Sei sulla pagina 1di 43

Linguaggi multimediali

02: Opera d’arte totale, sintesi delle arti e avanguardie storiche

Prof. Maria Teresa Soldani (teresa.soldani@labafirenze.com) - 10/11/2020


Multimedialità (digitale)

“Suono e immagine statica, segno e foto, immagine cinetica e


immagine manipolata, testo letterario e segni comunicativi s’incontrano
su un supporto non più materialmente differenziato ma adatto a infinite
relazioni. Il termine ‘multimedialità’ definisce comunque con
immediatezza un forte shock dell’incontro-scontro dei linguaggi nel
medium digitale.”

Lorenzo Taiuti, Corpi sognanti. L’arte nell’epoca del digitale, Feltrinelli, Milano 2001
Una storia dell’idea di multimedialità

thewildernessdowntown.com / “We Used to Wait” (2010) Arcade Fire/Chris


Milk: videoclip interattivo Timecode, Mike Figgis (2001): film lungometraggio
Una storia dell’idea di multimedialità

Immemory, Chris Marker (1997), un museo virtuale in cd-rom:

video sulla navigazione nel cd-rom creato e caricato su YouTube da Guillaume-en- Égypte, avatar/alter-ego di Marker
Una storia dell’idea di multimedialità
L’atlante sviluppa un inedito metodo

per fare ricerca sulla cultura visuale

creando una sequenza di pannelli

(tavole nere/bacheche che diventano

finestre/media) composte da immagini

prese da opere d’arte, pagine di

manoscritti, carte da gioco,

reperti archeologici, ritagli di giornale,

etichette pubblicitarie, francobolli…

Warburg crea così una storia di forme

e temi ricorrenti nell’arte attraverso

l’accostamento simultaneo di immagini

provenienti da epoche e media diversi.


Atlante Mnemosyne, Aby Warburg (1929, incompiuto): 63 pannelli
Una storia dell’idea di multimedialità
L’opera è una raccolta di fotografie,

ritagli di giornale, disegni, collage,

appunti. Nasce come raccolta

di modelli per la pratica artistica

di Richter per poi arricchirsi

nel tempo di fotografie personali e

abbozzi dell’artista, così come di

immagini spedite da amici dalla

Germania Est e Ovest, diventando

un racconto personale e collettivo

delle due Germanie e del loro

processo di riunificazione dal 1990.


Atlas, Gerhard Richter (1962-2013): 802 fogli
Partiamo dal Romanticismo

Romanticismo: utopia della sintesi delle arti e idea di opera d’arte totale

Nuova visione dell’arte nell’estetica romantica:

- fine del principio di imitazione (della realtà) dell’arte classica

- concepire l’artista come creatore e assumere come centrale il processo di creazione

- idea di autonomia dell’arte, in cui l’opera è una “totalità autosufficiente” che deve rispondere a
una propria coerenza interna (e non a quanto dovesse riuscire a riprodurre fedelmente la realtà)

I Romantici iniziarono a collaborare tra artisti di discipline diverse con la necessità di “formare
opere comuni” (F. Von Schlegel) e l’aspirazione a “trasformare la propria vita in un’opera d’arte”
Rapporto Romanticismo e musica

Centralità della musica poiché è arte più astratta e quindi lontana dal
qualsiasi tentazione di imitazione del reale > primato della forma sonata
(una forma musicale strumentale che si contrappone a quella dell’aria
di opera, particolarmente in voga in quegli anni)

Schopenhauer auspica una sintesi delle arti guidata dalla musica


Gesamtkunstwerk: l’opera d’arte totale

Tra il 1849 e il 1851 Richard Wagner elabora l’idea di un’opera d’arte totale (chiamata anche
“opera comune” e “opera integrale”), una nuova forma di teatro musicale in cui convergono
musica, drammaturgia, canto, poesia e arti figurative con lo scopo di realizzare una sintesi delle
diverse arti. È un teatro musicale che fa uso del Leitmotiv (motivi ricorrenti legati a personaggi,
sentimenti, luoghi) per creare l’intreccio drammaturgico e consolidare la coerenza interna all’opera.

Modello positivo: la tragedia greca, con la sua unità tra suono, parola e azione, che aveva una
funzione sociale e culturale all’interno della polis. L’opera deve divertire ma anche far riflettere e
risvegliare emozioni grazie soprattutto alla funzione della catarsi, il momento di purificazione
dell’intera comunità dalle angosce.

Modello negativo: l’opera, in quanto spettacolo artificioso ed eterogeneo nato nel Seicento in Italia
per intrattenere le corti.
Gesamtkunstwerk: l’opera d’arte totale

La forma di questo teatro è il dramma (di parola e musica) in dialogo con tutti i generi artistici, soprattutto
(nel Romanticismo) poesia, musica, danza… architettura e pittura > strategia della convergenza

Ridefinizione dello spazio teatrale


1872-76: Wagner costruisce il teatro adatto a ospitare i suoi drammi, il Festspielhaus di Bayreuth:

- creazione della buca che nascondeva l’orchestra e del doppio proscenio (specifica percezione auditiva
e visiva), per creare il cosiddetto “golfo mistico”

- assenza dei palchi laterali

- platea semicircolare

- buio in sala e forte luce sul palco

- pitture di paesaggio come scenografie


Gesamtkunstwerk: l’opera d’arte totale

Festspielhaus di Bayreuth
Gesamtkunstwerk: l’opera d’arte totale

Wagner: “L’opera d’arte dell’avvenire è un’opera collettiva, e non può che


nascere da un desiderio collettivo (…) in pratica, essa non è possibile che
mediante l’associazione di tutti gli artisti"

Necessità di fare interagire le singole soggettività nella fase di ideazione di un


evento artistico, quindi, da parte di Wagner, anche necessità di gestire il
processo creativo (la regia) per realizzare la convergenza di ciascun elemento
artistico all’interno dell’opera
Idea di Gesamtkunstwerk: le discoteche dagli anni ’60

Il Palladium di New York (1927-97) è stato un cinema, una sala concerti e una discoteca.

In quest’ultima veste l’edificio è stato rinnovato da Ara Isozaki e gli interni completati da opere di F. Clemente, J.M. Basquiat, K. Haring e K. Sharf
Idea di Gesamtkunstwerk: le discoteche dagli anni ’60

Il Palladium di New York (1927-97) è stato un cinema, una sala concerti e una discoteca.

In quest’ultima veste l’edificio è stato rinnovato da Ara Isozaki e gli interni completati da opere di F. Clemente, J.M. Basquiat, K. Haring e K. Sharf
Idea di Gesamtkunstwerk: le discoteche dagli anni ’60

Il Palladium di New York (1927-97) è stato un cinema, una sala concerti e una discoteca.

In quest’ultima veste l’edificio è stato rinnovato da Ara Isozaki e gli interni completati da opere di F. Clemente, J.M. Basquiat, K. Haring e K. Sharf
Sensi e sinestesia

Francia: raccolta di poesie I fiori del male (1857) di Charles Baudelaire 


Tra le diverse arti ci devono essere corrispondenze sensoriali legate ai diversi linguaggi artistici: si
riconoscono analogie strutturali tra le diverse arti per mirare a una sintesi.

Uso della sinestesia: (da Enciclopedia Treccani) “Nel linguaggio della stilistica e della semantica,
particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a
sfere sensoriali diverse (per es., silenzio verde nel sonetto «Il bove» di Carducci, colore
squillante, voce calda)”

> con la sinestesia percezioni legate a sensi diversi sono collegate simultaneamente

Strategia della corrispondenza: “La sintesi non si realizza quindi a priori nel progetto creativo ma è
piuttosto il suo risultato a livello percettivo: l’effetto sintetico, nel quale le percezioni sensoriali
raggiungono un’indissolubile simultaneità” (Cfr. Le arti digitali multimediali)
Sintesi tra le arti

Adolphe Appia (dal 1891):

cercare un principio regolatore per avere una sintesi delle arti (esempio di
relazione nel dramma di Wagner tra allitterazione poetica, ritmo e melodia
musicali): il ritmo, in quanto metrica comune di tempo, spazio e azione

Il ritmo è incarnato dall’attore, che diventa il tramite delle arti (la pittura in
scena è la luce, la scultura in scena è il corpo dell’attore, l’architettura della
scena è lo spazio entro cui si muove): l’attore si fa opera d’arte vivente
Il regista diventa l’autore che gestisce la sintesi scenica
Sinestesia

Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro)


primo astrattismo (1911-14):
sintesi spirituale delle arti con l’obiettivo di

esprimere la dimensione interiore

dell’uomo attraverso le arti

(visione antinaturalista)

L’omonimo Almanacco contiene saggi,

riproduzioni di opere e canzoni con contributi di

artisti e musicisti come Kandinskij, Marc, Macke,

Delaunay, Schönberg, Berg, Webern, ecc. Il cavaliere azzurro, V. Kandinskij (1903)


La montagna blu, V. Kandinskij (1908-09) Almanacco del Cavaliere Azzurro, curato da Kandinskij e Marc (1911-12)
Il Cavaliere Azzurro e la sinestesia

La musica mantiene un primato in virtù delle sue qualità immateriali e astratte:

l’Almanacco includeva anche la drammaturgia Il suono giallo di V. Kandinskij

e un’analisi del poema sinfonico cromatico Prometeo (1908-10) di A. Skrjabin

(corrispondenza tra la scala cromatica musicale e quella dei colori)

1921 V. Kandinskij spiega che “l’artista, per poter realmente identificare l’unità profonda,
non deve affiancare i mezzi d’espressione artistica in modo meccanico, ma comprenderne
e confrontarne le differenti specificità”

Le strutture musicali vengono usate come parametri di organizzazione delle arti visive
Improvvisazione 10, V. Kandinskij (1910) Composizione colorata (omaggio a Johann Sebastian Bach),
A. Macke (1912)
Star Guitar, Michel Gondry & Chemical Brothers (2009): videoclip
Star Guitar, Leonid Zarubin & Chemical Brothers (2011): remake videogame a 8 bit
Sinestesia e sintesi

Futurismo (1909-39 circa):


scrittura di molteplici manifesti, pubblicati su

quotidiani, dedicati alle arti (pittura, teatro, musica),

agli allora “nuovi media” (cinema, radio) e alla

convergenza tra linguaggi artistici e media (“radia”:

Il teatro radiofonico):

ricerca di una sintesi dinamica dei linguaggi delle arti.

Il nuovo teatro futurista, F. Depero (1924)


Sinestesia e sintesi

Futurismo (1909-39 circa):

La scena teatrale, come dispositivo

plurisensoriale, diventa lo spazio emblematico

di convergenza di tutti i linguaggi artistici

che il Futurismo vuole rifondare.

Allestimento Teatro futurista italiano di F. T. Marinetti

alla Biennale di Venezia 1928


Linguaggio e media

Futurismo:
- “parole in libertà” che si sganciano dalla sintassi e

dalla grammatica per ricercare la poesia visiva

- assimilazione degli strumenti della comunicazione,

del cinema e della pubblicità

- confronto con la “città della comunicazione”

(scritte luminose, manifesti, vetrine)

- contaminazione coi linguaggi dei media

Bitter Campari (automa al tavolino che beve), F. Depero (1928)


L’opera diventa evento

- moltiplicazione del punto di vista (dal Cubismo) e ricerca simultaneità

- contaminazione tra luoghi e tempi diversi

- abolizione dei generi e dei confini tra linguaggi

- sintesi drammaturgica: svolgere molte trame in poco tempo (contro l’idea di


drammaturgia e regia ereditata dai classici greci)

- privilegiare il racconto astratto non sentimentale

- privilegiare l’improvvisazione

- privilegiare l’uso di corrispondenze e sinestesie

- risvegliare il pubblico, coinvolgerlo, anche fisicamente, con una messinscena collettiva


L’opera diventa evento

- teatro tattile

- cucina futurista (precorre la Eat Art di

Daniel Spoerri, arte interattiva fatta col cibo)

- teatro astratto di G. Balla e F. Depero:

astrazione dalla scena teatrale, abiti rigidi

e geometrici, movimenti meccanici dati anche

dal cromatismo

- musica cromatica

I miei balli plastici, F. Depero (1918): quadro a olio


L’opera diventa evento

“Serata futurista” (serata-modello: 9/3/1913

al Teatro dell'opera di Roma):

“un montaggio di eventi poetici, sinfonie,

lanci di oggetti e azioni

verso il pubblico e l’orchestra,

proclami ad alta voce e insulti che

portavano allo scontro e alla rissa”

(cfr. Le arti multimediali digitali)


Sull’evento futurista

Nel 1980 l’artista Fabio Mauri realizza,

con gli allievi dell’Accademia di

Belle Arti dell’Aquila Gran serata


futurista 1909-30 (1980), un saggio

performativo sul Futurismo.

Partecipano allo spettacolo anche l’attore

Toti Scialoja, il critico d’arte Maurizio

Calvesi, la concertista vocale Joan Logue

e la danzatrice Hilary Mostert.


Futurismo

Manifesto della cinematografia futurista e

film Vita futurista di A. Ginna e F. T. Marinetti

(1916, perduto a parte alcuni frammenti)

e Thaïs (1917, perduto a parte alcuni frammenti)

di A. G. Bragaglia e R. Cassano con scenografie

di E. Prampolini

Fotogramma di danza dello splendore geometrico da Vita futurista:


tecnica della sovrimpressione
Futurismo

Manifesto della cinematografia


futurista (1916):

“Pittura + scultura + dinamismo plastico

+ in libertà + intonarumori + architettura

+ teatro sintetico = Cinematografia

Futurista”

Fotogramma di Thaïs, A.G. Bragaglia


Declare Independence, Michel Gondry & Bjork (2008)
Dadaismo: il “gran tutto simultaneo”

Serate dada al Cabaret Voltaire di Zurigo

tenute dal 1916 da Hugo Ball e Tristan Zarà:

poemi fonetici recitati, musica esotica e rumorista,

danze cubiste con maschere africane,

presentazioni teatrali di quadri e manifesti

con poesie come spartiti: accostamento casuale,

spontaneo e ludico dei linguaggi delle arti.

Provocare il pubblico, esasperarlo, spiazzarlo

rendendolo partecipe e autore di un evento

performativo collettivo effimero e unico.


Dada: sperimentare col cinema

Lo spettacolo Relâche (1924), balletto

di Francis Picabia su musica di Erik Satie, è

intervallato dal film Entr'acte di René Clair (con

musica eseguita in sala di Satie), dove recitano

anche Picabia, Satie, Marcel Duchamp e Man Ray.

Lo spettacolo include pure azioni (accensione

di 370 riflettori sul pubblico) e scritte che imitano

le pubblicità per scardinare l’ordine visivo preesistente.


La drammaturgia di un evento artistico

Lo spettacolo si articola sulla “organizzazione di materiali artistici


eterogenei all’interno di una sequenza di azioni teatralizzate
(mediante la recitazione, la danza, il canto, la musica, la
pantomima, la declamazione, ecc.) dagli artisti stessi che avevano
prodotti quei materiali” e crea “un’interfaccia tra arti sceniche, arti
visive e sonore”.

(cfr. Le arti multimediali digitali)


Eventi mediali: uso artistico di radio e TV

Trasmissione radio

della Guerra dei mondi

di Orson Welles (20/10/38),

seguita da almeno

6 milioni di persone
Eventi mediali: uso artistico di radio e TV

Gli spazialisti invocano il connubio arte/scienza:

“gli artisti anticipano gesti scientifici,

i gesti scientifici provocano sempre gesti artistici”

(Primo Manifesto dello Spazialismo, 1947).

Manifesto del movimento spaziale per


la televisione (1952): idea di uno spazio mediale

senza matericità e di smaterializzazione

dell’opera d’arte.
Eventi mediali: uso artistico di radio e TV

Sempre nel 1952 Lucio Fontana,

maggior esponente dello Spazialismo,

partecipa a una trasmissione sperimentale

della RAI con le opere Concetti spaziali,

generando “immagini luminose”

in movimento.
Ipotesi di relazioni o intreccio tra le arti

- l’idea di una fusione di esse mediante un principio unificatore (la


musica e in particolare il ritmo)

- l’idea di una corrispondenza percettiva tra i sensi e i relativi


linguaggi espressivi (sinestesia)

- l’idea di contrasto creativo tra gli elementi espressivi (conflitto o


accostamento di verso tipo)

(cfr. Le arti multimediali digitali)


Avanguardie: riflessioni sui modi del narrare

“Le avanguardie vogliono scollare il significante” (la forma sonora


e visiva) “dal significato” (il messaggio) : “il linguaggio significa
solo se stesso”

Sandra Lischi in Le arti multimediali digitali

Riflessione sui linguaggi artistici, come nell’allora nuovo medium


del cinema, per trovare una nuova sintassi
Ricerche ereditate dal computer

Capacità del computer come metamedium: “L’architettura dei sistemi informatici


dell’ultima decade ha permesso di acquisire nuova capacità di generare musica e
grafica insieme per mezzo di un unico computer. Questo è diventato quello che
potremmo giustamente definire la prima macchina universale dell’artista, uno
strumento atto a combinare a tempo modalità auditive e visive. (…) Inoltre, una capacità
di editing che va oltre l’immediatezza interattiva degli ordinari word processors,
trasforma la musica – la più fugace delle arti – in un materiale plastico come la creta
nelle mani del singolo, pur mantenendo le caratteristiche di durata della pietra…”.

John Whitney, La forma visibile del tempo per la televisione ed i media del futuro, in Dal ritmo
colorato alla musica visuale, a cura di P. Roberto, Ergonarte, Milano 1992
Sull’idea di Gesamtkunstwerk: focus sui club

Video della mostra Night Fever al Centro Pecci: sulle discoteche e i locali notturni creati dagli anni ’60 a oggi

Potrebbero piacerti anche