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L'era della post-verità: un cambiamento socio-culturale

Nel 2016 l'Oxford Dictionary annunciò di aver decretato "post-truth" (post-verità) come parola dell'anno. Una scelta
imposta da una significativa novità: nella formazione dell'opinione pubblica ormai i fatti oggettivi sono meno
influenti degli appelli all'emozione e alle convinzioni personali e in questo contesto la verità diventa irrilevante. I
drammi del Novecento, dovuti ai totalitarismi, hanno portato a vedere la verità come autoritaria e violenta. Si è
dunque, lentamente, fatta strada l'ipotesi di opporre alla concezione antica della verità, basata su una rigosità fattuale
e storica e su una razionalità fondata su principi e inferenze, una molteplicità di interpretazioni che combinassero
valori, idee, credenze, esperienze ed emozioni. Negli ultimi anni poi la rivoluzione digitale ha accelerato tale
cambiamento con l'irruzione sulla scena mediatica e politica di nuovi soggetti in grado di sfruttare il potere
persuasivo dei social media. L'emergere della post-verità indica un profondo cambiamento culturale nella società.
Un cambiamento avvenuto silenziosamente nel corso di molti decenni. Infatti nel corso del Novecento, mentre
andavano perfezionandosi gli strumenti della propaganda e della manipolazione, cambiava lo statuto dei concetti di
verità e realtà. Si andava affermando una concezione che enfatizza l'esistenza di un mondo di forme socio-culturali
malleabili, fluide o fragili, di cui la "modernità liquida" di Baumann costituisce la più efficace e nota immagine.
Negli ultimi anni poi la rivoluzione digitale ha accelerato tale cambiamento con l'irruzione sulla scena mediatica e
politica di nuovi soggetti in grado di sfruttare il potere persuasivo dei "social media". Anche il concetto di realtà ha
cambiato statuto: la perdita di autorità delle istituzioni tradizionali che strutturavano la nostra vita sociale e politica:
famiglia, chiese, partiti politici, sindacati, corporations ne è la prova. Il vero pericolo della post-verità è che quando
non esiste più nessun criterio per distinguere i discorsi validi da quelli meno validi, si impongono i discorsi e le idee
dei soggetti più potenti, organizzati o aggressivi. La fine della presidenza Trump, e la sua esclusione forzata dai
social media, è la prova di quest'affermazione.

Il 16 novembre del 2016 Oxford Dictionary annunciò di aver decretato "post-truth" come parola
dell'anno e nei giorni successivi i media - vecchi e nuovi - rilanciarono la notizia con enfasi, come se si trattasse di
una scoperta scientifica. Una scelta imposta da una significativa novità: nella formazione dell'opinione pubblica
oramai i fatti oggettivi sono meno influenti degli appelli all'emozione e alle convinzioni personali e in questo
contesto la verità diventa irrilevante.
La parola "post-verità" non è una parola completamente nuova, come scrive il sociologo Mario Pireddu sulla
rivista DoppioZero:

È lo stesso Oxford Dictionary a ricordare che il concetto di post-truth esiste da tempo, e l’origine viene
fatta risalire a un saggio pubblicato nel 1992 sul magazine The Nation dal drammaturgo serbo-americano Steve
Tesich. In quel testo, riporta il sito dell’Oxford Dictionary, l’autore faceva riferimento allo scandalo Iran-Contra
di qualche anno prima e ai traffici illegali di armi tra gli Stati Uniti e l’Iran, e arrivava a prendere atto di una
generale “libera scelta di vivere in una sorta di mondo della post-verità”. Se si cerca “post-truth” nel Ngram
Viewer, strumento messo a disposizione da Google per effettuare ricerche testuali all’interno dell’enorme database
di libri digitalizzati di cui l’azienda dispone, si nota che il termine compare già dal 1988.

Il punto chiave

I "veri" problemi non sono le notizie false e le post-verità, ma le persone, i cittadini, il loro essere facilmente
condizionati, la loro eterodirezione e "predisposizione" - socialmente e culturalmente "costruite" attraverso
processi di educazione e socializzazione al conformismo e/o "sottomissione creata attraverso l'assuefazione
culturale", come avrebbe detto Etienne de La Boétie. (Piero Dominici)
_
L'indebolimento del concetto di verità come riferimento al reale e la crescente indistinzione tra realtà e
rappresentazione, vero e verosimile, interpretazione e manipolazione hanno accompagnato e facilitato una
serie di pratiche che hanno prodotto gli effetti perversi e pericolosi - il ruolo sempre più rilevante della
tendenza acritica e dell'emotività nella discussione pubblica - ai quali fa riferimento la definizione [di post-
verità] dell'Oxford Dictionary. (Giovanni Maddalena, Guido Gili)
_
Oggi, con internet e la televisione via cavo che diffondono informazioni 24 ore su 24, sei immerso in un
contesto in cui non hai più il tempo di riflettere. Gli elettori sono guidati da sentimenti puri di simpatia o di

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avversione, di armonia o di disagio che gli ispirano i candidati che conoscono attraverso la loro narrazione.
(Antonio Damasio)
_
Il suddito ideale del regno totalitario non è il nazista convinto nè il comunista convinto, ma l'uomo per cui la
distinzione tra fatti e finzione, e la distinzione tra vero e falso, non esistono più. (Hanna Arendt)
_
Chi oggi lamenta un ingresso nella post-truth politics compie un’operazione evidentemente nostalgica di
revisionismo storico, attribuendo agli ecosistemi informativi precedenti la capacità di garantire un maggior
grado di verità diffusa, e a quello attuale la sola propagazione delle notizie false. C’è un qualche scarto
rispetto alla società dei mass media, che sappiamo con ragionevole certezza non essere stata una società della
verità informativa? O rispetto a quelle che l’hanno preceduta? E dato che pare fondato non ritenere che
papato e monarchie assolute garantissero maggiore diffusione della verità, è possibile stabilire il grado di
verità delle società nella storia? Se abbiamo un problema lo abbiamo con l'uso del senso critico più che con
la tecnologia, ed è un problema che abbiamo sempre avuto. (Mario Pireddu)
_
Secondo una ricerca Ipsos, gli italiani credono che in media gli stranieri raggiungano il 26% della popolazione
totale. In realtà, fatti i calcoli, sono più o meno il 10%. Tale percezione errata (più del doppio!) è un fenomeno
diffuso in tutto il mondo, ma l’Italia è tra i paesi europei in cui la realtà è più distante. (Il Foglio)
_
L'alternativa ai metodi quantitativi (statistici) danneggia la democrazia perchè permette a editori e
demagoghi di presentare la propria verità puntando sulla sua accettazione emozionale e acritica. Occorre
scegliere tra una politica basata sui fatti e una basata sulle emozioni. (William Davies)
_
Il problema non è l’essere sottoposti a fact-checking e criticare chi dubita dell’autorità, ma non averne timore
e al contrario promuovere lo scetticismo, la verifica delle informazioni e l’affidabilità delle fonti come prassi
regolare – anche quando quelle fonti siamo noi. (Mario Pireddu)
_
Crede più facilmente alle fake news chi "vuole" credere, poichè in quelle notizie trova una conferma alle
proprie idee, opinioni e credenze precedenti. Le fake news funzionano meglio all'interno di un gioco di
specchi autoreferenziale. Non solo le persone, ma anche i media o i sondaggisti, cioè coloro che devono
documentare e raccontare la realtà, possono cadere vittime di questa trappola. (Guido Gili)

Come è cambiato lo statuto del concetto di verità

L'emergere della post-verità indica un profondo cambiamento culturale nella società. Un cambiamento avvenuto
silenziosamente nel corso di molti decenni. Infatti nel corso del Novecento, mentre andavano perfezionandosi gli
strumenti della propaganda e della manipolazione, cambiava lo statuto dei concetti di verità e realtà. Questi concetti
sono stati radicalmente messi in discussione in filosofia, sociologia, scienze della comunicazione e giornalismo. Il
filosofo Giovanni Maddalena e il sociologo Guido Gili hanno descritto nel libro "Chi ha paura della post-verità?"
le principali teorie che attraverso l'Ottocento e il Novecento, hanno indirizzato il pensiero sociologico europeo. Essi
scrivono (p. 10):

L'indebolimento del concetto di verità come riferimento al reale e la crescente indistinzione tra realtà
e rappresentazione, vero e verosimile, interpretazione e manipolazione hanno accompagnato e facilitato una serie
di pratiche che hanno prodotto gli effetti perversi e pericolosi - il ruolo sempre più rilevante della tendenza acritica
e dell'emotività nella discussione pubblica - ai quali fa riferimento la definizione [di post-verità] dell'Oxford
Dictionary.

I drammi del Novecento, dovuti ai totalitarismi, hanno portato a vedere la verità come autoritaria e violenta.
Si è dunque, lentamente, fatta strada l'ipotesi di opporre alla concezione antica della verità, basata su una
rigosità fattuale e storica e su una razionalità fondata su principi e inferenze, una molteplicità di
interpretazioni che combinassero valori, idee, credenze, esperienze ed emozioni. Scrivono Maddalena e Gili
(pp. 21-22):

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Due esempi attuali di questo slittamento teorico sono rappresentati dal grande successo di concetti
come "società liquida", "società del rischio", "società dell'incertezza" e dal fallimento delle teorie sulla superiorità
del sapere scientifico sul senso comune e sulla doxa.[...] Dopo molti decenni in cui ha prevalso una strutturazione
"dura" del mondo sociale e una concezione per cui le strutture sociali, culturali, linguistiche, parentali si
impongono o, comunque, condizionano in modo significativo, le idee e i comportamenti degli individui, oggi presso
molti studiosi - e nell'opinione comune - si è affermata una concezione che enfatizza l'esistenza di un mondo di
forme socio-culturali soffici, malleabili, fluide o fragili, di cui la modernità liquida di Baumann costituisce la più
efficace e nota immagine.

Negli ultimi anni poi la rivoluzione digitale ha accelerato tale cambiamento con l'irruzione sulla scena
mediatica e politica di nuovi soggetti in grado di sfruttare il potere persuasivo dei social media. Infatti il web
ha reso tutti, potenzialmente: emittenti, produttori di contenuti, opinion leader, influencer, ecc.
Il giornalismo tradizionale ha come motto la frase "prima filtri, poi pubblichi ", invece quello partecipativo si
fonda sul criterio opposto: "prima pubblichi, poi filtri "

Come si manipola l'opinione pubblica

Un precursore degli studi sulla manipolazione mediatica fu il giornalista americano Walter Lippmann che studiò,
a partire dalla prima guerra mondiale, l'uso massiccio della propaganda sia da parte dei regimi autoritari che di
quelli democratici. Nel 1922 Lippmann pubblicò un libro, ormai diventato un classico: "L'opinione pubblica" . In
quel testo egli sosteneva che la società era diventata troppo complessa per consentire all'uomo una conoscenza
diretta del suo ambiente. A causa di questa complessità l'uomo era costretto a rappresentarsi il suo ambiente
con modelli semplificati che Lippmann denominò "pseudo-ambienti". Il contenuto degli pseudoambienti
veniva, secondo Lippmann, alimentato dai mezzi di informazione (a quell'epoca solo stampa e radio), che potevano
così manipolare e distorcere i messaggi a beneficio delle politiche di pace o di guerra dei loro paesi. Lo pseudo-
ambiente è il mondo virtuale in cui la simbolizzazione ci fa vivere, in virtù del quale possiamo vivere la nostra vita
fatta più di rappresentazioni che di fatti o eventi ai quali assistiamo.
Nel 1922 Walter Lippmann pubblicò un libro, ormai diventato un classico: "L'opinione pubblica" , nel quale
sosteneva che la società era diventata troppo complessa per consentire all'uomo una conoscenza diretta del
suo ambiente. A causa di questa complessità l'uomo era costretto a rappresentarsi il suo ambiente con modelli
semplificati che Lippmann
denominò "pseudo-ambienti"

L'essere umano cerca


continuamente di "adattare" la sua
rappresentazione della realtà al suo
ambiente reale, ma la qualità di
questo adattamento dipende da due
fattori. Il primo è la qualità delle
informazioni (fatti+opinioni), sempre
esposta al rischio di manipolazione,
che egli è in grado di procurarsi. Il
secondo dipende dalla sua capacità di
analizzarle criticamente senza
"piegarle" ai propri pregiudizi.

Lo pseudo-ambiente in cui
viviamo

Funzionamento degli pseudo-ambienti ipotizzati da Walter Lippmann


Post-verità: il prevalere dei pregiudizi e dell'emotività nella valutazione dei fatti
E' chiaro che Walter Lippmann aveva capito il fenomeno della post-verità molto prima dell'avvento di internet e dei
social media, mentre la tesi sostenuta da molti attuali commentatori è che il concetto di post-verità sia emerso a
causa dello sviluppo dei social media e dei social network che facilitano la diffusione di fake news. In realtà questo

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fenomeno esisteva già ed è solo stato amplificato dai social media. Riguardo alla creazione di ecosistemi mediatici
"meno veritieri", Pireddu scrive:

A sostegno della prima tesi diversi commentatori aggiungono il riferimento alla teoria delle "echo
chambers", gli spazi chiusi e autoreferenziali a cui darebbero vita i social media spingendoci ad avere a che fare
soltanto con persone che la pensano come noi. Teoria affascinante e che richiama quella delle cosiddette "filter
bubble", ovvero gli ecosistemi di informazione personali soddisfatti da algoritmi che non ci esporrebbero a punti
di vista conflittuali – e che ci isolerebbero appunto in personali bolle di informazioni. A una analisi più attenta,
però, il fascino di queste teorie cede il passo a considerazioni più approfondite: la teoria delle camere dell’eco
sarebbe per molti analisti essa stessa “post-fattuale” e non supportata dai dati, così come la teoria delle filter
bubble sarebbe costruita intorno a una rappresentazione ideale distante dalle pratiche reali. Da una recente ricerca
del Pew Research Center sul rapporto tra discussione politica e social media negli Stati Uniti emerge infatti un
quadro più complesso: gli utenti, invece di restare chiusi in spazi autoreferenziali privi di differenze, incontrano
costantemente contenuti politici con cui sono in disaccordo, e soltanto una minima parte dichiara di essere
connessa con persone dalle opinioni simili. Ci sono utenti che filtrano e bloccano contatti per via delle differenze
politiche (il che, se da una parte potrebbe spingere a pensare alle camere dell’eco, dimostra anche che
l’automatismo degli algoritmi evidentemente non funziona così bene), e utenti che arrivano a cambiare posizioni
politiche in seguito a interazioni con altre persone sui social media. Quel che emerge dalle ricerche più recenti è
dunque l’aumentata disponibilità di tutte le informazioni e le argomentazioni di tutte le parti politiche. [...] C’è un
qualche scarto rispetto alla società dei mass media, che sappiamo con ragionevole certezza non essere stata una
società della verità informativa? O rispetto a quelle che l’hanno preceduta? E dato che pare fondato non ritenere
che papato e monarchie assolute garantissero maggiore diffusione della verità, è possibile stabilire il grado di
verità delle società nella storia?
Esiste comunque una grande differenza tra l'informazione del passato, basata sui massmedia (agenda setting), e
quella odierna basata sui social media, e Pireddu la evidenzia:

Uno scarto tra il mondo dei mass media e quello attuale esiste ed è riscontrabile nella perdita di
autorità delle istituzioni tradizionali che strutturavano la nostra vita sociale e politica: famiglia, chiese, partiti
politici, sindacati, corporations. È quel che sostiene tra gli altri Francis Fukuyama quando parla di declino della
fiducia: il facile accesso a spazi informativi online ha contribuito a rendere quelle istituzioni più trasparenti, e ora
sempre più persone le apprezzano meno nonostante non siano cambiate poi molto. [...] Quel che più manca è allora
un’educazione all’uso e alla gestione più consapevole di dati e informazioni: se abbiamo un problema lo abbiamo
con l'uso del senso critico più che con la tecnologia, ed è un problema che abbiamo sempre avuto.
Una posizione analoga sul fenomeno della post-verità e delle fake news la esprime il sociologo Piero Dominici il
quale ritiene che evidenziare tale fenomeno porta a vecchie e inutili interpretazioni che distraggono dal vero
problema, che rimane quello della "influenzabilità" del lettore/spettatore/cittadino. Il problema
educativo/formativo è una dimensione strategica essenziale se si vogliono affrontare i rischi ai quali vanno
incontro le moderne democrazie. Egli scrive:

I "veri" problemi non sono le notizie false e le post-verità, ma le persone, i cittadini, il loro essere
facilmente condizionati, la loro eterodirezione e "predisposizione" - socialmente e culturalmente "costruite"
attraverso processi di educazione e socializzazione - a conformismo e/o "sottomissione creata attraverso
l'assuefazione culturale", come avrebbe detto Etienne de La Boétie. [ciò che bisognerebbe fare è] insegnare la
formulazione del dubbio, l'incertezza, la responsabilità, il pensiero critico, la complessità, una nuova "cultura
dell'errore"; cioè un'educazione sviluppata praticando e diffondendo il "metodo scientifico" e una curiosità
analitica verso ogni cosa, un atteggiamento che non può non essere altro che investigativo, pronto al confronto con
gli altri, alla decodifica di simboli più o meno complessi, alla ricerca di "prove" a sostegno dell'argomentazione
nostra e altrui.

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Cosa sono le Echo Chambers

Le "Echo Chambers" (Camere dell'eco) sono ambienti comunicativi, nati all'interno dei social media, nei quali
persone e gruppi, sordi a qualsiasi contraddizione, preferiscono dialogare tra loro, demotivando e insultando chi la
pensa diversamente. Lo scrittore Mario Barenghi, scrive:

Il web offre l’inedita possibilità di condividere con un’infinità di sconosciuti qualunque convinzione,
anche la più infondata e bislacca, anche la più capziosa e cervellotica. Possiamo circondarci, ammantarci,
infagottarci di parole altrui che non rispecchiano lo
stato delle cose ma corrispondono al nostro sentire,
confortano i nostri desideri e rancori, si fondono con
le nostre elucubrazioni e idiosincrasie. Finché,
s’intende, la realtà bruta non verrà a chiedercene il
conto. Non è detto, peraltro, che allora rinsaviremo:
la via di negare la realtà è sempre aperta.

Una recente ricerca sperimentale dei sociologi


Elizabeth Dubois e Grant Blank, svolta nel Regno
Unito e finanziata da Google, nega l'importanza delle
"Echo Chambers" nel determinare effetti di
polarizzazione estrema delle opinioni dato che le
persone sviluppano strategie per sfruttare le molte
opzioni multimediali disponibili e confrontano varie fonti prima di formarsi un'opinione.

I primi sintomi della Post-verità

Nel 2016 due fatti, secondo Fabio Martini (p.10), erano stati determinati dal concetto di post-verità:

1. Brexit (uscita dell'UK dalla UE): nella primavera del 2016 i fautori della Brexit avevano sostenuto che
Londra versava alla UE 350 milioni di sterline alla settimana e che tutto questo denaro, in caso di leave,
avrebbe potuto essere reinvestito nel Servizio sanitario nazionale. Una falsa promessa perchè era falsa
anche la premessa. Ma per tre settimane la scritta vi aveva campeggiato sui bus rossi a due piani delle città
inglesi e la menzogna era diventata credibile.

2. Elezione di Trump: Donald Trump, da candidato alla presidenza, aveva sparato una raffica di balle.
Affermando, tra l'altro, che Barack Obama non era nato negli Stati Uniti e che il padre di un suo sfidante
alle primarie repubblicane, Ted Cruz, era amico dell'assassino di John Kennedy. Un moltiplicarsi di
invenzioni che aveva indotto i canali televisivi Cnn e Msnbc a inserire, durante le interviste a Trump, delle
scritte in sovraimpressione che riportavano l'avvertenza: "L'affermazione è falsa".

I "veri" problemi non sono le notizie false e le post-verità, ma le persone, i cittadini, il loro essere facilmente
condizionati, la loro eterodirezione e "predisposizione" - socialmente e culturalmente "costruite" attraverso
processi di educazione e socializzazione - a conformismo e/o "sottomissione creata attraverso l'assuefazione
culturale"
Manipolazione come dimensione costitutiva delle relazioni sociali
Il sociologo Guido Gili e il filosofo Giovanni Maddalena, autori del libro “Chi ha paura della post-verità? Effetti
collaterali di una parabola culturale”, nell'articolo di presentazione del libro "Dove nasce la post-verità" scrivono:

Negli ultimi decenni, vari studi nell’ambito della psicologia sociale e della microsociologia hanno
mostrato che la manipolazione è una dimensione costitutiva delle relazioni interpersonali e sociali. In sociologia,
la conoscenza delle strategie comunicative che ognuno di noi mette in atto nelle relazioni faccia a faccia si deve
principalmente all’opera di Goffman, il quale ha analizzato efficacemente le “mosse” e le tecniche con le quali
tentiamo, in modo più o meno consapevole, di gestire, controllare, in una parola, manipolare le impressioni che
suscitiamo negli altri, volgendo a nostro vantaggio le diverse situazioni di interazione nelle quali siamo coinvolti.

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Quindi nella vita quotidiana tutti potenzialmente manipolano tutti. Tutti siamo soggetti e oggetti di processi
manipolatori.
Secondo Gili e Maddalena, i diversi mass media rifletterebbero le varie posizioni presenti nella società,
riequilibrando, prima o poi, le distorsioni più grandi da essi introdotte nell'informazione. Questo quadro è stato
modificato da due fatti:

1. L'uso spregiudicato dei mass media da parte di alcuni nuovi attori (Trump, Putin, Isis, antieuropeisti,
sostenitori della Brexit)

2. Nuovi processi di disintermediazione in campo comunicativo (Social media, influencer, opinion


leader)

Questi fatti hanno portato la manipolazione a diventare una pratica di massa.


Secondo il sociologo Erving Goffman, nella vita quotidiana tutti potenzialmente manipolano tutti. Tutti
siamo soggetti e oggetti di processi manipolatori. I social media hanno portato la manipolazione a diventare
una pratica di massa

Ognuno può scegliere cosa mettere nella sua bolla, questo crea l'illusione della libertà.
Ci sono oggi (e ce n'erano in passato) molte bolle culturali dove l'essere umano può rinchiudersi isolandosi dal
mondo: la moda, la musica, lo sport, le automobili, la tecnologia, il sesso, la droga, l'economia, la finanza, la politica,
ecc. Tra queste la più recente è la "bolla tecnologica" il cui esempio paradigmatico è quello di Apple che è riuscita
a creare (con azioni di marketing mirate) un vasto pubblico globale di fan e ammiratori che accorrono ad ogni sua
presentazione di nuovi prodotti o aggiornamenti (i cosiddetti "Apple addicted").

Un'altra bolla, molto più pericolosa, l'ha creata Google (e a ruota gli altri motori di ricerca), con la
personalizzazione delle ricerche che favorisce il conformismo culturale allontanandoci dalle idee di chi non
la pensa come noi.

In tal modo Google crea dei compartimenti stagni (bolle) in cui si ritrovano coloro che aderiscono alla
"visione" della propria bolla, senza che ci sia la possibilità di valutare criticamente la validità delle idee altrui.
La propaganda è dannosa perchè usa le parole scelte da chi ha il "potere"
La pubblicitaria Annamaria Testa mette in luce le differenze tra pubblicità e propaganda nelle strategie di
comunicazione persuasive di massa. La comunicazione persuasiva è sempre esistita, e Annamaria Testa scrive:

Il problema con la propaganda è che persuade le persone di cose false, e che per riuscirci le disinforma
e le manipola facendo leva sulla minaccia e sulla paura.

Il consulente d'impresa Marco Minghetti , nell'ambito del suo progetto 2.0 di intelligenza collettiva, rivolge ai
"disorientati" di tutto il mondo la formula che guida l'interpretazione delle parole usate dai media: "oggi il
potere risiede nelle parole". Da qui l'invito ad accorgersi della manipolazione delle parole evidenziata dallo
scrittore Gianrico Carofiglio nel libro "La manomissione delle parole", di cui parla Minghetti:

Carofiglio riflette sull’importanza del linguaggio nel nuovo millennio, soffermandosi sul rapporto tra
linguaggio e potere ed appunto il “potere” di quest’ultimo di mutare il mondo delle parole: questo provoca effetti
profondi sugli individui e sulla società tutta.

Anche la Politica è diventata un Marchio


Indipendentemente dalla politica personale, una campagna di branding globale è importante per vincere qualsiasi
elezione. Così, quando dai il tuo voto a un candidato, ricorda che non stai solo votando per una politica o
un'appartenenza di partito, ma stai dando la preferenza a un marchio.

Nelle scuole di giornalismo si insegna a distinguere tra fatti e opinioni, però, spesso, l'analisi di una notizia (che fa
parte dell'opinione del giornalista) può compromettere l'imparzialità dei fatti riportati.

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Distinguere tra Fatti e Fattoidi

Differenza tra percezione e realtà

Nel 2017 l'Istituto di ricerche Ipsos ha svolto


un sondaggio, in tutto il mondo, per
quantizzare le percezioni che le popolazioni
hanno su diversi temi di attualità. Ne è venuto
fuori un quadro che vede percezioni sempre
peggiori rispetto alla realtà. Ecco alcune delle
domande e i dati (percepiti e reali) degli
italiani:

1. Su 100 individui di 13 anni e oltre nel suo Paese, quanti, secondo lei, hanno un profilo su Facebook? Dato
reale: 43%, Dato percepito: 76%
2. Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che godono di
buona o ottima salute? Dato reale: 66%, Dato percepito: 52%
3. Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che credono in
Dio? Dato reale: 76%, Dato percepito: 56%
4. Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che credono nel
Paradiso? Dato reale: 48%, Dato percepito: 48%
5. Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che credono nell’
Inferno? Dato reale: 44%, Dato percepito: 42%
6. Ogni 100 decessi di donne di età compresa tra 15 e 24 anni nel suo Paese, quanti pensa che siano per
suicidio? Dato reale: 9,5%, Dato percepito: 20%
7. Su 100 detenuti nel suo Paese, quanti pensa che siano nati in una nazione straniera? Dato reale: 34,4%,
Dato percepito: 48%
8. Che percentuale di donne e ragazze tra 15 e 19 anni pensa che diventi madre ogni anno nel suo Paese? Dato
reale: 0,6%, Dato percepito: 17%
9. Su 100 persone di età compresa tra 20 e79 anni, quante pensa che soffrano di diabete? Dato reale: 5%, Dato
percepito: 35%
10. Pensa che il tasso di omicidi nel suo Paese sia più alto, uguale o più basso rispetto al 2000? Percezione
corretta: solo 8% degli italiani, Percezione errata: 49%

Come evitare le percezioni errate? Esiste un'unica soluzione: abbandonare la naturale pigrizia e fare lo sforzo
di verificare!
Un esempio di percezione errata dell'opinione pubblica: il fenomeno dell'immigrazione
Il ricercatore Luca Comodo di Ipsos descrive le percezioni errate che una cattiva informazione ha generato
nell'opinione pubblica
Conclusioni (provvisorie):la modernità liquida in cui viviamo ha cambiato i concetti di verità e realtà e solo il
pensiero critico può aiutarci a navigare in essa
L'emergere della post-verità indica un profondo cambiamento culturale nella società. Un cambiamento
avvenuto silenziosamente nel corso di molti decenni. Infatti nel corso del Novecento, mentre andavano
perfezionandosi gli strumenti della propaganda e della manipolazione, cambiava lo statuto dei concetti di
verità e realtà. Si andava affermando una concezione che enfatizza l'esistenza di un mondo di forme socio-
culturali malleabili, fluide o fragili, di cui la "modernità liquida" di Baumann costituisce la più efficace e
nota immagine. Negli ultimi anni poi la rivoluzione digitale ha accelerato tale cambiamento con l'irruzione
sulla scena mediatica e politica di nuovi soggetti in grado di sfruttare il potere persuasivo dei "social media".
Anche il concetto di realtà ha cambiato statuto: la perdita di autorità delle istituzioni tradizionali che
strutturavano la nostra vita sociale e politica: famiglia, chiese, partiti politici, sindacati, corporations ne è la
prova. Come ha scritto il politologo Francis Fukuyama, con l'accesso a nuovi "spazi informativi online"
abbiamo assistito a un declino della fiducia. Se abbiamo un problema lo abbiamo con l'uso del senso critico
più che con la tecnologia, ed è un problema che abbiamo sempre avuto. Secondo il sociologo Piero Dominici
il problema educativo/formativo è una dimensione strategica essenziale se si vogliono affrontare i rischi ai
quali vanno incontro le moderne democrazie. Infatti il vero pericolo della post-verità è che quando non esiste

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più nessun criterio per distinguere i discorsi validi da quelli meno validi, si impongono i discorsi e le idee dei
soggetti più potenti, organizzati o aggressivi. Per evitare di essere condizionati dalla post-verità il sociologo
Guido Gili e il filosofo Giovanni Maddalena suggeriscono all'essere umano l'acquisizione di un abito mentale
sostenuto da relazioni comunitarie vitali che stimolino l'apertura al mondo. Relazioni umane che permettano
di confrontarsi senza reticenze o sudditanze con le informazioni provenienti dal mondo esterno e da una
pluralità di emittenti, perseguendo un'educazione "non scettica" al pensiero critico.

Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)

• Piero Dominici (2018), Fake News and Post-Truths? The “real” issue is how democracy is faring lately -
Nova IlSole 24ORE
• Christian Salmon (2016), "Post-verità, la parola dell'era Trump" - La Repubblica
• Mario Pireddu (2016), Storia naturale della post-verità - DoppioZero
• Mario Barenghi (2017), Post-verità. Non contraddire le emozioni - DoppioZero
• Guido Cozzi (1998), Culture as a Bubble [73 citazioni]
• Lorenzo Borga (2018), Perché su immigrazione e sicurezza Salvini gioca con la percezione della realtà -
Il Foglio
• Luca Comodo, Chiara Ferrari (2017), Global view on immigration and the Refugee crisis - Ipsos
• Perils of perception 2017 - L'indagine Ipsos sul pericolo delle percezioni - Ipsos
• Andrea Galli (2018), Gili: ma la realtà ha una sua "durezza", spesso sottovalutata dagli esperti (PDF) -
L'Avvenire
• Guido Gili, Giovanni Maddalena (2017), Dove nasce la post-verità - Indagine sulla svolta culturale che
ha trasformato le bufale in problema ingovernabile - Il Foglio
• Christopher Hooton (2016), Social media echo chambers gifted Donald Trump the presidency -
Independent
• Seth Flaxman, Sharad Goel, Justin Rao (2016), Filter Bubbles, Echo Chambers, and Online News
Consumption (PDF) [181 citazioni]
• David Robson (2018), The myth of the online echo chambers - BBC Future
• Mario Barenghi (2017), Post-verità. Non contraddire le emozioni - DoppioZero
• Stefano Dalla Casa (2017), 5 letture per resistere alla post-verità - Wired
• Annamaria Testa (2015), Propaganda: che cosa è, come funziona, perchè è tossica - Nuovo e utile
• Elizabeth Dubois, Grant Blank (2018), The echo chamber is overstated: the moderating effect of political
interest and diverse media (PDF) [5 citazioni]
• Marco Minghetti (2011), Le parole sono importanti! – Alice annotata 14a - Nòva Sole 24Ore
• (2017), How social media filter bubbles and algorithms influence the election - The Guardian
• Giuseppe Veltri (2018), La tempesta perfetta: social media, fake news e la razionalità limitata dl cittadino
(PDF) - Erickson Media Education

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