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L’ordine rituale e la società digitale

Una società non è data solo dalle forme del lavoro e dai modi del capitalismo, ma anche dalla condivisione
della realtà simbolica. Famiglia, gruppo, società e civiltà corrispondono a gradi progressivi di
generalizzazione di un ordine simbolico/rituale. I rapporti di condivisione/alienazione nei confronti di un
dato ordine simbolico delineano i modi in cui si crea un'egemonia culturale (concetto che indica le varie
forme di «dominio» culturale da parte di un gruppo o di una classe che sia in grado di imporre ad altri
gruppi, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione) che conferisce uno specifico carattere a una
civiltà.

I RITUALI DEL MATTINO

Al mattino si cerca di dare un ordine/direzione alla giornata, l'orientamento mattutino è necessario all'uomo
per trovare i propri punti di riferimento.
Montalbano è uno dei tanti personaggi la cui storia è caratterizzata dal momento del risveglio: infatti, le sue
giornate/indagini sono indirizzate dai suoi risvegli, lui sa come andrà in base a come si alza al mattino.
L'identità dell'uomo si costituisce quindi a partire da una sequenza di azioni rituali e simboli a cui esse fanno
riferimento. Infatti, Hegel sottolinea la stretta analogia che vi è tra le preghiere mattutine e le attività più
moderne come la lettura del giornale, infatti per Hegel la preghiera equivale alla lettura del giornale, ed
entrambe le azioni orientano l'atteggiamento dell'uomo nei confronti del mondo. Con la nascita dei social
media la sostanza non cambia (il passaggio dal quotidiano a Facebook però è importante).

MAESTRI DEI RITUALI

L'orientamento mattutino ha attirato l’attenzione delle aziende interessate alla promozione di


comportamenti di consumo, in virtù dello stretto legame che corre tra consumismo e ritualismo
contemporaneo (se un prodotto di consumo si insedia all’interno di una catena rituale è come se fosse
protetto da una fortezza che lo mantiene al sicuro dalla concorrenza). L’agenzia pubblicitaria BBDO, nel
2007 rendeva noto un suo studio sui rituali globali, che mirava a definire i ritual masters, ovvero i maestri
dei rituali.
RITUAL MASTERS fu uno studio statistico durato quasi un anno, coinvolge numerose persone da diversi
paesi effettuando interviste con psicologi, sociologi e nutrizionisti. Questo studio rappresentava una
significativa verifica delle catene rituali all’interno del mondo contemporaneo. Con il dichiarato intento di
scoprire quei comportamenti nei quali è più facile introdurre oggetti di consumo, secondo la BBDO i rituali
globali nel mondo contemporaneo sono soprattutto 5:
1) PREPARING FOR BATTLE (7 passaggi in meno di un ora dalle 6:00 alle 9:00 circa)
2) FEASTING (4 passaggi a pranzo/cena)
3) SEXING UP (avviene nel weekend nel pomeriggio)
4) RETURNING TO CAMP (meno di 5 passaggi in 4 ore circa, alle 20:00)
5) PROTECTING YOURSELF FOR THE FUTURE (9 passaggi 10 minuti prima di andare a letto).

1)PREPARING FOR BATTLE (rituale del mattino), ha molto in comune con gli antichi rituali di preparazione
dei guerrieri. Le azioni più comuni sono fare colazione, parlare con i membri della famiglia, lavarsi i denti,
farsi la doccia/bagno, truccarsi per le donne, fare la barba per gli uomini, guardare la tv o ascoltare la radio,
leggere il giornale, vedere le e-mail. I ¾ della popolazione mondiale risultano estremamente irritati quando
questa sequenza rituale viene interrotta.
2)FEASTING (collegarsi alla propria tribù attraverso il cibo). Il cibo non viene incontro solo a un bisogno
alimentare dell’uomo, è anche un sistema di comunicazione. La condivisione è alla base di questo rituale:
ognuno partecipa apportando qualcosa all’evento collettivo, materialmente o simbolicamente. Parte del
rituale consiste anche della preparazione del pasto (spiegherebbe il successo di programmi e gare culinarie
come Master Chef
3)SEXING UP (agghindarsi a prepararsi a incontri sociali). Si tratta della riproposizione moderna dei rituali
di corteggiamento sviluppati in tutte le civiltà, compresa quella attuale. Durante il corteggiamento
l’attrazione tra sessi viene mediata da un insieme di simboli: ci si lava, pettina, si fanno commenti con gli
amici, pensieri romantici etc. Esso viene considerato come un momento fondamentalmente necessario a
fornire autostima e fiducia in sé stessi, anche se può essere motivo di ansia. Anche se secondo il 78% delle
persone è convinto che gli incontri galanti siano di carattere spontaneo, in realtà in genere sono
programmati nel fine settimana. Esso è un rituale spesso interpretato in senso liberatorio, si indossano gli
abiti migliori, profumi più costosi, si beve e fuma senza freno, badando poco alle spese e dimenticando
dieta e benessere.
4)RETURNING TO CAMP (lasciare il posto di lavoro e tornare a casa). Il rituale del pomeriggio/sera pratica
la transizione graduale dallo stress metropolitano alla rilassatezza domestica (inverso al rituale del
mattino). Inizia di sera, ci si mette davanti al televisore (66%), si legge il giornale (20%) o ci si connette in
rete (35%). Brasiliani e cinesi leggono, gli italiani fanno zapping in rete.
5)PROTECTING YOURSELF FOR THE FUTURE (prevedere e prepararsi al futuro) Esso è il rituale degli ultimi
minuti prima di dormire, quello che un tempo consisteva nelle preghiere della notte. Questo rituale
sortisce l’effetto di transizione dall’essere rilassati all’essere rassicurati per il futuro, la lettura
dell’oroscopo o anche la lettura di un buon libro ha lo stesso significato di preparazione a un migliore
futuro. Si chiudono porte e finestre, si accendono gli allarmi, si spegne il pc e la connessione wi-fi, si
prendono medicine, si preparano gli zaini per il giorno dopo etc.

Come i rituali possono favorire il consumo? Come esperimento, a un gruppo di studenti è stato proposto di
assaggiare una barretta di cioccolato, ed è stato chiesto loro di consumarla in forma ritualizzata: doveva
essere spezzata, scartata e assaggiata in modalità predeterminate. La metà degli studenti ha rispettato
l’ordine rituale e non solo ha gradito l’esperienza in maniera sensibilmente superiore agli altri, ma anche di
percepire il cioccolato come più gustoso e di essere pronti a spendere di più nell’ acquisto. Era stato chiesto
agli studenti di consumare la prima metà della barretta e attendere per consumare la seconda. I ricercatori
hanno potuto osservare che non solo l’attesa aumentava il desiderio del consumo ma che la partecipazione
diretta a un rituale procurava una maggiore soddisfazione rispetto a chi semplicemente assisteva al rituale
prima del consumo. I ricercatori della BBDO avevano messo a fuoco l’ordine rituale del consumatore
globale moderno, ne avevano individuato i simboli e le performance ad essi collegati. Per comprendere
meglio i rituali moderni occorre partire dal simbolo e dalla sua funzione per l’uomo, per arrivare alle più
generali azioni sociali.

LE MOLTEPLICITà DELL’UOMO SIMBOLICO

Secondo Fustel de Coulanges i riti funzionavano come un sistema grazie al quale gli uomini si riunivano,
rinforzavano i legami tra loro. Cardine del sistema rituale era la famiglia che sarebbe divenuta così il fulcro
strutturale delle società antiche. Durkheim, suo allievo, si occupò di varie tematiche, tra queste i riti
religiosi, i quali creano l’intero sistema sociale e di conseguenza forniscono la base per l’elaborazione di
norme e categorie concettuali. Ernst Cassirer, suo discepolo, spostò l’attenzione dai rituali al loro principio
generatore, ovvero le forme simboliche. Secondo Cassirer l’uomo è essenzialmente un animale simbolico
(siamo stati abituati a definire l’uomo come animale razionale dunque con qualità logico-deduttive, ma in
realtà dipende dalle situazioni e dall’individuo stesso, ciò non implica però che l’uomo è un animale
irrazionale, sarebbe meglio definirlo come animale simbolico). Facoltà simbolica e razionale procedono
insieme in quanto la facoltà simbolica implica operazioni raffinate dal punto di vista intellettuale e pratico.

Poiché l’universo è plurale e comprende anche ordini non materiali di realtà, la natura dell’uomo permette
di operare all’interno dei diversi universi simbolici. Lo stesso “universo” deve essere considerato come un
grande simbolo. La molteplicità della realtà si riassorbe nell’universalità del simbolo, all’interno del quale ha
origine quella “società della vita” che struttura la stessa società degli uomini. In tale prospettiva, uomini,
animali e piante si trovano tutte allo stesso livello. La moderna sensibilità ecologica e animalista è la prova
della difficoltà di considerare il mondo umano separato se non addirittura avverso a quello della natura. Gli
stessi simboli sono elementi della natura. L’arte, sia in Oriente che Occidente, si è spesso basata
sull’orchestrazione degli elementi simbolici per tracciare i caratteri del mondo immaginale, per riprodurre e
rinnovare l’idea di armonia dell’universo manifestato e di presenza del Principio universale. Il mondo
immaginale non è mondo di pura immaginazione, così come lo stato di sogno non è la semplice attivazione
casuale di stimolazioni neurologiche. Non è meno reale della realtà materiale, in quanto rappresenta il
luogo dove si collocano i rituali e del quale giacciono i simboli. L’opera d’arte costituisce un chiaro esempio
di questo mondo immaginale. Essa è una vera e propria finestra aperta sulla visione del mondo che diventa
reale nel momento in cui si riflette l’anima dell’artista e si esprime attraverso la sua opera. Finestra o
schermo, la rappresentazione artistica è stata per secoli il canale di comunicazione tra ambiti diversi, tra
sacro e profano, tra universo rituale e abitudini convenzionali.

Nell’universo simbolico la stessa morte è relativa. Con la morte ha termine l’uomo fisico ma non i suoi
prolungamenti immateriali. L’uomo fisico infatti è solo una parte dell’uomo integrale, il quale è formato da
Corpo Anima e Spirito. La realtà di ogni cultura o dottrina non si ferma alla sola materialità ma anche ad
universi immateriali (in funzione di questa divisione). Cassirer insiste su una realtà separata dal simbolo. Vi
è una distinzione tra mondo fisico e attività simbolica, e questo comporta delle conseguenze: se si definisce
“realtà” solamente quella materiale se ne escludono gli aspetti virtuali, immaginali e trascendenti. Ma la
concezione esclusiva di realtà materiale è messa decisamente in discussione nella società digitale. Ci si
confronta continuamente con eventi (o rappresentazioni simboliche) virtuali, che hanno conseguenze reali
e che sono quindi fatti sociali. Appare quindi evidente che non è la realtà a recedere di fronte al simbolico,
ma l’ordine simbolico “è” la realtà dal punto di vista umano. L’uomo opera simbolicamente, egli individua
un simbolo e attorno ad esso fa ruotare un’azione rituale. Evidenze di azioni simboliche si possono
riscontrare dalle origini ai giorni nostri. Le letture rupestri ad esempio non vengono più viste come un’arte
imitativa, ma come matura espressione simbolica di azione rituale, collegata a stati di estasi visionaria. Il
rito della caverna (essa era il luogo di comunicazione con diversi mondi metafisici, costruisce un rituale di
distacco, ci separiamo dall’ordinario per proiettarci nello straordinario) ha aveva un preciso significato,
come quello del viaggio nel mondo immaginale. Lo sciamano (uomo che conosce, un saggio), o comunque
gli uomini capaci di una visione, fissava nelle immagini rupestri le rappresentazioni dei viaggi effettuati nel
mondo immaginale. Di fatti, i nostri antenati non avrebbero usato le arti visive per dipingere o
rappresentare il mondo materiale, ma piuttosto per porre le basi della condivisione dei mondi “immateriali
e immaginali”. Lo sciamano è qualcuno capace di un viaggio immaginale = artista contemporaneo.
Il linguaggio è essenzialmente “forma simbolica” attraverso la quale si conosce la realtà e si opera
simbolicamente al suo interno. Priva di riferimenti simbolici una lingua sarebbe inutilizzabile e incapace di
esprimere concetti astratti, è con l’apprendimento del simbolismo del linguaggio si è aperto all’uomo anche
il mondo complesso e articolato del pensiero. L’atto linguistico è in primo luogo un atto di denominazione e
di conoscenza dell’essenza della realtà. Col passare degli anni, se non adeguatamente coltivata, diminuisce
la consapevolezza simbolica. L’uomo tende naturalmente all’elaborazione simbolica e questa sua tensione
emerge anche nell’attuale mondo reificato (processo di identificazione con oggetti e realtà materiali,
consiste quindi in un processo magico che si basa su legami simbolici, non come la scienza che si basa su
connessioni causali materiali). Nel momento in cui il mondo reale viene a perdere il suo carattere simbolico,
la necessità rituale dell’uomo spinge verso la manifestazione di mondi paralleli, alternativi. Il vuoto anomico
conseguente alla rarefazione di simboli e rituali va a essere colmato da rinnovati elementi simbolici e nuove
azioni rituali. Non importa se questi possano andare incontro a una rapida obsolescenza come nel caso del
consumismo (l’industria dell’intrattenimento sforna prodotti con un forte impatto simbolico, portando così
anche a un’obsolescenza del simbolo ovvero la breve durata di un prodotto è condannata già a priori. In
questo modo, la società deve continuamente ricreare il significato con un meccanismo di ancoraggio e
oggettivazione: ogni nuova rappresentazione sociale si ancora al simbolo precedente e crea una nuova
oggettivazione), non importa quanto surrogati siano di simboli e rituali originali, la loro presenza sullo
scenario sociale risponde a precise necessità antianomiche.

L’espressione Homo duplex era stata impiegata da Durkheim per descrivere una delle più tipiche
particolarità della nostra natura, l’uomo ha un carattere contraddittorio: umano e animale allo stesso
tempo, culturale e istintivo. Secondo Durkheim il dualismo della natura umana è riconducibile a quello tra
individuo e società: la natura metà animale (istintiva, individuale) e metà umana (culturale, sociale). L’uomo
avrebbe un corpo animale e un’anima sociale. Durante il XX secolo non sono mancati tentativi di
trascendere il semplicismo dualistico dell’Homo duplex ma la personalità umana però è più complessa e
plurale di quanto il dualismo possa esprimere. L’uomo moderno è Homo multiplex, nel senso che ha
molteplici identità, a seconda del contesto in cui opera. Uomo Complex= uomo imbrigliato nella
complessità e nella nevrosi. Il pluralismo umano è strettamente legato al carattere simbolico dell’uomo
capace di identificare diversi ordini di realtà

IL TEATRO E LO SMARTPHONE

Turner ha dimostrato la profonda correlazione tra riti di passaggio e rappresentazioni teatrali, intese
soprattutto come espressioni di creatività socio-culturale e strumenti per il superamento di situazioni di
crisi. Nel simbolismo il teatro era una delle attività rituali che più esplicitamente mostravano il carattere
molteplice della manifestazione così come i tre gradi del suo simbolismo: l’autore, l’attore e il personaggio.
Nel teatro tradizionale la molteplicità si risolveva in un’unità, poiché ogni livello di interpretazione era
compreso in quello superiore, a sua volta la prospettiva dell’attore comprendeva il personaggio e quella
dell’autore comprendeva e risolveva tutte le altre. Nelle rappresentazioni mediatiche però, lo spazio per
questa interpretazione simbolica è così ridotto che difficilmente si risale oltre il primo livello, quello
dell’interpretazione. L’universo dell’uomo moderno è sempre meno unitario e sempre più molteplice. Il
mondo della fiction televisiva o cinematografica partecipa allo stesso statuto del teatro, senza la sua “aura”
originale.

Nel 1972 Maxwell McCombs e Donald Shaw hanno definito la funzione AGENDA SETTING teoria secondo
cui i media (notiziari, fiction etc) non dicono cosa pensare ma su cosa indirizzare il pensiero. Questo perché
è molto più semplice attirare l’attenzione su di un tema generale piuttosto che instillare un preciso
pensiero rispetto allo stesso. Nei successivi sviluppi della teoria dell’agenda setting si è fatto riferimento alle
dinamiche di innesco (priming) del pensiero che i messaggi dei media possono mettere in atto. Un
messaggio prime può essere necessario per avviare un processo mentale, che innesca il processo cognitivo,
è immediatamente disponibile alla memoria e quindi può essere più facilmente ricordato e rielaborato.
Dopo l’innesco avviene la rielaborazione. Con il termine framing si fa riferimento al modo di organizzare,
definire e strutturare una teoria, una notizia. L’argomento intorno a cui i media invitano a riflettere, il modo
in cui viene selezionato e presentato.
Concetto di mainstream: sotto l’effetto dei media persone che in circostanze normali hanno pensieri
differenti riguardo determinati argomenti, convergono sulle stesse opinioni; emergerebbe così in maniera
significativa un’opinione unica, una posizione mainstream. La forte esposizione ai media fornisce al
pubblico un set di argomenti preconfezionati, facilmente accessibili alla memoria e su cui non è necessario
riflettere. Parallelamente è stata introdotta la nozione di symbolic annihilation per esprimere la valenza
negativa che assumerebbe tutto ciò che non viene mostrato dai media, i media infatti ribadiscono
continuamente quali sono gli universali di pensiero dominante e quindi amplificano la tendenza a
un’omologazione culturale, facendo apparire le idee di maggioranza dominanti e annichilendo quelle delle
minoranze. Così il pubblico dei mass media è incoraggiato a seguire le idee in sintonia con la maggioranza e
passare sotto silenzio quelle che invece sono minimizzate o criticate dai media. Una studiosa tedesca
Elisabeth Noelle-Neumann fa riferimento alla spirale del silenzio per indicare quel filtro che le persone
applicano alle loro stesse idee quando non coincido con quelle del mainstream espresse dai media.
Vi è la distinzione di McLuhan a media caldi e media freddi, tra media che lasciano meno spazio
all’immaginazione e media che consentono lo sviluppo di una maggiore attività immaginale e simbolica. I
media caldi presentano un mondo immaginale preconfezionato, senza stimolare una reale partecipazione.
I media freddi invece aprono la porta verso un mondo immaginale che richiede una diretta attività
simbolica.

Le opere d’arte erano e sono finestre sul mondo immaginale, un modo per “fantasticare”. Alle
rappresentazioni artistiche oggi si sono sostituiti gli schermi, i quali emanando luce propria e sono il portale
d’ingresso che introduce nei mondi paralleli delle rappresentazioni tanto sottili e sfuggenti, quanto influenti
e potenti. Assumono un carattere rituale, diventano uno strumento di azione simbolica, infatti Secondo Mc
Lauhan lo schermo è un passaggio che conduce altrove. L’introduzione del digitale ha modificato anche le
possibilità di rappresentazione dei mondi immaginali. Tra il XX e il XXI secolo un alto numero di produzioni
televisive e cinematografiche hanno avuto come obiettivo lo sviluppo di nuovi mondi, destinati a far parte
stabilmente dell’immaginario collettivo: Guerre stellari, Alien, Blade Runner, i quali hanno invaso sale
cinematografiche, scaffali di libri, videogiochi etc. Ad oggi ci sono prodotti che non si può non conoscere o
non aver visto: Dragon Ball, pokemon, Harry Potter, Signore degli anelli, Avatar etc.
Agli schermi digitali e alle loro immagini viene confidato inoltre un potere predittivo. La previsione del
futuro è un elemento fondamentale per la strutturazione del presente; senza un’idea di futuro non si può
strutturare adeguatamente il presente. Per questo la capacità predittiva ha sempre accompagnato
l’umanità: per millenni l’uomo ha individuato nei sogni un modo di poter cogliere in anticipo gli sviluppi del
mondo materiale. L’oniromanzia (l’interpretazione dei sogni) è un’arte antichissima diffusa in molte civiltà.
Oggi il sono profetico è stato sostituito dai trailers, dalle visioni anticipatorie sulle prossime produzioni
visive, spesso montate in rapide sequenze che ricordano il viaggio onirico.

SUI SIMBOLI E LE NARRAZIONI

Il simbolo è la simultanea rappresentazione di una vastità di significati e di mondi dietro ai quali si


manifesta la proiezione di un centro o un principio unico. Nel momento in cui si mette al centro di un
sistema simbolico un particolare elemento, questo definisce tutto ciò che lo circonda, strutturando così
un’intera cosmologia. Caratteristica del simbolo è quella di essere sintetico e intuitivo, diverso quindi da
qualcosa di razionale. Nel caso del simbolo invece vi è l’intuizione che rompe questa catena logico-deduttiva
e si presenta come qualcosa di innovativo. I simboli possono diventare schemi d’azione, i quali rientrano
nell’ordine delle azioni rituali, attraverso l'azione si passa dal simbolo al rituale, un rituale quindi è un
simbolo agito. Ma, bisogna specificare che i rituali non sono semplici abitudini. Le abitudini infatti sono
compiti di singola funzione governati dal cervello inferiore che si occupano della sopravvivenza (cibo,
sonno). Le abitudini non comportano alcuna trasformazione e soprattutto nessun beneficio o
coinvolgimento emotivo (tranne in alcuni casi). I rituali, invece, rappresentano una vera e propria
trasformazione emotiva. Nonostante i rituali sono alla base dei comportamenti quotidiani, essi non sono
abitudini o comportamenti ripetitivi ma azioni dotate di carattere simbolico (implicito o esplicito).
Permettono l’apprendimento di elementi simbolici, e sono processi mimetici tramite cui gli uomini possono
identificarsi con altri uomini, con altre realtà e altri mondi. Il ritualismo deve essere considerato come una
naturale propensione umana.
Simboli e riti non sono i soli elementi attorno ai quali ruota l’azione umana: è necessaria anche una dottrina
che ne permetta l’interpretazione, qualora essa non risulti immediata. Una dottrina rappresenta una sorta
di “istruzioni per l’uso” di simboli e rituali, un insieme di norme e valori che ne regolano l’applicazione e che
orientano l’intenzione del praticante. Dottrine e valori possono avere aspetti differenti, normativi o
religiosi, ma solitamente si indica l’insieme di dottrine e valori con il termine “narrazioni”. La mitologia è la
forma di narrazione più antica e diffusa, ma anche testi sacri, favole, inni, poesia, danza, canto teatro. La
narrazione svolge un ruolo fondamentale nella costituzione di un ordine rituale, essa stessa è un rituale. Vi
è un innato bisogno di narrare, attraverso le narrazioni si comunicano valori e comportamenti sociali. Le
trasformazioni sociali sono accompagnate/causate da nuove narrazioni, ad esempio con le narrazioni
naziste e fasciste, che si nutrivano di simboli di tradizioni precedenti che venivano continuamente
ricontestualizzati nei nuovi universi simbolici e rituali di riferimento.

PREDISPOSIZIONI

Spesso, sbagliando, si associano i rituali ad un punto di vista prettamente religioso. Vi sono rituali religiosi
ma che non sono gestiti dalla chiesa (festa S. Agata a cui il clero partecipa ma è interamente gestita dai
cittadini e dal comune) o rituali che non sono affatto religiosi, o che non lo sono più (il matrimonio esempio
di rituale secolarizzato). A differenza dell’idea di Dio, la quale non si ritrova in tutte le società, i rituali si
trovano in tutte le società e culture umane, anche antiche; non vi sono mai stati gruppi umani senza rituali.
Essi possono essere semplicemente considerati come una parte sostanziale di una disposizione naturale
dell’uomo. Nonostante l’uomo sia naturalmente predisposto verso comportamenti rituali, è sempre
possibile un diverso sviluppo culturale. Ad esempio nonostante vi è un’innata predisposizione a reagire in
maniera protettiva nei confronti del pianto di un bambino, non per questo non si registrano nella società
casi di violenza su minori o pedofilia.

DAL SIMBOLO AL RITUALE

I simboli possono assumere anche un aspetto reificato (La mancanza di comprensione del simbolo innesca
un processo di REIFICAZIONE, ovvero di identificazione con oggetti e realtà materiali) questo dipende
soprattutto dalle narrazioni, che disegnano la cornice all’interno della quale si collocano i rituali. La
reificazione delle narrazioni corrisponde a quella dei relativi rituali e simboli, in tal senso si potrebbe
utilizzare il termine “cerimonie” laddove ci si trovi di fronte a rituali reificati, come nel caso di rituali di
consumo.
Secondo molti studiosi, anche se il rituale non produrrebbe effetti concreti, in realtà l’efficacia dei rituali è
reale e si manifesta sul piano fisico ed emotivo. Secondo Durkheim, l’effervescenza collettiva innescata dai
rituali è un meccanismo fondamentale per determinare l’identità di un gruppo, fondamentali per la
costruzione di una società. L’uomo non ha solo il bisogno concreto di praticare rituali, ma anche quello
simbolico di sentirsi “UNITO” al resto del creato. La realizzazione spirituale di cui parlano le tradizioni
spirituali non equivale a un distacco dalla realtà, ma alla sua più completa penetrazione.
DENSITà E ALIENAZIONE

Ogni ordine rituale è caratterizzato da una peculiare densità. Con densità si intende indicare la
concentrazione dei differenti rituali, all’interno di una società. Noi usiamo l’espressione densità rituale
ricavandola dal concetto di anomia di Durkheim, ovvero la mancanza di nome e rituali che causano disagio
sociale con relativo aumento del tasso di suicidio. L’anomia infatti presuppone una densità rituale con una
soglia minima di rituali e valori, al di sotto della quale si cade in uno stato di alterazione dell’equilibrio
sociale e individuale. Il desiderio di una sufficiente densità rituale corrisponde a una naturale reazione
antianomica, per questo di norma le persone tendono ad accettare i riti di una determinata semiosfera per
non rimanere al di sotto del limite dell’anomia. Ad esempio nel caso dei divorziati viene di colpo a mancare
una serie di rituali quotidiani (importanti per la stabilità e per una buona qualità della vita), con
conseguente diminuzione della densità rituale, causando quindi anomia sociale.
La densità rituale non rimane costante durante la nostra vita. Cambia ad esempio durante i riti di passaggio
(viaggio anomico assistito) che hanno la funzione di scandire le diverse fasi dell’esistenza e di guidare verso
i relativi ordini rituali, è proprio la propensione naturale verso i rituali che rende necessari i riti di passaggio.
La prima fase del rito di passaggio consiste un una sorta di percorso anomico guidato (addio al celibato) per
prepararsi all’adozione di nuovi rituali (vita matrimoniale). La seconda fase è quella della morte simbolica,
del sacrificio, del cambiamento di stato. Nella terza fase il vuoto anomico creato viene sostituito da nuove
conoscenze, nuove narrative. Infine avviene la rinascita, che corrisponde all’ingresso di un nuovo mondo,
un nuovo ordine rituale.

Parallelamente alla scarsa densità rituale si può considerare anche una condizione opposta: di eccessiva
densità rituale. Ad esempio casi in cui le persone sono sottoposte a rituali di potere, di cui non condividono
completamente simboli e narrazioni. L’alienazione è quindi una condizione di ritualismo forzato e non
partecipato, e corrisponde a uno stato di squilibrio, come l’anomia. Per gli alienati la via di fuga principale è
il mondo digitale, o piuttosto i suoi schermi. L’alienato ha 3 vie d’uscita:
1) Può far propri i simboli e rituali cui è sottoposto, arrivando a condividere i modi d’azione dei loro
superiori o aguzzini. Questo comportamento è stato definito dal criminologo Albert Cohen come “college-
boy”.
2) Seconda prospettiva in cui non si arriva all’identificazione con la cultura dominante, ma nemmeno a una
chiara reazione negativa. Si tratta della condizione più comune, che Cohen definiva “corner-boy”. Si accetta
dunque l’egemonia culturale esistente ma ci si ritaglia un mondo parallelo, quel tanto che basta perché i
rituali della e.c non siano troppo invasivi.
3) La reazione contro i simboli e valori dominanti. Cohen definiva questa la via del “deliquent-boy”
considerando vandali ma anche rivoluzionari, ovvero coloro che prospettano un nuovo ordine. I vandali
sono incapaci di andare oltre la reazione violenta contro simboli e gli idoli della cultura egemone, senza la
capacità di proiettare un effettivo nuovo orizzonte rituale sulla società.
Nel corso del XX la comunicazione pubblicitaria ha accompagnato l’uomo da uno stato anomico a uno di
alienazione. In un primo momento l’uomo ha trovato rifugio dal deserto rituale della vita metropolitana nei
rituali di consumo, successivamente l’eccesso di consumismo ha generato una reazione alienata, che però
è stata indirizzata dalla stessa comunicazione pubblicitaria verso nuovi sistemi e stili di vita.
Quasi incastrato tra anomia e alienazione, l’uomo del XX secolo è diventato “nomade rituale”, alla ricerca
continua di nuovi territori simbolici da coltivare. L’alienazione è causata da una sorta di “disincanto del
mondo”, e ovviamente l’alienato andando verso un cambiamento, alla ricerca di nuovi simboli e stimoli, va
alla ricerca di nuove forme di “rincanto del mondo”.
CARATTERE E REIFICAZIONE

Mary Douglas creò lo schema griglia/gruppo dove individuava due assi principali, quello della coesione di
gruppo (forza di gruppo, maggiore o minore presenza di norme) e quella della regolamentazione sociale
(griglia, relativa alla minore o maggiore forza classificatoria del contesto sociale). Ne risultavano 4
quadranti, all’interno dei quali si collocavano i 4 maggiori tipi sociali individuati nei comportamenti
ritualizzati, ovvero nella maggiore o minore normazione sociale.

- GRUPPO +

FATALISTI GERARCHICI
+
Esempi: gli anziani, i contadini, i Esempi: i militari, le corporation,
poveri. la chiesa cattolica, team sportivi

In politica: non votanti In politica: i conservatori


GRIGLIA EREMITI
(rip)
INDIVIDUALISTI EGALITARI
Esempi: neo liberali, studenti Esempi: gruppi sociali, attivisti
universitari pubblici
-
In politica: liberali In politica: liberali/progressisti

Gerarchici: griglia e gruppo forte, ogni aspetto è organizzato dal “potere”. Il sistema di doveri e tradizioni
decide tutto per l’individuo: come portare i capelli, cosa mangiare, come comportarsi etc.

Fatalisti: gruppo debole griglia forte, il potere non si vede, i capi sono divisi dai sudditi (poveri, contadini,
anziani).

Egalitari: gruppo forte griglia debole, gruppi dove si richiede coesione ma anche si da importanza anche agli
interessi personali (attivisti politici, gruppi sociali).

Individualisti: gruppo debole griglia debole, sensazione di non dipendere da nessuno, avere la libertà di
agire e l’opportunità di interagire con altri su un piano paritario (neo liberali, studenti universitari).

A parità di densità rituale, quello che distingue le società e le persone e che può variare è il carattere dei
rituali. Il carattere corrisponde alla prospettiva verso la quale rituali e narrazioni orientano il
comportamento e il pensiero umano. Le maggiori differenze di carattere si registrano lungo l’asse della
“reificazione” dei simboli, come nel caso del Natale di Cristo, momento centrale della tradizione cristiana,
da cui è derivato il rituale consumistico moderno incentrato sulla figura di Babbo Natale (da natale religioso
a natale del consumo).

COERENZA E RINNOVAMENTO

La compresenza di diversi caratteri rituali all'interno di un sistema sociale può creare problemi di coerenza.
Questa mancanza di coerenza può portare alla formazione di diversi ordini rituali in conflitto tra loro.

In un individuo questa compresenza di diversi ordini rituali, porta a una condizione paragonabile alla
schizofrenia. Lo schizofrenico ha difficoltà a interpretare ed armonizzare i diversi modi comunicativi relativi
ai messaggi che riceve, che emette e sui cui egli stesso pensa. Un altro caso di schizofrenia possiamo averlo
quando vi è una condizione di “doppio vincolo” teorizzata da Bateson, il quale rappresenta quella
situazione, che si viene a creare quando la comunicazione tra due persone, unite da una significativa
relazione emotiva, presenta una incongruenza tra la comunicazione verbale quindi quello che viene detto a
voce, con quella non verbale fatta di gesti, di atteggiamenti, di postura e di tono di voce, a tal punto che il
ricevente del messaggio rimane bloccato in una dinamica relazionale ambigua senza avere la possibilità di
lasciare il campo. Come esempio Bateson riporta l'episodio della madre che dopo un lungo periodo rivede il
figlio, ricoverato per disturbi mentali. Il figlio, in un gesto d'affetto, tenta di abbracciare la madre, la quale si
irrigidisce; il figlio a questo punto si ritrae, al che la madre gli dice: "Non devi aver paura ad esprimere i tuoi
sentimenti" o "Sii spontaneo!". A livello di comunicazione implicita (il gesto di irrigidimento) la madre
esprime rifiuto per il gesto d'affetto del figlio, invece a livello di comunicazione esplicita (la frase detta in
seguito), la madre nega di essere la responsabile dell'allontanamento, alludendo al fatto che il figlio si sia
ritratto non perché intimorito dall'irrigidimento della madre, ma perché bloccato dai suoi stessi sentimenti;
il figlio, colpevolizzato, si trova impossibilitato a rispondere. Così si stabilisce una ripetuta comunicazione di
tipo incoerente e contraddittoria che coinvolge una o più persone a cui una, la vittima, non si può sottrarre;
(SCHIZOFRENIA SIMBOLICA OGGI NEL MONDO DEL CONSUMO: da una parte non c’è consapevolezza di
tutto ciò che è simbolismo, dall’altra l’industria dell’intrattenimento sforna prodotti con un forte impatto
simbolico, portando così anche a un’obsolescenza del simbolo (la breve durata di un prodotto è condannata
già a priori). In questo modo, la società deve continuamente ricreare il significato con un meccanismo di
ancoraggio e oggettivazione).

Inoltre all’interno del rituale vi è anche il concetto di coerenza la quale la ritroviamo ad esempio nelle
sequenze di azioni rituali. Lacune o incoerenze nelle sequenze rituali possono portare alla inefficacia o a
scompensi dell’azione stessa. La mancanza di una parte del rituale può non rendere valida l’intera
sequenza. Utilizzando il linguaggio della termodinamica, una società può essere vista come un sistema che
espande continuamente energia, vale a dire coesione sociale, un sistema caratterizzato da disordine e caos.
Il rituale permette il contatto tra società, mondo circostante e mondi simbolici, con conseguente scambio di
energia. Senza i rituali la società apparirebbe come un sistema isolato. Attraverso la messa in opera del
simbolo, invece, l’energia rituale e la maggiore coesione sociale consentono di ritrovare uno stato
d’equilibrio individuale e sociale. L’energia rituale opera una trasformazione e consente un rinnovamento.
In particolare Victor Turner analizza questo “rinnovamento” (scandito da 4 fasi quali rottura, crisi, azione
riparatoria e reintegrazione) affermando che i riti segnano i momenti chiave nella vita di un individuo,
proprio come avviene nei riti di passaggio (pubertà, matrimonio, morte etc.). Inoltre distingue società
(struttura) e comunità (anti struttura) sostenendo che ciò che caratterizza la struttura sociale viene
annullata e capovolta all’interno del processo rituale (l’appartenenza di classe o di certo viene azzerata
all’interno di molti rituali di iniziazione). I rituali sono così chiamati a svolgere un ruolo di rinnovamento e
trasformazione sociale proprio in virtù del loro carattere anti strutturale. Turner vede in questi momenti di
passaggio la sopravvivenza dello spirito comunitario a dispetto della rigidità della struttura sociale, la quale
però in questi momenti si rinnova, ritrova una plasticità simbolica, riorganizza e riorienta le proprie
narrazioni.

SEMIOSFERA DELLA LEGGE


La semiosfera è l'insieme di segni, simboli, rituali, linguaggi di una cultura e delle interazioni che gli
individui formano con essa.

Le persone sono una parte inseparabile dello spazio semiotico dato dalla semiosfera. Lotman, sottolinea
che l'uomo non può essere separato dallo spazio dei simboli, dei segni e delle lingue. La semiosfera è un
continuo generatore di informazioni, scambi, traduzioni e dialoghi; è piena di narrazioni simboliche ed è il
luogo dove si confrontano i diversi universi simbolici.
L’universo simbolico si trova al centro della semiosfera.
La semiosfera è sempre circoscritta rispetto allo spazio che la circonda, concetto chiave in questo senso è
quello di confine, opposto al centro, ma comunque rilevante perché la separa dall’esterno e da altre
semiosfere. Tramite le attrazioni che si generano lungo le linee di confine, differenti semiosfere possono
entrare a far parte di semiosfere più grandi.
I rituali permettono la circolazione di significati condivisi, hanno la funzione di conferire un aspetto unitario
alla semiosfera che altrimenti si dissolverebbe in una galassia di abitudini. I rituali si orientano all’interno
della semiosfera collocandosi in diverse posizioni: dal centro alla periferia, a seconda del loro carattere e dei
gruppi che vi si riconoscono, al centro la cultura egemone, alla periferia (che divide dall’esterno) le regole
sono più elastiche e dove avvengono i maggiori scambi.

Dal punto di vista dell’azione simbolica, il diritto rappresenta il modo di indicare il contenuto simbolico delle
differenti azioni. Il carattere del diritto è proprio quello di conferire d’autorità il significato simbolico della
realtà, in cui cose e persone solo “unite” tra loro. Definire un determinato comportamento come “giusto” o
“ingiusto” implica evidentemente il conferire alla legge un carattere di determinazione simbolica. Un
elemento fondamentale della legge è la sua autorità, essa svolge la funzione simbolica di legare
comportamenti materiali a un ordine spirituale. Sempre più (soprattutto da Durkheim in poi) il diritto è
stato visto come l’adeguamento evolutivo alle società sempre più complesse, rispetto alle società pre-
industriali dove il diritto veniva percepito come annullamento dell’individualità, schiacciata dai vincoli
comunitari, il diritto moderno avrebbe invece un carattere regolativo e restitutivo, con lo scopo di
riequilibrare le situazioni di conflitto di interessi.
Ciò che conta del diritto inoltre è la sua forma simbolica: il diritto è il primo rituale civile, la prima sfera nella
quale la dimensione rituale si estende oltre l’ambito che può propriamente essere definito religioso. Il
diritto sarebbe quindi anche la prima “traduzione” rituale dei simboli centrali di una società. Il diritto pone
le premesse per la creazione delle strutture rituali primarie attraverso la definizione di ciò che è lecito o
illecito in ciascuna società. Non diversamente dal mondo reale anche l’universo digitale è fondato su codici,
su sequenze logiche di azioni codificate attraverso il linguaggio digitale. Nel mondo digitale si effettua la
sostituzione dei codici di diritto con i codici digitali. La maggior parte degli Stati tutt’ora non hanno un
controllo sociale sul mondo digitale, anche perché non ne comprende appieno il suo sviluppo e il
parallelismo che c’è col mondo materiale. Per questo si è arrivati al controllo dell’accesso al mondo digitale
e alle sue strutture da parte di poche e potenti media corporations, che operano con un’autorità regale
quasi per nulla contrastata dagli stati. Il nuovo diritto assume il carattere del diritto d’accesso ai nuovi
mondi del gioco e dell’intrattenimento, in società in cui il potere è sempre più un biopotere che si esercita
sui corpi e sull’immaginazione simbolica.
CENTRO E TERRITORIO

Il territorio sociale è lo spazio modificato dall’azione e dalla presenza umana e animale, i quali interagiscono
con lo spazio determinandone cambiamenti. La territorializzazione dello spazio si rivela necessaria per
definire e regolare i rapporti sociali tra i membri della specie. In quanto animale simbolico, l’uomo
determina un tipo di ritualizzazione trasformando lo spazio naturale in un territorio dove proiettare i nessi
simbolici, pratiche sociali e narrazioni. Il territorio è quindi la combinazione tra le caratteristiche dello
spazio e quelle dei popoli che vi si risiedono. Lo stesso diritto di proprietà può essere visto come la
progressiva ritualizzazione di relazioni territoriali; di fatti la definizione di proprietà riduce l’esistenza di
conflitti, definisce dei confini e rende possibili interazioni tra esseri umani altrimenti condizionate da
aggressività e competizione. Il territorio umano ha un suo centro simbolico e una sua periferia. Il centro è
immateriale e senza misura, è l’origine di tutte le cose. Possiamo vederlo come un punto (principio) al
centro di una circonferenza (il mondo che ne è la manifestazione). Nelle città antiche il centro era
rappresentato dalle piazze (dove si affacciano tutti gli elementi rappresentativi della città ovvero chiesa,
comune, commercio) nelle metropoli moderne il centro è scandito dai vari grattacieli; o ancora vi è il
passaggio dai grandi edifici legati al culto e al potere ai mall, che determinano il nuovo centro del territorio
e soprattutto del consumismo.

Ci si può chiedere se le regole e lo sviluppo dell’universo digitale abbiano seguito in qualche misura quelli
del mondo fisico. Apparentemente il concetto di rete dovrebbe prescindere da un vero e proprio centro,
anche se alcuni casi fanno pensare il contrario: il caso dei circoli di otaku. Con questo termini ci si riferisce a
una subcultura di giovani e non solo, legata ossessivamente a manga, anime, videogiochi, in generale a
universi digitali. La loro comunità si ritrova abitualmente in rete ma col passare del tempo sono anche
aumentati i luoghi di ritrovo in spazi fisici (fiere del fumetto). I pellegrini Otaku non vogliono viaggiare nella
realtà, ma preparano il loro “viaggio sacro” attraverso le reti social.

PELLEGRINAGGI TURISTICI

L'antico pellegrino religioso è oggi il turista. Victor Turner ha mostrato come il pellegrino si muova in
direzione di un centro spirituale e che tale centro sia il punto di riferimento dell’universo simbolico al quale
il pellegrino fa riferimento. Vi sono molte analogie presenti tra pellegrinaggio e turismo, i quali sfociano
entrambi nell’individuo che si muove verso il centro simbolico il quale orienta i comportamenti rituali delle
persone e determina le narrazioni che circolano all’interno di una società.

Nel mondo moderno avviene spesso che le persone non si sentono in sintonia con l’universo simbolico in
cui vivono, il territorio che li circonda non li appartiene e loro non appartengono ad esso. Diventano così
alienate. Naturalmente però non sono tutti alienati allo stesso modo. I diversi gradi di alienazione
corrispondono ai diversi livelli di estraneità rispetto al centro di una determinata società. Molte persone
sono poco o per nulla consapevoli della loro alienazione ma che vivono comunque in una situazione
stressante, alcuni sembrano nemmeno cercare più un centro e strutturano la loro vita in modo da poterne
fare a meno; altri invece sono consapevoli di questa perdita e cercano di ritrovarlo magari in luoghi o
popolazioni condizionati meno dallo stile di vita moderna.

L’alienazione sfocia quindi in 5 tipi di viaggio:


1) viaggio ricreativo: è il modo del viaggiatore moderno, del turismo di massa, il viaggiatore non va alla
ricerca di autenticità ma di mero svago. Se ha scelto di prendere le distanze dal suo centro è solo per
ricaricarsi temporaneamente e non per metterlo in discussione.
2) viaggio diversivo: simile al precedente ma differisce da esso perché in questo caso non esiste alcun
centro simbolico da cui allontanarsi; questo perché il viaggiatore diversivo ha accettato il fatto che la sua
esistenza sia alienata e non si identifica con alcun ordine simbolico. In questa dimensione vige
l’individualismo allo stato puro.
3) viaggio esperienziale: il turista va alla ricerca di autenticità e quindi alla ricerca di esperienze più
significative di quelle della vita quotidiana. Si comincia ad avere consapevolezza della propria alienazione, si
vive l’esperienza del turismo in maniera estetica ed emotiva (il fatto stesso di conoscere nuovi centri
simbolici genera soddisfazione emotiva e rende più sopportabile l’alienazione) ma non immersiva, dato che
non partecipa profondamente nel nuovo centro.
4) viaggio sperimentale: la dimensione di questo viaggio non è più solo estetica ma interiore ed implica un
cambiamento, una trasformazione. Il viaggiatore va alla ricerca di un nuovo centro nonostante non vi è
chiarezza sulla direzione (es. vagabondi), nei casi estremi la ricerca è fine a sé stessa e diventa uno stile di
vita.
5) viaggio esistenziale: alla fine del viaggio si è pronti ad aderire consapevolmente all’ordine simbolico di un
nuovo centro. Qui vi è una differenza tra viaggiatore (che negativamente vede un ritorno al vecchio centro
simbolico come una ricaduta) e pellegrino (che positivamente, ritorna, trasformato, nel vecchio centro).

EFFERVESCENZA RIVOLUZIONARIA (collega sintonie e disfunzioni)

Spesso i rituali di passaggio sfociano in momenti di “effervescenza collettiva”. La ritualità non è mai solo una
successione di eventi rappresentativi, ma un ciclico portare a termine e dare un nuovo inizio. Uno dei cicli
principali è quello settimanale (scandito da 7 giorni), la settimana per millenni ha mantenuto intatta la sua
valenza sociale e la sua necessità di riunione ed effervescenza collettiva. Un esempio di effervescenza (laica)
avviene sicuramente negli stadi sportivi per la partita domenicale, oppure nei grandi spettacoli televisivi del
sabato. Momenti di forza collettiva maggiore li ritroviamo nei cicli annuali, biennali o quadriennali: La
pasqua, il super bowl, il carnevale, i giochi olimpici, i mondiali etc.

ASPETTATIVE E SCELTE

Le persone e i gruppi selezionano i rituali da praticare sulla base delle corrispondenti aspettative attingendo
dai mercati rituali. La disponibilità sociale di rituali e quella delle loro relative “istruzioni per l’uso”, vale a
dire le narrazioni, condiziona in maniera determinante lo specifico ordine rituale di persone e gruppi. La
televisione può essere considerata per certi aspetti lo specchio del mercato rituale di un paese ovvero delle
scelte disponibili all’interno della semiosfera (pubblicità, politici). Con l’avvento dei mass media non sono
affatto aumentate le narrazioni, anzi i media hanno notevolmente ridotto lo spettro delle narrazioni
circolanti nella semiosfera, impostando nuove regole della comunicazione, quali la velocità e la
concentrazione tematica. Narrazioni superficiali favoriscono la reificazione dei simboli e quindi anche dei
rituali.

ll CONSUMISMO è un processo mimetico che ha riempito il vuoto di simboli che la società industriale aveva
creato. Esso è stato descritto come una nuova forma di schiavitù o droga. Il consumismo è la religione del
consumo, ossia l’elevazione del consumo a forma rituale o credenza collettiva. Esso sfrutta la magia del
simbolismo reificato degli oggetti per innescare comportamenti rituali che mirano ad amplificare il consumo
stesso. Ed è proprio grazie al denaro che nasce una teoria sociale, il denaro ormai misura la fortuna delle
persone, il loro rapporto con il destino e quindi con le divinità. Quando si parla di “sacrificio” ad esempio, si
intende quasi sempre il sacrificio economico, essenziale per poter affermare il proprio ruolo sociale e la
propria identità. Il denaro si è affermato come divinità centrale, se qualsiasi azione non mira ad accrescere,
a generare profitto, non è un’azione degna. Una prerogativa del consumismo è quella di non creare dal nulla
ma di sradicare e trasformare. Di fatti prende gli antichi rituali di un popolo e li trasforma in qualcosa di
simile ma allo stesso tempo diverso. Si aggancia al passato per proiettarlo in un futuro a misura di
multinazionale. Esempio per eccellenza è quello dell’apertura di Starbucks a Milano nel 2018.
RITUALI DEL PENSIERO

Il pensiero può svilupparsi attorno a un’idea, eleggendola a simbolo attorno al quale sviluppare una serie di
approfondimenti e di sviluppi; in questo modo il pensiero si allontana dalle semplici riflessioni quotidiane e
diventa così rituale. Il pensiero che accompagna un’azione occupa una parte significativa e prevalente del
pensiero umano. Riflettere sul proprio stato fisico o sulle proprie necessità materiali è assai comune, così
come avere un atteggiamento imprecatorio nei confronti dei propri avversari, veri o presunti. Essi sono
particolarmente comuni e sfuggono all’attenzione delle persone che li mettono in pratica. Per esempio gli
automobilisti: la mancanza di comunicazione diretta con l’esterno della vettura favorisce l’atteggiamento
imprecatorio. I rituali imprecatori si trovano in tutte le tradizioni fin dai tempi più antichi (bibbia). Essi
mirano ad allontanare il caos e ripristinare l’ordine. La loro pratica genera soddisfazione anche se non sul
piano pratico, questo perché in realtà il simbolismo opera comunque, al di là dell’aspetto materiale.

Quando la scelta dei rituali pubblici è fortemente limitata, o ristretta, i rituali possono ritirarsi in una
dimensione sempre più privata, fino a invadere l’ambito stesso del pensiero; la ritualizzazione del pensiero
può diventare circolare e ossessiva: es. disturbo ossessivo compulsivo. Esso è caratterizzato da pensieri e
impulsi maniacali percepiti come sgradevoli e intrusi. Molti di questi comportamenti sembrano una sorta di
corto circuito dei rituali quotidiani (lavarsi le mani, farsi la doccia etc.). Il D.O.C è spesso associato a una
sorta di loop del pensiero, un circolo vizioso che ritroviamo in azioni perfettamente legate al consumismo
moderno, come il gioco d’azzardo, il consumo pornografico e l’acquisto compulsivo. I rituali del consumo
insistono in maniera significativa sull’ossessività del pensiero. La pubblicità diventa così lo strumento
principale per ripetere ossessivamente l’immagine di un prodotto fino a farlo diventare un totem attorno al
quale il pensiero gira continuamente. (Pubblicità: si basa sulle associazioni simboliche e sul potere delle
immagini. Di fatti l’oggetto di consumo proposto dalle pubblicità viene associato alle immagini in modo che
nella mente dello spettatore si possa creare un legame tra oggetto e mondi reali o immaginari. Così facendo
si riversano magicamente nell’oggetto le qualità, necessità o desideri delle persone. Inoltre tramite l’oggetto
di consumo si entra a far parte di una comunità (basta un bicchiere di whisky per farmi sentire elegante, o di
far parte di una ELITE. Il successo dell’advertising americano è proprio quello di aver capito molto presto che
il consumismo non si basa sul consumo di oggetti, ma sulla diffusione di nuovi simboli. Strategia vincente di
Steve Jobs: “vendi sogni prodotti”).

SINTONIE E DISFUNZIONI

Possiamo definire l’effervescenza collettiva come una sorta di “energia emotiva”, elemento distintivo del
successo dei rituali e uno dei principali elementi di coesione sociale. Uno degli effetti più evidenti dei rituali
è la capacità di produrre sincronizzazioni emotive e mentali tra le persone. Nel 2009 un gruppo di psicologi
ha studiato e osservato 32 coppie di amanti, e dopo averle fatte sedere a un metro di distanza, è stato
osservato come il battito cardiaco dei membri della stessa coppia era all’unisono, così anche il ritmo di
inspirazione ed espirazione. Il test ha permesso di verificare che le persone immerse in rituali di coppia
manifestano non solo una connessione emotiva, ma anche una concreta sinfonia fisiologica.

La scoperta dei neuroni specchio nel 1992 ha aperto la strada a nuove prospettive di ricerca anche
nell’ambito di sintonia sociale. A differenza dei neuroni normali, che si attivano quando si compie un’azione
specifica, i neuroni specchio si attivano anche quando qualcuno guarda o sente qualcun altro compiere o
subire un’azione: proviamo una sensazione analoga a colui a cui viene inferto un colpo, pur se non siamo
toccati o colpiti (per questo motivo molte persone sono sensibili alla vista del sangue altrui). Ritualismo ed
empatia sono fattori che si esaltano a vicenda e a loro volta aprono alla possibilità di una maggiore
“esaltazione collettiva”; durante i riti collettivi infatti è normale sentirsi “insieme” agli altri, vivere le loro
stesse emozioni, provare dolore o gioia in comune.

Oltre al D.O.C visto prima vi sono altre singolari convergenze tra anomia sociale e disturbi psichici. Nelle
persone affette da autismo si rifugiano in un ritualismo individuale ossessivo (in modo da cercare di
ristabilire un proprio ordine rituale), il quale interferisce con le normali interazioni sociali e rifiuta qualsiasi
stimolo o pratica di carattere collettivo. Altro esempio di disfunzione della socializzazione è sicuramente
quello degli hikikomori (gli isolati) i quali vivono a carico delle famiglie e di norma non escono mai dalla loro
stanza, si tratta di persone che scelgono la segregazione domestica e la cessazione dei rapporti sociali.
CONFLITTI RITUALI

Il conflitto accompagna la vita delle forme politiche e della società, diventa parte integrante delle narrazioni
dei gruppi di potere, tracciandone i confini. Quando un gruppo sociale vuole assumere il potere, deve
conquistare il centro della semiosfera e imporre nuovi universi simbolici, nuovi rituali. La cultura egemone
che si insedia al centro della semiosfera può respingere ai margini gruppi sociali che si strutturano attorno a
differenti ordini rituali. La formazione di classi e gruppi sociali risente dei differenti caratteri rituali. Una
classe sociale è un insieme di persone che condivide il medesimo ordine simbolico. Nel mondo moderno si
è costituita una grande classe media che condivide i rituali del consumismo e la cui leadership è diventata
terreno di scontro di diversi gruppi politici di potere.

I nazionalismi europei della prima metà del XX secolo sono stati un grande laboratorio sociale per la
creazione di nuovi ordini rituali, spesso mutati da antiche tradizioni. I conflitti si innescano quando le
diverse semiosfere culturali nazionaliste entrano in rapporto tra loro, ognuna tendendo ad escludere le
altre. Una semiosfera può essere conquistata e colonizzata da un’altra. Tra i vari esempi di conflitti rituali
possiamo nominare quello tra i sedentari e i nomadi, la loro rivalità dipende dal loro stile di vita, dal loro
forma mentis e dunque dai loro rituali e narrazioni. Il rapporto con il territorio è fondamentale: i sedentari
sono chiusi negli spazi ristretti delle loro case, sono attaccati ai beni materiali, che possono accumulare, a
differenza dei nomadi; questi ultimi invece mantengono più a lungo una prospettiva universale originaria,
un distacco dai beni terreni e un rapporto collettivo con l’ambiente circostante.

COMUNICAZIONE E TRIBU'

Comunicare significa stabilire relazioni e vincoli, creare una formazione sociale, e soprattutto significa
anche stabilire “comunità”. Secondo il sociologo Ferdinand Tonnies la comunità è basata sulla concordia
(armonia, andare d’accordo) e tre sono le sue leggi fondamentali: 1) I parenti e i coniugi si amano, parlano e
pensano spesso l’un l’altro, e qualcosa di simile vale per i vicini e gli amici. 2) Tra coloro che si amano, esiste
comprensione. 3) Coloro che si amano e si comprendono rimangono e vivono insieme, ordinando la loro
vita in comune.

Il consumismo ha fondato un nuovo tipo di comunità, un nuovo modo di “ordinare la vita in comune”.
Secondo Daniel Boorstin le comunità del consumismo consistono in persone che: hanno una percezione di
benessere condiviso, rischi condivisi, interessi e preoccupazioni comuni che derivano dal consumo degli
stessi tipi di oggetti. Con l’avvento dell’epoca digitale la comunità ha conosciuto un ulteriore evoluzione:
sono nate le tribù metropolitane in cui vige l'iper-individualismo. Nonostante si cerchino vie d’uscita alla
divinizzazione dell’individuo, l’individualismo non scompare del tutto, non lo si annulla per tornare allo
spirito comunitario tradizionale, ma viene trasformato e riproposto come “narcisismo di gruppo”. Il mondo
del consumo ha seguito con estrema attenzione la deriva dei gruppi sociali, in particolare quelli giovanili,
emblematica la storia di uno dei primi di essi, il gruppo Lomografia: Negli anni ’90 mentre cambiava il ritmo
della comunicazione pubblicitaria e la saturazione delle immagini raggiungeva livelli prima sconosciuti, uno
studente austriaco scoprì presso un rigattiere una macchina fotografica di marca russa, una LOMO
(caratteristica della macchina era il suo obiettivo, un’ottica fissa di 31 mm, con una buona luminosità ed era
in grado di scattare immagini estremamente sature, e con una vignettatura che dava un effetto
cannocchiale). Lo studente cominciò a scattare immagini un po' ovunque, queste immagini attirarono
l’interesse di un numero sempre maggiore di giovani praticanti che diedero vita a un movimento artistico;
ne 1992 fu fondata la Lomographic Society International, la loro filosofia era “don’t think, just shoot”.
Venne poi organizzata la prima mostra fotografica e il primo grande raduno della “comunità”,
successivamente vennero aperti negozi definiti “ambasciate”, organizzati congressi, cominciarono a
produrre in proprio nuovi apparecchi fotografici. All’inizio LOMO rappresentava il rifiuto delle immagini e
dei rituali del consumo, divenne una critica al mondo digitale. La fotografia LOMO viene considerata
simbolo di uno stile di vita, fatto di amore e relazioni umane. La fotografia come rituale è al centro della
pratica della tribù metropolitana LOMO che evita espressamente la razionalizzazione, a favore dell’enfasi
emozionale. Nel 2004 nasceva facebook, che avrebbe dato alle tribù metropolitane un carattere digitale
“social”.

NUOVO EVANGELISMO

Abbiamo visto che per regolare le nature individuali è necessario inserirle in un ordine rituale, e ricondurle
a una qualche forma di comunità. Questi caratteri contraddistinguono il carattere dei prodotti Apple: sono
i prodotti di un nuovo evangelismo, quello tecnologico. Non si tratta si semplici prodotti o programmi ma
piuttosto una sorta di catechismo che implicava un suo stile di vita, il marchio Apple è inteso come una
sorta di pseudo-religione, che si basa sulla sacralizzazione del legame tra persone e computer,
immaginando un futuro utopico in cui l’uomo e la tecnologia lavorino insieme in armonia. Si utilizza il
termine “evangelisti” per designare un team di promotori che dovevano persuadere gli sviluppatori a
creare programmi per Mac; ne nacque una nuova dimensione del marketing, nota come Evangelism
marketing, una forma evoluta delle tecniche di passaparola sviluppate nel marketing non convenzionale.
Gli evangelisti tecnologici sanno che quello che conta è l’attività, la catechesi che si compie attraverso il
prodotto, più che il prodotto stesso.

VERSO LA SOCIETà DIGITALE

Le attività cognitive umane sono elaborate da due emisferi celebrali: l’emisfero sinistro è attivo per quanto
riguarda l’elaborazione logica, matematica, analisi, linguaggio (scrittura e lettura); l’emisfero destro invece
una predisposizione olistica (globale, collettiva), permette l’approccio intuitivo con l’arte, la dimensione
simbolica.

Lo sviluppo del denaro in senso puramente quantitativo è rappresentativo del predominio dell’emisfero
sinistro: la matematizzazione dell’economia è un chiaro segnale del predominio della logica su ogni attività
umana. Proprio quando la tecnologia assumeva un ruolo determinante nello sviluppo dell’umanità, la
stessa sembrava produrre il suo opposto, in apparenza. Lo sviluppo tecnologico infatti permetteva
l’avvento di nuovi modi di riproduzione delle immagini e dei suoni, con lo sviluppo di nuovi media, dalla
fotografia al cinema alla televisione. L’ambiente prodotto dai nuovi media è un ambiente olistico, in cui
suoni e immagini possono riprodurre mondi fantastici e autonomi rispetto alle forme del mondo materiale.
In questo modo si completa il processo di invasione da parte della tecnologia del dominio tradizionalmente
riservato all’arte: fino all’invenzione della fotografia infatti erano stati gli artisti a creare ambienti simbolici
e stimoli olistici che potevano innescare il coinvolgimento dell’emisfero destro, nel XXI secolo questi stimoli
sono ormai pienamente, almeno in apparenza, ricreabili attraverso le tecnologie digitali (seppur basate
sulla logica matematica e sui linguaggi informatici). Il nuovo mondo del digitale ha invaso il mondo
dell’immaginario, ha dato un suo volto al mondo dei rituali, delle rappresentazioni simboliche, fino allo
sviluppo delle immagini tecniche.
Vi sono quindi due tipi di immagini:

Tradizionali: 1) Sono chiavi simboliche per la comprensione del mondo 2) Hanno per questo un contenuto
simbolico intrinseco 3) Sono frutto di un processo artistico

Tecniche: es: la fotografia. 1) Hanno un contenuto simbolico estrinseco (gli viene attribuito dall’esterno) 2)
Di fatti utilizzano il mondo e le sue forme simboliche per rimandare a loro stesse 3) Non hanno aurea
simbolica ma solo espositiva.

Le immagini tecniche, senza valore rituale tendono ad avere solo un valore espositivo. Sono gli spettatori ad
attribuirgli un significato attraverso la RITUALIZZAZIONE (nei rituali tradizionali il simbolo già esiste da
prima, mentre in quelli reificati viene evocato dopo).

FINO A UN NUOVO ORDINE

La digitalizzazione dell’immaginario si riflette all’interno dell’ordine rituale. Già all’inizio del XX secolo media
come la radio e il cinema sono stati alla base dello sviluppo di nuovi ritualismi, in primo luogo in ambito
politico (radio fondamentale per la diffusione delle ideologie totalitarie). Con l’avvento della televisione è
stato possibile compiere un salto ulteriore nell’ambito degli oggetti inanimati, indirizzandosi sempre più
verso un ritualismo dei consumi. Con gli schermi televisivi le immagini proiettano lo spettatore
direttamente in una dimensione mitica (come in un sogno) e autoreferenziale: “lo ha detto la televisione”
“visto in televisione” sono frasi slogan del nuovo linguaggio televisivo. Ma la digitalizzazione dell’immagine
ha fatto di più: ha permesso di ricreare interi mondi, ha reso visibile l’invisibile e il fantastico. Il XX secolo
inoltre è stato testimone di grandi sconvolgimenti politici e sociali, molti dei quali favoriti e alimentati dai
mezzi di comunicazione di massa. Lo sviluppo delle tecnologie “personali” alla fine del secolo è stato visto
come la possibilità di forme di controllo e di ordine sociale di carattere individualistico, meno legate alla
necessità di confrontarsi con forti emozioni collettive.

ORALITA' SECONDARIA E SAT

Si sa che l’umanità ha una lunga avventura alle spalle: mentre le pratiche artistiche, documentate da graffiti
rupestri, sembrano essere antiche quanto l’uomo, l’avvento della scrittura è stato straordinariamente
tardo.
La cultura orale ha caratteri peculiari: in primo luogo si tratta propriamente di “pensiero” orale, la cultura
orale tende a creare un rapporto tra le persone piuttosto che a sviluppare ragionamenti coerenti e lineari
(come invece fa la scrittura, la quale inoltre apre la mente dell’uomo portandola in un nuovo mondo).
Durante il XX secolo qualcosa è cambiato nel modo di comunicare: una nuova seconda oralità è iniziata con
la cultura mediatica e digitale. Durante la fase della oralità secondaria la scrittura non viene meno, anzi ci si
trova di fronte a un aumento esponenziale della codificazione testuale e digitale delle informazioni.
Se il romanzo (scrittura) privilegia la forma chiusa del racconto (cosa che ritroviamo nella narrazione
cinematografica), nelle più recenti serie tv la struttura a episodi ha quasi del tutto soppiantato la forma
chiusa della narrazione romanzesca.
Formazione culturale: Le generazioni nate nella seconda metà del XX secolo per la prima volta hanno
registrato una formazione culturale decisamente inferiore rispetto a quella dei loro genitori (anche in
questo si vede la sostanziale differenza dell’oralità secondaria rispetto alla prima): la prima oralità era piena
dal punto di vista culturale, non sapere leggere o scrivere non escludeva da una partecipazione culturale
profonda. Le grandi opere di Omero sono nate da una cultura orale, ancora fino al ‘700 Dante era recitato a
memoria dai gondolieri veneziani. L’oralità secondaria invece era una oralità che si immergeva in un vuoto
culturale, e dal punto di vista culturale questo ovviamente provocò alienazione.
Il mondo della produzione industriale impiegò poco tempo a comprendere il nuovo scenario e a colmare
certi vuoti. Sfondò infatti l’industria culturale legata a editoria, cinema, televisione, arte, spettacolo e anche
la produzione dei primi strumenti digitali per l’utilizzo di massa (Apple). Si potrebbe obiettare che scrittura
e lettura siano presenti anche nei media digitali, ma una lettura su supporto digitale ha decisamente un
impatto diverso rispetto a quello cartaceo, soprattutto per ciò che riguarda il processo cognitivo, la
comprensione, la memorizzazione. Inoltre le generazioni che si affacciano all’era digitale hanno a
disposizione capacità critiche limitate che rendono problematica la comprensione di un mondo che diventa
sempre più complesso che mira sempre più a un “consumo” del tempo libero. Lo scenario attuale è quello
di una massa di “consumatori perfetti” assolutamente incapaci di intraprendere processi di comprensione
critica dell’ambiente in cui vive.

PSEUDO EVENTI

Il passaggio da simboli e rituali di carattere universale a una prospettiva più reificata ha progressivamente
indirizzato le aspettative dell’uomo contemporaneo verso oggetti ed eventi di ordine materiale. Secondo lo
storico statunitense Daniel Boorstin, l’uomo moderno non ha semplicemente bisogno di maggiori beni,
quanto piuttosto di quei particolari simboli reificati che sono le notizie, gli eventi, le celebrazioni, le gare
etc.

Per sopperire alle esigenze rituali di un mondo sempre più reificato si ricorre alla creazione di
pseudo-eventi. Lo pseudo-evento in primo luogo non è spontaneo, ma è in qualche modo pianificato o
sollecitato dai manipolatori simbolici (es. l’intervista è una sorta di evento programmato, inquadrato in un
contesto che certamente non è spontaneo). In secondo luogo, lo pseudo-evento è creato con l’obiettivo di
essere registrato e diffuso attraverso i media, non importa se è un evento reale o fedele a un dato
avvenimento, importa che sia interessante, coinvolgente e che catturi l’attenzione del pubblico. In terzo
luogo, lo pseudo-evento ha con sé un certo grado di ambiguità, una sorta di ambivalenza implicita di
significati senza la quale perde gran parte del suo interesse; in un certo senso diciamo che ha la stessa
valenza universale del simbolo.
PSICOLOGIA DELLA RETE

La continua ricerca di informazioni in rete crea una vera e propria illusione di


conoscenza poiché si scambia l’accesso alle informazioni con la reale comprensione
delle stesse, ritenendo di avere più conoscenza “nella testa”, di fatti internet
comporta forme sempre più gravi di illusione di conoscenza. Se da un lato si confida
sempre più nelle informazioni cercate nel web, dall’altro queste informazioni però
sono troppe e disorganizzate. Questa complessità fa si che si cerchino sempre più le
conferme alle idee che già si hanno, piuttosto che sviluppare nuove prospettive e
nuove conoscenze. La ricerca in rete accresce i pregiudizi, le distorsioni dei dati reali
provocate da una conoscenza superficiale. La dipendenza della rete non riguarda
solo la memoria, ma anche la capacità immaginativa, dallo spazio sonoro al pensiero
(concerti musicali, foto, video, film): come facciamo nostre le informazioni che
troviamo in rete, pensando che siano “nella testa”, così le nostre fantasie, i nostri
pensieri, le nostre intuizioni si confondono con le immagini e i suoni cui abbiamo
accesso dal web.

Simboli e riti non sono semplicemente immagini di questo mondo, sono porte verso
altri mondi: la digitalizzazione dei mondi comporta conseguenze anche sul piano
immaginale.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’uomo contemporaneo è in cerca di nuovi orizzonti, lo schermo digitale è una


delle vie di fuga principali: continuiamo a guardare gli smartphone anche se non
c’è assolutamente nulla di nuovo da guardare, si tratta di una ripetitività virtuale.

Nessun umano è in grado di prendere decisioni avendo a disposizione informazioni sui gusti, interessi,
desideri e sulla posizione geografica di milioni di persone contemporaneamente, ma l’algoritmo si
(facebook). Quando l’algoritmo è in grado di “apprendere” siamo nel campo dell’intelligenza artificiale. La
biopolitica del XXI secolo equivale al controllo degli algoritmi. Una biopolitica può controllare i rituali sociali
prima ancora delle “menti” delle persone e che tramite i rituali può controllare il pensiero in maniera molto
più radicale di quanto si potesse pensare fino a qualche decennio fa. Gli algoritmi creano echo-chambers,
tendono ad amplificare determinati messaggi filtrando i feed in base a determinati temi e creando così un
effetto eco. La loro intelligenza artificiale è in grado di comprendere i comportamenti degli utenti online
una fazione di secondo dopo che questi li hanno messi in atto. (I SOCIAL MEDIA: Essi tendono ad avere un
comportamento settario. Gli utenti si muovono in un ambiente chiuso, come se fossero in un’echo-
chambers, in cui rientrano solo i contenuti che già gli utenti condividono. Alcuni algoritmi garantiscono la
tenuta di questi ambienti e amplificano la risonanza delle notizie che ci entrano dentro. Anche i followers
hanno comportamenti settari, proprio come un gregge sono alla ricerca di un modello da seguire,
l’influencer). Non vi è intelligenza artificiale senza visione del futuro, quest’ultimo si nutre di scenari
immaginari. Il precursore visionario del web è invece William Gibson, che per primo ha utilizzato il termine
cyberspazio nel romanzo che l’ho ha fatto conoscere al pubblico, il Neuromante, nel quale inseriva dettagli
di ciò che sarebbero potuti essere, e in realtà sarebbero stati, la rete internet e il word wide web (secondo
Gibson attraverso la matrice si poteva accedere alla realtà virtuale, il cyberspazio, nel quale si muovevano
segretamente le AI cioè le intelligenze artificiali). Una nuova realtà, che sia quella dei robot oppure il web,
per affermarsi deve possedere i caratteri di un universo simbolico, deve essere assimilabile a un intero
mondo. Alcuni artisti e scrittori hanno avuto la capacità di tracciare un tale nuovo mondo e sono serviti da
guida allo sviluppo anche di innovativi progetti tecnologici. In questo ambito l’industria
dell’intrattenimento, in particolare i videogiochi hanno assunto la funzione di sperimentare nuovi modi di
coinvolgimento all’interno dei nuovi scenari digitali.

Si sono ottenuti effetti di mixed reality combinando immagini reali e virtuali nello stesso processo
percettivo: il sogno di tutta l’industria dell’intrattenimento. (OGGETTI: Se l’uomo si definisce in relazione
agli oggetti, in epoche in cui il loro valore simbolico diminuisce, anche i processi identitari ne soffrono. Nello
sviluppo umano si è sempre delineato l’utilizzo della mano e della creazione degli oggetti. Con
l’industrializzazione la potenza creativa manca sempre di più. Gli strumenti si rendono sempre più autonomi
così l’uomo sviluppa una sorta di passività dovuta da un’esistenza in cui le proprie azioni non hanno più
senso. Per questo si preferisce sempre di più indirizzarsi verso mondi immaginari. Due tipi: MIXED REALITY
(tecniche di marketing basato sul coinvolgimento di tutti i sensi, ad esempio i visori che fondono immagini
digitali e reali) GAMIFICATION (il tempo libero non è solo uno svago ma diventa un modello di vita, dove il
gioco è un modo per ridare senso alle proprie azioni).

“Effetto Don Chisciotte” ovvero la tendenza, accolta e sostenuta dalle grandi aziende tecnologiche verso la
fusione di mondi materiali e virtuali. L’EFFETTO DON CHISCIOTTE: Con l’effetto D.C vogliamo indicare una
realtà aumentata o meglio mista (dove realtà materiale e immagini virtuali si mescolano tra loro). Questa
realtà è il risultato di una dimensione simbolica diminuita o reificata. L’effetto sottolinea anche che la
direzione presa dallo sviluppo tecnologico non è casuale, ma tende a completare l’incantesimo di questa
nuova realtà virtuale. D.C possedeva una libreria colma di libri di letteratura cavalleresca (mediocre). Egli
dedicava tutto sé stesso a quei racconti, vi si immergeva dentro e con un’attività celebrale “diminuita”
proiettava sul mondo le sue fantasie. L’opera di Cervantes ha un carattere visionario, quattro secoli dopo la
nostra immaginazione ha assunto un carattere Donchisciottesco (visionario); siamo alle soglie di un nuovo
mondo, dove il concetto di realtà deve essere ridefinito.

DAL GIOCO AL VIDEOGIOCO

Fondamento della cultura è il gioco. Tramite il gioco il bambino acquista dimestichezza con i simboli
naturali. L’associazione simbolica e la ricerca di simboli la viviamo sin dall’infanzia (cappello-elmetto, noce-
nave), il giocattolo più interessante era quello che poteva assumere più significati simbolici. Si potrebbe
pensare che questa ricerca di simboli sia qualcosa di medievale, o che finisca con l’infanzia. Ma così non è
(videogiochi, cinema etc.) Esempi: Ritroviamo soprattutto nella cinematografia la ricerca continua di
associazioni simboliche, come nei film gialli ad esempio. Nello specifico AVATAR deve il suo successo anche
al sistematico riferimento a simboli e rituali delle società primitive. 1) La preghiera che fa Sully dopo aver
ucciso una preda ci ricorda che si uccide per necessità e non per divertimento (questo rito si trova nell’islam
e nell’ebraismo). 2) Il popolo NAVI si trova in simbiosi con la natura e il pianeta, il corpo di Jake invece è
malato e corrisponde alla società malata moderna perché insensibile ai rituali. Il corpo forte dell’avatar
invece corrisponde a quello di un popolo empatico e simbolico con la natura. 3) Ritroviamo anche il concetto
di transumanesimo: il trasferimento della coscienza in una macchina simboleggia la continua ricerca
dell’immortalità. Il gioco si trova a fondamento di molti aspetti della cultura di un popolo. Fanno
riferimento al gioco infatti sia lo sport che la guerra, i cui caratteri spesso si fondono all’interno del tema
della “sfida” (Nel passato, per varie popolazioni la guerra è stata una forma rituale senza alcuna violenza,
es: La guerra rituale dei Dani in Nuova Guinea, dove utilizzano abiti tradizionali, atteggiamenti che mirano a
incutere timore. I due schieramenti infatti si affrontavano con grida e finti attacchi, le danze di guerra erano
(e sono tuttora) forme di combattimento rituali (Haka, la danza tradizionale che la squadra di rugby
neozelandese compie di fronte agli avversari per intimidirli).

Nella società digitale il videogioco è la trasposizione del gioco nel nuovo universo virtuale. Tramite il
videogioco si entra in un limbo nel quale si può restare per un tempo indefinito poiché i prodotti
commerciali che lo creano strutturano anche la possibilità di una permanenza più lunga possibile. La
colonizzazione dell’immaginario attraverso la creazione di un universo digitale è possibile nel momento in
cui il mondo reale è considerato alienante e invivibile. Se il colonialismo storico consisteva del distruggere
una civiltà imponendo il nuovo modello occidentale, la chiave del colonialismo moderno consiste nel
distruggere l’intero mondo reale rendendolo invivibile, dando spazio così alla via di fuga verso il mondo
digitale. Il mondo dei videogiochi è stato uno dei banchi di prova per la costruzione del nuovo ordine rituale
della società digitale; per alcuni decenni è stato un mondo fine a se stesso ma dal 2010 l’esplosione della
gamification (l’utilizzo di meccanismi ludici virtuali all’interno delle strategie commerciali e persino nelle
attività istituzionali) lascia intendere che gli esiti del gioco virtuale si estendono ben oltre i limiti delle
piattaforme online. Il mondo virtuale non è fatto per rimanere nei rigidi limiti dello schermo, il passo
successivo è quello della fusione tra reale e virtuale, la cosiddetta realtà aumentata.

Nel mondo moderno la morte è stata reificata, corrisponde solo alla drammatica fine della vita, non
comporta né redenzione né gloria, vi è un immenso vuoto atomico relativo alla morte. Nel limbo del
videogioco invece la morte è il passaggio necessario per l’acquisizione di qualità superiori o per accedere a
un livello successivo, la morte è vissuta in maniera soggettiva.

NUOVI ORIZZONTI DEL NAVIGARE

C’è una profonda relazione tra il turismo di massa e quello che avviene dall’inizio del XXI secolo sulla cultura
digitale. Lo stesso termine “navigare”, utilizzato per gli utilizzatori del web, lascia intendere che si tratti di
uno spostamento, per quanto virtuale, di un viaggio verso altri mondi. Le più antiche testimonianze
letterarie sono incentrate sul viaggio, dall’epopea di Gilgamesh all’Odissea di Omero. Viaggi che avevano
una forte connotazione simbolica anche se spesso interpretati come semplici viaggi “fantastici”.

Società materiale e immaginale sarebbero entrambe “reali” e per nulla “fantasiose”. Una società indica un
insieme di relazioni umane. La sociologia ha individuato diverse forme di società, distinguendole in base ai
rapporti di produzione o alle forme della solidarietà, dei legami e delle relazioni intersoggettive. Gli aspetti
materiali sono stati oggetto di particolare attenzione mentre quelli immateriali spesso sono stati ricompresi
nella categoria di “cultura”. Certo la cultura ha aspetti che possono essere sia materiali che immateriali,
(ma forse è bene definire in maniera più chiara la natura dei rispettivi domini in cui i “fatti” culturali vanno
a collocarsi). Henry Corbin faceva riferimento a un luogo, un luogo che non risponde alla domanda “dove?”,
poiché situato al di là dello spazio fisico e indipendente dalle sue limitazioni. Il presupposto non è più il
“dove” del mondo immaginale, ma la facoltà insita nell’uomo di muoversi, di viaggiare nel mondo
immaginale, così come fa nel mondo materiale. Molte tradizioni narrano dei mondi intermedi che
raggiungono le anime durante il loro percorso spirituale, che sia in vita o in morte. Gli stessi viaggi
fantastici, presenti nella narrativa tradizionale, potrebbero essere meglio interpretati come
rappresentazioni del mondo intermedio, anche se a questo punto lo stesso tema del
“fantastico” andrebbe ripensato continuando il lavoro intrapreso da Tzvetan Todorov. L’intero universo
andrebbe distinto in tre diversi mondi: - sensibile - immaginale – spirituale, a cui corrispondono i tre organi
della conoscenza: - i sensi - l’immaginazione - l’intelletto triade, a cui corrisponde la triade antropologica: -
corpo - anima – spirito, triade che regola la triplice evoluzione dell’uomo, da questo mondo alla
resurrezione negli altri mondi. All’uomo appartiene quindi una facoltà immaginale e simbolica, facoltà che
partecipa all’elaborazione di una cultura e che costituisce la base di quella società immaginale di cui simboli
e narrazioni Costituiscono chiavi e modi di accesso.

La cultura digitale avrebbe il merito, di dover far attribuire una “realtà” alle relazioni immateriali della
società immaginale. Il presupposto del mondo immaginale è l’esistenza di una facoltà insita nell’uomo. Lo
stesso fondamento della natura umana sarebbe una “immaginazione radicale”. Al mondo immaginale si
accede quando l’immaginazione prende il posto della percezione sensibile ed è il luogo dove prendono
forma gli archetipi, idee platoniche, un luogo di forme: è questo il mondo delle pure “immagini”, un mondo
“intermedio”, che i mistici persiani e indiani definivano come quello delle “immagini sospese”. Il mondo
intermedio è il luogo dove avviene lo scambio simbolico che lega il materiale e lo spirituale. La dimensione
del mondo intermedio, ha profonde analogie con lo schermo tecnologico, sul quale le immagini digitali
appaiono senza avere sostanza propria. Sono anch’esse prodotte dalla immaginazione dei loro creatori, che
a sua volta è schermo tramite il quale prendono forma le rappresentazioni del mondo intermedio. In tal
mondo la cultura digitale partecipa pienamente alla società immaginale. La descrizione di una “facoltà
immaginale” come presupposto alla navigazione informatica è contenuta anche nel romanzo di William
Gibson: Il protagonista, Case, è un cowboy digitale, oggi verrebbe definito un hacker, un uomo capace di
introdursi in Matrix, la matrice digitale, la futura Internet, per carpire informazioni, software, segreti
industriali. Entra in conflitto con i suoi stessi committenti, ricettatori informatici, sottraendo merce
destinata a loro. Questi criminali si vendicano di Case iniettandogli una neurotossina che gli aveva tolto la
possibilità di entrare nella rete inibendogli la capacità immaginaria, la visione della Matrice, richiudendolo
nella prigione della sua carne. Gli avevano danneggiato il sistema nervoso con una microtossina russa
risalente ai tempi della guerra. Legato a un letto in un albergo di Memphis, con il suo talento che veniva
bruciato micron dopo micron, era rimasto in preda alle allucinazioni per trenta ore. Il danno era
microscopico e completamente efficace. Per Case, che era vissuto per l'esultanza incorporea del
cyberspazio, fu la Caduta. Il corpo era carne. Case era caduto nella prigione della propria carne. Senza
l’accesso alla matrice Case vive un’esistenza condannata all’oblio di se stesso o almeno di una parte di se.
Quello che gli resta è sognare il cyberspazio, lo spazio senza spazio della rete. Tuttavia non potevano ancora
riparare il danno che lui aveva sofferto in quell’albergo di Memphis. Era qui da un anno e sognava ancora il
cyberspazio, ma la speranza sfumava ogni notte, con tutte le anfetamine che aveva preso, le vie traverse e
le scorciatoie che aveva tentato nella Città della Notte, e ancora adesso vedeva la matrice durante il sonno,
una grata luminosa di logica dispiegata attraverso quel vuoto incolore…alla fine Case riuscirà a tornare a
navigare in rete. A immergersi in quella che Gibson definisce “allucinazione consensuale” sulla quale
proiettare la propria coscienza “disincarnata. La capacità di navigare in rete è propria dell’uomo e in
qualche modo egli sopravvive. Qui il riferimento alla vita dopo la morte è evidente.

Il mito del progresso è stato fin dall’inizio dell’epoca moderna legato ad un forte carattere simbolico: la
stessa nascita del capitalismo è stata messa in diretta relazione con le correnti calviniste cristiane (guardare
antropologia, Weber). A partire dall’utilizzo dell’elettricità si struttura una teologia in cui le scoperte
scientifiche si avvolgono di un carattere magico-sacrale stimolando la nascita di nuovi rituali che vanno a
costituire l’ordine simbolico della modernità. Nella società digitale la realtà prende forma in maniera
autonoma, il regime diurno e notturno sono visti in maniera differente rispetto al mondo materiale, il bene
e il male anche, al punto che ciò che è falso/sbagliato nel mondo materiale è naturale nel mondo digitale.
Anche la socializzazione è diversa al punto che ci sono persone che scelgono di staccarsi totalmente dal
mondo materiale per dedicarsi interamente alle persone di quello immaginale (hikikomori). L’ordine
simbolico rappresenta il legame tra le due società, il punto in cui le due realtà di incontrano e si fondano
per poi tornare a dividersi. Se esiste una struttura di queste due società, sono sicuramente strutture fluide
e non rigide.

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