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Comunicare-interagendo-riassunto

Sociologia (Università degli Studi di Padova)

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COMUNICARE INTERAGENDO – I RITUALI DELLA VITA QUOTIDIANA: UN COMPENDIO

INTRODUZIONE:
Debolezza dei confini disciplinari. Gesti co-verbali=ciò ce riguarda il corpo.
Valorizzare punti di vista differenti=dare un visione più ampia dei fenomeni socialiun altro modo di
vedere rispetto a quello consueto costruire una mappa della prospettiva proposta. Cercando di toccare
non solo la parte intellettuale, ma anche la pancia, il cuore e le emozioni=sollecitare le emozioni dei lettori e
fare in modo che i contenuti presentati diventino parte della conoscenza a lungo termine di ciascuno. Usare
uno stile che favorisce l’apprendimento facendo divertire il lettore. L’innovazione del compendio sta nei
modi di “dare forma” agli argomenti e nelle modalità di presentare i contenuti.
Parliamo di comunicazione, di interazione comunicazione=azione inter, tra. 3 tipi di interazione: relazione
faccia a faccia, quasi-interazione mediata, interazione mediata.
Comunicazione dialogica=vien utilizzata una pluralità di indizi simbolici che provengono essenzialmente dal
CORPO degli interlocutori. Si studia il processo di sociazione, si mette al centro dell’osservazione la relazione
sociale.
Prima sezione: Prospettiva teoriche= attenzione ai macro-rituali (dare forma all’energia) e attenzione ai
micro-rituali d’interazione (le forme dei cristalli)
Cap 1=interazioni, rituali, visione generale di cosa si intende x macro-rituali
Cap 2=dinamiche di interazione guardate attraverso la prospettiva dell’interazionismo simbolico;
Cap 3= approccio della fenomenologia sociale=esseri umani in grado di assumere prospettive diverse e
plurime x costruire la realtà. In questo capitolo sono presenti anche concettualizzazioni
dell’etnometodologia;
Cap 4=prospettiva sistemica olistica=guarda simultaneamente al tutto e alle parti costitutive= logica
differente da quella utilizzata frequentemente: sensibilità che comprende e/e= sia in tutti che le parti.
Cap 5= riprende i temi del primo e guarda più da vicino le interazioni tra poche persone x metterne in luce i
piccoli particolari degli incontri sociali che il più delle volte rimangono nascosti alla vista. Concetto di rituale
concentrandosi sulle micro-interazioni.
Seconda sezione: I fili rossi tematici e concettuali= cerca di avvicinare le teorie a esempi vicini all’esperienza
di chi legge. Capire la cura e la sensibilità x la comprensione dei fenomeni sociali. È una visione più puntuale
e focalizzata rispetto alla prima, la quale fornisce una visione d’insieme.
Terza sezione: occasioni sociali, situazioni, incontri= ambiti sociali di interazioni che consentono di mettere
in azione gli strumenti elaborati con le precedenti due sezioni. Osservare con delle nuove lenti una società =
“cosa avviene qui?”. Mettere in azione quanto esplorato.
Capitolo conclusivo= riflessioni su quanto è emerso nell’intero percorso= dare rilievo a una visione di
insieme.

CAP 1= DARE FORMA ALL’ENERGIA


Ogni relazione ha una sua unicità in quanto alimentata da una serie infinita di elementi che, interagendo tra
loro, la rendono diversa da tutte le altre. Eppure per poter parlare di essa e per rappresentarla, dobbiamo
classificarla, definirla e darle un nome. Esempio: matrimonio è un prodotto culturale che definisce la
struttura interna e la fa apparire stabile e ordinata =classificare è necessario x mettere in ordine.

1.1 La vita e le forme: l’analisi dei macro-rituali:


SIMMEL “sociologia delle forme” tutti gli elementi che compongono la realtà sono in costante relazione
gli uni con gli altri, e si influenzano vicendevolmente e mettere in dubbio la stessa esistenza di elementi e
considerare il mondo come costituito da movimenti e relazioni. Stesso periodo della teoria della relatività di
Einstein.
L’energia vitale si manifesta attraverso le forme di vita Simmel: la vita è un fluire incessante, che si
cristallizza in forme, le quali hanno durata relativa, in quanto il fluire stesso della vita preme per spazzarle
via. Società=vicendevoli interazioni tra gli esseri umani sociologia= studiare le forme via via assunte da
queste relazioni reciproche tra le persone.

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Processo di sociazione=forma di azioni reciproche si consolida nel tempo. Tali forme di reciprocità tra
individui danno vita a gruppi e società=azioni rituali che esprimono la realtà sociale e tendono a
cristallizzarla in rappresentazioni simboliche.
Questa tensione tra il fluire della vita e la rigidità delle forme entro cui viene ingabbiata dalla cultura
oggettiva =è sia l’aspetto tragico dell’esistenza e al tempo stesso permette il mutamento culturale e il
dinamismo sociale. Il flusso vitale si alimenta di processi che si contrappongono continuamente:
identificazione-differenziazione, aggregazione-separazione, entrata-uscita. Identità deve fare i conti due
problemi:
-Sincronico=gestire la tensione costante tra separazione e aggregazione= come aprirsi alla relazione e
mescolarsi con altre forme di vita e al tempo stesso mantenere una propria coesione interna e dei propri
confini.
-Diacronico=tensione tra persistenza e mutamento com’è possibile mantenere coesione interna e
continuità nel tempo nonostante i cambiamenti e le crisi causate dal fluire caotico della vita? Esempio del
pensionato. Coesione interna e continuità delle forme sociali di vita vengono mantenute attraverso azioni di
tipo rituale, che permettono di conservare o modificare la struttura interna e i confini del sé e del noi.
1.2 Il rituale come batteria sociale:
DURKHEIM= rituale sociale è una sorta di batteria sociale, un meccanismo che produce energia necessaria a
tener vivi i legami collettivi e le relazioni sociali. Pone attenzione ai rituali religiosi, i quali stanno alla base
del legame sociale. Aborigeni: si riuniscono attorno a un totem, con una carica emozionale, in maniera
coordinata e sincronizzata, devono essere regolati da prescrizioni raggruppamento: sensazione di essere
a contatto con qualcosa di sacro, si sentono una comunità morale. Quindi: venerando i simboli del gruppo i
partecipanti celebrano il legame che li unisce =in questo modo celebrano sé stessi e rinnovano la fiducia.
[COLLINS elementi del rituale: riunione fisica, condivisione dello stesso focus di attenzione, tonalità
emozionale comune, oggetti sacri sono i simboli che rappresentano l’appartenenza al gruppo, essi
aumentano la fiducia e l’energia emozionale, giusta rabbia e punizione nei confronti di chi non rispetta gli
oggetti sacri.]
Oggetti sacri: sono diversi da religione a religione essi non sono sacri di per sé, ma a renderli sacri è il
modo in cui il gruppo si comporta nei loro confronti=sincronizzare e coordinare i gesti.
 Questo modello del rituale può essere usato x interpretare molte pratiche sociali sia di macro-rituali
che a livello micro nei rituali interpersonali (Goffman=identità individuale non esiste, ma è qualcosa
che la società ci impone di creare e di esibire).
Effervescenza collettiva: i riti creano questo tipo di effervescenza, che ravviva il legame tra gli individui
riuniti, caricandoli di energia. Essa è creata dal rituale e “scalda” i partecipanti, rendendoli parte di
un’identità collettiva=essi diventano fusi insieme in un’unica collettività.
Attraverso i rituali il mondo è diviso in due sfere separate: sacro e profano. Gli individui sono riuniti e
compiono determinate azioni che rendono gli oggetti come dei simboli del gruppo riuniti=assumono il
carattere della sacralità. Sacro=nel legame sociale, in ciò che unisce gli individui e permette la coesione del
gruppo, e al tempo stesso nel delimita i confini e lo separa dall’esterno= netta separazione tra ciò che è noi
(sacro) e ciò che è non-noi (profano). Nell’azione collettiva=le persone creano il sacro e entrano in contatto
con esso e ne fanno esperienza il rituale può essere considerato come una batteria sociale, in quanto
produce energia che alimenta, e rafforza il legame sociale, e quindi crea il sacro.
Rapporto con il sacro=ambivalente il sacro è qualcosa che ci trascende più grande di noi e al tempo stesso
è anche dentro di noi. Collins: fa notare che questo è esattamente il rapporto tra individui e
società=dipendiamo da essa, ma essa ha bisogno della nostra adesione.
-Ma se il rituale produce energia, da dove nasce questa energia? Il rito quindi non è un luogo di creazione di
energia, ma un momento di aggregazione e potenziamento di energie. La sacralità va cercata sì nelle
relazioni sociali, ma anche in tutte quelle relazioni che intercorrono tra gli infiniti elementi i quali
alimentano e muovono ogni forma di vita.

1.3 I riti di passaggio


Arnold Van Gennep pubblica “I riti di passaggio” nel 1909. Uno sviluppo alle sue teorie è fornito 50 anni
dopo da Victor Turner insieme alle teorie Durkheimiane ci permettono di comprendere il modo in cui
operano i rituali.

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Victor Turner= modo in cui i rituali ci permettono di rapportarci al mutamento=tema della tensione tra vita
e forme a volte il fluire della vita assume delle forme che dopo un certo tempo mutano; altre volte la
realtà appare come un divenire caotico e noi abbiamo bisogno di creare delle forme x catturare il flusso
necessario passare ad un’altra forma. Ogni cambiamento di forma viene sociologicamente gestito attraverso
i RITI DI PASSAGGIO.
Van Gennep= due tipologie di riti: quelli che segnano gli individui nel passaggio da uno status ad un altro
(riti di crisi del corso di vita), e quelli con cui l’intera collettività celebra i passaggi attraverso le diverse fasi
del ciclo naturale (riti stagionali e o periodici eseguiti in momento ben precisi del ciclo produttivo annuale).
Ogni rito è composto da 3 fasi del cambiamento di forma e attraversamento della soglia (limen) Van
Gennep si concentra sulla sequenza temporale comune a tutti i riti e Turner maggiore attenzione ai
cambiamenti di struttura:
-Pre-liminare=prima rottura o separazione. Esempio: rottura rispetto alla forma di single. Due individui
indipendenti e separati.
-Fase liminale=durante sospensione o margine. Esempio: fidanzamento è la fase intermedia= i due non
sono né single né accoppiati= né divisi né uniti e al tempo stesso sia divisi che uniti, ossia assumono i
caratteri di entrambe le polarità=sospesi tra il prima e il dopo. Periodo di collaudo. E’ qui che gli individui
iniziano la trasformazione. Le identità iniziali vengono de-formate e tornano ad uno stato primigenio di caos
e di indefinitezza. E’ una condizione ambigua e mettono in discussione le categorie su cui si basa l’ordine
sociale. Durante l’addio al celibato=situazione di ambiguità, a contatto con la tentazione e la
contaminazione sarà poi il giorno del matrimonio a ristabilire l’ordine attraverso azioni rituali.
Non esiste un confine preciso tra il prima e il dopo, perciò tale confine deve essere creato attraverso il
rituale=ritualizzazione con cui si enfatizza quel momento.
Goffman: la società ha creato delle strutture apposite in cui confinare i devianti (malati psichiatrici,
delinquenti…) in attesa che concludano la fase liminale. In questi luoghi gli individui vengono spersonalizzati
=tolgono i segni e gli strumenti necessari a mostrare un’identità.
-Post-liminare=dopo ri-aggregazione o re-integrazione. Due individui sono una coppia sposata. Viene
celebrata la trasformazione e il definitivo compimento. Forma nuova: ciascuna identità individuale si ri-
aggrega e di ridefinisce in maniera diversa rispetto a prima=i neo sposi vengono re-integrati nella società
con le loro nuove identità di individui e di coppia. SOCIETA’=mette in ordine, fa chiarezza, definisce i
confini delle categorie, stabilisce chi è dentro e chi è fuori.
 I riti di passaggio non sono scomparsi nelle società moderne, ma il modo in cui oggi diamo forma al
mutamento è diversa rispetto al passato. La fase liminale ossia la situazione di margine, di
sospensione e di in-definitezza è diventata una condizione esistenziale =difficoltà di gestire tale
condizione, di accettare cioè la tensione tra la libertà individuale e la pressione alla conformità
sociale. Essa costituisce la condizione di normalità. Rituali collettivi con frequenza ciclica annuale
come il capodanno, e passaggi con periodicità diverse come elezioni politiche, amministrative,
presidenziali. Capodanno: attività ordinarie interrotte, momento ambiguo e paradossale che sta a
metà tra le due polarità, non è nessuna delle due al tempo stesso contiene qualcosa di entrambe;
c’è sovvertimento dell’ordine sociale, confusione, mescolamento=fare qualcosa di diverso dal solito.
Poi nell’ultima fase: collettività torna alla routine quotidiana in maniera non traumatica e viene
ristabilito progressivamente l’ordine sociale.
 Riti di passaggio: attraverso questi il cambiamento viene riconosciuto dall’individuo e dalla
collettività come dotato di senso= sia che si tratti di mutamenti naturali che il rito riporta entro
l’ordine sociale, sia che si tratti di cambiamenti socialmente costruiti proprio tramite il rito.
Passaggio da una condizione di stabilità e ordina ad un’altra (diversa) condizione di stabilità e
ordine. Non tutti i riti coinvolgono la società nella sua totalità=molti riguardano gruppi particolari
all’interno di essa. [Essi ribadiscono i confini che caratterizzano la propria struttura interna e così la
riconfermano= recite, cene di classe, consegne diplomi]

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1.4 Conservazione o mutamento? Rituali e complessità sociale


Prospettiva durkheimiana il rito consiste nel passare dalla forma individuale a quella collettiva, x poi tornare
alla prevalenza della forma individuale. Nel rito le energie individuali si de-strutturano e si fondono assieme
intersezione tra essi: le forme destrutturandosi tornano allo stato primigenio di caos, che poi si cristallizza
in nuove forme, entro le quali vivrà fino alla successiva tras-formazione rappresenta lo stadio intermedio,
liminale di Van Gennep. Attraverso l’effervescenza collettiva dell’azine rituale gli individui compiono un vero
e proprio “salto” dal mondo del profano a quello del sacro.
Durkheim: capire come fosse possibile mantenere la coesione sociale e la condivisione di credenze e valori,
evitando così la dis-gregazione e l’anomia. Il rituale viene collegato all’idea di armonia e coesione sociale
obbligo morale (partecipare e rispettare la liturgia) e costrizione tipici del rituale= individui sono obbligati a
partecipare e secondo modalità prestabilite, con atteggiamenti adeguati.
Società di oggi sono complesse e differenziate= processo di differenziazione sociale =ogni individuo
appartiene contemporaneamente a più gruppi e cerchie socialiappartenenze plurime e nessuna di esse è
totalizzante.
Simmel=atteggiamento blasé= limita l’intensità con cui ci lasciamo coinvolgere emotivamente
nell’interazione con il mondo=aspetti che diminuiscono il grado di coercitività dei rituali odierni. L’unica
coercitività che sembra continuare ad essere presente è quella relativa all’obbligo morale di rispettare la
liturgia e i simboli sacri.
-Nelle differenziazione nascono anche gerarchie interne ai gruppi =rilevanti le dimensioni del POTERE E
STRATIFICAZIONE. Già Van Gennep aveva evidenziato il passaggio ad un nuovo status e quindi ad una nuova
identità sociale (riti di iniziazione) poi: Bourdieu= evidenzia come i riti istitutivi creano le disuguaglianze
sociali e ne sanciscono la legittimità = differenze di potere tra gruppi all’interno della società. Quindi
esistono dei rituali che non servono a unire la comunità, ma a rafforzare i gruppi dominanti al suo interno
tenere presente dei vari livelli di significato simbolico e delle varie differenze di interpretazione che
dipendono dalla posizione sociale.
 Diversi effetti del ritualedividiamoli in due categorie:
-Riti (come il massaggio e la sauna=sentirsi meglio di prima) non alterano la struttura sociale, ma
hanno un effetto ri-generante e tonificante x essa= x confermarla e rafforzarla.
-Riti (come l’intervento chirurgico=tras-formazione profonda e radicale) che determinano un vero e
proprio cambiamento nella struttura interna, nei confini e nella forma esterna della società = dal
mutamento alla trasformazione radicale.

1.5 Donare e legare. Riti, reti e vincoli. Questione dell’integrazione.


Scambio di doni costituisce un importante esempio di interazione individuale si conferma reciprocamente
il proprio coinvolgimento nel rapporto e in questo modo rigenerano e rafforzano il legame che li unisce
Dono=oggetto sacro che simboleggia la comunione tra gli attori riuniti, i quali attraverso tale oggetto
celebrano se stessi e la loro relazione. Per questo motivo il dono può anche essere qualcosa di superfluo e
inutile dal punto di vista strumentale, ma necessario dal punto di vista simbolico =nel dono c’è la relazione, il
sociale, il “noi” (Durkheim): nel donare ciascuno da all’altro una parte del sé, della propria individualità, del
proprio essere (Simmel).
Dono= fornisce fiducia, sicurezza, sostegno, aiuto.
Rovescio della medaglio = Donoimplica vincolo, costrizione, dipendenza. Mette alla prova l’altro: lo
chiama a confermare la propria adesione alla relazione grazie a un contro-dono. chi fa il dono esercita un
potere nei confronti di chi riceve, in quanto lo obbliga nei suoi confronti, anche involontariamente e in
misura diversa =è il potere che lega. E’ l’obbligo di contraccambiare l’altra faccia dell’integrazione. Caso
estremo è il potlatch=dimostrare la propria superiorità umiliando l’altro attraverso doni via via più grandi=
dono che stabilisce una gerarchia.
Malinowski=tribù =Anello di Kula catena di scambi rituali con funzione di assicurare la solidarietà
precontrattuale = confermare la propria affidabilità e la propria disponibilità e capacità di stare alle regole
del gioco.
 Due forme di rituali esemplificano i due aspetti opposti e complementari dello scambio simbolico =
quello armonico-paritario (anello di Kula) e quello conflittuale-gerarchico (potlatch). due forme
che non eiscludono a vicenda ma che convivono e si intrecciano.

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Strauss=Stesso tipi di scambi di confermare la solidarietà pre-contrattuale creata con i matrimoni e lo


scambio di donne alleanza tra famiglie.
-A livello macro dei rapporti internazionali=capi di Stato hanno la funzione di mantenere in vita un sistema
di alleanze e di relazione. fare visita= si offre all’altro la propria attenzione e il proprio tempo; allo stesso
modo l’accoglienza e l’ospitalità costituiscono il contro-dono, il modo x ricambiare e esprimere ri-
conoscenza. In questi casi il dono può contribuire a creare o perpetuare situazione di dipendenza, vincoli
futuri.
 Integrazione sociale e legami sociali si estendono IN ORIZZONTALE nella dimensione di rete.

1.6 Strutture, gerarchia, potere


Integrazione sociali non significa necessariamente equità, giustizia e armonia, ma può avvenire anche in
presenta di stratificazione, tensione e conflitto. Quindi c’è sempre in gioco il potere=la conservazione e la
riproduzione di esso, oppure la sua conquista.
Ciò in seguito alla nascita dello Stato moderno (Weber) cambiamento radicale nelle modalità con cui si
realizza l’integrazione di grandi collettività e il controllo di vasti territori.
Processo di parlamentarizzazione=potere delle borghesia in crescita che intende porre dei limiti al potere
assoluto dei monarchi (contrapposizione)=passaggio verso un competizione politica regolamentata, in cui la
sconfitta non comporta l’eliminazione anche gli sport moderni costituiscono un’evidente manifestazione
di questo processo (Elias)=competizione regolamentata che bandisce e sanziona l’uso della violenza.
Competizione elettorale=occasione x celebrare il rituale e le regole del gioco=adesione morale alla forma di
riproduzione del potere nella società. Esercizio del voto è anche un dovere civico=costrizione dell’obbligo
morale che continua a realizzarsi.
-Sviluppo dell’individualismo Durkheim lo guarda con preoccupazione, invece Simmel lo considera come
un aumento di libertà e di possibilità derivante dall’allentamento dei vincoli macro-sociali sull’individuo.
In ogni caso il processo di individualizzazione ha comportato molti cambiamenti nel modo di integrazione
delle società. Le forme di controllo sociale si sono progressivamente trasferite dalla collettività ai singoli
individui.
Elias=valore delle buone maniere, assumono sacralità attraverso delle pratiche che ormai sono diventate
rituali e quotidiane, assicurando così il funzionamento delle interazioni e la vita stessa della società
(Goffman) individui hanno sviluppato nuove forme di interazione basate sulla repressione delle pulsioni
violente. Ciò ha permesso che lo Stato che detiene il monopolio dell’uso legittimo della coercizione, riesce
lo stesso a mantenere l’ordine sociale anche senza ricorrere all’effettivo uso della violenza.
 Questo processo ha portato al controllo delle pulsioni corporee e la progressiva limitazione della
loro espressione.
Per Durkheim l’oggetto sacro dei riti collettivi tradizionali era il gruppo, la collettività riunita che celebra se
stessa, invece per Goffman il processo di individualizzazione ha fatto del “self” il vero oggetto sacro = ogni
interazione sociale diviene un micro-rituale in cui le persone riunite trattano come oggetti sacri se stesse
individuo deve essere capace di stare al mondo=mantenere un’identità stabilire e coerente, in modo che il
suo comportamento sia prevedibile e quindi non pericoloso Torna la dimensione di costrizione= le forme
sociali si impongono alla libertà dell’individuo esercitando su di esso tutto il loro potere. Goffman lascia
poco spazio di autonomia agli individui, essi sono costretti a ricoprire ruoli e indossare maschere.
-Altri autori, al contrario di Goffman, hanno enfatizzato la questione del potere nelle micro-interazione
Foucault =analizza i modi in cui i “saperi di verità” si incarnano nelle pratiche quotidiane =le nostre scelte
quotidiane sono influenzate da consigli e prescrizioni d espertia volte tali consigli di trasformano in veri e
propri obblighi morali. tale dimensione di obbligazione morale evidenzia come le pratiche quotidiane con
le quali incorporiamo i saperi prodotto dagli esperiti riproducono a livello mirco-sociologico gli stessi
meccanismi del rituale durkheimiano. Il potere di legittimazione è contenuto nelle procedure rituali=
esistono dei parametri e degli arredi cerimoniali che hanno la funzione di conferire potere a discorso,
sottolineando la legittimità della sua posizione rituale.
Bourdieu=posizione di prestigio occupate dai depositari dei saperi di verità vengono esse stesse create e
assegnate attraverso procedure rituali cambiamenti di status sono sanciti da cerimonie che creano
un’immagine nuova del consacrato, il quale da quel momento viene visto in modo diverso da prima.

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Riti di investitura hanno due effetti: trasferiscono potere dall’istituzione all’individuo che viene
consacrato, e producono una differenza tra lui e i non consacrati.
 Integrazione sociale e legami sociali si estendono IN VERTICALE e strutturano le gerarchie sociali.

1.7 Conflitto e cambiamento


Differenze di risorse e di potere generano tensioni conflittuali; stratificazioni e gerarchie necessitano di
venire costantemente riprodotte attraverso i riti, e quindi possono anche essere sfidate e sovvertite.
Dobbiamo analizzare il rapporto dei rituali con il conflitto e il mutamento.
È difficile individuare dei rituali ai quali nessuno, o quasi, possa sottrarsiesempio dei mondiali.
In genere gli eventi rituali coinvolgono soltanto individui e gruppi particolari.
Collins: le catene di rituali di interazione di sviluppano lungo due dimensione: quella verticale del potere
(dare e ricevere ordini) e quella orizzontale della socievolezza (condivisione, reciprocità, comune
appartenenza).
I conflitti realmente esistenti, ma non risolvibili sul piano concreto vengono dislocati sul piano
soprannaturale.
Rituali di ribellione: Gluckman agiscono unicamente sul piano simbolico, senza cambiare di fatto la realtà.
Alcuni vengono tollerati come espressione di protesta che, pur realizzando una temporanea infrazione delle
norme, di fatto non alterano l’ordine sociale. Secondo Victor Turner questi possono portare a dei
cambiamenti nella realtà sociale, in quanto i singoli partecipanti si uniscono e si trasformano in un gruppo
morale.
Non necessariamente queste azioni rituali portano ad un radicale sovvertimento della struttura sociale.
Ciò non significa, tuttavia, che esse non determinino nessun mutamento. Esempio: contestazioni del ’68.
-Esistono anche situazioni in cui la crisi, la messa in dubbio dell’ordine sociale non vengono innescate da
un’azione rituale dei gruppi, ma si verificano come effetto del divenire sociale, politico, economico
esempi: fine della seconda guerra mondale (Italia tra regime fascista in disfatta e nuova repubblica), fine
guerra fredda( popoli sospesi tra regimi ex-comunisti e democrazia) precedenti architetture di senso
vengono radicalmente messe in discussione e appaiono inadeguate=mirano le certezza che la collettività
aveva su cornici=riferimento x interpretare la realtà e orientare l’azione.
Come gestire la situazione: con una liturgia di riparazione x comporre l’ordine sociale precedente oppure
celebrando il nuovo ordine (Turner).
-A livello MICRO, relazioni interpersonali= se c’è una contrasto tra due membri di un gruppo, uno dei due
porge pubblicamente le scuse, ma l’altro le rifiuta se colui che non accetta le scuse fa una festa di
compleanno= occasione x drammatizzare la crisi: ricomporre la frattura, oppure cristallizzare la rottura e
sancire il mutamento.

1.8 Parole di rito (il dito e la luna)


I rituali permettono ai partecipanti di dare forma alle interazioni sociali e al tempo stesso di esprimerle. Se
rifiutiamo un invito ufficiale cerchiamo di dare motivazioni che rientrino tra le scuse socialmente ritenute
accettabili x quel tipo di rifiuto. Stesso ragionamento e stesse considerazioni a livello macro, con un Capo di
Stato in visita ufficiale.
L’importanza delle parole dette nell’interazione non va cercata nel loro significato letterale, ma nel modo in
cui esse interagiscono con gli altri elementi del rituale nel dare forma all’interazione. Ciò che viene detto
inoltre dipende da ciò che viene fatto= x un’efficacia comunicativa del discorso.
Comprendere il senso all’interno di dinamiche interattive di tipo rituale= prestare attenzione al modo in cui
le parole e i discorsi si combinano agli altri elementi dell’interazione rituale sennò il rischio è quello di
scambiare il dito x la luna. Le parole dicono di più di ciò che sembrano dire, eppure il linguaggio verbale fa
costante riferimento a elementi contestuali che rimangono impliciti e vengono dati x scontati
(etnometodologia), quindi le parole dicono meno di ciò che viene effettivamente comunicato.
Profezia che si autoadempie= dare una definizione della situazione che influenzi i comportamenti sociali in
modo tale che agiscano sulla realtà, trasformandola proprio nel senso della definizione.
Valore delle parole=esse derivano dal legame sociali, lo esprimono, lo mantengono in vita e gli danno forma.
CAP 2= CERCANDO DI ESSERE QUALCUNO. “Lei mi chiederà…e io le risponderò…”

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2.1 Cosa studia L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO?


Ogni individuo rielabora i diversi messaggi che provengono dalla realtà attraverso il dialogo interiore, il
quale attribuisce significato gli oggetti assumono significato in relazione all’interazione con gli altri o
meglio alla rappresentazione del punto di vista dei propri interlocutori. Il mondo non ha un’esistenza
oggettiva, ma è il frutto di definizioni in continuo divenire. Ciò che vediamo e crediamo è frutto delle lenti
che utilizziamo, che abbiamo adottato con la socializzazione primaria e secondaria.
 Interazionismo simbolico=prospettiva attraverso cui guardare alla realtà attenzione ai significati
dell’agire sociale e alle modalità con cui gli individui definiscono le situazioni.

2.2 L’interazione nel metodo


L’interazionismo nasce all’interno della Scuola di Chicago=si proponeva già di valorizzare il punto di vista dei
protagonisti e il loro racconto=cerca di guardare la realtà con gli occhi di coloro che vivono quel determinato
contesto che vogliamo studiaretramite osservazione partecipante e analisi di comune personali.
Filone principale dell’interazionismo simbolico fa riferimento a Blumer, il quale ha 2 oppositori: uno sul
versante interno e l’altro su quello esterno. Blumer parla di concetti sensibilizzanti che permettono di
cogliere nella ricerca relazioni che normalmente passano inosservati a chi non è abituato a metterli in luce=
non bisogna avere un atteggiamento disaccato. Nella ricerca naturalistica ci sono due momenti principali:
quello dell’esplorazione e quello dell’ispezione, è ed proprio in quest’ultima fase che risulta particolarmente
utile l’impiego dei concetti sensibilizzanti che orientano la ricerca senza forzature.
-Sul versante interno presenta divergenze di tipo metodologico con Iowa School, la quale usa test e
questionari, cercando di operativizzare i concetti elaborati grazie a un osservatore obiettivo.
-Sul versante esterno l’interazionismo di impronta Blumeriana si oppone allo struttural-funzionalismo essi
divergono per:
INTERAZIONISTI FUNZIONALISTI
Diverse implicazioni in Studiano il mondo degli emarginati Committenza le grandi imprese
parte politiche
Livello micro e macro Focus è l’interpretazione delle interazioni Focus sono i valori, norme, ruoli,
quotidiane=livello micro status di una società=livello
macro

Metodi impiegati Qualitativo, privilegia l’osservazione Quantitativo, con questionari


partecipante. Funzionalisti criticano ciò=i strutturati. Interazionisti
risultati sono inattendibili, impossibilità di criticano ciò= l’approccio
effettuare generalizzazione funzionalista è a “camicia di
forza”
L’interazionismo è all’interno del filone weberiano della “sociologia comprendete”, finalizzata all’analisi dei
motivi dell’azione sociale. Weber=precursore dell’interazionismo.

2.3 La dinamica Io-Me


Mead=fondatore dell’interazionismo simbolico idea di fondo=uomini diventano esseri sociali attraverso la
comunicazione, compresa quella interiore, la quale a sua volta si fonda su un repertorio di simboli che
emerge nel corso dell’interazione. La mente umana e il sé hanno origine all’interno della società e non sono
pre-esistenti.
Dinamica IO-ME:
ME=costituisce il sé così come lo vedono gli altri= Sé sociale. E’ la parte più socializzata e quella che
interiorizza gli atteggiamenti altrui=organizza gli atteggiamento altrui nei nostri confronti. Aspetto più
oggettivo.
IO=rappresenta la parte più creativa del sé che agisce come fora dinamica e di trasformazione, aspetto
soggettivo. Fase in cui viene manifestata la propria istintualità verso le aspettative degli altri.

Nel dialogo interiore=l’Io valuta le richieste del Me, fornendo anche risposte in cui non si uniforma a esso.
E’ dalla coesistenza dei due che emerge il SE’=rappresenta il nostro progetto futuro, la direzione che

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intendiamo dare alla nostra vita. In questa dinamica è presente l’altro generalizzato=capacità di cogliere
simultaneamente il punto di vista di tutti gli altri coinvolti nell’interazione che hanno delle aspettative
sull’individuo. Tra Io e Me c’è un continuo feedback e circolarità=come se in singoli elementi costituissero
due poli dello stesso processo, in cui l’esistenza dell’uno è imprescindibile da quella dell’altro.
-Due diversi orientamenti all’interno dell’interazionismo: quelli che enfatizzano la rilevanza del Me e
confluiscono nella Iowa School, e quelli che sottolineano l’importanza dell’Io e si oppongono a quello che
considerano il determinismo sociale dei primi (Blumer, figura di maggior spicco x questa corrente
costruzione della realtà avviene all’interno della situazione).

2.4 Dalla realtà “oggettiva” all’interpretazione


Mead=realtà sociale viene ricondotta alle proprietà degli individui piuttosto che alle relazioni intercorrenti
tra loro. Sancisce il passaggio dallo schema del comportamentismo di prima generazione stimolo-risposta,
ad un modello in cui centrale diventa il momento dell’interpretazione che trasforma gli stimoli in risposte.
Ruolo centrale all’interpretazione che è personale e soggettiva, ma al contempo fa riferimento ad una realtà
sociale condivisa fuori di noi. L’atto sociale (l’unità di analisi) implica la collaborazione tra più individui, non è
individuale (comportamentismo).
Il linguaggio gioca un ruolo centrale nell’oggettivare il Sé l’interpretazione del gesto da parte di chi lo
compie è fondamentale per poter anticipare le conseguenze delle proprie azioni. Peculiarità dell’essere
umano: capacità di essere oggetto a se stesso, ovvero vedersi attraverso gli occhi degli altri un Sé che è al
contempo soggetto e oggetto=oggetto sociale. Uomo fa esperienza di se stesso attraverso il modo in cui gli
altri si relazionano proprio con lui=sentire l’atteggiamento dell’altro nei propri confronti è ciò che forma la
coscienza del sé. Esempio: adolescente costruisce la coscienza di sé anche attraverso i rimandi che le danno
i coetanei.
Per Mead: esiste un nesso circolare tra l’azione dell’individuo e la reazione degli altri, che costituisce al
tempo stesso uno stimolo ed una risposta per l’individuo La considerazione che un soggetto ha di sé
stesso traspare nella modalità con cui egli si pone nella relazione, e diventa essenziale per costruire e
cambiare il modo in cui gli altri lo vedono. E viceversa: il modo in cui gli altri lo vedono costruisce la
rappresentazione di se stesso e la modalità di porsi in relazione, in una circolarità continua di processi.

2.5 Perché “interazionismo” e perché “simbolico”


Blumer=sostiene che la società umana è stata spesso considerata come una forma di interazione simbolica
non si reagisce semplicemente alle azioni, ma si interpretano e si definiscono le azioni gli uni degli altri.
Concepisce i significati in termini soggettivi=individui agiscono con gli oggetti in relazione al significato che
essi assumono per loro.
Mead=gli esseri umani sono in grado di attribuire significato a qualunque tipo di segno, grazie a un
simbolismo universale che si origina dai processi sociali in atto.
INTERAZIONISMO=il focus dell’attenzione è costituito dall’interazione, non tanto in termini di rapporti tra
due individui, quanto piuttosto come elemento fondante dell’ordine sociale e l’unità di analisi dell’indagine
sociologica.
SIMBOLICO= per simbolo si intende qualcosa che sta al posto di qualcos’altro, può coincidere con il segno o
differenziarsi radicalmente da esso. Questo aggettivo sottolinea che l’interazione oltre ad essere sociale, è
anche simbolica=in quanto si avvale dei significati che sono disponibili agli attori x orientare il loro agire.
Blumer:
1 gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose, sulla base dei significati che tali cose hanno x loro.
2 il significato di tali cose è derivato dall’interazione sociale che il singolo ha con i suoi simili.
3 questi significati sono elaborati e trasformati in un processo interpretativo messo in atto da una persona
nell’affrontare le cose in cui si imbatte=nel corso del suo dialogo interiore. i significati che guidano le
azioni umane sono appresi ed elaborati attraverso la comunicazione.

Esempio: individuo alla fermata del bus 1: uomo agisce sulle cose in relazione ai significati che esse hanno
x lui=palo piantato nell’asfalto e i segni in cima hanno x lui dei significati=per questo si ferma a prendere
l’autobus. 2: tali significati sono derivati dall’interazione sociale con gli altri=dall’invenzione del

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sistema=convenzioni socialmente costruite accanto a quel palo con quel colore, quel luogo e quel segno
identificano che quel determinato bus si fermerà là=convenzionalmente farà quel percorso tutti giorni
fermandosi in prossimità di tutti quei pali facendo salire delle persone in cambio dell’accettazione di
pezzettini di carta (biglietti). 3: individuo elabora i significati attraverso il dialogo interiore=forza creativa e
innovativa del terzo assunto possiamo attribuire nuovi significati alle cose in cui ci imbattiamo da sempre
anche se, fino a quel momento, avevamo condiviso quelli elaborati dalla comunità di appartenenza caso
di un adolescente =abituato a guardare il telegiornale con i genitori fin da piccolo e condividendo i significati
da attribuire alle brutte cose; può succedere attraverso il dialogo interiore che veda questi problemi in
nuova luce e le sembri assolutamente inaccettabile=attribuisce agli eventi nuovi significati decide di
partecipare ad una missione umanitaria nel terzo mondo.

2.6 Cresce attraverso l’interazione con gli altri


Durante la socializzazione primaria l’individuo apprende a vedere se stesso e il mondo come li vedono gli
altri significativipuò capitare di essere costretti però ad operare delle profonde ristrutturazioni e a
mettere in discussione le antiche certezze.
Vediamo come si costruiscono nel corso dell’infanzia le concezioni del mondo con cui dobbiamo fare i conti
anche da adulti nel bambino: importante/centrale il colloquio interiore, ossia l’AUTO-INTERAZIONE=
processo x cui un individuo assume il ruolo di un ‘altro, e valuta le proprie azioni attraverso l’interpretazione
alla quale attribuisce il metro di giudizio dell’altro=cercare di valutare le proprie azioni in base a come le
giudicano gli altri assumere questo COMPORTAMENTO RIFLESSIVO porta alla costruzione dell’identità.
Queste capacità auto-interpretative si costruiscono nel tempo in relazione al contesto sociale. in questo
modo i bambini imparano a condividere le conoscenze e i simboli di una cultura=usare significati che hanno
identico valore per tutti coloro che sono implicati in una determinata situazione. In questo modo i bambini
acquisiscono progressivamente la capacità di mettersi nei panni dell’altro. l’acquisizione delle capacità
riflessive determina il passaggio da una fase all’altra.
Mead= gli stadi dello sviluppo del sé sono distinti in:
-Pre-rappresentazione=fino a 2 anni; bambini non in grado di attribuire significato=un agire solo imitativo.
-Rappresentazione (stadio del Play) =bambini imparano a porsi nei panni dell’altro=superamento
dell’egocentrismo infantile, ossia l’incapacità di osservare il mondo da un prospettiva diversa dalla propria.
Bambino assume consapevolezza di sé come componente di un mondo dai confini più ampi e indefiniti
rispetto a quello di cui ha finora avuto esperienza diretta.
-Gioco di squadra (Game)=bambini capaci di partecipare al gioco di regole includere il proprio punto di
vista e quello di tutti gli altri attori che interagiscono tra di loro e con loro. Con l’altro generalizzato i
bambini imparano a considerare se stessi tenendo conto nello stesso tempo della prospettiva di tutti gli
altridotare il bambino di un Sé. Deve assumere i diversi ruoli di tutti i partecipanti al gioco e controllare la
propria azione in conformità ad essi= questo apprendimento progressivo di assunzione di ruolo prende il
nome di “role-taking”.
Anche l’acquisizione dei simboli linguistici viene concepita come progressiva capacità di interiorizzare i
significati condivisi della comunitàè infatti attraverso il linguaggio che essi cominciano a uscire da se stessi
e vedersi dall’esterno assumendo l’ottica degli altri significativi.
 Formazione sociale del Sé è realizzata quando l’individuo ha interiorizzato il modello di
comportamento dell’altro generalizzato, definendo la propria condotta in relazione alle aspettative
della collettività.

2.7 La definizione della situazione


Essere umano deve riuscire a definire la realtà= ogni oggetto deve assumere un preciso significato
DEFINIZIONE DELLA SITUAZIONE è uno dei concetti cardine su cui si fonda l’interazionismo simbolico. E’
Thomas che inizia a parlare di ciòindica quel processo in cui attribuiamo etichette (processo di
tipizzazione Schutz) =categorizzare e organizzare i molteplici stimoli al fine di rendere la situazione
comprensibile.
“Se gli uomini definiscono le situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze” una cosa
ritenuta reale sarà reale nelle sue conseguenzesituazioni tendono ad avere il significato che vi
attribuiamo= la realtà è sempre filtrata dalle lenti che utilizziamo x conoscerla=leggiamo la realtà attraverso

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le immagini che ci siamo costruiti. Un certa definizione della situazione piuttosto che un’altra può cambiare
profondamente il senso e il fulcro della nostra esistenza.
 Se le definizione della situazione che i diversi attori costruiscono sono differenti, allora è necessaria
una negoziazione, ovvero una contrattazione x giungere a significati condivisi.

2.8 Parlar tra sé e sé, ovvero l’auto-interazione


Attraverso il dialogo interiore l’individuo definisce la realtà, ossia stabilisce la sua posizione rispetto alle
pressioni del mondo esterno. È all’interno di questo dialogo che vengono fuori le diverse definizioni della
situazione l’auto-interazione ci prepara all’interazione futura con l’altro, facendoci provare i suoi panni =
individuo si prefigura le possibili mosse dell’altro in anticipo, e si esercita mettendosi ora nei panni propri e
ora in quelli del suo possibile interlocutore.
Processo di self-indication=serve anche a prendere atto del significato del reciproco agire e ad orientare di
conseguenza la condotta che si intende intraprendereesempio: x iniziare una relazione.
Blumer=il contesto, posizione sociale, i vincoli, ossia tutti gli aspetti strutturali rappresentano soltanto delle
cornici entro cui hanno luogo le interazioni, le quali costituiscono il fulcro dell’analisi, e non le determinanti
dell’agire sociale.

2.9 Ciak, azione!


E’ necessario per l’uomo definire le azioni degli altri, per potervi reagire e progettare le nostre attribuire
senso a ciò che facciamo noi e che fanno gli altri=qualifichiamo e sappiamo chi siamo e cosa fare, quando
non riusciamo rimaniamo bloccati e sospesi. Se si verifica un divario tra le aspettative e la realizzazione di un
comportamento si tende ad utilizzare gli accounts=affermazione fatta da un attore sociale x spiegare un
comportamento non previsto o spiacevole=costituiscono un esempio di come l’interazione con se stessi
possa aiutare a resistere alle pressioni dell’altro generalizzato esempi: scusanti e contrapposizioni.
Esempio di famiglia allargata che si ritrova x le festività = scusanti: tendono a rendere accettabili l’errore
fatto dall’attore (contrattempo); contrapposizioni: al contrario difendono l’azione dell’attore e attaccano le
definizioni condivise (dormire ha più senso che ritrovarsi).
Quindi: quello che facciamo non è che il risultato del nostro dialogo interiore =l’agire umano si forma
attraverso l’auto-interazione= l’azione non qualcosa di automatico e spontaneo, ma qualcosa di costruito
attraverso l’osservazione e l’interpretazione delle caratteristiche della situazione in cui l’individuo agisce. Ce
ne si accorge di più quando si cambia contesto e cultura=si riesce a vedere la nostra cultura da una cornice
più ampia e in modo più distaccato. Esempio: comportamento quando aspettiamo il bus non è naturale e
spontaneo, ma frutto dell’osservazione dell’interpretazione delle caratteristiche della situazione.
L’azione ha luogo entro una situazione e a questa si riferisce.
Blumer=la situazione fa da sfondo all’interazione, la delimita ma non ne determina lo svolgimento=
ambiente determina il modo di comportarsi (esempi degli inglesi a Malta). Azioni sono qualcosa di costruito
bisogna tener conto delle numerose richieste, aspettative, divieti, minacce= è richiesto all’individuo
esplicitamente di avere i documenti di viaggio, aspettative che un giovane dia da sedere alle persone
anziane= sia sanzioni pecuniarie che disapprovazione di altri passeggeri. Il comportamento non è il risultato
di pressioni ambientali, stimoli, atteggiamenti o idee, ma deriva da come interpreta e tratta queste cose
nell’ambito dell’azione che sta costruendo. Dinamica tra individuo e gli altri=frutto di una processo di
interazioni e non la risultante del tipo di famiglia a cui appartiene (se uno si rivolge a me in modo garbato, io
con altrettanta gentilezza farò quello che mi chiede). Azione sociale si colloca al livello di individui agenti che
adattano l’un l’altro le rispettive linee d’azione. Esempio delle ferrovie=persone che arrivano ad una comune
definizione della situazione e si aiutano.
Mead=idea che l’essere umano possa essere oggetto delle proprie azione=può agire nei confronti di se
stesso alla stessa maniera in cui potrebbe agire con gli altri. Attraverso l’interpretazione che si costruisce
delle azioni altrui egli indica a se stesso che l’azione ha quel carattere o significato=estrarre una cosa dal suo
ambiente, tenerla sperata e darle un significato. Il biglietto è un prodotto dell’interazione= è l’individuo che
costruisce i propri oggetti sulla base della sua attività quotidiana.
2.10 Quali significati?
Intreccio tra azione e significato.

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Conoscere significa categorizzare implica sia il disgiungere che l’unire= categorizzare un animale come
gatto significa separo da e lo metto in connessione con il cane sono entrambi animali domestici. Possiamo
parlare di isole di significato alle quali corrisponde una differente concezione del mondo.
Mead=considera il gesto un “simbolo significante” =i significanti assumono un valore trans-individuale e
quindi oggettivo e comune a tutti i membri di una società il significato ha una realtà oggettiva, è
indipendente da uno stato di coscienza soggettivo; è la reazione di un organismo al gesto di un altro
organismo. La società è un insieme di significati condivisi= possibile grazie alla condivisione del linguaggio,
che permette di costruire significati comuni agli interlocutori diretti e anche x l’universo sociale. Esempio:
chiedo a una persona nella fermata del bus se è già passato l’8 si fa riferimento ad un significato che va
oltre l’interpretazione dei singoli e richiama un codice comune sovraindividuale.
Quindi: i “simboli significanti” sono considerati contenitori di un significato universale, condiviso da tutti i
membri di una stessa comunità.
Blumer=il significato è idiosincratico (valido in ambito ristretto), personale e va messo in relazione
all’interpretazione che Tizio dà del comportamento di Caio. Esempio: ragazza che chiede aiuto ai familiari
perché c’è un maniacoma l’interpretazione che la ragazza e i familiari attribuiscono allo stesso gesto è
differente.

2.11 Il Sé: complessità delle immagini


L’individuo diventa oggetto a se stesso, riuscendo a vedersi come gli altri lo vedono in relazione a questa
immagina di sé, orienta le sue azioni e si auto-definisce L’immagine di sé nasce quindi dalla
COMUNICAZIONE.
Ciascuno di noi mostra differenti aspetti di sé, in relazione ai diversi gruppi che frequenta talvolta queste
facce sono in contrasto le une con le altre (capoufficio sottomesso dalla moglie), oppure le diverse immagini
e aspettative dei differenti self sociali possono presentarsi in modo coerente. Esiste una molteplicità di self
che derivano dalle differenti persone con cui interagiamo e dai giudizi che attribuiamo loro. L’individuo però
non è passivo di fronte alle immagini che gli altri si costruiscono di noi.
Stretta corrispondenza tra opinione degli altri e immagine di sé in relazione all’idea che ci siamo costruiti
della loro opinione su di noi.
Esistono differenti mondo sociali all’interno dei quali ci manifestiamo in relazione agli specifici ruoli.
Molteplicità de self pur essendo sempre noi stessi, come se si fosse convinti di essere uno, pur sentendoci
centomila. Società attuale è plurale e complessa =individui possono riconoscersi in definizioni che non
coincidono con quelle riconducibili dall’altro generalizzato.
Gli altri ci conoscono in maniera parziale e in relazione ad alcuni ruoli assunti nei loro confronti. Fase in cui
ci presentiamo agli altri con un certo atteggiamenti=appearance; l’influenza degli altri=coaching

2.12 Le stereotipizzazioni del Sé dell’altro


Necessità dell’essere umano di definire le situazioni x evitare di entrare nel caos= la routine e la normalità
tranquillizzano. Rovescio della medaglia: terrore delle situazioni indefinite. Le tipizzazioni semplificano la
realtà, ma la appiattiscono ad un unico aspetto e rischiano di inchiodare l’Altro cristallizzando una fase della
sua vita individui può essere ingabbiato in un unico aspetto di sé (esempio della maschera dell’uomo
allegro che non riesce più a togliere). rigidità che inchioda l’individuo nella manifestazione di un suo
unico aspetto. Categorizzare x semplificare l’esistenza =etichettare si rischia di dividere il mondo in buoni e
cattivi, quando invece esso è più complesso e sfaccettato. Per etichettare si utilizza un processo di
verticalizzazione, ovvero di enfatizzazione di un aspetto da attribuire a quella persone, riducendolo a quello
stesso aspetto. Esempio: un insegnante con le sue aspettative e i suoi etichettamenti ha il potere di
distinguere gli alunni intelligenti da quelli somari.
Sé flessibile= permette di disporsi all’ascolto=si rende conto della relatività della propria definizione.
Assumere la posizione dell’atro può essere utile x uscire dalle facili stigmatizzazioni.
Teoria dell’etichettamento=come la stigmatizzazione della devianza contribuisca a crearla e viene da questa
teoria.

2.13 Gruppo di riferimento e trasformazione

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Comprendere la definizione del Sé in relazione alla pluralità di mondi tipica della contemporaneità
concetto di fondamentale: gruppo di riferimento in relazione al quale il sé acquisisce senso.
Esempio: gruppo dei pari=gli amici, con cui un adolescente di confronta costantemente. Anche alcune
comunità con le quali non c’è una vera e propria relazione interpersonale (gruppi musicali) =amche se non
sono realmente presenti fanno sentore la loro voce agli individui, e ne orientano il comportamento e lo
aiutano ad uscire da certe situazioni.
Definizioni della situazione si costruiscono nel corso della socializzazione secondaria, sulla base di quelle
costruite nella famiglia di origine, ossia durante la socializzazione primaria possono essere coerenti tra
loro, oppure non esserlo =in questo secondo caso c’è bisogno di un processo di ristrutturazione =mette in
discussioni le precedenti certezze e cerca dei nuovi interlocutori che confermino le proprie idee (esempio:
cambiare gruppo di amici. Anche all’interno del matrimonio: divario tra i coniugi rispetto al loro modo di
definire le situazioni e si cercano nuovi interlocutori con cui condividere una comune lettura della
situazione). in questi casi è necessario ricorrere a nuovi gruppi di riferimento ed a altri significativi.
Importante: concetto di carriera= idea che il Sé si modifichi in relazione alle diverse interazioni e situazioni
che si vengono a costruire. È importante il livello di riflessività e di maturità della persona.

2.14 Quali “ruoli” abbiamo?


Concetto di ruolo visto in termini dinamici (al contrario dei funzionalisti che lo considerano qualcosa di
cristallizzato e determinato culturalmente in relazione alla posizione sociale).
Aspetto del ruolo per il funzionalismo e l’interazionismo.

Funzionalismo Interazionismo
Diritti e doveri (aspettative) sono strettamente Diritti e doveri (aspettative) sono strettamente
connessi alle posizioni di status connessi alle posizioni di status
Le aspettative sono apprese attraverso la Le aspettative sono apprese attraverso la
socializzazione socializzazione
I ruoli hanno un impatto sugli individui Individui agiscono in un determinato modo per
creare impressioni sugli altri
Il comportamento di ruolo può essere creativo e
qualche volta imprevedibile
Individui assumono ruoli, non gli sono imposti
Ordinare gli individui in categorie attribuendo un Continuo costruirsi del ruolo, anche in relazione
senso al loro modo di agire. Ruolo è costruito da alle aspettative altrui. Per la costruzione
ciò che fa un individuo. dell’identità e del ruolo è importante vi sia
consenso tra la definizione dell’individuo e quella
dei differenti altri.

Interazionismo: Ogni individuo si inserisce all’interno di una rete di ruoli bisogna imparare a gestire la
dinamica, e assumere il ruolo dell’altro, ossia essere on grado di anticipare quello che il nostro partner di
ruolo farà in risposta alla nostra azione.
Orientamento funzionalisti: teoria della spugna, concezione passiva del ruolo.
Concezione interazionista: l’attenzione non più focalizzarsi esclusivamente sul comportamento, poiché ad
uno stesso comportamento possono essere attribuiti significati diversi.
Non è possibile individuare i ruoli a priori individuo occupa numerosi status e quindi gioca numerosi ruoli,
che non vengono svolti gli uni separati dagli altri. Ovviamente i ruoli legati al genere, all’età e all’etnia
vengono giocati in concomitanza con gli altri; in altre situazione determinati ruoli hanno un carattere di
preminenza sugli altri.
Già il funzionalista Merton parlava di sole-set (madre e lavoratrice).

Interazionisti: conflitto inter-ruolo =aspettative relative ad una posizione di status con quelle di un’altra
posizione di status (madre-lavoratrice); conflitto Intra-ruolo=conflitto tra settori di uno stesso ruolo,

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emergono aspettative opposte all’interno della stessa posizione di status (madre che incoraggia il figlio a
esprimersi in modo creativo e al tempo stesso gli insegna ad obbedire all’autorità).
In ogni caso l’interazionismo focalizza l’attenzione più che sulla funzione, sul significato che gli attori
attribuiscono all’interazione, considerando il ruolo di ciascuno in relazione a quello degli altri.
Inoltre: non tutti i ruolo assunti da un individuo rivestono la stessa importanza. La tendenza
all’identificazione in un ruolo aumenta se l’accesso ad esso è costato sacrifici e rinunce. (Ralph Turner)
Inoltre: i ruoli di un individuo portano a categorizzare gli altri e se stessi, in modi rilevanti per definire la
situazione e comportarsi in un certo modo al suo interno modo in cui un individuo interagisce con altre
persone e colloca mentalmente se stesso in relazione agli altri, e attribuisce significato alle loro azioni
attraverso il pensiero riflessivo. Quest’ultimo consente ad un individuo di assumere il ruolo degli altri
attraverso l’uso di simboli per mettere se stesso al loro posto e guardare il mondo come lo guardano loro
(Sheldon Striker).

CAP 3= CAPELLI O SERPENTI, MULINI A VENTO E BRECCE


3.1 Mondi stabili e meraviglia: l’approccio della FENOMENOLOGIA SOCIALE

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Meraviglia=quando un’esperienza entra in conflitto con un mondo di concetti già sufficientemente stabile in
noi.
Centro dell’analisi della fenomenologia: il soggetto e le procedure attraverso cui egli attribuisce senso alla
realtà in cui vive. Nel ‘900: serie di teorie che mettono in discussione la capacità della scienza di produrre
leggi universali e assolute messa in crisi l’idea che esista una realtà esterna di cui si debba cogliere il
funzionamento e le leggi che la regolano. Scopo ora: mettere in discussione leggi che fino a quel momento
avevamo dato per scontato, in seguito ai tumulti sociali nazisti e del ’60 (2 periodi).

3.2 Cappello o serpente?


Piccolo principe=bisogna sempre spiegare le cose ai grandi, loro non capiscono mai niente da soli, e i
bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta.
Come può succede che di fronte ad uno stesso disegno (medesimo oggetto) differenti soggetti forniscano
interpretazioni differenti? ciò che cambia è la relazione che le differenti persone instaurano con il
medesimo oggetto. Possiamo pensare che gli adulti facciamo riferimento ad un bagaglio di conoscenza
condiviso =senso comune, condiviso intersoggettivamente.
Cercare di comprendere in che modo le persone assumono come reale il mondo che li circonda attraverso
quali processi vi attribuiscono significato. Capire quali sono i processi attraverso cui i singoli soggetti
condividono il medesimo senso della realtà che li circonda.

3.3 “Il chiodo a cui è appeso tutto il resto”


Centralità del soggetto, il quale attribuisce un senso alla realtà il senso che attribuiamo non è una
caratteristica intrinseca all’azione stessa, ma il risultato di un processo soggettivo.
Bergson: distingue due modi di percepire il tempo, 2 dimensioni temporali: 1 la durée= tempo della durata,
non sono possibili distinzioni e specificazione, continuo fluttuare di esperienze, senza nessuna connessione
significativa tra loro e senza una logica; 2 tempo spazializzato=permette di mettere a fuoco, organizzare e
separare le esperienze vissute.
Husserl: due meccanismi di fare esperienza: 1 ritenzione, la coscienza soggettiva percepisce l’azione che
compie in termini di unità; 2 riproduzione, si ricrea il tempo vissuto, lo si ricrea e lo si interpreta=
trasformazione.
Alfred Schutz= concetto centrale di riflessività= cogliere il flusso dentro la durata, riflessione, modalità del
ricordo il senso che attribuiamo alle nostre esperienze (riflessione-tempo spazializzato) è sempre
successivo al momento in cui facciamo esperienza (ritenzione-durée) =frutto di una riflessione, operazione
della mente individuo è in grado di attribuire senso soggettivo alle proprie azioni solo sottoponendole a
uno sguardo riflessivo, ad una presa di coscienza. Attraverso la riflessività il senso viene prodotto come
senso soggettivo=soggettività e riflessività sono due aspetti della stessa realtà.
Esempio di Thomas e Tereza lui decide di tornare in Boemia per raggiungere lei, grazie un azione dotata di
senso=nasce e si sviluppa sulla base di un progetto basato sulla esperienza precedentemente vissuta
(tornare da lei x non sentirne più la mancanza) questa azione si rivolge al futuro, ma rimane collegata al
passato.
Schutz=distingue tre fasi dell’agire secondo un progetto: 1 anticipazione di ciò che sta per avvenire, motivo x
cui si intende iniziare un progetto; 2 vissuto nei corso dell’azione=impatto con la realtà presente; 3 dopo
aver compiuto l’azione, la scelta presa in partenza acquista un significato differente = il soggetto dopo aver
vissuto questa situazione, cambia prospettive=mette in discussione il significato delle azioni precedenti  la
delusione modifica il vissuto interiore, stabilisce muovi nessi tra il senso della sua decisione e la sua storia
d’amore= nuovo senso x il suo amore x Tereza. mutamento del sistema di rilevanze, il quale appartiene al
vissuto soggettivo di ciascuno.
 Spiegare come il soggetto conferisce senso alle sue esperienze, mettendo in evidenza la
connessione del senso con il vissuto interiore soggettivo. Il senso dell’azione deriva dal sistema di
rilevanze individuale di chi compie l’azione, ed è in funzione del tempo e dello spazio.
L’azione sociale implica che il senso di un’azione intenzionalmente soggettiva venga rivolto ad altri individui.
Weber distingue 4 modi di agire, ma non fornisce alcuna spiegazione e sulle modalità attraverso cui il senso
venga costruito dal soggetto. Anche: rimane in sospeso la questione di come questo senso soggettivo possa
essere compreso dagli altri a cui è rivolta l’azione.

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Alcune azioni possono essere frutto di una semplice reazione a un’azione altrui e quindi non dotate di senso
progettuale. Schutz sulla base di Weber (analisi delle relazioni quotidiane) tenta di ricostruire i processi
attraverso cui attribuiamo senso alla realtà circostantesenso intersoggettivo, costruzione intersoggettiva
della realtà=condivisa con gli altri individui con cui il soggetto interagisce.
 Significato non è una caratteristica intrinseca dell’oggetto, dell’esperienza e dell’azione che
compiamo, ma è frutto della relazione del soggetto con quell’oggetto, esperienza e azione,
determinata anche dal tempo e dallo spazio in cui il soggetto si trova.

3.4 Io, tu, noi


Modo in cui ci si relazione ad un oggetto può cambiare da persona a persona, mutandone il senso.
Abbiamo visto che comunque c’è una conoscenza condivisa tra gli adulti, ma in che modo ci mettiamo
d’accordo sul senso della realtà che condividiamo?
Ci sono 3 presupposti fondamentali attraverso cui possiamo cogliere il senso delle azioni altrui:
1-Tesi dell’esistenza di alter=gli altri individui esistono e fanno esperienza della realtà di cui anche io faccio
esperienza=condivisione di una medesimo realtà.
2-Tesi della reciprocità della prospettive=realtà percepita dagli altri, così come la percepisco io. Il punto di
vista di alter è interscambiabile con il mio
3-Tesi della congruenza dei sistemi di rilevanza=no distinzione tra ego e alter ritengono significativi i
medesimi aspetti dell’interazione.
 Grazie a questi 3 presupposti, possiamo interagire con gli altri in un modo comune, al di là delle
nostre irriducibili differenze individuali. Fondo comune di conoscenze che condividiamo.
Dobbiamo inoltre cogliere il senso che alter attribuisce alla realtà circostante.
È attraverso l’esperienza dell’altro che noi costruiamo tale senso comune=le relazioni con i differenti
alter, ego ha la possibilità di accumulare una serie di elaborazioni concettuali, di formare delle
categorie, delle tipizzazioni.
Per capire il significato occorre contestualizzarlo, cioè collocarlo in riferimento all’esperienza entro
la quale esso viene costruito intersoggettivamente=attraverso il linguaggio, il quale anch’esso va
interpretato contestualizzandolo.
Il concetto di interpretazione rimanda inevitabilmente a quello di ermeneutica=termine che è connesso alla
dimensione dinamica della parola, del linguaggio, che nella relazione comunicativa comporta sempre un
processo individuale di interpretazione. Infatti: nella vita quotidiana, è attraverso l’esperienza dell’altro che
noi costruiamo il senso comune a cui fare riferimento.
Mondo della vita quotidiana=insieme di esperienze che abbiamo ereditato dai nostri genitori e insegnanti
schema di riferimento.
Sia Schutz che Husserl =ridimensionano la pretesa della scienza di fornire l’unico metodo di comprensione
della realtàscienza viene subordinata al mondo pre-scientifico. Considerare la realtà così come viene
percepita nella dimensione soggettiva pre-scientifica e pre-categoriale=ritornare alla coscienza individuale.
Quella che per Schutz è la sospensione del dubbio, per Husserl indica la messa tra parentesi di ogni
conoscenza, anche quella scientifica tale sospensione della conoscenza ci permette di raggiungere i
fenomeni così come ci appaiono, senza che noi li organizziamo in categorie o che costruiamo pregiudizi.
Ogni atto della nostra coscienza di esprime sempre in una relazione intenzionale con un fenomeno
(ascoltoascoltare qualche cosa) legame tra il soggetto e l’oggetto con cui la coscienza entra in relazione
implica una conoscenza che sarà sempre frutto dell’unione dei due termini.
La vita sociale non è qualcosa di già dato, ma è frutto degli atti intenzionali delle nostre coscienze la
società si costruisce a partire dalla coscienza intenzionale del soggetto che fa esperienza dell’estraneità del
mondo e dell’altro. Percepiamo l’altro, grazie alla percezione sensoriale immediata=percepiamo l’altro non
solo come copro, ma anche come soggetto che la stesse capacità di costituzione di senso della realtà che lo
circonda, come me.
La scoperta dell’esistenza di alter, però non implica socialità il “noi” è successivo e conseguente. Bisogna
costruirlo (non intuitivo, autentico), suppone qualche circolarità di rinvii.
SOCIETA’=una delle possibili realizzazione dell’intersoggettività, fondata sulla messa in comune
dell’intenzionalità individuali, vale a dire sulla possibilità che un insieme di individui intenzionalmente
percepisca la realtà esterna e comunichi con gli altri come un “noi”.

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3.5 Province (finite?) di significato


Abbiamo visto il ridimensionamento del ruolo della scienza, la quale non può avere la pretesa di possedere
interpretazioni della realtà più vere.
Schutz= vuole capire come si costruisce il significato dell’azione. Indaga su quello che nelle nostre interazioni
ordinarie diamo x scontatovuole capire il modo in cui la percezione della realtà viene strutturata
socialmente. Lo scienziato sociale costruisce delle generalizzazioni su ciò che le persona comuni fanno nelle
routine della loro esistenza quotidiana.
Nel pensiero quotidiano noi agiamo dando per scontato di comprendere le cose x quello che sono. La
costruzione intersoggettiva della realtà ha sempre come presupposto il punto di vista del soggetto.
Realtà multiple teoria delle province di significato=vari modi di cui possiamo fare esperienza, in ognuno
dei quali interpretiamo la realtà in base ad uno specifico sistema di rilevanze. La vita quotidiana è la
provincia più importane=viene riconfermato il senso comune che tiene in piedi la società. Solo quando
facciamo esperienze che interrompono il nostro vissuto ordinario riusciamo a vedere ciò che fino a quel
momento davamo x scontato e a concepire la possibilità di ricorrere a interpretazioni, significati, e pratiche
diverse da quelle che prima consideravamo ovvie= da fuori si riesce a vedere il dato x scontato che orienta
le scelte, e metterlo in dubbio uscire dal mondo della vita quotidiana e immergerci in una delle altre
diverse province di significato. Per esempio: il salto che separa il mondo della vita quotidiana (Sancho
Panza) da quello del sogno/fantasia (Don Chisciotte) =fanno coesistere i due mondo con un linguaggio
comune.
Due punti fondamentali dell’analisi di Schulz =
1- Le realtà multiple costituiscono province finite di significato in ogni provincia di significato
interpretiamo la realtà in base al suo specifico sistema di rilevanze (non è possibile osservarlo da
dentro).
2- Convinzione che il senso comune non può essere messo in dubbio da chi è immerso nel mondo
della vita quotidiana, ma solo da chi si pone al di fuori di esso.

3.6 ETNOMETODOLOGIA (ovvero: come evitiamo di complicarci la vita)


Schutz: mondo della scienza e quella della vita quotidiana costituiscono due sfere separate, due province
finite di significato ruolo dello scienziato sociale= è in grado di astrarsi dal mondo della quotidiana e
formulare le proprie osservazioni. Pretesa dello scienziato di correggere gli errori delle pratiche ordinarie,
con la sua presunta capacità di andare oltre i limiti=solo lui sa qual è la spiegazione giusta.
Esistono approcci differenti all’interno della prospettiva fenomenologica nell’analizzare il rapporto tra
scienza e vita quotidiana, diversa ad quella proposta da Schutz. Ne sono esempio l’etnometodologia e la
teoria della costruzione sociale della realtà.
ETNOMETODOLOGIA: 2 assunti: 1 gli scienziati nel formulare le loro ricerche si trovano a confrontarsi con gli
stessi limiti con cui fanno i conti le persone comuni nella vita di tutti i giorni; 2 essi nell’affrontare tali limiti
ricorrono a procedure e modalità analoghe a quelle che utilizzano tutti nel gestire ciò che ci accade
quotidianamente.
Ci sono una varietà di esperimenti, mettono in luce i limiti dei test psico-attitudinali esempio dei bambini
che segnano l’elefante come animale voltante, e non l’uccello Dumbo l’elefante voltante della Walt
Disney. I bambini non conoscevano ancora il modo corretto, il criterio degli adulti di rispondere, e hanno
dato così un significato diverso al test bambini: complessità della vita quotidiana, più ricca di possibilità;
adulti: riferimento esclusivamente al senso comune.
Gli scienziati devono rendere conto a un determinato sistema di riferimento al parti di quanto tutti noi
facciamo nelle pratiche ordinarie della vita quotidiana, anche gli scineziati devono rendere un certo
fenomeno visibile e comprensibile.
Etnometodologi: mostrano che nella vita quotidiana agiamo quasi sempre in maniera pragmatica al fine di
ridurre la complessità, evitando di porci una serie di domande che finirebbero x inibire l’azione stessa.

3.7 Strani esami e candid camera

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Cerchiamo sempre di rapportare il comportamento di qualcuno alla “normalità” si cerca di attribuire ad
un evento insolito dei significati “normali”, si cerca di rendere ordinaria una realtà che sembra sfuggire a
tale ordinarietà=si cerca di ri-costruire un ordine sociale.
Candid camera=sono degli eventi insoliti che mettono in crisi il senso di normalità degli eventi quotidiani
persone cercano i vari modi di non scomporsi, di fare come se niente fosse, come se tutto fosse normale.
Etnometodologia= osservare i metodi che le persone usano nella vita quotidiana x interpretare la realtà
secondo il senso comune e x agire in base a esso, in modo da mantenere l’impressione di vivere in un
mondo ordinato, prevedibile, ovvio, dato x scontato studiarli con il metodo etnografico=nel contesto in
cui vengono effettivamente messi in atto.
La sociologia fenomenologica=parte da una costruzione soggettiva della realtà e raggiunge la condivisione di
una conoscenza comune di riferimento (il senso comune) =il mondo viene interpretato secondo il senso
comunela prospettiva etnometodologia parte da questo presupposto fondamentale e indaga le pratiche
attraverso cui riportiamo le nostre esperienze soggettive a tale senso comune= come costruiamo tali
interpretazioni attraverso le nostre azioni.
Quando si mette in discussione il dato x scontato= le persone tendono a escogitare interpretazioni che
dimostrano un qualche ordine sottostante necessario x continuare ad agire nel mondo sociale.
Garfinkel =utilizza molti concetti di Schulz per la sua sociologia sostiene che sia difficile far emergere le
dinamiche di costruzione del senso comune, perché quando noi ricorriamo ad esso censuriamo anche il
fatto che lo stiamo facendo =lo nascondiamo a noi stessi, infatti il nostro comportamento ci appare così
naturale assunto di base=costruzione soggettiva della realtà che attraverso l’interazione si configura in un
sistema di conoscenze condiviso a cui gli individui fanno continuamente riferimento nell’interpretare la
realtà circostante. Le regole morali sono talmente scontare per i membri di una comunità che risulta difficile
rendersi conto della loro esistenza indicano quali azioni siano da considerarsi appropriate, legittime
correte e desiderabili.
 Non è più possibile l’esistenza di un ordine sociale a priori a cui gli individui fanno riferimento, ma
questo viene di volta in volta creato e costruito dall’attività di interpretazione messa in atto dagli
individui stessi.

3.8 Breaching experiments


Queste regole di comportamento possono essere percepite e interpretate in maniera diversa dai singoli
attori sociali.
Questi esperimenti rappresentano il metodo x dimostrare la fiducia e al tempo stesso la fragilità di tal regole
consistono in: creare delle situazioni che mettono in discussione il normale andamento delle interazioni
quotidiane e nell’osservare il tipo di reazioni che ciò suscita nelle persone coinvolte = rovesciamento di
atteggiamento. Tecnica: a partire dalla stabilità si cerca quali elementi possono incrinare, in modo da
rivelare come questa sia mantenuta nella normalitàrottura del senso di normalità che tali comportamenti
causavano alle routine familiari (esempio: chiedere delucidazioni su tutto ciò che non risulta chiaro). Vittime
provano turbamento, nervosismo, ansia e irritazione=ad un certo punto il dato x scontato sembrava non
funzionare più.
Scopo: osservare il funzionamento delle procedure del ragionamento di senso comune le caratteristiche
fondamentali di tale ragionamento di senso comune: indicalità e riflessività.
3.9 Accountability, indicalità e riflessività
Accountability=caratteristica intrinseca delle partiche di spiegazione.
L’etnometodologia si interessa delle pratiche con cui le persone spiegano le proprie azioni.
Gli accounts che gli individui producono hanno due caratteristiche intrinseche: l’indicalità e la riflessività.
Indicalità=carattere contestuale dell’azione e del significato vocaboli riferiti a contesto di interazione, il
loro significato è dato x condiviso. Infatti le persone si capiscono anche senza esplicitare tutti i significati. Se
ci viene chiesto di specificare cosa intendiamo con una determinata frase o parola, dobbiamo fare
riferimento a uno sfondo di cose che inizialmente erano rimaste implicite, o non dette. Il significato che
attribuiamo alle nostre interazioni è strettamente legato al contesto e la sua comprensione rimanda
necessariamente ad esso.
Riflessività=legata all’indicalità. Contenere elementi che si riferiscono a qualcos’altro di più generale, ad
esempio ad espressioni di senso comune o a concetti astratti, la cui comprensione viene data x scontata

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dagli interagenti. La riflessività delle pratiche sociali è intrecciata con la loro indicalità in modo circolare, in
quanto le azioni possono essere considerate “normali”=circolarità che lega il particolare e il generale
circolarità= da un lato siamo costantemente impegnati a riprodurre socialmente l’ordinarietà del mondo e
dall’altro nascondiamo a noi stessi il fatto che lo stiamo facendo.
 Pratiche sociali devono sempre dimostrare di essere normali, cioè risultare accountable= dobbiamo
costantemente rendere accountable le nostre pratiche e mettere in evidenza la dimensione morale
sottesa a aspettative o richieste ci dimostriamo di essere parte ella stessa comunità morale

3.10 Le procedure del ragionamento di senso comune


Esistono 3 procedure che servono x far funzionare il ragionamento di senso comune:
1- L’assunto et cetera=si fa riferimento al fatto che nella quotidianità si riportano le cose in modo
conciso, dando x scontata una serie di elementi contestuali, una serie di elementi che lasciamo
impliciti (l’et cetera). C’è una reciproca cooperazione in modo che questo assunto di base possa
operare=sappiamo rispondere alle attese implicite nascoste dietro al non detto. Se si rompono le
attese relative a questo assunto è x mettere in imbarazzo o x sfidare l’altro. Un bambino che
affronta la fase dei perché diventa un involontario etnometodologo. La rottura delle aspettative
diventa anche un modo con cui l’adolescente meta-comunica al genitore.
2- Attendere chiarificazioni= capacità di attribuire a situazioni insolite significati provvisori e attendere
che elementi successivi ci chiariscano ulteriormente tale significato o ci permettano di sostituirlo
con uno più adeguato.
3- Dare/offrire spiegazioni=quando abbiamo disatteso delle aspettative che gli altri avevano nei nostri
confronti, dobbiamo formulare delle scuse, delle spiegazioni delle giustificazioni. Abbiamo incrinato
la loro fiducia nella stabilità e prevedibilità della realtà=con delle frasi possiamo ristabilire
l’equilibrio e creare un nuovo adattamento della situazione (non sempre possibile). Ciò che viene
riparato è il senso di realtà dell’interlocutore, il quale può attribuire un significato all’evento
imprevisto e farlo rientrare nell’ordine normale delle cose.
 Ambito psichiatrico= guarigione consiste spesso nell’ammettere, di fronte alle persone cosiddette
normali, che esse hanno ragione il folle viene considerato guarito nel momento in cui decide di
rassicurare i sani circa l’ovvietà e la sensatezza del loro mondo, smettendo di metterle in dubbio.

3.11 Pensieri intestini: la testa e la pancia


Rapporto tra le dimensione cognitiva e quella emotiva della nostra esperienza.
L’etnometodologia ci fa vedere come il nostro stile di ragionamento abbia come obiettivo quello di non
complicarci la vita, e di percepire come ordinaria e prevedibile una realtà che non lo è affatto= mira a
semplificare le interpretazioni della realtà. Gli esperimenti di cui abbiamo parlato hanno lo scopo di
spiazzare le vittime rompendo l’ordine routinario di ciò che essi si aspettano che accada in queste
situazioni nelle quali le routine vengono infrante le persone non reagiscono molto razionalmente, ma in
modo fortemente emotivo=senso di tonalità emozionali esplode quando le procedure di routine vengono
violate= contagio emozionale dell’interazione tiene insieme la società.
In generale comunque: le persone avvertono una sorta di obbligo morale a seguire le ordinarie procedure
della costruzione sociale della realtà e a non disturbare, quindi, le routine (già noto nelle teorie di Durkheim
e di Goffman).
TEORIA DELLA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTA’= cerca di mostrare l’intreccio e l’influenza reciproca
tra il livello della soggettività e delle micro-interazioni da un lato, e quello dei vincoli e delle strutture macro-
sociali dall’altro.

3.2 Rendere reale la realtà


Realtà come costruzione sociale. Esempio: l’alfabeto è in quell’ordine grazie a una decisione arbitraria con
un accordo intersoggettivo=è un prodotto dell’attività umana. Comunque: noi l’abbiamo trovare già creato
nel mondo sociale in cui siamo nati e cresciuti=esisteva già quando siamo venuti al mondo ha delle
ripercussioni concrete sulla nostra vita. Sembra sia qualcosa dotato di esistenza propria.
Quindi: quando cresciamo noi abbiamo interiorizzato quest’ordine, e molti altri aspetti continuiamo a
disporre le lettere in quel modo, ad usarlo come criterio x ordinare le successioni dei nomi.

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 Ordine sociale viene costruito intersoggettivamente.


Berger e Luckmann vogliono creare un ponte tra la dimensione micro delle interazioni tra i soggetti e la
dimensione macro delle strutture e delle istituzioni sociali =coniugare l’attenzione verso i significati
soggettivi dell’azione umana (Weber) con il guardare ai fatti sociale come fossero delle cose (Durkheim) è
una sociologia oggettiva, una versione aggiornata del funzionalismo, solo un po’ più radicata nella
dimensione micro.

3.3 Esteriorizzazione, oggettivazione, interiorizzazione


Secondo questi ultimi due autori: la costruzione sociale della realtà avviene attraverso 3 processi in costante
relazione dialettica tra loro:
1- Esteriorizzazione=processo con cui la realtà sociale viene creata e ricreata tramite l’azione dei
soggetti individui in grado di creare una nuova realtà sociale e con la loro azione continuano a
riprodurla e la mantengono così in vita. La società è un prodotto umano.
2- Oggettivizzazione=processo con cui la realtà sociale nata dall’azione umana assume una propria
autonomia, retroagendo sulle persone e imponendo loro vincoli e richieste. La società è una realtà
oggettiva.
3- Interiorizzazione=processo con cui facciamo nostre le realtà create e ricreate socialmente con
l’esteriorizzazione e divenute parzialmente autonome con l’oggettivazione. Ciò avviene attraverso il
processo di socializzazione primaria e secondaria=apprendiamo e interiorizziamo gli elementi che
compongono il mondo sociale. Noi riconosciamo la loro oggettività e al tempo stesso, contribuendo
a ricreale, le manteniamo in vita. L’uomo è una prodotto sociale.
 3 dinamiche simultanee e interrelate. Ogni persona subentra in un mondo in cui già altri vivono il
processo di socializzazione costringe ad adattare la propria soggettività all’ordine costituito, che le è
preesistente e le viene presentato come oggettivo.
Le nostre azioni tendono a diventare routine, cioè a cristallizzarsi secondo uno schema fisso= processo di
abitualizzazone, x non ridefinire da zero ogni situazione= routinizzazione delle azioni quotidiane.
Passaggio chiave nella costruzione sociale della realtà è il processo di istituzionalizzazione= tipizzazione
reciproca di azioni consuetudinarie da parte di gruppi. Esempio: una coppia è libera di organizzare la propria
relazione, ma prima o poi avvertirà una certa pressione ad adattarne la forma in relazioni ai modelli sciali già
esistenti. Questo processo in genarle trasferisce una determinata realtà sociale alle generazioni successive.

3.14 Innovatori o replicanti? Eredità sociali e costruzione della realtà


Il tentativo di Berger e Luckmann era quello di tenere insieme la dimensione soggettiva e quella oggettiva
dell’ordine sociale, attraverso i 3 processi appena descritti cercano di conciliare la soggettività degli attori
con l’oggettività delle istituzioni sociali. Bisogna legittimare l’ordine sociale agli occhi dei membri in modo
che essi non si rifiutino di adeguarsi ad esso=c’è bisogno di qualche formulazione che spieghi loro perché
devono far propria quella realtà. Insomma: la stessa storia deve essere raccontata a tutti i bambini, non
devono esserci contraddizioni.
Un primo elemento di trasmissione intergenerazionale dell’ordine sociale è il linguaggio che diviene il
deposito della tradizione comune.
Un secondo elemento fondamentale è costituito dai ruoli sociali rappresentano l’ordine istituzionale,
riaffermandolo.
Processi di riproduzione sociale si basano sulle prelazioni di potere=in quanto non dipendono da
meccanismi automatici, ma dall’azione di attori coalizzati e organizzati al fine di mantenere la definizione
ufficiale della realtà su cui si è costituito l’ordine.
I tutori dell’ordine costituito riescono ad imporre la definizione ufficiale della realtà senza ricorrere
all’esercizio della violenza fisica.

Di fatto le analisi dei due autori: mettono in lice le forti resistenze che i soggetti e i gruppi oppongono al
cambiamento il mantenimento dell’ordine risponde ad un’esigenza di semplificazione e riduzione della
complessità e dell’ansia e le coalizioni x il mantenimento del potere si sviluppano in ogni sistema sociale e
tendono ad alimentare la legittimità degli status.

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 L’ordine sociale non esiste di per sé, ma solo quanto esito dell’incessante processo con cui viene
riprodotto e modificato dall’azione intersoggettiva.

3.15 In che senso?


Assunto di fondo=la realtà che ci circonda acquista senso a partire dalla relazione che noi instauriamo con
essa e con gli altri individui. Essi contribuiscono attivamente alla costruzione del mondo in cui vivono.
Attraverso l’interazione=attribuiamo significato a ciò di cui facciamo esperienza quotidianamente.
Linguaggio è di primaria importanza=grazie al quale conosciamo e costituiamo il mondo. Inoltre: creiamo
continuamente significati diversi, spesso introducendo nel codice parole nuove. E’ necessaria comunque
l’esistenza di un codice condiviso=per attenersi alle regole, come modello di riferimento x improvvisare un
jazzista fa riferimento a ciò, e anche alla dimensione creativa del fare. Ma senza un codice condiviso non vi
sarebbero le basi su cui improvvisare.
Sistema di segni=rende il nostro flusso di coscienza accessibile agli altri con cui interagiamo, e così
condividiamo una comune appartenenza alla medesima realtà.
Noi operiamo continuamente una riduzione della complessitàquesto carattere riduttivo è necessario a
garantire la concretezza delle nostre comunicazione.
Comunque: noi viviamo e sentiamo molto più di quanto possiamo dire le dimensioni che non sono
trasferibili in forma linguistica, non possono essere comprese direttamente senza la mediazione del
linguaggio=resta inespressivo a livello conoscitivo o riflessivo.
Nelle nostre esperienze cerchiamo costantemente di attribuire un nome, di appiccicare un’etichetta per
sentire il senso di sicurezza, che ci sa dare solo la consapevolezza di sapere cosa sta accadendo.

CAP 4= LA LINEA DELL’ARCO E LE PIETRE


4.1 La comunicazione interpersonale in una PROSPETTIVA OLISTICA
-Cristoforo Colombo=incontra gli indigeni ed è incapace di comprendere la lingua e i segni di questi esseri
umani =incapace di cogliere i sensi, di ascoltare e di comprendere l’altro e di dialogare=incapace di

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comunicare e entrare in relazionegli sfugge la dimensione dell’intersoggettività. Così inizia a nominare


tutto ciò che vede=etichetta e classifica. Giudica soltanto nei termini di giusto o sbagliato, corretto o meno.
Si rivolge agli altri esseri umani allo stesso modo con cui si approccia alla natura=guarda al mondo della
natura. Non presta attenzione alla relazione tra umani, alla dimensione intersoggettiva e fallisce sul piano
della comunicazione (incapacità a percepire l’identità umana).
Le vicende della conquista dell’America viste in questa chiave, mostrano come il contatto tra le culture, i
mondi e dimensioni differenti siano un incontro da differenti sistemi di produzione di significato. [I soggetti
entrano sempre in contatto con altri soggetti, cercare di entrare in sin-tonia].
-Montezuma, re degli Aztechi=guarda ai nuovi arrivati come degli Dei gli stranieri sono un elemento
previsto e atteso, grazie alla circolarità del tempo. Quindi è già stato stabilito nel passato come bisogna
interpretare gli avvenimenti del presente=in base alla tradizione. Inizia a raccogliere informazioni sugli
stranieri, ma evita lo scambio con loro. Vede gli stranieri come delle divinità =guarda al mondo del divino.
Non presta attenzione alla relazione tra umani, alla dimensione intersoggettiva e fallisce sul piano della
comunicazione (incapacità a percepire l’identità umana).
 Hanno avuto due reazioni simili ed opposte=l’una verso il divino e l’altra verso l’oggetto come fatto
in sé =ciò che resta tagliato fuori è l’umanità dell’altro, la relazione con l’altro come essere umano.
 In questo capitolo: utilizzeremo la metafora tratta del libro di Italo Calvino “Le città invisibili” dove
Gran Khan chiede a Marco quale sia la pietra che sostiene il ponte Il ponte non è sostenuto da
questa o quella pietra, ma dalla linea dell’arco che esse formano=senza pietre non c’è arco.
Parleremo di ciò in relazione ai soggetti e alle relazioni comunicative che li unisce all’arco.
La comunicazione è un’occasione x costruire l’arco=per gestire le nostre differenze e per metterle in
relazione tra loro. Prospettiva olistica=strumento x analizzare quanto avviene in termini di
comunicazione nei rituali dell’interazione faccia a faccia, dal momento che di permette di guardare
all’insieme senza trascurare le parti.

4.2 Il vulcano e la sua lava: una metafora della teoria generale dei sistemi
Approccio olistico nella comunicazione interpersonale. Tale approccio condivide alcuni aspetti con
l’approccio sistemico=teoria generale dei sistemi.
Si possono immaginare questi 2 approcci tramite la metafora del vulcano in eruzione con la sua lava
incandescente che emerge, fonde, avanza e solidifica sincretismo di elementi eterogenei.
Dobbiamo comprendere, con tali approcci, quanto avviene nella comunicazione intersoggettiva.
Dobbiamo precisare cosa intendiamo per sistema, e in che senso parliamo di approccio sistemico
sistema=un’unità, un insieme, una totalità di parti connesse tra di loro in cui le varie componenti possono
avere natura differente (materiali, ideali, organismi, informazioni emozioni, legami fisici, flussi…)=unità di
elementi diversi in relazione tra loro=interazione e reciproca relazione relazioni reciproche secondo un
modello di circolarità: ogni elemento condiziona ogni altro elemento ed è da esso a sua volta condizionato
(interdipendenza).
Approccio sistemico applicato all’analisi della comunicazione intersoggettiva faccia a faccia, poiché è
caratterizzato da tre aspetti particolari:
1- Obiettivo di Ludwing von Bertalanffy = trovare gli elementi comuni a tutte le scienze intese come
sistemi di saperefondere insieme conoscenze e prospettive=condivisione di cornici interpretative
x comprendere l’esistenza umana. Ne consegue: la comunicazione può essere vista non come il
dominio di un’unica forma di sapere, ma come un territorio dalle molteplici sfaccettature=ambiti
eterogenei. cornici unitarie ed integrate
2- Prospettiva sistemica contribuisce a rendere centrale la riflessione sulla comunicazione e sulle
relazioni in quanto componenti fondamentali e costitutive del sistema stesso. Le differenti parti che
compongono il sistema sono unite da una relazione di reciproca interdipendenza, proprio come
l’arco che unisce le pietre del ponte le pietre comunicano tra loto attraverso spinte, forze,
appoggi, sostegni reciproci e, nell’insieme, creano la relazione dalla quale nasce l’arco.
Anche quando sono il relazione differenti sistemi culturali possiamo dire che c’è una dinamica di
comunicazione tra soggetti. relazioni e comunicazione

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3- Prospettiva sistemica si sforza di cogliere la dimensione strutturale delle relazioni, ossia i modelli di
interdipendenza nei rapportinel tempo strutturano e creano dei vincoli o opportunità.
dimensione strutturale.
E’ nel modo di concretizzare e concepire questi tre aspetti che nell’ambito dell’approccio sistemico, si
delineano diverse prospettive teoriche. Due prospettive: collocate ciascuna ad un estremo dell’asse
costruito sulla polarità soggettività-istituzionalizzazione prospettiva intersoggettiva (soggettività non
riducibile ai vincoli) e prospettiva istituzionale (assetto sociale e vincoli istituzionali sono elementi dati,
potere coercitivo esercito dall’ambito istituzionale=soggetto si trova sempre vincolato all’interno di un
sistema strutturato in un certo modo). tali prospettive hanno talvolta i confini sfumati e sovrapposti.
Noi parleremo della prima, della prospettive intersoggettiva, secondo gli autori Bateson, Morin, Croizer si
parlerà di APPROCCIO OLISTICO nel senso che attribuiscono a questo termine gli autori aspetti soggettivi
e strutturali non sono dimensioni separate, ma sono costantemente in relazione tra loro e inscindibili (come
le pietre e l’arco).
PROSPETTIVA OLISTICA di Bateson parte dalla complessità delle relazioni, si contrappone al riduzionismo.
Rappresenta la proprietà nel modo di agire e di osservare che afferra l’insieme delle relazioni e della loro
organizzazione=coglie in che modo all’interno della totalità le differenti parti sono collegate tra loto dalla
comunicazione=tiene conto contemporaneamente da un lato dell’insieme e dall’altro delle parti e della
comunicazione tra di esse.
 Il tutto è più della somma delle parti che lo costituiscono il ponte è più del semplice ammontare
delle pietre, le quali separate le une dalle altre e buttate in mucchio ne fiume non avrebbero creato
un ponte tra di loro quindi ci sono relazioni particolari che insieme strutturano il ponte.
 Al tempo stesso: ciascun elemento ha qualità che non si manifestano pienamente nel tutto ogni
pietra ha caratteristiche proprie, non pienamente espresse nelle relazioni necessarie a strutturale il
ponte in unione con le altre pietre.
 Il tutto allora è meno della somma delle sue parti il ponte è meno del complesso delle pietre =
l’insieme delle pietre delineate nel modo specifico x la costruzione del ponte realizza meno delle
caratteristiche complessive, se si guarda alla singole pietre.
 =il tutto è allo stesso tempo più e meno della somma delle parti inoltre: è in continua
trasformazione. L’organizzazione sistemica produce qualità o proprietà specifiche ignote a partire
dalle parti concepite isolatamente.
Lo stesso vale se si pensa ad una casa e ai materiali che la costituiscono, ad un dolce e ai suoi
ingredienti.
Dobbiamo riferire tale prospettiva alla relazione tra gli esseri umani=per comprendere alcuni aspetti di
quanto avviene nel sociale, che altrimenti resterebbero incomprensibili. I presupposti della società sono
individuabili in almeno 3 condizioni o processi:
1- Esistenza di un gruppo=il tutto. Nel quale l’individuo partecipa e viene socializzato
2- Unicità e contingenza dei soggetti= la loro soggettività. L’individuo non manifesta interamente le sue
proprietà nel tutto, nelle relazioni, ma parte delle sue qualità resta inespressa e non partecipa.
3- Il tessuto sociale, che nasce proprio da processi nei quali gli spetti strutturali conferiti dal tutto e
dall’unicità dell’individuo si combinano insieme=relazioni che si creano tra le varie parti e il tutto.
(Simmel: tesse le sue riflessioni sulla società e si può sostenere che adotti una prospettiva molto
simile quella olistica=egli fa emergere come elementi strutturali e unicità si combinino, in modi e
forme differenti, nella relazione intersoggettiva.).
 Dobbiamo tenere conto del tutto, delle parti e delle relazioni sapendo che l’insieme di tali
componenti va oltre e non si esaurisce nelle componenti stesse quando orientiamo il nostro
sguardo sul mondo, quando conosciamo e attribuiamo significato a ciò che viviamo.
 Tale prospettiva evita i due slittamenti verso l’alto nell’assumere la posizione di dio, e verso il basso
nel limitarsi alla meccanica mondana per fare una comunicazione tra esseri umani che tenga
presenti i collegamenti tra differenti dimensione senza eluderli ed accogliendone la complessità.
Comunicazione deve essere un contatto con l’Altro diverso da sé=pensare come a due soggettività
che si incontrano. Tutto dipende dal modo in cui percepiamo l’altroper questo Colombo e
Montezuma sbagliano.

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4.3 Flatlandia
Per capire cosa significa guardare alla comunicazione interpersonale tra soggetti in una prospettiva olistica
=raccontiamo il racconto di Flatlandiastimola innumerevoli possibili dimensioni riflessive e livelli di
interpretazione.
Per Flatlandia (2 dimensioni):
-E’ scontata l’esistenza di Linelandia (1 dimensione) quindi: vengono perse informazioni di unicità delle
Linee, le quali non sono viste solo come una parte del tutto.
-Ma non è scontata l’esistenza di una terza dimensione=Spacelandia non è immaginabile, è inconcepibile.
Si chiudono in una gabbia e non riescono a concepire di fare parte di un tutto più grande di loro (a parte
l’Esagono che immaginazione). L’uomo fa esperienza fisico-mistica della terza dimensione in Spacelandia, e
solo dopo che il suo corpo ha sperimentato attraverso le forme non verbali inizia a comunicare agli altri di
questa esperienza= comunica verbalmente agli altri abitanti di Flatlandia. La comunicazione verbale risulta
così conveniente che trattiamo qualunque idea come se fosse una cosa, eppure tramite essa non riesce a
trasmettere nulla=esso acquisisce alcune possibilità e ne perde altre proprie della comunicazione corporea.
Invece l’esagono attinge alla comunicazione pre-verbale, attraverso l’intuizione e l’immaginazione.
 Guardare alla comunicazione interpersonale in una prospettiva olistica=riflettere su come avviene la
trasmissione di messaggi, su come si costruiscono corrispondenze, relazioni, ponti tra differenze. La
comunicazione viene considerata nel suo insieme=sia negli aspetti verbali che non verbali.
NON SI PUO’ NON COMUNICARE=meta-comunicazione. Il comportamento non ha un suo opposto quindi
risulta impossibile non comunicare il rifiuto, il silenzio, il sottrarsi, l’immobilità sono forme di
comunicazione anche potenti. Quindi: si invia sempre un messaggio all’altro=c’è sempre un quadro
comunicativo; anche se non è intenzionale, conscia o efficace.
 In ogni azione c’è sempre comunicazione=in qualsiasi relazione, e interazione il nostro
comportamento comunica, in modo più o meno intenzionale. Comunicazione si radica nel mondo
del non verbale o del pre-verbale. Ogni comunicazione è un processo che mette in relazione tra loro
differenti parti, quali emozioni e intelletto, preverbale e verbale=parti che possono essere
all’interno di una stessa totalità, oppure che appartengono a totalità che connettono in modo
differente tra loro le diverse componenti. Comunicazione= Continuo essere insieme di razionalità ed
emozione all’interno di un soggetto, tra soggetti di uno stesso ambito o appartenenti a diversi
sistemi.
Non bisogna perdere la dimensione creativa dell’interazione tra soggetti pericolo: discorsi
possono non essere considerati come un discorso umano, ma realtà assolute e date. Esempio:
Colombo e Montezuma non considerano il loro discorso uno dei possibili modi di costruire una
relazione, pensano che esso sia l’unico vero, assoluto, imprescindibile=non riescono ad uscire dal
loro modo di vedere il mondo. La prospettiva olistica ci vuole mettere in guardia da questo
pericolo.
Guardiamo come nella nostra vita quotidiana assumiamo la posizione di Colombo e Montezuma e
come invece sia possibile guardare alla comunicazione nel suo insieme.

4.4 Il flusso continuo della comunicazione: la circolarità delle relazioni


Comunicazione può essere vista come un sistema costituito da un insieme di passi, bisogna guardarle in
modo globale.
-Interazioni con feedforward (andare avanti) -con relazioni lineari=linea retta. Colombo ha in mente questo
tipi di comunicazione quando parla agli indigeni=lui proclama i suo possesso. Simile al modello
comportamentista: ad uno stimolo corrisponde una data risposta.
-Interazioni con feedback (retro-azione, movimento di ritorno) -relazioni circolari= è possibile tornare
indietro attraverso sequenze causali circolaririsultato di un processo di influenza e di interdipendenza
reciproca. Innovazione: siamo reciprocamente interdipendenti e ci influenziamo l’un l’altro negoziando le
mutue dipendenze.
Sguardi e gesti sono elementi di feedback=contribuiscono, insieme allo scambio verbale, a creare un clima
nel quale la relazione prende forma. Conseguenza di questa circolarità: non c’è nessuna osservazione fatta
in termini assoluti e oggettivi, ma nel contesto di un particolare relazione= feedback tra i

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partecipantitutto dipende da ciò che avviene tra lui e qualcos’altro/qualcun altro =si può essere osservati
e giudicati” all’interno dei processi in cui si è inseriti.
Il feedback ottuso= è quello che si ripete uguale a sé stesso=quando si litiga sempre x lo stesso motivo, con
gli stessi temi e stesse caratteristiche= situazione di stallo nel senso che riproducono schemi uguali a se
stessi. Colombo utilizza questo feedback con gli indigeni=corregge ciò che dicono perché pensa che stiano
sbagliando, invece loro parlano semplicemente la loro lingua egli ritiene che la sua sia l’unica modalità
possibile.
Il feedback intelligente=quando la circolarità diventa un modo x correggere le posizioni assunte inizialmente
=cambiamento, aggiustamento riflessività del sistema sui propri processi=si alimentano i passi della
relazione in modo da poter cambiare direzione. Cortés lo utilizza=usa le informazioni che gli giungono x
decidere la strategia da adottare.
-Esistono due tipi di scambi=possono ingarbugliare le nostre relazioni e renderle problematiche. Scambi
simmetrici=relazioni dove gli individui sono posizionati e si comportano in modo paritariosi possono
instaurare dinamiche di competizione o rivalità per l’accentuazione di un comportamento. Esempio: pratica
del Potlatch=continuo scambio di doni sempre più grandi x dimostrare la superiorità; guerra fredda=
supremazia attraverso l’accumulo di armi sempre più pericolose: coesa agli armamenti x avere la
supremazia politica; nelle relazioni tra soggetti nella vita quotidiana: durante le discussioni=si alza sempre di
più la vocepratichiamo lo stesso comportamento: urliamo entrambi, si può anche passare dal litigio
verbale a quello fisico (escalation). Si può giungere alla distruzione, all’annientamento del sistema stesso.
Scambi complementari=scambi nei quali le posizioni e i comportamenti sono dissimili, ma si integrano a
vicendain cotesti gerarchici=in cui ci sono disparità. Uno accentua un comportamento e l’altro rafforza il
comportamento corrispondente e di completamento esempio: in una discussione se aumenta la
tensione=uno inizia ad urlare, e l’altro inizia a piangere si rafforzano a vicenda= espressioni dissimili che in
una relazione complementare si rafforzano reciprocamente; in famiglia: genitore pieno di preoccupazioni e
ansia non lascia uscire il figlio adolescente, e di conseguenza il figlio può rafforzare espressioni di incapacità,
sfiducia in se stesso=difficoltà ad affrontare le situazioni collettive; relazioni sovraordinato-subordinato. In
questo tipo di relazione non può esserci escalation, perché le parti sono rigidamente imprigionate dentro
posizioni reciprochemodello carnefice-vittima=una parte diventa sempre più violenta a fronte di una
crescente debolezza dell’altra (circolo vizioso=processo si rafforza grazie ad un feedback positivo). Si arriva
ad una distorsione unilaterale della personalità dei membri.
 Entrambe queste relazioni (simmetrica e complementare) si fondano sul comportamento di
feedback (retro-azione) di un soggetto rispetto all’altro e viceversa. movimenti che, nel ritornare
su se stessi, si rafforzano.
 Cosa fare x salvarsi quando siamo imprigionati in questi modelli di relazione: introdurre un po’ di
complementarietà nella simmetria, e viceversa un po’ di simmetria nella complementarietà. Scopo:
stabilizzare la situazione, infatti le due tipologia sono l’una il contrario logico dell’altra, sono
strutture relazionali in antitesi.
Queste due tipologie sono ideali, quindi nella vita quotidiana avviene che le nostre relazioni
contengono elementi di entrambi i tipoquindi se una dinamica prevale sull’altra dobbiamo fare in
modo che la situazione non degeneri, introducendo elementi della dinamica opposta. Quindi il
processo di feedback deve essere usato x cambiare la struttura che regola il processo e non per
incrementarla (feedback negativo) serve x un carattere auto-correttivo x stabilire l’equilibrio=
azione riflessiva di retro-azione di tipo correttivo x ridurre alcuni comportamenti e ampliarne altri.

4.5 L’informazione tra contenuto e relazione, ovvero il naso rosso del pagliaccio
Un dono assume differenti significati a seconda della relazione in cui è inserito in uno scambio simmetrico
è un elemento di competizione (dono più bello al festeggiato), invece in uno scambio complementare è un
modo x vincolare (genitore: se fai il bravo di compro un regalo).

E’ necessario comprendere il contesto relazione, ossia l’organizzazione, il codice, la forma entro cui
l’informazione viene veicolata. L’informazione in sé non è sufficiente a comprendere quanto avviene nel
corso di una comunicazione, piuttosto il codice, la relazione, l’organizzazione dell’evento determinano e
definiscono i significati. Tra il dire e il comunicare c’è un’intera riflessione sull’informazione esempio:

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“cara o caro” hanno significati e feedback diversi a seconda del contesto di tenerezza o di litigio= il contesto
è rilevante nel definire il senso delle informazioni=il contesto definisce il contenuto in una relazione, molto
dipende dal modo in cui la relazione si va costruendo (esempio di un divorzio: a cura dei figli diventa
terreno di battaglia tra i due partener).
 Contenuto e relazione sono due differenti livelli comunicativi che mettono in evidenza come nella
comunicazione non trasmettiamo solo informazioni, ma costruiamo relazioni e affermiamo modelli
di comportamento è la relazione che ci dice come percepire il significato di quanto avviene nella
situazione. Il contesto stabilisce il modo di interpretare il contenuto=esempio: il naso rosso del
pagliaccio nelle relazioni quotidiane ci sono delle convezioni che condividiamo x organizzare
sequenze interattive comuni, appunto come il naso rosso è un metacomunicare sul contesto x
organizzare gli eventi in modo da farci ridere e sorridere.
L’informazione non è un fatto, ma un processo di organizzazione degli eventii segni diventano
informazioni attraverso processi di organizzazione. Non è il messaggio ad essere importante, ma il
codice=i principi generativi delle informazioni e il contesto relazionale. Però l’informazione nel
mondo preverbale non esisteva di per sé, ma è attraverso un’azione di organizzazione del fluire che
mergono segni cui attribuiamo valore di informazione. Infinite possibilità del fluire che ci
circonda=ma porche diventano informazioni, all’interno di processi di elaborazione.
L’organizzazione che adottiamo quindi nell’interpretare il fluire dell’esistenza: fonda da un lato
sicurezza con la quale ci muoviamo nel mondo reale, e dall’altro lato costituisce un limite alle
possibilità di cambiamento, di scoperta, di esplorazione, di comunicazione con l’altro=ci impedisce
di percepire o immaginare altre soluzioni o mondi possibili.

4.6 Aperture e chiusure: una questione di sensibilità alle differenze


Come siamo in grado di accogliere o immaginare altre organizzazione differenti da quelle convenzionali,
conosciute e date x scontate=come sia possibile ac-cogliere e far dialogare, convivere e cooperare le
differenze dell’esistenza. Colombo vede gli indigeni come degli stranieri e per lui è difficile comunicare e
capire che esistono linguaggi differenti=difficile assumere una dimensione intersoggettiva nell’incontro.
L’informazione =modo in cui vengono organizzate le differenze esistenti. E’ la notizia di una
differenza=bisogno ri-conoscere la differenze il problema diventa una questione di sensibilità, di percezione,
del modo in cui si entra in relazione, in contatto con la differenza si apre la questione di sensibilità alle
differenze, di percepire le differenze come elementi rilevanti e significativi. L’informazione che ricaviamo dal
mondo non esiste già confezionata, ma è il risultato di un processo dell’osservatore e dipende dal suo punto
di vista, dall’organizzazione utilizzata e dalla sua sensibilità, ossia la capacità di cogliere le differenze. I
soggetti possono essere in grado di cogliere l’occasione di cambiamento, di produrre differenze che
producono altre differenze=occasione x i cambiamento di idee e prospettive.
Colombo e Montezuma sono insensibili e le informazioni che traggono rafforzano la loro chiusura= sono
incapaci di percepire e organizzare le differenze in informazioni. Cortés invece è sensibile e cogliere le
differenze=riflette, conosce l’Altro ed è aperto ed esso; nonostante ciò egli non mette in discussione la
cornice da cui ha origine il su agire: la conquista e il dominio dell’altro=in questo senso è chiuso.
-Il punto di vista da cui guardiamo il mondo ha conseguenze pratiche nelle nostre esistenze, influenza il
nostro agire=sta a noi generare dialogo, comprensione oppure indifferenza e incomprensione.
Sistema chiuso=non attiva scambi con l’esterno. I componenti sono solo in riferimento gli uni con gli altri
Sistema aperto=riceve, elabora, e produce a sua volta informazioni in pratica attiva scambi coincide con il
modello di relazione circolare in cui il soggetto coglie le differenze presenti nell’ambiente, le elabora e
interpreta in base ai propri meccanismi diventando capace di re-azione, ossia producendo informazione
verso l’esterno i componenti attuano forme di interazione continua con l’esterno.
 Attenzione ai vari livello: si può essere aperti per alcuni aspetti e per altri essere chiusi Cortés:
aperto a raccogliere informazione e elaborare stimoli tenendo conto degli indigeni e chiuso perché
il suo fine ultimo resta il dominio sull’altro.

4.7 L’equilibrio instabile: “vivere di morte, morire di vita”

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Per comprendere cosa avviene durante una relazione è necessaria questa dinamica di apertura-chiusura.
Infatti nell’interazione (con gli altri o con l’ambiente) si stabilisce un flusso comunicativo incessante
attraverso lo scambio di input (informazioni in entrata) e output (informazioni in uscita), tra interno e
esterno.
NON E’ POSSIBILE NON COMUNICARE=tutto quello che facciamo diventa parte di un flusso ininterrotto di
comunicazione con l’altro. Si può vivere in uno squilibrio (piante=instabilità tra ossigeno e anidride
carbonica), ma l’arresto del flusso, l’interruzione dello scambio provoca la cessazione dello squilibrio e
provoca la morte=condizione di chiusura. E’ proprio l’alimentarsi dello squilibrio che genera la vitaal
contrario del funzionalismo: bisogna raggiungere l’equilibrio=condizione di chiusura.
Prospettiva olistica=modello della comunicazione intersoggettiva intesa come un flusso di scambio
caratterizzato dallo squilibrio continuo.
Dopo un incontro può capitare che, pur essendo gli stessi, non siamo più gli stessi=l’incontro ci cambia, ma
procediamo comunque.
Vita e morte partecipano dello stesso processo, come apertura e chiusura=una parte del sistema x
mantenere le sue strutture deve chiudersi al mondo esterno (linfa scorre nella pianta), ma tale chiusura è
possibile proprio perché il sistema si sviluppa attraverso l’apertura (scambio dei gas). Apertura e chiusura
partecipano dello stesso processo ed è la sensibilità sviluppata nel fluire che permette di cogliere la
differenza significativa che genera altra differenza.

4.8 Sassi o piante? Esseri umani tra dipendenza e autonomia


Pensiero classico da Cartesio in poi: ogni oggetto è considerato come chiuso, come se fossero tutti dei sassi:
senza alcuno scambio e senza vita. Perdita della capacità di cogliere la complessità delle relazioni=
semplificazioni.
Prospettiva olistica: gli esseri viventi non sono sistemi chiusi=per vivere essi hanno bisogno di essere aperti,
anzi di combinare apertura e chiusura. Guardare all’unità dell’essere umano come all’insieme dei differenti
aspetti connessi da processi di apertura e chiusura nello scambio. Tutte le parti dell’essere umano (la mente,
aspetti emotivi, mentali, fisici, il corpo) si influenzano reciprocamente= al centro sta la relazione tra le parti.
Ogni sistema è organizzato attraverso processi che implicano sia legami e dipendenze dal contesto
attraverso l’apertura e lo scambio, sia distinzioni e autonomie attraverso la chiusura =ciascun sistema
organizza la propria chiusura e apertura, ossia stabilisce livelli di condivisione e scambio oppure di
esclusione. Apertura e chiusura sono due modalità che cooperano insieme.
Gli appunti presi sono differenti tra i soggetti ognuno coglie elementi diversi e, in base ai propri processi,
interesse, sensibilità, umori, organizza gli stimoli ricevuti in informazioni significative. Nella prospettiva
olistica sono rilevanti i processi di auto-organizzazione, auto-regolazione, auto-costruzione di un sistema
auto-nomia=capacità di governarsi, pensare e agire secondo proprie logiche interne rispetto all’ambiente.
I sistemi sono chiusi, in quanto autonomi, e allo stesso tempo essi sono aperti, in quanto dipendenti, ed
influenzati dall’ambiente circostante attraverso gli scambi che attuano è l’organizzazione interna,
l’elemento di chiusura, a determinare l’elemento di apertura.

4.9 L’interfaccia: comunicare come contatto e mondi schizofrenici


Interfaccia= incontro come spazio della relazione, superficie in cui esso avviene=spazio in cui avviene
l’incontro, lo scambio, la messa in comunicazione di differenti ragioni.
Interfacce= dimensioni in cui avviene il contatto tra diversi tipi di sistemi.
Teoria del doppio vincolo, il doppio legame=all’interno di una relazione emotivamente significativa ci
possiamo trovare in situazioni che sembrano essere senza via di uscita, nelle quali si è costretti a scegliere
tra due situazioni reciprocamente invalidanti. Esempio: madre che regala due maglioncini al figlio di due
colori diversi qualsiasi colore sceglie il figlio, in ogni caso sbaglia e dà un dispiacere alla madre.
Nella relazione: il corpo della madre comunica il suo fastidio al contatto fisico con il figlio, mentre le sue
parole negano tale disagio.
La vita quotidiana è caratterizzata da una comunicazione schizofrenica=ossia contraddittoria su differenti
piani comunicativi si verifica nelle reazioni con un rapporto significativo, un’alta dipendenza, una chiusura
verso l’esterno della relazione, l’impossibilità di abbandonare il campo della comunicazione.

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Il doppio vincolo è una struttura di relazione; sono i messaggi a costruire la relazione questa teoria
sottolinea come nell’interfaccia, ossia nello spazio dell’incontro, creiamo strutture di interazione e ci
collochiamo all’interno di queste mostra come la comunicazione proponga dei contesti relazionali.
-Come uscire da questa situazione= serve la capacità di METACOMUNICARE =comunicare sulle relazioni
tramite messaggi relativi ad altri messaggi= passare ad un altro livello comunicativo superiore. Esempio: con
il naso rosso evochiamo nell’altro l’idea del pagliaccio e invitiamo a una comunicazione particolare =per
comprendere cosa dicono gli altri e in che contesto possono collocare le proprie ed altrui affermazioni. A
volte per non metacomunicare, si preferisce tramutare le proprie difficoltà in accuse verso l’altro. Nel corso
di un conflitto o di una lite o di un’incomprensione è fondamentale la capacità di metacomunicare.

4.10 Non di sola mente, ma anche di cuore di pancia, ovvero la possibilità del cambiamento e le emozioni
In una relazione di doppio vincolo ciò che ci impedisce di passare al livello metacomunicativo è il legame
emotivo=esso ostacola la disponibilità all’abbandono delle proprie posizioni.
L’attenzione deve essere posta sulle emozioni come parte integrante di qualsiasi comunicazione=esse
contribuiscono a creare i contesti relazionali nei quali cresciamo e sviluppiamo le nostre capacità. Esse non
vanno ignorate e anestetizzate (come avvien da Cartesio in poi), ma rese parte dell’analisi.
Esempio dei 9 punti da unire con 4 linee e senza mai staccare la penna dal foglio prestare attenzione ai
processi emotivi e cognitivi che attraversiamo mentre siamo alla ricerca della soluzione. E’ importante il
percorso che facciamo e i fallimenti, non tanto la soluzione. Il percorso iniziale si basa sulla ripetizione di
alcuni schemi su cui vengono attuate modifiche bisogna adottare un nuovo metodo x arrivare alla
soluzione: compiere un atto creativo che ci permetta di guardare al problema da un’altra prospettiva e
dunque uscire dalle strutture, dalle premesse implicite che abbiamo assunto nella percezione della
situazione. La paura di sbagliare e i blocchi emotivi ci tengono dentro schemi relazionali e ci impediscono di
trovare la soluzione. Dobbiamo mettere in discussione le premesse implicite generative del nostro
comportamento=uscire dal punto di vista iniziale=cambiare le premesse implicite da cui partiamo, i principi
che generano il nostro sguardo sulla situazione. Far prendere forma all’interconnessione, alla
comunicazione tra il sentire (dimensione emotiva) e l’intelletto (dimensione cognitiva).
Questo gioco ci mostra che abbiamo appreso a vedere schemi, strutture, senza uscire dai confini x paura di
sbagliare=abbiamo appreso modelli a livelli inconsapevoli che in alcune situazioni possono facilitarci la vita,
ma di fronte al nuovo e al diverso ce la ingarbugliano, e ci impedisce di arrivare alla soluzione.
Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se si sa comprendere il loro linguaggio problema:
nelle società occidentali si cerca di estromettere le emozioni considerandole effetti indesiderati e
incontrollabili di meccanismi causa-effetto ci forme di auto e di etero controllo che mettono furi gioco le
emozioni.
Consapevolezza emotiva= propone di ascoltare le emozioni e di farne uno strumento di relazione=
assumere un livello meta-emotivo. Il concetto centrale è quello di extopia= riconoscere l’alterità dell’altro
all’interno della relazione, riconoscendo a ciascuno di essere parte di un’interazione. Colombo e
Montezuma non praticano questo=ma colgono gli elementi che confermano la nostra idea, la nostra
organizzazione dei fatti e ignorano e rifiutano gli aspetti che la contraddicono.

4.11 Le perle incapsulate


Approccio olistico=sollecita uno sguardo che tenga contr della relazione considerata nel suo insiemex
analizzare la comunicazione interpersonale.
La relazione o la comunicazione=visti come un sistema, una totalità dinamica e organizzata, i cui elementi
sono in relazione gli uni con gli altri e si influenzano reciprocamente.
Comunque tutti noi tendiamo a correggere gli aspetti che ci creano disordine o rappresentano irregolarità=
comportamento auto-correttivo di ciò che disturba il normale funzionamento. Attraverso tali processi auto-
correttivi l’informazione fastidiosa può essere incapsulata come una perla, così da non dar fastidio.
Modalità con cui si selezionano le informazioni fastidiose, attraverso processi di valutazione di giudizio la
sensibilità si forma attraverso processi culturali di socializzazione di apprendimento rispetto a cos’è
fastidioso.
Il controllo non può mai essere totale e unidirezionale viviamo in relazioni circolari e possiamo
sperimentare strade differenti per la ricerca di una soluzione.

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Prospettiva olistica= capacità di cogliere la complessità degli elementi in una situazione, e di generare
immagini e interpretazioni che permettono di uscire dai blocchi comunicativi mettere in contatto parti
differenti e superare le barriere, in modo da fare da ponte. Cogliere l’idea che il nostro mondo non è l’unico,
e neanche il migliore o il più giusto imparare a convivere con la mancanza di certezze assolute sula realtà
intorno a noi, sul nostro punto di vista, e su ciò che ci circonda.
Esagono=apertura, passaggio ad un meta-livello superiore.
Doppio vincolo=uscire da una relazione che genera impotenza, paura, e rabbia avviene attraverso la
possibilità di metacomunicare=passaggio ad un livello superiore tramite lo scambio di messaggi relativi ad
altri messaggi. Apertura=occasione di ampliamento della conoscenza.
Approccio olistico=nel gioco tra il tutto e le arti caratterizzato dallo scambio continui e circolare di reciproche
influenze, non abbiamo mai il controllo o il potere totale sul sistema.
Non siamo solo emozione o solo intelletto, solo controllo o solo creatività, tutto l’uno o tutto l’altro siamo
una SISNTESI DELLE DUE CONCEZIONE, in continua comunicazione nel creare la vita.

CAP 5=LE FORME DEI CRISTALLO


5.1 Com’è possibile la società? L’analisi dei MICRO-RITUALI
SOCIETA’=vista da vicino è il risultato di una serie di interazione faccia a faccia rituali nel micro
cerchiamo di capire cosa accade nel qui ed ora. Infatti le dinamiche delle micro-relazioni sono la base
dell’esistenza della società.

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Goffman=reinterpreta la visione di Durkheim nella sua attualità “i rituali collettivi producono la divinità”
con Goffman si ha che l’individuo è il nuovo oggetto di culto, il riconoscimento del suo self. ogni
interazione è un rituale che va ad affermare la sacralità dell’individuo=confermare una certa impressione di
sé da dare agli altri, mantenere e difendere la faccia.
Ci sono delle regole da rispettare nei micro-rituali=servono x consentire l’interazione e per produrre l’ordine
sociale. La forma assunta dalla società può essere vista come un agglomerato di cristalli.
Simmel: l’ordine sociale è il risultato di movimenti antagonisti, tra due motori contrapposti. Parte da un
interrogativo macro (come è possibile la società) x poi cercare risposte ad un livello micro=attraverso
l’osservazione delle dinamiche inter-relazionali e prestando attenzione alle varie sfumature.
Elias: legge le dinamiche di interazione collocandole in una prospettiva che non tralascia il macro, ma dà
particolare rilevanza al micro. I comportamenti degli individui si basano sulla repressione e sul dominio delle
pulsioni, sentimenti e passioni attraverso il processo di socializzazione. Essi dominano i propri istinti
primordiali e così riescono a vivere in società
 Per entrambi: c’è una concatenazione di rituali di interazione.

5.2 Possibilità della forma


Goffman: realtà sociale come fosse un teatro=ognuno interpreta una parte e fa di tutto x costruire a
mantenere la faccia che vuole presentare agli altricurare le apparenze e curare un certo comportamento.
Ciascuno è come se fosse in scena, sulla ribalta, e cerca in tutti i modi di mantenere una definizione della
situazione congruente con il ruolo che interpreta in quel momento. Ciò implica anche di essere trattato
come sono trattate le persone di quel tipo.
Ribalta=spazio di rappresentazione ci sono delle regole in relazione alla rappresentazione=regole di
cortesia. Rispettare la privacy, ossia il retroscena dell’altro.
Attenzione agli spazi x la definizione dei ruoli sociali e relazionali, che implicano un certo comportamento e
definiscono a loro volta anche la forma dei sentimenti (esempio di Alfred).
Elias: studia, pone l’attenzione per la scena, per la costruzione degli spazi x la definizione dei ruoli sociali. Si
sofferma sulle società di corteesistono delle dinamiche di scena e retroscena, per il controllo della
situazione. Studia come sono separati e gestiti gli spazi e le interazioni di corte=per preservare l’immagine
che si intende dare di sé ci sono norme di comportamento che regolano la routine, i gesti, i
discorsi=regole che devono essere acquisite x permettere le costruzione della rappresentazione che
contribuisce al mantenimento dell’ordine sociale fa parte delle tappe del processo di civilizzazione, ora
tali situazioni sono più occultate=è più facile vedere la rappresentazione dove è più forzata.
Retroscena=tutto ciò che viene nascosto al pubblico attore può rilassarsi e abbandonare la facciata=
uscire dal proprio ruolo, smettere di recitare.
Ribalta e retroscena sono spesso spazialmente definiti, ma vi sono inoltre territori che a volte funzionano
come ribalta e altre come retroscena (esempio: ufficio del dirigente di un’attività=nei diversi casi il suo
comportamento cambia a seconda della situazione che egli deve sostenere).
Ambientazione in cui avviene la rappresentazione è molto importantenascondere la parti che possono
disturbare la definizione della situazione.
Elias: le regole sono il risultato di un auto-disciplinamento dei soggetti che via via accettano le nuove norme
sociali che si impongono addestramento durante le varie epoche=studiato da Elias vengono imposte
socialmente (costrizione sociale) e poi si riproducono in modo automatico grazie all’auto-costrizione.
Goffman: uomo riceve un addestramento x costruire una definizione dell’ordine di interazione=x fare in
modo che la rappresentazione abbia successo, x affermare il proprio ruolo. X mantenere tale definizione
della situazione sono necessarie due accortezze: segregazione del pubblico e il controllo dei gesti e delle
parole; anche: attenzione a eventuali gesti involontari possono mettere in discussione la
rappresentazione, e far dubitare della definizione della situazione causando imbarazzo.
C’è bisogno di coerenza ri ruolo=decoro e conformità con i ruolo che si interpreta. (esempio del clown che
non può ridere quando fa il clown=umiliazione e imbarazzo x non riuscire a mantenere la definizione della
situazione).

5.3 A quale distanza

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Ci sono distanze da rispettare secondo le norme di deferenza e contegno, e anche secondo dinamiche
sceniche vere e proprie.
Goffman: controllo è consentito da alcuni elementi chiave:
-Segregazione del pubblico
-Mantenimento di differenti routine davanti a spettatori diversi.
-Separazione degli spettatori di una stessa routine- ruoli incongruenti.
esempio di Meyrowitz e dei viaggi= mostra come sia automatica e spontanea una segregazione dei
pubblici= ciascuno si fornisce un’immagine di sé volta a confermare un ruolo acquisito in quel gruppo
sociale, evitando di mostrare dei ruoli incongruentipreservare la sacralità dell’attore.
Simmel: individui mettono in gioco nelle situazione diverse parti di sé=mostriamo delle parti di noi a
seconda della cerchia sociale a cui stiamo partecipando. Parla di cerchie parallele=assonanza con Goffman:
non si incontrano mai, e individui mostrano parti diverse di sé. Prevede delle intersezioni tra le cerchie:
cerchie concentriche. Simmel riconosce al soggetto una singolarità e un self primario rispetto agli altri
individuo riveste diversi e molteplici ruoli, che possono essere persino contraddittori=molteplicità de ruoli
è parte di un sé, che si relazione con l’altro nelle varie interazioni. Il segreto è necessario x mantenere in vita
le relazioni, è il motore che anima le interazionila parte non conosciuta dell’altro può essere uno dei
motori x l’interazione. Il tenersi a distanza percepita alla visione dinamica delle interazione, di una loro
trasformazione nel tempo.
Goffman: sono i ruoli molteplici a definire un sé di volta in volta diverso. C’è spesso un self tenuto segreto
(oscuro, strategico, interni)= necessario x mantenere la definizione della situazione, per non distruggerla.
Rituale di deferenza=tenersi a distanza dal destinatario per rispettare la sua sfera personale=proscrizioni: ciò
che non si deve fare.
Goffman, al contrario di Simmel, si sofferma anche sulle interazioni non focalizzate =individua delle
dinamiche in particolare, che chiama disattenzione civile=si percepisce la presenza dell’altro ma si distoglie
lo sguardo per non mostrare curiosità o intenzioni di alcun genere. Il contesto e le norme di comportamento
interazionale sono determinati anche per l’andamento dell’azione sociale.

5.4 Arruolati?
Goffman: i soggetti è come se fossero arruolati in una missione in cui non si può sbagliare perché, se i
infrangono le regole, si perde la faccia e crolla la situazione. I simboli di status, i ruoli assunti, le facciate
permettono un determinato trattamento armatura simbolica=serve è definire la situazione. Una
contraddizione tra apparenza e realtà pone l’attore in una condizione precaria, in cui può subire umiliazione
e perdita di reputazione=bisogna mantenere una coerenza di ruolo.
A volte non è solo l’attore a definire la situaziones creano delle équipe di rappresentazione =insieme di
attori che collaborano per il mantenimento di una certa definizione della situazione condivisone e
sostenersi a vicenda nelle situazioni=collaborazione di più attori x salvare e mantenere la faccia di più attori.
Ogni membro deve conoscere la sua posizione nell’équipe e mantenerla, sennò potrebbe non riuscire a
sostenere il proprio personaggio.
Interrogativo sociologico: COSA AVVIENE QUI? 
Brano del frigorifero-inceneritore. Qui avviene una interazione rituale. Il capo e il lavoratore sono una
squadra che lavora x dare una certa immagine di sé e del magazzino=viene infatti poi confermata
l’immagine e la reputazione di affidabilità; qui entrano in gioco le energie emozionali, e sono sfruttate
consapevolmente. dinamiche comunicative confermano la stratificazione e il lavoro di équipe. La
definizione della situazione viene mantenuta: l’interazione tra la signora e il direttore è una finzione che sta
dentro ad un’altra interazione, ossia quella definita dal ruolo del lavoratore; il lavoratore è il capo espiatorio,
contro cui si è scagliata la giusta rabbia e punizione, così viene confermato il suo ruolo.
Esistono dei personaggi che hanno ruoli incongruenti=coloro che fanno il doppio gioco (spia, intermediario)
esempio: parrucchiera nel camerino di un’attrice.
Ruolo di non persone=coloro che sono in situazione ma è come se non lo fosseropiù che interagire e
partecipare alla determinazione della situazione, sostengono il protagonista dell’azine esempio:
domestico, tassista.
 In ogni caso l’attività principale è quella di controllare le impressioni che diamo agli altri ogni
passo falso (gaffes) indebolisce l’immagine che intendiamo dare di noi.

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Brick=incidente, un personaggio peggiora la situazione rivelando una incongruenza.


Brano della suora, Nicola e un altro la suora è sorda e scoreggia, all’istituto è normale, ma al
supermercato tutto si accorgono=ma fanno finta di niente. il ruolo e l’integrità ella suora non sono messi
in discussione perché le persone fanno finta di niente. I rituali di interazione avvengono rispettando queste
norme non scritte, a fine di mantenere la facciata.
Simmel: le interazioni danno vita a forme via via diverse, non condizionate dal dover corrispondere a forme
di ruoli prestabiliti l’individuo si fa a degli a priori, a delle generalizzazioni per dare vita alle interazioni, ha
anche un sé con elementi no sociali concezione che la società prende forma nel mutamento e ha il suo
fondamento nelle interazioni. I ruoli sono delle forme temporanee determinate dall’incontro con l’altro dalle
sensazioni e dalle emozioni che proviamo, dalle dinamiche delle conversazione.

5.5 Interazione quotidiana come rituale faccia a faccia


Goffman: negli incontro sociali l’individuo è interessato alla faccia, che costituisce l’immagine di sé che gli
altri condividonoda questa immagine dipende la sua soddisfazione. Quando gli elementi della situazione
sono coerenti con l’immagine di sé, l’individuo è sereno. Nell’interagire si agisce x difendere la propria
faccia, e si evitano incidenti. L’elemento fondamentale che fa perdere la faccia è l’imbarazzo. In genere: si
tendono ad evitare le situazioni e i luoghi in cui non si è desiderati, e si adottano delle regole comunicative
adatte e giuste nell’interazione= la vita sociale così mantiene un ordine razionale.
Per mantenere la propria sacralità bisogna seguire una serie di regole che guidano l’azione attraverso
obblighi e aspettative. Ci sono regole formali e informali
La facciata è il fulcro dell’attenzione dei micro-rituali per Goffman ci sono due parti importanti:
l’ambientazione (dettagli di sfondo, scenario…) e gli elementi costitutivi (vestiario, sesso, età, caratteristiche
razziali, aspetto, portamento…). Un attore che assume un ruolo si rifà alla facciata che già è stata assegnata
quel ruolo.
Due componenti di base x gestire la facciata: deferenza e contegnoscopo: gestire la situazione in modo da
preservare la faccia. Deferenza=modo in cui una persona si esprime conformemente alle regole=
apprezzamento che una persona mostra x l’altro, comportamento rituali che una persone esprime verso gli
altripuò essere simmetrica o asimmetrica a seconda dei piani/posizioni in cui sono posizionati gli attori.
Contegno=elemento del comportamento che l’individuo manifesta con il modo di muoversi, di vestirsi, di
atteggiarsi=è il self che una persona manifesta è acquisito attraverso la formazione del carattere o il
processo di socializzazione. Esso prevede un accurato controllo delle emozioni, come diceva Elias. Esempio:
una ragazza invitata a bere il tè a casa di un’amica di alta famiglia saluterà la mamma dell’amica con
gentilezza mostrando così deferenza, e non mangerà biscotti mostrando un certo contegno.
Simmel: socievolezza=momenti in cui gli io possono mostrare la loro purezza, molteplicità e mutevolezza.
Qui si lasciano fuori gli elementi più personali, si è leggeri= consente di mettere le individualità a contatto
con ciò che hanno di più umano (non far pesare agli altri i propri problemi) la socievolezza rimanda
all’idea che ognuno possa darsi all’altro senza preoccuparsi della faccia= c’è possibilità di incontro tra gli
individui, c’è spontaneità (in Goffman questo non sarà mai possibile=perché l’ordine sociale, il
mantenimento delle strutture delle relazioni contano più di tutto).
Elias: intravede momenti e situazioni con qualcosa di simile alla socievolezza=nei momenti di loisir, quando
si fa uso di alcool consente l’allentamento del controllo richiesto quotidianamente dal vivere in società=
c’è spazio x la spontaneità. Nonostante ciò: gli ambiti del loisir tendono ad essere sempre più controllati con
il processo di civilizzazione, e la perdita di autocontrollo è sempre meno tollerato socialmente.

5.6 Il sacro
Concetto di sacro=importanza la separazione tra scaro e profano a partire da Durkheim Goffman la
riprende concettualizzano una separazione tra scena e retroscena, la segregazione del pubblico, e la
gestione dei ruoli.
Simmel: il sacro non è un elemento primario, e non viene mai esplicitato il sacro per lui deriva da una
combinazione tra l’anima religiosa e le condizioni storico-sociali in cui essa si manifesta, che muta nel
tempo=la sua essenza è riconosciuta nell’unione, nell’insieme di relazioni =qualcosa che non può subire
contaminazioni o rotture.

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Bateson: Nella nostra civiltà ci sono un insieme di valori collegati con l’amore, l’odio, il dolore, la gioiaun
modo di dare senso alla vita. La relazione tra dualismo e unità=essi si sostengono a vicenda nel sacro. E’
nell’unicità che risiede l’energia che dà vita alle interazioni, ai rituali di interazione e fa sì che avvenga il
rituale quotidiano. Il sacro è qualcosa che è in un punto, come nel brano di Italo Calvinosi espande poi in
tutto lo spazio come quando la signora del brano dice a tutti di voler preparare le tagliatelle. Il concetto di
sacro per Bateson=rende comprensibile cosa sia il motore da cui nasce il rituale.

5.7 Il sé…cos’è? Dov’è? Com’è?... Ma c’è?


Simmel= SOCIETA’=prodotto simbolico dell’interazione tra individui studio degli uomini e dei loro
momenti concezione circolare di vita che si trasforma in forme e premere sulle cornici di tali forme x
cambiarle e modificarle. Non potremmo mai sapere quale sia fino in fondo il vissuto dell’altro, usiamo degli
strumenti come l’astrazione e la generalizzazione. Prospettiva simmeliana: riuscire a coordinare i diversi
flussi di esperienza assegnati dagli stereotipi ed essere sé al di là delle immagini che gli vengono addossate
individui si trova con diverse immagini stereotipate di sé e allo stesso tempo ha la sensazione di essere
altro da quelle immagini. Per Simmel e Elias=c’è un self primario Simmel: esiste una individualità, ed è
questa che spinge a scegliere e selezionare le cerchie che si frequentano (al contrario di Goffman)= x
acquisire un massimo di quella determinatezza individuale.
Goffman= studio dei momenti e dei loro uomini= le forme sono delimitate da cornici. Prospettiva
goffmaniana= trascura la seconda parte del sé di Simmel, e dice che l’individuo vive in funzione di
confermare e sostenere proprio le parti impresse dalle immagini stereotipiche=rendere stabili e prevedibili
le situazioniognuno sa cosa fare. Nessun self è primario. Per gestire la scena e il retroscena è centrale la
questione del controllo dell’accesso al retroscena esempio: moglie e marito che litigano, se arriva
qualcosa possono diventare complici (équipe).
Collins=non si avrebbe un self se non ci fosse una società.
Interazionismo=quale sia l’effetto della società sul self dell’individuo.
Chi è stigmatizzato=è difficile che la gente lo tratti in un modo diverso da quello previsto dal ruolo= quella
persona finirà x indentificarsi con quel ruolo.

5.8 Energia in circolo


Goffman: c’è una ordine di interazione pre-esistenza=tutti sanno già la parte, il ruolo da assumere. Due
prospettive con cui definisce l’ordine sociale:
-tecnico sistemico=consente che l’interazione avvenga norme che reprimono l’interruzione, presenza di
gesti non verbali che danno significati alle pause.
-rituale morale=connesso alla concezione sacralizzata dell’individuo, e sono i gesti rituali quotidiani che
vengono messi in gioco in ogni interazione: il tatto, la cortesia, la deferenza, il contegno…
Elias: pone al centro le dinamiche comunicative. Azione sociale è un movimento=processi che nascono da
azioni reciproche. Analizza la società di corte per parlare del processo di civilizzazione e razionalizzazione
Attenti ad assumere un ruolo ben definito e mantenere la faccia attraverso movimenti, modi di fare e di
parlare, sottoposti a continui controlli razionali= l’auto-controllo consente l’ordine sociale. Sottolinea la
responsabilità a dominare la propria aggressività (Goffman: sottolinea la sacralità dell’io).
Simmel: tensione e dinamicità continua sono necessarie nella società, x consentire i processi sociali
fattore di dinamicità e movimento dà vita alla società stessa=cooperazione di una pluralità di energie
connettive.
Collins: i rituali di interazione sono un processo di scambio tra i self messi in scena ritualmente=pone
attenzione agli scambi energetici che hanno luogo durante il rituale. Si tratta di una catena di interazione
rituale. Il suo costante punto di riferimento è il durkheimismo di Goffman. Collins parla di energia
emozionale come quell’energia data all’individuo durante un rituale=questa energie in circolo è l’elemento
connettivo nelle interazioni, che deve essere però rigenerata e ciò accade nel momento presente di ogni
situazione, attraverso la messa in relazione dei vari individui.
Essa è ciò che cerca l’individuo= l’esperienza di muoversi tra catene di interazione rituali caricano alcuni
simboli di sensi emozionali e lasciano affievolire altri.

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Goffman e Durkheim= i rituali mostrano rispetto x gli oggetti sacri, e rendono sacri gli oggetti stessi se il
rituale non viene compiuto ripetutamente la sacralità svanisce e si smorza esempio: nelle amicizie ci sono
una serie di routine di interazioni rituali che mantengono viva la relazione.
le credenze sono sostenute da pratiche rituali=come accade nella religione, così anche nella vita
quotidiana.

SPAZIO

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Importanza della dimensione spaziale nelle relazioni umane. I primi ad analizzare i rapporti fra aspetti
spaziali e struttura sociali sono i sociologi della Scuola di Chicago.
Negli anni ’70 gli viene data la giusta attenzione, da Foucault e Giddens.
E’ stato spesso ridotto a scenario, ad ambiente fisso, a sfondo dell’attività umana. Invece: lo spazio non è
solo un ambiente fisico, ma è percepito e vissuto in modi differenti dai diversi attori e gruppi sociali. E’
inoltre impregnato di significato, di senso e di memoria tramite l’esperienza.
Rapporto spazio-attore sociale è un’interazione complessa, perché sono coinvolte le modalità percettive, la
memoria, la cultura e i modelli sociali =i luoghi sono capaci di custodire e di intrecciarsi con pezzi di noi e di
risvegliare dal profondo ciò che sembrava eternamente perduto.
Fenomenologia=focalizza l’attenzione su come i luoghi e gli spazi vengono incorporati attraverso l’esperienza
dei sensi, attraverso le emozioni, gli odori, i colori, i sapori… uno stesso spazio è percepito in modo
differente=specifici percorsi, specifici modi di vivere, comprendere e produrre lo spazio.
Goffman: parla di territori del sé =spazi e oggetti facenti parte di un contesto spaziale su cui i soggetti
manifestano particolari diritti.
Processi di territorializzazione=portano a enfatizzare il luogo come rifugio. Lo spazio può fissa l’identità=
esprimere un senso di appartenenza, in quanto agisce come una specie di garanzia simbolica. Ci sono molte
critiche alla nozione dello spazio-casa come rifugio sicuropuò anche essere luogo lavoro, di conflitto…
Specificità di un luogo: modo in cui vi sono strutturati incontri e intrecci.
Spazi multietnici= convivenza tra immigrati e popolazione autoctona punti di incontro e di scontro (azioni
di esclusione=geografia del rifiuto). In questi spazi le relazioni sociali sono caratterizzate da disattenzione
civile, da atteggiamento blasé. Una crescente presenza di migranti disegna una nuova geografia di spazi
pubblici e di relazione. Ci sono processi di etichettamento spaziale=di stigmatizzazione territoriale
Foucault: lo spazio è fondamentale x l’uso del potere l’architettura serve x controllare ed esercitare il
potere sugli individui, attraverso la canalizzazione saziale della vita quotidiana.
Bourdieu: studia l’organizzazione sociale la disposizione interna degli spazi domestici riproducono la
distinzione di genere maschio-femmina.
Proliferazione di non luoghi=luoghi di transito in cui si incrocia una moltitudine di attori sociali che non
entra, però, mai in relazione centri commerciali, autostrade, aeroporti. Sono spazi puramente utilitari e
funzionali, non i creano identità e relazioni si guarda e si viene guardati.

TEMPO
È un’entità immateriale, inafferrabile e sfuggente. È contemporaneamente complice e nemico. È lo
strumento usato per quantificare, misurare e ordinare i processi e l’esperienza umana= orologi hanno
razionalizzato la dimensione del tempo, rendendola un’entità astratta.
Percorso: Individui appartenenti a gruppi diversi e con tradizioni differenti si trovarono a convivere nel
medesimo spazio sociale prima istituzione ideata x coordinare e sincronizzare le attività sociali è il
calendario=quadro di riferimento internazionale. Le riforme sostanziali del calendario sono sempre state
associate a grandi riforme. La seconda istituzione: orario= sincronizza le interazioni in unità temporali più
piccole. Inizialmente: all’interno del monastero benedettino, poi all’interno della Chiesa (rintocchi della
campane), e poi i mercanti e gli artigiani sostituirono questo tempo dell’orologio x le faccende laiche
mondo del capitalismo e concezione utilitaristica del tempo.
Durkheim: il tempo è una costruzione sociale la nozione di tempo è radicalmente diversa tra il mondo
occidentale e orientale.
Una stessa quantità di tempo può avere qualità differenti =una stessa attività può avere significati differenti
a seconda che si svolga in determinate porzioni di tempo (sacro e profano).
Ulteriore distinzione: tempo pubblico e tempo privata la vita è socialmente organizzata e temporalmente
strutturata=ci sono alcuni periodo in cui dobbiamo essere accessibili agli altri, e altri che sono

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legittimamente inaccessibili la violazione di questi confini può aiutarci a comprendere la qualità della
relazione=il numero e la forza di questi vincoli sono inversamente proporzionali all’intimità che
condividiamo con una persona.
Sperimentiamo situazioni e sensazioni contemporaneamente identiche e diverse=quando ci sembra che il
presente riproponga situazioni e sensazioni appartenenti al passato, queste non si presentano mai nelle
stesse forme.
L’esperienza è sia un vivere attraverso che un pesare all’indietro unione dell’esistenza umana nella sua
interezza e del pensiero logico-razionale=unione tra mente e corpo, tra ragione ed emozioni, tra cultura e
biologia.
Vita quotidiana=tempo dell’abitudine e della routine, di ciò che si ripete con regolarità, di situazioni familiari
e date x scontate fenomenologia: la vita quotidiana è un concetto: è una dimensione dell’esistenza, che si
affaccia quando la vita assume caratteristiche ripetitive, familiariè una prospettiva di ricerca sensibile ai
dettagli apparentemente banali. In questa prospettiva la vita quotidiana comprende abitudini, pratiche,
relazioni, incontri, consumi, cura del corpo e molti altri aspetti della vita sociale.
Alcuni eventi: caratterizzati da una struttura della successione rigida da convenzioni sociali e prescrizioni
normative. Altri sono caratterizzati da durate relativamente fisse e regolari=abbiamo una idea di quale sia la
durata giusta degli eventi. Altri sono caratterizzati anche da una precisa collocazione temporale esempio:
mangiamo in determinati periodi designati x mangiare.
L’età: regola entrate e uscite da diversi ambiti di vita e di doveri, ritmi di progressione e di accesso a diritti e
risorse.
Vita sociale=struttura sulla base di un ritmo socialmente condiviso, che ha nulla a che fare con la natura. In
genere: diamo x scontata questa ritmicità, tuttavia quando viene a mancare ne avvertiamo l’assordante
silenzio. Senza tutte queste routine nelle relazioni le giornate sono un flusso piatto e monotono, senza
ritmo.
La regolarità temporale del mondo sociale ci permette di formulare delle aspettative su ciò che accadrà o
non accadrà =ridurre la complessità=il mondo intorno a noi è più prevedibile.
Tempo e spazio sono interconnessi oggi: veloce è diventato sinonimo di giusto =aumento della velocità è a
compressione spazio-temporale.
Sempre più individui si ribellano ad una concezione del tempo vissuta come ansiogena e spersonalizzante x
sperimentare modalità alternative (slow food, yoga, attenzione alla persona e alle relazioni).

POTERE
Potere: sfumature di significato differenti, dobbiamo specificare cosa intendiamo:
Concezione ristretta: possibilità di far valere, entro una relazione sociale, la propria volontà=potere su
qualcuno. Il potere si manifesta attraverso comportamenti osservabili, intenzionali, e attivi definizione più
precisa e rigorosa, ma non copre tutte le manifestazioni.
Concezione allargata: potere come la capacità degli attori sociali di provocare effetti rilevanti a proprio
vantaggio=potere di compiere qualcosa. Potere può essere esercitato oltre che tramite comportamenti
osservabili, intenzionali e attivi, anche tramite comportamenti non visibili, in modo non intenzionale, e
senza bisogno di agire direttamente. considera anche le forme più sottili.
Potere potenziale=capacità, possibilità di trarre vantaggio dal fatto di occupare una posizione dominante
all’interno di una relazione sociale; potere attuale o effettivo=effettivo esercizio di tale possibilità.
Poniamo l’attenzione sui comportamenti manifesti ed escludiamo le conseguenze non volute.
Infatti: il rapporto tra potere e responsabilità e ampio=fino a che punto possiamo considerarci responsabili
delle conseguenze non intenzionali delle nostre azioni.
Noi analizziamo le concezione ampia di potere, in modo da collocarlo all’interno dello specifico contesto
relazione o interattivo=analizzare il potere che è potenzialmente presente in ogni interazione, lungo un

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continuum: dalle relazioni di dominio a quelle di scambio simmetrico. Forme in cui il potere può essere
esercitato sono 5:
- Forza= forma più efficace, impedisce agli altri di agire
- Coercizione=fare in modo che gli altri si conformino alla nostra volontà, tramite la minaccia di
sanzioni negative. C’è comunque un grado di libertà.
- Autorità=l’individuo si sottopone a si conforma ad un comando a prescindere da ciò che egli
desidererebbe=agisce come se il contenuto del comando corrispondesse alla propria volontà.
Potere tradizionale e potere legale-razionale=la persona ha diritto a comandare e perciò è
ragionevole obbedirle.
- Manipolazione=ottenere la conformità degli altri alla nostra volontà attraverso l’uso strategico di
un’arte o abilità potere carismatico. Ha un carattere meno esplicito rispetto a quelli precedenti.
- Persuasione razionale=quando i saperi di verità si incarnano nei soggetti e condizionano le loro
scelte e i loro comportamenti Simmel: ci invita a considerare razionali argomentazione la cui
presunta oggettività poggia in realtà sulla relazione di fiducia che instauriamo con i sistemi di sapere
prodotti istituzionalmente.
L’argomentare razionale non può essere puro a causa di influenzamenti emozionali-corporei, desideri di
affermazione personale, paure e desideri legati alla relazione infatti: la comunicazione non avviene nel
vuoto, ma in un contesto relazione dal quale dipendono le sue interpretazioni e i suoi significati
(interazionismo simbolico, etnometodologia, prospettive olistiche). In queste situazioni può essere facile la
manipolazione.
Il modo in cui i soggetti si propongono a si comportano nello scambio comunicativo è molto importante=
anche le relazioni paritarie possono diventare situazionalmente asimmetriche.
Relazioni asimmetriche= importanti le differenze di status tra gli individui colui che occupa la posizione
dominante cerca di ottenere che il subordinato agisca in conformità alla propria volontà. Esiste quasi
sempre comunque un margine di libertà x il subordinato.
Simmel: tensione che sempre caratterizza il rapporto tra la vita e le forme da un lato c’è la libertà
individuale e dall’altro la necessità sociale di garantire la coesione e strutturare le relazioni.
Ogni organizzazione sociale si articola in base a rapporti di sovra-ordinazione e sub-ordinazione
l’individuo è sempre soggetto a qualche forma di potere. Mostrando deferenza nei confronti dei propri
superiori, le persone confermano la legittimità dei rapporti di sovra-ordinazione sub-ordinazione=
ritualmente viene ribadita la relazione. Secondo Croizer: il potere risiede nel margine di libertà di cui
dispone ognuno dei partner impegnati in un rapporto di potere=possibilità di rifiutare ciò che l’altro richiede
prospettiva che sostiene che ha potere anche chi, pur essendo formalmente subordinato in un
organizzazione sociale, può gestire un margine di incertezza relativo alla propria azione.
I rapporti di potere prendono forma nei processi relazioni in cui l’azione strategica degli individui si intreccia
con i vincoli strutturali in cui l’azione si svolge.
L’accezione più ampia ci consente di far vedere:
 La processualità anche delle relazioni di tipo simmetrico non rimangono immutabili e possono
evolvere=assumere una posizione dominante di una delle due parti circolarità = anche qui i
soggetti esercitano potere l’uno sull’altro
 Nelle relazioni asimmetriche=considerare il modo in cui il potere viene esercitato in maniera non
intenzionale, semplicemente in virtù della disparità di posizioni insita nelle relazioni.
L’intreccio tra comunicazione e potere avviene in due sensi e in maniera circolare= da un lato lo svolgimento
delle dinamiche comunicative è influenzato dai rapporti di potere tra i soggetti coinvolti, e dall’altro le
posizioni dominanti e le risorse di potere vengono create e rafforzate, conquistate e preservate. E’
attraverso la comunicazione infatti che si costruiscono le reputazioni, si legittima il prestigio, si veicolano i
saperi, si propongono le cornici. E’ nella comunicazione che si costruiscono i confini tra i gruppi, che si
concede o si nega il riconoscimento, si attribuiscono stereotipi e etichette, si realizzano stigmatizzazioni e
esclusioni.

DEVIANZA

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Termine diffuso dall’impostazione funzionalista negli anni ‘50 =considerata una modalità di azione o stile di
vita disdicevole.
Devianza=varia da un gruppo all’altro all’interno della stessa societàtermini micro-relativistici.
Crimine=varia da una società o nazione-stato all’altra termini macro-relativistici. Può essere considerato
crimine in uno stato ma non in un altro=alcune violazioni della legge vengono punite in alcuni posti e in altri
invece no.
Due orientamenti principali:
-Orientamento funzionalista=centrato sul consenso intorno ai valori
-Orientamento conflittualista=interessato ai meccanismi della dinamica sociale. Analizzare i fenomeni a
livello macro.
Noi cercheremo di comprendere la devianza nell’ottica dell’interazione e dei processi comunicativi faccia a
faccia approcci fenomenologici, etnometodologi, interazionisti. Il significato di devianza varia da una
situazione all’altra il suo significato esiste solo all’interno di una situazione, e all’interno di essa viene
negoziato.
Etnometodologia: devianza non è definita né dalle cause, né dalle conseguenze del comportamento
deviante essa va posta in relazione a due regole del senso comune: la possibilità che vi siano alternative
all’atto deviante, che il soggetto conosca.
Interazionismo: la devianza è uno status attribuito, i soggetti infatti sono sottoposti a giudizi degli altri
vengono valutate come categorie sociali stigmatizzate e prive di identità. Impatto di questi processi sulle
identità e sulle immagine di sé. Focalizza l’attenzione sulla reputazione che i ragazzi vengono a costruirsi nei
rapporti tra di loro è all’interno di reti comunicative articolati dotate di continuità che acquisisce senso
l’azione deviante. Influenza molto la situazione e l’ambiente urbano=porre in relazione la violazione della
norma con un particolare contesto (grandi città). Il comportamento criminale viene appreso in un processo
di comunicazione interattiva all’interno di una relazione. Non si differenziano i devianti dai non-devianti,
sono le reazioni dei membri della società convenzionali e conformi che identificano e interpretano il
comportamento come deviante, i quali trasformano sociologicamente le persone in devianti.
Devianza primaria= violazione delle norme, non intacca la struttura psichica dell’individuo.
Devianza secondaria=risposta alle condizioni causate dalla reazione sociale alla devianza primaria=si genera
in seguito alla stigmatizzazione di un atto deviante cerimonie di degradazione. Il comportamento
deviante sollecita la reazione sociale e il sistema di controllo.
 Spiega la devianza in base alle reazioni che essa suscita negli altri. L’individuo e gli altri concorrono
alla costruzione dell’identità deviante del soggetto stesso. Il soggetto umano, confrontandosi con le
etichette, gli stigma costruisce attivamente le proprie azioni.
Le azioni devianti hanno la funzione di amplificare i messaggi e di richiamare l’attenzione,
suscitando una reazione sociale, con effetti sulle relazioni e sul sé dei soggetti che compiono il
crimine (approccio espressivo-comunicazionale).
Funzionalismo: spiega la devianza in termini di violazione di leggi e norme c’è una differenza qualitativa
tra coloro che la rispettano e coloro che la trasgrediscono. C’è una morale tra ciò che è lecito e ciò che non
lo è. Merton: la devianza è legata a processi personali dell’attore interni al soggetto stesso, in una situazione
di anomia tra mezzi e fini. Cohen: colloca l’individuo all’interno della struttura sociale, ma anche in relazione
al suo gruppo di riferimento ed alle azioni e reazioni degli altri (esempio della subcultura).
Approccio del costruttivismo sociale: attenta alla costruzione condivisa di significati, ai processi sociali che
danno forma alla devianza, ai contesti sociali e situazionali, alla loro cultura comprende come la devianza
venga creata e definita in termini soggettivi e culturali. Attenzione su: perché e in che modo vengono
costruire le regole, come queste regole vengono interpretate, come il comportamento ritenuto deviante
viene a rappresentare l’identità dell’attore, come gli individui rifiutano, evitano, convivono, accettato
l’etichetta di deviante attribuita dagli altri, in che modo gli attori fanno proprie e assimilano le etichette
attribuite loro.

CULTURA, INTER-CULTURA
Lo straniero desta stupore, curiosità, inquietudine e talvolta anche ribrezzo è relativa o relazionale= è
strano rispetto ad un Noi abbiamo paura della contaminazione e per questo cerchiamo di proteggerci da

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oggetti, individui o idee che possono confondere o contraddire le classificazioni a cui ha legato la propria
esistenza.
Oggi lo straniero sfida queste resistenza perché ci stiamo addentrando ad una visione multiculturale, in cui
deve esserci coesistenza= lo straniero rimane. la vicinanza di soggetti che abitano universi culturali
differenti sancisce l’opportunità della comunicazione interculturale.
Condizione di straniero come immigrato=accompagnata da una sensazione di disagio, di inadeguatezza e da
una tensione interiore
Concetto di cultura si è evoluto nel tempoda metafora di coltivazione del suolo a elaborazione di un
insieme integrato di conoscenze, credenze e comportamenti. Ogni popolo è dotato di una specifica cultura,
di particolari credenze e costumi (Herder). Processo di democratizzazione del concetto di cultura dalla
seconda metà dell’800, con l’affermazione dell’antropologia come scienza autonoma. Concetto olistico di
cultura=insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e
qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società. Agli inizi del ‘900=uso
particolarista del concetto di cultura. Metà del ‘900=cultura è concepita come un insieme di valori che
orientano la società, non più contrapposta alla biologia=funzionalismo sistema culturale=sistema aperto e
la decodifica dei simboli è un processo i cui esisti sono tutt’altro che scontati. Per gli etnometodologi:
simboli sono sempre polisemici e la cristallizzazione dei loro significati è il risultato della logica interna al
campo culturale e delle pratiche contestuali dei soggetti che interagiscono. La realtà sociale non è un
fenomeno oggettivo, ma il risultato di pratiche e procedure=realtà viene attivamente costruita come
oggettiva e data x scontata. Secondo questa prospettiva la democratizzazione del concetto di cultura, la
divide in 3: cultura alta, bassa e popolare. Cultura non è più riducibile ad un insieme di simboli e valori, ma
comprende anche gli oggetti di consumo e i prodotti della società. Anni ’60= sensibilità al melting pot per
annullare le differenze e iniziare la vita moderna, basta sulla convivenza delle minoranze e delle differenze.
Fine anni ‘80=si diffonde il termine multiculturalismo= nuovi occhiali x guardare il mondo e dare senso ai
cambiamenti in atto=nuovo significato attribuito alla differenza (positivo)la differenza culturale diventa
oggetto di attenzione politica e scientifica. Poi si parla di globalizzazione=l’orizzonte spazio temporale è
molto ampio e comprende ora l’interno pianeta.
 Ad entrare in relazione non sono mai né le culture né le identità, ma sempre e solo gli individui, i
quali mettono in gioco le proprie visioni del mondo. In un contesto di incertezza e complessità della
modernità, una forte identificazione etnica e culturale costituisce un rifugio in cui tenersi al riparo
dal flusso ininterrotto enfatizzare la tradizione, radici, i vincoli di sangue è un modo x
appartenere, x non sentirsi soli.
Fenomenologia: quotidianità= luogo di produzione delle routine, dove gli individui esercitano la propria
soggettività, smontando e riassemblando creativamente azioni e significati le differenze culturali
diventano fatti, ossia processi sociali risultato di interazioni= la stranezza emerge non come un dato di fatto,
ma come un prodotto relazione, costruito in base al punto di vista dal quale lo osserviamo.
Prospettiva essenzialista: per affrontare la questione dell’identità religiosa (con i musulmani e noi) si ragiona
in una logica di assimilazione/esclusione l’altro è simile a noi e deve diventare come noi, oppure l’altro è
talmente diversi da costringerci ad allontanarlo= in entrambi i casi, la comunicazione tra noi e loro è un
monologo, si basa su un unico codice valido: quelli di chi detiene i potere di aprire e chiudere ogni
comunicazione.
Prospettiva anti-essenzialista: esaltare lo straniero con la propria identificazione culturale.
 Esistono modi x superare lo choc culturale innescato dall’incontro con l’altro-straniero, evitando di
cadere nella trappola dell’assimilazione/esclusione? dobbiamo essere disponibili a metterci in
discussione con impegno e pazienza, rinunciando consapevolmente ad una parte delle proprie
certezze. Dobbiamo imparare a camminare sul confine che separa le cornici in gioco=i due mondi
diversi possono ignorarsi, dialogare o combattereciò dipende da noi, dalla nostra capacità di
aprire varchi in queste cornici, per tentare di costruire dei ponti in grado di mettere in
comunicazione i mondi. Dobbiamo evitare di lasciarci catturare da un mondo, considerato come
l’unico possibiledobbiamo riflettere sui cambiamenti inattesi, non previsti di scenari. Dobbiamo
individuare la fonte del nostro imbarazzo di fronte all’altro, e domandarci quali ragioni sottende
(esempio della nudità=esplorare le idee che stanno alla base della cornice nudismo).

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 Comprendere le ragioni che inducono gli stranieri ad incorniciare la realtà in un certo modo, diverso
dal nostro, non significa necessariamente condividerle. Possiamo tuttavia cercare di comprende le
motivazioni profonde di chi ha determinate idee (praticare la pensa di morte, azioni che ledono la
dignità umana) la comprensione apre lo spazio per il dialogo interiore.
Avvicinarsi all’altro equivale a compiere un difficile esercizio di approssimazione= si realizza nel
delicato equilibrio tra coinvolgimento e distacco poi trasformare l’approssimazione in dialogo e il
dialogo in convivenza.

CORPO
Diverse visioni del corpo coesistonoin alcune prospettive: il corpo è l’elemento di razionalità, che
controlla e domina le pulsioni =per consentire l’esistenza sociale.
Mauss: uso rigorosamente determinato del proprio corpo capire le pratiche del corpo permettono una
comunicazione di corpo e intelletto. Le pratiche del corpo sono “habitus” =abitudini, dettami sociali imposti
al corpo, che variano al variare della società. C’è una connessione tra il fattore educativo e quello dei
movimenti del corpo.
Weber: non parla mai esplicitamente del corpo è implicito, e sotteso ad agire verso un scopo. Pone
attenzione sulla metodicità delle condotte di vita e nota come i processi di razionalizzazione siano legati alle
pratiche di disciplinamento del corpo essi impongono al corpo delle dure regole di disciplinamento,
gestire le pulsione corporee =cardine della cultura religiosa.
Conseguenze del processo di razionalizzazione: Religione e medicina possono essere considerati due grandi
sistemi di produzione di senso che costituiscono socialmente il corpo esso è considerato più come
oggetto che come soggetto, in particolare nelle scienze mediche =ciò entra a far parte della realtà
quotidiana: cura del corpo. Il corpo in questo ambito medico viene denaturalizzato=esempio: non siamo
consapevoli di cosa deleghiamo agli specialisti, della gestione della nostra stessa natura. Il corpo entra
anch’esso nelle dinamiche di mercato, sottomesso a esigenze sociali. Processo di burocratizzazione=anche
all’interno delle relazioni, come una cancellazione della dimensione corporea la cultura occidentale
moderna ha progressivamente cancellato la dimensione corporea e ha trasformato le relazioni fra gli esseri
umani in rapporti di ruolo.
Foucault: la sofferenza fisica, il dolore del corpo, non sono più elementi costitutivi della pena c’è anche la
sofferenza dell’anima delle camere di tortura.
Freud: nel processo storico di disciplinamento l’individuo ha ricevuto sicurezza di stare in una società
stabile, al prezzo della rinuncia della propria felicità.
Elias: non esplicita il corpo, ma ha contribuito a questo tema analizza il processo di civilizzazione
occidentale, il quale trae origine dal controllo dei propri istinti processo di apprendimento del controllo
gestuale, interiorizzazione del controllo sociale delle emozioni=costruzione del corpo sociale. Durante il
Rinascimento: si impone di mostrare deferenza ad un superiore, infatti l’aristocrazia si è trasferita a corte. Il
corpo è un elemento che partecipa alla formazione di una determinata struttura sociale.
Douglas: c’è una costruzione sociale del concetto di contaminazione, legato al corpo, per preservare un
controllo sulla struttura sociale caste indiane
Goffman: nella comunicazione faccia a faccia parte in causa e agente nelle interazioni. Nessun
comportamento o gesto è irrilevante o privo di significato. La faccia è un punto del corpo molto vicino al
self. La questione della gestione dell’emotività e del controllo del comportamento rimane al centro
dell’osservazione di Goffmanregole di interazioni rigide da rispettare per supportare una certa definizione
della situazione. Il corpo partecipa ad ogni relazione sociale e comunica al di là di ogni parola però
bisogna guardare ai frames e non ai corpi x avere una comprensione delle interazioni. Goffman pur
sottolineando la necessità di un controllo per la gestione del corpo e la necessità di un contegno, riconosce
al corpo una dignità di partecipazione nella compresenza fisica.

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Collins: il rituale è essenzialmente un processo del corpo esso si muove nello spazio e avvia un processo
rituale. Vivere gli eventi direttamente e in compresenza con altri. Diverso partecipare ad un evento che
guardarlo x tv= se si partecipa si è presenti con il proprio corpo, e si vedono i corpi degli atleti a poca
distanza incoraggiamo =si sente di partecipare, condivisone. Nessun mezzo di comunicazione può
sostituire la presenza.
Simmel: i sensi sono un mezzo indispensabile per la messa in relazione e nell’incontro con l’altro occhi e
recchie, vista e udito sono elementi determinanti x la percezione del mondo e l’acquisizione di quel che
accade tra gli esseri umani. Il senso olfattivo è un elemento che comunicai corpi emanano degli odori, che
derivano da diverse abitudini igieniche e alimentari. Il corpo comunica al di là delle parole, con gli odori.
Danza: nell’evoluzione della danza c’è una messa in discussione del concetto del corpo. Prima: i movimento
del corpo e quelli dell’anima erano separati interamente, così l’anima soffre.
 Dobbiamo fare in modo di far partecipare il nostro coro in modo dialettico alla lettura delle
dinamiche socialinon è qualcosa da reprimere, domare come espresso dai sociologi delle epoche
precedenti è un elemento del sistema mondo in cui hanno luogo le relazioni e le interazioni.
L’esperienza corporea è molto importante, perché la percezione del mondo passa attraverso il corpo
corpo è un elemento partecipe e determinante nella comunicazione, soprattutto quella orale.
Esistono altre filosofie del corpo della tradizione orientale=dove il corpo è integralmente connesso
con l’azione sociale.
Anche noi dobbiamo iniziare a concepire il corpo come qualcosa che partecipa attivamente e in
modo profondo al senso dell’essere e dell’interagire.

DIFFERENZE E DISUGUAGLIANZE
Il tema delle differenze e dei processi di differenziazione.
Durkheim: la modernità è caratterizzata da complessità e da un processo di differenziazione individui
svolgono funzioni specializzate e differenti tra di lotociò determina la divisione sociale del lavoro, la quale
genera differenze tra i singoli individui e vengono modificate le forme di solidarietà reciproca. primato
della società sull’individuo.
Simmel: i fenomeni sociali e gli individui partecipano ai due movimento che caratterizzano la dinamica
sociale  1 processo di identificazione=permette di riconoscersi nelle forme sociali esistenti e stabilire
comunanze e similitudini; 2 processo di differenziazione=individuo caratterizzato da una spinta creative, e
non è completamente realizzato all’interno delle forme oggettivate socialmente=trascende tali forme e
possiede elementi di unicità non riconducibili alle strutture già date soggettività, singolarità, originalità
 L’incessante intrecciarsi di questi due movimenti caratterizza l’esistenza sia individuale che
collettiva.
Svela gli intrecci in cui si articola l’interazione tra la dimensione sociale e quella soggettiva.
Analizziamo ciò che avviene nell’interazione tra i soggetti nella costruzione dei processi istituzionali come
alcune differenze divengano disuguaglianze=come l’organizzazione della stratificazione sociale produca
differenze tra gruppi di individui o viceversa.
Le differenze nell’incontro: una questione di comunicazione
Nell’interazione con l’Altro entra in gioco la propria identitàanalizzare le differenze come un questione di
identità sia soggettiva che collettiva. L’incontro con l’Altro può essere interpretato come il terreno di
incontro delle similitudini che ci rendono omogenei, e delle differenze che ci rendono unici e originali
(Simmel)
Nell’incontro con l’altro si rivela la natura dialogica e relazionale dell’identità è anche attraverso l’Altro, lo
scambio e la relazione che io divento ciò che sono =esperienza del riconoscimento reciproco, dipende dal
mondo che abbiamo di percepire l’Altro. Tre modi di riconoscere l’altro: riconoscimento negativo, ossia
disprezziamo o deridiamo l’altro con forme di umiliazione; l’indifferenza, ossia la negazione dell’esistenza
dell'altro e della sua differenza; e il riconoscimento positivo, nel quale comunichiamo all’altro la nostra
stima, approvazione=incoraggiamento e sostegno con sentimenti di fiducia verso l’Altro è attraverso lo

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sguardo dell’Altro, la sua stima e la sua fiducia che guadagno la mia autonomia (riconoscimento
incondizionato= stare in una relazione in cui l’Altro può autonomamente decidere le proprie azioni
assumendosene la responsabilità e caratterizzando lo scambio comunicativo come terreno di incontro e
confronto reciproco) da ciò deriva il riconoscimenti giuridico=affermazione di uguali diritti e doveri per un
auto-rispetto.
 Questo tema del riconoscimento ci fa riflettere sui modi in cui interagiamo con l’Altro, se
accogliamo la differenza, se ne comprendiamo l’ordine e le forme.
Dalle differenze alle disuguaglianze
Le distinzioni sono fondate su culture straniere, su stratificazioni in classi, sullo stile di via, sul genere in
ogni caso: incontriamo l’altro a partire dal ruolo che egli occupa nella struttura professionale o organizzativa
la differenza assume un significato simbolico derivato dalla posizione occupata dal soggetto nel sistema
strutturato dei rapporti sociali e in questo modo diventa disuguaglianza=differenza cui è associato un
giudizio, valutazione frutto di attività umane realizzate continuamente dai soggetti nel corso delle loro
interazioni.
MODI DI INCLUSIONE O ESCLUSINE le differenze diventano polarizzazioni, divergenze=separazione in
termini di opposizioni, lacerando la possibilità di costruire relazioni di fiducia reciproca nella differenza =
processi di chiusurain tale modo contribuiamo a cerare e riprodurre le disuguaglianze. Questi modi
alimentano la paura e la lotta x affermare e far prevalere il proprio punto di vista, a dispetto e in opposizione
all’altro.
Modo giusto di relazionarsi con l’altro: considerare la possibilità di scambio a partire dalle differenze=stare
in relazione. Praticare l’extopia: incontro dialogico tra due culture, esse non si fondono e non si
confondono= ognuna conserva la propria unità e la propria aperta totalità, ma entrambe si arricchiscono
reciprocamente entrambi i soggetti sono presenti con le loro differenze nella relazione=dialogando è
possibile l’affermazione della diversità dell’Altro come forma di ricchezza e di stimolo. L’alterità viene
valorizzata mettendosi dentro la relazione =comprensione reciproca. Creare un terreno comune di incontro.
[Modello di empatia, e del mettersi nei panni dell’altro=x la comprensioneno modo corretto].
Bourdieu: gli individui utilizzano etichette x farsi riconoscere, e x specificare le proprietà distintive. Gli
habitus, ossia le abitudini passano a livello latente attraverso la socializzazione e l’acquisizione dei modi
nelle pratiche della vita quotidianainteriorizzazione e assimilazione dagli individui. Appartenenza a una
classe sociale= condivisione di habitus e riproduzione dell’ordine sociale habitus sono talmente
interiorizzati che noi li riteniamo spontanei e naturali.
Con un riconoscimento negativo pratichiamo lo stigma=le differenze assumono significati particolari e
generano disuguaglianze nell’interazione tra soggetti. Processo di stigmatizzazione=interessa tutte le nostre
interazioni, in misura maggiore o minore. Chi è oggetto di stigma ha spesso interiorizzato le stesse
credenze=sensazione di non essere adeguato alla situazione.
Non sempre le differenze diventano disuguaglianze attraverso processi di stigmatizzazione riconosciuta
collettivamente, a volte è la dinamica inversa a generare discriminazione sul piano della distribuzione delle
risorse=assegnazione di vantaggi cumulativi che favoriscono alcuni a discapito di altri divario tra l’avere e
il non avere.
Nell’incontro è nell’aspetto immediato che ci basiamo x stabilire qual è la sua identità sociale=se possiamo o
meno fidarci ci lui.

Il viaggio nella vertigine del senso


L’incontro con la differenza ci permette di osservare come in qualsiasi situazione noi siamo in relazione di
scambio con gli esseri umani ci rende contemporaneamente autonomi e dipendenti, e al tempo stesso ci
ricorda il nostro essere limitati. Nell’incontro dobbiamo trovare l’equilibrio=capacità di assumere il punto di
vista dell’altro senza perderci.
Praticare l’extopia nelle nostre relazioni=ci permette di restare a contatto con le nostre emozioni, con le
nostre ragioni e di poterle sentire e condividere con l’altro.
Dobbiamo smettere di considerare la nostra posizione come assoluta e privilegiata per diritto naturale
rispetto alle altre così continuiamo a creare e produrre le disuguaglianze sennò. Dobbiamo allentare e
uscire dalle sbarre, dalle gabbie d’acciaio che ci chiudono in tale prospettiva.

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GENERE
Simmel: le tensioni sono l’espressione di un conflitto in atto tra il fluire incessante dell’energia vitale e le
forme in cui essa si cristallizza temporaneamente.
Parliamo delle forme del maschile e del femminile il processo di determinazione delle forme inizia ancora
prima della nascita degli individui, ed è messo in atto nelle relazione che lo circondano in vari modi.
I regali vengono fatti in base al sesso=differenza sessuale considerata naturale che corrisponde alle
caratteristiche fisiche, biologiche e anatomiche. A partire da attribuiti sessuali vengono assegnati ai soggetti
caratteristiche più ampie relative ad aspetti culturali=come le competenze, le capacità, aspetti emozioni,
sentimentivengono proiettati sui soggetti delle definizioni della situazione.
Genere=insieme delle differenze di ordine simbolico, culturale sociale con cui vengono identificate uomini e
donne e con cui vengono attribuite caratteristiche sulla base delle quali si formano aspettative sociali
distinte a seconda del sesso dei soggettiproduzione di ruoli sociali differenti. Differenze di ordine culturale
e simbolico strutturanti le appartenenze ai due sessi=costruzione socialecosì nel tempo si è formata la
subordinazione del femminile al maschile. Il ruolo debole della donna: donne traggono vantaggi nel rendersi
piacevoli e seducenti conquistano un possibile partner, ma allo stesso tempo svantaggio perché pagano dei
prezzi in termini di umiliazione.
Uno sguardo alle pratiche quotidiane
Bourdieu: ha analizzato come sia possibile una tolleranza e una perpetuazione con facilità di condizioni
fondate su abusi, ingiustizie e privilegi avviene attraverso un lavoro incessante di riproduzione cui
contribuiscono sia singoli sia le istituzioniutilizzando gli schemi di percezione prodotti dai dominanti.
Esempio: le donne sono oggetto di valutazione, sulla base di attribuiti ritenuti caratteristici del proprio
gruppo di appartenenza si ritualizza e differenze tra i generi, supposte come naturali, ma di fatto sono
una costruzione sociale.
 A livello di interazione tra soggetti e di pratiche della vita quotidiana, avviene il consolidamento e la
riproduzione di modelli e di strutture di genere.
L’organizzazione delle pratiche diventa disuguaglianza
Esiste un organizzazione sociale del rapporto tra i sessi, tramite la comunicazione e l’interazione.
Stratificazione di genere nei contesti lavorativi: come vengono definite le caratteristiche che i soggetti
devono mostrare di possedere x occupare una data posizione. Esistono dei stereotipi di genere condivisi
La segregazione occupazione di genere: differente concentrazione di uomini e donne in lavori diversi, trova
un radicamento preciso nelle interazioniomogeneità dei gruppi. Criterio e assunto dato x scontato:
omogeneità garantisca una comunicazione meno problematica. Viene messo in secondo piano la possibilità
che sia proprio l’eterogeneità a garantire la flessibilità strategia, tipica della modernità.
Discriminazioni nelle opportunità di carriera: ci sono delle costruzioni di genere che ostacolano l’affidabilità
delle donne all’interno di posizioni di lavoro elevate idea che le donne abbiamo una dedizione alla
famiglia, sposarsi e avere figli, che poi impedisce e minaccia la stabilità nel lavoro. Questi problemi di
famiglia e tale dedizioni sono dati x scontato. Segregazione verticale=donne schiacciate in posizioni
gerarchiche inferiori.
Dato x scontato: lavoro e famiglia sono due mondi separati e opposti =teorizzazione di Parsons,
funzionalista.
 Ciò che appare a livello strutturale quale elemento di ordine e stabilità si rivela a livello di vita
quotidiana nelle relazioni tra i soggetti, carico di tensioni, di frustrazioni e di disagi ecco che tali
teorizzazioni di Parsons non sono più valide e il modello di un’organizzazione perfetta e funzionale
basata sulla separazione entra in crisi. Infatti nel tempo tale separazione è servita soprattutto a
legittimare pubblicamente scelte e decisioni discriminanti.
Concetto di doppia presenza: donne che entrano nel mercato di lavoro, mantengono comunque il lavoro
familiare= c’è un continuo transitare dal ruolo di lavoratrice al ruolo di madri e mogli =si cerca di essere
presenti in entrambi i fronti.

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L’aspetto esteriore, attributo della bella presenza, diventa un fattore determinante nell’interazione x
decretare il destino professionale delle donne (oltre che all’interno dei lavori di cura in cui sono già presenti)
donne si devono occupare di aspetti relazioni ed i cura=sono capaci in base alla loro appartenenza di
genere. Uomini e donne sono destinati a differenti categorie d’impiego, legittimando le scelte attraverso le
rappresentazioni di genere.
Posizioni di responsabilità: dato x scontato che siano appartenenti agli uomini. Qui una donna per prendere
questo lavoro deve essere giustificata e legittimata in qualche modo=devono dimostrare qualcosa.
 Tali stereotipi di genere sono funzionali alle organizzazione x legittimare scelte, e discriminano i
soggetti sulla base delle credenze. Divisione sessuale del lavoro in base agli status ascritti di genere=
ciò determina le disuguaglianze sociali. Per cambiare: dobbiamo mettere in discussione i criteri, gli a
priori= decostruire i criteri e le dinamiche con cui interagiamo e costruiamo le relazioni.
Il lavoro dà forma alla maschera che il soggetto indossa nelle relazioni.
Terzo settore: attenzione posta sulla comunicazione, sulla soddisfazione e cura del cliente, bela presenza,
gestione delle emozioni…
La struttura organizzativa ed economica della società è sostenuta da un lavoro femminile quotidiano, non
retribuito, che attraverso gesti e relazione contribuisce alla riproduzione sociale centrale è la dimensione
emotiva.
Transitare tra le forme: identità di genere e sessualità
È nella socializzazione che vengono messi in atto i processi di crescita e di formazione=individui
acquisiscono le competenze tali interiorizzazione nei corpi e nelle emozioni creano aspettative sociali.
Vengono enfatizzate le differenza tra i caratteri di donne e uominii soggetti vengono invitati ad
identificarsi in uno dei due sessi e creare dei confini con l’altro.
Se c’è collaborazione di entrambi i genitori nelle cure dei figli fin dall’inizio=possiamo togliere alle donne il
rapporto esclusivo con i figli nel ruolo di madre, con conseguenze sul piano pubblico.
I generi, i sessi, le identità e gli orientamenti etici sono il risultato di una costruzione sociale che creiamo e
riproduciamo continuamente nella vita quotidiana anni ’80 corrente femminista critica il sistema sessuale
e mette in discussione i modelli tradizionali, con l’affermazione dell’esistenza di un piacere femminile =così
cambia la forma della comunicazione tra uomini e donne nella sessualità
Conclusioni:
Nella nostra società la dualità diventa opposizione, contrasto tra i due poli in realtà esse si inscrivono in
un continuum di cui rappresentano due modalità possibili tra le altre. Dobbiamo comprende i processi che
avvengono attraverso lo scambio o l’apprendimento reciproco tra i due poli. Siamo stati abituati a muoverci
nel confronto dell’omogeneità, piuttosto che a sviluppare il piacere dello scambio a partire dalle nostre
differenze.
Oggi la nostra società è diventata più flessibile nel fare la possibilità ai soggetti di oscillare da un genere
all’altro, anche se in ogni caso ha conservato la necessità di scegliere tra l’essere donna o uomo= costrizione
a stare necessariamente dentro una categoria escludendo l’altra= modalità di relazione in una logica o/o,
né/né.
 Dobbiamo muoverci in un altro modo: dell’unione e dell’integrazione= la modalità relazionale è
secondo la logica e/e=apre allo stare in interazione senza più stereotipi e immagini rigide di uomini
e donne aprirsi a relazioni che aiutano a coltivare le proprie differenze come occasioni di crescita,
senza dover rinunciare a parti di sé x aderire ai modelli dominanti.

PRATICHE LAVORATIVE, PRATICHE ORGANIZZATIVE


La continuità di compresenza e dialogo sono meno presenti nei luoghi di lavoro ci sono forme di
esternalizzazione e internalizzazione. Nuove forme di flessibilità del lavoro. Lavoro=le prestazioni di vari
individui cooperanti sono reciprocamente divise, e connesse tra loto e con i mezzi materiali di produzione
Incidenti: fanno parte del panorama lavorativo, considerata normale. Il lavoro è un’attività finalizzata verso il
mondo=frutto di un’esperienza sedimentata, condivisa, appresa e ridefinita.
Le organizzazioni sono i contenitori=frames, che collocano, incorniciano, le azioni degli individui. Sono una
forma di azione collettiva basata su processi di differenziazione (articolazione delle competenze, strutture e

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ruoli diversi) e integrazione (coordinamento tra queste diverse attribuzioni). All’interno però i soggetti non
condividono sempre le medesime aspettative e si adeguano passivamente ad ogni cosainfatti: all’interno
ciascun attore persegue anche il proprio fine, utilizzando le risorse disponibili a questo scopo. Il contesto
lavorativo condiziona le mosse degli attori e al contempo gli attori stessi condizionano il contesto.
Équipes:
Il lavoro di équipe=incontri di lavoro a cui possono partecipare solo determinate categorie di colleghi.
Funzione: rifugiarsi tra pari x aprire un confronti ed uno scambio=impegno dei membri. Siamo all’interno di
un retroscena goffmaniano=abbandonare la maschera della rappresentazione in pubblico senza che questo
pregiudichi la coerenza della messa in scena=rinforza anzi la capacità di mettere in scena nuove
rappresentazioni batteria sociale. E’ il tempo e lo spazio dove ammettere gli errori, esplicitare critiche,
accogliere suggerimenti=al riparo dagli sguardi del pubblico e verificare gli esiti della relazione individui
collaborano x mantenere una certa definizione della situazione. in questo modo si riproducono e
riproducono l’organizzazione.
Leaderships:
Ruolo e funzione della leadership: rimettere al suo posto qualsiasi membro dell’équipe la cui
rappresentazioni diventi sconveniente. E’ il mediatore dell’organizzazione=ruolo ibrido, mezzo dentro e
mezzo furi=partecipa alle équipes ma non alla pari con gli altri membril’atteggiamento assunto verso di
lui sarà quindi diverso da quello assunto verso gli altri partecipanti. Scopo: tutore dell’ordine simbolico,
guardiamo dei confini= il gruppo va difeso dal caos esterno. Funzioni: controllo sui propri collaboratori,
reclutamento per trovare nuovi soggetti nella cornice organizzativa, manutenzione della ribalta (chi occupa
posizioni di vertice deve partecipare a meetings internazionali, convegni, deve mantenere le relazioni con
altre organizzazioni)
Macchine e organismi:
Storica dicotomia:
-Modello razional-strumentale dell’organizzazione= divisione specializzata delle competenze, gerarchia,
impersonalità, standardizzazione fabbrica: divisione innanzitutto orizzontale (reparti-attività esecutiva), e
verticale (progettazione). Qui tutto è calcolabili e prevedibile in anticipo. Metafora della macchina
(orologio)=individui visti come ingranaggi, o pezzi di ricambio one best way. Saranno poi messe in luce le
ambiguità e le incertezze di tale visione. modello meccanico=burocrazia gerarchica, lavoratori sono pezzi
di ricambio.
-Approccio processuale= elementi di imprevedibilità, flessibilità e adattamento trovano spazio nel pensiero
organizzativo i soggetti acquisiscono considerazione, grazie al loro patrimonio di competenze
Organicismo, dinamico, interattivo, processuale= i soggetti diventano cellule, corpi vivi all’interno di un
altro corpo. Modello aperto agli imprevisti, che si adegua velocemente all’innovazione. La relazione è molto
importante. Modello organico=reti di sistemi autoregolati, lavoratori sono componenti del sistema.
 Si inizia a parlare di cultura organizzativa=studiare le organizzazioni come culture sociologia
fenomenologica, interazionismo simbolico, etnometodologia, tradizione etnografica passaggio da
un modello meccanico a un modello organico= tramite 3 processi: economia della flessibilità,
terziarizzazione, tecnologie informatiche (cambiamento nel modo di produrre=integrazione fra
settori e fra prodotti).
Nel passaggio dal primo al secondo livello: individui divengono parte consapevole e attiva nello
svolgersi del lavoro =capacità individuali, della relazionalità, dello spirito di gruppo.
Ci sono soluzioni ibride
Ambienti:
Relazione tra organizzazione e ambienti: si influenzano a vicenda ogni organizzazione interagisce con il
proprio ambiente, essendone condizionata a sua volta contribuendo a definirlo con il suo sistema di
relazioni, con i suoi processi e i suoi prodotti.
Apprendimenti:
Attenzione ai ruoli di confine. E’ fondamentale x ogni organizzazione innescare dinamiche di apprendimento
continuo, curando sia le relazioni con l’ambiente esterno sia il rapporto con gli attori sociali interni.

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a)RITUALI DI SEDUZIONE E FASCINAZIONE


Piccolo principe e la volpe addomesticare, ci vogliono i riti. Il piccolo principe osserva la società in cui
viviamo x la prima volta, e rimane stupito di fronte alle tante assurdità della vita dei grandi.
Possiamo muoverci verso l’altro nel percorso che la sua apertura verso di noi ha tracciato=così germoglia la
fiducia con il sorriso che comunica apertura, la solarità, le buone maniere, la delicatezza e la dolcezza.
Fascinazione=sinonimo di attrare, ha perso la sua connotazione negativa di un tempo=ora: capacità di
esercitare una grande attrazione.
Sedurre=non ha perso del tutto l’accezione negativa insieme delle strategie di cui disponiamo x non
essere più anonimi, per cambiare statuto, passando da qualunque a qualcuno. Il seduttore gioca con
emozioni, le manipola x insediarsi stabilmente nell’immaginario dell’altro e sviarlo dalla propria verità.
Simmel: la socievolezza rappresenta la forma più pura dello stare in società=arte di giocare con le maschere.
Durkheim e Collins: i rituali sono macchine produttrici di simboli e credenze morali produzione di
solidarietà, il gruppo riunito carica di energia (mana) i propri simboli, li rende sacri, e così facendo venera se
stesso.
il seduttore/fascinatore fingendo di venerare il self della vittima, venera se stesso, evocando energie
emozioni con cui alimenterà il proprio carisma.

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b)LE INTERAZIONI IN CLASSE


Anni ’70 la relazione insegnante-allievo era a senso unico.
Etnometodologi: iniziano a criticare i test che vedevano l’esistenza di risultati oggettivi=mettono in
discussione il dato x scontato.
Ricerche recenti: sull’interazione in classe sono alimentate da una prospettiva olistica=viene ricercato il
senso attributo dai diversi attori a quanto avviene nell’interazione= il controllo, lo spazio e il tempo vengono
continuamente ridefiniti in un processo di negoziazione tra insegnanti e allievi
Climi di classe:
Il livello di integrazione della classe una delle variabili più significative x i risultati scolastici e x il clima di
apprendimento. A situazioni di marginalità sociale corrispondono analoghe situazioni di marginalità
scolastica =gli studenti con difficoltà scolastiche provengono prevalentemente da famiglie svantaggiate e per
questo avrebbero bisogno di continuo sostegno e incoraggiamento da parte dei docenti invece: gli
insegnanti tendono a dare maggiore attenzione agli studenti che ne avrebbero meno bisogno.
Classi e classi:
Bourdieu: la scuola mantiene le disuguaglianze sociali. I bambini arrivano a scuola con un diverso capitale
culturale che deriva dalla provenienza sociale elle famiglie la scuola riproduce la struttura sociale
legittimando questa differenze.
Codici:
L’acquisizione di un tipo di codice viene determinato in primis dalla famiglia, e poi dalla scuola= è infatti
all’interno della processo di socializzazione primaria che avviene appreso il primo tipo di orientamento al
significato. Quado si arriva a scuola è necessario ricontestualizzare parti del codice appreso= alcune
esperienze effettuate assumeranno un significato nuovo.
L’orientamento al codice è connesso alla divisione sociale del lavoro: Bambini di classi popolari=codici
ristretti; bambini di classi agiate=codici elaborati, che permetto la costruzione di concetti astratti
universaliarrivano a scuola che utilizzano già in modo spontaneo il codice elaborato e permette loro di
operare astrazioni concettuali=così si sintonizzano sul linguaggio degli insegnanti. La scuola non ha
alternative alla legittimazione del codice elaborato, in virtù della sua funzionalità: esso consente infatti
l’astrazione concettuale la costruzione di significati che possono riferirsi anche ad un altrove.
L’influenza delle aspettative:
L’interazione in classe tra inseganti e allievi veicola aspettative che influenzano anche la riuscita scolastica.
Thomas e Rosenthal: se una cosa è ritenuta reale, essa sarà reale nelle sue conseguenzeeffetto
Pigmalione. riflessioni sull’esistenza e sulla forza dei pregiudizi nelle interazioni in classe tra insegnanti e
allievi =gli insegnanti assumono informazioni sull’origine sociale e il livello culturale degli allievi la
valutazione si avvale di questi elementi=influenzamento della provenienza sociale dei bambini
conseguenze sull’apprendimento scolastico=costruendo una profezia che si autoadempie.
Bambini attori:
Analisi interazionista e fenomenologica= transizione dal concetto di mestiere di allievo a quello di mestiere
di bambino cambiamento di prospettiva: esperienza scolastica interpretata all’interno di un quadro più
generale dell’insieme del processo di socializzazione si interessa alal soggettività, quindi vuole uscire dalle
tipizzazioni che vogliono delineare lo stereotipo di un generico bambino medio attenzione alle infanzie al
plurale. Scopo: comprendere le rappresentazioni costruite dai bambini sull’educazione=essi sono attori
sociali!

Messo in discussione il processo di socializzazione inteso come trasmissione unidirezionale dagli adulti ai
bambini processo di riproduzione interpretativa, dimensione collettiva i bambini non sono passivi
nell’accogliere i modelli culturali trasmessi dagli adulti, ma li interpretano in modo originale, e producono
cambiamento nelle culture degli adulti.

La classe come sistema:

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Modello di Batesonclassi vista come un sistema aperto e l’attenzione è posta alle modalità simmetrica e
complementari nelle relazioni tra insegnanti e allievi, e tra allievi fra di loro leggere le dinamiche
interattive, evitando gli etichettamenti=focalizzarsi sulla comunicazione tra le parti.

Cooperative Learning:

Interazione tra compagni di classerisorsa x l’apprendimento scolastico e x lo sviluppo delle competenze


sociali = apprendimento cooperativo. organizzazione del lavoro in gruppi eterogenei al loro interno e ci
sarà un trasferimento di competenze tra gruppi.

Le gestione della classe è una preoccupazione x gli insegnatiNon è più possibile impiegare la stessa
didattica l’utilizzo di tecniche di apprendimento cooperativo e le nuove tecnologie informative sono
un’occasione x modificare la relazione insegnante-studenti= tutti mettono in gioco le loro competenze, e gli
insegnanti rinunciano alla propria supremazia culturale.

Violenza:

La violenza si verifica a scuola come riflesso di quella esistente nella società. Oppure: studenti sviluppano
rabbia x essere stati illusi dalle promesse della scuola=essa si definisce democratica e meritocratica, ma non
è in grado di mantenere= illusione che tutti abbiamo le stesse possibilità di apprendimento e di vincere, in
realtà qualcuno parte da più indietro e altri invece sono avvantaggiati. Più aumenta la violenza a scuola e
più aumenta la risonanza mediatica di questi episodi.

Bullismo il bullo presenta caratteristiche emotive e fisiche che lo vedono in posizione dominante.

c)CONFERENZE, TEATRO, PERFORMANCE

Conferenza=forma comunicativa, è un rituale dell’interazione (Goffman) dal momento in cui è un


interazione faccia a faccia è un evento che riunisce un certo numero di persone che in compresenza fisica
hanno un comune focus di attenzione determinato dal conferenziere. La forma della conferenza:
comunicazione frontale nella quale vengono ribaditi e rafforzati i ruoli=costruire e confermare un noi (un
ceto) =mantenimento di confini tra gruppi, stratificazione sociale definita e marcata occasione celebrativa
del conferenziere che mantiene una reputazione=conferenza è una situazione che serve a riprodurre un
self=occasione celebrativa che consente di cristallizzare i ruoli di chi è in pubblico e di chi è sul palcoscenico.

Per i partecipanti è l’evento stesso, non tanto il contenuto, ad essere importante. Il conferenziere deve
assumere una determinata condotta e un certo contegno x non compromettere la rappresentazione
(attenzioni ai gesti, ai modi di fare…) = necessità della gestione del controllo corporeo e dell’uso di un
linguaggio ricercato (codice elaborato, tipico della scuola e delle università) tale linguaggio chiude il
conferenziere, è lontano da ogni contaminazione=in questo modo stabilisce e mantiene un certo ordine
sociale.

Il pubblico influisce sul modo di esporre del conferenziere (leggere il testo, lo parla, o è spontaneo) il
pubblico stimola positivamente o negativamente la comunicazione il testo comunque è una
conversazione informativa, il contenuto è rilevante come informazione. Nelle università: allievi non vivono
la conferenza come un’esperienza, un momento di incontro tra docente e allievo, ma come un passaggio di
informazioni=rituale di interazione passivo, dove si rafforzano e ribadiscono determinate caratteristiche

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della struttura sociale bisogna fare lezioni coinvolgenti e animate dove i professori condividono con noi il
loro sapere=non solo trasmissione di informazioni, ma vivere un’eperienza.

Conferenza tramite la metafora del teatro tradizionale= essi hanno in comune alcuni elementi: il carattere
non quotidiana, la compresenza di persone, uno solo che parla a molto, le intenzioni che passano attraverso
la voce e il corpo. Attore tiene in pugno il pubblico e a cui il pubblico volge i suoi applausi x confermare la
bravura, al di là della storia raccontata apprezzato più per l’atmosfera e come evento sociale, dove
mostrarsi.

 Dobbiamo avere una fiducia nel ruolo attivo esercitato dal pubblico nello sviluppo del processo
comunicativo pubblico come elemento non da domare, ma con cui interloquire, seppur in modo
indiretto. Infatti: in questi anni sono nate nuove serie di forme teatrali e performative che rinnovano
i concetti di scena, retroscena e pubblicodinamiche di comunicazione con tutto se stessi, senza
dominare l’altro, bisogna travolgerlo facendolo partecipare, con momenti in cui ci si rivolge
direttamente al pubblico= presenza nel qui ed ora avviene una metacomunicazione (insieme di
codici verbali e non verbali)

Il linguaggio non deve essere legato all’estetica, la natura di interazione è diversa fluisce ed è aperta
all’ascolto possibilità di fare esperienza sia da parte dell’attore che dello spett-attore, attraverso
diversi canali comunicativi, verbali e non.

Performance=ha luogo con la compartecipazione di tutti i presenti, che mettono in gioco mente e
corpo insieme e partecipano a una esperienza interazionale conoscitiva partecipazione del
proprio corpo oltre che della mente, della condivisione di esperienza tra spettatore e attore. Il
piacere è un elemento importante affinché l’interazione porti ad un’esperienza=ci deve essere
felicità! (Anche nel modo di insegnare). Infatti: il piacere non distrae da ciò che si sta apprendendo,
ma porta piuttosto ad apprezzare il gusto dell’apprendere, essa implica una partecipazione corporea
in una interazione che porta ad una profonda esperienza nella nostra cultura: idea che una cosa
piacevole sia necessariamente frivola e superficiale.

L’elemento ritmo è molto importante nelle situazioni di ascolto, in quanto permette di essere
presenti, di legarsi alla cosa che sta accadendo ed entrarvi. Altro elemento importante:
l’immaginazione.

TEATRO= Esiste al di là della scenografia e dei costumi, ma non può esistere sena il rapporto diretto e
palpabile, una comunicazione di vita tra attore e spettatore possibilità di comunicare interagendo=messa
in relazione. E’ un momento comunicativo che vive nel qui ed ora Ogni spettacolo fatto non sarà mai
uguale a un altro. La comunicazione deve essere aperta alle possibili interpretazioni del pubblico, non stare
concentrati su sé stessi.

d)LE INTERAZIONI NEI SERVIZI SOCIALI

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Servizio sociale professionale: promuove il cambiamento sociale, la soluzione dei problemi nelle relazioni
umane attenzione alla relazione tra soggetti e ambiente, innescare processi significativi di cambiamento x
promuovere e migliorare l’autonomia delle persone in condizione di difficoltà.

Il lavoro sociale è anche un atto morale di farsi carico della responsabilità che abbiamo x la sorte e x il
benessere dell’Altro. C’è una difficoltà di colmare uno scarto tra le dichiarazioni d’intenti su scala macro e le
difficoltà nelle azioni quotidiane=doppio dilemma, ambivalenze. E’ un lavoro centrato sull’interazione, dove
avviene la relazione tra stato sociale e cittadini eppure sembra fermarsi alle funzioni manageriali del
controllo della spesa. Chi lavora in questo settore è condizionato dalla posizione assunta dal welfare locale,
regionale e nazionale. Questo lavoro è visto socialmente come un semi-professione e ha poca visibilità
sociale.

Tali contraddizioni porranno la nostra attenzione su temi della relazione fra operatori e utenti.

Nodi cruciali:

Lo svolgimento di tale lavoro e i suoi esiti dipendono dalle mosse comunicative =dalla disponibilità di un
operatore ad attivare risorse e progetti, e dalla disponibilità dell’utente ad accettare la relazione. Però
concretamente: siamo di fronte ad una relazione asimmetrica, in un arco temporale definito dal contratto di
lavoro L'accesso al servizio e quindi l’inizio della relazione avvengono su basi asimmetriche, che
l’organizzazione e l’operatore possono contribuire ad alimentare, o viceversa ridurre, agendo
consapevolmente rispetto alle disuguaglianze che ne derivano. E’ all’interno di questo tipo di relazione che
gli operatori mettono in gioco la credibilità, la faccia, la reputazione dell’interno sistema locale di welfare.

Il giocatore-operatore è collocato entro una sacralità almeno organizzativa e professionale, ma non può
sottrarsi al giocatore-utente che vi accede categorie di deferenza e contegno= in questo gioco relazionale
si innesca un sistema di doveri e di aspettative, differenti ma reciproci e contemporanei: l’operatore
potrebbe attendersi segni di devozione, o deferenza x il suo ruolo rivestito (apprezzamento x il simbolo),
però tale deferenza va conquistata sul campo e il giocatore ha due opportunità: rituali di discrezione
(barriere, distanze) o rituale di presentazione. L’apertura del gioco relazionale è definito dal contegno
=modalità di presentazione di sé che ha a disposizione l’utente, e che l’operatore utilizzerà x costruire una
prima rappresentazione. Può attivarsi l’imbarazzo goffmaniano=crollo della aspettative reciproche.

Tema della discrezionalità e della tipizzazione, approccio interazionista =gli operatori lavorano in situazioni
che richiedono spesso risposte alle dimensioni umane, serve la loro osservazione sensibile, il loro giudizio.
L’operatore utilizza le pratiche di classificazione tipiche della burocrazia e le utilizza allo scopo di ridurre la
complessità, l’imprevedibilità delle interazionitrasformazione da persone a clienti, ai quali si chiede di
adeguarsi a tali categorie. Tale urgenza classificatoria crea i presupposti x una profezia che si autoadempie=
cliente finirà con il trovare più facile adeguarsi a questa etichetta che non ingaggiare una estenuate e
difficile battaglia di contro-definizione.

 Gli operatori dunque creano un set di categorie sulla base delle quali sistematizzano le persone, e la
possibilità di analizzare e rapportarsi ai clienti sulla base delle loro caratteristiche gli stereotipici di
un operatore possono portarlo a compiere le proprie scelte e classificazione sulla base di retroterra
simili.

 Dovrebbe esserci una formazione in continuo=capacità di gestire coinvolgimento e distacco,


accogliere, accompagnare e apprendere dalle storie che si raccoglie chi svolge il lavoro sociale ha
l’opportunità di agire riflessivamente=considerare il caso un tutto complesso, non riducibile ad
elementi semplici, standardizzabili, ma come un insieme di unità in reciproca interazione.

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e)INTERAGIRE CON DISAGIO E PRATICHE ORGANIZZATIVE

Disagio=mancanza di comodità, agio fa parte della nostra vita quotidiana si sperimenta imbarazzo e
stranezze, senso del pudore.

Parleremo del disagio psichico e delle dinamiche organizzative che sono state elaborate x gestirlo,
controllarlo e trasformarlo. L’identità di un individuo schizofrenico dipende dall’esistenza del sistema sociale
della psichiatria istituzionale. John Nash prima di essere considerato pubblicamente come schizofrenico, è
considerato semplicemente strano ciò che accade nei rapporti tra gli stigmatizzati e i normale, è la
creazione del reciproco imbarazzo. Alle origini della nascita delle istituzioni di alienazione: imbarazzo che le
persone con disagi psichici suscitano nelle relazioni.

Per controllare queste persone: istituzioni manicomiali, forme di contenimento della devianza. A partire
dagli anni ’60: movimento di critica a tali istituzioni, da parte dai lavoratori =idea di immaginare e costruire
qualcosa di sostitutivo=creare nuovi rapporto tra le strutture psichiatriche e gli attori esterni, tra operatori e
utenti sulla base del riconoscimento dei diritti delle persone. 1978: Legge Basaglia.

Spazio organizzativo x le strutture psichiatriche lo spazio è molto importante in ambito psichiatrico a
causa della tendenza delle nostre società a spezzare il mondo in isole di significato nettamente distinte tra
loro= confini artificiali, non naturali. Gli spazi di sorveglianza=sono i luoghi formalmente liberi (spazi
comuni) ma sottoposti al diretto controllo.

 Dobbiamo osservare questi spazi organizzativi, x addentrarci tra le pratiche lavorative, conoscere
utenti e lavoratori che vivono le relazioni in modi diversi. Capir le strutture psichiatriche e i luoghi di
confine.

Asimmetricità delle relazione: nei i rapporti tra operatori e utenti e tra i rapporti nei i diversi livelli
gerarchici di operatori rituali di subordinazione in cui si attuano condizioni di deferenza e
contegno particolari.

Se il quadro di riferimento di organizzazione è la terapia allora gli operatori non riusciranno a staccarsi dal
loro ruolo professionale. Ci sono altri modi: modalità con cui gli operatori creano nuovi modi di interazione
è esperienza, come qualcosa che facciamo e qualcosa che abbiamo =ci orientai in ciò che facciamo e che
faremo.

L’utente all’interno dell’organizzazione si deve adattare a delle regole e dei ritmi diversi da quelli della
quotidianità=avviene una ri-costruzione della sua identità personale secondo dei modelli funzionali
all’istituzione. Attraverso il contegno gli utenti dimostrano il buon adattamento all’istituzione=grazie a
questo vengono considerati verso il normale, come se facessero dei progressi.

Le nostre società vedono il comportamento psicotico come una violazione di regole stabilite x la condotta
dell’interazione faccia a faccia come se servisse una ri-socializzazione=pratiche appunto di ritorno al
contegno.

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Un altro aspetto: gli operator invadono la sfera persona e intima dell’utente= ribalta e retroscena dell’utente
perdono la loro separatezza.

Ci possono comunque essere delle relazioni alla pari= operatori e utenti capaci di costruire con momenti di
vicinanza e confidenza=relazione di fiducia. A ciò si oppongono i processi welfare che inseriscono in ambito
sanitario modalità aziendali e organizzative=prevedono la riduzione dell’investimento sul personale.

Nuove istituzioni a partire dagli anni ‘70=più indirizzate a un promuovere un modello educativo, piuttosto
che uno clinicizzante. Ci sono i vari livelli di protezione e di regressione della malattia= raggiunto un buon
livello di autonomia si va in una struttura meno controllatacircolarità: la soluzione abitativa vien scelta
caso per caso e nella specificità della situazione=andate e ritorni dell’esistenza umana.

Prospettiva umoristica nella modalità di relazione quotidiana è un buon modo di interazione= uscire dagli
schemi rigidi e anaffettivi in cui la psichiatria si è rinchiusa.

Questi sono luoghi dove il disagio è stato organizzato.

f)INTERAZIONI E RITUALI AZIENDALI

Osservare e riconoscere i rituali presenti in un’azienda =modalità molto varie. Due modi: strategie
economiche e razionali tipiche delle logiche di mercato, e comunicazioni informali alla macchinetta del caffè
dove emergono sfumature che costruiscono la vita quotidiana dentro l’organizzazione importanza della
vita quotidiana, intrecciarsi di interazioni e relazioni. Ogni attore deve fare i conti con delle regole formali e
informali che esistono prima del suo arrivo, nonostante ciò gli attori non vengono più pensati come
elementi che si sono semplicemente adattati al contesto (dagli anni ’70) interazioni tra attori e micro-
rituali permettono ai soggetti di essere parte di un gruppo la comunicazione va incentivata e lo scambio
apporta benefici.

Analizzare la vita quotidiana dell’azienda tramite la metafora teatrale =attraverso un copione non scritto, a
ugualmente condiviso e regolato, i diversi attori intervengono, mettendo in scena la parte per cui si sono
esercitati e preparati a lungo nel retroscena=esercizio dei ruoli e della messa in scena delle parti
interpretate nella ribalta quotidiana aziendale.

Importante saper lavorare e avere conoscenza e esperienza, ma ancora più importante è saper socializzare e
non venire emarginato=creare dei gruppi, dei nuclei fissi, una squadra. Anche se si è fuori dalla squadra o
non si appartiene al contesto, si può capire costa sta succedendo grazie ai comportamenti comunicativi
degli attori.

E’ importante per il leader aziendale e per il mantenimento dell’organizzazione stessa avere un ambiente
pulito e vendere un prodotto affidabile importante avere interazioni faccia a faccia dirette con la clientela.

 Gli atteggiamenti comunicativi di un leader diventano una politica d’azienda, un riconoscimento


visibile, una cultura =cultura aziendaleessa influisce a creare l’attore aziendale che investe un
ruolo e recita la parte che gli viene affidata. Quindi l’attore gioca un ruolo prescritto e al tempo
stesso coltiva la sua creatività e i suoi spazi, legati a sentimenti personali e alle amozioni quotidiane.

Anche il setting dell’organizzazione creatore di sensazioni e importante elemento di comunicazione


interna la deferenza verso la direzione viene compresa attraverso l’osservazione di pratiche
comunicative esplicite.

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Per manifestare la lealtà verso l’azienda i dipendenti adempiono al rituale dei saluti
ufficiali=attraverso la cena di fine rapporto di lavoro. Comunque è presente all’interno del lavoro
una mescolanza tra vita aziendale e sfera privata.

E’ presente un riconoscimento e la differenza tra colleghi tramite nomi e definizioni comunicative.

 Ogni azienda ha una sua reputazione, a seconda della quale maturano, nel tempo, delle
caratteristiche distintive, positive o negative gli attori che operano nel contesto aziendale si
cuciono addosso tale reputazione.

Le riunioni favoriscono la scambio e il dialogo, la conoscenza reciproca e la formazione di


impressioni sui colleghi.

 La cultura aziendale concorre a creare l’atto organizzativo: il riconoscimento dell’attore come parte
del gruppo avviene attraverso le interazioni comunicative con gli altri che condividono l’insieme
delle pratiche aziendali.

g)I RITUALI RELIGIOSI

Rituali religiosi=lo studio parte da Durkheim, che poi ne estende le caratteristiche ai rituali sociali.

Durkheim inizia a studiare e interpretare alcuni riti delle società degli Aborigeni australiani e degli Indiani
dell’America del nord x analizzare la categoria del religiosopoi diventa uno strumento di analisi applicabile
a molti altri rituali formali e informali della vita sociale.

L’odore è oggi ritenuta una funzione secondaria eppure sentire col naso è centrale=annusare l’atmosfera
di qualcuno o di qualcosa rappresenta la percezione più intima che di quella cosa o di quella persona si
possa avere.

Il rito si concentra sul corpo=è un veicolo di esperienza religiosa ponte di comunicazione tra il divino e la
natura. Esistono tecniche di sovrastimolazione del corpo e delle sue percezione, mediante l’utilizzo anche
contemporaneo di una serie di mezzi, vengono impiegati da molte tradizioni culturali: musiche, canti, danze,
attività sessuale, autoflagellazione, ripetizione di movimenti del corpo. Pratiche di sottostimolazione delle
funzioni corporee: sottoalimentazione, digiuno, astinenza sessuale, controllo della frequenza respiratoria
=contenere le energie x aprire canali con il divino. Queste sono tutte attività corporee individuali o collettive
che servono x dare forma ai vari modi di entrare in contatto con la dimensione del trascendete.

Etica puritana=adozione di una rigorosa pratica estetica (esercizio metodico) determina la nascita e lo
sviluppo del capitalismo. Si fonda sulla dottrina delle predestinazione=l’essere umano può salvarsi per sola
fede= deve vivere la propria professione come una vocazione, perché non può conoscere i disegni di Dio. Il
successo che ottiene nel lavorogli garantisce la salvezza eterna. Per fare ciò sono richiesti sacrifici,
sobrietà, costanza, e controllo dei propri desideri. Asceta=predisposto ad un agire di tipo razione rispetto
allo scopo o al valore

Sciamani: sono gli intermediari tra la forza dell’indicibile e la vita quotidiana=guidano le masse attraverso
l’intero percorso di morte e di rinascita. C’è una modificazione della percezione di sé nel mondo e del
mondo.

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Sciamano=predisposto ad un agire guidato da un’intenzione altra di tipo affettivo-emozionale, a causa della


forte effervescenza ed eccesso di stimolazioni.

 Però: non dobbiamo parlare di asceti e sciamani in modo totalmente di contrapposto sennò
abbiamo una visione dicotomica e eccessivamente semplicistica della realtà, contrapponendo
automaticamente categorie dell’esperienza (selvaggio/civilizzato, primitivo/moderno,
irrazionale/razionale…). Infatti sia nella condotta dello sciamano che in quella dell’asceta di possono
veder confluire elementi sia dell’uno che dell’altro tipo di agire.

Il corpo riesce sempre a sfuggire ad ogni nostro più severo tentativo di controllo alcuni eventi della vita
profana entrano occasionalmente nello spazio-tempo sacro.

Missioni cattoliche=a contatto con le religioni africane, pre-colombiane e dell’America latina =casi si
sincretismo culturalegli elementi delle varie religioni si sono con-fusi. Il cattolicesimo ha strategicamente
da sempre lasciato spazi ad un sincretismo culturale proveniente dalle tradizioni e dalle religioni più diverse
nello spazio e nel tempo.

New age=si configura come un fenomeno fortemente legato al bisogno di rispondere alle spinte spirituali-
sacrali profonde dell’essere umano che chiedono di essere placate.

 Ci sono diverse modalità con cui gli esseri umani, a seconda dei vari contesti storici e sociali, si
rapportano al sacro a determinare tanta varietà di forme culturali. Un oggetto non è sacro in sé=ma
lo diventa per il modo in cui un gruppo di persone si comporta nei suoi confronti= un azione rituale
indirizza su di esso la propria attenzione e lo carica della propria energia uno stesso oggetto può
acquisire significati simbolici radicalmente opposti. Quindi: il sacro non è da intendersi come
qualcosa di stabile e definito una volta per tutte=è qualcosa di profano che cambia natura, cambia di
segno x volontà stessa degli uomini. Tali classificazioni e credenze dividono il mondo in due generi
che comprendono tutto ciò che esiste, ma che si escludono radicalmente tra loro: ciò che puro e
sacro e che va isolato e protetto da ciò che è impuro e profano, infatti quest0ultimo deve essere a
debita distanza dal primo attraverso l’imposizione di divieti=SEPARAZIONE.

MANA= è l’energia impersonale e anonima proveniente dalla società, che crea il valore delle cose e delle
persone.

WAKAN=idea di una forza religiosa unica che costituisce l’unità dell’universo e di cui tutti gli altri principi
sacri sarebbero soltanto forme o modi di essere derivati.

 Indicano quell’unica energia che nei rituali religiosi viene prodotta e a cui, attraverso i rituali, viene
data una forma piuttosto che un’altra, sulla base di quello che, per ciascuna religiosa, è il modo di ri-
legare questa dimensione. Questa energia viene indirizzata e fata convergere, insieme a quella degli
altri partecipanti, verso uno stesso focus attentivo che in questo modo si attiva e si trasforma in un
simbolo caricato energicamente=caricamento energetico.

Chi partecipa a tali rituali esce portando con sé sotto forma di maggior benessere e con un
sentimento di fiducia che potrà utilizzare nella sua vita quotidiana=dopo un po’ sentirà il desiderio
di rincontrare di nuovo quel gruppo.

Il sacro è interpretato come trascendente, ossia come qualcosa che una volta prodotto in maniera
endogena dalla società, crea separazione o province finite di significato=inserite all’interno di una
cornice o frame=confine netto e definito tra la sfera della realtà quotidiana e quella dell’esperienza
religiosa.

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A volte si parla di ritualismo (Merton)=quando il tipo di agire caratterizzato dalla ripetizione dei mezzi adatti
a perseguire un fine di cui, però gli attori hanno perso il senso =attività rituale come un comportamento di
gesti ripetitivi, meccanici, automatici e svuotati di senso.
Le reale funzione del rito religioso non consiste nel produrre dei risultati particolari e definiti (scopi), ma nel
produrre effetti più generali risposta sociale: il gruppo si ri-unisce x celebrare un quale rito= così in quel
momento il gruppo viene nuovamente ad essere ricreato, celebrato, i suoi membri assicurati e la loro fiducia
rinsaldata solo ora si piò affrontare le sfide della vita. Sia riafferma un noi contrapposto a un loro
(giocatore che fa il segno della croce) a volte entra a far parte del dato x scontato dell’ordine sociale e
appare come naturale e socialmente prodotto=si contribuisce inconsapevolmente a generare e a riprodurre
quel qualcosa si cui la ritualità stessa è costruita, ovvero un certo tipo di noi. I riti quindi: produzione di
effetti, e non di risultati.
Goffman: pluralità di self come prodotto dell’ordine delle molteplici interazione che ci vedono coinvolti.
L’esperienza del rituale religioso rappresenta il locus ne quale verrebbero sperimentati una pluralità di self,
ma non soltanto nel senso orizzontatale della mondanità, ma anche in quello verticale della trascendenza.
 Tutte le immagini delle varie religioni mostrano un fondo comune, un motore profondo che lega
pur nelle diversità radicali delle forme che assumono, questi non sono altro che i passi simbolici di
una danza unica e ancestrale che ovunque, da sempre, gli esseri umani compiono x cercare, seguire,
corteggiare, suscitare, appagare e raggiungere il loro bisogno di sacralità.

h)I RITUALI SPORTIVI


I rituali sportivi intesi in senso ampio sono le varie forme sociali di espressione del movimento corporeo.
Questi rituali di interazioni sono caratterizzati da ambivalenza. Negli eventi sportivi ordine e conflitto non si
escludono a vicenda intreccio tra relazioni armoniose relazioni conflittualiquindi: il conflitto non è il
contrario dell’ordine sociale, ma è invece una delle modalità di interazione attraverso cui tale ordine prende
forma.
Il processo di sportivizzazione =è legato ai processi di civilizzazione, razionalizzazione e secolarizzazione.
Tali situazioni sono momenti di effervescenza collettiva che confermano o ricreano il legame sociale tra
coloro che partecipano al rituali=sono un gruppo, una collettività. I giochi sportivi mostrano la teoria di
Simmel: l’ambivalenza della vita sociale è data dal dinamico intrecciarsi di cooperazione e conflitto.
Punto di vista funzionalistico= olimpiadi sono un momento di incontro e di aggregazionerispetto
reciproco, tolleranza, amore fraterno, pace. Nonostante questa appartenenza universalistica, ogni nazione
ottiene visibilità e riconoscimento attraverso le prestazioni degli atleti che li rappresentano=appartenenza di
tipo particolaristico viene attivato il sentimento di appartenenza nazionale.
Sport: termine che indica i più svariati tipi di attività ludico-motoria, ma in realtà esso si riferisce a quella
particolare configurazione delle pratica motorie che si è sviluppata nel 1500, parallelamente alla società
delle buone maniere, alla nascita degli Stati nazionali e del parlamentarismo la pratiche ludiche e i
tradizionali giochi popolari furono sottoposti ad un processo di disciplinamento=limitare e controllare le
manifestazione corporee dell’aggressività. Il rugby=gioco x le classi agiate, i quali sapevano già esercitare
l’autocontrollo e quindi potevano pratica attività che comportassero scontri fisica violenti.
Sport moderni: la competizione è regolamentata =sanzionato l’uso della violenza, modalità di assegnazione
della vittoria, viene salvato l’onore degli sconfitti, rispetto delle regole, uguaglianza delle condizioni di
partenza, possibilità di rivincita=sono gli oggetti sacri.
E’ rimasto come modello di sport il paradigma dello sport competitivo di origine vittoriana= il record e la
vittoria sono gli oggetti sacri

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 Da un lato viene richiesta correttezza e rispetto delle regole e degli avversari, e dall’altro si
impongono come unici obiettivi la vittoria, la prestazione, il record ad ogni costoambivalenza e
polisemia.
Nelle competizioni di possono creare delle gerarchie ordinarie temporanee= ma una volta usciti dal rito si
torna alle stratificazioni sociali, politiche ed economiche rituali sportivi possono apparire come oppio dei
popoli, valvole di sfogo= finiscono x confermare l’ordine istituito e quindi rafforzarlo.
I processi di mediatizzazione/commercializzazione/mercificazione hanno reso ancora più complessa e
conflittuale la dimensione rituale dell’evento sportivo. Coloro che sono allo stadio=importante la
dimensione prossemica della partecipazione e dell’esserci magli stadi si sono trasformati sempre più in
non luoghi simili ai centri commerciali ai cinema= ci sono posti a sedere ordinati e numerati, i tifosi sono
costretti essere semplicemente spettatori disciplinati=non c’è più la possibilità di essere coprotagonisti.
I riti dello sporti hanno impatto rilevante sulle dinamiche di genere=ci sono fattori culturali che influenzano
la costruzione di modelli di genere =distinzione tra sport maschili e femminiliha assegnato agli uomini le
attività che esaltano la competitività, la forza e l’aggressività, e alle donne quelle che richiedono
coordinazione, armonia, leggiadria.
 Le attività sportive e ludico-motorie rendono particolarmente evidente la centralità del corpo nelle
dinamiche interattive e comunicative è attraverso il corpo che si rappresentano i modelli di
genere, le differenze etniche o razziali, le distinzioni di status.

i)I IRITUALI POLITICI


La dimensione rituale e simbolica è di fondamentale importanza nella lotta x il potere politico e nella
costruzione dell’autorità e della legittimità ci sono forme più istituzionali dei riti del potere, e accezioni
più estese della ritualità politica.
3 importanti modalità di ritualizzazione nel tempo:
- La sacralizzazione= nel Medioevo celebrazione della sacralità del sovrano e del suo carattere
trascendente. Le pratiche e i rituali miravano ad alimentare e confermare la credenza nel potere
salvifico del re. Si trasforma nei riti della società di corte=dove tutti sono impegnati nella lotta x
assicurarsi i favori del re, il quale era un leader rituale=a lui era richiesta la capacità di mantenere i
delicati equilibri che si reggevano su di un complesso sistema di pesi e contrappesi.
- Il culto della politica= regimi totalitari del 1900, nazi-fascismo e totalitarismo sovietico il potere
politico ha il ruolo di guidare il popolo verso l’unica direzione possibile di progresso e di salvezza
morale. Nei primi: l’unità della nazione era data attraverso il mito del popolo ariano e il culto della
nazione e del leader; nei secondi: i rituali celebravano l’ideologia marxista-leninista. Entrambi:
costituirono una vera e propria religione politica= la politica estendeva la sua sfera di influenza a
tutti gli ambiti della vita sociale. I rituali di massa=mostravano la potenza dell’apparato statale e
educavano le masse al conformismo (le differenze individuali dovevano essere subordinate alle
esigenze della collettività e del sistema).
- La politica dell’integrazione=religione civile, negli attuali sistemi politici democratico-rappresentativi
la coesione sociale è assicurata dall’esistenza di un sistema di orientamenti morali di fondo
=questi sono resi visibili e confermati periodicamente in occasione dei più importanti eventi politici:
elezioni, feste nazionali, commemorazioni. E’ quindi attraverso il sistema simbolico e i suoi
rappresentanti che viene rinnovata la solidarietà pre-contrattuale che lega i membri della
società=essi vengono investiti dalla sacralità, avendo il ruolo di tramite simbolico, che sta alla base
del legame sociale essi son stati eletti come rappresentanti legittimi attraverso procedure
legali/razionali=e incarnano perciò gli orientamenti morali di fondo, ossia il centro simbolico della
struttura sociale.

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Abbiamo visto gli aspetti integrativi e di rappresentazione unitaria del “noi” dei grandi riti politici, ma non
abbiamo analizzato la dimensione conflittuale essi costituiscono anche un’arena conflittuale, dove i vari
attori lottano x imporre la propria definizione della situazione=i rituali servono a rafforzare i gruppi
dominanti al suo interno, e non tanto all’effettiva unione della comunità=ambiguità e polisemia dell’azione
rituale, la rende un’arma a doppio taglio.
Politica rituale=è un continuum di eventi e di azioni =vanno da situazioni più esplicitamente definite e
riconosciute come cerimonie politiche istituzionalizzate (esempio: elezioni politiche= elettori, recandosi a
vota, rinnovano la loro adesione morale alla forma legale-razionale di conferimento e riproduzione del
potere sulla quale si bassa questa società=grado di legittimazione d cui gode l’autorità politica), ad altre
apparentemente più strumentali che esplicitano in realtà la fondamentale funziona rituali (esempio:
cerimonia di insediamento di un presidente della repubblica =sancire una differenza tra l’eletto e gli altri
membri della collettività, rendere più autorevoli le sue parole e i suoi comportamenti.
Esistono raggruppamenti che utilizzano il rituale x creare un’anti-struttura, con forme di organizzazione della
vita e delle relazioni sciali diverse da quelle imposte dall’ordine istituito esempi: manifestazioni di
protesta, forum= forme di opposizione rispetto ai modelli dominanti, distruzione del sistema, e presentare
forme modalità alternative di organizzazione= modificare e sovvertire l’ordine sociale.

Esistono delle minoranze attive=lottare x dimostrare una situazione di disuguaglianza e malfunzionamento,


oppure si lotta non solo x vincere, ma per poter partecipare alla lotta=dare visibilità a attori sociali che
normalmente non hanno accesso alle arene decisionali.

 La dimensione rituale occupa una posizione molto rilevante nella politica contemporaneo= le
rappresentazioni collettive con cui diamo significato al mondo e immagiamo il tipo di società in cui
vorremmo vivere vengono create, rafforzate, modificate o distrutte attraverso l’azione rituale. I
governi e i detentori del potere cercano di influenzare la costruzione di tali rappresentazioni
collettive. Quindi l’analisi della politica va ben oltre lo studio dei significati ufficialmente attribuiti
alle cerimonie istituzionali e richiede l’osservazione empirica dei processi messi in atto, degli attori
coinvolti e degli effetti di volta in volta generati

l)LE CERIMONIE DEI MEDIA


Nelle società contemporanee i riti sono caratterizzati da frammentarietà, e possono veicolare
contemporaneamente diversi significati e si prestano ad una pluralità di interpretazioni  oltre ai processi
di differenziazione e individualizzazione, un elemento che incide in maniera radicale sulle forme
contemporanee della ritualità è l’enorme diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e il modo in cui
essi pervadono la vita socialerendono più complessa l’interpretazione dei riti contemporanei. Si sviluppa
una dimensione virtuale che si contrappone a quella reale e concreta del rito=esempio: si creano pratiche
rituali anche senza che i partecipanti si radunino fisicamente nello stesso luogo (solidarietà prossemica)
creazione di pratiche rituali che recuperino una solidarietà di tipo prossemico, legata alla concretezza della
compresenza fisica (Forum)= si creano delle communitas=il movimento collettivo di cui le persone si
sentono parte esiste davvero, ha una consistenza reale.
Esistono mondi di cui facciamo esperienza solo in modo mediato=mass media creano nuove forme di rituali.
Alcuni rituali possono assumere complessità nuove = esempio: due persone che si sono conosciute in chat
line e poi decidono di incontrarsi di persone =il rituale di primo incontro non sarà uguale agli altri
cambiano le forme di interazione, di gestire la transizione dalla cornice on-line a quella della compresenza
fisica massa media modificano le forme rituali esistenti. Altro esempio: gli eventi sportivi sono influenzati
dalle pressioni dei media= trasformazione da tifosi in semplici spettatori= l’effervescenza collettiva non
viene alimentata, e si rimane seduti disciplinatamente a gustare la dimensione estetica della partita.

Scaricato da Francesco Bello (francebello11@gmail.com)


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Talvolta gli stessi partecipanti al rito cercano di costruire la celebrazione tenendo conto dei mass media =
manifestazioni di protesta, azioni dimostrative, pubbliche rivendicazione efficacia maggiore quando
guadagnano l’attenzione dei media e diventano visibili nella scena pubblica.
I forum possono diventare anche dei luoghi virtuali in cui si crea una contro-informazione, cercando di
prendere le distanze dal discorso dominante veicolato dal medium televisivo=communitas alternativa.
Con i media si creano comunque dei rituali collettivi, sebbene non si sia in presenza fisica= unisce tutti i
partecipanti nella consapevolezza di un mutuo coinvolgimentoesempio: famiglia riunita davanti alla tv x
celebrare in gruppo l’evento e riprodurre, attorno alla trasmissione mediatica, una solidarietà rituale di tipo
prossemico.
Ci possono essere numerose interpretazione che possono attribuire loro significati anche molto diversi da
quelli attribuiti dai partecipantiesempio del Gay Pride. Moltiplicazione dei pubblici, sempre più articolati
e sempre più lontani =formulano una quantità di commenti e interpretazione che si discostano dal senso
attribuito da coloro che il rito lo mettono concretamente in atto.
 I mass media, trasmettendo gli eventi, ma anche proponendone una loro interpretazione,
accentuano notevolmente la complessità dei rituali contemporanei, rendendo impossibile il
controllo del loro significato comunicativo da parte di coloro che danno vita alle celebrazioni. I
rituali pubblici così diventano sempre più delle arene conflittuali, nelle quali i diversi attori lottano x
imporre la propria interpretazione.

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