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Tesi di Giulia Calore VR406920

Appello d’esame 4 luglio 2022

Introduzione
Blade Runner, un film di Ridley Scott

Blade Runner è la pellicola con cui nel 1982 Ridley Scott torna al grande schermo
dopo il successo fantascientifico di Alien del 1979. Il film nasce dalla sceneggiatura di
Hampton Fancher e David Webb Peoples ispirata al romanzo del 1968 Il cacciatore di
androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick.

Sinossi

Los Angeles, 2019. Lo scenario è nero, una veduta dall’alto di una città di un
futuro post-atomico, popolata da grattacieli e pinnacoli coronati da fiamme svettanti in
esplosione. A dominare la città un edificio sopra gli altri, imperante come una ziqqurat
diabolica, la sede della Tyrell Corporation, la società produttrice dei Replicanti.
Originariamente prodotti come forza lavoro e combattenti alla conquista delle colonie
extra-mondo, i Replicanti di ultima generazione Nexus 6 sono dotati di forza fisica e
intelligenza sovrumane. Un grande antefatto accoglie lo spettatore: in seguito a una
rivolta di Replicanti Nexus 6 in una colonia extra-mondo, ne è stata legittimata la
soppressione a vista. A occuparsi dell’operazione di “pensionamento” di questi uomini-
macchina è il corpo speciale Blade Runner.
Il film segue l’eliminazione degli ultimi cinque Replicanti in circolazione, quattro
di questi capitanati da Roy Batty (Rutger Hauer) e divenuti pericolo pubblico perché
insediatisi in incognito sulla Terra. L’incarico viene affidato al killer in pensione Rick
Deckard (Harrison Ford). La caccia al replicante è il file rouge di tutto il film che si fa
strada tra macchine volanti, inseguimenti sotto la pioggia e sparatorie. Dall’altra parte i
quattro replicanti sono in fuga verso la Tyrell Corporation e il suo fondatore Eldon
Tyrell (Joe Turkel), in cerca di “più vita”, perché possa riscrivere il loro codice genetico
e vivere oltre la fine programmata di quattro anni. L’ultimo Replicante in circolazione
è Rachael (Sean Young), che a differenza degli altri suo simili è stata “cresciuta” da
Eldon Tyrell a tutti gli effetti come un’umana, inconsapevole di essere una macchina e
senza un fine vita inscritto a priori. È proprio Rachael, con la sua bellezza composta e il
fascino dell’ingenuità a rappresentare l’elemento imprevisto che mette in crisi il
protagonista Deckard nella sua missione.
Blade Runner, una lettura personale
Blade Runner riletto secondo la teoria di Ulrich Beck “La società mondiale del
rischio”
1. Analisi della scena selezionata: Il dramma dell’uomo Deckard

(Da 0.57’.30’’ a 01.01’.47’’) In questo frammento di film si vede Rick Deckard


nell’atto finale dell’inseguimento di Zhora (interpretata da Joanna Cassidy), uno dei
cinque replicanti da ritirare. Zhora muore a rallentatore sotto i colpi di pistola di
Deckard, tra i cocci di vetro delle vetrine sfondate dalla corsa. Vestita con
un’impermeabile trasparente insanguinato, la sua morte cruenta sembra la caduta di un
angelo sospesa dal sintetizzatore di Vangelis in Blade Runner Blues. La lentezza della
scena lascia il tempo di osservarne tutta l’efferatezza: le braccia che si dimenano, i rivoli
di sangue lungo l’abito, il disintegrarsi delle vetrine che la feriscono, il tentativo, così
umano, di rialzarsi e scappare ancora. Il tutto sorretto dalla voce fuori campo di Deckard
che sancisce il dramma in cui vive: «Il rapporto? Ordinaria amministrazione, ritiro di un
Replicante. Ma non bastava comunque a confortarmi dall’avere sparato nella schiena a
una donna. Ed ecco di nuovo un sentimento dentro di me, per lei, per Rachael». E appena
dopo questo apex, ecco il volto di Rachael apparire tra la folla. È qui che l’incrocio di
sguardi tra i due è più eloquente del loro silenzio. Lei ha appena scoperto di essere una
Replicante, lui è il suo killer incaricato, entrambi sanno di essere nemici per la legge
della Terra, ma innamorati secondo quella del cuore.
In questa scena sono contenuti tutti i frammenti che offrono la chiave interpretativa
verso la filosofia di U. Beck.

2. Los Angeles 2019 come la seconda modernità del rischio di Ulrich Beck

Il mondo post apocalittico in cui viene ambientato il film e tutte le sue implicazioni
etiche nell’uso della tecnologia, risultano quasi profetiche rispetto alla teoria elaborata
dal filosofo politico e sociologo tedesco Ulrich Beck. In particolare in Conditio Humana
(Beck 2007) Beck scrive: «[…] in futuro non sarà più sufficiente che i responsabili di
una ricerca e di uno sviluppo tecnologico benintenzionati ne affermino dinnanzi
all’opinione pubblica l’utilità sociale e il ridotto «rischio residuale». Piuttosto, in futuro
la valutazione del rischio di queste tecnologie e degli sviluppi scientifici dovrebbe
mettere nel conto, oltre che il caso, anche l’intenzione, oltre che i pericoli di effetti
collaterali, anche i pericoli terroristici, cioè le immaginabili applicazioni –nel senso
letterale del termine - malvagie». (Beck 2007, 27).
Secondo il filosofo tedesco la società della seconda modernità del XXI secolo è la
società che si confronta coi rischi incalcolabili da essa stessa prodotti. I rischi in
questione sono frutto di quei “successi” tecnologici della prima modernità del secondo
Novecento. Chi avrebbe mai potuto immaginare che un’invenzione rivoluzionaria per
l’uomo come quella dei clorofluorocarburi, sarebbe stata la causa principale del buco
nell’ozono? Lo stesso discorso vale per la potenza atomica, grande risorsa energetica
positiva e allo stesso tempo, se fuori controllo, distruttiva. Altrettanto validi questi
ragionamenti possono essere applicati allo sviluppo e alla diffusione dell’intelligenza
artificiale ai giorni nostri.
3. Replicanti: i rischi autoprodotti dai successi della modernità
“I rischi sono sempre eventi futuri che forse ci attendono, forse ci minacciano”
(Beck 2007, 18). L’imprevisto incalcolabile che Beck chiama effetto collaterale è
incarnato dai Replicanti Nexus 6. Macchine che in maniera del tutto fuori controllo
cominciano a provare dei sentimenti e in particolare, l’attaccamento alla vita. Quella di
Zhora è una fuga per la salvezza, non cerca lo scontro come ci si aspetterebbe da un
robot addestrato, è una donna in fuga alla quale Deckard spara più colpi alla schiena,
come lui stesso afferma subito dopo. La rivolta dei Replicanti non è un’azione
meccanica, è un ammutinamento volontario per scappare in cerca “di più vita” come
dirà Roy Batty a Mr. Tyrell. La loro fuga verso la terra è la ricerca disperata di una
soluzione per la sopravvivenza oltre i quattro anni stabiliti dalla loro programmazione
genetica, è una lotta per la vita.
I Replicanti Nexus 6 esprimono la contraddizione dell’imprevisto e ne sono essi
stessi vittime, partoriti e abortiti dal loro stesso creatore. Le contraddizioni sono molte:
come fa un robot a provare sentimenti? Può un successo tecnologico definirsi tale se
genera distruzione e morte? Può il benessere umano essere giudicato sulla stessa scala
valutativa degli obiettivi della Tyrell Corporation?

4. Il pensionamento come la guerra post-nazionale di Beck

Un altro punto di convergenza interessante è l’uso del linguaggio. Come nelle guerre
post-nazionali di Beck, la guerra viene venduta con un nome propagandistico di
“operazione” o “missione”. Qui l’esecuzione dei replicanti viene chiamata
Pensionamento, di fatto escludendo a priori una “umanità”, come se fossero
semplicemente macchine da lavoro da dismettere.
L’obiettivo è trasmettere un messaggio camuffato dalla manipolazione lessicale per
nascondere la verità: la perdita di controllo da parte dell’uomo sui suoi stessi risultati.
Esattamente in linea con la teoria di Ulrich Beck, il mondo è diventato il laboratorio
degli esperimenti dell’uomo, non c’è più un ambiente controllato dove poter analizzare
i risultati, le conseguenze sono rimandate al futuro delle prossime generazioni.

5. Rick Deckard, killer intimista

Deckard rappresenta tutto il dramma umano della sua realtà. Una generazione che
ha perso il controllo sui suoi esperimenti, vittoriosa sul piano scientifico ma sconfitta
dalle sue stesse conquiste su quello esistenziale. Nella selezione del film si vede come
la truce realtà sia filtrata dal dialogo interiore del protagonista che incarna il dilemma
etico che lo sospende tra il dare la vita e revocarla. Deckard è accompagnato nel suo
struggimento dalle note evocative di Vangelis che firma per questo film una delle più
importanti colonne sonore consegnate alla storia.
Il 25 giugno del 1982 uscì la recensione sul NYT del film che stroncò il personaggio
di Rick Deckard come «un eroe incolore, un detective vecchio stile noioso e fuori dal
comune» (Janet Maslin, New York Times, 25 giugno 1982, 52). Non si salva neppure
l’interpretazione di Harrison Ford che secondo la critica di J. Maslin tracolla sotto la
grandiosità diabolica di Rutger Hauer nei panni del Replicante Roy Batty.
Io credo che proprio questa sfocatura del personaggio di Deckard lo renda
interessante, fumoso come le scenografie create da Scott. Un personaggio appannato,
drammaticamente uomo, incastrato nella contraddizione del suo ruolo di killer e uomo
innamorato di colei che avrebbe dovuto uccidere. A tutto ciò fa da contraltare lucidità
efferata di Roy Batty, che col suo occhio vitreo e il suo capello bianco ottico evoca la
lucidatura metallica delle macchine, lui uomo-macchina.

Conclusioni
In Beck non sono presenti le degenerazioni estreme di Blade Runner che è
totalmente inscrivibile nel fantascientifico. Il film si può leggere come una delle
possibili realtà che Beck paventa di fronte al dominio del rischio. Inoltre il film viene
prodotto prima che Beck pubblichi le sue prime opere sul tema a partire dal 1986. Mi
sono chiesta come mai una simile aderenza e credo che la risposta stia nel semplice fatto
che da un lato il tema del rischio tecnologico e le sue implicazioni morali hanno da
sempre suscitato vivo interesse e dall’altro Beck è un attento osservatore delle
dinamiche sociopolitiche del suo tempo.
Il film non a caso è tratto da un libro fantascientifico, come ce ne sono molti in
letteratura. Uno tra tanti che ho amato, precedente al film e con altrettanti punti di
contatto, è Il sole nudo di Isaac Asimov del 1957. Anche qui c’è un detective che viene
coinvolto per indagare su un omicidio sul pianeta Solaria, un mondo considerato perfetto
dove convivono uomini e robot. Il sospetto è che l’assassino possa non essere un uomo
ma proprio un robot.
Credo tuttavia che gli spunti di riflessioni più interessanti e sinestetici mi siano
offerti dalla filosofa, come nel caso di Beck, e dalla poesia di Baudelaire che nel 1861
scrive all’introduzione de Les Fleurs du mal: «Parigi è il centro dell’irraggiamento della
stupidità universale. Chi avrebbe mai creduto che la Francia si sarebbe incamminata con
tanta verve lungo la via del progresso?». La stupidità universale di cui parla Baudelaire
non è altro che la fede cieca della modernità in se stessa che finisce col trasformare il
futuro in una colonia del presente.
In questa prospettiva Deckard si aggira come l’albatros di Baudelaire, un uomo fuori
posto, maledetto da uno spleen inguaribile, un albatros che non vola schiacciato dal peso
della sua condizione umana.
Bibliografia
Beck, U.
2007 Conditio humana, Il rischio nell’età globale, Bari, Laterza.
Baudelaire, C.
1999, Les Fleurs du mal, Milano, Garzanti.
Asimov, I.
1988 Il sole nudo, Milano, Mondadori
Maslin, J.
1982, 25 giugno, New York Times, New York.

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