba
iniziale.
33
N. ELIAS, E. DUNNING, Sport e aggressività, tr. it. di Valeria Camporesi, Il Mulino, Bologna 1989. Norbert Elias
(1897-1990) è uno dei maggiori sociologi del Novecento. Nato in Germania ma presto trasferitosi in Gran Bretagna, ha
pubblicato una serie di saggi (alcuni in collaborazione con il sociologo Eric Dunning, docente presso l’università di
Leicester) nei quali illustra il processo di civilizzazione dei giochi popolari. Cfr. Regolare le dinamiche. La dinamica
delle regole, in «LeN», a. IV (1987), n. 2, pp. 16-25.
19
Anche in questo senso, l’etimo è comunque latino, come ricorda Ennio Flaiano,
Claudio elargiva con frequenza per mantenere alta nel popolo la soglia del consenso e
34
E. FLAIANO, «CorS», 21 dicembre 1967, testo riportato ne La Solitudine del satiro (1973), riproduzione di E. Flaiano,
Opere. Scritti postumi, a cura di Maria Corti e Anna Longoni, Bompiani, Milano 1988, pp. 303-4.
35
Svetonio, Claudius, 21, 2. Nonostante le opere del biografo nato in Numidia nel 70 d.C. non siano scevre da
approssimazioni e inesattezze, sul punto il riferimento di Flaiano si rivela opportuno e coerente con il quadro generale
dei ludi romani, caratterizzati da implicazioni di natura politica, per le quali si rimanda al § 7.1.
36
Il Pescarese distingue tra la minoranza di praticanti e la maggioranza di coloro che si dichiarano “sportivi”
esclusivamente per le frequentazioni delle tribune e delle ricevitorie sportive: E. FLAIANO, Sportivi, in «CorS», 11
dicembre 1957, ora in La solitudine del satiro, Adelphi, Milano 2004, pp. 163-5.
20
1. Nell’età della secolarizzazione
Sabato 20 giugno 1789, a Versailles, in Francia i deputati del Terzo Stato sono
riuniti a oltranza: per proclamare la sfida permanente agli altri due Stati (la nobiltà e
all’attività sportiva, la sala “della pallacorda”, dove veniva praticata la court paume,
gioco popolare molto in voga all’epoca, anticipatore per alcuni aspetti del tennis38 e
della pallavolo, dello squash e del pallone elastico. Rivoluzione borghese e pratiche
merito: deve prevalere chi vince, che non è più colui che, per nascita, appartiene a
una condizione di privilegio, ma è quello che merita di più, per aver fatto meglio39.
gleba o proletario40.
37
E. J. SIEYES, Qu’est ce que le Tiers état?, s. t., Paris 1789.
38
La stessa denominazione della disciplina sportiva deriva dal grido tipico dei praticanti l’antico gioco popolare, che si
lanciavano la palla con la “paume”, il palmo della mano, al grido di «tenis», «tené», «prendila». Anche il sistema del
conteggio dei punti, i “quindici”, deriva dalla pallacorda. Il tennis moderno viene invece brevettato nel 1873 da un
ufficiale dell’esercito britannico, Walter Clopton Wingfield (1833-1912).
39
Cfr. L. RUSSI, La “paume” della rivoluzione, in «LeN », a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 10 ss.
40
Solo il sociologo americano Thorstein Veblen, negli ultimi anni dell’Ottocento, ricollega la genesi dello sport
all’aristocrazia e non alla borghesia. Sul punto, cfr. l’introduzione di A. PAPA a Coroginnica, p. 21.
21
Nell’estate dell’89 si afferma quindi il borghese, homo suae fortunae faber per
tempo) un essere secolarizzato41, che non crede ad altro che a se stesso. Quella che è
dall’ipoteca della tradizione. Il passaggio dall’età rituale e sacrale alla modernità laica
organizzazione burocratica.
Ludens l’uomo era stato anche prima di essere faber, ma ora si presenta con il
politica, si traduce nella formula tot capita, tot sententiae e, in campo sportivo, si
traduce nella misurazione del tempo speso per conseguire il risultato42. Il borghese ha
41
Secondo il maggiore interprete filosofico della secolarizzazione, il processo è legato alla genesi ed evoluzione del
razionalismo moderno. A. DEL NOCE, L’epoca della secolarizzazione, Giuffrè, Milano 1970.
42
A. GUTTMANN, From Ritual to Record. The Nature of Modern Sport, Columbia University Press, New York 1978,
tr. it. Dal rituale al record: la natura degli sport moderni, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1994.
22
suo codice mentale l’idea della competizione, semplicemente perché si sente (da
sempre) primo.
volontà soggettiva.
L’attenzione alla fisicità non era mancata in spiriti come Montaigne («cura del
corpo»), Hobbes («politicità del corpo») e Locke («utilità sociale del corpo»).
All’educazione “naturale” del fanciullo e del suo corpo Jean Jacques Rousseau aveva
sogno della navigazione aerea. Poco dopo i fratelli Montgolfier44, il giovin signore
milanese Paolo Andreani volò in mongolfiera (25 febbraio 1784) fino a 1.200 metri,
del corpo quale mezzo per la preparazione militare, nell’ottica formativa del
modello con gli esempi di Sparta e di Roma che iniziarono il loro declino nel
43
Il testo, la cui paternità non è stata universalmente riconosciuta, è stato pubblicato da Charles Wirz in «Annales de la
Societé J.J. Rousseau», t. XXXVIII, 1974, pp. 155-239.
44
Jacques-Etienne e Joseph-Michel, proprietari di una cartiera, avevano osservato che l’aria calda faceva sollevare i
fogli di carta: ne trassero spunto per un primo esperimento al chiuso, nel novembre 1782, preludio al volo del pallone
aerostatico del 5 giugno 1783, ripetuto il 19 settembre davanti a Luigi XVI e a Maria Antonietta. L’anno dopo, a Parigi,
presso Barrois, libraio nella strada degli Agostiniani, Vincenzo Monti scrive Al signore di Montgolfier.
45
Sull’aristocratico lombardo (1763-1823) e sulla prima mongolfiera italiana, cfr. G. DICORATO, Paolo Andreani.
Aeronauta, esploratore, scienziato nella Milano dei Lumi, Ares, Milano 2000.
23
momento in cui smisero di autodifendersi, delegando l’incombenza a eserciti barbari
e mercenari46. Sul tema delle arme proprie, aveva a lungo insistito Machiavelli47.
cittadino.
Chi, tra i primi, individua non pochi nessi fra l’attività fisica e la moralità
sociale è l’abate Talleyrand che propone di dare all’arte della ginnastica, fino a quel
programma, centrale è ancora una volta l’educazione del corpo. «Una razza di
repubblicani [al contrario degli schiavi] – dice Marie Joseph Chénier alla
46
Cfr.L. ROSSI, Guerrieri anche per gioco, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 36 ss.
47
Il concetto, a cui è dedicato, oltre al Dell’arte della guerra, il cap. XII del Principe, torna anche nei Discorsi sopra la
prima deca di Tito Livio. Cfr. N. MACHIAVELLI, Opere, a cura di Corrado Vivanti, Einaudi-Gallimard, Torino 1997.
48
CH.-M. de TALLEYRAND-PERIGORG, Rapport sur l’instruction publique, Paris 1791.
49
J.A.N. DE CONDORCET, Rapport et projet de décret sur l’organization général de l’instruction publique, Hachette,
Paris 1883. In questo rilancio del segno positivo della fisicità, forte era la suggestione cartesiana della dipendenza dello
spirito «dal temperamento e dallo stato degli organi del corpo» (R. DESCARTES, Discours de la méthode, VI, par. 2).
24
convenzione nella seduta del 5 novembre 1793 – deve essere robusta, il vigore
tra tempo del lavoro e tempo libero (dal lavoro). Quest’ultimo va organizzato
L’homo faber si anglicizza nel self made man, il quale si espande di pari passo
con lo sport, che può essere praticato quanto più migliorano le condizioni generali di
l’introduzione della semaine anglais51, «la culla dello sport»52, espandendo il campo
innovando sul significato del tempo libero, interagendo con gli altri aspetti del vivere
quotidiano.
50
C. HIPPEAU, L’instruction publique en France pendant la Révolution. Débats legislatifs, Libraires editeurs,
Parigi 1883, p. 101.
51
Avvenuta tra il 1871 e il 1874.
52
Cfr. G. BONETTA, Il secolo dei ludi, Lancillotto e Nausica, Roma 2000, p. 20.
25
Tale passo viene compiuto grazie al contributo determinante di Thomas
Arnold53, il teorizzatore del rugby54, gioco sportivo che prende il nome proprio dalla
città inglese della quale egli guida la publich school: un compito tutt’altro che facile,
travolgono, nella loro funesta ira, pedagoghi spesso costretti al ruolo di guardie
carcerarie e discenti sempre più desiderosi di dare libera espressione alla loro
aggressività, con brutali episodi di “nonnismo”, abuso di alcolici e vizio dei giochi di
carte55.
sull’etica del fair play, fondata sulla convinzione che non si può concepire una
Lo sport, in questo modo, compie il decisivo salto di qualità: dalla sfera del
53
Thomas Arnold (1795-1842) è preside a Rugby dal 1828 fino alla morte, un anno prima della quale ottiene la cattedra
di storia moderna anche nel prestigioso ateneo di Oxford. Non saranno i suoi testi di storia a consegnarlo alla fama,
bensì il modello pedagogico da lui elaborato.
54
Il primo interprete del gioco consistente nello spingere, anche con le mani, una palla ovale nella porta ad H, è
considerato William Webb Ellis, studente di Rugby, nel 1823. Secondo gli archivi dell’istituto, i meriti di aver ispirato
Arnold spetterebbero a un altro studente, Jem Mackie (J. MACRORY, Running with the ball. The Birth of Rugby
Football, Collins Willow, Rugby 1991). Cfr. F.J.G. VAN DER MERWE, William Webb Ellis: Fiction or Facts? Fiksie or
Feite?, FJG Publikasies, Stellenbosch 1999.
55
Sullo sport come antidoto, cfr. J. A. MANGAN, Athleticism in the Victorian and Edwardian Publich School,
Frank Cass, London 2000, pp. 22-42.
56
Da ricordare anche l’azione pedagogica di George Edward Lynch Cotton, dal 1852 preside del Marlborough College.
Semplice, ma efficacissima, la sua idea di dividere la scuola in house, gruppi di una cinquantina di ragazzi che si
affrontavano in leghe e trofei d’istituto. Cfr. J.A. MANGAN, Il mitico gentleman, in «LeN», a. XV (1998), n. 1,
pp. 28 ss.
26
sport di squadra, il momento dell’affermazione personale con le regole del gruppo
sociale di appartenenza57.
sia gli ideali della nobiltà terriera che l’urgenza degli affari.
educativi proprio nello sforzo necessario a non superare i limiti fissati all’agonismo.
che, tra l’altro, sanciscono la definitiva separazione delle strade dall’altro football, il
calcio60. Lo sport (sia il rugby che il football) si configura da subito come un insieme
57
Nel 1891 James Naismith, docente di psicologia del gioco alla International YMCA Training School di Springfield,
Massachussets, inventa il basket «affinché i giovani possano usare la propria forza e il proprio cuore conservando
costantemente il controllo delle proprie reazioni» (Cfr. M. CACCIUNI, Il gioco più urbano, in «LeN», a. XIX (2002), nn.
1-2-3, pp. 36-51). Proprio Naismith invita a Springfield William G. Morgan, avendolo apprezzato come giocatore di
rugby: Morgan, in una convention per insegnanti di educazione fisica, nel 1895 espone un nuovo sport, da lui chiamato
mintonette per assonanza con il badminton (minton starebbe per volano) e l’anno successivo denominato volleyball.
58
Fin dal 1602 era praticato in Inghilterra un gioco con la palla molto cruento, un misto di pallamuro e di football detto
hurling. Come informa Richard Carew: «Il gioco si accompagna a molti pericoli (...) e una volta finito, li vedrete
tornare a casa come da una battaglia campale con teste sanguinanti, ossa rotte e slegate, così ammaccati da abbreviare i
loro giorni. Nondimeno tutto fa buon gioco, e giammai procuratore o giudice si scomoderà per questo». Cfr. R. CAREW,
A Survey of Cornwall, Londra 1602, pp. 73-75.
59
Per il rugby (ora non più denominazione geografica) si stabilisce ad esempio che «1. Nessun giocatore può indossare
chiodi sporgenti o borchie metalliche sulle suole o tacchi delle sue scarpe o stivali; 2. È giusto vietare di dar calci negli
stinchi col piede o sopra il ginocchio; 3. Un giocatore che fronteggia un altro può trattenerlo solo per un braccio, ma
può colpirlo negli stinchi o spingere la palla fuori dalle sue mani, se egli cerca di colpirla o se egli va oltre la linea
laterale» (Rules of Football as played at Rugby School, Rugby 1845).
60
Sulla diffusione del movimento calcistico, si veda il cap. 5; sulla storia del campionato del mondo e delle altre
competizioni internazionali, il cap. 6.
27
Per consolidare successivamente quella che possiamo chiamare l’ideologia
Dalla Germania arriva un’altra interpretazione della fisicità61, per molti versi
morale.
Jahn, tutt’altro che scevro dal nutrire sentimenti di rivalsa antifrancese dopo la
sconfitta tedesca ad opera di Napoleone nel 1806, individua nella ginnastica un luogo
l’autarchia lessicale per designare il ginnasta. L’uso della stessa uniforme, la pratica
degli stessi esercizi e degli stessi rituali, l’obbligo di rivolgersi al compagno con il
“du” e con il saluto “heil”, conferivano ai membri del Turn un comune dovere morale
61
Il modello ginnastico ha in realtà radici ben più antiche nella cultura occidentale, come ci testimonia l’opera di
Gerolamo Mercuriale (Forlì 1530-1604). Studioso di matematica, filosofia e greco, assume a Padova la cattedra di
medicina pratica nel 1569, anno in cui pubblica la prima edizione di De arte gymnastica libri sex, nella quale, dopo aver
illustrato le caratteristiche dell’esercizio ginnico, si sofferma sugli aspetti terapeutici del movimento. Del 1592 è invece
il trattato, stampato a Lione e dedicato all’agonistica del mondo classico, dell’allievo di Cuiacio, latinizzato in Petrus
Faber, Pierre du Faur de Saint-Jorry, Agonisticon, sive de re athletica, ludisque veterum gymnicis, musicis, atque
circensibus spicilegiorum tractatus. Sui due testi, si veda M. ZERBINI, Alle fonti del doping, L’Erma di Bretschneider,
Roma 2001.
62
F.L. Jahn (1778-1852), figlio di un predicatore della Germania settentrionale, era insegnante statale di educazione
fisica.
28
alla difesa e alla costruzione della patria. Il turnen63 che, migliorando la propria
qualità fisica, meglio avrebbe potuto porsi al servizio della nazione, secondo un
modus cogitandi, ma anche agendi, riletto in chiave diacronica, suona come lontano
mano destra sia con la sinistra, simmetrico e proporzionato67. Per diventare un buon
tipico del ginnasta sia un’uniforme, nel senso che egli deve uniformarsi agli altri
turnen, rispettando una simmetria e degli equilibri che non rispondono solo a un
63
Cfr. A.BL. RAMBO, Turnen und identität, in Sport and Education, pp. 158-61.
64
Sulla concezione nazista dello sport e le olimpiadi berlinesi del 1936, si rimanda al § 3.2.
65
Johann Gottliebh Fichte, dopo una iniziale rivendicazione dei diritti soggettivi dell’uomo contro lo Stato, vagheggia
un nazionalismo molto acceso espresso nel Discorso alla Nazione tedesca (1808).
66
F. L. JAHN, Deutsches Volkstum, Wilhelm Rein, Leipzig 1817.
67
Cfr. A. KRUGER, Turnen e sport, in Coroginnica, p. 183.
68
Adolf Spiess (1810-1858), tedesco, maestro di storia, canto e ginnastica in Svizzera, si forma a Berlino praticando la
ginnastica con Eiselen, uno degli allievi di Jahn. È autore di una Teoria della ginnastica in quattro volumi.
Cfr. Nel mito, pp. 283-5.
69
Sul punto, cfr. B. LUBICH, Essere un corpo, in «LeN», a. XX (2003), n. 2, pp. 42-53.
29
La ginnastica si diffonderà anche in Svezia grazie a Per Henrik Ling70 che
concezione e per genesi storico-sociale, e non possono far altro che guardarsi con
ostilità. Mirano a realtà, anche fisiche (lo sportivo “gioca” all’aperto, il ginnasta si
70
P.H. LING, Gymnastikens allmänna grunder (1834), tr. ted. in P.H. Lings Schriften über Letbesübungen, Magdeburg
1847. Dello stesso autore, in tr. it., Manuale di ginnastica svedese senza attrezzi, La Milano, Milano 1910.
71
E. TRANGBAEK, Swedish Gymnastics: An educational System with different Meanings, in Sport and Education,
pp. 167-76.
72
La sua idea, dal 1913, viene sostenuta dal Reale istituto di Stoccolma anche attraverso la diffusione di nuovi supporti
destinati a grande fortuna, tra cui il quadro svedese. Cfr. Nel mito, pp. 285-90.
30
§ 1.4 Dalla ginnastica all’educazione fisica in Italia
che deve sentire la sua appartenenza alla nazione al punto di essere pronto a
difenderla in caso di guerra, mentre nello sportman, seppur parte di un collettivo che
mere esibizioni, al contrario dello sport, che nella gara, nella partita, realizza un
Così diversi, sport e ginnastica giungono allo scontro finale, che si celebra in
seno all’ultima arrivata nella comunità degli stati nazionali e che, appunto perché
31
Ci stiamo riferendo all’Italia, dove peraltro la riconsiderazione del corpo, ancor
prima della rivalutazione codificata nel corso della rivoluzione francese, era già stata
condotta da Gaetano Filangieri, allo scopo di preparare i ragazzi alle avversità della
vita e alle fatiche del lavoro73. Un invito, quello filangeriano, recepito da Matteo
Angelo Galdi74, ammiratore del modello spartano, da Girolamo Bocalosi, che estende
la cura del corpo alle donne75, da Vincenzo Cuoco76, che per rinvigorire l’amor di
antidispotica e libertaria78.
del nostro Risorgimento. Negli anni cinquanta pre-unitari sia Cattaneo che Pisacane
teorizzeranno la “Nazione in armi”, che altro non è che la formula «militi tutti, soldati
nessuno»79. Anche per Silvio Pellico gli «esercizi di forza e di coraggio»80 alimentano
73
G. FILANGIERI, La scienza della legislazione, Stamperia Raimondana, Napoli 1780-1785.
74
M.A. GALDI, Effemeridi repubblicane, presso il libraio Reycends e Luigi Veladini, Milano a. IV della Rep. Fr.
(1796), tomo II, pp. 98-105.
75
G. BOCALOSI, Dell’educazione democratica da darsi al popolo italiano, seconda edizione con aggiunte,
presso Francesco Pogliani e C., Milano 1797, p. 267.
76
V. CUOCO, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, seconda edizione accresciuta, Vallecchi,
Firenze 1806.
77
F. BUONARROTI, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, Librairie romantique, Bruxelles 1828.
78
G. A. RANZA, Giochi repubblicani dei fanciulli, in «L’Amico del Popolo», a. VI, 11 Nevoso, n. V, p. 47.
79
La teoria sulla nazione armata, sintetizzata nella parte finale della Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49,
Pavesi, Genova 1851 (pp. 303, 324), viene rilanciata continuamente da Pisacane nei Saggi storici–politici–militari
sull’Italia, voll. 4, Agnelli, Milano 1860 (I, p. 7; II, pp. 152 ss.; IV, p. 46).
32
Per quanto riguarda, invece, la cultura monarchica, la cura del corpo come
virtù civile apre la strada alla formazione ginnico-militare del giovane che, attraverso
nazione.
A Torino, il primo maggio 1853, il Governatore dei Reali Prìncipi indirizza una
l’onore di proporre alla Maestà Vostra, che venga al più presto possibile intrapresa
l’istruzione della ginnastica per Sua Altezza Reale il Principe Umberto, il cui ottimo
l’incarico di precettore fisico degli eredi al trono sarà, naturalmente, il migliore tra gli
insegnanti di ginnastica. E su chi sia il numero uno in quel campo, nel Piemonte
80
Il riferimento è alla boxe molto praticata in Inghilterra, dove, nel 1719 il “master of the noble art of defence” James
Figg aveva aperto una scuola, in cui si formò Jack Broughton, autore nel 1743 delle London Prize Ring Rules.
81
Cfr. I guantoni del “Conciliatore”, in «LeN », a. IV (1987), n. 3, pp. 74-6. Di diverso avviso, sulla boxe e gli inglesi,
G. Mazzini. Cfr. Risorgimento anche sportivo, in «LeN», a. XIX (2002), n. 1-2-3, pp. 90-3.
82
Cfr. P. FERRARA, L’Italia in palestra. Storia, documenti e immagini della ginnastica dal 1833 al 1973, La Meridiana,
Roma 1992, p. 29.
83
Nato nel 1812 a Zurigo, è autore dell’Istruzione per gli esercizi ginnici ad uso dei corpi di Regie Truppe (Torino,
1849) a cura del Ministero della Guerra. Fino alla morte, che lo coglie a Torino nel 1869, è alla guida della prima
Società Ginnastica d’Italia, ispirata ai metodi di Spiess.
84
Il 17 marzo 1844, a casa Obermann, convengono i conti Luigi Franchi ed Ernesto Ricardi, Luigi Balestra, Filippo
Roveda, Lorenzo Saroldi e Valerio Cesare, per redigere il verbale costitutivo della prima società ginnastica italiana, il
cui testo si trova ora in Gli eventi alla nascita dello sport in Italia, Modergraf, Torino 2006, pp. 1-2. Cfr. R. GILODI,
1844-1994 Reale società ginnastica di Torino, Maf, Torino 1994.
33
Obermann, dopo aver operato in campo militare, aveva cominciato a
impegnarsi nella società civile, inizialmente ostile, quale ambito di applicazione delle
sue teorie, che prevedono esercizi tesi a realizzare un maggior collegamento «con le
si rivelerà tra i più strenui sostenitori della necessità di «rifare il sangue, ricostruire le
fibra, rialzare le forze vitali»86: per lui «fare gli italiani» non è soltanto un’espressione
Obermann, al punto che, nel 1861, lo invita, insieme a Ernesto Ricardi di Netro87, a
far parte della commissione per la stesura di un programma di ginnastica nelle scuole
pubbliche88.
compagni di scuola, c’è anche colui che sarà destinato a divenire “il padre della
85
Cfr. Monografia della Società Ginnastica di Torino e Statistica generale delle scuole di ginnastica in Italia, anno
1871-72, Torino 1873, p. 29. La Società ginnastica torinese era stata fondata, con due riunioni tenute proprio a casa
Obermann, il 17 marzo 1844. Cfr. Reale società ‘Ginnastica di Torino’, in «LeN », a. XXIII (2006), nn. 1-2, pp. 56-63.
86
F. DE SANCTIS, La scienza e la vita, discorso inaugurale pronunciato il 16 novembre 1872 per l’apertura del nuovo
anno accademico presso l’Università di Napoli, in L’arte, la scienza e la vita, Einaudi, Torino 1972, p. 317.
87
Ernesto Ricardi di Netro (Torino 1816-1892) è tra i fondatori della Società Ginnastica di Torino, che presiede dal
1845 al 1851. Lascia l’incarico per partecipare alle campagne d’Indipendenza, per poi riassumerlo nel 1859 e
mantenerlo fino alla morte.
88
P. FERRARA, L’Italia cit., p. 87.
34
ginnastica italiana”89: Emilio Baumann90. A Bologna infatti creerà un centro
strumenti, come i famosi “ceppi” e “appoggi” che, dal loro ideatore, prendono il
Martini che nomina una nuova “Commissione per l’Educazione Fisica”93: per la
l’artifizio, gli esercizi senza naturalezza e a quasi esclusivo profitto degli arti
89
Da non trascurare neppure il ruolo svolto da Costantino Reyer (Trieste 1838-Graz 1931), compagno di corso di
Baumann e fondatore nel 1869, con Pietro Gallo e Domenico Pisoni, della Federazione Ginnastica Italiana. È autore,
con P. Gallo, delle Osservazioni sulla ginnastica in Italia e in Germania, Ongania, Venezia 1872.
90
Nato a Canonica d’Adda nel 1843 e morto a Roma nel 1917, nel 1870 costituisce la società Ginnastica Virtus di
Bologna, che sopravviverà a lui e persino al movimento ginnastico, trasformandosi in una delle prime società cestistiche
d’Europa, fino a un dissesto societario che nel 2003 sarà causa della sua esclusione dal massimo campionato italiano di
basket.
91
Per un approfondimento bibliografico, si veda From the Art of Gymnastics to the Science of Movement, Coni, Roma
1999.
92
In Amore e ginnastica (1892) Edmondo De Amicis parla delle due scuole contrapposte di teoria ginnastica (Baumann
versus Obermann). Italo Calvino, nell’introduzione all’edizione del 1971 (Einaudi, Torino), nota che nel racconto molto
si discute di ginnastica «ma poco se ne vede».
93
Cfr. F. ABBONDATI, La riforma ginnastica in Italia, Stab. tip. di V. Torno, Aversa 1892.
35
spesso stanca del lavoro di scuola e senza tener conto bastevole delle varie età e
sesso»94.
radicalizzazione delle lotte sociali che, dopo i Fasci siciliani95, susciterà una risposta
Sport e ginnastica si avvicinano allo scontro frontale, che si svolge sulle pagine
autorevoli de «La Nuova Antologia», dove, nel gennaio 1892, appare un articolo
firmato da Angelo Mosso96, che verrà ricordato come l’apostolo dello sport.
cominciare a fare gli inchini, contorcendosi a destra e sinistra, con gesti strani che si
fanno un passo avanti e uno indietro, si girano e poi si siedono sulle calcagne, oppure
battono i piedi per terra, seguendo il cenno del ginnasiarca che li domina tenendosi
94
Cfr. P. FERRARA, L’Italia cit., p. 163.
95
Detti anche Fasci dei Lavoratori, sono organizzazioni proletarie sorte in Sicilia tra il 1891 e il 1893, raggruppanti
minatori, operai e contadini, che mirano a ottenere la revisione dei patti agrari e la divisione di terre demaniali. Guidati
da socialisti come De Felice-Giuffrida, conquistano alcuni miglioramenti nei contratti agrari mediante i patti di
Corleone (1893), ma la gravità delle agitazioni contadine e ancor più il timore dell’anarchismo inducono Crispi
(detentore, oltre che della presidenza del Consiglio, anche del portafoglio dell’Interno) a sciogliere con la forza i Fasci
Siciliani.
96
Mosso nasce a Chieri il 1846 e, come fisiologo, conosce apprezzamento ben oltre i confini nazionali. Tra le sue opere,
L’educazione fisica della donna (Milano 1892), L’educazione fisica della gioventù (Milano 1884), La riforma
dell’educazione (Milano 1898), Mens sana in corpore sano (Milano 1903), Ludus (Torino 1903). Muore a Torino nel
1910.
36
sincronismo nei movimenti di mille persone – era la conclusione – è cosa che non
dal rispondere, pubblicando addirittura a sue spese un opuscolo, del cui contenuto il
titolo dice già tutto: L’educazione fisica italiana e le panzane del prof. Angelo Mosso.
dove «tutti sono d’accordo nel riconoscere che i giochi sono un metodo efficacissimo
ginnastica, siamo certi di fare cosa gradita alla gioventù»98. Esplicitando le intuizioni
che erano state anticipate dal Benedettini99 e anticipando (di poco) la riflessione di
Huizinga, Angelo Mosso, autore nel 1904 di Ludus100, denuncia il vero limite della
movimento umano.
97
A. MOSSO, La riforma della ginnastica, in «La Nuova Antologia», 16 gennaio 1892. Sul punto, cfr. S. SPEZIA, Emilio
Baumann, Angelo Mosso e una famosa polemica, in Coroginnica, p. 107.
98
A. MOSSO, Abbozzo di una circolare sull’educazione fisica, allegato alla lettera del 20 luglio 1892 al ministro
Martini. Cfr. P. FERRARA, L’Italia cit., pp. 163 ss.
99
Luciano Benedettini, direttore del Convitto Nazionale di Torino, membro della prima commissione istituita dal
ministro De Sanctis nel 1861 per definire il programma scolastico pubblico di ginnastica, aveva sostenuto con enfasi la
tesi minoritaria della necessità di esercizi più divertenti perché – come si legge nel verbale della commissione – «non
subentrasse facilmente nei giovanetti la noia», derivante dalle «aride evoluzioni, conversioni, movimenti ed esercizi
puramente militari».
100
Ludus pro patria. Parte pratica del Corso Magistrale di educazione fisica fattosi nella r. Università e nella società
ginnastica di Torino dai Proff. Angelo Mosso e Luigi Pagliani, dal Dott. Giuseppe Monti e dal Maestro Otto Schaft,
Paravia, Torino 1903.
37
2. Il dibattito ideologico
cattolica che, fin dalle origini, si è opposta vivacemente a tutte le manifestazioni della
attraverso una lettera a Teodosio I101 la soppressione del rito pagano dei giochi
101
AMBROGIO, Epistula LI. Testimonianza dei rapporti, intensi e conflittuali, tra Ambrogio e Teodosio I, è la Vita
Ambrosii (22-34), redatta da Paolino, notarius e segretario negli ultimi tre anni di vita del vescovo (394-397).
102
La notizia ci è pervenuta attraverso l’Historiarum compendium dello storiografo ecclesiastico Giorgio Cedreno, del
quale vi è una sola edizione critica curata dal Bekker (Bonn 1864-1889) e ristampata dal Migne nella Patrologiae
cursus completus, Series graeca, CXXI-CXXII, Parigi 1864-1889. Il passo è riprodotto anche in HAENEL, Corpus
legum ab imperatoribus Romanis ante Iustinuanum, latarum, quae extra constitutionum Codices supersunt, Leipzig
1857 (rist. Aelen 1965), p. 233 (n. 1146). Cfr. A. BISCARDI, Una costituzione poco nota di Teodosio I, in Atti
dell’Accademia Romanistica Costantiniana, IV, Perugia 1981, pp. 371-378. Oggetto di discussione è stata anche la data
di abolizione dei ludi gladiatori, in un primo tempo individuata nel 325 (C.Th. 15, 12, 1), ma in realtà da attribuire a
Giustiniano nell’anno 534 (C.I. 11, 44, 1). Cfr. A. DELL’ORO, Giustiniano: manifestazioni sportive e tifosi, in Atti
dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII, Napoli 1990, pp. 623-628.
103
Sulla figura della religiosa, si veda M. FORCINA, Una cittadinanza di altro genere. Discorso su un’idea politica e la
sua storia, Franco Angeli, Milano 2003, in particolare il cap. “Prestata alla politica”. Caterina cittadina dell’anima,
tra soggettività e laicità, pp. 55-75.
38
cattolicesimo riprende in considerazione – dopo molti secoli – il ruolo e la funzione
dell’educazione fisica.
A “sportivizzare le chiese”104 pensa per primo don Giovanni Bosco105: «si dia
sportiva si diffonde tra gli strati popolari che nelle chiese trovano spazi ludici graditi
e gratuiti.
della sua fede che può essere pura e granitica, ma anche vacillante, minata, perduta o
104
Sul precedente rapporto tra pratiche ludico agonistiche e Cristianesimo, cfr. M. AIELLO, Viaggio nello sport
attraverso i secoli, Le Monnier, Firenze 2004, pp. 106-11.
105
Nato a Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815, don Giovanni Bosco durante il suo apostolato ha contatti d’amicizia e
di stima con i pontefici dell’epoca (da Pio IX a Leone XIII), con i maggiori rappresentanti del pensiero cattolico (da
Rosmini a Gioberti) e del ceto dirigente liberale piemontese (da Rattazzi a Cavour) e unitario (da Crispi a Depretis, da
Nicotera a Zanardelli), nonché con un pensatore laico come Victor Hugo. Alla sua morte (Torino, 31 gennaio 1888)
lascia ai suoi allievi e continuatori, Domenico Savio, Michele Rua, Giovanni Cagliero, un patrimonio ideale e
organizzativo davvero consistente.
106
G. BOSCO, Il sistema preventivo nella educazione della gioventù, Torino 1877, p. 39.
107
La denominazione è dovuta a Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra cui furono dedicati i primi oratori.
(Cfr. G. BOSCO, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, a cura di E. Celia, Società editrice internazionale,
Torino 1946).
108
G. BOSCO, Il pastorello delle Alpi, Tip. Salesiana, Torino 1886, pp. 70-2.
109
«La genialità dell’oratorio – è stato notato – è che esso prescrive ai suoi frequentatori un codice morale e religioso
ma poi accoglie anche chi non lo segue». U. ECO, A lezione da don Bosco, in «L’E», 15 novembre 1981, p. 105.
Cfr. Il costume di casa, Bompiani, Milano 1973, pp. 237-242, 262-4.
39
tempi e alimentata da una immaginazione sociologica e una inventiva organizzativa
officine, le famiglie sono attraversati con effetti drammatici dal nuovo modello di
reclutamento delle fasce sociali più disgregate, a radicarsi proprio là dove più precari
popolare sia per l’estrazione di classe dei suoi frequentatori (zone emarginate, ceti
sportiva (e civile in ultima analisi) del ragazzo durante quello che è il suo tempo
locum suum. “Un ritorno a casa” visto sempre come pacificazione interiore data dalla
110
Cfr. L. RUSSI, All’oratorio, in «LeN» a. I (1984), n.1, pp. 6 ss; S. PIVATO, Per combattere il maligno, in «LeN»,
a. IV (1987), nn. 1-2, pp. 40 ss.
40
l’invenzione di don Giovanni, di fatto, stravolge il tradizionale concetto cattolico di
otium.
Giovanni Semeria112, che tenta di opporsi all’immagine del cattolico fiacco e debole,
rilanciata da Nietzsche ne L’Anticristo (1888). Gli impegni fisici non sono più
o della comunità dei fedeli, al vertice dei quali il capitano (leader o sacerdote) può
fedeli).
Alle soglie della civiltà industriale quindi l’attività agonistica comincia a essere
111
Troppo lungo sarebbe l’elenco dei calciatori italiani formatisi negli oratori, si potrebbe correre il rischio di
identificare la storia del calcio oratoriano con quella del calcio ufficiale: un nome per tutti, quello dell’alessandrino
Gianni Rivera: «La mia prima squadra – ricorda egli stesso – si chiamava don Bosco, una squadra di parrocchia, con un
prete che ci faceva da allenatore e radiocronista». G. RIVERA, O. DEL BUONO, Un tocco in più, Rizzoli, Milano 1966,
p. 21. Nato nello stesso giorno, mese, anno di Rivera è Roberto Rosato, cresciuto nell’oratorio dei Salesiani di Chieri,
grande difensore del Torino, del Milan e della Nazionale, in un certo senso gemello e antitetico del golden boy. (Cfr. T.
BELLOCCHIO, Rivera e Rosato, L’arte tipografica, Napoli 1966).
112
Nato a Coldirodi, Imperia, nel 1867 e morto a Sparanise, Caserta, nel 1931, divenne famoso come predicatore e
conferenziere.
113
G. SEMERIA, La ginnastica, Bacchini, Milano 1903, p. 11.
41
come dimostra nel 1906 la fondazione della Federazione delle Associazioni Sportive
Cattoliche Italiane (Fasci), che sarà soppressa nel 1927 per imposizione del regime e
La diffusione del fenomeno sportivo nel mondo cattolico è merito anche di Pio
Alpi di Pio XI, le nevi della montagna abruzzese per la pratica dello sci116.
114
Il Csi si connota ancora oggi come «associazione d’ispirazione cristiana aperta a tutti», basandosi sulla promozione
dell’attività sportiva intesa come forma di gioco sociale non discriminante, volta alla crescita armonica ed equilibrata
della persona. Per conoscere nel dettaglio la storia e gli obiettivi formativi del Csi, si legga il Progetto culturale sportivo
del Csi, Aranblu, Roma 2001.
115
Lettera apostolica di S.S. Pio Papa XI su San Bernardo da Mentone dichiarato patrono degli alpinisti (20 agosto
1923), in G. BOBBA, F. MAURO, Scritti alpinistici del sacerdote dottor Achille Ratti (ora S.S. Pio Papa XI). Raccolti e
pubblicati in occasione del cinquantenario della sezione di Milano del Club Alpino Italiano, Bertieri e Vanzetti,
Milano 1923, pp.173-189.
116
S. DZIWISZ, Una vita con Karol, Rizzoli, Milano 2003.
117
Cfr. A PASTORE, Alpinismo e storia d’Italia. Dall’Unità alla Resistenza, Il Mulino, Bologna 2003.
42
Nata come espressione aristocratica o nobilmente anarchica, sulla scorta della
esplorazione illuministica delle montagne, con la fondazione nel 1863 del Cai la
suo studio sui benefici fisiologici del camminare sul monte Rosa118.
concessa solo per coloro che «dimostrino di appartenere alle organizzazioni politiche,
sindacali o economiche che si trovino sulla via della lotta di classe o che
frequentatori di bettole e osterie, nelle quali la maggior parte degli avventori si lascia
andare agli eccessi del gioco delle carte e del bere, con tutte le immaginabili
atmosfera montana, in grado di ritemprare il fisico provato dalle dure ore di lavoro e
118
A. MOSSO, L’uomo sulle Alpi, Treves, Milano 1919.
119
Il 1921 è un anno fondamentale per il movimento alpinistico, non solo italiano: la prima spedizione inglese
all’Everest di G.H.L. Mallory e C.H. Bullock scopre l’accesso al ghiacciaio Rongbuk, anche se si dovrà attendere il 29
maggio 1953 affinché venga toccata la cima della montagna più alta del mondo.
120
Lo statuto dell’Ape è pubblicato sul «Bollettino» del novembre-dicembre 1921. Cfr. L. ROSSI, Per la montagna
contro l’alcool. Sei anni di alpinismo proletario in Italia (1921-1926), in «LeN» a. III (1986), n. 3, pp. 30 ss.
43
atteggiamento nuovo è portatrice l’Associazione proletaria per l’educazione fisica
Antonio Gramsci – che nel 1932 confesserà la sua passione per la Juventus122 –
aveva constatato nel 1918 che «gli italiani amano poco lo sport; gli italiani allo sport
particolare calcistica, la metafora della società liberale: «osservate una partita di foot-
distinzione avviene non per carriera, ma per capacità specifica: c’è il movimento, la
gara, la lotta, ma esse sono regolate da una legge non scritta, che si chiama lealtà, e
circolazione libera dell’aria, polmoni sani, muscoli forti, sempre tesi all’azione»123.
Bisogna dunque attendere gli anni Venti perché la sinistra italiana riesca a
Un interesse crescente, quello del proletariato per lo sport, che gli intellettuali
spesso anti-sociale, che conduce sempre a quel fenomeno patologico che è il record,
121
L. ROSSI, La fucina dei muscoli proletari, in «LeN», a. V (1988), n. 3, pp. 46-9.
122
Cfr. Galeotto e juventino, in «LeN», a. V (1988), n. 2, pp. 60-1.
123
A. GRAMSCI, Il foot-ball e lo scopone, in Avanti!, 26 agosto 1918, ora in ID., Sotto la mole 1916-1920, Einaudi,
Torino 1960, p. 433-4. Sul punto, cfr. G. TRIANI, Meglio lo scopone. Passatempi domenicali lontano dalle arene, in
LeN», a. III (1986), n. 3, pp. 30-9.
44
forma di imbestialimento e di involuzione biologica che determina l’euritmia e
fisica. Le gare sportive non sono altro che i ludi circenses di Roma decadente»124.
Agli occhi dei socialisti lo sport è ancora considerato oppio dei popoli, «una
trovata astuta e sottile della borghesia» che in questo modo rinvia sine die la lotta di
classe. Esso mostra ben delineate tutte le storture del capitalismo, fatto di
capitalistica costringe i proletari nella lotta per il pezzo di pane e nelle gare ciclistiche
Una prima apertura in campo socialista si registra nel 1925 quando Filippo
dell’impiego da parte della classe lavoratrice delle «seconde otto ore»126, che invece
sono le più «immediatamente rivoluzionarie», perché libere dalle fatiche del lavoro e
Giacinto Menotti Serrati. Il primo numero della testata «Sport e proletariato», primo
settimanale sportivo della sinistra italiana, si era aperto con una vera e propria
124
«L’Ordine Nuovo», 11 ottobre 1919.
125
A. BALABANOFF, Lo sport, i giovani e la coscienza rivoluzionaria, in “Avanti!”, 11 ottobre 1910. Cfr. L. ROSSI,
Giovanetti pallidi della rivoluzione, in «LeN», a. III (1986), n. 3, pp. 50 ss.
126
Il corsivo è nostro. F. TURATI, Presentazione a L. PIERARD, Le “altre otto ore”, in «Critica sociale», a. XXXV
(1925), n. 23, p. 301. Conseguita nel nord più avanzato nel 1919-’20, la conquista delle otto ore lavorative era stata
estesa a tutti i settori industriali nel 1923.
45
dichiarazione programmatica: «Lo sport serve alla borghesia per influire attraverso
esso sui giovani lavoratori. I partiti proletari devono imparare a servirsene ai propri
fini»127. Si tratta di una posizione nuova all’interno del movimento operaio (non solo
italiano) che ben presto verrà fatta propria anche dall’Internazionale comunista128.
La disciplina sportiva che in questa fase più di altre influisce sulle vicende non
simbolo di progresso131 e per alcuni seettori del movimento operaio anche uno
una bicicletta, si può girarla per intero, la nuova nazione. La maglia rosa assurge al
46
del ciclismo132 può essere letto come il primo specchio uniformante della società di
sono definiti il 1919 e il 1920 caratterizzati dagli scioperi e dalle occupazioni delle
campionati italiani134: «Vi era maggior ordine alla Fiat – si chiede il pensatore sardo –
quando gli operai eleggevano i loro commissari e ad essi ubbidivano o adesso, che
L’uso politico della bicicletta era iniziato coi Ciclisti rossi, «volontari al
servizio del partito» che, grazie alla capacità di movimento e alla velocità loro
termine dell’orario di lavoro e potevano così effettuare una più efficace azione di
132
Scindendosi dal ciclismo prettamente agonistico, nacque nel 1894, su iniziativa del milanese Carlo Andrea Citterio,
il Tourig Club Italiano, rivolto ai praticanti del «velocipedismo» per divertimento e turismo.
133
Nel 1926 Giovanni Canestrini e Renzo Castagnetti danno vita alla “Mille Miglia”, corsa su strada per complessivi
1600 chilometri, che sarà soppressa nel 1957 a seguito di gravi incidenti. Nel 1924, invece, Enzo Ferrari, su Alfa
Romeo, è il primo vincitore della “Coppa Acerbo”, voluta dall’onorevole Giacomo in memoria del fratello Tito. Cfr. F.
SANTUCCIONE, P. SMOGLICA, Il circuito di Pescara 1924-1939, Geco, Pescara 2003 e L. TURRINI, Enzo Ferrari un eroe
italiano, Mondadori, Milano 2002.
134
La canzone Il bandito e il campione del cantautore Francesco De Gregori (1993) racconta la storia dell’amicizia tra
Costante Girardengo e il compagno di corse giovanili in bicicletta, Sante Pollastri, che «per antica miseria o un torto
subito» divenne un «feroce bandito», temuto da banche e polizia, che venne arrestato proprio al traguardo di una corsa.
135
Fascismo giornalistico, articolo non firmato ora in A. GRAMSCI, Socialismo e fascismo: l’Ordine Nuovo 1921-1922,
Einaudi, Torino 1966. Il riferimento è alle elezioni delle commissioni interne delle fabbriche torinesi del 1921, quando
gli operai vengono costretti a votare scrivendo i nomi di campioni sportivi, per non esporre alla rappresaglia fascista i
compagni, sindacalmente e politicamente, in prima linea. Cfr. G. LIGUORI, Una palla di cartapesta, in «LeN», a. XIV
(1997), nn. 2-3, pp. 43-44.
47
proselitismo anti-padronale nei periodi di maggiore lotta (elezioni, agitazioni,
scioperi, convegni)136.
comunque una realtà strettamente maschile, almeno fino al 1924, quando la “reginetta
136
A.LORENZINI, I ciclisti rossi, in «Avanti!», 2 ottobre 1912.
137
I. ILLICH, Elogio della bicicletta, a c. di F. La Cecla, tr. it. di E. Capriolo, Bollati Boringhieri, Torino 2006.
138
Sulla vicenda umana e sportiva di Alfonsa Rosa Maria Morini Strada (Castelfranco Emilia 1891-Milano 1959),
si veda R. RODOLFI, Un diavolo in gonnella, in «LeN», a. XX (2003), n. 2, pp. 54-69.
48
3. I Cinque cerchi
agonistiche a quelle competitive trova una data cardine nelle olimpiadi ateniesi
svoltesi dal 5 al 15 aprile del 1896 (dècade pasquale, quasi a voler coniugare
Il mito classico142 torna alla luce, reinterpretato dalla filosofia del fair play e
realizzare una fraterna comunione a partire dalla quale i diversi contributi si fondano
139
Cfr. A. NOTO, L’idea olimpica tra gli antichi e tra i moderni, in 20 anni di Accademia Olimpica Nazionale Italiana,
I Quaderni dell’Aoni, n. 11, 2007, pp. 75-83.
140
P. de COUBERTIN, Les jeux olympiques, Atene-Parigi 1896 e Le manifeste olympique, in «LeN», a. XII (1995), n. 1-2-
3, pp. 112-115. La bibliografia completa di Coubertin è stata pubblicata in Olympism. Selected Writers, Cio, Lausanne
2000, pp. 759-827. Per le questioni esegetiche, si fa riferimento a Pierre de Coubertin. Textes Choisis, Weidmann,
Zurich/Ihildesheim/New York, 1986, in 3 tomi, pubblicato su iniziativa del Cio sotto la direzione di Norbert Müller.
141
Il Comitato è fondato alla Sorbona nel corso del Congrès Internationale Athlétique de Paris, dal 16 al 23 giugno
1894. Primo presidente, strategicamente designato, è il greco Demetrius Vikelas, vice presidente della Società per lo
sviluppo degli studi dell’antica Grecia. Sulla genesi del movimento olimpico e sul «diretto controllo» esercitato da
Coubertin su Vikelas, cfr. J. LUCAS, The modern Olympic Games, Barnes, Crambury 1980, pp. 28-44. Sulla genesi e sui
primi anni di attività del Cio, si veda la testimonianza di P. DE COUBERTIN (Memoires Olympiques, tr. it. di M. L.
Frasca, Mondadori, Milano 2003).
142
Per quanto riguarda la concezione sportiva degli antichi, si rinvia al § 7.1.
143
A. LOMBARDO, Pierre de Coubertin. Saggio storico sulle olimpiadi moderne 1880-1994, Rai-Eri, Roma 2000.
49
continente, intrecciati nella bandiera olimpica144. La celebrazione dei giochi di
cessazione delle ostilità tra le poleis, per garantire l’incolumità degli atleti negli
Francese forma anche attraverso due significativi viaggi giovanili, in Inghilterra dove
del consentito, mentre chi cerca di avvantaggiarsi in qualunque modo non previsto
dalle regole non partecipa perché esula dalla competizione. Una volta, però, che
144
Esplicito in tal senso il discorso tenuto dal barone de Coubertin (1863-1937) ad Atene il 16 novembre 1894, ora in
Textes Choisis, tomo 2, Olimpisme, cit., p. 370.
145
Anche Timeo di Taormina (346-350 ca., a. C.) scriverà 38 libri di storia degli avvenimenti «dell’Italia, della Sicilia e
della Libia» utilizzando, come criterio di riferimento temporale, il susseguirsi delle edizioni dei giochi olimpici.
146
K. LENK, Tra rito, etica e mito, in «LeN», a. IV (1987), n. 1, pp. 20-55.
147
Sulle tante mitizzazioni delle idee coubertiniane, cfr. J. M. BROHM, Le mythe olympique, Christian Bougois Editeur,
Paris 1981.
148
. «L’importante nella vita non è trionfare, ma combattere, non è di avere vinto ma di essersi ben battuto» (P. DE
COUBERTIN, Les «trustees» de l’idée olympique, in «Revue Olympique», luglio 1908, pp. 108-10).
50
propria performance. «Lo sport (…) suppone il desiderio ardente della vittoria e il
meridionale, una manifestazione sportiva era stata definita “olimpica” dagli stessi
promotori150.
Verso la fine del Settecento un ritorno alle olimpiadi greche, che avrebbe
classicità, suscitata dall’esito positivo degli scavi archeologici, che nel 1875 avevano
Zappas, aveva convinto il re Otto I di Grecia a far rivivere il mito dei giochi olimpici,
finanziando personalmente l’evento152. I giochi si erano svolti nel 1859, nel 1870 e
nel 1875: quelli del 1870 erano risultati i più riusciti, grazie all’allestimento di uno
stadio che aveva consentito una visione prospettica, negata dalla piazza che aveva
sarebbero stati preferiti per posti stipendiati come dirigenti e allenatori nelle
fondamentalmente dai gruppi aristocratici con l’intento ben preciso di escludere in tal
149
P. DE COUBERTIN, La préface des Jeux Olimpiques, in Cosmopolis, a. II, aprile 1986, pp. 149-1896.
150
Si trattava di uno dei tanti festival, diffusi in Inghilterra ai primi del Seicento (e comprendenti corse e salti, lotta e
giochi vari) al punto che il re Giacomo I, nel 1618, dovette emanare la Declaration of Sports, nella quale specificava
che le pratiche ludiche domenicali erano permesse solo ai sudditi che avessero onorato i riti religiosi. La traduzione, a c.
di E. L. Russi, del documento del sovrano inglese si trova in «LeN», a. V (1988), nn. 3, pp. 70-3. La norma,
evidentemente disattesa, sarà riproposta nel 1633 da Carlo I.
151
C. BOTTA, Proposizione ai Lombardi di una maniera di governo libero, nella Stamperia altre volte di S. Ambrogio a
S. Maria alla Moneta, Milano 1797, p. 364. Cfr.
152
Cfr. D. C. YOUNG, I prolegomeni di Zappas, in «LeN», a. XII (1995), nn. 1-2-3, pp. 16 ss.
51
modo dalle gare il proletariato, c’è da dire che essa costituisce uno dei tanti, troppi
falsi miti153 riguardanti le idee di Coubertin. Intervistato dopo i giochi berlinesi del
1936, è lo stesso Barone a chiarire: «Ah, quale vecchia e stupida storia è quella del
felice e fiero. Dove trovate mai che esso esiga dagli atleti entranti nello stadio la
impossibile? Col mio giuramento non chiedo che una cosa: la lealtà sportiva che non
rispetto della ridicola concezione inglese che permette solo ai milionari di sacrificarsi
allo sport... Tale dilettantismo non sono io che l’ho voluto, sono piuttosto le
olimpico»154.
quadriennio olimpico, nel primo anno del quale vengono celebrati i giochi estivi,
mentre i giochi invernali sono stati più recentemente collocati all’inizio del terzo
153
Cfr. V. DINI, Religio athletae, in «LeN», a. XII (1995), nn. 1-2-3, pp. 96 ss.
154
Cfr. G. MEYER, Le phenoméne olympique, La Table Ronde, Parigi 1960, p. 27; B. ROGHI, Olimpia Olimpia,
Sperling & Kupfer, Milano 1960, p. 218.
52
§ 3.2 All games, all nations
vittoria del portacolori greco, Spyridon Louis, emulo del mitico Filippide nella gara
sport moderno. O almeno di quella pratica sportiva che vede l’atleta come individuo
solo e rinchiuso nella volontà di superarsi ad ogni costo e fino al sacrificio estremo.
Le successive due edizioni, Parigi 1900 e St. Louis 1904, non risultano
Universali156, passano in secondo piano rispetto alle scoperte tecnologiche che stanno
155
La gara di corsa nasce su suggerimento del filologo francese della Sorbona Michel Bréal, che cita il racconto dello
scrittore satirico greco del II secolo Luciano di Samosata, al quale però gli storici negano attendibilità, anche per quanto
riguarda il particolare della morte dello stremato messaggero. Il nome attribuito alla competizione è quello della città
greca, distante in verità 34 chilometri da Atene, dalla quale l’emerodromo (persona ben allenata in funzione di
comunicazione) ateniese parte dopo la vittoria nel 490 a.C. sui persiani, per annunciare alla patria il successo.
La distanza viene fissata a 42 chilometri e 195 metri nella maratona di Londra 1908, per assecondare il desiderio della
principessa Mary che aveva chiesto di poter assistere alla partenza dal castello di Windsor. Cfr. D. CAPIZZI, Le due
vittorie di Filippide, in «LeN», a. XIX (2002), nn. 1-2-3, pp. 64-67.
156
Cfr. P. L. BASSIGNANA, Le feste popolari del capitalismo: esposizioni d’industria e coscienza nazionale in Europa,
1798-1911, Allemandi, Torino 1997.
157
Prinstein conquisterà il titolo quattro anni dopo. Cfr. S. JACOMUZZI, Storia delle Olimpiadi, Einaudi, Torino 1976,
p. 29.
53
americano Ray Ewry, capace di sconfiggere nel salto in alto la poliomielite avuta da
pronuncia per Saint Louis, dove si disputano anche i mistificanti anthropologic days,
classicità161.
si era schierato anche Angelo Mosso, il quale riteneva gli italiani non ancora in grado
di misurarsi con gli stranieri in una gara mondiale per l’educazione fisica162.
Fortunato Ballerini, ginnasta163, aveva difeso, contro il senatore Mosso, la tesi della
158
Per l’Italia arrivano dall’equitazione le prime due medaglie, un oro e un argento conquistati da Gian Giorgio
Trissino.
159
Sui “giochi antropologici” si veda S. JACOMUZZI, Storia cit., p. 32.
160
Ex ciclista, corridore per scommessa contro cavalli e levrieri, l’atleta italiano entrò barcollante, il 24 luglio, nel
londinese White City Stadium; guidato da alcuni zelanti giudici, fra cui Arthur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock
Holmes, tagliò vanamente il traguardo. Il famoso compositore americano Irving Berlin scrisse una canzone chiamata
Dorando.
161
«Soltanto Roma – scrisse Coubertin alla moglie – può restituire alle Olimpiadi tutto quello che prima Parigi e poi St.
Louis hanno tolto» (L. TOSCHI, Romane olimpiadi, in «LeN», a. V (1988), n. 3, pp. 28-41).
162
«A Saint Louis i migliori campioni uscirono tutti dalle scuole: sono i collegi (col quale nome si comprendono i licei,
gli istituti superiori e le università) che riportano, tra gli americani, il numero maggiore di premi. È utile ricordarlo
perché da noi succederebbe probabilmente che le università e gli istituti superiori si disinteresserebbero completamente
a queste gare» («NA», vol. CXVI, serie IV, 1° aprile 1905).
163
Era stato anche, dal 1896 al 1898, presidente della Società ginnastica Roma, su cui si veda «LeN», a. XXIII (2006),
nn. 3, pp. 68-75.
54
ospitalità164. Per queste divisioni, per mancati sostegni finanziari e anche per
questioni di campanile con Milano e Torino, Roma aveva dovuto rinviare il suo
Stoccolma 1912 è invece nota come “l’edizione perfetta” dei giochi, che
complimentato dal re Gustavo V di Svezia: «You are the greathest athlet in the
world». Il polivalente campione viene però squalificato per aver partecipato, nel suo
da sole, Russia e Austria non riconoscono tale diritto. Viene trovato un compromesso
il principio «all games, all nations», ossia che può esistere una geografia sportiva
164
«Non è scritto che chi fa la festa abbia il dovere di superare in abilità gli invitati e di avere più premi e onori degli
altri. Nostro dovere è quello di vincere in cortesia e in ospitalità. Il male inteso amor proprio, l’egoismo e ogni altro
sentimento antisociale devono essere banditi. L’Olimpiade è una festa di educazione e di cultura fisica che mira a
generalizzare ed uniformare il sentimento del buono e del bello e a rafforzare i vincoli di amicizia tra i popoli civili»
(«NA», vol. CXVII, serie IV, 1° luglio 1905).
165
Cfr. A. LOMBARDO, I giochi perfetti, in «LeN», a. XII (1995), nn. 1-2-3, pp. 36 ss.
166
Sul punto, Coubertin torna in una lettera dell’aprile 1911 indirizzata a Victor Silbert, editore del viennese Allgemeine
Sportzeitung, per sottoscrivere il criterio già seguito dalla federazione europea di ginnastica sotto la direzione di Cupers
of Antwerp (P. DE COUBERTIN, Géographie sportive, in “Revue Olympique”, aprile 1911, ora in Textes Choisis cit., p.
452).
55
Paavo Nurmi, destinato a dominare le corse su lunga distanza, grazie alle sue
razionalizzare il dispendio di energie. Sono assenti le squadre, oltre che della Russia
Assegnare i giochi del 1924 a Parigi significa dare alla Francia le opportunità
cornice di Chamonix nel 1926 come «settimana inter-nazionale degli sport invernali»
la presenza delle nazioni, favorita dalla ripresa delle relazioni attraverso gli organismi
mentalità progressista tipica del popolo olandese. Los Angeles 1932 introduce i primi
esponenziale ma che, non casualmente, nasce nella città del cinema hollywoodiano.
nazioni partecipanti superiore di due unità (46 a 44) rispetto alle componenti della
167
Da allora, le olimpiadi bianche assumeranno importanza sempre crescente, fino all’edizione di Torino 2006. In Italia,
i giochi invernali erano già stati disputati nel 1956 a Cortina d’Ampezzo, a seguito di un complesso processo
organizzativo sostenuto da Giulio Onesti, Giulio Andreotti, Alberto Bonacossa e Paolo Thaon di Revel, ricostruito
da S. GIUNTINI, Il preludio di ghiaccio, in «LeN», a. XXIII (2006), n. 3, pp. 6-19.
56
ginevrina Società delle Nazioni. In polemica antiteutonica, la Francia non sfila nella
cerimonia inaugurale. Sconfitti nell’atletica, gli americani dominano nel nuoto (con
Arne Borg), dove sorprendono gli onorevoli piazzamenti dei piccoli ma tenaci
giapponesi.
Thursday del 24 settembre 1929, con il crollo delle quotazioni di Wall Street. Tramite
ritrovata fiducia. Alla cerimonia d’apertura non prende parte il presidente uscente
Roosevelt.
I due atleti più attesi, il francese Jules Ladoumegue, campione nel mezzofondo,
e l’ancora vincente Paavo Nurmi, detto “il dilettante più pagato del mondo”, non
diciottenne texana Mildred “Babe” Didrikson, oro negli 80 ostacoli prima di passare
al golf, disciplina che la vedrà per lungo tempo migliore atleta del mondo.
Negli anni Trenta, con l’affermarsi dei sistemi totalitari, si afferma anche nello
sport una politica di discriminazioni razziali. «I capi dello sport ebrei e quelli infettati
da essi, i pacifisti, i pan-europei – afferma un teorico nazista – non hanno più una
collocazione nello sport tedesco. Sono peggio del colera, della tubercolosi, della
sifilide»168. «Non è affar da negri – si poteva leggere su una rivista di quegli anni –
partecipare alle Olimpiadi. L’uomo libero bianco si trova a competere con lo schiavo
168
B. MALITZ, Die Leibeserziehung in der Nationalsozialistischen Idee, Monaco, 1933. Cfr. A. KRUGER, Non è affar da
negri, in «LeN», a. XII (1995), nn. 1-2-3, pp. 56 ss.
57
negro. Questa è una degradazione dello spirito olimpico senza pari. (...) I negri
occidentali. In realtà Hitler può decidere per la sua squadra (che comprende anche la
“mezza ebrea” Helene Mayer, campionessa olimpica uscente nel fioretto, la quale è
fortunatamente non ha potere sulle formazioni delle altre nazioni. Gli Stati Uniti, in
d’oro (cento metri, duecento, salto in lungo e staffetta) proprio sotto gli occhi di
Olimpia, il primo film su un’edizione dei giochi171, che vincerà la coppa Mussolini
L’Italia, oltre all’oro nel calcio, può festeggiare il suo primo successo olimpico
ostacoli172.
169
«Volkischer Beobachter», 19 agosto 1932.
170
Paradigmatica è la vicenda di Margarete “Gretel” Bergmann, primatista tedesca di salto in alto esclusa dalla
selezione olimpica tedesca per via della sua origine. Negli stessi anni, nell’Urss, il mancato allineamento alle posizioni
staliniste costa la cancellazione di alcune partecipazioni, come nel caso di Nikolay Kovtun, primastista del salto in alto
relegato in carcere come “nemico del popolo”.
171
La realizzazione del lungometraggio richiese quaranta operatori in campo, cinquecentomila metri di pellicola e due
anni per il montaggio. Sulla famosa e centenaria autrice, che nel 1934 aveva celebrato il raduno di Norimberga con un
altro film («Trionfo della volontà»), cfr. R. RUGGERO, Gli specchi dell’atleta, in «LeN», a. XII (1995), nn. 1-2-3, p. 80.
172
A Berlino partecipa Luigi Faricelli, raro esempio di longevità sportiva (ventotto titoli italiani, l’ultimo dei quali
conquistato a quarant’anni), che aveva esordito a Parigi nel 1924 e che, nel 1929 a Londra, aveva battuto il record
europeo dei 400 a ostacoli.
58
una cinquantina di paesi, ma il 17 luglio, dal Marocco, era partita l’insurrezione delle
truppe guidate dal caudillo Francisco Franco: anche la Spagna era più luogo per un
agonismo democratico173.
prigionia, non furono pochi i giochi e le competizioni svolti tra soldati di nazioni
diverse. Per i prigionieri lo sport, nonostante la guerra in corso, diviene non solo
e le medaglie di cartone, il gagliardetto col filo spinato, non valgono meno degli
Per rivedere i Giochi si deve attendere il 1948: Londra è la seconda città, dopo
altre due gare, salto in lungo e salto in alto, dove pure detiene i record mondiali.
173
S. GIUNTINI, Compagni di squadra, Lampi di stampa, Milano 2006, pp. 85-96.
174
A Langwesser, al confine tra Polonia e Germania, ai giochi organizzati nel 1940 partecipano prigionieri di sette
nazioni: Francia, Belgio, Polonia, Olanda, Jugoslavia, Norvegia (Cfr. «CdS», 23 marzo 2007).
59
«Io debbo obbedire a mio marito – è la spiegazione dell’atleta olandese – che decide
tanto che gli Stati Uniti ritengono necessario l’invio giornaliero di aerei per i
L’Italia, presenza gradita grazie alla scelta dell’8 settembre 1943, trionfa nel
lancio del disco (Adolfo Consolini è medaglia d’oro, Beppe Tosi d’argento) e nella
piscina, guidata da Gildo Arena definito dal radiocronista Niccolò Carosio «il
d’eccezione, Italo Calvino, che esalta per ideologia le imprese della squadra
sovietica177, per la prima volta presente ai giochi. In Finlandia brilla la stella di Emil
175
Crf. W. GIRARDI, I giochi olimpici, Rizzoli, Milano 1971.
176
Fino alla creazione dell’Internazionale sportiva rossa (Sportintern), le organizzazioni sportive nella Russia sovietica
erano subordinate alla preparazione pre-militare, nonostante Lenin, nel decreto sull’«Istruzione obbligatoria delle arti
marziali» del 1918, avesse valutato l’educazione fisica fondamentale nel processo pedagogico (si veda J. RIORDAN,
Marx, Lenin and Physical Culture, in «Journal of Sport History», 3, 2, estate 1976, p. 157). Il biografo Nikolaj
Valentinov descrive Lenin «grande camminatore, appassionato scalatore, tenace ciclista e buon pattinatore»
(N. VALENTINOV, Encounters with Lenin, Oxford university press, London 1968, pp. 79-81). Al contrario di Marx che
avversava ogni forma di esercizio, preferendo il gioco degli scacchi (cfr. Y. KAPP, Eleanor Marx, Lawrence and
Wishart, London 1972, vol. I, p. 193). Sullo sport sovietico, da ultimo, cfr. A. GOUNOT, Il pallone rosso. I bolscevichi e
la diplomazia del football, tr. it. di S. Piermaria, in «LeN», a. XXIII (2006), nn. 1-2, pp. 16-25.
177
«Guardate, spettatori americani, nello Stadio, questi altri campioni, questi giovanottoni di tipo contadino, dalle
grosse spalle con la tuta blu, dagli spessi lineamenti e dallo sguardo chiaro, guardate queste bionde e ben piantate
ragazze in maglietta rossa. Sono i sovietici, quelli che un’enorme pressione propagandista vi vuol spingere a
considerare come i peggiori nemici. Pensate che da loro lo sport procede nel senso opposto che da voi, dal basso in alto
anziché dall’alto in basso. Questi sono i figli dei lavoratori che hanno preso il potere nelle proprie mani, e sono
60
Zatopek, la “locomotiva cecoslovacca” che conquista i cinquemila metri, i diecimila e
la maratona178.
Melbourne (tranne che per gli sport equestri, disputati a Stoccolma), subito dopo
allestiscono all’ultimo momento una squadra che sfila con due uniformi diverse,
israeliane, francesi e inglesi nel canale di Suez, nazionalizzato dal presidente egiziano
complessive, tra le quali l’oro del ciclista Ercole Baldini nella prova individuale su
strada.
lavoratori essi stessi, che si sono costruiti palestre e campi sportivi in ogni fabbrica». I. CALVINO, «L’Unità»,
30 luglio 1952.
178
Ad Helsinki Consolini è ancora protagonista con un argento, preceduto da otto ori italiani, tra cui quello di Edoardo
Mangiarotti nella spada individuale. Cfr. L. ROSSI, La saga dei Mangiarotti, in «LeN», a. XXIII (2006), n. 3, pp. 78-81.
61
L’assegnazione nel 1960 a Roma dei giochi della XVII Olimpiade dell’era
organizzare, dopo nemmeno quindici anni dalla fine della guerra, un avvenimento
così rilevante, oltre che dal punto di vista sportivo, dal punto di vista economico,
politico e diplomatico.
L’Italia, alla quale Coubertin voleva da subito assegnare i giochi del 1908,
aveva più volte tentato di ospitare la manifestazione olimpica: già prima di Berlino
Lando Ferretti, lasciata la presidenza del Coni, aveva scritto: «L’Italia pone
ufficialmente la sua candidatura alle Olimpiadi del 1940; chiede alle altre Nazioni
(...) di riconoscere non solo la gloria antica di Roma ma anche la nuova potenza
L’allora presidente del Cio, conte Henri de Baillet-Latour, aveva dato segnali
accolto il desiderio dell’alleato Giappone, che aveva chiesto di poter festeggiare con
all’Italia l’appoggio per la successiva edizione del 1944. Ma gli eventi bellici
computate cronologicamente.
179
L. FERRETTI, Roma Olimpiaca, in «Lo Sport fascista», 2 febbraio 1935 (VIII), p. 8.
62
Bisogna dunque attendere il tramonto del 25 agosto 1960 perché migliaia di
colombe spicchino il volo nel cielo di Roma, subito dopo il giuramento dell’atleta,
letto da Adolfo Consolini. Sul piano agonistico spiccano i successi nella velocità
della “gazzella nera” Wilma Rudolph180 – ventenne americana di colore che a quattro
anni aveva perso l’uso della gamba sinistra per una poliomielite complicata dalla
polmonite –, la vittoria a piedi scalzi del maratoneta etiope Abebe Bikila, guardia del
corpo dell’imperatore Haile Selassie181, e le medaglie d’oro di Livio Berruti nei 200
metri, primo azzurro a imporsi in gare di velocità, di Raimondo D’Inzeo sul cavallo
Nel 1964 Tokyo è la prima città asiatica ad ottenere quell’olimpiade negata nel
1940 dal conflitto in corso: il gran finale è la gara dei 1500 metri piani del decathlon.
Il russo Rein Aun taglia per primo il traguardo dell’ultima prova, ma dietro di lui c’è
il tedesco Willi Holdolf, leader della classifica generale che, seppur sfinito, riesce ad
si recano le squadre di Indonesia (squalificata per aver negato nel 1962, in occasione
dei Giochi Asiatici, il visto d’ingresso agli atleti di Israele e di Formosa che aveva
comunista Corea del nord (ancor oggi divisa, ma non sempre nelle rappresentative
sportive, sulla linea del 38° parallelo, da quella del sud), mentre il razzista Sudafrica
– che aveva posto a condizione (subito rifiutata), per una esibizione della squadra di
180
Sull’atleta, cfr. U. GOBBI, Gambe irriverenti, «CdS», 13 novembre 1994, p. 24.
181
Sulla storia del maratoneta etiope, che si ripeterà a Tokyo, si veda G. LO GIUDICE, V. PICCIONI, Un sogno a Roma.
Storia di Abebe Bikila, Sei Decimi, Roma 2003. Cfr. anche G. PALUMBO, Berruti e Bikila, Prismi, Ariccia 1996.
63
calcio brasiliana del Santos, l’esclusione dei quattro calciatori di colore (tra cui Pelè)
Nel 1968 è Città del Messico, non ancora industrializzata e con forti tensioni
risponde sparando sulla folla, nella quale si contano oltre 250 morti e un migliaio di
feriti nel massacro di Piazza delle Tre Culture. Dal podio dei duecento metri Tommie
“jet” Smith e John Carlos alzano un pugno coperto da un guanto nero: è il gesto
antirazzista del “black power”, che pagheranno in proprio, privati come saranno di
onori e denari182. L’Italia consegue ben 10 ori, due dei quali (individuale e a squadre)
azzurro è il tuffatore Klaus Dibiasi, per un oro dalla piattaforma che sarà confermato
preciso intento di dimenticare i giochi della Berlino nazista. Purtroppo, tragica ironia
della sorte, l’intreccio con la politica, che aveva caratterizzato le gare svolte alla
presenza di Hitler, si manifesta ancora una volta, e questa volta in modo cruento: nel
recinto sacro e pacifico del villaggio olimpico il sangue viene sparso dai terroristi
182
Nell’edizione messicana si registrarono una serie di prestazioni d’eccellenza, favorite dall’altitudine della sede, tra
cui gli 8,90 metri nel salto in lungo dello statunitense Bob Beamon, migliorativo di ben 55 centimetri del primato
mondiale.
64
Con la pax Olimpiae profanata ci si pone il problema se si debba continuare le
gare o no183: con molti dissensi, si opta per la prosecuzione, con un giorno di ritardo
risulterà deficitario per via delle imponenti misure di sicurezza adottate a seguito
viene esclusa la squadra di Formosa, mentre molti capi di stato africani denunciano la
persistente politica dell’apharteid del Sudafrica, nelle cui carceri è ancora rinchiuso il
L’Italia può celebrare l’eleganza di Sara Simeoni, argento nel salto in alto che
diventerà oro quattro anni dopo e poi sarà ancora argento in America.
Olimpiadi dei boicottaggi: nel 1979, infatti, l’Armata rossa aveva invaso
blocco dell’est, per ritorsione, prende analoga posizione quattro anni dopo.
183
Cfr. S. SCHARENBERG, The Munich Olympic Stadium. A Political Assembly Room, in Sport e Culture, v. II,
pp. 283-92.
184
Sul piano sportivo sono da ricordare le imprese di Mark Spitz, nuotatore statunitense vincitore addirittura di sette
medaglie d’oro, che fa fruttare il suo fisico anche sul piano estetico, come testimonial di diversi prodotti commerciali.
Memorabili anche i successi di Olga Korbut, ginnasta sovietica di soli trentotto chilogrammi, capace di commuovere il
pubblico mondiale con il suo pianto in conseguenza di un errore alle parallele.
65
adeguato, misurato da un’inattendibile predominanza di medaglie sovietiche nel 1980
Per l’Italia le gare americane più emozionanti sono quelle vittoriose di Alberto
Cova, autore di una spettacolare rimonta nei diecimila metri piani, e del “due con”
dei fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale guidati dal timoniere Giuseppe Di Capua,
nel canottaggio.
In Corea del sud si disputano giochi machiavellici, nei quali il fine di favorire
Gelindo Bordin di inginocchiarsi a baciare la pista dello stadio coreano dove, per
cultura spagnola, con il villaggio olimpico (come mai) luogo di crescita inter-etnica.
Per la prima volta, definitivamente caduta ogni resistenza dilettantistica, nel torneo di
basket c’è la squadra dell’Nba chiamata Dream Team per il suo ineguagliabile valore
perfettamente nella linea evolutiva dello sport come business: nonostante l’opinione
generale che vede in Atene la sede più naturale per i Giochi del Centenario, il Cio
arriva sul tripode australiano venerdì 15 settembre 2000. Cathy Freeman, l’atleta
aborigena destinata a dominare i 400 metri, per una medaglia d’oro che assurgerà a
non più occultabile, l’aspetto del business mediatico, dell’atleta industria di se stesso
e testimonial delle grandi case produttrici di materiale (non solo) sportivo. Chi
gareggia lo fa per vincere: ma la vittoria significa denaro, la maggior parte del quale
185
Nell’olimpiade catalana l’Italia della pallanuoto rinnova la sua tradizione di successi, avviata da Gildo Arena e
proseguita con l’oro del 1960 che era stato conquistato, tra gli altri, dal “caimano” Eraldo Pizzo e da Geppino D’Altrui,
padre di Marco, nella finale marcatore del capitano spagnolo Manuel Estiarte, destinato al record di sei partecipazioni
olimpiche e all’incarico di membro del Cio. Sei sono complessivamente gli ori azzurri, due dei quali al collo della
fiorettista Giovanna Trillini che si confermerà leader anche quattro anni dopo, assieme all’altra campionessa jesina
Valentina Vezzali.
67
non è certo rappresentato dal premio dei rispettivi comitati olimpici. Lo dimostra
inequivocabilmente il primo classificato nella gara regina dei cento metri piani:
Maurice Greene, tagliato il traguardo, si toglie le scarpe, le alza al cielo e ne getta una
predefinita dal marketing nei particolari. Anche il futuro vincitore dei 400 metri,
Michael Johnson risponde ai quesiti dei giornalisti tenendo in mano le sue scarpe
dorate, per un “in hoc signo vinces” con cui auspica di dirigersi verso il gradino più
politica che promette alle attività promosse dal Coni garanzie di maggior tutela e
possibilità di sviluppo. Il 13 settembre 2000, infatti, Franco Carraro viene eletto nel
comitato esecutivo del Cio, superando nel ballottaggio il sudafricano Sam Ramsamy
umanizzazione: poco prima dell’inizio delle gare il professor Robert Schultz, docente
secondo il quale i primati mondiali nelle varie discipline non sono migliorabili oltre
186
Carraro è il quarto dirigente italiano ad ottenere un così prestigioso incarico, dopo il conte Alberto Bonacossa,
membro dal 1925 al 1953, il conte Paolo Thaon di Revel, dal 1932 al 1964, e Giorgio de’Stefani, dal 1951 al 1992. Una
settimana dopo entra nell’Esecutivo del Cio un altro dirigente italiano, Ottavio Cinquanta: dunque la presenza italiana
sale a cinque unità visto che, in qualità di rappresentante della federazione internazionale di ginnastica, c’è Bruno
Grandi, il quale si aggiunge a Mario Pescante (già presidente del Coni) e Manuela Di Centa, campionessa di sci
nordico, eletta in qualità di atleta.
68
attraverso la definizione della combinazione ottimale di corretta alimentazione,
A parte la validità scientifica dei dati, oggetto di vivace confronto tra gli
sui Giochi australiani, enfatizzati come quelli della pulizia (in effetti la maggiore
severità nelle verifiche aveva indotto diversi atleti a preventivi forfait, dalla stampa
certezze, che nel 1988 a Seul avevano oscurato l’oro di Ben Johnson sui cento
metri189.
Nel 2004 i Giochi olimpici dell’era moderna ritornano nella loro prima sede:
non si gareggia solo ad Atene, ma anche in quel territorio, delimitato a nord dal fiume
Peneo e a sud dall’Alfeo, che era stato Olimpia190. La maratona, che nel 1896 aveva
187
Le analisi del professor Schultz fissano il limite umano assoluto sui cento metri nel tempo di 9 secondi e 51
centesimi, 28 centesimi in meno della miglior prestazione mai fatta registrare. Per la maratona (i cui tempi si sono
accorciati di un quarto d’ora nell’ultimo mezzo secolo, ma che non potranno abbassarsi più di tre minuti fino al 2050) il
tempo minimo è individuato in 1 ora, 59 minuti e 29 secondi. La questione è rilanciata da due ricercatori inglesi, Alan
Nevill dell’Università di Wolverhampton e Gregory White dell’English Insitute of Sport di Bisham, in un articolo
pubblicato nel 2005 sul Medicine & Science in Sport & Exercise. Secondo le loro stime, il picco dei record maschili si
avrà tra il 2020 e il 2060, mentre decisamente prima si registrerà l’apice in campo femminile. Si veda anche
P. CERRETELLI, Sport, ambiente e limite umano, Mondadori, Milano 1985.
188
L’etimologia è ancora incerta: forse deriva da “dope”, liquido in uso in Inghilterra attorno alla fine dell’Ottocento
per impermeabilizzare le scarpe; forse è originato da “doop”, miscela di erba e alcool; forse scaturisce da “to dope”, che
significa imbrogliare. È certo comunque che nel 1889 il termine indicasse un beverone a base di oppio e tabacco
destinato ai cavalli da corsa.
189
Lo sprinter canadese aveva stabilito il record mondiale di 9”79, precedendo sul traguardo il “figlio del vento” Carl
Lewis, al quale la medaglia d’argento sarà sostituita con l’oro dopo l’accertamento della presenza di uno steroide
anabolizzante di tipo stanozol nelle urine dell’avversario.
190
In omaggio alle gare antiche, vi si disputa la gara di lancio del peso. La circostanza ha però suscitato non poche
polemiche, visto che i lanci previsti dal programma antico erano del disco e del giavellotto, non del peso: molti hanno
interpretato come un controsenso, oltre che un errore di ricostruzione storica, omaggiare le gare del passato attraverso
69
La fiaccola olimpica, due anni dopo, arriva proprio in Italia per celebrare i
organizzate manifestazioni di tipo olimpico delimitate per aree geografiche, tra cui i
Giochi del Mediterraneo193 che, ideati dal presidente del Comitato olimpico egiziano
e vicepresidente del Cio Mohamed Taher Pacha, hanno visto la loro nascita ad
Alessandria nel 1951 e che, nel 2009, saranno ospitati a Pescara, preludio ideale
all’Olimpiade del 2016 che l’Italia si augura di ospitare nella sua capitale Roma.
una competizione che, in realtà, non ne faceva parte. Il Comitato organizzatore dei Giochi 2004 ha però motivato la sua
decisione sottolineando come l’unica gara disputabile nel suggestivo scenario di Olimpia fosse proprio il peso: gli altri
lanci, con i moderni materiali, avrebbero infatti raggiunto gittate più lunghe di quelle consentite dagli spazi naturali.
191
Con le trentadue medaglie conquistate ad Atene (10 d’oro, 11 d’argento e 11 di bronzo), l’Italia raggiunge
complessivamente la quota di 493 successi (182 ori, 147 argenti e 164 bronzi) nelle edizioni dei giochi olimpici estivi
cui ha preso parte.
192
L’Italia conquista 5 medaglie d’oro e 6 di bronzo, per complessive 101 (36 oro, 31 argento, 34 bronzo).
193
Cfr. Y. GASTAUD, Les Jeux mediterraneens, une diplomatie culturelle, pendant la Guerre froide, in Sport e Culture,
v. II, pp. 71-9.
70
4. Il Coni
Mi sono recato
direttamente dal Ministro
per scavalcare comitati, delegati, giuria,
in modo da mettere tutti d’accordo (se possibile).
(Eugenio Brunetta d’Usseaux, 1906)
Nel 1904 l’Italia, non organizzata con un proprio comitato olimpico ufficiale,
non partecipa195: una struttura vera e propria appare poco dopo, tra il 1906 e il
1908196.
È solo nel 1914 che il Coni nasce ufficialmente197, precisamente nei giorni 9 e
del calcio, dell’automobilismo, del canottaggio e della scherma, oltre che i delegati
194
Sollecitati in tal senso dal governo greco che, nel proprio consolato in Italia, ospita i componenti italiani guidati da
Luigi Lucchini che, però, non riescono a persuadere il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti ad assumere un impegno
ufficiale. Sul punto, cfr. F. BONINI, Le istituzioni sportive italiane. Storia e politica, Giappichelli, Torino 2006, p. 63.
195
Cfr. G. GORI, L’Italia umbertina non ama Atene, in «LeN», a. VII (1990), nn. 1-2-3, pp. 118 ss.
196
Riunitisi il 10 giugno 1907 nella sede del Touring club a Milano su iniziativa del segretario del Cio Eugenio Brunetta
d’Usseaux, i presenti affidano la presidenza a Carlo Compas di Brichanteau. Il conte piemontese, sino alla prima guerra
mondiale, fu il braccio operativo di Coubertin. Cfr. C. BIANCHI, F. CARMINATI, G. COLASANTE, Alle radici
dell’Olimpismo italiano. Il Conte Eugenio Brunetta d’Usseaux (1857 -1919), a cura di G. De Luna, Toroc, Torino 2006.
Si veda anche L. MASTRANGELO, De Coubertin e Brunetta d’Usseaux, in «LeN», a. XXIII (2006), nn. 1-2, pp. 78-9.
197
Cfr. A. LOMBARDO, Alle origini del movimento olimpico in Italia, in «Ricerche storiche», a. XIX (1989),
n. 2, pp. 296-314.
198
L’ing. Carlo Montù nasce a Torino nel 1869. Nel 1909 fonda la Società d’Aviazione di Torino e, nel 1914, viene
nominato presidente dell’Aero Club d’Italia. Da ricordare un suo interessante Valore degli sports nell’educazione fisica
e loro limiti fisiologici (Roma 1913). Muore a Bellagio (Como) il 19 gennaio 1949.199 Cfr. L. RIGO, Storia della
normativa del Coni dalle sue origini alla legge istitutiva del 1942, in «RDS», 1986, pp. 565 ss.
71
Da quel momento il Coni assume la duplice caratteristica di essere riconosciuto
dal Cio come ente addetto alla preparazione e alla partecipazione degli atleti italiani
approva il primo Statuto del Coni199, che qualifica l’ente come «associazione di
§ 4.1 La fascistizzazione
Con l’avvento del fascismo è eletto al vertice del Coni un uomo di sicura fede
nel nuovo regime, Aldo Finizi, il quale però, implicato nel delitto Matteotti, verrà
dimenticare che lo sport non cura solo lo sviluppo fisico della razza, ma è suscettibile
seguiti e vigilati»201.
Il punto di svolta può essere collocato nel febbraio 1927, quando viene
emanata la nuova carta statutaria: «Il Coni si inserisce decisamente tra le realtà del
72
dei cuori fascisti, attraverso la formazione nuova, vengono, con unico statuto,
sottolinea che, nel V anno dell’era fascista, a promulgare il nuovo statuto non è più
sistema elettivo per le cariche sportive. «Il Presidente del Coni è nominato dal Capo
del Governo Nazionale su proposta del Segretario Generale del Partito», così come i
presidenti delle federazioni che, a loro volta, «designeranno al Presidente del Coni, a
cui spetta di ratificare la nomina, i nomi di coloro che intendono assumere a propri
collaboratori»203.
Il 30 dicembre del 1928 l’ufficio stampa del Pnf dirama una serie di
“Carta dello Sport”. Nel documento si sancisce che «tutti i giovani dai 6 ai 14 anni
sono affidati all’Onb per quanto riguarda l’educazione fisica», oltre alla preparazione
generica alle altre attività sportive per i giovani dai 14 ai 17 anni, mentre alla Mvsn
resta affidata l’educazione fisica delle Camicie Nere «nelle forme a carattere
che esso curerà l’educazione sportiva delle grandi masse soltanto per i seguenti sports
di carattere popolare: bocce, palla al tamburello, tiro alla fune, giuoco della volata,
202
Foglio d’ordini del Pnf, 2 marzo 1927.
203
Il controllo è garantito anche dalla presenza, nel Consiglio Nazionale, «di un rappresentante del Pnf, di un
rappresentante dei Guf, di un rappresentante dell’Ond e da un rappresentante ciascuno per i ministeri di Guerra, Interni,
Marina, Aeronautica, Istruzione, Finanza» (Carta dello sport, art. 4).
73
canottaggio a sedile fisso, palla al volo». Si stabilisce anche204 che «i Gruppi
sulle società sportive, in piena applicazione delle norme sancite nel patto Coni-Guf».
cominciare dal Foro italico di Roma, ideato nel 1927 da Enrico Del Debbio come
luogo dello sport per eccellenza, per finire agli stadi monumentali (Bologna, Firenze,
provinciali fasciste il progetto-tipo del “Campo sportivo del Littorio”. Vengono così
edificati in quasi tutte le città italiane (83 capoluoghi di provincia su 94) gli impianti
sportivi, stadi calcistici in particolare, che sono in massima parte quelli ancora in uso
il che spiega la particolarità tutta italiana della proprietà pubblica degli impianti e che
oggi, alla luce dei cambiamenti dello sport-business, costituisce uno dei limiti più
Quando il 5 maggio 1933 il segretario del Pnf Achille Starace207, già al vertice
del Dopolavoro e dei Giovani Fascisti, diviene presidente del Coni, il processo è
204
Ivi, art. 5.
205
Sull’architettura sportiva fascista, cfr. B. REGNI, Le statue nel foro. Ventisei scultori per sessantotto atleti, in «LeN»,
a. XXI (2004), n. 3, pp. 8-31. Si veda anche D. BOLZ, L’architecture des équipements sportifs en Italie fasciste: reflex
d’une idéologie écletique, in Sport e culture, v. II, pp. 215-23.
206
A Turati si dovette l’invenzione di una nuova disciplina sportiva “fascistissima”, la volata, un gioco misto di calcio,
rugby e pallamano nel quale due squadre di otto giocatori, affrontandosi in tre tempi di venti minuti, cercavano il tiro a
rete passandosi la palla con piedi e mani non trattenendola per più di tre secondi. La prima partita della nuova
disciplina, che non ottenne il consenso del pubblico, si disputò allo stadio del Partito (l’attuale “Stadio Flaminio”)
il 6 gennaio 1929.
207
Il gerarca pugliese Achille Starace (Gallipoli 1889-Milano 1945) fu segretario del Pnf dal 7 gennaio 1931 al 3
ottobre 1939 e come presidente del Coni promuoverà le “Gerarchiadi”, olimpiadi della nomenclatura di regime nel
biennio 1938-39.
74
concluso. Lo sport è diventato un perfetto instrumentum regni208: il fascio littorio
208
Cfr. § 8.3.
75
§ 4.2 Lo sport agli sportivi
dello sport nazionale viene trasferita a Venezia prima e, dall’agosto 1944, a Milano
poi, ponendo il Coni alle dirette dipendenze del Ministero della Cultura Popolare (il
“Minculpop”). Il fascismo rinuncia allo sport solo il 29 agosto 1944, quando viene
A Roma, liberata (4 giugno 1944) con il paese diviso in due e per metà
occupato, l’altra parte dello sport italiano cerca di riorganizzarsi. L’ente, già
ristrutturato nel 1942209, è troppo intimamente legato al fascismo perché non si senta
Nella divisione partitica operata dal Cln, il Coni è appannaggio dei socialisti
che decidono per lo scioglimento dell’ente e la conservazione dei suoi beni, affidando
sportivo, ma non era compromesso con il regime: anzi, si era costruito una discreta
209
Legge 16 febbraio 1942, n. 426.
210
Soppresso il Pnf con regio decreto n. 704 del 2 agosto 1943, è la Presidenza del Consiglio – in ottemperanza al regio
decreto n. 29/B del 28 dicembre 1943 “di defascistizzazione della Amministrazioni dello Stato” – a porre sotto la sua
tutela il Coni, affidando la gestione commissariale al conte Alberto Bonacossa, che però, dopo appena un mese, rinuncia
all’incarico.
211
G. ONESTI, Relazione, in Documenti sul Coni, Roma 1974.
76
democratizzato, ma sostanzialmente identico a quello del periodo precedente. Le
sport, cui concede autonomia in cambio della redditizia contropartita delle percentuali
“Lo sport agli sportivi”213 è la formula che caratterizza questa nuova stagione,
nella quale lo sport realizza la sua totale autonomia, grazie ai proventi derivanti dal
concorso pronostici, la cui gestione è prima affidata alla Sisal e poi al Totocalcio214.
diplomatico, che consente al Coni di mantenere il suo posto nel consesso olimpico, lo
212
Cfr. T. DE JULIIS, Il Coni di Giulio Onesti. Da Montecitorio al Foro Italico, Società stampa sportiva–Fondazione
Giulio Onesti, Roma 2001.
213
L’espressione è il titolo di un’intervista di Alessandro Frigerio a «GdS», 6 luglio 1945.
214
La prima schedina è quella del 5 maggio 1946. Il concorso, inventato dal giornalista triestino Massimo della Pergola,
in origine premiava i vincitori con 12 e 11 punti. Il “13” venne introdotto solo il 21 gennaio 1951.
77
Due anni dopo, il primo maggio, accompagna in udienza da papa Pio XII non
Santa Sede come garante dell’eticità sportiva: il 16 febbraio 1957 il suo prestigio è
Il 29 maggio del 1963, nel Salone d’Onore del Foro Italico, ha luogo la prima
«aggiornare i parlamentari delle aspirazioni dello sport italiano affinché essi possano
discuterle, farle proprie e poi realizzarle»218.Il risultato del nuovo confronto tra
mondo sportivo e mondo politico è la cosiddetta legge del fifty-fifty219 con cui Coni e
temuto confronti. Un ingranaggio perfetto che non ha avuto costi per lo stato, che
215
Il Pontefice saluta Bartali con un confidenziale “tu”, mentre a Coppi riserva un distaccato “lei”. Cfr. D. MARCHESINI,
Coppi e Bartali, Il Mulino, Bologna 1998, pp. 86-7.
216
Il fittissimo calendario dell’attività del presidente del Coni è ricostruito nel dettaglio in Giulio Onesti. Rinascita e
indipendenza dello sport in Italia, Lucarini, Roma 1986, pp. 69-225
217
Presidente della Federcalcio dal 1961 al 1966, dal 27 aprile 1965 al 27 settembre 1967 ha ricoperto anche l’incarico
di vicepresidente del Coni.
218
Cfr. T. DE JULIIS, Il Coni cit., p. 169.
219
Legge 29 settembre 1965, n. 1117.
220
Questa la ripartizione percentuale dell’incasso Totocalcio (al netto del diritto fisso), in vigore dal 1 gennaio 1989:
montepremi 38%, imposta unica 26,80%, Coni 25,20%, spese di gestione 7%, credito sportivo 3%.
78
Lo sport italiano trova la quadratura del cerchio. O almeno così sembrerà fino
all’istituzione del SuperEnalotto, la nuova lotteria che, nella seconda metà degli anni
dell’1-X-2.
Lo strapotere della Lega calcio di serie A e B che, nel tempo, ha sviluppato una
le gare vengano “spalmate” in più giorni, per permetterne la vendita alle nuove
(quasi) sempre le più importanti della giornata calcistica, con il conseguente esito di
Ma la crisi del Coni negli ultimi anni del Novecento non è dovuta solo a fattori
221
Il meccanismo è illustrato da M. UGHI, La scommessa tra sport, cultura e impresa, I quaderni di «LeN», a cura di
L. Mastrangelo, 2002, n. 3.
79
Un ciclone scuote dalle fondamenta l’organizzazione stessa dello sport italiano:
l’allenatore boemo Zdenek Zeman non porta prove (che non può avere) ma esprime i
L’allora vice presidente del consiglio dei Ministri Walter Veltroni affida a una
controlli antidoping nel calcio, effettuati nel laboratorio del Coni all’Acqua Acetosa.
L’attenzione, a questo punto, non può che concentrarsi sulla presidenza del
in data 13 ottobre 1998, presenta le sue dimissioni dalla presidenza del Coni che,
come da antico privilegio della ginnastica224, viene assunta in qualità di reggente dal
Veltroni, il giorno successivo, invia a Grandi una lettera in cui indica «le
quattro vie maestre» del processo riformatore: 1. autonomia del Coni dalle
222
Cfr. Processo alla Juventus per frode sportiva, Kaos, Milano 2004.
223
«In particolare, risulta dunque provato che la prassi di non accertare dopo le partite di calcio il ph e la densità
dell’urina nel settore del calcio è proseguita anche dopo l’approvazione del regolamento antidoping del Coni (30 aprile
1997) che aveva reso obbligatorio tale accertamento» («CdS», 15 ottobre 1998, pp. 4 e 5).
224
Sul ruolo svolto dal fenomeno ginnastico, si torni al § 1.2.
80
federazioni, sia per gli organi (ma non totalmente per i finanziamenti), sia per le
strutture (non per gli obiettivi sportivi, in modo che il Coni non sia più federazione
attraverso non più il collegio dei revisori dei conti, ma mediante una commissione di
garanzia.
Intorno a queste idee si innesca, con toni a volte anche aspri, un dibattito
politico-sportivo.
riforma225 che prevede l’ingresso di tecnici e atleti nel governo dello sport, proprio
corso temprato dalle esperienze come responsabile della federazione basket e come
dirigente della Roma calcio, che succede, nell’ordine, a Giulio Onesti, Franco
Carraro, Arrigo Gattai e Mario Pescante. «Dopo 57 anni – dichiara il ministro – nasce
per mettere la parola fine al tradizionale “si fa ma non si dice” e porre il nostro paese
225
Decreto legislativo del 23 luglio 1999, n. 242, Riordino del Comitato olimpico nazionale italiano, a norma degli artt.
11 e 14 della legge 15 marzo 1997, n. 59, in vigore dal 13 agosto 1999, pubblicato sulla G.u. n. 176 del 29 luglio 1999.
Per un approfondimento delle implicazioni giuridiche della riforma, si veda D. DE CAROLIS, De iure, in «LeN»,
a. XVI (1999), nn. 1-2-3, pp. 60 ss.
81
all’avanguardia in Europa, rafforzandone la posizione di autorevolezza nella lotta
contro il doping226.
principio che «l’attività sportiva è diretta alla promozione della salute individuale e
collettiva» e «non può essere svolta con l’ausilio di tecniche, metodologie o sostanze
una qualsiasi sostanza di cui non si abbia effettivo bisogno. L’atleta che risulti dopato
incorrerà, oltre che nelle squalifiche previste dall’ordinamento sportivo, anche nei
doping e per la tutela della salute nelle attività sportive» che «funzionerà come
porre fine a uno degli equivoci che tanti problemi e contraddizioni ha causato per
226
Il sospetto di doping a Sydney aveva coinvolto anche la squadra olimpica italiana, oltre a quella romena e a quella
statunitense, quest’ultima richiamata alle sue responsabilità direttamente dal responsabile della commissione medica del
Cio, il nobile belga Alexandre De Merode. Lunedì 25 settembre 2000 era stata infatti resa pubblica un’indagine
effettuata dalla Commissione Scientifica del Coni, la cui relazione aveva indotto il ministro della sanità Veronesi
all’immediata apertura di un’inchiesta. Oggetto dello studio il cosiddetto “Gh”, ossia il growth hormone, l’ormone della
crescita che presiede a gran parte del metabolismo muscolare e alla regolazione dei grassi corporei, con diretta
incidenza su prestazioni e recuperi. Un additivo naturalmente vietatissimo, che può causare alla lunga tumori maligni e
neoplasie, ma di difficile individuazione. Nel dossier inviato a Veronesi emerse uno scostamento sostanziale e anomalo
di diversi atleti dai valori di base della popolazione normale.
227
«Il Sole 24 Ore-Sport», 25 novembre-8 dicembre 2000.
82
anni allo sport italiano, ossia quel deleterio conflitto d’interessi scaturente dalla
All’inizio del terzo millennio il doping, sia nella versione di elevazione della
soglia di resistenza alla fatica, sia nella versione di potenziamento della muscolatura,
appare una pratica più che diffusa, senza veri argini, come dimostra la diffusione del
Thc, la prima sostanza dopante appositamente creata per gli sportivi. La lotta anti-
sportivo, deve tornare a fare i conti non solo con quella “medicalizzazione” degli
atleti di cui si parla in alcuni testi di Ippocrate e con quella “sacralizzazione” delle
pratica ludica.
all’avanguardia nella lotta al doping. I problemi più pressanti sono infatti di altra
natura.
società privata (Coni servizi spa229) la gestione dei giochi a scommesse, con
228
I giochi Totosei e Totobingol, legati al numero di reti realizzate nelle partite, non hanno riscontrato eccessivo favore
negli scommettitori. Maggior seguito ha fatto riscontrare il Totogol, che dalla stagione 2003-2004 viene riorganizzato
assieme al Totocalcio, che relega lo storico “13” a vincita di seconda categoria, prevedendo ulteriori premi per il “9” e
lo “0”.
229
Decreto legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 2002, n. 178.
83
dell’organizzazione olimpica e della cura dei rapporti internazionali con le istituzioni
sportive230.
230
Il provvedimento è contenuto nel «Documento di Programmazione economica e finanziaria» riferito al periodo
2003-2006, approvato dal Consiglio dei ministri il 5 luglio 2002.
231
D. Lgs. n. 15 del 2004.
232
L. n. 280 del 2003.
233
Tra gli interventi promossi dal Ministero, il disegno di legge, presentato il 26 luglio 2006, di «delega al governo per
la revisione del mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione del pubblico, in sede radio-
televisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati di calcio»; la legge 4 aprile
2007 n. 41 di conversione del decreto n. 8 dell’8 febbraio 2007 «recante misure urgenti per la repressione di fatti di
violenza connessi a competizioni calcistiche», oltre alla previsione, mediante la legge finanziaria, di incentivi fiscali per
le famiglie che iscrivano figli di età compresa tra i 5 e i 18 anni ad un’associazione sportiva.
84
5. L’identità nazionale
comunicazione le varie province, città e regioni della penisola, divisa allo scopo in
via portuale grazie ai marinai inglesi che, attraccando, scendono con il nuovo attrezzo
sanguinolente nei colpi di testa, è motivo per cui molti calciatori di questo football
In un’Italia che ambisce a essere riconosciuta nazione alla pari delle altre
85
neutrale e avanzata237, oltre al canale mitteleuropeo, dal quale scaturisce il primo
Non è dunque casuale che il calcio italiano veda i suoi centri di primigenio
nella capitale sabauda, il 15 marzo 1898, nasce la Federazione calcistica italiana che,
del Genoa, sorto nel 1893, da “Cricket and Athletic” in “Cricket and Football Club”,
e all’uomo-gol Leaver), si tiene, alla presenza di 177 spettatori, l’8 maggio 1898,
nello stesso tempo in cui Bava Beccaris spara sulla folla in tumulto per il caropane e,
237
Cfr. P. LANFRANCHI, Calcio e progresso tecnologico. Il ruolo degli svizzeri in Italia, in «LeN», a. VII (1990),
nn. 1-2-3, pp. 58 ss.
238
È proprio a Torino che nasce la prima squadra italiana, su iniziativa di Edoardo Bosio, ragioniere che era emigrato in
Inghilterra per lavorare nell’industria tessile, e di alcuni giovani aristocratici tra cui il principe Luigi di Savoia, duca
degli Abruzzi, e il marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia. La denominazione scelta è International Football Club, per
il fatto che vi «giocheranno persone di varia nazionalità». Cfr. S. GIUNTINI, La nazionale di calcio a Milano, in Azzurri
1990. Calcio a Milano, La Meridiana, Roma 1990, p. 50.
Di questo calcio italiano primigenio è testimone Herbert Kilpin: «Non avevo ancora vent’anni quando venni in Italia,
stabilendomi dapprima a Torino. Era il settembre del 1891. Ero arrivato da poche settimane quando, una domenica, il
mio carissimo amico e compatriota Savage, valentissimo giocatore, mi invitò ad accompagnarlo in piazza d’armi, per
partecipare ad un match. Il football era da pochissimi anni praticato a Torino e a Genova. Quel giorno, si disputava un
match amichevole tra la squadra inglese e quella italiana del F.C. Torinese. Mi invitarono a occupare un posto nella
prima linea della squadra inglese. Mi rimboccai i calzoni, deposi la giacca ed eccomi in gara. Mi avvidi di due cose
curiose; prima di tutto, che non c’era ombra dell’arbitro; in secondo luogo, che a mano a mano che la partita si
inoltrava, la squadra avversaria andava sempre più ingrossandosi. Ogni tanto uno del pubblico, entusiasmatosi, entrava
in gioco, sicché ci trovammo presto a lottare contro una squadra formata da almeno venti giocatori» (H. KILPIN, Verso il
venticinquennio del football, in «Lo sport illustrato», 29 febbraio 1915, p. 9).
239
Lettera di Alberto Jourdan al sindaco di Torino, 2 aprile 1898. «GdS», 3 aprile 1898.
240
Portiere, capitano e allenatore della squadra che vince il primo dei suoi nove titoli (2-1 ai tempi supplementari nella
finale con l’Internazionale Torino) in casacca bianca – la maglia rossoblù viene introdotta il 25 gennaio 1901, al termine
di un’assemblea nella quale i sostenitori dei colori bianco e blu vengono superati di un solo voto – il dottor James
Spensley ha il merito di aprire il club anche ai soci italiani.
86
§ 5.1 La Nazione sportiva
nazionale, anche grazie all’avvento del telegrafo e al successo della stampa sportiva.
1910, alla presenza di quattromila spettatori all’Arena di Milano tra i bianchi241 della
nostra nazionale e quella dei francesi, sconfitta per sei a due. Il rendiconto nazionale
comincia a nutrirsi non solo di agonismo ma anche di primati, non solo di confronti
ruolo sia sulla scena internazionale che nella “sfera della colonizzazione”242.
pratica alpinistica: «Ci siamo innamorati delle nostre Alpi quando vi abbiamo
241
La nazionale italiana giocherà con la maglia azzurra (colore di campo dello stemma savoiardo) a partire dall’incontro
con l’Ungheria del 6 gennaio 1911, sempre all’Arena di Milano. A. BALESTRIERI, Giochi sportivi, in «Almanacco dello
Sport», 1915, p. 185.
242
Il 3 aprile 1900, contro la Svizzera a Torino, la rappresentativa era formata da nove stranieri su undici delle squadre
genovesi, milanesi e torinesi.
243
G. VOLPE, L’Italia in cammino, Treves, Milano 1927, p. 143.
87
riconosciuto le guardiane della patria», si era infatti letto dopo che Quintino Sella e
vigilia della disastrosa campagna d’Eritrea (1896), avevano prescritto per l’ora di
ginnastica l’uso dei bastoni di ferro o dei manubri, il getto del peso e del sasso, il
Nasceva così l’epos dell’eroe italico, guerriero e sportivo, che sarà vissuto
interventista permeano la gran parte del movimento ginnastico e del sistema sportivo
operanti in Italia.
1914.
244
Nel gennaio 1865 esce il primo numero del Bollettino Trimestrale del Club alpino di Torino. Sull’attività alpinistica
di Sella «fra politica e scienza», cfr. A PASTORE, Alpinismo cit., pp. 17-25.
245
L. CAPELLO, Guerra ed educazione fisica, «Il Ginnasta», marzo-aprile 1912.
246
P. FAMBRI, La ginnastica bellica, Casa editrice italiana, Roma 1895. Cfr. anche A. MUCCI, Sulla ginnastica militare,
Napoli 1883.
88
Dopo Caporetto (24 ottobre 1917), la mobilitazione della comunità nazionale
Filippo Tommaso Marinetti, così come l’intero movimento futurista, dopo aver
rischiato con tutto lo spirito volontaristico possibile «il gran giuoco della guerra»247,
Poeta-Soldato a più riprese aveva dimostrato, con i fatti e con le parole, grande
privato, dilettandosi nella pratica di diversi sport, sia nel pubblico della sua azione (si
pensi al volo su Vienna) e della sua arte (si pensi al romanzo Forse che sì, forse che
Gabriele d’Annunzio è stato il prototipo dello sportman. Nuota assai prima che
247
F. T. MARINETTI I futuristi volontari al fronte, in «Lo sport illustrato e la guerra», 15 febbraio 1916.
248
F.T. MARINETTI, La nuova religione-morale della velocità, Direzione del Movimento futurista, Milano 1916,
e Lussuria velocità, Modernissima, Milano 1921.
249
L’opera venne ispirata dalla visione dello spettacolo grandioso offerto dal primo raduno aereo d’Italia, svoltosi a
Montichiari, nel bresciano, tra il 9 e il 12 settembre 1909: assieme al Vate, vi assistono Franz Kafka e Giacomo Puccini.
Cfr. G. SAVOLDO, Kafka e d’Annunzio nei cieli di Montichiari, in «LeN», a. V (1988), n. 1, pp. 48 ss.
250
Nelle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903), d’Annunzio scrive: «Agili guizzavan nel gelo/i
muscoli, all’impeto avverso/resistendo: ma d’improvviso/ per tutta la carne un’azzurra/ fluidità mi rincorse/ e i muscoli
furon su l’ossa/ come i fili dell’acqua/ turgidi contra le selci».
89
antidiluviano ordigno, progenitore della bicicletta»251, e sono gli anni in cui i governi
delle città sono ancora dubbiosi se sia il caso di ammettere le pedalate nei centri
vicissitudini, verrà fatto proprio dalla Nazionale di calcio a partire dal 27 aprile 1947
ginnastica sul libro, il predominio della forma fisica sulla coltivazione intellettuale.
nel capitolo «Dei fondamenti» si legge che gli Statuti avrebbero dovuto garantire a
tutti i cittadini d’ambedue i sessi «l’istruzione corporea, palestre aperte e fornite», cui
lavorativa di otto ore. La dinamica è sintonizzata sulle nuove esigenze culturali e sui
sempre meglio con gli statuti e gli obiettivi sportivi: ambizione primatistica, ruolo
251
Sulla nascita e l’evoluzione del fenomeno ciclistico, si rimanda al § 2.2; per quanto riguarda le sue connessioni con
la stampa sportiva, si veda il § 9.2.
252
G. VERGANI, Meglio convien credere al corpo che all’anima, in Il piacere del corpo: D’Annunzio e lo sport,
Electa, Milano 1999, pp. 14-15.
90
dell’alea, ansia recordistica, velocità e misura, compiacimento agonistico.
educazione del corpo253, Gentile opta per una soluzione che assegna una prevalenza
un ente esterno255. Contrari rimangono sia i sostenitori di una educazione fisica basata
sulla ginnastica e completata dagli sport, gestita dal ministero della pubblica
dall’esercito.
sistema sportivo, del modello centralistico e burocratico del sistema statale, alla
253
G. GENTILE, La riforma dell’educazione. Discorsi ai maestri di Trieste, Laterza, Bari 1920.
254
Sulla nascita del movimento ginnastico si torni al § 1.3.
255
Si tratta dell’Enef istituito con r.d.l. 15 marzo 1923, n. 684.
256
Cfr. B. CORREA, Fascismo e sport, in «PI», 2 aprile 1924.
91
Il regime fascista incentiva la dimensione nazionalistica e competitiva dello
della preparazione militare del Paese. Le finalità pre e paramilitari risultano chiare nel
concorso ginnastico organizzato a Milano nel 1928 per celebrare il decennale della
Vittoria: sulle pedane e sulle piste si gareggia anche nel lancio delle bombe e nelle
organizzazioni del regime non solo nelle strutture premilitari quali la milizia
(Ond)259, nei fasci giovanili di combattimento (Fgc), nei gruppi universitari fascisti
257
Viva l’Italia, Annuario italiano del Giuoco del calcio, 1929, p. 15.
258
Istituita con r.d.l. 14 gennaio 1923 n. 31, la Mvsn ricevette nell’agosto 1924 compiti speciali nell’istruzione
premilitare, un campo nel quale l’attività fisica aveva particolare importanza (G.A. CHIURCO, L’educazione fisica nello
stato fascista. Fisiologia e patologia chirurgica dello sport, Tip. S. Bernardino, Siena 1935). L’obbligatorietà
dell’istruzione premilitare per tutti i cittadini fino ai diciotto anni sarà riconosciuta solo nel 1930, mentre nel 1934 sarà
affermato il concetto che «l’addestramento militare è parte integrante dell’educazione nazionale» («La scuola fascista»,
n. 12, 1934).
259
L’Ond, istituita con r.d.l. 1 maggio 1925 n. 582, alle dirette dipendenze del Ministero dell’economia nazionale, è
presieduta da Mario Giani fino ai primi di aprile 1927. Achille Starace, commissario straordinario dell’Ond dal 1930,
assegna alla pratica ginnica e sportiva un ruolo decisamente centrale rispetto all’istruzione, alla formazione e
all’educazione. (Cfr. A. STARACE, L’Opera Nazionale Dopolavoro, Mondadori, Milano 1933).
260
Nell’estate del 1930 il Guf può contare 28.000 federati, mentre alla vigilia della guerra – secondo le fonti fasciste – i
Guf saranno novantadue per un totale di centomila studenti. Cfr. L. LA ROVERE, Storia dei Guf, Bollati Boringhieri,
Torino 2003.
261
L’Onb per l’assistenza e l’educazione fisica e morale della gioventù dagli otto ai diciotto anni (8-14 balilla, 14-18
avanguardisti), alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri, è istituita con Legge del 3 aprile 1926
92
Si registra una crescita di organi e istituzioni collaterali che estendono l’attività
del Pnf non solo nel campo assistenziale, educativo, scolastico e sindacale, ma anche
integrale”262.
Negli anni trenta l’Italia come Nazione Sportiva, guidata da un Mussolini che
n. 2247. Primo presidente è il carrarese Renato Ricci, che governa l’ente fino al settembre 1937. Destituito Ricci da
Mussolini, nasce la Gioventù Italiana del Littorio (Gil), istituita con r.d.l. 27 ottobre 1937 n. 1839, alle dirette
dipendenze del Pnf.
262
Cfr. Perché lo sport deve essere controllato dal Partito, in «RF», 19 dicembre 1926.
263
A dare un’immagine vincente dell’Italia mussoliniana non ci sono solo le vittorie della Nazionale di calcio (Roma
1934 e Parigi 1938), le vittorie ciclistiche (Girardengo, Binda, Guerra, Bartali), quelle automobilistiche (Ascari, Varzi e
Nuvolari, e dal 1927 le Mille Miglia), le imprese aviatorie (Italo Balbo e F. De Pinedo) e il titolo mondiale di boxe di
Primo Carnera che, prima di combattere con Jack Sharkey il 29 giugno 1933, dichiara: «So che potrò essere ricevuto dal
Duce se porterò in Italia lo scettro di campione. Per realizzare questa mia aspirazione darò tutto me stesso e vincerò».
(Sul punto, cfr. G.V. FANTUZ, I. MALFATTO, Mio padre Primo Carnera, Sep, Cassina de Pecchi 2002, p. 76. Cfr. anche
G. GIOVANARDI, Primo Carnera mette knock-out Sharkey, «GdS», 2 luglio 1933). È l’intero sistema sportivo, come
dimostrano i piazzamenti ottenuti ai Giochi olimpici tenutisi nel 1932 a Los Angeles (seconda dopo gli Stati Uniti) e nel
1936 a Berlino (terza, dopo Germania e Stati Uniti). Il transatlantico “Rex” conquista nel 1933 l’Oceano Atlantico. Il
cavallo Nearco vince il Gran Premio a Parigi.
93
Unica nota, per così dire, stonata sarà il volo su Roma del giovane poeta Lauro
maresciallo fascista dell’aria Italo Balbo, quelle parole di libertà che latitavano ormai
da sette anni264.
competitiva, vincente; non aveva più nulla a che fare con gli emigranti, i poveri, i
fascista sulle nazioni liberali. Nasce il campionismo265 come ideologia del primato.
cercano di opporsi. Tra questi, il conte Alberto Bonacossa che, assertore della
nobile liberale – specialmente dalla massa dei buoni atleti, non dal numero delle sue
vittorie olimpiche. Nonostante queste critiche, gli atleti vittoriosi (i “soldati dello
sport”) diventano i migliori ambasciatori politici del regime che si attribuisce per
intero il merito delle vittorie, avendo sostenuto perfino con una tombola nazionale di
264
L. DE BOSIS, Storia della mia morte, «Times», 5 ottobre 1931.
265
Cfr. F. CHISARI, Mass-Sports versus ‘Campionismo’ in Fascist Italy, in Sport and Education, pp. 280-6.
94
cinque milioni la partecipazione dei Mussolini’s boys alle olimpiadi di Los
Angeles266.
La Vittoria si aggiunge alla mitologia di regime che già può contare sul Duce,
novembre 1934 dalla nazionale di calcio ad opera di quella inglese, viene trasformata
di spalle e largo di pancia»268, viene costruito il mito del Duce uomo di sport269.
Lando Ferretti racconta come Mussolini non avesse da giovane particolari attitudini o
passioni per la pratica sportiva ma, in seguito, «il suo temperamento irruente, l’amore
per tutto ciò che avesse uno sfondo agonistico, ed anche una certa dose di
fare esperienze come cavaliere e spadaccino. Per Ferretti, dunque, «il Mussolini
sportivo nacque con il trionfo del fascismo»270. «Il suo torso è possente – si legge in
una delle tante descrizioni del gigante fra i pigmei – le braccia atletiche. Sembra fatto
sentiamo che nessuno può vincerlo»271. Di qui le sue imprese nelle più svariate
discipline, esclusa la bicicletta: equitazione, sci, nuoto, scherma, motori. Di qui gli
266
«GdS», 14 febbraio 1932.
267
La gara, giocata nel mitico stadio londinese dismesso nel 2006, vide gli inglesi padroni di casa avanti per 3-0 dopo
appena 12 minuti, con due reti di Brook e una di Drake, prima di essere quasi raggiunti dagli italiani, in dieci fin dal 4’ a
causa dell’infortunio di Luisito Monti, con due reti di Meazza. Eroe della giornata fu il portiere italiano Ceresoli, capace
anche di neutralizzare un calcio di rigore di Brook dopo appena un minuto di gioco.
268
FULCA, L’atleta parla agli atleti, «Il Ginnasta», a. I, n. 1, 1934.
269
Cfr. Mussolini e lo sport, Paladino, Mantova 1928.
270
L. FERRETTI, Il libro, p. 95
271
A. COTRONEI, Cesare gladiatore, in «PI», 28 ottobre 1934.
95
appelli non solo al «cervello calcolatore e alla mente che ragiona», ma anche ai
racchetta con lui che, alla vigilia del suo improvvido «Tireremo dritto», si rifiutava a
Il 25 aprile 1945 riconsegna agli italiani il calcio, che pure era stato presente,
pure si era disputato tra mille difficoltà), ma anche un sistema sportivo appesantito
dall’uso ventennale fattone dal regime e una dimensione, quella agonistica, snobbata
da gran parte dell’intellettualità che l’aveva definita un falso ideale. Di qui la fortuna
dello slogan antifascista «se lo sport è salute viva la tubercolosi» che deve aver
272
Cfr. Quarant’anni di olimpiadi moderne. 1896-1936, supplemento a «GdS», 19 luglio 1936, p. 59.
273
Sulle due edizioni olimpiche si veda il § 3.1.
274
B. ROGHI, Lo sport è un’arma, «GdS», 16 maggio 1940.
275
Cfr. «Il Secolo XIX», 10 febbraio 1941.
276
P. LEVI, La tregua, Einaudi, Torino 1963.
277
Alla ripresa, nella stagione 1945-’46, a imporsi è ancora la squadra granata, al termine di un girone finale
comprendente le quattro migliori classificate dei tornei “alta Italia” e “centro–sud”. Nel 1944 si era disputato un
“campionato di guerra dell’Alta Italia”, vinto dai Vigili del Fuoco di La Spezia, motivo per il quale attualmente la
formazione spezzina può vantare sulle maglie uno scudetto celebrativo.
96
influito sui nostri padri costituenti, se è vero che nella nostra Costituzione non c’è un
col berrettino tricolore, Gino Bartali279. Vincendo il Tour del 1948 Bartali contribuì
infatti a non far precipitare la spaccatura politica e sociale conseguita all’attentato del
politicamente.
L’Italia appena sconfitta non aveva molte risorse e approfittava di quelle rare
Superga del 4 maggio 1949, riusciranno nella tragedia a far sentire più uniti chi, l’8
maglia bianco celeste, primo a vincere nello stesso anno i due grandi giri – a
diffondere tale immagine; almeno fino alla sua tragica fine (2 gennaio 1960), il
invincibilità.
278
Un riferimento implicito è contenuto solo nell’art. 117 dedicato alle competenze delle Regioni.
279
Il campione aveva contribuito al salvataggio di molti ebrei toscani, ai quali aveva distribuito salvacondotti nascosti
nella canna della bicicletta con la quale si spostava per centinaia di chilometri dichiarandosi “in allenamento”. Cfr. M.
GUGLIELMI, Un naso in salita, Rai-Eri, Roma 2002 e L. TURRINI, Bartali. L’uomo che salvò l’Italia pedalando,
Mondadori, Milano 2004.
280
Un uomo solo. Vita e opere di Fausto Coppi, a cura di G. Casadio e L. Manconi, Piùlibri, Milano 1979.
97
Coppi affiancato a Bartali, la Ferrari duellante con l’Alfa Romeo, la Vespa
contrapposta alla Lambretta, le squadre del campionato in lotta tra loro: tutti dualismi
dovuti, oltre alle differenze culturali e alle lotte politiche, alla volontà repubblicana di
democratico, delle migrazioni interne e del boom industriale, lo sport contribuì alle
Tempo libero, loisir e american way of life hanno favorito la stagione favolosa
della socialità sportiva degli anni Sessanta. Tra il 1968 (titolo europeo) e il 17 giugno
1970 (semifinale messicana) esplose una felicità di massa fatta di socialità patriottica
che portò nelle piazze bandiere tricolori, inni e simboli dell’identità nazionale, che
troverà il suo culmine nel titolo mondiale del luglio 1982, per rinnovarsi dopo
“tutta intera” anticipata qualche anno prima da Francesco De Gregori in Viva l’Italia
(1979).
281
Sul concorso a pronostici, retro (§ 4.2).
282
Censis, I consumatori di calcio. Miti, abitudini e attesa del “popolo” calcistico, Roma 1989. Si tratta di una ricerca
commissionata dalla Figc.
283
Sul Mundial iberico si veda il § 6.3.
98
La spettacolarizzazione del tifo284 per le rappresentative nazionali (dalla Ferrari
ad Azzurra e Luna Rossa nella vela), e la sua dilatazione all’esterno dei recinti
tradizionali e dei luoghi deputati, come i caroselli di automobili con i loro clacson, se
nel 1990, decisero di isolarsi nella cittadina toscana per evitare eccessive
Lo sport diventa più che mai uno degli strumenti definitori di una identità
“tangentopoli”285.
284
Il primo inserimento del termine in un dizionario avvenne nel 1935, nel Dizionario moderno di Alfredo PANZINI.
Secondo il Dizionario etimologico della lingua italiana (Zanichelli) il termine “tifosi” sarebbe comparso in una cronaca
del «Resto del Carlino» del 1929. Secondo Gramsci, venuta a mancare una vita politica, sono rinati i campanilismi,
ragione per la quale bisogna distinguere il “tifo sportivo” dal “tifo campanilistico sportivo”. A. GRAMSCI,
Sull’apoliticismo del popolo italiano, Quaderno 9 (1932), in Quaderni dal carcere, a cura di Valentino Gerratana,
Einaudi, Torino 1977, vol. II, p. 1117. Il termine “tifo” è stato rintracciato nei primissimi anni ’20 in giornali pugliesi,
che riportavano il gergo degli spalti. Qualcuno ha voluto proporre un’origine colta, dal greco typhos (fumo, vapore,
stordimento, febbre). Tifo violento nel calcio, in «Lo sport fascista», n. 7, luglio 1930. Il primo libro che inserisce il
termine nel titolo stesso è Tifo sportivo e i suoi effetti, Quaderni di poesia, Milano 1935, di N. PINO, medico siciliano e
intellettuale futurista prima e anarchico poi.
285
Sul punto, § 6.3.
99
6. La mondializzazione del “gioco più bello”
Il calcio – le cui regole erano state definite nelle riunioni che si protrassero tra
il 26 ottobre e l’8 dicembre 1863 alla Free Mason Tavern di Londra286, dando vita
svolgono con regolarità incontri tra le selezioni delle varie nazioni: i tempi sono
dunque maturi per organizzare una competizione che metta di fronte le varie scuole
dà il nome alla coppa290, premio per la squadra “campione del mondo”, con la
286
Otto anni dopo, il 26 gennaio 1871, anche il rugby costituisce la sua Union tra i venti club londinesi, in un incontro
al Pall-Mall Restaurant. Cfr. G. TOGNETTI, Rugby: da una città uno sport, Cappelli, Rocca S. Casciano 1969, p. 4.
287
Secondo MELVYN BRAGG (Twelve British book that changed the world, Hodder & Stoughton, London 2006) il Book
of the Rules of Association Football rientra nei «dodici libri inglesi che hanno cambiato il mondo». Della lista di Bragg
fanno parte la Magna Charta (1215), The king James Bible di William Tyndale (1611), The first folio di William
Shakespeare (1623), Principia matematica di Isaac Newton (1687), Patent specification for Arkwright’s spinning
machine di Richard Arkwright (1769), An Inquiry into the nature and causes of the wealth of nations di Adam Smith
(1776), On the abolition of the slave trade di William Wilberforce (1789), A vindication of right of the woman di Mary
Wollstonecraft (1792), Experimental researches in electricy di Michael Faraday (3 voll, 1839, 1844, 1855), On the
origin of species di Charles Darwin (1859) e Married Love di Marie Stopes (1918)
288
Cfr. A. WAHL, La ball au pied. Histoire du football, Gallimard, Paris, 1990-1993, tr. it. Il calcio. Una storia
mondiale di C. Montrésor, Electa/Gallimard, Trieste 1994, pp. 59-61.
289
Jules Rimet (1873-1956) inizia la scalata professionale negli ambienti del cattolicesimo sociale. Iscrittosi alla
Democrazia Cristiana, individua nel calcio un veicolo di emancipazione, tanto da fondare in successione la squadra del
Red Star nel 1897, la Lega francese nel 1910 e la Federazione nel 1919. Nel 1921 assume la presidenza della
federazione mondiale, la Fifa, da cui si dimetterà due anni prima della morte. Convinto assertore del professionismo,
propugna il principio che «chi gioca al calcio deve potersi guadagnare di che vivere».
290
Statuetta di circa 4 chilogrammi di oro massiccio, alta trenta centimetri, realizzata dall’orafo parigino Abel La Fleur
per effigiare la vittoria alata. Dopo l’assegnazione definitiva, avvenuta in Messico nel 1970, è stata sostituita dalla
100
clausola che il trofeo sarà assegnato definitivamente alla nazionale che, per prima,
autodefinendosi «il padre del football perché tutti sanno che la madre è
delle altre nazioni che, a suo giudizio, non potranno mai raggiungere i livelli degli
inventori del calcio292. Con maglie di lana pesantissime, pantaloni lunghi fino al
luglio lo stadio del “Centenario” di Montevideo si tramuta in una bolgia, con i tifosi
ospiti a minacciare «Argentina o muerte»: l’arbitro John Langenus, dopo aver subito
prima del quale stabilisce di far giocare un tempo con il pallone argentino e l’altro
con quello uruguagio. Finisce 4-2 per i padroni di casa, con Langenus a dirigere gli
ultimi minuti vicino all’uscita, nel timore di perdere il piroscafo italiano “Duilio” che
sarebbe dovuto partire un’ora dopo per l’Europa293. Il giorno seguente, in Uruguay,
celebre coppa a 18 carati realizzata dall’italiano Silvio Cazzaniga: l’originale di questo trofeo dovrà essere sempre
rimesso in palio.
291
Cfr. G. BRERA, Il calcio azzurro ai Mondiali, Campironi, Milano 1974, p. 20.
292
Cfr. G. SAVOLDO, Predominio uruguaiano, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 56-58 e P. OGLIOTTI, A. RUSSO,
Storie sacre. Dalla creazione alla fine del millennio, a cura di Romano Bretti, in «LeN», a. XV (1998), n. 1, pp. 70 ss.
293
F. PARIGI, 1930-2006 anni mondiali. Da Montevideo a Berlino, Curcu & Genovese, Trento 2006, pp. 35-6.
101
L’organizzazione del mondiale l’Italia la ottiene quattro anni dopo. A volerla è
il fascismo che, per dirla con termini più moderni, concepisce l’evento come il più
L’Italia, guidata dalla panchina dall’ex ufficiale degli alpini Vittorio Pozzo295,
vanta una formazione validissima, rafforzata dagli “oriundi” che il regime preferisce
considerati prova tangibile di come l’Italia era cambiata: un tempo, ingrata, lasciava
parte del campione ma, di certo, enfatizzate dal regime attraverso l’Eiar, l’ente
In squadra ci sono Amedeo Biavati, tre volte campione d’Italia con il Bologna,
Ferrari, destinato al record di calciatore italiano più titolato e onorato attraverso l’aula
Gli azzurri arrivano in finale, favoriti anche dagli arbitraggi che hanno
ignorato, nei quarti, una trattenuta al portiere Zamora in occasione del gol di Ferrari
294
Cfr. F. CHISARI, Un’organizzazione “parfaite”. Il Campionato del Mondo di Calcio del 1934 secondo la stampa di
regime, in Sport e Culture, vol. II, pp. 555-568.
295
Sull’allenatore due volte campione del mondo, si veda M. GRIMALDI, Vittorio Pozzo. Storia di un italiano,
Società Stampa Sportiva, Roma 2001.
296
Il primo oriundo a vestire la maglia della Nazionale italiana è stato l’argentino di Santa Fè Julio Libonatti,
centravanti del Torino, in Cecoslovacchia-Italia 3-1, giocata a Praga il 28 ottobre 1926. Ma l’oriundo più noto è il
calciatore-violinista Raimundo Mumo Orsi, nato a Buenos Aires nel 1901, autore di tre reti nel mondiale italiano del
1934.
297
Cfr. L. ROSSI, La coppa del Duce, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp.58-63.
298
Cfr. V. PICCIONI, Quando giocava Pasolini, Limina, Arezzo 1996, p. 22.
102
alla Spagna e, in semifinale299, un fallo in area di Monti, in difesa dell’1-0,
sull’austriaco Matthias Sindelar, leader del “Wunderteam”300. Così, tra fattore campo
Rimet301 e la ben più fisicamente consistente “Coppa del Duce”, messa in palio
Due anni dopo, ai Giochi di Berlino, Vittorio Pozzo offre all’Italia la (finora unica)
avversari da battere, non solo sportivamente, nella terza edizione del campionato
mondiale che, finalmente, Jules Rimet riesce a organizzare nella sua Francia.
compone un epigramma rivolto all’odiato leader dei tedeschi, contro i quali aveva
monito di Mussolini: «Vincere o morire»305, che lascia ben presagire grandi onori in
299
È il 3 giugno, si gioca allo stadio San Siro di Milano: assistono 45.000 spettatori, per un incasso record di 810.000
lire. Benito Mussolini si fa fotografare mentre acquista il biglietto d’ingresso, ponendosi come esempio che però non è
raccolto da molti tifosi, che saltano le recinzioni pur di assistere, senza pagare, all’importantissima partita.
Cfr. G. MINA’, D. PASTORIN, Storie e miti dei Mondiali. Varela, Pelè, Maradona, Baggio e altre meraviglie, Panini,
Modena 1998, p. 21.
300
Sindelar detto “Papieren” (“cartavelina”), centravanti della sua nazionale, morirà suicida il 23 gennaio 1939 dopo
l’occupazione austriaca da parte della Germania nazista, avvenuta il 12 marzo 1938.
301
Dal 1980, cioè da quando si disputa in gara unica a Tokio, anche la Coppa Intercontinentale (competizione che
laurea la squadra “campione del mondo per club”, contrapponendo le formazioni vincenti dei più importanti tornei di
Europa e Sudamerica) è affiancata dal trofeo dello sponsor, la “Tojota Cup”. Alla competizione sono state recentemente
ammesse anche le vincitrici delle coppe delle altre confederazioni.
302
Per un successivo alloro, ma di minor pregio, si dovrà attendere il bronzo ateniese del 2004.
303
La figura del Vate sportivo è delineata nel § 5.2.
304
Cfr. P. CHIARA, Vita di Gabriele d’Annunzio, Mondadori, Milano 1978, p. 463.
305
Cfr. S. MARTIN, Football and Fascism. The National Game under Mussolini, tr. it. Calcio e fascismo. Lo sport
nazionale sotto Mussolini, Mondadori, Milano 2006.
103
caso di successo, ma ben altra accoglienza nell’ipotesi opposta. Anche l’accoglienza
del pubblico di Marsiglia, composto da francesi ed esuli italiani, è ostile, al punto che
novembre 1945 la Dynamo Mosca dell’Urss sbarca in Inghilterra per una serie di
partite amichevoli308. Gli alleati di guerra, non ancora nemici, bene interpretano il
diventerà ben presto uno steccato e il confronto si sublimerà nella “guerra fredda”.
Nel 1950 si gioca in Brasile, che per l’occasione costruisce lo stadio più grande
306
Leader della squadra italiana è Giuseppe Meazza, che era stato lanciato nel calcio, all’età di diciassette anni,
dall’allenatore ebreo Arpad Weisz, vincitore di due titoli italiani con il Bologna e uno con l’Inter. Weisz morirà ad
Auschwitz il 31 gennaio 1944. Sul tecnico ungherese, si veda M. MARANI, Dallo scudetto ad Auschwitz,
Aliberti, Bologna 2007.
307
«CorS», 20 luglio 1938.
308
D. BOWNING, Passo votchka. Moscow Dynamo in Britain 1945, Bloomsbury 1999.
104
presenta come “il padre dei poveri”309, critica i finanziamenti eccessivi. Il primo
del 4 maggio 1949 in cui aveva trovato la morte il Grande Torino310, la cui
formazione coincideva quasi totalmente con quella della Nazionale. A sorpresa, nella
gara decisiva del gironcino finale, in cui ai padroni di casa basterebbe un pareggio,
l’Uruguay batte in rimonta il Brasile sicuro della vittoria, e molti tifosi carioca,
che, con patente pirandelliana, sarà interdetto persino alla visita delle successive
nazionali brasiliane312.
barbarie belliche dalla sua storica neutralità. In campo c’è una squadra nettamente
superiore alle altre, l’Ungheria del “colonnello” Puskas, del vero attaccante Kocsis e
del finto centravanti Hidegkuti. I magiari rappresentano anche il primo esempio del
battuta nella fase preliminare con un clamoroso otto a tre, ma non nella finale. La
309
F. WEFFORT, O populismo na politica brasileira, Rio de Janeiro 1978, p.22.
310
Sulla vicenda si veda il libro fotografico di E. PRANDI, Ora e per sempre. Un film di Vincenzo Verdicchi,
Il Ponte Vecchio, Cesena 2005.
311
Cfr.A TRENTO, Sicumera brasiliana, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 67-73.
312
D. PASTORIN, L’ultima parata di Moacyr Barbosa, Mondadori, Milano 2005, su cui L. Mastrangelo in «LeN»,
a. XXI (2004), n. 3, pp. 86-7.
313
Cfr. M. SINIBALDI, Peccato ungherese, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 74-80.
105
vittoria tedesca, sospettata di doping, rivitalizza un popolo annichilito dalla guerra
nazista.
riservata alle squadre europee vincitrici dei rispettivi campionati nazionali. Nasce la
manifestazione che più di tutte sarà destinata a influire nelle relazioni, non solo
maturità democratica di una nazione che saprà far convivere i due momenti – il
alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti, denuncia il degrado dello sport
gioca davvero bene, ma ancor meglio il Brasile che, questa volta, non fallisce
314
Squadra vincitrice consecutivamente delle prime cinque edizioni (saranno nove complessivamente) è il Real Madrid,
guidato dalla saeta rubia Alfredo Di Stefano, nato nel 1926 a Buenos Aires e considerato uno dei massimi interpreti di
ogni tempo della disciplina calcistica. Conteso tra Real Madrid e Barcellona, che ne reclamavano la legittimità del
trasferimento, si stabilì che giocasse alternativamente per le due squadre, decisione che causò lo sdegnato rifiuto dei
catalani e la conquista di cinque titoli di campione europeo con i madridisti.
315
Negli anni Novanta la Coppa dei Campioni sarà denominata Champions League e allargata alle squadre classificate
nelle prime posizioni dei vari tornei nazionali, perdendo il carattere distintivo di esclusività per i vincitori. Nel 1960-61
viene istituita la Coppa delle Coppe: la manifestazione, riservata alle vincitrici della coppa nazionale, ma spesso giocata
dalle finaliste, in caso di contemporanea affermazione nel campionato nazionale, non è mai riuscita a raggiungere gli
alti livelli, tecnici e di prestigio, della Coppa dei Campioni, ed è stata soppressa, con le formazioni vincitrici delle
rispettive coppe qualificate per la Coppa Uefa. Quest’ultima competizione, che porta il nome della federazione
calcistica europea che va considerata come federazione intermedia tra la Fifa e le singole federazioni nazionali, ha
rappresentato un luogo di confronto interessante, visto il gran numero di partecipanti e la conseguente lunghezza del
cammino per raggiungere la finale.
316
Cfr. S. GIUNTINI, Didivavapelé, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, p. 80.
317
G. ANDREOTTI, Salviamoci in corner, in «Concretezza», 6 giugno 1957.
106
oltre quarant’anni dopo, a essere eletto dalla Fifa “calciatore del secolo”: Edson
soprattutto Mané Garrincha318, poeta del calcio cui la poliomielite aveva “regalato”
Cecoslovacchia in finale per 3-1. L’assegnazione del massimo torneo calcistico era
e la propaganda, per aprire con molto anticipo le elezioni del 1964320. La Nazionale
italiana subisce i falli degli avversari padroni di casa e le intemperanze del pubblico,
offeso per il ritratto d’arretratezza economica e sociale del Cile dipinto dalla stampa
Nel 1966 il football torna a casa, in Inghilterra, per celebrare la prima e unica
vittoria di maestri ormai non più tali: per battere in finale i sempre ostici tedeschi,
però, alla squadra britannica serve un aiuto arbitrale per decretare il gol su una palla
che, dopo aver colpito la traversa, ricade a terra senza aver superato la linea321. Ai
supplementari finisce dunque quattro a due per gli inglesi, sotto gli occhi della regina.
318
Campione dalla straordinaria umanità, che dimostrerà donando molto del suo denaro ai bisognosi e morendo in
miseria, Garrincha sarà ricevuto con tutta la nazionale carioca dal Governatore di Rio, che intende celebrare i campioni
del mondo regalando a ciascuno una villa a Copacabana. Garrincha rifiuta, chiedendo invece al politico di liberare un
passero dalla gabbia. Cfr. D. PASTORIN, Ode per Manè, Limina, Arezzo 1996.
319
Il delegato Fifa cileno Carlos Dittborn, motivando la candidatura, aveva sentenziato: «Poiché non abbiamo nulla,
faremo tutto», e in effetti vengono costruiti edifici, strade, parchi pubblici. Cfr. G. PARDO, Lampi su Santiago,
in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, p. 84.
320
V. NOTARICORDA, La grande corrida, in «L’E», n. 23, 1962.
321
In questi mondiali si videro per la prima volta immagini in replay, che però non consentono di stabilire la verità sul
gol fantasma.
107
Per gli italiani è soprattutto il Mondiale della vergogna, della Caporetto
avversaria vincitrice, la Corea del nord del (presunto) dentista trentunenne Pak Doo
Nel 1970, in Messico, paese già bagnato dal sangue degli studenti oppositori delle
Olimpiadi del 1968 di piazza delle Tre Culture, gli azzurri trovano l’occasione di
perfetto delle emozioni e dei valori umani, tecnici e fisici, propri del gioco del calcio:
Italiagermaniaquattroatre323.
un Brasile più forte e meno provato sul piano fisico. Non cessano le polemiche per
l’utilizzo, in staffetta con l’interista Sandro Mazzola324, del milanista Gianni Rivera325
soltanto negli ultimi sei minuti della finale: sul talento milanista pesava il giudizio di
322
L. RUSSI, Corea, Corea, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, p. 91.
323
La commedia «Italia Germania 4 a 3», di Umberto Marino, agli inizi degli anni Novanta ha raccolto consensi
rappresentando il conflitto di sentimenti di un gruppo di ragazzi attraverso l’altalena di emozioni della semifinale del
campionato mondiale messicano. Il soggetto è poi divenuto cinematografico.
324
Orfano del padre Valentino (morto a Superga nel 1949), Alessandro Mazzola detto Sandro si afferma nell’Inter,
prima come attaccante e poi come mezzala, vincendo quattro scudetti, due coppe dei Campioni e due Intercontinentali.
Più corridore di Rivera, è stato per questa sua dote preferito al numero dieci milanista – al quale viene anteposto anche
nella finale del campionato del mondo di Messico 1970 – da Gianni Brera, che considera l’interista modello di
«attaccante aggiunto». G. BRERA, Il mestiere del calciatore, Mondadori, Milano 1972, p. 191.
325
Nato il 18 agosto 1943, Rivera esordisce non ancora sedicenne in serie A, con l’Alessandria, il 2 giugno 1959.
Passato subito al Milan, conquista una serie importantissima di trofei, tra i quali la prima Coppa dei Campioni del calcio
italiano, nel 1963, guidando i rossoneri nella finale di Wembley vinta 2-1 sul Benfica della “pantera nera” Eusebio. Sul
golden boy, si legga G. RIVERA, O. DEL BUONO, Dalla Corea al Quirinale, Rizzoli, Milano 1968. La formazione umana
e calcistica di Rivera nell’oratorio salesiano è illustrata al § 3.1.
326
«Gioannbrerafucarlo», come egli stesso amava chiamarsi, nasce a San Zenone Po, in provincia di Pavia, nel 1919.
All’età di trent’anni diventa direttore della Gazzetta dello Sport. Ha scritto Addio bicicletta (1964), Il corpo della
ragassa (1969), Incontri e direttive (1974), Storia critica del calcio italiano (1975), Il mio vescovo e le animalesse
(1984). Sulla vita del giornalista lombardo, si veda P. BRERA, C. RINALDI, Gioannfucarlo, Selecta, Pavia 2001.
108
La Germania del 1974, dopo le Olimpiadi insanguinate due anni prima dal
squadra migliore, ma questo era già accaduto anche in Svizzera. L’Italia arriva
Sossi da parte delle Brigate Rosse e le stragi fasciste di piazza della Loggia a Brescia
e del treno Italicus. Cattolici e laici sono ai ferri corti per il referendum sul divorzio.
Gli insuccessi calcistici della Nazionale, frutto di uno spogliatoio non amalgamato e
propria sostituzione nella partita contro Haiti), per una volta passano in secondo
piano.
Crujff e dell’Olanda del calcio totale, fatto di tecnica, a differenza del modello
Nel 1978 in Argentina, dove la giunta militare aveva preso il potere il 24 marzo
un governo illegittimo e dittatoriale, proprio mentre si sta macchiando della strage dei
327
Come spiega lo stesso Brera, è un «termine settecentesco – molto vicino – per dirla schietta – al cicisbeo; un omarino
fragile ed elegante, così dotato di stile da apparire manierato e, qualche volta, finto». G. BRERA, Incontri e invettive,
Longanesi, Milano 1974, p. 171.
328
Cfr. L. DI NUCCI, La rivoluzione arancione, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 98-101.
109
competizione, si rivolgono direttamente ai calciatori ospiti, per ricordare loro la realtà
Sulla panchina dell’Italia c’è Enzo Bearzot che ha cominciato a seminare per
un grande raccolto: la sua squadra arriva alle soglie della finalissima, vinta
Per competere nel mondiale spagnolo, quattro anni dopo, Bearzot vuole la
deludente: tre pareggi, l’ultimo dei quali, con il Camerun, “sospetto” per la banalità
totale, visto che l’unico deputato alle interviste è il capitano Dino Zoff, friulano
329
Non dimenticate il volto triste di questo Paese, in «L’Unità», 1 giugno 1978.
330
O. BEHA, R. CHIODI, Mundialgate, Pironti, Milano 1984.
331
Cfr. M. SINIBALDI, Silenzio, si trionfa, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp. 106-110.
110
taciturno ai limiti del mutismo332. La scelta iberica di silenzio accompagnerà
I sei gol con cui Pablito, come l’attaccante viene chiamato alla spagnola,
appartengono alla memoria della nazione sportiva. «Eroici», titola il giorno dopo il
tutti i giudizi fallimentari della prima fase. Il presidente della repubblica Sandro
Pertini, fino a quel momento totalmente a digiuno di calcio, festeggia i gol in piedi,
partite sotto il sole battente del mezzogiorno messicano, orario coincidente con la
prima serata televisiva europea. Il suo atteggiamento segna l’inizio di una polemica
con il governo del calcio. Nella sfida all’Inghilterra, intrisa di significati extrasportivi
332
Nell’Europeo del 2000, affrontato da commissario tecnico, risponderà con clamorose e sdegnate dimissioni alle
accuse del presidente del Consiglio Berlusconi, a seguito della sconfitta in finale con la Francia patita nei tempi
supplementari.
333
Concepito dal periodico “France football”, il premio viene assegnato annualmente al calciatore meglio considerato
dalla critica specializzata. La prima edizione, nel 1956, è stata vinta da Stanley Matthews (1915-2000), recordman di
longevità sportiva in campo fino ai 50 anni, quando venne nominato Sir dalla regina Elisabetta II. Altri tre italiani, tutti
a loro modo decisivi in un mondiale, si sono aggiudicati il prestigioso riconoscimento: Gianni Rivera (1969), Roberto
Baggio (1993) e Fabio Cannavaro (2006), oltre all’oriundo Omar Sivori nel 1961.
334
L’edizione del 12 luglio 1982 del quotidiano sportivo romano registra la più alta tiratura della storia dell’editoria
italiana.
335
La vicenda è ricostruita nell’autobiografia Yo soy el Diego, Buenos Aires 2000, tr. it. di Alberto Bracci, Fandango,
Roma 2002, pp. 103 ss. Cfr. anche C. SANNUCCI, Maradona es la locura, in «LeN», a. VI (1989), nn. 1-2-3, pp.111-2.
336
Nei mesi precedenti il Mondiale, le navi da guerra argentine e inglesi si erano affrontate in un aspro conflitto nelle
acque dell’oceano Atlantico. Gli argentini consideravano le isole Malvinas naturale pertinenza, ma gli inglesi,
militarmente più preparati, difesero con forza il diritto coloniale sulle (per loro) Falkland.
111
condensa tutto il suo genio e la sua perfidia, segnando prima con la «mano de Dios»
e, poi, dribblando tutta la squadra avversaria, con una rete da favola decretata dalla
Italia ’90 vuol dire «notti magiche, inseguendo un gol»337 che, però, mancherà
al momento decisivo della semifinale con l’Argentina, giocata in una Napoli dilaniata
fenomeno politico della Lega Nord338, si conferma ancora profonda in un’Italia che si
tangentopoli nazionali. Ancora una volta, dal nulla della panchina, spunta un
attaccante siciliano con gli occhi spiritati dopo ogni gol, Salvatore “Totò” Schillaci.
States dove, però, sono altri gli sport dominanti: il baseball, il basket e l’altro
football, detto appunto americano. Per noi è il mondiale del “sacchismo”339, la nuova
filosofia calcistica che mette lo schema davanti agli uomini, lo spartito davanti agli
interpreti. Per Arrigo Sacchi i calciatori sono esecutori fungibili; è la perfezione della
337
Così recita il testo della canzone ufficiale, cantata dalla coppia Bennato-Nannini.
338
Movimento politico affermatosi nelle regioni del settentrione italiano agli inizi degli anni Novanta, è basato su una
proposta federalista interpretata come forma di rivolta fiscale e polemica antistatalista, non scevra di venature
antimeridionaliste. Sul punto si veda il disegno programmatico del movimento in G. MIGLIO, Come cambiare.
Le mie riforme, Mondadori, Milano 1992.
339
Per un’analisi del “fenomeno Sacchi”, interessante è l’interpretazione di Darwin PASTORIN, Tempi supplementari,
Feltrinelli, Milano 2002, p. 17.
112
suo ideatore, in realtà il gioco voluto dal commissario tecnico italiano costituisce un
qualunque azione340.
Roberto Baggio341, con cinque gol consecutivi, a salvare gli azzurri dall’eliminazione
alla classifica assoluta di trionfi mondiali, avendo già vinto, entrambe le nazionali, tre
titoli. Per una delle tante alchimie del calcio, a sbagliare il rigore decisivo è proprio
Baggio.
Quattro anni dopo, in Francia, c’è ancora lui, Roberto Baggio, che diventa il
primo italiano ad andare in gol in tre edizioni diverse dei mondiali, ma non è
Nel 1998 vince allora la Francia sul Brasile, festeggiando con un fiume umano
che riempie le strade e i Campi Elisi; vince Zinedine Zidane, il fantasista corridore,
riesce a conseguire quel titolo che gli era sempre sfuggito da calciatore.
113
distributiva del presidente della Fifa Joseph Blatter e delle ambizioni personali del
È perciò ancora una Corea a evidenziare i limiti del calcio italiano. La nostra
squadra viene eliminata in modo illegittimo342 senza che il suo presidente federale,
Franco Carraro, faccia una piega. Dopo l’uno a zero del Nord nel 1966, c’è il due a
uno del Sud nel 2002. A Pak Doo Ik succede Ahn Jung Hwan. L’Again 1966, esposto
teutonica delle due squadre più presenti nel mondiale ma mai messe di fronte dagli
medaglia al collo – per la prima volta nel cerimoniale – è offerta anche all’italiano
Come già era accaduto nel 1982, l’Italia arriva al campionato del mondo
342
L’arbitro ecuadoregno Byron Moreno, parziale e scientifico nel penalizzare gli azzurri, due mesi dopo paragonerà gli
italiani a Benito Mussolini, citando il famoso aut aut del Duce che impose alla squadra di Vittorio Pozzo un successo,
quello conseguito nel 1938, senza alternative (retro § 6.1). Cfr. «GdS», 12 agosto 2002, p. 15.
343
Cfr. O. BEHA, A. DI CARO, Indagine sul calcio. Dai Mondiali del 1982 ai Mondiali del 2006. Una generazione di
storie, personaggi, emozioni e bugie: un gioco appassionante trasformato in un intrigo industriale, Bur, Milano 2006.
344
Il neologismo è, quanto meno, discutibile dato che, se il primo termine voleva significare una “città delle tangenti”,
nel secondo caso si tratta di un’analogia che, letteralmente, traduce semplicemente “la città del calcio”. Altra parola
usata per inquadrare il fenomeno è “Moggiopoli”, dal principale dirigente implicato nella vicenda, per una lettura che,
però, risulta riduttiva, trattandosi di una degenerazione sistematica e non dovuta all’azione di un solo soggetto. La
questione è stata oggetto della tesi di laurea in “Storia sociale dello sport” di Franco Baldini, discussa il 6 novembre
2006 nella sede di Atri dell’Università di Teramo: Dal fair play al principio di slealtà. Ricognizione, tra storia e
memoria, su lecito e illecito nel calcio italiano.
114
Con una federazione commissariata, la squadra italiana si compatta nelle scelte
del commissario tecnico Marcello Lippi, che concede spazio in campo a tutti i
giocatori, con la sola eccezione del ruolo del portiere, appannaggio esclusivo di
Gianluigi Buffon.
simbolicamente il mondiale lasciato in casa nel 1990 alla Germania e quello perso
quattro anni dopo ai rigori, assurgendo al rango di nazione più a lungo campione del
mondo in carica345.
345
Nonostante il Brasile vanti cinque titoli contro i quattro italiani, bisogna infatti rilevare la pausa bellica tra il 1938 e
il 1950. Nella finale di Berlino vincono anche due dirigenti chiamati a contribuire nella gestione di una difficile
transizione politico-sportiva: Giancarlo Abete (Cultura d’impresa e governo dello sport, a c. di L. Mastrangelo,
in I quaderni di «LeN», n. 2, 2002, pp. 19-40) e Gabriele Gravina. Quest’ultimo, significativamente, data il suo
glossario della classica terminologia sportiva (Il senso del movimento, Esa, Pescara 2006) 9 luglio.
346
D. MORRIS, La tribù del calcio, Mondadori, Milano 1982, pp. 15 ss.
115
7. Il contributo universitario
dopoguerra.
Molti studenti di varie nazionalità, che già si erano incontrati sui campi di
nel novembre 1919 a Strasburgo, nel corso del congresso della Union nationale des
ha come obiettivo quello di «favorire la buona intesa tra studenti di paesi differenti»,
La Cie, fondata e presieduta per primo dal francese Jean Gerard350, può
delle nazioni. Due anni dopo il francese Jean Petitjean, in occasione del terzo
congresso della Cie a Strasburgo, getta le basi per la fondazione di una sezione
sportiva che dia vita ad una sorta di Olimpiade universitaria. Egli spera che le prime
347
Cfr. T. THERRET, Les jeux interalliés de 1919. Sport, guerre et relations internationales, L’Harmattan, Lyon 2002.
348
Nel giugno-luglio 1918 i soldati alleati, nell’imminenza della risoluzione del conflitto (l’11 novembre la Germania
firmerà l’armistizio), diedero vita a una kermesse atletica nello Stadio Pershing di Joinville. Cfr. C. VEITCH, Il pallone
in trincea.“Giocate! E vincete la guerra”, in «LeN», a. IV (1987), n. 3, pp. 14-20.
349
Si tratta di Belgio, Spagna, Francia, Lussemburgo, Polonia, Romania e Cecoslovacchia.
350
Collaboratori più stretti di Gerard furono il belga Marcel Baugniet, l’inglese Gordon Bagnall, il ceco Jan Kopecki e
il conte polacco Jean Balinski. Cfr. XIIme Congres de la Confédération Nationale des Etudiantes, Bruxelles 1930.
116
Olimpiadi universitarie si svolgano in Francia ed aprano la strada ai Giochi Olimpici
quali, amareggiati per la decisione del Cio del giugno 1921 di bocciare la candidatura
olimpica di Roma, decidono di bandire per l’aprile 1922 una Olimpiade studentesca,
«per mostrare all’estero non solo l’intelligenza e la forza degli Studenti Universitari
d’Italia, ma anche come gli Italiani avrebbero saputo fare in Italia le Olimpiadi
Mondiali!»352.
corpore sano353, prevedono non solo prove sportive, ma anche concorsi di pittura,
performance fisica e attività culturali, in risposta al cliché dello studente per nulla
neolaureato in giurisprudenza.
351
I goliardi sono Corrado Petrone, Spartaco Orazi, Giovanni Destito, Carlo Alianello, Ettore Cervadoro, Ugo Cirani.
352
Cfr. M. IMPIGLIA, P. LANG, Goliardi in gara. I giochi mondiali universitari prima delle universiadi, in «LeN»,
a. XIV (1997), n. 1, p. 8.
353
Satura X, 355. Il poeta romano del I secolo d.C., nella decima satira, si sofferma sull’insensatezza delle tante brame
umane, consigliando come migliore richiesta possibile alla divinità un fisico vigoroso abbinato all’equilibrio
intellettivo.
117
Tra le prime difficoltà da affrontare c’è l’ostilità del presidente del Coni Carlo
Montù354, che aveva indirizzato un paio di lettere al Ministro degli interni Ivanoe
appoggiare i giochi dei goliardi, a patto che fosse ritirato il poco diplomatico
aggettivo “olimpico” dal nome del loro Comitato che, nonostante le intimazioni,
viene fondata anche l’Unione Nazionale Universitaria (Unu), associazione che eredita
universitario. L’Unu guarda ben presto con favore ai metodi e alla filosofia del
governo fascista355. Ma in generale sono ancora pochi, in questi anni, gli studenti che
– salta in testa di fare dello sport, si iscrive ad una società sportiva qualunque e, a
scuola, evita di parlare di questa passione per lo sport come di una cosa di cui debba
vergognarsi. Piuttosto ama vantare le sue avventure galanti, la sua resistenza al fumo
354
Sulla nascita del Coni come comitato ufficiale e sulla figura del suo primo presidente cfr. § 4.
355
Il Comitato Centrale dell’Unu è così composto. Presidente onorario: principe Umberto di Savoia; presidente:
Giuseppe Bottai fino al 1925 e poi l’on. Vico Pellizzari; vice-presidenti: D. Bendo Riccioni e Spartaco Orazi;
amministratore: Luigi Celani; segretario generale: Vezio Orai; vice-segretari generali: Enrico De Smaele e Carlo
Salvetti.
356
La città italiana con il più ampio movimento goliardico, grazie ai suoi legami con il mondo anglosassone, è Genova,
dove nel novembre 1921 il figlio del presidente della Federazione Ginnastica d’Italia Zaccaria Oberti, Stefano, fonda
una federazione calcistica studentesca.
357
«GdS», 28 aprile 1922.
118
Il 17 aprile 1922 si svolge la cerimonia d’apertura dell’Olimpiade, il cui
lotta, tiro alla fune, pallacanestro, pallavolo, pesi, scherma, sci, tennis e tiro a segno,
studenti stranieri: si tratta delle prime Olimpiadi internazionali studentesche, che gli
studenti (con il termine studenti si intendono sia gli universitari, sia gli iscritti agli
influenti membri dei circoli politici, oltre al supporto finanziario della famiglia reale e
Con i caratteristici copricapi di velluto a punta dai vari colori e gli stendardi,
marciano per le vie della capitale confluendo al Teatro Costanzi, dove li attendono il
Una decina di paesi partecipano alle gare di atletica e al torneo di calcio fino a
piazza di Siena nel corso della quale il conte polacco Jean Balinski, in rappresentanza
della Cie, invita gli studenti italiani a un evento sportivo internazionale in Polonia360.
358
Teatro delle competizioni sono il nuovissimo complesso sportivo della Scuola centrale militare della Farnesina,
Piazza di Siena e Villa Umberto, il Tennis Club Parioli e, infine, per i cimenti acquatici, il tratto del Tevere da Ponte
Margherita al galleggiante R. Canottieri Aniene.
359
Un contributo determinante lo offre l’associazione studentesca internazionale “Corda Fratres”. L’associazione, di
ispirazione liberal democratica, era stata fondata nel 1898 a Torino da Efisio Giglio Tos. Cfr. A. MOLA, Corda fratres.
Storia di un’associazione internazionale studentesca nell’età dei grandi conflitti, 1898-1948, Clueb, Bologna 1999.
360
«Il M», 26 aprile 1922, p. 2; 28 aprile 1922, p. 2; 1 maggio 1922, p. 3. «La prima Olimpiade Universitaria come le
piante miracolose della leggenda, è sorta, rigogliosa di forme e di colori in un terreno arido e brullo. Poiché, se v’è una
risultanza inconfutabile, è questa: in Italia, dove si è potuta avere una Olimpiade Universitaria, non esiste, non dico lo
sport universitario, ma neppure lo sport studentesco» («GdS», 28 aprile 1922).
119
La Francia, con un anno di ritardo rispetto ai desiderata di Petitjean, organizza
le sue Olimpiadi universitarie nel maggio 1923 a Parigi, dove nasce il comitato
sportivo della Cie, composto da dieci nazioni361. Il primo problema, non solo di
Universitaires Internationaux.
spedizione, composta da 16 atleti, definiti - con l’enfasi propria dei tempi, ma anche
con evidente esagerazione - «il fior fiore dei nostri giovani» che, però, raggranellano
appena tre vittorie, una delle quali nel pentathlon moderno grazie ad Adolfo Contoli.
Risultati modesti, che la neonata grancassa fascista non manca di millantare come
361
I membri sono Belgio, Cecoslovacchia, Estonia, Inghilterra, Francia, Lettonia, Olanda, Polonia, Italia e Stati Uniti.
362
Stati Uniti, Italia, Cecoslovacchia, Olanda, Belgio, Bulgaria, Germania, Danimarca, Svizzera, Inghilterra, Jugoslavia
e la Francia padrona di casa, che naturalmente mette in campo la squadra più consistente, formata da 127 atleti.
363
Il Paris Universitè Club sfida le ire della federazione francese, che aveva vietato le riunioni atletiche causa appunto
la presenza di Paddock, il quale ricompensa tanta fiducia collezionando in tre giorni altrettanti record del mondo
uguagliati (100 e 150 metri, 100 a ostacoli) e altri due battuti (75 e 200 metri). Primati che non saranno mai omologati.
364
«Il M», 8 maggio 1923, p. 4; 10 maggio 1923, p. 4; 13 maggio 1923, p. 8.
120
§ 7.2 La raccomandazione mussoliniana
Inghilterra, alla presenza di Benito Mussolini, il quale aveva affermato: «non basta
avere il cervello calcolatore e la mente che ragiona: occorrono anche muscoli saldi e
presieduto da Bottai, che per questa ragione si dimette, non riesce a immettersi
Nei due anni successivi sono sciolte d’imperio le organizzazioni, più o meno
365
Interventista alla vigilia della prima guerra mondiale, Bottai conosce personalmente Marinetti, con cui collabora alle riviste
Roma futurista e L’ardito, sostenendo l’impossibilità di ogni rapporto tra futurismo e socialismo. Si veda
G. BOTTAI, Diario 1935-1944, a cura di G. B. Guerri, Rizzoli, Milano 1982 e Il fascismo come rivoluzione del capitale, a cura
di M. Panicali, Cappelli, Bologna 1978. Cfr. anche J. DE GRAND, Bottai e la cultura fascista, Laterza, Roma-Bari 1978.
366
Discorso citato in Quarant’anni di Olimpiadi Moderne. 1896-1936, supplemento a «GdS», 19 luglio 1936, p. 59.
367
S. OBERTI, Un memoriale al Procuratore del Re contro i dirigenti dell’Unione Nazionale Universitaria, I.G.E.,
Roma, 1925. Di Oberti si veda anche Esilio a Parigi: 1922-1943 il ventennio fascista raccontato da un fuoriuscito,
Lanterna, Genova, 1984.
368
«GdS», 7 maggio 1924, p. 6 e 17 settembre 1924, p. 6.
121
associazioni goliardiche contribuiscono a costituire, nei vari atenei, i Gruppi
chiarezza del programma, che voleva l’attività fisica estesa alla massa degli studenti,
i Guf dovranno attendere fino al 1927 per ufficializzare il proprio ruolo con il mondo
dello sport. Soltanto allora saranno raggiunti accordi con il Coni, in base ai quali «gli
studenti, cui solo si rivolge l’istituzione, possono svolgere liberamente la loro attività
sportiva»370.
Nello stesso anno, il massimo ente sportivo rivolge invito formale alle società
affiliate a concedere l’uso delle palestre e dei campi agli universitari che, se vogliono
sportivo”, concernenti atletica leggera, nuoto e tiro a segno. L’attività dei Guf è
quindi sintetizzata dal motto: «Libro e moschetto fascista perfetto», scaturito dal
gesto del Duce che, in un comizio agli universitari371, aveva sollevato un libro ed un
la «necessità di sfondare, nel nome del fascismo e dello sport, le bronzee porte
dell’università, e creare in ogni istituto una Casa dello Studente: se i Collegi inglesi
369
Il primo Guf era sorto il 17 marzo 1921 a Genova, e nei mesi successivi erano stati fondati i gruppi di Bologna, Pavia,
Padova, Milano e Napoli. Il 21 febbraio 1922 i Guf si riuniscono in un primo convegno nazionale a Bologna, nel corso del
quale è fondata la federazione nazionale universitaria fascista (Fnuf), sotto il controllo diretto del partito.
Cfr. L. LA ROVERE, Storia dei Guf cit. e Il fascismo universitario dal 1920 ad oggi, in «La rivolta ideale», 30 marzo 1925.
370
Il nuovo accordo Coni-Guf, in «Il Coni», ottobre 1929, p. 6.
371
Discorso tenuto a Roma il 24 maggio 1929 «ai goliardi Fascisti, nella ricorrenza della data della nostra entrata
in guerra» (B. MUSSOLINI, Ai goliardi d’Italia in Discorsi del 1929, Alpes, Milano 1930, pp. 193-7).
122
hanno preparato per secoli i quadri dell’imperialismo britannico, le nostre Case dello
Attilio Fontana e il segretario dei Guf Roberto Maltini si occupano dei giochi nella
capitale, per i quali il presidente del Coni Lando Ferretti mette a disposizione
dirigenti e tecnici delle varie federazioni, per formare le commissioni delle sei
il giuramento solenne: «Giuro che gli atleti goliardi che gareggeranno davanti a Voi
non mancheranno al loro onore e disputeranno le gare con la sincerità che viene dalla
Gli italiani si aggiudicano l’ambito torneo di calcio con una formazione forte di
tecnico Rangone, grazie a un rigore concesso a due minuti dalla fine dall’arbitro
372
L. FERRETTI, Il libro, p. 110.
373
L’edizione romana vede impegnati oltre 400 atleti, in rappresentanza di 13 nazioni: Austria, Belgio, Cecoslovacchia,
Danimarca, Haiti, Francia, Inghilterra, Lettonia, Polonia, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria e Italia.
374
«Il M», 23 luglio-12 agosto 1927.
375
Tra i più grandi calciatori italiani di sempre, Fulvio Bernardini (Roma 1906-1984) nel 1931 fu escluso dalla
Nazionale maggiore da Vittorio Pozzo, in quanto «troppo bravo per i compagni, in continua soggezione». Cfr. voce
Bernardini in Enciclopedia Treccani Sport, Calcio, Roma 2002, pp. 622-3.
123
Barlassina, parziale non meno dei giudici della scherma, che inducono a un polemico
Se dal punto di vista tecnico il livello delle gare è piuttosto modesto, da quello
Cie è infatti eletto presidente Roberto Maltini, mentre Dino Gardini, altro ex gerarca,
universitari della neve e del ghiaccio, nella stazione invernale di Cortina d’Ampezzo,
che si articolano in sette prove (fondo sedici km., discesa, slalom, salto del
scandinavi dominano nello sci e nel pattinaggio, ma la squadra italiana, che vanta tra
le sue fila oltre un quarto dei concorrenti, pur vincendo solo nel bob, primeggia nella
1928.
La squadra italiana, in maglia nera e fascio littorio sul petto, sbarca in forze.
scherma, canottaggio, tennis e calcio. Il ripetuto inno Giovinezza non è certo accolto
124
con favore dagli organizzatori e dal pubblico transalpino che si lascia andare a
incidenti dopo la sconfitta calcistica della sua rappresentativa ad opera dei goliardi
Saurin. Si decide inoltre che la classifica per nazioni avrebbe lasciato il posto a
La quarta edizione dei giochi estivi universitari si svolge nel 1930 in Germania,
a Darmstad, dal primo al dieci agosto. L’atmosfera goliardica dei primi tempi ha
ceduto il passo alla logica degli interessi politici dei governi377. In questa edizione i
temere al segretario generale dei Guf Maltini di perdere la leadership. L’Italia, al pari
della Germania, prende parte a tutte e sei le discipline ufficiali, e in quattro di esse
la fortissima squadra di calcio379. Alla fine l’Italia supera la Germania nella classifica
complessiva, anticipando quello che sarebbe accaduto alle Olimpiadi di Los Angeles
376
«GdS», 8-20 agosto 1928.
377
Cfr. C. GRATTAROLA, Un’altra tappa: Darmstadt, in «Lo sport fascista», settembre 1930.
378
Il comitato organizzatore è coordinato in prima persona dal prof. Sollberger, capo della Deutsche Studenteschaft.
379
In campo ci sono ancora Allemandi, Pitto e Bernardini, affiancati da Sallustro, Varglien, Chini, Costantino,
Fasanelli, Gadaldi, Mazzoni, Foni, Piziolo, Neri, Borel.
125
Nell’anno X dell’era fascista (1931) il Guf di Torino viene incaricato di
organizzare la prima edizione dei Littoriali dello sport, della cultura e dell’arte, una
sorta di olimpiade tra atenei. Le conoscenze acquisite da Bottai negli anni iniziali
campo i migliori atleti dei ventisei atenei e delle due accademie militari di Modena e
durante il “sabato fascista”, introdotto nel 1934 dopo che la settimana lavorativa era
sono perciò concepite come una «severa prova di spiriti e di muscoli nella loro
126
competizioni tra facoltà dello stesso ateneo, tramite i quali si intende promuovere una
La V edizione nel 1933 dei Giochi mondiali universitari, assegnati a Torino per
l’Inghilterra, che schiera il meglio offerto dai suoi college – cercano di strappare agli
italiani la vittoria in casa loro, ma invano, visto che i Mussolini’s boys conquistano il
successo in 21 gare su 63. L’impresa più celebrata dalla retorica di regime è quella di
Luigi Beccali (già medaglia d’oro olimpica l’anno prima a Los Angeles e prossimo
bronzo a Berlino), che eguaglia il primato del mondo382 nei 1500 metri piani e, ancora
ansimante per lo sforzo, esclama al microfono: «Ho vinto per l’Italia fascista!»383.
ignora l’evento.
eloquente il documento del XVII congresso della Cie tenutosi a Roma il 30 aprile
1935, con la presidenza del gerarca Dino Gardini. All’assemblea non prendono parte
382
La distanza è coperta in 3’49”2, tempo poi abbassato in una gara svoltasi il mese successivo all’Arena di Milano.
383
«La S», 2-11 settembre 1933.
127
né i francesi, il cui presidente dichiara la sua assoluta indisponibilità a collaborare
Con la scusa dell’ingaggio dei goliardi nel conflitto etiope, l’Italia annuncia il
suo ritiro dai Giochi di Budapest, in programma dall’11 al 18 agosto 1935, mentre
modesta sarà la partecipazione alle successive gare, svoltesi dal 20 al 29 agosto del
1937 a Parigi. In Francia, la squadra di calcio viene sconfitta nella prima partita
l’occasione per l’uscita “sdegnata” dell’Italia dalla Cie, subito seguita dalle nazioni
tra il 1935 e il 1937, una frattura insanabile che allontana decisamente l’asse Italia-
Nel maggio 1939 il Comitè Superieur della Cie, riunitosi d’urgenza ad Helsinki
di fronte alla gravissima situazione politica, ritira alla città di Vienna, ormai territorio
contemporanea, due edizioni dei Giochi, nel Principato di Monaco (20-29 agosto
1939) e, appunto, a Vienna (20-27 agosto 1939) dove è presente anche l’Italia.
384
Nel Principato monegasco gareggiano gli atleti di: Francia, Usa, Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda, Lussemburgo,
Olanda, Danimarca, Belgio, Polonia, Svizzera, Norvegia, Albania, Brasile, India, Egitto, Finlandia, Svezia, Estonia.
385
In terra austriaca partecipano, oltre al paese organizzatore: Albania, Belgio, Danimarca, Irlanda, Norvegia, Finlandia
e Svezia (presenti nelle due competizioni concorrenti, a evidenziare la loro scelta diplomatica di equilibrio), Bulgaria,
128
L’Italia, che può contare su una base di oltre centomila studenti-atleti dei
novantanove Guf, schiera una squadra di trecento elementi che si impone nella
scherma, nel tennis, nel pugilato, nel rugby, nella pallacanestro e in quattro delle gare
di atletica leggera, tra cui i quattrocento metri piani, con il futuro stilista Ottavio
una rete studentesca internazionale sarà importante e decisiva per la rinascita delle
universitario. I paesi vincitori (tra cui anche l’Italia “partigiana”) danno vita alla
Union International des Étudiants (Uie) che, tra i suoi compiti, ha anche quello di
edizione dei Giochi mondiali universitari che si tiene, dal 21 al 29 agosto 1947, a
Parigi. In un primo tempo sembra certa la partecipazione di tutti i paesi del blocco
Cina, Estonia, Germania, Grecia, Giappone, Iraq, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Perù, Romania, Slovacchia, Sud
Africa e Ungheria.
386
Nasce, con sede a Praga, la Pesd (Physical Education and Sport Department), cioè la sezione sportiva dell’Unione
internazionale studenti.
387
Gli altri stati dell’est partecipano, a Praga in agosto, a un meeting di atletica inserito nel I Festival mondiale della
gioventù. A Parigi dunque si affrontano circa 800 atleti, senza i rappresentanti delle due superpotenze, che non partono
perché il comitato organizzatore non intende rimborsare le spese di viaggio. In Francia gareggiano, oltre a Ungheria,
129
L’Italia schiera una squadra di 98 atleti, sotto l’egida del neonato Centro
Universitario Sportivo Italiano (Cusi)388 ma, già dalla prima giornata, il capo-
delegazione Enzo Crivelli – il quale, dopo essere stato tra i promotori, è giunto alla
vice-presidenza del Cusi – deve affrontare un delicato caso diplomatico, che spinge a
sfilare senza bandiera gli italiani, risentiti per l’accettazione da parte del comitato
organizzatore di una squadra giuliana composta da “filotitini”, poi espulsa dai giochi
Parigi ’47 segna il primo (e unico) atto del rinato movimento sportivo
controllo politico in seno alla Pesd, si staccano dalla Uie dando vita alla Fédération
Cecoslovacchia e Jugoslavia, Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Principato di Monaco, Inghilterra, Italia, Scozia,
Svezia, Olanda, Austria, Egitto, Nigeria, Libano, Sud Africa e Nuova Zelanda.
388
Il Cusi sorge a Padova il 19 maggio 1946. Dopo lo scioglimento dei Guf, decretato nel 1943, si era assistito nei
giorni badogliani a una rinascita delle associazioni goliardiche e al sorgere di circoli cattolici e democratici universitari,
cui si erano aggiunti nel ’44 quelli del Cln. Il 12-20 maggio 1946 tali gruppi si riuniscono a Perugia nel I Congresso
nazionale universitario. Negli stessi giorni nasce il Cusi, che ha in Renzo Nostini il suo coordinatore e che ottiene il
placet dal Coni, ma sostanzialmente non trova appoggio finanziario. Grazie al paziente lavoro diplomatico di Nostini,
comunque, il Cusi riuscirà ad avere dal Governo, previo l’interessamento del capo di gabinetto alla Presidenza Giulio
Andreotti, i soldi necessari alla spedizione parigina. Il problema del finanziamento, assillante per un ente privato come
il Cusi, sembra risolto nel 1951 grazie all’approvazione di una legge (n. 1551, detta anche Ermini-Marchese), che
consente alle università di richiedere contributi fino alla misura di 1.000 lire a ciascun studente per le attività delle
organizzazioni sportive. A questo punto, però, il Cusi (tra i suoi dirigenti di primo piano, oltre a Nostini, sono da citare
Ignazio Lojacono, Alberto Pettinella, Santino Melissano, Gianni Ghitti, Mauro Lais, Emanuele Scarpiello e Primo
Nebiolo) deve fare i conti con la crescita delle formazioni politiche in ambito universitario, che si era materializzata da
un paio d’anni nella Unuri (Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana), schieramento democratico che
aveva tra le sue fila giovanotti che rispondevano ai nomi di Marco Pannella e Bettino Craxi. «GdS», 27 agosto 1947.
Nel 1951 il Cusi comincia a curare con attenzione anche la comunicazione, grazie all’iniziativa di Aldo De Martino, che
fonda il giornale «Sport universitario», che fa il suo esordio in edicola il primo dicembre al prezzo di 40 lire.
389
La squadra azzurra, distintasi nel tennis e nella scherma con Edoardo e Mario Mangiarotti, si classifica al settimo
posto finale.
130
universitari nazionali ed internazionali conformi a tali intendimenti, assumendo
§ 7.4 Le Universiadi
Nel 1953 il nuovo indirizzo di politica estera dell’Urss e dei suoi alleati,
nazioni aderenti sia alla Fisu che alla Uie, durante la quale le due organizzazioni
390
I paesi fondatori della Fisu sono l’Italia, il Lussemburgo, la Svizzera, il Principato di Monaco, l’Austria, la Spagna, i
Paesi Bassi, la Germania, l’Egitto e la Sarre. Nel 1951 entrano Belgio e Gran Bretagna e a seguire Brasile, Cile,
Argentina, Giappone.
131
trovano, su proposta italiana, la piattaforma comune per ipotizzare una edizione dei
internazionali hanno rivestito per lungo tempo un duplice ruolo: positivo, in quanto i
promosse dai vari organismi caduti sotto il controllo dei regimi, aprivano spazi di
391
Il 17 settembre 1970 Primo Nebiolo, presidente della Fisu dal 1961, così ricorda le circostanze che hanno portato alla
scelta dei simboli per i giochi studenteschi: «Il nome Universiade vuol dire Universo, tutto il mondo, e suona come
Olimpiade, cioè la più grande manifestazione sportiva conosciuta (...), ricorda gli universitari. Il nome non suonava
molto bene i primi tempi; per giorni e giorni io ed i miei amici lo pronunciammo cercando di carpirne il suono più
profondo, di capire se poteva racchiudere tutto il significato che a questa manifestazione si poteva dare e che essa
poteva contenere. Lentamente cominciò a piacere ed ora, a distanza di anni, pare esista da sempre, da quando è nato il
mondo e da quando sono nati gli studenti universitari. Dopo il nome, la bandiera. Si prese un colore un poco amorfo, il
bianco, per dare l’impressione di seguire qualche idea che non fosse quella dello sport e dell’amicizia fra i popoli.
Bianca, dunque, ed una grande “U” nera, che non sapevamo dove collocare. Si decise alla fine per il centro ed a questo
punto mancavano ancora i simboli dei cinque continenti. La bandiera olimpica aveva i cerchi, noi decidemmo per le
stelle, cinque quanti sono i continenti e del colore di ciascun continente. Pur sembrando allora molto bella e
significativa, pur essendo, io e i miei amici che mi aiutarono, degli ottimisti, allora non pensavo che avrebbe fatto tanta
fortuna nel suo giro per il mondo, che sarebbe passata tra gli applausi di milioni di persone, in tanti stadi così lontani tra
loro» (Le Universiadi ’70 nella parola di Nebiolo, in «Panathlon International», Milano, ottobre 1970).
132
Il processo di riunificazione che, infine, ha generato le Universiadi, pur
partendo da un impulso di natura politica – la riduzione della tensione negli anni della
degli atleti goliardi, di potersi confrontare in un agone universale, nel quale possano
come gli Stati Uniti dove lo sport costituisce un aspetto centrale nella vita degli
atenei, essendo richiesto agli studenti-atleti il rispetto del piano di studi come
sportivi.
anche come evento mediatico: i giochi universitari, svolti in Sicilia, per la prima volta
registrano una piena copertura televisiva e una forte attenzione giornalistica, favorita
dalla brillante affermazione della squadra italiana di calcio, vincitrice della medaglia
d’oro.
133
Nel nuovo millennio le Universiadi si spostano nell’est asiatico (in Cina nel
2001 e a Daegu, Corea392, nel 2003, preludio ideale alle Olimpiadi pechinesi del
2008), dove si registra una congiuntura particolarmente favorevole sia sul piano
economico sia sul piano culturale, prima di tornare, nella versione invernale del 2006,
392
Come era già accaduto per le Olimpiadi e i campionati mondiali di calcio, anche nelle Universiadi svolte in Corea si
registrano episodi di direzioni di gara favorevoli agli atleti di casa ben oltre la consuetudine del cosiddetto “fattore
campo”. Si torni ai § 3.3 e 6.3.
134
§ 7.5 Il diritto allo sport (come momento del diritto allo studio)
un concetto elaborato negli ultimi tempi: quello del diritto allo sport come momento
all’interno del convegno intitolato «Lo sport nell’università», i Rettori, per la prima
omogeneo sul territorio nazionale nel secondo dopoguerra) degli impianti sportivi394;
una certa capacità organizzativa dei Cus ad identificarsi con lo sport universitario;
393
Con il passare del tempo alcuni interventi legislativi specifici (edilizia sportiva, ’62; comitato dello sport ’77; diritto
allo studio ’91) hanno consentito uno sviluppo organico (riforma degli ordinamenti didattici, ’90) della pratica sportiva
all’interno delle università.
394
Cfr. Impianti sportivi nelle università a.a. 1998-’99, Cusi, Roma 1999.
135
Ciò che, con chiarezza, appariva era che il cambiamento del modello
del momento sportivo nella vita dei giovani universitari rendevano necessaria
nell’università.
Sia quella universitaria che quella sportiva, in comune, hanno l’idea di conciliare élite
per tutti), l’elaborazione del nuovo concetto di diritto alla pratica sportiva ha così
395
L’autonomia di ogni singola università ha determinato diverse ottiche gestionali in materia di sport. L’unico
riferimento normativo di carattere nazionale è rappresentato dalla legge n. 394 del 28 giugno 1977, che permette
finanziamenti centralizzati per la gestione degli impianti sportivi.
136
ignorare l’attività fisica e sportiva dell’iscritto delle università396. Questo significa
che lo sport non è, semplicemente, una manifestazione esteriore del modo di essere
giovanile, bensì l’esercizio del corpo e la competizione sono una sorta di istinto
l’Italia non ha ancora pienamente compreso quanto l’atleta universitario sia una
europea sullo sport e la Crui progetta la realizzazione di un “libro bianco” sullo sport
396
È opportuno riflettere su due dati: più dei 2/3 degli atleti sono studenti universitari; quasi l’80% degli studenti pratica
attività fisica e sportiva. L. RUSSI, Lettera circolare ai Rettori in data 3 ottobre 1997.
397
Negli Stati Uniti, per l’ammissione e la permanenza al college le capacità sportive hanno un peso per lo meno uguale
alle attitudini intellettuali. Già agli inizi degli anni novanta i dipartimenti “sportivi” delle università (deputati anche alla
politica di promozione e di pubblicità) avevano un bilancio superiore a quello dei dipartimenti “scientifici”. Cosa che ha
provocato la denuncia di Murray SPERBER, College Sport Inc.: The Athletic Department Vs. University, A. Holt, New
York 1990.
137
8. L’intreccio con la politica
L’uso dello sport ha trovato in Europa la sua massima espansione nella prima
questo è avvenuto non solo per la Germania del Terzo Reich o per la Russia sovietica
nazista, nella linea che dalla ginnastica nazionalistica di Jahn398 arrivava al corpo
sostituisce infatti il corpo athleticum con il corpo politicum399. Nella sua ottica, lo
Per quanto riguarda l’Unione Sovietica, allo sport era affidato il compito di
Tanto le ideologie di destra quanto quelle di sinistra (e non solo nelle loro
una sorta di “variabile” in grado di servire questa o quella parte per le sue qualità di
398
Sulla figura di Friedrich Ludwig Jahn si torni al § 1.2.
399
A. BAEUMLER citato in G. FRIESE, Anspruch und Wirklichkeit des Sports im Nationalsozialismus, Verlag Ingrid
Czwalina, Ahrensgurg 1974, p. 22.
138
realtà individuale ma anche sociale400. D’altra parte l’utilizzo del corpo in chiave
Per i Greci corpo e mente viaggiavano insieme, la forza fisica non bastava se
perfida o senza scrupoli401. L’educazione del fisico rivestiva un ruolo centrale nella
modello. A Sparta, come è noto, il figlio nato da una famiglia di guerrieri, all’età di
sette anni, era tolto alla madre che, dalle guerre, gli augurava di tornare “con lo scudo
olimpici402 svolti nel periodo intercorrente tra il 720 e il 575 a.C., cinquantesei
400
J. HOBERMAN, Sport and Political Ideology (1984), tr. it. di M. Felice, Politica e Sport. Il corpo nelle ideologie
politiche dell’800 e del 900, Il Mulino, Bologna 1988.
401
«Anche se Omero» – nota P. GENTILE, Il genio della Grecia, Sansoni, Firenze 1958, p. 18 – «esalta le qualità fisiche
degli eroi, Agamennone gagliardo, Menelao dalla voce forte, Aiace gigantesco, Nestore e Tideo domatori e sferzatori di
cavalli, nondimeno la matura esperienza di Nestore e l’astuzia di Ulisse ricevono un onore altrettanto caloroso».
402
Cfr. C. AMPOLO, Le Olimpiadi, il mito e la politica in Così splendeva Olimpia. L’arte, gli eroi e gli déi negli antichi
giochi olimpici, a c. di A. Gnoli, Mondadori, Milano 1985, pp. 45-46.
139
delle altre città-stato, permettevano, anzi consideravano molto favorevolmente
Nelle prime edizioni delle olimpiadi antiche si disputarono solo gare di corsa,
la più breve e veloce era lo stadion405, termine che poi, per estensione, designerà
lotta, il pentathlon (che comprendeva lo “stadio”, il salto in lungo, il lancio del disco
sconfitti407.
irripetibile di incontro tra le diverse poleis, fu compresa dai politici più illuminati, che
403
Crf. E. LECCO, Le atletesse di Tralles, in «LeN», a. III (1986), n. 1, pp. 66 e 67.
404
Pito è l’antico nome di Delfi. Crf. L. TOSCHI, I dodici tori di Achille, in «LeN», a. XIV (1997), nn. 2-3, pp. 6 ss.
405
A Olimpia corrispondente alla distanza di 192,97 metri.
406
Il pancrazio si differenziava dal pugilato per il fatto che si combatteva non coi pugni ma a dita piegate, e per la
possibilità di offendere l’avversario in qualsiasi modo, tranne che mediante l’introduzione di dita negli occhi, nella
bocca e nelle orecchie. AULO GELLIO, Noctes atticae, XIII, 26
407
A. MOMIGLIANO, L’agonale di J. Burckhardt e l’«Homo ludens» di J. Huizinga, in Sesto contributo alla storia degli
studi classici e del mondo antico, I, Roma 1980, pp. 323-324 (“Annali della Scuola normale superiore di Pisa” , s. 3,
vol. 4, 1974, pp. 369-373). «Con ogni mossa bisogna annientare il nemico», ammoniva Pindaro (Istimica 4, 67).
Secondo Quintiliano (X, 1, 61), «dei nove lirici di gran lunga il primo è Pindaro, per la magnificenza della sua
ispirazione, per i pensieri, per le figure». Pindaro (520-438 a. C. circa) è autore di quattro libri di epinici, uno per
competizione agonale. Sul punto si vada al § 8.1.
140
fecero promulgare leggi volte a collocare l’attività atletica in posizione strategica: si
a.C., che istituì un premio statale di 500 dracme per i vincitori olimpici408.
un contesto in cui sacro e giuridico, fas e ius, non erano ancora completamente
distinti: vincere era testimonianza inequivocabile del favore divino, sia nel confronto
con le altre comunità elleniche, ma anche all’interno, segno della grandiosità e della
dominante.
nella parte centro settentrionale della penisola italica, nelle aree di cultura etrusca,
funebri411.
408
Cfr. B. GENTILI, In premio un epinicio, in «LeN», a. XII (1995), nn. 1-2-3, pp. 88 ss.
409
Cfr. F. GARCÍA ROMERO, La buona salute degli atleti di Crotone (o delle zecche): su un proverbio greco antico,
in Sport e culture, vol. I, pp. 39-47.
410
Tra i migliori prodotti del vivaio della città di Crotone, spicca uno dei più forti atleti di tutti i tempi, sei volte, cinque
delle quali consecutive, campione olimpico nella lotta: Milone: H. LANGENFELD, Una biografia di Milone, in
Sport e culture, vol. I, pp. 67-74.
L’atleta sposò una delle figlie del filosofo Pitagora: sul punto si veda PORFIRIO, Vita di Pitagora, 15. Cfr. F. GARELLO,
Miracolo in magna Grecia, in «LeN», a. XVI (1999), nn. 1-2-3, pp. 26 ss.
411
Cfr. E. FRANCIOSI, Miti da smitizzare. Aspetti giuridici e disciplinari dei giochi olimpici, in «LeN», a. XXI (2004), n.
3, pp. 32-59; G. GORI, Intrattenimenti etruschi, in «LeN», a. V (1988), n. 2, pp. 6 ss.
141
I giochi romani412, avendo la funzione di celebrare gli dèi, si svolgevano in
occasione delle principali festività in calendario, aperte dalla cosiddetta pompa (la
processione nella quale venivano scortate le statue della divinità), al fine di indicare
l’appartenenza collettiva.
politiche di Roma: ovvero il leader e il suo popolo. «In questa sede il principe è
considerato primus inter pares, la sua presenza è un dovere, i giochi non sono un
regalo che egli fa ai sudditi, ma un omaggio offerto al popolo per dimostrare l’amore
romano (Spqr), il principato cerca invece la sua legittimazione sul consenso delle
masse, che erano anch’esse popolo, ma ben diverso da quello dei comizi, inquadrato
appoggiava il principe, ormai ludens416, era costituito dalle masse in quanto tali,
412
Secondo Tito Livio (Ab Urbe Condita, VII, 3 I), i ludi furono istituiti «per scongiurare la maledizione divina».
413
La denominazione deriva dall’espressione circum enses, indicativa del percorso che i conducenti dovevano far
percorrere ai propri cavalli, i quali per cambiare direzione dovevano aggirare esternamente le metae, delimitazioni poste
agli estremi della pista.
414
F. GARELLO, Hilaritas populi, in «LeN», anno XV (1998), n. 2-3, pp. 22-33.
415
Descritti con lucida freddezza e assenza di scrupoli dal ciceroniano Commentariolum petitionis (64 a.C.).
Cfr. F. LUCREZI, Manualetto per la campagna elettorale, Editoriale scientifica, Napoli 2001.
416
L. MASTRANGELO, Princeps ludens. Civiltà di massa, sport e autocrazia: le radici, in «LeN», anno XIX (2002),
n. 2-3, pp. 68-87.
142
Il processo sinergico diventa produttore e diffusore di consenso. Suo più
eccentrico interprete fu Nerone, inventore nel 59 d.C. dei primi “Giochi della
Pur nelle diversità dovute alle varie epoche storiche, prima fra tutte la
dalle istituzioni.
417
L’anno successivo volle istituire i Neronia, un certame poetico pubblico, in cui si mostravano chiaramente congiunti
i due aspetti del carattere pubblico e spettacolare delle competizioni.
418
Per entrare nella familia gladiatoria era necessario sottoporsi all’auctoramentum, una particolare fattispecie di natura
extragiuridica, consistente in un giuramento alla divinità chiamata a fungere da garante, prestato dall’aspirante
gladiatore, in genere, ma non necessariamente schiavo, che si impegnava con la seguente formula sacrale: «iuro me uri,
vinciri, verberari virgis, ferroque necari et quidquid aliud iusseris vel invitum me pati passurum». (SENECA,
Ad Lucilium, XXXVII; ORAZIO, Saturae, II, 7, vv. 58-61; PETRONIO, Satyricon, 117).
143
In un primo tempo, l’organizzazione dei giochi era decretata dal Senato che indicava,
fossero regolamentari con un gesto che ricorda il controllo dei tacchetti dei calciatori
Era previsto anche il pareggio, quando era difficile stabilire quale dei due
praticata.
419
La denominazione si suppone abbia origine dalla circostanza che il denaro veniva ricavato detraendolo dalle rendite
dei boschi sacri, i luci, che si trovavano intorno all’Urbe.
420
L’incombenza venne poi affidata agli edili plebei e quindi agli edili curuli. La magistratura dell’edilità era preposta
anche alla cura annonae, ossia alla gestione delle riserve pubbliche di grano: una dualità di mansioni che, non a caso,
sottolinea il noto binomio panem et circenses, espressione originariamente neutra, indicante funzioni pubbliche
entrambe di notevole rilevanza, priva delle venature di critica populistica con cui è modernamente utilizzata. In età
augustea, la preparazione dei ludi fu mansione pretoria ma, essendo un compito complesso che richiedeva specifiche
competenze, Claudio e Nerone istituirono la figura del direttore perpetuo, ricoperta rispettivamente dalle persone dei
curatores ludorum Sulpicio Rufo (TACITO, Annales, XI, 35) e Arruzio Stella (TACITO, Annales, XIII, 22) mentre
Caracalla era solito nominare, di volta in volta tra i cittadini particolarmente benestanti, un curatore privato che
provvedesse agli oneri organizzativi, attingendo direttamente alle proprie sostanze. Cfr. V. SALETTA, Ludi circensi,
Istituto grafico tiberino, Roma 1964, p. 45.
421
Per stabilire il risultato finale, se uno dei due antagonisti non fosse caduto ucciso o ferito gravemente, era previsto
che il gladiatore in palese inferiorità potesse gettare le armi e implorare la grazia all’editor, il quale era solito lasciare la
decisione al pubblico, fruitore, ma in realtà vero proprietario dei giochi, che si pronunciava non solo in base ai suoi
umori ma soprattutto tenendo conto del coraggio e dell’ardore con i quali il combattente aveva dimostrato di onorare la
competizione.
422
SVETONIO, Caligula, 32.
423
Le classi gladiatorie erano determinate dal tipo di armamento. La più antica era quella “sannita”, che prese il nome
dalla temibile popolazione sconfitta da Roma nel 340 a.C., dotata di armatura pesante con elmo a calotta, scudo rotondo
o rettangolare di grosse dimensioni, schiniere sulle gambe e gladio corto o lancia. Dal sannita, secondo SVETONIO
(Caligola 30), derivò il secutor, il cui elmo è però più piccolo e arrotondato, detto anche contraretiarius, in quanto
frequentemente contrapposto proprio al reziario, che è il gladiatore più caratteristico e facilmente individuabile, perché
armato di rete e tridente. Cfr. F. SAVI, I gladiatori. Storia, organizzazione, iconografia, Gruppo Archeologico Romano,
Roma 1980, pp. 25 ss; L. JACOBELLI, Gladiatori a Pompei, L’Erma di Bretschneider, Roma 2003, pp. 7 ss.
424
SVETONIO, Caligula, 32.
144
Le venationes, letteralmente battute di caccia, erano strettamente collegate ai
giochi gladiatori ordinari e vedevano uno o più uomini cacciare e battersi con
animali425, oltre a una serie di varianti consistenti in scontri tra bestie, magari legate
§ 8.2 La “faziosità”
sportivo con la nascita delle prime società sportive della storia, le factiones, che
offrivano agli atleti alle loro dipendenze ogni tipo di supporto medico e organizzativo
e preparatori atletici, oltre che di personale preposto alla manutenzione dei carri427.
Queste società furono fondate con un esplicito fine di lucro ma erano anche in grado
425
TITO LIVIO, Ab urbe condita, XXXIX, 22, 2.
426
MARZIALE, De spectaculis, 19. Questa disciplina si sviluppò parallelamente con l’espansione nei territori africani.
Nel 58 a.C. Marco Emilio Scauro portò per la prima volta a Roma ippopotami e coccodrilli (PLINIO, Historia. Naturalis,
VIII, 64 e 96), mentre nel 55 un rinoceronte inaugurò il circo di Pompeo (CASSIO DIONE, XXXIX, 38).
427
D. 3, 2, 4 (Ulpiano, libro sesto ad edictum); PLAUTO, Poenulus 1291.
428
In particolare, il bianco caratterizzava la factio alba, il rosso la russata, il verde la prasina e l’azzurro la veneta.
Altre due compagini, dai colori oro (aurata) e porpora (purpurea), furono introdotte, ma con minor seguito e fortuna, da
Domiziano (SVETONIO, Domitianus 7,1). Cfr. U. E. PAOLI, Vita romana, Le Monnier, Firenze 1940, pp. 219 ss.
145
guadagni degli aurighi di maggior fama e successo429. Somme consistenti
L’influenza della Graecia capta431 può essere rinvenuta anche nella diffusione
Negli ambienti militari ebbe fortuna (nelle sue varietà che ancor oggi si
praticano: in alto, in lungo e triplo) il salto, che sviluppando agilità e forza esplosiva
armonica era il nuoto, apprezzato negli ambienti militari sia per i benefici di
429
Diverse iscrizioni attestano che “campioni” come M. Aurelio Polinice, vincitore complessivamente di 739
competizioni, ottenne tre volte premi da 40.000 sesterzi e 26 volte da 30.000, mentre l’ispanico C. Apuleio Diocle, nei
suoi ventiquattro anni di carriera, vinse ben 1462 corse, totalizzando un montepremi complessivo dell’impressionante
cifra di 33.863.120 sesterzi (in particolare, Cil, VI, 10048; VI ,10049).
430
GIOVENALE, Saturae, XI, 199 ss.
431
Amplificata dall’opera di Pindaro, Bacchilide e Simonide di Ceo, principali esponenti del genere letterario epinicio
(letteramente “sulla vittoria”), per sua natura encomiastico, celebrativo evidentemente non solo dell’atleta vincitore, ma
soprattutto della città e della fazione politica.
432
Cfr. R. FRASCA, Il corpo e la sua arte. Momenti e paradigmi di storia delle attività motorie, da Omero
a P. de Coubertin, Unicopli, Milano 2006, pp. 64-5.
433
In due locali attigui alla palestra, il conisterium e l’eleotesyum, i lottatori potevano cospargersi rispettivamente di
sabbia e olio o cera.
434
VEGEZIO, Epitome Rei Militaris, I, 9.
435
LUCREZIO, De Rerum Natura, III.
146
fisiologia generale, sia per il valore aggiunto che forniva ai soldati nell’ipotesi di
battaglia navale436.
l’harpastum (o harpasta)438.
Nella storia agonistica romana non mancano episodi di pesanti scontri tra
opposte fazioni di tifosi, il più grave dei quali si registrò a Pompei nel 59 d.C.439.
Per i giochi organizzati in grande stile dal ricco Lavinio Regolo accorsero decine di
migliaia di spettatori, anche dai centri limitrofi con i quali non erano state mai sopite
436
VEGEZIO, Epitome Rei Militaris, I, 10. A Roma gli sport acquatici non ebbero problemi, potendo giovarsi della
diffusione di terme e piscine, pubbliche e private. PLINIO, Epistulae, II, 17, 11 e V, 6.
437
MARZIALE, Epigrammata, XIV, 163.
438
La prima, in cuoio morbido, era gonfiata ad aria e risultava perciò particolarmente leggera, dunque apprezzata dai
più giovani e dalle ragazze, che se la scambiavano con le mani e gli avambracci, con dei movimenti che ricordano i
passaggi della nostra pallavolo. La competizione poteva consistere anche nello sfidarsi a lanciare il follis, detto in
questo caso pila velox, più in alto dell’avversario, colpendolo con le mani o con un apposito anello in legno.
La palla triagonalis era più dura, ed era così denominata per la posizione a triangolo assunta dai giocatori che se la
scambiavano cercando di non farla mai cadere.
La paganica, piumata e di media grandezza, prendeva il nome dal fatto di essere diffusa nei villagi (pagi) e nelle
periferie urbane: le sue traiettorie risultavano meno tese di quelle della pila.
Infine, il gioco che registrava maggiore diffusione, e che viene comunemente individuato come l’antenato del rugby
moderno, l’harpastum, con un pallone più piccolo il cui possesso era conteso da due squadre di una quindicina di
giocatori.
MARZIALE, Epigrammata, IV, 19: «plumea seu laxi partiris pondera follis»; MARZIALE, Epigrammata, VII, 72;
MARZIALE, Epigrammata, XVI, 45; ORAZIO, Saturae, II, 2: «seu pila velox/molliter austerum studio fallente laborem»;
OVIDIO, Ars Amatoria, III, v. 381.
439
TACITO, Annales, XIV, 17.
440
Cfr. D. AUGENTI, Spettacoli del Colosseo nelle cronache degli antichi, L'Erma di Bretschneider, Roma 2001, pp. 27
ss, su cui L. MASTRANGELO in «Bollettino di Studi latini», anno 32 (2002), pp. 200-201. Cfr. anche «LeN», a. XVIII
(2001), nn. 1-2-3, pp. 59-61.
147
«ogni tipo di spettacolo» a Pompei: si tratta in fondo dello stesso provvedimento
attualmente adottato dalla giustizia sportiva, la squalifica del campo, la cui lunghezza
si rivelò davvero efficace nel caso pompeiano visto che, nel decennio intercorso tra la
ripresa delle gare e il seppellimento della città sotto la lava del Vesuvio il 24 agosto
79, gli spettatori campani riuscirono a distinguersi per la compostezza con cui
anche nella successiva età imperiale, come dimostra la nota sedizione partita
dall’ippodromo di Costantinopoli l’11 gennaio 532 d.C. – detta Nika dal grido alla
vittoria dei rivoltosi – che fu tanto devastante da trovare impreparato anche il pur
Negli anni della rivoluzione francese, per celebrare alcune ricorrenze (la caduta
il corso storico, il culto dei vincitori. Durante queste feste hanno luogo gare atletiche
Repubblica”442. Non era la prima volta che si svolgevano dei giochi che richiamavano
441
Cfr. A. DELL’ORO, Giustiniano, cit., p. 625.
442
«Journal de Paris», dal n. 312 (30 juillet) al 328 (16 aout) e «Journal des défenseurs de la Patrie», n. 95
(31 juillet 1796).
148
all’ideale olimpico della Grecia classica, ma era la prima volta che si effettuavano
ad essi, andava attribuito. Il dibattito venne aperto dalla relazione del cittadino
sarà di aiuto alla crescita dello “spirito della nazione”, i giochi, i passatempi e i
Cosa che sarà palese alla fine dell’ottocento quando lo sport, non più pura
443
Le gare si tengono nel quarto anno della Repubblica, in giorni non casuali: il 10 termidoro (28 luglio), il 23
termidoro (10 agosto), il 1 vendemmiaio (22 settembre). Il 9 e 10 termidoro dell’anno II della repubblica (27-28 luglio
1794) alcuni esponenti della Convenzione pongono fine al periodo giacobino mediante un colpo di stato. Il 10 agosto
1792 l’Assemblea legislativa, a seguito di una sollevazione popolare, deve decretare la sospensione del re, fatto
prigioniero con la famiglia. Il 21 settembre 1792 la Convenzione decreta la decadenza della monarchia, sostituita dalla
repubblica, e l’istituzione del nuovo calendario, che resterà in vigore fino al 1805. Cfr. A. LOMBARDO, L’olimpiade del
1796, in «LeN», a. VI (1987), n. 1, pp. 20-23.
444
Conseil des Cinq Cents. Séance du 28 Thermidor, in «Journal de Paris», n. 329, 16 agosto 1796.
149
organizzazione di consenso. Il carattere politico dello sport diventa uno strumento per
dominante.
Amsterdam (1928): «Noi non ci chiudiamo nella formula agnostica lo sport per lo
Il discorso mussoliniano del 28 ottobre 1934 alle falangi sportive riunite in via del
Circo Massimo sarà perentorio: «Voi atleti di tutta Italia avete dei doveri particolari.
quel momento l’onore e il prestigio sportivo della nazione. Dovete quindi mettere
tutta la vostra energia, tutta la vostra volontà per raggiungere il primato nei cimenti
della terra, del mare e del cielo»446. Ferretti potrà dunque concludere con
fascismo»447.
ideologie e dei miti, nonché come strumento per far conseguire al regime fascista un
più ampio consenso popolare, innova profondamente rispetto all’ottica liberale che
445
«Lo Sport Fascista», 4 settembre 1928 (I), p .4.
446
Pnf, Il cittadino soldato, Libreria dello Stato, Roma 1936, p. 93. Cfr. L. RIGO, Cerchi olimpici e fasci littori,
in «LeN», a. III (1986), n. 2, pp. 28-9.
447
L. FERRETTI, Il libro, p. 50.
150
Il consenso serve al processo di nazionalizzazione delle masse448 che i regimi
pongono al centro della propria strategia politica e culturale. Sia in Germania (dove
Hitler449 sostiene apertamente che lo sport resta il mezzo sociale migliore per dare
corpo all’amor patrio e allo spirito d’offesa dei cittadini della nazione tedesca) che in
Italia (dove l’occupazione partitica delle iniziative sportive risponde ad una precisa
vincente.
occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936, che però dimostrano anche come i
Maggiore successo ebbe la strategia di subordinazione del calcio ai fini del Terzo
Reich450
448
Cfr. G. MOSSE , Masses and man, tr. it. La nazionalizzazione delle masse, di L. De Felice, Il Mulino, Bologna 1975.
449
A. HITLER, Mein Kampf, Verlag Eher, Munchen 1925.
450
N. HAVERMANN, K. HILDEBRAND, Fussball unterm Hakenkreuz. Der Dfb zwischen Sport, Politik und Kommerz (Il
calcio sotto la svastica. La Dbf tra sport, politica e commercio, Campus Verlag, Frankfurt am Main 2005.
451
Cfr. l’introduzione di G. E. RUSCONI a J. HOBERMAN, Sport, cit., pp. 9-17.
151
quindi di una mistificazione, più o meno evidente, più o meno gestita, che ha
Nel 1969 una guerra tra Salvador e Honduras era scoppiata a causa di una
partita di calcio453. Tre anni dopo, nel 1972 a Monaco, con «l’attacco di Settembre
Nero - scrive Reeve - non sarebbe stato mai più possibile separare dalla politica
medaglie d’oro sotto gli occhi razzisti di Hitler, a Sydney i bianchi, e comunque gli
mondo: dai risultati delle olimpiadi australiane, infatti, è emersa sempre più netta la
superiorità dell’Africa e dei suoi atleti. Quarant’anni prima, a Roma, l’Europa aveva
Per converso, la politica ricorre sempre più volentieri allo sport e alle sue
452
Si pensi a un leader come Palmiro Togliatti che, pure, aveva incitato gli operai a praticare educazione fisica e
sportiva, il quale, nel 1947, incitò la rappresentativa dell’Unione sovietica «a vincere assolutamente» sulla squadra
italiana per la maggior gloria del marxismo - leninismo. P. TOGLIATTI, Lezioni sul fascismo (1935), Editori Riuniti,
Roma 1970.
453
Cfr. R. KAPUSCINSKI, Woina futbolowa, tr. it. La prima guerra del football e alte guerre fra poveri di V.Verdiani,
Serra e Riva, Milano 1990.
454
S. REEVE, One Day in September. The story of the 1972. Munich Olympics massacre, a government cover-up and a
covert revenge mission (2000), tr. it. di O. Gargano, Un giorno in settembre, Bompiani, Milano 2002, p. 267.
Una squadra israeliana tornerà a Monaco di Baviera trent’anni dopo, nell’agosto 2002, per i campionati d’Europa di
atletica leggera, conquistando la sua prima medaglia d’oro (nel salto con l’asta con Alex Averbukh) e commemorando i
connazionali caduti. Cfr. «GdS», 12 agosto 2002, p. 25.
152
comparsa di “Forza Italia”, movimento guidato da Silvio Berlusconi «sceso in
campo»455.
455
L’impatto favorevole della comunicazione di carattere sportivo è stato analizzato, anticipando gli esiti della
competizione elettorale, nel marzo 1994, in un seminario tenuto dal giornalista Italo Cucci su Il linguaggio della
politica e l’uso delle metafore sportive, svolto nell’ambito del corso di Scienza della Politica dell’Università degli studi
di Teramo. Cfr. A. NOTO, 1994 – Il linguaggio della metafora, in «LeN», a. XIII (1996), nn. 1-2-3, pp. 68-83.
153
9. Un matrimonio di interessi
§ 9.1 Le radici
Patroclo457. Dopo aver adempiuto al sacro ufficio della sepoltura, il Pelide indice una
dall’austera tonalità dei versi precedenti a una descrizione di tipo quasi cronachistico.
Nausica “dalle bianche braccia” che egli, arrivato naufrago sulla spiaggia dei Feaci,
La Roma del primo secolo a.C. offre un’altra dimostrazione della correlazione
456
G. IOZZIA, L. MINERVA, Un matrimonio d’interesse. Sport e televisione, Rai, Roma 1986. Cfr. G. NONNI,
Per una storia della comunicazione sportiva, in Comunicazione e sport, a cura di A. Catolfi e G. Nonni, Quattroventi,
Urbino 2006.
457
Iliade, libro XXII, vv. 346-414.
458
Odissea, libro VIII, vv. 126-322. Finite le gare, i due figli di Alcinoo, Eurialo e Laodamante, sfidano Ulisse che,
dopo un iniziale rifiuto, scaglia un disco, più pesante di quello lanciato dagli antagonisti, a una distanza superiore.
459
Si torni al § 7.1.
460
Mecenate, discendente di antica nobiltà etrusca, dal 43 a.C. collabora con Ottaviano, sostenendone l’ascesa politica
con sapiente arte diplomatica. Profondamente colto, incentiva con finalità encomiastiche la produzione dei maggiori
poeti del tempo: Virgilio, Orazio, Properzio, Vario.
154
tesoro dell’esperienza ellenica incentiva decisamente la circolazione libraria.
Con lungimiranza e grazie alle sue sostanze, guarda a una letteratura di grande
sportivo era offerta dalle naumachie, battaglie navali simulate che, per la complessità
lago artificiale lungo cinquecento metri e largo trecentosessanta vicino alla riva del
lago marsicano del Fucino462, con oltre diciannovemila guerrieri coinvolti nelle vesti
461
«Così coloro che non erano ammessi ai salotti letterari dei ricchi, che non avevano il gusto dei buoni libri o i mezzi
per acquistarli, avevano sotto gli occhi moniti d’ogni genere». R. SYME, La rivoluzione romana, tr. it. di M. Manfredi,
Einaudi, Torino 1962, p. 472.
462
Cfr. A. CAMPANELLI (a cura di), Il tesoro del lago. L’archeologia del Fucino e la collezione Torlonia, Carsa,
Avezzano 2001; V. BATTISTA, Memoria d’acqua, segni di terra, Amministrazione provinciale, L’Aquila 1997, p. 17.
463
TACITO, Annales, XII, 56.
155
§ 9.2 Il medium e lo sponsor
totalità non solo tecnologica dello strumento della comunicazione ma anche la sua
potenza nell’influire sulle proporzioni e i ritmi dei rapporti umani. Si tratta di una
gutenberghiana (stampa).
dopo i primi tentativi465, si è evidenzato agli inizi del Novecento466 quando la carta
passione sportiva che, nelle testate promotrici, trova finalmente la sua koiné468.
464
M. MC LUHAN, The medium is the message, in Understanding media: the extensions of man, 1964, pp. 7-21,
tr. it. Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano 1967.
465
Si pensi al giornale sportivo “Sporting Life”, pubblicato sin dal 1821 in Inghilterra.
466
Si veda Lo sport nelle copertine della “Domenica del Corriere” (1900-1912), in C. DEBONI, Lo sport. Un’epica per
il nostro tempo, D’Anna, Messina 1977.
467
La nascita della bicicletta e il suo ruolo sociale e politico sono illustrati al § 2.2.
468
Le due maggiori kermesse ciclistiche nascono per iniziativa di un giornale sportivo che si sobbarca l’onore e l’onere
della manifestazione: il Tour de France viene ideato dal giornalista Géo Lefèvre de «Le Velo, le journal quotidien de la
vélocipéde»: il primo luglio 1903 parte la Grand Boucle, che vedrà in maglia gialla, all’arrivo sui campi Elisi, lo
spazzacamino valdostano Arvier Maurice Garin, e che il suo ideatore definì «il grande tam tam annuale che risveglia
per un mese intero l’interesse di una nazione». (Cfr. Allez Maurice!, Musumeci, Quart, Valle d’Aosta 1993).
Sei anni più tardi viene disputato il primo Giro d’Italia, vinto dal muratore Luigi Ganna, il cui primato è contraddistinto
dalla maglia rosa, colore dell’organizzatrice «Gazzetta dello Sport». Sulla corsa, si veda D. MARCHESINI, L’Italia del
Giro d’Italia, Il Mulino, Bologna 1996.
156
Il regime fascista, tra i primi, si giova dell’invenzione del mezzo
giovane e ben disposto agli input del regime, da cui ricavano metafore militari,
secondo dopoguerra viene riservata alle corse ciclistiche. Alfonso Gatto475, Anna
469
Nata nel 1924 con la formazione dell’Unione radiofonica italiana e trasformata a partire dal 1928 nell’Ente italiano
per le audizioni radiofoniche (Eiar), la radio è subito posta sotto il controllo pubblico ed utilizzata dal regime in senso
propagandistico, visto che i programmi sportivi si collocano al terzo posto nei gradimenti degli ascoltatori. Contributo
dell’Italia alla storia dello sport, 3 voll., Coni, Roma 1938.
470
Su N. Carosio (1907-1984) cfr. A. BOSCO, Carosio, una voce fuori campo, Panini, Modena s.d. [1991].
471
G. LIGUORI, A. SMARGIASSE, Ciak si gioca: calcio e tifo nel cinema italiano, Baldini & Castoldi, Milano 2000.
472
M. BONNARD, Cinque a zero (1932), in cui racconta una sonora vittoria romanista contro la Juventus avvenuta
l’anno prima. Cfr. I. CUCCI, I. GERMANO, Tribuna stampa, Il Minotauro, Roma 2003, p. 61.
473
A. BLASETTI, La contessa di Parma (1937) in cui racconta la love story tra un centravanti e un’indossatrice.
474
La pittura svolge analoga funzione, come dimostra il volume Appunti allo stadio. Soccer Sketches. 90 opere sul tema
del calcio nell’Arte italiana del XX secolo, a c. di M. Margozzi, Impressioni d’Arte, Roma-Seoul-Yokohama 2002.
475
Sognando di volare. Alfonso Gatto al Giro e al Tour, a c. di L. Giordano, Galleria d’Arte Il Catalogo, Salerno 1983.
476
A. M. ORTESE, La lente scura: scritti di viaggio, Marcos y Marcos, Milano 1991.
157
Giovanni Mosca480 e Indro Montanelli481, diventano suivers482. E tra loro soprattutto
Vasco Pratolini483
Il primo contatto tra calcio e televisione si ebbe già nel 1950, quando ancora
pubblici.
imponenti (oltre quattromila atleti per 84 nazioni), grazie all’avvento, sei anni prima,
l’avvento della trasmissione in bianco e nero via satellite, rende lo sport il primo
477
O. E G. VERGANI, Caro Coppi, Mondadori, Milano 1995
478
A. CAMPANILE, Battista al Giro d’Italia. Intermezzo giornalistico, La Vita Felice, Milano 1996.
479
Dino Buzzati al Giro d’Italia, Mondadori, Milano 1981.
480
Gli articoli sul ciclismo di Mosca e Montanelli si trovano ora in Girardengo, a c. di M. Pastoresi, Ediciclo, Venezia
2005.
481
E’ Montanelli, in ripetuti articoli sul «CorS», a definire Bartali «il De Gasperi del ciclismo» e Coppi «il Togliatti
della strada».
482
Cfr. A. BRAMBILLA, S. GIUNTINI, Scrittura e sport, Libreria Editrice Universitaria, Verona 2003, pp. 34-5 e 126-39.
483
V. PRATOLINI, Cronache dal Giro d’Italia maggio-giugno 1947, Lombardi, Milano 1992.
484
Si torni al § 3.3.
485
Il 3 gennaio 1954 la Rai (che dal 10 aprile aggiunge la denominazione Radiotelevisione italiana) inizia una regolare
programmazione in regime monopolistico, determinato da una convenzione tra stato ed ente del 1952: gli 88.128
abbonati pagano un canone annuo di duemila lire. Nel primo palinsenso c’è anche «La domenica sportiva». In realtà la
Nazionale di calcio era apparsa per la prima volta il 13 dicembre 1953 (stadio Ferraris di Genova, Italia-Cecoslovacchia
3-0) in una trasmissione sperimentale.
486
I satelliti erano stati introdotti già nei mondiali in Cile dal 1962 ma erano ancora satelliti asincroni, ossia che
giravano a una velocità non sincronizzata con quella della terra, permettendo solo collegamenti di pochi minuti.
158
Il binomio calcio-media assurge a fenomeno totalizzante coi Mondiali
messicani del 1970, per la “diretta” dell’emozionante sfida tra le nazionali italiana e
tedesca.487
Appare chiaro come, ancor più dopo l’avvento delle trasmissioni a colori delle
secolarizzata.
televisione e sugli altri mezzi senza perdere ma, anzi, guadagnando. Le riprese
prodotti era stata la prima ad affermarsi nel mondo impenditoriale tra fine ottocento e
primo novecento, mentre la pubblicità delle corse verrà dopo la grande guerra488.
Gli anni Ottanta registrano l’avvento massiccio degli sponsor nel mondo
campo di gara.
159
La televisione, unendosi (e per molti aspetti sostituendosi) agli altri mezzi di
telespettatori) svincolato dai limiti architettonici degli impianti e distante rispetto dal
luogo della competizione, che viene fruita in modo sempre più assolutizzante.
quattro anni, ecc.) lo sport mediatizzato diventa strumento mediatico, l’attività fine a
se stessa è diventata attività industriale. Non conta più l’evento ma solo il racconto
dilatato (prima e dopo); protagonista non è più chi gioca ma chi, per tutta la
settimana, guarda. I novanta minuti o poco più di agone effettivo diventano se non
trasformare l’atleta in eroe, non più “divino” (come per i greci) ma “divo” che,
emerso dall’anonimità della massa, si dà in pasto allo spettatore che così crede di
160
Il matrimonio di interessi tra comunicazione e sport diventa un indissolubile
triangolo amoroso: a loro si è aggiunto lo sponsor (dal latino spondere, che significa
incapace di arrestarsi anche di fronte alla perdita di vite umane, come è accaduto il 29
pubblicitari, sono assurti al ruolo di principali finanziatori delle società sportive, alle
quali versano ingenti cifre per assicurarsi i diritti di trasmissione delle competizioni,
spettacolarità491 oltre che dettare un calendario sempre più a portata del cliente-
telespettatore (anche della pay-per-view) ma, per converso, sempre meno attento alla
fisiologia degli atleti che, d’altra parte, ritengono comunque di accettare le maggiori
490
Nonostante i gravissimi incidenti, la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool viene ugualmente
disputata. Il commento televisivo di Bruno Pizzul è riportato integralmente in Heysel ’85. Telecronaca senza immagini
di una vigilia, in «LeN», a. III (1986), n. 1, pp. 26-47.
491
Si pensi al pallavolistico “rally point sistem”, allo slalom parallelo nello sci o al tennistico “tie break”, pensati per
contingentare negli spazi predefiniti del palinsesto televisivo sportivo discipline “di solo punteggio”, dunque non
preventivabili nella durata.
161
è diventato un vero e proprio moltiplicatore economico, così come la vera e propria
sponsorizzazione492.
questo “processo di asservimento” non è facile dire. Come disse già nel 1956 Paolo
sportivi e realtà perderà tutte le leve della capacità critica493. Alla fine ogni evento
quello analizzato – tra i primi – da un Pasolini e cantato – tra gli altri – da un Soriano
altri e più riconosciuti “sistemi di segni” (pittura, cinema, moda), un linguaggio non
verbale. Non strumento del medium ma esso stesso medium, discorso mimico cifrato
colluso (co- ludere) con l’evento nel suo complesso. Perché da tifoso si è trasformato
in consumatore ormai deluso (de- ludere) che non può più intervenire nel gioco.
I due scrittori sudamericani hanno saputo bene rappresentare lo sport non solo
come medium di socialità ma anche come metafora dell’esistenza. Sia Pensare con i
piedi496 dell’argentino che Splendori e miserie del gioco del calcio497 dell’uruguagio
492
P. FACCHINETTI, Sport e pubblicità, «I problemi di Ulisse», p. 46.
493
P. VOLPONI, in «Centro sociale», 1956,
494
C. LASCH, La cultura del narcisismo, Bompiani, Milano 1981.
495
P. P. PASOLINI, Il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e i suoi prosatori, in «Il Giorno», 3 gennaio 1971.
Su Pasolini cfr. L. RUSSI, All’oratorio, in «LeN», a. I (1984), n. 1, p. 13. Con una classificazione puramente tecnico –
descrittiva, Pasolini (1922–1975) distingue il calcio come poesia (un Riva “realista”, un Corso “maledetto”) dal calcio
come prosa (un Rivera “prosatore poetico”).
496
O. SORIANO, Pensare con i piedi (1994) Einaudi, Torino 1995 e Fútbol, Einaudi, Torino 1998. Su Osvaldo Soriano
(1943–1997) si legga anche L. RUSSI, Lilliput è salvo, cit., pp. 61-65.
162
hanno continuato a raccontare i capitoli necralgici e puri del messaggio sportivo:
497
E. GALEANO, Futbol a sol y sombra (1995), tr. it. di Pierpaolo Marchetti, Splendori e miserie del gioco del calcio,
Sperling & Kupfer, Milano 1997. Testi di Soriano e Galeano si trovano anche nelle raccolte Cuentos de fútbol,
(Mondadori, Milano 2002 e 2006), assieme a racconti di Jorge VALDANO, autore anche de Il sogno di Fútbolandia,
Mondadori, Milano 2003.
163
10. Nell’età della globalizzazione
costruzione di una “casa comune” tra est e ovest, tra nord e sud, fino a contribuire al
steccati.
Negli anni Novanta, invece, sembra registrarsi una inversione di tendenza, con
le implicazioni di natura politica che lasciano il passo agli interessi degli imperi
autoreferenzialità.
Secondo la Carta europea dello sport per tutti (Bruxelles 1975) «ciascuno ha il
diritto di praticare lo sport», che deve essere promosso, incoraggiato e sostenuto dalle
164
Contemporaneamente ad una nazionalizzazione da qualcuno definita
Nizza503 sottoscritta dai capi di stato e di governo europei, della specificità dello
sport.
499
L. RUSSI, I percorsi della stella. L’idea di nazione in Italia dal 1796 al 1946, LdU, Pescara 2003.
500
Anche se la parola non è direttamente presente nel trattato istitutivo della Cee, firmato a Roma il 25 marzo 1957, al
processo di definizione hanno contribuito diverse accezioni di sport: come, ad esempio, quella della Carta europea che,
a metà degli anni Cinquanta, comprendeva nel termine tutte quelle «forme di attività fisica che, attraverso una
partecipazione occasionale od organizzata, ha lo scopo di evidenziare o incrementare le buone condizioni fisiche e
mentali, attivando relazioni sociali o ottenendo risultati in competizioni a tutti i livelli».
501
Il documento istitutivo dell’Ue è stato siglato il 7 febbraio 1992 e modificato il 2 ottobre 1997 con il successivo
trattato di Amsterdam.
502
Causa C – 415/93, Union royale belge des societés de football association Aslb e altri c. J.M. Bosman e altri,
sentenza della Corte di giustizia europea del 15 dicembre 1995.
503
Consiglio Europeo di Nizza, conclusioni della Presidenza, 2000, IV allegato, «Dichiarazione relativa alle
caratteristiche specifiche dello sport e alle sue funzioni sociali in Europa di cui tenere conto nell’attuazione delle
politiche comuni». Nel testo si sottolinea che «l’attività sportiva deve essere accessibile a tutte e a tutti, nel rispetto delle
aspirazioni e delle capacità di ciascuno e nella diversità delle pratiche agonistiche o amatoriali, organizzate o
individuali». Sul punto, cfr. M. COCCIA, A. DE SILVESTRI, O. FORLENZA, L. FUMAGALLI, L. MUSUMARRA, L. SELLI,
Diritto dello sport, Le Monnier, Firenze 2004, p. 32.
165
«Di conseguenza, la questione non è più stabilire se lo sport abbia delle
caratteristiche specifiche o meno, bensì stabilire quali misure pratiche debbano essere
attuate per tenere conto della sua natura specifica nell’ambito del diritto europeo»504.
poi entrato nel linguaggio comune, non c’è ancora accordo sul suo significato.
A noi sembra che esso contenga il progressivo abbattimento delle frontiere e delle
distanze, sia quelle spaziali che quelle territoriali, fra collettività umane e i singoli
soggetti che la compongono. In quanto tale, esso investe non solo l’economia e il
lo sport.
504
Rapporto indipendente sullo sport in Europa, a cura di. J. L. ARNAUT, 2006.
505
Secondo Max Scheler (1874-1928), filosofo tedesco, lo sport è il maggior fenomeno globale sovranazionale: Die
Stellung des Menschen in Kosmos, discorso tenuto a Darmstadt.
506
Su quest’ultimo fondamentale aspetto, si veda Olimpismo: sport ed etica, «I quaderni dell’Aoni», n. 9, Roma 2006.
166
col Guinness dei primati. Il primato quale totalitarismo della vita moderna è andato
dalle scoperte della scienza e della tecnica applicate all’industria. La vita è sconvolta,
i popoli sentono la terra tremare sotto i piedi. Non sanno a cosa attaccarsi perché tutto
intorno ad essi cambia: e, nel loro smarrimento, come per opporre qualche resistenza
a queste forze morali che assomigliano a muraglie ciclopiche, essi ricercano tutti gli
elementi di forza morale sparsi per il mondo. Io credo che questa è la genesi
507
L. VOLPICELLI, Industrialismo e sport (antisportivo), Armando, Roma 1966, pp. 38 ss.
508
Cfr. S. FINOCCHIARO, Lo sport come ideologia: alienazione o liberazione dell’Uomo?, in Sport et idéologie. Sport
and ideology, Atti del VII Congresso internazionale del Cesh, Besancon 2002, t. I, pp. 119-131.
509
R. REDEKER, Le sport contre les peuples, Berg, Paris 2002, tr. it. Lo sport contro l’uomo, Oasi–Città aperta,
Troina 2003.
510
P. DE COUBERTIN, L’athlétism dans le monde moderne et les Jeux Olympiques, in ID., Discours et essais, Carl Diem
Institut, Stoccarda 1966, p. 7.
511
Sul punto, cfr. A. LOMBARDO, Alle origini delle Olimpiadi moderne. Pierre de Coubertin e la democrazia,
in La Comune Eredità dello Sport in Europa. Atti del 1° Seminario Europeo di Storia dello Sport, a cura di A. Krüger e
A. Teja, Scuola dello sport, Roma 1997, pp. 234-7.
167
contiene l’idea del “venire dopo” e, come tale, un’impossibilità di fermarsi dopo il
dell’esaurimento dell’attività nel suo continuo superarsi. Questo processo, che sarà
vittorie.512.
di municipi e campanili.
512
Come comprese bene d’Annunzio con il mito di Nuvolari, al quale donò, in ammirata antitesi, «l’animale più lento
del mondo», una tartaruga d’oro appositamente forgiata da Renato Brozzi, che «del pilota più veloce del mondo», oltre
che più longevo, divenne segno distintivo. Cfr. F. NUVOLARI, D’Annunzio e Nuvolari. Il poeta, il pilota e la tartaruga,
Byblos,
Pescara 2003. Sulla sportività del Pescarese, si torni al § 5.2.
168
La società globalizzata, se riuscirà a essere anche multiculturale, visto che
dallo sport senza la preconcetta divisione tra curva nord e curva sud, tra lato est e lato
destino ineluttabile o una panacea, o una metamorfosi del male o la risoluzione finale.
Se questo è vero, ci potrà essere uno sport nella globalizzazione e non uno
l’universo sportivo favorisce la cultura del corpo ma, nello stesso tempo, la proietta in
169