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Don DeLillo, Rumore bianco

Saggi di riferimento:
Stefano Brugnolo, White Noise ovvero la realtà come ritorno del represso

Leonard Wilcox, Baudrillard, DeLillo’s White Noise, and the end of heroic
narrative

Alessandro Cinquegrani, Alterità e inesperienza nell’opera di Don DeLillo

Jean Baudrillard, L’America

—, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà?


Uno dei temi attraverso cui è possibile analizzare quest’opera è
l’OPPOSIZIONE FRA REALTÀ E SIMULACRO
- La stalla non la vede nessuno, - disse finalmente.
Seguì un lungo silenzio.
- Una volta visti i cartelli stradali, diventa impossibile vedere la stalla in sé.
Quindi tornò a immergersi nel silenzio. [...]
- Trovarsi qui è una sorta di resa spirituale. Vediamo solamente quello che vedono
gli altri. Le migliaia di persone che sono state qui in passato, quelle che verranno in
futuro. Abbiamo acconsentito a partecipare a una percezione collettiva. Ciò dà
letteralmente colore alla nostra visione. Un’esperienza religiosa, in un certo senso,
come ogni forma di turismo.
Seguì un ulteriore silenzio. [...]
- Come sarà stata questa stalla prima di venire fotografata? – chiese Murray. - Che
aspetto avrà avuto, in che cosa sarà differita dalle altre e in che cosa sarà stata
simile? Domande a cui non sappiamo rispondere [...]. Non possiamo uscire dall’aura.
Ne facciamo parte. Siamo qui, siamo ora.
Ne parve immensamente compiaciuto.

D. DeLillo, Rumore bianco


Le parole di Murray ricordano quelle di Jean Baudrillard:

Ora, l’immagine non può più immaginare il reale, poiché coincide con esso. Non può
più sognarlo, poiché ne costituisce la realtà virtuale. È come se le cose avessero
inghiottito il loro specchio [...].

Non si sa più che fare del mondo reale. Non si comprende più la necessità di questo
residuo, divenuto ingombrante. Problema filosofico cruciale: quello del reale in
cassa integrazione.

J. Baudrillard, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà?

 Crisi del concetto stesso di realtà (Brian McHale)


Il monologo sulla «stalla più fotografata d’America» è il primo vero ingresso
di Murray Siskind, il collega del protagonista, nel romanzo.

Tutti i personaggi di Rumore bianco sono inverosimili, esagerati.


- Professore di tedesco di Jack
- Heinrich

- Chi lo sa che cosa ho voglia di fare? Chi lo sa che cosa ha voglia di fare in genere la gente?
Come si fa a esserne sicuri? Non è tutta una questione di chimica cerebrale, di segnali che
vanno avanti e indietro, di energia elettrica nella corteccia? Come si fa a sapere se una
cosa è esattamente ciò che si vuole fare, oppure soltanto una qualche specie di impulso
nervoso nel cervello? [...] È tutta questione di attività cerebrale, per cui non si sa che cosa
dipenda dalla propria persona e che cosa da un neurone che ha appena fatto fuoco o
magari cilecca.

D. DeLillo, Rumore bianco


L’unico personaggio in cui forse possiamo riconoscerci è il protagonista.
Ma anche Jack è irretito dalla logica del simulacro:

«Io sono il personaggio finto che si adegua al nome»

Talmente forte che, nel momento in cui cade e rivela il soggetto nella
propria nudità, lo porta a riempirsi d’altro pur di non guardarsi dentro.
Comperavo con abbandono incurante. Comperavo per bisogni immediati ed
eventualità remote. Comperavo per il piacere di farlo, guardando e toccando,
esaminando merce che non avevo voglia di acquistare ma che finivo per comperare.
[...] Cominciai a crescere in valore e autoconsiderazione. Mi espansi, scoprii aspetti
nuovi di me stesso, individuai una persona della cui esistenza mi ero dimenticato. Mi
trovai circondato dalla luce

D. DeLillo, Rumore bianco

N.B.: DeLillo non assume mai toni moralistici.


Tutto il romanzo di DeLillo è attraversato dal rumore costante
dei media, della radio, dei jingle televisivi, del traffico:

«La TV disse: - Nonché altri fattori che potrebbero influire in maniera


gravissima sul vostro portafoglio.»; «Una voce di donna disse: - Si
rompe facilmente a pezzetti, si chiama scisto.»; «Panasonic.»; «Dristan
Ultra. Dristan Ultra»; «Krylon, Rust-Oleum, Red Devil.»

D. DeLillo, Rumore bianco

Le risate della televisione americana hanno sostituito il coro della


tragedia greca. [...] La gente, ossessivamente bombardata da quelle
risate, continua a sentirle dietro la voce di Reagan o dietro la strage dei
marines a Beirut, se non addirittura dietro alla pubblicità

J. Baudrillard, L’America
Tuttavia, al di sotto del mormorio superficiale e della banalità quotidiana
vi è un rumore di fondo costante e pervasivo, più forte di ogni distrazione:
l’angoscia della morte.
Il Dylar non funziona  il reale resiste.
Punto di svolta: “evento tossico aereo“

- Accidenti, che bracciale! Cosa significa SIMUVAC? Una cosa importante, si direbbe.
- Un’abbreviazione di simulated evacuation. [...]
- Ma questa evacuazione non è simulata. È reale.
- Lo sappiamo. Ma abbiamo pensato che poteva servirci come modello.
- Una forma di addestramento? Vuol dire che avete visto l’opportunità di servirvi dell’evento reale per
provare la simulazione? [...]
- E come va? - chiesi.
- [...] Non abbiamo le nostre belle vittime lì dove vorremmo se questa fosse una vera simulazione. In
altre parole siamo costretti a prendere le vittime dove le troviamo. Non ci troviamo di fronte a una
cosa preparata al computer. Di punto in bianco ci salta fuori dal vero, tridimensionale, dappertutto. Si
deve tenere conto del fatto che tutto quello che vediamo stasera è reale. Dobbiamo ancora dargli
una gran ripassata. Ma l’esercizio serve proprio a quello.

D. DeLillo, Rumore bianco


Evento tossico aereo:

- Reale come fattore disturbante dei calcoli


- Continuo gioco fra realtà e simulazione
- Ingresso della catastrofe “reale“ nel romanzo
L’attrazione per la catastrofe attraversa tutto il romanzo:

Il cronista sulle prime parve assumere semplicemente un tono di scusa. Ma a mano a mano che
procedeva nel commentare l’assenza di uno sterminio di massa, diventava sempre più disperato,
indicando gli scavatori, scuotendo la testa, quasi pronto a implorare la nostra simpatia e comprensione. Il
senso di aspettativa delusa era totale.

Sulla scena aleggiava una sensazione di tristezza e vuoto. Di abbattimento, di dispiaciuta cupezza.

D. DeLillo, Rumore bianco


Forte dicotomia in DeLillo (disordine-depressione), per cui l’alternativa al
disordine, alla catastrofe è la depressione, un senso di inconsistenza, di irrealtà.
Questo spiega anche perché, in Rumore bianco, il dipartimento di studi hitleriani
presieduto da Jack ha un successo «immediato ed elettrizzante».

- Ci sono personaggi più grandi della vita. Hitler è più grande della morte. E tu pensavi che ti
avrebbe protetto. [...]
- Volevi essere aiutato e protetto. La massa dell’orrore non avrebbe dovuto lasciare spazio
per la tua morte. «Sommergimi», hai detto. «Assorbi la mia paura». A un certo livello
avresti desiderato nasconderti in Hitler e nelle sue opere. A un altro avresti invece voluto
servirtene per crescere in importanza e forza.

D. DeLillo, Rumore bianco


Nel mondo di Rumore bianco, all’interno di questa realtà così alienante e così
inerte, c’è comunque uno spiraglio di luce, una possibilità di trascendenza,
rappresentata da alcuni brevi momenti contemplativi che attraversano il romanzo.
 vere e proprie epifanie, in cui la realtà sembra assumere finalmente un senso.
In quei visi morbidi e caldi c’era un tipo di fiducia tanto assoluta e pura che non volevo
pensare potesse essere malriposta. Doveva esserci qualcosa, da qualche parte, di
abbastanza grosso, valoroso ed eroico, da giustificare quell’affidarsi limpido, quella fiducia
implicita. Mi sentii cogliere da un senso di disperata pietà. Di natura cosmica, pieno di
rimpianti e aspirazioni. Parlava di vasti spazi, di forze spaventevoli ma sottili.

D. DeLillo, Rumore bianco


Gli altri lo guardavano con una sorta di timore reverenziale. Quasi sette ore ininterrotte di
serio piangere. Era come se fosse appena tornato da un periodo di viaggi in un luogo
remoto e sacro, tra aride distese di sabbia o creste innevate, un luogo dove si dicono cose,
si assiste a visioni, si raggiungono distanze che noi, nella nostra ordinarietà, possiamo
soltanto guardare, con il misto di riverenza e meraviglia che riserviamo ai fatti della più
sublime e complessa dimensione.

D. DeLillo, Rumore bianco


È tutto timore reverenziale, trascende le primitive forme di timore, ma non è dato sapere
se, mentre guardiamo, siamo pieni di meraviglia oppure di terrore, non sappiamo che cosa
stiamo guardando né che cosa significhi [...]. Il cielo è in preda a un incantesimo, potente e
leggendario.

D. DeLillo, Rumore bianco

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