Il 28 dicembre 1895 al Salon indien du Grand Café di Boulevard del Capucines a Parigi nasce il
cinema con la prima proiezione pubblica. Il costo del biglietto è di un franco e assistono alla
proiezione 33 spettatori. Fino agli anni’60 si può parlare di scuole, poi solo di singole personalità.
Il cinema nasce dalla fotografia, viene visto come “foto in movimento”, 24 fotogrammi al secondo.
Nel 1891 T. Edison inventa il Kinetoscopo ; esso permette una visione singola, cioè uno spettatore
per volta può vedere ciò che viene proiettato.
I fratelli Lumiere inventano il Cinematografo che invece consente la visione a più spettatori.
I fratelli Lumiere vendono a Charles Pathé (produttore cinematografico e cineasta francese) i diritti
del cinematografo, quest’ultimo ebbe l’idea di bucare i fotogrammi.
All’inizio la bobina contiene massimo 10 filmati da 56 secondi. I filmati sono “documentari che
rappresentavano la realtà”, non vi sono attori. La prima proiezione rappresenta operai che escono
dalla fabbrica. La cosa divertente e che gli operai, essendo stati avvisati, sono tutti vestiti a festa e
non in tuta da lavoro. Il film si chiama “ La sortie de l’Usine Lumière à Lyon” e ritrae il momento
dell’uscita degli operai della fabbrica Lumière a Lione.
L’arrivo di un treno alla stazione di la Ciotat è uno dei più famosi cortometraggi dei fratelli
Lumiere, film di 35 mm, durata di 45 secondi. Proiettato per la prima volta il 6 gennaio 1896. Viene
utilizzata un’inquadratura non frontale, ma angolare. Secondo la leggenda alcuni spettatori
scapparono durante la proiezione per paura di essere travolti. La scena del film viene ripresa nel
film “Le comiche”, i protagonisti (Paolo Villaggio e Renato Pozzetto) entrano nel cinema e quando
rientrano nel film, il treno alle loro spalle invade la sala, scaraventandoli di nuovo fuori. La scena è
stata ripresa anche nel film Superfantozzi del 1986 con Paolo Villaggio. Viene citato anche nel film
“Hugo Cabret” di Martin Scorsese.
I produttori cinematografici del tempo sono:
Leon Gaumont che fonda la più antica casa di produzione cinematografica del mondo (1895) Il
simbolo della casa è la margherita in omaggio della madre Marguerite. La segretaria di Gaumont,
Alice Guy Blaché, è la prima regista donna dell’industria cinematografica
Charles Pathé, produttore cinematografico e cineasta francese, produce e commercia apparecchi
fonografici e costruisce i primi cinema utilizzando i baracconi di fiera. Pathé riesce a monopolizzare
l’intero processo industriale, dalla pellicola vergine alla macchina da presa, dai proiettori alle sale
cinematografiche, dai soggetti ai film.
La pellicola fotografica viene inventata da Eastman Kodak, in realtà il reverendo Goodwin forse
era giunto all’invenzione prima ma ottenne il brevetto dopo. Kodak, morto suicida, dà un
risarcimento al reverendo di 5 milioni di dollari.
Georges Melies, regista, attore ed illusionista francese. A lui viene dedicato il film Hugo Cabret.
Viene riconosciuto come secondo padre del cinema (dopo i fratelli Lumiere) per l’introduzione e la
sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative. Da molti è considerato l’inventore della
regia cinematografica. A lui viene attribuito l’invenzione del cinema fantastico e del montaggio. Fu
uno dei primi ad usare l’esposizione multipla, la dissolvenza e il colore (dipinto a mano
direttamente sulla pellicola). Il critico e storico del cinema lo definisce “Il Giotto della settima arte”.
Essendo un illusionista, Melies voleva filmare le operazioni di magia. Tra i suoi cortometraggi
ricordiamo: “Un homme de tetes” del 1898, durata 1 minuto e in bianco e nero e “The India
Rubber Head”. La sua casa di produzione entra in crisi per la concorrenza di quelle americane, ma
anche perché la sua azienda vien distrutta da un incendio. Georges Melies, ridotto in povertà,
vendeva pupazzi in una fiera a Parigi.
Le proiezioni avvenivano all’interno dei tendoni, il cinema muto dura fino al 1927.
Alice Guy Blaché comprende per prima che il cinema può servire a raccontare delle storie e non
solo per registrare la realtà. Nel 1896 viene prodotto il primo cortometraggio, la durata è sempre
di 56 secondi, per la prima volta la trama narrativa è frutto di un progetto pensato e poi realizzato.
La messa in scena non è improvvisata ma una realizzazione di un’idea e di fasi progettate. La
Blaché è la prima che inventa storie per il cinema, scrive circa 400 opere. Prima opera “La Fee aux
choux”.
In un primo momento i fratelli Lumiere cercano di sfruttare economicamente il cinematografo:
fanno filmare le città straniere e poi proiettano i filmati per chi non ha ancora visitato le città.
Il 4 maggio 1897 scoppia un incendio nel Bazar de la Charité, probabilmente a causa di una
sigaretta accesa. Muoiono centinaio di persone, tra cui anche la sorella della principessa Sissi. Le
pellicole sono composte da nitrato d’argento e pertanto fortemente infiammabili.
L’incendio aumenta ancora di più l’ostilità della Chiesa verso il cinema, timorosa che da esso possa
nascere la pornografia come effettivamente poi accadde.
Il cinema industriale nasce con l’allungamento del metraggio e l’introduzione della figura del
produttore e del regista, quest’ultimo espletava anche le funzioni di sceneggiatore.
Loius Feuillade è stato il primo regista moderno, ha creato il serial. Tra i suoi film: Fantomas e Les
Vampires.
Anche in America, nella East Cost, si hanno i primi esperimenti cinematografici. W. Fox, Goldwyn,
Mayer, Selnzick hanno una grande disponibilità economica. Iniziano a riprodurre i filmati senza
pagare nessun diritto d’autore. I prezzi di ingresso sono molto bassi, si paga un nickel per cui il
numero degli spettatori aumenta notevolmente. I film vengono proiettati presso grandi teatri
dismessi. Il cinema americano nasce come “cinema comico”. Si tratta di una comicità immediata
(slapstick) di pancia, si tratta di un prodotto popolare.
Gli americani creano una legislazione sui diritti d’autore per evitare che altri possano appropriarsi
delle loro produzioni cinematografiche.
Il cinema italiano nasce come “un cinema d’epopea”. Sono i prima a mettere in movimento la
macchina cinematografica. Il cinema per gli italiani è una forma d’arte, funzionale a raccontare i
grandi fatti della storia. A Torino nasce la prima casa di produzione, “Kines”.
I film raccontando epopee, durano anche oltre le due ore, venivano proiettati nei teatri e sono
molto costosi. Tra i film ricordiamo:
1. La presa di Roma di Filoteo Alberini 1905
2. Gli ultimi giorni di Pompei di Luigi Maggi 1911
3. La Gerusalemme liberata di Enrico Guazzoni 1911
4. Cabiria di Giovanni Pastore 1914
In Italia nasce il divismo, è legato alle “seconde donne”, femme fatale, irraggiungibili. L’uomo
italiano aveva in mente due donne: la madre/moglie e l’amante. Il cinema prende spunto dalle
seconde donne.
Il primo divo italiano fu Rodolfo Valentino, alla sua morte si assistette a scene di disperazione. Tra
le donne ricordiamo:
1. Francesca Bertini
2. Lidia Borrelli
3. Tina Manicchelli
Il cinema italiano si arresta con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Gli italiani inventano la
tridimensionalità, la macchina in movimento e le scenografie. Il primo movimento di macchina si
ha in Cabria. Gli italiani però nonostante tutte queste innovazioni non creano la grammatica del
cinema.
Sarà David Wark Griffith a creare la grammatica del cinema e per questo considerato il vero padre
del cinema. Inizia a spiegare le tecniche:
flashback
piano americano
piano alternati
sceneggiatura
montaggio analitico, alternato e parallelo
effetto flou
ripresa in movimento
Griffith scrisse 80 film, ricordiamo: Intolerance (1916), Nascita di una nazione (1917).
Effetto Kulesov
Kulesov fece un esperimento che dimostra che la sensazione che un’inquadratura trasmette allo
spettatore è influenzata in maniera determinante dalle inquadrature precedenti e successive.
L’effetto Kulesov dimostra la grande importanza del montaggio nella comprensione di ciò che
appare in una sequenza cinematografica ed è fondamentale per la formulazione delle prime teorie
sul montaggio stesso. Tuttavia non esistono documenti o prove su questo esperimento, poiché il
materiale filmico andò distrutto durante la Seconda guerra mondiale, e non c’è nemmeno la
certezza che l’esperimento sia realmente avvenuto nei termini in cui è stato descritto,
considerando che le testimonianze di chi vi prese parte divergono su alcuni particolari.
NASCITA HOLLYWOOD
Hollywood è un quartiere della città di Los Angeles, in California, situato a nord – ovest dal centro
della città. Nonostante non sia una città, ma un distretto, è detta “la citta dei VIP o Tinseltown. Due
sono le vie famose: Sunset Boulevard e Wilshire Boulevard. All’interno raccoglie i grandi teatri di
posa (21 nel periodo di massima prosperità) e le abitazioni degli attori, dei registi e dei produttori,
situate in genere alle pendici della vicina collina di Beverly Hills.
Il nome Hollywood (letteralmente “bosco di agrifogli”) è stato coniato nel 1886 dall’imprenditore
Hobart Johnstone Whitley, definito il padre di Hollywood per le grandi opere che realizzò come
l’Hollywood Hotel e la Banca di Hollywood. Secondo il diario di H.J. Whitley, il nome dell’area
nasce mentre era in viaggio di nozze, nel 1886, e si trova in cima alla collina che dà sulla valle. A un
certo punto arriva un uomo cinese su un carro che trasporta legna, sceso dal carro, si inchina e alla
domanda su cosa stesse facendo risponde “I holly – wood”, intendendo “I’m hauling wood” cioè
“sto trasportando legname”. Whitley da quel momento decide che il nome della nuova città
sarebbe stato “Hollywood”. “Holly” – l’agrifoglio avrebbe rappresentato l’Inghilterra mentre
“wood” avrebbe rappresentato la sua discendenza scozzese. Il nome viene poi utilizzato la prima
volta ufficialmente su di atto notarile da H.H. Wilcox, quando vi impianta la sua azienda agricola di
160 ettari nel 1887.
Alla fine del XIX secolo Hollywood era ancora un ranch diventando un villaggio solo agli inizi del
secolo successivo.
L’incremento demografico e la fama di “mecca del cinema” arrivano molto più tardi, nel 1910, più
o meno grazie alla lotta per i brevetti cinematografici, scatenatesi a partire dal 1907.
La Motion Picture Patents Company, monopolizzava tutti I brevetti, impedendo ai concorrenti di
realizzare film. Da New York e da Chicago (che era allora il centro della produzione
cinematografica) i produttori indipendenti iniziano a trasferirsi con le loro troupe in California,
stato in cui monopolio della MPPC non era legalmente valido, e così che giungono a Hollywood.
Il villaggio viene scelto sia per favorevoli condizioni climatiche sia per la vicinanza al mare, alle
montagne e al deserto, ambienti che si prestavano chiaramente come ottimi sfondi naturali per
girare gli “esterni” per i vari filoni cinematografici.
Il surrealismo in Francia
Nel 1924 viene pubblicato il Manifesto del surrealismo di A. Breton che segna la nascita del
movimento. Il surrealismo viene influenzato dal dadaismo, arte assolutamente distruttiva. Nel
dadaismo risulta centrale l’esaltazione dell’inconscio, il sogno, la sessualità repressa e la scrittura
automatica.
Il surrealismo propone la creazione di una nuova arte, capace di liberare l’uomo. Nel cinema
surrealista è centrale il tema del sogno. Il film non è mai messo a fuoco, ed è impregnato
fortemente da una sovrastruttura concettuale.
Uno dei maggiori esponenti del surrealismo è Luis Bunuel, regista, sceneggiatore e produttore
cinematografico spagnolo naturalizzato messicano. Studia letteratura e filosofia presso l’università
di Madrid, dove conosce Federica Garcia Lorca e Salvatore Dalì. Nel 1925 si trasferisce a Parigi
dove inizia a frequentare il gruppo surrealista. Tra la sua filmografia ricordiamo: Un cane andaluso,
scritto e diretto insieme all’amico Salvatore Dalì; e L’age d’or, dove l’esaltazione del rapporto
blasfemo fra Cristo e il Marchese de Sade provoca feroci reazioni di protesta da parte della chiesa.
Il film, vietato subito dopo l’uscita, potrà uscire solo nel 1950 a New York e nel 1951 a Parigi.
IL NEOREALISMO
Il neorealismo si sviluppa durante il Secondo dopoguerra. I neorealisti si formarono attorno alla
“Rivista Cinema”. Non si trattava di una scuola; i registi che ne presero parte avevano tutti
personalità diverse, ma si trovarono ad operare nelle stesse condizioni. I maggiori protagonisti del
neorealismo sono: Rosellini, Visconti, De Sica e De Sanctis.
La prima opera neorealista è “Roma città aperta” di Rossellini, l’ultima è “Umberto D” di Vittorio
De Sica.
In realtà prima di Roma città aperta era stato già girato un film neorealista “Ossession” del 1943,
tratto da un romanzo americano “Il postino suona sempre due volte”.
Non esistevano più gli studi di posa, si registrava in una situazione di emergenza. I registi filmavano
le condizioni economiche e sociali. Quasi tutti i registi erano stati impegnati nella Resistenza.
Visconti produsse molti filmati su episodi storici.
Ogni regista aveva delle caratteristiche specifiche. Rossellini veniva considerato come colui che
“raccontava la “realtà di fatto”; Luchino Visconti come colui che “interpretava la realtà”; Vittorio
De Sica come il regista che “pedinava la realtà”; De Sanctis come colui che “ricostruiva la realtà”.
Rossellini raccontava la vita come un reporter, una sorta di “diario degli eventi”. Tra i suoi film
ricordiamo: Germania anno zero, Paisà, Roma città aperta, Stromboli.
Nel film Paisà, strutturato in 6 episodi, si racconta la liberazione;si tratta di un film collettivo, di un
cinema didattico. Rossellini nell’ultima fase della sua vita produsse molti documentari su filosofi
come Cartesio e Pascal.
Visconti apparteneva ad una nobile famiglia milanese. Negli anni’30 si traferisce a Parigi e viene a
contatto con il cinema francese. Trasferitosi a Roma entra nella “Rivista cinema” e nella
Resistenza.
Per girare Ossession vende i gioielli di famiglia. Visconti nel film “La terra trema” rivisita il fatalismo
di Verga, ne dà una lettura gramsciana, un’incitazione alla rivolta. Il narratore è la voce di un
autore fuori campo, che guarda dall’esterno. Visconti racconta e spiega la realtà.
Vittorio De Sica si tuffa dentro la realtà. Viene meno ogni distanza. La macchina da presa in mezzo
alla gente. Lo spettatore si immerge nel film grazie alla tecnica del pedinamento. Tra i film
ricordiamo: Ladri di Bicicletta, Umberto D, Sciuscià.
Giuseppe De Sanctis mette in scena un Italia che vede la possibilità del riscatto, una speranza verso
il futuro. Nel suo film più famoso “Riso amaro” l’attrice Silvano Mangano guarda avanti, vuole
vivere la dimensione del sogno. Nel suoi film erano presenti anche molti temi popolari, veniva
rappresentato una realtà poliedrica non sempre ben vista da chi era al governo.