LA LITURGIA
DELLA CHIESA (
Seùone quinta
Ó ZÀ{47E(:H
La Chiesa
Volume 10
/
Capitolo primo
UNA«SVOl;FATEOLOGICA»
NELLASCIENZALITURGICA?
!Ì.
1. Sulla <<suotta
antropologica» nella teologia
l Rahner, Theo/og/e zl d H /tropo/ogne, p. 50(tr. it. ZeoZogz2c' am/rado/ogza, in Nwopz sagge,in, Roma
1969,PP.45-72).
l GEt.Ftìes, TbeologieaLsAntbropotogie, p. 55.
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J
Catabasi:la discesadi Dio verso l'uomo
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/
logica sia necessarianella teologia, e si impegni nel tentativo di fondare una nuova teologia murgiacome dialogo tra Dio e uomo. Proprio la discesadivina(aspetto catabatico o soteriolo-
adeguata alla <<odiernasituazione epocale>>},essanon rimase immune da critiche. gico [redentivo]) rende possibi]e ]'ascesaumana (aspetto anabatico o ]atreutico [laudativo]
Scheffczykmette in guardia dalla sua contiguità con la filosofia esistenziale4.Pannenberg della liturgia) nella lode, nell'invocazione e nella celebrazione.<<Ladescrizione conciliare del-
scorgeil pericolo di un«soffocamento antropologico della teologia>>,il pericolo«che, nella teo- la liturgia, in base ai suoi due aspetti, nell'articolo 7, difHcilmente. può esser colta a su#ìcienza
logia, l'uomo si occupi solo di se stesso, invece che di Dio, smarrendo così il tema della teolo- in tutto il suo significato»io. La liturgia è l'<<esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa,
gia»S.]lllfine HàulSling non esdude«che la 'svolta antropologica della teologia' costituisca un per mezzo di segni sensibili, viene significavae, in modo ad essi proprio, realizzata la santifi-
segno della incapacità in generale di credere in Dio>>Ó.
Nonostante i pericoli, le unilateralità e la cazionedell'uomo, e viene esercitatodal corpo mistico di GesùCristo, cioè dal Capo e daje
parzialità, Pannenberg è decisamente a favore di una teologia antropologicamente focalizzatav. suemembra, il culto pubblico integrale.Perciò ogni elaborazioneliturgica, in quanto opera
HàulSling fa riferimento anche alle debolezze della dottrina sacramentaria di Rahner. <<ll di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccedenza, e nessun'al-
sacramento non viene sentito come proveniente dall'esterno, bensì mette in luce le intime tra azione deLIa Chiesa, aHo stesso titolo e allo stesso grado, ne eguaglia !'eKicacia>>(SC 7). La
strutture dell'acaz/i ózzma z/s costituito dalla 'fede'»8. Rahner è realmente in grado di mante- r liturgia è dialogo:<<Offertadi salvezzada parte di Dio nella parola e nel sacramento(il cui
nere il significato salMico dei sacramenti e quindi di tutti gh atti liturgici della Chiesa?«Una compimento... costituisce l'azione e l'evento liturgici, che salgono a Dio non solo perché ac-
spiccata debolezza di tale pensiero è costituita dalla incapacità di esprimere in modo semplice compagnatidagli atti di chi li amministrae di chi li riceve) e risposta a Dio da parte dell'uo-
e chiaro perché esistano i sacramenti--a meno che non sia su#iciente che essi siano solo un mo segnatodalla grazia. In ogni atto liturgico si devono riscontrare entrambi gli aspetti>>ll
modello' della Parola che si manifestain modo valido nella Chiesa--e come in essiil cristia- Questi due aspetti, quello catabatico-soteriologicocome quello anabatico-latreutico, sono
no partecipi di qualcosache egli già possiedeo addirittura--come suggerisconoalcune solo due prospettive interdipendenti e relative alla medesima realtà. Dio non ha bisogno deca
espressioni:--possiede
in modo diverso, anzi in modo migliore, chiaro e adeguato,cioè nella gloria come di una prestazione(cultuale)dell'uomo. Egli è gloriBcato quando l'uomo ha la
chiara determinatezza di una donazione di fede, che coinvolge l'intera persona. Se è vera tale vita, quando la suadoxa divina manifestala suapotenza nel far parteciparel'uomo aHapie-
osservazione, alora se ne deve trarre la seguente conclusione: nei sacramenti l'uomo è solleci- nezza de[[a propria vita. O, con ]e parole di ]reneo di Lione:<<La g]oria di Dio è ]'uomo vi-
tato(a partecipare) ad un'azione, che in fondo non lo prende sul serio, dato che egli accedea vente; ma la vita ddl'uomo consiste nella visione di Dio»i2. L'unità di catabasi e anabasi, di
qualcosa in cui propriamente già si trova e da cui ciò che vi deve compiere, trae la propria so/erù e Zafreù,risulta dalla comunicazionedela vita divina aH'uomoe del suo inserimento
0
forza>>9
nella pienezzadella vita divinaì3.Sela gloria di Dio consistenel fatto che l'uomo, nel dialogo
col suo creatore, nella partecipazione alla pienezza della sua vita, raggiunge la perfezione del
suo essere,adora tale scambio di vita può venir avviato solo da Dio. Così, proprio la catabasi
2. La svolta catabatica beth teologia Liturgica rende possibile l'anabasi, la so/erz2z
la Za/fez2z.
E pertanto, secondo Lengeling, la <<prioritàes-
senziale deng 'gloria' di Dio» non contraddice affatto la«priorità esistenziale dell'aspetto sal-
Anche [a teo]ogia liturgica deve partire da]]'uomo. Hàu]i]ing ritiene che in Rahner una vifico»i4: Dio esiste, ed è uscito dalla luce inaccessibile della vita divina per rivolgersi all'uo-
precedente«comprensione catabatica dei sacramenti» venga corretta da una<<prospettiva mo, per introdurlo nella pienezzadella vita trinitaria. Cristo è venuto per questo(Gv lO,lO).
anabatica». Ad un primo sguardo, la definizione dialogica della liturgia sembra esseremeno teocen-
Vengono così citati due concetti rilevanti per la teologia della liturgia successivaal conci- trica di una puramente cultuale, che prenda soprattutto in considerazione la gloriHcazione di
lio Vaticano n: catabasie anabasi.Essi descrivono in modo complementare la natura della li- Dio da parte dell'uomo mediante atti esterni.<<ln realtà la prospettiva chiaramente sostenuta
nei(precedenti) catechismi(fh dalla prima domanda:'Perché siamosulla terra...'), nelle dot-
} Cfr. Rahner, TBeoZog/ezf dÀ fóropo;ogne,pp- 55s., dove si fa riferimento anche aH'operadi Metz.
4 Cfr. L. Sche#czyk, Dze Frege acó der Gofreóe óz/2//róÉe/f z der mode e TBeoZogze,in Id.(a cu-
ra), Der À4e icó aZsB//d Go//es, Darmstadt 1969(gege der Forschung cxxw), ]x-].rv.]x-xl. Q F.]. \.engeNmg,Die Konstitzltion desZweiten VatikaniscbettKonzils aber die beilige Liturde. Lateint
5 Pannenberg, Anfbfopo/ogne zn fóeoZ. PerspeÉ/z»e, p. 15. scó-de#/scóer Tex/ mz'f ez em homme /ar z/o Emz//oiepó l.rage/ZKg, Münster 19652(Lebendiger Gotte
' CEt. A..À.. %MhS, Odo Casal - Noch uon Aktmtitàt? Eine Rììckscbaz+in eigener Sagheaus AnLaj! sdienst5/6),p.26.
desbundeftstenGebtirtstages
desetstetiHetaasgebets,
in À].m 28 (\ 98fù, pp. 351-38].3f2. u V.i5. \.engemg, W'erdett und Bedeatzing der Konstitation liber die beiLige LittirEie, in op. cit. , pp. 31.
7 Cfr. Pannenberg,
op.c/f., p. 16 98.79
8 H:iu151ing,
Odo Cgie/ - marò uo# ,4É/zl#/zft2'f?
p. 372. AI riguardo cfr. ancheRahner,Theo/ogne
z/ d i2 .4d#. baer. rv, 20, 7, SChr 100, 648: G/orz2z e z Dem/z;e s Bono. z/z/a a /em óomz' A z/hzb Dez'.
,4m/ÓroPolog/e,
PP.63s. 1} Cfr. Lengeling, Grzf#dpo/Zzzlg,
p. 71; 1Merde zf d Bede#/##g, p. 80.
9 ló/d.,pp.379s. 14 Lengeling, Gr# duo/Zzag,p. 71.
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Una«svolta teologica>>nella scienzaliturgica?
Catabasi: la discesa di Dio verso l'uomo
staccatadall'uomo, senzaalcun riferimento a luit8. A ragione Evdokimov rinvia al fondamen-
trine liturgiche, ecc.,e finora dominante nella mentalità del clero e del popolo,.era piuttosto tale principio teandrico(divino-umano) dell'economia della salvezza,e quindi anche della
anUopocentrica: noi glorifichiamo Dio per ottenere la grazia ed entrare un giorno nel cie- teologia,al<<principiodell'equilibrio»ì9. Proprio nell'ottica teandricanon si è mai parlato ab-
lo»ts. In altre parole: la svolta da una definizione cultuale ad una dalogica della liturgia, bastanzadell'uomo, ma non dell'uomo staccatoda Dio, quale è ormai--e allora la«svolta an-
compiuta chiaramentenella costituzioneliturgica, consistein una«svolta teocentrica»owe- tropologica» in eretti può costituire una cifra relativa alla«incredulità>>--e neppure dell'uo-
ro «catabatica>». mo a prezzodel discorsosu Dio, bensì in quanto discorsoteologico sull'uomo nella sua esi-
stenza, che presuppone sempre un rapporto con Dio, il quale lo ha creato come esseretean-
drico, che nella divinizzazione trova la pienezzadi sé.
3 La guaitaantropologicae catabaticain sintesi Pertanto non rimane altro, in una teologia antropologica, che realmente pretenda per sé
tale titolo, se non accettareun'azionedivina originaria, e ciò vale ancheper una comprensio-
La svolta antropologica nella teologia e quella catabatica nena prospettiva liturgica costi- ne teocentricamenteorientata della liturgia, che intenda la gloria di Dio anzitutto in sensoca-
tuiscono due movimenti opposti? . .. .. tabatico e che in nessunmodo perda di vista l'uomo, la cui salvezzaconsistenena gloria di
In una teologia orientata antropologicamente, come nella definizione della liturgia in una Dio. Ciò non è compatibi]econ una comprensionede]]a liturgia unilateralmenteanabaticae
spettavacatabatica, si può prescindere da una azione divina previa, che preceda ogni pen- conseguentementeantropocentrica;<<Nella liturgia cristiana si prende in considerazione in
siero e azione dell'uomo. Il discorso su Dio e sulle verità divine è possibile solo perché Dio si primo luogo quel servizio che viene prestato a noi da Dio. Tale servizio di Dio è ciò che anzi-
che
è rivolto all'uomo con la sua rivelazione.Il Dio che entra in relazionecon l'uomo è ciò tutto richiede e rende possibile il nostro culto>>20.
Hil:lEl:jEH: ii===:iJ;:==i':====4==
rende possibile la ricerca umana nei suoi confronti, il parlare e pensaresu di lui, come pure e
i3=nl.!
mo nel suo complesso,'siespongonoal sospettodi non esserealtro che la.dimostrazionedi
BIBLIOGRAFIA
una fondamentale alienazione da sé, o perfino di una patologia psichica deWuomo nel.senso Y. Congas, La Liturgie après Vatican ìì. Bilans, études, petspectiues,Pax\s L9fn.
della critica feuerbachiana deLIaproiezionen. Per la teologia antropologicamente focalizzata P. fichet, Die antropotogiscbe vende. Karl Rabners pbilosopbiscbet Weg uom Wesen des Men-
del nostro tempo, come per la definizione de]]a liturgia intesa in sensodialogico, quale ci vie- scóe#zz/rperso aZe Exzlf/e#z,Fribourg 1970.
ne proposta bal Vaticano n, si pone soltanto la seguente alternativa: o nella fede si accetta e.si G. Benelli, La fibsofia della religione comeantropologia in 24n'operadi Karl Rahner,in «xMù-
divina
celebm il fatto che Dio agiscaper la salvezzadeU'uomo,che si compia una catabasi sta di filosofia neoscolastica>>5 1 (1964), pp. 95-106.
che invita ad entrare nena pienezza della vita, o la religione e il culto a Dio rientrano tra i fe- H. Fries, TBeoZogze aZi .4#/tropo/ogne, in K. Rahner/H. Fries(a cura), TZeoZogze / F ezóezf
nomeni caratteristici deUuomo, che sono oggetto di studio dell'antropologia, e pertanto lo d Mea / o /z/#g,München 1981.
sarebbe anche la sua singolare disposizione a credere, pregare e celebrare. . F. Gaboriau, l,e /o r a / /óéoZogz@z/e
az4/oz/rd'À#z
ieZomK. Raó#ef', Tournai 1968.
' Dal punto di vista della teologia orientale non può esserci alcuna <<svoltaantropologica», B. van der Heijden, Kar/ Raó#eKDarsfeZ/z/g zz d Krzf& seznerGrw#dpoi//zome#,
Einsiedeln
a meno che il pensiero teologico non abbia già imboccato delle false piste. Tutta la teologia ha 1973
,vuto ed ha soltanto un unico tema, il principio teandrico(umano-divino) dell'economia sal- E.J. Lengeling, l,zfz/rg/eaZsGfz/mdz,oZZzzlg
có zkf/zc;óen
l.eóe#s, in B. Fischer/E.J. Lengeling/R.
vifica nel suo complesso;<<Pernoi uomini e per la nostra salvezza>>. Una<<svoltaantropologi- Schaeffler/F. Schulz/H.R. Maher-Schwefe, Kz/Zf z der sàÉz/Za /szer/emWe//, Regensburg
ca» deca teologia, deLIaquale gli awersari potrebbero dire che in essasi parla molto dell'uo- 1974,PP.63-91.
mo e pocodi Dio, può esseresolol'oscillazionedi un pendolonella direzioneoppostadi un ÌB. b.hell. Cbtistticbe Antbropozentrik. Uber die Denkform des Thomas uon Again, München
altro estremismo,quello di una speculazionepuramenteintellettualesulla realtà suprema, 1962 (tr.it. .4mfropoce / zkmo c z /ùmo, Roma 1968).
18 Cfr. HàulSling, Odo Case/- marò z;o#.4É/ /zfó'f?,p. 362, che di Camelafferma che questi«avrebbe
ben accolto una svolta antropologica, in quanto così avrebbe avuto termine una teologia intesa come
Se la liturgia viene intesa in senso dialogico, come comunicazione tra Dio e uomo, si va al
di là di una sua comprensione unilateralmente latreutico-cultuale. ll<<culto>> è un concetto
prob[ematico. Ne] 1964, so]o un anno dopo ]a pubb]icazione delia costituzione su]]a liturgia,
Guardini si interrogavasulla originaria<<capacità
di culto>>dell'uomo odierno e temevache
egli fosse di gran lunga incapace di sviluppare«una elementare coscienzadel contenuto sim-
bolico dell'essere»i.Dall'altra parte Corbon parla di una <<tentazione
cultuale>>,che colpireb-
be soprattutto i credenti d'impostazione fondamentalista; l'esercizio del culto costituisce il
terzo obbligo della creatura umana di fronte al suo Dio creatore, accanto alle fede nelle ve-
rità, che devono esser credute, e al rispetto dei comandamenti da osservare2.
1.Problematca
<<Continueremoad avere la liturgia?>>, si chiede, in modo radicale, Müller, che vede il per-
manere della liturgia messoin questione dai seguenti modelli di pensiero: 1. La liturgia consi-
ste in atti esteriori, che non hanno altro scopo che di esprimere l'adorazione di Dio da parte
degli uomini. Ma tali atti hanno in fondo un proprio valore rispetto ad una«adorazione tra-
scendentale di Dio>>,che si realizza in una vita cristiana che segua la volontà di Dio? Allora il
vero culto a Dio non è forse il concreto amore per il prossimo, mentre la celebrazioneliturgi-
ca non servesoprattutto da motivazione e da convalida? Allora la liturgia è forse una manife-
stazione necessaria solo per motivi pedagogici, che non hanno per fine Dio, ma l'uomo? 2. A
l Cfr. R. Guardini, Der Aziz/a&f z/ d d/e gege àf/zke Hz aaóe der //f rgzkcÉe Bz/d##g. Ez/z13me/ in LJ
14( 1964),pp. IO1-106;rielaborato anchein R. Guardini, LzfzfrEze d #fzfrEzscóe
B//du#Z,Wùrzburg
1966,PP.9-18.
2 J. Carbon, l,zl receazi dem Urgae//, p. 109.
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43
Catabasi:la discesadi Dio verso l'uomo Il concetto problematico di <<culto»
razione, nel sensodi una giustizia di scambio(/z/s//fz:zcomm /afzua).Poiché l'uomo nena sua
ciò è connesso il fatto che l'uomo moderno<<considera un qualcosa di magico» il vedere at-
interezza--quindi con corpo e anima--è obbligato a tale rendimento di grazie,il culto com-
tuarsi una realtà divina e spirituale in segni sensibili e azioni simboliche. Ad essi vengono
prende in modo particolare l'aspetto esteriore e corporeo. Così Tommaso d'Aquino già affer-
contrapposti pensieri, argomentazioni, la formazione della coscienza.La liturgia viene intesa
!
ma. Quia ex dtiplici ttatara compositi fumus, intelLectaali scilicet et sensibili, dz4pticemadoratio-
come una precauzione pedagogica(e sociale) e come una lezione catechetica multimediale,
nem Dea offetimus, scìlicet spivituaLem, quae consìstìt in interiori mentis deuotìonem et colo-
che deve suscitare o tener vivi i processi di trasformazione socio-politici. 3. Mailer teme che E'
ra/em, g ae co szlfzf / exfep'zbr/c;oppoò óz mzZÙ/zome[«Poichésiamo composti da una dup]i-
tali models di pensieropossanorifarsi ad una tradizione che va da Agostino a Rahner:i sa-
ce natura, da quella intellettuale e da quella sensibile, offriamo a Dio una duplice adorazione,
cramenti--e con essil'intera liturgia--sono proclamazioni della parola, potenziateda azioni
cioè quella spirituale, che consistenell'interiore devozionedella mente, e quella corporea, che
simboliche esteriori, in cui l'opera e la promessa di salvezza,che Dio ha realizzato una volta
consiste nd]'umiliazione esteriore de] corpo»]4
per sempre in Cristo, vengono recepite nella concreta situazionevitale di una persona.Le
Questa concezione costituisce il fondamento per le<<definizioni>> della«liturgia>> nei cc.
azioni esteriori sono finalizzate a nutrire la fede; la domanda sul modo in cui essitrasmettano
1256/1257 del CIC del 1917: la liturgia è il<<culto pubbhco>>, che la Chiesa ordina, nei suoi
la salvezzarimane ampiamente disattesa. Müller riscontra chiari parallelismi con la teologia
termini esteriori, quale atto di tutta la comunità per il compimento di tale adora/zodeózZa
e
protestante, che, preoccupata per la purezza della sodagra/z2z,rifiuta una qualsiasi e#icacia dei
stabilendo, per la sua realizzazione,delle«persone addette al culto», a ciò espressamentein-
sacramentinei confronti della salvezzadell'uomo.
caricate. Secondo Eisenbach, ta]e concezione cu]tua]e de]]a liturgia ebbe un ruolo dominante
La liturgia con i suoi atti esteriori è in fondo necessaria(allasalvezza)?Una teologia sacra-
fin nell'enciclicaMed/a/o Dezdi Pio xn. Tuttavia, anchedopo l'enciclica(1947), vari docu-
mentaria ancheuna teologia liturgica ad essaconnessa--che non sia in grado di ri-
menti romani mantennero ancora una tale prospettiva; la complementarità tra dimensione ca-
spondere in modo soddisfacente all'interrogativo sulla causalità degli atti esteriori nei con-
tabatica/soteriologica e anabatica/!atreutica, aKermata da Pio xn sotto l'influsso del movi-
fronti della loro opera salvifica, inclina facilmente a sostituire l'esecuzioneliturgica esteriore
mento liturgico e della dottrina dei misteri, non ebbe più alcuna importanzaS
con il Ée zamae la diaconia}.
Già lo stessoconcettodi«culto>>è molto ambiguo, quando con essosi vuole esprimere
l'aspetto corporeo dell'adorazione di Dio da parte dell'uomo, quale compimento di un dove-
2. Criticadel culto re obbligante per la creatura. Cogliendone la notevole molteplicità di signKìcato,Lanczkow-
ski lo definiscecomeconcettocollettivo relativo a«forme stabilite e ordinate di accessoal di-
vino». Ma anche tace definizione è ancora mo]to generica. ]] termine<<cu]to» può anche limi-
Ogni critica del culto--a partire da quella veterotestamentaria--prende
le mossedalla
tarsi ad indicare il riconoscimento di uòa realtà superiore, una potenza più elevata, da cui
stione radicale che chiede a che scopo in fondo Dio abbia bisogno dell'azione umana. Nel
l'uomo sente di dipendere, sia essaDio o anche un uomo. Persone dotate di straordinario po-
concetto di culto come«servizio a Dio>>si può facilmente dimenticare che in primo luogo è
Dio a servire l'uomo. fraintendendo l'azione liturgica come necessarioserviziodell'uomo a tere possono esigeredai loro subalterni modelli cultuali di comportamento6.L'ambiguità del
termine«culto» trova riscontro nella sua provenienza dal verbo coZere--<<costruire,
aver cura,
Dio. ])aEa costituzione sullaliturgia del Vaticano n una tale prospettiva unilaterale è da con-
siderare definitivamente superata. venerare»---e,per quanto riguarda i contenuti del suo signiEcato, abbraccia una intera gam-
ma di«comportamenti pieni di sollecitudine».
La concezionedella liturgia tipica dell'età moderna venne preparataa lungo nel corso
Cultuale è l'atteggiamento verso il santo e l'assoluto, che l'uomo percepisce come realtà
della storia della teologia.Infine essasi affermò generalmentenel xìx secolo,venne recepita
dominante, ma da cui egli si sente anche dipendente per garantirsi la propria vita. <<Cultuale>>
nel diritto canonico del 1917(c. 1256) e dominò quasi incontrastata fino a]]'enciclica ]Wedù-
for Dezdi Pio xn, del 1947.La comprensionecultuale della liturgia vennefondata mediante
l'inquadramento, già compiuto dalla scolastica,dell'adorazione di Dio da parte.dell'uomo(il 4 S. TZ., 2.2, q. 84, ad 2"". Sulla problematica del concetto di culto cfr. Lengeling, Gra#dpo/Zzzlg,p-
suo<<attolatreutico>>)nel sistemadelle virtù. Il forte influsso di Cicerone, per il quale la reZ/- 74; ]d., art. «Ku]t>>[culto], in HThG], pp. 865-880; cfr. i] commento di Lengeling a SC 7: E.J. Lenge
gzo--la virtù dell'atto di culto--rientra nello /us ma/z/rae,
portò i teologi scolasticia porre il bng, Die Kotlstitatiotl des Zioeitetl VatiÈuniscben Konzils liber die beilige Liturgie. Lateiniscb-deutscher
<<culto»in rapporto con la virtù cardinale della giustizia: la creatura umana presta a Dio, suo Te f m/f e/ em Komme#/ar,Münster 19652(LebendigerGottesdienst,5/6), pp. 24s.,con particolareri-
ferimento all'Aquinate.
creatore, il culto dovuto(mZfzn deózfz/i) dell'onore e dell'adorazione. Ed anche Tommaso af-
5 Cfr. Eisenbach,p. 82.
ferma: la re/zkzo,la virtù dell'atto di culto, è la più elevata virtù morale, dato che, mediante il 6 Cfr. G. Lanczkowski,art. <<Ku]t>>]cu]to]
, in l.;rhK 2 w, p. 6i9; Id., art. <<Gottesdienst.
1:Religions-
suo esercizio, la creatura presta a Dio, che l'ha creata e la sostiene, il dovuto servizio deH'ado- geschichdich>>,
TRE, xiv(Berlin-New York 1985), pp. 1-5; C. Vogel, .4/zeman/ae de/ /fo e/ co/z»o#/z
de/Zacomzl zfà crò/ù#a, in <<ConciHum»2 ( 1972), pp. 23 -40. 23s.; A. Chollet, art. <<Culte>>,
in DThC, m,
3 PP.240s
Cfr. Müller, B/e/óf dzel,/fargze?, PP. 158-161.
44 45
r' Il concetto problematico di«culto»
Catabasi:la discesadi Dio verso l'uomo /
cezioneera già stato colto da Platone(«per il compimento di quale opera gli dei hanno biso-
è un atteggiamento <<pienodi solecitudine>>, cioè protettivo, nei confronti del santo e dell'as- gno del culto umano?>>);
tanto che il concetto di culto sviluppato da Tommasovenne così
soluto, da una parte per custodirne la santità, e, dall'altra, per proteggere l'uomo mortale e stravolto, come se il«culto>> non fosse un'azione, che produce qualche effetto, l'azione verso
carico di colpa dinanzi a Colui che è tutto santo e tutto puro. Eliade fa riferimento <<altabù e uno scopo, ma ]'azione che serve ad esprimere qualcosaio.
all'ambivalenza del sacro>>,e dal popolo dell'alleanza veterotestamentariala gloria di Dio(&s:
Lengehng rifiuta totalmente il concetto di«culto», in quanto non adatto a cogliere la na-
óodlaóme) viene sentita anche come impressionante, e addirittura come minacciosa: chi vede tura della liturgia cristiana: essopone troppo in primo piano l'azione umana, così che--come
Dio deve morire (cfr. Es 33,20)7.
anchedimostra la storia del concetto fino al Vaticano n--c'è stato sempre il pericolo di pen-
Il culto, in quanto«lamia ordinata e stabilita di comportamento verso il santo», protegge;
sare l'incontro tra Dio e uomo come dipendente dall'azione umana. Eisenhower dimostra co-
in essol'uomo può avvicinarsi a Dio, dato che Dio gli ha consentito tale accessoe perciò gli me alcuni residui del concetto di culto che richiamano la magia possanocontinuare a produr-
ha dato il culto. Jahvé stesso dona ad Israele un ordinamento cultuale relativo alla santità, con re i propri eletti:«Quando nel culto l'uomo si awicina a Dio, egli non vuole soltantopresta-
cui collegail dano di essacon determinati simboli, riti e persone,riservandosiperò di conce- re il dovuto riconoscimentoall'onore proprio di Dio, ma s ia/ e anche una sua benevola
dere la sua grazia a chi vuole, al di fuori di tale ordinamento. Senza il culto l'uomo percepisce condiscendenza>>ii.Ad una conc]usione simile arriva Hanssens, secondo cui nena liturgia sa-
ogni approccio a Dio come pericoloso per la propria vita, e soprattutto a ciò si riferiscono i rebbero presenti i due movimenti, quello ascendente/anabaticoe quello discendente/cataba-
precetti cultuali di purezzapropri di lsraele8.Persone,luoghi, indumenti e suppellettili sepa- tico, ma che solo quello ascendente sarebbe costitutivo, cosa che sarebbe già espressa dall'or-
rati(«sacri») costituisconogli elementi del «culto», e cioè di un <<comportamento pieno di dine con cui vengono richiamatit2. Lengeling osserva al riguardo come la precedente scienza
sollecitudine» verso la divinità, regolato da rigide norme, considerate come stabilite da Dio
liturgica abbia definito gli effetti salvifici della liturgia come una conseguenzadel culto pub-
stesso.Perfino nelleforme secolarizzatesoprawive tale funzioneprotettiva del culto, in cui le
blico, awicinandosi così pericolosamente aHe concezioni pelagiane, se non addirittura magi-
pratiche di culto--anche quandonon si è più coscientidel loro significato--devono servirea che. E ciò vale soprattutto quando il concetto di culto viene considerato a partire dalla dottri-
controllare le situazioni di minaccia per la vita. na scolastica relativa alla virtù e dalla sua comprensione della virtù cardinale della giustizia,
Nella fede di Israele il culto viene considerato come ordinato da Dio. Nel culto egli co-
secondo cui la prestazione del cz/Zf s deózfz/i da parte deU'uomo costituisce il presupposto per
munica col suo popolo, senzamettersi a sua disposizione, e senzache, nell'incontro, Lui tutto ottenere gli eletti salMÌci divini.
santoe perfetto uccidal'uomo limitato e peccatore.Il culto è il piano di incontro stabilito da La distorcente unilateralizzazione trascura la priorità della dimensione catabatica, che
Dio, tra sé e l'uomo, per custodire l'identità divina, così come quella umana9 rende possibile quella anabadca.Il«culto» rimane pertanto soggetto a fraintendimenti, che
Tuttavia il concetto di<<culto» rimane pericoloso, dato che essoinduce anche a supporre
sono inconciliabili con l'immagine rivelata di Dio e possiedonoresidui magici, quali quelli
di poter sollecitare, mediante azioni umane, la sovranità di Dio a compiere opere che procuri- che la scienzadella religione mette in connessionecon il concetto di culto:S. Anche secondo
no la salvezza;in breve;di potere,medianteil servizioumano, avereDio a propria disposizio- la critica biblica del culto, una concezionedi esso,che mediante atti umani vuole in certo mo-
ne. Tale pericolo si fonda sull'assunzionedi un rapporto tra azione ed effetto(o, rispettiva- do determinarela sovranaindisponibilità di Dio ad un'opera(di salvezza), può non corri-
mente, del rapporto tra omissione ed effetto), che può trovare espressionenel verbo transiti- sponderealla verità rivelata su Dio14.La critica biblica vale per forme di culto, che non ri-
vo coZere:
coZere
Z)ezln--operadell'uomo verso Dio, per conseguireuno scopodesiderato. spettanola libertà personaledel Dio dell'alleanza,dato che vengono pensatee compiute a
«Cu]tua]e» è ]a «cura>>(anche se così «spiritualizzata») che un uomo rivolge al suo Dio,
prescindere da un rapporto personale di alleanza e come se fossero eKicaci per se stesse.Tale
per assicurarsiin tal modo la sua benedizione e la sua protezione. Tale <<unilateralitàanabati- forma carente si awicina a ciò che Kahlefeld qualifica come«culto autonomo»,che--una
ca»collide con la indisponibilità di Dio: l'uomo<<siprende cura>>
della divinità con sacrifici e volta garantito da Dio+Koperi>> per forza propria. Un'argomentazione simile viene sviluppa-
atti di adorazione, poiché egli si sente dipendente da lui. Gli atti di culto servonoa tener lon- ta da Stendebach, che per principio ritiene valida anche per la concezione cristiana di Dio la
tana la collera della divinità e ad ottenerne la benedizione. ll<<culto>>servepertanto ad otte-
nere una garanzia per le necessitàumane fondamentali e a conseguire i benefici desiderati,
nel sensodel do z/f dei. Schaeflllerfa notare al riguardo che l'aspetto problematico di tale con- io Cfr. R. Schaeffler, Der Kz/# s aZs WeZ/a i/egzf#g, in B. Fischer/E.J. Lengeling/R. Schaeffler/'F.
Schulz/H.R. Miiner-Schwefe, K## znZer sàÉzfZarz
zer/emMeZ/,Regensburg 1974, pp. 9-62. Il-13.
ii Eisenhower,
], p. 21.
7 Cfr. Eliade, Dze Re/èzb e zl d das liez&ke, S 6: Das Zaó# zl#d dz'e 4mÓzba/emzdes Sacra/em,PP. 38-43. i2 Cfr. J.M. Hanssens, l,s //f#rgz2z e//'e#aZ//c«À4edz2z/Of Dez e/ óom/m#m», in CivCatt 99(1948), 1,
8 Cfr. J. Scharbert, HezZsgeicó/cb/ezz Z HezZsordz g dei .4/fe Tes/ mem/s,in MVSal, n, pp. 1076-1144. PP.579-594;17,PP242-255.
l
1123s i} Cfr. A.Th. Khoury, ReZfgzbmimisse
scócÓ/z Z K#/f, in K. Richter(a cura), l.zr#rEze
- ez'm
z'ergesfees
9 Cfr.J. Scharbert, He/Zsgescóirófe dHezZso d g des /fe Tei/ameni/r, in MYSql, n, pp. 1076-1144: Them der Theo/og/e.P, Freiburg-Base]-Wien, 19862(Q]) 107), pp. 54-64.
1123s. 1128: Rez óez'fsgeóo/e;H.J. Kraus, Gof/eidze sf z lsrue/, München 19622, pp. 145-148; Gerhard 14 Cfr. Lengeling, l.zfzlrg/e-Dz2z/og,
p. 28; Lengeling, Grzfmdpo/Zzzlg,
p. 72.
+, Rad, Theo/ognedei A/le Tei/ me /r, i, München 19879, p. 273.
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Catabasi: ]a discesa di])io verso l'uomo Il concetto problematico di«culto>>
F
critica veterotestamentariadel culto. Contro l'idea che, per principio, i profeti veterotesta- chiaramenteil proprio baricentro in determinati valori etici, non può accettareche la presen-
mentari abbiano preso le distanze nei confronti degli atti liturgici esteriori compiuti nel culto za di Dio nel mondo vengaprodotta mediante pratiche rituali e cultuali. C'è da aggiungere
del tempio, idea che sarebbe stata fatta propria soprattutto da alcuni teologi protestanti che che tali rilevanti messein discussione non sono state provocate dall'immagine tecnico-scienti-
non tenevanoin gran conto il significato della liturgia cristiana, si pronuncia ancheCongarij. fica del mondo, ma possonorifarsi addirittura al Nuovo Testamento.La preghieraa Dio«in
k spirito e verità»(Gv 4,24)non conoscepiù tempi, luoghi e atti speciali,propriamentecultuali
(o«sacri>>),ma si compie«mediante il servizio a tutto ciò che è vero, buono e bello, e quindi
3. Tentar u{ d{ solzizione è conforme allo Spirito, e proprio nella vita di ogni giorno. la leggenaturalee quella morale
hanno sostituito la leggedel culto, non perché essehanno sconfitto la religione, ma perché
«in senso antropologico>»--quindi a partire dall'uomo--Hàul1ling considera il<<culto» una certa predicazione religiosa ha talmente messoin questione l'immagine cultuale del mon-
come una speciedi comportamentooriginario dell'uomo. Mediante azioni simboliche,egli do, che anchela critica filosofica del culto poteva raggiungereampi risultati»n. Apparente-
cerca di conquistarsie di assicurarsiil senso della propria esistenzaall'interno del mondo, mente il dilemma del culto consiste in nulla di meno che nell'interrogativo sulla autodissolu-
con le sue potenze sentite come indisponibili e dominanti. In tal modo la manifestazionedi zione dellarehgione.
un atteggiamento di culto che ha la sua base nell'uomo viene distinta dal corrispondente mo- A che scopo dunque la liturgia? Essanon può essereun'opera dell'uomo verso Dio, e
dello di comportamento cultuale che rientra nella natura della liturgia cristianaiÓ neppure un completamento umano dell'azione divina, come sel'agire di Dio fossein se stesso
Anche Schaeffler ricerca una<<fondazione antropologica>>del concetto di culto: il«culto>> insufHciente.L'uomo può essereimmagine di Dio--cioè una forma di sua presenza--e quin-
è un aspetto esistenziale proprio dell'uomo e relativo ad una interpretazione religiosa dell'esi- di dare origine anche ad altre forme di tale presenza, cioè compiere azioni esemplari, nelle
stenza, secondo cui alla base di ogni attività umana di culto c'è un'azione di Dio: il culto è la quali l'azione salvificapropria di Dio continua costantementea venire nel mondo e a rinno-
reale commemorazione di un'azione originaria di Dio in un'azione umana che la rispecchia. vare la vita. La moralità non rende superfluo il culto, ma viene resa possibile proprio da esso:
Questa rende presente nello spazio e nel tempo l'azione divina salvifica, già da sempre awe- è innanzitutto il culto che rende l'uomo un'immagine sempre nuova di Dio, una sua forma di
nuta e pur tuttavia sempre in corso, e con essarinnova la comunità che celebra il culto e, al di presenzanel mondoi9
là di questa, il mondo intero. Tale commemorazione include anche una interpretazione della Ma a fronte della preminenza della catabasi, c'è bisogno dell'ingombrante e discusso con-
realtàe del mondo a partire da Dio. Nel culto c'è quindi l'interpretazionedi una realtà cetto di<<culto»?Lo scetticismo radicale di Lengeling nei confronti del«culto» rimane giusti-
senz'altro <<presente»,che l'uomo«fa propria>> e che per / z, nel r#o spazio e nel swo tempo, ficato, dato che con tale concetto solo di#icilmente si riesce ad esprimere quel che nena litur-
contiene la parusia di Dio. L'uomo non produce tale presenzadi Dio e la sua azione salvifica, gia deve essermesso in primo piano, rispetto ad ogni azione umana: l'iniziativa suscitatrice di
ma fa sì che la verità reale provenienteda Dio(la verità originaria) pervengaa lui e al suo sa[vezzada parte di Dio, che si manifesta in segni visibi]i e in atti esteriori, owero ]a dimen-
mondo. Considerando tale aspetto religioso esistenziale, Schaeffler include il concetto di sione catabatica. So]o essarende signUìcativi g]i atti esteriori e tutta ]a liturgia.
<<culto»nell'<<alfabetoe nella grammatica deLIarehgione>>,di cui dovrebbero servirsi anche la
predicazione e la liturgia cristiane.
Ma anche queste nuove interpretazioni vanno incontro ad obiezioni da prendere sul serio: BmLIOGRAFIA
la<<venuta» di Dio non dipende ancora di nuovo dall'uomo, che dischiude se stesso e il pro-
prio mondo a Dio? Alle costantiobiezioni si contrapponeun'nnmagine<<razionale>>
di Dio, K. Baumgartner/F Hahn/H. Kornemann/O. Lechner/H.B. Meyer/G.L. Mailer/R. Schaef-
secondocui la moralità--l'elettivo amore per il prossimo--prende il posto delle azioni ritua- fler/H.C. Schmid-Lauber/D. Trautwein, U/z#B/g z#m Go/fesa/e s/? l,zf rgze aZs .4z€Zgaóe
li.<<L'iHuminismoe l'idealismo hanno tratto tale conseguenza>>17.
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i5 Cfr. H. Kahlefeld, Dai Prog/em des Kw/fei, in LJ 17(1967), pp. 32-39. 34; PJ. Stendebach,K## zf#d cccv)
V
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ALw 31 (1989),pp. 1-32. 21. 30. i9 Cfr. Schaeffler, Dze.9fe/7 g Zef K#//zfi, p. 17; Id., Der K /fz/i aZsIMe//azi/egw#g, in B. Fischer/E.J.
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