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Introduzione 1
Note 7
Note 44
2.2.1 Il soggetto 59
Note 98
Capitolo 3 - L'enfant sauvage 103
Note 133
Note 166
Bibliografia 172
Filmografia 179
Introduzione
1
In Effetto notte (La nuit américaine, 1973) un sogno ricorrente agita il sonno del
regista Ferrand (François Truffaut) durante le riprese del suo travagliato film Je
questa scena oltrepassa i confini del ricordo individuale. Quarto potere (Citizen
Kane, 1941) infatti non è solo il film che rivela la personalità di Orson Welles
segnando una tappa fondamentale della storia del cinema e della formazione di
Naturale quindi che questo episodio sia al centro del film che Truffaut ha
dedicato alla messa in scena del mestiere di regista. Determinante è invece il fatto
che sia affidato all'infanzia, isolata attraverso il meccanismo del sogno dalla
notte, il compito di essere veicolo del suo doppio significato. Come essere
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garanzia di verità (una delle tesi della primissima Nouvelle Vague cui il regista
si desume dai suoi primi articoli). Da questo paradosso Truffaut esce facendo
semantico" della filmografia truffautiana (solo in uno dei suoi film non
l'analisi delle pellicole dove, per ovvie ragioni, questi si cristallizzano: Les
dei registi più prolifici nel commentare direttamente i suoi film. Quasi scontato,
vista la frequenza con cui ha lavorato con giovanissimi attori, che si possa isolare
3
all'interno dei suoi scritti critici e delle sue interviste una ampia riflessione
spirito con cui De Sica e Comencini hanno portato sullo schermo l'infanzia
spirito "anarchico" e libertario dei collegiali di Jean Vigo7, il regista per il quale
Un vero e proprio metodo per la realizzazione di film sui bambini emerge dagli
rossi, cavalli bianchi o i cervi volanti, ma non sui bambini" 8, accusa i registi che
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fasulla. Attaccando l'utilizzo di divi adulti nei film dedicati all'infanzia sottolinea
invece la necessità di non distogliere l'interesse del pubblico da quello che deve
sceneggiature che vedano i bambini parte integrante del tessuto narrativo del film
nessun compiacimento utile solo per causare una facile commozione, nessun
inquadrature e con esse l'intervento arbitrario del regista. "Non bisogna mai
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sensibile"10, il compiacimento si evita solo "attraverso una secchezza voluta e
Presenza pressoché costante nel cinema truffautiano, questa stagione della vita è
come nel caso del romanzo autobiografico che scrive Bertrand Morane in
L'homme qui amait les femmes o in quello dello stesso tipo che concepisce
Antoine Doinel in Domicile conjugal; sia quando occupa tutto lo schermo nei
intraprendono i personaggi non è quasi mai veramente lineare e nel caso lo sia è
quello che porta alla dissoluzione come per Adèle H.; per il resto si tratta di
geometrie che, lungo i film che Truffaut gli dedica, Antoine Doinel disegna a
passo di corsa.
6
7
Note all'introduzione
8
Capitolo 1
9
1.1 Gli anni difficili dell'infanzia
il quale adotterà il bambino dandogli il suo cognome. L'identità del vero padre,
un medico dentista ebreo, sarà scoperta da Truffaut, senza che tra i due avvenga
I primi cinque anni di vita François li passa dalla balia e poi dai nonni, soprattutto
con sé in libreria e leggendogli i libri. In età scolare ritorna a casa dei genitori
dove, col passare del tempo, matura una passione più personale per la lettura,
forse una delle poche attività permesse dalla madre che necessita di un silenzio
dopodiché a causa di una bocciatura, passa a diverse scuole comunali che cambia
più volte. In una di queste nel 1943 incontra Robert Lachenay, il compagno
d'infanzia la cui amicizia, che continuerà anche in età adulta, sarà descritta da
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il cinema preferendo vedere film o leggere libri in biblioteca piuttosto che
preferito di François, il quale però si vanta di avere letto tutta la collana in ordine
alfabetico.
Sono questi gli anni difficili dell'occupazione e nel quartiere di Pigalle, dove è
vino più facile da rivendere. Quando ciò non basta entrano a sbafo utilizzando
metodi dei quali uno lo vedremo applicato da Julien ne Gli anni in tasca (1976).
quella della paura, della miseria e delle deportazioni; chi ancora riesce a
continuare le rappresentazioni.
Truffaut aveva scoperto il cinema a sette anni nel 1939; tra i film visti per primi il
ricordo più nitido era legato a Paradiso perduto di Abel Gance che lo aveva
ambientazione (il periodo tra il 1914 e il 1935) permetteva una più diretta
celle des spectateurs était telle que la salle entière pleurait, des centaines de
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jamais par la suite ressentir une telle unanimité émotionelle devant la projection
d'un film."1 E' l'inizio di una passione che lo porterà a seguire nell'arco di una
decina d'anni, prima accompagnato dai genitori poi da solo, marinando le lezioni
del pomeriggio o la sera di nascosto, una media di più di un film al giorno. "I
piacere con forti mali di pancia, lo stomaco imbarazzato, i capelli dritti dalla
paura, tutto preso da un senso di colpa che non poteva che sommarsi alle
con Jean Gabin e Michèle Morgan e i film che si proiettano sono quelli tedeschi e
soprattutto Le Roman d'un tricheur (Il romanzo di un baro, 1936) di Sacha Guitry
e Le Corbeau (Il corvo, 1943) di Clouzot. Di quest'ultimo film, che sarà proibito
con cui descrive le malefatte dei personaggi mettendo in cattiva luce il popolo
francese, imparerà a memoria i dialoghi trovando in essi, molto arditi per l'epoca,
parole nuove il cui significato ampliò il suo vocabolario. "I film che ammiravo
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erano ovviamente quelli francesi, visto che ho iniziato ad andare al cinema
durante la guerra. Erano film come Le Corbeau [Il corvo] e Les visiteurs de soir
vedere film che avevo già visto di nascosto, senza che potessi confessarlo. Ma la
cosa mi ha comunque dato il gusto di vedere i film più di una volta." 3 Il rapporto
"clandestino" con le sale avrà così una grande importanza per la formazione della
personaggi colpevoli, in pericolo, con l'acqua alla gola come si sentirà lui stesso
dovendo ritornare a casa di corsa, spesso perdendo il finale del film, prima che i
genitori rincasino da teatro. I temi preferiti sono quelli attuali dove vedere
riprodotto il mondo reale, mentre i film d'epoca non gli permettono di ritrovarsi
si interrompe dopo soli quattro mesi; con i soldi dello stipendio e della
"Le cercle cinémane" ma le cose non vanno troppo bene anche a causa della
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concorrenza del cineclub di André Bazin che come quello di Truffaut-Lachenay
avvenuto e le difficoltà sorte per essere stati in rapporto con fornitori senza troppi
Roland Truffaut, venuto a sapere del disastro del cineclub e del furto della
macchina da scrivere cui i due erano ricorsi per ammortizzare i debiti, consegna
il giovane ha scoperto poco tempo prima la verità sulla sua nascita illegittima. Il
con l'apertura del mercato francese ai film americani che con la liberazione
Truffaut può conoscere sullo schermo i lavori di Welles, Wyler, Hawks, Ford,
Bogart, Cary Grant, Spencer Tracy, James Stewart, Peter Lorre che nella sua
condotta, 1933) e L'Atalante (1934) di Jean Vigo e La Regle du jeu (La regola
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del gioco, 1939) di Jean Renoir. Questo basta e avanza per far cambiare in
maniera decisiva ciò che in materia di cinema pensava prima. Il giudizio sui film
salvando del tutto solo Vigo, Renoir, Guitry e pochi altri tra cui Bresson e Tati. Il
10 luglio 1946 al cinema Marbeuf Truffaut vede Citizen Kane (Quarto potere,
1941) di Orson Welles, il film che darà origine al dibattito critico tra Jean Paul
Sartre e André Bazin riguardo il carattere letterario, ritenuto eccessivo dal primo,
Francaise e il dibattito critico animato da Bazin e Sartre creano il clima ideale per
lo sviluppo della cultura cinematografica di Truffaut e non solo: nel 1947 uscirà
concezione di cinema e letteratura che sarà alla base della futura "Politique des
cinema, da qui nasce in lui una coscienza più profonda del lavoro del regista che
poteva essere scritto come un libro e sono certo che molti della mia generazione
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sentirono che potevano diventare registi grazie a Citizen Kane: Kubrick, Resnais,
"La prima tappa che io chiamo terapeutica, è stata quella da cinefilo, dal 1942 al
1950: il cinema mi aiutava a vivere e vedevo più volte gli stessi film. [...] Dopo
questa tappa da cinefilo ci fu la crisi del 1949-50 [vedi par. 1.2]. Più tardi ritrovai
i miei amici Rivette, Godard e gli altri. E quella è stata la tappa degli articoli sui
Per il momento però la passione che ancora una volta condivide con l'amico
materiale che i due riescono a trovare riguardo le figure, quelle dei registi, che
oscar come miglior film straniero, Truffaut ricorderà questo periodo descrivendo,
prima direttamente e poi nei sogni agitati del regista Ferrand, il furto della
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sempre in cerca di materiale fotografico con cui arricchire le loro schede. Il
coraggio non sembra essere una dote che manchi ai due, ma una certa familiarità
con il furto non li salva dal disastro del "Cercle cinémane" che costerà a Truffaut
molto alti, a Villejuif Truffaut avrà modo di entrare in contatto diretto con questa
André Bazin conosciuto all'epoca del cineclub del quando Truffaut si presentò da
dove lui stesso è impegnato alla sezione cinema. Da questo momento in poi i
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1.2 André Bazin, i Cahiers du cinéma e l'esordio come critico
un'attività legata alla settima arte senza tutti i rischi che avevano caratterizzato
delle proiezioni nelle fabbriche, curate da Bazin, che comprende di solito pochi
delle schede sui registi che cominciano a diventare numerosissime, mentre alla
Cinemateque stringe amicizia con gli altri frequentatori assidui come Jaques
"Travail et culture" invece avrà modo di incontrare tra gli altri anche Alain
Resnais e Chris Marker. Tutti questi futuri cineasti troveranno in André Bazin un
padre spirituale.
1958 appena poche ore dopo la fine della prima giornata di riprese de Les
sviluppo della cultura cinematografica non solo europea. I suoi scritti apparsi su
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cinema che pone le basi nell'analisi del suo rapporto con la realtà. Nella teoria del
sia permessa libertà di scelta nel contesto delle immagini esse devono mantenere
stretto necessario i primi piani che isolano una porzione di scena e si evita di
Welles e William Wyler, ma anche Renoir e Rossellini sono gli autori che hanno
avvicinandolo ancor di più alla realtà. "Se è vero che il nostro occhio cambia
che Jean Renoir, André Malraux, Orson Welles, Rossellini e il William Wyler dei
Migliori anni della nostra vita si incontrino nell'uso frequente della profondità di
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campo o perlomeno nella messa in scena "simultanea"; non è un caso che, dal
1938 al 1946, il loro nome marchi tutto ciò che conta realmente nel realismo
per motivi di salute Bazin si fa promotore del cineclub "Objectif '49" con
Biarritz (1949) che più che una riunione amichevole sarà un vivace scontro tra
entusiasti, delusi e arrabbiati con Rivette e Truffaut tra questi ultimi: il primo
sorriso sul viso dei giovanissimi Truffaut, Godard, Douchet, Bitsch, Rivette.
Il 1950 sarà un anno molto significativo per Truffaut. In Aprile pubblica il suo
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di un'analisi delle scene mancanti nella versione commerciale della Règle du Jeu
mentre l'attività come critico prosegue nei giorni festivi al "Club Faubourg" dove
i suoi continui interventi nei dibattiti attirano l'attenzione del direttore di "Elle"
che lo invita a collaborare con il giornale anche se non per articoli sul cinema. Il
"con venticinque rasoiate sul braccio destro" e di essere stato salvato dalle cure
della sua ragazza. A questo primo gesto legato, secondo la lettera, all'andamento
caotico e turbolento di una festa cui parteciparono tra gli altri Schérer (Rohmer),
Astruc e Michel Mourre (ex domenicano condannato per aver gridato durante
una crisi mistica "Dio è morto" dal pulpito di Notre Dame la domenica di
Pasqua) ne seguirà un altro che segnerà ancor più profondamente il destino del
episodio del film L'amore a vent'anni (1962) di autori vari in cui il giovane
ragazza dei suoi sogni per poi scoprire che quest'ultima è felicemente innamorata
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Indocina. Nel frattempo collabora con Bazin (ancora ricoverato) per la stesura di
idea per un 16mm: "Mi sono procurato 25 bobine di pellicola, cioè un'ora e
mancano soltanto qualche costume e una grande stanza, che dovrebbe essere la
Nel Gennaio del 1951 parte per Wittlich, prima destinazione della sua carriera
militare. Appena prima della sua partenza Truffaut aveva avuto occasione di
entrare in contatto tramite lettera con Jean Genet autore di uno dei romanzi
autobiografici che più avranno peso nella sua fantasia, Il diario del ladro.
scopre ben presto di non essere tagliato per quel tipo di vita: dopo l'arruolamento
scappa di nuovo e questa volta la sua è una vera diserzione. Viene rinchiuso
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occasione di leggere il primo numero dei neonati "Cahiers du cinéma".
stabilirà nel suo appartamento vivendo con lui, sua moglie Janine e il figlio di tre
anni.
Alla cineteca del ministero dell'agricoltura dove Bazin gli ha trovato lavoro
Truffaut prende confidenza con la proiezione dei 16mm, ma sarà una breve
Valcroze e Bazin la già enorme cultura cinematografica che si è fatta in dieci anni
centro del dibattito cinematografico del tempo. Lui, Rivette, Chabrol e Rohmer
sganciarli da una lettura esclusivamente commerciale dei loro lavori. Bazin non
(Nodo alla gola, 1948) soprattutto per la capacità che ha, anche quando
Cahiers è del marzo 1953 (recensione di un film di David Miller) dopodiché sul
numero 31 uscito nel gennaio del 1954 viene pubblicato uno scritto che già da sei
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mesi era "in parcheggio" in redazione a causa del suo carattere tagliente: "Une
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1.3 La politique des Auteurs e la Nouvelle Vague
liberazione, il "realismo psicologico" cioè una serie di film costruiti sul lavoro di
situazioni che sono proprie del linguaggio scritto, per cui bisogna saper pensare,
scritte per il cinema."9 La tecnica di questi sceneggiatori però cade troppo spesso
di un tale servizio.
Robert Bresson, Jean Cocteau, Jaques Becker, Abel Gance, Max Ophuls, Jaques
Tati, Roger Leenhardt, tutti registi anch'essi francesi ma che hanno una
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caratteristica in più in comune: scrivono i dialoghi dei loro film e alcuni di loro
anche i soggetti che mettono in scena, dunque sono autori a tutti gli effetti.
dietro cui vedeva una certa cultura di sinistra, questo articolo contiene la prima
idea della "politique des auteurs". Truffaut e in seguito gli altri giovani redattori
dei Cahiers mettono in evidenza il regista come autore quando egli sia
l'espressione del regista attraverso tutti gli aspetti formali che costituiscono la
messa in scena.
Questa idea che Truffaut si è formata forse attraverso lo sconforto che lo aveva
film francesi dopo il 1950 lo porta anche ad un nuovo metodo per raggiungere un
giudizio critico esaustivo del lavoro di un regista: un autore come Jean Renoir,
per esempio va giudicato attraverso tutta la sua opera, perchè lungo il tragitto
compiuto dai suoi film si puo capire la grandezza della sua personalità. Un
successo casuale non fa un "autore", così come un film senza successo di Renoir
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dell'individuo, della sua soggettività e della sua capacità creativa, c'è molto
dell'insegnamento di Bazin anche se l'articolo del '54 non sembra essere in linea
con ciò che quest'ultimo aveva scritto riguardo l'utilità di ogni adattamento
del "suo" film. Il concetto in base alla quale solo con un tale procedimento la
personalità di un regista appare pienamente nel suo lavoro, non sarà una costante
confesserà dopo Jules et Jim (1961): "Oggi tendo piuttosto a rinnegare questa
idea di autore completo che ho contribuito a far nascere come critico. In ogni
modo, anche se non scrive una riga di sceneggiatura, è il regista che conta, ed è a
lui che il film somiglia come una goccia d'acqua: il suo film può somigliargli in
meglio o in peggio ma non somiglia che a lui."11 In ogni caso la "politique des
auteurs" accompagnerà il passaggio dei giovani dei Cahiers dalla critica alla
come lavoro assolutamente personale, come "atto d'amore", teoria che Truffaut
espliciterà con l'articolo pubblicato nel maggio del 1957 su "Arts" alla vigilia
Nelle indicazioni contenute in "Le cinéma français crève sous les fausses
légendes"12 c'è già lo spirito della Nouvelle Vague: la libertà creativa prima di
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tutto, l'ostinazione nel non credere al luogo comune secondo cui girare un film
sistema le cui regole, e non potrebbe essere altrimenti, sono quelle del mercato.
prese di posizione all'interno della redazione visto lo sconcerto dei lettori. Bazin,
che già aveva chiesto a Truffaut prima della pubblicazione di smorzare i toni
Rue des Martyrs. La contemporaneità del lavoro ai Cahier e quello ad "Arts" gli
settimanale le cui esigenze sono quelle di raccontare il film al lettore in modo che
possa rendersi conto di ciò che sta per decidere o meno di andare a vedere,
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mentre sui Cahiers mensili il discorso sul cinema resta più ampio. Dovendo
raccontare il soggetto del film ogni settimana Truffaut entra più direttamente nei
dibattito sul mensile, tutto ciò sarà utilissimo soprattutto quando si metterà dietro
la macchina da presa: "Ca a été pour moi la période la plus riche, elle
correspondait un peu, je crois, a ce que doit être l'expérience d'un scénariste. Cela
m'a amené à voir plus clair, même dans mes goûts, mes choix, mes partis pris." 13
tra gli altri di Rohmer e Godard, mentre Truffaut spinto da Rivette, quello che più
cortometraggio Une visite (vedi 2.1). Rivette, Chabrol, Bitsch e Truffaut avevano
già tentato di far produrre una loro sceneggiatura "Les Quatres Jeudis" ma senza
successo.
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Sul numero di maggio del 1955 della "Parisienne", altra rivista su cui scrive,
appare per la prima volta il personaggio di Antoine nel racconto pubblicato con il
che darà origine ai Quattrocento colpi. Nell'inverno dello stesso anno Truffaut e
primo incontro rimarrà famoso per la caduta in piscina dei due giovani critici 14,
ma darà loro l'occasione di vedere Hitchcock al lavoro, anche se non sul set, e di
stabilire un contatto diretto che porterà dieci anni dopo allo "Hitchbook".
derivate da Sartre riguardo la tecnica egli esalta la capacità del regista inglese
considerandolo un maestro.
Il dibattito critico di questi anni è meno che mai alieno da orientamenti ideologici
dovuti alla particolare situazione europea durante la seconda fase della guerra
fredda. In Francia i problemi del governo sono soprattutto legati alla politica
estera: la crisi indocinese si era conclusa grazie agli accordi di Ginevra stipulati
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da Mendès France nel 1954, ma la situazione algerina doveva ancora passare
altre testate più direttamente impegnate nello scontro di ideologie come "Positif".
Nel 1956 Truffaut lavora come assistente di Roberto Rossellini che aveva
Rossellini non realizzerà nessun film, ma il contatto diretto con questo regista
formazione di quest'ultimo. "Mio padre italiano" è uno degli appellativi con cui
più tardi Truffaut definirà Rossellini; l'importanza del suo insegnamento sarà
lui stesso sarà direttore. In agosto Truffaut comincia le riprese di Les Mistons
I giovani critici dei Cahiers hanno già cominciato a passare alla regia, il primo è
stato Jaques Rivette con Le coup du berger prodotto da Chabrol e girato in due
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settimane nel suo appartamento facendo recitare gli amici Brialy e Doniol-
Valcroze.
aggiudica il "premio di qualità" con cui il ministero dell'industria (solo nel 1958
Bruxelles.
La notte seguente muore André Bazin che di questa generazione di critici ora
Nel 1959 il ministero di André Malraux scieglie questo film come rappresentante
avvocati etc. ) senza nessun riferimento diretto al cinema venne preso il termine
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stesso Truffaut pochi anni dopo il successo del suo film, non ci furono un
Dal punto di vista teorico i nuovi cineasti pongono in primo piano la riflessione
Bazin intorno alla natura del cinema; proprio nel 1958 viene pubblicato il primo
nascita della semiologia del cinema così come la teorizzerà Christian Metz dieci
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Cosa significhi per il ventisettenne Truffaut il movimento dei giovani cineasti
nella storia del cinema appare in una intervista rilasciata dopo il successo dei
rivoluzione egli dà il merito alla nuova generazione di aver superato quella fase
1954: "Per i giovani si tratta di ritrovare la salute propria del cinema muto. Salute
arido. Bisogna ritrovare la freschezza della prima epoca del cinema e rinnegare in
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1.4 Da Les quatre-cents coups a Vivement dimanche!
uno spirito di gruppo legato alla coincidenza dei loro esordi e ironizzando sulla
Vague significherà dopo pochi anni essere l'obiettivo di pesanti attacchi che
definire deludente il prosieguo della carriera dei giovani autori. Allora cambierà
Nel 1960 Godard gira Fino all'ultimo respiro (A bout de souffle, 1960)
primo intervento diretto di Truffaut in campo politico: la firma del Manifesto dei
121 redatto da Sartre in appoggio alla lotta del F.L.N. algerino. Firmeranno anche
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Nel 1961 Truffaut gira Tirez sur le Pianiste da un romanzo di William Irish. La
vicenda "noir" del timido musicista di Tirate sul pianista appare proprio mentre
gli attacchi alla Nouvelle Vague si fanno sempre più pesanti anche da parte di chi
cinema di serie B americano. Dal nome del loro cineclub preferito saranno
Il cinema Nouvelle Vague viene da più parti accusato di non essere che la
rimpiangere di non aver difeso la nuova generazione come un gruppo con una
sua identità.
In questo clima, i primi anni sessanta vedono allargarsi la base del discorso sul
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Significativi sono gli interventi di Roland Barthes in questo campo: "Il film non
può certo essere definito un campo semiologico puro, né si può ridurlo ad una
grammatica di segni. Eppure il film è nutrito di segni elaborati ed ordinati dal suo
alla grande funzione comunicante di cui la linguistica non è che la parte più
filmica."16
giovane cinema francese si propaga nel lavoro di altri registi non solo europei.
Ora non si parla più di una singola "nuova onda" ma di una serie di poetiche che
accorgersene i Cahiers du cinéma che nel 1960 pubblicano un articolo del regista
Jonas Mekas del New American Cinema Group sulle nuove tendenze del cinema
fronte ai fatti narrati, tecnica tra documentario e finzione che sarà sviluppata dal
Free cinema inglese. Cinque anni dopo passeranno dalla nuova scuola di New
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Novo). Mentre in Europa oltre all'esperienza inglese ci sono quelle di Milos
Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro del 1965. Ma per Truffaut
cresciuto con la prosa balzachiana questo tipo di cinema non avrà attrattive come
Nel 1962 Truffaut realizza Jules et Jim tratto dal romanzo omonimo di Henri
Pierre Roché, scrittore settantaquatrenne alla sua prima esperienza letteraria che
per Truffaut sarà una vera rivelazione stilistica. Nello stesso anno gira il
diciassettenne le vicende di Antoine Doinel questa volta alle prese con la prima
In una lettera ad Helen Scott (responsabile del French film office negli Stati
nel novembre del 1964 di avere in mente due progetti riguardo film dedicati
l'altro rimarrà una sceneggiatura non completa girata da Claude Miller quattro
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anni dopo la morte di Truffaut nel 1988 La petite Voleuse (La piccola ladra,
1988).17
libro pubblicato nel 1966. Il contatto diretto con Alfred Hitchcock segna l'inizio
circostanze che circondano la nascita dei suoi film, sulla struttura delle
dello spettacolo, da qui il suo amore per tutti i film di Hitchcock compresi quelli
mostrare con le immagini ciò che non si può descrivere con i dialoghi non
Hitchcock va interrogato e messo alle strette perché detiene uno di quei segreti
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Dopo la stesura del manoscritto gira Fahreneit 451, unico film in inglese di
racconto del maestro della fantascienza Ray Bradbury, genere che Truffaut amava
fino a quel momento ben poco, rimane soprattutto l'amore per i libri. La loro
presenza fisica e quella del fuoco che li brucia sono protagoniste del film al pari
di Montag e Clarisse, il primo che si oppone grazie alla guida della seconda ad
si apre durante le riprese di Baisers volés (Baci rubati, 1968) terzo episodio della
Nel febbraio del 1968 si forma il comitato di difesa della Cinemateque di cui
l'insediamento del nuovo direttore; con loro ci sono tutti i cinéphiles formatisi
alla Cinemateque, ma anche gli studenti che di li a poco saranno protagonisti dei
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fatti di maggio. La rivolta del quartiere latino mobilita anche i giovani cineasti
difensori di Langlois contro il ministro Malraux (già attaccato nel 1965 a causa
della censura alla Religiouse di Rivette): nascono gli Stati Generali del cinema
tantomeno alla sua idea di cinema. I Cahiers invece saranno sensibili al dibattito
politico e culturale dei primi anni settanta facendo una chiara scelta ideologica
che causerà la rottura con l'ex redattore, rimasto uno dei maggiori azionisti.
dei 121 sono frutto di scelte individuali e come tali non riconducibili ad una lotta
Il cinema di Truffaut viene ora accusato per il suo disimpegno politico a cui si
sganciata da tesi ideologiche che non siano frutto di una riflessione personale.
Nel 1969 realizza L'enfant sauvage (Il ragazzo selvaggio) e un anno dopo
41
ancora con Léaud (Doinel) mentre, più in difesa della libertà di stampa che non
militanti arrestati durante la distribuzione per strada del giornale "La cause du
I film di Truffaut escono puntuali ogni anno: Les Deux Anglaises et le Continent
(Le due inglesi) nel 1971, Une belle fille comme moi (Mica scema la ragazza)
con Bernadette Lafont è del 1972, La Nuit américaine (Effetto notte) del 1973.
Quest'ultimo sarà premiato con l'Oscar per il miglior film straniero, ma causerà la
definitiva rottura con Jean Luc Godard cui nello stesso periodo Truffaut rifiuterà
Anche ai Cahiers il clima gli è tutt'altro che favorevole: dopo l'articolo di J.P.
Jean Louis Comolli che vanno oltre tentando di rileggere la storia del cinema e la
sua tecnica dal punto di vista del materialismo storico ponendosi in una posizione
antitetica rispetto a quella che fu di Bazin: "Se ciò che ci separa da Bazin è
proprio l'antagonismo del materialismo verso l'idealismo, allora non è solo sul
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piano dell'estetica o della teoria del cinema che si contraddistingue e si deve
della storia (del cinema), della costruzione del suo concetto [...] l'oggetto cinema
, l'oggetto storia del cinema non sono gli stessi per Bazin e per noi..."20
Truffaut non vuole entrare in un dibattito così distante dalla sua ricerca, e d'ora in
poi, per una decina d'anni, i suoi film saranno praticamente ignorati dai redattori
silenzio della prestigiosa rivista e la crisi strutturale che nella seconda metà degli
Isabelle Adjani è del 1975 e poi tra il 1976 e il 1979: L'argent de poche (Gli anni
in tasca), L'homme qui amait les femmes (L'uomo che amava le donne); La
chambre verte (La camera verde); L'amour en fuite (L'amore in fuga) (ultimo
Alla vigilia de Le Dernier Metrò (L'ultimo metrò, 1980), film che avrà un grande
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L'inizio degli anni ottanta segna la collaborazione con Gerard Depardieu e Fanny
all'ospedale di Neuilly, Truffaut girerà La Femme d'à côté (La signora della
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Note al Capitolo 1
(1) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p.13.
(2) François Truffaut, Les films de ma vie, Paris, Flammarion, 1975, (trad. it. I film della mia
vita, Marsilio, Venezia, 1978, pp. 15-16).
(3) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte le
interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p.11).
(4) Ibidem, p.15.
(5) Ibidem, p. 20.
(6) André Bazin, Qu'est-ce que le cinéma?, Ontologie et langage, Paris, Editions du Cerf, 1958,
(trad. it. Che cos'è il cinema?, a cura di Adriano Aprà, Milano, Garzanti, 1973, p. 101).
(7) François Truffaut, Correspondance, a cura di Gilles Jacob e Claude de Givray, Paris, Hatier,
1988 (trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di Sergio Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1993, p.13).
(8) Ibidem, p. 15.
(9) François Truffaut, "Une certaine tendance du cinéma français", Cahiers du cinéma n. 31,
1954, (trad. it. in François Truffaut, Il piacere degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 179).
(10) André Bazin, Qu'est-ce que le cinéma?, Ontologie et langage, Paris, Editions du Cerf,
1958, (trad. it. Che cos'è il cinema?, a cura di Adriano Aprà, Milano, Garzanti, 1973).
(11) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 45).
(12) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 200 (originariamente in "Arts" n. 619, 15-21 maggio
1957).
(13) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985, p. 22.
(14) François Truffaut, Le cinéma selon Hitchcock, Paris, Laffont, 1966, (sec. ed. ampliata,
Paris, Editions Ramsay e François Truffaut, 1983), ed. it. Il cinema secondo Hitchcock, Parma,
Nuova Pratiche editrice, 1985. L'episodio è riportato nell'introduzione dell'autore.
(15) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 26).
(16) Roland Barthes, "Le probléme de la signification au cinéma", Revue internationale de
filmologie, n. 32-33, gennaio-giugno 1960, (trad. it. in Roland Barthes, Sul cinema, a cura di
Sergio Toffetti, Genova, Il Melangolo, 1994, p. 51).
(17) François Truffaut, Correspondance, a cura di Gilles Jacob e Claude de Givray, Paris,
Hatier, 1988 (trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di Sergio Toffetti, Torino Einaudi, II ed.,
1993, p. 146).
45
(18) Alcuni di essi sono pubblicati in Alberto Farassino, (a cura di), Il cinema francese dopo il
maggio '68, Roma, Edizioni di Bianco e Nero, 1972, pp. 140-49.
(19) François Truffaut, Correspondance, a cura di Gilles Jacob e Claude de Givray, Paris,
Hatier, 1988 (trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di Sergio Toffetti, Torino Einaudi, II ed.,
1993, p. 204).
(20) Jean Louis Comolli, "Pour une Histoire materialiste du cinéma", Cahiers du Cinéma, n.
230, luglio 1971, (trad. it. in Jean Louis Comolli, Tecnica e ideologia, Parma, Pratiche editrice,
1982, p. 59).
46
Capitolo 2.
47
2.1 I primi protagonisti: Les mistons
dei Cahiers appena tre anni prima attaccando pesantemente soprattutto gli
Truffaut dietro la macchina da presa. Spinto dall'esempio di Rivette che già aveva
bastò l'apporto di Rivette come direttore della fotografia per raggiungere l'effetto
muto girato come fosse sonoro, convinsero Truffaut della sua inutilizzabilità. Une
visite questo il titolo del 16mm fu comunque montato da Alain Resnais e Truffaut
ne rimase meno scontento quando lo vide finito. All'interno del film compare il
48
macchina da presa, sarà di nuovo per filmare dei bambini: i cinque "terribili"
"mistons".
bicicletta di una bellissima Bernadette Lafont che, sulle orme della B.B. di Et
Dieu crea la femme (Piace a troppi) di Vadim (1956), pedala a piedi nudi sotto il
sole per raggiungere il suo fidanzato. I cinque monelli, cui è interdetto persino il
suono della voce del loro idolo, si vendicano disturbando con ogni mezzo
l'intimità dei due amanti che tormentano dappertutto, dal fiume all'anfiteatro
Rouch, Louis Malle collabora con Cousteau per documentari sottomarini (Le
49
1955 anche Notte e nebbia sulla tragedia dei campi di sterminio nazisti, film che
all'infanzia come i già citati film di Albert Lamorisse: Crin blanc e Ballon rouge.
Inoltre il "premio di qualità" offerto dallo stato per favorire le nuove produzioni
di alto livello artistico stimola la già fervente attività dei giovani cineasti, mentre
americani sul mercato francese e crea una soprattassa sugli incassi di questi
personalità che ancora non possono contrastare sul campo del lungometraggio i
riesce a girare Le beau Serge, le cui riprese iniziano pochi mesi dopo quelle de
Les mistons. Quando Truffaut chiede per lettera a Maurice Pons di poter discutere
con lui un possibile adattamento, è appena nata la "Les films du carrosse" la casa
amministrata da Bazin.
col titolo L'età difficile) iniziano nell'Agosto del 1957 per concludersi in meno di
un mese. Inizialmente le cose non sono troppo facili per il giovane Truffaut
rallentato dal tempo incerto e dalla "inerzia provenzale". Egli troverà un metodo
50
di lavoro efficace nel velocizzare i tempi delle riprese per poi avere tutta la
raccordi. Lavoro molto in fretta quasi senza ripetere le scene, spesso girando una
volta sola al massimo due. Per me è il sistema migliore, tanto io riacquisto la mia
capo tre giorni dopo."1 Questo modo di operare gli permette inoltre di avere un
sull'attore riesco ad ottenerlo con poche prove e girando in fretta, senza troppi
ciak. Bisogna poter contare sulla freschezza degli interpreti." 2 A film finito però
egli esprimerà comunque giudizi negativi sulla recitazione di Blain e sui dialoghi.
Bernadette Lafont e Gerard Blain che formavano una coppia sulla scena come
eterno compromesso tra ciò che piace a lui, Crin Blanc e quel che piace a me, Le
51
Doniol-Valcroze, resta nei "mistons" la ricerca di un tono che sia costante e che
dia unità al film evitando l'utilizzo di quegli effetti "forti" che invece piacevano a
Malige, per questo il regista preferirà le scene con una luce naturale più diffusa,
Truffaut considerò Les mistons il suo primo vero film lasciando in disparte
sua filmografia. Truffaut gira il primo lavoro della "Les Films du Carrosse"
sua volta autore. Tutto ciò avviene esplicitamente, in modo che gli spettatori
sappiano che quello che stanno vedendo non è più il racconto di Virginales.
1954 lascia spazio a quella creativa della macchina da presa, che montata su una
52
due cavalli oppure portata a mano (tecniche di ripresa che saranno tipiche della
regista. Inizia qui l'utilizzo del commento fuori campo che ritroveremo spesso nei
suoi film e che integra nel tessuto del cortometraggio brani del racconto. Questo
(1962) e Les Deux Anglaises et le Continent (Le due inglesi, 1971) tratti da due
romanzi di Henri Pierre Roché, e L'enfant sauvage (Il ragazzo selvaggio, 1970).
anche riferimenti in negativo che esprimono critiche taglienti utilizzando non più
le parole come nel '54 ma le immagini. Truffaut ci dice subito cosa gli piace e
cosa no; senza avere l'aria di esprimere giudizi lo fa senza mezzi termini. Dalla
"presenza" costante di Jean Vigo con Zéro de conduite (Zero in condotta, 1933) a
quella estemporanea di Vadim (il manifesto di Piace a troppi appare fuori da una
anche quella di Jean Delannoy (con tutt'altro spirito se i cinque monelli passando
53
Preferenze soggettive dichiarate apertamente, citazioni sotterranee su cui fondare
muto, che qui il regista celebra nelle sue origini, c'è il segreto delle immagini che
mostrano ogni tipo di sentimento, dal più semplice al più complesso, senza
bisogno delle parole. E' un artificio il cui meccanismo non deve essere perduto e
che ancora vive nel lavoro di registi che hanno saputo farne tesoro anche dopo
l'avvento del sonoro. Jean Vigo (figura "scomoda" di cui proprio nel 1957 fu
pubblicata la prima biografia attendibile) (Paulo Emilio Salès Gomès, Jean Vigo,
che nasce da esperienze vissute da Vigo, sia per la sua storia di pellicola
martoriata dalla censura (il film fu vietato alla programmazione pubblica come
"antifrancese") ricopre un ruolo importante per Truffaut che lo vide per la prima
54
volta, insieme a L'Atalante (1934), nel 1946 al cineclub "La chambre noire"
animato da Bazin. "In principio ho avuto più simpatia per Zéro de conduite
(1933), probabilmente per identificazione avendo solo tre o quattro anni più dei
collegiali di Vigo. Poi, a forza di vedere e rivedere i due film, ho finito per
sono secondo lei, i dieci migliori film del mondo?" 4 Truffaut racconta così, in un
articolo del 1970, la scoperta dei film di Vigo al cineclub di Bazin. Girando Les
regista il quale come lui si era formato attraverso la cinefilia ed era divenuto
cineasta "per vocazione" preannunciando nei primi anni trenta la scuola del
l'uso del "ralenti" che Vigo usò come effetto poetico, ma l'esempio del regista de
sono stati nella storia del cinema dei grandi realisti come Rossellini e dei grandi
avuto esito positivo: "Esteta e realista, Vigo è un regista che ha evitato tutte le
55
Truffaut ed il suo svolgimento ritmato dai luoghi della scena (fiume, anfiteatro,
campo da tennis, cinema, ferrovia, strada) ricorda il modo in cui Vigo organizza i
patologica che Truffaut immagina alla base del lavoro di un Vigo già segnato
dalla malattia, avrebbe regalato al film una forza e una brillantezza straordinarie
Jean Vigo non costituisce l'unico riferimento esplicto di Truffaut; la fonte della
per la scena finale del cortometraggio: Bernadette cammina vestita di nero dopo
la morte del suo compagno, il viso è una maschera inespressiva, niente è rimasto
vestito nero che indossa come simbolo del dolore, si ricorderà lo stesso Truffaut
56
en noir (La sposa in nero) (1967) che a dispetto dell'uso del colore (il film non fu
girato in b/n come il regista avrebbe voluto) indosserà solo abiti bianchi o neri.
In tutta questa memoria personale e del cinema dove Truffaut attinge per
periodo di tre anni prima di girare Les mistons. Dall'incontro con Rossellini in
occasione della strenua difesa di Viaggio in Italia (1953) che si fece sui Cahiérs
per proteggerlo dai tagli imposti dalla produzione francese all'insaputa del regista
italiano e dagli attacchi dei critici suoi connazionali, venne a Truffaut l'idea di
(quelli di Un'estate d'amore lo convinsero che la cosa migliore era utilizzare per
verità esattamente come l'ha vista la macchina da presa per quel pubblico di tutto
57
Truffaut trova nei film di Jean Vigo, sono i caratteri del suo primo film che
la prima idea per i Quattrocento colpi (vedi 2.2.3). A differenza dei film come
Ballon Rouge o Chiens perdus sans collier, i cinque ragazzini di Les mistons
sono realmente protagonisti, non sono sovrastati dalla coppia di adulti che li
linguaggio comune (Bernadette rimane muta per i cinque mistons, mentre Gerard
parlerà con loro solo per stramaledirli). Forte della lezione di Rossellini, la
decisione che rimane unica nella sua filmografia, la crudeltà naturale dell'infanzia
e l'irruzione della morte e della perdita in un universo (quello del gioco) fino ad
58
con freddezza dalla piccola banda e non potrebbe essere altrimenti data la loro
giovane età che non permette ancora un'elaborazione razionale completa delle
Truffaut) da cui si affacciano i volti dei cinque ragazzi per vedere la bellezza
59
2.2 Les quatre-cents coups
2.2.1 Il soggetto
italiano più si avvicinano al senso della frase idiomatica da cui deriva il titolo
originale del film. L'idea iniziale era quella di fare un altro cortometraggio
come già si è accennato, Les mistons rimase un unico episodio mentre da questo
Durante una mattinata trascorsa al cinema e al luna park con l'amico René invece
della madre. Punito davanti ai compagni da uno schiaffo del padre giunto a
scuola avvertito dal preside, fugge da casa dopo le lezioni e trascorre la notte per
immagini finali per descrivere la morte del nonno così come è richiesto dal titolo.
Fuggito di nuovo Antoine sottrae d'accordo con René una macchina da scrivere
60
minori delinquenti. Durante una partita di pallone nel campo dell'istituto, scappa
attraverso un varco nel recinto e seminati gli inservienti, corre in direzione del
mare.
preoccupato dei dialoghi che teme possano risultare poco credibili. Egli sa che la
miglior cosa per la recitazione dei giovani protagonisti è lasciare largo spazio
le figure adulte che ha paura di rendere caricaturali scrivendo lui stesso i testi.
Jean Pierre Léaud il giovane protagonista del film viene ingaggiato attraverso
Albert Rémy (il padre), Patrick Auffay (Réne), Guy Decomble (Petite feuille).
soddisfacente con Jean Malige (Les Mistons), per questo film girato in
61
viene anche dal resto della troupe e soprattutto dall'aiuto regista Philippe de
Broca che con la sua esperienza aiuterà Truffaut ad evitare errori, durante le
Les Quatre-cents coups è uno dei film manifesto della Nouvelle Vague; già un
mese prima della sua proiezione pubblica Jean Luc Godard sul numero di
parrte anche il regista Jaques Becker. Per Truffaut si riaprono così le porte del
Festival di quest'anno dopo la polemica sorta con l'articolo del 1957 su "Arts"
(vedi 1.3) che gli aveva precluso la partecipazione come critico in quello
precedente.
futuri ed in generale quello del cinema francese; sul numero di Maggio Rivette
paragona Truffaut a Proust: "La madeleine de Proust ne lui rendait que son
62
enfance; mais d'un pelure de banane, devenue au fond de l'assiette étoile de mer
[una delle scene iniziali mostra Antoine giocare coi resti della cena], F.T. fait
beaucoup mieux; et tous les temps sont retrouvés d'un coup, le mien, le tien, le
vôtre, un seul temps dans la lumière que je ne trouve pas d'adjectif pour qualifier,
paragoni letterari così arditi ma il suo entusiasmo per il futuro del cinema
aura retenti jusqu'à la fin et son écho se prolongera longtemps encore. Il y a deux
ans, un encore, Les Quatre cents coups seraient apparus trés exactement comme
l'antifilm de Festival, tant par la personnalité de leur auteur que par le style du
film et son mode de production. (...) Est certain (...) que quelque chose de
resta sordo ai giudizi favorevoli, proseguendo nel suo attacco al gruppo dei
registi formatisi come redattori dei Cahiers e a Truffaut in particolare con il quale
63
I Quattrocento colpi diventa così, secondo l'espressione di Valcroze, il "razzo"
che esplode in campo nemico e accompagna una lunga serie d'esordi dopo le
stagione della Nouvelle Vague. Alain Resnais gira Hiroshima mon Amour (1959),
Rouch Moi un noir, Franju La tete contre les murs i quali arrivano a smuovere un
sistema caratterizzato fino ad allora dalla diffidenza nei confronti delle nuove
idee.
Anche dal punto di vista economico Les quatre-cents coups avrà esito positivo, la
vendita negli Stati Uniti prima del passaggio a Cannes aveva già coperto le spese,
e dopo il Festival in cui vincerà il premio per la miglior regia e il premio Ocic, il
film sarà consacrato come un successo anche negli altri paesi europei da una
prova di ciò non stanno solo gli espliciti rimandi alla preadolescenza dell'autore
di ogni rapporto tra François Truffaut ed il padre legale Roland per i tre anni
seguenti. Sola eccezione una lettera al padre in cui François riporta il discorso ad
64
una dimensione privata dopo che il successo del film aveva reso pubblica, e
parte della stampa, la vicenda della sua infanzia travagliata:"Je regrette, comme
toi, les abus de cette publicité; on a interrogé des gens qui m'avient connu, on ha
Tout cela est courant dans cette forme de journalisme. Je vais toutefois dans
artilcolo12 che testimonia di per sé il senso di colpa che François Truffaut provava
a causa del ruolo di pubblica accusa ai suoi genitori con cui qualche critico
Dopo il racconto di Pons, dunque, dal cui adattamento era nata la sceneggiatura
de Les mistons, Truffaut decide di prendere come punto di partenza il dato reale
personale.
65
Terminati sceneggiatura e dialoghi però il passaggio dalla parola scritta alle
immagini sarà una questione solo di Truffaut come lui stesso scrive dovendo
giustificare a Moussy l'esigenza di lavorare sul set in piena libertà: "Vorrei che tu
capissi bene quel che dico. Questo film ti deve molto, né io conto di dimenticarlo
senza calore"13 (le sottolineature sono di Truffaut). Non c'è solo il desiderio di
non avere nessuno che non faccia parte dello staff tecnico sul set; Truffaut vuole
pur restandogli in sostanza fedele. Lavoro di aggiunta più che di riduzione, dove
degli attori e quindi l'esigenza di organizzare tutto in tempo reale nella messa in
scena.
universale in cui si cala nei Quattrocento colpi (in questo senso Truffaut
sia quella della cattiva memoria degli adulti, o dell'adolescenza come brutto
66
momento da superare) ma fa parte della realizzazione concreta del "film di
domani" assolutamente libero e personale così come era stato pensato due anni
realizzare quel film in prima persona che si sperava avrebbe dato origine ad una
procedimento tecnico nel quale ogni scelta presuppone ed esprime nello stesso
"Ce film est personnel, autobiographique, mais jamais impudique. Rien qui
lui, mais de s'attacher patiemment ad un autre jeune garçon, qui lui ressemble
67
reconstruire humblement, à partir d'une expérience personnelle, une réalité
fuggito:"...la realtà per Hitchcock come per Bresson, non è che un pretesto, un
punto di partenza per una verità seconda, la sola che li interessi."16 Ma per il suo
lavoro di Truffaut lascia a Jean Pierre Léaud (Antoine), così come lascierà ai
68
[...] rappresenta la sintesi di due persone reali, Jean Pierre Léaud e me. [...] Jean
Pierre Léaud, che aveva allora quattordici anni, era meno sornione di Antoine
Doinel, che fa sempre tutto di nascosto, fingendo la sottomissione per agire poi di
testa sua. Jean Pierre Léaud era un solitario, un asociale come Antoine Doinel,
sempre ai limiti della ribellione, ma per essere un adolescente aveva una salute
migliore e spesso si mostrava sfrontato."18 Renoir insegna che l'attore prevale sul
adolescente davanti alla macchina da presa non deve essere scartato a priori.
messa in scena significa organizzazione di tutto ciò che concorre alla traduzione
lavoro comporta una ridiscussione continua di tutti i termini in gioco senza mai
L'infanzia è un punto di partenza, così nella vita come nel cinema; il racconto
69
Doinel dei Quattrocento colpi fino a Barbara (Fanny Ardant) la segretaria
detective che nella scena finale di Vivment dimanche! appare con in grembo la
l'avversione per i raccordi non indispensabili come in Vigo, il dato reale preso
dalla memoria. Quando quest'ultimo non basta per costruire una scena in modo
E' interessante notare come nei Quattrocento colpi e negli altri film
fantasia di Truffaut sia legato al mondo delle fiabe. Con il riferimento ai ricordi
personali Truffaut parla di ciò che conosce, con il riferimento alle fiabe della sua
infanzia risolve la rappresentazione di ciò che non conosce oppure di ciò che non
vuole mostrare in maniera troppo cruda oppure di ciò che è diventato un luogo
comune dell'immagine filmica:"Le fiabe entrano nel mio lavoro nel momento in
cui affronto cose che non conosco. questo mi evita di usare il cinema in modo
abusivo. Penso che ci sia una specie di tendenza alla stilizzazione che mi aiuta ad
evitare cose schifose. [...] Quando nei Quattrocento colpi sono arrivato alla scena
70
del commissariato [Antoine dopo il furto della macchina da scrivere passa una
notte in guardina] non avevo la minima esperienza come cineasta. Allora mi sono
film francesi con le guardie che hanno il berretto di traverso.[...] Allora mi sono
biografica, personale e intima. Tutti i film di bambini sono film d'epoca perché ci
71
riportano alle nostre braghette corte, alla scuola, alla lavagna, alle vacanze, al
nostro esordio nella vita."20 E inoltre: "Tutto quello che un bambino fa sullo
schermo, curiosamente sembra farlo per la prima volta. Questo doppio senso,
questo equilibrio tra il fatto singolo e il suo valore di simbolo generale rende
centro della creazione artistica il periodo della vita più complesso e per questo
più ricco di fascino:"Secondo me l'età più affascinante, quella che offre maggiori
possibilità cinematografiche, si situa tra gli otto e i quindici anni, l'età del
non hanno alcun significato; per Papà e Mamma restiamo bambini fino al
l'età critica per eccellenza, l'età dei primi conflitti tra la morale assoluta e la
morale relativa degli adulti, tra la purezza del cuore e l'impurità della vita; infine,
è, dal punto di vista di qualsiasi artista, l'età più interessante da mettere in luce." 22
72
"Basta un solo atto di ribellione e questa crisi viene giustamente chiamata
all'infanzia; Truffaut intende trattare con realismo il soggetto e lasciare che il suo
psicologico e sociologico che ogni azione del protagonista e ogni situazione che
i suoi gesti nel film, l'interesse artistico che consiste nel registrarli con la mdp si
cose, un approccio molto realista...[...] E' lui che mi ha dato la spinta a fare film
in cui alla fin fine succedono ben poche cose. Ne I quattrocento colpi ci sono
Doinel dice che sua madre è morta mentre non è vero... Il resto sono scene al
limite del documentario... Io dico spesso, e qualche volta vengo frainteso, che
73
fantasia, e non voglio cambiare il mio punto di vista al riguardo. [...] Eppure,
qualche volta ho la tentazione di fare film con meno sviluppi possibili, ma che
siano film avvincenti. E a quel punto la fantasia non sta nell'inventare scene
muro, così Truffaut tiene Antoine sempre al centro del quadro ma senza cedere a
nessun sentimentalismo nel ritrarlo: "Si, dans certains de mes films, j'ai essayé de
documentaire, c'est à lui que je le dois. Vigo mis à part, Rossellini est le seul
il ritmo vibrante della narrazione; dalla tour Eiffel al mare i movimenti della
74
dove la coerenza e la logicità dello sviluppo son date dalla tensione emotiva
costante26 in ogni scena piuttosto che da raccordi rigorosi tra i diversi momenti
La sceneggiatura del film nasce, come abbiamo visto, dallo sviluppo della
existaient sous la forme d'un court métrage qui s'appelait "La Fugue d'Antoine" et
qui était simplement une portion du film, le milieu du film: la nuit dans Paris, un
enfant qui, ayant menti à l'école, n'ose pas rentrer chez lui et passe une nuit
questo film ma si sviluppa nei successivi, non solo quelli del ciclo: "Secondo me
Fahrenheit 451. E' un aspetto del film che è sfuggito a tutti e che per me è il più
Lo sviluppo narrativo del film è segnato da tre fughe di Antoine: dopo la scoperta
della menzogna usata per giustificare l'assenza, dopo il fallimento del tema in
75
classe e quindi dell'accordo con la madre con la quale era stato stipulato un patto
per minori delinquenti. Con questi tre momenti fondamentali Truffaut costruisce
est pris dans un engrenage stupide et se ferait tuer plutôt que d'avouer quoi que se
soit. Qui a volé un oef est obligé de voler un boef, Antoine Doinel est un enfant
professore che, per altro, col suo atteggiamento sarebbe in grado di tirar fuori il
Renoir: "Jean Renoir durante tutta la sua carriera ha avuto più interesse a filmare
sbattono il naso contro lo specchio deformante della realtà. Jean Renoir non filma
direttamente delle idee ma uomini e donne che hanno delle idee e queste idee,
76
barocche o ridicole che siano, non ci invita né ad adottarle né a rifiutarle ma
sempre si..si... e poi far quello che si vuole" è la morale, l'idea che guida il
Attraverso la semplice vicenda chiara e lineare con cui si apre il film abbiamo
dell'appartamento dei genitori (gli interni sono rigorosamente reali, senza ricorso
allo studio) a quelli aperti delle strade di Parigi (fondamentale in questo senso
casa Antoine dorme in una brandina tra la porta di servizio e quella della sala da
pranzo, la madre la deve scavalcare avendo cura di non svegliarlo quando rientra
la sera tardi; qui ogni movimento si compie solo spostando qualcosa o evitando
qualcuno.
Non per caso il primo gesto repressivo nei confronti di Antoine da parte del
lavagna dopo averlo sorpreso applicare un paio di baffi alla pin-up che sulla
pagina di una rivista passava tra i banchi nella scena con cui si apre il film, e poi
77
Truffaut ci mostra il gioco dei ragazzi al di fuori accostandogli due inquadrature
di Antoine che ancora dietro la lavagna scrive sul muro con la matita le sue
Antoine Doinel subì l'ingiusta pena inflittagli da Petite Feuille per una pin-up
caduta dal ciel...d'ora in poi tra noi occhio per occhio, dente per dente."
transizionali, la scrittura è uno dei mezzi più efficaci per affermare la propria
identità e il proprio controllo sul mondo esterno... [...] In I 400 colpi, ad Antoine
creatività adulte."34
78
Scrivere intense lettere in cui ci si confessa e si fanno progetti per il futuro,
sviluppo intellettuale ed emotivo del preadolescente 35; Antoine scrive due lettere
minori traviati: "Cosa intendevi dire quando hai scritto vi rivelerò tutto?". il
padre dimostra una volta per tutte l'inconsistenza della sua figura non
quello che hanno avuto la letteratura ed il cinema che, per altro, erano anche gli
argomenti privilegiati delle loro lettere. Commenti sui libri letti, sui film visti,
consigli sulle nuove uscite, sono presenti quasi sempre nel loro epistolario, così
correndo al cinema a testimonianza di quanto queste due attività fossero, per loro,
79
complementari. L'esclusiva amicizia di Antoine e René è lo specchio di quella
park entrare, accompagnati dallo stesso Truffaut, nel "Rotor", il cilindro rotante
in cui si vince la gravità grazie alla forza centrifuga sviluppata dal suo
Antoine).
zootropio, uno degli strumenti che hanno dato inizio all'invenzione del cinema
roteare.36 Il "Rotor" è ripreso dal punto di vista di René e delle persone che
dall'alto possono osservare quello che succede all'interno sporgendosi dal limite
superiore del cilindro rotante. Al primo piano di Antoine che, schiacciato contro
Antoine dall'alto verso il basso e viceversa, la mdp inquadra in primo piano il suo
volto sorridente e poi le sue gambe a mezz'aria quindi di nuovo il viso prima di
80
nei gesti di Antoine sospeso sulla parete della giostra, sono subito presenti nei
Tornato sulla strada dopo l'esperienza liberatoria del "Rotor" Antoine ritorna alla
realtà sorprendendo la madre baciarsi con l'amante. Ancora una volta la gioia
connessa alla libertà di movimento si fissa nel senso di colpa. Questa scena
costituisce uno dei momenti fondamentali del film; nella sceneggiatura iniziale
era sostituita da quella della scoperta, da parte di Antoine, della sua nascita
au bras d'un homme. Comme elle ne dit rien le soir à la maison, il imagine une
complicité totale, et, partant, une impunité systématique, vite démentie par les
faits."37
1964, rimpiangerà di non aver conosciuto prima Nelly Benedetti) è il solo che
Truffaut isoli con primissimi piani che coincidono sempre con il passaggio da
81
si agita Antoine Doinel. Sorpreso dall'inopportuna (ancora una volta come
Dopo la prima fuga del ragazzo la situazione sembra potersi normalizzare con il
suo ritorno a casa e l'atteggiamento dolce della madre che in primo piano al
centro dello schermo parla della propria infanzia invitando Antoine a confidarsi
con lei mentre il ragazzo l'ascolta disteso nel letto dei genitori. Ma la sua
dolcezza ha uno scopo: assicurarsi il silenzio del figlio a costo di comprarlo con
avremo un segreto noi due, d'accordo eh? Se al prossimo tema in classe riuscirai
a essere tra...vediamo, tra i primi cinque, ti darò mille franchi, mille franchi. Ma
desiderio di fusione con una figura materna Questo desiderio non è presentato
come reale, la signora Doinel non lo appagherà mai, ma come espressione di una
82
nostalgia ossessiva.[...] La nostalgia rimanda ad un passato arcaico e Antoine,
come gli altri personaggi di Truffaut, cerca di realizzare i suoi desideri nella
Nella prima scena del film la m.d.p. inquadra dal fondo della classe verso destra
le file dei banchi da cui compare la rivista con la ragazza in copertina e poi segue
la pin-up fino al primo piano del banco di Antoine, dove le sue mani le
disegnano, come abbiamo visto, dei baffi sul volto. A questo gesto fa seguito, due
seduto alla "toletta" della madre, il punto di vista spostato verso destra ci
a lui e un altro di lato mentre con gli oggetti del trucco prima si spazzola i capelli
piegaciglia.
Finito di giocare con i belletti della madre Antoine sposta il piatto appena
disposto sulla tavola per completare i compiti ricevuti come punizione per la pin-
mentre noi vediamo il primo piano del ragazzo. Uno stacco insolitamente brusco
83
introduce la figura della madre che nel corridoio si toglie il cappotto per poi
scomparire in cucina mentre la mdp ritorna sul primo piano di Antoine in sala da
farina come lei gli aveva raccomandato. Un altro movimento di macchina verso
destra ci mostra, piuttosto generosamente, le gambe della madre che ora seduta in
conseguenza del turbamento che ne deriva nella ancora non chiaramente orientata
colpi e assume un valore generale negli altri film di Truffaut, basti citare
L'homme qui amait les femmes (L'uomo che amava le donne, 1977):"Le gambe
Le altre figure femminili, non solo adulte, che compaiono nel film ribadiscono
con Jeanne Moreau sbucata, luminosa nella sua pelliccia bianca, dal buio di un
accompagnano, tenendola per mano, una bambina nel parco; dalle tre prostitute
nel commissariato alle figlie del guardiano dietro la rete metallica del centro
84
simbolica delle ripercussioni che esso ha, per Antoine, sul rapporto col mondo
esterno.
La menzogna della morte della madre che Antoine si inventa per giustificare
l'assenza del giorno prima, fa parte di questo difficile rapporto. Léaud pronuncia
essere il più odioso possibile:"tua madre, tua madre, beh, che cos'ha tua madre?"
morta", e lo guarda dritto in faccia. Nel corso dei miei tre film [siamo nel 1962]
non credo di aver mai diretto nessuno con la precisione con cui ha diretto Jean-
Pierre in quella scena, perché sapevo esattamente come la volevo. Gli ho anche
L'aggressività che Antoine esprime per la prima ed unica volta così chiaramente
nei confronti di un adulto e che Truffaut fa di tutto per rendere palese attraverso
accompagnata dal marito, giunge a scuola dopo essere stata chiamata dal preside
85
lezione di Hitchcock nei Quattrocento colpi nonostante l'intento quasi
brivido, risolve la scena "strangolando" la realtà 42: "Non me la sarei mai cavata
nei 400 coups, se non avessi pensato ad Hitchcock nella scena in cui la madre va
a trovare il figlio a scuola. Era una scena difficilissima da realizzare, perché non
soluzione. Tutta la sequenza dei piani è fatta di sguardi. C'è l'insegnante che nota
pensa che stiano parlando di lui; poi la tresca silenziosa tra il direttore e
con un dito. E' un trucco diabolico, seguito dal bambino che si punta il dito sul
petto: "chi io?" e infine l'arrivo della madre dietro la porta a vetri e il suo sguardo
non si ha più bisogno di essere realisti. Logicamente una madre che entra in
classe non sa dove sta suo figlio, e perciò lo sguardo percorre la classe; ma se il
86
suo sguardo esitasse non sarebbe efficace, ed è per questo motivo che io l'ho fatta
guardare diritto verso il figlio come se sapesse quale posto occupava. In questo
A differenza della madre, il padre di Antoine rimane, per tutto il film, una figura
evanescente, le azioni che compie nei confronti del ragazzo hanno ben poca
rilevanza e non bastano per riscattarlo dal giudizio che ne dà Antoine durante il
di inglese che chiede a René "Where is the father?" in una delle prime scene del
Dovendosi esprimere sul significato del film in relazione alla vicenda del giovane
con un processo che in alcuni casi non si compie definitivamente che in età
adulta. Soggetti alla crisi d'originalità sono gli "adolescenti con adattamenti di
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In alcuni di questi la spinta all'indipendenza (più forte che negli altri) provoca
consuetudine con queste aree costituisce un modo fra i più suggestivi per
attraverso le quali si è venuto formando quel mondo spirituale che nelle opere ha
poi trovato espressione, può dar luogo ad una identificazione analoga a quelle già
L'altarino che Antoine costruisce con tanto di candela accesa sotto l'immagine di
nelle disavventure di Doinel che compirà una nuova fuga da casa e con René il
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L'idea fissa che tormenta il protagonista del romanzo spingendolo a spendere
tutta una vita alla ricerca dell'inafferrabile materia prima dell'universo non può
l'adolescenza la fase in cui più forte si sente il conflitto tra tutto ciò che rimanda a
valori assoluti e quello che invece si colloca nella sfera degli interessi
obiettivo irraggiungibile fino alla dissoluzione oppure far parte del "provvisorio"
al futuro sposo Antoine Doinel su di una panchina del parco. 47 Parlando di questo
un pazzo per il quale le cose devono essere definitive, uno che dice a Claude
Jade: "Il tipo con il quale sta è provvisorio, io sono definitivo, non la lascerò mai,
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starò sempre con lei e poiché non ho bisogno di guadagnarmi da vivere, non sarò
mai assente, ci sarò sempre." E' un po' terrificante e non si sa più se l'amore
debba essere così o come quello che offre Antoine Doinel... Con il passare degli
anni, credo che quest'ultima scena di Baisers volés, che è stata realizzata con
molta innocenza, senza neanche sapere cosa volesse dire, sia la chiave di quasi
meritare un non troppo romantico zero in francese a scuola. La tendina che copre
l'immagine di Balzac prende fuoco facendo scatenare le ire del padre che
rito propiziatorio in vista del risultato del tema in classe cui è legato il patto che li
tutto il film è prodotto da una dinamica che vede madre e figlio condividere un
Anche l'autorità paterna derisa trova la sua anticipazione a livello simbolico nel
dopo quella del patto stipulato tra madre e figlio e che è anche un omaggio a Zéro
de conduite di cui riprende l'episodio della gita in città degli scolari di Huguet, il
90
precettore del film di Vigo. La macchina da presa inquadra in campo totale e poi
di ginnastica durante il tragitto verso il campo sportivo; uno per uno i ragazzi si
"L'idea che ci ispirò [Truffaut e Moussy] durante tutto questo lavoro era quella di
intenerita ma, al contrario, come "un brutto momento che si deve passare" [...] Il
"Poiché nelle scuole non esiste la pena di morte Dargelos fu espulso". Quando
avevo tredici anni, ero estremamente impaziente di diventare adulto per poter
Scendevo in strada per gettare nella spazzatura i pezzi di un piatto che avevo
rotto lavandolo, e la sera sentivo gli amici dei miei genitori che si divertivano a
anni passati, non ho cambiato idea su questo punto, e quando sento un adulto
91
rimpiangere i tempi della sua infanzia, tendo a credere che abbia una pessima
memoria."49
Fallito il tema in classe a causa del "plagio" che gli è costato uno zero e
del lavoro di Cocteau poi tradotto per il cinema (con Decae come operatore): "Sì,
mentre giravamo in quell'appartamento sapevamo che era una scena alla Cocteau.
Lo sapevamo benissimo, anzi ho anche tagliato alcuni passaggi non riusciti che
riflettevano ancora di più questa atmosfera alla Jean Cocteau [Alcune di queste
scene compaiono come flash back in Domicile conjugal, 1970]. Per esempio i
d'altronde che da quel momento Cocteau abbia veramente amato il film che gli
era così vicino per gli scenari inconsueti e un pò anche per la situazione." 50
Per l'ultima volta libero Lontano dalla famiglia egli può abbandonarsi a tutta la
gioia che gli procura l'amicizia con René prima di progettare, mentre assistono ad
uno spettacolo di burattini al parco, il furto della macchina da scrivere del padre
L'episodio del furto più grave (già nelle prime scene si vede Antoine rubare dei
92
cattura ad opera del guardiano nel momento in cui il ragazzo sta restituendo il
Monte di pietà.
L'oggetto del furto assume chiaramente una valenza simbolica che riconduce al
significato che la scrittura assume nel film; il peso eccessivo della macchina da
Champs Elysées, alla scena del ponte dove Antoine e René litigano per decidere
nel mondo degli adulti. Separati dai bambini che a bocca aperta assistono alla
fiaba di Cappuccetto Rosso al teatrino del parco dove hanno progettato il furto
al mondo degli adulti se non nella fervida fantasia propria dei fanciulli:"La sua
vita [di Antoine] sembra destinata alla perenne ricerca di oggetti transizionali 51
alle sue forze, ma che aveva il grosso merito di fargli vivere da protagonista
93
un'avventura poliziesca. La vita come racconto romanzesco, reinvenzione della
L'inserimento della fiaba di Cappuccetto Rosso nel film rende palese l'utilizzo
stilistici di alcune scene ritenute troppo "forti" (vedi 2.2.2). Il ricorso alle favole
polizia fino a rivelare Antoine veramente ingabbiato una volta per tutte. I suoi
possibile in una società adulta come quella che ci presenta Truffaut. A questa
aquisizione del ruolo di minore traviato che la società gli assegna corrisponde la
foto segnaletica che Truffaut mostra a tutto schermo con uno stop-frame che
Un tale ingresso nel mondo degli adulti comporta per Antoine la separazione più
volta concretamente visibile nel pianto del ragazzo filmando una scena tutta
per sua stessa ammissione, non sempre avviene durante il film: "Pour Les quatre
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Jean Costantin [...] Quand je revois, j'entends toutes les fausses notes, tous le
contresens, c'est une musique désinvolte et bâclée qui souvent abîme l'image. Sur
D'ailleurs le jazz est presque toujours inadéquat dans les films, parce qu'il fausse
les durées; privée de ligne mélodique votre image double de longueur..." 53. Dietro
Sica) il primo piano di Antoine alternato ad una soggettiva sulla notte di Parigi
illuminata dalle insegne dei locali esprime di pari passo con l'accompagnamento
Lungo tutto il film Parigi assume simbolicamente un ruolo sostitutivo del grembo
materno, essa lo nutre (Antoine durante la notte della prima fuga ruba per strada
(gli offre la tipografia e il cinema come rifugio). La lacrima che vediamo segnare
La reclusione nel centro d'osservazione per minori traviati non comporta solo
l'abbandono dello scenario parigino (nella narrazione così come nella realtà delle
fallito di far visita al compagno. Ancora una volta una barriera, in questo caso la
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porta a vetri dell'atrio del riformatorio, impedisce ad Antoine di raggiungere ciò
che ama.
attori adolescenti portano in un film una purezza straordinaria che non sempre si
deve essere fatto con la collaborazione dei bambini, perché il loro senso della
nel colloquio tra Antoine e la psicologa del centro; Truffaut riprende Jean Pierre
voluto nella parte della dottoressa] era fuori Parigi, così cominciammo a girare le
96
sequenze con Jean Pierre rimandando a più tardi i controcampo. Non avevamo
nulla di scritto, non facevamo nessuna prova prima di girare, avevo soltanto dato
a Jean Pierre una vaga indicazione del senso delle mie domande: gli lasciavo
esitazioni, la sua totale spontaneità. C'era ovviamente una certa relazione tra
quello che io sapevo dei suoi problemi di vita quotidiana e le mie domande, gli
contraddicesse la storia del film (solo una volta ha inserito nelle sue risposte una
nonna della quale non si era mai parlato prima). Per le riprese avevo fatto
allontanare tutti dal set ed eravamo rimasti solo Jean Pierre, l'operatore Decae e
io, Fu proprio Decae che, rivedendo i giornalieri mi disse: "Sarebbe una follia
girare i controcampo, bisogna lasciare tutto così com'è." Ed è ciò che facemmo
con la differenza che avevamo girato per venti minuti e nel film ne abbiamo
o meno) delle regole, vanno di pari passo con l'esigenza di rendere essenziali i
gesti di Antoine affinché il loro significato profondo appaia in modo chiaro lungo
il film. Questo succede nella scena della definitiva fuga verso il mare di Antoine
che per stessa ammissione di Truffaut fu girata nella più completa libertà
d'invenzione ignorando alcune delle leggi più ovvie del montaggio: "Si pensa
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sempre che la gente dei "Cahiers du cinéma" debba fare film molto intellettuali,
non sono affatto un intellettuale, come non lo era il mio primo film, Les mistons.
Non sono passato per una scuola di cinema e non sono mai stato assistente; è un
nella sequenza finale in cui il mio eroe corre verso il mare, in un lungo piano in
movimento, avrei intercalato i primi piani dei piedi che corrono, dei visi sudati.
modificava dietro al ragazzo che corre nella campagna normanna verso la Senna,
Truffaut accompagna con la due cavalli adattata a camera car la corsa del
limite dell'acqua entro cui Antoine si bagnerà i piedi per poi ritornare sui suoi
vicenda mentre Antoine scopre, nella definitiva frustrazione dei suoi sogni di
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Note al Capitolo 2
(1) François Truffaut, Correspondance, a cura di G. Jacob e C. de Givray, Paris, Hatier, 1988
(trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di S.Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1993, p. 62).
(2) Maurice Sherer e François Truffaut, "Entretienne avec Roberto Rossellini", in Cahiers du
Cinéma n. 37 luglio 1954, pp. 1-12.
(3) François Truffaut, Correspondance, a cura di G. Jacob e C. de Givray, Paris, Hatier, 1988
(trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di S. Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1993, p. 62).
(4) François Truffaut, Les films de ma vie, Paris, Flammarion, 1975 (ed. it. I film della mia vita,
Venezia, Marsilio, 1978, p. 37).
(5) Ibidem, p. 39
(6) Ibidem, p. 43
(7) Maurice Sherer e François Truffaut, "Entretienne avec Roberto Rossellini", in Cahiers du
Cinéma n. 37 luglio 1954, pp. 1-12.
(8) Jacques Rivette, "Du coté de chez Antoine", Cahiers du cinéma n. 95, maggio 1959, p. 37.
(9) Jacques Doniol Valcroze, "Le quatre-cents coups", Cahiers du Cinéma n. 96, giugno 1959, p.
42.
(10) Fereydoun Hoveyda, "La première personne du pluriel", Cahiers du cinéma n. 97, luglio
1959, pp. 52-55.
(11) Lettera facente parte dell'Archives des films du Carrosse, dossier Archives très privées 2,
pubblicata in Antoine de Baeque, Serge Toubiana, François Truffaut, Paris, Gallimard, 1996, pp.
207-209.
(12) Je n'ai pas écrit ma biographie en 400 coups, in "Arts", 3 giugno 1959.
(13) François Truffaut, Correspondance, a cura di G. Jacob e C. de Givray, Paris, Hatier, 1988
(trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di S. Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1993, p. 79).
(14) Alberto Barbera, Umberto Mosca, François Truffaut, Roma, Editrice Il Castoro, (nuova
ed.), 1995, p. 29.
(15) Jacques Rivette, "Du côté de chez Antoine", Cahiers du cinéma n. 95, maggio 1959, p. 38.
(16) François Truffaut, Les films de ma vie, Paris, Flammarion, (trad. it. I film della mia vita,
Venezia, Marsilio, 1978, p. 102).
(17) François Truffaut, Correspondance, a cura di G. Jacob e C. de Givray, Paris, Hatier, 1988
(trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di S. Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1989, p. 73).
(18) François Truffaut, Les Aventures d'Antoine Doinel, Paris, Mercure de France, 1970, (trad.
it. Le avventure di Antoine Doinel, Venezia, Marsilio, 1992, pp. VII-VIII).
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(19) Anne Gillain, "Intervista con François Truffaut", in AA. VV., François Truffaut, Milano,
Fabbri, 1988, pp. 140-42.
(20) François Truffaut, Les films de ma vie, Paris, Flammarion, 1975, (trad. it. I film della mia
vita, Marsilio, Venezia, 1992, p. 37.
(21) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 33).
(22) Ibidem, p. 32.
(23) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 57).
(24) Ibidem, pp. 67-68.
(25) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 60.
(26) Questa tensione emotiva costante è riconducibile ad un dualismo fondamentale che informa
tutto il film. Così Don Allen:"L'intero film è strutturato intorno al tema prigione/fuga e
all'illusoria natura della libertà che Antoine può raggiungere. Egli procede in una serie di
avventure picaresche da un'istituzione repressiva a quella seguente. Scuola, famiglia, stazione di
polizia, riformatorio, ogni ambiente è allo stesso modo inadatto ai problemi di Antoine, e gli
adulti in ogni scenario non hanno né il tempo né la coscienziosità per dare a lui la comprensione
di cui necessita."4 Don Allen, Finally Truffaut, New York, Beaufort books, 1985, p. 38.
(27) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985, p. 59.
(28) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 114.
(29) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985, p. 59.
(30) La prima fuga di Antoine risponde nei suoi caratteri generali alla dinamica evidenziata da
Petter in relazione ai problemi della preadolescenza: "Un ragazzo che reagisca rinunciando, o
regredendo, o con risposte aggressive, suscita altre reazioni nelle persone che gli stanno
accanto: i genitori insistono, con pressioni o anche minacce, perché affronti nuovamente, e con
più impegno, l'obiettivo mancato; e lo stesso possono fare gli insegnanti. Il conflitto che ne
deriva è allora del tipo più difficile da gestire: sul ragazzo cominciano a premere due forze
costrittive, di cui una ha origine dalla valenza negativa che vanno assumendo, per le difficoltà
che presentano, le attività necessarie per il conseguimento dell'obiettivo [...] l'altra ha origine
dalla valenza negativa del rimprovero dei genitori o delle loro minacce o anche semplicemente
dal senso di delusione che essi manifestano. [...] ...in situazioni conflittuali di questo tipo si
determina una forza risultante la quale [...] tende a portare l'individuo lontano da entrambe le
situazioni a connotazione negativa..." Guido Petter, Problemi psicologici della preadolescenza e
dell'adolescenza, Firenze, Nuova Italia, 1990, p. 258.
(31) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 73).
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(32) Così Jean Collet sulla logica degli spazi nei Quattrocento colpi: "dans Les 400 coups, il y a
une logique de l'espace et de la lumière. Dès la première scène en classe, on est enfermé,
oppressé. Jusqu'à l'ouverture finale, Antoine n'est jamais à sa place. Ni à l'école, ni chez lui,
encore moins dans le lieux où il se réfugie au cours de ses fugues. L'écran large [cinemascope]
accentue paradoxelement notre malaise. Plus l'espace de l'image est ouvert, plus l'espace
d'Antoine (de la fiction) nous paraît étroit. Dans cette maîtrise de l'espace, il y à la signature
d'un grand cinéaste." Jean Collet, Le cinéma de François Truffaut, Paris, Lherminier, 1985, pp.
25-26.
(33) Essa assume anche una valenza simbolica: "Praticarla significa confrontarsi con una
norma, e propendere creativamente a una sua trasgressione; la prima sequenza del primo film
unisce l'atto di scrivere a quello di guardare, perché Antoine passa ai compagni di classe una
fotografia sulla quale pesa una "censura" (la ragazza in costume da bagno). La scrittura,
l'immagine, l'interdetto... E anche la protesta: Antoine, dietro la lavagna, scrive il suo rifiuto
all'"ingiustizia" subita." Giorgio Tinazzi, François Truffaut, Venezia, Marsilio, 1996, pp.102-
103.
(34) Anne Gillain, François Truffaut. Le secret perdu, Paris, Hatier, 1991, (trad. it. Il segreto
perduto, Genova, Le mani, 1995, pp. 36-37).
(35) I diari così come le lettere rispondono ad esigenze precise dell'adolescente: "Il diario è una
delle forme attraverso cui certi adolescenti cercano di soddisfare il bisogno di ritrarsi
temporaneamente dalla realtà esterna, spesso incalzante, ricca di esperienze sociali conflittuali,
per valutare con più tranquillità tali esperienze e i modi in cui esse possono essere affrontate e
superate, per decidere i propri atteggiamenti futuri e per formulare piani di lavoro. Il diario è
dunque uno strumento che può soddisfare il bisogno di ritrovare una chiarezza di idee
momentaneamente perduta, un equilibrio emotivo turbato..." Guido Petter, Problemi psicologici
della preadolescenza e dell'adolescenza, Firenze, Nuova Italia, 1990 (nuova ed.), pp.15-16.
(36) "E come è bella, fresca, intensa questa sua prima metafora sul cinema con quel rotor che
tanto assomiglia allo zootropio di Herner o al prassinoscopio di Reynaud e dove l'infanzia del
cinema corrisponde così fortemente alla sua infanzia, a quella di quel nuovo film, di quel nuovo
regista, di quel nuovo attore! E come è evidente, già in questa sequenza, che per Truffaut la
regia: “è un prolungamento dei giochi dell'infanzia!”" Vittorio Giacci, François Truffaut, Roma,
Bulzoni, 1995, p.139.
(37) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 62.
(38) Anne Gillain, François Truffaut. Le secret perdu, Paris, Hatier, 1991, (trad. it. Il segreto
perduto, Genova, Le mani, 1995, p. 41.
(39) "A parere di S. Freud la personalità di ognuno si costituisce e si differenzia attraverso una
serie successiva di identificazioni che possono essere a) eteropatiche o centripete quando il
soggetto prende a prestito la sua identità da qualcun altro, b) idiopatiche o centrifughe quando il
soggetto identifica l'altro con la propria persona, c) reciproche quando i due movimenti
coesistono con fusione della propria identità con quella degli altri. L'identificazione reciproca è
alla base per la formazione del "noi". Freud distingue ancora un'identificazione primaria in cui
l'individuo deve ancora distinguere la sua identità da quella degli oggetti, e ancora deve
acquistar senso la distinzione tra Io e Tu. E' questa l'identificazione che caratterizza la prima
101
infanzia e in particolare la relazione con la madre che il bambino ancora non avverte come altro
da sé." Umberto Galimberti, Dizionario di Psicologia, Torino, U.T.E.T., 1992, p. 458.
(40) Ciò riconduce ad uno degli aspetti principali dello sviluppo psicofisico del preadolescente
che sarà utile sottolineare perché chiarisce ulteriormente la dinamica del rapporto madre-figlio
da cui scaturisce la struttura narrativa del film nella sua doppia dimensione: "La maturazione
puberale di solito costringe il ragazzo ad uscire dalla sua autosufficienza difensiva
preadolescenziale e ad abbandonare l'investimento delle pulsioni pregenitali;e, similmente
spinge la ragazza a sviluppare la propria femminilità. [...] Sia il maschio che la ragazza ora si
volgono più intensamente verso gli oggetti libidici extrafamiliari; in altre parole è cominciato il
vero processo di separazione dagli oggetti primari. [...] La caratteristica distintiva della prima
adolescenza consiste nel disinvestimento degli oggetti d'amore incestuosi; di conseguenza la
libido oggettuale liberata esige nuove sistemazioni." Peter Blos, On Adolescence. A
Psychoanalytic Interpretation, The Free Press Of Glencoe, 1962, (trad. it. L'adolescenza.
Un'interpretazione psicoanalitica, Angeli editore, Milano pp.108-109).
(41) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 65.
(42) "Ecco un altro esempio del modo in cui Hitchcock "strangolerà" il quotidiano: Un
giovanotto presenta a sua madre una ragazza che ha conosciuto. Naturalmente la ragazza
desidera vivamente di piacere all'anziana signora che forse è la sua futura suocera. Molto
sereno, il giovanotto fa le presentazioni mentre, rossa e confusa, la ragazza si fa avanti
timidamente. L'anziana signora, di cui abbiamo visto il viso mutare espressione mentre suo
figlio terminava (fuori campo) le presentazioni, fissa ora la ragazza di fronte, gli occhi negli
occhi (tutti i frequentatori di cineclub conoscono questo sguardo puramente hitchcockiano che
si posa quasi sull'obiettivo della macchina da presa); un leggero arretramento della ragazza
indica il suo primo segno di smarrimento: Hitchcock ci ha presentato in un solo sguardo una di
quelle terrificanti madri ossessive di cui ha l'esclusiva." François Truffaut, Le cinéma selon
Hitchcock, Paris, Laffont, 1966, (sec. ed. ampliata, Paris, Editions Ramsay e François Truffaut,
1983), ed. it. Il cinema secondo Hitchcock, Parma, Nuova Pratiche editrice, 1985, p.15).
(43) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 64).
(44) Maurice Debesse, L'adolescence, Paris, P.U.F, 1955.
(45) Guido Petter, Problemi psicologici della preadolescenza e dell'adolescenza, Firenze,
Nuova Italia, 1990, pp. 289-290.
(46) cfr. Elisabeth Bonnaffons, François Truffaut, Lausanne, L'age d'homme, 1981, p.112.
(47) Ecco la dichiarazione per intero: "Signorina... io so di non essere uno sconosciuto per lei.
Per molto tempo l'ho osservata senza che lei se ne rendesse conto. Ma da qualche giorno non
cerco più di nascondermi... e, ora, so che è giunto il momento. Ecco!... Prima di incontrarla, non
avevo mai amato nessuno... odio il provvisorio. Conosco bene la vita. So che tutti tradiscono
tutti. Ma, tra noi, sarà diverso. Noi saremo un esempio. Noi non ci lasceremo mai... Nemmeno
per un'ora. Io non lavoro. Non ho alcun impegno nella vita. Lei sarà la mia unica
preoccupazione... Capisco... Oh!... Capisco che tutto questo è troppo improvviso perché lei dica
subito sì... E che lei voglia prima rompere dei legami provvisori, che la uniscono a persone
102
provvisorie... Ma io, sono definitivo." François Truffaut, Baci rubati, sceneggiatura definitiva,
in Les aventures d'Antoine Doinel, Paris, Mercure de France, 1970, (trad. it., Le avventure di
Antoine Doinel, Venezia, Marsilio, 1992, p. 213).
(48) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 131.
(49) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 23.
(50) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 60.
(51) "Il concetto di o.t. fu formulato negli anni '50 da D.W. Winnicott. Da trent'anni l'idea
dell'o.t. continua ad essere materia di studi per chi si occupa dello sviluppo emotivo e del suo
rapporto con i fattori ambientali. con questo termine Winnicott fa riferimento ad oggetti quali un
orsacchiotto, una bambola, un giocattolo soffice o duro, l'angolo di una coperta, di un piumino,
di una federa, il cui uso è di "importanza vitale" per il bambino di 8-12 mesi quando va a
dormire, quando si sente solo o triste o ha paura. L'oggetto, trattato con affetto e al tempo stesso
strapazzato, non deve mai cambiare, mai essere dimenticato, e può essere usato anche nella
seconda infanzia, quando incombe una minaccia di privazione che può interrompere
bruscamente la continuità e quindi il senso dell'esistenza." Silvia Bonino, Anna Maria Farcito,
Dizionario di psicologia dello sviluppo, Torino, Einaudi, 1994, p.485.
(52) Flavio Vergerio (a cura di), Cinema e adolescenza, Centro studi cinematografici, Moretti e
Vitali editori, Bergamo, 1993, p.199.
(53) "Cinéma 64", n. 87, giugno 1964, p. 72.
(54) "J'ai changé beaucoup pour mes trois premiers films, et assez peu pour "La peau douce".
Mais je crois que les autres n'avaient pas été assez travaillés. Il me semble que le scenario des
"Quatre Cents Coups", filmé très fidèlement, qurait présenté de graves inconvénients. Celui de
"Tirez sur le pianiste" et celui de "Jules et Jim" également. L'improvisation au tournage
constituait vraiment une nécessité." Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de
la chne, 1985 p. 215.
(55) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 33.
(56) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, pp. 58-59.
(57) Ibidem, pp. 60-61.
103
Capitolo 3
L'enfant sauvage
104
3.1 Il soggetto
La prima incerta idea di realizzare un film adattando i due testi del dottor Jean
Itard nasce in Truffaut dopo averli letti nel volume di Lucien Malson che li
mémoires du Dr. Itard, che Lucien Maison [sic] ha presentato nel suo libro della
trasformare il testo di Itard (il medico che accolse e allevò il ragazzo), costituito
da due rapporti medici scritti a quattro anni di distanza. Il primo risalente al 1801
1806, aveva come scopo di ottenere dal Ministero dell'interno il rinnovo della
immaginare che Itard tenesse un diario e fare di questi rapporti una cronaca. Ma
allo stesso tempo bisognava preservare il testo, che è superbo, questa scrittura
accenna anche al film poi realizzato da Claude Miller nel 1988 e all'Argent de
105
poche): "I progetti sono questi: 1) L'Enfant sauvage (la storia del bambino-lupo
delinquente, una specie di 400 Blows al femminile); 3) una storia tipo il Pianiste
tanto tempo, la cui azione sarà tutta ambientata in una scuola." 2 Nel 1965
ancora migliorare senza difficoltà, per trarne un gran bel film" 4 Come spesso
succede ai soggetti dei film di Truffaut, anche quello del Ragazzo selvaggio
rimarrà "a riposo" per qualche anno fino a quando, nel luglio del 1969,
Nella foresta dell'Aveyron durante l'anno 1798 viene rinvenuto un ragazzo tra i
dieci e i dodici anni, la cui vita tra i boschi lontano da ogni contatto umano è
iniziata con il suo abbandono, verso i tre anni di età, dopo essere sopravvissuto al
tentativo di omicidio da parte dei genitori (tra le numerose cicatrici lasciate dalla
lotta con gli animali una più lunga sotto il mento testimonia il passaggio di una
lama). Scoperto da una contadina viene inseguito e raggiunto dalla muta di cani
106
di un gruppo di cacciatori. Accudito per pochi giorni da un vecchio del paese
del selvaggio convincono il primo della natura congenita del suo ritardo
con sè nella sua casa appena fuori Parigi dove sarà aiutato nel suo tentativo di
Victor (questo il nome che Itard dà al ragazzo) sarà segnata dai faticosi esercizi
con il dottor Itard tesi a ristabilire tra lui e il resto del mondo quella
processo educativo cui lo sottopone Itard spingono Victor alla fuga verso i boschi
e la vita che conduceva prima: approfittando di una fortuita assenza del dottore,
nella filmografia di Truffaut: per la prima ed ultima volta non sono i romanzi di
allontanamento dal materiale romanzesco su cui Truffaut era solito lavorare... "Je
107
me classe dans cette famille de réalisateurs pour qui le cinéma est un
coin, qui refaisaient le monde avec des jouets et qui continuent ces jeux à l'âge
fond”, avec un refus de la vie telle qu'elle est, du monde dans son état réel, et, en
reaction, le besoin de recréer quelque chose qui participe un peu du conte de fées,
un peu de ce cinéma américain qui nous a fait rêver étant jeunes. Mais si, jusqu'à
L'Enfant sauvage, je n'étais pas très ouvert a la réalité, même dans mes lectures
puisque je ne lisais que des romans, le fait de m'être passionné pour le rapport du
docteur Itard et d'avoir réussi à surmonter mes scrupules à l'égard d'une réalité
voie."5
108
Oltre alla novità che rappresenta per Truffaut l'adattamento da un resoconto
più evidente riguarda il cast dove a recitare il ruolo del dottor Itard scieglierà se
stesso dopo aver scartato una serie di possibilità: "E' una decisione che è maturata
a poco a poco. Avevo pensato subito che non si dovesse assolutamente prendere
che avevo conosciuto in provincia. Fino al giorno in cui ho sentito che il lavoro
manovrarlo visto che era impossibile parlargli, e tutto ciò sarebbe stato più
ritrovato tutto il giorno a dire a qualcuno: "Adesso prenda il ragazzo, gli faccia
fare questo, lo porti là", e invece avevo voglia di farlo io stesso. Dal giorno in cui
recitato un ruolo, ma quella di aver diretto il film davanti alla macchina da presa
tal punto da basarsi su leggi proprie: "Notre propre expérience nous amène à
nous créer des lois complètement folles, qui n'aurient aucune valeur pour les
109
autres mais l'observance de ces lois nous aide et nous contraint à la fois, d'autant
Shiffman, nous imaginons une scène, nous faisons le dialogue en jouant les deux
rôles et puis Suzanne dit: “Je tape” et je vois qu'elle écrit: Palier-Intérieur Jour. Je
lui dis: “Comment savais-tu que ça se passe sur le palier?” Elle me répond: “Tu
"sa come interpretare i desideri di un regista che sa bene ciò che non vuole ma
non sa spiegare cosa vuole." Almendros è soprattutto "uno dei più grandi
operatori esistenti, uno di quelli che lottano perché la fotografia dei film di oggi
D.W. Griffith."9
Truffaut vuole fortemente l'utilizzo del bianco e nero (per vincere la proverbiale
compenso) e il recupero di alcuni dei procedimenti classici dei film muti come il
mascherino ad iride; questi mezzi sono, secondo lui, necessari per realizzare
"Tandis que les fermetures à l'iris, sur des visages, cela nous ramène à Griffith,
j'ai l'impression que l'adaptation à l'époque se fait mieux. [...] L'enfant sauvage
110
était conçu dans cet esprit."10 Inoltre se c'è anche in questo film un "partito preso"
formale, lo si può rintracciare nel rigore con cui è costruita l'inquadratura di ogni
tecnico del cinema, è un uomo che legge moltissimo, conosce bene l'architettura
e la pittura. Avere la sua collaborazione è per un regista una grande fortuna, una
fortuna e un Jolly"11
quasi essenziale: "Vi erano alcuni esperimenti che non si potevano far
altri libri, ma Victor non li prendeva, portava sempre lo stesso: non aveva la
estremamente vera"14
Il ruolo del dottor Itard non è il solo per cui Truffaut ha dei ripensamenti: Jean-
Pierre Cargol, il giovane gitano che interpreta Victor, sarà scelto dopo aver
accantonato l'idea di trovare un "Nureyev bambino" tra gli allievi dei corsi di
111
danza dell'Opéra. A far propendere verso questa soluzione è la volontà di Truffaut
sprigiona dalla figura del ballerino russo sarà sostituita con quella di un "miston"
trovato tra i giovani scolari di Montpellier dopo aver cercato anche a Nimes,
Arles e Marsiglia.
Nel cast figura anche Jean-Dasté (Pinel), attore di Vigo e Renoir (Zero in
condotta, L'Atalante, e Boudou salvato dalle acque), che lavorerà per Truffaut
ancora in La chambre verte e L'homme qui amait les femmes. Tra le comparse del
film ci sono Laura ed Ewa, le due figlie di Truffaut e Madeleine Morgenstern che
112
3.2 Le origini dell'uomo, le origini del cinema.
descritta, quella di un preadolescente cresciuto dai tre anni circa in poi lontano
dalla società degli uomini che si ritrova, suo malgrado (almeno inizialmente), a
"Credo che la forza di questa storia sia nella situazione: questo ragazzo è
cresciuto al di fuori della civiltà, tant'è vero che tutto ciò che fa nel film lo fa per
la prima volta. Quando accetta di coricarsi in un letto e non per terra, è la prima
prima volta. Starnutisce per la prima volta, piange per la prima volta. A mio
avviso, ogni passo in avanti costituisce già una fortuna formidabile, e il film trae
All'interno di questa vicenda che si riconduce al tema del "debutto nella vita",
condizione propria dell'infanzia che in Truffaut diventa precoce disincanto cui far
113
modo "isolato" al suo interno da una convinzione, quella della natura non
congenita del ritardo intellettivo di Victor, non condivisa dai suoi colleghi ai
dei suoni in un linguaggio compiuto, e la parola scritta sono i due poli del
racconto, tutto si snoda tra questi due modi della comunicazione rappresentati
dagli esercizi di Victor e dalla stesura del resoconto da parte di Itard del quale
dello studio compila il rapporto oppure solo le mani indugiando sui segni che il
E' l'iniziazione alla vita sociale compiuta attraverso una continua serie di dolorosi
adattamenti alla realtà che interessa Truffaut molto più che non la semplice
tra la libera vita nella foresta e le costrizioni del vivere civile. A riguardo Truffaut
è piuttosto esplicito: "Critiquer la société est une chose, croire qu'on n'en fait pas
partie est un enfantillage. Le thème très a la mode: “Il faut quitter la société”
convient a des garçons qui ont souffert d'être trop protégés dans leur jeunesse,
c'est un thème un peu snob. Des Quatre cents coups à L'Enfant sauvage, je
montre des personnages qui veulent s'integrer, faire partie. [...] A vrai dire, on
adopte les idées qui vous arrangent, qui contrebalancent le chocs qu'on a reçus et
ces à nous de voir la sincérité qui se trouve derrière les idées opposées, adoptées
114
par ceux dont la biographie est différente. Si j'aime tellement Chaplin, c'est qu'il
Proprio analizzando i film di Chaplin alla luce di ciò che ha scritto Bazin,
meccanismo di difesa alla base dell'autismo: "da alcuni anni si studiano più
difesa.19 Ora è tutto meccanismo di difesa nelle azioni e nei gesti di Charlot.
Quando Bazin spiega che Charlot non è anti-sociale ma asociale che aspira ad
entrare nella società, egli definisce, quasi con gli stessi termini di Kanner, la
autobiografismo del film. Il dottor Itard accoglie il selvaggio nella sua casa, gli
dà un nome; egli è convinto che "...la società, attirando nel suo seno questo
115
giovane sventurato, [abbia] contratto nei suoi confronti degli obblighi
imprescindibili che è [suo] dovere soddisfare."21 Jean itard si pone come "primo
scopo" legare Victor alla vita sociale "rendendogliela più dolce di quella che
sconforto dopo l'ennesimo esercizio di Victor senza risultati validi, e che Truffaut
mantiene nel commento fuori campo: “Quanto in quel momento come in tanti
Itard compreso tra gli stipiti della finestra aperta verso quello di Victor
una scena girata con il solo accompagnamento musicale: durante una notte di
con il viso rivolto verso l'alto, a noi come al dottor Itard (la scena è in soggettiva)
non resta che osservarlo da dietro i vetri della finestra che Truffaut pone come
116
limite tra la candela23 che rischiara il primo piano di Itard e la luce della luna che
separa Itard da Victor e la sua intima comunione con la natura, da cui il dottor
Itard come tutti noi è escluso; a livello stilistico questo espediente serve a
anch'esso adattamento di una vicenda del secolo scorso: "Les personnages sont
filmés de loin, les lieux sont filmé de loin, c'est une chose qu'on doit regarder,
mais dans laquelle on ne doit pas vraiment entrer..." 25 Il testo di Itard pone il
propria del resoconto scientifico: "...Ne Il ragazzo selvaggio c'era uno iato tra il
materiale quasi scientifico del film, il dottore che si occupa del bambino, e le
narrazione è un diario al presente). Questo presente, per ambientare una storia del
117
farmi perdonare era di farne una "rappresentazione" e la "rappresentazione" era
come riquadrata perché sui lati dello schermo c'erano le travi delle porte, i vani
delle finestre. Più la scena era inquietante, più la macchina da presa era collocata
a distanza, come quando il dottore dice: “Il tuo nome sarà Victor”. Avevo bisogno
del dottor Itard: "Le film comporte une série d'exercises que Itard fait faire à
l'enfant pour éduquer son oreille, son oeil, ses sens: il y a manifestement là un
aspect documentaire, et notre critère de travail était alors le même que pour un
documentaire: est-ce que c'est clair? Est-ce qu'on comprend? Ces exercises, il
fallait pouvoir les suivre; il fallait qu'au début de chaque exerxcice le public
con cui Truffaut rende gli elementi fondamentali del film non gli impedisce così
di raccontare, prima di tutto, una storia: "Si è evitato lo spettacolare: con questo
scena allora diventa indispensabile per colpire il suo interesse farsi bene
118
ascoltare. A dispetto del carattere documentario del materiale scientifico su cui
lavorano Truffaut e Gruault, sono ancora una volta le leggi della fiction apprese
dal maestro del brivido (di cui Truffaut ha da poco fatto pubblicare il libro-
intervista) a condizionare l'utilizzo del commento fuori campo: "...sa leçon est
aussi présente dans L'Enfant sauvage que dans La mariée, car si le matériel du
commentaire au début ou a la fin d'une scene, de terminer une phrase par tel mot
plutôt que par tel autre, je ne fais que tenter d'appliquer les lois de cette science
farsi capire, farsi ben ascoltare, solo con le immagini e le didascalie. 30 Fedele alle
rende inscindibili forma e contenuto intrecciando ancora una volta nel racconto
dell'infanzia (quella di Victor e quella della settima arte) la sua idea del mondo e
"scioccante" l'adattamento di una vicenda del XIX sec., l'utilizzo dei mascherini
ad iride, la caparbia ostinazione per girare il film con il bianco e nero di Nestor
Almendros, il richiamo allo stile di Griffith e Chaplin. "Film sul segreto delle
119
Non è dunque nelle intenzioni di Truffaut pronunciarsi a favore dei metodi
educativi di Itard con un documentario sul suo operato; egli vuole mettere in
stesso ha scritto nelle sue memorie: “Senza la civilizzazione, l'uomo sarebbe uno
degli animali più deboli e meno intelligenti.” E' un film sulla comunicazione, lo
correttamente ad uno scambio con gli altri e quindi alla conoscenza, alla cultura;
visivamente inquadrando dall'alto verso il basso i piedi di Victor che alle prese
per la prima volta con i gradini di una scala comincia, passo dopo passo, a salire,
Fare dell'apprendimento il centro del film significa per Truffaut metterne in luce
del conflitto che si determina tra il dottore, il selvaggio e nello stesso tempo tra la
la macchina da presa inquadra Itard in piedi di fronte allo scrittoio e sullo sfondo
120
Victor che di spalle guarda fuori dalla finestra aperta sulla campagna mentre sta
momento stesso in cui decide di "mettere alla prova" il cuore del suo allievo
piano sequenza che registra l'azione dei due personaggi tenendo sempre in campo
visivamente il nome di due oggetti scritto sul cartone, prelevarli da un'altra stanza
dove il dottore li ha posti e riportarli indietro. La zuffa tra Victor e Itard comincia
ignorando la buona riuscita del compito che gli aveva affidato e si conclude con
il morso che al culmine dell'ira Victor rifila ad Itard. Sulla soglia della porta che
già spalancata avrebbe dovuto accogliere il ragazzo l'abbraccio tra i due pone fine
Dottore: “Come sarebbe stato dolce per me in quel momento potermi far capire
dal mio allievo e dirgli fino a che punto lo stesso dolore del suo morso riempiva
Alla dissolvenza che chiude la scena fa seguito l'inquadratura di Victor dal basso
del giardino verso l'alto della casa mentre egli guarda attraverso i vetri della
121
finestra chiusa proprio come aveva fatto Itard la notte in cui lo aveva sorpreso a
cullarsi sotto la luce della luna; il commento fuori campo riporta il resoconto di
quello che secondo il Dottore è stato il più grande progresso del "selvaggio":
“...era una prova incontestabile che il sentimento del giusto e dell'ingiusto, eterna
base dell'ordine sociale, non era più estraneo al cuore del mio allievo.
innalzato l'uomo selvaggio alla piena statura dell'uomo morale, con il più
e che sta alla base del primo e fondamentale inrteresse che Truffaut ha provato
per questo testo scientifico d'inizio Ottocento: "In questa scena, che è un duello
tra il ragazzo e il professore, ciò che mi ha interessato più di ogni altra cosa, più
della rivolta o della non rivolta del ragazzo, è il fatto che il professore gli faccia
del male per il suo bene. Ne ha il diritto? Esiste mai un simile diritto? Comunque
convincermi a fare il film fu una scena che immaginai leggendo i rapporti. E' la
sola scena drammatica: la punizione ingiusta inflitta da Itard al suo allievo per
122
farlo ribellare; è il solo mezzo che Itard ha a disposizione per rendersi conto se
morale. Con Jean Gruault feci perciò una sceneggiatura che andava abbastanza
bene, ma era troppo nettamente divisa in due parti uguali: la prima era la foresta,
rendevo conto a poco a poco, sarebbe cominciato veramente solo con gli esercizi,
L'apprendimento del linguaggio, l'accesso alla comunicazione con gli altri, è uno
ritroviamo sviluppato anche in alcuni ruoli secondari che i bambini assumono nel
resto della sua filmografia37 Nel Ragazzo selvaggio tutti i ruoli affidati ai
ragazzini del centro per la rieducazione dei sordomuti sviluppano questo tema
Itard, Pinel e il ragazzo dell'Aveyron. Qui il ragazzo selvaggio che ancora non
una volta dopo le angherie subite nella fattoria che fu il suo primo contatto con la
società civile. Allora la crudeltà del naturale atteggiamento dei bambini di fronte
123
alla stranezza di quel loro simile portato al guinzaglio si stemperava
prese cura di lui; ora le conseguenze della posizione marginale del selvaggio
anche tra chi come lui vive marginalmente si confondono ben presto con
l'interesse dei giovani sordomuti i dialoghi dei quali formano un parallelo con
quella del film di Vigo con uno degli allievi che improvvisa un comizio che
riscuote l'interesse di tutti eccezion fatta per il futuro Victor, che prima si prende
le botte del sorvegliante (lo stesso che organizza all'insaputa dei dottori le
comitive vediamo Jean Gruault comparire nel film giusto in tempo per prendersi,
poi rifiuta di dormire sul letto per rifugiarsi sul pavimento38. In un'altra scena due
sordomuti appoggiati sul davanzale di una finestra aperta uno di fronte all'altro.
aspetto del nuovo arrivato. Sempre al centro il selvaggio ottiene il primo gesto
124
dove è stato rinchiuso portandogli una scodella di cibo che Victor rovescia per
vissuto la quasi totalità dell'infanzia senza poter stabilire nessun tipo di rapporto
con altri esseri umani. "E' chiaro che la "ferita" d'origine di questo ragazzo è
umano e allo stesso tempo quello più legato all'infanzia. Ci sono teorie al
che gli stava a cuore già durante la realizzazione del suo primo lungometraggio:
"Dans son livre sur les problémes sexuels de l'adolescence, Maryse Choisy
dans quelle langue s'exprimeraient des enfants qui n'auraient jamais entendu
il interdit rigoreusement qu'on leur parlat ou les caressât. Or, tous les enfants
125
moururent en bas âge: “Ils ne pouvaient pas vivre sans les encouragements, les
mines et les attitudes amicales, sans les caresses de leurs nurses et de leurs
nourrices; c'est pourquoi on appelle magie nourricière les chansons que chante la
femme en berçant l'enfant.”"40 Il nesso tra linguaggio e musica che Truffaut trova
nella relazione tra il canto della balia e il primissimo approccio con le parole che
in quel modo avviene durante l'infanzia si esprime esplicitamente nel film in uno
dei momenti più lirici quando nel cuore della notte alla luce della candela Victor
chiede le carezze di Itard afferrando la sua mano e portandosela sul viso: “Sì è il
l'apprezzerai”."
rapporto con gli altri che può arrivare a chiedere l'essenziale, il nutrimento, il
latte che avevamo visto rubare da Antoine durante la notte trascorsa per le vie di
Parigi. Ristabilire una corretta comunicazione con Victor significa operare sulle
126
normale, il bambino comincia ad agire quando la sua bocca cerca il capezzolo,
quando reagisce a stimoli visivi e uditivi e quando segue intentamente gli oggetti
dell'interazione che è alla base della formazione della personalità. [...] ...Quale sia
piano le quattro lettere di legno scuro della parola "LAIT" sulla tavola bianca
dove Itard di fronte a Victor durante la colazione sta tentando di fargli capire il
di fuori della sua portata (Victor non pronuncierà mai la parola latte se non come
espressione di piacere nel momento stesso delle soddisfazione del suo desiderio e
sua abituale tazza di latte servendosi delle quattro lettere di legno fatte fare da
Itard per la sua istruzione e tenute di nascosto nel taschino con evidente
127
premeditazione. A riempirgli la scodella sarà la moglie del cittadino Lemeri, che
l'immagine della giovane madre che versa il latte a Victor richiama alla mente la
pittura di Vermeer. Sempre durante una di queste visite Victor utilizza il suo
linguaggio in azione per giocare con il figlio più grande della signora Lemeri.
Facendosi portare a spasso sulla carriola Victor per la prima volta interagisce con
Ma il rigido apprendistato cui Itard costringe Victor basato sulla "legge imperiosa
della necessità"42 non molto distante dal metodo dei riflessi condizionati con cui
si ammaestrano gli animali, non ottiene in tutti i campi i risultati che il dottore
sperava e anzi porta il giovane allievo alla fuga. Approfittando della finestra
accade nei Quattrocento colpi, qui non seguiamo la corsa del protagonista, egli
diretto.
128
Come abbiamo visto, la fuga da una realtà sentita come terrificante è una
costretto, alla pari del selvaggio a dover recuperare il tempo perduto per
riavvicinarsi alla cultura: " Dans Les Quatre Cents Coups, j'ai montré un enfant à
qui il manque d'etre aimé, il grandit sans tendresse; dans Fahrenheit 451, c'est un
l'Aveyron, le "manque" est ancore plus radicale, c'est le langage. Ces trois films
sont donc batis sur une frustration majeure. Même dans mes autres films, je me
all'infanzia (ne L'argent de poche se ne trova eco nella corsa a rottadicollo dei
Il parallelo tra la vicenda della figlia di Victor Hugo e quella del ragazzo
per la prima volta un libro su Adèle Hugo. Quella biografia mi commosse perché
129
rappresentava il rovescio della medaglia di L'enfant sauvage. Come il ragazzo
tramite il rapporto con gli altri e con il Dottor Itard che per primo lo ha chiamato
per nome dandogliene uno. L'esito del disperato ritorno alla foresta di Victor è
segnato dal senso delle parole che Itard pronuncia dopo il suo inaspettato ritorno
a casa: “Sono felice Victor...sei tornato a casa...capisci...sei a casa tua, non sei più
“Poi ricominceremo gli esercizi... ” dice il dottor Itard ripreso in primo piano
dall'alto verso il basso mentre Victor sale le scale accompagnato da Guerin. Gli
si vede fare ad Antoine nello stop-frame alla fine dei Quattrocento colpi, ma
questa volta sono idealmente rivolti verso Itard e lo spettatore che a lui si
proprie origini.
130
Il tema del padre e dell'identità 45 è fondamentale anche per un'altro personaggio
Bliss la protagonista di Une belle fille comme moi, film che Truffaut così
definisce: "...è la risposta all'Enfant sauvage; è la stessa cosa e allo stesso tempo
contro l'educatore che è un tipo teorico e non ha capito niente della vita." 46 Nel
flash back che ci racconta la tribolata infanzia di Camille Bliss, "sorella maggiore
isolato dal mondo. Le lotte vittoriose nella foresta che Truffaut ci presenta una
volta per tutte mostrando Victor uccidere uno dei cani della muta che lo insegue
all'inizio del film, non sono più possibili. Agli alberi della foresta su cui trovava
rifugio si sono sostituiti quelli dell'istituto e del cortile del dottor Itard. Un
131
passaggio dalla vita selvaggia nei boschi a quella all'interno della società
inquadrando un'albero del tutto simile a quello che fu il rifugio di Victor e poi
allargando sul totale del giardino dell'istituto per il recupero dei sordomuti. La
natura ordinata dal lavoro dell'uomo diviene il simbolo del compromesso cui
Così come per gli altri film dedicati all'infanzia l'autobiografia gioca un ruolo
dove i rimandi alla biografia dell'autore sono espliciti nel protagonista e de Gli
film dedicato non a caso a Jean-Pierre Léaud, Truffaut si identifica con il dottor
L'Enfant sauvage quand j'avais eu des enfants dans mes films, je m'identifiais a
eux et là, pour la première fois, je me suis identifié à l'adulte, au pére, au point
qu'à la fin de montage, jài dédié le film a Jean-Pierre Léaud parce que ce passage,
ce relais, devenait complètement clair pour moi, évident." 48 Non più il riemergere
del passato e la sua narrazione dissimulata nella fiction ma la messa in scena del
rapporto speculare che ha unito Bazin (al quale è dedicato I quattrocento colpi) a
132
Truffaut e Truffaut a Léaud; la figura positiva del padre emerge per la prima volta
dopo essere stata quasi un'assenza nella storia di Antoine Doinel e diviene nello
Léaud. In una scena che richiama quella di Antoine di fronte allo specchio della
madre49 Victor si riflette a figura intera tra il dottori Itard e Pinel (Dasté) quasi a
di entrare in contatto diretto con il mondo reale. La mela il cui riflesso inganna
Victor sulle prime, viene poi afferrata e decisamente addentata quando il ragazzo
scopre che sta alle sue spalle nella mano di Itard e non di fronte trasmessa dalla
revivais un peu le tournage des Quatre Cents Coups pendant lequel j'initiais Jean-
cinéma."51
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Note al Capitolo 3
(1) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte le
interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 162.
(2) François Truffaut, Correspondance, a cura di G. Jacob e C. de Givray, Paris, Hatier, 1988
(trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di S. Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1993, p. 146.
(3) Jean Gruault collaborò con Truffaut a cominciare dalla sceneggiatura di Jules et Jim (1962)
dopodiché di nuovo per altri quattro adattamenti: L'enfant sauvage (1970); Les deux anglaises et
le continent (1971); L'histoire d'Adèle H. (1975); La chambre verte (1978). Il loro metodo di
lavoro era, molto schematicamente, diviso in tre fasi: prima Truffaut sottoponeva a Gruault il
testo da lui stesso letto e annotato, poi quest'ultimo rileggeva a sua volta realizzando un primo
abbozzo di sceneggiatura, infine tutto ritornava nelle mani del regista che, solitamente
riducendo, otteneva la versione definitiva. Cfr Rabourdin op. cit., p. 76.
(4) François Truffaut, Correspondance, a cura di Gilles Jacob e Claude de Givray, Paris, Hatier,
1988 (trad. it. parziale: Autoritratto, a cura di Sergio Toffetti, Torino Einaudi, II ed., 1993, p.
154.
(5) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 122.
(6) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte le
interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 162.
(7) Ibidem, p. 163.
(8) "Cahiers du cinéma", n. 316, ottobre 1980, p. 25.
(9) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 45.
(10) "Ecran", n. 1, 1972, p. 9.
(11) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 213.
(12) Jean Gruault, Il segreto perduto, in AA. VV., Il romanzo di François Truffaut, Milano,
Ubulibri, 1986, p.86-87
(13) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 210.
(14) Ibidem, p. 206.
(15) Così Bruno Bettelheim descrive la stessa situazione in uno dei suoi pazienti appena uscito
dalla fase più grave del ritiro autistico: "Negli anni successivi il nostro lavoro con lui fu
veramente una ricerca del tempo perduto: tante erano le tappe evolutive non superate nel
periodo in cui tale superamento si verifica in modo naturale e senza difficoltà. Joey non riuscì a
superarle tutte e anche quelle che poté integrare non avevano conservato la ricchezza che
134
avrebbero avuto se fossero state vissute al momento giusto. a volte affrontava il suo compito di
buona lena, altre volte si sentiva scoraggiato e si rammaricava di essere uscito dal guscio: la vita
non era facile per lui." Bruno Bettelheim, The Empty fortress, New York, The Macmillan
Company, 1967, (trad. it., La fortezza vuota, Garzanti Editore, Milano, IV ed., 1996, p. 393).
(16) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 165.
(17) Questo stesso tema è anche una delle chiavi di lettura dei Quattrocento colpi: "Il Truffaut di
Les 400 coups materializza dell'infanzia lo stadio più pungente, quello che culmina in una
precoce cognizione del dolore e spiana il passo alle prove che maturano l'individuo (ma anche
lo nevrotizzano), incastonandolo in un rapporto spigoloso con la realtà circostante e nella
faticosa caccia alla soluzione di una miriade di problemi e di difficoltà" Mino Argentieri , La
precoce condizione del dolore, in AA.VV., L'uomo che amava il cinema, Napoli, Il mezzogiorno
editore, 1989, p. 127.
(18) "Cahiers du cinéma", n. 315, sett. 1980, p. 14.
(19) "La gravità dello squilibrio dipenderà dalla natura e dall'intensità della frattura
comunicativa con il mondo esterno. Si costruiranno allora delle difese contro quegli aspetti della
realtà che appaiono troppo deludenti e privi di risposta affettiva, oppure essi saranno sostituiti
da elementi immaginari, in apparenza più soddisfacenti. Le reazioni interiori troppo intense
verranno represse: il tutto nel tentativo di mantenere un certo contatto con il mondo, o almeno di
rendere sicura una limitata parte di esso. Ma quando le cose vanno oltre, quando la realtà appare
troppo distruttiva, allora il soggetto cessa di sforzarsi e i tentativi di dominare alcuni aspetti
della realtà e di venire a patti con altri tramite appropriati mezzi di difesa vengono abbandonati;
l'apparato psichico viene posto al servizio di un unico scopo: proteggere semplicemente la vita,
non facendo più nulla che abbia un qualche rapporto con la realtà. Tutte le energie vengono
allora utilizzate esclusivamente per erigere barriere protettive e nessuna forza rimane
disponibile per costruire la personalità." Bruno Bettelheim, The Empty fortress, New York, The
Macmillan Company, 1967, (trad. it., La fortezza vuota, Garzanti Editore, Milano, IV ed., 1996,
p. 56).
(20) François Truffaut, Les films de ma vie, Paris, Flammarion, 1975, (trad. it. I film della mia
vita, Marsilio, Venezia, 1978, p. 78.
(21) Jean- Marc Gaspard Itard, De l'éducation d'un homme sauvage ou des premiers
développements physiques et moraux du jeune sauvage de l'Aveyron, Paris, Goujon, 1801, in
Lucien Malson, Les Enfants sauvages, Paris Union Générale d'Editions, 1964, (trad. it., I
ragazzi selvaggi, Rizzoli editore, Milano, 1971, pp. 16-17).
(22) Ibidem, p. 23.
(23) La luce della candela rappresenta ovviamente la "fiamma dell'analisi" di cui parla Itard
nella prefazione al suo primo resoconto (op. cit., p. 127) ma nella filmografia di Truffaut assume
un significato simbolico più ampio e variegato, basti pensare alla cappella allestita da Julien
Davenne in La chambre verte dove si ricollega al ricordo. Il fuoco della candela, appare anche
nei Quattrocento colpi [vedi par. 2.2.3]: "Il fuoco illumina, accompagna la scrittura [...] Il fuoco
è spesso alimentato da una candela; così è illuminato l'altarino-omaggio a Balzac nei
Quattrocento colpi, e davanti a una candela Itard pronuncia alcune vocali perchè Victor impari
le prime articolazioni del linguaggio. Tra fiamma e parola, tra fiamma e immagine corrono
135
legami sotterranei."(Giorgio Tinazzi, François Truffaut, Venezia, Marsilio, 1996, p. 71). Il fuoco
è però anche quello dei pompieri-incendiari di Fahrenheit 451...
(24) "L'infante ha uno strordinario bisogno di reciprocità. Vuol far parte di un cerchio costituito
dai genitori e da lui stesso, anzi il suo vero desiderio sarebbe di essere il centro attorno a cui
ruotano gli interessi e la vita stessa dei genitori. E' questo il messaggio che lancia il bambino
autistico quando si dondola avanti e indietro o quando gira e rigira in tondo" Bruno Bettelheim,
The Empty fortress, New York, The Macmillan Company, 1967, (trad. it., La fortezza vuota,
Garzanti Editore, Milano, IV ed., 1996, p. 290).
(25) "Cinéma 67", n. 112, gennaio 1967, p. 46.
(26) Anne Gillain, Intervista con François Truffaut, in AA. VV., François Truffaut, Milano,
Fabbri, 1988, p.142.
(27) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 114.
(28) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 206.
(29) "Cinéma 70", n. 150, novembre 1970, p. 134.
(30) "Dal momento che i cineasti americani che hanno debuttato dopo il 1930 non hanno tentato
di sperimentare nemmeno un decimo del terreno dissodato da Griffith, non mi sembra esagerato
scrivere che, dall'invenzione del sonoro, Holliwood non ha prodotto la nascita di nessun grande
temperamento visivo ad eccezione di Orson Welles. Credo sinceramente che, se dall'oggi al
domani il cinema dovesse di nuovo privarsi di ogni colonna sonora e ridiventare il
cinematografo arte muta come è stato tra il 1895 e il 1930, la maggior parte dei registi d'oggi
sarebbero obbligati a cambiare mestiere. se guardiamo Hollywood nel 1966, Howard Hawks,
John Ford e Alfred Hitchcock ci appaiono come i soli eredi di Griffith: come pensare senza
malinconia che, terminata la loro carriera, bisognerà parlare di segreti perduti?" François
Truffaut, Le cinéma selon Hitchcock, Paris, Laffont, 1966, (sec. ed. ampliata, Paris, Editions
Ramsay e François Truffaut, 1983), ed. it. Il cinema secondo Hitchcock, Parma, Nuova Pratiche
editrice, 1985, p. 18).
(31) Anche per questo aspetto l'esempio è ancora una volta Hitchcock: "Anche i denigratori di
Alfred Hitchcock sono d'accordo nell'assegnargli il titolo di primo tecnico del mondo: capiscono
però che la scelta delle sceneggiature, la loro costruzione e tutto il loro contenuto sono
strettamente legati a questa tecnica e dipendono da essa? Tutti gli artisti giustamente si
indignano contro la tendenza critica che consiste nel separare la forma dal contenuto e questo
sistema applicato ad Hitchcock sterilizza ogni discussione perché come l'hanno ben definito
Eric Rohmer e Claude Chabrol [Hitchcock, Parigi, 1957], Alfred Hitchcock non è né un
narratore di storie né un esteta, ma “uno dei più grandi inventori di forme di tutta la storia del
cinema.”" François Truffaut, Le cinéma selon Hitchcock, Paris, Laffont, 1966, (sec. ed.
ampliata, Paris, Editions Ramsay e François Truffaut, 1983), ed. it. Il cinema secondo
Hitchcock, Parma, Nuova Pratiche editrice, 1985, p. 16).
(32) Anne Gillain, François Truffaut. Le secret perdu, Paris, Hatier, 1991, (trad. it. Il segreto
perduto, Genova, Le mani, 1995, p. 223.
(33) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 161.
136
(34) I metodi repressivi usati con Victor danno qualche risultato solo per il timore della
punizione o perché il ragazzo ha effettivamente un'idea di giusto e di sbagliato?: "Per chiarire
questo dubbio, e per ottenere un risultato meno equivoco, credetti bene di mettere alla prova il
cuore del mio allievo ponendolo di fronte ad un altro tipo di ingiustizia, la quale, non avendo
nulla a che vedere con la natura del fallo commesso, non potesse apparire come un castigo
meritato, e si presentasse proprio per questo tanto più odiosa e indisponente." Jean Itard, op. cit.,
p. 223.
(35) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 164.
(36) Ibidem, p. 162.
(37) Oltre all'esempio più eclatante di Oscar in L'argent de poche (vedi par. 4.2), si può
considerare un riflesso di Itard e Victor la coppia Julien Davenne e Georges il giovane ragazzo
sordomuto de La chambre verte (1978). Quest'ultimo personaggio immaginario, assente nei
racconti di Henry James da cui è tratto il film e introdotto da Truffaut per dare un confidente
maschile a Davenne, è protagonista di uno degli episodi più enigmatici della pellicola: sgridato
da Davenne, Georges corre in strada dove lanciato un sasso contro la vetrina di un negozio si
appropria di un manichino femminile. Arrestato da un poliziotto e rinchiuso in uno stanzino
buio verrà liberato grazie a Cécilia, la protagonista femminile del film.
(38) La posizione che assume Victor è la stessa che prenderà Adèle quando, per difendere dai
tentativi di furto della sua vicina di letto la valigia contenente i suoi diari dormirà sul pavimento
abbracciata ad essa.
(39) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 165.
(40) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 pp. 57-58.
(41) Bruno Bettelheim, The Empty fortress, New York, The Macmillan Company, 1967, (trad.
it., La fortezza vuota, Garzanti Editore, Milano, IV ed., 1996, pp. 55-57).
(42) Jean- Marc Gaspard Itard, De l'éducation d'un homme sauvage ou des premiers
développements physiques et moraux du jeune sauvage de l'Aveyron, Paris, Goujon, 1801, in
Lucien Malson, Les Enfants sauvages, Paris Union Générale d'Editions, 1964, (trad. it., I
ragazzi selvaggi, Rizzoli editore, Milano, 1971, p. 152.
(43) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985, p. 113.
(44) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 211.
(45) Per Truffaut si fonda su questo tema anche l'autobiografismo implicito nei film di Chaplin e
Welles: "Come quella di Chaplin, l'opera di Orson Welles è sotterraneamente autobiografica e
ruota anch'essa attorno al tema principale della creazione artistica, cioè la ricerca d'identità. [...]
André Bazin ha ragione di scrivere: “Quarto potere e L'orgoglio degli Amberson possono in
definitiva essere ricondotti ad una tragedia dell'infanzia”, perché in effetti è proprio di questo
che si tratta, ed è chiaro che le emozioni che Welles ha provato in gioventù costituiscono la
trama di Quarto potere..." François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma,
1987, (trad. it. Il piacere degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 80.
137
(46) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 189.
(47) Ibidem
(48) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985, p. 116.
(49) A questa scena si ricollega anche l'episodio di Baisers volés (1968) in cui vediamo Antoine
Doinel davanti allo specchio ripetere incessantemente il suo nome e quello di Christine Darbon
e Fabienne Tabard.
(50) Così Vittorio Giacci: "L'enfant sauvage, parla [...] soltanto di una persona e quella persona
è François Truffaut, scomposta e riflessa nelle perti di ragazzo, padre e regista, a dirigere un
film anche davanti alla cinepresa, a guardare e guidare un personaggio stando accanto a lui,
dalla sua parte e dalla sua ottica, come fa, sempre, ogni autore con la sua creazione." Vittorio
Giacci, François Truffaut, Roma, Bulzoni, 1995, p. 140.
(51) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985, p.116.
138
Capitolo 4
L'argent de poche
139
4.1 Il Soggetto
che venne al regista il desiderio di ambientare un intero film in una scuola "senza
Nel soggetto de Gli anni in tasca (titolo dell'edizione italiana) queste suggestioni
americaine (1973). E' infatti questa la pellicola che convince Truffaut della
frammentazione in episodi: "Le premier projet des Mistons était de faire un film
à pluisieurs histoires; j'ai préféré abandonner cette idée, mais je n'étais pas tout à
fait content de Mistons et j'ai ensuite développé l'épisode qui a donné Les quatre-
cents coups. J'ai, par la suite, repensé souvent a cette éventualité d'un film sur les
différents aspects de l'enfance, mais c'est sourtout après avoir réalisé La nuit
americaine que j'ai compris que je pouvais faire mieux que sous la forme de
140
A Thiers, nella Francia centrale, si sta svolgendo l'ultimo trimestre di scuola. Una
una ragazzina che vediamo nel prologo del film insieme al padre (François
Truffaut). In un'altra classe, quella della signorina Petit (Chantal Mercier) viene
scopre le sue tristi condizioni famigliari (Julien vive in una baracca di legno con
colpevolmente solo in casa dalla madre corsa giù per le scale in cerca del
portafoglio smarrito; giunta sulla strada farà in tempo a vedere il suo bambino,
141
caduto dalla finestra del palazzo mentre inseguiva il gatto, rialzarsi incolume
Deluca) convincono un amico a dare loro i soldi che ha avuto dal padre per
andare dal parrucchiere (il signor Riffle); saranno loro due a tagliargli i capelli
(Sylvie Grezel) aspetta che i suoi siano usciti per fingere di essere segregata in
casa e attira l'attenzione dei vicini chiedendo aiuto dalla finestra (“Mi hanno
guardata tutti” dirà tutta soddisfatta alla fine del suo giochetto). Bruno (Bruno
medica i lividi sul corpo di Julien rivelano alla dottoressa il trattamento che
subisce a casa. In mezzo al clamore dei curiosi la madre e la nonna del ragazzo
volge al termine ma c'è ancora tempo per assistere alla nascita del primogenito
del maestro Richet. L'ultimo giorno di scuola lo stesso maestro saluterà con un
accorato discorso i suoi alunni. Durante il soggiorno in una colonia estiva Patrick
si riscatta dall'insuccesso della sortita al cinema con Ewa (Ewa Truffaut) e dalla
delusione amorosa avuta corteggiando l'ignara signora Riffle (ella accetta le rose
rosse di Patrick ma solo perché crede siano un atto di gentilezza da parte del
142
padre del ragazzo): spinti dai compagni che per scherzo procurano l'occasione
bacio.
come risposta a quello di Adèle H. è uno degli esempi più chiari di questo modo
y avait un tel contraste entre les deux films, nocturne et diurne, solitaire et
paix."3 La storia di Adèle H. personaggio che forse più di tutti quelli truffauttiani
appartiene al dominio del "definitivo" non può che stridere se accostata a quella
film un luogo del tutto particolare e sempre aperto, per quanto possibile, alla
naturale curiosità dei bambini. Truffaut lascia che essi pongano domande e si
interessino ai macchinari con cui si realizza un film: "Les enfant rôdaient autour
143
de la caméra, voulaient savoir comment ça fonctionne; ils étaient très intéressés
par la mécanique. Ils rôdaient autour des appareils de son, parlaient avec
l'ingenieur de son. Ils venaient, je les laissais voir les rushes au cinéma de la
ville...[...] Alors, peu à peu, ils entraient tellement dans le film que je sentais que
si mescola alla fantasia nei giovani personaggi truffautiani che nella sua
figure come quella di Georges5 (il bambino che con Davenne si appassiona al
con il suo filmino permette a Stanislao Previne di scagionare Camille Bliss 6 sono
anche un riflesso nella fiction dello spirito che ha caratterizzato le riprese dei film
dell'infanzia, spinge Truffaut anche nella scelta del cast. Stévenin (Richet) fa
144
parte dello staff tecnico, gli altri sono attori non professionisti. Nessuna "vedette"
145
4.2 Les enfants s'ennuient le dimanche
film citando Victor Hugo, Charles Trenet e Ernst Lubitsch. 8 Ciò che li accomuna
leggerezza.
avvenimenti alcuni dei quali appaiono di poco conto perché "nulla di ciò che
che traspare da tutte le vicende del film e garantisce una coerenza narrativa
146
Armonizzare ed equilibrare i diversi micro-intrecci che caratterizzano L'argent de
che ha come caso limite nella sua filmografia l'esperienza giovanile di Les
mistons, per esempio, è un film che deve tutto al montaggio. Non c'era la
sceneggiatura, solo la novella di Maurice Pons. Ogni giorno giravo quel che mi
passava per la testa, non sapevo bene cosa facessi, mi preoccupavo solo di non
girare niente di brutto o di lento. E' il montaggio che ha fatto il film, è la che si è
deciso in che ordine mettere le inquadrature. [...] Nel corso del montaggio puoi
girate senza aver prefissato una loro rigida collocazione fanno sì che il découpage
sia l'unico responsabile del senso che esse assumono una volta inserite nel film:
147
"Il montaggio è effettivamente molto importante perché qualche volta si cambia
l'ordine delle scene. Ed è angoscioso cambiare l'ordine delle scene. Per esempio
avevo una scena che poteva andare quasi ovunque, una scena un pò crudele, beh
io la trovo crudele, non è la crudeltà dei bambini, è la crudeltà della vita, cioè la
scena in cui il piccolo Julien, che non sa la lezione, viene mandato nel corridoio,
e allora lo si vede frugare nelle tasche dei soprabiti dei suoi compagni, per
rubare. Questa scena poteva essere messa ovunque, ma la cosa grave era che
poteva avere un senso diverso a seconda del posto in cui la si inseriva. Alla fine
l'ho messa in un punto che credevo qualsiasi, per accorgermi poi che non era per
niente qualsiasi; infatti nella scena che viene subito dopo, lo si vede uscire dal
bistrot con alcune bottiglie, incrocia Patrick, lo manda a quel paese, gli dice
"lasciami in pace!" Al montaggio non avevo pensato che la gente potesse vederci
comprare da bere a sua madre", e questa non era affatto la mia intenzione. E'
altro relativo alla necessità di non far cadere l'interesse in nessun momento del
significava questo: installarmi con la troupe in una città di provincia per due mesi
148
interi, giocare sull'unità di luogo e di tempo, con tutta una scuola a mia
disposizione e la città intera sullo sfondo. Sicuramente non avrei saputo fare
questo film se non ci fosse stata prima La nuit américaine, nella misura in cui
poche sia una sorta di combinazione tra La nuit américaine e Baisers volés"14
prevalere dei personaggi sulle situazioni. Baisers volés (Baci rubati, 1968) è
secondo Truffaut "un film qui espère ressembler à une chanson." 15 La struttura de
musicale di Baci rubati. Musica e infanzia sono infatti inscindibili quasi quanto
Ne Gli anni in tasca questo legame si concretizza nel ruolo fondamentale che
149
"rafforzano" l'immagine raggiungendo un equilibrio che , come abbiamo visto
(vedi par. 2.2.3), a volte manca nella partitura jazz dei Quattrocento colpi.19
Nella scena che ci introduce nel cortile del palazzo dove vivono le famiglie dei
dandogli un valore narrativo esplicito. Mentre Charles Trenet canta "...les enfant
nuova scena, quella della colazione "eccellente" che i due fratelli si preparano da
soli senza disturbare i genitori. Tutta la sequenza sarà poi ritmata dallo stacco
finale della canzone che si ripete ad ogni passaggio da una scena all'altra. Tra
queste vedremo Julien alle prese con il furto dello stemma della mercedes che
Patrick sta lavando per guadagnarsi i tre franchi che il padrone, il suo vicino di
portare con sé la sua borsetta preferita. Lasciata a casa da sola per punizione
Sylvie chiude a chiave la porta e la butta nella boccia dei pesciolini rossi poi,
spalancata la finestra usa il megafono del padre (il commissario di polizia) per
chiedere del cibo gridando “ho fame! Ho fame!” attirando l'attenzione dei vicini
150
affacciatisi alle altre finestre sul cortile. Con una zoommata all'indietro Truffaut
passa dal primo piano di Sylvie al totale della finestra attraverso cui poco dopo,
grazie alla carrucola improvvisata dai fratelli Deluca, verrà fatta passare una
cesta di cibo per Sylvie. A questa scena avrebbe dovuto far seguito un'altra
ispirata a L'art d'être grand-père di Victor Hugo poi tagliata perché non troppo
riuscita nella recitazione: "E' il giorno dopo che la ragazzina ha detto: “Ho fame”
dalla finestra. Suo nonno, che si è vagamente visto nella sala del cinema ed è
quasi scomparso nel montaggio finale, va dai genitori che gli dicono: “La piccola
Victor Hugo: “Jeanne stava a pane secco nello stanzino buio.” La scena era
filmata con il nonno, i genitori, la bambina, in modo molto stilizzato, ma non era
ben recitata."21
Questo riferimento avrebbe reso in immagini il senso della famosa frase 22 con cui
degli adulti e quella dei bambini, "sballottati" come ha detto Truffaut tra
151
giusta distanza per rappresentare scene giudicate troppo "forti" 23 o inverosimili e
della fiaba da cui gli adulti sono irrimediabilmente esclusi: "L'idea di novella, di
al cielo vero, al sole, a tutti quegli elementi naturali ed eterni che suonerebbero
una volta.”"24
Seduti sul davanzale di una finestra sul cortile della scuola 25 i due maestri Richet
e Petit parlano dei ragazzi, dei problemi relativi alla pubertà, e di certi
alunni giocano durante la ricreazione. Il ruolo degli adulti sembra essere quello di
importanza che assumono due dei personaggi lungo la sua realizzazione: "...Nel
corso del film mi sono sempre più interessato a Julien, prima probabilmente al
152
ragazzo che recitava e dopo al personaggio; pertanto ci sono cose che non erano
fare questa storia del lunapark all'alba, quando lui raccoglie gli oggetti che la
gente ha fatto cadere dall'alto. 26 Dunque anche questo è stato aggiunto. E poi non
amo fare i documentari, amo la finzione, amo intrigare, costruire storie, mi piace
sbalordire, far provare piacere. Perciò so che si può far pazientare il pubblico per
una buona mezz'ora di film senza allacciare veramente una storia. Ma dopo, non
mi stupisce che due personaggi si stacchino, e che ci si interessi più a loro che
panoramica dal basso verso l'alto mentre solo nel cortile della scuola aspetta di
al suo ufficio. La scena successiva, montata ancora sul sonoro della precedente ci
mostra Julien salire le scale della baracca dove vive mentre sentiamo fuori campo
la voce del direttore dire: “Si tratta di un caso sociale... ” Il secondo, dopo aver
vediamo rientrare a casa con la spesa e quindi apparecchiare la tavola per sè e per
153
timidezza dei primissimi rapporti con le sue coetanee sono il filo conduttore della
sua vicenda.
Tutta la sequenza dopo il prologo in cui appare Truffaut nelle vesti di padre e
dopo i titoli di testa che passano sulla corsa dei bambini all'uscita da scuola 30
tono.
maestro Richet (Stevenin) non manda nessuno dietro la lavagna come accadeva
come quel paese sia famoso per esssere esattamente al centro del territorio
francese.
(vedi par. 2.2.3) punta dritto sul banco di Antoine dopo la scoperta della
sulla soglia della classe alla moglie incinta venuta a scuola per chiedere le chiavi
di casa al marito, quindi, dietro la porta a vetri chiusa dell'aula, le loro sagome
154
Il tema del rapporto madre-figlio che costituisce l'ossatura drammatica dei
quelle dedicate alla nascita del figlio del maestro e alla formazione di un nuovo
quindi, come sempre accade in Truffaut, più stilizzata, nelle scene che mostrano
Julien vessato dalla madre e dalla nonna, personaggi terribili che vediamo
interamente solo alla fine della sua triste vicenda, quando saranno arrestate dalla
polizia. Nell'amore impossibile di Patrick per la signora Riffle c'è infine tutta
tredicenne.
giusto equilibrio tra serietà e leggerezza. Nei Quattrocento colpi lo stile quasi
le commedie di Lubitsch era nato all'epoca di Baisers Volés e poi era continuato
verità, in questo tipo di lavoro, è che sitratta di non raccontare la storia e anche di
155
cercare il mezzo di non raccontarla del tutto. [...] [L'essenziale è] non trattare mai
tutto avviene all'interno, se restiamo nella stanza di servizio quando tutto avviene
nel salotto, e nel salotto quando tutto capita sulle scale e nella cabina del telefono
si è rotto la testa a scrivere per sei settimane, per permettere, alla fine, agli
come in quelle di Truffaut. L'ultima scena del film che culmina con il bacio tra
seduceva visivamente."36
Una delle "accuse" che furono fatte a Truffaut all'epoca dell'uscita del film fu di
aver adottato uno sguardo fin troppo indulgente e di aver dato dell'infanzia una
156
"Lubitsch touch" che già di per sè smorza i toni, questo tema non interessa
sempre irritato vedere gli intellettuali aspettarsi che un film che parla di bambini
letterario d'oro, ma non esiste. E quando esiste, è solo il riflesso caricaturale della
bambini “nazi”, fanatici, terroristi, fascisti; non ci sono che figli di “nazi”, di
filmografia truffautiana, oltre al già citato caso di Les mistons esso riappare,
seppur fugacemente, nel trattamento da parte dei coetanei che subisce Victor alla
fattoria e poi durante il primo approccio con gli altri giovani pazienti del centro
regista: Truffaut vuole che L'argent de poche non sia solo un film "sui" bambini
ma un film "con" i bambini; vuole che sia il "loro film" 38, per questo il suo
linguaggio assomiglierà a quello delle fiabe o dei racconti per ragazzi. Così nello
157
spirito delle vicende come nella "follia" di certi dialoghi: "Credo che quando si
gira un film realista come L'argent de poche sia giusto mettere l'accento, ogni
volta che si può, sul pizzico di follia che la realtà contiene. Può essere verbale,
può essere visiva, come il manifesto della ferrovia che affascina Patrick... 39 E poi
non dimentichiamo che i bambini hanno una loro logica, una logica che a noi
sfugge."40
Il commento che la moglie del maestro Richet fa della incredibile41 avventura del
piccolo Gregory caduto dalla finestra del palazzo posta ad una ventina di metri
divina, e anche la pelle dura... ” Nel volo di Gregory c'è il sogno di un'infanzia
Se è vero che nel film non c'è più lo scontro con i genitori e con le istituzioni che
infanzia ed età adulta si è fatta ancora maggiore e non basta la mediazione che
per tutto il film i maestri fanno tra il linguaggio dei bambini e quello degli
Gli sforzi della signorina Petit sono del tutto inutili: il monologo di Arpagone
sarà recitato malissimo dai suoi studenti fintanto che lei sarà presente. Chiamata
158
fuori dall'aula per un colloquio con il direttore le cose cambieranno... mentre
Truffaut la inquadra nel cortile della scuola noi non vediamo Bruno (un suo
alunno) ma possiamo sentire la sua voce provenire dalla finestra aperta dell'aula
mentre recita splendidamente ai compagni ciò che non gli riusciva (volutamente
degli adulti è distante dal centro rappresentato dalla vitalità e dalla creatività
dell'infanzia.
cinegiornale a cui assistono Patrick, Bruno e due ragazze incontrate poco prima
presenza non casuale di Ewa (la ragazza che aspetta inutilmente di essere baciata
Victor de l'Aveyron.47
di esprimersi fischiando per farsi comprendere dai genitori non in grado (l'uno
159
insegnare un'unica lingua a loro figlio, a quella dell'imbarazzo di Patrick troppo
timido per osare baciare Ewa mentre Bruno non perde tempo con la sua ragazza.
La macchina da presa inquadra la fila del cinema dove i quattro sono seduti e in
secondo episodio del ciclo dedicato all'alter ego di Truffaut. In queste due
inquadrature inserite nel montaggio finale della scena, infatti, compaiono René e
Antoine nella parte sinistra della sala Pleyel (quella dei concerti delle Jeunesses
musicales de France).
Il significato della storia di Oscar, bambino che trova la giusta "scappatoia" per
autonomia, alla capacità di adattamento dei bambini, alla loro "pelle dura" ma in
particolare traduce in immagini una parte del discorso che il professor Richet fa
alla classe l'ultimo giorno di scuola. Riguardo il senso della vicenda di Oscar
Truffaut dirà: "Ciò che mi piaceva era che lui riusciva nella vita fischiando:
forte. E' espresso anche nel discorso finale dell'insegnante: “Per una specie di
160
bizzarro equilibrio, quelli che hanno avuto un'infanzia difficile sanno affrontare
l'esistenza meglio di quelli che sono stati molto amati e molto protetti”."48
linguaggio comune ad entrambi. Nel discorso che tiene agli alunni prima delle
necessaria più per ribadire questo ruolo che non per aggiungere qualcosa al senso
della storia. “Un adulto sfortunato può ricominciare la sua vita altrove, può
cambiare luogo, può ripartire da zero. Un ragazzo infelice non può avere questo
pensiero. Egli sente di essere infelice ma non può dare un nome alla sua
Le parole con cui il maestro descrive ai bambini la società degli adulti risentono
quelle tristemente vere che lo stesso Truffaut scriverà tre anni più tardi (1979) nel
alle rivendicazioni sociali di cui sono protagonisti gli adulti Richet dice: "I
“Il Governo non cederà alle minacce” ma in realtà è il contrario [...] Da qualche
anno gli adulti l'hanno capito, ed ottengono nelle strade quello che si rifiuta negli
161
uffici. [...] Ma in tutte queste lotte i ragazzi vengono dimenticati; non esiste alcun
partito politico che si occupi veramente dei ragazzi, dei ragazzi come voi e come
Julien, ed una ragione c'è, ed è che i ragazzi non sono elettori." Dopodiché prima
tempo passa in fretta" ripete in sostanza le parole, filo conduttore di tutto il film,
apprese dalla moglie riguardo la "pelle dura" dei bambini : "La vita non è facile,
La moglie del maestro, come accade alla signora Lemeri e a Madame Guerin nel
ragazzo selvaggio (vedi 3.2), rappresenta ancora una volta quella figura materna
eliminata nel montaggio finale a causa della sua crudezza. La scena mostrava
hanno dovuto usare il forcipe, usciva dalla parte dei piedi”. [...] “Va bene, ma non
vuol dire nulla. Guardi me, con Fanny in dieci minuti è finito tutto. Ma per la
piccola... se non mi avessero fatto il cesareo non sarei qui a parlargliene”. “E mia
sorella allora... uno all'anno, si rende conto? ... Alla fine le hanno tolto ogni cosa,
162
del sangue dappertutto, povera piccola”."51 A questa si può far corrispondere
quella, di tutt'altro tenore che descrive l'arrivo delle doglie alla signora Richet e
la conseguente agitazione del marito che non può chiamare l'ospedale perché nel
inquadra dal fondo del corridoio buio la sagoma del maestro che compare sulla
soglia del vicino di casa al quale si rivolge per chiedere aiuto. Dopodiché tutta la
scena si rivela essere una soggettiva quando una nuova inquadratura opposta alla
precedente ci mostra sotto la luce che filtra dal pianerottolo gli occhi spalancati
ma tutt'altro che spaventati del figlio del vicino di casa, per coincidenza un
alunno del maestro, che sbirciano dalla porta semiaperta della sua camera.
Allo sgomento che avrebbe dovuto provare Antoine Doinel di fronte alla
nascita (Truffaut mostra anche l'interno della sala parto e il maestro che assiste al
montare il dialogo tra Richet e i suoi alunni mostrando di volta in volta il maestro
163
al metodo di Jean Rouch: "Elle est importante, [l'improvvisazione] parce qu'à
l'intérieur des scénes, je leur donnais très peu de dialogues: je leur disais in
general les idées, et eux faisaient le rest avec leurs propres mots. Il n'y a pas eu
d'improvisation dans le faits parce que les histoires étaient là. Mais par exemple,
dans la scène où l'instituteur arrive en disant: “j'ai eu un enfant”, ils ont posè
Là, il n'y a pas de dialogue écrit. Ca fonctionne très bien aussi parce que François
ne L'argent de poche è, come spesso accade nella sua filmografia (in particolar
modo nei primi film, sempre meno dopo), riservata soprattutto ai dialoghi 53,
affinché l'attore si esprima nelle situazioni previste dalla sceneggiatura con parole
proprie. Questo risultato si ottiene, nel caso si tratti dei giovani protagonisti dei
film sull'infanzia, lasciando un certo margine all'influenza della loro creatività sui
testi, oppure, e questo vale anche per gli attori adulti, facendo sì che i testi siano
imparati dagli attori solo all'ultimo minuto, metodo rosselliniano che Truffaut
aveva già utilizzato per Les mistons (Cfr. par. 2.1): "Non mi piace che gli attori
arrivino sul set sapendo già la parte a memoria. Voglio che la imparino nel calore
del momento. Penso che quando si è febbricitanti, nel senso medico della parola,
164
si è molto più vibranti, e io voglio che i miei film diano l'impressione di essere
Truffaut più che della "febbre" si parla della vertigine che provoca l'adattamento
ad un tempo così poco lineare e misurabile come quello della recitazione dei
quello con gli attori adulti. Se all'epoca dell'esordio lavorare con i bambini poteva
troppo sicuri di sé56 ora, senza più questo problema, Truffaut scopre quanto sia
complesso equilibrare le esigenze narrative con tutto ciò che la spontaneità dei
E' molto più difficile che lavorare con gli adulti, ma anche molto più
sceneggiatura, è sei volte meglio della sceneggiatura. Per contro quando una cosa
bambini capisco cos'è che piace tanto in lui, è quel suo lato inatteso. Quando un
attore parla con Marlon Brando, non si sa mai se lui gli risponderà, se si degnerà
di ascoltare cosa l'altro gli sta dicendo, se aprirà semplicemente la bocca senza
emettere alcun suono; non si sa neanche se guarderà la persona che gli parla o se
165
guarderà le nuvole, oppure se volterà le spalle alla cinepresa per andarsene a
giocare a pallone. Ebbene, i bambini fanno così: recitano tutti come Marlon
Brando."57
delle gags dove sono protagonisti i fratelli Deluca o il piccolo Gregory, la serietà
della triste vicenda di Julien mantengono il loro equilibrio grazie alla capacità di
Truffaut di adattarsi alla logica dei suoi giovani attori. Soprattutto in questo senso
del "c'era una volta" la logica esclusiva del comportamento di Sylvie, sia quando
arretra di fronte alla rivelazione delle ferite di Julien che restano visibili solo alla
rispettare la distanza dal centro, senza forzare mai i confini che circoscrivono ai
166
Note al Capitolo 4
(1) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte le
interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 218).
(2) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 149.
(3) "Cahiers du cinéma", n. 315, settembre 1980, p. 16.
(4) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 149.
(5) La chambre verte, (La camera verde, 1978).
(6) Une belle fille comme moi, (Mica scema la ragazza, 1974).
(7) Sono tre i "cineromanzi" ricavati dai soggetti dei suoi film che Truffaut fece pubblicare: Les
quatre-cents coups, Paris, Gallimard, 1959; L'argent de poche, Paris, Flammarion, 1976, (Trad.
it. , Gli anni in tasca, Roma, Armando, 1978); L'homme qui amait les femmes, Paris,
Flammarion (trad. it. , L'uomo che amava le donne, Venezia, Marsilio, 1990).
(8) "Les enfant ont le don de me rendre insensé. Je les adore et je suis un idiot" (Victor Hugo,
"L'art d'être grand-père"); "Les enfants s'ennuient le dimanche. Le dimanche les enfant
s'ennuient" (Charles Trenet); "Une occasion de rire n'est jamais à dédaigner." (Ernst Lubitsch).
(9) Le citazioni che seguono, quando non segnalato, fanno parte della prefazione al
cineromanzo de "L'argent de poche".
(10) Il montaggio del film è dovuto a Yann Dedet, collaboratore di Truffaut a partire da Les deux
anglaises et le continent (1971).
(11) "Con questo genere di riprese la domenica non si può riposare. la domenica, con la mia
assistente Suzanne Schiffman, di solito riprendiamo tutto e discutiamo su ciò che si farà durante
la settimana. Per esempio, non volevo che la moglie del parrucchiere [la signora Riffle, della
quale Patrick è segretamente innamorato] fosse vista solo all'interno del salone di parrucchiere,
perciò le ho fatto accompagnare il figlio a scuola, dove vorrebbe entrare ma lui glielo
impedisce. Ecco, queste sono le cose che si correggono la domenica." Anne Gillain, Le cinema
selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte le interviste di François
Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 218.
(12) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 214.
(13) Ibidem, p. 218.
(14) Ibidem.
(15) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 103.
(16) Molti dei giovani personaggi Truffautiani ribadiscono direttamente il legame letteratura-
musica-infanzia. Alphonse, il figlio di Antoine Doinel e Christine Darbon, parte per le vacanze
portando con sè il violino che la madre gli ha insegnato a suonare (L'amour en fuite, 1979), La
167
bambina di La peau douce (1964) riceve dal padre un disco in regalo, l'adolescente Bertrand
Morane (L'homme qui amait les femmes) ci viene presentato mentre legge un libro sotto gli
occhi della madre. Paradossale la requisizione di un minuscolo libricino che il capo dei
pompieri-incendiari di Fahrenheit 451 (1966) compie ai danni di un infante in carrozzina.
(17) "I film che preferisco sono dei film musicali. Non alludo ai musicals. Voglio dire quei film
che hanno un andamento, un ritmo musicale. Io penso che come la musica il cinema è un'arte
legata al movimento, allo svolgimento. E' un'arte della durata, e quindi il cinema somiglia più
alla musica che alle altre arti. Ci sono dei momenti di calma, dei momenti di agitazione,
l'ouverture, il finale; vedo il film come un concerto." Intervista raccolta da Aldo Tassone nel
1975 e pubblicata in AA.VV., L'uomo che amava il cinema, Napoli, Il mezzogiorno editore,
1989, p. 69.
(18) Truffaut riserverà ne La chambre verte (La camera verde, 1979) un posto nella cappella
devozionale di Davenne per la foto di Jaubert mentre dirige. La musica di Maurice Jaubert
(Nizza, 1900, Azerailles Meurthe et Moselle, 1940) per il cinema comprende tra le altre la
colonna sonora di Zéro de conduite di Jean Vigo e quella di Quai des brumes (Il porto delle
nebbie, 1938) di Marcel Carné.
(19) Ancora sul jazz come musica di accompagnamento: "Sono convinto che ogni musica
improvvisata davanti all'immagine sia una cosa negativa, da rifiutare. Ogni volta che ascolto
jazz in un film che vuole essere commovente sento l'emozione svanire. Purtroppo nei film di
questo genere il regista si rende conto dell'errore troppo tardi. La musica deve essere fatta non
nell'ottica dell'illustrazione dell'immagine ma per aiutare l'immagine, per rafforzarla. Perciò la
vecchia disputa tra musica che sottolinea e musica che contrappunta mi sembra superata. Il
problema è un altro." Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion,
1988, (trad. it. Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 144.
(20) Charles Trenet fu, come Jaubert, uno dei musicisti più ammirati da Truffaut: "Le sue
canzoni sono piene di piccoli dettagli, nomi propri, parole bizzarre, allusioni incomprensibili
tranne che per la sua famiglia e le persone vicine, eppure noi che ascoltiamo non ci sentiamo
mai esclusi dal suo universo. Ci lascia il compito di completare le frasi in sospeso." E ancora:
"Se le canzoni di Trenet mi piacciono più di tutte quelle che sentiamo in Francia, non è solo
perché sono opera di un'unica persona, parole e musica, ma anche perché e impossibile
indovinare se la musica ha preceduto il testo o viceversa. Come i film di John Ford, le sue
canzoni rendono irrilevante la vecchia polemica tra forma e contenuto, perché sono allo stesso
tempo forma e contenuto." François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma,
1987, (trad. it. Il piacere degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, pp. 175-176.
(21) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 144.
(22) " ...E' come un film da nonno. E' una visione dell'infanzia molto lontana. Nei 400 coups
questa visione e molto fraterna, perché non c'era una grossa differenza tra me e Jean-Pierre
Léaud. Lo scarto aumenta già in L'enfant sauvage, un film da padre, e ancor di più in L'argent
de poche." Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it.
Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 225.
(23) Una di queste, all'interno del film, è quella della visita medica in cui si scoprono le ferite
inferte dalla madre sul corpo di Julien Leclou. Truffaut mostra il ragazzo oltrepassare i ragazzi
168
in fila di fronte alla porta dell'infermeria. Mentre Julien sale le scale all'interno la macchina da
presa resta all'esterno posizionata nel cortile. Con un movimento in diagonale dal basso verso
l'alto essa compie una breve panoramica sul muro fino alla finestra aperta dell'infermeria
seguendo idealmente il tragitto di Julien. Sempre dalla finestra osserviamo ciò che succede
all'interno: la dottoressa costringe il ragazzo a levarsi la maglietta, dopodiché un lento zoom ci
introduce nella stanza mentre il ragazzo è di spalle seminascosto dalla macchina per le
radiografie. Il segreto di Julien si potrà solo intuire dalla corsa concitata dell'infermiera mandata
ad avvisare il direttore, e sarà svelato solo dopo l'arrivo del commissario di polizia durante una
riunione (anch'essa ripresa dall'esterno attraverso la finestra aperta) tra quest'ultimo, il direttore
e la dottoressa.
(24) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 92
(25) Questa scena sembra ricalcare quella de L'enfant sauvage (vedi par. 3.2) dove si vedono
due giovani giovani pazienti dell'istituto discutere animatamente del nuovo arrivato (Victor).
(26) Letteralmente scacciato dalla madre che gli impedisce di entrare perché troppo in ritardo,
Julien spacca con un sasso la finestra di casa e passa la notte da solo vagabondando all'interno di
un lunapark. Giunta l'alba raccoglie gli oggetti (degli spiccioli, un pettine e una lima per unghie)
che trova per terra tra le giostre deserte. Questa scena è idealmente riconducibile a quella del
vagabondaggio di Antoine durante la notte trascorsa in giro per la città ne I quattrocento colpi.
(27) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 219).
(28) Così Herve Dalmais sull'analogia Victor-Julien: "Tant sur le plan physique que
psychologique, ce dernier [Julien] rappelle Victor, le sauvage de l'Aveyron: même fascination,
même tendresse du cinéaste à l'égard d'une enfance abandonnée, dépourvue de cette éducation
qui constituait pour Truffaut, qui se considère lui-meme comme une sorte d'orphelin et un
autodidacte, un idéal qu'il incarna en prenant le rôle du docteur Itard." Herve Dalmais, Truffaut,
Paris, Rivages, 1987, pp. 72-73.
(29) "...La debolezza paterna in Gli anni in tasca prende una piega ancor più caricaturale che in I
400 colpi: il padre malato di Patrick non può letteralmente muovere un dito" Anne Gillain,
François Truffaut. Le secret perdu, Paris, Hatier, 1991, (trad. it. Il segreto perduto, Genova, Le
mani, 1995, p. 257).
(30) Questa scena rimanda ancora una volta a quella analoga nel film di Vigo Zéro de conduite
già citata più esplicitamente nei Quattrocento colpi (vedi 2.2.3).
(31) Truffaut dedica alcune inquadrature al momento dell'allattamento di Thomas il neonato in
casa Richet e in questa occasione è fin troppo esplicito riguardo il significato che queste
assumono al di là del loro lirismo. Il marito cita un testo di puericultura che ammonisce riguardo
all'importanza, per lo sviluppo psicologico del bambino e le sue future relazioni con il mondo
esterno, della corretta posizione da assumere durante la suzione; la signora Richet, divertita
dallo zelo eccessivo del marito, risponde ironicamente: “...Chissà che complicati rapporti hai
avuto tu con tua madre... ” Inoltre l'ambiente in cui queste scene si svolgono (l'appartamento che
il maestro e sua moglie hanno appena ristrutturato) rimanda ai problemi di spazio nell'angusto
appartamento della famiglia Doinel nei Quattrocento colpi (vedi 2.2.3). I coniugi Richet hanno
preparato uno spazio adeguato per il nascituro, come vediamo fare ad Antoine Doinel futuro
169
padre in Domicile conjugal (1970) quando, per allargare una stanza di casa sua, abbatte una
parete divisoria.
(32) "Come conciliare casualità da tranche de vie scolastica e scienza esatta della commedia?
Truffaut ci è quasi riuscito adottando come dice lui, il punto di vista del nonno, un nonno
abbastanza permissivo da applicare ai dodicenni il Lubitsch touch." Oreste de Fornari, I film di
François Truffaut, Roma, Gremese, 1986, p. 99.
(33) Cfr. Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it.
Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 219).
(34) François Truffaut, Les films de ma vie, Paris, Flammarion, 1975, (trad. it. I film della mia
vita, Marsilio, Venezia, 1992, pp. 66-67.
(35) Tutta la sequenza è concepita come un flash-back che visualizza il resoconto che nel cuore
della notte Martine sta scrivendo sul suo diario. Nel clamore del refettorio un gruppetto di
amiche di Martine le prepara uno scherzo: mentre lei esce per andare in bagno loro chiamano
Patrick all'altro capo della stanza gridandogli che Martine é fuori e lo aspetta per dargli un
bacio. Una panoramica va a cercare Patrick che sorpreso e imbarazzato si avvia verso la porta
più vicina delle due che stanno agli estremi dalla parete di fondo della mensa. Mentre il ragazzo
esce da quella, Martine, di ritorno, prende la via dell'altra senza essere vista da Patrick. Ora la
macchina da presa segue Martine che rientrata nel refettorio si sente chiamare per nome questa
volta dagli amici di Patrick che le dicono la medesima frase che le ragazze avevano detto a
Patrick cambiando ovviamente il soggetto. I due si incontreranno finalmente sulle scale che
portano ai servizi e qui si daranno il loro primo bacio mentre la macchina da presa li inquadra
leggermente dall'alto. La sequenza si chiude con il fracasso dei compagni che si agitano nel
vederli tornare entrambi dalla stessa porta del refettorio.
(36) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 221).
(37) François Truffaut, Le plaisir des Yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere
degli occhi, Venezia, Marsilio, 1988, p. 230).
(38) "Ai bambini non si fanno gli stessi discorsi degli adulti, si dicono le cose serie con un tono
più leggero o distaccato o rendendole meno serie. Il problema era proprio questo: io volevo
comunque parlare di cose serie, ma volevo che il film fosse loro, che lo amassero, che fosse il
loro film." Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it.
Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 223).
(39) Il manifesto in questione è un disegno pubblicitario che mostra una coppia sorridente che si
appresta a passare la notte nel confortevole vagone letto di un treno in piena corsa. Come scrive
Anne Gillain: " Felicità della coppia, sfrecciare del treno, viaggio verso l'ignoto: l'ideale
impossibile di una stabilità fatta di movimento e di avventura." Il segreto perduto, op. cit., p.
254.
(40) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 221).
(41) Un riferimento alla fonte di questo avvenimento incredibile ma vero, si trova nel testo di
Malson consultato da Truffaut all'epoca dell'adattamento dell'Enfant sauvage: "Vorremmo
affidare alla meditazione dei San Tommaso di turno questa notizia diffusa dalla stampa parigina
170
il 1° dicembre 1962: un bambino caduto dal decimo piano di un edificio, alto venticinque metri
sulla strada, ha riportato una leggera ferita al braccio e, rvolgendosi ai suoi soccorritori, ha detto
tranquillamente: “Mimile ha fatto bum?”. Lucien Malson, "Les enfants sauvages", op. cit., p. 58
dell'edizione italiana.
(42) Con il montaggio parallelo Truffaut mostra la discesa delle scale della madre di Gregory in
cerca del portamonete smarrito, alternandola alle peripezie del piccolo e alla curiosità immobile
dei passanti che come impietriti assistono alla scena. Gregory prima si arrampica sulla sedia di
fronte alla finestra aperta, poi sale sul davanzale, si gode il panorama facendo penzolare le
gambe quindi cade nel vuoto andando a finire proprio sulla siepe dell'aiuola tra i vicini attoniti.
Rialzatosi incolume dirà: “Gregory ha fatto bum!” mentre la madre che giunta in strada ha
assistito all'ultimissima parte del fantastico atterraggio cade rovinosamente a terra priva di sensi.
(43) "La lettura fantasmatica del film permette di cogliere un messaggio tanto chiaro quanto
insensato: l'infanzia non ha bisogno degli adulti ma basta completamente a se stessa." Anne
Gillain, François Truffaut. Le secret perdu, Paris, Hatier, 1991, (trad. it. Il segreto perduto,
Genova, Le mani, 1995, p. 257).
(44) Dopo il terribile Petite Feuille e gli sprovveduti professori d'inglese e di ginnastica de Les
quatre-cents coups la categoria degli insegnanti francesi di quegli anni viene parzialmente
riabilitata dalla rappresentazione che Truffaut ne fa in questo film. Un'analogia in questo senso
si può trovare nel resto della sua filmografia nella vicenda della maestra ingiustamente accusata
di omicidio al posto di Jeanne Moreau in La mariée était en noir (La sposa in nero, 1967).
Finalmente scagionata l'insegnante ritorna a scuola e la felicità dei bambini nel rivederla è resa
fugacemente ma significativamente da Truffaut con un campo totale del cortile della scuola
dove un nugolo di alunni le corre incontro.
(45) "Oscar... [...] E' l'eroe della favola sottesa al film: se la cava da sé, fa di necessità virtù,
trova un modo personale e creativo per sopravvivere, e di fatti i bambini in classe lo imiteranno
leggendo le tabelline [lo si vede fare in una scena del film]. [...] Oscar indica la scappatoia
vincente... " Paola Malanga, Tutto il cinema di François Truffaut, Milano, Baldini e Castoldi,
1996, p. 413.
(46) Ogni scena di bambini o adolescenti al cinema nei film di Truffaut rimanda inevitabilmente
alle esperienze della sua giovinezza. La rappresentazione del cinema ne Gli anni in tasca non si
discosta da questa regola. Così Mino Argentieri: "E' poi c'è il cinema, il paradiso, la vacanza
agognata, la felicità vera dei ragazzi, zampillano le astuzie per infilarvici in coppia con un unico
biglietto ingannando la mascherina, il luogo dove la fantasia si sfrena, l'accogliente rifugio per
dare libero sfogo agli sbaciucchiamenti..." Mino Argentieri, La precoce condizione del dolore,
in AA. VV., François Truffaut, L'uomo che amava il cinema, Napoli, Il mezzogiorno editore, p.
132.
(47) Oscar è uno dei nomi che Truffaut fa pronunciare al dottor Itard prima che quest'ultimo
decida di chiamarlo Victor.
(48) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 221).
(49) François Truffaut, 1979, Année de l'enfance assassinée, in Le plaisir du yeux, op. cit., p.
229.
171
(50) François Truffaut, L'argent de poche, Paris, Flammarion, 1976, (Trad. it. , Gli anni in tasca,
Roma, Armando, 1978).
(51) François Truffaut, Les adventures d'Antoine doinel, Paris, Mercure de France, 1970, (trad.
it., Le avventure di Antoine Doinel, Venezia, Marsilio, 1992, p. 32).
(52) Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 150.
(53) "François, che non voleva forzarci ad interpretare un ruolo, ma intendeva spingerci a
rappresentare la realtà del nostro universo infantile, ci metteva in mano, dieci minuti prima delle
riprese, un foglietto sul quale era scritto a matita il canovaccio di un dialogo. Toccava a noi
dargli forma, completarlo, conferirgli la dimensione di una discussione tra ragazzi." Philippe
Goldmann, Truffaut a dodici anni, in AA. VV., Le roman de françois Truffaut, Paris, Ed. de
l'Etoile, (trad. it. Il romanzo di François Truffaut, Milano, Ubulibri, 1986, p. 144).
(54) Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion, 1988, (trad. it. Tutte
le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 156).
(55) "Tourner avec des enfants, c'est aussi spécial que de tourner avec un hélicoptère.
L'hélicoptère soulève du sable. Il faur mouiller le sol. On croit y perdre un temps fou. Et dès que
la camera est dans l'hélicoptère, on gagne un temps immense. On filme trente Kilomètres en dix
minutes. On est dans un autre universe. Celui des pigeons voyageurs. Avec les enfants, c'est
pareil." Dominique Rabourdin, Truffaut par Truffaut, Paris, Ed. de la chêne, 1985 p. 151.
(56) "Mi fa più piacere dirigere un bambino che un adulto, perché essendo anch'io un
debuttante, tendo a farmi intimidire dall'anzianità e quando i grandi non vogliono fare quello
che dico io, mi capita di rinunciare a lottare e di farmi incastrare dai loro trucchi e non sono mai
certo di avere ragione." Anne Gillain, Le cinéma selon François Truffaut, Paris, Flammarion,
1988, (trad. it. Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese, 1990, p. 58).
(57) Ibidem, p. 223.
172
Bibliografia
173
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Truffaut:
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Les Aventures d'Antoine Doinel, Mercure de France, Paris, 1970, (trad. it. Le
Les films de ma vie, Paris, Flammarion, 1975, (trad. it. I film della mia vita,
L'argent de poche. Cinéroman, Paris, Flammarion, 1976, (trad. it. Gli anni in
L'homme qui amait les femmes. Cinéroman, Paris, Flammarion, 1977, (trad. it.
Le plaisir des yeux, Paris, Cahiers du cinéma, 1987, (trad. it. Il piacere degli
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La petite voleuse, Paris, Editions Christian Bourgois, 1988, (ed. it. La piccola
Les Mistons (n. 4); Une histoire d'eau, (n. 7); Jules et Jim, (n. 16); La peau
douce, (n. 48); L'enfant sauvage, (n. 107); Les deux anglaisese et le continent, (n.
121); L'histoire d' Adèle H., (n. 165); La chambre verte, (n. 215); L'amour en
fuite, (n. 254); Le dernier métro, (n. 303-304); Une visite, (n. 303-304); Tirez sur
le pianiste, (n. 362-363); Vivement dimanche!, (n. 362-363); La femme d'à coté,
(n. 389).
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AA. VV., Le roman de françois Truffaut, Paris, Ed. de l'Etoile, (trad. it. Il
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Filmografia
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