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aspetta l'arrivo dell'Apocalisse nel 2007. Sei cittadini americani su dieci, invece, credono che il loro Paese,
nel 2007, sarà nuovamente bersaglio di un attentato. La stessa percentuale ritiene che i terroristi
impiegheranno armi biologiche o nucleari in qualche zona del mondo. Il 70%, infine, teme una nuova
catastrofe naturale come l'uragano Katrina e il peggioramento dell'effetto serra.
Rees dà al mondo solo il 50% di probabilità di non finire entro il 2100, in particolare per i rischi posti da quelli
che chiama “gli idioti del villaggio globale”, che potrebbero causare catastrofi biologiche per errore. Rees ha
addirittura scommesso, sul sito americano longbets.org - un sito che accetta le scommesse più diverse sul
futuro che si autodefinisce “un'arena per previsioni competitive e
responsabili” - che entro il 2020, “il bioterrore o il bioerrore” porteranno a
un milione di morti in un solo evento: “Entro il 2020 ci saranno migliaia,
se non milioni, di persone in grado di causare un disastro biologico. La
mia preoccupazione non sono solo le organizzazioni terroristiche, ma
idioti individuali che hanno la stessa mentalità di coloro che disegnano i
virus per il computer”.
Il pessimismo di Martin Rees è in linea con quello manifestato da Bill Joy, fonsdtore di Sun Microsystems,
nel suo celebre articolo “Perché il futuro non ha bisogno di noi” pubblicato da Wired nell'aprile del 2000, in
cui si affermava che le nuove tecnologie - l'ingegneria genetica, le nanotecnologie, la robotica - minacciano
di diventare le vere armi di distruzione di massa del ventunesimo secolo, liberamente reperibili su Internet, a
disposizione di singoli individui come di gruppi di terroristi (come anche di “terroristi di stato”, questo Joy non
lo diceva, ndr).
Queste previsioni tecno-positiviste del futurologo Ray Kurzweil, tratte dal suo articolo “The Singularity is
Near”, sono state criticate da Roberto Vacca nell'insertodel Sole 24 Ore del 6 febbraio 2006 in un
articolodaltitolo “I limiti del tecnosviluppo”: [...] Kurzweil dà per scontato che i processi di crescita tecnologica
del passato sono tutti esponenziali. Quando la crescita rallenta, si presenta sempre un nuovo paradigma che
la fa riprendere. Ad esempio: i circuiti dei computer prima realizzati con relè, sono passati a tubi elettronici,
poi ai transistor, ai circuiti integrati e sono avviati a usare perfino singoli atomi [...] Kurzweil traccia un
parallelo plausibile, ma solo qualitativo, fra l'accelerazione dell'evoluzione biologica e quella dell'Information
Communication Technology: la prima impiegò miliardi, poi milioni di anni, millenni e decenni per produrre
vertebrati, primati, homo sapiens. La seconda, prima in decenni, poi in anni o mesi, è passata dai telefoni,
alla radio, alla tv, ai pc, al web.
È vero che il progresso accelera: la densità di transistor per chip, la velocità dei computer, le dimensioni
della memoria raddoppiano ogni 12-18 mesi. Dopo 30 anni, la legge di Moore funziona ancora: Kurzweil ne
deduce che anche oggi hardware, software e scienza crescono esponenzialmente. Non ci sarebbero limiti.
Qui osservo che è sempre stato smentito chi ha creduto di aver individuato processi esponenziali [...] Nel
nuovo mondo, dopo la singolarità, sarebbero indistinguibili uomini da macchine, realtà virtuale da quella
fisica. Potremmo assumere corpi e personalità diverse. Elimineremmo vecchiaia, malattie, povertà fame e
inquinamento. Ma la complessità estrema implica problemi critici. L'impiego di software difettoso può
causare disastri. La complessità che si riproduce da sola può condurre a errori imprevedibili.
Inoltre, la progettazione e la gestione dei sistemi di ultracomputer intelligenti sarebbero in mano a un'elite di
iper-tecnologi. Fra i tanti vantaggi tecnici ed economici, le iper-intelligenze ibride uomo-computer ci
darebbero anche una longevità estrema. Se non fosse riservata ai cittadini di prima classe, tornerebbe la
preoccupazione dell'esplosione demografica. Molti sarebbero esclusi per inadeguatezza o per motivi sociali.
Fra i tanti tagliati fuori sorgerebbero neo-luddisti ed eco-terroristi. Il controllo sociale delle innovazioni, già
arduo, lo diverrebbe ancor più. I problemi socio-economici richiedono studio e integrazione. Non si può
sperare che la tecnologia risolva tutto».
In un mondo senza speranza, condannato irreversibilmente alla catastrofe, il protagonista, Swift, un reporter
alla ricerca di una figlia misteriosamente scomparsa, si trova d'un tratto a fronteggiare la venuta dei
“Regolatori”. Ma chi siano, se angeli o alieni, e da dove vengano, nessuno riesce a capirlo. Non sembrano
intenzionati a operare la classica invasione e non rispecchiano le convinzioni cieche, dogmatiche e infantili,
di miliardi di credenti al mondo, ma si apprestano a compiere in ogni caso la loro missione: l'Armageddon, la
battaglia finale.
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