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CINEMA

Il 28 dicembre 1895 al Salon indien du Grand Café di Boulevard del Capucines a Parigi nasce il
cinema con la prima proiezione pubblica. Il costo del biglietto è di un franco e assistono alla
proiezione 33 spettatori. Fino agli anni’60 si può parlare di scuole, poi solo di singole personalità.
Il cinema nasce dalla fotografia, viene visto come “foto in movimento”, 24 fotogrammi al secondo.
Nel 1891 T. Edison inventa il Kinetoscopo ; esso permette una visione singola, cioè uno spettatore
per volta può vedere ciò che viene proiettato.
I fratelli Lumiere inventano il Cinematografo che invece consente la visione a più spettatori.
I fratelli Lumiere vendono a Charles Pathé (produttore cinematografico e cineasta francese) i diritti
del cinematografo, quest’ultimo ebbe l’idea di bucare i fotogrammi.
All’inizio la bobina contiene massimo 10 filmati da 56 secondi. I filmati sono “documentari che
rappresentavano la realtà”, non vi sono attori. La prima proiezione rappresenta operai che escono
dalla fabbrica. La cosa divertente e che gli operai, essendo stati avvisati, sono tutti vestiti a festa e
non in tuta da lavoro. Il film si chiama “ La sortie de l’Usine Lumière à Lyon” e ritrae il momento
dell’uscita degli operai della fabbrica Lumière a Lione.
L’arrivo di un treno alla stazione di la Ciotat è uno dei più famosi cortometraggi dei fratelli
Lumiere, film di 35 mm, durata di 45 secondi. Proiettato per la prima volta il 6 gennaio 1896. Viene
utilizzata un’inquadratura non frontale, ma angolare. Secondo la leggenda alcuni spettatori
scapparono durante la proiezione per paura di essere travolti. La scena del film viene ripresa nel
film “Le comiche”, i protagonisti (Paolo Villaggio e Renato Pozzetto) entrano nel cinema e quando
rientrano nel film, il treno alle loro spalle invade la sala, scaraventandoli di nuovo fuori. La scena è
stata ripresa anche nel film Superfantozzi del 1986 con Paolo Villaggio. Viene citato anche nel film
“Hugo Cabret” di Martin Scorsese.
I produttori cinematografici del tempo sono:
Leon Gaumont che fonda la più antica casa di produzione cinematografica del mondo (1895) Il
simbolo della casa è la margherita in omaggio della madre Marguerite. La segretaria di Gaumont,
Alice Guy Blaché, è la prima regista donna dell’industria cinematografica
Charles Pathé, produttore cinematografico e cineasta francese, produce e commercia apparecchi
fonografici e costruisce i primi cinema utilizzando i baracconi di fiera. Pathé riesce a monopolizzare
l’intero processo industriale, dalla pellicola vergine alla macchina da presa, dai proiettori alle sale
cinematografiche, dai soggetti ai film.
La pellicola fotografica viene inventata da Eastman Kodak, in realtà il reverendo Goodwin forse
era giunto all’invenzione prima ma ottenne il brevetto dopo. Kodak, morto suicida, dà un
risarcimento al reverendo di 5 milioni di dollari.
Georges Melies, regista, attore ed illusionista francese. A lui viene dedicato il film Hugo Cabret.
Viene riconosciuto come secondo padre del cinema (dopo i fratelli Lumiere) per l’introduzione e la
sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative. Da molti è considerato l’inventore della
regia cinematografica. A lui viene attribuito l’invenzione del cinema fantastico e del montaggio. Fu
uno dei primi ad usare l’esposizione multipla, la dissolvenza e il colore (dipinto a mano
direttamente sulla pellicola). Il critico e storico del cinema lo definisce “Il Giotto della settima arte”.
Essendo un illusionista, Melies voleva filmare le operazioni di magia. Tra i suoi cortometraggi
ricordiamo: “Un homme de tetes” del 1898, durata 1 minuto e in bianco e nero e “The India
Rubber Head”. La sua casa di produzione entra in crisi per la concorrenza di quelle americane, ma
anche perché la sua azienda vien distrutta da un incendio. Georges Melies, ridotto in povertà,
vendeva pupazzi in una fiera a Parigi.
Le proiezioni avvenivano all’interno dei tendoni, il cinema muto dura fino al 1927.
Alice Guy Blaché comprende per prima che il cinema può servire a raccontare delle storie e non
solo per registrare la realtà. Nel 1896 viene prodotto il primo cortometraggio, la durata è sempre
di 56 secondi, per la prima volta la trama narrativa è frutto di un progetto pensato e poi realizzato.
La messa in scena non è improvvisata ma una realizzazione di un’idea e di fasi progettate. La
Blaché è la prima che inventa storie per il cinema, scrive circa 400 opere. Prima opera “La Fee aux
choux”.
In un primo momento i fratelli Lumiere cercano di sfruttare economicamente il cinematografo:
fanno filmare le città straniere e poi proiettano i filmati per chi non ha ancora visitato le città.
Il 4 maggio 1897 scoppia un incendio nel Bazar de la Charité, probabilmente a causa di una
sigaretta accesa. Muoiono centinaio di persone, tra cui anche la sorella della principessa Sissi. Le
pellicole sono composte da nitrato d’argento e pertanto fortemente infiammabili.
L’incendio aumenta ancora di più l’ostilità della Chiesa verso il cinema, timorosa che da esso possa
nascere la pornografia come effettivamente poi accadde.
Il cinema industriale nasce con l’allungamento del metraggio e l’introduzione della figura del
produttore e del regista, quest’ultimo espletava anche le funzioni di sceneggiatore.
Loius Feuillade è stato il primo regista moderno, ha creato il serial. Tra i suoi film: Fantomas e Les
Vampires.
Anche in America, nella East Cost, si hanno i primi esperimenti cinematografici. W. Fox, Goldwyn,
Mayer, Selnzick hanno una grande disponibilità economica. Iniziano a riprodurre i filmati senza
pagare nessun diritto d’autore. I prezzi di ingresso sono molto bassi, si paga un nickel per cui il
numero degli spettatori aumenta notevolmente. I film vengono proiettati presso grandi teatri
dismessi. Il cinema americano nasce come “cinema comico”. Si tratta di una comicità immediata
(slapstick) di pancia, si tratta di un prodotto popolare.
Gli americani creano una legislazione sui diritti d’autore per evitare che altri possano appropriarsi
delle loro produzioni cinematografiche.
Il cinema italiano nasce come “un cinema d’epopea”. Sono i prima a mettere in movimento la
macchina cinematografica. Il cinema per gli italiani è una forma d’arte, funzionale a raccontare i
grandi fatti della storia. A Torino nasce la prima casa di produzione, “Kines”.
I film raccontando epopee, durano anche oltre le due ore, venivano proiettati nei teatri e sono
molto costosi. Tra i film ricordiamo:
1. La presa di Roma di Filoteo Alberini 1905
2. Gli ultimi giorni di Pompei di Luigi Maggi 1911
3. La Gerusalemme liberata di Enrico Guazzoni 1911
4. Cabiria di Giovanni Pastore 1914
In Italia nasce il divismo, è legato alle “seconde donne”, femme fatale, irraggiungibili. L’uomo
italiano aveva in mente due donne: la madre/moglie e l’amante. Il cinema prende spunto dalle
seconde donne.
Il primo divo italiano fu Rodolfo Valentino, alla sua morte si assistette a scene di disperazione. Tra
le donne ricordiamo:
1. Francesca Bertini
2. Lidia Borrelli
3. Tina Manicchelli
Il cinema italiano si arresta con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Gli italiani inventano la
tridimensionalità, la macchina in movimento e le scenografie. Il primo movimento di macchina si
ha in Cabria. Gli italiani però nonostante tutte queste innovazioni non creano la grammatica del
cinema.
Sarà David Wark Griffith a creare la grammatica del cinema e per questo considerato il vero padre
del cinema. Inizia a spiegare le tecniche:
 flashback
 piano americano
 piano alternati
 sceneggiatura
 montaggio analitico, alternato e parallelo
 effetto flou
 ripresa in movimento
Griffith scrisse 80 film, ricordiamo: Intolerance (1916), Nascita di una nazione (1917).
Effetto Kulesov
Kulesov fece un esperimento che dimostra che la sensazione che un’inquadratura trasmette allo
spettatore è influenzata in maniera determinante dalle inquadrature precedenti e successive.
L’effetto Kulesov dimostra la grande importanza del montaggio nella comprensione di ciò che
appare in una sequenza cinematografica ed è fondamentale per la formulazione delle prime teorie
sul montaggio stesso. Tuttavia non esistono documenti o prove su questo esperimento, poiché il
materiale filmico andò distrutto durante la Seconda guerra mondiale, e non c’è nemmeno la
certezza che l’esperimento sia realmente avvenuto nei termini in cui è stato descritto,
considerando che le testimonianze di chi vi prese parte divergono su alcuni particolari.
NASCITA HOLLYWOOD
Hollywood è un quartiere della città di Los Angeles, in California, situato a nord – ovest dal centro
della città. Nonostante non sia una città, ma un distretto, è detta “la citta dei VIP o Tinseltown. Due
sono le vie famose: Sunset Boulevard e Wilshire Boulevard. All’interno raccoglie i grandi teatri di
posa (21 nel periodo di massima prosperità) e le abitazioni degli attori, dei registi e dei produttori,
situate in genere alle pendici della vicina collina di Beverly Hills.
Il nome Hollywood (letteralmente “bosco di agrifogli”) è stato coniato nel 1886 dall’imprenditore
Hobart Johnstone Whitley, definito il padre di Hollywood per le grandi opere che realizzò come
l’Hollywood Hotel e la Banca di Hollywood. Secondo il diario di H.J. Whitley, il nome dell’area
nasce mentre era in viaggio di nozze, nel 1886, e si trova in cima alla collina che dà sulla valle. A un
certo punto arriva un uomo cinese su un carro che trasporta legna, sceso dal carro, si inchina e alla
domanda su cosa stesse facendo risponde “I holly – wood”, intendendo “I’m hauling wood” cioè
“sto trasportando legname”. Whitley da quel momento decide che il nome della nuova città
sarebbe stato “Hollywood”. “Holly” – l’agrifoglio avrebbe rappresentato l’Inghilterra mentre
“wood” avrebbe rappresentato la sua discendenza scozzese. Il nome viene poi utilizzato la prima
volta ufficialmente su di atto notarile da H.H. Wilcox, quando vi impianta la sua azienda agricola di
160 ettari nel 1887.
Alla fine del XIX secolo Hollywood era ancora un ranch diventando un villaggio solo agli inizi del
secolo successivo.
L’incremento demografico e la fama di “mecca del cinema” arrivano molto più tardi, nel 1910, più
o meno grazie alla lotta per i brevetti cinematografici, scatenatesi a partire dal 1907.
La Motion Picture Patents Company, monopolizzava tutti I brevetti, impedendo ai concorrenti di
realizzare film. Da New York e da Chicago (che era allora il centro della produzione
cinematografica) i produttori indipendenti iniziano a trasferirsi con le loro troupe in California,
stato in cui monopolio della MPPC non era legalmente valido, e così che giungono a Hollywood.
Il villaggio viene scelto sia per favorevoli condizioni climatiche sia per la vicinanza al mare, alle
montagne e al deserto, ambienti che si prestavano chiaramente come ottimi sfondi naturali per
girare gli “esterni” per i vari filoni cinematografici.

GLI ANNI VENTI E LE PRIME SCUOLE


Le avanguardie degli anni Venti utilizzano nuovi linguaggi artistici, normalmente dopo grandi
eventi catastrofici si cambia sempre. Il dadaismo nasce in Svizzera nei primi anni del Novecento
come reazione all’ottimismo positivista.
L’espressionismo tedesco
Viene caratterizzato dalla distorsione del segno e dall’URSCHREI (grido primordiale).
L’espressionismo di oppone “all’impressione”; per gli impressionisti l’arte era l’impressione che noi
riceviamo e che si cerca di riprodurre. Il movimento va dall’esterno all’interno. Alla fine
dell’Ottocento era nata la fotografia che rappresentava perfettamente la realtà.
Gli espressionisti partono da uno sguardo interiore a poi vanno verso l’esterno. Pittura e cinema
sono arti figurative. Il segno non è fotografico. Il cinema espressionista dura circa 8 anni. Nasce nel
1919 con il film “ Il gabinetto del dottor Caligari” , film muto diretto da Robert Wiene.
FILMOGRAFIA
IL GOLEM DI PAUL WEGENER E HENRIK GALEEN (1921)
DESTINO DI FRITZ LANG (1921)
NOSFERATU, IL VAMPIRO di FRIEDRICH WILHELM MURNAU (1922)
IL GABINETTO DELLE FIGURE DI CERA DI PAUL LENI (1924)
METROPOLIS DI FRITZ LANG (1927)
L’espressionismo tedesco cerca il proprio soggetto nelle legende storiche, nella mitologia della
storia dei popoli. Sono film claustrofobici. La distorsione del segno si ha distorcendo la realtà, tutto
viene filtrato attraverso la tensione dell’incubo. I temi: il morto che ritorna, strade che non
spuntano, policromocità. Vengono utilizzati quattro colori diversi per dare l’idea delle diverse
situazioni (blu = notte; rosso purpureo = passione/ dramma; seppia= interni)
Le scritte rappresentavano le voci interiori. I direttori della fotografia andarono negli anni’ 30 a
Hollywood creando il cinema noir.
IL CINEMA RUSSO (URSS)
Il primo film russo è Boris Godunov, ispirato ad un racconto di Aleksandr Puskin. Inizialmente il
cinema viene inteso come un’arte elevata per cui vengono messe in scena opere della letteratura
classica. Volendo il sonoro posizionavano gli attori dietro la proiezione (immagine) il modo che la
visione fosse accompagnata dalle parole. Il primo cinema russo non si caratterizza per una grande
genialità tecnica. Le pellicole viaggiavano con gli attori; i film sono per lo più drammatici o
melodrammatici. I film spesso hanno due finali diversi: uno drammatico per il mercato interno ed
uno ottimista per il mercato estero.
Spesso i russi prendono le storie americane e cambiano il finale facendolo diventare tragico.
La filmografia russa cambia a partire dal 1917. Diventa uno strumento educativo delle masse e
viene finanziato dallo Stato.
Tra il 1918 e il 1924 viene compiuto uno studio teorico del cinema. Tra il 1924-28 si assiste alla
grande stagione del cinema sovietico.
I film più importanti sono:
 La corazzata Potemkim di Sergej M. Ejzenstejn (1926)
 La madre di Pudovkim (1926)
 La fine di San Pietroburgo di Pudovkim (1927)
 Ottobre di Ejzenstejn (1928)
 L’uomo con la macchina da presa di Dovzenko (1930)
Dagli anni Trenta la filmografia sovietica subisce una battuta d’arresto per la censura e vengono
prodotti solo film di propaganda del regime.

Il surrealismo in Francia
Nel 1924 viene pubblicato il Manifesto del surrealismo di A. Breton che segna la nascita del
movimento. Il surrealismo viene influenzato dal dadaismo, arte assolutamente distruttiva. Nel
dadaismo risulta centrale l’esaltazione dell’inconscio, il sogno, la sessualità repressa e la scrittura
automatica.
Il surrealismo propone la creazione di una nuova arte, capace di liberare l’uomo. Nel cinema
surrealista è centrale il tema del sogno. Il film non è mai messo a fuoco, ed è impregnato
fortemente da una sovrastruttura concettuale.
Uno dei maggiori esponenti del surrealismo è Luis Bunuel, regista, sceneggiatore e produttore
cinematografico spagnolo naturalizzato messicano. Studia letteratura e filosofia presso l’università
di Madrid, dove conosce Federica Garcia Lorca e Salvatore Dalì. Nel 1925 si trasferisce a Parigi
dove inizia a frequentare il gruppo surrealista. Tra la sua filmografia ricordiamo: Un cane andaluso,
scritto e diretto insieme all’amico Salvatore Dalì; e L’age d’or, dove l’esaltazione del rapporto
blasfemo fra Cristo e il Marchese de Sade provoca feroci reazioni di protesta da parte della chiesa.
Il film, vietato subito dopo l’uscita, potrà uscire solo nel 1950 a New York e nel 1951 a Parigi.

Il cinema statunitense negli anni Venti


Il cinema americano nasce come cinema comico, in un percorso che va dalla slapstick alle comicità
d’autore. I maggiori protagonisti sono:
Harold Lloyd che rappresenta la classica figura dell’eroe integrato;
Charlie Chaplin, eroe da romanzo melodrammatico, alla fine prevale sempre la speranza e il
riscatto pur all’interno di un percorso emotivo forte;
Buster Keaton, figura molto più complessa, si tratta di una comicità malinconica;
Stan Laurel e Oliver Hardy, comicità legata ad un mondo più infantile, una comicità immediata.
La comicità scaturisce spesso dal contrasto tra antico e moderno, dalla lotta tra macchina e natura.
BUSTER KEATON (1895-1966)
Diventa famoso come “l’uomo che non ride mai”, espressione impassibile, sguardo quasi
impietrito, comicità lunare. La folgorante carriera artistica si esaurisce però nel corso di un
decennio, concludendosi tristemente con l’avvento del sonoro. Keaton inizia a calcare le scene fin
dalla tenera età. Le gag comico – acrobatiche del piccolo Buster, fatto rotolare dal padre su e giù
per il palcoscenico, spopolano nei teatri della provincia americana. Con il passare degli anni,
trascorsi sulla strada, senza una regolare istruzione scolastica, Keaton, forma il suo straordinario
repertorio di attore apprendendo dai suoi amici artisti i segreti della recitazione comica, ma anche
del ballo, del canto, garantendo il successo del trio familiare
Buster Keaton vorrebbe adeguarsi al nuovo ma non riesce; “rotola sempre”, un continuo tentativo
di completamento della formazione, ma si tratta sempre di un equilibrio precario.
Sotto contratto con la MGM, viene chiesto a Keaton di adattarsi al sonoro ma lui rifiuta. Keaton
faceva a meno anche dei cartelli o cmq ne usava pochi. Spiegava con le immagini, non aveva
bisogno del linguaggio, non osava controfigure. Uno dei suoi ultimi film è stato girato in Italia con
Ciccio e Ingrassia. Carmelo Bene a proposito di Keaton dirà: “nei film di Keaton non c’è né bene né
male, non ci sono eroi positivi o negativi, il mondo non viene compreso, il mondo viene
paragonato ad una saponetta di sapone su cui si scivola ed ogni tanto è possibile trovare un
equilibrio.
Il sonoro cambia anche la comicità, simbolo di questa nuova comicità sono i fratelli Marx.
Il film sonoro
Nel 1927 viene proiettato il primo film sonoro, il vero inventore del sonoro è il messinese Giovanni
Rappazzo che per prima registra una pista sonora e visiva. Rappazzo era un perito elettronico,
registra una banda sonora in parallelo con quella visiva. Brevetta la sua invenzione e la propone
alle case di produzioni, ma non trova acquirenti. Il cinema italiano, scoppiata la guerra entra in crisi
e nel primo dopoguerra la crisi economica permane. Non viene ascoltato. Rappazzo invia la sua
invenzione a Hollywood, alla Warner Bros. Non ottiene nessuna risposta, dopo cinque anni
scadono i diritti d’autore e lui non rinnova. L’anno dopo a Hollywood viene presentata una nuova
invenzione che ha utilizzato le ricerche di Rappazzo.
La prima proiezione pubblica è de “Il cantante di jazz” di Alan Crosland (Warner Bros); si tratta in
realtà di un film ibrido, un po' sonoro e un po' muto. A partire dagli anni’30 vengono proiettati
solo film sonori.
In Italia il primo film sonoro proiettato è “La canzone dell’amore” (1930) di Gennaro Righelli tratto
dalle novelle “In silenzio” di Luigi Pirandello. Con l’invenzione del sonoro cade l’ultima differenza
con il teatro. Monicelli diceva che potrà morire la sala cinematografica ma non il cinema in sé.

AVVENTO DELLE DIITTATURE E CINEMA


Il cinema durante l’era fascista assume le forme del documentario, del cinegiornale. Nei film viene
descritta in un primo momento soprattutto una società rurale, scarso all’inizio il riferimento alla
tecnologia; avevano l’obiettivo di educare ad una società nuova e di dare una visione ottimista
della realtà. I film servivano per educare al credo fascista; Dio, padre e famiglia. Il cinema fascista
non veniva censurato, i produttori si autocensuravano, avevano bisogno dei finanziamenti dello
stato.
A partire dagli anni’30 si sviluppa il “cinema urbano”, come il film di Walter Rutmann “Acciao”,
girato tutto all’interno delle acciaierie di Terni.
Le storie vengono ambientate nei grandi centri urbani.
Dal 1937 al 1943 abbiamo il periodo dei “telefoni bianchi”, era il simbolo delle famiglie alto –
borghesi ed era ambientato nelle case borghesi. Questo filone veniva anche chiamato cinema
ungherese; parlava di storie d’amore: cameriere che di innamoravano del padrone ecc. Prendeva
spunto dal cinema ungherese, in Italia non era accettabile il tradimento. Il cinema diventa un puro
strumento d’evasione: tradimenti, belle donne, nessuna aderenza alla realtà.
Nel 1924 viene creato l’Istituto Luce (Unione cinematografica educativa)
1935: viene fondato il centro sperimentale di cinematografia
1937: fondazione di Cinecittà
1938: inizia la censura dei film stranieri.
In Italia si stava formando una grande scuola cinematografica, veniva pubblicata una rivista
cinematografica, “Cinema”, diretta dal figlio di Mussolini in cui lavoravano molti futuri neorealisti
come Rossellini.
Nel 1943 Cinecittà viene saccheggiata dai tedeschi. I fascisti vorrebbero portare le ambientazioni
nel nuovo villaggio cinematografico fondato a Salò, (cine - villaggio di Salò 1943-45) ma i tedeschi,
invece, portarono con loro molte cose in Germania. Il cine – villaggio produsse circa 10 film mai
distribuiti.
Ai cineoperatori viene proposto di trasferirsi a Salò, andarono Bragaglia e Blasetti.
Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, due attori molto noti degli anni ’30 e sostenitori del fascismo, si
trasferiscono nella Repubblica di Salò. Osvaldo Valenti fa parte della X Mas, la Ferida era sua
moglie.
Catturati dai partigiani, furono fucilati perché accusati di essere amici della banda Koch.
Pietro Koch è stato un militare, criminale di guerra e ufficiale di polizia politica italiano. Fu a capo
di un reparto speciale di polizia della Repubblica Sociale italiana, nota come Banda Koch, che
operava a Roma e brevemente a Milano, macchiandosi di numerosi crimini contro nemici catturati
e oppositori politici, come torture e omicidi.
Cinecittà viene ricostruita nel secondo dopoguerra. Il neorealismo è nato anche da una necessità,
si girava per strada, non ci sono più luoghi di posa.
Il neorealismo dura pochi anni ( 1945- 1949).

IL CINEMA TEDESCO DURANTE IL NAZISMO


Dal 1927 al 1933 si afferma un cinema di spessore:
L’angelo azzurro di Josef Von Sternberg
M il mostro di Dusselfdorf di Fritz Lang.
E’ il periodo della crisi della Repubblica di Weimar. Queste pellicole esprimono la decadenza, il
senso della fine. Questi film danno l’idea di un salto nel vuoto, raccontano la fine di un’epoca.
L’angelo azzurro è recitato da Marlin Dietrich. Un professore universitario non capisce
l’assenteismo dei suoi allievi, scopre che vanno in una bettola per assistere agli spettacoli di Marlin
Dietrich. Il professore perde la testa e cade in una spirale di perdizione. Innamorato
perdutamente, lascia il lavoro, e lei lo utilizza per i suoi scopi, facendolo travestire anche da
valletto. Si tratta dello scontro tra due società: il vecchio e il nuovo. Marlin Dietrich era anche una
cantante.
Fritz Lang fu invitato da Goebbels a diventare capo del cinema tedesco. Lang rispose “ forse non sa
che ho sangue ebreo”, Goebbels rispose “decidiamo noi chi ha sangue ebreo”. La notte stessa,
dopo aver rifiutato, fugge dalla Germania.
Il film racconta la storia di un mostro. A Dusseldorf si verificano degli omicidi di bambini, la città va
in subbuglio, si crea il panico, tutti vedono nell’altro un possibile assassino. La stessa malavita
risente del clima creatosi. Il film si conclude con un processo finale in cui la giuria è formata da
malviventi. Il killer diventa il simbolo dello scardinamento della società.
1933
Con il nazismo molti registi fuggono, il cinema viene statalizzato. La Germania aveva perso molti
grandi nomi, c’è un vuoto intellettuale. L’unica regista degna di nota è Leni Riefenstahl. Due le
opere:
Il trionfo della volontà (1934), tratta della riunione tenutasi a Norimberga
Olimpia (1936), tratta delle Olimpiadi del 1936, obiettivo è far vedere il volto straordinario della
Germania. Viene esaltato lo spirito olimpico, attraverso la bellezza del corpo ariano.
Il cinema tedesco riprenderà solo alla fine degli anni’60 con il nuovo cinema tedesco, una nuova
generazione nata dopo la Seconda guerra mondiale.
In Germania nel secondo dopoguerra bisogna fare i conti con il senso di colpa. Si tende a non
parlare degli eventi legati al nazismo.

IL PERIODO D’ORO DI HOLLYWOOD


Gli studios nascono negli anni’10, si consolidano negli anni’20 e trovano il loro massimo sviluppo
negli anni’30. Le grandi majors erano 5 e controllavano tutto il sistema: produzione, distribuzione
e presentazione nei propri cinema.
MGM (Metro Goldwyn Mayer – 1924) Produsse Ben -Hur, Via col vento, Il mago di Oz. Greta
Garbo, Joan Crawford, Clarke Gable, Spencer Tracy erano gli attori sotto contratto.
Paramont (fondata nel 1914, produce dal 1925), era amante dei film di prestigio e reclutavano
stranieri, come Hitchcock. Rodolfo Valentino, Marlene Dietrich, Gary Cooper, Cary Grant erano gli
attori sotto contratto.
Warner Bros, fu la prima mayor ad arrivare al sonoro, produce i primi musical e i gangster movie
(Scarface…) I divi sotto contratto erano: Bette Davis, Humprey Bogart, Fratelli Marx
Fox, si consolida negli anni quaranta con Fritz Lang e John Ford (film western). Tra le dive Shirley
Temple.
RKO, fu la mayor più cinefila, distribuisce i film della Disney e lancia Fred Astaire e Ginger Rogers.
Tra i film più famosi Quarto potere di Orson Welles. Quest’ultimo voleva produrre da solo i suoi
film, ma era scostante ed molti suoi progetti restarono incompleti. Orson Welles dopo Quarto
Potere doveva far approvare i suoi film, non aveva piena libertà di espressione. Hitchcock
guadagnava molto, per cui godeva di grande autonomia, faceva sceneggiature molto precise
perché si scocciava andare sul set. Ebbe problemi di censura solo su PSICHO.
Columbia, registi famosi Frank Capra (Accade una notte, Orizzonte perduto, l’eterna illusione)
tutti I film di Chaplin tr ail 1923 e il 1952. Era la meno ricca, ma la più estrosa. Propone la
partecipazione di Buster Keaton, ma lui rifiuta. Chaplin capiva che godevano della libertà creativa
ma non possedevano le sale dove proiettare i film.
Universal, specializzata in film del terrore intrisi di effetti speciali
Tod Browing creò scandalo con “Freaks” (1933), suo capolavoro. È un film oscuro e maledetto per
le sue conseguenze. È la storia di un circo, i protagonisti sono tutti disabili, appunto mostri. Venne
considerato scandaloso perché al cinema non si erano mai visti personaggi del genere, erano
mutilati che lavoravano veramente nel circo, diventando fenomeni da baracconi. Il cinema,
essendo arte visiva, colpiva di più. Accaddero anche aborti spontanei in sala per lo shock. Dopo
pochi mesi il film venne ritirato nelle sale. In Italia arriva negli anni’60 . Alcune parti del film sono
state distrutte.
La conseguenza fu l’introduzione di una legislazione per evitare simili eventi.
I grandi film venivano identificati con le Mayor. Erano loro che sceglievano i registi. Gli
sceneggiatori non avevano nessun contatto con i registi, per cui le sceneggiature erano molto
dettagliate. Ogni major aveva uno stile cinematografico.

I fratelli Marx e l’anarchia comica


Arriva il sonoro e cambia il linguaggio del cinema, la comicità non può più essere legata alla
comicità del gesto ma deve essere legata dalla parola. Le battute erano dirette. Si concentrano su
un riso dissacratore, ridono e scherzano su tutto, smontano i pilastri fondanti della società. So
muovono comunque all’interno delle norme legislative approvate. Utilizzano i giochi linguistici e le
discendenze nobili (stile ripreso da Woody Allen). Si ha una ripresa continua e dialettica di ciò che
dice l’interlocutore. I fratelli Marx non sono mai autori ma solo e sempre interpreti.
Filmografia:
 Animal Crackers (1930)
 I fratelli Marx al college (1933)
 La guerra lampo dei fratelli Marx (1933)
 Una notte all’opera (1935)
 Un giorno alle corse (1937)
 Una notte a Casablanca (1946)
Alla fine degli anni quaranta la loro comicità tramonta, si passa ad una forma di comicità meno
immediata e più costruita.

Il codice Hays e lo standard etico del cinema (1934 – 1966)


Il codice Hays ha l’obiettivo di normare il cinema, di porre dei limiti ben precisi. Vengono affermati
alcuni punti fondamentali:
 non si poteva produrre nessun film che abbassasse gli standard morali degli spettatori, la
simpatia del pubblico non poteva essere indirizzata verso il male o comportamenti deviati.
 Si dovevano presentare solo standard di vita corretti (non più gangster movie come
Scarface)
 Non potevo essere ridicolizzata la legge divina, non erano ammesse le scene di nude.
Hollywood rinuncia all’immagine visiva ma ricorre alle allusioni e si utilizzano gli ammiccamenti
verbali. Queste regole durano per molto tempo. A partire dalla seconda metà degli anni ’50 il
codice viene meno rispettato per poi essere abolito nel 1966. Queste norme americane diventano
anche europee anche se non vengono mai formalizzate in un codice o in una norma ben precisa.
La spiegazione forse stava in una certa dipendenza culturale.
Il puritanesimo americano ancora oggi presente in America non influenza più l’Europa. Il codice
Hays fu eliminato nel 1966.
In Italia negli anni novanta fu abolita la Commissione censura, tale organismo aveva bloccato
alcuni film importanti come, L’ultimo tango a Parigi, Totò che visse due volte.
La Censura esiste ancora oggi, e si esplicita in “consigliato a” o “divieto ai minori---“.

IL NEOREALISMO
Il neorealismo si sviluppa durante il Secondo dopoguerra. I neorealisti si formarono attorno alla
“Rivista Cinema”. Non si trattava di una scuola; i registi che ne presero parte avevano tutti
personalità diverse, ma si trovarono ad operare nelle stesse condizioni. I maggiori protagonisti del
neorealismo sono: Rosellini, Visconti, De Sica e De Sanctis.
La prima opera neorealista è “Roma città aperta” di Rossellini, l’ultima è “Umberto D” di Vittorio
De Sica.
In realtà prima di Roma città aperta era stato già girato un film neorealista “Ossession” del 1943,
tratto da un romanzo americano “Il postino suona sempre due volte”.
Non esistevano più gli studi di posa, si registrava in una situazione di emergenza. I registi filmavano
le condizioni economiche e sociali. Quasi tutti i registi erano stati impegnati nella Resistenza.
Visconti produsse molti filmati su episodi storici.
Ogni regista aveva delle caratteristiche specifiche. Rossellini veniva considerato come colui che
“raccontava la “realtà di fatto”; Luchino Visconti come colui che “interpretava la realtà”; Vittorio
De Sica come il regista che “pedinava la realtà”; De Sanctis come colui che “ricostruiva la realtà”.
Rossellini raccontava la vita come un reporter, una sorta di “diario degli eventi”. Tra i suoi film
ricordiamo: Germania anno zero, Paisà, Roma città aperta, Stromboli.
Nel film Paisà, strutturato in 6 episodi, si racconta la liberazione;si tratta di un film collettivo, di un
cinema didattico. Rossellini nell’ultima fase della sua vita produsse molti documentari su filosofi
come Cartesio e Pascal.
Visconti apparteneva ad una nobile famiglia milanese. Negli anni’30 si traferisce a Parigi e viene a
contatto con il cinema francese. Trasferitosi a Roma entra nella “Rivista cinema” e nella
Resistenza.
Per girare Ossession vende i gioielli di famiglia. Visconti nel film “La terra trema” rivisita il fatalismo
di Verga, ne dà una lettura gramsciana, un’incitazione alla rivolta. Il narratore è la voce di un
autore fuori campo, che guarda dall’esterno. Visconti racconta e spiega la realtà.
Vittorio De Sica si tuffa dentro la realtà. Viene meno ogni distanza. La macchina da presa in mezzo
alla gente. Lo spettatore si immerge nel film grazie alla tecnica del pedinamento. Tra i film
ricordiamo: Ladri di Bicicletta, Umberto D, Sciuscià.

Giuseppe De Sanctis mette in scena un Italia che vede la possibilità del riscatto, una speranza verso
il futuro. Nel suo film più famoso “Riso amaro” l’attrice Silvano Mangano guarda avanti, vuole
vivere la dimensione del sogno. Nel suoi film erano presenti anche molti temi popolari, veniva
rappresentato una realtà poliedrica non sempre ben vista da chi era al governo.

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