Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
sicuramente lopera scritta da William Shakespeare pi sfruttata dal grande schermo. Nel
periodo compreso tra il 1895 e il 1927 (rispettivamente la prima proiezione dei fratelli
Lumire e lintroduzione del sonoro) si contano gi pi di venti trasposizioni, per arrivare a
contarne un centinaio alla fine del secolo XX.
Una produzione cinematografica cos ampia sicuramente degna di questopera
immortale anche se, inevitabilmente, al suo interno, solo alcune produzioni sono state in
grado di conquistare e conservare una posizione nella storia del cinema, e ancora meno sono
state capaci di risultare rivoluzionarie in quanto a tecniche utilizzate e stile di recitazione.
Tra queste ultime non si possono non citare quattro trasposizioni, quattro diversi Hamlet,
di quattro celebri registi: Michael Almereyda, Kenneth Branagh, Franco Zeffirelli e, infine,
Laurence Olivier. Questi quattro uomini hanno avuto in particolare la capacit di trasformare
unopera nata per il teatro Elisabettiano in una pellicola capace di sfruttare al meglio il
potenziale mediatico del grande schermo, effettuando quella che si pu definire una vera e
propria traduzione, un adattamento che ha reso la Tragedia fruibile dal grande pubblico del
novecento.
Lopera di Olivier in ogni caso da considerarsi come la prima, linventrice di un nuovo
modo di rappresentare il teatro, dando inizio ad unimpostazione che continu ad essere
sfruttata nei decenni successivi. Le opere che si sono susseguite dopo il 1948, infatti,
tendono ad ispirarsi ad essa. Vennero considerati punti positivi laddove si riusc a discostarsi
dallopera madre ed introdurre nuovi piccoli particolari, realizzativi o interpretativi, capaci di
sfruttare ogni volta sempre meglio il potere del cinema (Cook, 2011, p.2).
Hamlet di Laurence Olivier arrivato ad essere come lo conosciamo grazie ad un
connubio di vari fattori, alcuni dovuti ad esperienze personali del regista, altri alla tecnica
cinematografica, che nel dopoguerra aveva fatto un passo avanti.
1
LA FORMAZIONE
La vita di Laurence Kerr Olivier, soprattutto durante la sua giovinezza, fu molto tribolata,
e molte delle difficolt, dei traumi e dei dolori vissuti influenzarono in qualche modo la sua
opera. Nato nel 1907, sub una formazione molto rigida e severa. Il padre, prelato, era un
uomo inflessibile e a tratti violento. La madre, morta di cancro quando il giovane Laurence
era ancora bambino, era la persona a lui pi vicina, e il momento del distacco, preceduto
dalla terribile agonia della donna, fu il momento peggiore e pi drammatico dellintera vita
del regista. Fu proprio lei, in punto di morte, a chiedere al giovane figlio, nonostante le
opposizioni del padre, di conservare e perseguire il suo sogno di diventare un attore. Un
bravo attore (Beckett, 2005, p.6). Inizialmente per Laurence sembr non seguire con
particolare interesse il teatro e la recitazione, probabilmente temendo il giudizio negativo del
genitore (ivi, p.11).
Leducazione scolastica fu il momento pi sintomatico degli elementi che traspariranno
nel futuro dalle sue opere. Crebbe in un ambiente ostile e violento, con maestri che non
disdegnavano la punizione corporale e compagni di classe che non offrivano possibilit di
conforto. E noto che allet di 9 anni, presso la All Saint School, sub un tentativo di stupro
sulle scalinate della scuola da parte di un compagno pi grande. Questo evento traumatico si
trasciner per tutta la vita del regista (ivi, p.7).
Fu infine il padre, inaspettatamente, dopo la partenza del figlio Dickie per lIndia, a
permettere a Laurence di iniziare dei veri studi di recitazione, iscrivendolo alla Central
School of Speech Training and Dramatic Art, dove gi la sorella Sybille aveva studiato (ivi,
p.12).
Il primo incontro con la rappresentazione della tragedia dellAmleto fu nel 1925, quando
rimase colpito dal rapporto tra Gertrude e Amleto nella rappresentazione di John Barrymore.
Poco pi di dieci anni dopo entr in contatto con Freud attraverso le opere di Ernest Jones,
discepolo e biografo del celebre psicoanalista austriaco. Questi due incontri possono essere
considerati fondamentali nella rappresentazione freudiana dellopera da parte di Olivier.
LE TECNICHE UTILIZZATE
Senza le innovazioni tecnologiche del secolo XX, questopera non sarebbe potuta essere
concepita e realizzata come la volle il regista. Forse non sarebbe nemmeno esistita. Tecniche
come il panfocus (o deep focus) e il piano sequenza permisero di proiettare lo spettatore in
una nuova dimensione, dentro unesperienza che prima non sarebbe stata possibile.
Fino agli anni 40, le riprese venivano realizzate seguendo il pensiero comune che lo
spettatore dovesse avere la migliore posizione possibile per osservare gli eventi, senza
distrarlo con frequenti movimenti della macchina da presa. Si trattava quindi di creare un
buon punto di vista, da cui lo spettatore aveva uno scorcio degli eventi, evitando ci che
verr scoperto ufficialmente dalla scienza negli anni Novanta: l orienting response (Cook,
2011, p.11).
Lorienting response un processo mentale involontario che dirotta lattenzione di un
individuo sui nuovi elementi che compaiono nel suo campo visivo, i quali, a seconda della
loro natura, suscitano o meno una reazione. Allinterno di un film, in particolare, i frequenti
movimenti e i cambi di inquadratura della cinepresa portano in continuazione nuovi elementi
sullo schermo, e ci voleva essere evitato dalla scuola di pensiero precedente a Olivier. Lo
spettatore doveva essere concentrato solo su quello che era veramente importante.
Olivier ribalta questa tecnica. Mette fine alla staticit. Cattura lo spettatore e lo proietta
allinterno della storia. Le cineprese non sono pi ferme e le gru permettono di muoversi a
piacere in tutte le direzioni; cambi di inquadratura, riprese grandangolari e ad alta profondit
di fuoco ci immergono in un verosimile spazio tridimensionale. Questo fu un grosso passo
avanti dellarte cinematografica, il quale ci permette al giorno doggi di poter essere
mentalmente proiettati allinterno di unazione dinamica anche essendo fisicamente immobili
davanti allo schermo della televisione (Cook, 2011, p.12).
Tale risultato fu dovuto allutilizzo combinato di due tecniche: il piano sequenza e il
panfocus, che, insieme alle sequenze separate (separation sequence) ci permettono di
identificarci nei personaggi stuzzicando continuamente lattenzione.
La sequenza separata: si tratta di una tecnica utilizzata nelle riprese di dialoghi. Essa
ci permette di immedesimarci sempre in un personaggio, condividendo il suo punto
di vista (offrire la possibilit di indossare i panni di un dato personaggio uno dei
poteri maggiori del cinema). La scena viene frammentata in singole sequenze in cui
gli interlocutori A e B si alternano. Quando A parla, il nostro punto di vista diventa
quello di B, mentre quando B parla, il nostro punto di vista diventa quello di A
(Cook, 2011, p.17).
Il piano sequenza (sequence shot): esso pu essere considerato uno degli elementi
principali e distintivi del nuovo cinema. Nel cinema classico, infatti, come gi detto,
linquadratura era resa statica dalla ricerca di un buon punto di vista per lo spettatore,
trovandosi poi a doverla spezzare attraverso il montaggio per seguire lazione. La
tecnica del piano sequenza venne utilizzata per la prima volta alcuni anni prima da
Orson Welles nel suo film Citizen Kane (Quarto potere - 1941) e si basa su un
concetto esattamente opposto. La cinepresa viene resa mobile e, senza stacchi,
lintera inquadratura che segue il ritmo e la direzione dellazione. Questo permette
4
Il panfocus:
per panfocus si intende una tecnica di ripresa cinematografica attraverso cui possibile
mantenere a fuoco il complesso delle parti che costituiscono uninquadratura. Essa richiede
uno specifico coordinamento dei dispositivi di ripresa, che prevede luso di pellicole molto
sensibili, di apparati per lilluminazione capaci di generare una luce molto penetrante, di
adattamenti del set per favorire la gestione dellilluminazione e in genere di lenti
grandangolari per aumentare la profondit di campo (Enciclopedia Treccani, Enciclopedia
del cinema, 2004).
Luso delle tre tecniche descritte ci permette quindi di comprendere meglio il film, ci
svela messaggi altrimenti difficili da apprezzare, ci trasporta nella dimensione temporale
della storia, allinterno di una struttura complessa. Tale struttura viene elaborata non solo in
base agli elementi e agli eventi che si susseguono linearmente, ma su pi livelli. Essi cercano
sempre di comunicare qualcosa, un messaggio, il quale si pu cogliere semplicemente
6
guardando cosa compare davanti agli occhi in ogni scena. Questo ci rende partecipi e
immersi nel mondo che viene rappresentato, anche se ci troviamo ad essere spettatori seduti
e statici.
Tutto ci dovuto al talento e allabilit che port i pionieri del nuovo cinema come
Olivier, a trovare sempre unorganizzazione degli elementi presenti in scena che, grazie a
grandangoli, panfocus, primi piani, o qualsiasi altra tecnica, riesce sempre a tenere
lattenzione viva sullelemento pi importante. Certo, anche il cinema classico aveva
lobiettivo di mantenere lattenzione sullelemento importante della scena, ma la novit nel
grado di immedesimazione, di dinamicit e di divertimento, se vogliamo.
IL FILM
Hamlet di Laurence Olivier, nonostante gli enormi meriti descritti, riusc al suo tempo a
ricevere diverse critiche. Queste furono dettate dal fatto che la pellicola fu considerata un
ibrido, unopera che si poneva a met strada tra unopera teatrale ed una cinematografica,
senza portarne a temine nessuna delle due. Dal punto di vista teatrale, infatti, gran parte del
testo originale, nonch alcuni personaggi (Guildernstern, Rosecrantz e Fortebraccio),
vennero sacrificati in favore di un ritmo narrativo pi adatto al grande schermo (Cook, 2011,
p.23).
Molti dei critici che discussero lopera si schierarono con la cinematografia classica,
sostenendo che la quantit di dettagli presenti in scena distogliesse lo spettatore dallo
svolgersi della storia, unitamente ai movimenti delle telecamere, che sottraevano attenzione
al parlato. Altre critiche successive si schierarono invece dalla parte del film, difendendo le
qualit di tutte le sue innovazioni. Bernice Kliman, parlando del lavoro di Olivier disse che il
regista aveva trovato un modo per espandere il teatro. (Kliman, 1977, p.2)
7
Una dissolvenza fa scomparire gli attori dalla piattaforma, che rimane vuota, dopodich
si viene di nuovo gettati in una panoramica delle mura sterminate di Elsinore e delle sue
scalinate lunghe e ripide.1
Bernardo fa il suo ingresso in campo, entrando dal lato sinistro. Da questo momento
veniamo sballottati, rimbalziamo dal film al teatro, dal teatro al film, senza sosta. Solo nella
prima scena vengono messe in pratica una buona parte di tutte le tecniche di ripresa utilizzate
nellintero film. Il dialogo tra Bernardo e Francesco viene reso con una sequenza separata
che ci immedesima prima in un interlocutore, poi nellaltro, mentre un breve piano sequenza
ci porta nuovamente sulla piattaforma, per poi fermare la cinepresa e farci tornare, si pu
dire, a teatro. Gli spazi limitati potrebbero tranquillamente addirsi ad un palcoscenico, e il
modo di recitare pu essere definito teatrale. Enfatico, ma non realistico come imporrebbe
normalmente il cinema.
Altro piano sequenza, altro blocco della cinepresa. Infine, quando tutti e tre gli attori si
trovano insieme in campo, uso del panfocus, il quale, tenendoli perfettamente a fuoco, ci
lascia intendere come questi uomini siano tutti sullo stesso livello. La loro condizione la
medesima davanti allesperienza che stanno per vivere. La piattaforma continua ad essere
circondata dalla nebbia, e il contrasto di chiaro-scuri, luci ed ombre, richiama alcuni
elementi tipici del cinema espressionistico tedesco (Enciclopedia Treccani, Enciclopedia del
cinema, 2004).
Poi, per qualche decina di secondi, latmosfera si distende leggermente. Ma non appena
il racconto dellincontro con il fantasma inizia, lansia, il terrore, ci vengono rigettati
addosso moltiplicati. Limmagine pulsa e si sfoca, mentre linquadratura si stringe su
E stato accennato al trauma subito da bambino da Olivier, quando fu vittima un tentativo di stupro allet di nove anni.
Questo avvenne sulle scalinate della sua scuola, e le scale sono uno degli elementi che sono pi ricorrenti nella pellicola,
unitamente a lunghi cunicoli. Questi elementi compaiono quasi in ogni scena. Essi certo possono essere entrambi ricondotti
alla lettura della psicologia di Amleto, ma risulta difficile non trovare delle congruenze con le esperienze del regista. Chi per
un motivo, chi per laltro, Amleto e Olivier sono due uomini che nella famiglia non hanno trovato laffetto e il calore che
normalmente ci si aspetterebbe, ma violenza, tradimento e un difficile rapporto paterno.
piani, riprese a media e lunga distanza, grazie al panfocus, che gli permette di restare a fuoco
e ben visibile anche quando la parola viene presa da un altro personaggio, elemento
anchesso che contribuisce a formare la personalit delluomo, un uomo marcio, ma
sicuramente di carattere (Cook, 2011, p.29).
Linquadratura si apre ancora, e adesso Amleto ad entrare in campo, seduto in fondo
alla tavolata. Il re gli parla, ma il principe non risponde. Solo lavvicinarsi della regina riesce
a smuoverlo. Sono i primi segnali della debolezza di Amleto nei confronti della madre. E
per lei che acconsente di non recarsi a Wittenberg. Questo sacrificio ricompensato con un
bacio sulla bocca, un bacio che nulla ha a che vedere con la tenerezza che ci dovrebbe essere
tra madre e figlio, lungo, sufficientemente da suscitare una piccola reazione del re, che
richiama la sua sposa. Ecco cos il primo elemento edipico che condiziona lesistenza del
protagonista, uomo che non riesce a trattenere le sue pulsioni pi recondite.
Facendo un piccolo balzo avanti nella narrazione ci imbattiamo in quella che, secondo il
parere di molti, una delle scene pi importanti e memorabili di tutta la pellicola: lincontro
tra Amleto e lo spettro del padre. (atto I scena IV, 30 del film). La prima scena gi descritta
qui viene in pratica riprodotta (il luogo il medesimo), ma cambia il tipo di disorientamento
che viene trasmesso allo spettatore. Il vuoto della prima scena, distribuito orizzontalmente
grazie alla nebbia e al nulla intorno alla piattaforma, lascia spazio a quello verticale,
restituito da strette scalinate e dislivelli.
Uno dei primi fotogrammi riprende Amleto che guarda gi, nel vuoto. Uno sguardo nel
dubbio, nelloscurit, forse quella della sua mente. Dopo un minuto di scena, il rumore del
battito di un cuore ci colpisce e aumenta lagitazione, cos come allinizio del film. La
cinepresa pulsa e annuncia nuovamente lingresso del fantasma.
Amleto resta in piedi, in primo piano, ripreso dal basso verso lalto. I battiti aumentano
di intensit, cos come il rumore di sottofondo, e il principe cade al suolo. Lo spettro fa il suo
11
ingresso. Amleto vuole parlare con quello che riconosce essere il fantasma del padre, ma i
suoi compagni non vogliono lasciarlo andare. Solo sguainando la spada riesce a divincolarsi
e a seguire lo spettro.
Le scale ripide sono le protagoniste durante lascensione del principe alla piattaforma
dove avverr il dialogo tra il defunto padre e il figlio. Una volta raggiunta la cima, la
sensazione di verticalit non cessa, ma viene sostenuta da una ripresa dallalto di Amleto
inginocchiato, la quale lavora in coppia con la consapevolezza dello spettatore della
pendenza delle scale che sono state percorse, con scalini talmente stretti da dover essere saliti
in punta di piedi.
La scena produsse allepoca alcune critiche. La quantit di dettagli che si paravano
davanti agli occhi dello spettatore venne giudicata da alcuni eccessiva, e che avesse come
risultato il distogliere lattenzione dagli eventi. Un esempio di questa ricchezza di particolari
si trova nellanello, indossato dal principe durante la sua salita, che viene mostrato al centro
dello schermo, in bella vista, quasi a voler sottolineare la sua presenza, una presenza che non
pu non essere notata trattandosi di una sequenza in cui il vuoto la fa da padrone. Questo
porta lo spettatore a domandarsi il perch di questo anello, e il significato che esso racchiude.
Un osservatore attento noter poi che, quando la sovrapposizione di immagini ci trasporta
nella mente del principe e ci mostra il momento della morte del re, il re stesso indossa il
medesimo anello.
Sempre lo stesso attento osservatore cercher quindi di abbinare mentalmente questi due
elementi in un quadro coerente, che si ricollega inevitabilmente al subtesto edipico
dellopera. Il medesimo anello posseduto da due uomini che desiderano la stessa donna
(Cook, 2011, p.35).
Lo sviluppo spaziale degli elementi della scenografia e la sua stessa struttura incorporano
il conflitto interiore del principe. Tutto ci che orbita intorno al fantasma viene associato ad
12
uno sviluppo verticale, probabilmente per elevare la figura di Amleto sopra gli altri
personaggi, mentre tutti gli eventi terreni (fisicamente a livello di riprese e scenografia)
subiscono uno sviluppo orizzontale. Tutto ci che porta il protagonista a seguire i misteri
della mente e della coscienza lo fa salire verso lalto, mentre ci che riguarda il corpo e la
fisicit lo lascia al pari degli altri uomini.
Ancora un balzo avanti, per considerare lultima scena presa in analisi in questa sede, la
scena che maggiormente incarna ed esplicita il complesso edipico del protagonista: latto III
scena IV, che si va a posizionare ad unora e 28 minuti dallinizio del film.
Poco prima che Polonio si nasconda dietro agli arazzi, vediamo il principe salire una
nuova scala a spirale, pronunciando tre volte la parola madre. Poi, fa il suo ingresso in
quella che appare come una lussuosa camera da letto. Limpulsiva violenza di Amleto viene
subito evidenziata mentre getta la madre sul letto. Poi, sguaina il pugnale tenuto nascosto e
glielo punta al collo. Si tratta di una delle scene meglio riuscite a livello di espressivit. Le
urla di Polonio accrescono lira del principe, unira demoniaca. Questa sfocia nellatto
violento di uccidere luomo, ma luomo sbagliato. Amleto, infatti, fino a che non vede a
terra il corpo esanime del ciambellano, crede di aver ucciso lo zio e di aver fatto, quindi,
giustizia, di aver portato a termine la sua vendetta. Proprio per questo motivo Olivier
accresce la suspense. Lattesa prima di svelare al principe lerrore viene protratta per circa
trenta secondi, in cui la lama rimane conficcata nel petto di Polonio, il quale rimane per
sempre celato dietro allarazzo.
Nonostante il buon realismo espressivo globale della scena, due incongruenze di
sceneggiatura possono essere segnalate. Dal momento in cui Amleto tira la sua stoccata fino
a che il corpo non cade a terra (circa trenta secondi abbiamo detto), la lama viene tenuta
senza sforzo in posizione orizzontale, cosa che non sarebbe possibile, in quanto il peso
delluomo si sarebbe scaricato tutto su di essa, rendendo impossibile la leggerezza e la
13
14
Lo spettatore cosciente della presenza dello spettro. Tutti gli elementi della
sceneggiatura (il battito, il rumore, le espressioni dei volti) lo hanno abituato a riconoscere il
suo ingresso in scena, ma il regista sceglie in questo caso di non mostrarlo. Un solo elemento
differisce dalle due apparizioni precedenti: la messa a fuoco non pulsa, ma rimane perfetta.
Lutilizzo della sequenza separata ci restituisce il punto di vista del fantasma, quindi
associato con la posizione della cinepresa (anche se lo sguardo di Amleto sembra puntare
leggermente pi lontano). Gertrude non guarda verso lo spettro. Lei non lo vede e non
avverte la sua presenza e continua a guardare nella direzione del figlio, ancora disteso al
suolo. Quando Amleto alza il dito, indicando la direzione del fantasma, lei alza lo sguardo,
per poi far ricadere la testa in modo sconfortato, come se ormai fosse certa della pazzia del
figlio.
La cinepresa poi cambia posizione e, mettendosi alle spalle di Amleto, ci fa
immedesimare nel suo punto di vista. Ci si aspetterebbe a questo punto di trovarsi davanti lo
spettro tale e quale come nelle due scene precedenti; invece ora ci appare come un pallido
alone che si staglia sul buio oltre lingresso della stanza. Poi, un piano sequenza sposta il
punto di vista da quello di Amleto a quello di Gertrude. La cinepresa scorre dalluno allaltra
e la regina, con unespressione a met strada tra il perplesso e lo sconcertato, decide di alzare
lo sguardo verso la direzione indicata dal figlio, dove poco prima, nei suoi panni, si stagliava
quellalone pallido. La regina, per, cos come noi attraverso il suo punto di vista, non vede
altro che buio. Olivier ci fa tornare allora nei panni dello spettro che, mentre se ne va, ci
offre nuovamente limmagine di Amleto riverso a terra, che allunga le braccia nella nostra
direzione.
Dopo i momenti di follia di questi minuti di pellicola, la calma torna a prendere il suo
posto. La scena cambia di intensit. A questo punto, a seguito delle parole dette dal figlio,
sembra che la regina comprenda il terribile atto commesso sposando il cognato, e in un certo
15
modo come se si creasse unalleanza tra i due. Latteggiamento della madre torna pacato, e
inizialmente sembra essere materno e proprio della figura che dovrebbe rappresentare
(Cook, 2011, p.48).
Questo atteggiamento dura per circa un minuto, fino a che, voltatasi verso Amleto intento
ad augurarle la buonanotte, cede al bacio, restituito e rafforzato dal figlio. Lalleanza tra i due
personaggi viene cos sigillata, sigillata da un bacio incestuoso, passionale, che non
stonerebbe tra due amanti.
Poi Amleto trascina via il corpo senza vita di Polonio.
CONCLUSIONI
Con lanalisi di queste sole quattro scene, si fatta una panoramica sulle tematiche
toccate dal regista e sulle tecniche utilizzate. Nonostante alcune critiche ricevute allepoca
dai classicisti del cinema, si tratta senza dubbio di una pellicola di incredibile qualit,
premiata infatti con ben quattro premi Oscar: miglior film, miglior scenografia, migliori
costumi e miglior attore protagonista a Laurence Olivier, che fu il primo nella storia ad
essere premiato in un film diretto da se stesso. (Riuscir nellimpresa anche Roberto Benigni
cinquantanni dopo con il film La vita bella - 1997).
Olivier trov una nuova via per esprimere e rendere ancora pi vivo ci che era stato
espressamente concepito per il palcoscenico, eliminando quei limiti spazio temporali
caratteristici della rappresentazione teatrale. Per questo scelse di riprendere scene ed
ambienti che poco differiscono da quelli propri del palcoscenico, per poi trasportare lo
spettatore allinterno della pellicola con luso di gru, riprese aeree, dissolvenze e quantaltro.
Tutte cose che solo il cinema pu regalare.
16
Incrociando la sua arte alla cinematografia riusc a sfruttare questi elementi per
raggiungere il pi vasto pubblico possibile. Attraverso il cinema, infatti, riusc ad avvicinare
lAmleto di Shakespeare al pubblico cinematografico dellepoca, cercando contestualmente
di raggiungere la pi alta espressione dellopera.
Possiamo affermare che il cinema cos come lo concepiamo oggi deve qualcosa anche a
Laurence Olivier. Egli contribu a gettare le basi per la successiva cinematografia e tutto ci
non fa che confermare la grandezza di questo artista, la cui ambizione era essere ricordato
come il pi grande attore di tutti i tempi.
BIBLIOGRAFIA
17
Cook Patrick J., Cinematic Hamlet, Ohio University Press, Athens 2011.
SITOGRAFIA
www.movieforum.it
www.shakespeare.it
18